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DIETRICH PAREDES direttore SERGEY KHACHATRYAN violino XXXV STAGIONE CONCERTISTICA _15_16

Programma Paredes - Khachatryan

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Dietrich Paredes direttore | Sergey Khachatryan violino | Massa | Teatro Guglielmi | 1 dicembre 2015 | Replica a Firenze (2)

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DIETRICH PAREDESdirettore

SERGEY KHACHATRYANviolino

XXXV STAGIONE CONCERTISTICA_15_16

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fondazioneorchestra regionaletoscana

Commissario straordinario *Maurizio Frittelli

Direttore generaleMarco Parri

Direttore servizi musicaliPaolo Frassinelli

Direttore comunicazioneRiccardo Basile

Ufficio sviluppo e fundraisingElisa Bonini

* al momento in cui è andato in stampa questo programma, il nuovo Consiglio di Amministrazione non era ancora insediato.

AmministrazioneSimone Grifagni, Cristina Ottanelli

Ufficio del personalePatrizia Brogioni, Andrea Gianfaldoni

SegreteriaStefania Tombelli | Direzione GeneraleTiziana Goretti | Direzione ArtisticaAmbra Greco | Area Comunicazione

Servizi tecnici OrchestraFrancesco Vensi, Angelo Del Rosso

Ospitalità e sala Teatro VerdiFulvio Palmieri, Paolo Malvini

Palcoscenico Teatro Verdi Alfredo Ridi, Walter Sica, Carmelo Meli, Sandro Russo, Alessandro Goretti

Personale di sala Lisa Baldi, Martina BertiTommaso Cellini, Lorenzo Del MastioMassimo Duino, Enrico GuerriniMichele Leccese, Pasquale Matarrese

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XXXV STAGiOnE COnCERTiSTiCA

direttore artistico

direttore principaledirettore e compositore in residencedirettore onorario

Giorgio Battistelli

Daniele RustioniTan DunThomas Dausgaard

ICOstituzioni

oncertisticherchestrali

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dIETRICH PAREdESdirettore

SERGEY KHACHATRYANviolino

Registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService

mASSA, TEATRo GuGlIElmI

martedì 1 dicembre 2015 ore 21.00in collaborazione con

FIRENzE, TEATRo VERdI

mercoledì 2 dicembre 2015 ore 21.00*

* concerto trasmesso in differita da Rete Toscana Classica

LUDWiG VAn BEETHOVEnEgmont op.84, ouverture

MAX BRUCHConcerto n.1 in sol minore per violino e orchestra op.26PreludioAdagioFinale

***

PËTR iL'iČ ČAJKOVSKiJSinfonia n.5 in mi minore op.64

Andante - Allegro con animaAndante cantabile, con alcuna licenzaValse - Allegro moderatoFinale - Andante maestoso

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DiETRiCH PAREDES

È il direttore musicale dell'Orchestra Giovanile di Caracas, una delle orche-stre principali del El Sistema, il famoso modello didattico musicale, ideato e promosso in Venezuela da José Antonio Abreu (ovvero un sistema di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, con accesso gratuito e libero per bambi-ni di tutti i ceti sociali). Dietrich Paredes collabora al progetto venezuelano dal 2008 e, da allora, ha tenuto con questa Orchestra tournée in Sud America, Asia ed Europa, includendo tappe al Festival di Salisburgo nel 2013, al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, al Festival Dvořàk di Praga, al Beethovenfest di Bonn, al Festival di Ravello in italia nel 2014, così come Zurigo, Amburgo, Parigi, Budapest, Vienna, Göteborg e Zagabria.Per la stagione 2012/13 è stato assistente

alla direzione della Los Angeles Philharmonic, collaborando con direttoridel calibro di Esa-Pekka Salonen, VasilyPetrenko, John Adams e Gustavo Dudamel in un lungo tour in Europa.nato nel 1980, ha studiato violino sotto la guida di Ruben Cova, Ulises Ascanio, Santiago Garmendia e José Francisco del Castillo. Ha partecipato a numerosemasterclass tenute da eccezionali violi-nisti quali Agustin Dumay, Olivier Charlier, Virginie Robilliard, Aaron Rosand, Maurice Hasson, Yossy Zivoni, Daniel Stabrawa, Eugene Fudor e igor Oistrach. All'età di soli 11 anni ha vinto il Concorso Encuentro internacional de niños y Jóvenes Solistas instrumentistas di Córdoba, Argentina. nel 1997 ha suonato nelle fila dei violini primi dell’Orchestra Sinfonica Simón

