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1 SACRI LUOGHI D’ENERGIA di Vincenzo Pisciuneri

SACRI LUOGHI D’ENERGIA - Sapienza misterica

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SACRI LUOGHI D’ENERGIA

di Vincenzo Pisciuneri

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Sommario SACRI LUOGHI DI ENERGIA .................................................................................................. 4

RETI GEODINAMICHE ......................................................................................................... 4

Figura 1. Reti geodinamiche Cardo e Decumano ............................................................................ 4

Figura 2. Reti geodinamiche e Vastu Purusha ................................................................................. 5

Figura 3. Campo elettrico provocato da corsi d’acqua sotterranei. ................................................. 6

Figura 4. Pozzo sacro di Santa Cristina in Sardegna ....................................................................... 7

Figura 5. La costellazione della Grande Orsa ripetuta dai luoghi sacri ........................................... 9

Figura 6. Menhir cattedrale Saint-Julien du Mans ......................................................................... 10

LE MADONNE NERE .............................................................................................................. 11

Figura 7. La Vergine Nera col Bambino ........................................................................................ 12

Figura 8. Artemide Nera di Efeso .................................................................................................. 12

LA FORZA DEL DRAGO ........................................................................................................ 15

Figura 9. Cibele e il Drago ............................................................................................................. 15

Figura 10. L’Arcangelo Michele che pianta la lancia nella bocca del Drago ................................ 16

L’UCCISIONE DEL DRAGO............................................................................................... 17

BASILICA DI VÉZELAY UN LUOGO ALTO ................................................................... 19

Figura 11. Vézelay correnti telluriche e corsi d’acqua .................................................................. 20

Figura 12. Pozzo Fonti salate Vézelay .......................................................................................... 20

Figura 13. Vézelay capitello con sirena - guerriero che combatte il Drago ................................... 21

Figura 14. Vézelay pilastro con statua di San Giovanni Battista ................................................... 22

Figura 15. Vézelay vista verticale del nartece ............................................................................... 22

Figura 16.Planimetria Basilica di Vézelay nove cerchi di luce ..................................................... 23

PUY-EN-VELAY UN LUOGO ALTO ..................................................................................... 24

Figura 17. Il pozzo sacro - cattedrale di Le Puy ............................................................................ 25

Figura 18. Sirena- Portico di For cattedrale di Le Puy .................................................................. 25

Figura 19. Cattedrale di Le Puy - Atlante e l’Alchimista .............................................................. 26

Figura 20. Cattedrale di Le Puy - Portale sala capitolare ............................................................... 27

Figura 21. La Pietra Nera di Le Puy .............................................................................................. 27

Figura 22. La Vergine Nera di Le Puy ........................................................................................... 28

LE PUY - SAINT MICHEL AIGUILHE .............................................................................. 30

Figura 23. Saint Michel Aiguilhe - Portale .................................................................................... 30

MONTE SANT’ANGELO - GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO .......................... 31

Figura 24. Monte Sant’angelo - Grotta di San Michele Arcangelo .............................................. 32

Figura 25. Acqua sacra Grotta di San Michele Cagnano Varano ................................................. 33

SACRA DI SAN MICHELE SUSA ...................................................................................... 34

Figura 26. Sacra di San Michele – Porta ingresso l’unione dei contrari ....................................... 34

3

Figura 27. Sacra di San Michele – Uroboros ................................................................................ 35

Figura 28. Sacra di San Michele - Dea che allatta Due Serpenti - Sirenide maschile .................. 36

Figura 29. Sacra di San Michele - Bafomet ................................................................................. 37

Figura 30. Interno Abbazia - pilastro sulla roccia ......................................................................... 37

LA BASILICA DI SAN MICHELE MAGGIORE A PAVIA .................................................. 38

Figura 31. Via Francigenea ............................................................................................................ 38

Figura 32. Figura umana a cavallo di un drago Basilica di San Michele ..................................... 39

Figura 33. Caduceo Basilica di San Michele ................................................................................. 39

Figura 34. Sirena bifida, scolpita sul portale destro della Basilica di San Michele ....................... 40

Figura 35. Lotta di San Michele in favore del Defunto ................................................................. 40

Figura 36. Il mosaico pavimentale del presbiterio di San Michele, nella sua integrità ................. 41

Figura 37. Capitelli con coppie di draghi ....................................................................................... 41

Figura 38. Cripta ............................................................................................................................ 42

Figura 39. Capitelli con draghi alati Cripta.................................................................................... 43

Figura 40. Orientamento astronomico Basilica.............................................................................. 43

Figura 41. Disegno declinazione del Sole sul tiburio della Basilica .............................................. 44

Figura 42. Declinazione luce solare interno Basilica ..................................................................... 45

4

SACRI LUOGHI DI ENERGIA

Sin dalla notte dei tempi l’uomo si è avvalso delle sue capacità extrasensoriali per individuare i punti della

terra che avessero delle caratteristiche speciali sotto il profilo energetico-vibratorio, questo al fine di poter

interagire con la Divinità in tutti i suoi aspetti, e stabilire con essa un contatto diretto. Quando entrando in

un’antica chiesa, visitando un tempio antico, oppure avvicinandosi a un megalite, a un determinato luogo,

si percepisce uno stato di benessere psichico e fisico, allora significa che siamo su un luogo di energia che,

energicamente, entra in risonanza con noi.

RETI GEODINAMICHE

Nel “Corpus Agrimensorium Romanorum”, una raccolta di testi ancora più antichi, e che risalgono a circa

2000 anni or sono, s’illustrano i vari sistemi di rilevamento, le aree, per la loro catalogazione e l’inserimento

delle costruzioni. L’arte aruspicina si basava sulla determinazione del templum, in altre parole lo spazio

sacro che rifletteva la suddivisione della volta celeste. Questa s’ipotizzava attraversata da due rette

perpendicolari: Cardo (direzione Nord-Sud) e Decumano (direzione Est-Ovest). Partendo dalla linea del

Decumano e andando verso est si delimitava la pars familiaris (dove risiedevano gli dèi benevoli, fra cui

Tinia e sua moglie Uni), mentre verso ovest la pars hostilis (dove risiedevano gli dèi ostili ovvero gli dèi

dell'oltretomba).

Il Cardo Mundi (il cardine del mondo) è la proiezione dell’asse terrestre sulla crosta generata dalla

rotazione terrestre e costituisce un campo elettromagnetico che va da Nord a Sud. Presenta un picco

energetico ogni 24 metri. Perpendicolarmente al Cardo Mundi si trova un altro campo energetico che va da

Ovest verso Est: il Decumano (Decumanus cioè De Cuius Manus, la

mano degli dei che fa girare la terra) il cui picco energetico è ogni 30

metri. Prendendo la linea del Cardo e andando verso sud si delimitava

la pars àntica, mentre verso nord la pars postica.

FIGURA 1. RETI GEODINAMICHE CARDO E DECUMANO

L’intersezione delle due rette (Cardo e Decumano) ripartiva la volta

celeste in quattro quadranti, ognuno dei quali era a sua volta suddiviso

in quattro parti. Questa rete geodinamica avvolge tutto il globo ed era

usata come assi cartesiani per ubicare edifici soprattutto, dedicati al sacro. I templi e le chiese erano eretti

seguendo rigidamente l’onda portante di questi allineamenti energetici. Il Decumano, con il suo fluire da

Ovest verso Est, genera due vettori a 45° dal proprio asse, nominati con le direzioni dalle quali provengono:

il Nord/Ovest e il Sud/Ovest. Le linee che vanno da Nord-Ovest a Sud-Est sono considerate sinistrorse, con

energia a rotazione antioraria, assorbenti e quindi potenzialmente dannose per l’organismo. Le linee che

vanno da Nord-Est a Sud-Ovest hanno invece energia a rotazione oraria, radianti e quindi potenzialmente

benefiche.

Perché le linee che vanno da Nord-Est a Sud-Ovest hanno effetti benefici? Il Quadrato ottenuto con il rito

dell’orientazione, che delimita la pianta del Tempio, in India prende il nome di Vāstu-Purusha-Mandala,

simbolo grafico di Purusha, l’Essere Primordiale, dal cui Sacrificio ha avuto origine l’universo e che è

personificazione dell’universo stesso. Vastu Purusha è la divinità che presiede di qualsiasi sito. Di solito è

Nord

Sud

Est Ovest

30 m

24

m

Cardo Mundi

Decumano

N-E N-O

5

raffigurata come sdraiata su di esso con la testa nel Nord-Est e le gambe nel Sud-Ovest. La prima pietra che

è posata nel quadrato che delimita il Tempio occidentale è a NE.

FIGURA 2. RETI GEODINAMICHE E VASTU PURUSHA

Il Prof. Walter Kunnen, ricercatore belga, ha studiato questi fasci di

energia, utilizzando e sistemando uno strumento di misurazione da lui

riscoperto: l’antenna di Lecher, in grado di rilevare, con una frequenza

impostata, l’intensità, la polarità, e la direzione, sia di un’onda portante

sia di un’onda portata o pendolare.

Sulla base di questi studi si riesce a dare un’interpretazione alla funzione

per la quale venivano costruiti gli edifici, in altre parole, le casse

armoniche che amplificavano il segnale energetico ricevuto. Erano

quindi templi o chiese di esaltazione se vi era prevalenza di segnale Nord-Est a Sud-Ovest oppure di

penitenza se dominava il vettore di Nord-Ovest a Sud-Est. Anni di ricerche svolte su tantissimi siti, con

diverse datazioni temporali, confermano queste tesi e addirittura riescono a stabilire come, i costruttori del

sacro, riuscivano a deviare, tagliare e dividere le linee energetiche, per ottenere risultati a loro utili.

Negli anni Trenta del secolo scorso il medico tedesco Ernst Hartmann scoprì l’esistenza, ovunque sul

pianeta, di un reticolato di pareti energetiche di elettromagnetismo, denominato rete H, che ha origine al

centro della Terra e arriva fino a 1500 metri di altezza circa. I muri energetici della rete hanno uno spessore

di circa ventuno centimetri e sono orientati sugli assi Nord-Sud ed Est-Ovest. Le dimensioni di una singola

maglia della rete sono, alle nostre latitudini, di m 2 (asse Nord-Sud) per m 2,50 (asse Est-Ovest), mentre si

restringono e si allungano verso i poli e si allargano e si accorciano verso l’equatore. Dove le pareti

s’incrociano, si forma un nodo di energia molto forte che può essere dannoso per l’organismo. Il contatore

Geiger registra nella zona neutra una radioattività di 20 mR/h, mentre all’incrocio della rete si denota un

aumento medio del 30%. Nei luoghi sacri i punti d’incrocio registrano aumenti medi del 50%. Queste sono

paragonabili a vene energetiche che percorrono la terra, le vene del Drago. A livello globale tutte queste

linee sono organizzate in un reticolo composto di nove linee verticali e da nove orizzontali che gli antichi

cinesi chiamavano “la Schiena del Drago”. La Terra è attraversata da diciotto Linee principali: nove con

direzione Nord-Sud e nove con direzione Est-Ovest”. Nel 1921 Alfred Watkins intuisce l’esistenza di una

correlazione invisibile tra certi luoghi di culto, sentieri e megaliti della zona di Blackwardine, Herefordshire

(Inghilterra), nasce così il concetto dei “Leys” tutt’oggi utilizzato in Archeologia; in pratica si è potuto

verificare che esistono lunghe linee rette di congiunzione e allineamento tra vari luoghi sacri del Neolitico,

linee che hanno, appunto, ricevuto il nome di Leys. I Leys tracciano le linee energetiche della Terra e i

megaliti collocati su di esse costituiscono dei relè di regolazione tellurico - cosmica: nella zona di Carnac (in

Francia) vi sono tremila menhir allineati per chilometri.

Esistono strumenti di misurazione in grado di verificare l’irradiazione energetica di un determinato luogo: il

contatore Geiger per registrare la radioattività locale, il geomagnetometro per misurare le anomalie del

campo magnetico terrestre statico, e il biometro per misurare l’intensità dell’energia di un luogo.

Quest’ultimo strumento è un calcolatore di misurazione ideata dal fisico francese Alfred Bovis, e poi

perfezionata dall’ingegnere Simoneton. Si è utilizzata la lunghezza d’onda, facendo riferimento al colore

rosso corrispondente a 6.500 A°. Le tre dimensioni dei biometro sono:

S-O

N-O

S-E

N-E

6

1. Settore fisico scala che va da 0 a 10.000 unità Bovis;

2. Settore eterico, da 11.000 a 13.500 unità Bovis;

3. Settore spirituale, da 13.500 a 18.000 unità Bovis;

4. Settore oltre 18.000 alle soglie dell’ignoto.

Il valore medio e naturale è 6.500 Bovis: di sotto a questo valore il luogo sottrae energia all’uomo, al di

sopra lo carica fisicamente. Su un punto di incrocio della rete H si scende a 2.000 unità. Un luogo con 7.000-

9.000 unità Bovis è già positivo per l’uomo, ed è anzi considerato ottimale. Oltre le 9.000 unità, il carico

energetico può essere eccessivo per chi vi soggiornasse costantemente; 10.000 unità Bovis e oltre

apportano le energie che indirizzano a una coscienza superiore. Studi francesi hanno evidenziato che

all’interno di ogni chiesa medievale era individuata una zona, le energie Bovis erano marcatamente basse,

il punto era evidenziato con una pietra, “la pietra dei morti” ed era il luogo ove veniva collocato il feretro

durante le funzioni del commiato. Analogamente esistevano zone ad alta energia, dove di solito era

collocata la fonte battesimale. Alcuni luoghi di potere in cui sorgono cattedrali e monumenti megalitici

registrano fino a 18.000 unità Bovis, perciò i siti prescelti per la costruzione non potevano essere stati scelti

a caso.

Ripetuti studi hanno dimostrato la relazione tra malattia e presenza di corsi d’acqua sotterranei, che hanno

una grande influenza sulla superficie, con effetti differenti e opposti. L’acqua, passando fra le rocce,

provoca una corrente elettrica proporzionale alla

velocità di scorrimento in grado di influenzare

l’ambiente in superficie: l’irraggiamento naturale è

riflesso e modificato.

FIGURA 3. CAMPO ELETTRICO PROVOCATO DA CORSI

D’ACQUA SOTTERRANEI.

Si parla spesso di “correnti nere” che possono

scatenare malattie gravi, ma non tutta l’acqua

sotterranea ha influenze negative sull’uomo.

Occorre ricordare come alcune volte essa abbia

avuto un effetto importante sull’evoluzione della

vita umana e possiamo osservare che gli antichi

luoghi sacri si trovano eretti in punti cruciali delle reti idriche sotterranee. La storia offre numerose prove

della diffusa credenza nei poteri salutari dell’acqua. Dove sorgono gli antichi luoghi di culto, è facile trovare

ancora oggi chiese dedicate a S. Giorgio o a S. Michele, coloro che vinsero il drago, emblema delle forze

caotiche della terra e, accanto a queste chiese, esiste sempre un pozzo o una sorgente, come se, nell’azione

di questi santi, vi fosse l’esigenza della purificazione che l’acqua portava. Più di trecento centri dell’antica

Grecia, dedicati al dio Esculapio, che ha come simbolo i Due Serpenti che si avvolgono più volte come la

doppia spirale del DNA, furono eretti accanto a sorgenti d’acqua: in loro vi si svolgevano complessi rituali in

cui s’invocavano le proprietà magiche di questo elemento.

Anche sotto i cerchi megalitici e sotto i menhir vi è una rete intricata di sinuose vene d’acqua. Di fronte

all’altare delle chiese costruite sugli antichi luoghi di culto pagano, c’è un incrocio di correnti sotterranee. In

effetti, esiste un’energia di natura parzialmente magnetica, che emerge sotto forma di spirale da questi

7

incroci e sembra che le pietre verticali siano collocate in un determinato punto, proprio come giganti

amplificatori di una forza sotterranea che cresce e diminuisce secondo il ciclo lunare.

Così come i menhir anche campanili e minareti hanno uno scopo di richiamare ed emettere verso l’alto

l’energia raccolta dal sottosuolo. Inoltre l’utilizzo della croce, con il suo braccio orizzontale, o del balconcino

dei minareti, ha lo scopo di “orizzontare” la fuoriuscita d’energia, per distribuirla sull’abitato e sulla zona

circostante. Bisogna ricordare che ogni pietra fitta, o campanile, o torre, ha anche lo scopo di richiamare

energia cosmica dal cielo per poi distribuirla sulla Terra; la loro forma eretta li rende antenne di ricezione

fra Terra e Cielo che portano alla prima ciò che viene dal Cielo e al secondo ciò che la Terra vuole inviargli1.

