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PIANO DI RECUPERO DELL’EX MACELLO VIA RENATO SERRA 61 RAVENNA RELAZIONE TECNICA Novembre 2016 Renato Serra 61 S.r.l. Via Classicana 99 48124 Ravenna C.F. 02116760394 Prof. Arch. Bruno Minardi Arch. Caterina Fuchi Arch. Vanni Rossi

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PIANO DI RECUPERO DELL’EX MACELLO VIA RENATO SERRA 61

RAVENNA

RELAZIONE TECNICA

Novembre 2016

Renato Serra 61 S.r.l. Via Classicana 99 48124 Ravenna

C.F. 02116760394

Prof. Arch. Bruno Minardi

Arch. Caterina Fuchi Arch. Vanni Rossi

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Sommario

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UBICAZIONE 4 INQUADRAMENTO CATASTALE 4 INQUADRAMENTO URBANISTICO 4 RAPPORTO CON IL CONTESTO URBANO 4 ALIENAZIONE E ACQUISIZIONE PRIVATA DELL’IMMOBILE 5 OBIETTIVI EVIDENZIATI NELLA SCHEDA DI POC 6 USI 6 SUPERFICI, QUANTITÀ, INDICI URBANISTICI 7 SUPERAMENTO DELLE CRITICITÀ EVIDENZIATE NELLA SCHEDA DI POC 8 PRESCRIZIONI DELLA SCHEDA D’AMBITO DEL POC 10 SCELTE E ORGANIZZAZIONE DEL PIANO DI RECUPERO 11 OPERE DI URBANIZZAZIONE 11 IL NUOVO MACELLO PUBBLICO: IL PROGETTO DELLA FINE DEL XIX SECOLO 12

La ‘fabrica’ del Nuovo Macello pubblico – cenni storici 13 Lo stato di conservazione dell’ex Macello 15

IL RECUPERO DELL’EX MACELLO PUBBLICO: IL PROGETTO ARCHITETTONICO DEL XXI SECOLO 15 APPENDICE: IMMAGINI D’ARCHIVIO 18 RELAZIONE TECNICA SULLE OPERE STRUTTURALI 19

DESCRIZIONE GENERALE 19 DESCRIZIONE DEL SITO E CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA 19 DESCRIZIONE DEI FABBRICATI ESISTENTI E CARATTERIZZAZIONE STRUTTURALE 20 DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO PROGETTUALE E CARATTERIZZAZIONE STRUTTURALE 20 CONCEZIONE STRUTTURALE 21 NORMATIVE DI RIFERIMENTO 21

NORME DI RIFERIMENTO COGENTI 21 ALTRE NORME E DOCUMENTI TECNICI INTEGRATIVI 21

DESCRIZIONE DEI MATERIALI E DEI PRODOTTI PER USO STRUTTURALE 22 CONCLUSIONI 22

RELAZIONE PRELIMINARE DEGLI IMPIANTI IN AREA PRIVATA 23 IMPIANTO FOGNARIO DELLE ACQUE NERE 23

Portata derivata dall’utilizzo idropotabile civile dell’acqua 23 Dimensionamento dei degrassatori 23 Portata derivata dall’utilizzo di un birrificio artigianale presente nel comparto 23 Dimensionamento dei condotti fognari neri e allacci 24

RETE FOGNARIA ACQUE BIANCHE 24 RETE ACQUA POTABILE 25 RETE GAS 25 RETE DISTRIBUZIONE ENERGIA ELETTRICA (INTERNO AL COMPLESSO) 25 RETE TELECOM 25 IMPIANTO DEL MICRO - BIRRIFICIO 26

Descrizione schematica del ciclo produttivo 26 Descrizione sintetica del ciclo produttivo 26 Rifiuti ed Emissioni 27 Analisi delle emissioni in atmosfera e della produzione di rifiuti sia solidi che liquidi 27 Emissioni gassose 27 Liquidi e solidi di risulta 28

IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE ESTIVA ED INVERNALE 28 IMPIANTO DI PRODUZIONE ACQUA CALDA SANITARIA 29 IMPIANTO INTERNO DI DISTRIBUZIONE IDRICA 29

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IMPIANTI INTERNI DI DISTRIBUZIONE GAS 29 IMPIANTI ELETTRICI 29 IMPIANTO FOTOVOLTAICO 31

RELAZIONE SULLE OPERE A RETE E SOTTOSERVIZI PUBBLICI 32 RETE FOGNARIA DELLE ACQUE NERE 32 RETE FOGNARIA DELLE ACQUE BIANCHE 32 RETE ACQUA POTABILE 34 RETE GAS 34 RETE ENEL (ALIMENTAZIONE) 34 ILLUMINAZIONE PUBBLICA 35 RETE TELECOM 35

CANTIERIZZAZIONE DELL’INTERVENTO PREVISTO NEL PIANO DI RECUPERO 37 DESCRIZIONE GENERALE DEL CANTIERE 37 BONIFICA DA AMIANTO 37 RIMOZIONE DELLE PAVIMENTAZIONI ASFALTATE 38

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Ubicazione Il presente Piano di Recupero di iniziativa privata ha per oggetto il complesso tardo ottocentesco dell’ex Macello pubblico, situato nel Borgo San Rocco a Ravenna, nell’area compresa tra via R. Serra a nord, via G. Bruno a ovest, piazzale XIII Giugno a sud e alcuni lotti edificati di proprietà privata a est.

Inquadramento catastale I terreni compresi nell’ambito di intervento del Piano di Recupero sono distinti al N.C.T. del Comune di Ravenna, Sezione di Ravenna, Foglio 79, particelle 148, 1159, 1233, 1265, 1267, 1268. I terreni hanno complessivamente una superficie catastale di 8.158 mq; l’ambito di intervento ha una superficie di 9.452 mq. Le particelle 1159, 1233, 1265, 1267, 1268, la superficie delle quali è complessivamente pari a 2.685 mq, sono intestate al Comune di Ravenna. L’area sulla quale sorge il complesso dell’Ex Macello è individuata con la particella 148, con una superficie di 5.473 mq. Tale particella è intestata alla Società “Renato Serra 61 s.r.l.”, che l’ha acquistata dal Comune nel luglio 2003. L’estratto della mappa catastale è riprodotto nella Tavola 02 - Stato di fatto: Rilievo plani-altimetrico e dendrologico; Inquadramento catastale, nonché allegato in copia insieme alle visure delle particelle interessate dall’intervento.

Inquadramento urbanistico Il presente Piano di Recupero si attua secondo le previsioni del 1° POC 2010 – 2015 per la Città Storica, precisate nella Scheda d’ambito CS 10 “Ex Macello”, che recepisce le prescrizioni imposte dalla Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali dell’Emilia Romagna nell’autorizzazione all’alienazione dell’immobile. Il Piano in oggetto si attua, inoltre, in conformità a quanto stabilito all’art. 93 - Finalità e prestazioni della Città storica del PSC, all’art. 27 comma 6 del POC e agli artt. VI.5 commi 2, 3, 4 e VI.12 del RUE, nonché nel rispetto di tutte le norme vigenti in materia urbanistica, edilizia, igienico – sanitaria e del Codice Civile. All’interno dell’ambito di intervento del Piano di Recupero, il POC individua le seguenti componenti, le cui superfici sono rilevate dalla tavola del POC on-line: Ambiti soggetti ad attuazione indiretta ordinaria (POC - art. 27) 7.673 mq

Rapporto con il contesto urbano L’area dell’ex Macello è posta immediatamente a sud del perimetro delle mura urbane, prospiciente via R. Serra, il cui tracciato segue il corso tombato del canale Molinetto. Appartenente alla città storica, l’ex Macello costituisce un elemento emergente per destinazione, tipo e morfologia nel tessuto urbano circostante, prevalentemente residenziale con presenza di attività terziarie e commerciali, solitamente ubicate al piano terra degli edifici. Come evidenziato nella Tavola 01 - Inquadramento urbanistico, l’area di intervento risulta baricentrica agli assi commerciali nord – sud di via Mazzini – via Castel San Pietro e di via di Roma – via Cesarea.

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Nella porzione del Borgo San Rocco rivolta verso via Cesarea, sono individuabili nella cartografia degli strumenti urbanistici del ’93 e del 2003 numerosi ambiti da sottoporre o già sottoposti a piani particolareggiati per la soluzione dei vuoti urbani dalle funzioni dismesse o in via di dismissione. Fra questi, oltre all’Ex Macello, si segnalano due comparti: il primo, frontistante l’Ex Macello, relativo all’area dell’Ex Falegnameria, che è al momento un’area destinata a parcheggio pubblico e disciplinata nel POC.4 per la Città Storica nella Scheda CS09; il secondo, adiacente all’Ex Macello, in origine destinato a segheria, è ora occupato da un’ampia zona recentemente urbanizzata secondo le previsioni del Piano di Recupero approvato con Delibera del Consiglio Comunale n. 39933/368 del 26.6.1995. Tale piano di recupero, attuato per iniziativa privata, si è concluso all’inizio del XXI secolo con la realizzazione del nuovo complesso edilizio residenziale e della riconversione dell’ex segheria in uffici, oltre all’allestimento di aree a verde attrezzato e a parcheggio. Sia l’area a verde che quella a parcheggio (piazzale XIII Giugno), appartengono alle aree a standard pubblico di tale intervento e sono state cedute al Comune.

Alienazione e acquisizione privata dell’immobile Il Macello pubblico, non più operativo dagli anni ’70 del secolo scorso, apparteneva al Comune di Ravenna. La dismissione dell’attività della macellazione, poiché non compatibile con il tessuto urbano circostante, ha innescato un rapido processo di obsolescenza fisica e di abbandono del complesso: il riconoscimento del valore storico – artistico del manufatto architettonico e l’assenza di un piano di recupero pubblico hanno determinato la decisione da parte dell’Amministrazione Comunale di procedere con l’alienazione mediante asta pubblica del bene. Il Comune di Ravenna ne ha deliberato la vendita con Delibera del Consiglio Comunale (Prot.Gen. 37040 e Prot.Verb. n.151) avente come oggetto “Asta pubblica per alienazione di immobile di proprietà comunale denominato “Ex Macello” sito a Ravenna in via Renato Serra 61”. Come previsto dal DPR 283/2000, preliminarmente all’asta pubblica, l’Amministrazione Comunale ha richiesto l’autorizzazione alla procedura di alienazione alla Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali dell’Emilia Romagna. Nella descrizione accompagnatoria alla richiesta erano esplicitate le misure di conservazione previste, le potenzialità edificatorie e le destinazioni d’uso del bene secondo le previsioni dell’allora vigente PRG’93, in dettaglio elencate nel paragrafo seguente “Prescrizioni di PRG e standard urbanistici”. Il 10 gennaio 2002 la Soprintendenza Regionale ha autorizzato l’alienazione del Complesso dell’Ex Macello subordinata alle seguenti prescrizioni: 1. l’avvio di interventi di restauro, consolidamento e risanamento “al fine di garantire la buona conservazione del bene con particolare riferimento all’impiantistica storica del mattatoio”; 2. le destinazioni d’uso consentite sono quelle della residenza, dell’artigianato di servizio e del commercio al minuto, “con esclusione delle destinazioni d’uso industriale e con particolare riferimento alle attività ed agli usi non compatibili di cui all’art.21, comma 2, del D.Lgs 490/99. Inoltre, la massima percentuale di residenza prescritta nelle NTA del PRG [nota: si riferisce al PRG’93, ora non più vigente], per l’intervento in argomento, sia ridotta al 5%”; 3. l’inserimento della clausola risolutiva nel contratto di alienazione ai sensi dell’art.11 del D.P.R. 283/2000. Il complesso dell’Ex Macello è vincolato ai sensi dell’art. 2 c.1 lett. a) del Decreto Legislativo 490/1999 dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e per il Paesaggio di Ravenna. Il vincolo è stato apposto a favore del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, trascritto presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari di Ravenna (trascrizione reg.part. 5940 – reg.gen. 9415 del giorno 04.05.2002) con efficacia nei confronti dei futuri proprietari e comunque di tutti gli aventi titolo.

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Nel luglio 2003 il complesso immobiliare è stato venduto dal Comune di Ravenna alla società ‘Renato Serra 61 Srl’, poiché la CMC S.p.A. Immobiliare, che si era aggiudicata l’asta, aveva stabilito che fosse la società designata ‘Renato Serra 61 Srl’ ad acquisire l’immobile.

Obiettivi evidenziati nella Scheda di POC Nella Scheda d’ambito sono elencati gli obiettivi cui si offre una risposta progettuale nel Piano di Recupero.

1. Riqualificazione dell’area storicamente destinata a Macello comunale, per gli usi descritti dal bando di vendita dell’area.

La riqualificazione dell’area verrà perseguita a scala edilizia mediante il recupero dei manufatti del mattatoio, restaurati e consolidati e resi idonei alle attività previste nel Piano e compatibili con le disposizioni della Soprintendenza regionale e le prescrizioni inserite nel bando di vendita all’asta, descritte nel paragrafo precedente, nonché riportate nella stessa Scheda d’Ambito CS10 di POC. La riqualificazione verrà perseguita anche a scala urbana, mediante la riorganizzazione delle aree pubbliche circostanti, come descritto in seguito.

2. Conservazione e valorizzazione degli edifici di valore storico, artistico e/o architettonico presenti nell’area.

Il manufatto architettonico dismesso e ora in stato di abbandono verrà recuperato e conservato nell’impianto e nella volumetria complessiva. Le nuove destinazioni previste risultano compatibili con la struttura originaria.

3. Riconfigurazione e razionalizzazione dell’area frontistante l’accesso principale. L’area frontistante l’accesso principale sarà oggetto di un progetto di riqualificazione complessiva al fine di eliminare il parcheggio esistente a ridosso della cortina muraria dell’Ex Macello, di ripristinare la continuità del marciapiede che si interrompe in corrispondenza dell’arretramento del muro di recinzione dell’Ex Macello, di riconfigurare l’assetto della sosta e della fermata dei veicoli.

4. Realizzazione di parcheggi privati, possibilmente interrati, al fine di preservare l’area cortiliva interna agli usi pubblici.

