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0 Regione Calabria Azienda Sanitaria Provinciale Cosenza Progetto Interventi precoci sugli esordi delle psicosi Rapporto di ricerca Esordi psicotici nella Regione Calabria: uno studio epidemiologico a cura di: Dott.ssa Maria Francesca Pantusa

Progetto Interventi precoci sugli esordi delle psicosi ... · all’esordio della psicosi può non solo moderare la gravità e contrastare le conseguenze biologiche, psicologiche

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Regione Calabria Azienda Sanitaria Provinciale Cosenza

Progetto

Interventi precoci sugli esordi delle psicosi

Rapporto di ricerca

Esordi psicotici nella Regione Calabria:

uno studio epidemiologico

a cura di: Dott.ssa Maria Francesca Pantusa

1

Premessa

Gli esordi psicotici si collocano come età di insorgenza tra i 15 e i 35 anni con un valore

mediano di 22 o 23 anni (Kessler et al., 2007); nel sesso femminile l’esordio della malattia si

manifesta di solito con un ritardo medio di 3-4 anni rispetto al sesso maschile.

Un’ampia revisione sistematica degli studi di incidenza (N=55) condotti in 33 paesi ed in

differenti contesti socio-ambientali, ha messo in evidenza un tasso mediano di incidenza pari a 15,2

(7,7-43,0) per 100.000 abitanti (McGrath et al., 2004). Studi epidemiologici condotti in Italia

(Gigantesco et al, 2012) riportano tassi di incidenza inferiori, 7,4 con un intervallo di confidenza (

IC) al 95% compreso tra 6,2 e 8,7. Il tasso di incidenza è significativamente più elevato nel sesso

maschile che in quello femminile, con un rapporto (valore mediano) maschi/femmine pari a 1,40:1

(Aleman et al 2003).

I dati più recenti della ricerca e le linee guida sulla schizofrenia (NICE, 2002; Royal

Australian guidelines, 2005), indicano che un intervento precoce e tempestivo sul paziente

all’esordio della psicosi può non solo moderare la gravità e contrastare le conseguenze biologiche,

psicologiche e sociali della malattia, ma avere anche un ruolo cruciale per ostacolare il

deterioramento nel funzionamento sociale, già presente nella fase in cui la psicosi non è ancora

manifesta. Le ricerche effettuate sul primo episodio psicotico hanno evidenziato come il periodo

che intercorre tra l’esordio psicotico e il suo trattamento (DUP) correli con gli esiti della patologia a

breve termine. Più controverso è il rapporto tra DUP e esiti a lungo termine (Norman e Malla, 2001)

. In un’ampia review sull’argomento Lloyd-Evans et al, 2011, riportano una durata media per il

DUP di oltre due anni e un valore mediano di circa 26 settimane. Fiorillo et al, 2011, in uno studio

italiano hanno riscontrato una durata media di 28,5 settimane. Gli studi di correlazione tra durata

del DUP ed esiti della psicosi indicano che un DUP superiore a sei mesi si associa a incompleta

remissione dei sintomi, ricadute più frequenti, tassi di riospedalizzazione più elevati, resistenza al

trattamento, e più in generale a una prognosi peggiore. (Rössler et al., 2006; Drake & Lewis, 2005).

Al contrario un DUP più breve si associa ad una migliore risposta al trattamento farmacologico,

Dassa et al 2010. Appare, quindi, evidente che un programma di intervento precoce sulle psicosi

dovrebbe mirare a una riduzione del DUP prevedendo una diagnosi precoce ed un trattamento

terapeutico tempestivo ed efficace.

Alla luce di queste evidenze la Regione Calabria ha approvato all’interno degli obiettivi di

piano 2010- Linea progettuale 12.1 il progetto denominato “Interventi precoci negli esordi delle

Psicosi”.

Il progetto prevedeva come obiettivo generale il miglioramento dell’individuazione,

assessment e trattamento degli esordi psicotici attraverso un percorso formativo diretto a un

campione significativo di operatori psichiatrici appartenenti alle 5 Aziende Sanitarie Provinciali

della Regione Calabria e come sotto obiettivo la raccolta dei dati epidemiologici degli esordi

psicotici su tutto il territorio regionale per conoscerne l’incidenza e le modalità di trattamento. Nel

presente lavoro sono presentati e discussi i risultati emersi dalla ricerca.