L’acqua, secondo gli antichi, era dotata di caratteri e virtù eccezionali: i pozzi sacri, architetture religiose e

simboliche dedicate al culto e all’adorazione dell’acqua sorgiva, essenziale per la vita, erano mete di

pellegrinaggi. Le sorgenti, i fiumi e i laghi, erano considerate sacre, diretta emanazione della Dea Madre

portatori di potenza e di fertilità; rievocavano la peculiarità del ciclo materno, capace di generare la vita e

nutrirla. La presenza di pozzi o di corsi d’acqua è il motivo dominante dei culti misterici. Ovunque si

celebrassero misteri, in oriente o in occidente, nei pressi del tempio vi erano pozzi, laghetti o corsi d’acqua.

Presso le antiche genti che popolavano la Sardegna, si sviluppò il culto della sacralità dell’acqua che portò

gli uomini a edificare monumenti sopra falde acquifere sotterranee generanti magnetismo alla superficie.

A Santa Cristina, in Sardegna, all’interno di un’area archeologica è situato un pozzo sacro, costituito da

atrio, profonda scalinata e camera sotterranea in ottimo stato di conservazione. Il pozzo secondo gli

archeologi, doveva trovarsi all’interno di un edificio coperto adibito a culti misterici, oggi ricostruibile

soltanto sulla carta in base ai muri perimetrali e al confronto con altre strutture dello stesso genere meglio

conservate.

FIGURA 4. POZZO SACRO DI SANTA CRISTINA IN SARDEGNA

Seguendo quanto affermato da Mario Aresu e Lello Fadda, al primo gradino, sono state rilevate 2.000 Bovis.

Il livello sale man mano che la discesa procede, fino ad arrivare a 7.800 Bovis al decimo gradino. Scendendo

ancora si arriva al ventiquattresimo gradino con 34.000 Bovis e al contatto con l’acqua si raggiungono

410.000 Bovis2. Questi livelli energetici fanno pensare che la discesa alle acque rappresentasse un vero e

proprio cammino di Iniziazione per chi scendeva al pozzo e s’immergeva nelle sue acque3. Fonti greche e

latine riportano dell’usanza dei Sardi di recarsi presso i loro monumenti per i riti dell’incubazione, rituali di

1 http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/geobiologia_influenze_del_sottosuolo.

2 Riportato da http://www.sergiocostanzo.it/luoghidenergia.htm. Sarebbe interessante una successiva misura del valori

Bovis che risultano particolarmente elevati. 3 Questo aspetto misterico della discesa nel pozzo è stato trattato dall’autore (V.P.) in un altro studio.

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guarigione in cui, per cinque giorni e cinque notti una persona soggiornava o dormiva in queste aree ad alta

energia.

I luoghi energeticamente alti sono spesso collocati in antichi luoghi privilegiati della Tradizione, in Francia si

trovano in Bretagna, Normandia, Auvergne, nei Paesi Baschi, in Catalogna, nei paesi catari, in Borgogna, nel

Cévennes, nel Massif du Pilat, Alsazia, in Lorena. I più popolari sono il Mont Saint-Michel nella Manica,

Carnac, e quelli Kerzerho a Erdeven, l’hotie Viviane (Foresta Nera) nel Morbihan, l’abbazia di Saint-Martin-

du-Canigou nei Pirenei Orientali, le rovine del castello di Montsegur in Ariege, quelli Castello di Quéribus e

Corbieres Aude. La Basilica di Vézelay in Borgogna, il Saint-Michel Aiguilhe in Puy-en-Velay (Alta-Loire),

Mont Sainte-Odile, Donon nel Bas-Rhin. I luoghi sacri di energia:

Sorgono su Ley Lines4, chiamate dai Cinesi le Vene del Drago. I costruttori prediligevano, quando

era possibile, costruire una chiesa su una lines che aveva vettore est/ovest ponendo così l’ingresso

principale centrale verso ovest e l'altare maggiore naturalmente verso est.

Tutti sono attraversate da correnti telluriche.

Tutti sfruttano l’energia dell’acqua del sottosuolo5.

Tutti seguono un’identica tecnologia d’architettura sottile.

Tutti hanno nella loro caratteristica principale un equilibrio di flusso energetico cosmo tellurico.

Tutti hanno un obiettivo: la trasformazione dell’uomo.

Tutti sono spazi sacri.

La costruzione delle chiese cristiane sin dal concilio di Nicea del 325 d.C., ma anche prima, doveva

sottostare e precise norme costruttive, la più importante delle quali era che l’entrata fosse rivolta a ovest e

l’abside e il suo altare verso oriente. Le maggiori cattedrali gotiche francesi come quella di Chartres sono

orientate verso la costellazione della Vergine, molte chiese antiche dedicate alla Madonna sono allineate

con l’asse di Efeso (luogo in cui, per la tradizione, vi è la casa natale di quest’ultima) e gli esempi potrebbero

essere molti. L’allineamento solare E-W tipico dei templi romanici con i costruttori gotici è coniugato con la

conoscenza delle forze sotterranee serpentine denominare in occidente Wouivre6, conoscenza che giunge a

loro dai Druidi che posizionavano i loro menhir e dolmen in funzione delle correnti telluriche; per tali

motivi l’allineamento delle cattedrali può non essere E-W, come per esempio avviene a Chartres. Ecco

perché per i costruttori di chiese e cattedrali antiche era così importante edificare i santuari in luoghi

attraversati da ley lines più o meno potenti, perché il flusso di energia sottile è tanto potente da essere in

grado di “ripulire” l’ambiente del tempio da tutto il dolore e la sofferenza che in essa è portata dai fedeli

durante i secoli. È per questo motivo che in questi luoghi generalmente si prova una sensazione di

leggerezza e di pace.

L'analisi della posizione di Chartres nel complesso del territorio francese rivela un

altro particolare curioso: esiste in quella che fu in altri tempi la Gallia belgica, nelle

antiche province di Champagne, Piccardia, Ile-de-France e Neustria, un certo numero

di cattedrali che hanno per nome Notre-Dame (quelle del XII e XIII secolo). Ora,

4 Le Ley lines sono vere e proprie linee, larghe circa due metri ed equidistanti tra loro, che percorrerebbero l’intera

superficie terrestre, incrociandosi tra loro in modo da formare una rete. Queste linee rette collegano luoghi antichi e

luoghi sacri attraverso la campagna. 5 Gli Etruschi godevano fama di essere ottimi conoscitori delle influenze cosmiche e telluriche, essi piantavano delle

aste nel terreno per migliorare le culture o deviare i fulmini. I sacerdoti romani utilizzavano delle bacchette (dette lituus)

con cui scoprivano falde sotterranee per l’alimentazione delle truppe. In questo modo furono scoperte un certo numero

di sorgenti termali. 6 Wouivre in Occidente, Naga in Oriente.

9

queste chiese ci permettono di tracciare sul terreno, quasi con perfetta

corrispondenza, la costellazione della Vergine tale e quale si vede nel cielo. Se si

confrontano i nomi delle città dove si trovano queste cattedrali con le stelle, si avrà

che La Spiga della Vergine corrisponde a Reims; Gamma, a Chartres; Zeta ad Amiens;

Epsilon a Bayeux … fra le piccole stelle si ritrovano Évreux, Étampes, Laon; tutte città

che hanno delle Notre-Dame molto antiche. Si trova ugualmente nella posizione di

una piccola stella, vicino alla Spiga, Notre-Dame-de-l’Epine, che fu costruita molto

più tardi, ma la cui costruzione rivela comunque qualche mistero … Maurice Leblanc

aveva già notato, prima di tutti, che le abbazie benedettine del paese di Caux

disegnavano, sul terreno, l’immagine dell’Orsa Maggiore.7

FIGURA 5. LA COSTELLAZIONE DELLA GRANDE ORSA RIPETUTA DAI LUOGHI

SACRI

In Francia, in Borgogna, e nel Morvan, i luoghi sacri di Autun,

Chalon-sur-Saone e Beaune Arnay-le-Duc che con quelle di

Saulieu, Quarré-les-Graves e Vézelay si trovavano su antichi siti

megalitici, riproducono la costellazione dell’Orsa Maggiore qui, il

Grande Carro è invertito.

La cattedrale gotica di Saint-Julien du Mans è romanica nella navata e gotica nel coro e nel transetto; la

caratteristica di questa cattedrale è un menhir alto 4,55 m conosciuto localmente come la Pierre Saint

Julien (Pietra di San Giuliano), posto sull’angolo destro della facciata ovest. L’invecchiamento naturale della

pietra arenaria ha dato la superficie del menhir, un aspetto insolito, vista nella giusta angolazione, e nella

giusta luce, per tutti sembra essere un uomo vestito con mantello e cappuccio che staziona davanti

all’ingresso a questo luogo sacro. Le Mans anticamente popolata dai Celti è situata alla confluenza dei fiumi

Sarthe e Huisne, sullo sperone roccioso che sin dall’epoca gallica ha accolto la città fortificata, “la collina

bianca fortificata”. Sin dai tempi antichi, si trattava di un luogo sacro, come lo testimonia il menhir eretto

4000 - 5000 anni prima della nostra era. Questo simbolo considerato dai Cristiani, pagano, è stato salvato

nel IV secolo dalla distruzione da San Giuliano, che ha posto una croce su di esso. Il menhir faceva parte di

un dolmen chiamato la pietra latte. Il menhir di Le Mans fu affiancato dalla cattedrale Saint-Julien durante

la sua costruzione che era posto davanti al portale reale. La pietra è stata trasferita nella facciata ovest nel

1778, dopo che il dolmen di cui aveva fatto parte fu fatto demolire dai canonici. Da 7.000 anni, in questa

piazza, il menhir veglia sul destino della città, degli abitanti e dei visitatori.

7 Louis Charpentier I Misteri della Cattedrale di Chartres.

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FIGURA 6. MENHIR CATTEDRALE SAINT-JULIEN DU MANS

Gli antichi, sapevano che le radiazioni locali positive potevano essere imbrigliate, rafforzate, rese ancora più

potenti, e questo doveva essere fatto attraverso la forma e i materiali dell’edificio e l’orientamento

dell’edificio. Porre in determinati luoghi pietre, torri, colonne o anche piantare un albero equivaleva a fare

un vero e proprio lavoro di agopuntura per imbrigliare e mantenere sane le forze vitali. Il luogo di culto era

uno strumento per conservare e rendere ancora più valide le forze naturali, una vera e propria cassa di

risonanza. Dai menhir, che collocati a terra, attiravano a se le energie cosmiche, fino a riequilibrare la

salubrità del luogo, si è arrivati via via alle cattedrali, che con le loro strutture, hanno non solo riequilibrato

il tasso vibrazionale, ma anzi, l’hanno elevato. I costruttori di templi di ogni epoca, hanno costantemente

affinato le loro tecniche fino al punto di manipolare, indirizzare e trasmettere le energie in punti

prestabiliti. I Druidi e i Celti innalzavano questi Menhir, che sono delle vere e proprie iniezioni del Cielo

dentro la Terra, in luoghi dove si trovano delle sorgenti terapeutiche. Le possenti torri poste in facciata delle

cattedrali gotiche, possono essere viste come possenti menhir realizzati dall’uomo. In varie parti del mondo,

con culture molto differenti, si ritrova la medesima tradizione di associare alle grandi pietre, blocchi

monolitici infissi nel terreno, la capacità di propiziare la fertilità a quelle donne che si recano a strofinarsi

sopra, per tale motivo erano chiamate pietre di fecondità. Queste pietre hanno anche proprietà

taumaturgiche, come quelle di lenire reumatismi e dolori in genere. Le pietre sono da sempre considerate

le “ossa della Madre Terra”, come l’acqua ne è il sangue, e non sono altro che connettori naturali che

attingono alle correnti telluriche sotterranee e le accumulano come condensatori, irradiandone all’esterno i

loro benefici influssi.

Questo patrimonio rischia di venire represso attenuato in quest’epoca cosiddetta moderna: si eseguono

interventi tecnici che hanno lo scopo di spegnere cattedrali, come ad esempio Notre-Dame di Chartres (che

resiste agli attacchi), Notre-Dame di Parigi, Santiago di Compostela e Santa Maria di Collemaggio, per

annullare antichi luoghi d’iniziazione. Vengono colpiti luoghi sacri naturali o costruiti dagli antichi iniziati.

Viene persino usato il “martello” del turismo di massa per abbattere con le folle di persone inconsce e

disattente il livello vibrazionale di certi luoghi, come le piramidi, le cattedrali gotiche, o i grandi templi.

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LE MADONNE NERE

In Italia, come in altri paesi del continente europeo, non è raro imbattersi nell'effige di una Madonna Nera,

ossia rappresentata col volto bruno. In realtà, le Madonne Nere sono tra le immagini più sacre della Chiesa

Cattolica e si trovano nei più riveriti santuari e cattedrali d’Europa. In tutto il Mondo esistono moltissimi

santuari dedicati a Vergini Nere, e il numero cresce se annoveriamo anche vari dipinti e icone depositati

presso chiese particolari. Ean Begg, nel “Misterioso culto delle Madonne Nere” ne censisce più di 400 in

ogni parte del mondo, ma ve ne sono molte altre che non sono state citate. In Italia fra statue e icone ve ne

sono settantotto.

Il Cristianesimo nascente per potersi imporre o cambiare la pelle esterna, ha dovuto sostituirsi ai culti

esistenti, ed esempio quello della Grande Madre. Non a caso, la maggior parte dei culti dediti alla Grande

Madre erano culti ctoni, cioè erano svolti in templi sotterranei, o caverne, laddove le correnti telluriche, in

altre parole la manifestazione delle energie della terra, si fanno più forti. Il colore nero, in questo contesto,

è molto simbolico. È la Prima Materia, l’ingrediente base che permette all'Alchimista la realizzazione della

Grande Opera, la realizzazione della Pietra Filosofale, nella prima e cruciale fase detta, appunto, “nigredo”.

Le Vergini Nere provengono da diverse fonti, ma sono la manifestazione di un fenomeno spirituale molto

più vasto. La civiltà celtica aveva permeato gli antichi popoli, ed essi conoscevano le leggi profonde

dell’anima della pietra, degli alberi, dell’acqua, delle forze telluriche. Nel Medioevo appaiono le Vergini

Nere, un tipo particolare di statue apparentate a “Sedi sapienziali”, simbolo della Conoscenza. Saillens in

Francia, sulla base di un documento del 1550, aveva recensito 205 statue della Vergine Nera, ma ne

restavano solamente novanta, di cui più della metà sono copie successive. Gli Ugonotti ne avevano

successivamente distrutte 25, i Giacobini altre 46, quindi ne rimangono autentiche più di 40, per le restanti

(circa 50) sono delle copie.

La Vergine è rappresentata seduta su una cattedra (il seggio di Iside), coperta da un manto, con il Cristo

Bambino seduto sul ginocchio sinistro, entrambi con lo sguardo ieratico distaccato. La testa e le mani sono

dipinte di nero, i vestiti sono di colore blu-verde, rosso e bianco, con filo d’oro. Secondo la sapienza

alchemica, il Nero si riferisce a ciò che è nascosto, occultato la terra feconda, la cripta. Il Blu scuro indica la

notte (in alchimia, è il risultato del primo decadimento della materia). Il Bianco è la purificazione di questo

materiale e la luce Rossa è essenziale per le operazioni. Il dorato sul bordo del vestito ha il suo posto perché

l’oro è l’ultimo passo alchemico della perfezione iniziatica.

Esse s’identificarono con la Vergine Madre del Fanciullo divino introdotta in Occidente dopo il Concilio di

Efeso del 431. La Madre è seduta in posizione rigida su un sedile cubico, il Bambino ha una testa adulta:

questo è il Logos, che benedice con una mano e con l’altra tiene un libro chiuso (la Sapienza misterica

occultata). Tutte le statue erano in legno, la loro altezza media è di 70 cm (tra i 68 e i 72 cm) e la larghezza

della base: 30x30 cm. Indipendentemente dall’unità di misura adottata, il rapporto costante è 7/3. Figure

sacre! A quel tempo, sotto l’influenza di San Bernardo, in particolare, la Vergine Maria occupa un posto

importante nella devozione popolare: tutti i monasteri cistercensi, tutte le cattedrali gotiche sono dedicate

a Lei e i Templari ne fecero la loro Signora o Notre-Dame.

