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Breve storia della lingua italiana Storia di chi, storia di chi cosa STORIA DI CHI, STORIA DI CHI COSA Storia linguistica: rapporto tra centro (Toscana) e periferia. Manzoni osserva che l’Italia era l’unico paese che la capitale politica non coincideva con la capitale linguistica. Fino al Quattrocento non ha senso parlare di dialetto, si parla di dialetto solo dopo che si è affermata la lingua. Lingua non vive isolata, ma esposta al contatto con altre lingue attraverso libri, invasioni militari, viaggi, commerci. L’italiano maggiormente in relazione con il provenzale, il francese, lo spagnolo (più forte nel Cinquecento e Seicento) e l’inglese (terminologia dell’informatica). Dal grego vengono la maggior parte dei termini medici Notaio: uno dei protagonisti della fase iniziale della storia linguistica italiana – molti dei promi documenti del volgare sono stati scritti da notai. Inserimento di frasi volgari in documenti latini. Mercanti e banchieri toscani. Libro di conti del 1211 è la prima testimonianza del volgare. Galileo Galilei: protagonista nell’uso del volgare toscano nella scienza. Tra Quattrocento e Cinquecento: primi sperimenti di stabilizzazione della norma. Le norme nel Cinquecento erano basete sulla scrittura di Dante, Petrarca e Boccaccio. Nel Seicento: sviluppo di pubbliche scuole superiore in lingua

riassunto marazzini

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Page 1: riassunto marazzini

Breve storia della lingua italiana

Storia di chi, storia di chi cosa

STORIA DI CHI, STORIA DI CHI COSA

Storia linguistica: rapporto tra centro (Toscana) e periferia. Manzoni osserva che l’Italia era

l’unico paese che la capitale politica non coincideva con la capitale linguistica.

Fino al Quattrocento non ha senso parlare di dialetto, si parla di dialetto solo dopo che si è

affermata la lingua.

Lingua non vive isolata, ma esposta al contatto con altre lingue attraverso libri, invasioni

militari, viaggi, commerci.

L’italiano maggiormente in relazione con il provenzale, il francese, lo spagnolo (più forte nel

Cinquecento e Seicento) e l’inglese (terminologia dell’informatica). Dal grego vengono la

maggior parte dei termini medici

Notaio: uno dei protagonisti della fase iniziale della storia linguistica italiana – molti dei promi

documenti del volgare sono stati scritti da notai. Inserimento di frasi volgari in documenti

latini.

Mercanti e banchieri toscani. Libro di conti del 1211 è la prima testimonianza del volgare.

Galileo Galilei: protagonista nell’uso del volgare toscano nella scienza.

Tra Quattrocento e Cinquecento: primi sperimenti di stabilizzazione della norma. Le norme nel

Cinquecento erano basete sulla scrittura di Dante, Petrarca e Boccaccio. Nel Seicento: sviluppo

di pubbliche scuole superiore in lingua italiana arriva la grammatica in forma di ordinato

manuale, uso fondamentale della pedagogia scolastica.

Primi vocabolari: stampati a Venezia, probabilmente perché i toscani non sentivano necessità.

Letteratura e cultura: canali più importante per la diffusione dell’italiano. Firenze: omogeneità

tra lingua letterraria e lingua parlata.

Nel Settecentro e Ottocento: giornale. Riviste famose – Il Caffè (1764-1766), La Biblioteca

Italiana (1816-1840) – pubblico esperto, livello alto. Nell’Ottocentro si diffusero giornali

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popolari e quotidiani rivolti a un pubblico più largo – crescita dell’alfabetismo e maggiore

scolarizzazione.

Differenza tra lingua scritta e lingua parlata.

Studio dell’oralità a partire del Novecento – gergo di caserma, parlato urbano.

Variazioni regionali: prima di tutto a livello fonetico e fonologico, ma anche quello morfologico

e lessicale (pésca – atto di pescare, pèsca – frutto nel parlato toscano.)

ORIGINI E PRIMI DOCUMENTI DELL’ITALIANO

L’italiano deriva dal latino volgare, cioè il latino parlato dal vulgus, dal popolo, che presentava

alcune tendenze innovative rispetto al latino classico. Il primo documento letteraro di cui

abbiamo conoscenza è l’ Indovinello veronese, scritto in una lingua mista di latino e di volgare

veneto nell’VIII secolo.

IL DUECENTO

L a scelta del volgare per la poesia implicava pur sempre una promozione della nuova lingua.

La prima scuola poetica si è sviluppata nella corte di Federico II, nella Sicilia del XIII sec. La

corte di Federico era un ambiente internazionale e i poeti siciliani imitarono la poesia

provenzale (intellettualizzata, tematica dell’amore, forme raffinate e stilizzate), utilizzando il

latino volgare siciliano di modo fomale e raffinato.

La poesia era trasmessa attraverso i copisti toscani; durante il Medioevo non esisteva la

garanzia al rispetto dell’originale e quello che si faceva era una “traduzione” del siciliano in

toscano; con il tempo la forma toscanizzata fu presa per buona.

Nell’talia settentrionale fiorì una letteratura in volgare diversa da quella della corte di Federico

II, con versi di carattere moraleggiante ed educativo, lingua fortemente settentrionale, senza

imitazione dei modelli letterari toscani.

Dante cerca di creare una nuova lingua con la comunicazione più larga ed efficace. Scrisse De

vulgari eloquentia: il primo trattato sulla lingua e poesia volgare; diffende la superiorità del

volgare per la sua naturalezza, questo si trasforma in uno dei testi fondamentali nel dibattito

linguistico del Rinascimento. Lui crede che le lingue cambiano e la grammatica delle lingue

letterarie è una creazione dei dotti per freare questo cambiamento, il volgare per farsi

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letterario deve acquistare stabilità. Fa un esame delle varie parlate, tutte sono indegne del

volgare illustre e il discorso si sposta dalla lingua alla letteratura, la nobilitazio del volgare deve

venire attraverso la letteratura. De vulgari eloquentia si trasforma in trattato di teoria

letteraria.

La prosa duecencesta è meno sviluppata della poesia, il testo è più semplice sinttaticamente e

abbiamo ancora il predomino del latino, a volte con forme domestiche. Esite in quest’epoca

una scrittura sperimentale chiamata Volgarizzamento che vuole trasporre in volgare partendo

dal latino o francese, così si stabilivano le strutture della prosa italiana.

IL TRECENTO

La Commedia presenta una grande ricchezza tematica e letteraria, fa allo stesso tempo

una promozione del volgare e una dimostrazione che la nuova lingua aveva potenzialità

illimitate. Nella poesia di Dante si trova plurilinguismo, multilinguismo, latinismi, termini

forestieri, plebei, parole toscane e non toscane perché ha fatto una varietà molto grande nelle

scelte lessicale; è uno scrittore libero di fronte ai tratti morfologici – polimorfismo.

