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Rivista Diffidare dalle Imitazioni nr. 2

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SOMMARIO

EDITORIALE “La piccola bellezza” di Pierpaolo Gentili pag. 1

FARE ECONOMIA “Crisi: la contrattazione torna in azione” di Massimiliano Zitelli Conti pag. 4

FARE ECONOMIA “Oltre il Pil: il valore del benessere sociale” di Antonella Giordano pag. 8

INTORNO AL LAVORO “Volere è potere” di Marco Polimadei pag. 11

ULTRASOCIALE “Zona Retrocessione” di Pierpaolo Gentili pag. 13

IL MONDO DELLA SCUOLA “Scuolafuturoscuolafuturoscuola” di Donatella Ghinassi pag. 15

IL TRASPORTO DELLE IDEE “La mobilità a Roma” di Paolo D’Amanzo pag. 17

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LA RELIGIONE, IDEE DI CONFRONTO “Sulla Via” di Claudio Coen Belinfanti pag. 19

ALLA RICERCA DELLA RICERCA “La battaglia del copyright” di Francesca Martinetto pag. 22

FOTOSCRITTO Foto di Daniela De Angelis – Righe Pierpaolo Gentili pag. 24

DIETRO IL SIPARIO “Andrea Ravoni: Bending e vibrato d’autore” di Alessandro Nobili pag. 26

STILI DI VITA “Radicali liberi e antiossidanti” di Giovanni Melogli pag. 34

SPORT “ E già …” di Nicolò Gentili pag. 38

ATTRAVERSO LA LENTE “La storia di Rita” di Daniela De Angelis pag. 41

CINEMA, TEATRO E UN PIZZICO DI MODA “Dietro le quinte” di Pamela di Lodovico pag. 43

PASSEGGIANDO PER IL MONDO “ Una passeggiata a Madrid” di Ilaria Leccese pag. 45

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La piccola

Bellezza

EDITORIALE

La piccola

Bellezza

La piccola

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EDITORIALE

Credo che per esprimere una critica su un avvenimento, un libro, un film si debba necessariamente partire dal fatto di averlo vissuto, letto, visto. Condizioni fondamentali per esprimere anche soltanto un parere. Ed è con questo spirito che mi “sono costretto” a vedere “La grande bellezza” proprio contro quella che era la mia stessa volontà. Ma consentitemi una premessa: il gusto, il piacere per un film dipende esclusivamente da chi lo vede, come avviene per la musica, ad esempio. Soggettività

di giudizio che va rispettata, a volte non compresa, ma rispettata. Ebbene, non mi è piaciuto.

Sin dai primi fotogrammi balza agli occhi la scopiazzatura marchiana della filosofia felliniana: personaggi troppo pressati e pressanti e caratteristici, inquadrature troppo simili, direi uguali, che hanno caratterizzato ed hanno fatto grandi le pellicole del regista romagnolo. Tentativo mal riuscito di argomentare con la macchina da presa un'idea che di originale, ma direi di vero, ha ben poco. Si vuole mandare un messaggio di solitudine partendo da una classe sociale che sola non è e, probabilmente, mai lo è stata.

Il raccontare la vita giornaliera di ricchissimi borghesi, quasi nobili, non può passare attraverso feste, festicciole, trenini danzanti, luoghi comuni che oggi semmai appartengono alla parte più “piccola” e gretta della stessa borghesia, quella delle ville con piscina, dei macchinoni, delle collane d'oro troppo visibili. Lo ritengo un falso storico ed ideologico. La nobiltà non vive più così. Si è, sotto certi aspetti, modernizzata. Si è resa straniera con la frequentazione di ambienti lontani, esotici, distanti geograficamente da una Roma vuota ma stupenda. Le terrazze romane hanno poco da dividere e condividere ormai con la nobiltà capitolina.

Tornando alla pellicola, sono appena sufficienti le interpretazioni dei singoli, degli attori principali e di quelli secondari. Al contrario, ho gradito qualche dialogo ben scritto sulle tematiche della vita che lascia aperti, comunque, i punti interrogativi della conquista di un Oscar da parte di un film provinciale e piccolo.

Ed infatti sarebbe andata meglio se si fosse trattato di un remake di una Roma anni '60 tanto che inizialmente impressiona proprio il forte dubbio del momento storico che lo stesso film vuole raccontare spiazzando lo spettatore. Una “dolce vita” rinnovata che di dolce non ha nulla e di vita ancor meno.

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EDITORIALE

Rimane la straordinaria fotografia. Questa si da Oscar perché di livello e maestria superiore. Ma un film non può essere relegato al solo aspetto dell'immagine fotografica altrimenti si poteva mandare in onda un documentario di National Geographic con risultati migliori. Del resto ci siamo andati vicini con la giraffa che scompare.

Pierpaolo Gentili

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FARE ECONOMIA

CRISI: LA CRISI: LA CRISI: LA CRISI: LA

CONTRATTAZIONE CONTRATTAZIONE CONTRATTAZIONE CONTRATTAZIONE

TORNA IN AZIONE !TORNA IN AZIONE !TORNA IN AZIONE !TORNA IN AZIONE !

Ricordate quei cartelli nei negozi che ammonivano:

" PREZZI FISSI "," LA MERCE VENDUTA NON SI CAMBIA ! " , "PER COLPA DI QUALCUNO NON SI FA CREDITO A NESSUNO ! " ?

Oggi sono sempre più rari : le condizioni ( pagamento anche a credito, acconti, la possibilità di cambiare l'articolo ) in tempi di crisi devono agevolare ed invogliare all'acquisto ed il prezzo e' diventato la variabile più importante, perdendo la sua immutabilità : in altre parole e' tornata in auge la "contrattazione" o se si vuole, utilizzando un termine meno nobile ma più efficace, si torna a " mercanteggiare " .

In gran parte dei paesi mediorientali questo e' un rito necessario prima di concludere una compravendita. Chiunque abbia visitato l'Egitto o il Marocco sa che il commerciante non declama mai le virtù della sua mercanzia ma vi inviterà piuttosto a sorseggiare un tè nella sua umile dimora . Solo successivamente vi mostrerà i suoi oggetti. L'ultima cosa che vorrebbe e' che questa cerimonia terminasse rapidamente con un " Ok prendo questo !" : la vendita ne verrebbe sminuita poiché il rito prevede necessariamente una (lunga ) contrattazione.

Riscoprendo il valore e le opportunità offerte da mercati e "mercatini" gli italiani stanno vieppiù recuperando questa genetica capacità di mercanteggiare apparentemente svanita nell'era della grande distribuzione e dei centri commerciali.

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FARE ECONOMIA

Si sono riappropriati della ricerca della trattativa che non solo rende il prezzo più conveniente ma l'acquisto un momento di svago che consente di mettere alla prova capacità talvolta latenti.

" CONTRATTARE " significa trattare un affare cercando di ottenere le migliori condizioni al fine di raggiungere un accordo di conseguenza occorre conoscere ed applicare antichi insegnamenti e ricordarsi altresì che e' un accordo quello che stiamo cercando di ottenere.

Esistono ovviamene alcune regole.

La prima consiste nell'osservare la merce che ci interessa e chi la vende. E' un oggetto unico o già visto in un altro banco o in un altro mercato? Da quanto tempo il venditore non riesce a " piazzarlo"? Ha una sia pur irrilevante imperfezione che possa consentirci di ottenere un prezzo migliore?

E il mercante chi e'? Si attende una contrattazione o quasi la esige a mo' del metodo mediorientale? Sta svuotando il magazzino del suo negozio o acquista gli oggetti a prezzi "stracciati" per poi rivenderli moltiplicando l'importo (ovvero e' un trader ). Osservato l'oggetto e chi lo vende siamo già a metà dell'opera!

Il resto e' psicologia , esperienza e comunicazione. "Quest'oggetto in realtà non e' necessario!", "Questo acquisto non era preventivato !" , " Non dovevo nemmeno venire al mercato stamattina!", " E' un regalo ma forse mia moglie ha già provveduto " ecc ecc ... sono tutte armi efficaci.

Sempre valido il vecchio insegnamento delle antiche generazioni di mostrare disinteresse e di allontanarsi dal banco di vendita, come del resto frasi quali : " Ci devo pensare!", "Ripasso dopo!" , "Magari torno domani!".

Sempre valido e' anche il monito di attendere a fare la propria offerta : dichiarato il prezzo al quale saremmo disposti ad acquistare esso non scenderà più!

Ricordiamoci inoltre che il prezzo dovrebbe diminuire in maniera più che proporzionale al numero di oggetti acquistati dal medesimo venditore ( in questi casi potremmo richiedere almeno un "omaggio"). Sono tante le tattiche del mercanteggiare, alcune conosciute solo da pochi eletti. Le più semplici possono essere riassunte in un decalogo:

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FARE ECONOMIA

LE DIECI LEGGI PER "TIRARE SUL PREZZO"

1 Osservare l'oggetto , manifestare i motivi per cui non vale la pena acquistarlo. Osservare il venditore.

2 Mai svelare per primi il prezzo al quale si intende acquistare , se si offre un prezzo esso diviene vincolante (per noi ! ).

3 Chiarire che non abbiamo bisogno di quella merce che possiamo trovarla altrove o se si tratta di un oggetto particolare chiariamo che per noi e' un semplice capriccio.

4 In un altro banco dello stesso mercato poco tempo fa l'oggetto veniva offerto ad un prezzo inferiore.

5 Se si acquistano più oggetti dallo stesso commerciante il prezzo degli stessi dovrebbe scendere in maniera più che proporzionale.

6 Minacce efficaci: " Ritornerò, ci penso, passo un altro giorno , oggi ho poco tempo ! " ( meglio se allontanandoci dal banco ).

7 Il limite invalicabile del prezzo di base: difficile che il commerciante venda "rimettendoci".

8 Acquisto oggi ma sono " interessato anche ad altri oggetti del suo (meglio tuo) banco!": il venditore può far scendere il prezzo come contropartita per l'acquisizione o fidelizzazione di un nuovo cliente.

9 L'offerta che ricevi non è mai quella definitiva finché non la accetti ovvero ... puoi sempre ottenere un prezzo migliore.

10 Per quanto tu possa ritenere conveniente il prezzo o interessante la merce questo non e' il tuo lavoro a differenza di chi te la offre, di conseguenza sei tu la parte forte nella contrattazione.