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Bolívar e nel 2002 è stato selezionato come primo violino dell’Orchestra Giovanile delle Americhe. Parallelamen-te alla sua formazione come violinista, ha studiato direzione d’orchestra sotto la guida di José Antonio Abreu, afferman-dosi rapidamente come uno dei più promettenti giovani maestri emergenti del Venezuela, e dirigendo numerose orchestre del suo paese, tra cui la Simón Bolívar e le Orchestre Sinfoniche di Mérida, Tachira, Monagas e Falcon. Collabora anche con molte orchestresudamericane, tra cui l’Orchestra CarlosChávez in Messico, l’Orchestra Sinfonica Giovanile di Montevideo e l’Orchestra Centroamericana di El Salvador.

Dopo aver debuttato con l'Orchestra della Toscana nell'estate 2014 al Cortona Mix Festival, Paredes ritorna sul podio della formazione toscana con due pro-duzioni inserite nella Stagione Concer-tistica 15/16. Sempre a Firenze, è stato protagonista con l'Orchestra Giovanile italiana per il concerto in memoria di Carlo Maria Giulini alla scorsa edizione del Maggio Musicale Fiorentino. Altri importanti appuntamenti in pro-gramma per questa stagione sono i con-certi con la RTE national Symphony of ireland, l'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, l'Opera di Roma, e l'Orchestra Sinfonica di Tolone in Francia.

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SERGEY KHACHATRYAn

Classe 1985, nato a Yerevan in Armenia, Sergey Khachatryan arriva per la prima volta all'Orchestra della Toscana. È stato vincitore al Viii concorso internazionaleJean Sibelius di Helsinki nel 2000, diventando il più giovane vincitore di sempre nella storia della manifestazione, e nel 2005 al Concorso Queen Elisabeth di Bruxelles.nelle ultime stagioni, ha suonato con i Bamberger Symphoniker, Munich Philharmonic, Swedish Radio Symphony, Mariinskij Orchestra e l'Orchestre de Paris, diretto da Herbert Blomstedt, Jonathan nott, James Gaffigan, Juraj Valcuha, Valerij Gergiev, Andris nelsons. Ha inoltre collaborato in Europa con i Berliner Philharmoniker, la Royal Concertgebouw Orchestra, Amsterdam Sinfonietta, Rotterdam Philharmonic, Orchestre national de France, London Symphony, London Philharmonic, Philharmonia Orchestra; in Australia con la nHK Symphony, Sydney Symphonye la Melbourne Symphony e negli Stati Uniti con la Seattle Symphony diretta da Ludovic Morlot, e la national Symphony Orchestra a Washington, condotto daVasily Petrenko. Si è esibito, sempre in America, con la new York Philharmonic, la Boston Symphony, la Philadelphia Orchestra, la Cleveland Orchestra e la San Francisco Symphony, così come il Ravinia, Blossom e Mostly Mozart Festival. La scorsa stagione lo ha visto interprete del Concerto di Beethoven, al

Festival di Lucerna con i Wiener Philharmoniker e Gustavo Dudamel, come ultimo vincitore del Credit Suisse Young Artist Award, e protagonista con la Gewandhausorchester di Lipsia, la Munich Philharmonic, la Hamburg Symphony, la Filarmonica di Rotterdam,Toronto Symphony e nHK Symphony. Suona in trio con il violoncellista narek Hakhnazaryan e la sorella pianista Lusine Khachatryan, esibendosi al Concertgebouw di Amsterdam, Vienna Konzerthaus e Mariinsky Concert Hall. Sempre con la sorella Lusine Khachatryan,ha tenuto recital alla Wigmore Hall,