Al fine di preservare l’integrità del manufatti, nel rispetto della configurazione plani volumetrica e del manufatto e delle tecniche costruttive originarie, come sollecitato dalla SABAP negli incontri preliminari alla presentazione del Piano, nonché per la possibile presenza di siti archeologici, l’ipotesi del livello interrato destinato a parcheggi privati è stata cassata. Nel Piano di Recupero la dotazione dei parcheggi pertinenziali richiesta in conformità all’art. III.3.2 del RUE 5 vigente è prevista nella corte sud, con accesso da piazzale XIII giugno, mediante la realizzazione di un fornice nella cortina muraria esistente. La complessità idrogeologica del sito, derivante dalla presenza del canale del Molinetto, sconsiglia il ricorso a soluzioni progettuali che prevedono livelli interrati. Si precisa che tale realizzazione dovrà seguire le prescrizioni della SABAP.

Usi Nell’autorizzazione del 10 gennaio 2002 all’alienazione del Complesso dell’Ex Macello, la Soprintendenza Regionale ha prescritto, in tema di destinazioni d’uso, che gli usi consentiti fossero: residenza, artigianato di servizio, commercio al minuto, “con esclusione delle destinazioni d’uso industriale e con particolare riferimento alle attività ed agli usi non compatibili di cui all’art.21, comma 2, del D.Lgs 490/99. Inoltre, la massima percentuale di residenza prescritta nelle NTA del PRG [nota: si riferisce al PRG’93, ora non più vigente], per l’intervento in argomento, sia ridotta al 5%”.

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Le destinazioni d’uso previste nel Piano di Recupero recepiscono le indicazioni della Scheda d’Ambito di POC. Nella Scheda di POC CS10 sono elencati gli usi previsti, come classificati all’art. I.5 del RUE 5.1 (vigente all’approvazione del POC):

Strutture ricettive extra-alberghiere (T3 - ostello); Servizi privati (Spr): pubblici esercizi (Spr1), artigianato di servizio alla persona (Spr3),

terziario direzionale (Spr4); Usi artigianali produttivi e laboratoriali (Pr2).

Il RUE 5.1. sopra citato è stato emendato dal RUE 5 “Variante 2015 di adeguamento e semplificazione del RUE”, approvato con delibera di C.C. n. 54946/88 nella seduta del 14/04/2016 e pubblicato sul BUERT n. 144 del 18.05.2016. La versione vigente dello strumento urbanistico comunale ha variato, semplificando, la classificazione, denominazione e sigle, nonché la numerazione degli articoli. Pertanto le destinazioni d’uso, classificati ai sensi dell’art. II.2.3 del RUE 5 in vigore, sono così individuate e denominate:

Strutture ricettive extra alberghiere - Ostello [T3]; Servizi privati (Spr): pubblici esercizi [Spr1]; terziario, direzionale e artigianato di servizio e

laboratoriale alimentare [Spr3]; Usi artigianali produttivi e laboratoriali [Pr2];

Superfici, quantità, indici urbanistici Il Piano di Recupero presenta un ambito di intervento di 9.452 mq, comprensivo dell’area privata, la cui superficie è di 4.459 mq, delle superfici a standard pubblico e delle aree già pubbliche oggetto di sistemazione urbana. La potenzialità edificatoria massima è fissata in 4.000 mq, di cui almeno il 50% della Sc totale da destinare ad attività ricettiva extra-alberghiera (T3) e non più del 5% destinata ad attività laboratoriale produttiva e artigianale (Pr2), come previsto nella Scheda CS 10 del POC 4a. La ripartizione della Sc prevista nel Piano di Recupero è sintetizzata per uso, Superficie Utile, Superficie Accessoria, Sc nella tabella seguente.

Ostello (T3)

Direz./Artig. (Spr3)

Ristorante, Bar (Spr1)

Microbirrificio (Pr2) Sc

Livelli S.u. S.a. S.u. S.a. S.u. S.a. S.u. S.a. Su+0,6*Sa2 26,95 1 839,39 155,79 246,48 148,02 0 1191,37 98,54 194,24 28,77 459,14 47,23 64,24

Totale Sa 98,54 28,77 195,25 322,562047,94 59,12 350,03 17,26 705,62 117,15 64,24 0,00Totale

2.117,06 367,29 874,34 64,24 3.371,37

La volumetria proposta nel Piano di Recupero è così articolata:

1. volume dei padiglioni e dei corpi a due falde, che saranno oggetto di interventi di restauro e di consolidamento;

2. volume relativo alla ricostruzione della porzione ovest del fabbricato di ingresso su via R. Serra, con altezza massima di 7,5 m, come prescritto dalla Scheda di POC, nelle modalità stabilite dall’art. VIII.2.9 del RUE 5, secondo una ricostruzione filologicamente informata dai disegni del progetto originario (1897);

3. nuova costruzione dei volumi posti agli angoli del lotto, con demolizione dei corpi angolari a una falda del lato sud, e di collegamento con il padiglione centrale;

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4. demolizione dei volumi superfetativi rilevati nell’area, già evidenziati nella Scheda di POC. L’aumento previsto della volumetria, quantificabile in 2.001 mc pari a circa il 14% della volumetria originaria, è ammissibile con quanto previsto dall’art. VIII.2.2 commi 2, 3, 4 del RUE per la Città storica (Titolo VIII, Capo VIII.2). La superficie a standard pubblica deve essere almeno di 1.000 mq, come stabilito nella Delibera del Consiglio Comunale del 18 luglio 2002 (n.37040 Prot.Gen. 151 Prot.Verb.) relativa al bando di asta pubblica per l’alienazione dell’Ex Macello e nella Scheda di POC. Poiché il sedime del mattatoio coincide con il confine di proprietà, salvo la cosiddetta ‘fascia di guardia’ del mattatoio a est verso altri lotti di proprietà privata, e il complesso è ubicato in un’area urbanizzata, la superficie richiesta per gli standard urbanistici è stata reperita nella corte nord e qualificabile come area pubblica. L’obbligo di realizzare almeno 1.000 mq di superficie a standard pubblico è ottemperato poiché l’area della corte nord ha una superficie di 1.014 mq.

DESCRIZIONE Piano di Recupero [mq]

1° POC 2010 – 2015 Prescrizioni SBAP / RUE

[mq] AMBITO DI INTERVENTO 9.452 9.452 AREA PRIVATA 4.459 5.743 SUC TOTALE 3.371 ≤ 4.000

SC RESIDENZA - < 5% SC RICETTIVO EXTRA ALB. (T3) 2117 ≥ 50%

SC ARTIGIANALE PROD. (Pr2) 64 ≤ 5% VOLUMETRIA 16.533 * 14.531 * SUPERFICI A STANDARD PUBBLICO 1.014 ≥ 1.000 AREA PUBBLICA ATTREZZATA 618 PARCHEGGIO PUBBLICO 2.234 VIABILITA’ 1.127

Esistente da riqualificare

*: La volumetria originaria cui si riferisce la Scheda di POC è detratta delle superfetazioni da demolire. La volumetria prevista nel Piano di Recupero consta del recupero dei corpi di fabbrica dell’impianto originario, del corpo di fabbrica da ricostruire come previsto nella Scheda di POC e nella nuova costruzione di manufatti di collegamento tra i padiglioni. La differenza di volume, pari a 2.001 mc circa, è pari al 14% della volumetria originaria.

Superamento delle criticità evidenziate nella Scheda di POC Le diverse istanze di criticità evidenziate nella Scheda di POC sono risolte nel Piano di Recupero proposto in modo unitario e coerente agli obiettivi e alle scelte proposte per il Piano stesso.

1. Contaminazione dell’area, dovuta alla precedente destinazione del comparto La questione della contaminazione dell’area è relativa alla presenza dell’impianto termico del mattatoio, che comprendeva cisterne interrate, probabilmente ancora contenenti idrocarburi. Dalle ricerche di archivio e dai sopralluoghi in situ sono state individuate due cisterne interrate. Dopo la comunicazione di potenziale rischio ambientale trasmessa al Servizio Ambiente della Provincia di Ravenna ai sensi dell’art. 245 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., sono iniziate le operazioni di bonifica delle cisterne in accordo con il Servizio Territoriale di ARPA. Le cisterne sono state vuotate e ripulite secondo le disposizioni vigenti in materia da una ditta specializzata; infine, sono state dissotterrate e rimosse dalla loro originaria ubicazione per essere smaltite in discarica. A margine degli scavi sono stati prelevati dei campioni di terreno, rappresentativi delle pareti e del fondo scavo, per essere oggetto di analisi di laboratorio condotte in contraddittorio con ARPA. Nei rapporti di prova di ARPA è emerso il superamento dei valori relativi a singoli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), nonostante la concentrazione complessiva fosse entro i limiti consentiti.

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Si è proceduto, quindi, secondo le indicazioni ricevute nelle “Valutazioni” alla “Relazione sui risultati delle indagini preliminari”, trasmesse dal Settore Ambiente in data 9.3.2011: è stato condotto un approfondimento dello scavo e un successivo prelievo di campioni di terreno da sottoporre ad analisi per la ricerca di CSC, in contraddittorio con ARPA. I rapporti di prova della seconda fase di campioni non hanno evidenziato alcun superamento dei valori fissati dal D.Lgs. 152/2006 per le aree da destinare a verde pubblico, privato e residenziale. “L’area Ex Macello, oggetto di un Piano di Recupero, si può considerare idonea alle destinazioni d’uso previste dal Piano (assimilabili a “verde pubblico, privato e residenziale” di cui alla colonna A, tab.1, Allegato 5 al Titolo V, Parte IV del D. Lgs. 152/2006)”, come riporta la comunicazione del 27.12.2011 “Esiti dell’approfondimento delle indagini preliminari” trasmessa dal Settore Ambiente della Provincia di Ravenna.

2. Probabile presenza di siti archeologici Nella vicina area dell’Ex Falegnameria sono stati condotti nel 2005 dalla Soprintendenza Archeologica una serie di sondaggi al fine di individuare il tracciato delle antiche mura urbane non più esistenti. Dai sondaggi e dai successivi scavi sono state individuate le strutture murarie realizzate con elementi di spoliazione romani e tracce di interruzioni e rifacimenti di epoca medievale. Nella fase esecutiva verranno concordati con la SABAP gli eventuali sondaggi ed altre indagini volti ad accertare la possibile eventuale presenza di siti archeologici entro il sedime dell’ex mattatoio, qualora se ne ravvisasse la necessità.

3. Reperimento di parcheggi pertinenziali Data la configurazione dell’area di intervento, verificata la difficoltà tecnica a realizzare il livello interrato da destinare a parcheggio, nella soluzione proposta il reperimento dei parcheggi pertinenziali è previsto nella corte sud a raso con accesso da piazzale XIII giugno. La verifica del rispetto degli standard per il parcheggio privato è stata effettuata considerando soltanto le porzioni oggetto di nuova costruzione e di demolizione / ricostruzione come richiesto nel parere del SUE del Comune di Ravenna nel 2013 (relativo al Piano di Recupero versione 2009/2012). Nella stessa tabella, per ciascuna destinazione d’uso, è riportata anche la dotazione minima di parcheggi privati, calcolata ai sensi dell’art. III.3.2del RUE 5, in ragione di:

1 posto auto ogni 25 mq di Sc per gli esercizi pubblici (Spr1); 1 posto auto ogni 50 mq di Sc per le attività direzionali, artigianali di servizio (Spr3); 1 posto auto ogni 100 mq di Sc per il micro birrificio (Pr2); 1 posto auto ogni 25 mq di Sc per l’ostello (T3).

Il RUE 5 ammette inoltre il reperimento della dotazione di parcheggi pertinenziali a distanza per le attività ricettive, previo atto d’obbligo a disciplinare il car-valeting, luogo, servizio. La quantificazione della Sc nei nuovi corpi di fabbrica e nel volume demolito e ricostruito, distinta per ciascuna delle destinazioni previste, e la dotazione di posti auto pertinenziali, minima e totale, è riportata nella tabella seguente.

Destinazione d'uso Ostello (T3)

Direz./Artig. (Spr3)

Ristorante, Bar (Spr1)

Microbirrificio (Pr2) Sc

Livelli S.u. S.a. S.u. S.a. S.u. S.a. S.u. S.a. Su+0,6*

Sa 2 Superficie

complessiv 1 84,57 147,92

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0 155,65 42,44 84,53 16,42 196,76 64,24 Totale Sa 42,44 16,42 147,92 206,78

155,65 25,46 169,10 9,85 196,76 88,75 64,24 0,00

a

Totale 181,11 178,95 285,51 64,24

709,82

minima 7 4 11 1 23 disponibili 24

Dotazione pk privati uso pubbl. totale 24

Data la complessiva capacità del parcheggio della corte sud di 24 posti auto, la dotazione richiesta dal RUE 5 vigente risulta soddisfatta.

Prescrizioni della Scheda d’ambito del POC Nella Scheda normativa di POC sono elencate le prescrizioni che informano il Piano di Recupero. - Restauro e consolidamento dei fabbricati esistenti. Il complesso edilizio del dismesso mattatoio sarà restaurato e consolidato, rivitalizzato dalle nuove destinazioni d’uso previste. - Ricostruzione della porzione ovest del fabbricato di ingresso, finalizzata alla restituzione del

volume originario e alla ricomposizione della facciata. Nella ricostruzione della porzione ovest del fabbricato di ingresso, distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, si propone la restituzione del volume originario con la sua equilibrata composizione della facciata, desunta dalla documentazione iconografica d’archivio, con modanature, cornici, medaglioni, lesene bugnate, non mancando di dichiarare l’alterità dell’elemento architettonico rispetto al restante edificio, mediante un diverso trattamento della finitura e delle cromie, quale, ad esempio, l’intonaco laddove nel corpo superstite è il mattone a vista, o la diversa cromia della terracotta delle modanature. Si precisa che tali scelte sono puramente indicative in questa fase; la precisazione delle scelte verrà effettuata in sede di Permesso di Costruire e l’intervento sarà subordinato alle prescrizioni della SABAP. - Valorizzazione dell’area antistante l’accesso principale, anche mediante progetti di arredo

urbano. L’area pubblica di via R. Serra antistante l’ingresso principale all’ex mattatoio sarà riorganizzata quale spazio attrezzato per i pedoni, funzionale alle attività ospitate all’interno del complesso. - Demolizione delle superfetazioni, come indicato nella scheda grafica. I corpi superfetativi rilevati, comprese tettoie labenti, serbatoi per la raccolta dei liquidi della macellazione, la centrale termica, verranno demoliti. - Bonifica dell’area, in conformità con le destinazioni previste. È stata intrapresa, di concerto con il Servizio Ambiente della Provincia di Ravenna e con ARPA, la bonifica del suolo da contaminazioni da idrocarburi, derivanti dalla presenza delle cisterne per il combustibile da riscaldamento. La bonifica degli elementi in amianto (lastre di copertura delle tettoie, tubazioni) rilevati verrà intrapresa prima dell’avvio dell’intervento edilizio nel rispetto delle procedure di legge. - Realizzazione di parcheggi privati pertinenziali funzionali agli usi previsti nel progetto, da

realizzare anche interrati, compatibilmente con lo stato dei luoghi e con eventuali ritrovamenti archeologici.