Il "mercanteggiare" , la "contrattazione", sono in ogni caso anche un' esercizio di comunicazione, talvolta estremamente coinvolgente e impegnativo. Così , esaurite le energie,accadono strani episodi come questi dei quali sono stato testimone:

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FARE ECONOMIA

EPISOD ONE : 25+ 25 = 50?

In un negozio di Ostia.

Signora D. (acquirente) : "Ventisette euro l'uno? No ! Al limite potrei pensarci per 25 euro ! " Commessa: "Non posso : facciamo 50 euro per tutti e due ma non lo riferisca al proprietario !"

EPISOD TWO : TI PRENDO PER STANCHEZZA

In un mercatino di Reggio Calabria si contratta da venti minuti sul prezzo di una casetta in legno per uccellini da riconvertire in capanna per un Presepe.

VENDITORE: : " 15 euro !" Signora D.: "Non se ne parla nemmeno! VENDITORE: " 12 euro mai, venduto a meno ! " Signora D.: " Guardi io oggi non dovevo nemmeno venire , non e' un acquisto preventivato ,magari ripasso la prossima settimana ! " ( La Signora D. fa intendere di conoscere la regola 6 del "Decalogo ") VENDITORE : "10 euro !" La Signora D. si allontana (insiste sulla regola 6). VENDITORE: " Aspetta, fai tu il prezzo !" La Signora D. ritorna sui suoi passi , esitando e dichiara: " 6 euro ! " VENDITORE: "L' ho pagato 8 euro andrei in perdita ! " (facendo appello alla regola 7 ) Signora D. : " 7 euro ! " VENDITORE: " 9 !" Signora D.: " 7 euro ! " VENDITORE: " Ok 5 euro ! " Signora D. : " E va bene ! "

5 Euro?!?

Magia della contrattazione !

Massimiliano Zitelli Conti

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FARE ECONOMIA

I dati ISTAT di febbraio

L’ultimo comunicato stampa ISTAT relativo al IV trimestre 2013 pubblicato venerdì 14 febbraio 2014 riporta che il PIL è aumentato dello 0,1% sul trimestre precedente e sceso dello 0,8% in un anno.

L’importanza del PIL

Sappiamo che il Prodotto Interno Lordo (PIL) o GDP (Gross Domestic Product) rappresenta il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo, generalmente l’anno). Il PIL è, in buona sostanza, un indicatore del valore della ricchezza o del benessere presente all’interno di un paese (indipendentemente dalla nazionalità di chi li produce), a differenza del Prodotto Nazionale Lordo (PNL) che in parte è conseguito all'estero. Del PIL fanno parte i profitti realizzati dalle imprese straniere in Italia, viceversa i profitti realizzati dalle imprese italiane all'estero fanno parte del PNL italiano e del PIL dello Stato in cui hanno sede tali imprese. Per restare nella definizione macroeconomica è nominale quando evidenzia il valore finale della produzione in un certo periodo ai prezzi correnti ( in tal caso il valore della ricchezza nel periodo di rilevazione risente dell’inflazione). Viceversa il PIL è reale quando esprime un valore reale della produzione di beni e servizi, sterilizzato dall'effetto dell'inflazione e misura la produzione in termini di effettivo potere d’acquisto della collettività. Una crescita imprevista del PIL ha effetti positivi sui mercati azionari poiché determina la crescita degli utili aziendali e quindi dei prezzi dei titoli. Un aumento eccessivo e non previsto del PIL può riflettersi negativamente sulle piazze azionarie con rischi sull'inflazione.

I parametri di misurazione sono affidabili?

L'andamento del PIL rappresenta una misura macroeconomica importante e viene, pertanto, monitorato con grande attenzione dagli operatori finanziari ma i parametri di riferimento esprimono in termini assoluti il valore della ricchezza e del benessere all’interno di un Paese. Ad un’attenta riflessione anche i non addetti i lavori possono concludere che i parametri ordinari sono datati e non considerano valori importanti

Oltre il PIL: il

valore del

benessere sociale

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FARE ECONOMIA

quali l’ambiente, il tempo libero, i lavori socialmente utili, la distribuzione della ricchezza all’interno della società, beni e servizi offerti dal settore pubblico, la ricchezza prodotta dall’economia sommersa e il welfare. Le informazioni che possono essere desunte dall’aggregato quantitativo espresso dal Pil è, in altri termini, largamente insufficiente ad esprimere il livello del “benessere sociale” desiderato.

Andare oltre il PIL

Fin dagli anni 70 riqualificare il PIL sulla base di altri valori di riferimento ha rappresentato una necessità coerente con l’evoluzione del concetto di benessere socio-ambientale e degli standard di crescita. In tal senso si sono avvicendate numerose scuole di pensiero, ciascuna delle quali ha elaborato propri indici di misurazione. Cito quelli più noti .

L’Indice di Sviluppo Umano (HID) elaborato nel 1990 – Hac, Sen e utilizzato, a partire dal 1993, dall’ONU parallelamente al PIL per valutare la qualità della vita nei paesi membri si basa sui tre indicatori principali dell’ aspettativa di vita (LEI),dell’ istruzione (EI) e del reddito (II). L’ indice di Better Life Index introdotto dall’Ocse e ad esso limitato, è caratterizzato da 11 parametri non economici (casa. Reddito, lavoro, comunità, educazione, ambiente, forma di governo, salute, soddisfazione della vita, sicurezza, equilibrio vita/lavoro). L’Index of Sustainable Economic Welfare (ISEW) introdotto nel 1989 grazie al contributo di James Tobin considera come ISEW = consumi personali + spese pubbliche (escluse spese per la difesa e militari) – spese private a scopo difensivo + formazione del capitale + servizi da lavoro domestico – costi di degrado ambientale – deprezzamento del capitale ambientale. Il Genuine Progress Indicator (GPI) sostituisce l’ISEW e, aggiungendo ulteriori indicatori, è composto Consumo personale + Valore del lavoro domestico + Valore del volontariato ‐ Costi di degrado ambientale ‐ Costi del crimine ‐ Costi della ripartizione della famiglia (es. divorzio) ‐ Deprezzamento del capitale naturale ‐ Costi dello stress ‐ Aumento credito al consumo ‐ Costi iniquità della distribuzione delle ricchezze

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FARE ECONOMIA

Il Wealth Estimates introdotto dalla Banca Mondiale, considera la ricchezza in modo «classico» composta da capitale prodotto, capitale naturale e capitale intangibile (un insieme di valori come il capitale umano, la qualità delle istituzioni e il governo). Il FEEM SI elaborato dalla fondazione Eni Enrico Mattei, è caratterizzato da parametri di natura economica e non quali la situazione dei servizi pubblici come l’istruzione e la sanità, il settore delle energie rinnovabili, le emissioni di gas inquinanti indicati dal protocollo di Kyoto, biodiversità della flora e della fauna, accesso all’acqua ed all’elettricità, superficie inabitabile. Il Global Peace Index elaborato sulla base dei dati forniti dall’unità di intelligence dell’Economist, considera come parametri il numero di guerre interne ed esterne, le relazioni con i paesi confinanti, livello della criminalità, il numero di rifugiati, di omicidi e di carcerati. Il FIL, felicità interna lorda (GNH) studiato nel 1972 e adottato dal Re del Buthan, considera come indici valori morali soggettive quali il benessere ambientale, fisico, mentale, lavorativo, sociale e politico. Quale futuro? Rivedere il sistema di misurazione del PIL è una priorità per ridefinire gli equilibri mondiali sulla base di criteri oggettivi ed omogenei che tengano conto dell’impatto sia degli aspetti quantitativi (oggettivi) dell’attività economica, sia degli aspetti qualitativi (soggettivi) sulle condizioni esistenziali dei componenti il sistema sociale. In tal senso la Commissione europea si sta impegnando nella formulazione di un indicatore del benessere sostenibile fondato su un largo numero di fattori, quali le condizioni materiali (reddito, consumo e ricchezza), lo stato di salute, i livelli formativi, le opportunità occupazionali, l’impiego del tempo a disposizione (rimunerato, non rimunerato, libero), la possibilità di partecipare ai processi decisionali politici, l’intensità delle relazioni sociali, le condizioni ambientali, e il livello di sicurezza economica, sociale e naturale. Antonella Giordano

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INTORNO AL LAVORO

VOLERE E’ POTERE Cari Lettori, il nuovo governo ha dichiarato di volersi impegnare a fondo allo scopo di creare lavoro, visto che il tasso di disoccupazione giovanile (23%) è doppio rispetto a quello degli adulti. La tecnologia continua a creare posti di lavoro, ma ne cancella molti di più, visto che elettrodomestici, auto, lavatrici e televisori li fabbricano robot controllati da computer costruiti da altri computer e le attività self-service di servizi come biglietterie mezzi di trasporto, casse di supermercati e negozi on-line vari hanno preso il posto del lavoratore di turno. Per poi non parlare dei software dedicati che sostituiscono il tirocinante avvocato o architetto, o dei corsi e-learning che prendono il posto di validi insegnanti già precari da decenni. Per creare posti di lavoro ad alta intensità si potrebbe pensare di adeguare i nostri acquedotti che dalla sorgente al rubinetto perdono metà acqua, oppure pensare di tutelare a 360° i nostri beni culturali che cadono a pezzi, come le scuole dove i nostri ragazzi rischiano di trovarsi sulla testa un tetto cadente, oppure rendere milioni di abitazioni costruite per consumare energia il doppio o il triplo rispetto al reale fabbisogno, per non parlare poi degli ospedali che sono quasi tutti da ristrutturare ed adeguare alle esigenze odierne. Si potrebbe lavorare su migliaia di chilometri di torrenti, fiumi, boschi e terreni in maniera che quando piove anche in maniera abnorme non ci siano morti o devastazioni di città intere, o ancora proteggere circa la metà delle nostre abitazioni da rischio sismico.