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Konzerthaus di Dortmund, Theatre des Champs Elysees e Cité de la Musique (Parigi), Auditorium nacional di Madrid,Concertgebouw di Amsterdam, Palaisdes Beaux Arts (Bruxelles), Philharmonie Luxembourg, Carnegie Hall e Alice Tully Hall (new York) e Herbst Theater (San Francisco). il duo è stato coinvoltoin un grande tour di recital nella prima-vera del 2014 con le tre Sonate per violino e pianoforte di Brahms.La discografia di Khachatryan su naïve Classique comprende i concerti di Sibelius e Chačaturjan con la Sinfonia Varsovia e Emmanuel Krivine, i Concerti di Šostakovič con l'Orchestre national de France e Kurt Masur, una registrazio-ne delle Sonate per violino e pianoforte di Šostakovič e Franck e le Sonate e Partite per violino solo di Bach. Un disco delle Sonate per violino e pianoforte di Brahms è stato pubblicato nel giugno 2013. nel 2015 è previsto un disco di musiche armene.Sergey suona un violino Guarneri “Ysaye” del 1740 messo a disposizione dalla nippon Music Foundation.È destinatario del Credit Suisse Young Artist Award 2014.

LUDWiG VAn BEETHOVEn(Bonn 1770 - Vienna 1827)

Egmont op.84, ouverture

durata 9 minuti circa

Delle undici Ouvertures composte da Beethoven fra il 1801 e il 1822, e desti-nate ad introdurre, oltre che la sua unica opera Il Fidelio, balletti e lavori teatrali di autori diversi, alcune appaiono oggi regolarmente nei programmi delle Stagioni sinfoniche, sebbene solo con l’opera 115 Per l’onomastico si prefiguri quell’autonoma Ouverture da concerto che si consoliderà con il Romanticismo. Le Creature di Prometeo, le Leonore (nelle tre differenti versioni), il Corio-lano e l’Egmont stessa sono infatti tutte legate strettamente all’argomento del balletto o del dramma cui si riferiscono.Così l’Egmont, che prevede altri nove brani dopo l’Ouverture, composto fra il 1809 e 1810 come musica di scena per il testo di Goethe, ne ricalca grandiosa-mente la trama: gli aneliti e le lotte per la libertà, infine vittoriosa e riscattata dalla cruenta morte del protagonista. La struttura musicale è data da un Allegro in forma-sonata, con un’introduzione lenta e grande coda finale (similmente a come Beethoven aveva già fatto per il Prometeo), e si di-stacca in tal modo, prendendo a model-lo quelle di Mozart, dalle Ouvertures dei secoli precedenti, quelle in stile italiano o francese, semplicemente tripartite con i due tempi estremi e gemelli che rac-chiudevano un movimento centrale di carattere contrastante.

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MAX BRUCH(Colonia 1838 – Berlino 1920)

Concerto n.1 in sol minore per violino e orchestra op.26

durata: 26 minuti circa

"I tedeschi hanno quattro grandi concerti per violino. Il più grande, privo della minima concessione, viene da Beethoven. Quello di Brahms, nella sua severità, emula Beethoven. Il più ricco, il più magico, lo ha scritto Max Bruch. Quello con più intimità, il gioiello del cuore, ci viene da Mendelssohn".