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Obiettivi: raccogliere i dati socio-demografici e clinici di tutti pazienti con diagnosi di primo

episodio psicotico in trattamento presso i servizi dei Dipartimenti di Salute Mentale e della

Neuropsichiatria Infantile di tutta la Regione Calabria. Lo studio è stato condotto negli anni 2012 e

2013.

Materiali e metodi: in base alla letteratura sull’argomento è stato strutturato un questionario a

risposta multipla con il quale sono stati raccolti i dati socio demografici dei pazienti, le

caratteristiche cliniche, i fattori di rischio per l’esordio psicotico, il periodo di psicosi non trattato , i

trattamenti effettuati e gli esiti.

Nello studio sono stati arruolati tutti i pazienti per i quali veniva formulata la diagnosi di

primo episodio psicotico. Per primo episodio psicotico si intendeva ogni caso che rispondeva ai

criteri per la diagnosi di schizofrenia o sindromi correlate (F20-F29) secondo l’ICD 10 e che per la

prima volta giungeva all’osservazione di un servizio psichiatrico.

Elaborazione statistica sono state effettuate le statistiche descrittive di base delle variabili prese in

esame. Il confronto statistico delle variabili continue è stato condotto con lo Student t-Test per

campioni indipendenti e l’Analisi della Varianza a una via (ANOVA). Per le variabili categoriali è

stato utilizzato il test del Χ2

. La correlazione tra variabili è stata esplorata attraverso il metodo di

Pearson. La significatività statistica è stata posta a valori di p < 0.05.

L’analisi statistica è stata condotta con l’ausilio del programma SPSS 22.0 per Windows.

Risultati: Hanno partecipato alla raccolta dati n. 25 dei 33 Centri di Salute Mentale (CSM) della

Regione Calabria, n. 6 Servizi di Diagnosi e Cura (SPDC) su 12 presenti nel territorio regionale e

tutti i Servizi di Neuropsichiatria Infantile delle 5 Aziende Sanitarie Provinciali (ASP).

Caratteristiche socio demografiche (Tab. n.1)

Il campione esaminato è costituito da 254 pazienti. N. 123 pazienti sono stati reclutati

nell’anno 2012 e n. 131 pazienti nell’anno 2013. Il 16,1% del campione è stato preso in carico con

diagnosi di esordio psicotico presso i servizi di Neuropsichiatria infantile delle 5 Aziende Sanitarie

Provinciali e il restante 83,9% dai Centri di Salute mentale e Servizi di Diagnosi e Cura afferenti ai

5 Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) della Regione Calabria. Le percentuali più alte di

reclutamento si rilevano nelle ASP di Cosenza (47,2%) e di Reggio Calabria (28,8%).

Nettamente prevalente la presenza dei maschi (70,1% vs 29,9%). L’età media dell’intero

campione è di 23,97±6,27 (r= 13-40), senza differenze significative per sesso (Tab. n. 2).

Suddividendo il campione in tre classi d’età, quella significativamente più rappresentata è la classe

di età compresa tra 21 e 30 anni, L’88,8% ha una scolarità media inferiore o superiore. Nella

maggior parte dei casi si tratta di soggetti di nazionalità italiana (92,1%). I celibi/nubili

rappresentano il 92.1% del campione. Relativamente alla condizione lavorativa prevalgono gli

studenti (38.2%) e i disoccupati (25,5%).

Fattori di rischio (Tab. n. 3)

Numerosi fattori endogeni e ambientali, come la familiarità psichiatrica, le complicanze

ostetriche o perinatali, l’uso di sostanze, gli eventi stressanti, concorrono alla comparsa dei disturbi

psicotici secondo il modello dello Stress-Vulnerabilità.

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Nel nostro studio le complicanze durante la gravidanza o al momento del parto sono

riportate dall’8,4% del campione.

Percentuali più elevate si rilevano per la familiarità psichiatrica che è presente in circa un

terzo del campione (33,2%) e nel 71,4% la problematica psichiatrica riguarda un familiare di 1°

grado.

Le patologie di più frequente riscontro nei familiari affetti sono i Disturbi dello spettro

schizofrenico (32,8%) e i Disturbi affettivi gravi (29,7%). Nel 76,4% il familiare ammalato è in

trattamento psichiatrico.

L’abuso di sostanze riguarda 42 pazienti (16,5%) e la sostanza di più frequente consumo è la

cannabis (90,5%).

Relativamente agli eventi stressanti che spesso precedono l’esordio psicotico in nostri dati

indicano nel 70,1% conflitti con i familiari , nel 56,7% conflitti con il contesto sociale ed eventi

traumatici nel 27,2%.