VOLERE E’

POTERE

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INTORNO AL LAVORO

Porrei anche l’attenzione sul mondo del commercio devastato da una invasione orientale che sta producendo illegalità e scarsa qualità dei prodotti che genera molto lavoro nero e clandestinità ai danni dei nostri commercianti che sono costretti a chiudere le proprie attività anche per colpa di uno stato che gli vuole far pagare quello che altri non pagano. Insomma, tutto questo ha bisogno di un piano in cui il coinvolgimento di imprese, cooperative e artigiani sostenuti da banche meno avare e da un mondo politico con un idea di paese migliore, possa generare una migrazione di masse di lavoratori verso settori produttivi diversi da quelli tradizionali, compreso il turismo, che ne trarrebbe benefici importanti perché un paese che funziona piace di più. Ma forse sto sognando … Marco Polimadei

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ULTRASOCIALE

na volta a farci compagnia c'erano la Grecia, la Spagna, il Portogallo. Ora i Paesi più vicini a noi nel dramma dell'economia si chiamano Slovenia e

Croazia. E non è proprio la stessa cosa. Ricordo come, l'anno scorso, ritenevo per nulla attendibile se non poco realistico l'accostamento con la Grecia e la Spagna ritenendo questi Paesi in una situazione diversa, migliore o, comunque, migliorabile rispetto alla nostra economia. Paesi che hanno compiuto passi in avanti, espresso fatti concreti per riuscire a migliorare la propria interna situazione economica. Il tutto condito con manifestazioni popolari a volte anche pesanti e violente. Pensieri e parole purtroppo da ritenersi oggi vere, come attenta e precisa era la critica al nostro sistema politico arretrato su confini deprimenti e pericolosi.

La nuova “scomunica” che ci è piombata addosso dalla Commissione UE sulle politiche macroeconomiche non ci lascia scampo e ci costringe ad immaginare scenari ancora più allucinanti collocando l'asticella della ripresa ancora più in alto, laddove ciò possa essere immaginabile e possibile. La scarsa competitività della nostra economia, il lento lentissimo volgere delle riforme. Un mondo questo sommerso ma ancora in auge e sorretto da una volontà di “immobilismo” che ci costringe a dipendere dai soliti personaggi, dalle solite manovre, dai soliti poteri forti.

U

ZONA

RETROCESSIONE

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ULTRASOCIALE

Diciamo subito con estrema chiarezza: il governo Renzi, ovviamente, non può avere responsabilità che, al contrario, vanno ricercate nei governi precedenti. Di destra, di sinistra, di centro, di centro destra, di centro sinistra. Ma il punto interrogativo interessante, secondo me, è: il governo Monti? E, si, perché da ritenere il punto focale, il confine imperturbabile, l'asse di equilibrio che sposta obiettivi di una visione politica -?- ed economica. I danni irreparabili provocati dai tecnici, esperti, luminari ai quali il sistema politico, in evidente default, aveva affidato le proprie

speranza e le proprie clamorose lacune, per uscire da un tunnel alla fine del quale abbiamo ritrovato ombre scure e non la luce promessa.

Ed oggi la UE ci richiama ancora una volta, l'ennesima volta, a correzioni che siano non solo credibili ma velocemente attuabili. Tutto ciò potrebbe risultare una manna per un interventista ed un velocista come il premier odierno. Un personaggio dalla smania di realizzare, del fare, dell'agire sia per le sorti del nostro “strano” Paese come per le proprie ambizioni personali.

Intanto la locomotiva Italia, diventata un treno merci, fatica e si aggroviglia su se stessa in una sorta di pressappochismo tutto nazionale. Altro che politica del fare.

A poco servono le risposte di Renzi al suo esordio a Bruxelles: l'Italia sa cosa fare, non accettiamo che qualcuno ci dia da fare i compiti a casa. Parole poco credibili, atteggiamenti guasconi che lasciano sul tavolo i soliti interrogativi su un provincialismo tutto nostrano.

Ma tornando indietro all'interrogativo sul governo Monti. Mi viene un ragionevole dubbio. Se la pressione fiscale con il tecnico varesino ha raggiunto il culmine, l'apice degli indici, con le iniziative che il governo Renzi vuole mettere in atto si tornerà, probabilmente, ad una situazione pre - montiana. E dove sarebbe, se così avvenisse, il guadagno egli italiani? Verremmo sbattuti in una situazione diversa ma che farebbe pari e patta con la pressione fiscale al momento della crisi economica più acuta. In pratica sarebbe soltanto passato il tempo e ci ricollocheremo in una situazione già vissuta ed altamente drammatica. Politica del fare. Forse del ripristinare.

Chi vivrà vedrà.

Pierpaolo Gentili

Page 19: Rivista Diffidare dalle Imitazioni nr. 2

IL MONDO DELLA SCUOLA

SCUOLA scuola scuola

SCUOLA…..parola quanto mai usata,

bistrattata, evocata!!!! Ma, mai, mai

“alter ego” di FUTURO!!!

FUTURO SCUOLA, scuola futuro

come si è potuto per più di sessanta

anni non vedere l’analogia tra i due

termini, concettualmente simili, a cui

corrisponde un progetto

sequenzialmente logico di semina,

crescita e sviluppo di una popolazione

nell’ambito di un quadro sociale che

deve garantire l’esistenza stessa di

nazione, stato, società.

Per la prima volta nella mia

mediamente lunga storia di vita non era

mai accaduto che nelle svariate liste di

programmi che vengono esposti per il

progredire di questa nostra nazione le

parole SCUOLA e FUTURO fossero

così strettamente enunciate quasi a

sovrapporsi.

Ma ATTENZIONE!!! Ho sempre

sostenuto, nel ricoprire ruoli all’interno

degli organi scolastici come genitore,

che uno stato che non mette tra le sue

priorità la SCUOLA non è in grado di

offrire FUTURO, crescita, sviluppo, né

mantenere la consolidata asserzione di

stato, nazione!!! Questo perché il

futuro è nelle mani di una scuola che

ha il dovere e le potenzialità di educare

e formare i cittadini di domani in tutte

le loro peculiarità. È questo il compito

principe di uno stato che vuole

dimostrarsi tale!

Ma ATTENZIONE!!! Per fare questo

chi di dovere, che “ci rappresenta” a

livello istituzionale, progetta, elabora

idee, esprime linee guida che in fase

iniziale hanno la collocazione di

promesse rivolte a giovani,

giovanissime menti che fremono per

conoscere, crescere e FARE!!!

SCUOLAFUTUR

OSCUOLAFUTUROSCUOLAFUT

UROSCUOLAFUTURO

Page 20: Rivista Diffidare dalle Imitazioni nr. 2

IL MONDO DELLA SCUOLA

Loro saranno i più acerrimi nemici se

quelle promesse non diventeranno

FATTI concreti, con reali sviluppi che

crescano con loro ed in loro! Non

abbiamo a che fare con adulti che, alle

volte, ormai plasmati dall’incresciosa

evoluzione delle promesse in NON

FATTI, accantonano, se ne fanno una

ragione e magari riescono a

giustificare!

Davanti a due occhi curiosi, spalancati

davanti alla realtà che li circonda e una

mente che freme insieme al resto di un

piccolo essere non ci sono mezze

misure, mezzi fatti, non c’è tregua:

FATTI!!

ATTENZIONE, stiamo mettendo

seriamente in giuoco la nostra futura

nazione: l’ITALIA!

Donatella Ghinassi

SCUOLAFUTUROSCUOLAFUTUROSCUOLA

FUTUROSCUOLAFUT

URO

SCUOLAFUTUROS

CUOLAFUTUROSC

UOLAFUTUROSCU

OLAFUTURO

SCUOLAFUTU

ROSCUOLAFUTUROSCUOLA

FUTUROSCUOLAFUTURO

SCUOLAFU

TUROSCUOLAFUTUR

OSCUOLAF

UTUROSCUOLAFUTU

RO

SCUOLAFUTUROSCUOLAFUTUROSCUOLA

FUTUROSCUOLA

Page 21: Rivista Diffidare dalle Imitazioni nr. 2

IL TRASPORTO DELLE IDEE

LA MOBILITA’ A LA MOBILITA’ A LA MOBILITA’ A LA MOBILITA’ A

ROMAROMAROMAROMA

Negli ultimi vent’anni la popolazione romana si è spostata gradualmente nelle periferie e nei comuni limitrofi, vuoi per il caro prezzi delle abitazioni, vuoi per la penuria di abitazioni e la carenza di servizi. Pertanto in questi ultimi anni le zone urbane hanno implementato il loro uso nei “Una città ricca di opportunità con un trasporto pubblico efficiente e più competitivo rispetto alle auto private, dove spostarsi a piedi o in bicicletta sia sicuro facile e conveniente, prima di tutto per gli anziani e i bambini, una mobilità multimodale e a basso impatto, facilmente accessibile e aperta all’innovazione tecnologica ”servizi lavorativi, mentre quelle periferiche sono diventate dei veri e propri quartieri residenziali se non dormitori. Di fatto sono aumentate le distanze per gli spostamenti casa – lavoro con conseguenti amplificazioni sulle capacità dei sistemi di trasporto pubblici e privati. Il Nuovo Piano Generale del Traffico Urbano di Roma, in discussione in questi giorni, porta a conoscenza tutte le dinamiche insediative nell’area metropolitana e ne determina con l’attuazione lo scenario futuro della mobilità nel territorio comunale. Quali sono le criticità descritte nel PGTU? Roma è una città che rispetto alle altre metropoli europee presenta una congestione pari a 135 milioni di ore perse, 15782 incidenti dei quali 20670 feriti e 150 morti, un parco veicolare di 2.800.000 veicoli di cui 700.000 motoveicoli, con un tasso di motorizzazione di 978 veicoli ogni mille abitanti pari al doppio di Parigi ( 415 ) e al triplo di Londra ( 398 ). L’uso del trasporto pubblico è fermo al 28% nell’ora di punta, per non parlare della ciclabilità di cui ne fa uso solo lo 0,6% e nonostante la domanda crescente, non si prevedono la realizzazione di altre piste ciclabili. Dal 2004 al 2012 vi è stato un aumento del pendolarismo pari al 60%. Offerta ? Mobilità alternativa: MARGINALE; sosta tariffata: MARGINALE; corsie preferenziali: nessuna realizzazione negli ultimi 5 anni – ferma a 100 km. Qual è lo scenario futuro previsto nel PGTU da approvare? citando le linee guida del PGTU, questo è ciò che viene scritto. Parole – Parole – Parole. In concreto quali sono gli obiettivi del nuovo PGTU?

