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Non permettiamo strappi al tessuto della democrazia Ezio Antonioni N ON È per un mero seppure legittimo sentimento di orgoglio, bensì per un forte senso di responsabilità di cui abbiamo scelto di farci carico, che l’ANPI, in piena autonomia, svolge un doveroso ruolo poli- tico, nella provincia e in Emilia-Romagna. Ed è in ragione di questa consapevolezza riguardante i compiti che ci sentiamo di affrontare, a fronte dei problemi locali insorti fra le forze politiche - che nel corso delle ultime prove elettorali amministrati- ve e politiche noi abbiamo sostenuto - che ci siamo rivolti, in questi ultimi tempi, ai loro dirigenti in nome dei valori dell’anti- fascismo e della Resistenza. E li abbiamo invitati nella sede dell’ANPI non certo per recitare prediche ma per chiedere che fra di loro le differenze e gli scontri pur anche aspri che in politica e, alle volte ancora oggi, tra le diverse ideologie si presentano, non offrano aperture e spazi a chi, nell’ope- rare e nei propositi, completamente igno- ra i valori dell’antifascismo, della Resistenza e della Costituzione. Se non addirittura li denigra, mentre qua e là esplodono pericolosamente le presenze organizzate di chi si richiama direttamen- te al fascismo e al nazismo fra le varie tifo- serie del calcio. Tutto ciò senza pure la pretesa di aver sanato i contrasti esistenti e quanto mai evidenti e che a Bologna potrebbero porta- re, innanzitutto e in anticipo, un nuovo e non desiderato voto amministrativo. Queste cose le abbiamo dette al segretario regionale del neonato Partito Democratico perché sia portata la nostra voce anche a livello nazionale, e l’abbiamo detto e rac- comandato ai rispettivi segretari e respon- sabili del Partito della Rifondazione Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VI - Numero 1 - Gennaio 2008 > segue a pag. 16 Q UESTO INIZIO del 2008 ci ricorda principalmente due date. La prima è il 60° anniversario della proclamazione della Costituzione italiana, una carta dei diritti e doveri fra le migliori del mondo, costruita in un parti- colare momento dei problematici rap- porti fra i partiti. I costituenti, consa- pevoli delle loro responsabilità di fron- te alla nazione, seppero superare le dif- ficoltà e, usando il sale dell’intelletto, la concepirono e la emanarono il 1° gennaio 1948. Oggi purtroppo con- statiamo che nel centro-destra la si vuole annullare e cambiare. La seconda data è il 27 gennaio 1945, giorno della liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz (Po- lonia occupata). È doveroso ricordare le responsabilità del fascismo nell’olo- causto, o meglio, della Shoah. Undici milioni di esseri umani furono uccisi in tutte le maniere. Tesseramento ANPI 2008: giovani amici con i veterani Gennaio 1938 - Gennaio 1948 Date da non dimenticare: leggi razziali e Costituzione > segue a pag. 2 È iniziata la campagna permanente del tesseramento 2008 all’ANPI provinciale. Si parte da quota 6114 dell’anno appena concluso, compresi i 2600 nuovi aderenti, in gran parte persone nate dopo il 1945 ed in particolare giovani. Nell’illustrazione, la nuova tessera (faccia principale a sinistra e retro a destra). Cofferati: fondamentale il contributo dei partigiani nella storia del nostro Paese A pag. 2

Resistenza n. 1 - anno 2008

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VI - Numero 1 - Gennaio 2008

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Non permettiamo strappi al tessuto della democrazia

Ezio Antonioni

NON È per un mero seppure legittimosentimento di orgoglio, bensì per unforte senso di responsabilità di cui

abbiamo scelto di farci carico, che l’ANPI, inpiena autonomia, svolge un doveroso ruolo poli-tico, nella provincia e in Emilia-Romagna.Ed è in ragione di questa consapevolezzariguardante i compiti che ci sentiamo diaffrontare, a fronte dei problemi localiinsorti fra le forze politiche - che nel corsodelle ultime prove elettorali amministrati-ve e politiche noi abbiamo sostenuto - checi siamo rivolti, in questi ultimi tempi, ailoro dirigenti in nome dei valori dell’anti-fascismo e della Resistenza. E li abbiamoinvitati nella sede dell’ANPI non certo perrecitare prediche ma per chiedere che fra diloro le differenze e gli scontri pur ancheaspri che in politica e, alle volte ancoraoggi, tra le diverse ideologie si presentano,non offrano aperture e spazi a chi, nell’ope-rare e nei propositi, completamente igno-ra i valori dell’antifascismo, dellaResistenza e della Costituzione. Se nonaddirittura li denigra, mentre qua e làesplodono pericolosamente le presenzeorganizzate di chi si richiama direttamen-te al fascismo e al nazismo fra le varie tifo-serie del calcio. Tutto ciò senza pure la pretesa di aversanato i contrasti esistenti e quanto maievidenti e che a Bologna potrebbero porta-re, innanzitutto e in anticipo, un nuovo enon desiderato voto amministrativo.Queste cose le abbiamo dette al segretarioregionale del neonato Partito Democraticoperché sia portata la nostra voce anche alivello nazionale, e l’abbiamo detto e rac-comandato ai rispettivi segretari e respon-sabili del Partito della Rifondazione

Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VI - Numero 1 - Gennaio 2008

> segue a pag. 16

QUESTO INIZIO del 2008 ciricorda principalmente due date.La prima è il 60° anniversario

della proclamazione della Costituzioneitaliana, una carta dei diritti e doveri fra lemigliori del mondo, costruita in un parti-

colare momento dei problematici rap-porti fra i partiti. I costituenti, consa-pevoli delle loro responsabilità di fron-te alla nazione, seppero superare le dif-ficoltà e, usando il sale dell’intelletto,la concepirono e la emanarono il 1°gennaio 1948. Oggi purtroppo con-statiamo che nel centro-destra la sivuole annullare e cambiare. La seconda data è il 27 gennaio 1945,giorno della liberazione del campo disterminio nazista di Auschwitz (Po-lonia occupata). È doveroso ricordarele responsabilità del fascismo nell’olo-causto, o meglio, della Shoah. Undicimilioni di esseri umani furono uccisiin tutte le maniere.

Tesseramento ANPI 2008: giovani amici con i veterani

Gennaio 1938 - Gennaio 1948

Date da non dimenticare:leggi razziali e Costituzione

> segue a pag. 2

È iniziata lacampagna permanentedel tesseramento 2008all’ANPIprovinciale. Si parteda quota 6114dell’anno appenaconcluso, compresi i2600 nuovi aderenti,in gran parte personenate dopo il 1945 edin particolaregiovani. Nell’illustrazione, lanuova tessera (facciaprincipale a sinistra eretro a destra).

Cofferati: fondamentale il contributo dei partigianinella storia del nostro PaeseA pag. 2

I sessant’anni della Costituzione

QUESTO APPENA iniziato èl’anno del sessantesimo dellaCostituzione della Repubblica

(1948) e settantesimo delle leggi razziali(1938) imposte in Italia dal regime ditta-toriale fascista col beneplacito dellamonarchia sabauda. I due eventi sarannoopportunamente trattati. L’elaborazionedella Carta costituzionale ha comportatoun lungo, severo e fecondo lavoro che haimpegnato per un anno e mezzo il giova-nissimo Parlamento democratico allora informa di Assemblea Costituente (inaugu-rata il 25 giugno 1946).Per ricordare e sottolineare l’impor-tanza della Costituente sono statetenute nello scorso 2007 a Bolognadue lezioni nell’aula del Consigliocomunale (17 e 24 maggio), per darvita alle quali l’ANPI provinciale haprodotto un impegno particolare. Itesti degli interventi (Sergio Cofferati,William Michelini, Paolo Pombeni,Maurizio Fioravanti, Gianni Sofri)sono pubblicati nell’opuscolo A 60anni dalla Costituente, ANPI BolognaEditore, ottobre 2007. Riportiamo qui alcuni brani del salutoinaugurale del sindaco Cofferati.

Costituente e Costituzione

Il vitale rapporto tra storia e presente

Sergio Cofferati*

SONO MOLTO contento che lelezioni sulla Costituente si tenga-no proprio nella sala del Consiglio

Comunale, non era scontato che sipotessero tenere qui, il luogo dove siconfrontano persone elette, rappresen-tanti di una società sempre più com-plessa. Questo rapporto tra il nostro passato, lanostra storia e il nostro presente è moltoimportante, per gli amministratori maanche per tutti, infatti è compito degliamministratori, ma non solo, dare sensoe consistenza a questa esigenza. È neces-sario trasmettere questo rapporto, conle sue contraddizioni, con i suoi limitima con i suoi straordinari valori, allegenerazioni che verranno. Tutte le volteche si può ritornare con la memoria aciò che è stato il nostro passato, quellopiù recente e quello un po’ più lontano,e utilizzare le conoscenze di ognuno dinoi per arricchirci vicendevolmente, èun bel momento ed è importante checiò avvenga, secondo me, anche laddovel’esercizio quotidiano potrebbe portare

In Italia nel settembre 1938 il regimefascista varò una serie di provvedimen-ti per la “difesa della razza”, gli ebreifurono privati di ogni diritto, espulsidalle scuole, dalle Università, dai postidi lavoro, dalle professioni. Il 6 ottobre1943 la repubblica fascista di Salò, conMussolini alla testa, emanò ilDocumento della razza che entrò a farparte della Carta di Verona. Esso pro-grammava la piattaforma politica dellaRepubblica Sociale Italiana istituendoin Italia una serie di centri di interna-mento e campi di concentramento aFossoli, Bolzano, Trieste - Risiera diSan Sabba, come luoghi di transitoverso quelli di sterminio tedeschi, ma

anche di uccisioni locali. Non vannodimenticate le sofferenze della popola-zione per le privazioni, i lutti, le vitti-me civili della guerra. È una memoriache va tenuta viva, perchè la dimenti-canza andrebbe ad assolvere e archivia-re lasciando intatto un male terribileche potrebbe anche riprodursi.Ricordare è necessario, anche per ono-

alla prassi, alla routine, separandosiinvece da ciò che rappresenta il suo verotessuto connettivo: la storia, appunto. La storia che ci è stata consegnata è unastoria di sacrifici e a volte anche di lutti,perché tante persone sono morte perridarci quelle regole, quelle condizioni ela libertà che permette l’esercizio dellestesse. Già da alcuni anni l’ANPI ha dato allasua attività un profilo che condivido perintero, quello di parlare alle generazionipiù giovani ex partigiani, amici dellaResistenza, insegnanti, intellettuali, lofanno per vocazione, perché è in largamisura anche nella loro stessa ragioneistitutiva. Mi rivolgo ai partigiani, edico che la comunità e anchel’amministrazione non solo ne sono con-tenti (questo l’avrete visto in molteoccasioni: il ritorno e la gratificazione,specialmente quando parlate con i piùgiovani, non sono di poco conto) mainoltre riconoscono che il vostro lavoroaiuta anche il nostro perché tiene vival’attenzione su alcuni temi che diversa-mente, per tante ragioni che non è ilcaso qui di richiamare, rischiano di sco-lorirsi un po’, di finire sullo sfondo, dinon essere ben visibili alle persone cheinvece dovrebbero considerarli semprecon l’attenzione che meritano.

