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Rivista Ortec - numero 2 anno 2015

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Rivista Ortec - numero 2 anno 2015

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“Pendulum Modificato” a cura di Stefano Della Vecchia...........................................................................pag 8

“Pronti per Rimini”............................................................................................................................................ pag 12

“Aspettando Rimini….”....................................................................................................................................................pag 3

Convegno Ortec 18, 19 e 20 Giugno 2015 Rimini ...................................................................................pag 51

Congresso Nazionale Ortec 30/31 Ottobre 2015 Milano........................................................................ pag 52

Corsi base (Bari)............................................................................................................................................... pag 53

Sommario

Editoriale

Percorso formativo in tecnica ortodontica di laboratorio. Ispica ( Rg) 20-21/03/ 2015 .................. pag 18

IDS Colonia Germania ................................................................................................................................... pag 26

“Mezzi di stabilizzazione in apparecchi mobili, archi vestibolari e loro costruzione ed azione” a cura di Domenico Zanini........................................................................pag 32

Ortec informa

Report

History

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OR todonziaTEC nica

Direttore responsabile e coordinatore scientifico: Patrizio Evangelistra

Redazione: Direttivo Ortec

Ortec SpecialRicordo di Domenico Arnone..........................................................................................................................pag 4

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“Aspettando Rimini….”Stefano Negrini

Cari Associati,nell’attesa di ritrovarvi tutti a Rimini per il nostro XXII Convegno e che la piccola pausa Pasquale vi abbia rigenerato,ci tenevo molto a farvi un breve riepilogo delle attività fatte fino ad ora e di quello che ci aspetta di qui in avanti.Si è appena conclusa l’IDS di Colonia con un messaggio ben preciso DIGITALE e non poteva che essere questovisto gli sviluppi del settore in questo anno, ma non solo per la protesica ma molto anche per l’ortodonzia con unincremento esponenziale di produttori anche “Home made” con macchina per la realizzazione di prodotti chevanno dal semplice modello a strutture più complesse e nuovi scanner sempre più performanti.

Molte aziende stanno lavorando sui materiali “biocompatibilità” e questo non farà altro che incrementare l’esigenzadel 3D nei nostri laboratori. Dal lato medico sempre più scanner intraorali di tutti i prezzi e per tutte leesigenze/prestazioni e anche questo per creare interesse, richiesta e distribuzione.C’e un dato interessante da temere in considerazione ed è questo, vista la obsolescenza rapidissima di questi sistemi,i nostri laboratori si troveranno a dover gestire nei prossimi anni un ricambio programmato delle macchine, cosaquesta non proprio nel DNA del nostro settore, ma sarà così perché l’evoluzione e troppo rapida e l’adeguamentoè indispensabile.

Un altro aspetto interessante dell’ultimo periodo è l’adeguamento che il nostro legislatore dovrà fare nei confrontidella normativa comunitaria sulle Apnee del sonno (Vedi le linee Guida del Ministero della Salute) - LINEE GUIDANAZIONALI PER LA PREVENZIONE ED IL TRATTAMENTO ODONTOIATRICO DELLA SINDROMEDELLE APNEE OSTRUTTIVE NEL SONNO (OSAS) che coinvolgerà tutta la filiera medica, strutture sanitariepubbliche e private, e non ultimo l’odontoiatra il cui ruolo sarà di intercettare questo tipo di pazienti. Alla luce diquesto le opportunità legate a questi tipi di dispositivi medici saranno sicuramente in crescita e questo per il nostrosettore è un bene prezioso.

Concludo il mio editoriale con il Percorso Formativo di base di Ispica, una esperienza bellissima che ci ha coinvoltoa 360° con ragazzi entusiasti e pieni di vita, relatori e tutor che hanno dato il massimo per divulgare la culturaortodontica nel suo ambiente “principe” quello scolastico, e un consiglio compatto che ha dato il massimo per unaltro successo targato Ortec.

Ora vi aspetto tutti a Rimini numerosi come sempre per il nostro Convegno annuale ricco di tantissime novità.

Stefano Negrini Presidente

EditorialeOR todonziaTEC nica

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Lo scorso 30 aprile è scomparso il Dottor Domenico Arnone.Parlare di Domenico Arnone, per noi Mimmo, e 'difficile, struggente e molto commovente.Mi legano a lui oltre 55 anni di amicizia più che fraterna, di collaborazione intensa .Per oltre un ventennio dal 70 al 90 fu quasi quotidiana, senza mai uno screzio, unadiscussione ma sempre animati da reciproco entusiasmo per cercare di migliorare e portareavanti quelli che sembravano sogni che poi diventarono realtà.

Mimmo fu un vero Pioniere in tanti campi :innanzitutto nella merceologia del settore dei materiali per le apparecchiature in ortodonziaquelle di tipo fisso .Lui iniziò nel 1960 alla Risen di Torino che nel settore ortodontico rappresentava la RockyMountain e fu il primo in Italia ad occuparsene.Via via con lo sviluppo la fece conoscere in ogni regione d'Italia e divenne poi lui ilrapppresentante di una delle migliori industrie dentarie americane del settore la UnitekCorporation e divenne poi un maestro per migliaia di medici che desideravano perfezionarsinelle tecniche di preparazione con queste attrezzature.

Ma lui aveva anche la predisposizione ed il grande piacere di conoscere la Scienza e la Ricercadi questa nuova specialità della medicina: l'Ortodonzia.Si abbonò alle principali riviste internazionali, acquistò i migliori libri in inglese, era fra ipochi che allora conosceva bene questa lingua .

Fu ancora un vero pioniere per la seconda volta perché intuì e comprese prima di molti altri l'importanza di poter aiutarei medici che cominciavano a occuparsi di ortodonzia ed a perfezionarsi e migliorare in questo campo ma non avevano imezzi per comperare tutta una serie di apparecchiature costose per preparare bene tutti gli esami per una diagnosi esattabasilare poi per stabilire la terapia corretta .

Mimmo e con alcuni pochi fidati amici tra cui i prof Ennio Giannì, Cessre Pini, Damaso Caprioglio, Vito Melica e FulvioTonesi fondammo a Milano quel centro "SIRIO" centro di radiologia Odontoiatrica che fu il primo in Italia e che permiseproprio di dare la possibilità ai medici di avere a disposizione delle tecnologie di avanguardia molto costose e degli specialistimedici super esperti ai quali rivolgersi.Ma Mimmo capì l'importanza che vicino all'attività clinico-diagnostica doveva esservi anche un centro di aggiornamentoscientifico.