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La complessità idrogeologica del sito, derivante dalla presenza del canale del Molinetto, e la possibilità di ritrovamenti archeologici sconsigliano il ricorso a soluzioni che prevedono livelli interrati. Nel Piano di Recupero la dotazione dei parcheggi pertinenziali richiesta in conformità all’art. II.3.2 del RUE 5 è prevista nella corte sud, con accesso da piazzale XIII giugno, mediante la realizzazione di un fornice nella cortina muraria esistente. Nel paragrafo precedente è stato evidenziato che con l’applicazione dei criteri di dimensionamento dei parcheggi pertinenziali contenuti all’art. III.3.2 del RUE 2015.

Scelte e organizzazione del Piano di Recupero L’ambito di intervento del Piano di Recupero comprende: − il complesso edilizio del dismesso mattatoio, restaurato e consolidato, rivitalizzato dalle nuove destinazioni d’uso previste; − il riassetto di via R. Serra, che comprende l’introduzione di una mini-rotatoria nell’intersezione di via R. Serra con via G. Bruno, via L. Gabici, via G. Pascoli; un’isola salvagente per l’attraversamento ciclo-pedonale; una corsia per la svolta a sinistra per facilitare l’accesso al parcheggio pubblico per chi proviene da ovest; un golfo per la sosta limitata al carico e scarico delle merci e attrezzato per la ricarica elettrica sul lato dell’Ex Macello e, sul lato opposto, un golfo per la sosta di ciclomotori e motocicli; le aree per la collocazione dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani; − l’area pubblica di via R. Serra frontistante l’ingresso principale all’ex mattatoio, riorganizzata quale spazio attrezzato per i pedoni, funzionale alle attività ospitate all’interno del complesso; − il parcheggio pubblico esistente di piazzale XIII Giugno, la cui attuale capacità di parcamento verrà ridotta per la riorganizzazione generale dell’assetto (corselli / stalli auto / isole / marciapiedi). Le aree pubbliche inserite nell’ambito del Piano di Recupero saranno oggetto di adeguamento della viabilità esistente, di riconfigurazione dell’area frontistante l’accesso principale al Macello, di razionalizzazione del parcheggio posto sul retro del fabbricato.

Opere di urbanizzazione Nell’ambito di intervento del Piano, non sono previste opere di urbanizzazione ex novo: l’area esterna al sedime del mattatoio coincide con parte dell’area pubblica di via R. Serra e con parte dell’area pubblica allestita nel corso delle opere di urbanizzazione realizzate in seno al Piano di Recupero dell’Ex Segheria, ora collaudate e cedute al Comune di Ravenna. Nel Piano di recupero dell’Ex Macello, come evidenziato negli elaborati grafici allegati, si prevedono sia la nuova definizione progettuale del tratto di via R. Serra prospiciente il Macello che la riorganizzazione del parcheggio a sud. La compiuta definizione di via R. Serra potrà avvenire nel breve termine con la ri-ammagliatura del percorso ciclo-pedonale di via R. Serra, recentemente realizzato dal Comune di Ravenna, con il percorso pedonale esistente da via Carraie e nel medio – lungo termine quando si darà attuazione alle previsioni del POC per l’area denominata “Ex Falegnameria” destinata a parcheggio. Il tratto di via R. Serra frontistante l’ex Macello sarà oggetto di nuova definizione progettuale: − l’intersezione esistente tra via R. Serra, via G. Pascoli, via L. Gabici e via G. Bruno verrà

modificato con l’introduzione di una rotatoria del diametro di 16,50 m circa, classificabile quale mini-rotatoria ai sensi del DM 19.04.2006 “Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle intersezioni stradali”;

− sarà prevista una corsia centrale di svolta per facilitare l’ingresso al parcheggio Ex Falegnameria per chi proviene da ovest; lungo il lato sud verrà introdotto un golfo per ospitare un’area attrezzata per la ricarica delle auto elettriche e per consentire le operazioni di carico e scarico alle nuove attività previste nel PdR da regolamentare nelle modalità vigenti in fase esecutiva;

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− la sezione di via R. Serra verrà ridotta sia sul lato del parcheggio nell’area ‘Ex Falegnameria’ con l’introduzione di un golfo per la sosta di motocicli e ciclomotori e delle aree per la collocazione dei cassonetti per i rifiuti, che sul lato dell’ex Macello con l’ampliamento dell’area pedonale; in mezzeria è prevista un’isola salvagente in prossimità della rotatoria.

L’area pedonale pubblica adiacente all’ex Macello verrà pavimentata con materiale analogo a quello previsto nelle corti interne (lastre in pietra di Luserna modulata su guidane in porfido rosso), come ipotizzato nella Tavola 15 – Sistemazioni esterne, da verificare e precisare in sede di Permesso di Costruire per le opere di urbanizzazione. Questa soluzione progettuale permetterà, inoltre, di conferire continuità al percorso pedonale lungo il lato sud di via R. Serra, attualmente mancante. La pubblica illuminazione seguirà la soluzione adottate per il tratto di via R. Serra verso via Castel San Pietro. Il parcheggio di piazzale XIII giugno è stato realizzato nell’attuazione del Piano di recupero dell’Ex Segheria (1999 – 2004), contestualmente a via Giordano Bruno e al passaggio interdetto alle auto verso via Carraie. In tale intervento, sono state realizzate le opere a rete necessarie a tale comparto: in particolare, i rami fognari di via G. Bruno e del piazzale sono stati dimensionati considerando la futura immissione del comparto ex Macello (per maggiori dettagli, vedasi capitolo delle opere a rete). Per l’introduzione dei percorsi protetti e la realizzazione del marciapiede in fregio all’edificio, l’attuale configurazione del piazzale verrà modificata con conseguente riduzione del numero degli stalli per la sosta (da 90 a 64 stalli nella configurazione prevista dal PdR). Nel nuovo assetto si prevede la realizzazione di un percorso pedonale protetto, di isole pavimentate e di aiuole, destinate ad ospitare sia i pali dell’illuminazione pubblica che gli alberi. Nell’intervento di riconfigurazione del parcheggi pubblico è prevista l’installazione di spire rilevatrici da collegare al sistema urbano di indirizzamento ai parcheggi. A tal fine, tra via R. Serra e via G. Bruno è prevista l’installazione di un pannello luminoso indicante la disponibilità di posti liberi nel parcheggio pubblico. I sei esemplari di tiglio ora esistenti saranno in parte conservati e in parte abbattuti ma sostituiti da nuove piante con altra collocazione. Si rileva, infatti, che gli alberi sono stati piantumati in aiuole troppo anguste per consentire il florido accrescimento degli esemplari e prive di qualsiasi tipo di protezione per il colletto arboreo. Nel Piano si prevede una diversa configurazione caratterizzata da una più ampia superficie inerbita e da cordoli perimetrali in rilevato rispetto al corsello a protezione di ciascun albero. L’illuminazione pubblica verrà modificata sia nella disposizione degli elementi illuminanti che nella scelta del tipo di palo e di lampada. I nuovi elementi saranno analoghi a quelli già in opera in via G. Bruno. Per maggiori dettagli tecnici, si rimanda al capitolo “Progetto delle opere a rete e sottoservizi pubblici”.

Il Nuovo Macello pubblico: il progetto della fine del XIX secolo Lungo i canali e i fiumi deviati, al di fuori delle mura urbane nel Borgo Fratti (oggi Borgo San Rocco) erano ubicate quegli edifici pubblici le cui attività erano strettamente connesse all’acqua, la cui disponibilità era da sempre scarsa in città. Così nelle Piante panoramiche di Gaetano Savini del 1900 e del 1903 sono rappresentati il Mulino, il Pubblico Lavatoio sul canale del Mulino e, poco più a valle, il Macello Vecchio e il Macello Nuovo. Il complesso del Macello Nuovo situato sul canale del Mulino, antistante il bastione della cinta muraria tra porta Sisi e porta Nuova, emerge per volumetria e per dimensioni dell’impianto

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planimetrico nell’insediamento urbano caratterizzato dal tessuto edilizio minuto e di modesta altezza e ha una posizione relativamente isolata. La decisione di procedere alla costruzione di un nuovo macello deriva dalla constatata insufficienza e inadeguatezza del macello esistente a Ravenna, situato sul canale del Molinetto, obsoleto nella concezione spaziale, problematico nella distribuzione degli spazi necessari alla macellazione e nell’eliminazione dei rifiuti solidi e liquidi. Nella lettera al Sindaco sulle condizioni igieniche della città datata 6 settembre 1895, il Prefetto riporta un passo della relazione del Medico provinciale circa il Macello esistente: “un unico ambiente, con pareti e pavimenti nerastri per sudiciume, esalante dapertutto un lezzo putrido che nausea. …. In tale stato il pubblico macello divento un centro di infezione gravissima da reclamare la sollecita attuazione di procedimenti che tolgano quel focolaio pericoloso alla pubblica salute. E non è neppure decoroso, che una città della importanza di Ravenna … ove affluiscono da ogni parte forestieri ad ammirare le splendide bellezze antiche, conservi nel suo perimetro un locale di servizio pubblico importantissimo nello stato di abbandono e lordura che è l’attuale macello.” La lettera si conclude sollecitando la pronta soluzione del problema da parte dell’Amministrazione, al fine di evitare anche il ricorso a provvedimenti prefettizi. In realtà l’Amministrazione Comunale aveva da tempo la piena consapevolezza della rilevanza del problema; a tale scopo, l’Ufficio Tecnico municipale era stato incaricato di redigere un progetto di massima per un nuovo mattatoio: il progetto redatto nel 1891 aveva delineato un’ipotesi di manufatto dal costo stimabile in £ 187.483; col fine di procedere con le opere, nel 1892 era stata istituita una Commissione per la scelta dell’ubicazione dell’edificio. All’inizio del febbraio 1895 venne presentato un secondo progetto i cui costi erano stimati in £ 367.546. Nel novembre dello stesso anno venne presentata una terza proposta di edificio da realizzare nell’area prossima alla fornace Ravaglia, in prossimità della strada del Molinetto e la strada dei Poggi, i cui costi vennero stimati in £ 168.799. “Se non che l’entità della spesa ha sempre arrestato i Reggitori del Municipio pensando alle tante altre necessità, che pur sarebbe nell’interesse della pubblica salute provvedere e a cui si dovrà o presto o tardi addivenire, talché fu reputato buon consiglio risparmiare quanto più da un canto si potrà a beneficio e vantaggio di quel che resta a farsi.” (Brevi cenni descrittivi sul progetto di macello pubblico ..., 1895). Esigenze di bilancio pubblico combinate con istanze di carattere igienico – sanitario e questioni di interessi personali fecero procrastinare la scelta dell’ubicazione fino al 1896, quando si decise che il nuovo Macello sarebbe stato situato nell’area dell’orto Garzolini e Belloni, poco distante dal preesistente Macello pubblico ma ancora in posizione isolata rispetto all’insediamento urbano e, soprattutto, prossima al canale: si poté quindi procedere a tradurre il progetto di massima in progetto definitivo.

La ‘fabrica’ del Nuovo Macello pubblico – cenni storici Il progetto del Nuovo Macello pubblico venne sviluppato dall’Ufficio Tecnico municipale, in particolare dall’ing. Costantino Pirotti del II Riparto dell’Ufficio comunale, di concerto con l’Ufficiale Sanitario, il dott. Primo Ghigi, dopo aver visionato i progetti di altri macelli italiani, quali quelli di Cesena, Faenza, Imola, Firenze e Vercelli. Il progetto definitivo presenta una dimensione planimetrica di 66 x 86 m circa, laddove nel progetto di massima l’area di impianto era 60 x 75 m circa. Il costo dell’opera venne stimato in £ 175.925, di cui £13.377 relativo al costo di espropriazione dell’area. Nel progetto definitivo vennero introdotte alcune variazioni rispetto al progetto di massima (versione del novembre 1895, ipotizzato nell’area Ravaglia), quali l’ampliamento dell’ingresso principale; l’ampliamento della superficie destinata all’alloggio del custode; la previsione di due

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pozzi succursali posti nella prima corte, da utilizzare in caso di guasti o di cattivo funzionamento della pompa, del serbatoio o delle condotte; l’ampliamento del macello dei polli. All’aumento dell’area occupata dagli edifici e del volume edificato, con conseguente aumento dell’area da espropriare, è da attribuire l’incremento del costo stimato dell’intervento; come il Capo Ingegnere evidenzia nella nota al Sindaco, tale costo sarebbe stato maggiore se non fosse stato deciso di stralciare alcune parti di lavori, quali il solaio della stalla bovini, quello dei magazzini e i locali per le lavorazioni delle pelli e degli intestini, gli infissi con vetri nei padiglioni destinati alla mattazione e alle tripperie, adducendo il motivo che sarebbero stati rotti da subito poiché per ragioni igienico – sanitarie le finestre erano basse rispetto al piano di calpestio, oltre agli impianti per la sterilizzazione e distruzione degli animali infetti. Il progetto venne approvato dal Consiglio Comunale il 26 giugno 1897. Nella stessa seduta venne incaricata la Giunta di procedere alla designazione del titolare della concessione del lavoro per trattativa privata: si trattava dell’ing. Cesare Bezzi, quale rappresentante di un composito gruppo di artigiani locali, che aveva presentato domanda per la costruzione del nuovo macello con l’impegno a non presentare alcuna riserva in caso di varianti in corso d’opera. Il nuovo Macello era composto dall’aggregazione di sette padiglioni, dei quali sei distribuiti lungo il perimetro del lotto a formare una grande corte interrotta dall’inserimento al centro del settimo padiglione preposto alla macellazione dei bovini. Il padiglione prospiciente il canale del Molino e alla strada parallela a questo era arretrato, rispetto alle ali laterali costituite dalle tettoie dei piccoli depositi, a formare lo spazio necessario per la manovra dei carri, in posizione idealmente complementare al baluardo difensivo visibile nelle Piante di Savini. Ciascun padiglione presenta un corpo a pianta rettangolare, con copertura a 4 falde; un abbaino enfatizza l’ingresso ad arco a tutto sesto. All’esterno del complesso dei padiglioni, l’area del Macello comprendeva una fascia di pertinenza, larga 1,5 m, necessaria per le opere di manutenzione ai fabbricati. Le murature erano realizzate in mattoni di dimensioni 0,29x0,14x0,055 m e 0,33x0,16x0,055 m per gli zoccoli. Nel capitolato si indicava la preferenza per la produzione della locale Fornace Ravaglia, presso la quale sarebbe dovuto sorgere il nuovo Macello negli intendimenti del 1895, purché fossero garantite le prestazioni richieste al prodotto, lasciando tuttavia all’appaltatore facoltà di scelta. La malta per le murature e per il calcestruzzo doveva essere costituita da calce spenta e da sabbia di fiume, in ragione di 1:2. La calce doveva essere d’Istria in zolle o d’Incisa Val d’Arno macinata o in zolle perfettamente cotte. Il sedime dell’area era delimitato dai padiglioni o da muri di recinzione, dotati di pilastri intermedi sormontati da cappelli in laterizio. Le cornici per gli archivolti delle finestre, gli architravi, le fasce, i listelli al di sotto del cornicione, il marcapiano alle finestre dovevano essere realizzate in terracotta, descritta nel computo come ‘materiale d’Imola’. La pavimentazione dell’androne era in pietra conciata di Pesaro. Le pavimentazioni dei cortili erano in asfalto naturale, di spessore 2,5 cm, su un sottofondo in selciato comune. Le guide e le soglie dovevano essere in granito; gli scalini, le cordonate, le soglie per blocchi del basamento in Istria dura. Il sistema fognario era costituito da fognali sotterranei a raccogliere le acque di lavatura e gli altri liquidi provenienti dai locali della macellazione e di servizio per scaricarli nei condotti sotterranei posti al di sotto delle corti e paralleli ai padiglioni, cui confluiscono anche le acque piovane. Tali condotti confluivano in un collettore presso il cancello dello stabilimento per recapitare i reflui nel canale del Molinetto. I condotti erano formati da chiavicotti in laterizio, di dimensioni variabili, rivestiti da uno strato di cemento.