*Sindaco di Bologna

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> segue DATE DA NON DIMENTICARE… da pag. 1 rare coloro che si rifiutarono di parte-cipare all’orrendo massacro, operandoe rischiando la vita nella Resistenzaitaliana ed europea. Tutte le sezioniANPI dovranno mobilitarsi secondo leloro possibilità e capacità su questi duetemi così importanti.

Ermenegildo Bugni

MARGHERITA GRÜNWALD, vedo-va Levi, “invano sperava di trovareaccanto al marito l’eterno riposo, morì

lontano, chissà dove, chissà quando, dilaniata dal-l’odio”. Lo scrive su un biglietto e lo lancia dal trenoper il Lager. La lapide nel Ghetto di Bologna riporta lesue parole, i nomi delle vittime, quella sullaSinagoga. Nel 1938 le Leggi Razziali, “nel silenzioacquiescente della comunità scientifica”(lapide in Rettorato) emarginano gli Ebrei eli schedano in utili elenchi.A Bologna nel 1943 arriva l’Einsatz kom-mando nazista. Pronto Intervento in stragi dimilioni di persone (ebrei, politici, soldati).Con la Carta di Verona, i vertici fascisti dellaR.S.I. Repubblica sociale italiana li legitti-mano.Il 9 novembre in via de’Cappuccini n. 5,davanti casa, una raffica di mitra abbatteMoisé Rossi, primo sangue ebreo, a Bologna.Il rivolo scorre, il mitra puntato tiene lonta-ni i passanti. Si arrestano i familiari e via, adAuschwitz. Sono uccisi cinque giorni dopo,il 14, all’arrivo.Di casa in casa, vanno gli Specialisti, colCarabiniere disarmato. Cercano i nemici.Un nemico comune compatta il popolo,insegna il Führer. Quale nemico è megliodegli Ebrei? Li conoscono tutti, li difendenessuno ! (A. Hitler, Discorsi a tavola). Ma“gli italiani non capiscono il problema ebrai-co” (bulgari, danesi e olandesi pure !). Per scansar le bombe si fugge dal centro.Dove? Dov’è la famiglia Bonfiglioli? Era in StradaMaggiore n. 90. “A Cattolica” fa la portina-ia. Pronto l’italiano traduce : “Si è fattaCattolica, inutile cercarla!”. Dov’è Gino Levi? “Ecco casa sua!”, e il por-tiere di Via Galliera n. 34 mostra in cortile lemacerie. Non dice però che di notte Levidorme nella sede del giornale fascistaL’Assalto. In Via Zamboni 2: “Dov’è Ferruccio Pardo?”.“Chi lo sa!”, dice Alfredo Giommi e per gior-ni lo aspetta, finché non lo avverte del perico-lo. Dei 900 schedati 20 sono colti di sorpresa.Di spiate in città non si ha memoria.

Non c’è complicità, né silenzio acquiescente.C’è orrore diffuso.

Ma la clandestinità é difficile, occorronoenergia per battersi, documenti falsi permuoversi, passare controlli, un mestiere orisorse per il cibo al mercato nero. E chi non ne ha? Adelaide Calò, giovane vedova con sei figli, éa Savigno, alla fame. Vanno dai carabinieri, sperando di trovareaiuto. “Andate via!”, fa Il maresciallo. Vanno… e, purtroppo, tornano.Anche i Goldstaub tornano.I Dalla Volta non possono neanche muoversi.

In montagna Franco Cesana, staffetta, corre,corre, avanti ai Tedeschi, avvisa la suaBrigata dell’agguato. Ma lui é colpito. Hatredici anni. Medaglia al Valor Militare,Sottotenente al merito. Mario Finzi, resta in città, per i bambini pro-fughi ebrei. Primo Levi lo vede morire in Auschwitz. 110 sono le vittime note di Bologna.

Manca Carlo Hassan, mandato nel ‘41, daTripoli con i Tedeschi, a Bologna.Ma i Tedeschi lo prendono a Firenze, con lazia Lucia Ventura e la nonna.Dai muri di Bologna, nel ‘45, i manifesti conla sua foto urlano: “Chi l’ha visto?”.

*Presidente del Comitato Bologna Sanità e ConoscenzaDocente allo Studio Domenicano

Già Presidente della Comunità ebraica

***

Il Censimento razzista del 1938 – annota ildocente universitario bolognese prof.Roberto Finzi in un suo saggio – conta, pertutta l’Emilia Romagna, 2964 ebrei, di cui1000 a Bologna, 733 a Ferrara, 547 aModena, 247 a Parma, 129 a Reggio Emilia,124 a Piacenza, 98 a Forlì, 86 a Ravenna.I deportati delle comunità della nostra regio-ne, a seconda delle fonti, oscillano fra 210 e295. I deportati e gli sterminati nei lagersarebbero quindi stati fra il 6,3% ed il 9,7%.

Su scala nazionale le vittime della persecuzio-ne stanno fra il 16 ed il 20% delle comunitàisraelitiche: sempre all’epoca dell’occupazionenazista attorno alle 9000 su una popolazionecomplessiva di 45.000 – 45.500 persone.

I TRENI DELL’INFAMIA. – 16 settembre1943, parte da Merano (Bolzano) il primoconvoglio di ebrei destinazione Auschwitz.22-23 settembre 1943, un reparto SS mas-sacra a Meina (Novara) 16 ebrei e ne getta icorpi nelle acque del Lago Maggiore. 18ottobre 1943 parte da Roma – StazioneTiburtina un convoglio di 18 carri con 1023ebrei romani diretto ad Auschwitz. Se ne sal-veranno 17. Seguiranno un’altra ventina ditreni con 5000 ebrei, in parte finiti alla risie-ra di San Sabba, periferia di Trieste. 9novembre 1943 un convoglio parte daFirenze e carica anche a Bologna per com-plessivi 400 ebrei destinazione Auschwitz: sisalva solo una donna. 30 gennaio 1944, unconvoglio da Milano trasporta ad Auschwitz600 ebrei: ne ritornano circa una ventina.ORDINE DI CATTURA. – Il 30 novembre1944 ufficializzazione dell’ordinanza delministro repubblichino degli Interni GuidoBuffarini Guidi che impone la cattura edinvio nei campi di concentramento degliebrei, nonché il sequestro dei loro beni. Ilministro verrà catturato nei giorni dellaLiberazione, processato dalla Corte d’Assisestraordinaria di Milano, condannato a mortee fucilato il 10 luglio 1945.

(citazioni da: Mimmo Franzinelli, RSI - LaRepubblica del Duce 1943-1945. Una storia illustra-ta, Mondadori 2007, pagg. 223, euro 22).

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Lontano…, chissà dove…, chissà quando…

La bufera si prese 110 ebrei bolognesi

Lucio Pardo*

Aperti gli archivi dell’Olocausto

Dal novembre 2007 le pagine più neredell’Olocausto sono accessibili al pubblico. È stato aperto infatti l’archivio dell’International Tracing Service (Its) dellaCroce Rossa con sede a Bad Arolsen, una pic-cola città al centro della Germania. Gli archivi sono gestiti dagli undici paesidell’Europa incaricati, in virtù di un tratta-to del 1955 e fino ad ora erano accessibilisolo ai parenti delle vittime dell’olocausto perinformarli della sorte dei loro cari. Vi sono le informazioni riguardanti 17,5milioni di deportati, cinquanta milioni didocumenti sui piani di sterminio nazisti eanche la famosa Schindler’s list. I nazistitennero nota meticolosamente dei loro crimini,perciò oggi scienziati e storici di tutto ilmondo hanno a disposizione un patrimonioinformativo immenso.

NEL NOVEMBREscorso, scadu-ti i termini per la presentazionedelle domande di adesione al

concorso Una vita per la libertà dedicato allamemoria dei cento partigiani fucilati dainazifascisti nell’inverno 1944-45 nelle fossedi San Ruffillo, presso l’omonima stazioneferroviaria della Direttissima, si è passatialla parte concreta del lavoro. Vi hanno aderito e presentato formaledomanda tre classi di scuola media eduno studente di scuola secondaria supe-riore a titolo individuale. Ecco l’elencodei partecipanti: Scuola Secondaria di primo grado.Media “Farini”: classe III B (docenteprof.ssa Francesca Accorsi); classe III E(docente prof.ssa Monica Buscaroli);Scuola Secondaria di primo grado.Media “Guercino”: classe III G (docen-te prof. Massimo Cardelli); Adesioneindividuale: Marchi Filippo, iscrittoall’Istituto “Aldrovandi – Rubbiani”classe II C G (docente di riferimentoprof. Sandro Bozzoli).A nome della sezione ANPI “Toffano-Soldati” vogliamo esprimere ai parteci-panti, ai docenti ed alle DirezioniDidattiche la nostra gratitudine perquesto loro impegno teso a portare iragazzi allo studio di un periodo fonda-mentale della storia della nostra città edel Paese, affinchè la loro personalitàsia arricchita di valori etici e civili cheli accompagneranno nel percorso divita. Studio approfondito utile per laconservazione della memoria e con essaper la difesa delle conquiste civili emorali che quella stagione di lotte aprìal nostro paese ed all’Europa intera.Cogliamo anche l’occasione per ringra-ziare la Fondazione della Banca delMonte di Bologna e Ravenna che ci ha

sostenuti e la dott.ssa Maria LuceBongiovanni che, a nome e per contodell’USP di Bologna, ci ha guidatinella realizzazione e pubblicizzazionedel concorso.Vogliamo altresì ricordare che l’Istitutoper la storia della Resistenza e dell’etàcontemporanea “Luciano Bergonzini”(ISREBO) di Bologna (direttore MauroMaggiorani, tel. 051.330025) sta svol-gendo una ricerca storica, documentalee di testimonianze sui Caduti di SanRuffillo alla quale gli interessati posso-no accedere anche invitando i ricercato-ri ad intervenire presso le proprie sediscolastiche. Una parte di tale documen-tazione è anche già disponibile in inter-net sul sitowww.comune.bologna.it/resistenza-bologna/ alla voce Monumenti cheParlano, realizzazione di ClaudioBorgatti, oppure nel sito del QuartiereSavena di Bologna.La sezione ANPI “Toffano-Soldati” cheopera nel Quartiere Savena, con giuri-sdizione su San Ruffillo, ha già offerto

