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magazine n. 33 marzo 2012 Rrose Sélavy VINCENZO BOCCIARELLI

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rrose magazine 33

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Rrose Sélavy

VINCENZOBOCCIARELLI

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Vincenzo a Vincenzo BocciarelliRacconto esistenziale di un attore allo specchio

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Vincenzo Bocciarelli: Tic! (allo specchio) Ciao Vincenzo, eccoti qua… cioè “me”, riflesso in questo grande rettangolo acceso, col sorriso sicuro sopra i tuoi trentotto anni, l’età del successo, col viso un po’ segnato lì sotto agli occhi, ma sempre schietto tra le luci dei camerini angusti e dei fari accecanti sulla ribalta.

Vincenzo (nello specchio): La tua favola sotto i riflettori è un’astronave che viaggia spedita verso stelle lontane. Ma rammenti dove ebbe inizio? V.B.: Vincenzo artista nasce nell’animo di un ragazzo senese, ambizioso e solare, tanti anni fa… Ne è passato di tempo. Un’avventura che mi accompagna da quando ero piccolo. All’epoca sognavo di diventare qualsiasi cosa, perché è da quando guardi gli altri a testa in su che iniziano i sogni. Volevo fare un po’ di tutto. Le mie ambizioni erano (nell’ordine in cui affiorano alla mente) il falegname, l’artigiano, lo stilista, il giornalista, l’attore. Ho sognato di essere anche un grande pittore o uno scultore. Ma a quattordici anni… ricordi?... scoprii un nuovo mondo chiamato Teatro. Mi si aprirono le porte dello storico “Teatro Piccolo” e frequentai i primi corsi di recitazione. Ancora ricordo il modo in cui avvertivo, per la prima volta, che lo spettacolo, il pubblico e quel palco erano all’unisono parte di me e l’inizio di una vita diversa. V.: Una passione che cresce, una passione enorme, quella dell’arte della commedia.

V.B.: L’arte, come non amarla. Sono cresciuto nel mondo dell’arte. Ho un padre collezionista di cose antiche, una sorella restauratrice, e un’altra sorella scultrice, sono figlio di una città (Siena) che è il cuore della cultura europea. Amo soprattutto la ritrattistica del Settecento. Questi “testoni” benvestiti e incorniciati che mi fanno compagnia, affissi per casa, mi attraggono tantissimo! Sono per me delle protezioni, degli oggetti dipinti con funzionalità quasi “apotropaiche”. Se fossi un artista… beh, sarei un pittore, senza dubbio. Un ritrattista! Sono un appassionato di occhi che scrutano l’animo (e un po’ è anche il mio mestiere). L’arte l’ho amata, e, soprattutto, studiata. L’istituto d’arte “Duccio di Buoninsegna” è stato per me un prezioso entourage dove fermentavo i miei sogni, dove i miei insegnanti mi hanno educato all’osservazione, a “recepire” le molteplicità dell’arte. Tra queste, io ho prediletto la recitazione, sempre.

V.: Ricordi indimenticabili. Quello incancellabile appartiene all’inizio, vero?

V.B.: È trascorso tanto tempo da quella volta. Non mi ricordo bene il periodo. Era estate, credo. Però, so che rimasi con gli occhi incollati al televisore mentre trasmettevano l’Orlando Furioso, del 1974, diretto da Luca Ronconi, con la grande “signora del teatro”, Mariangela Melato. Rimasi completamente affascinato, direi folgorato, da quelle sequenze così animate, da quelle maschere goffe, da quegli esseri tondeggianti dalle bocche parlanti che orbitavano sullo spazio del palco.

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V.: E quando studiavi l’opera di Giorgio Strehler?

V.B.: Bei tempi. Quando arrivai al Piccolo Teatro di Milano, fondamentale fu l’incontro con le grandi compagnie, con i grandi protagonisti. Giorgio Albertazzi, Valeria Moriconi, Irene Papas. Poi all’inizio del 2000 ci furono le serie televisive. Il lavoro a teatro intanto mi portava all’estero, in tournee. Un’esperienza affascinante fu quando mi avvicinai allo studio del canto. Nel 2008 registrai Il mio primo cd, Je t’aime (Bocciarelli – Lopez, 2008, Raitrade), raccolta di poesie e brani musicali d’amore in collaborazione con Eva Lopez. Nel 2010 arrivò il grande successo con Bollywood: “primo attore europeo con ruolo da protagonista in un film indiano” dal titolo Nirakazhcha – la strada dei colori –, uscito in Italia nel 2011.

V.: Svegliati, Vincenzo! Ormai il tuo sogno è divenuto realtà.

V.B.: Ti confesso, caro me stesso al di là di questo specchio, che non è stato facile e tu lo sai. Ho davvero ancora timore della macchina da presa, perché mi ritengo più un “animale da palcoscenico”. Però, penso che… che un artista debba essere eclettico, crescere professionalmente in tutti i settori. Tu ami metterti in gioco con un’arma dalla lama più che affilata: la sincerità. Essere se stessi, restituendo al pubblico qualcosa di “forte”, esporre i propri dubbi e le proprie incertezze. Trucchi del mestiere? mmh… meglio non averne… quando si è troppo affabulatori il pubblico lo sente, e allora il rischio è perdere la stima che il pubblico ha di te. Esistono forse delle tecniche di persuasione, ma credo convenga di più meglio essere se stessi. Non dimenticartelo mai!

V.: Cosa ti aspetti dal futuro, in questo nuovo capitolo della tua vita? Tornare al teatro, alla prosa, alla poesia?

V.B.: Sì. Questo è ciò che mi affascina.

V.: Bene. Ti auguro di vivere questa bella avventura lontano dai compromessi, dagli interessi, dalle falsità.

V.B. Il teatro, come diceva il grande Eduardo, “è stato e resterà sempre pura finzione”. Ma la passione è la sola realtà. Senza questa certezza tutto crollerebbe. Ora ti lascio. Il mio mondo e il mio pubblico sono di là. Mi aspettano. A molto presto, Vincenzo. Tic!

Gianmatteo Funicelli

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Vincenzo Bocciarelli sul set di Nirakazhcha - La strada dei colori (2010)

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Vincenzo Bocciarelli interpreta Caligola in una scena della miniserie televisiva L’inchiesta (2006)

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