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IL TRASPORTO DELLE IDEE

Nuova ripartizione modale: +6% sul Trasporto Pubblico Locale ( TPL ) rispetto alla situazione attuale (+34.000 spostamenti nell’ora di punta); Trasporto Pubblico: +20% velocità commerciale su assi portanti = +20% utenti serviti; Corsie preferenziali: aumento della dotazione del 40% ; Ciclabilità: 2% d’uso sistematico entro 2 anni; 4% in 5 anni (10% nel centro storico); Sicurezza stradale: -50% delle vittime entro il 2020 (Vs. 2011);

Isole ambientali: una ogni municipio e per l’intero centro storico; Fluidificazione della rete “portante”: centralizzazione e coordinamento semaforico;

Car sharing: triplicare l’offerta di Roma Capitale (car sharing classico) e introdurre fino a 2.500 veicoli per offerta a “flusso libero”; Bike sharing: fino a 80 ciclostazioni +1000 biciclette. Tutti questi obiettivi sono STUPEFACENTI per una città così problematica. Il Presidente della Commissione Mobilità Anna Maria Cesaretti, in una intervista, ha affermato che la nuova Roma sarà un “ mix di Parigi e di Berlino “. Peccato che in questi giorni a Parigi si sta discutendo di una nuova mobilità, e le cose stanno cambiando molto rapidamente, ma in

periferia esiste ancora la vecchia mobilità. Peccato che a Parigi, pur discutendo di una nuova mobilità, sono rimasti fermi alcuni paletti importanti che non verranno mai sradicati quale la Carte Orange che fu introdotta nel 1975 ed è una carta di viaggio universale con la quale si possono prendere autobus, metropolitane, treni, usare servizi di car sharing. Si potrebbero citare altri interventi, quali il Mobilien, il Velib, il Car Sharing presente dal 1999 e tutte le strategie di riduzione del traffico realizzate con la creazione di corsie preferenziali e piste riservate. I grandi cervelloni che pensano a trasformare la mobilità a Parigi partono da una base solida, che per i nostri cervelloni risulta un sogno. Non ci resta che augurare un Buon Lavoro a tutti e sperare che si possano raggiungere gli obiettivi per migliorare la mobilità a Roma.

Paolo D’Amanzo

“Una città ricca di

opportunità con un

trasporto pubblico

efficiente e più competitivo

rispetto alle auto private,

dove spostarsi a piedi o in

bicicletta sia sicuro facile e

conveniente, prima di tutto

per gli anziani e i bambini,

una mobilità multimodale e

a basso impatto,

facilmente accessibile e

aperta all’innovazione

tecnologica ”

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LA RELIGIONE, IDEE DI CONFRONTO

SULLA VIA

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LA RELIGIONE, IDEE DI CONFRONTO

Di rado si sa verso dove si vada, o anche solo verso che cosa si vada.... La meta cammina dunque al fianco del viaggiatore come l'Arcangelo Raffaele, custode di Tobiolo. O lo attende alle spalle, come il vecchio Tobia. In realtà egli l'ha in sé da sempre e viaggia verso il Centro immobile della sua vita: lo speco vicino alla sorgente, la grotta - là dove infanzia e morte, allacciate, si confidano il loro reciproco segreto.» Cristina Campo - Gli Imperdonabili

La Via prosegue senza fine

Lungi dall'uscio dal quale parte. Ora la Via è fuggita avanti,

Devo inseguirla ad ogni costo Rincorrendola con piedi alati

Sin all'incrocio con una più larga Dove si uniscono piste e sentieri.

E poi dove andrò? Nessuno lo sa ….

J.R.R. Tolkien “Il canto della Strada” da il Signore degli Anelli

La vita è rischio, avventura continua, novità radicale, Creazione che si produce ogni giorno: qualcosa di imprevedibile ed assolutamente nuovo. La Via della vita è un camminare verso il destino attraverso le circostanze quotidiane, che sono le modalità attraverso cui il Mistero si rivela. Le paure non si vincono restando fuori dalla mischia ma attraversandola. Non si può rinviare il “pellegrinaggio” a domani, non ci è consentito distrarci facendo altro, perché siamo necessitati a camminare, non possiamo sederci. Navigare necesse est È questo “l’attraverso”! Pellegrinaggio è la vita, è scoprire Chi ci accompagna in questa avventura. La vita è camminare verso la meta, Meta che è già in noi. Homo viator : l’uomo è colui che va lungo la Via.

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LA RELIGIONE, IDEE DI CONFRONTO

L’uomo per natura è un viaggiatore e noi siamo sempre nello status viatoris, siamo cioè sempre “camminanti”: è la dimensione universale del vivere. Ma possiamo vivere da viaggiatori distratti o da “camminanti” coscienti! Un’altra Quaresima comincia, un’altra Pasqua si avvicina: inanelliamo una Pasqua dopo l’altra senza compiere mai l’Esodo! La questione infatti è divenire sempre più coscienti,

perché la vita si esprime come coscienza di rapporto con gli altri, con l’Altro : siamo in relazione con l’Essere, con Colui che è, e ci fa essere, ora, adesso. Carpe diem. " O me o vita, domande come queste mi perseguitano. Infiniti cortei di infedeli. Città gremite di stolti. Che v'è di nuovo in tutto questo, o me o vita." Risposta: "Che tu sei qui, che la vita esiste, e l'Identità, che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso”(Walt Whitman) Preghiera è quindi fare attenzione, accorgersi ora, in “questo” momento, che la vita è “fatta”. La preghiera, così intesa, non è un gesto a parte, una strana arcaica abitudine della nonna, ma l’origine di ogni azione e di ogni realizzazione !

Claudio Coen Belinfanti

" O me o vita, domande come queste mi perseguitano. Infiniti cortei di infedeli. Città gremite di stolti. Che v'è di nuovo in tutto questo, o me o vita." Risposta: "Che tu sei qui, che la vita esiste, e l'Identità, che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso”(Walt Whitman)

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ALLA RICERCA DELLA RICERCA

LaLaLaLa battagliabattagliabattagliabattaglia ddddelelelel copyrightcopyrightcopyrightcopyright Questo mese vorrei porre l'attenzione su una notizia che ha avuto ben poco ricalco sui mass media e che ho trovato alla terzultima pagina di un settimanale molto famoso ed “in voga” oggi. Tale rivista ha riportato il servizio del “The Economist” britannico il quale ha lanciato un allarme: gli scienziati non sono più liberi di diffondere tramite siti web e social network i propri studi pubblicati. Infatti un noto editore scientifico ha deciso di applicare il Dmca (Digital millennium copyright act) statunitense secondo il quale i detentori dei diritti d'autore possono esigere ed obbligare gli scienziati a non diffondere tramite altri canali della rete il frutto del loro lavoro. Tutto ciò appare un'enorme contraddizione sotto molteplici punti di vista. Oggi viviamo immersi nella rete che per sua stessa natura obbliga gli utenti alla condivisione e se il materiale messo su internet è solo parzialmente visualizzabile, tanto vale tenerlo confinato al proprio personal computer. Così solo noi potremo beneficiarne, non illuderemo nessun utente di poter scaricare il documento e l'editore potrà star tranquillo che nessuna violazione sarà compiuta.

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ALLA RICERCA DELLA RICERCA

Si tratta un'antitesi rispetto alla direzione che la società moderna sta prendendo che rischia solo di farci tornare indietro di centinai d'anni e di oscurare ulteriormente la scienza la quale purtroppo è già considerata una disciplina d'elité. Qualche decennio fa, era normale che i ricercatori scambiassero le ristampe dei propri articoli e gli editori stessi ne fornivano le copie: la diffusione tra uomini di scienza è l'unico modo per aprire il dibattito scientifico e condividere scoperte così come difficoltà. Due cervelli lavorano meglio di uno e centro meglio di cinquanta. La collaborazione e il gioco di squadra sono fondamentali per risolvere questioni di portata sociale, quali la lotta alle malattie o il miglioramento delle condizioni di vita del malato. Impedire la diffusione delle scoperte scientifiche, però, rischia di aprire un problema etico. Thomas Hickerson, direttore della biblioteca dell'Università di Calgary, afferma che “la richiesta dell’editore è in conflitto con la natura stessa dell'attività accademica: la condivisione della ricerca è un elemento essenziale di questa attività”. La scienza senza la condivisione non può andare avanti. Le scoperte non derivano mai dal lavoro del singolo, ma da quello del gruppo. Non esistono articoli di un solo autore. Il team è l’anima stessa della ricerca: la condivisione permette di avere nuove e buone idee. La mia esperienza personale mi dice che solo parlando con i miei colleghi posso pensare di migliorare il risultato del singolo esperimento, ma questo probabilmente determinerà la possibilità di avere dati solidi e consistenti di cui beneficerò io stessa, il mio gruppo, ma nel lungo termine speriamo che anche la società potrà trarne un vero vantaggio. L’obiettivo ultimo credo proprio sia questo e un editore scientifico che impedisce la condivisione probabilmente non ha chiaro che cosa sia il metodo scientifico. In ultima analisi, il nodo centrale è che la cultura non è appannaggio di qualcuno, ma un bene comune e il copyright dovrebbe essere esercitato senza violare il “diritto di conoscere” che ciascuno di noi possiede.

Francesca Martinetto

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FOTOSCRITTO

Fermo immagine dove lo spazio c’é.

Color sabbia.

Il girovita nel girotondo della vita.

Fotografia di Daniela De Angelis – Righe di Pierpaolo Gentili

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FOTOSCRITTO

Fotografia di Daniela De Angelis – Righe di Pierpaolo Gentili

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DIETRO IL SIPARIO

Andrea Ravoni: Bending e Vibrato d’autore

Federico Nietzsche, in un celebre aforisma afferma che, “Senza la musica, la vita sa-rebbe un errore”. Come non condividere questo pensiero. La musica è intorno a noi e ci accompagna sempre, in ogni istante. Spesso sono dolci melodie, altre volte rumori ma, non c’è dubbio che la nostra quotidianità è scandita dalla musica. La musica è un diletto, un trasporto, un coinvolgimento, una forte inclinazione, un'attrazione verso qualcosa che si desidera, verso un sogno da realizzare. Lo ammetto io sono terribil-mente attratto da quelle sei corde che, se pizzicate ad arte, producono quel suono ri-belle che ha la forza di farmi viaggiare ad occhi chiusi in mondi lontani. La chitarra, il chitarrista, sono la rappresentazione fedele del sogno che non sono mai riuscito a raggiungere. E’ il mio grande rammarico. Ma credo di essere in buona compagnia. Chi è che non ha mai desiderato, almeno per una volta, di poter essere un chitarrista maledetto? Uno alla Slash, alla Tom Morello. Insomma, anche stavolta, la musica è il veicolo ideale per poter presentare un altro personaggio interessante del panorama musicale che ha affidato all’arte della musica il suo futuro: Andrea Ravoni.