ai partecipanti alcuni materiali biblio-grafici ed è a disposizione per eventua-li ulteriori richieste di documentazionee/o di fotocopie, reperibili presso ISRE-BO (Via Sant’Isaia, 18) o anche pressola locale Biblioteca comunale “NataliaGinzburg” (Via Genova, 10). Siamo ingrado anche di portare nelle classi, arichiesta (tel. 328.55.08.403;051.466379), alcuni testimoni checondivisero con le vittime l’adolescenzae poi le vicende della lotta partigiana,per permettere ai partecipanti di rico-struire l’immagine dei luoghi e dellavita materiale ed affettiva delle vittime. Il progetto prevede anche la realizzazio-ne di un video che rappresenti non sol-tanto il prodotto finale realizzato daipartecipanti, ma anche, per quanto pos-sibile, le fasi della sua realizzazione.Preghiamo pertanto tutti i partecipan-ti di tenerci informati con un certoanticipo delle iniziative in programmaper poter calendarizzare gli interventidel gruppo SQ. Bottega che con lasupervisione di Fabrizio Colliva è inca-ricato di effettuare le riprese video.Ricordiamo ancora che gli elaborati dovran-no essere inoltrati all’ANPI di Bologna (Viadella Zecca, 2. 40121 Bologna) o a [email protected] e non oltre il 30 aprile 2008.Grazie di nuovo a tutti per l’adesione alconcorso e buon lavoro!

*Sezione ANPI “Toffano-Soldati”Quartiere Savena

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Ricerca-concorso nelle scuole del Quartiere Savena

Cosa accadde a San Ruffillo nell’inverno 1944-45?

Corrado Sacchi*

La stazione di San Ruffillo distrutta dai bombardamenti aerei alleati. Nelle voraginifurono gettati i corpi di oltre 100 fucilati dalla brigata nera. (Foto Edo Ansaloni)

DAL 6 OTTOBRE al 23 dicembre1944, in piena occupazione tedesca,Colle Ameno a Pontecchio

Marconi, adagiato sul lato sinistro della sta-tale n. 64 Porrettana, risalendola, venne uti-lizzato come campo di prigionia e smista-mento per uomini di età compresa tra i 17 ei 55 anni imprigionati indipendentementedal loro stato sociale, dal loro credo o mili-tanza politica, che venivano catturati peressere utilizzati come forza lavoro.Fin dal 17gennaio1944 era qui presen-te un comando tede-sco del reparto tra-smissioni dellaLuftwaffe, l’aero-nautica militare; il27 luglio questocomando vennesostituito e nellavilla si insediò unospedale da campo.In seguito venneorganizzato un ospe-dale militare tedescoa Palazzo Rossi pocodistante ma la crocerossa dipinta per evi-tare i bombarda-menti alleati non fucancellata neanchequando, il 6 ottobre 1944, si insediò qui laSS-Feldgendarmerie-Komp. 16, il repartodi polizia militare comandato dal sergentemaggiore Friedrich Brotschy, che si facevachiamare Fritz e che divenne il protagoni-sta assoluto delle vicende che avvennero aColle Ameno, secondo il ricordo di chi fuinternato in questo luogo.La liberazione di Roma aveva segnato unnotevole peggioramento per la situazionemilitare tedesca e quindi la costruzionedella Linea Gotica (dal Tirreno

all’Adriatico, che nell’Appennino tosco-emiliano aveva il suo punto di forza)assunse una importanza essenziale e que-sto faceva aumentare il bisogno di mano-dopera. A partire dall’agosto 1944 laWehrmacht (esercito), le Waffen SS (for-mazioni da combattimento) e laFeldgendarmerie iniziarono azioni dideportazione e di spostamento di popola-zione nell’immediato retro fronte, e irastrellamenti sistematici effettuati per

ordine di Kesserling raggiunsero il cul-mine proprio in ottobre. Nelle zoneappenniniche avvennero i rastrellamentipiù brutali, e l’unità più impegnata inquesta caccia all’uomo fu la 16° divisio-ne granatieri corazzati SS Reichsfürerche, secondo le dichiarazioni diHimmler, fino all’inizio di novembreaveva eseguito l’arresto di circa 20.000uomini abili al lavoro. Il corpo diFeldgendarmerie legato alla SS fu impe-gnato in interrogatori, rastrellamenti,

controlli di campi di prigionia ed ucci-sioni di ostaggi. Inserito quindi nel proget-to nazista di sfruttare per l’economia diguerra le risorse italiane, uomini, industrie,materie prime e prodotti agricoli, ColleAmeno era un nodo della rete organizzataper convogliare i rastrellati sia verso laGermania sia verso il fronte e i luoghi in cuivi era bisogno di lavoro per la sussistenza e lacondotta della guerra. Sul territoriodell’Italia settentrionale vi erano per questo

motivo piccoli cam-pi, come quello alle-stito al Ghisiliere, eluoghi più grandicome le Casermerosse di Bologna, viaCorticella (dopo ilbombardamento su-bito all’inizio d’ot-tobre vennero sosti-tuite dalla casermadell’artiglieria situataa Porta San Mamolosulla circonvallazionebolognese) e il campodi Fossoli pressoCarpi (Modena). Questo minuscoloborgo, costruito perrealizzare una sortadi città ideale come

si è detto, venne quindi trasformato in unpiccolo ma “efficiente” campo di prigioniae di transito. A causa dei rastrellamenti,effettuati anche dopo la strage di MonteSole, dei posti di blocco e delle azioni spe-cifiche dei militari nazisti Colle Ameno erasempre sovraffollato di prigionieri, tantoche non è possibile stabilirne l’esattonumero. Nel dopoguerra furono ritrovate,sepolte in diverse fosse comuni, 21 salme.

* Ricerca storicaDocumentazione stragismo

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Aula della memoria

Colle Ameno ha tutte le caratteristiche per esse-re definito un luogo della memoria, fino adora, però, al di fuori della comunità locale,non era conosciuto e ricordato. Il progetto volu-to dall’Amministrazione comunale di SassoMarconi di dedicare uno spazio al ricordo delcampo di Colle Ameno squarcia quindi il velod’oblio che per certi versi si era posato, nelloscorrere dei decenni, su questo luogo.Nelle sale ora ristrutturate vi è un percorso cheguida il visitatore attraverso le vicende del1944, lo accompagna, seguendo la voce deitestimoni, in un viaggio a ritroso e propone unaricostruzione del contesto e delle vicende succes-sive la seconda guerra mondiale. L’aula dellamemoria, così come sono state definite questestanze, è progettata come un luogo in cui ricer-

ca storica, memoria, narrazione e didatticapossano fecondamente interagire ed intrecciarsi.Questo borgo era stato ideato nel ‘700 daFilippo Ghisilieri, un nobile bolognese illumi-nista e protagonista della vita culturale deltempo, per realizzare una sorta di città idealee nel XVIII secolo le Predose, così come si chia-mava in precedenza Colle Ameno, divennerosede di numerose attività artistiche, fra cuiuna fabbrica di maioliche ed una stamperia,di un ospedale e di molte botteghe artigiane,fra le altre cose. Così come ben ci raccontaFrancesca Pellegrini nel suo lavoro Il sognodella ragione, l’attuazione del progetto delMarchese Filippo Carlo Ghisilieri a ColleAmeno, 1733-1765. Colle Ameno da borgoarcadico divenne, quindi, nel 1944 teatro disegregazione, violenza e uccisioni. www.auladellamemoria.it

Una pagina dell’occupazione restituita alle giovani generazioni

Colle Ameno da “città ideale”a luogo degli orrori nazisti

Qui, nei pressi di Sasso Marconi, “funzionò” la detenzione, il transito verso i lager in Germania, il lavoro coatto, la tortura, l’assassinio

Cinzia Venturoli*

AL CENTRO CIVICO LAME, il 7novembre scorso, sessantatre anni dopoquello stesso giorno del 1944, c’erano

tante ragazzine e ragazzini a ricordare i partigianicaduti, feriti, illesi, protagonisti vittoriosi diquella straordinaria giornata della Resistenzabolognese. Asciutto e privo di retorica, il raccon-to dell’ex-partigiano Lino Michelini (William)ha restituito determinazione e timori, paroled’ordine, attacchi, sparatorie, esplosioni e macerie,inseguimenti e fughe, lutti ed eroismi.

“La battaglia di Porta Lame” chiamanoquel fatto storico i testi ufficiali: “…ilmomento di maggior spessore militare e dipiù significativa eco nazionale e internazio-nale, in cui si ebbe l’orgoglioso manifestar-si di un’altra Bologna, capace di risvegliarele proprie forze per cacciare dalle sue stradel’espressione di un mondo insensibile aivalori più alti della convivenza civile, libe-ra e democratica (Angelo Varni, Prefazioneal catalogo della mostra “Garibaldi com-batte a Porta Lame”, Bologna 1999).

Erano attenti e curiosi i 45 alunni e alun-ne delle due classi quinte della ScuolaPrimaria “Dino Romagnoli” dell’IstitutoComprensivo n.11 del quartiere S.Donato(Pilastro), invitate all’iniziativa cittadinainsieme ai loro insegnanti, Laura Dondi eMichele Murgioni.Perché quell’interesse, perché quella

voglia di sapere, di ascoltare, a dieci annidi età? Il ‘900 non fa parte dei programmiscolastici in vigore!La “riforma Moratti” prescrive ai docenti econsente agli allievi della scuola primariadi studiare il passato dei popoli fino alla“Caduta dell’Impero romano d’occidente”(476 d.C.). Dovranno aspettare la terzamedia, i 13-14 anni, per sentir parlare, leg-gere e capire qualcosa del Fascismo, dellaResistenza, della nascita della Repubblicain cui sono cittadini, della Democrazia incui sono protagonisti, della Costituzione incui sono liberi e responsabili.Sempre che la corsa attraverso i capitoli delmanuale di storia lo permetta…Altrimenti dovranno aspettare l’ultimoanno della scuola secondaria, i 18 anni, allavigilia dell’esame di maturità, anche pernon far la parte degli sprovveduti davantialla commissione o ad una chiamata elet-torale. Ma cosa c’è dietro quegli occhi sbarrati ebirichini, quelle voci spavalde, quelledomande incerte o impertinenti di ragaz-zini? Ci sono loro e il loro mondo, gli inse-gnanti, le famiglie, la scuola. Andiamo aparlarci!In un atelier con vetrata sul giardino dellaScuola Romagnoli, l’insegnante LauraDondi mi accoglie sorridente invitandomia prender posto ad un tavolo tondo, basso,molto basso: e subito appare chiaro che in

quel luogo si sta affrontando una fase chia-ve della formazione intellettiva e socio-affettiva degli allievi. Questa la sintesi dell’intervista.