Caratteristiche cliniche (Tab. n.4)

Il quadro clinico è caratterizzato nella maggior parte del campione da deliri e allucinazioni

(93,3%), compromissione del funzionamento sociale e lavorativo (90,2%), manifestazioni d’ansia

(86,2%). In circa la metà dei pazienti sono presenti anche sintomi depressivi, agitazione

psicomotoria, sintomi confusionali. Nel 13% dei casi sono riferite condotte autolesionistiche e

parasuicidarie.

DUP – Duration of Untreated Psychosis (Tab. n. 3)

Nel nostro studio il periodo non trattato di psicosi è riportato soltanto nel 76% dei soggetti.

Il valore medio riscontrato è di 85,7± 530,1 (giorni) e il 72,4% dei casi valutati riporta un valore

inferiore a 180 giorni.

Trattamento (Tab. n. 5)

Il 71,6 % dei pazienti è in trattamento con antipsicotici atipici (AA) , il 43,7% con

antipsicotici tipici (AT). Le benzodiazepine sono usate nel 59,8% del campione e gli

stabilizzatori dell’umore nel 40,9%. Appare evidente dalle frequenze riscontrate che le terapie di

associazione sono frequenti. Il 25,6% riceve sia AA che AT.

Gli effetti collaterali al trattamento farmacologico riportati più frequentemente nel nostro

studio sono i disturbi extrapiramidali (16,9%) e quelli metabolici (6,7%).

Riguardo agli interventi psicoterapici sono nettamente prevalenti le psicoterapie di sostegno

(49,6%) e gli interventi con i familiari (81,4%). Basse percentuali riportano gli interventi di

riabilitazione precoce (13,8%), gli interventi psico-educazionali al paziente (7,1%) e le psicoterapie

ad indirizzo cognitivo-comportamentale (11%).

Esiti (Tab. n. 6)

Al termine della raccolta dati il 17% dei pazienti presi in carico presenta una remissione

totale, il 51% parziale e il 28,7% è ancora fortemente sintomatico.

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Il 62,2 % continua il trattamento presso il servizio di appartenenza. Il 27,2 % è stato dimesso

o trasferito ad altro servizio. Il 10,6% ha interrotto i contatti con il servizio.

Discussione

Prima di commentare i risultati emersi dallo studio, è necessario fare alcune precisazioni su

aspetti relativi al campione studiato e alla metodologia adotta. Nella raccolta dati sono stati

coinvolti pressoché tutti i servizi afferenti ai DSM e alla Neuropsichiatria Infantile della regione

Calabria, pertanto il campione ottenuto è ampio e rappresentativo della realtà regionale. Il limite

principale è che, a causa dei tempi ristretti per il completamento del progetto, non è stato possibile

utilizzare strumenti standardizzati per l’inquadramento diagnostico e la valutazione degli esiti, che

si basano sull’esame clinico dei pazienti (effettuato, comunque, da psichiatri e neuropsichiatri

infantili con esperienza clinica di oltre venti anni). In base alle frequenze rilevate il tasso

d’incidenza degli esordi psicotici nella popolazione della Regione Calabria è di 6,3 casi ogni

100.000 abitanti nell’anno 2012 e di 6,7 nell’anno 2013. Il dato è in linea con quanto riportato nel

lavoro di Gigantesco et al, 2012, che hanno trovato un’incidenza di 7,4 con un intervallo di

confidenza ( IC) al 95% compreso tra 6,2 e 8,7. Gli studi internazionali riportano incidenze più

elevate. Turnier, 2013 riporta un’incidenza di 14-30 nuovi casi ogni 100.000 abitanti di età

compresa tra i 18 e 64 anni. In un’ampia review di studi epidemiologici sull’incidenza della

schizofrenia e sindromi correlate (1961-2001) McGrath et al, 2004, hanno rilevato un’incidenza del

15,2 per 100.000 con un IC al 90% compreso tra il 7.7 e 43.0. Nel lavoro di Cocchi et al, 2014,

sono stati rilevati tassi di incidenza compresi entro questo range per alcuni dei centri coinvolti nello

studio (Milano, Grosseto, Catanzaro) e valori inferiori nei centri di Roma e Salerno. Lora et al,

2011, riportano un’incidenza di 22 nuovi casi ogni 100.000 abitanti nella regione Lombardia.

Questa grande variabilità è probabilmente dovuta a problemi metodologici di raccolta dati, come

l’uso o meno di strumenti standardizzati per la diagnosi, il coinvolgimento dei soli servizi

territoriali o anche di quelli ospedalieri.