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DIETRO IL SIPARIO

Andrea non è un semplice chitarrista ma soprattutto è un maestro di musica che ama mettere a disposizione il suo talento puro. Sono molto legato affettivamente a questo ragazzo. Lo ricordo bambino quando andavo a trovare il padre nel ristorante che ge-stiva, “la Pecora Nera” a Rieti. L’immagine di lui sorridente che strimpellava una chi-tarra giocattolo seduto sulla poltrona. La sua simpatia già da piccolo ti rapiva ma era soprattutto la passione che possedeva per la musica che ti stupiva. Per qualche anno ci siamo persi di vista. Pochi contatti ma l’affetto sempre enorme. Sapevo che quella passione non l’aveva mai abbandonata, finché, con il tempo, quel bambino è cresciu-to, è diventato un ragazzo e poi un uomo. Un uomo che mi ha piacevolmente sorpre-so. Ora è un artista, un artista affermato. È il chitarrista della Band Ufficiale di Rino Gaetano. Lo incontro con molto piacere una sera di febbraio al Crossroads, un locale blues della periferia romana, dove ha appena finito di esibirsi con la Band. Lo accol-go al tavolo dove gli faccio trovare una bella pinta di birra fresca. È sempre lo stesso, fisico asciutto, alto con il capello rasato e l’occhio furbo. Quella spavalderia che ser-ve a nascondere un po’ di timidezza. Ci abbracciamo, sorridiamo e ci scoliamo un bel sorso di birra. Ora possiamo iniziare quell’intervista che mi aveva promesso un po’ di tempo fa.

Andrea, partiamo da lontano. Quando hai iniziato a interessarti alla musica e da dove nasce questa passione?

Ho iniziato a interessarmi di musica grazie a mio padre. Avevo 12 anni, un giorno mi ha messo la sua chitarra tra le mani e mi ha insegnato i primi accordi. Quel gesto di pizzicare le corde mi riusciva naturale. Così iniziai a prendere lezioni con il mio primo insegnante. Da quel giorno sono passati 17 anni e ora, la chitarra è lo strumento della mia professione.

Ho visto che il tuo percorso formativo è stato importante: il conservatorio di L’Aquila e il Saint Louis College of Music di Roma. Che ricordi hai di quel periodo e dei tuoi maestri?

È una bella domanda. Prima di frequentare queste prestigiose accademie ne ho frequentata anche un'altra a Rieti la NAMS, che è anche quella dove attualmente sono docente. Ho avuto la fortuna di aver studiato con parecchi bravi insegnanti e tra loro anche alcuni grandi maestri come Giacomo Anselmi, David Pieralisi, Lello Panico, Davide Aru, Claudio Capodieci. Non ce n’è uno in particolare che ricordi di più. Sono stati tutti fondamentali per la mia crescita e di tutti, quindi, ho conservato un bellissimo ricordo. Con molti di loro ci sono ancora in contatto. Mi hanno sempre detto che prima di essere un bravo musicista, bisogna essere brave persone. Io ho avuta la fortuna di incontrarne parecchie e di affidare a loro la mia formazione musicale.

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DIETRO IL SIPARIO

Che significa raggiungere un proprio stile, una propria identità e, quanto è importante per un musicista? Per quanto mi riguarda è la cosa primaria da ottenere. Proprio qualche giorno fa’ stavo parlando con un mio amico e collega su quanto debba essere brutto essere scambiato per un altro musicista. Sarebbe come non avere un'identità ben definita nella vita reale. Il modo di suonare rispecchia pienamente chi siamo e se abbiamo qualcosa da dire. Quindi è fondamentale avere un’identità musicale, differenziarsi attraverso uno stile che deve essere sempre migliorato e affinato. So che il tuo idolo è Stef Burns*. Cosa significa essere ispirati da uno come lui? Stef è il modello di chitarrista che preferisco, riesce ad unire gusto, tecnica e soprattutto cuore in ogni nota che fa!!! qualche anno fa ho avuto anche il privilegio di duettarci in quello che si dice "una jam session" durante un suo seminario che si teneva a rieti. ispirarsi a uno come lui vuol dire essere sempre alla ricerca del suono giusto e delle note giuste per cercare di trasmettere c'ho che si prova...che poi è la cosa principale che deve cercare di fare un musicista. * Stef Burns, nome d'arte di Stephan Birnbaum (Oakland, 26 giugno 1959), è un chitarrista statunitense cresciuto a Walnut Creek, dove ha frequentato la Northgate High School. Che tipo di chitarrista sei? Come estrazione sono un chitarrista rock blues, anche se poi amo tantissimi generi. Precludersi di ascoltare un genere musicale è il torto più grande che un musicista può fare a se stesso. Chè il proprio genere. Te ne rendi conto quando riesci a suonarlo in maniera naturale, quando quel ritmo ti esce da dentro. In molti si ostinano a suonare un determinato genere musicale solo perché va di moda. Non esiste un punto d'arrivo fra gli stili, non bisogna seguire le mode. Il vero traguardo è far emergere il proprio stile senza importelo. Lo stesso vale per le tecniche dello strumento. Sinceramente preferisco fare un buon bending intonato ed un buon vibrato con un suono pieno e corposo piuttosto che una sfilza di 200 note al minuto. Poi nulla vieta ch, nel momento opportuno, suonare tante note mi piace eccome. Ho sempre cercato di rispettare i momenti del brano che si sta suonando ed interpretarlo senza voler dimostrare niente a nessuno.

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DIETRO IL SIPARIO

Raccontaci l’emozione, la magia di esibirti per il pubblico. Raccontaci il brivido di soddisfazione che hai provato nel suonare nella tua prima band. A dire la verità la mia prima esibizione pubblica è stata un assolo al teatro “Flavio Vespasiano” di Rieti con la chitarra classica. Le band sono arrivate pochi anni dopo e ovviamente trovarsi a suonare su un palco è una cosa unica. Quando riesci a suonare con gli amici di sempre è una cosa difficile da spiegare. Si creano delle sinergie che ti permettono di capirsi con gli sguardi senza bisogno di parlare, è un vero e proprio lavoro di squadra. Una magia che si ripete ad ogni nuovo concerto. Una magia sempre diversa.

Poi nel 2005 succede qualcosa d’importante per la tua carriera di musicista. Entri a far parte della “Rino Gaetano Band”. Ci racconti come è successo e cosa è cambiato da quel momento nel tuo percorso artistico? È successo tutto all’improvviso. Mi chiamò un mio amico che all'epoca faceva parte della band e mi chiese se mi interessava entrare a farne parte. Ovviamente non ci volevo credere. Sembrava uno scherzo e invece un paio di giorni per preparare i brani, due prove e siamo partiti. Da quel giorno è cambiato praticamente tutto. È cambiata la mia vita artistica. Ho iniziato a suonare un genere musicale che non avevo mai suonato prima, trasformando così la mia grande passione in un vero e proprio lavoro. Entrare a far parte della Rino Gaetano Band mi ha permesso di girare per l’Italia e di condividere il palco con tantissimi artisti di calibro nazionale e internazionale. Ricordo che in alcune manifestazioni mi sono ritrovato a suonare con artisti come Sergio Cammariere, Francesco di Giacomo, Daniele Silvestri e Simone Cristicchi. Nella Band poi, c’è anche Marco Morandi, che in queste sette anni ci ha portato tanta esperienza. Ma non bisogna mai accontentarsi, bisogna cercare sempre di migliorare. Divertirsi e crederci sempre fino in fondo.

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DIETRO IL SIPARIO

Di palco ne hai fatto parecchio, hai partecipato a numerosi eventi in tutta Italia e hai anche aperto due concerti di Max Gazzè. Tra tutte le tue esperienze, quali ricordi con più soddisfazione?

Sicuramente quella che ricordo con più piacere è quella con Max Gazzè. Abbiamo aperto due suoi concerti, uno a Rieti ed uno a Perugia. Ma l’emozione è stata doppia in quanto in quelle occasioni suonavo con il mio vecchio gruppo i BASECARBONIO. Presentavamo dei nostri brani quindi puoi capire la soddisfazione. Un altro bellissimo ricordo è quando abbiamo suonato a capodanno nella piazza principale di Perugia. Fare il brindisi di fine anno da sopra un palco con qualche migliaio di persone sotto fa un certo effetto. Ora non posso non chiederti con quale chitarra ami suonare e quante ne possiedi?

Ne posseggo parecchie, credo una decina fra elettriche classiche ed acustiche. Sono sempre stato una persona curiosa alla ricerca di cose nuove, di qualità e mai scontate. Le due chitarre che sto usando di più sono due SUHR, chitarre bellissime fatte in America di qualità nettamente superiore alla media. Posseggo anche un PAUL REED SMITH del 1992 e due chitarre di liuteria alle quali sono molto legato, costruite da un bravissimo liutaio romano, Roberto Angelini sfortunatamente scomparso qualche anno fa.

Sul tuo profilo Facebook noto spesso che inserisci delle fotografie di nuovi componenti elettronici per le chitarre come pedaliere, amplificatori. Quanto ci tieni a migliorare il tuo stile e quanto è importante evolvere?

È molto importante, anzi direi che è fondamentale. Qualche anno fa credevo che

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DIETRO IL SIPARIO

bastasse avere solo una bella chitarra per stare tranquillo. Invece mi sbagliavo di grosso. Bisogna sempre essere alla ricerca di suoni e soluzioni nuove. La vera svolta è stata scoprire gli amplificatori MASOTTI e conoscere Pierangelo Mezzabarba, il fondatore e la mente che sta dietro la MASOTTI GUITAR DEVICES. Ho iniziato a cambiare tutti i componenti che prima ritenevo insostituibili. È stata una specie di azione/reazione. Come alzi il tiro su una cosa, ti rendi conto che il resto che hai non è all'altezza. Insomma è come avere un Ferrari con le ruote della 500. Ci deve essere un equilibrio nella propria strumentazione. Se la chitarra è buona l'amplificatore non può essere da meno. Stessa cosa vale per gli effetti e per i cavi. Mettici poi un pizzico di protagonismo e che noi musicisti siamo davvero malati per la strumentazione. L’evoluzione tecnica non trova mai pace.