Da chi e come è stata ideata e proget-tata l’esperienza didattica intorno altema “La battaglia di Porta Lame?

Il collega Michele Murgioni, contattatodagli organizzatori, ANPI e QuartiereNavile, ha ritenuto che l’iniziativa si collo-casse in modo stimolante nel Progetto diLavoro Storico sul Novecento già avviatonel corso dell’anno scolastico precedentecon le nostre classi quarte. Si trattava diincontrare testimoni e protagonisti di fattistorici significativi della Storia diBologna, (William Michelini), visionarefilmati, esaminare carte, mappe, fotogra-fie. Era l’incontro con “le fonti”! Ho aderi-to subito alla proposta. Ho messo a dispo-sizione testi e scene di un film fatto diricostruzioni e interviste: i bambini hannocosì potuto cominciare a collocare i fattinella giusta dimensione spazio-temporale.Il lavoro in classe di preparazione all’usci-ta al Centro civico Lame per la celebrazio-ne dell’anniversario ha acceso curiosità,interessi e voglia di far domande.

Quali motivazioni, convinzioni, colla-borazioni vi hanno sostenuto?

Il nostro Progetto parte da una ricerca su ilnome della nostra scuola: Dino Romagnoliè stato un giovanissimo partigiano cheperse la vita alcuni giorni prima dellaLiberazione di Bologna. Aveva appenadiciassette anni! Ci è sembrato formativo e culturalmenteinteressante affrontare quest’anno con glialunni un primo esame dei grandi eventistorici del secolo appena trascorso, utiliz-zando soprattutto documenti, interviste,

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Accadde il 18 aprile 1945: DinoRomagnoli, nome di battaglia “Pantera”,faceva parte della VII Brigata Garibaldi“Gianni”- GAP ed aveva partecipato atante azioni militari. Si trovava nella baseclandestina di via Scandellara con numerosicompagni di lotta, tutti in attesa dell’ordinedi uscire per andare a proteggere gli impian-ti civili della città (acquedotti, gasometro,centrali elettriche, depositi tranviari, ponti)che i nazifascisti in fuga avrebbero potutodistruggere. Mancavano appena tre giornialla Liberazione. Improvvisamente unaesplosione nel magazzino delle munizionidistrusse la palazzina, uccidendo con luialtri tredici partigiani; molti furono i feriti.

Passato/ Presente/ Futuro

La Storia fa scuolacon le classi quinteConversazione coi docenti della “Dino Romagnoli” a margine di unalezione sulla battaglia di Porta Lame

Paola Coltelli*

> segue a pag. 15

Destinare il 5 per mille a favore dell’ANPI Gli ex partigiani e patrioti, gli amici e più in generale gli antifascisti sono invi-tati a destinare il 5 per mille dell’Irpef (Modelli CUD, 730-1 e Unico) a favoredell’ANPI. La motivazione è stampata nell’apposito modulo che dice: “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promo-zione sociale e delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1,lett. a), del D.Lgs. n. 460 del 1997”. Immediatamente sotto tale dicitura vi è lo spazio per la firma, nome e cognomedel dichiarante. Sotto alla firma vi è la riga in cui va inserito il Codice Fiscaledell’ANPI: 00776550584.

NEL MOMENTO in cui si com-memorano le vittimedell’Olocausto non è superfluo

ricordare che il 27 gennaio 1944 -esattamente un anno prima del giorno in cuii soldati sovietici abbatterono i cancelli diAuschwitz -a Bologna otto patrioti antifascisti venivano

fucilati dai fascisti nel poligono di tiro di viaAgucchi. L’eccidio fu il primo di una lungaserie. All’inizio di gennaio era giunta la noti-zia che i fascisti avevano fucilato settefratelli di una famiglia contadina dellabassa reggiana allora sconosciuta, lafamiglia Cervi, e negli stessi giorni suimuri della città apparve un manifesto inlingua tedesca, accompagnato dalla tra-duzione in italiano, quasi fossimo diven-tati sudditi del Terzo Reich e tali forse inazisti già ci consideravano. Il manifestoannunciava la fucilazione di cinque parti-giani. Imparammo così che“Bekanntmachung” voleva dire “Avviso”e imparammo anche, purtroppo, come siscrive in tedesco “La sentenza di morte èstata eseguita”. L’avremmo letto tantealtre volte in seguito.Sul finire del mese a Bologna avvenne unfatto di rilevante importanza. Il 26 gen-naio, alle ore 12,40, mentre saliva lascala di accesso alla mensa universitaria,in via Zamboni, il federale fascistaEugenio Facchini veniva ucciso da duepartigiani che gli si erano fatti incontrosparando alcuni colpi di arma da fuoco, igappisti Bruno Pasquali e RemigioVenturoli. Non fu un’azione improvvisata, estem-poranea, bensì un atto militare eseguitoper ordine del comando della Resistenza.E non fu nemmeno un atto isolato inquanto anche in altre città vennero col-piti i vertici dell’organizzazione dellaRepubblica Sociale Italiana (R.S.I.) “col-pevoli di riesumare il fascismo responsa-

bile della dittatura e della guerra e diassoggettarsi all’invasore tedesco”.L’attentato colse di sorpresa non solo ifascisti ma anche i tedeschi già preoccu-pati degli sviluppi della lotta partigiana.Vennero attivati posti di blocco in cittàed in particolare controlli nei confrontidei ciclisti, poiché la bicicletta era ilmezzo più usato dai gappisti per le loroazioni improvvise. Il giorno seguentevenne messa una taglia di un milione dilire -cifra enorme per quel tempo- a chiavesse anche soltanto favorito la catturadegli attentatori. Ma nessuno si presentòa riscuotere quel danaro. Giuda non eradi casa a Bologna. Bruno Pasquali eRemigio Venturoli, tempo dopo, mori-rono nel corso della lotta di liberazione.Pasquali, in particolare, venne arrestato esottoposto ad atroci torture, ma la loromorte non ebbe relazione alcuna conl’attentato.

Non si erano ancora sopiti i contrasti cheavevano accompagnato la nomina diEugenio Facchini alla carica di “commis-sario straordinario” della federazionefascista che la sua morte per mano deipartigiani produsse tra i repubblichini uninevitabile disorientamento. Era troppoforte il colpo subito. Nel pomeriggio diquello stesso giorno nella sede della fede-razione, in un clima di grande eccitazio-ne, si svolse una riunione alla quale,insieme agli esponenti del fascio locale,parteciparono anche squadristi delle cittàvicine. Alla riunione intervenne il segre-tario del partito fascista repubblicano,Alessandro Pavolini, venuto direttamen-te da Salò per gestire la situazione. Piùtardi la sede delle decisioni si trasferì inPrefettura dove, in una specie di consi-glio di guerra, venne improvvisato un“Tribunale militare straordinario” con ilcompito di dare una parvenza legale a

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> segue a pag. 8

I FUCILATI DEL 27 GENNAIO 1944Otto antifascisti condannati a morte per rappresaglia

Fu uno dei primi eccidi consumati al poligono di tiro di Bologna

Giancarlo Grazia (Gianca)

LE VITTIME DELL’ECCIDIO

I fratelli Bartolini Alfredo, 28 anni eBartolini Romeo, 43 anni, ambedue operaidello stabilimento meccanico della Cogne diImola; Bianconcini Alessandro, 35 anni,professore di musica, comunista, fu tra gliorganizzatori della resistenza imolese. Dopola sua morte la 36.a Brigata Garibaldiprese il suo nome; Bonfigli Silvio, 58 anni,impiegato; Budini Cesare, 46 anni, geome-tra; Cesarini Ezio, 41 anni, giornalista;D’Agostino Francesco, 62 anni, primariodell’Ospedale civile di Imola; MarinelliZosimo, 50 anni, operaio. Missoni Luigi, 40 anni, venne anch’essocondannato a morte ma l’esecuzione fu sospe-sa essendo egli mutilato di guerra, decoratodi Medaglia d’Oro al V.M. Morì poi nelcarcere di Castelfranco Emilia in seguito adun bombardamento aereo. Contoli Sante, 58anni, condannato a trenta anni di carcere,fu deportato nel lager di Mauthausen dovemorì di stenti.

Ogni ultimo sabato di ottobre le SezioniAnpi dei quartieri Reno e Navilerendono omaggio, con la partecipazionedelle rispettive scuole, ai 270 fucilati.

quello che sarebbe stato un infame atto dirappresaglia. Il processo, se così si puòchiamarlo, si svolse nella nottata. La listadegli imputati era già pronta. Dieci dete-nuti politici di San Giovanni in Monteerano stati scelti a caso; ma al processo gliimputati non c’erano, né potevano esser-ci perché, rinchiusi nelle celle del carcere,nemmeno sapevano che si stava celebran-do un processo a loro carico. Dunque, fuuna tragica messinscena che purtroppocostò la vita a dieci persone: otto fucilate,due morte successivamente in seguitoalla condanna. Nella sentenza, pubblicata dal “Restodel Carlino”, agli imputati si attribuisce“il concorso nel delitto di omicidio conarmi nella persona di Facchini Eugenio,Commissario straordinario dellaFederazione fascista repubblicana diBologna”; li si accusa “di avere, dal25/7/1943 (giorno della riunione delGran Consiglio del Fascismo che decretòa maggioranza la sfiducia versoMussolini e di conseguenza la cadutadella dittatura. N.d.r.) in poi, con scritti,con parole, con particolari atteggiamen-ti consapevoli e volontarie omissioni econ atti idonei ad eccitare gli animi, ali-mentato l’atmosfera del disordine e dellarivolta e, di conseguenza, determinatogli autori materiali dell’omicidio a com-

piere il delitto allo scopo di sopprimerenella persona del Caduto il difensore checombatte per l’indipendenza e l’unitàdella patria”. Non c’era proprio bisogno di tanti giridi parole e di tanta ipocrisia per dire chedovevano morire. La sentenza era giàscritta in precedenza. Il 27 gennaio, nelprimo pomeriggio, le vittime predesti-nate vennero portate al poligono di tiro

in via Agucchi e fucilati dai fascisti.Qualche giorno dopo un repubblichinosi vantava pubblicamente di avere fattoparte del plotone di esecuzione. Nontardò molto ad essere raggiunto dallagiustizia partigiana. I nomi ed i voltidelle vittime dell’eccidio sono raccoltinel Sacrario di Piazza Nettuno insieme atutti i Caduti per la libertà, a perennericordo dei bolognesi.