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Il progetto dello schema fognario è illustrato in planimetria e in sezione nell’Appendice: Immagini d’archivio. Negli anni 1899 – 1900 lo scultore Attilio Maltoni, che aveva fornito bassorilievi per altri edifici pubblici della città, quali il Mercato Coperto e il Cimitero, scolpisce otto medaglioni in sasso di Custoza, raffiguranti teste di animali, posti a decorazione della facciata principale in corrispondenza di ciascuna finestra, e la cimasa collocata sopra l’attico del fabbricato di ingresso, realizzata anch’essa in sasso di Custoza. Nel 1900 vengono forniti, come concordato con l’Ufficio Tecnico municipale, gli arredi dei padiglioni: banchi, vasche di rivestimento ai recipienti, vasche a calice per il lavaggio, realizzati in cemento con finitura a smalto a imitare il granito grigio. I lavori furono diretti dall’ing. Costantino Pirotti, coadiuvato da Giovanni Castellani. I lavori iniziarono il 22 settembre 1987, come risulta dal Verbale di Consegna e sarebbero dovuti durare 15 mesi. Dopo alcune interruzioni dei lavori e richieste di proroghe, il 1° gennaio 1902 il nuovo Macello entrò in esercizio.

Lo stato di conservazione dell’ex Macello Il corpo edilizio prospiciente via Renato Serra è quello che è stato maggiormente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale e non è mai stato ricostruito né ricomposto nella sua interezza. Nel tempo sono state apportate modifiche ai singoli padiglioni, spesso per esigenze strettamente legate all’uso dei padiglioni, quali tamponature alle aperture, parziali e/o dell’intero vano architettonico, nuove aperture e costruzione di pareti interne; sono stati rilevati, inoltre, molteplici volumi superfetativi, quali tettoie, depositi, piccoli ripostigli, oltre alla centrale termica adiacente al padiglione centrale. Nonostante l’abbandono prolungato e l’incuria in cui versa il complesso, i manufatti sono in discrete condizioni di conservazione: si registrano infiltrazioni dalle coperture, alcune parti di paramento murario sono ammalorate con perdita delle cornici in terracotta, dei giunti di malta e talora dei mattoni.

Il recupero dell’Ex Macello pubblico: il progetto architettonico del XXI secolo Il progetto per il recupero dell’Ex Macello è informato dal principio del restauro e consolidamento dei fabbricati esistenti e dalla cifra della contemporaneità rispettosa dell’antico per gli interventi di nuova costruzione, intesi quali opere necessarie per la nuova fase di esercizio del complesso architettonico. Nell’ambito di questo Piano di Recupero si individuano tre ordini di interventi: − consolidamento e restauro dei padiglioni esistenti per adeguarli alle previste destinazioni d’uso; − costruzione dei corpi di collegamento tra i padiglioni, sia agli angoli del lotto che in posizione

mediana verso il padiglione dei bovini; − ricostruzione della porzione ovest del fabbricato di ingresso, distrutta durante la Seconda Guerra

Mondiale: in tale intervento, progettato con il supporto della documentazione iconografica d’archivio, si propone la restituzione del volume originario con la sua equilibrata composizione della facciata, con modanature, cornici, medaglioni, lesene bugnate, non mancando di dichiarare l’alterità dell’elemento architettonico rispetto al restante edificio, mediante un diverso trattamento della finitura e delle cromie, ad esempio l’intonaco laddove nel corpo superstite è il mattone a vista, o la diversa cromia della terracotta delle modanature.

Il padiglione su via R. Serra è un fabbricato destinato a servizi privati (esercizi pubblici ed attività direzionali): si tratta di due unità, che si sviluppano su due livelli fuori terra, ciascuna dotata di un proprio vano scala e servizi igienici. L’imponente androne, ambito privato di uso pubblico, con la volta botte da restaurare immette nella corte nord. Tale spazio è concepito quale square pubblico al quale afferiscono le varie attività

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ospitate nel complesso: il ristorante e il brew-pub (birreria con impianto di micro-birrificio) a nord, gli uffici situati nei padiglioni a ovest e a est, l’ostello ubicato nel padiglione centrale (ex Macello Bovini), Nella corte sud sarà reperita, inoltre, la dotazione di parcheggi privati e privati di uso pubblico nelle quantità previste dal RUE 5, in funzione delle attività ospitate nell’intero complesso. Nella corte nord le attività del bar, integrata da quella del brew pub, e del ristorante, previsto nella porzione a est del padiglione di ingresso, si compongono con quella ricettiva dell’ostello secondo un’equilibrata mixitè di usi. Il ristorante è previsto nella porzione est del padiglione principale, con la sala situata in parte nel padiglione stesso e in parte nel corpo di nuova costruzione e in parte nel padiglione est. Al piano primo sarà ubicata la cucina, con i locali secondari necessari all’attività e i servizi igienici per il personale nel padiglione principale e locali funzionali all’attività nel padiglione adiacente. Il bar è situato nel padiglione che si affaccia su via G: Bruno, oltre che sulla corte nord, ed è completato dagli spazi necessari ad ospitare le attrezzature necessarie alla produzione in situ della birra, con i gruppi frigoriferi, i tini, il deposito dei cereali e i grandi fusti di stoccaggio. L’accesso alle unità della corte nord avviene dalla corte stessa o dall’androne di via R. Serra per il ristorante e per gli uffici. L’ostello è una struttura ricettiva extra-alberghiera, che si sviluppa nei quattro padiglioni che definiscono la corte sud del complesso. Ogni padiglione è organizzato su due livelli fuori terra, ad eccezione del padiglione sul lato sud che nella torretta centrale presenta tre livelli fuori terra. I grandi ingressi ad arco con parasta bugnata di ogni padiglione dell’ostello introducono alla hall di servizio, che funge anche da uscita di sicurezza. Sia per il padiglione sud che per il padiglione a un livello e doppia falda sul lato ovest presentano un accesso diretto dalla via pubblica (ossia piazzale XIII Giugno e via G. Bruno). Il padiglione centrale presenta due corpi vetrati di collegamento alle camere dell’ostello a est e a ovest, dove saranno ubicati sia la reception, la sala per la colazione, le sale comuni e/o per conferenze; l’ostello si estenderà ai restanti padiglioni prospicienti la corte sud. L’ostello è destinato ad accogliere circa 40 camere, ciascuna rivolta verso le corti e dotata di servizi igienici, con corridoi di distribuzione posti lungo i muri perimetrali per articolare tra loro la hall, la sala convegni, la sala lettura, le camere, i depositi per l’attività, i servizi. L’ostello sarà strutturato in conformità ai requisiti previsti dalla normativa vigente in materia di strutture ricettive extra-alberghiere, disciplinata dalla L.R. 16/2004 e modificata dalla L.R. 4/2012, attuata secondo quanto disposto nelle Delibere di Giunta regionale n. 2186/2005 e s.m.i.. In particolare sono richieste: camere doppie con superficie minima di 10 mq (per le singole la superficie minima è di 8 mq), allestite con tavolo, armadio o cabina armadio, letto e sedia o sgabello (quantificati e dimensionati per il numero degli ospiti previsti nella camera), corredate da bagni privati della superficie minima di 3 mq, allestiti con wc, vasca o doccia, lavandino e bidet; una o più sale comuni dimensionate in ragione di 0,8 mq per posto letto (o 1 mq per posto letto se la sala comune è anche sala per colazioni o pasti) e comunque della superficie minima di 20 mq. Nel progetto si è ipotizzata la preponderanza di camere doppie, la cui superficie minima è di circa 13 mq, oltre a ingresso con armadiature e a un bagno privato (superficie minima 3,80 mq). Poiché nel progetto sono previsti 90 posti letto, la superficie minima richiesta per la sala comune è di 72,00 mq; tale requisito è soddisfatto poiché nel progetto sono individuate sia una sala per le colazioni (76,15 mq) situata al piano terra nel padiglione centrale che una sala lettura / tv (37,50 mq) nel padiglione a un sol piano su via G. Bruno, oltre a due sale comuni, allestibili anche per

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conferenze, rispettivamente di 107,44 mq e di 99,48 mq, situate al primo piano del padiglione centrale. Le unità direzionali (e/o servizi privati ammessi dalla Scheda di POC) sono situate nei due padiglioni nord-ovest est della corte nord e nella campata adiacente del fabbricato a un solo livello e copertura a doppia falda. Ciascun padiglione sarà organizzato su due livelli fuori terra. Gli elementi architettonici di nuova costruzione sono posizionati agli angoli del lotto, ove in origine erano delle tettoie per i depositi e i servizi igienici. Le tettoie del lato nord sono state demolite, o distrutte durante la Seconda Guerra Mondiale. Alle tettoie ancora esistenti sono state annesse altre tettoie ed altri elementi incongrui, spesso con coperture in lastre di amianto. I corpi di collegamento del padiglione centrale e quelli agli angoli del lotto presentano un’altezza modesta, quasi sempre un piano fuori terra, e sono caratterizzati dalla scelta costruttiva della struttura in acciaio, con tamponature in vetro e dotate di brise-soleil in acciaio. La struttura di copertura è piana e consente l’alloggio delle macchine per il trattamento dell’aria e dei pannelli fotovoltaici. L’ingresso al parcheggio sarà dotato di dispositivi rilevatori per l’ingresso e l’uscita degli autoveicoli, con il duplice fine di informare i clienti / avventori delle attività ospitati circa l’effettiva disponibilità di posti auto nel parcheggio nella corte sud e di aggiornare correttamente la disponibilità dei posti auto nel parcheggio pubblico a raso di piazzale XIII Giugno. Il parcheggio pubblico sarà dotato di spire rilevatrici, analoghe a quelle esistenti, che andranno riposizionate per la realizzazione dell’isola spartitraffico, collegate al sistema di indirizzamento ai parcheggi urbani. L’ingresso e l’uscita dal parcheggio privato sarà considerato ai fini della corretta informazione sui posti disponibili. La pavimentazione delle corti, analogamente dell’androne e dell’area pubblica antistante l’ingresso principale, sarà in lastre di Luserna, modulate da guidane in lastre di piccolo formato in porfido rosso, che associano alla funzione estetica quella funzionale del compluvio per le acque meteoriche e della ubicazione degli elementi di arredo (caditoie, faretti e pali per l’area pubblica), come delineato nella Tavola 15 – Sistemazioni esterne.

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Appendice: Immagini d’archivio

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Relazione tecnica sulle opere strutturali Ing. Davide Fuchi

Descrizione generale Secondo quanto riportato nella relazione generale, il complesso si estende su un'area rettangolare di dimensioni 65x86 metri per una superficie di circa 5.500 mq ed è costituito al suo interno da cinque fabbricati di forma rettangolare, di cui quattro disposti sul perimetro dell'area ed uno in posizione centrale. I fabbricati hanno rispettivamente dimensioni planimetriche di 33,80x10,00 metri, 59,50x9,00 metri, 33,70x9,00 metri, 59,50x9,00 metri e 12,50x33,70 metri e altezza alla gronda di circa 6,80 metri, ad eccezione della torretta nel corpo sul lato sud per un'altezza di circa 10,70 metri. L'area di sedime è a circa 4,20 metri s.l.m. e a quota leggermente superiore di quella dell'asse stradale di via Renato Serra.