Il parlato toscano ha avuto un’espansione con il Canzoniere, di Petrarca e il

Decameron, di Boccaccio. Il fiorentino era un parlato mediano tra le parlate italiane. Secondo

Tullio De Mauro: quando Dante ha cominciato a scrivere la Commedia il vocavolario

dell’italiano era costituito al 60%, alla fine del Trecento era completo al 90%.

Petrarca è stato più selettivo di Dante, esclude molte parole usate nella Commedia.

Petrarca ha scritto meno in volgare, più in latino. Latino è sua lingua naturale e il volgare un

gioco poetico in omaggio a una tradizione che dai siciliani arriva a Petrarca attraverso Dante.

Nel Decameron troviamo situazione narrative variate in contesti sociali diverse, appare il

realismo e con questo una complessità sintattica, è possibile osservare un sistema dei segni di

interpunzione più ricco che nel Canzoniere di Petrarca come la virgola, il punto e virgola, ecc.

IL QUATTROCENTO

Petrarca: confronto con latino degli autori canonici, formazione di una mentalità

grammaticale, stabilizzazione normativa dell’italiano.

Page 4: riassunto marazzini

Disprezzo per il volgare, latino come lingua nobile che garante l’immortalità letteraria. Volgare

usato solo per scritture pratiche e d’affari, materie senza pretese d’arte.

Mescolanza tra volgare e latino: volontaria e studiata, non casuale. Dua forme di

contaminazione: macaronico e polifilesco.

Macaronico: linguaggio comico, nato a Padova alla fine del Quattrocento, è la latinizzazione

parodica di parole del volgare o deformazione dialettale di parole latine. Formazione di parole

miste.

Polifilesco: mescola tra latino e volgare che ricorda il macaronico, viene ereditata dalla

tradizione medievale.

Leon Battista Alberti: Umanesimo volgare, promozione della nuova lingua a livello alto, con

poesia e prosa che trattavano di argomenti seri e importanti. Influenza del latino sulla sintassi.

Ha fatto la prima grammatica della lingua italiana: Grammatica della lingua toscana o

Grammatichetta vaticana.

Sfida della grammatica: dimostrare che il volgare ha una struttura grammaticale ordinata.

Basata nell’uso toscano, e non negli autori antichi.

Umanesimo volgare. Firenze, rilancia dell’iniziativa in favore del toscano. Cristoforo Landino:

nega la naturale inferiorità del volgare. Sviluppo della lingua è patriotico.

Lorenzo il Magnifico: esaltazione del volgare.

Luigi Pulci compilò un Vocabolista, raccolta lessicale, l’antecedente del vocabolario italiano.

Sono settecento latinismi tradotti con parole dell’uso comune (es. latebra-luogo nascosto e

segreto).

Burchiello (Domenico di Giovanni): poesia comica, gioco di doppi sensi e invenzione verbale.

Letteratura religiosa: diffusione di forme dell’italiano tra il popolo. La predicazione si rivolgeva

al popolo avendo bisogno del volgare, che in certi casi era molto vicino al dialetto.

San Bernardino da Siena voleva far uso di una lingua semplice e colloquiale, con esempi della

vita quotidiana. Consciente della necessità di adeguare il linguaggio alle esigenze del pubbico.

La coinè è una lingua scritta che mira all’eliminazione di una parte almeno dei tratti locali e

raggiunge questo risultato accogliendo largamente latinismi , e appoggiandosi anche al

toscano.

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Nell’incerteza di un uso non codificado da grammatiche e vocabolari il latinismo era un punto

di appoggio sicuro e insostituibile.

IL CINQUECENTO

Trionfo della letteratura in volgare. Prime grammatiche a stampa e i primi lessici – le persone

cercavano una guida per scrivere corettamente.

L’italiano raggiunse uno status di lingua di cultura di altissima dignità. Latino continua nella

pubblica ammistrazione e nella giustizia, ma nel quotidiano in volgare trova spazio.

Reciproco peso delle due lingue nella produzione di libri. Latino per medicina, filosofia e

matematica; volgare per culinaria, architettura, letteratura. La maggioranza dei libri in volgare

sono stampati a Venezia, seguito da Firenze.

Dibattito teorico sulla lingua; stabilizzazione normativa dell’italiano.

Prose della volgar lingua, di Pietro Bembo: analise storico-linguistica del volgare. Non usa il

toscano parlato, ma quello della letteratura di Petrarca e Boccaccio, distacco dall’effimeri.

Teoria di Bembo colloca la perfezione linguistica nel passato, identificandola in alcuni modelli

ritenuti perfetti, imbalsamandoli e costringendo a imitarli.

Giovan Giorgio Trissino traduce De vulgari eliquentia in italiano. In Castellano sostiene che la

lingua poetica di Petrarca era composta di vocaboli provenienti da ogni parte d’Italia, e non era

definibile come fiorentina, ma come italiana.

Nella metà del Cinquecento ci sono diverse grammatiche con scopo pratico.

Si pubblicava più a Venezia, anche perché in Toscana si sentiva meno il bisogno di consulare

strumenti normativi.

Fin dalla metà del Cinquecento si diffusero e furono accolti i primi lessici, con le parole ricavate

da Dante, Petrarca e Boccaccio.

Ariosto segue la grammatica di Bembo (Prose della volgar lingua) per ultima edizione di

Orlando furioso.

Accademia di Firenze 1540

Accademia: luogo dove si affrontavano molte questioni linguistiche. La più importante è della

Crusca (1582), si fece conoscere nella prima metà della sua esistenza per la polemica di

Page 6: riassunto marazzini

Lionardo Salviati contro la Gerusalemme liberata di Tasso. Salviati scrive un libro (Avvertimenti

della lingua sopra ‘l Decameron) di censura al testo di Boccaccio – voleva ripulire il Decameron.

Nel 1590 l’Accademia corregge il testo della Commedia, esce nel 1595 La Divina Commedia.

L’italiano si impose nell’architettura, in opere nuove e traducendo ciò che presentava in latino;

stabilizzazione del lessico tecnico.

Traduzione dei classici: fondamentale per il progresso dell’italiano.

Machiavelli scrive Il Principe in un fiorentino ricco di latinismi.

Il volgare prevaleva nel settore della scienza applicata.

Galileo sceglie il volgare, ma questo limita la circolazione internazionale, persino i libri sono

diffusi in Europa grazie alle traduzione.

Interesse linguistico della letteratura di viaggio – neologismi e forestierismi; contato con gli

altri idiomi (badanas – banane; patatas – patate; canoee – barchette; cià – tè, ananas;

mestizze; monsone).

Giovan Maria Cecchi per rendere saporoso e colorito il dialogo delle sue commedie le riempì di

proverbi.

La caratteristica più evidente della lingua della commedia è la compresenza di diversi codici per

i diversi personaggi (innamorati – toscano; vecchi – veneziano o bolognese; capitani e bravi –

spagnolo). Plurilinguismo.

Il petrarchismo: scelta di un vocabolario lirico selezionato.

Il latinismo lessicale è uno degli elementi utilizzati per conseguire il livelli elevato.

Da Firenze venne il miglior vocabolario, non la miglior letteratura.