Sono parole del grande violinista Joseph Joachim, dedicatario e primo esecutore del concerto di Max Bruch (1868) prima che di quello di Brahms (1878), in ambedue collaboratore e "revisore tecni-co" della par te del solista. il giudizio di Joachim è da leggere forse come carezza consolatoria al povero Bruch, che ebbe solo un decennio per gioire del succes-so della sua creatura migliore e più popolare, il primo dei suoi tre concerti per violino, prima di vederla esposta al confronto con Brahms. Apprezzato come direttore e come didatta, autore di un copioso catalogo che si proietta addi-rittura fino al 1919 (musica da camera, tre sinfonie, musica corale, opere, orato-ri fra cui fu assai ammirato Odysseus, 1872) inse gnante all'Accademia di Berlino dal 1893 al 1911 dove ebbe come allievo anche Ottorino Respighi, Max Bruch è visto erroneamente come un epigono brahmsiano; in realtà si mantenne fedele ancora in pieno Ventesimo seco lo alla sua formazione

nel solco di Mendelssohn. Tratti men-delssohniani caratterizzano infatti la natura lirica della sua ispirazione, che nei momenti migliori è soavemente e affettuosamente espansa come in certe Romanze senza parole. L'osservazione vale per il giovanile Concerto in sol minore op.26, l'unico pezzo di Bruch oggi sopravvissuto in repertorio, assie-me al Kol Nidrei op.47 per violoncello e orchestra su melodie ebraiche. Bruch vi lavorò a lungo, dal 1864 al 1868, e già nel ‘66 ne aveva licenziata una prima versione su cui Joachim sarebbe poi intervenuto per una revisione ulteriore, da lui portata al successo. il primo tempo è un Preludio (imposta-to in tempo Allegro moderato) dal carattere libero e soavemente rapsodico, in cui l'ingresso del solista con una sorta di cadenza potrebbe richiamare proprio il modello beethoveniano. Un materiale tematico ricco e vario ma coerente (anche se gli manca quella profonda e motivata dialettica fra solista e orchestra che fa la qualità assoluta dei concerti di Beethoven, Mendelssohn e poi Brahms) tratteggia un paesaggio prevalentemente lirico ma tutt'altro che privo di accensioni eroiche, che trovano un veicolo d'espres sione ideale nella magniloquenza dei bicordi e tricordi del solista. il Preludio sfocia direttamente nell'Adagio, soave ed intenso, costruito

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su un tema nobilmente senti mentale da Romanza strumentale, non immemore dell'Ada gio del concerto mendelssohni-ano, abbastanza ampio da dar luogo ad una struttura articolata di colloquio tra solista e orchestra, in cui l'ampia idea principale intera gisce con un disegnoalternativo breve e vivo, successi vamente introdotto, che propizia il collegamento diretto con il Finale. Questo è una rivisitazione della tradizio nale forma di Rondò, però sal-damente collegato da affi nità tematiche ed espressive ai movimenti precedenti. Soprattutto lo slancio cavalleresco di questo Finale, impo stato su un tema magnificamente ambientato nei bicordi dello strumento solista, ha assicurato al Concerto op.26 l'affetto dei grandi concertisti e la sua permanenza nel repertorio.

Elisabetta Torselli

PËTR iL'iČ ČAJKOVSKiJ(Votkinsk 1840 - San Pietroburgo 1893)

Sinfonia n.5 in mi minore op.64

durata: 50 minuti circa

Anche Pëtr ll'ič Čajkovskij mostrò precocemente le sue grandi qualità musicali e fin dall'infanzia rivelò anche la cagionevolezza di salute e il carattere ipersensibile che fecero coniare alla sua governante la famosa definizione di fan-ciullo di vetro. nella maturità questa sua fragilità si trasformerà in tendenza alla depressione, con risvolti pesantementeautocritici; anche all'epoca della compo-sizione della Quinta Sinfonia, pur dopo aver ottenuto ripetuti successi trionfali in patria e all'estero, l'insicurezza lo perseguitava: "voglio a tutti i costi dimo-strare non soltanto agli amici ma anche a me stesso, che non sono ancora finito. Assai frequentemente ho dubbi su me stesso e mi chiedo: è ora di fermarsi, ho forse sforzato troppo la mia fantasia, può essere che la sorgente si sia inaridita?" scriveva nell'estate del 1888. in quel periodo aveva comunque già superato momenti molto critici, come il matri-monio con una sedicente ammiratrice, deciso da Čajkovskij probabilmente per tacitare le voci circa la sua omosessua-lità, che si rivelò invece un incubo (la moglie, probabilmente pazza, gli creò infiniti problemi).nel 1876 era nata invece la positiva ami-cizia puramente epistolare con la ricca