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Lettere di un condannato a morte(il coraggio, l’amore, la dignità)

Poco prima di essere fucilato Ezio Cesarini chiese carta e penna alla direzione del carcere per scrivere queste tre lettere.

Mia adorata Enna, è giunta la grande ora della nostra separazione. Ti ringrazio per l’affetto e l’amore avuto perme. Ti chiedo perdono per il male che qualche volta ti ho fatto. Rassegnati alla sorte. Continuaad educare i figli con amore. Non vendette. A Cesarina, Metello e Vittoria, miei adorati figli,un bacio eterno. Baci, tuo Ezio.

Caro fratello Mario,eccomi ad esprimerti le mie ultime volontà. Porta un mazzo di fiori alla tomba dei nostri geni-tori. Se la mia salma non sarà possibile recuperare, l’anima mia, come il mio ultimo pensiero vaa loro e lì troverete il mio spirito. Dì a Enna che conservi quel Cristo lasciato da nostro padre.Quel Simbolo di sacrificio è mio. Non mi sono confessato ma ho baciato Cristo in croce. Il sacer-dote mi ha concesso ugualmente l’assoluzione. (segue uno spazio censurato)Assisti la mia famiglia e ricordami ai buoni. Baci. Tuo fratello Ezio(Avvisa la moglie del Budini in via Corticella 160)

Ore 12 del 27/1/1944Mio caro fratello Mario,prima di morire ho fatto acquistare un fiasco di vino che lo ha pagato il latore del presente. Nonvoglio lasciare debiti e ti prego di rimborsare la spesa.Baci. Ezio

Tra le compagnie del bel canto esistenti incittà ed in provincia spicca quella delCentro sociale Barca di Bologna, i cuicomponenti sono tutti iscritti all’ANPI eproprio in questi giorni rinnovano la loroadesione con la tessera 2008. Si chiamaCoro “I giovani di una volta”, diretto dalM° Alessandro Masi, ed associa unaquarantina di elementi, per il 60% donne.Molto apprezzate le esecuzioni del riccorepertorio, comprendente composizioni su temidella Resistenza, della tradizione popolare,della pace. La sede sociale è nel Quartiere Barca, viaPietro Nenni 11, tel. 051.6193080.

Nella foto: esecuzione a Monte Sole, duranteuna manifestazione per la pace nei luoghidella strage di Marzabotto.

Coristi tutti iscritti all’ANPI

> segue FUCILATI 27 GENNAIO 1944… da pag. 7

FUGGITI LA NOTTE del 20 apri-le 1945 i tedeschi e i fascisti – pernon essere imbottigliati in città

dagli alleati, che avanzavano avvolgendo-la da est e da ovest – la mattina del 21 noipartigiani bolognesi avemmo la fortunadi non doverci impegnare troppo. Altutto si aggiunga che l’ordine insurrezio-nale non era arrivato alle brigate cittadi-ne, a causa della morte del vice coman-dante del CUMER (Comando UnicoMilitare Emilia-Romagna) SanteVincenzi, ucciso dai fascisti prima diabbandonare la città. Senza incontrare resistenza, la mattinadel 21 entrarono così in città e si fer-marono in Piazza Maggiore i militaripolacchi aggregati alla VIII armatainglese. Poi arrivarono gli americanidella 5a armata e infine i bersaglieri delbattaglione Goito inquadrato nelGruppo di combattimento “Legnano”del rinato esercito italiano, e la Brigatapartigiani “Maiella”.Solo nel pomeriggio ebbero l’ordine dientrare i partigiani della brigataGiustizia e Libertà di montagna, quel-li della Matteotti di montagna e ilreparto bolognese della 7a brigataModena. Erano tutti in divisa verdeoliva. Entrarono a bordo di camionDodge e si fermarono quasi tutti in ViaRizzoli all’angolo con Via Venezia(l’attuale Via Caduti di Cefalonia),dove si trovava la sede del CircoloPetroniano che era stata occupata e tra-sformata in quella del comando della8a brigata Giustizia e Libertà.Riconobbi e abbracciai i fratelliLeandro e Alessandro Monti, GiuseppeBossi e altri che avevano fatto i parti-giani a Bologna prima di salire in mon-tagna. Tra i tanti che non conoscevo nenotai uno in particolare. Per onestàdebbo dire che non ricordo se era anco-ra il 21 o già il 22 aprile, se non qual-che giorno appresso, perché alcunireparti di partigiani bolognesi eranostati dirottati su Modena. Don LorenzoBedeschi, che leggeva editoriali allaradio del PWB, il Psychological warfa-re branch, arrivò addirittura a Bolognaa metà maggio. Anche lui in divisamilitare, ma quella degli arditi italiani.Il partigiano che non conoscevo eramagrissimo, aveva i capelli biondi,quasi castani e portava occhiali conlenti molto spesse. Sulla spalla sinistra

della divisa verde portava una targhet-ta rossa con una scritta nera: Press(stampa). Chiesi chi fosse e mi disseroche era un giornalista de Il Resto delCarlino, che si chiamava Enzo MarcoBiagi e che si era arruolato nella briga-ta nel giugno 1944. Dopo avere attra-versato il fronte nell’ottobre, la brigata

era stata riorganizzata e riarmata dagliamericani e rimessa in linea per tuttol’inverno. Nei brevi momenti di ripo-so, a Porretta Terme, Biagi aveva avutoil compito di redigere tre numeri delperiodico “Patrioti”. Il sottotitolo delgiornale era: “Pubblicazione della 1aBrigata ‘Giustizia e libertà’. EsercitoPartigiano – Divisione Bologna”. Dopo quel fugace incontro – avvenutonel primo giorno di Bologna liberata,durante il quale ci scambiammo pocheparole - avemmo non molte occasionidi incontraci anche se cominciai a fareil suo mestiere.La sera del 21 aprile lavorai nella reda-zione del giornale Giustizia e libertà elui – se arrivò il 21 – in quella delCorriere dell’Emilia, il quotidiano del

PWB alleato. Quando gli americaniimposero la chiusura del nostro giorna-le e di tutti quelli usciti il giorno dellaliberazione, come Rinascita e Bolognaliberata, io non mi allontanai dalmondo della carta stampata, anche seper breve tempo tornai al liceo.Lo rividi e cominciammo a frequentarci

qualche anno dopo quando andai alavorare a Il Progresso d’Italia, il quoti-diano della sinistra bolognese stampatonella tipografia dove usciva Il Giornaledell’Emilia, il quotidiano che avevapreso il posto del Corriere dell’Emilia edove Biagi lavorò negli ultimi annidella sua permanenza a Bologna.Poi, nei primi anni Cinquanta, egliandò a Milano, chiamato a fare ilredattore capo e poi il direttore dellarivista illustrata Epoca. Dopo di alloral’ho rivisto poche volte, durante i suoibrevi e fugaci ritorni a Bologna. Matutte le volte che avevamo occasione diincontrarci il discorso cadeva facil-mente su quella breve ed esaltante, maanche dolorosa stagione della nostragiovinezza.

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Partigiano con le truppe liberatrici a Bologna

Sulla divisa di Enzo Biagi c’era la targhetta “Press”

Nazario Sauro Onofri

Enzo Marco Biagi è nato da Dario e Bice Biagi il 9 agosto1920 a Pianaccio (Lizzano in Belvedere). Con la famiglia èvenuto ad abitare a Bologna nel 1929. Frequentò per alcunianni i gruppi giovanili dell’Azione Cattolica cogliendone ele-menti del dissenso al regime fascista. Non ancora ventenne intraprese la carriera giornalistica, primada collaboratore del quotidiano cattolico L’Avvenire d’Italia,poi alla cronaca de Il Resto del Carlino, nonché critico cinema-tografico del settimanale L’Assalto, organo della federazione

fascista di Bologna nel quale affiorarono i giovani intellettuali della fronda. Nella primavera del 1944 abbandonò il Carlino ormai del tutto asservito all’occupante nazi-sta ed alla repubblica di Salò divenendo partigiano della Brigata Giustizia e Libertà –Montagna operante sull’alto Appennino tosco-emiliano tra Monte Belvedere, Corno alle Scale,Monte Cimone. In quel periodo ebbe l’incarico di redigere il periodico Patrioti, organo di GLM.Nell’arco della sua lunga vita è stato uno dei principali innovatori del giornalismo sia dellacarta stampata e televisivo, sempre mantenendo integra l’indipendenza di giudizio, pagata intempi e sedi diverse a caro prezzo. Si è spento la mattina del 6 novembre 2007.

DOPO L’8 SETTEMBRE 1943l’area di Porta Saragozza aBologna vide una grande con-

centrazione di sedi nazifasciste. Tra que-ste, il comando delle SS in via Albergati(poi trasferito in via S. Chiara) e i comandigermanici in viale Risorgimento dentroalla Facoltà di Ingegneria. Dopo lo sposta-mento di questi ultimi in via Putti, nellaFacoltà all’inizio del 1944 si insediò ilcomando provinciale della GNR –laGuardia nazionale repubblicana fascista-e dall’autunno successivo vi operò il suo