12

FIGURA 7. LA VERGINE NERA COL BAMBINO

Le statue con le mani anormalmente lunghe (simbolo di potere)

sono datate dal X al XII secolo, e spesso si trovano sulla via per

Santiago di Compostela o altro luogo di pellegrinaggio, in

connessione con un’abbazia benedettina. Le Madonne a volte

sono ritenute orientali, a volte sono riportate dai crociati, statue

di Iside di cui Maometto ne vietata la riproduzione, statue con

colori simbolici per i vestiti (rosso, verde, blu, oro). Altre volte

sono state trovate in un campo arato dai buoi (l’immagine è di un

contadino s’inginocchia verso una terra nera e raccoglie una

statua scura), o presso una fonte, o un cespuglio di spine, spesso

luoghi celtici (megaliti). Tutte le statue provocano lo stesso tipo di

miracoli, la risurrezione di bambini nati morti, un salvataggio

marino (l’immagine è della barca di Iside), il rilascio dei prigionieri

(cavalieri, crociati). Il ritrovamento è spesso legato a un elemento di forte valenza tellurica, come una

grotta o una sorgente d’acqua, un pozzo. Non a caso, infatti, nelle immediate vicinanze del luogo di

ritrovamento si trovano sorgenti dalle proprietà miracolose o “pietre della fertilità”. Tutte hanno un legame

con un elemento oscuro, segreto, un pozzo, una cripta.

La diffusione e il culto delle Madonne Nere in occidente è stata particolarmente intensa all’epoca delle

crociate, sia perché parecchi crociati portarono in patria icone orientali, sia per l’azione di alcuni ordini

religiosi molto attivi anche in Terrasanta e Siria o cavallereschi, soprattutto quello dei Templari, che

disponevano di proprie chiese nelle principali città europee. I Templari e gli altri ordini cavallereschi erano

legati alla figura di San Bernardo di Chiaravalle, che predicò la seconda crociata. San Bernardo scrisse un

commento al Cantico dei Cantici, in cui la sposa nigra sed formosa, principale personaggio del libro, è

considerata una delle figure femminili dell’Antico Testamento che possono essere interpretate come

profezie della Vergine. Nell’antichità le dee Iside e Cerere/Demetra (dal greco “ghe-mater”, cioè Madre-

Terra) erano essere rappresentate con il volto scuro. In Efeso, la statua della Grande Dea Nera è

contrassegnata da una pietra nera. Il colore nero è quello della terra fertile, simboleggiata dalle dee. Alla

Mecca, la Ka’-ba è una pietra nera, vulcanica o meteorite inserito, per secoli, nel muro esterno di un antico

tempio di Saturno. Maometto che aveva vietato le immagini, non osò toccare questa pietra antica che

secondo la tradizione è stata data ad Abramo dall’angelo Gabriele e fu chiamata Beth-el, betilo, pietra nera

o pietra di Dio. Il suo nome significa “la vergine dai seni sviluppati” simbolo della Vergine paritura, la

vergine partorirà. Artemide di Efeso è una pietra nera caduta dal cielo, è la dea della fertilità, rappresentata

come Dea madre che nutre con 18 seni8! L’imponente tempio che le era dedicato era considerato come una

delle Sette Meraviglie del mondo. Per pura “coincidenza”, Maria ha concluso la sua vita nel santuario di

Efeso in un luogo chiamato Karatchalti cioè la “pietra nera”. Efeso fu il crogiolo dove il culto pagano della

Dea Madre fu cristianizzato e trasformato in una fervente devozione dedicata a Maria divenuta “Madre di

Dio”.

FIGURA 8. ARTEMIDE NERA DI EFESO

8 Un ciclo di 72 anni, rappresenta un grado processionale del Grande Anno di 25920 anni, è formato da quattro tempi di

18 anni.

13

Collin Plancy (1866), nella “Leggenda della Vergine”, si riferisce a un

boschetto intorno a Puy, dove i Druidi veneravano una “futura Dei Virgo

nascitur” una Vergine prima di dare alla luce un Dio. All’inizio a Le Puy,

c’era la pietra nera del dolmen che guariva, meta di pellegrinaggi. Poi ci fu il

culto della Vergine Nera sotto forma di statua antica. Si sa che di questa

prima statua della Vergine esisteva una copia detenuta dai Cavalieri

Templari della commanderia di St Barthélemy Puy. Questa statua, è stata

posta a difesa del bastione Bourganeuf profondendo la sua protezione

divina sulla difesa difficile di questo bastione. L’origine di questa statua è

nota: durante la terza crociata (1189-1199), il signore di Puy, Raoul

Montgeniez fu prigioniero dei musulmani, la sua liberta fu acquisita dai

Templari. È nel riconoscimento del riscatto che i Cavalieri del Tempio di Puy

hanno ricevuto copia della statua da Montgeniez. Mentre alcuni storici

dubitano della presenza dei Templari Bourganeuf ... Perché allora

Montgeniez ha donato una copia della statua a dei cavalieri inesistenti?

Inoltre possiamo anche chiederci se la copia della Madonna Nera di Aurillac

non è quella dell’Ordine? Che ha avuto, di sicuro, la commanderia di

Bessamorel a 25 km da Puy! Il culto delle Madonne Nere ha, quindi, un’origine remota e molte sculture e

icone sono state portate dalla Terrasanta dai Templari e dai Crociati e portate in Europa dove sono sorte

numerose chiese dedicate al suo culto. A Le-Puy i rivoluzionari quando bruciarono la statua di legno della

Madonna Nera, gridarono. “A morte l’egiziana!”, a conferma che la statua era paragonata dai francesi alla

dea egizia Iside.

Tra Laon e Reims, al confine estremo della Piccardia, vi è un santuario ove si venera una Vergine Nera,

Notre-Dame-de-Liesse. Tre Cavalieri partiti per la crociata sono fatti prigionieri del sultano d’Egitto. Il

sultano puntando su una loro conversione all’Islam, fa affidamento alle grazie della figlia Ismérie; ma è la

fanciulla a subire il richiamo della religione dei cavalieri dai quali sentì parlare della Vergine Maria ai quali

ordinò per il giorno successivo di poter vedere l’immagine che essi venerano. Impossibile per i cavalieri

senza l’aiuto divino degli angeli Gabriele e Raffaele che dal cielo portano la statua ricavata da un blocco di

legno di una Vergine Nera col Bambino. Ismérie si convertì al cristianesimo, fuggirono nel deserto e

dormirono sotto le stelle, nel sonno i quattro con la statua furono trasportati dagli angeli su una barca (la

barca di Isis) fino Liesse, presso una fonte. Il mattino un pastore oppresso da un morbo grave si disseta alla

fonte presso la quale vi era la statua piovuta dal cielo, ed è subito guarito. I tre cavalieri con Ismérie

vogliono riprendere il viaggio verso Laon, ma non riescono a proseguire, perché la statua della Vergine

Nera diventa insopportabilmente pesante. Da questi fatti scaturì la decisione di costruire un santuario per

ospitare la statua e consentire di esercitare il suo potere miracoloso. Il racconto ha come temi Tre Cavalieri,

probabilmente Templari, nella terra di Iside, in Egitto, sono fatti prigionieri, poi abbiamo l’intervento di

Ismérie nome composto di Isis e Mérie, cioè Iside e Maria. Sulla barca con Iside sono trasportati dall’Egitto

in Francia. In Egitto si rifugiò Maria per sfuggire alle persecuzioni in Palestina. Nel Vangelo gnostico dello

Pseudo Matteo, un’alta palma, la pianta sacra a Iside, si piega per sfamare la sacra famiglia e dalle sue

radici zampillarono getti di acqua fresca, di una grande dolcezza. Inoltre un episodio nel Vangelo dello

Pseudo Tommaso, dove si narra l’adorazione del bambino di Due Draghi alla presenza della Madre. I Due

Draghi rappresentano le forze telluriche, i serpenti del Caduceo che sono tenuti separati sotto i piedi da

Gesù in una scultura sul Portale Sud della cattedrale di Notre-Dame di Chartres.

14

Jacques Bonvin nel suo libro “Virgine Nera, la risposta arriva dalla terra” scrive che le Madonne Nere si

trovano geograficamente in cerchi concentrici anche segnati da menhir, e dà un esempio in Auvergne:

Billom (Menhir e VN), Combronde (menhir) e Orcival (VN, menhir) forma un triangolo con angoli di 52°, in

correlazione con le misure della Grande Piramide.

Le Madonne Nere sono la manifestazione di un fenomeno spirituale. Tutte le antiche religioni si basano sul

principio della Dea Terra o Dea Madre fondamentale e un principio maschile con il fertilizzante Dio-Sole. Si

tratta di una manifestazione della civiltà medievale dei secoli XII e XIII, completamente umanisti, dei mondi

aperti. Nel medioevo i monaci benedettini raccolgono vecchi manoscritti, tutte le possibili fonti di

conoscenza e mille abbazie benedettine creare qualche secolo in Europa. San Benedetto, che intratteneva

rapporti spirituali con i rabbini ebrei, insegnava ai suoi monaci ad aprire le loro menti tutte le provenienze.

Poi sbarcano sul continente i monaci irlandesi che hanno studiato i fondamenti della civiltà celtica, e la

conoscenza druidica è assimilata dai monaci cristiani. La cultura araba è il terzo contributo: anche se

fermati da Carlo Martello nel 732, i Saraceni sono i portatori di civilizzazione, attraverso la diffusione della

scienza e della filosofia orientale: astrologia, alchimia, medicina, musica, architettura. Infine, anche la civiltà

egizia dei faraoni passa in Europa. A quei tempi si considerava l’Egitto come la madre di tutte le religioni, e

di tutta la scienza. E se ufficialmente Franchi e Saraceni sono in guerra per la Terra Santa, le élite delle due

parti con i cabalisti ebrei dei territori arabi occupati, s’incontrano con discrezione e condividere

conoscenze. Pietro il Venerabile vissuto in Galizia e scrisse una traduzione del Corano; Gerberto, il futuro

papa Silvestro II, uno dei geni del suo tempo, ha studiato per molti anni a Cordova; Godecalc, vescovo di

Puy, fa venire degli architetti arabi per costruire la sua straordinaria cattedrale.

La civiltà medioevale era una basata sulla scienza e sulla filosofia, iniziatica, sia eredità celtica portata da

monaci irlandesi nel VII secolo e sia per patrimonio egiziano portato dalla cultura araba, fortunatamente

salvato e curato dai monaci benedettini, ma non è una coincidenza. Questa nuova civiltà è il risultato di uno

sforzo cosciente di uomini visionari come San Bernardo dei Templari. La fine dei Templari (1314) segna un

brusco declino economico, sociale e culturale. Il gotico diventa fiammeggiante si ricerca l’effetto esteriore e

non l’influenza interiore, spirituale. Questa parola fiammeggiante ha una risonanza tragica quando si pensa

che l’abbandono dell’arco ogivale verrà dai roghi del 1314 (esecuzione dell’Ultimo Maestro e dei quattro più

importanti rappresentanti dell’Ordine Templare) e che gli Inglesi dopo aver impiantato un tentativo di stile

nazionale, accesero un rogo per un’altra santa, anche lei d’Arco9. È anche l’inizio della decadenza monastica

con la ricerca del potere e della ricchezza, e con essa i periodi di carestia (che non esisteva al tempo dei

Templari) e le malattie. Il Rinascimento il ritorno all’epoca romana che molti ammirano, contrassegna

un’altra battuta d’arresto: la nascita della società dei consumi, l’individualismo, la competizione per la

ricchezza materiale, la fine dello spirito comunitario, un vuoto spirituale, lontano dalla civiltà del Medioevo

che era povera fisicamente, ma per contro ricca spiritualmente, che vedeva nel lavoro uno sviluppo

dell’umanità. Il Medioevo fu l’epoca di S. Francesco, S. Bernardo, e di forti personalità come Godescalc,

vescovo di Le Puy o Gerberto, “il papa del millennio”, uno studioso straordinario, aperto alla cultura araba,

ma troppo avanti del suo tempo. Questo fu anche il periodo delle costruzioni delle cattedrali gotiche

(finanziate dai Templari, che furono i banchieri di re e vescovi), furono edificate ottanta cattedrali gotiche in

due secoli!

9 M. Guinguand, Misteriose cattedrali, Parigi 1878.

15

LA FORZA DEL DRAGO

Il Drago avvolge nelle sue spire l’intero cosmo; e non per caso gli antichi geografi raffigurano talvolta l’oceano come un enorme serpente circolare.

Ora, il drago compartecipa dei quattro elementi: può essere creatura terrestre o addirittura sotterranea,

acquatica, aerea e aver familiarità con il fuoco. Il suo corpo, nelle sue molte varianti, rimanda a questo suo

atteggiamento sintetico riguardo agli elementi costitutivi del mondo.

Il drago ctonio - acqueo ha un contenuto mitico che allude e rinvia continuamente all’elemento femminile;

è quanto si riscontra nella figura del mostro Tiamat, che nella mitologia

babilonese è personificazione della potenza caotica dell'oceano primordiale

vinta e uccisa dal dio Marduk. La Dea Madre, la pothnia theròn mediterranea

è raffigurata come Signora dei Serpenti che brandisce nelle mani, che le

strisciano sul corpo o che - come nelle effigi della Vergine Maria - stanno ai

suoi piedi, trasformando l’immagine materna della fecondità e della

padronanza sulle mutevoli e molteplici forme dell’essere (il serpente con le

sue mobili spire) in immagine exoterica della vittoria sul male.

FIGURA 9. CIBELE E IL DRAGO

M. Eliade descrive il modo di procedere dei costruttori di edifici sacri in India: “Prima che i muratori

depongono la prima pietra, l’astronomo mostra loro il punto dove deve essere collocata e questo punto

deve trovarsi sopra il serpente che sostiene il mondo, il capo muratore affila un picchetto e lo introduce

nel suolo esattamente nel punto indicato, con lo scopo di immobilizzare la testa del serpente. Pertanto la

pietra angolare si trova al centro esatto del mondo10”. Nell’iconografia cristiana medioevale quest’ atto è

quello della testa del drago trafitta dalla lancia di San Michele.

L’immagine del drago, che nella costruzione delle Abbazie, Basiliche, Cattedrali, rappresentava in maniera

imprescindibile l’Energia Tenebrosa Terreste, era strettamente legata con l’Apposizione della Prima Pietra

del Tempio. La penetrazione di un picchetto nel terreno, sul quale si sarebbe poi iniziata la costruzione di

una determinata cattedrale, non era altro che la ritualizzazione della sconfitta del drago, trafitto dalla lancia

dell’Arcangelo Michele. Questa particolare perforazione del terreno in questione avrebbe permesso di

bloccare la testa del drago e a far incanalare la sua tenebrosa energia indifferenziata e caotica verso il cielo.

L’immagine del canale è rappresentata dalla lancia.

Questa corrente energetica tenebrosa terrestre era dai Celti chiamata Wouivre, Serpente, una forza

sotterranea cui quando si giunge a un luogo sacro per domandare qualcosa, bisogna presentarsi di fronte. Il

vecchio nome gallico, Wouivre, è stato dato ai Serpenti che scivolano, ai fiumi che serpeggiano attraverso il

paesaggio, alle correnti telluriche che come serpenti sotterranei dalle profondità degli strati terrestri: le

Wouivre portano vita che fruttifica Terra e Uomo. La corrente d’acqua sotterranea è stata sempre

rappresentata dal simbolo del serpente, cui San Michele immobilizza la testa con la sua lancia e, la Madre

Divina, Notre-Dame, posa il suo tallone. La rappresentazione simbolica di queste correnti è San Michele

10

Mircea Eliade: Il Sacro e il Profano.

16

Arcangelo che pianta la sua lancia della testa del Drago-Serpente: significa che pianta la sua lancia in un

flusso rappresentato dal Wouivre, serpente o drago.

FIGURA 10. L’ARCANGELO MICHELE CHE PIANTA LA LANCIA NELLA BOCCA DEL DRAGO

La “Mitologia Alchemica Medioevale” assegnava alla testa del drago il

compito di reggere il peso intero della Terra. Trafiggere il drago significa

bloccare un’energia caotica, che se controllata dona potere. I Nodi Lunari,

la “testa” e la “coda” del dragone (in India Rahu, la testa, e Ketu, la coda)

sono sempre definite dagli opposti punti d’incrocio sulla sfera celeste tra i

“sentieri” percorsi sulla stessa dal Sole e dalla Luna, i due luminari, o dalle

costellazioni stesse in rapporto all’equatore celeste e alla Via Lattea. La

testa e la coda del dragone a livello zodiacale sono rappresentate dalle

stelle delle costellazioni dei Gemelli e del Sagittario. Essi sono i punti del

cielo, dove il sentiero siderale dell’eclittica incrocia quello della Via Lattea stessa. Caput Draconis, se sale

verso il nord; nel suo nodo discendente, Cauda Draconis, se scende verso il sud. La conquista del regno dei

Cieli passa nello scontro con il Dragone cui occorre bloccare la testa e piegare le sue energie alla nostra

volontà.