Erano anni bui a metà degli anni 70 gli anni della contestazione studentesca e delle grandi lotte di classe.Non vi erano conferenze né tantomeno corsi di perfezionamento nel settore medico dell'ortodonzia.In quel momento il centro culturale SIRIO diventò un faro illuminato di Scienza e di innovazione scientifica.Furono invitati tra corsi e conferenze 100 tra i migliori oratori internazionali e per molti di loro era la prima volta chegiungevano in Italia.Furono poi così apprezzati che dopo anche società scientifiche ed università a loro volta li invitarono. Insieme al ProfCaprioglio.

Preparò almeno 18 volumi curando la traduzione dei testi stranieri dei corsi tenuti dai vari oratori stranieri, e dando lapossibilità così ai medici di seguire e di studiare e perfezionarsi per quanto avevano ascoltato e imparato .Oggi questi testi fanno parte della storia dell'ortodonzia italiana.

Il Dott. Arnone insieme al Professor Damaso Caprioglio, prepararono agli inizi degli anni ‘70 l'analisi cefalometrica che

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Ricordo di Domenico Arnone

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porta il nome "standard"e poi 10 anni dopo la rifecero sul piano elettronico. Furono i primi a introdurre in Italia l'indice di Witts di Jacobson.

Mimmo scrisse anche due libri di particolare valore che restano atestimoniare tutto il suo entusiasmo la sua passione la sua dedizione a questabranca della medicina:Ortodonzia Pratica.

Le quarte Classi che ho avuto la fortuna di redigere la presentazione dientrambi.Proprio all'inizio di uno di questi libri pose la seguente frase:

"cercare di semplificare i problemi a patto di riconoscere a fondo le ragioniscientifiche ,ed usare il buon senso e umiltà come linee guida."

Ecco vi è espressa tutta la filosofia della sua vita!E’ stato il suo leitmotiv: umiltà e buon senso l'hanno sempre guidato nonsolo nel lavoro professionale e scientifico ma anche nella sua vita privata.Per lui era importante e fondamentale il rispetto dell'etica professionale e lavita di relazione per cui cercava sempre di condurre gli allievi a seguire iconcetti di un serio, profondo e radicato senso della responsabilitàprofessionale e poi via via negli anni saperlo incrementare ed affinare emigliorarlo, cercando sempre di dare qualità ed eccellenza nelle prestazioni ai propri pazienti.Qualità ed eccellenza che Mimmo ha saputo cercare per tutta la sua vita: nel suo lavoro, nei rapporti di amicizia, nelcollegamento con tutte le altre società con cui veniva a contatto e soprattutto con la sua famiglia.Chiedeva molte volte ai medici che lo ascoltavano:"Quanta diligenza ed impegno hai posto nella conduzione di questa cura?"

Nella prefazione di un suo libro diceva ancora citando una bella frase di Leonardo:"La pratica senza la scienza e ' come un nocchiero che sale su una nave senza timone"!!Nei suoi scritti vicino a tutta l'importanza tecnico scientifica vi era poi un aspetto che secondo me è ancora più importante:l'aspetto psicologico e quindi umano di vedere e soprattutto "ascoltare" il paziente, nell'avere una visione olistica che completae che deve sempre essere presente in chi prende in cura un paziente si tratti di un piccolo bambino o di uno adulto!Sembra strano che Mimmo che non era laureato in medicina ma conosceva profondamente questa materia fosse così abileda poter aiutare i medici !Ma, come ho sottolineato tante volte parlando di lui, occorre ricordare che vicino al grande medico laureato vi è a volteanche la figura del cultore della materia che è proprio contemplato ed accettato anche dall'Accademia Universitaria!E questa era una grande prerogativa di Mimmo.Mi piace però sottolineare ancora come Mimmo ha saputo sempre mantenere la sua semplicità ed umiltà e al tempo stessoricordare anche il suo humour inglese, la sua ironia particolare: sapeva rompere molte volte la tensione di certe discussioni,rendendo poi più gradevole e simpatico il continuarle e trovando poi la soluzione di reciproca soddisfazione.Si può dire di Lui come dicevano gli antichi:"Vera Scientia est Celare Scientiam".

Lui sapeva con la sua umiltà celare la sua maestria, le sue capacità, le sue doti innate di grande maestro, sapendo peròinsegnare e trasmettere le nozioni agli allievi.L'Arte dell 'insegnare e ' molto difficile: l'etimologia di insegnare viene da "in" che significa "dentro " e "segnare", cioè SegnareDentro!Chi avuto la fortuna di avere come maestro Mimmo si è certamente sentito toccare all'interno profondamente per il suomodo semplice ma intenso con cui sapeva spiegare le cose e farle penetrare nella persona che lo ascoltava.Infine una sua grande dote era quella del senso della solidarietà e dell'aiutare il prossimo.Ricordo un anno che grazie alla generosità dei due docenti che tenevano un corso di perfezionamento gratuitamente dedicòtutto il ricavo del corso al centro ricerche per i tumori presieduto del professor Veronesi, lo stesso professore ci ringraziòsentitamente.E questa solidarietà continuò ad applicarla per tutta la vita.

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Mimmo era anche un uomo di fede e questo lo ha aiutato a superare tanti momenti di difficoltà.Ognuno di noi ha la sua croce e Lui aveva momenti di grande sofferenza non solo fisica ma morale e spirituale e pure dagrande credente ripeteva sempre :" Fiat voluntas Tua ", sapendo sopportare con rassegnazione, costanza e coraggio, essendo sempre di stimolo e di esempioai suoi cari.

Caro Mimmo ho visto che avevi tra le tue mani intrecciate, il libro delle preghiere della sera:

"Mane Nobiscum Domine Quoniam Adveperascit""

"Resta con noi Signore Si Fa Sera !!"

Sono certo che dall'alto del sabato senza tramonto che il Signore ti ha già concesso per tutte le tue opere buone compiute,potrai continuare a proteggere tutti i tuoi cari, la tua famiglia, i tuoi amici donando ancora un momento di armonia e diserenità.Riposa in pace caro Mimmo e grazie per quanto ci hai dato.