Descrizione del sito e caratterizzazione geologica Secondo la caratterizzazione geologica riportata nella relazione di Modellazione geologica e sismica del dott. Thomas Veronese del marzo 2016, il sito presenta una stratigrafia così ricostruibile: • “da p.c. fino a 0,60 m da p.c. riporto costituito da ciottoli, ghiaia e frammenti di maceria

(laterizi) in matrice limoso-sabbiosa; • da 0,60 a 1,40 m sabbia limosa debolmente argillosa, mediamente addensata, ancora con

presenza di macerie; • da 1,40 a 4,40 m terreni fondamentalmente coesivi, costituiti da argille limose e limi

argillosi, debolmente sabbiosi sino a 3,4m, quindi da un’alternanza di limi argillosi e sabbie limoso-argillose (in livelli decimetrici) sino a 4,2 m, e quindi nuovamente da limi argillosi;

• da 4,4 a 4,80 m sabbia mediamente addensata; • da 4,8 a 8,00 m argilla limosa e limo argilloso, debolmente sabbiosi o con sottili

intercalazioni oltre i 6 m di profondità; • da 8,0 a 12,80 m sabbie limose o debolmente limose, da mediamente addensate ad

addensate, con un’intercalazione di limo argilloso da 9,2 a 9,4 m di profondità; • da 12,8 a 15,20 m sabbia limosa mediamente addensata, con un livello di sabbia pulita

fortemente addensata tra i 13,6 ed i 14,0 m; • da 15,2 a 15,40 m sottile intercalazione limoso-argillosa; • da 15,4 a 19,80 m sabbia debolmente limosa o limosa, addensata; • da 19,80 m a 20,60 m (profondità di rifiuto strumentale all’avanzamento) sabbia fortemente

addensata (probabilmente con ghiaia fine).” La zonizzazione sismica ZS9 pone come magnitudo attesa massima nella zona sismogenetica 912 il valore di M = 6,14. Inoltre, sulla base delle prove geofisiche svolte, il sito è dunque soggetto ad amplificazione sismica stratigrafica sussistendo un bedrock simico molto profondo, con fattore di amplificazione F.A. = 1,7. Il fattore di amplificazione derivato dal rapporto tra l’intensità spettrale in superficie e al bedrock sismico SI/SIo è di 2,0 nell’intervallo di periodo tra 0,1sec e 0,5sec, è di 2,7/3,0 nell’intervallo 0,5sec e 1,0sec, ed è di 2,9/3,3 nell’intervallo 0,5sec e 1,5sec. L’accelerazione di picco in superficie, per un tempo di ritorno di 475 anni (convenzionalmente utilizzato nella pianificazione territoriale) è dunque 0,28g. La magnitudo massima attesa è di 6,14.

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La stessa relazione geofisica condotta indica infine che “dai modelli di velocità derivati con le due differenti tecniche è stato stimato il parametro Vs30 rispetto all’attuale piano campagna, pari a 218 m/s. Ai sensi dell’art. 3.2.2 del D.M. 14/01/2008, unicamente sulla base del parametro Vs30 relativo all’attuale piano campagna, il sottosuolo ricade in categoria C.” Rimandando in ogni caso alla citata relazione di modellazione geologica e sismica, questa rileva inoltre la modellazione geologica che il sito può essere suscettibile di potenziale liquefazione, evidenziando l'opportunità di procedere in fase esecutiva (ovvero in condizioni di accesso in maggiore sicurezza) all'esecuzione di specifiche prove penetrometriche a punta elettrica. Tale aspetto viene ricordato non essere un fattore escludente l'edificabilità ma solo condizionante, che, d'altra parte, prevederebbe un considerevole approfondimento delle analisi da affrontarsi prima della progettazione esecutive degli interventi e al fine di indirizzarla verso gli interventi più idonei e corretti.

Descrizione dei fabbricati esistenti e caratterizzazione strutturale I fabbricati esistenti sono stati realizzati originariamente tra fine '800 e inizio '900 con strutture portanti in muratura di mattoni pieni a più teste legati con malta bastarda. Viene riferito allo scrivente che i saggi condotti rispetto alle fondazioni hanno mostrato strutture fondali caratterizzate dall'allargamento dei paramenti murari sino a una ragguardevole quota inferiormente al piano di campagna. Le strutture di copertura sono in generale con orditura principale (in alcuni costituiti da capriate lignee) e secondaria in legno e tavelle in laterizio. In generale non sussistono solai intermedi, fatte salve alcuni interventi successivi svolti nell'ala a Sud. In generale, anche tenendo conto del lungo periodo di abbandono a cui il complesso è stato soggetto, le strutture risultano in discreto stato di conservazione e non si segnalano manifesti dissesti o lesioni, il che evidentemente permette di ritenere una buona conservazione e un idoneo dimensionamento delle opere strutturali precedenti. Al di là delle superfetazioni (che peraltro saranno rimosse nell’ipotesi progettuali), appaiono in alcuni casi interventi successivi di completamento nonché l'evidente menomazione di parte del corpo frontale su via Renato Serra.

Descrizione dell’intervento progettuale e caratterizzazione strutturale Secondo le previsioni del piano di recupero, questo prevederà: • il consolidamento e restauro dei padiglioni esistenti per adeguarli alle previste destinazioni

d’uso (esercizi pubblici/attività direzionali nel corpo su via Renato Serra, ostello nella parte a Sud e nel corpo centrale, uffici in parte dei corpi a ovest e ad est)

• la costruzione dei nuovi corpi di collegamento tra i padiglioni, sia agli angoli del lotto che in posizione mediana verso il padiglione dei bovini;

• la ricostruzione della porzione ovest del fabbricato di ingresso, distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale.

• In generale e in via preliminare, da un punto di vista strettamente strutturale, l'intervento dovrà contemplare: • svolgimento di una campagna di rilievi strutturali e sondaggi/saggi, anche con l'esecuzione di

specifiche prove ai fini della conoscenza dei materiali; • realizzazione di una platea di fondazione per i vari fabbricati interna ed esterna (ove possibile)

con immorsamenti passanti ed innesti alle strutture di fondazioni esistenti; • generali interventi locali di rinforzo e consolidamento relativamente alle parti murarie

ammalorate; • previa verifica delle coperture, possibile consolidamento delle stesse ovvero realizzazione ex-

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novo secondo le tipologie attualmente esistenti; • interventi di cerchiatura rispetto alle aperture di nuova realizzazione; • realizzazione di un solaio interno a piano primo con struttura in legno e/o acciaio, avente

anche funzione di controventamento dei paramenti murari; • ricostruzione delle porzioni di fabbricati danneggiati/demoliti. In tale ambito e con riferimento

al fabbricato con fronte su via Renato Serra, potrà prevedersi la realizzazione di una struttura a telaio in c.a. da realizzarsi in breccia alle murature esistenti;

• nuove strutture intelaiate in c.a. ovvero metalliche per la realizzazione dei corpi di collegamento agli angoli del complesso;

• dovranno infine essere considerati – pur con le precisazioni e riserve sopra espresse e previe le verifiche normative e le ulteriori campagne di indagine in relazione all'entità economica degli interventi eventualmente necessari – gli interventi necessari alla mitigazione del rischio di liquefazione quali ad esempio iniezioni di permeazione con miscele leganti o iniezione di compattazione (trattamenti attivi) ovvero interventi di parziale saturazione o drenaggi (trattamenti passivi) ovvero interventi di sottofondazione profonda.

Concezione strutturale In generale, posto che da un punto di vista sismico l'intervento si dovrebbe configurarsi in prima istanza quale intervento di “adeguamento” in ragione dell'aumento della superficie accessibile e del numero dei piani, nel caso specifico di bene oggetto di tutela della S.B.A.P. dovrà opportunamente valutarsi quanto previsto dalle “Linee Guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale” che permettono di operare nell'ambito di un intervento di “miglioramento sismico”. D'altra parte i nuovi corpi di giunzione in corrispondenza degli angoli del complesso saranno realizzati opportunamente giuntati e caratterizzati come nuovi fabbricati. La valutazione dell'azione sismica sarà fatta tenendo conto di una Classe d'uso II, in quanto ambienti con normali affollamenti, senza funzioni pubbliche o sociali essenziali, e Vita Nominale pari a 50 anni da cui deriva un periodo di riferimento VR = 50 anni.

Normative di riferimento Norme di riferimento cogenti Legge n. 1086 del 5/11/1971: “Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica” Legge n. 64 del 2/02/1974: “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche” Decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 6/06/01: “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia” Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 14/01/2008: “Norme tecniche per le costruzioni” Altre norme e documenti tecnici integrativi Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici del 2 Febbraio 2009, n. 617: “Istruzioni per l'applicazione delle «Nuove norme tecniche per le costruzioni» di cui al D.M. 14 gennaio 2008” Linee Guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale – allineamento alle nuove Norme tecniche per le costruzioni

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Descrizione dei materiali e dei prodotti per uso strutturale Calcestruzzo (UNI EN 206-1:2006)

Acciaio per cemento armato (UNI EN ISO 15630-1:2004) Acciaio B450C ad aderenza migliorata, saldabile con marcatura del produttore e del sagomature. Acciaio per carpenteria metallica (UNI EN 10025-2) Acciaio S235 e S355 Murature Muratura in mattoni pieni con foratura <15% legati con malta M2 Legno (elementi di nuova formazione) Legno lamellare incollato – GL24h (UNI EN 1194:2000) Legno (elementi per sostituzione esistenti) Legno massiccio di conifera – C24 (UNI EN 338:2009)

Conclusioni Nei paragrafi precedenti si è ritenuto di procedere a una sintetica e sommaria descrizione delle opere strutturali prevedibili rispetto all'attuazione del Piano di Recupero dell'ex Macello pubblico, fermo restando che lo svolgimento di indagini in sito e sulle strutture connesse alla fase esecutiva potranno prevedere interventi più specifici ed idonei.

Campi di impiego Classe

di esposiz.

Classe di resistenza

Rapporto(A/C) max.

Contenuto min. di

cemento [Kg/mc]

D max aggregato

[mm]

Aggiunta d'aria

Classe consistenza

del getto

Copriferro

nominale [mm]

Platea di fondazione XC2 C25/30 0,5 300 30 NO S5 35

Pilastri XC1 C28/35 0,55 320 20 NO S5 20

Travi e solai XC1 C28/35 0,55 320 20 NO S5 20

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Relazione preliminare degli impianti in area privata

Impianto fognario delle acque nere La rete di distribuzione degli scarichi all’interno del complesso sarà realizzata in tubazione in PVC, serie pesante, a tenuta stagna sia nelle immissioni che nei pozzetti, con rete suddivise in acque grigie ed acque nere. Le acque grigie provenienti da tutti i lavandini, docce, bidet, vasche, cucine, lavastoviglie e lavatrici passeranno prima del recapito finale in fogna nera in un degrassatore adeguatamente dimensionato a seconda degli abitanti equivalenti assegnati allo scarico. La fogna nera essendo di tipo dinamico non prevede né fosse settiche di sedimentazione, né fosse biologiche, ma un collegamento diretto e raccordato ai condotti principali di allontanamento reflui della fogna nera.

Portata derivata dall’utilizzo idropotabile civile dell’acqua Gli abitanti equivalenti possono essere considerati : - Per l’ostello da 44 camere x 2 ab.eq. = 90 ab.eq. - Per il ristorante piano terra mq 200/1.20 = 167 persone = 56 ab.eq. - Per il bar (piano terra e primo) mq 240/1.20 = 196 persone = 28 ab.eq. - Per gli uffici mq 576/8 = 72 persone = 24. ab.eq. - Per il birrificio (max 4 addetti) = 2. ab.eq. = 200 ab.eq. Più precisamente nel calcolo degli abitanti equivalenti per il complesso ricettivo sono state considerate: − 4 stanze singole (pari a 4 ab.eq.); − 37 camere doppie (pari a 74 ab.eq.); − 4 camere doppie con superficie maggiore di 20 mq (pari a 12 ab.eq.); Ne deriva una portata nera media di 200x 200lt/giorno =40.000 lt/giorno, pari a 0.463 lt/s.

Dimensionamento dei degrassatori I degrassatori saranno dimensionati sulla base del vigente Regolamento per gli Scarichi delle acquee Reflue nel Comune di Ravenna e verranno suddivisi sulla base delle diverse linee , ma anche e soprattutto sulla base delle diverse attività previste per non creare promiscuità all’atto delle successive future manutenzioni e pulizie. In pratica saranno necessari almeno due degrassatori, uno per ciascuna linea, di cui uno da 2500lt (45 abitanti equiv.) per l’ostello (125x180x150h) e poi ancora uno per il ristorante e il bar da 4900lt (80 abitanti equiv.) di dimensioni 175x240x150h. Infine uno per gli uffici da 1730lt (25 persone equiv.), di dimensioni 120x120x100h. Se invece che un ufficio si dovesse realizzare un beauty center con idromassaggi occorrerà aumentare la capacità del degrassatore concordemente con HERA sino a 3500 lt. ARPA non considera speciali i reflui provenienti da attività di artigianato di servizio alle persone, pertanto sarà sufficiente l’autorizzazione per lo scarico in fogna nera da parte di ARPA.

Portata derivata dall’utilizzo di un birrificio artigianale presente nel comparto Nel comparto è presente una microbirreria da 5hl/cotta. A seconda della stagione e del consumo si prevede una periodicità massima di tre cotte settimanali. Il ciclo di produzione per la produzione di birra è praticamente a ciclo chiuso salvo che per i lavaggi ed i risciacqui dopo ogni travaso dai serbatoi di fermentazione, di maturazione e di spillatura.

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Per ogni cotta c’è mediamente un consumo di 200 lt di acqua additivata con soda sino al 4% cui segue un lavaggio di 100 lt con acqua pura. Pertanto si può considerare nelle settimane di massima produzione uno scarico di acqua in fogna nera pari a 900lt/settimana con un apporto di soda pari a 24kg.(La soda a livello europeo è considerato un additivo alimentare E500 ed è utilizzato negli impianti reflui per il contenimento e l’eliminazione degli odori sgradevoli.) La portata media risulta essere .001lt/s, assolutamente trascurabile rispetto la portata prevista per l’intero comparto, mentre la concentrazione in percentuale di soda media versata risulterebbe pari a 1.102 E-4. Recentemente si preferisce in alternativa un detergente acido in fase unica. Tale prodotto viene attualmente più utilizzato nelle maggiori birrerie in quanto pur garantendo la stessa efficace pulizia ed igiene consente un impiego minore di sostanze aggiunte quali ad esempio la soda. Alla fine di detto lavaggio si ottiene un liquido esausto della seguente composizione:

• Acido fosforico 0.02% • Acido per acetico 0.015% • Acido acetico 0.04% • Acqua ossigenata 0.025%

Tale esausto è un rifiuto speciale non tossico e nocivo da inviare ad impianto di depurazione biologico dopo neutralizzazione a valori di PH compresi tra 6 e 9.