Sappiamo che il nodo d’intersezione di due linee ley (NS-EW) è nocivo e patogeno quando si

sovrappongono a un’acqua sotterranea questi punti sono la base di molti tumori, malattie cardiovascolari,

ecc. Queste correnti sono positive o negative, ma il menhir posto su tali luoghi dagli antichi abitanti come

dei rigeneratori possono invertire la polarità. È questo magnetismo che ha permesso in Francia alcuni

“miracoli” della Madonna Nera come la risurrezione dei bimbi nati morti.

Il complesso abbaziale (XII secolo) di Mont Saint-Michel in Normandia combina la spinta ascensionale del

gotico con quello naturale dell’altura al centro dell’isolotto. Questo luogo era sacro per i Druidi con il nome

di Mont Belaine, il monte di Lugh-Belenus il dio luminoso dei Celti che, come Michele era rappresentato

con una lancia in mano. Belenus è il dio del Fulmine ed è una divinità femminile simile alla Luna e

comunque collegato al binomio fuoco e acqua. Baleno o Beleno è anche simbolo della guerra, Michele è

l’Arcangelo guerriero per eccellenza, da Beleno deriva bellico.

Il culto di San Michele è illuminante. Dal III al IV secolo l’arcangelo avrebbe fatto una serie di apparizioni

collegate ai miracoli quali il salvataggio di persone travolte dall’acqua e all’improvvisa comparsa di fonti

dal sottosuolo. I santuari dedicati a San Michele sono per la maggior parte situati su alture in prossimità di

acque, mare, in una grotta, in luoghi già oggetto di culti pre-cristiani facilmente collegabili alla Madre Terra.

In Germania e in Francia, dove si diffuse il culto di San Michele Arcangelo, grazie soprattutto ai monaci celti,

le chiese in suo onore erano spesso edificate su precedenti templi di Mercurio, come i santuari di Mont

Saint Michel Mercure in Vandea o Badgodesberg (in tedesco Montagna del dio) presso Bonn. Il Dictionnaire

d’Archéologie Chrétienne et de Liturgie, riproduce un’antica gemma dove Mercurio è raffigurato accanto

alla scritta Michaél, mentre, nel Duomo di Orvieto, Signorelli raffigura Michele, che indossa un copricapo

alato, attributo di Mercurio nell’atto della psicostasia. All’Arcangelo Michele si dà la triplica venerazione di

guerriero che combatte il male, taumaturgo che guarisce e libera dal male fisico e spirituale e in ultimo

quello di psicopompo, pesatore e accompagnatore delle anime. Mont Saint-Michel è uno dei tre maggiori

17

luoghi di culto europei dedicati a San Michele Arcangelo, insieme alla Sacra di San Michele in val di Susa, e

al più antico santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano.

S. Michele, fin dalle origini, è stato festeggiato il 29 settembre, pochi giorni dopo l’equinozio autunnale poi,

con l’ultima riforma liturgica negli anni settanta gli sono stati affiancati anche gli altri due arcangeli:

Raffaele e Gabriele. L’esoterista francese M. Guinguand scrive. “Le cattedrali dedicate a San Michele hanno

proprietà telluriche quasi identiche alle Notre-Dame, ma sono in grado di dominare in particolare le forze

negative prima dell’autunno, prima dell’attacco dei draghi dell’inverno e delle forze nere, all’equinozio

d’autunno”11. Non è un caso che San Michele Arcangelo sia stato il patrono dei Cavalieri Templari.

L’UCCISIONE DEL DRAGO

Il drago è un animale ctonio: lo denotano come tale il suo strisciare, il suo abitare in grotte sotterranee, la

sua attitudine a custodire tesori nascosti. Le ricchezze, i tesori, si trovano sovente sottoterra; ma anche i

cammini che conducono all’Aldilà sono, in numerose mitologie, collegati a un viaggio che l'eroe deve

percorrere fra grotte e sentieri sotterranei; e sovente questo viaggio è segnato dalle pégai le oscure e

silenziose acque di sottoterra che è necessario attraversare su ponti pericolosi. Il corpo flessibile e sinuoso

sembra alludere all’andamento labirintico del cammino verso il Potere, la Conoscenza o la Liberazione; esso

mima il tormentoso sviluppo dei sentieri e dei fiumi sottoterranei. Nell’iconografia medievale, la bocca

dell’inferno ha spesso l’aspetto di un enorme mostro dalle fauci spalancate. La discesa del Cristo agli Inferi,

e poi la Resurrezione, adempiono le Scritture là dove esse ci forniscono il “segno di Giona” inghiottito dalla

balena. Nelle raffigurazioni medievali la balena ha talvolta l’aspetto di un drago. Giona, l’Iniziato, è

rivomitato dopo tre giorni, vale a dire nato di nuovo a una vita di livello spirituale superiore. Un Cammino

sottoterraneo, ctonio e acqueo, come accesso a una verità più alta (il tesoro protetto dal drago): insomma,

cammino iniziatico. Il drago tellurico ci si presenta con due volti che sono, a loro volta, due “segni”

rivelatori: da una parte è il custode del segreto, del luogo sacro, della ricchezza nascosta, e come tale il

divoratore di chi tale segreto vuol profanare e di tale ricchezza si vuole appropriare; dall’altra è il

rivomitatore dell’eroe, quindi il suo Iniziatore.

Così nel mito greco di Cadmo l’Eroe uccide - su consiglio di Atena la Sapienza - il Drago che sta a guardia

della Fonte Castalia e ne semina in terra i denti, dai quali nascono immediatamente uomini armati, i “figli

del drago”. Questo carattere ctonio e acqueo del drago “progenitore” rinvia alla lotta-iniziazione dell’eroe

come a un conflitto fra lui e il suo stesso progenitore. In molte mitologie (quella cristiana compresa) gli

episodi di uccisione del drago sono spesso accompagnati, quando non addirittura sostituiti, da elementi che

sottolineano la familiarità o addirittura il rapporto d’insegnamento tra il Drago e l’Eroe. Drago, crudele,

maestro, sapiente, giacché antico signore delle terre o delle acque che infesta.

I racconti mitici riguardanti l’uccisione del Drago, con le aggiunte del tesoro e della giovane tenuta

prigioniera sono velate allusioni della conquista della saggezza. Tutti i beni della terra sono affidati alla loro

custodia ed essi li gestiscono dalle montagne, dove abitano. Ciascuno di noi ha il suo drago da abbattere:

tale battaglia, volta alla conquista del tesoro che sta nel fondo di noi stessi, è però, appunto perché tale,

11

M. Guinguand: Misteriose Cattedrali, Parigi, 1878.

18

un’iniziazione. Nell’uomo il Drago è la Kundalini che dorme alla base della spina dorsale. Il primo compito

del discepolo, dello yogi è di sconfiggere il drago del proprio letargo spirituale e liberare la ragazza - gioiello,

la sua shakti, in modo che essa possa divenire la sua guida spirituale verso la beatitudine di una vita

immortale, di là dal sonno dell’inconsapevolezza. Un Iniziato completo era chiamato un Drago, un Serpente,

si davano i nomi di Serpente e di Drago ai Saggi, gli Adepti Iniziati dei tempi antichi. Erano la loro saggezza e

il loro sapere che venivano divorati o assimilati dai discepoli, e da ciò proveniva l’allegoria. L’Eroe sa bene

che affrontare il suo drago significa guerreggiare con se stesso, suicidarsi come uomo vecchio per risorgere

come uomo nuovo.

Le sorelle Valchirie, “le figlie del drago”, custodivano invece il Tesoro dei Nibelunghi; l’anello e la cintura di

Brunilde, a lei tolta da Sigfrido dopo l’uccisione del drago stesso, sono, infatti, un’allusione al potere magico

(l’anello-arcobaleno) sulle forze del serpente zodiacale (la cintura) che costruiscono nel tempo il destino dei

popoli.

Quando nella Sigurdhsaga, si racconta che lo scandinavo Sigurd aveva fatto arrostire il cuore del Drago

Fafnir da lui ucciso, e che era divenuto, in conseguenza, il più saggio degli uomini, si vuol significare la

medesima cosa. Sigurd aveva imparato il linguaggio e gli incantesimi magici, aveva ricevuto la “Parola” da

un Iniziato a nome Fafnir, o da uno stregone, dopo di che quest’ultimo morì, come fanno tanti, dopo “aver

passato la parola”. Mostro ma anche maestro, il drago si sacrifica rivelando al suo uccisore - che perciò è

anche suo allievo, e quindi, ritualmente, suo figlio - il segreto profondo dell’essere. L’iniziazione termina

con la morte dell’iniziatore e con il suo rivivere - attraverso l'ingestione del cuore e del sangue -

nell'iniziato. L’Eroe sa bene che affrontare il suo drago significa guerreggiare con se stesso, suicidarsi come

uomo vecchio per risorgere come uomo nuovo.

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BASILICA DI VÉZELAY UN LUOGO ALTO

La Basilica di S. Maria Maddalena in Vézelay, in Borgogna, è di solo 10 metri più corta della Cattedrale di

Notre-Dame di Parigi. Esternamente è impressionante 120 m di lunghezza, mentre la lunghezza della

navata 62,5 m quasi rivaleggia con il Notre-Dame di Parigi. Nel IX secolo l’abbazia venne rifondata da

Badilo, un seguace dell’Ordine benedettino riformato a Cluny. Vézelay si trova all'inizio della via

Lemovicense, una delle 4 strade francesi che fanno parte del Cammino di Santiago di Compostela, utilizzata

dai pellegrini per giungere a Santiago di Compostela, in Galizia, nella Spagna nord-occidentale. La tradizione

afferma che le reliquie di S. Maria Maddalena, sono custodite in Vézelay, infatti Intorno al 1050 i monaci di

Vézelay iniziarono a sostenere di possedere le reliquie di Maria Maddalena, portata nell'abbazia dalla Terra

Santa dal loro fondatore, san Badilo, o da alcuni suoi inviati. Il prestigio dell’abbazia cominciò a diminuire

nel 1280, quando i domenicani di San Maximin in Provenza affermarono che il vero corpo di S. Maria

Maddalena era stato scoperto nella loro chiesa. Durante il 16° secolo delle guerre di religione, Vézelay fu

completamente saccheggiata dai ugonotti. Durante la Rivoluzione francese gli antichi edifici del monastero

vennero distrutti e venduti all’asta. Solo la basilica, il chiostro, il dormitorio sfuggirono alla demolizione.

Il restauro della chiesa della Madeleine a Vézelay è stato la prima grande opera di Viollet-le-Duc, quella che

gli assicurò fama. La Madeleine di Vézelay era in completa rovina, praticamente condannata; si trattò

dunque di un vero e proprio salvataggio, grazie al quale Vézelay poté sfuggire a un triste destino. I lavori si

protrassero dal 1840 al 1859, data della chiusura ufficiale del cantiere. Nella facciata occidentale, Viollet-le-

Duc riuscì a smontare erimontare il finestrone gotico che era inclinato di circa cinquantacentimetri. Le volte

interne delle torri erano crollate. A Viollet-le-Duc è stato rimproverato di aver costruito due contrafforti ai

lati del finestrone, che forse non erano indispensabili per rafforzare la costruzione e che, comunque,

coprivano la decorazione gotica ad archi abbozzata nelle parti laterali. Va rilevato che Viollet-le-Duc non

propose né di completare la torre nord né di erigere le guglie.

La splendida basilica di Vézelay da romanica fu trasformata in gotica (XII sec.) dai Maestri d’Opera che

provenivano dalle fila dei cistercensi e dei templari. Nella Basilica sono presenti i segni lapidari lasciati dalle

20

confraternite di costruttori chiamate “compagnons”. Su una colonna, una foglia di quercia indica la

presenza della tradizione druidica, ripresa e nascosta dagli iniziati Maestri Costruttori del Medioevo.

Un importante nodo di correnti telluriche si manifesta sotto, in Borgogna, un antico luogo iniziatico,

l’energia tellurica radiante in questo luogo ha un’intensità particolarmente forte è il perché di molte

guarigioni “miracolose” che avvennero nel corso dei tempi. Un antico dolmen è sepolto nel muro accanto

alla famosa cripta, I dolmen contrassegnano i nodi delle correnti telluriche, il dolmen è sempre lì, sotto il

lato destro della cripta. Così come Chartres o Notre-Dame de Paris, non si può accedere alla cripta. Nel libro

di René e Claudine Bouchet, si può trovare lo studio di correnti d’acqua, così come nel libro di Georges Prat

si trova lo studio delle varie correnti telluriche. Vézelay è il luogo determinato di passaggio delle tre correnti

telluriche che lì s’intersecano.

La corrente n. 1 si dirige verso Bourges , Deols San Leonardo, Limoges e Perigueux .

La corrente n. 2 si orienta in direzione di Nevers,

Clermont- Ferrand, Brioude, poi verso Puy-en-Velay.

La corrente n. 3 prende, la direzione di Autun, di Cluny,

di Tournus e Lione (sotto la cattedrale di Saint- Jean).

FIGURA 11. VÉZELAY CORRENTI TELLURICHE E CORSI D’ACQUA

Un lungo corso di acqua sotterraneo passa sotto la basilica dal

lato sinistro nella parte superiore della navata centrale e poi

divide in due rami, uno che passa sotto le scale a sinistra della

cripta, e uno alla destra che passa completamente sotto il

chiostro. Si può costatare che la basilica è attraversata più

volte da queste tre correnti telluriche, è ciò che rende

quest’acqua radioattiva, e quindi fonte curativa di guarigione,

e con un’intensità massima il 22 luglio il giorno di celebrazione

di Santa Maria Maddalena che ha dato il suo nome a questa magnifica Basilica12.

Con molta probabilità il fiume sotterraneo sotto l’abazia è collegato al sito Fonti Salate che si trova a sud di

Vézelay a due chilometri da Saint-Père-sous-Vézelay. Il sito che risale al 1200 a.C. è noto per la sua acqua

minerale, radioattiva, clorurata ed effervescente, questo santuario gallico, con la sua piscina sacra dedicata

alle divinità delle fonti13.

FIGURA 12. POZZO FONTI SALATE VÉZELAY

La presenza di Wouivre corsi d’acqua sotterranea e di correnti

telluriche era rappresentata nei capitelli dei luoghi sacri

rispettivamente dalle sirene e dai draghi. Dobbiamo la nostra

gratitudine a Viollet-le-Duc se possiamo ancora ammirare l’Abbazia e

12

René et Claudine Bouchet: Initiation aux courants telluriques. 13

Nel XV secolo, dopo l’istituzione del deposito di sale di Vézelay, i monaci si riempiono tutti i bacini per costringere

la gente del posto per comprare il loro sale. Il sito fu successivamente livellato e riempito e le operazioni di recupero

proseguiranno fino al XVIII secolo, a causa della lotta spietata per i trafficanti di sale.

21

le sue sculture misteriche. Una sirena con doppia coda si può ammirare nel museo cittadino dedicato al

celebre architetto. Le sirene a due code sono immagini ricorrenti nell’arte romanica, a Pavia, a Como e in

diversi altri luoghi, in tutta l'Europa. Ad esempio a Pavia, sulla facciata principale della Basilica di San

Michele, così come in altre chiese romaniche (nella cripta di San Teodoro, o nella distrutta Basilica di San

Giovanni in borgo), ricorrono numerose sirene, ma si trovano anche tritoni barbuti ed ermafroditi.

Viollet-le-Duc scrive nel suo Dizionario ragionato di architettura medioevale, che tra due archi ogivali sulla

volta nei sotterranei della vecchia sacrestia della chiesa abbaziale di Vezelay sono poste quattro figure

scolpite, di uno di loro, raffigura un guerriero con un’armatura che ricorda le squame del Drago. Le gambe

delle figure sono attorcigliate per formare un cerchio con il Drago come morde la testa al guerriero mentre

questo lo trafigge l’urobos, il Serpente che si morde la coda, entrambi sono il Drago, mirabile

rappresentazione!

FIGURA 13. VÉZELAY CAPITELLO CON SIRENA -

GUERRIERO CHE COMBATTE IL DRAGO

L’Abbazia di Vézelay, anche se

dedicata al culto di Maria Maddalena,

ha posseduto la sua vergine nera e il

suo dolmen. È stata fatta menzione di

questa Madonna Nera negli “annali

delle Crociate” e San Luigi si sarebbe

inginocchiato davanti a lei alla fine del

settembre 1244. La Vergine era

esposta nella cripta. Vézelay è stato

sempre un luogo iniziatico. I Druidi vi

hanno soggiornato.