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vedova nadezda von Meck, che gli assi-curò una base affettiva e una sicurezza economica che gli permise di dedicarsi esclusivamente alla composizione. La sua situazione personale era quindi migliorata: aveva finalmente una casa in campagna, l'apprezzamento della famiglia imperiale (che gli attribuì un vitalizio annuo) e molti successi, ma lo stress per i troppi impegni gli causava ancora sintomi nevrotici, mentre lacontinua ansia di poter mantenere il livello della sua creatività lo rendevadeluso di ogni accoglienza delle sue opere inferiore alle aspettative.La critica, infatti, fu spesso severa nei suoi confronti: già ai suoi tempi, ma soprattutto poi nel novecento, la sua musica fu bollata come sdolcinata, eccessiva o addirittura volgare, adatta solo a un facile sentimentalismo. in realtà (come spesso accade) alla presa di distanza della critica fa da contrappeso il quasi costante apprezzamento delpubblico, che portò anche a varie stru-mentalizzazioni della sua immagine.nell'era zarista Čajkovskij fu considera-to quasi un eroe nazionale e questa idea si mantenne anche nel periodo sociali-sta: si giunse anche a nascondere la suaomosessualità (carattere che sarebbe

risultato "decadente") e le sue posizioni zariste, pur di non perdere quello che il realismo socialista considerava un "grande classico russo!". negli anni '60 a impadronirsi della sua storia furono invece le correnti omoses-suali e il film a lui dedicato da Ken Russel nel 1971 continuò a far parlare della sua vicenda biografica. nei decen-ni successivi dilagò invece l'interesse per il giallo della sua morte: Čajkovskij infatti morì di colera, secondo le fontiufficiali, nel 1893, pochi giorni dopo la prima esecuzione della Sesta Sinfonia(Patetica), accolta tiepidamente. Secondo le testimonianze di Alexandra Orlova, invece, sarebbe stato costretto al suicidio dagli ex compagni della presti-giosa Scuola di Giurisprudenza dove Čajkovskij aveva studiato, perché non si collegasse la sua omosessualità aquell'ambiente d'élite. Ulteriori recenti ricerche di Alexander Poznansky tendo-no oggi comunque a confutare questa tesi, dato che l'omosessualità era diffusa e tollerata nell'aristocrazia russa del tempo. Al di là della vicenda biografica, comunque, il pubblico occidentale, cheancora oggi conosce poco la produzioneoperistica di Čajkovskij, ha sempre mostrato di apprezzare molto sua musi-

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ca, soprattutto i balletti e la produzione sinfonica.Le sinfonie di Čajkovskij si collocano negli anni '70-'80 dell'Ottocento in una stagione di nuova fioritura di questaforma: verso la metà del secolo, infatti(dopo le sinfonie di Schubert, Mendelssohn, Schumann), il genere più innovativo era stato considerato il poe-ma sinfonico, formalmente più libero e nutrito di evocazioni extramusicali, ma negli anni '70 si assiste a una ripresa di interesse per la sinfonia con le opere di Brahms, Bruckner, Borodin, Čajkovskij, Dvohik,Franck. Si tratta spesso di opere impo-nenti, monumentali per molti aspetti, in cui sovente si cerca di inserire elementi che possano collegare insieme estese campate formali in un organismo unitario.Anche nella Quinta di Čajkovskij vi è una ricerca in questo senso: la sinfoniasi apre con un tema, chiaramente enun-ciato nell'Andante introduttivo alla maniera di un segnale, che verrà ripreso in tutti i movimenti. negli schizzi della sinfonia esso è associato a un significatoprogrammatico: "sottomissione totale davanti al destino, o, che è lo stesso, davanti alla predestinazione ineluttabile della provvidenza". il movimento vero