Ufficio politico investigativo. Cominciòcosì un periodo oscuro, mai entrato nellamemoria collettiva, nella storia dellaFacoltà. Ricordando che «furono consumatiatti di violenza e di grave offesa alladignità dell’uomo in un luogo che persua natura era dedicato agli studi e allavalorizzazione dell’ingegno umano»,William Michelini invitò il Rettoredell’Ateneo bolognese a prendere ini-ziative per ricostruire quei fatti terri-bili. Da quell’invito è nata una ricercasulle vicende dell’edificio della Facoltàdurante la repubblica di Salò che faluce sul suo uso come carcere e luogodi tortura. Un gruppo di criminali, tracui Martino Berti, Giovanni PasqualeCamporesi, Bruno Monti e GasparePifferi, guidati dal famigerato “colon-nello” Angelo Serrantini, si accanìcontro i partigiani caduti nelle loromani.Non è noto il numero di quanti passa-rono per le celle create nella Facoltà. Èstato comunque documentato il pas-saggio di quasi settanta arrestati perattività partigiana. Diversi il loroorientamento politico e la condi¬zionesociale (operai e coloni in maggioranzama anche, tra gli altri, militari e stu-

denti universitari). Quelli che nonfurono inviati dalla Facoltà in caserme

del nord Italia o in campo di concen-tramento, finirono nelle carceri di S.Giovanni in Monte sotto l’autorità delcomando SS e di lì sette finirono fuci-lati a S. Ruffillo nel marzo 1945. Unomorì per le torture subite in Facoltà. L’ultimo inverno di guerra fu durissi-mo per la popolazione bolognese e leforze della Resistenza. Dopo lo sban-damento seguito alle battaglie diPorta Lame e della Bolognina, per icedimenti sotto le torture di alcuni,per il tradimento di altri, i partigianiebbero in quei mesi più caduti che intutto il precedente 1944.Seicentomila persone, in gran parteammassate entro la cerchia delle mura,vissero in balia delle violenze fasciste,in condizioni igieniche terribili, alfreddo e al buio. La clandestinaCommissione tecnica del CLNdell’Emilia Romagna (di cui feceroparte due docenti della Facoltà) stimòche l’elettricità disponibile per ogniabitante fosse grosso modo equivalen-

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Quando i repubblichini torturavano ad IngegneriaPubblicata la ricerca, iniziata su sollecitazione dell’ANPI, che ricostruisce quelle tragiche vicende

Renato Sasdelli*

“…Nostro comune avversario erano lebrigate nere. Autentico flagello dellapopolazione, queste erano altrettantoodiate dai cittadini quanto dalle autori-tà…e da me. Le brigate nere eranocomposte dai seguaci più fanatici delpartito. Sprezzanti della morte, incapa-ci di esprimere un giudizio personale,fedeli devoti al Duce, gli uomini diqueste formazioni erano capaci di assas-sinare chiunque, di compiere qualsiasinefandezza quando si trattava di elimi-nare un avversario politico.Manifestavano la loro ostilità nei con-fronti di gente come me se non altroperché vedevano nel Sicherheitsdienst(servizio di sicurezza – ndr) e nelle SS(Schutzstaffeln – milizia del partitohitleriano, poi componente politicadelle forze armate, indipendenti dallaWehrmacht – ndr) la loro vera contro-parte tedesca. SD e SS a loro volta prov-videro a ‘istruire’ le brigate nere sui

VON SENGER: “BRIGATE NERE,

Nessuno mi credeva

“Tranne i miei famigliari che mi hannovisto tornare a casa in quelle condizioni, nes-suno mi credeva; dicevano che non era possi-bile. Così ho smesso di dire il perché e il dove,e poi non volevo più parlare di quello che mihanno fatto. Ma per altri dieci anni ho por-tato addosso i segni delle torture che ho subi-to a Ingegneria.”(Testimonianza di Ramon Guidi “Strac-chino”, Partigiano della VII Brigata Gap,17 anni all’epoca. A pag. 21 del volume)

Il generale Frido von Senger und Etterlin, comandantedelle truppe tedesche nella zona di Bologna. Suoi i giudizi che riportiamo in questo articolo. (da “Combattere senza paura e senza speranza”.Longanesi, Milano 1968. Pagg. 663

te al consumo di una sola lampadinada 40 watt.Per le violenze delle brigate nere, il

generale Frido von Senger,Comandante della piazza e del XIVcorpo corazzato germanico, le allonta-

nò da Bologna nel gennaio 1945 defi-nendole “autentico flagello della popo-lazione” e accusandole di compiere“assassinii da strada”.Dopo la Liberazione, deposte le armi,anche i partigiani passati dalle celle diIngegneria ripresero le loro occupazio-ni o gli studi. Almeno due di queglioperai crearono proprie aziende mecca-niche. Il capo del Servizio informazio-ni della Resistenza si ¬trovò nel nuovoEsercito italiano insieme con qualcunoche aveva comandato milizie nazifasci-ste e che, nonostante ciò, ebbe unavanzamento di grado.Ho ritrovato diverse testimonianze dipartigiani passati dall’inferno diIngegneria e ne ho raccolte di nuoveda altri ancora viventi. Tre di questi,Mario Cènnamo, Pino Nucci e OscarPadovani sono scomparsi di recente.Al pari di tanti altri criminali fascisti,anche i mandanti e i responsabili delleviolenze commesse in vialeRisorgimento furono presto liberi gra-zie all’applicazione che la magistraturafece della “amnistia Togliatti”.Qualcuno (come la spia “Vienna” che,dopo aver tradito i compagni di lotta,visse riparata dentro alla Facoltàuscendone solo per indicare i partigia-ni ai repubblichini) tornò libero appe-na un anno dopo la condanna a morteavuta nel processo di primo grado.Per tutti gli studenti e i docenti della

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generali tedeschi invisi, e queste siorientarono in conformità”. “…L’anima ‘nera’ delle brigate nere diBologna era un professore della Facoltàdi Medicina dell’Università. Subitodopo il mio arrivo a Bologna mi disse-ro che era un intrigante. (…) Alla finedi novembre vennero proditoriamenteassassinati a Bologna quattro stimaticittadini. Questi si erano compromessicome avversari del fascismo avendo ten-tato nel 1943, dopo la caduta diMussolini (24 luglio – ndr) di ricostrui-re i vecchi partiti”.“La popolazione indicava nel professoreil responsabile di questi omicidi benchéfosse impossibile dimostrarlo material-mente. Agire contro il professore eradifficile, se non altro perché le brigatenere avevano perduto molti uomininella lotta contro i partigiani, cioè com-battendo per la causa tedesca”. (…)Nonostante tutti i dubbi decisi infine

di agire contro il professore; questi e ilfederale vennero espulsi da Bologna.(…) Dell’ostilità delle brigate nere nonmi importava un gran che”.Ma già in precedenza il generale vonSenger ebbe modo di valutare la mora-lità ed affidabilità dei fascisti e lo fecedopo la ritirata da Firenze (2-3 agosto1944) e l’arretramento versol’Appennino:“Le brigate nere organizzate dal gover-no erano odiate dalla popolazione piùdelle truppe d’occupazione tedesche(…) La collaborazione con le camicienere impostaci, anziché essere utile,rese più difficili i compiti delle nostreforze armate. Così, infatti, i tedeschi siidentificarono con la parte più odiatadella popolazione italiana.Naturalmente non potevamo respinge-re le spie che si offrivano a noi per darciinformazioni sull’attività delle bande”.

FANATICI, ASSASSINI, ODIATI”

Elio Mandini, nativo di GranaroloEmilia, studente della Facoltà diIngegneria, partigiano della VII BrigataGaribaldi GAP Gianni.Caduto all’età di 21 anni a Bolognadurante uno scontro a fuoco con una pattu-glia nazifascista nei pressi di Porta Lame lasera del 22 ottobre 1944. Col nome di bat-taglia “D’Artagnan” fece parte inizialmen-te della Brigata Stella Rossa in montagna.Di famiglia operaia, orfano a 6 anni delpadre morto nell’esplosione del Polverificio diMarano del 1929, la madre a costo di gravisacrifici lo avviò agli studi superiori. Nonavendo potuto completare il corso universita-rio, per motivi di alto valore gli è stata con-ferita la laurea in Ingegneria honoris causaalla memoria.

Facoltà di Ingegneria. Gli effetti del bombardamento alleato del 22 marzo 1944.

> segue a pag. 12> segue a pag. 12

Facoltà che operarono nellaResistenza, o vi contribuirono in variomodo, ricordo lo studente ElioMandini che, uscito in azione, fu ucci-so a un posto di blocco nazifascista(dopo la liberazione gli fu conferita lalaurea Honoris causa in Ingegneria) eil prof. Giulio Supino, cacciatodall’Università di Bologna perchéebreo, che partecipò all’insurrezione diFirenze restando ferito.Dopo la Liberazione la sede dellaFacoltà fu usata dagli Alleati comeospedale militare per quasi un anno emezzo. Restituita infine all’Universi-tà, riparati i danni di guerra, recupera-ti in parte gli arredi e le attrezzaturesottratte dai nazifascisti, ricostituito −per quanto possibile, in quelle difficilicondizioni del paese − il patrimoniodidattico e scientifico, gli studentiripresero a frequentare lezioni ed eser-citazioni in viale Risorgimento giustosessanta anni fa, con l’anno accademi-co 1947-48. Con questo libro, voluto da ANPI,Università di Bologna e sua Facoltà diIngegneria, gli studenti che quotidiana-mente entrano nella storica sede diIngegneria possono conoscere i dannisubiti dalla loro Facoltà per la guerra volu-ta dal fascismo e quali violenze furonocommesse lì dentro dai repubblichini.

*Professore di Misure elettriche ed elettroniche

nell’Università di Bologna

ra area provinciale fino al fronte dellaLinea Gotica appenninica: Frido vonSenger und Etterlin, Combattere senzapaura e senza speranza, Longanesi & C.Milano 1968, pp. 633 (titolo origi-nale tedesco Krieg in Europa, Guerrain Europa). I due gerarchi fascisti espulsi daBologna per volontà di von Senger,dall’autore indicati come “professo-re” dell’Università e il “federale”: Franz Pagliani, direttore dell’Istitutodi Patologia speciale chirurgica,comandante della III brigata neramobile “Pappalardo” e ispettoreregionale delle brigate nere in EmiliaRomagna;Pietro Torri, caporione dello squadri-smo bolognese e centurione dellamilizia ferroviaria, era il braccio ope-rativo di Pagliani, in quanto coman-dante della XXIII brigata nera“Facchini” e commissario federale aBologna della repubblica sociale ita-liana.I “quattro stimati cittadini” cui ilgenerale fa riferimento, assassinatidalle brigate nere nel novembre 1944:prof. Pietro Busacchi, anni 58, illu-stre pediatra, rapito nottetempo dallasua abitazione, ucciso e abbandonatosulla pubblica via;avv. Giorgio Maccaferri, anni 47,direttore del polverificio Baschieri &Pellagri di Marano (Castenaso), presoe portato nella sede repubblichina divia Manzoni, ucciso e il corpo fu tro-vato in via Portanuova;Francesco Pecori, anni 62, titolaredell’industria Conserve Pecori, rapitonella propria casa e soppresso in viaGarofalo;avv. Alfredo Svampa, anni 57, uccisoin prossimità di porta San Donato.Nelle tasche delle quattro vittime gliassassini infilarono biglietti attribui-ti ai partigiani, che li accusava di tra-dimento della Resistenza. In realtà fuun atroce ammonimento per intellet-tuali e professionisti che non appog-giavano al Repubblica di Salò.

