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rassegna sindacale CD Quindicinale della CGIL Anno XX - n 291 - 16 giugno 1974 - L. 200 Sped. in abb. post. Gr. 11/70% i

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rassegna sindacaleCD Quindicinale della CGIL

Anno XX - n 291 - 16 giugno 1974 - L. 200 Sped. in abb. post. Gr. 11/70%

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Dopola stragedi Brosciael'immensarispostadi massa

ILFASCISMOE'ISOLATOORABISOGNATAGLIARNELERADICIPOLITICHEESOCIALI

di Rinaldo Scheda

Le dimensioni raggiunte dallaprotesta antifascista, in tutto ilPaese, dopo la strage di Brescia,hanno fatto registrare un isolamen-to del fascismo forse mai raggiun-to in Italia negli ultimi trent'anni.In una situazione economica e so-ciale molto difficile, nella quale ifascisti avevano innestato una nuo-va, calcolata azione provocatoriacon l'intento di aggravare lo statodi confusione e trarre così il massi-mo vantaggio per la realizzazionedei loro disegni eversivi, gli effettiprodotti dal loro gesto criminalesono stati l'esatto contrario di quelche speravano e hanno suscitatoun'aggregazione dell'antifascismodi proporzioni eccezionali e di pro-fondo significato politico.

Si sono create così le condizioniper portare finalmente in fondo ilnecessario, urgente e radicale ri-sanamento della vita democraticaitaliana .Ciò si può e si deve fareattraverso una efficace azione re-pressiva contro i rigurgiti del fa-scismo organizzato e contro tuttele complicità, tutte le protezionidi cui godono. Solo se questa azio-ne sarà portata avanti senza incer-tezze, e con la durezza che ci vuo-le, verranno sgominate ovunque siannidano, le basi dell'eversione an-tidemocratica, e colpiti i loro pro-tettori e ispiratori.

Questo è stato chiesto a granvoce e in modo unanime nelle mi-gliaia di manifestazioni alle qualihanno partecipato milioni di lavo-ratori e di antifascisti e tanta gentesemplice, indignata e preoccupataper ciò che sta accadendo.

Saprà capire lo Stato, saprannocapire le sue strutture e le forzedi governo la volontà, l'ammoni-mento, le indicazioni in cui1 si con-centra e si esprime il senso politi-co delle manifestazioni unitarie?

Questo interrogativo incombesulle prospettive della vita politi-ca italiana, perché dalla rispostache gli si darà deriva il ruolo chesi vuole assegnare alla partecipa-zione, delle masse nella vita poli-

tica del Paese. Cioè la loro volon-tà, così come si è espressa contanto slancio nelle utime settima-ne, conta veramente, pesa real-mente sulle forze che dirigono ilPaese o viene solo blandita o for-malmente esaltata per poi fingereche non esiste e lasciare andare lecose del Paese come prima?

Il movimento sindacale, prota-gonista del grande sciopero gene-rale antifascista del 29 maggio, hachiesto una vera e propria svoltada parte del governo e dell'appara-to statale nei confronti dell'eversio-ne fascista.

Mille e più prove dimostrano chese l'azione contro il fascismo nonè guidata con grande determinazio-ne le falle, le sfasature e le obiet-tive compiacenze di certi settoridell'apparato statale sono destina-te a perpetuarsi e ad aggravarsi.

E' stato sufficiente, nei giornisuccessivi alla strage di Brescra,di fornire una indicazione più chiaraalle forze dell'ordine e ad altri set-tori dell'apparato statale, per farvenire alla luce episodi e vicendeche danno la dimostrazione di ciòche si stava tramando. E per ora,come si dice, volano soltanto glistracci. I nomi finora entrati nellarete delle diverse indagini in corsosono quelli di squallidi esecutoridelle follie criminali di questo oquel gruppo di fascisti. Bisogna an-dare invece alla radice e colpire iprotettori, i finanziatori. Si debbonoportare alla luce le complicità coni fascisti che si annidano nell'appa-rato statale. Risulta con chiarezzache responsabili di settori delicatidell'apparato statale non hannooperato tempestivamente per pre-venire azioni criminali, e altri chepotevano colpire i protagonisti diquesti delitti non l'hanno fatto.

Sappiamo bene che l'alibi ali-mentato per troppo tempo da forzepolitiche di governo attraverso lateoria degli opposti estremismi haconsentito agli organi dirigenti del-la polizia e della magistratura unacondotta praticamente diversiva ri-spetto agli obiettivi verso cui oc-correva dirigere l'azione repressivain difesa del regime democratico.

Il movimento sindacale, i lavo-

ratori dicono che lo stato democra-tico ha l'autorità e la forza, purchélo voglia, di spazzare una volta pertutte la provocazione fascista.

Chiedono misure conseguenti,non solo contro il teppismo crimi-nale, ma contro chi organizza, pagae protegge politicamente i teppisti.Occorre andare fino in fondo perchiarire il ruolo svolto dagli espo-nenti del MSI e di certi settori delmondo padronale nella scelta discatenare e sfruttare ai propri finila violenza. Occorre un taglio net-to con uomini dei corpi dello Sta-to — separati e non separati — chenei fatti hanno manifestato incer-tezze, parzialità o simpatia versopersone, gruppi o attività di tipofascista.