Nella catechesi e nella predicazione si sentiva la diffusione dell’italino, anche se la lingua

ufficiale della chiesa era il latino.

IL SEICENTO

Importanza dell’Accademia della Crusca, fu un’associazione privata, senza sostegno pubblico e

suscitò innumerevoli polemiche. Contributo più importante: lessicografia a partire del 1591.

1612 Il Vocabolario degli Accademici della Crusca. Hanno cercato di evidenziare la continuità

tra lingua toscana contemporanea e l’antica, se parole erano documentate attravrso gli autori

antichi. Largheggiava nel presente termini e forme dialettali fiorentine e toscane.

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La prosa del Seicento deve molto allo sviluppo del linguaggio scientifico – merito di Galileo che

scrive in italiano fin da quando aveva 22 anni, perché aveva fiducia nel volgare e voleva

staccarsi polemicamente dalla casta dottorale.

Pur scegliendo il volgare non si collocò mai al livello basso e popolare, ma raggiunge un tono

elegante e medio – chiarezza terminologia e sintattica.

Melodramma nasce tra il Cinquecento e il Seicento, rapporto tra parola e musica, tentativo di

ricreare la tragida antica, volontà di non sacrificare il testo del libretto alle esigenze della

melodia.

Si caratterizza come uno spettacolo d’élite, richiede scenografie e allestimenti complessi e

dispendiosi. Influenza linguitica nella corte.

Il linguaggio petico si inserisce nella linea della lirica petraschesca. Tradizione rigidamente

codificata

La poesia barocca estende il repertorio dei temi delle situazioni che possono essere assunte

come oggetto di poesia; il rinnovamento tematico comporta un rinnovamento lessicale –

botanica, animali, insetti – rapporto tra poesia barocca e linguaggio scientifico. Anatomia .

Fine del Seicento: cattivo gusto del Barocco – giudizio ripetuto dagli illuministi del Settecento.

Questo giudizio finisce sulla lingua.

Dominique Bouhours, gesuita francese, voleva fare del francese una lingua universale.

Degenerazione del gusto letterario italiano. Solo nel Settecento diversi intelletuali si

preoccuparono di difendere la lingua italiano.

Nascita della letteratura dialettale tra i secoli XVI e XVII – contraposta alla letteratura in

toscano

IL SETTECENTO

Il francese: lingua europea di prestigio.

Sucesso internazionale del francese per la sua chiarezza, logica, comunicazione razionale,

contrapposta all’italiano con le sue inversione sintattiche.

Francese: chiarezza. Italiano: passione emotiva, poesia e musicalità; grande libertà nella

posizione degli elementi del periodo.

Page 8: riassunto marazzini

Melchiorre Cesarotti pubblica Saggio sulla filosofia delle lingue (1785/1788/1800): enunciazioni

teoriche – nessuna lingua è pura, perfetta, inalterabile, parlata di maniera uniforma.

Distinzione tra lingua orale e scritta. Valore dell’uso. Libertà degli scrittori per introdurre

termini nuovi (per analogia, derivazione o composizione) o ampliare il senso dei vecchi.

Un’altra fonte di parole: i dialetti italiani, parole straniere (male necessario).

Necessità di saper scrivere e parlare italiano. Oranizzazione statale lo insegnano.

Realtà diversa da stato a stato, mancanza di uno stato unitario. La posizione dell’italiano si

faceva più solida nel 1772 con le nuove costituizioni della scuola.

A Modena: uso di libri italiani per i primi anni. Latino visto come il freno del progresso

commerciale.

Nasce l’idea della scola comunale, con il compito di insegnare a leggere ed a scrivere.

Toscano usato nelle situazione ufficiali e nei libri; dialetto usato nelle situazioni familiari.

La lingua italiana era scritta ma poco parlata, sembrava artificiale alla comunicazione

quotidiana spontanea e familiare; solo i toscani avevano il vantaggio, perché lì lo scritto e il

parlato coincidevano quasi perfettamente.

Sucesso dell’opera italiana aiuta a fissare lo steriotipo dell’italiano come lingua della dolcezza,

cantabilità, poesia, ecc.

Goldoni: dialetto veneziano, in italiano e francese – non esisteva una vera lingua comune di

conversazione. Dominano caratteri propri del parlato, ridondanze pronominali, anticipazione

del pronome.

1690 surge l’Arcadia, lingua trazionale ispirata a Petrarca, uso di latinismi e arcaismo con lo

scopo di distinguere la poesia dalla prosa.

L’OTTOCENTO

Purismo: movimento intollerante a ogni innovazione, antimodernismo, culto dell’epoca d’oro

della lingua (il Trecento). Tradizionalismo della Crusca. Fiorentino arcaico. Manifesto purista:

Dissertazione sopra lo stato presente della lingua italiana, di Antonio Cesare.

Idea nata nel Settecento: italiano come lingua già morta, imparata dai libri, usata per la

letteratura e occasioni ufficiali, ma inadatta ai rapporti quotidiani.

Page 9: riassunto marazzini

Manzoni, con Promessi Sposi (1827-1827), collabora nella mutazione dell’italiano, rendendo la

lingua più viva con un modello di letterarità diverso da quello tradizionale. Cerca di utilizzare

una lingua genericamente toscana

Va a Firenze per avere un contatto diretto con il toscano fa una nuova edizione dei Promessi

Sposi (1840-1842), corretta per adeguarla all’ideale di una lingua d’uso, purificata dai latinismi

ed espressione arcaiche.

Crede che il firentino debba essere diffuso attraverso la scuola. Propone la realizzazione di un

vocabolario della lingua italiana su nuove basi (1868).

Secolo dei dizionari. Prima aveva l’egemonia della Crusca, adesso emergono nuove

realizzazione lessicografiche.

Dizionario do Nicolò Tommaseo di molta qualità e originalità; idee morali, civili e letterarie

2,5% della popolazione sa parlare italiano al momento dell’Unità secondo De Mauro; secondo

Catellani 10 % è italofoni.

Con l’Unità la scuola elementare è gratuita e obbligatoria, almeno per il primi biennio; ma

questa scuola non è efficace: evadenza, in certi casi i maestri usavano dialetto, posizioni

teoriche diverse.

Le cause dell’unificazione linguistica secondo De Mauro: unificazione della burocrazia e

dell’esercito, stampa periodica e quotidiana, fenomeni demografici, aggregazione attorno alla

città a causa della industrializzzione.

Ascoli, fondatore della linguistica e della dialettologia italiana: inutile aspirare un’assoluta unità

della lingua, non si doveva combattere certe forme linguistiche suggerite dalle parlate di altre

regioni. Lingua è conseguenza di fattori extralinguistici. Italia era un paese policentrico.

Importanza del linguaggio giornalistico, necessità di essere più semplice rispetto a quello della

tradizione letteraria. Nella seconda metà del secolo diventò fenomeno di massa.

Linguisticamente è composto di diverse parti: lingua della cronaca, economia, articoli politici.

Termini nuovi o regionalismi nella pubblicità.