Dimensionamento dei condotti fognari neri e allacci Alla luce delle portate calcolate e previste si conferma che il dimensionamento è avvenuto sulla base prescrizionale e non prestazionale in quanto l’adozione del tubo ∅ 200 minimo, con la pendenza minima i = 0.002, risulta essere sovrabbondante rispetto ai consumi previsti e prevedibili. Ad esempio un tubo ∅ 200 in PVC con una pendenza minima pari allo 0,2% è in grado di smaltire una portata pari a 63 lt/s. Le fognature nere interne al comparto macello avranno diametro ∅ 200, saranno in PVC e saranno disposte planimetricamente sul perimetro delle due corti interne, come illustrato nella tavola tematica allegata alla relazione. Ogni corte ha un suo recapito all’esterno sulla linea fognaria esistente, sia su via Giordano Bruno come anche nella piazza XIII Giugno del parcheggio. Le acque reflue provenienti dalla pozione civile (classificate acque reflue domestiche ai sensi del D. Lgs n.152 / 99) delle nuove unità immobiliari dovranno essere trattate, così come previsto dall’art. 28 punto A del “Regolamento Comunale degli scarichi delle acque reflue domestiche, acque reflue industriali assimilate alle domestiche ed acque reflue industriali che recapitano in rete fognaria pubblica” e precisamente tutte le acque provenienti dai wc dei servizi igienici dovranno essere allacciate alla rete fognaria pubblica direttamente senza subire alcun tipo di trattamento; le acque saponate provenienti dai lavelli delle cucine e dei servizi igienici, lavatrici, dalle lavastoviglie e dalle docce / vasche, dovranno essere trattate in pozzetti degrassatori opportunamente dimensionati in base al numero di abitanti equivalenti.

Rete fognaria acque bianche Le fognature bianche interne al comparto macello avranno diametro ∅ 400, saranno in PVC e saranno disposte planimetricamente sia sul perimetro esterno dei fabbricati sia sul perimetro delle due corti interne, come illustrato nella tavola tematica allegata alla relazione. Ogni corte ha un suo recapito sulla linea fognaria bianca esistente su via Renato Serra come nel parcheggio di piazza XIII Giugno. La pendenza della fognatura bianca non è mai minore a 0,2%.

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Rete acqua potabile La condotta di servizio ai fabbricati in oggetto è prevista ad allaccio semplice, in ghisa sferoidale protetta da strato di metallizzazione esterna allo zinco-titanio e vernice epossidica applicata per cataforesi con spessore minimo 70 micron (la cosiddetta ghisa blu), di diametro nominale dn 100, pn 10. Lungo tutto il percorso dell’allaccio in corrispondenza dei pozzetti contatori verranno predisposti degli stacchi a servizio delle varie utenze.

Rete gas I lavori di collegamento della rete di progetto e la dismissione di quella esistente saranno realizzati da HERA a spese del Soggetto Attuatore. La condotta di servizio ai fabbricati in oggetto è prevista ad allaccio semplice con diramazioni, in acciaio saldato dne 114,3 s = 3.2 conformemente alle Norme Uni 1028 ed al D.M. 24/11/1984. Le tubazioni saranno protette esternamente con politilene a sinterizzazione mentre per le saldature sul tubo si utilizzerà il manicotto tubolare o il nastro termorestringente in uso ad HERA spa. Dall’armadio contatori le condotte secondarie si diramano a pettine sino a servire tutte le unità immobiliari ove all’esterno saranno posizionati saracinesche di intercettazione predisposti in prossimità delle varie utenze. In prossimità dei collegamenti alla rete principale non sono previste valvole.

Rete distribuzione energia elettrica (interno al complesso) E’ prevista l’installazione di una nuova cabina elettrica in angolo via Giordano Bruno - via Renato Serra. Le linee di distribuzione dell’energia elettrica sono previste dalla cabina ivi ubicata agli armadi contatori posti nell’androne di via Renato Serra. La distribuzione avviene tramite la posa di corrugati dn 140 a profondità superiore ad un metro con pozzetti di dimensioni interne 60 x 60 posti planimetricamente a distanze non superiori a 25 mt. In prossimità di ogni variazione planimetrica la dimensione interna del pozzetto diventa 90 x 90. Il complesso dell’Ex Macello ha sei contatori da installare per far fronte alle attività così individuate: • 2 uffici da 3kw, • un ostello da 40 kw, • un bar e ristorante da 35kw, • una birreria con birrificio artigianale da 15kw. In particolare : - i cavidotti saranno dn 140 corrugati doppia parete posti a profondità > 1.00 mt. - I pozzetti saranno di dimensioni interne 60x60 con chiusino in ghisa di tipo carrabile - I pozzetti in prossimità di ogni variazione planimetrica significativa saranno di dimensioni interne 90x90 con chiusino in ghisa di tipo carrabile. - I pozzetti davanti agli armadi contatori saranno di dimensioni interne 100 x 100 con chiusino in ghisa di tipo carrabile. ENEL Esercizio di Bologna sede distaccata di Ravenna avrà il diritto riconosciuto di accedere alle infrastrutture in qualsiasi momento si rendesse necessario.

Rete Telecom Il progetto è stato concordato con gli uffici preposti di Telecom Italia che ha confermato la planimetria di progetto con il proprio timbro di validazione approvando i tracciati delle infrastrutture e dei manufatti sotterranei da predisporre per gli allacciamenti di telecomunicazione. Il progetto dei sottoservizi telefonici del piano di recupero di cui sopra recepisce integralmente tali indicazioni.

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Le caratteristiche costruttive delle opere sono indicate nella Tav. 12 – Rete Telecom e di seguito precisate. In particolare : - le colonnine di distribuzione telefonica da esterno saranno di dimensioni 30x32xh95 (matr.25312.0+basamento matr.36209.2). - gli armadietti di distribuzione telefonica incassato all’interno degli edifici saranno di dimensione 13.0x31.8xh45.6 (matr. 33458.1) - i pozzetti prefabbricati 90x70 cm avranno chiusino portante in ghisa 60x60 con spessore telaio da cm 16 (matr. chiusino 52053.6) - i pozzetti prefabbricati 125x80 cm avranno chiusino portante in ghisa 60x120 con spessore telaio da cm 16 (matr. chiusino 32418.6) - le sezioni di scavo sono indicate negli allegati alla presente relazione con particolare riferimento alle sezioni dn125+dn63, dn 125, 2xdn63. TELECOM Italia spa avrà il diritto riconosciuto di accedere alle infrastrutture in qualsiasi momento si rendesse necessario.

Impianto del micro - birrificio

Descrizione schematica del ciclo produttivo Linea 01.00: PRODUZIONE BIRRA 01.01 ACCETTAZIONE M.P, 01.02 MISCELAZIONE 01.03 COTTURA 01.04 FILTRAZIONE 01.05 BOLLITURA 01.06 RAFFREDDAMENTO MOSTO 01.07 AEREAZIONE 01.08 LIEVITAZIONE 01.09 FERMENTAZIONE 01.10 RAFFREDDAMENTO 01.11 DEPOSITO 01.12 RAFFREDDAMENTO 01.13 SPILLATURA-CONSUMO

Descrizione sintetica del ciclo produttivo La birra è il prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica mediante ceppi di lievito del mosto preparato con malto d’orzo torrefatto, cereali, luppolo ed acqua. Il malto essiccato e macinato (fase 01.01) viene posto a mollo in acqua calda nel tino di ammostatura (fase 01.03). Durante questo processo la temperatura del mosto viene aumentata gradatamente fino a 74-78°. Successivamente, su apposito filtro si separa il residuo solito (trebbie) dall’estratto limpido, il mosto (fase 01.04). In seguito il mosto viene fatto bollire per un’ora e mezza nell’apposita caldaia della sala cottura; durante la bollitura viene aggiunto il luppolo. Con l’ebollizione: - gli enzimi del mosto vengono definitivamente inattivati - le sostanze tanniche e le sostante amare del luppolo vengono disciolte - il mosto viene concentrato - vengono distrutti i microrganismi Dopo aver separato le sostanze proteico-tanniche precipitate durante l’ebollizione e le trebbie del luppolo, il mosto viene raffreddato (fase 01.06) alla temperatura di impiego e portato al valore

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desiderato di estratto complessivo (= contenuto percentuale in peso delle sostanze solubili nel mosto non ancora fermentato). Il mosto, raffreddato a 8-9° C, viene inseminato con lievito (fase 01.08), il quale si moltiplica con consumo di ossigeno e comincia a fermentare (fase 01.09). Lo sviluppo di CO2 porta alla formazione di un sottile strato di schiuma bianca che nei 2-3 giorni successivi diventa più densa ed assume una colorazione bruna dovuta alla formazione di composti proteicotannici. Nello stadio di fermentazione più attivo, lo strato di schiuma raggiunge il massimo spessore. Il calore che si sviluppa viene rimosso mediante serpentine di raffreddamento (fase 01.10). Col rallentamento della fermentazione, la schiuma si trasforma in uno strato bruno ed il lievito floccula raccogliendosi come sedimento sul fondo. Il tempo di fermentazione durante il quale viene demolito il 90% circa dell’estratto fermentabile, è di 8-10 giorni. La birra che si trova sopra il sedimento viene travasata in serbatoi dove viene lasciata maturare da uno a tre mesi, dapprima a 5° in seguito a temperatura fra 0° e -1° (fase 01.11). Durante questo periodo grazie alla fermentazione dello zucchero residuo si ha un arricchimento di CO2. La birra a questo punto è pronta per essere travasata sui serbatoi di spillatura e posta al consumo (fase 01.13). Il lavaggio dell’impianto di microbirreria viene effettuato dopo ogni singolo ciclo produttivo, quindi con una frequenza settimanale. Tale operazione recentemente viene fatto eseguire tramite il gruppo CIP di lavaggio che utilizza gli spruzzatori fissi posizionati all’interno del serbatoio. L’unico prodotto utilizzato in questo caso è un detergente acido in fase unica. Tale prodotto viene attualmente utilizzato nelle maggiori birrerie, in quanto garantisce un’efficace pulizia ed igiene anche senza l’utilizzo di ulteriori sostanze (ex soda).

Rifiuti ed Emissioni I sottoprodotti dì lavorazione sono: le trebbie di malto ed il lievito. TREBBIE: sono il residuo solido dell’estrazione degli zuccheri dai cereali effettuata nella sala cottura mosto. Possono venire riutilizzate dalle aziende zootecniche. LIEVITO: in surplus ha un’umidità media del 90%. Può venire riutilizzato dalle aziende zootecniche. I RIFIUTI di lavorazione sono essenzialmente costituiti da scarti di contenitori ed imballaggi. VAPORI: i vapori formati dalle varie fasi di lavorazione vengono condensati e scaricati in fognatura RUMORE: tra i macchinari installati in grado di produrre rumore andranno presi in considerazione i gruppi frigor industriali che servono per mantenere la birra ad una temperature ideale per la sua somministrazione ed il suo consumo. E’ stato individuato per lo studio di impatto acustico la macchina TAEevo mod.101 (10 cv circa) idonea per una microbirreria da 5 hl a cotta. Tra gli altri macchinari in grado di produrre rumore vi sarà il molino che macina il malto e le pompe che travasano il liquido da un contenitore all’altro. Per esperienza ormai consolidata in impianti analoghi già presenti in Emilia Romagna, dopo una valutazione ad impianto terminato i loro effetti possono essere neutralizzati con idonei, specifici, dispositivi singoli coibenti di protezione ad hoc.

Analisi delle emissioni in atmosfera e della produzione di rifiuti sia solidi che liquidi Si riportano di seguito i risultati di una analisi ambientale del 1995 che fu eseguita a seguito dell’installazione del prototipo dell’impianto microbirrificio L’indagine ha seguito il ciclo produttivo della macchina verificando le fasi in cui si hanno potenzialmente emissioni in atmosfera e produzioni di rifiuti solidi o liquidi.

Emissioni gassose - Cottura malto:

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Il malto macinato viene immesso nella caldaia di cottura e portato attraverso dei gradienti di temperatura fino a 70°C. In questa fase le emissioni sono costituite essenzialmente da vapore acqueo (5 ‘l/h.) e particolato nella misura di 41 mg/Nmc. Questi valori di emissione sono rispettosi dei limiti del D.M. 12.07.90. - Fase di filtrazione: Tale fase consiste nell’eliminazione della trebbia con passaggio su apposito filtro. In questa fase si hanno solo emissioni di vapore acqueo. - Fase di concentrazione In questa fase si ha la concentrazione tramite evaporazione nella misura del 4-5% del volume iniziale che è pari a 500 l. Le emissioni riguardano vapore acqueo e particolato (100 mg/Nmc.). Tali valori, sono rispettosi dei limiti imposti dal sopracitato decreto. - Fase di lavaggio I tank di produzione e tutte le tubazioni vengono saltuariamente sanificate (1 volta/mese) con l’utilizzo di prodotti a base di acido fosforico, acido peracetico, acido acetico, acqua ossigenata. La suddetta sanificazione è eseguita a caldo (70°C); le emissioni contengono essenzialmente acido acetico e acido peracetico in tracce. Poichè il flusso di massa di tali acidi (classe III, allegato 1, paragr. 4) è inferiore a 2 Kg/h., le concentrazioni rientrano nei limiti.

Liquidi e solidi di risulta Nella fase 2. di filtrazione si ottiene un solido denominato trebbia” (malto cotto). Dalle analisi allegate risulta essere rifiuto potenzialmente assimilabile agli urbani. Nella fase 3. di lavaggio si ottiene un liquido della seguente composizione: - acido fosforico 0,02% - acido peracetico 0,015% - acido acetico 0,04% - acqua ossigenata 0,025% tale esausto è un rifiuto speciale non tossico e nocivo da inviare un impianto di depurazione biologico dopo neutralizzazione a valori di pH compresi fra 6 e 9.

Impianto di climatizzazione estiva ed invernale Su richiesta della proprietà, per consentire di effettuare l’intervento a stralci, si prevedono impianti indipendenti per ogni attività. Ostello (camere); Uffici. Impianto di climatizzazione estiva ed invernale mediante sistemi ad espansione diretta a volume di refrigerante variabile (VRV – VRF) in pompa di calore. La pompa di calore è un sistema ad alta efficienza energetica utilizzante le proprietà fisiche di un gas che, attraverso un sistema di compressione ed espansione, è in grado di assorbire calore anche da fonti energetiche a bassa temperatura (per esempio aria esterna nel periodo invernale) per poi trasferirlo ad alta temperatura all’impianto interno. Ogni attività sarà servita da un sistema indipendente. Ogni sistema si compone da una o più unità esterne, da una linea di distribuzione e da unità terminali interne tipo ventilconvettori (a terra a vista per uffici e nascosti in controsoffitto per le camere dell’ostello). I locali bagno dell’ostello saranno riscaldate tramite pannelli radianti a pavimento, alimentati sempre dal sistema VRV-VRF mediante apposito modulo. Le unità esterne saranno posizionate nelle terrazzature nelle immediate vicinanze. Le linee di distribuzione del gas refrigerante saranno realizzate in rame, idoneamente coibentate in funzione del tipo di percorso e di posa. Ostello: reception, sale conferenze, sala colazione.