Il tuo vecchio e addolorato amicoMaso Caprioglio

Domenico Arnone

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spirale del diametro di 5mm, parallela al piano occlusale ediscostata dal palato ci circa 1/1,5mm (Fig.3).

Salendo verso il molare da distalizzare, alla spirale fa seguitoun’ansa ad “u” a direzione distale; quest’ultima ha la funzionedi spegniforza, ed è utilizzata anche come zona di eventuale“accomodamento” per un'esatta collocazione clinica nellosheat, a sua volta puntato lingualmente alla banda del molare.

L’inserimento nello sheat era originariamente costituito daun doppio filo ripiegato su se stesso, perchè avesse maggiorcontrollo e rigidità sul molare nel movimento distalizzante.La vera peculiarità del dispositivo del dr. Hilgers èrappresentata dalle molle che spingono il dente in direzionedistale, scaricando sul bottone in acrilico il contromomentodella forza sprigionata.

Il Pendulum avendo come fulcro la spirale delle molle,produce un movimento che potremmo definire radiale affineal movimento di un pendolo,da cui,appunto, il Dott. Hilgersha tratto il nome del dispositivo (Fig.4).

Il filo impiegato per le molle è per eccellenza il TMA didiametro 0,36 inch (0,9mm), esso ha una particolareelasticità, e dopo la modellazione conserva una buona

Il Pendulum viene ideato e proposto dal Dr. Hilgers verso lafine degli anni ’80.L’apparecchio in originale è costituito da una based'ancoraggio, un bottone in acrilico che funge da supportoper l’inserzione dei vari elementi dell’apparecchiatura, chesono essenzialmente tre:- I rest, che appoggiano nel solco delle superfici occlusalidei premolari (Fig.1).- Le molle, vera parte attiva nel processo di distalizzazione(Fig.2).- La vite d'espansione, che ha però un utilizzo sporadico.

I rest sono costruiti in filo d'acciaio dello spessore di 0,9mme sono modellati allo scopo di inserirli nel bottone acrilicopalatale.Quelli diretti ai primi premolari, avranno una direzionemesiale, quelli diretti ai secondi premolari, una direzionedistale. I rest sono fissati tramite composito, il quale creeràun rialzo che conferirà al Pendulum la possibilità di farscorrere il molare, senza che questo vada ad impattare conl’antagonista.Il dr. Hilgers progetta originariamente le molle nel seguentemodo: partendo dal bottone palatale, viene eseguita una

Stefano Della Vecchia

Fig. 1

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Fig. 3

PENDULUM MODIFICATO

Fig. 2

Fig. 4

Ortec Informa

OR todonziaTEC nica

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memoria.Le modifiche apportate all’apparecchio, sono in realtà deimiglioramenti di cui lo stesso autore ha riconosciutol’oggettiva opportunità.

Esse sono essenzialmente quattro:- sostituzione degli sheats sulle bande con cannule tondedel diametro interno di 0,34 (Fig.5).- riduzione del diametro del filo delle molle da 0,36 a 0,32- ansa di compenso mesioversa anziché distoversa- possibilità di rimuovere le molle singolarmente, perottenere l’attivazione al di fuori del cavo orale (Fig.6).

La riduzione di spessore del filo della molla in TMA, questesono da 0,36 a 0,32, rende di gran lunga più leggera la forzaapplicata, e presenta pertanto minor ripercussione nellazona d'ancoraggio.Per quanto concerne l’ansa ad “u” si è pensato di modificarnela posizione per rendere più semplice la seconda parte delladistalizzazione, quella riguardante cioè la radice del molare.

Inoltre, dopo aver posizionato, all’inizio del trattamento, ilbottone palatale con i suoi bracci, e fissato con del compositoi rest nel solco interocclusale dei premolari, è importanteadattare la parte esterna della molla che entra nel tubo dellabanda, facendo attenzione che questa risulti passiva eparallela al tubo della medesima, prima di inserirla edattivarla in senso radiale.

Riguardo la parte attiva del dispositivo, in altre parole lemolle in TMA. Sono state rese rimovibili, dando così

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ortec informa

Fig. 5

Fig. 6

l’opportunità al clinico, al momento dell’attivazione, disfilarle dal bottone in acrilico ed estrarle dal cavo orale, inmodo da eseguire con calma e precisione il movimento cheimprime la distalizzazione.Da uno studio eseguito presso l’Università di Vienna,dipartimento di ortodonzia, sono emersi diversi dati relativiall’azione di queste molle.

Il dato più significativo è quello di aver quantificato la forzadi spinta sul dente, che è risultata notevolmente menoaggressiva rispetto a tutti gli altri dispositivi distalizzanti.Con un’attivazione di circa 45°, rispetto alla linea che tracciala molla, dalla spirale all’entrata della canula della bandamolare, si esprimono non più di 90 gr di forza (Fig.7).

Questo elemento fa del Pendulum un dispositivobiologicamente appropriato alla traslazione distale del dentein oggetto fino al raggiungimento della posizione richiestadal piano del trattamento.Interessante risulta la sua modifica con ancoraggio ad unimpianto palatale (Fig.8).

Stefano Della Vecchia

Fig. 7

Fig. 8

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BIBLIOGRAFIA

• F.K. Bylott, M. Alì Darendeliler: Distal molar movement using thependulum appliance. Part. 1. Clinical and radiological evoluation AngleOrthod 1997, 6/:249 260.

• S. Della Vecchia: Modifiche al Pendulum di Hilgers apportate da untecnico ortodontico. Ortodontia Tecnica – Aprile 1999. N° 1/99; 24-26.

• J.J. Hilgers: A palatal expansion appliance for non compliance therapy.- J. Clin Orthod 1991, 25: 401-407.

• J.J. Hilgers: The Pendulum appliance for class II non-compliancetherapy. - J. Clin Orthod 1992, 26: 706-714.

• J.J. Hilgers, K.K. Bennett: The Pendulum appliance. Part 2. Maintainingthe gain. Clinical Impression 1994; 3: 6-9,14, 23.

• G. Scuzzo, N. Cirulli, S. Della Vecchia: Effetti sulla distalizzazionemolare e sull’ancoraggio anterioredi un Pendulum modificato. - Mondo Ortodontico 2001; 26; 325-339.