Sulla parete divisoria fra il nartece e il piedicroce, la parte inferiore del corpo della chiesa a croce latina14, si

aprono tre portali con lunette scolpite: la lunetta del grande portale centrale (1125-1130) raffigura Cristo in

trono che trasmette lo Spirito agli Apostoli; quella del portale di destra, l’Annunciazione, la Visitazione, la

Natività di Gesù e l'Adorazione dei Magi; quella del portale di sinistra, l’Ascensione e la Cena di Emmaus. Il

grande timpano del portale centrale è decorato con lunette o semicerchi in fasce concentriche e nel

semicerchio esterno con i segni zodiacali15, per simboleggiare che si entra nella caverna cosmica. Sull’asse

centrale sotto all’interno di una mandorla è mostrato un Cristo Glorioso e Risorto, senza stimmate sulle

mani da cui partono raggi di luce che vanno a posarsi sulle teste degli Apostoli. L’intera scultura esprime

non esprime la sofferenza della crocifissione, bensì pace interiore serenità senso di elevazione. Sotto il

timpano, sull’asse del pilastro che divede le due porte d’ingresso, la statua di San Giovanni Battista con

l’Agnello (ormai rovinato) secondo il disegno fatto da Viollet-le-Duc. Nella Basilica dedicata a Maria

Maddalena, non poteva mancare in posizione preminente anche San Giovanni Battista. La sezione verticale

del nartece rivela che l’elevazione è stata fatta seguendo un’armonia basata sul triangolo equilatero, la

figura geometria della divinità. Il Triangolo Equilatero è simbolo di equa distribuzione e di eguaglianza di

esistenza, perché tutti i lati sono di ugual misura.

14

Il presbiterio è il capocroce. 15

Come per il portale della Sacra di San Michele a Susa, la fascia zodicale circonda l’ingresso nel Tempio Sacro.

22

FIGURA 14. VÉZELAY PILASTRO CON STATUA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

FIGURA 15. VÉZELAY VISTA VERTICALE DEL NARTECE

La base del portale è inscrivibile in un rettangolo di proporzioni 1:2, l’ottava musicale, la cui diagonale è √5.

Il centro degli archi (semicerchi) del portale è posto sull’asse centrale con un incremento di altezza di 1/7

rispetto al lato del rettangolo in totale 8/7. Il rapporto 8/7 si ritrova entrando nel tempio, nella distanza fra

due colonne della navata in senso longitudinale e in senso trasversale.

NARTECE PORTALE SCULTURE

C

DA =1/7 AB

A

B

AB=1/2 BC rapporto di ottava

D

23

Il piedicroce, è costituito da dieci campate, con tre navate separate da archi a tutto sesto poggianti su

pilastri polistili e illuminate da monofore a tutto sesto; non vi è né matroneo, né triforio.

FIGURA 16.PLANIMETRIA BASILICA DI VÉZELAY NOVE CERCHI DI LUCE

Il rapporto 8/7 della navata è tipico dell’architettura bizantina. Il coro sembra una costruzione fatta in un

tempo diverso dalla navata la parte centrale, il modulo è un quadrato perfetto, il deambulatorio rispetta il

modulo della navata 8/7. Infatti, il piedicroce e il nartece sono in stile romanico e furono costruiti tra il 1120

e il 1150, mentre il transetto e il coro, in stile gotico, furono costruiti tra il 1185 e il 1190.

Nel 1976, dopo più di otto secoli, Hugues Delautre (1922-2008), uno dei padri francescani responsabili del

servizio del santuario Santa Maddalena di Vézelay scopre che non solo l’asse di orientamento di La

Madeleine, ma anche la sua struttura interna, sono state determinate tenendo conto della posizione della

relativa terra al sole. Allo scoccare del mezzogiorno nel primo giorno del solstizio d’estate nove cerchi di

luce si allineano perfettamente lungo l’asse centrale della navata verso il coro. I cerchi di luce sono prodotti

dal sole che filtra attraverso le alte finestre Sud della basilica. Questi raggi al solstizio d’inverno, 21

dicembre provocano uno spettacolo diverso: ogni capitello del muro nord della navata riceva un punto luce

con perfetta regolarità, dalle alte finestre.

Rapporto 8/7 Rapporto 1/1 Cerchio di Luce

24

PUY-EN-VELAY UN LUOGO ALTO

Situato sul cammino per Compostela, si trova l’antico santuario dedicato

a Nostra Signora di Puy-en-Velay. Le origini della cattedrale sono

leggendarie, il santuario presto sulla vetta del Monte Anicium

sembrerebbe anteriore alla fondazione di una chiesa primitiva di Nostra

Signora di Le Puy ad Anicium, che è stato attribuito al Vescovo Vosy, che

trasferì la sede episcopale da Ruessium ad Anicium. Nei tempi antichi,

quando la regione Velay era ancora coperta di fitte foreste, dal cratere

vulcanico di Le-Puy, è emersa una roccia su cui sorgeva un dolmen.

Un tempio romano vi fu costruito nel I secolo, dedicato ad Adido, un dio

locale e all’imperatore Augusto. Costruito nei pressi di una fonte sacra,

ha incorporato il dolmen. Il tempio fu distrutto nei primi del V secolo per

ordine degli imperatori romani cristiani. Perché al suo posto fu edificato

il primo tempio nel 415 d.C. dal vescovo Scutarius di Le Puy? Il vescovo

era chiaramente un forte sostenitore del potere del dolmen esistente,

che pertanto l’ha voluto incorporare nella sua cattedrale, in un periodo

in cui la tolleranza al paganesimo comportava la scomunica immediata.

Scutarius ha costruito la sua chiesa sulle rovine del tempio romano, che incorpora alcune delle sue mura. La

chiesa aveva una sola navata di due campate. Sono state trovate sotto il pavimento, le fondazioni del coro

della prima chiesa che era 12x24 m, rapporto di 1:2 ottava. Le navate laterali sono state aggiunte nel 6°

secolo, utilizzando antiche lapidi romane nelle pareti, con la tomba Scutarius collocata nella navata sud.

Vi era sulla cima del monte Anicium o Anis, un antico dolmen druidico: una grossa lastra di pietra nera che

lo sormontava divenne preziosa quando secondo una leggenda risalente all’VIII secolo, in epoca gallo-

romanica nel 47 d.C. una vedova del posto, sdraiatavisi sopra secondo i consigli che la stessa Madonna le

aveva dato in una delle sue apparizioni, guarì miracolosamente da una febbre maligna che lo affliggeva da

tempo. San Giorgio era vescovo di Le Puy riconobbe il miracolo, e subito un cervo, fuggendo dal bosco,

nella neve fresca, anch’essa caduta per miracolo in una calda giornata di luglio, tracciò intorno al dolmen le

fondamenta della futura chiesa. Ha voluto obbedire alla richiesta della Vergine, ma non aveva i soldi per un

grande chiesa tale. Così si accontentò di piantare una siepe di spine sopra il piano terra fino a quando tale

finanziamento potrebbe essere trovato. Il giorno successivo, la siepe era fiorita. La “Pietra delle Febbri”,

com’era stata rinominata dopo il miracolo, ne divenne la mensa d’altare. Accanto al dolmen si trovavano un

albero di biancospino e una sorgente di acqua che aveva potere di guarigione16. La leggenda non fa accento

come se non fosse mai esistito il tempio romano poi distrutto.

Scutarius, era anche architetto e senatore romano, fu responsabile della costruzione tra 415 e 430. Il

dolmen fu incorporato nella chiesa, e questo è stato certamente il motivo della richiesta di costruzione del

Vescovo a Roma, non avendo assolutamente alcuna necessità di approvazione pontificia per costruire una

normale chiesa. Le virtù curative del luogo sacro pozzo e dolmen furono riconsacrati a Maria, che secondo

la tradizione ha curato malattie col contatto con la pietra. Le Puy-en-Velay è con Chartres, il più antico

santuario mariano della Gallia cristiana. Le Puy era un grande centro sacro druidico del Sud della Francia e

16

Come a Chartres.

25

Chartres quello del Nord. Il dolmen originale era costituito da due o tre massicce pietre grezze reggenti un

grosso masso appiattito, formava un vano riparato abbastanza alto perché un uomo lo potesse

attraversare. Si ritiene che il vano incorporasse un punto del suolo particolarmente attivo, un’importante

fertile fonte di energia emanante dalla terra. Queste correnti telluriche montavano e si affievolivano

secondo le stagioni, e rivitalizzavano chiunque ne venisse in contatto. Il pozzo sacro è posto sul retro della

cattedrale, dalla parte dell’abside, in un piccolo cortile verso la parete est, dove si ammirano bellissime

sculture frammenti dell’antico tempio di Augusto e Adidon che rappresentano scene di caccia e sopra di

queste si legge: “FONS OPE DIVINA LANGUENTIBUS GRATIS MEDICINA SUBVENIENS UBI DEFICIT ARS

HYPOCRATIS”. “Questa fontana con la forza divina, è utilizzata per curare malati in modo gratuito quando

fallisce l’arte di Ippocrate”. Questa frase si riferisce al pozzo vicino, che è alimentato da una sorgente sacra.

Senza acqua non c'è chiesa, tutte le antiche chiese sono

costruite su reti geomagnetiche, ma anche in relazione a

fiumi sotterranei. L’acqua è probabilmente la fonte che

scorreva vicino ai dolmen. Il Dolmen unito alla sorgente, è

ciò che causava i cosiddetti miracoli di guarigione. Sopra

l’iscrizione vi è un fregio decorativo in forma di S che identico

a quella dell’archivolto della porticina del Portico di For.

FIGURA 17. IL POZZO SACRO - CATTEDRALE DI LE PUY

C’era anche una piccola fontana che sorgeva timidamente

superficie altrettanto antica la cui posizione era nota nel XVII secolo sotto il nome “Font-forte”. Troviamo le

sue tracce in un taccuino di un custode conosciuto come scritti di Sauray St Arhain. Il nome della sorgente è

stato dato per la strana acqua calda e frizzante che emergeva in quel punto. La leggenda dice che si è

prosciugata, ma deve riemergere e segnare “l’inizio di una nuova era”. Con un rivelatore a infrarossi si è

determinata la sua posizione. Le antiche chiese sono posizionate su corsi d’acqua sotterranei. L’acqua è un

elemento essenziale che sintonizza la terra e il cosmo. Alcuni flussi sono stati convogliati anche prima della

costruzione della chiesa con letti di ghiaia (vedi scoperta fatta nella cripta della chiesa romanica di Thuret) o

conica con ugelli di terracotta per aumentare l’influenza del luogo scelto sulla mappa geomagnetico.

Sculture di sirene si trovano spesso nelle chiese e sono simboli di questi flussi sotterranei. Spesso troviamo

scolpita una sirena con la doppia coda sia sugli stipiti di diverse chiese

romaniche, come la Basilica di San Nicola di Bari, sia nelle cattedrali

gotiche e in alcuni mosaici pavimentali, come quello della Cattedrale di

Otranto. La sua mostruosa raffigurazione, busto di donna e coda di pesce,

ha un’origine sia mediorientale sia nordica. Spesso queste sirene hanno

una o due code semplicemente indicando un incrocio di acqua

sotterranea. Due porte permettono l’accesso alla chiesa, la Porta papale,

riservato ai sacerdoti, è la più grande. Sul pilastro massiccio, c’è una sirena

bifide, con due code, accompagnata da una gemella, quindi il messaggio è

chiaro, ci sono quattro corsi d’acqua che attraversano il portico.

FIGURA 18. SIRENA- PORTICO DI FOR CATTEDRALE DI LE PUY

È anche possibile vedere una scultura di Atlante. Il portico di For è una cupola cosmica (l’arco circolare è

supportato da ogive) con un quadrato alla base, cioè la Terra. La colonna è sostenuta da una mano scolpita.

26

Sulla sinistra si può vedere un piccolo personaggio che guarda la porta. Egli è il gemello dell’alchimista di

Notre-Dame de Paris. Egli è il maestro, l’adepto che veglia e osserva. Egli è il custode del cancello.

FIGURA 19. CATTEDRALE DI LE PUY - ATLANTE

E L’ALCHIMISTA

Il Monte Anicium, Anis, sin dai tempi

più remoti era dedicato al culto della

dea Anas o Anua, una delle tante

forme cultuali dedicate alla Grande

Madre, e non a caso la madre della

Vergine Maria si chiama Anna: non

sono rare le sue rappresentazioni

iconografiche in cui la sua figura,

enorme, sembra incombere su quella

di Maria, una Grande Madre, appunto.

La figura di questa santa, la madre di

Maria, accompagna spesso le Madonne

Nere, e la Cattedrale di Le Puy non fa eccezioni: una grande statua della Santa è presente all’interno.

Una porta nella navata meridionale coro conduce al Portale, costruito nel XII secolo come un ingresso di

papi, cardinali e prelati. Il portale è squisitamente decorato, con archi righe, colonne intarsiate, e qualche

scultura intrigante; nell’angolo nord-ovest, una mano tiene umoristicamente il molleggio di un arco. Sopra

la porta vi è la pietra con l’epitaffio del V secolo del vescovo Scutarius: “SCVTARI PAPA VIVE DEO”,

“Scutarius, Padre della Patria, vive con Dio”. L’altro lato della pietra reca l’iscrizione dedicata al tempio

romano del I secolo che sorgeva su questo sito.

Il chiostro è rettangolare: 30,75x19 metri, il rapporto di questi due misure dà 1,6184 il numero aureo,

quindi qui abbiamo un rettangolo aureo. Altre proporzioni: abbiamo arcate 10 in lunghezza e 5 in larghezza,

con rapporto ½, l’Armonia; infine abbiamo 153 capitelli. Nei Vangeli si narra dell’apparizione agli Apostoli di

Gesù risorto sul lago di Tiberiade dove invita Simon Pietro a gettare la rete nel lago: “Allora Simon Pietro

salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete

non si spezzò”. Il numero dei Pesci è appunto 153.

• 153 è il diciassettesimo numero triangolare, più precisamente è la somma dei numeri dei numeri da

1 a 17 compresi.

• 153 inoltre ha la proprietà rara che è la somma dei cubi delle proprie relative cifre, cioè:

153 = 13 + 53 + 33.

• Espresso in modo fattoriale 153 è il Cinque triangolare: 153 = 1!+2!+3!+4!+5!

La sala capitolare collega la galleria del chiostro attraverso una porta con quattro colonne di cui due molto

rare, che per la loro forma sono chiamate onde. Sul timpano, una linea spezzata esprime l’analogo concetto

che simboleggia l’acqua. La linea spezzata a forma d’onda dispone di 8 vertici (il numero di Cristo) e di 12

cerchi.

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FIGURA 20. CATTEDRALE DI LE PUY - PORTALE SALA CAPITOLARE

Un capitello è realizzato con due leoni schiena contro schiena tenuti

da una corda. Rappresentazione della dualità. Essi si sono impegnati

contro la loro volontà, ed è chiaro che vogliono graffiare e mordere. Il

loro collegamento è l'asse cosmico che scende dall’alto, che li unisce

in un solo corpo.

La leggenda dell’ottavo secolo narra di una matrona sdraiata sulla

pietra sacra e dell’apparizione di un cervo. Questo bellissimo animale

era considerato dai Celti un essere spirituale appartenente alla Dea

Madre ed era associato a un culto della fertilità più terreno che

celeste. I cervi erano considerati gli intermediari fra il mondo degli dèi

e quello degli uomini. Il miracolo della neve a luglio? Di fronte al sole

e al leone zodiacale del mese di luglio, la neve incarna il principio femminile che subirà la fecondazione

necessaria per una nuova vita. Il roveto è lì per confermare la fecondazione, il giorno successivo. Si è

verificato un trasferimento di potere dal paganesimo morente al cristianesimo nascente, i druidi, gli antichi

iniziati minori, i sacerdoti dell’antico culto, divennero sacerdoti della nuova religione cristiana; in cambio, i

dolmen e i menhir saranno conservati e la Vergine sarà nera. La leggenda del vescovo, che cercò

l'approvazione del papa, la nevicata e il cervo sorta nell’ottavo secolo nacque nel bel mezzo di una polemica

intorno ai culti pagani dei dolmen. A un certo punto intorno a questo periodo, il dolmen è stato distrutto.