Si fonda la letteratura narrativa. Manzone fa la correzione dei Promessi Sposi seguendo il

fiorentino: espunzione delle forme lombardo-milanesi; eliminazione di forme eleganti e

introduzione di forme comuni, usuali; assunzione di forme tipicamente fiorentine (egli e ella –

lui e lei); eliminazione di doppione di forme e di voci (pel e col – per il e con il).

Page 10: riassunto marazzini

Stile più naturale, slegato dalla tradizione aulica allora imperante.

Le avventure di Pinocchio (1883), di Carlo Collodi, influenza sul pubblico giovanile.

Nella poesia: linguaggio fedele alla tradizione aulica e illustre nel inizio del secolo. Parole nobili.

Doppia serie lessicale – parole della prosa e parole della poesia. Parole che non erano diverse

in prosa e poesia si ricorreva alla sincope (sprito-spirito, pria-prima) o al troncamento (mar-

mare, cor-core e gli infiniti dei verbi).

Difficoltà ad accettare novità formali e parole nuove. Manzone, che ha innovato la prosa, come

poeta si attenne alla forma tradizionale. Tono alto, sublime, senza parole del quotidiano.

Sviluppo qualitativo della poesia in dialetto. Poesia di Belli: sonetti con note esplicative

(fregammene-fregarsene, cazzata-sciocchezza, fesso-sciocco)

IL NOVECENTO

La poesia di D’Annunzio non rinuncia alla nobilitazione attraverso la selezione lessicale, ma è

innovativa nella capacità di sperimentare forme diverse.

Pascoli: prima rottura con il linguaggio poetico tradizionale; con lui cade la distinzione tra

parole poetiche e non poetiche, usa arcaismo, dialettismo, regionalismi e italoamericano

(Italy), italianizzazioni di termini inglesi (business-affari, cakes-dolci).

Tono prosaico: caratteristica di buona parte della lirica del Novecento.

Futurismo: rinnovamento della forma – parole miste alle immagini, abolizione della

punteggiatura, uso dell’onomatopea.

D’Annunzio – gusto per lo sperimentalismo: si pone a chiusura di un ciclo storico e al tempo

stesso inaugura nuove tentendeza.

Riflesso del parlato nel teatro di Pirandello: interiezioni (ah sì!, ah no no!), connettivi (è vero,

figurasi), elementi che rendono sfuggente la sostanza della comunicazione (non più, ma..., sì

forse) – stile opposto di D’Annunzio.

Dialetto combinato con la lingua come punto di riferimento per gli scrittori – Carlo Emilio

Gadda usa diversi dialetti.

Oratoria. Discorsi rivolti alle masse di Mussolini. D’Annunzio: modello che rappresenta le

tendenze di un’oratoria letteraria, colta e efficace – influì nella retorica del Fascismo.

Lingua del Fascismo: metafore religiose, militari, equestri, tecnicismi di sapore romano (Duce,

centurione), ossessione dei numeri, tipo di dialogo con la folla, che risponde con l’ovazione,

Page 11: riassunto marazzini

Fascismo: chiara politica linguistica manifestata in modo autoritario – battaglia contro i

forestirismi (1930 soppressinone nei film di scene parlate in lingua straniera; 1940 l’Accademia

d’Italia doveva indicare alternative alle parole straniere), repressione delle minoranze etniche

(il fatto più grave), antidialettalismo.

Fondazione della rivista Lingua Nuova, con interventi scientifici e discussioni normative.

Furono accettati diversi termini stranieri che avevano messo radici: sport, film, tennis, tram,

camion.

Campagna per sostituire LEI per TU e usare VOI come formale. La campagna non ebbe molto

sucesso: lei è di origine cinquecentesca e già radicato nella lingua; voi è di uso corrente

nell’Italia meridionale, e sentito da molti come dialettale, così evitato.

La versione del quinto vocabolario della Crusca fu interrota nella lettera “o” nel 1923 quando

Giovanni Gentile, filosofo vicino al regime fascita, divenne ministro della Pubblica istruzione.

Vocabolario del Fascismo, arrivò solo al primo volume (lettere A-C), prodotto dall’Accademia

d’Italia. Atteggiamento equilibrato nel confronto con i neologismi (gli autori accennavano alla

necessità dell’accettazione di vocaboli nuovi per disegnare idee e cose nuove – ma facevano

sostituizione come record-primato, menu-lista). Moderno ma senza influenza.

1939 Prontuario di pronunzia e di ortografia, di Bertoni e Ugolini, destinato a fornire la

pronuncia esatta delle parole italiane. Pronuncia romana e fiorentina: apertura o chiusura

vocalica, nel caso di divergenza si accettasse l’uso romano (colònna e léttera anziché colónna e

lèttera).

Nuove questioni linguistinche (1964), di Pasolini. Sintassi sociolinguistica della situazione

presente. Nuovo italiano con il centro nel nord, con le sue grandi fabbriche a la moderna e

svilupata cultura industriale – annunciava che era nato l’italiano come lingua nazionale

Caratteristiche del nuovo italiano: semplificazione sintattica; drastica diminuizione dei

latinismi; meno influenza della letteratura.

Pasolini utilizava come sistema di riferimento il rapporto con la lingua media, anche se era

considerata di mediocrità espressiva. Esperimenti di plurilinguismo.

Dialetto come fonte di arricchimento linguistico per molti autori del Novecento.

Nel corso del Novecentro è sucesso un forte cambiamento in Italia. Analfabetismo di 75% nel

1861 cade a 14% nel 1951, e a 5,2% nel 1971: il progresso è stato constante. Diminuisce lo

spazio del dialetto e si sono un po’ italianizzati.

Negli anni Sessanta e Settanta la fabbrica ha svolto una funzione di scuola: integrazione dei

contadini nella vita della città.

Page 12: riassunto marazzini

Radio 1924. Tv 1954.

Rai – varietà romana

Cinema – varietà romana (Cinecittà)

Mediaset – varietà settentrionale (milanese)

Linguaggio giornalistico: tramite fondamentale tra l’uso colto e letterario dell’italiano e la

lingua parlata. Lingua media. Pluralità di sottocodici (politico, burocratico, economico) e

registri (parlato, aulico, formale).

Italiano di uso medio: accoglierebbe fenomeni del parlato

Italiano standard: ufficale, con le regole della grammatica.

1962 introduzione della scula media unica e obbligatoria

QUADRO LINGUISTICO DELL’ITALIA ATTUALE

L’italiano è parlato oltre Italia, Vaticano, San Marino, Svizzera, Nizzardo, Principato di Monaco,

ecc.

Alloglotti: minoranza linguistica – tedeschi nel Alto Adige, francofoni del Valle d’Aosta.

Nelle valli alpine dolomitiche: il ladino, insegnato anche alla scuola. Anche nel Friuli, il ladino-

orientali con il nome di friulano.

Il sardo, vera e propria lingua parlata da 1 milione di persone. Sono 4 tipi: gallurese, sassarese,

lugodorese e campidanese.

Gruppo alloglotti non romanzi: tedesco, la più numerosa nel Valle dell”Adige (minoranza se

confrontata con la popolazione italiana, ma maggioranza nella propria zona), Bolzano,

insegnato a scuola come prima lingua.