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> segue QUANDO I REPUBBLICHINI… da pag. 11

> segue VON SENGER… da pag. 11

E delle SS, di cui provava la totaledisistima: “…Non conosco questagente e se sono obbligato a parlarecon loro per ragioni di servizio nondo loro la mano”.

I brani virgolettati sono tratti dalvolume autobiografico del coman-dante della piazza militare diBologna occupata e del XIV Corpocorazzato tedesco dislocato nell’inte- A lato realizzazione di Lidia Sasdelli

www.mondolilly.it/illustrazioni_pg.htm

CASALECCHIO DI RENO, seradi dicembre, nebbia abbastanzabassa bucata dal bagliore delle

illuminazioni natalizie. Si esce per la riu-nione del direttivo della sezionedell’ANPI “Marino Serenari”. Marino Serenari, colono nato aCasalecchio nel 1906 fu un ferventeantifascista, condannato più volte ascontare anni di carcere per la sua atti-vità e costretto poi in seguito al domi-cilio coatto a Ventotene. Morì all’ospe-dale Pace di Napoli nel 1939 in segui-to ad un ulcera duodenale, tenuto finoall’ultimo lontano da propri cari.ANPI e Antifascisti, perché come ciricorda la moglie del segretario BrunoMonti, ormai il numero degli iscrittinati dopo il ‘45 – io sono uno di que-sti - ha superato quello dei partigiani.I partigiani non possono certo cresceredi numero, gli antifascisti sì però.Beh insomma dicevamo che siamo nella

nostra sezione “Marino Serenari”. E intempi in cui le sezioni dei partiti ven-gono chiuse o vendute o trasformate inaltro, noi siamo già contenti di averla. La nostra sezione è all’interno della Casadella Solidarietà, in Via del Fanciullo 6.Qui fino al 6 dicembre del 1990 c’eral’Istituto Tecnico “G. Salvemini”, eadesso questa struttura, che dà spazio amolte associazioni di volontariato casa-lecchiesi, serve per contribuire allamemoria dei dodici ragazzi scomparsiquel giorno in cui un aereo militareimpazzito spense il sole. Alle pareti della stanza ci sono appesiquadri con foto di manifestazioni inpiazza grande, di Venticinque Aprilepassati e incastonati nel tempo, diDubcek in visita a Monte Sole.Ci si saluta e si parla del più e delmeno, “Mò quanta di quell’acqua cheabbiamo preso domenica a Sabbiuno”,c’è chi esclama.

Stasera non siamo molti, parecchiagente è impegnata in riunioni di par-tito. Pochi partigiani, perché loro siriuniscono nel pomeriggio di solito.Bruno Monti, il segretario, parla dellescuole che accompagnerà a Marzabottoe a Gattatico di Reggio Emilia almuseo dei fratelli Cervi. Ogni tanto,quando si esprime in dialetto, ripete ilconcetto in italiano. Si parla dellaprossima assemblea annuale degliiscritti e di come organizzarci per ilfuturo, del concerto folk “Avantisiamo ribelli” che abbiamo organizza-to, di come è stato grande il coro dellemondine e di quanto poco abbiamoincassato.Noi siamo qua e ci crediamo, perché infondo, malgrado la fretta e la precarie-tà, quello che ci dà la forza di conti-nuare a dare il meglio di noi stessiall’interno di questa società èl’esempio di chi dopo essere stato anti-fascista, ha resistito e poi non si è sot-tratto ai nuovi compiti e con entusia-smo si è dedicato al lavoro per rico-struire l’Italia e farla assomigliare ilpiù possibile a quella descritta nellaCostituzione nata dalla Resistenza. Sarebbe molto più difficile camminareper questo mondo se non ci fosse stataquesta storia. Una storia che deverimanere per sempre. Eppure non sipuò fare a meno di notare che anchenella nostra realtà locale c’è chi ancoranon vuole schierarsi, chi pensa che laResistenza sia una faccenda di parte dicui è meglio non interessarsi troppo.Così è per la Resistenza, così è per la

lotta alla mafia.Noi ascoltiamo i partigiani, cosìcome ascoltiamo i nostri vecchi ele storie che hanno da raccontar-ci, perché questo deve esserefatto. Cerchiamo di imparare daloro la Storia e le cose della vita,andiamo avanti. Fuori c’è la neb-bia e la notte, noi finiamo la riu-nione e prendiamo la via di casae sapendo che qui alla Casa dellaSolidarietà in via del Fanciullonumero 6 c’è un posto dove potercrescere e maturare esperienze divita vera.

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Sezione ANPI di Casalecchio di Reno

L’insegnamento che ci vienementre discutiamoRiflessioni a margine di una riunione di lavoro

Michele Passarelli

LA BIBLIOTECA COMUNALE“Giulio Cesare Croce” di Persiceto èuna delle più importanti del terri-

torio bolognese e possiede, tra l’altro, lacollezione completa del Giornale d’Italia,fondato da Alberto Bergamini, e parteimportante della biblioteca personale delprof. Raffaele Pettazzoni, docente di famainternazionale di storia delle religioni.Entrambi erano persicetani.Credo che il merito di questi lasciti, edi altri ancora, vada individuato nellasensibilità delle allora Amministra-zioni locali pronte ad investire sultema della cultura e a spendersi perquesto, e di chi è stato responsabiledella Biblioteca stessa, prof. MarioGandini.Questa Biblioteca non possiede ancorauna sezione dedicata alla Resistenza,anche se su questo tema possiede circa640 volumi catalogati e molti altriancora da inventariare, decine e decinedi opuscoli e altre forme di stampa, cheillustrano le varie fasi del periodo cheva dal regime fascista al secondo con-flitto mondiale e al movimento di resi-stenzia sia italiano che internazionale. Non so per quale ragione non sia statapresa in considerazione l’idea di costi-tuire una sezione apposita, ma è certoche comunque il problema dellaResistenza, cioè della ribellione diparte del popolo all’invasione nazista ealla creazione dello Stato-fantoccio diSalò, non è stato certamente minimiz-zato. Anzi, è bene specificare che perquanto riguarda l’organizzazione resi-stenziale molti volumi sono dedicatialla Resistenza bolognese e persicetana.

Nelle raccolte della Biblioteca vi èl’originale del cosiddetto QuadernoMarzocchi, un quaderno scolastico aquadretti, dove sono annotate le azionidi sabotaggio effettuate dal 21 luglioal 7 ottobre 1944 da uno dei primigruppi resistenziali persicetani,comandato dal concittadino AntonioMarzocchi, già sottotenentedell’Aeronautica Militare, caduto a 24anni di età il 18 ottobre 1944 duranteun conflitto a fuoco con un repartotedesco al Bargellino. Al comando diun centinaio di partigiani si dirigevalungo la ferrovia Bologna-Verona allabase dell’Ospedale Maggiore. Il suocorpo venne impiccato il giorno dopoad un albero della periferia persiceta-na. È stato insignito di medaglia dibronzo al Valor Militare alla memoria. Già nel 1975 il prof. Gandini nel n. 8di Strada Maestra, rivista semestraledella Biblioteca, sosteneva: “A tren-t’anni dalla Liberazione i persicetaninon hanno ancora a disposizione unastoria o almeno una cronaca degli anni

1943-1945, uno scritto che tratti deiventi mesi dell’occupazione tedesca edella Resistenza, neppure una memo-ria che ricordi i concittadini caduti perla libertà.”Lo stesso professore, dopo aver aspetta-to invano che qualcuno utilizzasse isuoi appunti, nel 1995, vent’annidopo, dava alle stampe il volumeFascismo e Antifascismo. Guerra,Resistenza e Dopoguerra nelPersicetano. Materiali editi ed ineditiper la storia del venticinquennio1919-1945, che deve essere considera-to, senza ombra di dubbio, un puntodi riferimento indispensabile per chiintende affrontare lo studio della vitapolitica e sociale di questo territoriofin da prima dell’avvento del fascismoo desidera approfondire la ricerca sulventennio fascista e sulla guerra diLiberazione a Persiceto.Questo lavoro fra non molto sarà adisposizione in Internet, perchél’Ufficio Cultura del Comune diBologna, nell’ambito del progettoMusei Virtuali, intende informatizzar-lo e renderlo accessibile a tutti.Il catalogo della Biblioteca “GiulioCesare Croce” può essere consultatocollegandosi in Internet al seguenteindirizzo:http://sol.cib.unibo.it:8080/SebinaOpac/Opac e selezionando il nome dellaBiblioteca “B. G.C. Croce”.

*Comitato ANPI di San Giovanni

in Persiceto

e-mail: [email protected]

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Biblioteca Comunale

Un ingente patrimoniodella Resistenza a S.G. in Persiceto

William Pedrini*

foto e film, testi poetici e letterari - daUngaretti ad Anna Frank. I colleghi el’istituto, ma in primo luogo le famigliedei ragazzi hanno condiviso e sostenuto ilprogetto dei docenti; associazioni eQuartieri talvolta offrono opportunitàsignificative a cui aderire.

Le famiglie hanno un ruolo importan-te nella formazione civica e storica deibambini di questa fascia d’età? In chepercentuale provengono da cultureextraeuropee?

In queste due classi si riscontra una buonapartecipazione delle famiglie alla vita dellascuola. Se l’insegnante propone e prendeiniziative loro collaborano, quasi tutte. “Lascuola trascina”: alcuni ragazzini comincia-no a raccontare di essere tornati la domeni-ca al museo con un genitore, di aver fattoin vacanza una visita a un castello, a unazona archeologica, di aver comprato unvolume in libreria. Sono casi ancora piutto-sto limitati, però. Il 40-50% delle famigliedi queste due quinte proviene da paesiextraeuropei e rispetta pienamente le sceltedidattiche degli insegnanti.

Le indicazioni del ministro dellaPubblica Istruzione incoraggiano par-ticolari approcci metodologici allostudio della storia contemporanea?

Per la scuola primaria, no. L’ex-ministroMoratti l’ha cancellata, il ministro Fioroninon ha cancellato la riforma Moratti: inquinta si deve arrivare alla cadutadell’Impero Romano. Ma l’approccio sto-rico più completo è contenuto nella rifor-ma dei programmi della scuola elementa-re del 1985, ancora in vigore, e a quellanoi ci richiamiamo.

Quali momenti dell’esperienza per“La battaglia di Porta Lame” hannovisto ragazze e ragazzi (o bambine ebambini?) più coinvolti dal punto divista operativo, emotivo, conoscitivo?