I lavoratori non si contentano piùdi gridare il loro basta nei confrontidella violenza fascista. Lo stato de-mocratico, emanazione di ciò chela Resistenza ha voluto che fossela società italiana, deve essere gui-dato costantemente da una linea dicondotta decisamente antifascista:nei fatti e non solo nelle dichiara-zioni di principio.

Sappiamo bene che l'antifasci-smo oggi non si esaurisce nella vi-gilanza democratica e nella lottacontro le provocazioni dei killerdel teppismo nero. E' necessariooperare per una società più giusta,cioè liquidare gli squilibri sociali eassicurare a'tutti i lavoratori l'oc-cupazione, garantire la capacità diacquisto delle loro retribuzioni, efornire a loro e ai cittadini servizisociali degni di una società moder-na. Esiste in sostanza un intreccioprofondo, e di ciò sono sempre lu-cidamente consapevoli le masse la-voratrici, tra una lotta conseguentecontro le trame fasciste e l'azioneper rinnovare le strutture sociali egli indirizzi economici del Paese.

Non c'è un prima e un dopo. Madeve essere chiaro che il movimen-to sindacale, nel momento in cuiagisce a livello di società, non in-cide solo sulle strutture e sugliorientamenti economici e sociali,ma attacca a fondo tutto ciò chefrena il cammino della democrazia,e in primo luogo lotta a fondo con-tro il fascismo.

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IL PIANOLE ARMII SOLDI(E CHILI DA')

di Paolo Zardo

II piano c'era, e c'erano le armi,gli uomini, i soldi. I fedeli gregaridelle SAM (squadre azione Mus-solini) erano pronti a scatenare ilcaos, addirittura la guerra, alla vi-gilia del referendum: altri sicura-mente aspettavano che la violen-za esplodesse per muoversi invo-cando la debolezza dello Stato, esostituirvisi. C'era un proclama, indata 7 maggio, doveva essere dif-fuso il 9, e prevedeva il via alleoperazioni eversive per la mezza-notte. Si doveva sparare su un cor-teo di lavoratori, si dovevano occu-pare caserme di carabinieri, far sal-tare linee ferroviarie, lanciare bom-be contro le sedi dei partiti di si-nistra. Visto che ormai alla favo-letta degli « opposti estremismi »non crede più nessuno, il fascismoin doppiopetto avrebbe addiritt irachiesto ordine « contro » il fasci-smo terrorista. Il proclama, trova-to in uno dei covi della banda Fu-magalli, si concludeva con un« Boia chi molla » e le firme —« SAM », « Avanguardia Naziona-le », « Ordine Nero » — che leganoi terroristi lombardi, bresciani inparticolare, ad altri episodi di chia-ra, o vagamente nascosta, matricefascista.

La guerra dichiarata dalle SAMnon scoppiò il 10 maggio come sivoleva da qualche parte: il 9 marzoerano stati arrestati in Valtellinadue luogotenenti di Carlo Fumagal-li; salivano all'Aprica su una« 128 » carica di armi, munizioni edesplosivi. Un lungo silenzio; e poi,il 9 maggio, una operazione che inpoche ore portò in galera tredicipersonaggi — poi divenuti venti-sette — tutti noti a chiunque aves-se seguito con un minimo di atten-zione le cronache di attentati, pe-staggi, violenze, cospirazioni e ma-nifeste vanterie di questi ultimi an-ni: tutti fascisti, tutti con prece-denti penali, alcuni perfino trasci-nati in tribunale e magari condan-nati a pene mai scontate. Fu unafelice coincidenza, quell'arresto del9 maggio. Oppure c'era chi sapeva

e poteva tollerare che si facesserosaltare le sedi dei partiti di sini-stra, che si uccidessero agenti diP.S., che si sterminassero carabi-nieri con una 500-bomba, si rapis-sero bambini e magistrati, vistoche tutto concorreva a perpetuareuno stato di tensione che consenti-va governi di centro destra e disin-volte operazioni economiche, co-stringendo forze democratiche esindacali a « giocare in difesa » senon altro per respingere ogni pro-vocazione; ma non poteva ammet-tere che si arrivasse a far trabal-lare il regime che da trent'anni ge-stisce il potere.

Il piano non è scattato: ci sonostati gì; arresti, e i sequesti di ar-mi, munizioni ed esplosivi a quin-tali. Ma non è bastato. Si è arri-vati alla morte di Silvio Ferrari, lanotte del 18 maggio: il fascista èsaltato in aria mentre portava unabomba da qualche parte, in piazzadel Mercato, a Brescia, una piazzacontigua a quella della Loggia. Aifunerali, saluti romani e giuramentidi vendetta da parte dei camerati:i fascisti fanno circolare istericimessaggi con i quali accusano al-tri della morte del giovane Ferra-ri; ma esistono anche voci secon-do le quali sarebbe stato qualchecamerata artificiere a consegnareal camerata terrorista una bombanonfezionta in maniera tale da far-lo saltare in aria. A Mussolini ser-viva nel 1940 una manciata di mor-ti — italiani — da gettare sul tavolodella pace: ai fascisti di Bresciaforse serviva un « martire » con cuigalvanizzare i superstiti delle ban-de SAM e spingerli ad altre impre-se.