Fare il musicista e insegnare musica ora è la tua professione. Come vedi il futuro di questa professione allo stato attuale della crisi lavorativa? Cosa ne pensano i tuoi familiari della scelta che hai intrapreso? I miei familiari mi hanno sempre appoggiato e sostenuto fin da bambino. Credo che sia un qualcosa di fondamentale e impagabile. La professione è bellissima ed esiste concretamente, però ci si scontra sempre con alcuni luoghi comuni: “Che mestiere fai? - Il musicista! - Si ma di mestiere che fai?” Insomma è sempre una professione che non viene presa molto seriamente. Però non ho voglia di mettermi a sproloquiare sul fatto che succede solo qui in Italia. Il nostro paese in passato ha sfornato grandissimi musicisti e negli anni passati chi suonava veniva considerato ancora peggio di quanto viene considerato oggi. Quindi non è un problema che mi tocca molto. Riguardo invece alla crisi lavorativa, è chiaro che qualcosa è cambiato e il lavoro è calato sensibilmente. Io sono dell’idea di rimanere ottimisti. Continuare a fare il proprio lavoro al meglio non può che essere un'ottima panacea. Tu sei giovane e hai il tempo dalla tua parte. Usando la tua arte, la musica, hai un particolare progetto ideale e concettuale per arrivare alla tua massima aspirazione? Hai ragione sono troppo giovane e sinceramente non saprei (ride). Ovviamente sarebbe bello collaborare con altri grandi artisti e possibilmente suonare la mia musica sempre con il sorriso sulle labbra. La mi massima aspirazione la costruirò con il tempo, ancora non ho le idee chiare. Ecco, di una cosa però sono sicuro, io non potrei mai immaginarmi di suonare senza divertirmi.

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DIETRO IL SIPARIO

Quali sono i progetti futuri e le prossime esibizioni dove la gente potrà vederti dal vivo? Il mio progetto attuale e futuro è l’insegnamento. Dopo aver insegnato allo SKYLAB a Terni e alla School Of Rock di Ostia, ora sono docente in due scuole, la NAMS ( Nuova Accademia Musica & Spettacolo) di Rieti e la VDM SCHOOL a Roma. Per quanto riguarda le esibizioni dal vivo, la speranza è quella di affrontare al meglio le date che abbiamo in cartello per l’estate 2014 con la Rino Gaetano Band. Poi, c’è un altro progetto artistico che sto portando avanti da Settembre, una cover band di Vasco Rossi che si chiama SIAMOSOLONOI. Con loro mi sto divertendo, vediamo dove ci porterà questa storia.

Ci scoliamo quel che è rimasto della pinta di birra. Sono soddisfatto di ciò che ci siamo detti. Andrea è un artista che ha nel suo sguardo la voglia di emergere, che ha nei suoi occhi vivi l’ingenuità del divertimento, della gioventù. Continuerò a seguirlo nel suo cammino. Sono fiducioso che prima o poi arriverà, per lui, una nuova grande occasione. Chiudo il mio taccuino, lo abbraccio e me ne torno a casa con un ottimismo che non assaporavo da tempo.

A Cura di Alessandro Nobili

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DIETRO IL SIPARIO

Potete vedere alcune performance di Andrea Ravoni sul canale Youtube ai seguenti indirizzi: http://www.youtube.com/watch?v=OJeVmKJxYvQ http://www.youtube.com/watch?v=Jd_Ei6P4B5k http://www.youtube.com/watch?v=JlCdJPFbWRY http://www.youtube.com/watch?v=xuwg7vyvqec http://www.youtube.com/watch?v=nU_jlnPMNOE http://www.youtube.com/watch?v=2MALmHZb2nI Le prossime esibizioni “LIVE” di Andrea Ravoni sono: 04 marzo - Rino Gaetano Band @ Big Mama - ROMA 22 marzo - Siamo Solo Noi @ la centrale 29 marzo - Rino Gaetano Band @ Vortex club ROMA 19 luglio - Rino Gaetano Band @Grosseto

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STILI DI VITA

RADICALI LIBERI E

ANTIOSSIDANTI

Forse non vi è alcuno che non abbia almeno sentito nominare i radicali liberi e/o gli antiossidanti, se non altro per le martellanti pubblicità di cui sono oggetto e per le esposizioni in lunghi scaffali nelle farmacie o erboristerie in genere. Vediamo di analizzare i motivi di questo enorme interesse per i radicali liberi e per i composti che li dovrebbero contrastare.

Fino a qualche anno fa, il processo di invecchiamento molecolare era attribuito sostanzialmente al processo di aterosclerosi, a cui venivano attribuiti quasi tutti gli eventi legati al progressivo e inesorabile declino del nostro organismo a seguito del passare degli anni. Una teoria sviluppatasi negli ultimi decenni attribuisce invece una larga parte del processo di invecchiamento cellulare alla produzione all’interno del nostro organismo dei Radicali Liberi.

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STILI DI VITA

Questi sono molecole caratterizzate dalla presenza di un elettrone spaiato, che è responsabile della loro instabilità e per questo chiamato “Libero”. Questo stato, per leggi fisicochimiche, a sua volta, determina l’attacco ad altre cellule fino ad allora integre. Per comprendere il processo dobbiamo sinteticamente e in termini semplificati, riferirci alla “teoria atomica “ di Bohr, premio Nobel 1922 per la fisica. Questo scienziato enunciò che la materia è formata da atomi che hanno un nucleo centrale con cariche positive intorno a cui “orbitano” elettroni con cariche negative. L’equilibrio tra il numero delle cariche positive e negative mantiene la materia in equilibrio. Ma quando in una orbita esterna vi è un solo elettrone negativo, poiché gli elettroni tendono ad essere sempre “saturi” cioè in equilibrio con il proprio nucleo positivo, essi espellono l’elettrone spaiato. Questo ,a sua volta, non potendo rimanere da solo, viene poi catturato da un’altra molecola che ha prevalenza di cariche positive e che tende all’equilibrio, e così via in un processo incessante. In questo modo i radicali liberi sono prodotti in ogni parte del nostro organismo ed in numero enorme.

I Radicali liberi sono prodotti al nostro interno durante le reazioni del cosiddetto” Metabolismo ossidativo”, cioè in quelle reazioni dove è presente l’ossigeno .

I tipi di radicali liberi così formatisi sono alla base dei “Processi Ossidativi” cioè di quei processi che danneggiano le cellule , quindi coinvolti in molti meccanismi di degenerazione e invecchiamento dell’organismo: da quelli di aterosclerosi precoce fino nella genesi di alcuni tumori (per esempio il carcinoma prostatico). Oggi si ritiene che i radicali liberi possano essere responsabili o co-responsabili di malattie come l’Alzheimer, il Parkinson ,il Diabete, Disturbi reumatici e polmonari Tumori, Ischemia cardiaca e cerebrale.

I Radicali, oltreché nei processi metabolici ossidativi, si formano anche a seguito di condizioni fisiologiche particolari o per alcune condizioni morbose o per cause esterne all’organismo.

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STILI DI VITA

Sorgenti Interne: tra le molte, ricordiamo le Infiammazioni e la Ischemia nonché l’Esercizio Fisico (paradossalmente gli sportivi producono molti più radicali liberi dei soggetti sedentari)

Sorgenti Esterne: Fumo, Inquinamento ambientale, Radiazioni, Pesticidi, Solventi chimici,

Ozono (buco dell’ozono !), raggi U.V. e persino Stress psicofisico e occupazionale

Ma si possono formare anche in particolari situazioni fisiche, come per esempio, nella zona sacrale quando si rimane seduti per molto tempo, a causa della minore circolazione sanguigna che si determina nella regione suddetta.

L’effetto di questi radicali è particolarmente dannoso sulle cellule di natura proteica, grassa o zuccherina, che vengono colpite in alcuni loro componenti fondamentali e che quindi cessano di funzionare. A lungo andare questo determina una perdita consistente di cellule e quindi l’organismo va incontro a un progressivo deterioramento se non si interviene contrastare il fenomeno.

Ecco allora entrare in scena una particolare categoria di composti chimici denominati Antiossidanti.

Il nome stesso indica che essi combattono l’ossidazione ,cioè proprio il meccanismo letale dei radicali liberi.

Il nostro organismo possiede, fin dalla nascita, dei meccanismi di difesa dalle aggressioni ossidative (enzimi), che però, per vari motivi, possono risultare insufficienti o ridursi con il passare del tempo.

Una dieta variata e ricca di frutta e vegetali consente di integrare le naturali difese e contribuisce a preservare lo stato di salute dell’organismo.

Una sana alimentazione ricca di vegetali colorati (verdi e rossi), evita le situazioni di alto rischio ossidativo, definite come “Stress Ossidativo”

I maggiori fattori protettivi sono stati identificati nelle Vitamine E e C, nei Carotenoidi soprattutto con il Lipopene dei pomodori , nei Polifenoli (olio di oliva,salvia, rosmarino), nel Glutatione e Selenio, nei Flavonoidi e Zinco.

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STILI DI VITA

Anche gli Acidi Grassi contenuti nel pesce posseggono una sicura azione antiossidativa.

Gli alimenti che posseggono l’attività antiossidante in misura maggior sono :

Mirtilli-Cavolo-Barbabietola-Prugne nere-Fragole-Arance-pompelmo –Kiwi-mele- Frutti esotici in particolare la Papaya e ,in misura inferiore, Cipolle-Albicocca-Pomodori.

Da quanto detto, possiamo dedurre che corretti stili di vita e particolarmente una dieta equilibrata, unita ad un costante esercizio fisico, sono i migliori antidoti alle ossidazioni cellulari e quindi ai fenomeni di aterogenesi e di invecchiamento dell’organismo.