Tre aree dialettali: settentrionale, centrale, meridionale.

Linea La Spezia-Rimini: frontiera linguistica tra settentrionale e centro-meridionale.

Linea Roma-Ancona: frontiera dei dialetti dell’Italia centrale e meridionale.

Italiano non uniforme. Differenze fonetiche, lessicale, sintattiche e più raramente

morfologiche. Le varietà prendono il nome di ‘varietà diatopiche dell’italiano’, o secondo De

Mauro ‘varietà regionali dell’italino’ o ‘italiani regionali’.

Varietà di pronuncia: meridionale, settentrionale, toscana, romana.

Toscano: il più vicino della lingua letteraria

Page 13: riassunto marazzini

Breve storia della lingua italiana

Claudio Marazzini

STORIA DI CHI, STORIA DI CHI COSA

Storia linguistica: rapporto tra centro (Toscana) e periferia. Manzoni osserva che l’Italia era

l’unico paese che la capitale politica non coincideva con la capitale linguistica.

Fino al Quattrocento non ha senso parlare di dialetto, si parla di dialetto solo dopo che si è

affermata la lingua.

Lingua non vive isolata, ma esposta al contatto con altre lingue attraverso libri, invasioni

militari, viaggi, commerci.

L’italiano maggiormente in relazione con il provenzale, il francese, lo spagnolo (più forte nel

Cinquecento e Seicento) e l’inglese (terminologia dell’informatica). Dal grego vengono la

maggior parte dei termini medici

Notaio: uno dei protagonisti della fase iniziale della storia linguistica italiana – molti dei promi

documenti del volgare sono stati scritti da notai. Inserimento di frasi volgari in documenti

latini.

Mercanti e banchieri toscani. Libro di conti del 1211 è la prima testimonianza del volgare.

Galileo Galilei: protagonista nell’uso del volgare toscano nella scienza.

Tra Quattrocento e Cinquecento: primi sperimenti di stabilizzazione della norma. Le norme nel

Cinquecento erano basete sulla scrittura di Dante, Petrarca e Boccaccio. Nel Seicento: sviluppo

di pubbliche scuole superiore in lingua italiana arriva la grammatica in forma di ordinato

manuale, uso fondamentale della pedagogia scolastica.

Primi vocabolari: stampati a Venezia, probabilmente perché i toscani non sentivano necessità.

Letteratura e cultura: canali più importante per la diffusione dell’italiano. Firenze: omogeneità

tra lingua letterraria e lingua parlata.

Nel Settecentro e Ottocento: giornale. Riviste famose – Il Caffè (1764-1766), La Biblioteca

Italiana (1816-1840) – pubblico esperto, livello alto. Nell’Ottocentro si diffusero giornali

popolari e quotidiani rivolti a un pubblico più largo – crescita dell’alfabetismo e maggiore

Page 14: riassunto marazzini

scolarizzazione.

Differenza tra lingua scritta e lingua parlata.

Studio dell’oralità a partire del Novecento – gergo di caserma, parlato urbano.

Variazioni regionali: prima di tutto a livello fonetico e fonologico, ma anche quello morfologico

e lessicale (pésca – atto di pescare, pèsca – frutto nel parlato toscano.)

ORIGINI E PRIMI DOCUMENTI DELL’ITALIANO

L’italiano deriva dal latino volgare, cioè il latino parlato dal vulgus, dal popolo, che presentava

alcune tendenze innovative rispetto al latino classico. Il primo documento letteraro di cui

abbiamo conoscenza è l’ Indovinello veronese, scritto in una lingua mista di latino e di volgare

veneto nell’VIII secolo.

IL DUECENTO

L a scelta del volgare per la poesia implicava pur sempre una promozione della nuova lingua.

La prima scuola poetica si è sviluppata nella corte di Federico II, nella Sicilia del XIII sec. La

corte di Federico era un ambiente internazionale e i poeti siciliani imitarono la poesia

provenzale (intellettualizzata, tematica dell’amore, forme raffinate e stilizzate), utilizzando il

latino volgare siciliano di modo fomale e raffinato.

La poesia era trasmessa attraverso i copisti toscani; durante il Medioevo non esisteva la

garanzia al rispetto dell’originale e quello che si faceva era una “traduzione” del siciliano in

toscano; con il tempo la forma toscanizzata fu presa per buona.

Nell’talia settentrionale fiorì una letteratura in volgare diversa da quella della corte di Federico

II, con versi di carattere moraleggiante ed educativo, lingua fortemente settentrionale, senza

imitazione dei modelli letterari toscani.

Dante cerca di creare una nuova lingua con la comunicazione più larga ed efficace. Scrisse De

vulgari eloquentia: il primo trattato sulla lingua e poesia volgare; diffende la superiorità del

volgare per la sua naturalezza, questo si trasforma in uno dei testi fondamentali nel dibattito

linguistico del Rinascimento. Lui crede che le lingue cambiano e la grammatica delle lingue

letterarie è una creazione dei dotti per freare questo cambiamento, il volgare per farsi

letterario deve acquistare stabilità. Fa un esame delle varie parlate, tutte sono indegne del

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volgare illustre e il discorso si sposta dalla lingua alla letteratura, la nobilitazio del volgare deve

venire attraverso la letteratura. De vulgari eloquentia si trasforma in trattato di teoria

letteraria.

La prosa duecencesta è meno sviluppata della poesia, il testo è più semplice sinttaticamente e

abbiamo ancora il predomino del latino, a volte con forme domestiche. Esite in quest’epoca

una scrittura sperimentale chiamata Volgarizzamento che vuole trasporre in volgare partendo

dal latino o francese, così si stabilivano le strutture della prosa italiana.

IL TRECENTO

La Commedia presenta una grande ricchezza tematica e letteraria, fa allo stesso tempo una

promozione del volgare e una dimostrazione che la nuova lingua aveva potenzialità illimitate.

Nella poesia di Dante si trova plurilinguismo, multilinguismo, latinismi, termini forestieri,

plebei, parole toscane e non toscane perché ha fatto una varietà molto grande nelle scelte

lessicale; è uno scrittore libero di fronte ai tratti morfologici – polimorfismo.

Espansione del toscano: il Canzoniere, di Petrarca e il Decameron, di Boccaccio.

Fiorentino era un parlato mediano tra le parlate italiane.

Secondo Tullio De Mauro: quando Dante ha cominciato a scrivere la Commedia il vocavolario

dell’italiano era costituito al 60%, alla fine del Trecento era completo al 90%.

Petrarca è stato più selettivo di Dante, esclude molte parole usate nella Commedia.

Petrarca ha scritto meno in volgare, più in latino. Latino è sua lingua naturale e il volgare un

gioco poetico in omaggio a una tradizione che dai siciliani arriva a Petrarca attraverso Dante.

Nel Decameron troviamo situazione narrative variate in contesti sociali diverse, appare il

realismo e con questo una complessità sintattica, è possibile osservare un sistema dei segni di

interpunzione più ricco che nel Canzoniere di Petrarca come la virgola, il punto e virgola, ecc.