La visione di parti del film (“Il cestinodelle mele”), l’incontro col partigianoWilliam Michelini, ma più di tutti quel-l’ora di domande quasi a ruota libera alCentro Lame. Non erano state concordate,ma il tema era coinvolgente e anche i piùincerti o meno motivati hanno tirato fuoriqualcosa di significativo. Della Resistenzae della Battaglia ha destato pensieri e pas-sioni l’aspetto tattico, strategico, militare,anche un po’ violento e cruento; masoprattutto ha lasciato il segno quell’ ideadi opporsi , resistere e “far la cosa giusta”E poi: “La sua famiglia lo sapeva?” “Aveva

degli amici d’infanzia che avevano fattouna scelta opposta alla sua?” “Mi può farel’autografo?”…….

È possibile pubblicare su “Resistenza”testi e foto del lavoro della classe?

I ragazzi hanno avviato la redazione di unquaderno delle attività interdisciplinarirelative al Novecento, che proseguirà tuttol’anno. Forse saranno disponibili presto iprimi lavori.

Per il futuro, avete in cantiere altreuscite, o visite, di contenuto storico?

Tutte le classi quarte e quinte, e le terzedella scuola media, parteciperanno il 27

gennaio prossimo al Cinema Lumière adun’iniziativa della Cineteca di Bologna peril “Giorno della Memoria”. Per il secondoanno l’Istituto Comprensivo n.11 ha pro-mosso questo Progetto: 12 classi e 12 inse-gnanti per ricordare e comprendere laShoah.

Un caloroso augurio di buon lavoro evivissime congratulazioni ai docenti LauraDondi e a Michele Murgioni.

*Docente di italiano, storia e geografianelle scuole primarie di II grado

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> segue LA STORIA… da pag. 6

Castenaso: Resistenzanella guida-stradario

Chi era Bruno Tosarelli? Perché alla suamemoria è stata conferita la Medaglia d’Oroal Valor Militare? E Vincenzo Golinelli? Edi cugini Coriolano e Giordano Gnudi? Chiera Elio Mandini cui la Facoltà di Ingegneriaha concesso la laureaad honorem? Ed Elio Pasquali? E RaffaeleBassi? Nomi nelle targhe delle vie diCastenaso appartenenti alla Resistenza eall’antifascismo. I perché hanno ora una esau-riente risposta. Uno strumento di approccio e conoscenza dibase del territorio e dei personaggi illustri chehanno caratterizzato lo sviluppo di Castenaso:

questo il volumetto contenente la guida-strada-rio voluto dal Comune e dalla Consulta terri-toriale. Le 48 pagine illustrate (opera del gra-fico Fabio Pellizzotti) conducono per mano, percosì dire, i cittadini ed in particolare i nuoviabitanti e le giovani generazioni indicandoloro la struttura della toponomastica e in essale radici della storia passata e degli eventivicini. Particolare evidenza è riservata alle vicendedell’antifascismo e della lotta di Liberazione,dall’opposizione al nascente regime al ruolo deipartigiani per sconfiggerlo. I cenni biograficiportano a protagonisti ed episodi dellaResistenza, che a Castenaso hanno scrittomomenti di grande importanza.

Camminata per la pace a Monte Sole

La foto ritrae una camminata per la pace di giovani bolognesi a Monte Sole svoltasi il 25 aprile 2007. (Foto di Paola Coltelli)

Comunista, ai Comunisti Italiani, allaSinistra democratica, ai Verdi e a Corrente.Il presidente Michelini ha già informato inproposito su “Resistenza” (n. 4 ottobre2007) e alla riunione del ComitatoDirettivo provinciale (il 24 novembre2007), ma io sottolineo di nuovo: questo èavvenuto qui a Bologna per il difficile rap-porto esistente tra le forze che hanno com-posto la maggioranza di centro-sinistra eche dovrebbero riuscire a superare le con-trapposizioni, per quanto legittime,espresse nel corso delle ultime vicendepolitiche locali. Noi abbiamo auspicatoinoltre che ciò avvenga a livello nazionale. Ed eravamo alla vigilia della “prova delnove” al Senato per il proseguimento o perla caduta del governo Prodi. GovernoProdi che noi abbiamo sostenuto e cheauspichiamo possa ancora continuare per ilbene del nostro Paese, pur sapendo che ledifficoltà e gli ostacoli interni alla coalizio-ne sono tutti presenti. Noi non rappresen-tiamo una “lobby” a Bologna e in Italia,non abbiamo degli interessi e dei dirittimateriali da pretendere. Rivendichiamoinvece, questo sì, che sia preservato ildoveroso contributo da parte dello Stato

per garantire la presenza e la funzionalitàdell’ANPI nazionale, in quanto “Entemorale” riconosciuto da oltre 60 anni, par-ticolarmente in questa fase, nella quale ildegrado etico e civile minacciano la sal-dezza dello stato nazionale, la condottasolidale e la convivenza. Intendiamo a que-st’ultimo proposito anche i rapporti perquanto problematici fra i cittadini italianicon gli immigrati, che fuggono disperatidalle terre d’origine, compresi i nomadi.Aggiungo, inoltre, i problemi relativiall’ordine pubblico nelle nostre città.Ecco allora che si impone, per ciò che pos-siamo fare, il compito di portare avanti leiniziative non solo celebrative e gli incon-tri con i ragazzi nelle scuole, bensì in ter-mini di studio ed approfondimento, iltutto volto a non disperdere mai il patri-monio di memorie legate alla lotta per lalibertà, coniugata strettamente all’affer-mazione della giustizia sociale, che hacaratterizzato la storia migliore dellenostre popolazioni.In piena autonomia, già nel corso dell’ul-tima campagna elettorale per il rinnovodei due rami del Parlamento, non ci siamosottratti dal compito di sostenere la pro-spettiva di un governo di centrosinistraguidato da Romano Prodi e che intendia-mo ancora sostenere con buone ragioni,dopo tante ansie e riserve manifestate daalcuni componenti dello schieramentorisultato vincente.Ma da queste incertezze e turbolenze che sisono verificate per la sopravvivenza di que-sto governo, che pur buone cose ha fatto,non fosse altro che per risanare la finanza eil debito pubblico dello Stato – che nonsono cose di poco conto – altre difficoltà siripropongono.Risulta chiaro che la legge elettorale – lalegge Porcellum per intenderci – con laquale si è votato va cambiata. Vedremo.Non certo con i condizionamenti diBerlusconi, e pare che, in linea di princi-pio, sul cambiamento sia a destra che asinistra siano tutti d’accordo, poiché qual-siasi governo investito democraticamentedel compito di guidare il Paese non sidebba trovare di fronte a difficoltà presso-ché insuperabili, con danni enormi perl’Italia, per la sua economia in generale eper tutti gli aspetti della vita civile e ope-rosa del nostro popolo.Ed è in questa situazione, in cui non esi-stono più i partiti storici (che li definiva-mo dell’arco costituzionale), che trova unasua ragione la nascita del PartitoDemocratico. Ciò rappresenta un avveni-mento politico non certo previsto da tutti,ma che già ha determinato una scossa, unamodifica profonda di tutto il quadro poli-

tico italiano. Avremo occasione di tornarcisopra fra non molto, quando si capiràmeglio ciò che sta succedendo. Poiché varibadito che noi non siamo un partito e chel’ANPI non è a servizio di qualsivogliapartito, indipendentemente dalle posizio-ni politiche (purché non siano fasciste),ideologiche e religiose che ogni nostro sin-golo associato può possedere e coltivare. Èaltrettanto importante e vero che ognisconvolgimento politico che si presenti nelnostro paese ci può interessare. Eccome ciinteressa.Sia quanto avviene nell’area complessivadel centrosinistra, di Rifondazione e dialtri della sinistra impegnati o meno nellacostruzione della “cosa rossa”. Ci interessaciò che avviene tra Berlusconi e Casini eFini e l’uso che lo stesso Berlusconi inten-de fare dopo l’abbraccio con Storace, ilquale non si pente del suo particolare esse-re di destra-fascista.Oggi ci sono partiti che non possiamo piùchiamare dell’arco costituzionale e c’è chisventola la bandiera “della libertà”. Noi livaluteremo tutti sulla base del loro rappor-to con la Costituzione repubblicana. Quando diciamo che noi ci rivolgiamo, eche ci dobbiamo rivolgere, ai giovani, aparte le difficoltà obiettive che si incontra-no nei rapporti con loro, non c’è dubbioche il significato di libertà come è statoconfermato, divenuto simbolo con laResistenza, con la lotta antifascista e scrit-to con la Costituzione repubblicana, debbaavere la prevalenza su ogni altro.Il concetto di libertà sia dunque introdot-to nel discorso sui e con i giovani di oggi.Questo lo ribadiamo con forza in quantoprotagonisti della lotta di liberazione, ed anome delle migliaia di antifascisti cheannoveriamo tra gli iscritti all’ANPI.

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RESISTENZAOrgano dell’A.N.P.I. Provinciale di BolognaVia della Zecca n. 2 - 40121 BolognaTel. 051.231736 - Fax 051.235615

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Comitato di redazioneRemigio Barbieri (redattore),Ermenegildo Bugni (coordinatore), Paola Coltelli, Elio Gollini, Giancarlo Grazia, Massimo Meliconi,Lino Michelini, Nazario Sauro Onofri.

Registrazione al Tribunale di Bologna n. 7331 del 9 maggio 2003Stampa: Tipografia Moderna s.r.l., Via deiLapidari 1/2, 40129 BolognaTel. 051.326518 - Fax 051.326689

> segue NON PERMETTIAMO STRAPPI… da pag. 1

Annunciato a Bologna

Progetto Archiviodelle donnenelle ResistenzeBandita la terza edizione del premio“Diana Sabbi” per la miglioretesi di laurea

È stata bandita dall’Amministrazione pro-vinciale di Bologna la terza edizione del pre-mio “Diana Sabbi” per la miglior tesi dilaurea sulla storia delle donne, dei movimen-ti delle Resistenze e dei modelli femminili inetà contemporanea. Diana Sabbi, sarta,all’età di 22 anni entrò a far parte della62a Brigata Garibaldi “Camicie Rosse”operante nella valle dell’Idice e successiva-mente della VII Brigata GAP a Bologna.È stata decorata di Medaglia d’argento alValor Militare. Durante la presentazione del bando, con lapresidente della Provincia Beatrice Draghettie l’assessora alle Pari Opportunità e allaCultura Simona Lembi, è stato annunciato ilprogetto (ideatrice e curatrice la giornalistade l’Unità Gabriella Gallozzi) di un archi-vio storico audiovisivo nazionale sulla parte-cipazione delle donne alla Resistenza inItalia ma non solo.