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Savoia Hotel Rimini

Lungomare Murri 13

Rimini 18/19/20 Giugno 2015

Giovedì 18 Giugno

Marco Pardini

Titolo: “Crozat- Estetica e funzione”ore: 9:00 - 10:00Relatore: Marco Pardini

Pronti per Rimini

Venerdì 19 Giugno

XXII Convegno Nazionale Or-tec

Approccio Multidisciplinare all’Ortodonzia Contemporanea

Titolo: “Trattamento 4d no-compliance dei problemi mascellari”ore: 14:00 - 18:00Relatore: Massimo Lupoli Maasimo Lupoli

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Gianluigi Lastilla

Danilo Niro

Luca Giuseppe Russo

Eliana Di Gioia

Titolo: “Terapia funzionale asimmetrica, con un nuovo tipo di dispositivo A.H.F.A.: analisi 2d e 3d dei risultati”ore: 14:00 - 14:45Relatore: ? Di Gioia, ? Lastilla

Titolo: “Scelta indicazioni ed efficacia del bite nel paziente disfunzionale: Aspetti clinici e tecnici.”ore: 11:30 - 13:00Relatore: Antonio Spagnuolo, Danilo Niro

Titolo: “IIa Classe suddivisione, tipo 1: obiettivi terapeutici e strategie di trattamento”ore: 14:45 - 16:00Relatore: Luca Giuseppe Russo

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Titolo: “Problematiche ortodontiche nel trattamento dei pazienti in età di crescita: i disturbi a.t.m. ed i disturbi cranio-mandibolari. Approccio sinergico, multidisciplinare.”ore: 10:00 - 11:00Relatore: Antonio Spagnuolo, Danilo Niro

Carlo Di Paolo

Antonio Spagnuolo

Titolo: “I bite per il trattamento delle disfunzioni cranio cervico mandibolo posturali”ore: 16:30 - 17:30Relatore: Giuseppe Grimaldi

Giuseppe Grimaldi

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WORKSHOP

ore 18:00

Titolo: “Dimostrazione pratica resina fotopolimerizzabile dentaurum”Relatore: Roberto Grassi

Titolo: “Un innovativo dispositivo espansivo: l'esigenza, l'idea, i prototipi, i test, il risultato”Relatore: Gabriele Scommegna

Titolo: “Totem 3d printer: la nuova sala gessi”Relatore: Fabrizio Frapiccini

Titolo: Costruzione del BJA modificata secondo la scuola di Napoli "Federico Secondo”Relatore: Massimo Cicatiello

Titolo: “Efficienza e compatibilità in ortodonzia di una nuova resina fotopolimerizzabile”ore: 17:30 - 18:00Relatore: Roberto Grassi

Roberto Grassi

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Giorgio Iodice

Per iscrizioni rivolgersi alla segreteria OR-TEC inviando un fax al numero 075 50.55.033 o una mail ad [email protected]. La segreteria é attiva tutti i giorni lavorativi dalle 15,00 alle 18,00 allo 075 50.55.073.

Titolo: “Ancoraggio scheletrico: nuove possibilità terapeutiche e metodologie odontotecniche”ore: 9:00 - 10:00Relatore: Giorgio Iodice

Sabato 20 Giugno

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Titolo: “Herbst Oclusal Hinge: Un approccio al trattamento delle seconde classi, con un indistruttibile Herbst”ore: 10:00 - 13:00Relatore: Vela Hernandez

Vela Hernandez

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‘Report’

‘Gli eventi Ortec del passato’

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OR todonziaTEC nica

Nei giorni 20 21 marzo si è svolto presso l ‘istituto Gaetano Curcio di Ispica, l’ennesimo appuntamento del nostro percorsoformativo di base in tecnica ortodontica di laboratorio, questa volta abbiamo affrontato il tema dei dispositivi “SimoesNetwork”, approfonditi nella parte pratica con la costruzione di un S.N.1.

Questo evento è stato realizzato da Or-tec grazie all’impeccabile collaborazione organizzativa e realizzativa di due nostrisoci: Daniele Incardona ( Modica ) e Giovanni Favara ( Agrigento).

Le Docenze sono state tenute dal Dott. Edoardo Zaffuto e dal nostro socio Odt. Pietro Chiechi, per la struttura scolastica,la Prof.ssa Giovanna Manenti, il Prof. Giuseppe Sgarioto e il Dirigente Scolastico Prof. Maurizio Franzò.

A tutti i citati va un grazie di cuore per la disponibilità l’impegno e l’entusiasmo, oltre che a loro ai partecipanti, colleghi eragazzi dell’istituto che grazie alla loro ammirevole partecipazione hanno riempito i nostri cuori di una bellissima emozioneche conserveremo a lungo. Grazie infine al Dott. Giovanni Vanni ( fondatore e socio onorario Or-tec ), che a sorpresa nonci ha fatto mancare un suo saluto.

Or-tec insiste nella divulgazione scientifica a carattere nazionale, integrata con gli istituti di formazione per lo sviluppodell’eccellenza della tecnica ortodontica che da sempre ci contraddistingue.

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ReportIspica (Rg) 20/21 Marzo 2015Percorso formativo in tecnica ortodontica di laboratorio relatori: Dott. Edoardo Zaffuto, Odt Paolo Pietro Chiechi

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Anche quest’anno con la solita cadenza biennale si è tenuto Colonia l’International Dental Show, a detta di molti la piùgrande fiera mondiale del comparto odontoiatrico.

Questo evento ha negli anni maturato la caratteristica di rappresentare l’indicatore di come si svilupperà nel bienniosuccessivo il mercato odontoiatrico e di conseguenza odontotecnico. Ortec era presente con una delegazione capitanatadal Presidente Stefano Negrini, che tra l’altro è stato relatore in un workshop presso una delle aziende ad altissimo livellodi innovation technology.

Che dire, pensate che tra gli oltre 2500 espositori abbiamo riscontrato la presenza di una sola azienda con banchi dalaboratorio, e che l’80% di questi direttamente o indirettamente esponeva articoli inerenti a lavorazioni 3d intra e/oextraorali.Certo analizzando questi numeri per noi tecnici non c’è da stare molto allegri, anche se il comparto tecnico-ortodonticoprobabilmente “resisterà” un pò più a lungo rispetto al protesico allo tsunami digitale.