Tuttavia vi è da porre attenzione sull’effetto-dose perché in realtà le dosi di antiossidanti da assumere per avere un effetto positivo, a volte sono molto alte. Per

esempio sulla decantata azione antiossidante del resveratrolo del vino rosso si è visto che, per esplicare la sua attività, ha bisogno si essere assunto in quantità pari a 1 g , e se si considera che in un bicchiere di vino rosso ve ne sono 1,25 microgrammi, se ne deduce che per avere la dose efficace, si dovrebbero bere 80 litri di vino al giorno!

Da cui si deduce che gli antiossidanti vanno assunti non da un solo alimento ma da una pluralità di cibi e che solo quando vi sono condizioni ostative ad una corretta alimentazione conviene ricorrere a prodotti di sintesi ( anche perché i prodotti di laboratorio sono venduti a caro prezzo), di cui però come già detto, per molti di essi non vi sono prove scientifiche rigorose sull’effetto-dose ,a causa della difficoltà degli esperimenti su uomo e sulle molteplici interazioni che essi possono subire nel loro assorbimento.

Recenti ricerche hanno dimostrato che gli antiossidanti non sono affatto utili nella terapia del cancro, come era stato ipotizzato, mentre conservano la loro efficacia sulla prevenzione di alcuni tumori.

L’invito ai consumatori è di non farsi sedurre dalle scritte sulle confezioni di antiossidanti che promettono lunga vita, ringiovanimento, riduzione del colesterolo, ma se proprio non si possono assumere in via naturale con gli alimenti citati sopra, è necessario farsi guidare nella scelta da un professionista della salute.

Giovanni Melogli

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… e già

Il bello del calcio. Sublime poesia. Incontro dolce ed inaspettato. Il piccolo innocente che vede materializzarsi davanti ai propri occhi il suo idolo, il suo eroe, visto e rivisto in qualche giornale sperduto chissà dove, forse in qualche partita in televisione. Una favola, un film? No. Realtà assoluta.

Tutto questo è accaduto qualche giorno fa durante l’ amichevole di calcio tra Sudafrica e Brasile. La nazionale verdeoro haMa non è questa la grande notizia, tutt’altro. Dopo il triplice fischio dell’arbitro un bimbo di soli sette anni, tifoso africano, scavalca la piccola barriera

LO SPORT

… e già

Il bello del calcio. Sublime poesia. Incontro dolce ed inaspettato. Il piccolo innocente che vede materializzarsi davanti ai propri occhi il suo idolo, il suo

rivisto in qualche giornale sperduto chissà dove, forse in qualche partita in televisione. Una favola, un film? No. Realtà assoluta.

Tutto questo è accaduto qualche giorno fa durante l’ amichevole di calcio tra Sudafrica e Brasile. La nazionale verdeoro ha travolto per 5 a 1 gli avversari. Ma non è questa la grande notizia, tutt’altro. Dopo il triplice fischio dell’arbitro un bimbo di soli sette anni, tifoso africano, scavalca la piccola barriera

SPORT

Il bello del calcio. Sublime poesia. Incontro dolce ed inaspettato. Il piccolo innocente che vede materializzarsi davanti ai propri occhi il suo idolo, il suo

rivisto in qualche giornale sperduto chissà dove, forse in qualche

Tutto questo è accaduto qualche giorno fa durante l’ amichevole di calcio tra travolto per 5 a 1 gli avversari.

Ma non è questa la grande notizia, tutt’altro. Dopo il triplice fischio dell’arbitro un bimbo di soli sette anni, tifoso africano, scavalca la piccola barriera

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LO SPORT

protettiva che divide gli spalti dal terreno di gioco. Corre a piccoli passi, con il sorriso stampato sul volto, verso il centro del campo, pronto per vedere da vicino i sui campioni. Dalle retrovie spuntano due giganti, uno in divisa, l’altro in abito scuro, concentrati a non farsi sfuggire il pericoloso “invasore di campo”. Il piccolo tifoso si ferma, immobile. I due uomini lo tengono ben fermo pronti ad allontanarlo dal rettangolo di gioco. Proprio in quell’istante il campione brasiliano Neymar lo prende in braccio come fosse il più importante dei trofei. I compagni di squadra lo circondano esterrefatti e lo alzano al cielo. la partita, il risultato finale, non è più importante, ora è lui al centro dei cuori delle migliaia di persone accorse allo stadio.

Il sogno del bambino diventa magicamente realtà. Non smette di sorridere, gli occhi brillano. I giocatori della Selecao fanno quadrato come fosse la mascotte della squadra. I tifosi meravigliati applaudono, urlano, cantano, si commuovono. Improvvisamente il difensore verdeoro David Luiz tira fuori il suo cellulare per scattare la “foto della partita”. Neymar e il piccolo si mettono in posa, il giocatore torna bambino per un istante.

Lo sport diventa poesia. Romantico, unico, emozionante. Siamo ormai abituati, male educati. Accade di tutto all’ interno di uno stadio di calcio. Ultimamente soprattutto. C’ è da dire, però, che ogni minima situazione non consona alle nuove leggi viene “sbattuta” in prima pagina, nei titoli più importanti dei telegiornali. Cercare in modo minuzioso, quasi malizioso, il pelo nell’ uovo. Eppure questa bellissima favola ha avuto poco scalpore. Qualche accenno qua e là. Allora ci chiediamo, perché non invertire la rotta? Perché si cerca a tutti i costi di allontanare i tifosi, le famiglie, da questo bellissimo sport? Una campagna sempre e comunque denigratoria. Si è vero, è presente una “cornice

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arcia”. M a bisogna necessariamente dire che questa, è presente in ogni ambito della nostra società. Ma c’è all’ interno di questa cornice una tela dai colori vivaci, luminosi, limpidi e ben defi

Non fare di tutta l’ erba un fascio. È vero. Bisogna fare delle distinzioni. Bisogna per di più cercare di riavvicinare i giovani, i bambini, le famiglie allo sport: in particolar modo al mondo del calcio. A quel vecchio cuore che batte ancora oggi più vivo che mai, ma che qualcuno vuole a tutti i costi rallentarne il battito.

LO SPORT

a bisogna necessariamente dire che questa, è presente in ogni ambito della nostra società. Ma c’è all’ interno di questa cornice una tela dai colori vivaci, luminosi, limpidi e ben definiti.

Non fare di tutta l’ erba un fascio. È vero. Bisogna fare delle distinzioni. Bisogna per di più cercare di riavvicinare i giovani, i bambini, le famiglie allo sport: in particolar modo al mondo del calcio. A quel vecchio cuore che batte ancora oggi

iù vivo che mai, ma che qualcuno vuole a tutti i costi rallentarne il battito.

SPORT

a bisogna necessariamente dire che questa, è presente in ogni ambito della nostra società. Ma c’è all’ interno di questa cornice una tela dai colori

Non fare di tutta l’ erba un fascio. È vero. Bisogna fare delle distinzioni. Bisogna per di più cercare di riavvicinare i giovani, i bambini, le famiglie allo sport: in particolar modo al mondo del calcio. A quel vecchio cuore che batte ancora oggi

iù vivo che mai, ma che qualcuno vuole a tutti i costi rallentarne il battito.

Nicolò Gentili

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La s

LENTE DI INGRANDIMENTO

La storia di Ritatoria di Rita

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LENTE DI INGRANDIMENTO

Il mio nome è Rita, sono un Architetto.

La gente è buffa, crede che un titolo decreti una risonanza nei rapporti.

Ho vissuto dentro una torre di cemento armato alta 16 piani.

Un alveare in cui i corpi non si avvicinano alla finestra per paura di cadere.

La certificazione antisismica mi ha donato per un po’ di tempo una certa resistenza.

Una crepa sul muro, solo una piccola crepa sul muro … questo fu l’inizio di una serie d’interventi che mi affannavo ogni giorno a riparare.

Poi il crollo … quel maledetto giorno …fu la rovina … ero distratta … forse lo ero da lungo tempo … mi chiedo ancora dove fossi ... in quale punto preciso viaggiavano i miei occhi … avevo perso i punti di riferimento, non erano delle semplici crepe sulle pareti, era il pavimento che stava cedendo sotto i miei piedi era il soffitto che stava crollando sopra la mia testa sconnessa, nessuna protezione per me … rimasi immobile nella stanza … senza nemmeno respirare.

Sono al centro delle mie macerie … ho paura … mi guardo intorno … non vedo … sono sola nessuno si è accorto di nulla.

In questo momento se la terra mi inghiottisse la lascerei fare.

Il mio nome è Rita, sono una Donna.

Ho scelto di tornare a vivere.

Nel mio vagabondare ho incontrato l’ A M O R E.

Vivo in una macchina, una casa viaggiante, accogliente, colma di cose per me e per i miei cani.

Vivo e lavoro solo per loro, sono la mia vera ed unica famiglia. Nel mio quartiere non si parla … si vocifera … dove lavoro non si chiede si pensa , la gente sussurra, crede e scommette che tutto questo capitò solo per amore … quello che loro chiamano il vero amore.

Daniela De Angelis

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CINEMA TEATRO E UN PIZZICO DI MODA

DIETRO LE QUINTE: UOMO,

ANIMALE DA PALCOSCENICO

Di nuovo. E’ successo ancora. Ci troviamo a combattere nuovamente con l’ ennesimo caso di femminicidio. Un termine oggi in auge. Basta sfogliare un giornale, una rivista, o semplicemente guardare un telegiornale per ascoltare questa parola. Femminicidio. Soffermiamoci un momento su questo aspetto. Parliamo di un reato gravissimo, forse uno dei peggiori, dei più vili. Tale atto racchiude ogni forma di violenza esercitata sulle donne, uccise da uomini per motivi relativi alle loro ideologie di matrice patriarcale.

Proprio nel week-end nel quale ricorre la “festa della donna”, a Vigevano, una signora di 43 anni è stata uccisa a coltellate dall’ ex compagno all’ interno del bar da loro gestito. La causa di tale gesto è dovuta all’ ennesima discussione tra i due, questa volta però sfociata in omicidio. La presunta “colpa” della donna, è di aver intrapreso una nuova relazione. Assurdo. Eppure l’ 8 marzo simboleggia la giornata internazionale della donna per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. Questa ricorrenza si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909. Oggi ci troviamo nel 2014, ma poco o nulla è cambiato. Perché? Forse andando avanti negli anni la donna ha conquistato sempre più spazio nella società? Può essere questa la causa di tale paura nell’ uomo, inteso proprio come

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CINEMA TEATRO E UN PIZZICO DI MODA

categoria? La risposta è no. Non ci sono attenuanti o scusanti. Ma possiamo fare di più?