La pietra piatta del dolmen popolarmente conosciuta come la “Pietra delle Febbri e delle Visioni”, è stata

abbattuta e rotta si dice da un fulmine divino! La pietra piatta ha continuato a essere riverita e malati

dormivano su di essa o accanto nella speranza di guarigione. Alla fine qualcuno ha visto la necessità di dare

questa iscrizione latina: “Sapete perché coloro che vengono a dormire su questa pietra sono guariti? Perché

il potere appartiene all’altare”. Nell’XI secolo, la pietra piatta del dolmen fu collocata nel pavimento della

navata meridionale, dove è rimasta per 800 anni. Folle di persone malate, in particolare chi soffriva di

febbre, dormivano non solo sulla pietra, ma riempivano

l’intera navata. Nel XVIII secolo17, il clero diventato stufo di

questa pratica trasferì la pietra alla facciata ovest. Da allora è

stata spostata indietro nella cattedrale, e ora è stato

incorporato nel pavimento di una sezione della chiesa

chiamata la Chambre Angélique, o la “Camera degli Angeli”.

La “Pietra sacra nera” immersa nella semioscurità si trova a

sinistra a pochi metri dalla Madonna Nera, che troneggia al

centro del coro.

FIGURA 21. LA PIETRA NERA DI LE PUY

Le Puy ha posseduto una venerata immagine della Vergine fin dai suoi primi giorni, ma purtroppo non

sopravvivono oggi. L’antica icona originale nel medioevo è stata sostituita da statua una Vergine Nera.

Secondo la tradizione nel 1254 Luigi IX al ritorno dalla settima crociata, dimostrò la sua devozione donando

al santuario una statua di cedro, di probabile provenienza egiziana e raffigurante una dea nera orientale,

17

Alla fine di questo secolo scoppiò la Rivoluzione di un popolo insofferente verso la monarchia e il clero.

28

forse Iside col piccolo Horus tra le braccia che divenne la veneratissima la Madonna Nera custodita

all’interno della cattedrale che fu bruciata durante la Rivoluzione francese. Il simbolismo della Vergine Nera

è la Madre Terra, la Matrice, la fonte cui si abbevera ogni alchimia, il corvo nero della Grande Opera.

Qualunque sia lo spazio in cui si è eretto, a volte sostituendo una vecchia pietra nera, significa un luogo di

emersione Terra.

Di questa statua nel 1777 o 1778 Faujas dei Santi Fondi fa una dichiarazione e una precisa descrizione: alta

72 cm, nera e scolpita in cedro, si rimarca che le due porte del santuario erano cedro ... e decorate in stile

orientale con la scritta: “Dio ha voluto così”. Seduta alla maniera di alcune divinità egizie indossa un

cappotto conico del gusto più barbara. Faujas continua scrivendo che sotto il mantello, la veste è blu-verde

per la parte superiore, ocra verso il basso, la statua avvolta in strisce tela metallica. Il bambino Gesù sembra

bloccato sullo stomaco della madre e mostra la sua testolina nera attraverso un’apertura fatta nel mantello

(Lo stomaco della Vergine ha un rapporto col suo ombelico). Faujas osserva come la testa della Vergine non

aveva capelli o orecchie. La testa era coperta tre cuffie. Un antico testo dice che “entriamo cattedrale

attraverso l’ombelico e che usciamo le orecchie”. Soprattutto scrive Faujas, ciò che più colpisce nella faccia

nera della statua è un naso eccessivamente lungo e gli occhi di vetro forti che danno un’aria distaccata

stupita che ispira sorpresa e persino terrore. La Vergine Nera non è innocua!

Il 19 Gennaio 1794 i rivoluzionari portano fuori la statua della cattedrale, spogliata dei suoi gioielli e

stupidamente decidono che deve essere bruciata. Da una piccola cavità è espulso un piccolo rotolo di

pergamena. I rivoluzionari non vogliono che sia salvato il documento che brucia tra le fiamme con il suo

segreto dell’origine della strana Madonna Nera. Attualmente si venera una copia ottocentesca di Nostra

Signora Nera. Dal “mantello” della Vergine appare solo la testa del Bambino; il mantello è la protezione

della madre. Le caratteristiche delle due facce sono le stesse e le cui corone sono simili. Il Bambino

completamente staccato dalla madre ha la stessa “maestà”

della Vergine, ma è tenuto sotto controllo sulle ginocchia,

rigorosamente in linea.

FIGURA 22. LA VERGINE NERA DI LE PUY

La successiva basilica romanica, dell’XI-XII sec. inglobò e

ampliò il precedente edificio. La cattedrale costituisce il punto

più alto della città, che sorge ai piedi del Rocher Corneille

(roccia del corvo), e una fusione di stili architettonici del periodo che va dal V secolo al XV, che gli conferisce

un aspetto particolare che mescola influssi orientali, evidenti soprattutto nelle cupole ottagonali della

navata. La maggior parte di costruzione tuttavia risale alla prima metà del XII secolo18.

Nell’VIII secolo esisteva già il pellegrinaggio alla Madonna di Puy, che fu la più importante meta di

pellegrinaggio francese durante il Medioevo. Nel X secolo che l’antica città di Anicium cambia nome, per

assumere quello di Puy-Sainte-Marie. La devozione mariana era collegata anche al pellegrinaggio verso

Santiago di Compostela: Puy era, infatti, una tappa nel cammino che dalla Francia raggiungeva Santiago.

Dalla Francia, in particolare, erano quattro i cammini che convergevano verso Santiago di Compostela, di

18

La chiesa romanica fu successivamente distrutta da un incendio nel 1794, ma fu fedelmente ricostruita dall’architetto

Philippe Kaeppelin in sulla base di documenti originari del XIII sec. Le-Puy come le grandi cattedrali gotiche dal 1998

è annoverata nei beni del patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco.

29

questi il più antico e noto partiva dalla città di Le-Puy, ed era chiamato la “Via Podense”. Il merito di tanta

popolarità è attribuito soprattutto all’allora vescovo della città, Gotescalco, che nell’anno 951 guidò il primo

pellegrinaggio francese verso Santiago. Al suo ritorno fece edificare nella città un santuario circolare

dedicato a San Michele Arcangelo, e cominciò a promuovere attivamente il culto della Madonna Nera, la

Vergine di Le Puy.

Nel secolo XVIII la cattedrale necessita urgenti lavori di consolidamento. JC Portal, architetto, su richiesta

del vescovo Galard Téraube intraprende le azioni necessarie ... ma che strano ... l’antico accesso

sotterraneo al coro è bloccato. La scalinata ora finisce nella Porta d’Oro di fronte alla famosa Pietra nera

delle febbri. I lavoratori in quel periodo raccontano che in questa occasione una sorta di piccola galleria

"arcaica" è stata portata alla luce. Il lavoratore che si è avventurato lì non è più tornato ... poi è stata la

volta degli abati e Mulley Casaiyt che provarono a visitare il passaggio stretto e basso. Ritornarono in fretta,

rifiutandosi di dire di più, nonostante il loro grande stato di agitazione. Nel 1893 che uno studioso di

archeologia ritrova la raccolta due abati e taccuino personale di Mulley dove era relazionata la spedizione

sotterranee: una piccola figura femminile con bambino in un metallo “lucido e molto pesante”, sette rulli

incisi con segni sconosciuti, strane lavorazioni intagliate nella pietra blu, nera, molto dura e ... due vertebre

umane di dimensioni sproporzionate, gigantesche! Ricordiamo che nelle vicinanze di Velay vi sono non

meno di 116 testimonianze megalitiche... tra cui due enigmatiche “tombe di giganti”. Le annotazioni di

Mulley insieme a bozzetti riflettono la sua grande preoccupazione mista a domande senza risposta. Egli ha

aggiunto che l’esistenza di questa stranezza è stata menzionata dopo aver consultato un documento molto

vecchio in possesso del vescovo19.

19

http://www.francenervie-secretes.com/puy_art.html.

30

LE PUY - SAINT MICHEL AIGUILHE

Ad Aiguilhe, su un picco vulcanico alto 90 metri, di fronte alla cattedrale di Le Puy, sorge la Cappella di San

Michele, un luogo sacro per eccellenza. In tempi lontanissimi, un vulcano creatosi un milione di anni fa,

emerge in mezzo alle acque di un enorme lago. Un dolmen preistorico è stato edificato lì in cima, e Romani

dedicarono il luogo a Mercurio prima che i cristiani costruissero una cappella dedicata a San Michele. Le tre

grandi pietre incorporate nella cappella di San Michele si pensa che siano i resti di un dolmen preistorico lì

edificato.

Sull’architrave all’ingresso si vede un paio di visi con gli occhi sbarrati che vomitano un arcobaleno di foglie

su un cieco timpano che poggia su una coppia di sirene una con la coda di un serpente e una con la coda di

un pesce per simboleggiare la presenza di correnti energetiche sotterranee legate all’antico vulcano.

L’Agnus Dei in una mandorla riposa sopra l’apice dell’arco, mentre gli uomini adorano in ginocchio su ogni

lato. Ai fianchi degli uomini verdi sono scolpite su due capitelli a destra una doppia aquila e a sinistra un e

un giovane che sale dal fogliame e in tre gigli.

FIGURA 23. SAINT MICHEL AIGUILHE - PORTALE

31

MONTE SANT’ANGELO - GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO

I santuari dedicati all’Arcangelo, i Michaelion, erano spesso ricavati all’interno di grotte: la più famosa e

forse antica in Italia è di Monte Sant’Angelo in Puglia, sul Gargano. Tutto il Gargano è terra di mistero. Si

respira nella luce che si riflette nelle grotte che si aprono a fior d’acqua o che trapassa gli archi di roccia

lungo il perimetro che da Lesina a Manfredonia disegna lo sperone d’Italia. È la natura che respira

all’unisono con una sacralità ancestrale che percorre e fa vibrare il suolo di questa montagna sul mare.

Un’onda geo-energetica che dall’antichità si protrae fino al presente. È un senso tellurico di mistero. Vi

sono indubbie corrispondenze tra Gargano, Gargantua, San Galgano, San Gorgonio, il cavaliere Galvano

della Tavola Rotonda e altri personaggi legati alle mitologie dell’Europa occidentale.

Il Santuario di Monte Sant’Angelo è anche un luogo dove sono nascosti misteri e segreti non ancora svelati,

perché coperti da antichi giuramenti risalenti a moltissimi secoli fa. La chiesa micaelica è posta sulla

sommità della montagna, scavata nel cuore della roccia, in una grotta naturale che si addentra per circa

ventiquattro metri nelle viscere della terra. Definita cripta e domus angulosa, per le pareti irte di sporgenze

e rientranze, con la volta rocciosa irregolare, che in qualche punto ancora oggi si sfiora con la testa, in

qualche altro a mala pena si tocca con le mani. All’esterno, la sommità della montagna è in parte ricoperta

da un bosco di cornioli (cornea silva) e in parte degrada verso un altopiano verdeggiante. Il complesso sacro

attuale è dominato dalla lavorata e poderosa mole del campanile ottagonale alto 40 metri e risalente al

1273. In fondo al piazzale in pietra si apre con due arcate ogivali l’atrio d’accesso, e sul portale destro vi si

legge l’iscrizione: “Terribilis est locus iste – Hic domus Dei est et porta coeli”, cioè “terribile, impressionante

è questo luogo, questa è la casa di Dio e la porta del cielo”. Le parole che accolgono il visitatore all’ingresso

superiore della Basilica, annunciano la bellezza e la potenza spirituale particolare del luogo. Una scala di 89

gradini scende dal vestibolo d’ingresso all’atrio interno; si accede poi alla chiesa attraverso un portale

romanico con magnifiche imposte in bronzo, eseguite a Costantinopoli nel 1076.

La storia del santuario si perde nella notte dei tempi. Di ritorno dalla guerra di Troia, il primo re di Argo

sarebbe sbarcato in Italia e avrebbe denominato il promontorio pugliese Gargano dal nome del monte

Gargara in Frigia, introducendovi anche il culto a varie divinità. Il luogo boscoso, cosparso di anfratti e

caverne, ben si prestava al raduno di piccole comunità dedite al culto dell’indovino Calcante e del medico

Podalirio, soppiantati in seguito dalle pratiche rituali collegate con il dio Mitra20. Qui sorgeva un

celeberrimo santuario-grotta dedicato a questa divinità iranica. Essendo il dio nato da uno spuntone

roccioso, si venerava una roccia conica dalla cui sommità sporgeva un fanciullo con il berretto frigio.

Vincitore delle forze del male, benefattore dell’umanità, fu portato in cielo su di un carro di fiamme, ma

sarebbe ritornato dopo un lungo ciclo di anni e avrebbe dato ai suoi fedeli una bevanda che li avrebbe resi

immortali. La liturgia mitraica comportava sette gradi d’iniziazione: si cominciava con la partecipazione a un

banchetto costituito da pane e acqua tinta nel vino. Le cerimonie avvenivano in una cripta, percorsa da

acqua proveniente da una fonte sacra nel mezzo o di lato, indispensabile per le abluzioni e le immersioni

purificatrici. Dietro l’ara vi era sempre un bassorilievo rappresentante Mitra in atto di uccidere il toro sacro,

il cui sangue simboleggiava la vita dell’universo; non mancava poi la statua del Tempo infinito. Come

Apollo, vincitore nell’antichità del serpente Pitone, figlio della Terra, così Michele trionfa sul drago. Il nome

20

Mitra all’origine era una divinità indiana vedica, risalente al periodo indo-iranico. Assunse poi alcune caratteristiche

del dio Sole e di Apollo, acquistando molta importanza durante l’impero romano e contendendo addirittura il primato al

cristianesimo.

32

ebraico di Michele è Mika el, ossia il grido di battaglia “chi è come Dio?” Nella Bibbia Michele viene in aiuto

a Daniele e vigila sui giudei perseguitati da Antioco. La grotta dove secondo la tradizione cristiana apparve

Michele era dunque in origine dedicata al culto del dio Mitra. Si trattò di una cristianizzazione di luoghi di

culto dedicati a Mitra, detti Mitrei.

FIGURA 24. MONTE SANT’ANGELO - GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO

L’interno della grotta è a una navata con volte ogivali poggianti su mensole. Sulla destra si apre la

suggestiva grotta dell’Arcangelo, sul cui fondo si staglia l’altare con la statua di S. Michele in alabastro,

cinquecentesca: a sinistra dell’altare una cattedra episcopale del XII secolo. Nella cavità a sinistra si apre

l’altare della Madonna, e appena dietro, fino a 20 anni fa circa, si poteva raccogliere l’acqua miracolosa

stillante dalla roccia. Di rilevante importanza storica sono le cripte, ambienti che costituivano l’antico

passaggio longobardo alla grotta. Si possono vedere raffigurazioni delle apparizioni, iscrizioni dedicatorie e

commemorative redatte in alfabeto runico e forse franco.

L’acqua stillante dal soffitto della grotta era ritenuta miracolosa. All’interno dell’antro in passato

continuava a sgorgare dalla roccia una stilla, che, raccolta dai fedeli in recipienti di vetro per motivi

terapeutici, si rivelava particolarmente efficace contro le febbri. Secondo antichissimi racconti popolari

varie persone, dopo aver passato qualche notte nel tempio, accanto alla statua dell’Arcangelo e bevuto di

quell’acqua, mediante sogni ricevevano istruzioni sulle modi e cure da seguire per propiziare guarigioni che

avevano del prodigioso. In altri santuari micaelici l’acqua miracolosa continua a sgorgare come ad esempio

a Liscia (Abruzzo, Chieti), dove nel santuario di san Michele Arcangelo si perpetua il rito antichissimo

dell’acqua. All’interno della chiesa vi è la grotta originaria, qui l’acqua si raccoglie in una vasca vigilata dalla

scultura dell’Arcangelo. L’8 maggio e il 29 settembre, giorno in cui viene celebrata la festa, i pellegrini si

recano al santuario per rinnovare antichi rituali: si strusciano contro le pareti e bevono l’acqua della

sorgente ritenuta miracolosa. Un altro luogo è la grotta di S. Michele a Cagnano Varano (Foggia) dove è

ancora possibile raccogliere l’acqua che sgorga in una pozza, ad esempio in una piccola bottiglia. I segni

presenti nella grotta attestano frequentazioni ininterrotte dal Paleolitico ai nostri giorni.

33

FIGURA 25. ACQUA SACRA GROTTA DI SAN MICHELE

CAGNANO VARANO

Fu la zona della Frigia, e precisamente a Colosse e a

Galgara, a veder fiorire forse il più antico luogo di

culto, caratterizzato dallo scaturire di una fonte

miracolosa, le cui virtù terapeutiche si

manifestarono per esempio su di una fanciulla

muta dalla nascita. A Pythia, in Bitinia, le acque

termali attiravano stormi di malati già secoli prima

del cristianesimo. Luoghi di culto micaelici sorsero

lungo la valle del Nilo, lungo torrenti e ruscelli

dell’Asia Minore. Sulla sponda europea del Bosforo, al nord della città, è attestata, nel IV secolo, l’esistenza

di un michaelion, un santuario già dedicato alla dea Vesta, riconsacrato da Costantino all’Arcangelo e

divenuto famoso per le apparizioni e i miracoli operati da Michele: Sozomeno testimonia che, nel V secolo,

vi si praticava il rito dell’incubatio, i fedeli avvolti nelle pelli degli animali sacrificati conseguivano la

guarigione. Il V secolo registra un’attestazione romana, una basilica sulla Salaria, e una chiesa in grotta sul

Gargano. A San Michele guaritore furono consacrati a Costantinopoli ben 16 luoghi di culto.