IL QUATTROCENTO

Petrarca: confronto con latino degli autori canonici, formazione di una mentalità

grammaticale, stabilizzazione normativa dell’italiano.

Disprezzo per il volgare, latino come lingua nobile che garante l’immortalità letteraria. Volgare

Page 16: riassunto marazzini

usato solo per scritture pratiche e d’affari, materie senza pretese d’arte.

Mescolanza tra volgare e latino: volontaria e studiata, non casuale. Dua forme di

contaminazione: macaronico e polifilesco.

Macaronico: linguaggio comico, nato a Padova alla fine del Quattrocento, è la latinizzazione

parodica di parole del volgare o deformazione dialettale di parole latine. Formazione di parole

miste.

Polifilesco: mescola tra latino e volgare che ricorda il macaronico, viene ereditata dalla

tradizione medievale.

Leon Battista Alberti: Umanesimo volgare, promozione della nuova lingua a livello alto, con

poesia e prosa che trattavano di argomenti seri e importanti. Influenza del latino sulla sintassi.

Ha fatto la prima grammatica della lingua italiana: Grammatica della lingua toscana o

Grammatichetta vaticana.

Sfida della grammatica: dimostrare che il volgare ha una struttura grammaticale ordinata.

Basata nell’uso toscano, e non negli autori antichi.

Umanesimo volgare. Firenze, rilancia dell’iniziativa in favore del toscano. Cristoforo Landino:

nega la naturale inferiorità del volgare. Sviluppo della lingua è patriotico.

Lorenzo il Magnifico: esaltazione del volgare.

Luigi Pulci compilò un Vocabolista, raccolta lessicale, l’antecedente del vocabolario italiano.

Sono settecento latinismi tradotti con parole dell’uso comune (es. latebra-luogo nascosto e

segreto).

Burchiello (Domenico di Giovanni): poesia comica, gioco di doppi sensi e invenzione verbale.

Letteratura religiosa: diffusione di forme dell’italiano tra il popolo. La predicazione si rivolgeva

al popolo avendo bisogno del volgare, che in certi casi era molto vicino al dialetto.

San Bernardino da Siena voleva far uso di una lingua semplice e colloquiale, con esempi della

vita quotidiana. Consciente della necessità di adeguare il linguaggio alle esigenze del pubbico.

La coinè è una lingua scritta che mira all’eliminazione di una parte almeno dei tratti locali e

raggiunge questo risultato accogliendo largamente latinismi , e appoggiandosi anche al

toscano.

Nell’incerteza di un uso non codificado da grammatiche e vocabolari il latinismo era un punto

Page 17: riassunto marazzini

di appoggio sicuro e insostituibile.

IL CINQUECENTO

Trionfo della letteratura in volgare. Prime grammatiche a stampa e i primi lessici – le persone

cercavano una guida per scrivere corettamente.

L’italiano raggiunse uno status di lingua di cultura di altissima dignità. Latino continua nella

pubblica ammistrazione e nella giustizia, ma nel quotidiano in volgare trova spazio.

Reciproco peso delle due lingue nella produzione di libri. Latino per medicina, filosofia e

matematica; volgare per culinaria, architettura, letteratura. La maggioranza dei libri in volgare

sono stampati a Venezia, seguito da Firenze.

Dibattito teorico sulla lingua; stabilizzazione normativa dell’italiano.

Prose della volgar lingua, di Pietro Bembo: analise storico-linguistica del volgare. Non usa il

toscano parlato, ma quello della letteratura di Petrarca e Boccaccio, distacco dall’effimeri.

Teoria di Bembo colloca la perfezione linguistica nel passato, identificandola in alcuni modelli

ritenuti perfetti, imbalsamandoli e costringendo a imitarli.

Giovan Giorgio Trissino traduce De vulgari eliquentia in italiano. In Castellano sostiene che la

lingua poetica di Petrarca era composta di vocaboli provenienti da ogni parte d’Italia, e non era

definibile come fiorentina, ma come italiana.

Nella metà del Cinquecento ci sono diverse grammatiche con scopo pratico.

Si pubblicava più a Venezia, anche perché in Toscana si sentiva meno il bisogno di consulare

strumenti normativi.

Fin dalla metà del Cinquecento si diffusero e furono accolti i primi lessici, con le parole ricavate

da Dante, Petrarca e Boccaccio.

Ariosto segue la grammatica di Bembo (Prose della volgar lingua) per ultima edizione di

Orlando furioso.

Accademia di Firenze 1540

Accademia: luogo dove si affrontavano molte questioni linguistiche. La più importante è della

Crusca (1582), si fece conoscere nella prima metà della sua esistenza per la polemica di

Lionardo Salviati contro la Gerusalemme liberata di Tasso. Salviati scrive un libro (Avvertimenti

della lingua sopra ‘l Decameron) di censura al testo di Boccaccio – voleva ripulire il Decameron.

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Nel 1590 l’Accademia corregge il testo della Commedia, esce nel 1595 La Divina Commedia.

L’italiano si impose nell’architettura, in opere nuove e traducendo ciò che presentava in latino;

stabilizzazione del lessico tecnico.

Traduzione dei classici: fondamentale per il progresso dell’italiano.

Machiavelli scrive Il Principe in un fiorentino ricco di latinismi.

Il volgare prevaleva nel settore della scienza applicata.

Galileo sceglie il volgare, ma questo limita la circolazione internazionale, persino i libri sono

diffusi in Europa grazie alle traduzione.

Interesse linguistico della letteratura di viaggio – neologismi e forestierismi; contato con gli

altri idiomi (badanas – banane; patatas – patate; canoee – barchette; cià – tè, ananas;

mestizze; monsone).

Giovan Maria Cecchi per rendere saporoso e colorito il dialogo delle sue commedie le riempì di

proverbi.

La caratteristica più evidente della lingua della commedia è la compresenza di diversi codici per

i diversi personaggi (innamorati – toscano; vecchi – veneziano o bolognese; capitani e bravi –

spagnolo). Plurilinguismo.

Il petrarchismo: scelta di un vocabolario lirico selezionato.

Il latinismo lessicale è uno degli elementi utilizzati per conseguire il livelli elevato.

Da Firenze venne il miglior vocabolario, non la miglior letteratura.

Nella catechesi e nella predicazione si sentiva la diffusione dell’italino, anche se la lingua

ufficiale della chiesa era il latino.

IL SEICENTO

Importanza dell’Accademia della Crusca, fu un’associazione privata, senza sostegno pubblico e

suscitò innumerevoli polemiche. Contributo più importante: lessicografia a partire del 1591.

1612 Il Vocabolario degli Accademici della Crusca. Hanno cercato di evidenziare la continuità

tra lingua toscana contemporanea e l’antica, se parole erano documentate attravrso gli autori

antichi. Largheggiava nel presente termini e forme dialettali fiorentine e toscane.