A nostro modo di vedere invece questa rivoluzione va letta come un’opportunità, facendo tesoro infatti del nostropreziosissimo know-how e del nostro elevato livello di conoscenza, potremmo sfruttare tutti i vantaggi tecnologici persviluppare nuovi modelli di business, nell’offerta di servizi e prodotti per la clinica ortodontica, facendo attenzione a nonperdere di vista la nostra mission che è e dovrà rimanere la salute ed il benessere dell’utente finale, ossia il paziente.

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ReportColonia Germania Marzo3/4 Marzo 2015

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L’Italvolleyvince il primo europeo

Target ortodonzia c’era

1989

1989-2014

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Per pubblicare articoli sulla rivista gli Autori si devono attenere alle seguenti NORME REDAZIONALI:

Gli articoli inviati allo scopo di essere pubblicati devono essere originali, avere carattere scientifico, trattare di tecnica1ortodontica, di ortodonzia e di tutto ciò che è correlato alla materia specifica.I lavori devono essere:2- Su file in 2 copie nella stesura definitiva;- Inviati alla Segreteria ORTEC - Strada Santa Lucia, 50/A - 06125 Perugia.La pubblicazione degli articoli deve essere richiesta all'atto della spedizione, con domanda scritta ed autografa, unita3alla dichiarazione attestante che il lavoro presentato non è stato pubblicato e non è in visione, o in attesa di pubblicazione,presso altre redazioni.I comitati redazionali scientifico e di lettura sono organi competenti a concedere l'approvazione alla pubblicazione e4ad apportare inoltre eventuali necessarie modifiche ai testi, senza peraltro intervenire sul contenuto scientifico del testo.Gli elaborati realizzati nell'ambito di un Istituto, devono essere correlati dell'autorizzazione del Direttore dello stesso5Istituto.Gli articoli che comprendono cartelle cliniche e/o iconografica di pazienti che così diventano riconoscibili si accettano6solo se congiunti all'attestazione da parte dell'autore/i, che si assume la responsabilità esclusiva alla divulgazione dielementi normalmente coperti da segreto professionale.La stesura degli articoli dovrà rispettare i limiti di 30 righe per pagina, con 60 battute per riga. Preferibilmente, il testo7dovrà essere scritto mediante programma di video scrittura e fornito in supporto digitale (indicando il nome del file eil tipo di programma utilizzato).Il testo dei lavori, scritto in lingua italiana, comprenderà: il titolo, il nome e cognome dell'autore/i, la qualifica8professionale di ciascuno, il recapito postale, il numero telefonico, indirizzo E-mail, una breve prefazione riassuntiva almassimo di 4 righe dattiloscritte, un riassunto conclusivo in italiano e in inglese ed eventuali Key - words.Se il testo è suddiviso in capitoli, sotto - capitoli e sotto - sotto - capitoli, dovrà presentare delle numerazioni indicative9in cui la prima cifra indicherà il capitolo, la seconda il sotto capitolo e così via. Es. 1 capitolo, 1.1 sotto - capitolo, 1.1.1sotto – sotto - capitolo.I comitati di visione e accettazione degli scritti pubblicabili decideranno, a loro discrezione, per i lavori ampi, la10suddivisione in numeri successivi.La documentazione iconografica deve essere fornita in originale in file Jpeg/Png da 300 Dpi, dovrà essere ordinata11secondo una numerazione normale progressiva e deve essere correlata di didascalie, anch'esse numerate e richiamatenel testo. I riferimenti bibliografici vanno posti al termine delle trattazioni, con ordine numerico progressivo ed alfabetico nel12pieno rispetto delle norme internazionali, con il richiamo del numero d'ordine che compare nel testo.L'autore/i, sottoscrivendo i testi, si assume in proprio la responsabilità in ordine ai contenuti ed alle illustrazioni.13

L'editore assume la proprietà letteraria degli articoli che potranno, a sua discrezione, essere utilizzati per riproduzioni parzialio totali.

Norme Redazionali

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HistoryXII° Congresso O.R.T.E.CMezzi di stabilizzazione in apparecchimobili, archi vestibolari e lorocostruzione ed azione

La scelta di questo tema non è stata per me immediata, mafrutto di un ripensamento, in quanto tra i tre titoli imposti,forse l’argomento sulla “Terapia Funzionale”, trattandosi diortodonzia biofunzionale, avrebbe suscitato più interesse efavorito maggiore discussione; mentre parlare distabilizzazione e archi vestibolari, almeno in unprimomomento, mi faceva pensare a qualche cosa disemplice e poco interessante. Sappiamo benissimo però chenei dispositivi mobili, la stabilizzazione e gli archivestibolari sono basilari, anche in considerazione del fattoche in Italia l’ortodonzia per circa l’80% viene eseguita conla mobile. Da qui l’importanza della conoscenza dei MEZZIDI STABILIZZAZIONE IN APPARECCHI MOBILI,ARCHI VESTIBOLARI E LORO COSTRUZIONE OAZIONE, come da tema.

La stabilizzazione delle placche o apparecchi mobili vieneeseguita tramite gli agganci sui denti scelti in modo da poteragevolmente resistere alle forze tendenti a dislocarel’apparecchio. Solo con una stabilizzazione massima, le forzeattive che noi applichiamo si scaricano sui denti da spostarecon minime dispersioni. Tanto più forte è la stabilizzazioneo ritenzione, tanto maggiore sarà somigliante la modalitàd’azione della placca a quella dell’ortodonzia fissa.

La stabilizzazione o ritenzione è forse uno degli elementi piùimportanti della placca che la caratterizza e la distinguedall’altro apparecchio rimovibile che viene comunementechiamato attivatore o funzionale. Noi possiamo ottenere lastabilizzazione o ritenzione in due modi: con ganci in filo

che, a seconda dei casi da trattare, vengono forgiati nellaforma proposta dai vari autori; o tramite dei supporti inresina che sfruttano i sottosquadri dei denti.Quindi perché una placca sia veramente efficiente, saràimportante attivare bene i ganci quando questi esistono.