La differenza di reclutamento tra servizi afferenti ai DSM e UO della Neuropsichiatria

infantile è da attribuire a diversi fattori. Quello di maggior peso è sicuramente l’età di esordio della

schizofrenia, che si colloca prevalentemente tra i 18-25 anni e, pertanto, si tratta di pazienti presi in

carico dai servizi per gli adulti afferenti ai DSM. Un altro fattore è la maggiore diffusione nel

territorio delle Unità Operative (UO) dei DSM rispetto alle UO della Neuropsichiatria infantile. Le

percentuali più alte di reclutamento nelle ASP di Cosenza (47,2%) e di Reggio Calabria (28,8%),

sono da attribuire in gran parte all’estensione territoriale, sono infatti le Aziende con la popolazione

più numerosa, ma potrebbero essere intervenuti altri elementi, quali la capacità di penetrazione dei

servizi nel territorio, di cui non è possibile in questo studio valutare il peso.

La maggiore rappresentatività dei maschi nel campione è in accordo con i dati della

letteratura. Aleman et al,2003, in un’ampia review riportano un rapporto maschi-femmine di

1,40:1. I nostri risultati indicano un rapporto di circa 2,3:1. Il dato potrebbe essere spiegato dall’età

del nostro campione che è costituito da soggetti di età compresa tra i 13 e i 40 anni ed è noto che il

rischio di ammalarsi decresce con l’età e che dopo i 45 anni l’incidenza tra i due sessi è simile.

La schizofrenia è verosimilmente un disturbo multifattoriale, ed il fattore di rischio più

importante è la familiarità per il disturbo. Mentre il rischio lifetime per la popolazione generale di

ammalarsi è di poco inferiore all’1%, questo valore sale al 6,5% per i parenti di primo grado ed a

più del 40% per i gemelli monozigoti. E’probabile che fattori endogeni e ambientali, come le

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complicanze ostetriche o perinatali, l’uso di sostanze, gli eventi stressanti, concorrano alla comparsa

dei disturbi psicotici secondo il modello dello Stress-Vulnerabilità (Smeets et al. 2014).

Nel nostro studio la familiarità psichiatrica è riportata da circa un terzo del campione e in

poco più del 60% dei casi si tratta di disturbi in cui la componente genetica è nota. L’abuso di

sostanze riguarda n.42 pazienti (16,5%) e la sostanza di più frequente consumo è la cannabis. Il

consumo di cannabis rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di psicosi e l’effetto va al di là

dei sintomi di intossicazione acuta. Henquet et al. (2005), nel loro studio che ha coinvolto 3021

adolescenti, hanno evidenziato che l’assunzione di cannabis durante l’adolescenza e la giovinezza

aumenta il rischio di sviluppare sintomi psicotici quattro anni dopo. Dragt et al. (2010), con uno

studio retrospettivo, hanno rilevato che negli adolescenti ad alto rischio di psicosi l’uso di cannabis

determinava un esordio più precoce della psicosi.

E’ noto dalla letteratura che una condizione di stress psicosociale precede l’esordio della

schizofrenia o delle ricadute (Tessner et al. 2011). Anche i nostri dati indicano che numerosi eventi

stressanti precedono l’esordio psicotico, quali conflitti con i familiari (70,1%), conflitti con il

contesto sociale (56,7%), eventi traumatici (27,2%).

Il quadro sintomatologico rilevato si caratterizza per la presenza di floridi sintomi psicotici

e,in circa la metà dei casi, dalla presenza di sintomi depressivi ed ansiosi. L’associazione tra sintomi

nevrotici e psicosi è ben documentata in letteratura. In una review sull’argomento, condotta da

Freeman & Garety (2003), gli autori concludono che il frequente rilievo di sintomi emozionali, che

precedono o accompagnano la psicosi, suggerisce che la nevrosi contribuisce allo sviluppo dei

sintomi positivi della psicosi. Studi longitudinali hanno evidenziato che adolescenti maschi con

disturbi nevrotici hanno un rischio maggiore di sviluppare la schizofrenia negli anni successivi

(Weiser et al., 2001) e che il nevroticismo di cui l’ansia è un’espressione incrementa il rischio di

comparsa di sintomi psicotici (Krabbendam et al., 2002). Shioiri et al.(2007), con uno studio

retrospettivo condotto su un campione di 219 pazienti al primo episodio schizofrenico, hanno

riscontrato che i pazienti con sintomi prodromici prima dell’esordio, pari al 29,7% del campione,

presentavano con maggiore frequenza sintomi depressivi ed ansiosi.