Poiché è sempre difficile crederealle coincidenze, il fatto che il gros-so delle SAM venga preso proprioalla vigilia della data stabilita perlo « scoppio della guerra » lasciaquanto meno perplessi. Una per-plessità che diventa durissimo attodi accusa il 28 maggio: alla stragedi piazza della Loggia si è arrivaticon una escalation terroristica chesi faceva sempre più pressante;la manifestazione unitaria antifa-scista di quella mattina, lo sciope-ro proclamato nelle fabbriche enelle scuole, non erano stati decisia caso: esistevano tensione epreoccupazione; e chi lavora ha giàsufficienti difficoltà da superaresenza che da esse si debbano ag-giungere anche le quotidiane mi-nacce dello squadrismo. Le tre,quattromila persone venute in cor-teo, sotto la pioggia, ad ascoltaregli oratori antifascisti dimostrava-no un'altra cosa: di non aver pauradel fascismo, di non essere dispo-sti a tollerare non soltanto la vio-lenza ma neanche le intimidazionipadronali sul tipo di quelle, recen-ti, di assunzioni di immigrati rac-comandati dalla Cisnal. Il fascismobresciano, lombardo, e non soltantoquello, non poteva accettare chenon si avesse paura. Così come aPortella della Ginestra si tentò diannichilire il movimento operaiosiciliano, piazza della Loggia dove-va « rimettere al loro posto » anti-fascisti e sindacati.

Perché Brescia, ci si è chiesti.Probabilmente perché Brescia era

diventata da una ventina di giornila capitale « nera » per eccellenza:ma soprattutto perché Brescia èsempre stata una città più « vene-ta » che « lombarda », con industriedi media grandezza gestite da unpadronato avido e prepotente diorigini e propensioni austriacanti— dal Francesco Giuseppe,leaderdella restaurazione, sono passatenon più di quattro generazioni, perqualcuno solo tre -»- e con un cir-condario agricolo di stampo antico,popolato di gente sapientementetenuta a freno, in « lieta umiltà »,da parroci e cappellani in un climada controriforma, sia pure aglisgoccioli. Né si possono dimenti-care le fabbriche di armi, che si-gnificano commesse militari, equindi legami con chi queste armicompra e usa. Né, per finire, i si-curamente malefici influssi che eb-be su parte notevole delle classiprivilegiate la presenza del gover-no di Salò durante il periodo re-pubblichino: certe nostalgie sonopiù forti, in loco.

Raccontano, sul Garda, che unasera andò a cena il sindaco di Bre-scia, Boni, democristiano: e parlan-do, gli fu chiesto se sapeva chequel pomeriggio Almirante avevafatto un giro degli industriali localiraccogliendo in poche ore 600 mi-lioni di contributi; dicono che il sin-daco abbia alzato le spalle, sbuf-fando che si trattava delle soliteesagerazioni, che Almirante nonaveva messo insieme più di 450milioni. I nomi di questi industrialisono sulla bocca di tutti: Pasotti,Comini, Becchetti, Busseni, e for-se molti altri, magari a livelli di red-dito inferiore ma non tanto. Tantoper fare un esempio: Kim Borro-meo, il primo della banda Fumagal-li a finire dentro, era stato dipen-dente di Pasotti che lo ha licenzia-to solo dopo il suo arresto.

La bomba doveva servire a in-timorire. Ma ancora una volta ilcalcolo fascista è fallito. La rispo-sta l'hanno avuta subito, in piazzadella Loggia, e dalla Brescia deglioperai, dei lavoratori, degli studen-ti ; e il giorno dopo da tutte le piaz-ze d'Italia; e il giorno dopo ancora,e il venerdì dei funerali quando da-vanti a quelle povere bare è sfilatatutta l'Italia, e non solo idealmente.La risposta dei lavoratori, dei sin-dacati, dei partiti democratici, deglistudenti, è stata la dimostrazionedi quale spirito animasse i milionie milioni di italiani uniti per direno al fascismo; ma a Brescia si èvisto di più; per tre giorni, dal mo-mento della strage ai funerali, loordine in città è stato garantito dailavoratori, in prima persona, di-mostrando, se ce ne fosse biso-gno, che la classe operaia (comeha detto Luciano Lama nella suaorazione funebre) si propone conpieno diritto come la vera classedirigente del paese. L'altra classedirigente, quella che si era premu-rata di mettere rapidamente sottochiave la banda SAM-Fumagalli,non ha saputo evitare la strage néarrivare rapidamente a chi l'ha idea-ta, finanziata e compiuta. La spe-ranza, per loro, è che i vivi di-mentichino; e presto.

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