Eseguire frequenti ribasamenti della placca stessa quando laritenzione e stabilizzazione è ottenuta con docce di resinache abbracciamo più o meno completamente le singole unitàdentali.Ganci semplici in filo d’acciaio al NIKEL-CROMOtemperato, rotondo, di diametro 0.9 mm. – visionevestibolare – Come si nota questo gancio passa a cavalierenella parte distale del dente scendendo nella facciavestibolare assicurando con la parte terminale ritenzione.(fig. 1)

Stessi ganci visione occlusale. (fig. 2)

TRIESTE 27/28/29 GIUGNO 1980a cura di Domenico Zanini

Domenico Zanini

Fig. 1

Fig. 2

Prima Parte:

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Visione vestibolare Macro del gancio su 27. (fig. 3)

Visione vestibolare macro del gancio su 23. (fig. 4)

Visione occlusale Macro del gancio sul 27. (fig. 5)

Visione occlusale Macro del gancio sul 23. (fig. 6)

Ganci a palla o con terminali sferici o a goccia secondoSchmidt, ne esistono di varie misure da 0,6 a 1 mm. Di regolaquesto tipo di ritenzione non è usato singolo ma sempreaccoppiato ad altri ganci (per esempio gancio di Adams)come si vede nella diapositiva.

Questo perché la ritenzione di questo gancio viene a trovarsisu due elementi prossimali, e la sua inserzione come ganciosingolo (e cioè molto più attivo di come sarebbe seaccoppiato) provocherebbe la divergenza dei due elementi.Particolare del gancio a palla preso mesio-vestibolarmente,che dimostra dove avviene l’inserimento del terminalesferico. (fig. 7)

Visione occlusale Macro dei ganci a palla. Notare che unabuona parte della pallina rientra nel sottosquadro. (fig. 8, 9)

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Fig. 3

Fig. 4

Fig. 5

Fig. 6

Fig. 7

Fig. 8

Fig. 9

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Gancio di Jackson in filo d’acciaio, dello stesso tipo di quelloillustrato per il gancio semplice in filo, a parte il diametro cheper questo gancio è preferibile 0,8 mm. Visione vestibolare.E’ stato ideato nel lontano 1906 nell’intento di utilizzare isottosquadri mesiale e distale, mediante un filo che accerchiail margine cervicale del lato vestibolare e si spinge quindi ilpiù possibile interprossimalmente, mesialmente edistalmente, rasentando il bordo gengivale.

Benchè siano valorizzati i sottosquadri mesiale e distale,bisogna ammettere che questa forma di gancio non sfrutta apieno questa superficie ritentiva.Infatti è un tipo di ritenzione poco usato. (fig. 10)

Il Jackson visione vestibolare Macro. (fig. 11)

Visione occlusale macro. Notare la parte non visibile chedimostra dove entra in sottosquadro. (fig. 12)

Gancio di Dujzingz. Visione vestibolare macro. Due fili inacciaio di diametro 0.7 mm vengono modellati al di sopradell’equatore del dente sulla faccia vestibolare unomesialmente e l’altro distalmente, e quindi vengono ripiegatiancora in basso e indietro su se stessi in modo che la parteinferiore abbracci al di sotto dell’equatore del dente, e cosìle parti terminali entrano in zona di sottosquadroassicurando la ritenzione. (fig. 13)

In questa diapositiva è stato segnato l’equatore del dente esi possono notare chiaramente le parti terminali del gancioche stanno al di sotto di questa linea, assicurando laritenzione. (fig. 14)

Visione occlusale macro del Dujzings. (Non è un ganciomolto usato perché non è un grande stabilizzatore). (fig. 15)

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Fig. 10

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Ganci a Crampone – Visione vestibolare – spessore del filo0.8 mm. Questo gancio deriva dalla modellazione del ganciodi Schwarz rovescio, mentre però il gancio di Schwarz sfruttala sola punta del crampone, questo gancio né sfrutta la puntae il supporto come appoggio evitandone l’infossamento.(fig. 16)

Visione occlusale – Notare la punta del crampone cheassicura la ritenzione entrando in sottosquadro, mentre isupporti aderiscono alle superfici occluso-vestibolarigarantendone l’appoggio. (fig. 17)

Visione occlusale Macro. (fig. 18)

Visione vestibolare Macro. (fig. 19)

Gancio di Schwarz o lanceolato (detto anche ganciosperonato). Diametro del filo 0.7 e tipo di acciaio uguale aquello usato per gli alti ganci già visti. Visione vestibolare diun gancio lanceolato a due elementi. (fig. 20)

Costruzione del gancio lanceolato con pinza apposita. (fig.21)

I° fase. (fig. 22)

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La prima piega. (fig. 23)

La seconda piega. (fig. 24)

La terza piega. (fig. 25)

La terza piega eseguita. (fig. 26)

Chiusura della lancia con la parte centrale della pinzaprovvista di scanalatura apposita. (fig. 27)

Chiusura della lancia eseguita. (fig. 28)

La costruzione della lancia eseguita – penultima fase.(fig. 29)

Piegatura della lancia con la parte vicina al fulcro della pinza.(fig. 30)

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Fig. 23

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Fig. 30

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Piegatura della lancia eseguita, elemento del ganciolanceolato finito. (fig. 31)

La punta del gancio lanceolato in sito – visione occlusale.(fig. 32)

La punta del gancio lanceolato in sito – visione vestibolare.(fig. 33)

Visione occlusale macro. (fig. 34)

Gancio lanceolato a due elementi – visione vestibolare – Iganci lanceolati si insinuano fra due denti a contattoprossimale subito al di sotto dei loro punti di contattosfiorando le papille. Questi ganci si differenziano da quellidi Adams in quanto favoriscono l’eruzione dei denti. Sonocioè indicati in dentizioni miste in fase di eruzione.(fig. 35)

Visione occlusale macro delle due punte del gancio diSchwarz. (fig. 36)

Gancio lanceolato a tre elementi tra 24 - 25, 25 - 26, 26 - 27.Visione vestibolare. (fig. 37)

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Fig. 31

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Fig. 37

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Visione occlusale dello stesso gancio. (fig. 38)

Visione occlusale macro delle punte dello stesso gancio.Notare le punte delle lance che vanno ad inserirsi nellospazio interdentale sfiorando le papille al di sotto del puntodi contatto dei denti. (fig. 39)

Gancio lanceolato o di Schwarz a due elementi rovescio, piùritentivo (di difficile esecuzione). Visione vestibolare.(fig. 40)