Relativamente al DUP i nostri risultati riportano un valore medio di circa tre mesi e un

valore inferiore a sei mesi per il 76% dei soggetti. Il dato concorda con quanto riportato in altri

lavori. Mc Glashan (1999) riporta una distribuzione bimodale con una frequenza maggiore a tre

mesi e due anni. Un’ampia ricerca condotta in Italia nei pazienti al primo ricovero per psicosi

(Picardi et al 2007) ha rilevato un DUP di circa 4 mesi. Diversamente dalla letteratura non abbiamo

invece trovato correlazioni tra DUP ed età d’esordio, consumo di cannabis e tentativi suicidari

(Altamura et al, 2010 ), né abbiamo riscontrato differenze di durata in rapporto al genere (Chang et

al 2011 nel loro studio riportano un DUP più lungo nei maschi.

Riguardo al trattamento farmacologico nel nostro campione prevale l’uso degli antipsicotici

atipici, ma il 25,6% è trattato sia con AA che con AT. Nelle maggiori linee guida al trattamento

degli esordi psicotici è sottolineata l’indispensabilità del trattamento farmacologico, che ha lo scopo

di velocizzare le remissione, prevenire le ricadute , migliorare o almeno non mortificare le funzioni

cognitive. Nelle Linee Guida dell’APA del 2004 si sottolinea la preferenza per gli antipsicotici

atipici per i minori effetti collaterali rispetto agli antipsicotici tipici, con l’avvertenza di utilizzare

dosaggi più bassi del consueto. L’associazione tra antipsicotici atipici e tipici in fase iniziale di

trattamento viene attuata spesso per una supposta maggiore velocità d’azione dei neurolettici

6

(NRL). Questa motivazione non trova supporto nei dati della letteratura che dimostrano una

sovrapponibilità tra NRL e AA riguardo la velocità d’azione. L’associazione esporrebbe, invece, il

paziente a una maggiore collateralità e quindi a una riduzione della compliance.

La maggior parte delle linee guida sul trattamento degli esordi pone sempre l’accento

sull’indispensabilità di un trattamento che preveda, oltre ai farmaci, interventi psicoterapici

individuali, interventi supportivi alla famiglia, interventi socio-riabilitativi. Gli interventi

psicologici dovrebbero essere tempestivi quanto gli interventi farmacologici. Attraverso un

intervento psicologico precoce si promuove una corretta conoscenza e comprensione della malattia,

un’attiva partecipazione ed aderenza alla terapia, l’abbandono di schemi maladattivi

(comportamenti violenti, abuso di sostanze, tentativi suicidari ecc ). Nel nostro studio prevalgono le

le psicoterapie di sostegno e gli interventi con i familiari. Poco rappresentati gli interventi di

riabilitazione precoce , gli interventi psico-educazionali al paziente e le psicoterapie ad indirizzo

cognitivo-comportamentale.

Studi recenti hanno, invece, mostrato come il training cognitivo sia un componente

fondamentale del trattamento, perché il deterioramento cognitivo è oggi considerato una

caratteristica centrale della schizofrenia e per tale motivo sono stati messi a punto diversi

programmi di trattamento (Cognitive remediation, IPT, Cognitive enhancement therapy) volti a

migliorare il funzionamento cognitivo dei pazienti. Relativamente alla terapia cognitivo-

comportamentale esistono oggi prove di efficacia che consentono di raccomandare questa terapia in

sinergia con altre strategie terapeutiche.

Al termine dello studio poco più della metà del campione presenta una condizione di

remissione parziale. E’ difficile confrontare il dato con quanto riportato in letteratura, perché si basa

su un giudizio clinico. I tassi di interruzione del trattamento sono abbastanza vicini a quelli riportati

nello studio di Chan et al, 2014, Questi autori hanno trovato un tasso di interruzione del 13% e

come fattori correlati all’interruzione la maggiore presenza di sintomi negativi e la ridotta

compliance al trattamento farmacologico. Doyle et al, 2014, nella loro review sul tema hanno

trovato una frequenza del 30% di interruzioni del trattamento. Le variabili significativamente

correlate all’interruzione erano la maggiore durata del Dup, la severità dei sintomi, la familiarità

psichiatrica e l’abuso di sostanze. Nella nostra ricerca non abbiamo trovato correlazioni

significative tra le variabili rilevate e l’interruzione del trattamento.