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Impianto di climatizzazione estiva ed invernale mediante sistemi idronici in pompa di calore. Questa zona sarà climatizzata utilizzando ventilconvettori per il piano terra e termoventilanti a tutt’aria con recupero di calore per le sale conferenze. Le pompe di calore saranno idonee per installazione in interno e saranno posizionate nelle terrazza ture adiacenti. Le termoventilanti saranno dislocate internamente, in appositi locali tecnici. Ristorante e pub (bar con micro birrificio). Impianto di climatizzazione estiva ed invernale mediante duesistemi idronici indipendenti in pompa di calore. Queste zone saranno climatizzate utilizzando sistemi a tutt’aria mediante termoventilanti con recupero di calore. Per il locale ristorante è prevista una termoventilante a parziale reintegro dell’aria estratta dalla cappa cucina (compensata) alimentata da caldaia a gas. Le pompe di calore, la caldaia e le termoventilanti saranno posizionate nelle terrazzature nelle immediate vicinanze. Una quota di energia elettrica assorbita dalle pompe di calore sarà prodotta direttamente in loco tramite lo sfruttamento dei pannelli fotovoltaici e di due cogeneratori di ultima generazione. In questo modo, sfruttando la più moderna tecnologia in materia di risparmio energetico, l’efficienza energetica del complesso viene portata al massimo rendimento.

Impianto di produzione acqua calda sanitaria Ostello L’impianto di produzione acs sarà costituito da più accumulatori di acqua calda alimentati da un cogeneratore ad alto rendimento (6 kW elettrici, 12 kW termici) e da un generatore di calore a condensazione di supporto (entrambi alimentati a gas metano di rete). Le apparecchiature saranno posizionate in centrale termica in prossimità dell’ingresso al parcheggio pertinenziale. Uffici L’impianto di produzione acs sarà costituito da alcuni produttori autonomi in pompa di calore posizionati direttamente all’interno dei servizi igienici costituiti da un bollitore da 80 lt alimentato da una piccola pompa di calore (posizionata all’interno dell’apparecchiatura) in grado di fornire acqua calda utilizzando l’aria esterna come energia rinnovabile. Due piccoli condotti fungeranno da estrazione ed immissione aria. Ristorante e pub Gli impianti di produzione acs saranno costituiti per ciascuna attività da un bollitore da 500 litri, alimentato dal rispettivo micro-cogeneratore, posizionato nel locale tecnico a piano terra.

Impianto interno di distribuzione idrica Per tutti gli impianti è previsto il condizionamento chimico obbligatorio, mentre per l’ostello è previsto che tutta l’acqua in entrata sia sottoposta ad un trattamento di addolcimento per abbassare la durezza e di un trattamento di disinfezione chimica per evitare la formazione dei batteri della Legionella. La distribuzione avverrà tramite tubazioni in multistrato, idoneamente coibentate in funzione del tipo di percorso e di posa. L’utilizzo dell’acqua sanitaria sarà permesso tramite rubinetterie ad elevato risparmio mediante apparecchi dotati di chiusura automatica e riduttori di portata.

Impianti interni di distribuzione gas Si prevede l’installazione di n. 3 linee gas rispettivamente per alimentazione della centrale termica dell’ostello, della centrale termica del locale pub e della centrale termica del locale ristorante. Le linee saranno realizzate in polietilene per i tratti interrati ed in acciaio zincato per i tratti esterni a vista, in ottemperanza con il DM 12.04.1996 e norme tecniche correlate.

Impianti elettrici Il sistema di alimentazione per ogni attività è previsto mono o trifase, in categoria 1, con tensione nominale 230-400V; la tipologia dell'impianto elettrico classifica il sistema elettrico in tipo TT

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(messa a terra dell'ente distributore separata dal conduttore di terra dell'utenza, quest'ultima portata a terra localmente - norma CEI 64-8 art. 311.2.0). E’ prevista l’adozione di un sistema a cogenerazione di potenza adeguata alle necessità elettriche e termiche per ogni attività. Tali impianti agiranno in supporto contemporaneo alla rete di alimentazione Enel. La determinazione della potenza necessaria all’impianto viene determinata in base alle correnti assorbite nelle varie fasi di funzionamento delle utenze. Nei vari impianti sono previsti quadri elettrici con interruttore differenziale posto a monte della linea di ingresso, in altro involucro separato, per la protezione dai contatti indiretti dovuti al contatto accidentale con la carcassa del quadro metallico. La distribuzione dei carichi nei circuiti è intesa equilibrata tra le diverse fasi di alimentazione, come verrà indicato negli schemi unifilari di progetto. Tutti i quadri per distribuzione di nuova installazione sono vincolati alla normativa CEI 17/13 (quadri BT), quindi corredati della relativa certificazione, targa identificatrice, scheda informativa e relativi schemi elettrici. I quadri elettrici facenti parte di equipaggiamenti di macchine o che alimentano singoli motori elettrici, dovranno inoltre risultare conformi alla norma CEI 44-5 (equipaggiamenti elettrici di macchine). Tutti i componenti elettrici saranno montati entro custodie protettive con grado di protezione adeguato all'ambiente di installazione, ad esempio in ambienti di tipo normale: 1. esterno IP54; 2. interno IP40; 3. uffici e simili: IP2X, IPXXB e IPXXD. Le prese a spina dovranno essere conformi alle seguenti norme: CEI 23-5 e 23-16 di tipo domestico (fino a 16 A); CEI 23-12 di tipo industriale (oltre 16 A). Questi saranno ubicati in posizioni protette da ogni prevedibile danneggiamento e con l’asse di inserzione verticale, ad evitare che eventuali cadute di liquidi possano direttamente infiltrarsi negli alveoli. Le macchine alimentate elettricamente saranno dotate di interruttore per manutenzione non elettrica (o presa) con caratteristiche adeguate al carico da alimentare, quanto tali apparecchiature non siano in posizione tale da permettere la vista del quadro e quindi dell’interruttore principale, alimentante le macchine stesse. I criteri di progettazione dell’impianto di illuminazione sono studiati per sviluppare un risultato adeguato dal punto di vista impiantistico e lavorativo. Illuminazione ordinaria: unificazione delle tipologie degli apparecchi e delle lampade al fine di semplificare le operazioni di manutenzione; risparmio energetico in base alla scelta di lampade con caratteristiche e potenza ottimizzate. I corpi illuminanti saranno di classe 1 oppure di classe 2, in materiale non combustibile ed autoestinguente e devono essere mantenuti ad adeguata distanza dai materiali combustibili, come indicato dalla norma CEI 64/8 art.751.04.1.5; le apparecchiature devono essere installate in modo da non essere danneggiabili da eventi prevedibili; la tonalità della luce emessa (temperatura di colore in °K) deve permettere una corretta resa cromatica; le caratteristiche delle ottiche e le relative posizioni di installazione devono limitare la luminanza sulle zone di lavoro (e sugli eventuali schermi per video terminali), dovranno essere scelte ed installate in funzione delle postazioni di lavoro o viceversa. L'illuminamento garantito deve essere dimensionato in base all'utilizzo degli ambienti; i valori minimi (con riferimento indicativo norma UNI EN 12464-1) sono pari a: 1. 50lx in aree di passaggio e corridoi; 2. 100lx in servizi igienici; 3. 200lx in magazzini, depositi e ambienti destinati a lavorazione grossolana; 4. 300lx in ambienti destinati a lavorazione media; 5. 500lx in uffici con utilizzo prevalente di videoterminale; 6. 300-750 lx in uffici. Nei locali destinati all’utilizzo continuo di videoterminali gli apparecchi dovranno essere posizionati in modo da evitare il fenomeno dell’abbagliamento; i corpi illuminanti principali,

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potranno essere integrati da fonti di illuminazione localizzata (es. lampade da tavolo) direzionate sul compito visivo da svolgere. Illuminazione di sicurezza: saranno installate apparecchiature autonome o alimentate da soccorritore centralizzato, per illuminazione di sicurezza di tutte le aree soggette (illuminamento minimo pari a 5lx uscite principali, 2lx per le vie d'esodo) nel rispetto delle disposizioni riguardanti i percorsi di uscita descritti nel progetto di prevenzione incendi o nella pratica di cui alla D.L. 81/2008; tali percorsi dovranno essere opportunamente segnalati, con cartelli dotati di pittogrammi illuminati dall’impianto di sicurezza (d.P.R. n.524 08/06/82 e dir. CEE 92/58). Impianto di messa a terra: è previsto con connessione alla magliatura in ferro di fondazioni e pavimentazioni, collegando masse, masse estranee e tramite il conduttore equipotenziale le tubazioni metalliche entranti nella struttura e nei servizi igienici. Per ottimizzare l’efficienza dell’impianto verranno utilizzati tipologie di lampade ad alta efficienza (led, induzione); le linee elettriche saranno dimensionate in funzione non solo della portata minima ai fini della sicurezza, ma anche della riduzione delle perdite per effetti termici.

Impianto fotovoltaico In riferimento alla Delibera della Giunta Regionale 967/2015, è previsto cogentemente l’utilizzo di fonti rinnovabili a copertura di quota parte dei consumi di energia termica dell’edificio e pertanto si prevede l’installazione di un impianto per la produzione con l'utilizzo della fonte rinnovabile solare attraverso la conversione fotovoltaica, come da requisito 7B.1. Il dimensionamento impianti fotovoltaici, previsti per i servizi comuni, da installare nei terrazzi previste nel complesso, prevede • Dimensionamento del campo fotovoltaico • Dimensionamento dell’inverter • Dimensionamento del quadro elettrico per le protezioni del campo fotovoltaico • Verifica dell’efficienza dell’impianto Il calcolo del fabbisogno è stato determinato in riferimento alla delibera, che prevede l’installazione di impianti a fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica per una potenza installata non inferiore a 1 kW per unità abitativa e 0,5 kW per ogni 100 m2 di superficie utile di edifici non residenziali. Considerando la superficie utile del fabbricato in oggetto, l’impianto fotovoltaico previsto avrà una potenza pari a circa 19 kWp, con tipologia integrata pannelli fotovoltaici sui terrazzi e sulle pensiline, predisposto per l’attivazione del conto energia con scambio sul posto. Si precisa che tale soluzione è comunque da valutare in fase esecutiva sulla base delle prescrizioni che emergeranno dalla Conferenza dei Servizi.

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Relazione sulle opere a rete e sottoservizi pubblici

Rete fognaria delle acque nere I recapiti delle acque nere, sono stati individuati in due pozzetti 1.00x1.00 esistenti uno in via Giordano Bruno, per la parte fronte su via Renato Serra, e l’altro in piazza XIII Giugno per la restante parte retrostante del complesso rispetto via Renato Serra. Entrambi i pozzetti insistono su una linea nera realizzata tra il 2000 e il 2002 nell’ambito del progetto di recupero dell’area dell’ex segheria Poggiali e poi collaudata e consegnata al Comune (Concessione 1371/1999 e Permesso di Costruire 1017/2003). Per questo motivo non si trova difficoltà né per quota che per dimensione nell’allacciare il comparto dell’Ex Macello in quanto di detta eventualità se ne era già tenuto conto alla data della progettazione del ramo di fogna nera cui si ha la confluenza. Le quote di scorrimento sono state desunte dagli as built risultanti dalle monografie HERA e sono stati concordati i percorsi e le quote di scorrimento con gli uffici preposti. La nuova rete per le acque nere è stata progettata e dimensionata ad fine di far confluire l’intera portata defluente dagli edifici in progetto. Il questo caso il dimensionamento è avvenuto sulla base prescrizionale e non prestazionale in quanto l’adozione del tubo ∅ 200 minimo, con la pendenza minima i = 0.002, risulta essere sovrabbondante rispetto ai consumi previsti e prevedibili. Gli allacci dai singoli edifici sono previsti con tubo in PVC ∅ 160, la linea principale è prevista in tubo PVC ∅ 200. La linea fognaria nera principale HERA, quindi è stata individuata in una linea in PVC DN 200 con pendenza i=0.002. I pozzetti di dimensione minima interna 1.00x1.00xh variabile sono internamente resinati. Le condutture sono in PVC serie pesante e sono innestate le une alle altre con giunti a bicchiere con guarnizione OR a tenuta. In corrispondenza di ogni allaccio alla conduttura principale è previsto un tappo di ispezione sul collegamento dn 160 a vite entro pozzetto 50 x 50 con chiusino carrabile. Per il dimensionamento del condotto si sono tenuto conto dei requisiti prescrizionali della condotta e quindi : − La dotazione idrica per le acque nere sarà di 200 lt/ab * gg, sarà inoltre prevista una ulteriore dotazione idrica di 0.001 lt/s, che tenga conto dello scarico del microbirrificio; − La profondità della trincea di scavo è sempre maggiore di un metro ed in ogni caso maggiore di 1.5 volte il diametro condotta; − La pendenza della fognatura nera non è mai minore a 0,2%; − I pozzetti di ispezione previsti sono a distanza inferiore ai 50 mt, per la fogna nera; − Gli allacci avvengono in tubazioni dall’alto o facendo coincidere le generatrici superiori delle tubazioni.