La presenza dell’acqua è elemento terapeutico per eccellenza, di purificazione, fondamentale nei culti pre-

cristiani e cristiani; la natura rigogliosa, incontaminata, predisposta al contatto divino. La Grotta richiama

simbolicamente le viscere della terra, è ombelico del mondo, luogo oscuro, pericoloso. Ha un rapporto con

le forze negative demoniache che l’Angelo che sconfigge o doma, la grotta si erge sul Promontorio proteso

verso il mare e sulla Montagna, immagine della tensione verso il cielo, verso il Divino.

Nel corso dell’VIII secolo, vennero in Puglia alcuni pellegrini per prelevare dalla grotta garganica dei

pignora, cioè oggetti-reliquie, da portare in Francia per fondare altri santuari micaelici a imitazione di quello

garganico. Il più famoso di questi santuari è quello normanno di Mont Saint-Michel, nel quale alcuni

monaci, inviati in Puglia nel 708, portarono frammenti di roccia garganica e, brandelli del mantello che,

secondo la tradizione, l’Angelo avrebbe lasciato nella grotta pugliese in occasione di una delle sue

apparizioni. Il fine era quello di mutuare, per il tramite di questi pignora, le virtù taumaturgiche dell’Angelo

e ricreare il modello garganico in Normandia o altrove.

34

SACRA DI SAN MICHELE SUSA Sul finire del X secolo, in Piemonte all’imbocco della valle di Susa, in cima sul monte Pirchiriano (alto 962

metri dalla strada di fondovalle), fu edificato un altro santuario dedicato all’Angelo, noto come Sacra, il cui

racconto di fondazione lo qualifica come terzo luogo scelto per sé dall’Angelo Michele sulla terra,

esattamente a mezza strada tra il Gargano e Mont Saint Michel. Su un imponente basamento che partiva

dall'ultimo picco del monte, fu costruita una quinta chiesa. Il numero dei monaci e la fama del monastero

crebbero ulteriormente. Dal decimo secolo fino alla metà del 1300 l’abbazia visse il suo periodo di maggior

gloria e prestigio. Nel 1379, per il malgoverno del corrotto abate Pietro di Forgeret, Amedeo VI di Savoia (il

“Conte Verde”) chiese alla Santa Sede l’abolizione della figura dell’abate monaco e la sua sostituzione con

un Commendatario. Questa nuova figura, interessata più ai profitti personali che alle sorti del monastero,

non fu assolutamente in grado di contrastare la decadenza dell’abbazia. Il monastero fu soppresso nel 1621

da papa Gregorio XV. Dopo seicento anni di vita benedettina, la Sacra restò quasi abbandonata per oltre

due secoli! Fu il re Carlo Alberto che il 29 agosto 1836 ottenne da papa Gregorio XVI che l’abbazia fosse

ceduta in perpetuo ai padri Rosminiani21. Contemporaneamente, il re affida loro in custodia le salme di

ventiquattro reali di casa Savoia, traslate dal Duomo di Torino, ora tumulate in santuario entro pesanti

sarcofagi di pietra.

I tre luoghi sacri micaelici Gargano e Mont Saint Michel e Sacra di Susa si trovano a circa 790 chilometri di

distanza l’uno dall’altro (rispettivamente 790 e 770 chilometri), approssimativamente allineati lungo una

retta che, prolungata in linea d’aria, conduce a Gerusalemme. Un’altra caratteristica di questa linea è il suo

perfetto allineamento con il tramonto del Sole nel giorno del Solstizio d’Estate, giorno che è sempre stato

ritenuto importante per riti e connessioni energetiche con la Natura. Tra questi tre luoghi di culto si è

sviluppato, così, un pellegrinaggio micaelico in linea di oltre duemila chilometri, che possiamo definire

come il Cammino dell’Angelo, perché, nel nome di S. Michele, attraversava buona parte dell’Europa

occidentale e aveva spesso come meta finale la Terrasanta.

La porta d’ingresso presenta a sinistra due animali con

schiena opposta uniti per le code, simbolo degli opposti in

equilibrio. I Due leoni, i Due trombettieri disegnati

appoggiati di schiena che guardano in direzioni opposte

per simboleggiare l’unione armonica dei contrari, dal

Maestro d’opera gotico Villard de Honnecourt. I Due

animali opposti appaiono in Egitto e in Mesopotamia.

FIGURA 26. SACRA DI SAN MICHELE – PORTA INGRESSO L’UNIONE

DEI CONTRARI

All’ingresso appare una ripida scalinata di pietra con un dislivello di 20 m, sul lato sinistro, una colonna alta

18 metri su cui poggiano ampie arcate che sostengono il coro della chiesa. Sul pilastro è inciso alla base

degli archi, un Uroboros all’interno del quale si trova un personaggio, un piede dentro e uno fuori piede,

una mano dentro e una fuori … un segno del Maestro?

21

Antonio Rosmini portò avanti tesi filosofiche tese a contrastare sia l’illuminismo sia il sensismo. Ponendo l’accento,

sull’inalienabilità dei diritti naturali della persona, entrò in polemica con il socialismo e il comunismo, postulando uno

Stato il cui intervento fosse ridotto ai minimi termini. Nelle sue teorie il filosofo seguì le concezioni di Sant’Agostino e

di San Tommaso, rifacendosi anche a Platone.

35

FIGURA 27. SACRA DI SAN MICHELE – UROBOROS

Lo scala di pietre verdi è chiamato Scalone dei morti per la

scelta, di deporre i resti dei monaci morti in nicchie lungo

questa scala. Il significato è ben preciso: chi dopo un viaggio

pericoloso ha varcato le Porte del Cielo ha lasciato a una a una

tutte le materialità terrene fino ad abbandonare “lungo la

scala” il corpo stesso e poter congiungere quindi la propria

Anima con Il Padre Spirituale. Al termine dello scalone dei

morti sull’ultima rampa, si giunge all’ingresso del Tempio e si

ammira un portale del XII secolo detto Portale dello Zodiaco22. Si è pensato che il Portale non sorgesse

originariamente dove è ora, è stato ipotizzato che sia stato ricomposto nel sito originario a causa di un

crollo strutturale o un terremoto. Non si spiegherebbe altrimenti perché sono decorate le facce interne,

mentre quella esterna è disadorna, il contrario di ciò che sarebbe logico. Se ipotizziamo una simbologia

ascensionale, la stranezza può essere spiegata molto semplicemente: il lato importante era quello interno

perché tutto l'ambiente simboleggiava l’ascesa al cielo mentre la parte esterna non aveva alcuna

importanza in quest’iconografia. Sullo stipite di destra, per chi sale, appaiono i segni dello zodiaco e su

quello di sinistra altre costellazioni (Ara, Cetus, Notus, Centaurus …): la Porta del Cielo.

Il Maestro Nicholaus, ha lasciato incise sulle lesene alcune frasi che attesterebbero l'esistenza di più livelli di

lettura: “Vos qui transitis sursum vel forte reditis / vos legite versus quos descripsit Nicholaus” - Voi che

salite, o per caso ridiscendete, leggete i versi che scrisse Niccolò. - Da notare in questo caso come l’accento

sia effettivamente posto sul salire, mentre la discesa sia vista solamente come un’eventualità. D’altronde la

salita verso il cielo non è mai stata immaginata come un’ascensione decisa e unidirezionale, ma al contrario

come una strada tortuosa e piena di bivi: facile è sbagliare la via e ridiscendere nella materialità del

peccato.

“Hoc opus intenda quisquis bonus / exit (…)” - Volga la sua attenzione a questa opera chiunque, capace,

esca. Anche in questo caso, Nicholaus sembrerebbe spiegarci come la contemplazione dell’Eterno e delle

porte del cielo siano obbiettivo alla portata solo di pochi virtuosi. E ancora: "Hoc opus hortatur saepius ut

aspiciatur" (Quest’opera spinge a osservarla ripetutamente) e “Hoc opus intendat quisquis bonus expendat

/ Flores cum beluis comixtos cernitis ” (Osservi quest'opera chi ne capisce il valore; separate i fiori dalle

bestie), dove forse l'esortazione a separare i fiori dalle belve potrebbe essere anche vista come un invito a

distinguere con attenzione il bene dal male23.

Si ammirano eleganti colonnine, con capitelli simbolici donne che si strappano i capelli, leoni con testa e

code di drago. Sul lato sinistro interno, una donna che offre i seni ai due serpenti ricorda anche la pothnia

theròn mediterranea raffigurata come Signora dei Serpenti che brandisce nelle mani e altre divinità più

primigenie cui ella rimanda24. Infine si vedono sireni dal viso maschile dalla doppia coda. La figura del

Nicholaus è l’architetto-scultore che lavora alla Sacra negli anni 1114-1120, alla Cattedrale di Piacenza dopo il 1122,

che incide il suo nome a Ferrara nel 1135 (nel portale del Duomo di cui fu anche architetto), e che nel 1138 lavora al

portale di San Zeno a Verona. Tutte opere molto importanti. Si ricollega a Wiligelmo, il maestro che opera nel Duomo

di Modena (1099-1110). 23

http://www.villaggiomedievale.com/scheda.asp?ID=82. 24

Il commento profano è quello di un simbolo del peccato.

36

sirenide maschile o per alcuni un tritone (non è stato mai rappresentato con coda doppia), a due ampie

code squamose, la loro forma le rende simili anche all’ultima lettera dell’alfabeto greco “ω omega" (che

può rappresentare la fine di tutte le cose). Il principio e la fine riassunti nello stesso segno. Tutto ciò non

può non far pensare al sigillo gnostico del Dio Misterico della Sapienza della tradizione ofitica, Abraxas,

raffigurato in un riequilibrio dualistico: anch’esso, infatti, era effigiato due serpenti al posto delle gambe,

simbolo della sua eterna dualità. Gnostici, Vescovi, Priori Templari, cabalisti, massoni e occultisti si sono

fregiati di tale sigillo, o strumento: chi per il riconoscimento, chi per l’operatività, e chi per entrambe. Al suo

fianco, una figura leonina, altro simbolo dell'Impero, occhieggia imponente.

FIGURA 28. SACRA DI SAN MICHELE - DEA CHE ALLATTA DUE SERPENTI - SIRENIDE MASCHILE

L’Arcangelo Michele era uno dei motivi prediletti dai Templari. Non sono molti i sigilli templari che sono

giunti a noi, attraversando le pieghe del tempo. Molti sono stati distrutti, o semplicemente perduti,

successivamente alla sospensione dell’Ordine da parte del Papa Clemente V. Uno dei sigilli superstiti porta

inciso la sagoma di Abraxas, prendendone quindi il nome, o in alternativa quello di “Gemma Gnostica”.

Storicamente è fatto risalire al Precettore di Francia Andrè de Coloors, 1215 circa, riportante il motto:

“Secretum Templi”. Il dio gnostico di Basilide lo ritroviamo anche sui sigilli appartenuti a Luigi VII, da

Margherita di Fiandra, con la frase incisa Sigillum Secreti, dai Vescovi di Canterbury e di Chichester, e da

altri prelati. Tutti questi sigilli hanno una collocazione temporale che non pare superi il primo due decenni

del 1200. Infine, sul pilastro centrale non può mancare, ovviamente, una figurazione di un Bafomet, l’idolo

templare, dalla cui bocca spalancata cui si dipartono due bande, forse lingue di fuoco. A questa

raffigurazione che appare sulle chiese medioevali è stato dato il nome di “green man, l’uomo verde”. Si

possono formulare due ipotesi perché Abraxas apparisse in sigilli ufficiali di Vescovi, Arcivescovi, Priori di un

ordine monastico, e nobili. La prima è come una certa conoscenza simbolica gnostica, fosse diffusa in un

modo maggiore di quanto solitamente si pensa. La seconda ipotesi è quella dell’esistenza una fratellanza

gnostica basilidiana presente in tale periodo, e raccogliesse al suo interno anche elementi rilevanti della

Chiesa Cattolica, indicando come lo gnosticismo sia sopravvissuto nei secoli proprio occultandosi nella viva

carne del suo persecutore.

37

FIGURA 29. SACRA DI SAN MICHELE - BAFOMET

Visto l’aspetto di questo luogo, due sono i principali simboli che

vengono alla mente: la grotta e la porta del cielo. La caverna era

per gli antichi una metafora del mondo. Particolarmente carica di

significato è poi la scelta di costruire questo antro artificiale nel

cuore del monte Pirchiriano, essendo pure la montagna immagine

del “centro spirituale” del cosmo (strettamente legato al tema

della grotta) ma anche evidente richiamo all’assialità verticale.

Abbiamo davanti a noi quindi un asse ascensionale, una metafora

della salita dalla materialità delle cose terrene all’Assoluto della

vita celeste, della comunione con Dio. Tutto questo, molto semplicemente rappresentato tramite la salita

dello Scalone dei Morti.

L’interno della Sacra appare grande e solenne, nonostante le sue piccole dimensioni (22 metri dall’ingresso

alla ex abside coro), l’abbazia ha tre navate separate da pilastri dimensioni ridotte. La Sacra di San Michele

piantata sulle diverse punte su cui termina il monte Pirchiriano, non solo si erge sulla roccia, ma da questa è

in parte ricavata e vi è scolpita dentro, a punta di piccone; tanto che, non completamente vinta, la roccia

appare, qua e là, persino nei piani più alti dell'edificio. Uno dei pilastri è posto direttamente sulla roccia, e

trasuda un’energia incredibile.

FIGURA 30. INTERNO ABBAZIA - PILASTRO SULLA ROCCIA

Sulla sinistra subito dopo l’entrata e a pochi metri

davanti ad una nicchia del muro che racchiude una

statua o scultura, il punto energetico si distingue, per

gli esperti, da una minuscola piastrella del pavimento

in sasso che è di colore più chiaro, se ci si posiziona su

quel punto, si percepisce nitidamente la potente

energia che passa e si congiunge alle altre due fonti

energetiche in Puglia e in Francia.

38

LA BASILICA DI SAN MICHELE MAGGIORE A PAVIA

L’Italia del Nord e l’Italia centrale erano attraversate dai cammini di San Michele o Via dell’Arcangelo, Via

Micaelica, meta antichissima di pellegrinaggi da tutta l’Europa cristiana longobarda e germanica, come la

Francia lo era da quelli di San Giacomo verso Compostela. La Basilica di San Michele Maggiore è il più

appassionante monumento della Pavia medievale. Pavia era una delle tappe importanti sulla via

Francigena, il cammino di pellegrinaggio dall’Europa per Roma, lungo questa via vi sono in Italia due

labirinti che si riferiscono a Teso, uno nel duomo di Lucca, l’altro nella Basilica si san Michele a Pavia. La

strada Micaelica percorsa dai pellegrini non era una

sola ma era un reticolo: una dalle Alpi (passando per

la Chiusa di San Michele) arrivava a Pavia, poi valicava

l’Appennino per raggiungere Roma e poi tramite le

vie della transumanza abruzzese oppure sulla vie

romane da Benevento arrivavano a Monte

Sant’Angelo; un’altra era quella che da Pavia lungo

l’adriatica faceva raggiungere il Gargano anche ai

pellegrini che provenivano dai pesi germanici e slavi;

una terza era quella marittima che dalle coste del

nord-adriatico sbarcavano a Vieste e poi

proseguivano a piedi verso Monte Sant’Angelo; l’altra

era quella che i pellegrini del sud raggiungevano la

montagna santa e da questa provenivano i vantanti

dai vari centri del Italia meridionale e della Sicilia.