La prosa del Seicento deve molto allo sviluppo del linguaggio scientifico – merito di Galileo che

scrive in italiano fin da quando aveva 22 anni, perché aveva fiducia nel volgare e voleva

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staccarsi polemicamente dalla casta dottorale.

Pur scegliendo il volgare non si collocò mai al livello basso e popolare, ma raggiunge un tono

elegante e medio – chiarezza terminologia e sintattica.

Melodramma nasce tra il Cinquecento e il Seicento, rapporto tra parola e musica, tentativo di

ricreare la tragida antica, volontà di non sacrificare il testo del libretto alle esigenze della

melodia.

Si caratterizza come uno spettacolo d’élite, richiede scenografie e allestimenti complessi e

dispendiosi. Influenza linguitica nella corte.

Il linguaggio petico si inserisce nella linea della lirica petraschesca. Tradizione rigidamente

codificata

La poesia barocca estende il repertorio dei temi delle situazioni che possono essere assunte

come oggetto di poesia; il rinnovamento tematico comporta un rinnovamento lessicale –

botanica, animali, insetti – rapporto tra poesia barocca e linguaggio scientifico. Anatomia .

Fine del Seicento: cattivo gusto del Barocco – giudizio ripetuto dagli illuministi del Settecento.

Questo giudizio finisce sulla lingua.

Dominique Bouhours, gesuita francese, voleva fare del francese una lingua universale.

Degenerazione del gusto letterario italiano. Solo nel Settecento diversi intelletuali si

preoccuparono di difendere la lingua italiano.

Nascita della letteratura dialettale tra i secoli XVI e XVII – contraposta alla letteratura in

toscano

IL SETTECENTO

Il francese: lingua europea di prestigio.

Sucesso internazionale del francese per la sua chiarezza, logica, comunicazione razionale,

contrapposta all’italiano con le sue inversione sintattiche.

Francese: chiarezza. Italiano: passione emotiva, poesia e musicalità; grande libertà nella

posizione degli elementi del periodo.

Melchiorre Cesarotti pubblica Saggio sulla filosofia delle lingue (1785/1788/1800): enunciazioni

teoriche – nessuna lingua è pura, perfetta, inalterabile, parlata di maniera uniforma.

Distinzione tra lingua orale e scritta. Valore dell’uso. Libertà degli scrittori per introdurre

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termini nuovi (per analogia, derivazione o composizione) o ampliare il senso dei vecchi.

Un’altra fonte di parole: i dialetti italiani, parole straniere (male necessario).

Necessità di saper scrivere e parlare italiano. Oranizzazione statale lo insegnano.

Realtà diversa da stato a stato, mancanza di uno stato unitario. La posizione dell’italiano si

faceva più solida nel 1772 con le nuove costituizioni della scuola.

A Modena: uso di libri italiani per i primi anni. Latino visto come il freno del progresso

commerciale.

Nasce l’idea della scola comunale, con il compito di insegnare a leggere ed a scrivere.

Toscano usato nelle situazione ufficiali e nei libri; dialetto usato nelle situazioni familiari.

La lingua italiana era scritta ma poco parlata, sembrava artificiale alla comunicazione

quotidiana spontanea e familiare; solo i toscani avevano il vantaggio, perché lì lo scritto e il

parlato coincidevano quasi perfettamente.

Sucesso dell’opera italiana aiuta a fissare lo steriotipo dell’italiano come lingua della dolcezza,

cantabilità, poesia, ecc.

Goldoni: dialetto veneziano, in italiano e francese – non esisteva una vera lingua comune di

conversazione. Dominano caratteri propri del parlato, ridondanze pronominali, anticipazione

del pronome.

1690 surge l’Arcadia, lingua trazionale ispirata a Petrarca, uso di latinismi e arcaismo con lo

scopo di distinguere la poesia dalla prosa.

L’OTTOCENTO

Purismo: movimento intollerante a ogni innovazione, antimodernismo, culto dell’epoca d’oro

della lingua (il Trecento). Tradizionalismo della Crusca. Fiorentino arcaico. Manifesto purista:

Dissertazione sopra lo stato presente della lingua italiana, di Antonio Cesare.

Idea nata nel Settecento: italiano come lingua già morta, imparata dai libri, usata per la

letteratura e occasioni ufficiali, ma inadatta ai rapporti quotidiani.

Manzoni, con Promessi Sposi (1827-1827), collabora nella mutazione dell’italiano, rendendo la

lingua più viva con un modello di letterarità diverso da quello tradizionale. Cerca di utilizzare

una lingua genericamente toscana

Va a Firenze per avere un contatto diretto con il toscano fa una nuova edizione dei Promessi

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Sposi (1840-1842), corretta per adeguarla all’ideale di una lingua d’uso, purificata dai latinismi

ed espressione arcaiche.

Crede che il firentino debba essere diffuso attraverso la scuola. Propone la realizzazione di un

vocabolario della lingua italiana su nuove basi (1868).

Secolo dei dizionari. Prima aveva l’egemonia della Crusca, adesso emergono nuove

realizzazione lessicografiche.

Dizionario do Nicolò Tommaseo di molta qualità e originalità; idee morali, civili e letterarie

2,5% della popolazione sa parlare italiano al momento dell’Unità secondo De Mauro; secondo

Catellani 10 % è italofoni.

Con l’Unità la scuola elementare è gratuita e obbligatoria, almeno per il primi biennio; ma

questa scuola non è efficace: evadenza, in certi casi i maestri usavano dialetto, posizioni

teoriche diverse.

Le cause dell’unificazione linguistica secondo De Mauro: unificazione della burocrazia e

dell’esercito, stampa periodica e quotidiana, fenomeni demografici, aggregazione attorno alla

città a causa della industrializzzione.

Ascoli, fondatore della linguistica e della dialettologia italiana: inutile aspirare un’assoluta unità

della lingua, non si doveva combattere certe forme linguistiche suggerite dalle parlate di altre

regioni. Lingua è conseguenza di fattori extralinguistici. Italia era un paese policentrico.

Importanza del linguaggio giornalistico, necessità di essere più semplice rispetto a quello della

tradizione letteraria. Nella seconda metà del secolo diventò fenomeno di massa.

Linguisticamente è composto di diverse parti: lingua della cronaca, economia, articoli politici.

Termini nuovi o regionalismi nella pubblicità.

Si fonda la letteratura narrativa. Manzone fa la correzione dei Promessi Sposi seguendo il

fiorentino: espunzione delle forme lombardo-milanesi; eliminazione di forme eleganti e

introduzione di forme comuni, usuali; assunzione di forme tipicamente fiorentine (egli e ella –

lui e lei); eliminazione di doppione di forme e di voci (pel e col – per il e con il).

Stile più naturale, slegato dalla tradizione aulica allora imperante.

Le avventure di Pinocchio (1883), di Carlo Collodi, influenza sul pubblico giovanile.

Nella poesia: linguaggio fedele alla tradizione aulica e illustre nel inizio del secolo. Parole nobili.

Page 22: riassunto marazzini

Doppia serie lessicale – parole della prosa e parole della poesia. Parole che non erano diverse

in prosa e poesia si ricorreva alla sincope (sprito-spirito, pria-prima) o al troncamento (mar-

mare, cor-core e gli infiniti dei verbi).