Rete fognaria delle acque bianche I recapiti delle acque meteoriche sono stati individuati in tre pozzetti 1.00 x 1.00 esistenti rispettivamente due in via Renato Serra sullo scatolare dello scolo Molino ed un sul retro, in piazza XIII Giugno sulla linea bianca della fognatura esistente ∅ 400 dell’area tributaria scolante del parcheggio verso la via Renato Serra. Il primo risulta essere pozzetto che farà da capolinea alla linea principale scolante individuata. Lo scatolare sottoposto a via Renato Serra non costituisce problemi di sorta né per quota che tanto

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meno per dimensionamento. Il secondo allaccio individuato è quello tributario delle caditoie e dell’aiuola prevista all’ingresso principale dell’ex macello a circa 30.00 mt a valle dell’allaccio della linea principale. Il terzo allaccio è sul retro, sulla piazza XIII Giugno e servirà la parte retrostante del complesso. La rete è stata dimensionata seguendo i criteri del cosiddetto metodo cinematico che si estrinseca nella formula: (1) - QB = k hc A (mc/s) tc ove 10 è un fattore di conversione relativo all’unità di misura con cui si esprimono le varie grandezze. K è il coefficiente di deflusso ossia il rapporto tra il volume piovuto ed il volume defluito essendo quest’ultimo minore a causa del volume invasato sul terreno e delle varie perdite. Si è adottato: − K = 1.00 per i tetti, i piazzali asfaltati e le strade asfaltate, − K = 0.85 per i piazzali interni con piccole zone a verde privato, − K = 0.20 per le superfici a verde, − hc = altezza critica di pioggia, quella cioè di durata tale che secondo il modello cinematico mette in crisi la rete fognante. Si è adottato la linea di possibilità climatica pari a : hp = 61.5 tp

0.5 Si desume poi il tempo di corrivazione (espresso in ore) nell’espressione della linea di possibilità climatiche. Si ottiene l’altezza di pioggia critica: hc = 61,5 tc

0.5 hc così espressa risulta in mm A risulta il bacino tributario dell’asta che si sta verificando ed espresso in ettari. Si procede quindi per tentativi, fissando il diametro condotto, pendenze e scabrezza ( x= 0.06) si ricava così la massima portata QH che il tubo può quindi erogare e lo si confronta con il valore desunto dalla formula del modello cinematico QB desunto dalla (1). Deve ovviamente risultare che QB QH affinchè il tubo sia ben proporzionato. I calcoli portano a diametri delle tubazioni sempre inferiori al minimo prescrizionale imposto e pertanto il dimensionamento è stato fatto tutto con tubazioni in cls ∅ 400. La linea principale risulta del diametro equivalente ∅ 400 ed è realizzato in modo che la quota della generatrice superiore della condotta coincida con la quota di intradosso della linea di recapito. La condotta è progettata in modo da avere sempre in ogni caso ricoprimenti non inferiori ad metri 1.10. Le profondità di scavo sono sempre maggiori di 1.5 volte il diametro della condotta equivalente adottata. I dati relativi ai calcoli svolti in questo modo hanno portato a dimensionare i singoli tratti derivati secondo criteri prescrizionali e non prestazionali per cui i diametri minori sono stati adottati sempre uguali ∅ 400. Dagli as built HERA relative ai pozzetti e alle linee sono state desunte le quote di scorrimento e sono stati concordati i percorsi e le quote di scorrimento. La linea fognaria bianca principale HERA è stata individuata quindi in una linea in cls vbc DN 400 con pendenza i=0.002 in piazzale XIII Giugno; in una linea in cls vbc DN 500, con pendenza i=0.002 in via G. Bruno (esistente); in una linea in cls vbc DN 600, con pendenza i=0.002 in via R. Serra (dall’ispezione alla tubazione esistente). Tutte le linee fognarie bianche secondaria HERA sono state individuate quindi in una linea in cls vbc DN 400 con pendenza i=0.002 in piazzale XIII Giugno e con due linee DN 600 in prossimità della rotatoria e nel tratto frontistante l’Ex Macello.

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I pozzetti di dimensione minima interna 1.00x1.00xh variabile non sono internamente resinati. Le condutture sono innestate le une con le altre con giunti a bicchiere con guarnizione OR a tenuta. La profondità della trincea di scavo è sempre maggiore di un metro ed in ogni caso maggiore di 1.5 volte il diametro condotta. La pendenza della fognatura bianca non è mai minore a 0,2%. I pozzetti di ispezione previsti sono a distanza inferiore ai 35 mt. Gli allacci delle caditoie avvengono in tubazioni dall’alto o facendo coincidere le generatrici superiori delle tubazioni.

Rete acqua potabile La nuova condotta di adduzione in sostituzione di quella in ferro (dn 80) che scorre lungo via Renato Serra sarà posata per tutto il fronte dell’insediamento con una tubazione in ferro dn 150. La condotta di servizio ai fabbricati in oggetto è prevista ad allaccio semplice, in ghisa sferoidale protetta da strato di metallizzazione esterna allo zinco-titanio e vernice epossidica applicata per cataforesi con spessore minimo 70 micron (la cosiddetta ghisa blu), di diametro nominale dn 80, pn 10. In prossimità dei collegamenti alla rete principale sono previste valvole pn 16 di intercettazione sulla condotta dn 100 con azionamento ad asta verticale. I lavori di collegamento della rete di progetto e la dismissione di quella esistente saranno realizzati da HERA a spese del Soggetto Attuatore.

Rete gas La condotta principale di adduzione scorre lungo via Renato Serra (lato nord) con una tubazione in acciaio dn 219,1. La condotta di servizio ai fabbricati in oggetto è prevista ad allaccio semplice con diramazioni, in acciaio saldato dne 3” (circa 80 mm) conformemente alle Norme Uni 1028 ed al D.M. 24/11/1984. I lavori relativi all’allacciamento saranno realizzati da INRETE a spese del Soggetto Attuatore. Le tubazioni saranno protette esternamente con polietilene a sinterizzazione mentre per le saldature sul tubo si utilizzerà il manicotto tubolare o il nastro termorestringente in uso ad HERA spa. Dall’armadio contatori le condotte secondarie si diramano a pettine sino a servire tutte le unità immobiliari ove all’esterno saranno posizionati saracinesche di intercettazione predisposti in prossimità delle varie utenze. In prossimità dei collegamenti alla rete principale non sono previste valvole.

Rete ENEL (alimentazione) ENEL con preventivo di spesa n°1283809 relativo alla richiesta del 18/07/2009 ha recepito la necessità di predisporre le 6 nuove forniture per uso non domestico. Ha inoltre indicato la necessità di installare una nuova cabina elettrica segnalando i tracciati delle infrastrutture, dei manufatti sotterranei da predisporre per le opere e per gli impianti elettrici per l’alimentazione di pubblico servizio indotti dal nuovo insediamento. E’ prevista l’installazione di una nuova cabina elettrica, situata in piazzale XIII Giugno. Il progetto dei sottoservizi del piano di attuazione di cui sopra recepisce, sia per le linee di alimentazione che per la rete di distribuzione , integralmente tali indicazioni. Le caratteristiche costruttive delle opere sono state indicate su specifica tecnica Enel già consegnata a parte da parte dei tecnici Enel In particolare : - i cavidotti, nel caso siano due come proposti, devono essere a distanza superiore a 4 mt e dovranno essere dn 160 per cavidotti 15 KW corrugati doppia parete posti a profondità > 1.00 mt. - La cabina elettrica sarà di tipo BOX UE e sarà predisposta dal lottizzante a propria cura e spesa.

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ENEL Esercizio di Bologna sede distaccata di Ravenna avrà il diritto riconosciuto di accedere alle infrastrutture in qualsiasi momento si rendesse necessario. La linea ENEL porterà l’energia entro i contatori posti nell’androne privato, ma di uso pubblico con accesso da via Renato Serra. Le ubicazioni dei sottoquadri da dove si dipartono gli allacci alle rispettive 5 utenze (2 uffici, ostello, ristorante, birrificio) sono riportate nella Tavola 11 – Rete Enel.

Illuminazione pubblica L’impianto di pubblica illuminazione è sostanzialmente suddiviso in: - Illuminazione su via Renato Serra. - Illuminazione su via Giordano Bruno. - Illuminazione su piazza XIII Giugno. - Illuminazione nella corte nord (area pubblica). Concetto informatore del progetto di pubblica illuminazione è quello di garantire i seguenti livelli di illuminazione :

- Strada pubblica >> 25 lux (Viene adottata la classificazione per la strada di categoria E in via di adozione nel prossimo PSC equivalente circa ad 1 candela/mq)

- Piazza pubblica non soggetta a viabilità >> 20 lux (intensità media) Il progetto della pubblica illuminazione del piano di attuazione di cui sopra recepisce integralmente tali indicazioni. Le caratteristiche costruttive delle opere sono indicate nel grafico allegato al presente progetto. In particolare : - Sulla strada via Renato Serra di pubblico transito l’illuminazione è prevista con 4 pali NEOGEO TIPO Ravenna a braccio doppio e singolo con lampione tipo Albany Schreider (32 led a 53W pilotato a 500 mA). - Sulla strada via Giordano Bruno viene mantenuta l’illuminazione con pali BEGA a triplo, doppio e singolo braccio con apparecchi 9559 (1HME 100 W) già allacciati e funzionanti. - Sul piazzale XIII Giugno è prevista la totale rimozione dei pali esistenti tipo Ravenna da eliminare e si prevede l’installazione ex novo di 10 pali tipo BEGA / Gruppo 15 (h. 5 m circa) a due o singolo braccio con apparecchi 77910 (a led 38 W). - Sulla corte nord (area pubblica) saranno installati 6 proiettori Neos di tipo asimmetrico, con ottica rettangolare a led (60 W). - Per tutti gli impianti le canalizzazioni sono dn 140 corrugati a doppia parete. - I pozzetti alla base del pali per le derivazioni e le giunzioni saranno di misure interne 40x40x40. - La resistività a terra dovrà essere e dovrà essere certificata uguale o minore di 20 ohm. - Il servizio Pubblica Illuminazione del Comune di Ravenna avrà il diritto riconosciuto di accedere alle infrastrutture in qualsiasi momento si rendesse necessario.

Rete TELECOM Il progetto è stato concordato con gli uffici preposti di Telecom Italia che ha confermato la planimetria di progetto con il proprio timbro di validazione approvando i tracciati delle infrastrutture e dei manufatti sotterranei da predisporre per gli allacciamenti di telecomunicazione. Il progetto dei sottoservizi telefonici del piano di recupero di cui sopra recepisce integralmente tali indicazioni. Le caratteristiche costruttive delle opere sono indicate nel grafico allegato alla citata nota e allegate alla presente relazione. In particolare :

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- le colonnine di distribuzione telefonica da esterno saranno di dimensioni 30x32xh95 (matr.25312.0+basamento matr.36209.2). - gli armadietti di distribuzione telefonica incassato all’interno degli edifici saranno di dimensione 13.0x31.8xh45.6 (matr. 33458.1) - i pozzetti prefabbricati 90x70 cm avranno chiusino portante in ghisa 60x60 con spessore telaio da cm 16 (matr. chiusino 52053.6) - i pozzetti prefabbricati 125x80 cm avranno chiusino portante in ghisa 60x120 con spessore telaio da cm 16 (matr. chiusino 32418.6) - le sezioni di scavo sono indicate negli allegati alla presente relazione con particolare riferimento alle sezioni dn125+dn63, dn 125, 2xdn63. TELECOM Italia spa avrà il diritto riconosciuto di accedere alle infrastrutture in qualsiasi momento si rendesse necessario.

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Cantierizzazione dell’intervento previsto nel Piano di Recupero

Descrizione generale del cantiere Il cantiere si svilupperà essenzialmente in due fasi operative e precisamente: 1) Operazioni preliminari di bonifica 2) Restauro conservativo di un complesso in muratura facciavista destinato diventare una struttura ricettiva tipo ostello con annesso ristorante, bar con birrificio, uffici direzionali. La bonifica relativa ai serbatoi interrati facenti parte dell’impianto di riscaldamento del mattatoio è già stata realizzata, come prescritto da ARPA, al fine di pervenire alla dichiarazione di idoneità del sito alle attività previste nel Piano di Recupero, assimilabili alla residenza. - Le opere preliminari di bonifica sono di seguito descritte e consistono nella rimozione dell’amianto sicuramente presente a lastra che di quello friabile, se presente. Durante questa fase saranno presenti in cantiere non più di dieci persone tra tecnici e maestranze con un traffico veicolare molto modesto, quasi ininfluente nel contesto in cui si manifesta. La bonifica sarà preventiva e a totale carico del soggetto attuatore. - La seconda fase riguarda il restauro ed il consolidamento del complesso dell’Ex Macello di Ravenna, ove in particolare rivestono particolare importanza le coperture, i solai, gli infissi, le pavimentazioni ed i rivestimenti, gli impianti termosanitari, gli impianti elettrici e gli ascensori. Per le caratteristiche del lavoro si potranno impiegare anche più squadre contemporaneamente sino ad avere anche cinquanta operai simultaneamente ed un densità di autoveicoli nella ore di accesso ed uscita dal cantiere di venti autoveicoli per volta. La durata di tale fase potrà arrivare a 12-15 mesi. I materiali per l’alimentazione del cantiere potranno pervenire in cantiere a richiesta, ma con una frequenza di 0.3 camion/ora. Gli accessi al cantiere saranno due, uno a nord da via Renato Serra, ed uno a sud dal parcheggio di piazzale XIII giugno. Tale soluzione consente una distribuzione del carico di mezzi da e per il cantiere in grado di alternare il traffico e quindi significativa in termini sia di pulizia della strada (polveri) che di riduzione del rumore.

Bonifica da amianto La bonifica sarà preventiva e a totale carico del soggetto attuatore. Sono presenti a vista alcune coperture in lastre di fibrocemento di elementi a tettoia e una tubazione di caldaia coibentata apparentemente con amianto di tipo friabile. Fase preliminare:

i. occorrerà procedere prioritariamente ad una mappatura esauriente eseguita da personale tecnico abilitato da dove si evinca la presenza e l’ubicazione di amianto in fibra, amianto friabile, lana di roccia, lana di vetro, fibroceramica.

ii. analisi di caratterizzazione dei materiali iii. analisi di determinazione fibre aerodisperse iv. redazione Piani di Lavoro v. invio di pratica all’AUSL per rilascio del nulla osta

Fase di bonifica vera e propria:

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vi. Allestimento cantiere con Unità di Decontaminazione per addetti alla bonifica e dei materiali da bonificare.

vii. Realizzazione di confinamenti statici e dinamici dei materiali da bonificare viii. Incapsulamento materiali con amianto

ix. Bonifica amianto Tutte queste attività devono per legge essere affidate ad una impresa specializzata iscritta all’Albo Nazionale Imprese che effettuano la Gestione dei Rifiuti cat 10a (amianto in fibre e amianto friabile) e cat 9 (bonifica di siti). Questi lavori saranno preliminari a tutte le altre operazioni di cantiere.

Rimozione delle pavimentazioni asfaltate Sono state rilevate delle pavimentazioni bituminose all’interno dei piazzali dell’ex Macello in Ravenna. Tali pavimentazioni verranno riciclate mediante fresatura sul posto ed una volta portate a livello di stabilizzato potranno venire reimpiegate come materiale edilizio succedaneo ai materiali di cava. Il reimpiego difficilmente potrà essere eseguito in loco in quanto le pavimentazioni previste sono di tipo lapideo e temporalmente sono due lavorazioni molto distanti tra loro (18 mesi), ma verranno facilmente collocate sul mercato attraverso uno smaltimento corretto e autorizzato dagli uffici competenti Provinciali. La bonifica sarà preventiva e a totale carico del soggetto attuatore.