FIGURA 31. VIA FRANCIGENEA

La Basilica si San Michele a Pavia è antichissima, menzionata già in documenti del 642 d.C., nel X secolo

l’edificio compare nei documenti con il titolo di San Michele “Maggiore” ed è indicato come chiesa palatina,

cioè legata al palazzo dei re. La prima costruzione del San Michele probabilmente risale all’epoca dei

Longobardi, che elessero il Santo loro patrono e ne diffusero il culto. Allora Pavia contava numerose chiese

dedicate a San Michele. A Pavia fu coniata la prima moneta longobarda. Essa raffigurava proprio San

Michele. In epoca Longobarda, sappiamo che fu ricostruita nel XII secolo ed essa fu sede dell’incoronazione

di diversi re del Regno Italico fino al 1155 quando fu incoronato Federico detto Barbarossa. Nella Basilica di

San Michele si ritrovano due fondamentali simbolismi cosmici: quello connesso alla sacralità del regno e

all’investitura sacra del potere politico (poiché la chiesa fu fondata come cappella per le incoronazioni) e

quello del culto del trapasso delle anime legato alla figura dell’arcangelo patrono, San Michele

“psicopompo”, cioè Mercurio. La prima funzione di cui l’arcangelo Michele si faceva garante era quella del

passaggio delle anime nell'aldilà, che si svolgeva nella mitologia antica sotto il doppio segno della levata

delle Pleiadi, nelle stesse date dell’apparizione, della memoria, della consacrazione dell'arcangelo stesso (8

maggio e 29 settembre). Il cammino delle anime era concretato nel cielo dalla Via Lattea, che nei paesi

celtici era chiamata “il castello di Lug” (divinità omologa del romano Mercurio). Fra i Germani le

caratteristiche di Mercurio erano attribuite al dio guerriero Odino (Wotan per i Longobardi).

39

La Basilica è in pietra arenaria ma ciò che i secoli non hanno fatto, l’ha compiuto l’uomo, con

l’inquinamento sempre più massiccio, che sta corrodendo irreparabilmente i fregi esterni che, in vari punti,

sono quasi illeggibili. I portali sono sei: tre sulla facciata ovest; uno (cieco) su quella sud, altri due su quella

nord. Su un portale una bellissima scultura che ritrae una figura umana a cavallo di un drago in atto di

dominarlo, ma un altro, dietro di lui, spalanca le fauci

nell’atto di divorarlo.

FIGURA 32. FIGURA UMANA A CAVALLO DI UN DRAGO BASILICA DI

SAN MICHELE

Nella parte bassa della facciata Titus Burckhardt ravvisa

l’immagine del caduceo di Mercurio nei due serpenti-

draghi intrecciati che ricorrono in diverse parti della

decorazione scolpita. Questo stesso motivo si ripresenta

nel simbolismo del nodo, in cui i due elementi si stringono

l’un l’altro quanto più si cerca di dividerli: una delle

immagini più adeguate, del resto, per esprimere la

reciproca neutralizzazione dei poteri nello stato di caos.

FIGURA 33. CADUCEO BASILICA DI SAN MICHELE

Nella parte bassa della facciata dell’edificio, figure di uomini barbuti, 16 teste apparentemente mozzate,

segni zodiacali e alchemici, scene della storia sacra e della vita quotidiana, mostri e guerrieri, sono ancora

misteriose. A Pavia, sulla facciata principale della Basilica di San Michele, monsignor Gianani ravvisava le

immagini dell’impudica Tamar e della casta Susanna in due donne, una dall’atteggiamento sconcio e l’altra

in posa pudica. Figure ormai cancellate o quasi, all’esterno. Sempre a Pavia, a San Lanfranco, vediamo sulla

facciata tre formelle di terracotta che raffigurano due organi sessuali femminili e uno maschile. Per vederle

distintamente, occorrono un’illuminazione adatta e un binocolo o un teleobiettivo25. Alcune

rappresentazioni falliche e del sesso femminile sono passate indenni attraverso i fulmini di San Bernardo, la

25

Alberto Arecchi. http://www.antikitera.net/articoli.asp?ID=118.

40

Controriforma, gli “abbellimenti” barocchi e i pudori del secolo scorso. Quelle che rimangono rendono la

testimonianza di un culto delle forze generatrici.

Mostri, uomini che lottano con draghi e altre figure orride, percorrono i muri della Basilica in una saga di

difficile interpretazione. Il motivo ripetuto dei due serpenti o draghi intrecciati indica la presenza molto

forte di correnti telluriche, inoltre una sirena con due code sul lato sinistro del portale indica un incrocio di

acqua sotterranea. Esse sono anche simbolo di fertilità e di eterna generazione.

FIGURA 34. SIRENA BIFIDA, SCOLPITA SUL PORTALE DESTRO

DELLA BASILICA DI SAN MICHELE

L’immagine della psicostasi (pesatura delle anime),

dell’arcangelo Michele con la bilancia, è presente

con frequenza nell’arte medievale: ricordiamo

quelle scolpite o in vetrate ad Amiens, Autun,

Bourges, Chartres, Saintes, nella Sante Chapelle di

Parigi. L’Arcangelo Michele con la bilancia in mano

appare in una piccola formella, all’esterno

dell’abside maggiore della nostra Basilica, scolpita

in epoca piuttosto tarda (forse nel sec. XV). In un

capitello della Basilica pavese è raffigurata la lotta

di Michele contro il drago, per il possesso dell’anima del defunto.

FIGURA 35. LOTTA DI SAN MICHELE IN FAVORE DEL DEFUNTO

Verso la fine del XII secolo, dinanzi all’altare

maggiore venne realizzato un pannello con Teseo il

labirinto e il Minotauro, circondato dalla

personificazione dei mesi dell’anno e da altre scene.

Purtroppo oggi il labirinto non è più visibile

integralmente. Infatti, nel 1580 l’altare marmoreo

rettangolare (datato al 1383) fu rimosso dalla sua

sede originaria e spostato in avanti a coprire il

mirabile mosaico e un Labirinto. Tuttavia sarebbe grazie a ciò che se ne sarebbe salvata una parte. Presso la

Biblioteca Vaticana si conserva il disegno originale. Ricostruito virtualmente in anni recenti sulla base della

parte visibile, appare chiaramente che la sua tipologia è identica a quella dei labirinti di Chartres, Lucca e di

altri (come quello della Chiesa di San Pietro a Pontremoli in Toscana). Il labirinto pavimentale del San

Michele è corredato, ai lati del percorso a schema circolare, dei simboli della terra, del mare, del cielo,

dell’uomo. L’anno, raffigurato come un re incoronato, troneggia al centro del fluire dei mesi e delle

stagioni.

Questo labirinto è uno dei pochi casi in cui il Minotauro è rappresentato con una testa umana e di una

bestia corpo come una sorta di centauro. Esso è accompagnato dalle parole: “Teseo INTRAVIT

MONSTRUMQUE biforme NECAVIT”. Il pensiero corre anche a Minosse, mitico giudice degli Inferi,

41

contrapposto all’arcangelo giudice dei beati. La presenza nella chiesa del Labirinto col Minotauro completa

così l’asse rotatorio di collegamento tra i tre mondi vale a dire:

1. Il Cielo, regno dello Spirito e della luce.

2. La Terra, la penombra che attanaglia l’anima, il nostro essere.

3. Il Sottosuolo rappresentato dalle cripte, dai pozzi. È il dominio delle tenebre della generazione,

della gestazione.

In esso e nei suoi miti si perpetuavano le tradizioni di antichi riti iniziatici. Non per nulla, quando si volle

distruggere l’Ordine dei Cavalieri Templari, essi furono accusati di praticare culti magici segreti, di

provenienza orientale. Al centro del Labirinto, il Minotauro volge il capo all’entrata della Basilica: fatto

certo inusuale, ma sicuramente non casuale. Sopra il labirinto, una figura regale è assisa sul trono con la

scritta Anno-Re.

FIGURA 36. IL MOSAICO PAVIMENTALE DEL PRESBITERIO DI SAN MICHELE, NELLA SUA INTEGRITÀ

26

I capitelli della navata costituiscono un insieme particolarmente significativo dello stile lombardo dell’inizio

del XII secolo, caratterizzato dall’utilizzo di composizioni vegetali nastriformi a rilievo basso che riempiono

ogni spazio disponibile. Un capitello raffigura un uomo che con le mani stringe alla gola due draghi alati

dalla coda di serpente. Agli angoli del capitello due protomi leonini dalle lunghe zanne. Al centro di un

capitello un personaggio femminile tiene con le mani la coda di due draghi che sembrano disinteressarsi di

lei per accingersi a mangiare, insieme ad altri due posti specularmente, una testa umana posta sullo

spigolo. Al centro di un altro capitello un personaggio nudo è aggredito da due draghi che gli addentano le

spalle; i draghi sono intrecciati con altri due draghi uguali che addentano le spalle di due scimmie poste

sugli spigoli del capitello.

FIGURA 37. CAPITELLI CON COPPIE DI DRAGHI

26

Ricostruzione di Maurizio Costa.

42

Ecco che su un capitello ci appare non una sirena, un sireno, una figura maschile a due code, metà umana e

metà pesce; in realtà, l’essere ha la barba ma ha anche i seni, pertanto è un’ermafrodita. Prima di scendere

nella cripta noteremo, nel transetto sinistro, un tempietto che racchiude un fonte battesimale. La copertura

del battistero è conformata a conchiglia. Essa si apriva per il Rito e si richiudeva al suo termine, emulando il

fluire delle acque primordiali purificatrici. La conchiglia è l’emblema della Conoscenza.

La Basilica è dotata di una cripta sotterranea in cui si

respira un’atmosfera particolarmente antica. La

cripta si estende sotto il presbiterio e l’abside,

l’interno della cripta è suddiviso in tre navate di sei

campate ciascuna, da colonne di vario fusto e diversa

foggia, presenta anche un’abside. Un luogo misterico

da visitare e studiare nei particolari, in cui

l’asimmetricità è sinonimo di armonicità.

FIGURA 38. CRIPTA

I capitelli risalgono per la maggior parte al XII secolo, anche se alcuni appartennero probabilmente alla

cripta della chiesa precedente (IX secolo). Di gran lunga i più bei capitelli della cripta, sono anche quelli

dove maggiore attenzione è data agli effetti plastici. Lunghi draghi alati i cui corpi si intrecciano sui lati dei

capitelli dirigono le teste verso gli spigoli, dove azzannano le spalle di personaggi maschili che indossano

copricapi di diversa fattura.

43

FIGURA 39. CAPITELLI CON DRAGHI ALATI CRIPTA

Alberto Arecchi27 nel suo studio sulla Basilica di San Michele a Pavia scrive che l’asse della parte orientale

del San Michele si appoggia sulle murature della chiesa precedente e forma un angolo ben percettibile con

l’asse della navata: il primo è rivolto a 117°, ossia al sorgere del Sole nelle date dell’11 novembre (e del 18

gennaio, simmetricamente rispetto al solstizio d’inverno), mentre la correzione, dovuta all’angolo formato

con la navata, orienta la Basilica al 1° novembre (112°43') e, simmetricamente, al 28 gennaio.

FIGURA 40. ORIENTAMENTO ASTRONOMICO

BASILICA

San Michele, come un’enorme meridiana,

segna la posizione del sole all’inizio d’altri

segni zodiacali. Si noti che, con le differenze

che dipendono dalle rispettive latitudini, gli

stessi orientamenti sono rispettati nella

famosa chiesa abbaziale di Mont St. Michel,

posta sulla costa atlantica, tra la Bretagna e

la Normandia. L’abside di tale chiesa punta al

levar del sole dell’8 maggio e del 6 agosto

(festa della Trasfigurazione), la facciata è rivolta al tramonto dell’11 novembre e del 2 febbraio (giorno della

Purificazione). Nella liturgia cristiana le due festività annuali consacrate a San Michele, l’8 maggio e il 29

settembre coincidono con le date estreme di “levata eliaca” della costellazione delle Pleiadi. Maggio è il

mese del Toro (Mitra, San Michele) e della Madre Celeste e l’8 maggio cade la commemorazione

dell’apparizione dell’arcangelo Michele sul monte Gargano nel 663, durante la battaglia sul Gargano di

Siponto (dove si trova la grotta santuario di San Michele), a promettere vittoria all’esercito longobardo.

Il lato orientale di questa piazzetta conserva la facciata della canonica, di età romanica, e il lato nord segna

un tracciato viario di origine romana. La lunghezza di questa piazza è esattamente determinata dall’ombra

congiunta del tiburio ottagonale e della testata del transetto, a mezzogiorno, quando il Sole entra nel segno

del Sagittario, la coda del Dragone Celeste. L’angolo di altitudine solare in tale circostanza è di circa 24°.

Nella figura seguente che rappresenta la sezione Nord-Sud della Basilica di San Michele, i raggi solari del

27

Alberto Arecchi: La Basilica di San Michele Maggiore a Pavia. http://www.liutprand.it/articoliPavia.asp?id=23.

EST

117°

44

mezzogiorno, nel primo giorno del Sagittario, segnano la dimensione esatta della piazzetta adiacente

(grafica di Alberto Arecchi).

FIGURA 41. DISEGNO DECLINAZIONE DEL SOLE SUL

TIBURIO DELLA BASILICA

Non è facile, scrive Alberto Arecchi, collocare le

diverse parti della cerimonia dell’incoronazione

dei Re d’Italia, nelle esatte posizioni della

Basilica di San Michele a ciò destinate, ma si

può ritenere che i luoghi principali destinati alle incoronazioni fossero tre: la zona absidale, presso l’altare, il

ricco trono decorato che si trova nella testata sud del transetto e la posizione al centro della navata

maggiore, tuttora segnata da quattro pietre nere, nella quale veniva posto il trono. La Basilica di San

Michele era progettata per accogliere, anche con effetti di luce adeguati, dovuti alla declinazione del sole in

particolari giorni, il complesso rituale delle incoronazioni. A nord, fuori del transetto, una piazzetta

accoglieva l’arrivo del re che scendeva dal Palazzo.

Alberto Arecchi scrive che la scomparsa dei mosaici pavimentali (con eccezione del Labirinto e del

Calendario, raffigurati nel presbiterio) non permette più di identificare i percorsi della luce all’interno dei

sistemi di simboli figurati. Malgrado queste difficoltà, San Michele offre tre punti focali, sui quali condurre

lo studio delle direzioni solstiziali in progressione, dall’entrata all’abside:

1. Il cerchio dell’incoronazione, con quattro pietre nere;

2. Il centro architettonico della cupola all’incrocio tra navata e transetto, il tiburio ottagonale;

3. Il centro del labirinto, nel mosaico del presbiterio.

A questi tre punti corrispondono altrettante possibili “porte degli dei”: la porta dei funerali per il primo,

l’arcata che un tempo comunicava col vano del campanile per il secondo (dove oggi si trova il fonte

battesimale) e uno stretto passaggio, di comunicazione con la sacrestia, per il terzo (quest’ultima apertura

appare però di epoca recente). Un’unica “porta degli uomini” esiste invece, in direzione del tramonto del

solstizio d’inverno, per il secondo punto focale, ossia il centro della cupola: è il grande portale trionfale

delle incoronazioni regali, sul lato sud della Basilica, che si affaccia a uno spazio esterno orientato a ovest.

Sia questo portale, sia i tre della facciata occidentale, sono tutti esattamente compresi nell’arco annuale

descritto dai tramonti solari, ossia tra i punti estremi dei solstizi d’inverno e d’estate. Ciò porrebbe in

evidenza, quale “porta degli dei”, il grande arco di comunicazione col campanile e con la sua spinta

ascensionale, volta a stabilire un ponte diretto di comunicazione col cielo.

Per verificare quanto afferma Alberto Arecchi si parte dal disegno sella sezione longitudinale della basilica e

si tracciano i raggi solari che entrano dalle finestre dell’abside e del tiburio. Nel disegno seguente sono

mostrate le declinazioni dei raggi che entrando nella Basilica illuminano il trono posto nella navata e il

mosaico con l’Anno-Re sopra il labirinto posto sul pavimento del presbiterio, ai momenti culminanti delle

incoronazioni, nel mese di maggio, che dovrebbero avvenire nel giorno di San Michele, cioè l’otto di

maggio. L’incoronazione dell’ultimo Re Federico Barbarossa avvenne però nove giorni dopo, il 17 maggio

1155. La declinazione del sole su Pavia ottenuta con un apposito programma fornisce per l’otto maggio le

seguenti indicazioni:

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All’alba la luce solare penetrando dalle finestre dell’Abside comincia a illuminare il fondo della

navata per poi recedere verso il trono illuminando il mosaico del labirinto e il Re-Anno assiso sul

trono.

La luce si ritira per poi tornare verso le ore 11 a fare la sua apparizione nel cerchio con le quattro

pietre scure dove è posto il seggio del Re. La scenografia è maestosa, il Re con il volto rivolto verso

l’abside riceve l’illuminazione solare proveniente dalle alte finestre del tiburio ottagonale.

È altresì mostrata la fotografia del fenomeno luminoso.

FIGURA 42. DECLINAZIONE LUCE SOLARE INTERNO BASILICA

Abside, Porta degli Dei

50°

8 maggio ore 11 gradi 50°

50°

8 maggio ore 7 gradi 18°

Cerchio incoronazione

Cerchio Labirinto

8 maggio ore 8 gradi 30°

°