Difficoltà ad accettare novità formali e parole nuove. Manzone, che ha innovato la prosa, come

poeta si attenne alla forma tradizionale. Tono alto, sublime, senza parole del quotidiano.

Sviluppo qualitativo della poesia in dialetto. Poesia di Belli: sonetti con note esplicative

(fregammene-fregarsene, cazzata-sciocchezza, fesso-sciocco)

IL NOVECENTO

La poesia di D’Annunzio non rinuncia alla nobilitazione attraverso la selezione lessicale, ma è

innovativa nella capacità di sperimentare forme diverse.

Pascoli: prima rottura con il linguaggio poetico tradizionale; con lui cade la distinzione tra

parole poetiche e non poetiche, usa arcaismo, dialettismo, regionalismi e italoamericano

(Italy), italianizzazioni di termini inglesi (business-affari, cakes-dolci).

Tono prosaico: caratteristica di buona parte della lirica del Novecento.

Futurismo: rinnovamento della forma – parole miste alle immagini, abolizione della

punteggiatura, uso dell’onomatopea.

D’Annunzio – gusto per lo sperimentalismo: si pone a chiusura di un ciclo storico e al tempo

stesso inaugura nuove tentendeza.

Riflesso del parlato nel teatro di Pirandello: interiezioni (ah sì!, ah no no!), connettivi (è vero,

figurasi), elementi che rendono sfuggente la sostanza della comunicazione (non più, ma..., sì

forse) – stile opposto di D’Annunzio.

Dialetto combinato con la lingua come punto di riferimento per gli scrittori – Carlo Emilio

Gadda usa diversi dialetti.

Oratoria. Discorsi rivolti alle masse di Mussolini. D’Annunzio: modello che rappresenta le

tendenze di un’oratoria letteraria, colta e efficace – influì nella retorica del Fascismo.

Lingua del Fascismo: metafore religiose, militari, equestri, tecnicismi di sapore romano (Duce,

centurione), ossessione dei numeri, tipo di dialogo con la folla, che risponde con l’ovazione,

Fascismo: chiara politica linguistica manifestata in modo autoritario – battaglia contro i

forestirismi (1930 soppressinone nei film di scene parlate in lingua straniera; 1940 l’Accademia

d’Italia doveva indicare alternative alle parole straniere), repressione delle minoranze etniche

(il fatto più grave), antidialettalismo.

Page 23: riassunto marazzini

Fondazione della rivista Lingua Nuova, con interventi scientifici e discussioni normative.

Furono accettati diversi termini stranieri che avevano messo radici: sport, film, tennis, tram,

camion.

Campagna per sostituire LEI per TU e usare VOI come formale. La campagna non ebbe molto

sucesso: lei è di origine cinquecentesca e già radicato nella lingua; voi è di uso corrente

nell’Italia meridionale, e sentito da molti come dialettale, così evitato.

La versione del quinto vocabolario della Crusca fu interrota nella lettera “o” nel 1923 quando

Giovanni Gentile, filosofo vicino al regime fascita, divenne ministro della Pubblica istruzione.

Vocabolario del Fascismo, arrivò solo al primo volume (lettere A-C), prodotto dall’Accademia

d’Italia. Atteggiamento equilibrato nel confronto con i neologismi (gli autori accennavano alla

necessità dell’accettazione di vocaboli nuovi per disegnare idee e cose nuove – ma facevano

sostituizione come record-primato, menu-lista). Moderno ma senza influenza.

1939 Prontuario di pronunzia e di ortografia, di Bertoni e Ugolini, destinato a fornire la

pronuncia esatta delle parole italiane. Pronuncia romana e fiorentina: apertura o chiusura

vocalica, nel caso di divergenza si accettasse l’uso romano (colònna e léttera anziché colónna e

lèttera).

Nuove questioni linguistinche (1964), di Pasolini. Sintassi sociolinguistica della situazione

presente. Nuovo italiano con il centro nel nord, con le sue grandi fabbriche a la moderna e

svilupata cultura industriale – annunciava che era nato l’italiano come lingua nazionale

Caratteristiche del nuovo italiano: semplificazione sintattica; drastica diminuizione dei

latinismi; meno influenza della letteratura.

Pasolini utilizava come sistema di riferimento il rapporto con la lingua media, anche se era

considerata di mediocrità espressiva. Esperimenti di plurilinguismo.

Dialetto come fonte di arricchimento linguistico per molti autori del Novecento.

Nel corso del Novecentro è sucesso un forte cambiamento in Italia. Analfabetismo di 75% nel

1861 cade a 14% nel 1951, e a 5,2% nel 1971: il progresso è stato constante. Diminuisce lo

spazio del dialetto e si sono un po’ italianizzati.

Negli anni Sessanta e Settanta la fabbrica ha svolto una funzione di scuola: integrazione dei

contadini nella vita della città.

Radio 1924. Tv 1954.

Rai – varietà romana

Cinema – varietà romana (Cinecittà)

Page 24: riassunto marazzini

Mediaset – varietà settentrionale (milanese)

Linguaggio giornalistico: tramite fondamentale tra l’uso colto e letterario dell’italiano e la

lingua parlata. Lingua media. Pluralità di sottocodici (politico, burocratico, economico) e

registri (parlato, aulico, formale).

Italiano di uso medio: accoglierebbe fenomeni del parlato

Italiano standard: ufficale, con le regole della grammatica.

1962 introduzione della scula media unica e obbligatoria

QUADRO LINGUISTICO DELL’ITALIA ATTUALE

L’italiano è parlato oltre Italia, Vaticano, San Marino, Svizzera, Nizzardo, Principato di Monaco,

ecc.

Alloglotti: minoranza linguistica – tedeschi nel Alto Adige, francofoni del Valle d’Aosta.

Nelle valli alpine dolomitiche: il ladino, insegnato anche alla scuola. Anche nel Friuli, il ladino-

orientali con il nome di friulano.

Il sardo, vera e propria lingua parlata da 1 milione di persone. Sono 4 tipi: gallurese, sassarese,

lugodorese e campidanese.

Gruppo alloglotti non romanzi: tedesco, la più numerosa nel Valle dell”Adige (minoranza se

confrontata con la popolazione italiana, ma maggioranza nella propria zona), Bolzano,

insegnato a scuola come prima lingua.

Tre aree dialettali: settentrionale, centrale, meridionale.

Linea La Spezia-Rimini: frontiera linguistica tra settentrionale e centro-meridionale.

Linea Roma-Ancona: frontiera dei dialetti dell’Italia centrale e meridionale.

Italiano non uniforme. Differenze fonetiche, lessicale, sintattiche e più raramente

morfologiche. Le varietà prendono il nome di ‘varietà diatopiche dell’italiano’, o secondo De

Mauro ‘varietà regionali dell’italino’ o ‘italiani regionali’.

Varietà di pronuncia: meridionale, settentrionale, toscana, romana.

Toscano: il più vicino della lingua letteraria