Stesso gancio – visione occlusale. (fig. 41)

Visione occlusale macro dello stesso gancio, si notachiaramente la sovrapposizione delle due estremità. (fig. 42)

Aletta vestibolare finita con fili passanti. Diametro 0.7anteriore e 0.8 posteriore. Visione vestibolare. (fig. 43)

Costruzione aletta vestibolare. Si inizia con la modellazionedei fili passanti, usando una pinza normale a becchi rotondio di Tweed. (fig. 44)

Prima piega. (fig. 45)

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Fig. 38

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Fig. 45

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Seconda piega. (fig. 46)

Formazione dell’occhiello per ritenzione palatale alla resina.(fig. 47)

La diapositiva dimostra il filo passante posteriore – diametro0.8 – visto dal lato palatale, provvisto di ritenzione adocchiello (o ricciolo). Naturalmente questa parte palatale (olinguale nel caso si trattasse dell’arca inferiore) deve essereleggermente sollevata dal modello per permettere alla resinadella placca di passare al di sotto. (fig. 48)

Visione vestibolare del filo passante posteriore prima dieseguire la ritenzione vestibolare. (fig. 49)

Filo passante finito con ritenzione per la resina. (fig. 50)

Lo stesso passante visione occlusale. (fig. 51)

I due fili passanti visti palatalmente, si può notare ladifferenza di diametro 0,7 anteriore e 0.8 posteriore. (fig. 52)

Visione occlusale dei due fili passanti eseguiti. Notare (anchese per la verità in questa diapositiva non è molto evidente),che la ritenzione sia palatale che vestibolare è discosta dalgesso per permettere alla resina di passare tra filo passante egengiva. (fig. 53)

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Fig. 46

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Fig. 52

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Isolazione del modello per la costruzione della resina. (fig.54)

Costruzione dell’aletta vestibolare con resinaautopolimerizzante del tipo a spruzzo. (fig. 55)

Idem polvere. (fig. 56)

Tiratura dell’aletta vestibolare. (fig. 57)

Aletta vestibolare finita – visione vestibolare – la resina deveraggiungere e superare l’equatore di ogni dente, in tal modooltre ad entrare in sottosquadro (al di sotto dell’equatore) laparte di resina al di sopra evita l’eventuale infossamentodell’aletta e del relativo supporto. (fig. 58)

Visione occlusale dell’aletta finita. (fig. 59)

Altra visione occlusale. (fig. 60)

Altro tipo di filo passante tutto unito (congiunto) piùrobusto, diametro del filo 0,8 mm. Visione vestibolare. (fig.61)

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Idem visione occlusale, notare la distanza della partevestibolare dal passante della gengiva più evidente in questadiapositiva che in quella vista precedentemente. (fig. 62)

Aletta vestibolare finita con filo passante unico, modellatofino al fornice gengivale. Tale tipo di ritenzione è indicatosulle placche ad espansione meccanica mono-laterale, perchéoltre alla ritenzione, assicura il discostamento dalla guancia,muscolo massatere favorendo una azione maggiore e piùveloce. (fig. 63)

Questo tipo di aletta è scaricata di circa 2 mm; sul contattogengivale. La diapositiva vorrebbe dimostrare questoparticolare, la ritenzione è assicurata dal sottosquadro deidenti. (fig. 64)

Visione occlusale di questo tipo di aletta. Notare da questaottica il maggiorato spessore della resina. In confronto aduna aletta normale. (fig. 65)

Aletta vestibolare in resina – visione vestibolare – con filopassante unico, solo ritentiva che sfrutta cioè il solosottosquadro dei denti, per cui molto più corta dellaprecedente. Il filo passante in questo caso va modellatomolto più in alto del precedente a livello quasi equatoriale.(fig. 66)

Visione occlusale. (fig. 67)

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Fig. 62

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Fig. 66

Fig. 67

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Costruzione del gancio di FHILIP ADAMS denominatoanche gancio di Liverpool guerciato modificato o ganciouniversale. Presentato nel maggio 1950. Diametro del filo0.7 con pinza apposita e non con la pinza di Adams. (fig. 68)

Prima piega. (fig. 69)

Prima piega eseguita – formazione della prima graffa. (fig.70)

Chiusura della graffa stessa con lieve inclinazione. (fig. 71)

Trattenendo la graffa così eseguita con la punta di una pinzadi Adams si fa la prima piega di 45°. (fig. 72)

Dimostrazione dell’angolo della prima piega appenaeseguita. (fig. 73)

Si trattiene di nuovo la graffa e si fa una seconda piega di altri45°. (fig. 74)

Dimostrazione che eseguite le due pieghe si otterrà unangolo di 90 °. (fig. 75)

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Fig. 68

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Inserita la prima graffa in sito si segna con una matita in cerail punto dove si eseguirà la seconda piegatura per lacostruzione della seconda graffa, naturalmente considerandola larghezza della graffa stessa sottraendola alla larghezzaeffettiva del dente. (fig. 76)

Segno eseguito. (fig. 77)

Idem segno eseguito. (fig. 78)

Si procede all’esecuzione della seconda graffa. (fig. 79)

Chiusura della seconda graffa. Notare che l’inclinazione diessa deve essere al contrario della prima graffa. (fig. 80)

Si controlla l’esattezza della distanza delle graffe. (fig. 81)

Adattamento dei terminali a cavaliere del dente, devonosormontare i punti di contatto e mantenerli il più possibilecontro i denti e adattarsi all’interstizio linguale lasciandonaturalmente uno spazio tra filo e tessuti molli in modo cheil materiale della placca li circondi completamente. (fig. 82)

Visione dal basso che evidenzia la ritenzione svolta dallegraffe. (fig. 83)

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Visione dal lato mesio-vestibolare. (fig. 84)

Visione occlusalmacro. Gli speroni o graffe non devono maitoccare sui denti contigui, bisogna evitare di regolare ladistanza tra gli speroni piegando l’ansa che li unisce. (fig. 85)

Si vuole ora evidenziare gli angoli della costruzione delgancio di Adams su un piano. (fig. 86)

Si nota nel disegno a sinistra la prima piega di 45° e laseconda piega di altri 45°, si creerà un angolo di 90° che vieneevidenziato a destra. (fig. 87)

Particolari angoli. (fig. 88)

Particolare angoli con gancio. (fig. 89)

Macro Adams sul piano. (fig. 90)

Macro Adams – particolare della graffa. (fig. 91)

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Modello di una arcata inferiore di dentatura mista, in cuicome si vede i 6 6 sono poco erotti in particolaredistovestilbolarmente, in questo caso è consigliabile ungancio di Adams con sperone o graffa, vestibolo, mesiale.Questo si può verificare per il primo molare permanente a6-7 anni di età o per il secondo molare permanente a 11-12anni. (fig. 92, 93)

Se il dente è parzialmente erotto, si rifilerà il gesso cherappresenta il tessuto gengivale, come si vede nelladiapositiva, in questo caso solo mesialmente, ma questanorma vuole anche il gancio di Adams normale in questocaso si renderanno accessibili i sottosquadri mesiale e distale.