È mai possibile che in Italia,oggi, non esista ancora un osservatorio nazionale sul femminicidio come in altri paesi europei, quali Francia e Spagna. Possibile che dobbiamo accontentarci di notizie raccolte da associazioni private e gruppi di donne vittime di questo orrore. La tutela dov’è? Non basta un centro anti-violenza o una casa delle donne, se poi lo Stato, colui che dovrebbe proteggerci, ci lascia soli, da soli. Bisogna sempre attendere inermi che accada il fatto. Sono numerose le denunce di donne rimaste

inascoltate, rimandate a casa perché agli atti mancala prova concreta. Purtroppo di prove concrete ne abbiamo quasi tutti i giorni, nelle maggiori notizie di cronaca nera.

La sensibilità a questo problema ha fatto dunque introdurre nel codice penale italiano il reato di stalking o “atti persecutori”. Basti pensare che fino a pochi anni fa, l’uomo che uccideva la moglie o la fidanzata godeva dell’attenuante giuridica del “movente d’onore”, grazie alla quale se la cavava con una pena minore. Ancora oggi questi atti di violenza vengono quindi codificati dalla cronaca con i titoli: “omicidio

passionale”, “momento di gelosia”, “raptus omicida”. Affermazioni con le quali si tenta di passare il messaggio che uccidere una donna è un’aggravante giuridica e non più un’attenuante.

Dati allarmanti. Ogni tre giorni una donna muore per mano di un uomo. Il 70% viene ucciso da uomini con i quali avevano, o avevano avuto, una relazione sentimentale. Da 84 casi di femminicidio nel 2005, siamo passati a 124 nel 2012, 134 nel 2013, e ad oggi nei primi due mesi e mezzo del nuovo anno contiamo già una ventina di casi. Aumentano le donne uccise, ma aumentano anche i casi di violenza domestica, 16.517 nel 2013, ovvero il 20% in più dell’ anno precedente. Le nuove leggi non bastano a fermare la violenza. Infatti il Ministro dell’Interno Angelino Alfano parlando nella sede del Telefono rosa ha evidenziato come in Italia siano diminuiti gli omicidi, ma aumentati i femminicidi.

Dobbiamo interrogarci su come poter fermare quest’ onda di odio e discriminazione che sembra non aver fine. E d’altra parte come valorizzare la figura della donna , come madre e come compagna cosi da ridurre a zero il gap di disparità tra donna e uomo.

“L’ amore con la violenza centra ben poco. Quando un uomo ti ama, ti rispetta … non ti riempie di botte … ne ti uccide”. Questo è il messaggio che dobbiamo trasmettere, affinché le voci delle donne che chiedono aiuto vengano ascoltate.

Pamela Di Lodovico

“ L’amore con la violenza centra ben poco. Quando un uomo ti ama, ti rispetta … non ti riempie di botte … ne ti uccide”

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PASSEGGIANDO PER IL MONDO

Una passeggiata a Madrid

Iniziamo la nostra passeggiata dalla zona più centrale di Madrid: la plaza de Espana, in cui possiamo ammirare il monumento dedicato a Miguel de Cervantes, con le statue di Don Chisciotte e Sancho Panza.

A questo punto possiamo dirigerci verso ovest per scoprire uno degli scenari più suggestivi e poco conosciuti di Madrid: il Templo de Debod.

Si tratta di un tempio egizio costruito intorno al 200 a.c dedicato al culto della divinità Amon di Debod. Fu donato dall’Egitto alla Spagna nel 1968 in cambio dell’aiuto spagnolo prestato in seguito all’ appello dell’Unesco per salvare i templi della Nubia, in pericolo per la costruzione della diga di Assuan. In pochi sanno dell’esistenza di questo assaggio di Egitto a Madrid che merita assolutamente una visita. Dopo aver ammirato il fascino di questo panorama e aver scattato qualche foto, riprendiamo la nostra passeggiata e torniamo verso Est.

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PASSEGGIANDO PER IL MONDO

Alla nostra destra,troveremo ben presto il Palacio Real,

residenza dei reali di Spagna fino al 1931. Il palazzo, in stile tardo barocco italiano, è circondato da giardini meravigliosi (Giardini di Sabatini) aperti al pubblico. L’interno del palazzo è visitabile tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00 e il costo del biglietto è di 10.

Adiacente al Palacio, sorge la Cattedrale dell’Almudena, dedicata alla patrona della città, la Virgen de la Almudena. La facciata principale è rivolta verso il Palacio Real ed è sovrastata dalla statua della Vergine. Ai lati della facciata si elevano due campanili. All’interno della cattedrale troviamo numerosi dipinti, ma degni di nota sono le vetrate, provenienti da Murano e l’imponente organo a canne. La cattedrale è visitabile dalle 9:00 alle 20:30, tutti i giorni.

Continuando verso est, incrociamo un altro importante luogo di culto: la Basilica di San Francisco el Grande. Costruita in stile neoclassico nella seconda metà del XVIII secolo, ospita al suo interno diverse opere di pittori spagnoli, come Velàzquez, Josè del Castillo e Goya.

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PASSEGGIANDO PER IL MONDO

A questo punto, possiamo proseguire la nostra passeggiata e dirigerci verso la Gran Vìa,

la strada più famosa di Madrid. Troviamo,ai lati, negozi di ogni genere, ristoranti e fast food, ma soprattutto cinema e teatri ( questa zona è, infatti, detta “Broadway Madrilena”). Tra un negozio e l’altro, resteremo incantati dall’architettura dei palazzi, come il Metropolis , l’ hotel Atlantico o l’edificio di Telefonica.

Per mangiare uno spuntino, il consiglio è quello di evitare catene di fast food internazionali e concentrarsi, piuttosto, su ristoranti o fast food locali che offrono prodotti tipici spagnoli a prezzi contenuti. Alcuni esempi sono: El museo del Jamòn, una vera e propria istituzione per gli amanti del “jamòn ibèrico”, oppure 100 Montaditos, che offre una grande varietà di “montaditos” (ossia piccoli panini) ripieni di prodotti tipici della tradizione culinaria spagnola.

Continuando la nostra passeggiata lungo la Gran Vìa, raggiungiamo Calle de Alcalà e,subito dopo, Plaza de Cibeles, molto bella, con una splendida fontana in centro. A questo punto, imbocchiamo la prima strada sulla destra: Paseo del Prado. Appare chiaro fin da subito dove ci stiamo dirigendo. Il Museo del Prado è una delle pinacoteche più famose al mondo, dove possiamo ammirare opere di pittori spagnoli

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PASSEGGIANDO PER IL MONDO

(Goya, de Ribera, el Greco, Velàzquez…), ma anche italiani (Botticelli, Mantegna, Caravaggio, Raffaello…). Il museo è visitabile tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00 ed il costo del biglietto è di 14 euro.

Lungo il Paseo del Prado incrociamo altri due importanti musei madrileni: il Thyssen-Bornemisza ed il Reina Sofia, in cui troviamo l’opera più famosa di Picasso, “Guernica”.

Alla destra del Prado c’è uno dei posti più affascinanti e rilassanti di Madrid: il Parco del Retiro.

E’ un immenso parco nel quale troviamo monumenti meravigliosi, come il Palacio de Cristal , il Palacio di Velàzquez, il monumento ad Alfonso XII e l’incantevole Rosaldeda (roseto), all’interno del quale non è difficile imbattersi in qualche pavone lasciato libero ad attirare l’attenzione dei turisti.

Dopo esserci rilassati nel parco del Retiro, l’ideale, soprattutto se è inverno, sarebbe rifocillarsi con una bella cioccolata calda, da gustare assolutamente accompagnata da churros, dolcetti fritti di forma allungata ch vanno intinti nella cioccolata. Una delizia!

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PASSEGGIANDO PER IL MONDO

A questo punto per riprendere la nostra passeggiata l’ideale è prendere la metro e scendere alla fermata Sol. Ci ritroveremo, così, in una delle piazze più famose di

Madrid, la Puerta del Sol. Qui troviamo la famosa statua raffigurante un orso ed un corbezzolo, simbolo della città. Inoltre, a Puerta del Sol è legata una delle più famose tradizioni spagnole: per festeggiare l’arrivo anno nuovo, infatti, la tradizione è quella

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PASSEGGIANDO PER IL MONDO

di mangiare un chicco d’uva ad ogni “campanadas”, cioè ad ogni rintocco dell’ orologio che domina la piazza.

Da Puerta del Sol possiamo imboccare Calle Mayor che ci porta ad un altro luogo simbolo di Madrid: la Plaza Mayor, una piazza di forma quadrangolare circondata da portici. Al centro troviamo la statua di Filippo III.

Accanto alla Plaza Mayor sorge il Mercato di San Miguel: un mercato coperto antichissimo in cui è possibile fare la spesa, ma anche degustare prodotti tipici.

Per gli amanti del calcio, una tappa obbligata è lo stadio Santiago Bernabeu, “casa” del Real Madrid. Per raggiungerlo basta prendere la metro e scendere alla fermata “Santiago Bernabeu”.

Ormai la giornata volge al termine e con essa anche la nostra passeggiata nel cuore di Madrid. Prima di lasciare la città, però, non si può non regalarsi una cena tipica a base di prodotti tipici spagnoli. Il consiglio è di evitare ristoranti troppo turistici e cercare quelli meno appariscenti e magari più distanti dai maggiori luoghi d’interesse della città. La cena tipica spagnola è a base di tapas, cioè di assaggi di diversi piatti, spesso accompagnati da un bicchiere di vino. Oltre alle tapas, si possono ordinare le “raciones”, ossia le razioni intere. Fate attenzione perché spesso sono molto abbondanti!

Un ristorante tipico, che per me è diventata una tappa fissa quando sono a Madrid, è “La fragua de Vulcano” (calle si trova in una zona abbastanza centrale ed offre una grande varietà di piatti tipici spagnoli ad un prezzo contenuto (la paella è ottima). Se, invece, avete voglia di qualcosa di più raffinato (ma anche più costoso!), il “Restaurante Alabaster” è ciò che fa per voi: offre un menù ricco di piatti di alta cucina, davvero gustosi e di ottima qualità.

Ilaria Leccese

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