Conclusioni

I risultati dello studio consentono di concludere che il campione studiato presenta molte

caratteristiche sovrapponibili a quelle riportate da altri autori per quanto concerne l’incidenza, l’età ,

la prevalenza per sesso, i fattori di rischio e la durata del DUP. I dati rilevati hanno evidenziato

alcune criticità relative ai trattamenti farmacologici e psicoterapici che dovranno essere ricondotti a

modalità più rispondenti alla linee guida. Per trattare adeguatamente gli esordi psicotici non è,

infatti, sufficiente intervenire precocemente, è necessario offrire interventi complessi che agiscano a

livelli diversi e si succedano in modo sequenziale a seconda della fase in cui si trova il paziente.

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10

TABELLE

Tab n 1

Caratteristiche socio demografiche

Frequenza Percentuale

Sesso

Maschi 178 70,1

Femmine 76 29,9

Totale 254 100

Stato civile

Celibe/nubile 234 92,1

coniugato 14 5,5

Separati/divorziati/vedovi 6 2,4

totale 254 100

Scolarità

Senza licenza elementare 5 1,8

Licenza elementare 9 3,5

Media 127 50

Diploma 99 38,8

Laurea 14 5,9

Totale 254 100

Lavoro

Disoccupati 64 25,5

Studenti 96 38,2

Occupati 49 19,2

Casalinga 12 4,6

Pensionati 6 2,4

Altro 27 10,1

Totale 254 100

Nazionalità

Italiani 234 92,2

Comunitari 9 3,5

Extracomunitari 11 4,3

Totale 254 100

Tab. 2 Età

Età media 23,97±6,27

Fasce d’età

Frequenza Percentuale

13-20 78 30,7

21-30 138 54,3

31-40 38 15

Totale 254 100

11

Tab 3

Dati anamnestici

Frequenza Percentuale

Familiarità psichiatrica positiva 84 33.1

Fam di 1* grado 60 71,4

Famil 2* grado 17 20,2

Famil 3 grado 5 6

Non noto 2 2,4

Totale 84 100

Complicanze in gravidanza/parto (si) 21 8,4

Abuso di alcol (si) 22 8,7

Abuso di sostanze (si) 42 16,5

Cannabis 38 90,5

Oppiacei 6 14,3

Cocaina 5 11,9

altro 4 7,1

Eventi significativi nel mese predente il

contatto con il Servizio

Conflitti rotture con i familiari 178 70,1

Conflitti/rotture con il contesto sociale 144 56,7

Atti violenti subiti 23 9,1

Atti violenti agiti 56 22

Eventi traumatici 69 27,2

Media DS

DUP 85,7 530,1

Tab 4 Caratteristiche sintomatologiche

Frequenza Percentuale

Cura di se carente 112 44,1

Compromissione funzionamento soc/lav 229 90,2

TS/ comp.autolesionistici 33 13

Disturbi dell’ alimentaz 45 17,7

Depressione/apatia 129 50,8

Disorientamento/confusione 138 54,3

Agitazione psicomotoria 158 62,2

Ansia-angoscia-fobie 219 86,2

Delirio-allucinazioni 237 93,3

Abuso di farmaci 7 2,8

Abuso d’alcol 22 8,7

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Tab 5 Trattamenti

Frequenza percentuale

Trattamento farmacologico

Antipsicotici Tipici 111 43,7

Antipsicotici Atipici 192 75,6

Tipici e Atipici 65 25,6

AD triciclici 15 5,9

SSRI 66 26

NARI 4 1,6

NASSA 2 0,8

Sali di Litio 10 3,9

Stabilizzatori 104 40,9

BZ 151 59,4

antiparkinsoniani 58 22,8

Effetti collaterali

extrapiramidali 43 16,9

Cardiovascolari 4 1,6

Emopoietici 2 0,8

metabolici 17 6,7

altro 17 6,7

Trattamenti psicoterapici

Psicoterapia di sostegno 126 49,6

Psicoterapia psicodinamica 34 13,4

Psicot. Cognitivo comportamentale 28 11

Interventi riabilitativi 35 13,8

Psicoeducazione al pz 18 7,1

Interventi alla famiglia 156 61,4

Tab . 6 Esiti

Frequenza percentuale

In remissione totale2 44 17

In remissione parziale3 129 51

Fortemente sintomatico1 72 28,7

Non noto 9 3,3

Ancora in carico al servizio 158 62,2

Trasferito 16 6,3

Dimesso 53 20,9

Trattamento interrotto 27 10,6