Quando si applicherà l’apparecchio finito, gli speroni delgancio respingeranno leggermente le papille interdentali.Non bisogna assolutamente rifilare il modello in modoeccessivo e cercare di raggiungere una parte di sottosquadrotroppo al di sotto del margine gengivale. Se il dente è erottoanche solo a metà, una lievissima rifilatura del marginegengivale rappresentato sul gesso, sarà sufficiente.

Se il dente è completamente erotto ed esiste una spiccataretrazione gengivale, come si verifica talvolta negli adulti, sipotrà disporre di sottosquadri mesiali e distali molto ampi eprofondi.

In questo caso non bisogna usare il sottosquadro al massimoclinicamente disponibile, bensì quel tanto che possa esserenecessario ai fini dell’agganciamento. (fig. 94)

Rifilatura eseguita. (fig. 95)

Visione vestibolare del gancio di Adams ad un sola graffadetto anche semi-graffa di Adams. (fig. 96)

Visione vestibolare macro. (fig. 97)

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Visione occlusale. (fig. 98)

Visione occlusale macro. Notare la deviazione del gancio chenon interferisce minimamente la papilla distomolare. (Incerti casi per impedire lo sprofondamento della placca conquesto tipo di ganci si può saldare al gancio nella zona distaleun tacchetto in filo tipo cavaliere che evita così questacomplicazione). (fig. 99)

Ganci di Adams sui 24 26 modellati con la vera pinza diAdams, notare le graffe molto più aperte che con la pinzaprecedentemente dimostrata per le fasi di costruzione.Visione vestibolare. (fig. 100)

Visione occlusale. (fig. 101)

Visione occlusale macro. (fig. 102)

Visione occlusale e macro del premolare. (fig. 103)

Visionme occlusale macro dal molare. (fig. 104)

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Adams su 6/6 in articolazione si evidenzia la noninterferenza masticatoria. (fig. 105)

Particolare del lato linguo palatale. (fig. 106)

Visione del lato occlusale del 6. (fig. 107)

Visione del lato occlusale del 6. (fig. 108)

Gancio di Adams su canino diametro del filo 0,6 mm.Visione vestibolare. (fig. 109)

Visione vestibolare macro. (fig. 110)

Visione del lato disto-vestibolare. (fig. 111)

Visione occlusale macro. (fig. 112)

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Adams con variazione a tre ritenzioni o tre graffe o consperone accessorio, molto più ritentivo.Visione vestibolare (fig. 113)

Visto dal basso. (fig. 114)

Particolare della saldatura. (fig. 115)

Visione occlusale macro. (fig. 116)

Il gancio di Adams si presta anche come supporto perattacchi ausiliari (uncini, cannule, occhielli ecc).Applicazione uncino ad un gancio di Adams di unpremolare. Prima fase: accostamento dei due capi da saldare.(fig. 117)

Seconda fase: applicazione Borace. (fig. 118)

Inizio saldatura con microsaldatrice. Saldatura eseguita. (fig. 119)

Applicazione di un tubicino al gancio di Adams di un molare.Accostamento dei due corpi da saldare. (fig. 120)

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Inizio saldatura. (fig. 121)

Saldatura eseguita. (fig. 122)

Ganci di Adams su 24 26 con i due supporti a lavoro ultimato(uncino e cannula). Visione vestibolare. (fig. 123)

Idem visione occlusale. (fig. 124)

Idem visione occlusale macro. (fig. 125)

Visione vestibolare macro. (fig. 126)

Adams con occhiello per fornice poco profondo portaelastico per trazione intermascellare. Visione vestibolare. E’più usato per gli inferiori che per i superiori perché di solitoquesti denti presentano un fornice meno profondo. (fig.127)

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Fig. 122

Fig. 123

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Fig. 125

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Fig. 127

Continua ...

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Convegno Ortec18, 19 e 20 Giugno 2015

Rimini

Programma:

Giovedì 18 pomeriggioDr. Massimo Lupoli

Venerdì 19 mattinaOdt. Pardini Marco

Dr. Antonio Spagnuolo Dr. Carlo Di Paolo

Venerdì 19 pomeriggioOdt. Lastilla Gianluigi Dr.ssa Eliana Di Gioia

Dr. Luca Russo Odt. Grimaldi GiuseppeOdt. Roberto Grassi

Sabato 20 mattinaDr. Iodice GiorgioDr. Vela Hernandez

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OR todonziaTEC nica

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Page 52: Rivista Ortec - numero 2 anno 2015

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Congresso Nazionale Ortec30/31 Ottobre 2015

MilanoProgramma:

Venerdì 30 mattinaPres. Di Seduta Odt. Emanuele Paoletto

Dr. Bjorn LudwigDr. Marco Rosa

Odt. Riccardo Palla

Venerdì 30 pomeriggioPres. Di Seduta Odt. Pietro Driussi

Prof. Verna CarlalbertaOdt. Wolf Emanuele Dr. Giaretta MicheleDr. Godina Laura

Odt. Manuela TrombaAssemblea Ordinaria Ortec

Sabato 31 mattinaPres. Di Seduta Odt. Claudio Graziani

Odt. Zocche MarianoDr. Perinetti Giuseppe Odt. Tonini PaoloOdt. Daniela Pavesi

Page 53: Rivista Ortec - numero 2 anno 2015

CORSI BASE

“Progettazione e costruzione delle apparecchiature Pcf e Pfb”

18/19 Settembre 2015BARI

Roberto Giammarini

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