e proprio, Allegro con anima, presenta un altro tema, anch'esso ben scandito e un po' solenne, con carattere quasi di marcia.La tipica cantabilità Čajkovskiana, mor-bida e sentimentale, si rivelerà solo piùavanti con un tema su ritmo di valzer lento. il secondo movimento,Andante cantabile con alcuna licenza è considerato, a ragione, uno dei più belli nella produzione sinfonica di Čajkovskij: il timbro ovattato del corno presenta in un lungo assolo una melodia semplice e dolente; gli risponde l'oboe solo con un canto più espanso e non meno toccante. Tutto il brano è organiz-zato poi in un crescendo espressivo alla maniera di una scena d'opera, che porta alle perorazioni cantate a voce piena da tutta l'orchestra: momenti di liricità distesa e sincera che contrastano con laripresa, a tratti, del minaccioso "tema del destino" iniziale. nell'Allegromoderato seguente la carica sentimen-tale accumulata si scioglie in movimen-to di danza: si tratta di uno di quegli affascinanti Valses che sono spesso presenti nella musica di Čajkovskij, non solo nei balletti ("sinfonia con tre valzer", è stata definita la Quinta). È condotto con la consueta eleganza e leg-

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gerezza, ma integrato in questo contesto ancora una volta dall'enunciazione del cupo tema iniziale della sinfonia. Con il medesimo tema, ma in una luce diversa (mutato in modalità maggiore), si apre anche il Finale, Allegro maestoso: si tratta di un movimento vasto, dai toni solenni e a volte pomposi, tra la proces-sione e l'inno, che solo a tratti lasciatrapelare qualche abbandono cantabile. nella generosa abbondanza tematica si sentono richiamati anche altri motivi della sinfonia, a ulteriore suggello del carattere ciclico della sua forma. nel suo solito impeto autocritico Čajkovskij definì questa sinfonia "troppo eterogenea, massiccia, insincera e prolissa", ma essa invece gode oggi di notevole favore presso il pubblico. in particolare il malinconico tema del secondo movi-mento è diventato anche il song Moon Love (di David-Costenlanez-Davis),celebre ad esempio nella struggente interpretazione di Chet Baker.

Maria Grazia Sità

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VIolINI PRImI

Andrea Tacchi *Daniele Giorgi *Paolo Gaiani **Angela AsioliPatrizia BettottiGabriella ColomboFrancesco Di CuonzoMarian EllemanMarco PistelliGianluca Stupia

VIolINI SECoNdI

Chiara Morandi *Chiara Foletto **Stefano BianchiMarcello D'AngeloPaolo Del Lungo Alessandro GianiAlessia PallaoroSusanna Pasquariello

VIolE

Stefano Zanobini *Pier Paolo Ricci **Caterina Cioli Alessandro Franconi Sabrina Giuliani Hildegard Kuen

VIoloNCEllI

Luca Provenzani *Augusto Gasbarri *Andrea Landi **Stefano BattistiniGiovanni Simeone

CoNTRABBASSI

Amerigo Bernardi *Luigi Giannoni **Lucio Corenzi Simone Prando

FlAuTI

Fabio Fabbrizzi *Michele Marasco *Angela Camerini

oBoI

Flavio Giuliani * Marco Del Cittadino

ClARINETTI

Marco Ortolani *Francesco Giardino

FAGoTTI

Paolo Carlini *Umberto Codecà *

CoRNI

Andrea Albori *Paolo Faggi *Alberto BertoniEolo Pignattini

TRomBE

Donato De Sena *Guido Guidarelli *

TRomBoNI

Paolo Masi * Stefano BellucciSergio Bertellotti

BASSo TuBA

Riccardo Tarlini *

TImPANI

Morgan M.Tortelli *

ISPETToRE d’oRCHESTRA E ARCHIVISTA

Alfredo Vignoli

* prime parti ** concertino

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