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Progetto “BE-ESSERE 5” a.s. 2008 - 2009 1

Progetto “BE -ESSERE 5” a.s. 2008 - 2009 · della residenza. La transizione post-comunista portò con sé un forte incremento della disoccupazione urbana ed un ... struttura demografica

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Progetto “BE�-ESSERE 5” a.s. 2008 - 2009

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DESCRIZIONE DEL PAESE DI PROVENIENZA

�ome ufficiale: ROMA�IA Il nome Romania deriva da Român, derivazione dell'aggettivo latino romanus, romano, e rappre-senta le origini dello stato giustificando la derivazione linguistica del romeno dal latino. Ordinamento dello stato: Repubblica parlamentare bicamerale. Capitale: Bucarest Superficie: 237.391 kmq Posizione geografica: Nella parte Sud-Est dell'Europa, nel Nord della penisola Balcanica, Confini: Ovest - Ungheria, �ord - Ucraina, Est - Repubblica Moldova, Sud - Bulgaria, Sud-Ovest - Serbia; il Danubio forma il confine naturale tra la Romania e la Bulgaria e per qualche diecina di chilometri tra la Romania e la Serbia Divisione amministrativa: La Romania è divisa in 41 unità amministrative, 40 regioni e il municipio Bucarest

Popolazione: 21.733.556 abitanti (romeni 89,5%, magiari 6,6%, rom 2,5%, tedeschi 0,3%, turchi e tartari 0,3%, ucraini e russi 0,4%, serbi e slovacchi 0,2%) Religione: ortodossa (86,7% della popolazione). Ci sono minoranze religiose di cui la più importante è quella cattolica e greco-cattolica (5,6%) e protestante. Lingua ufficiale: il rumeno (lingua di origine latina, chiamata anche lingua romanza); Sono diffu-se anche le lingue delle minoranze, soprattutto l'ungherese e il tedesco in Transilvania; le lingue in-ternazionali più parlate: inglese, specialmente dai giovani, francese, tedesco e italiano. Storia contemporanea La Romania - repubblica popolare dal 30 Dicembre 1947 al 1989 - ha lentamente e faticosamente avviato la fase di transizione dal comunismo al pluripartitismo e al mercato, dopo la violenta rivolta che fra il Dicembre 1989 e il Gennaio 1990 ha chiuso l'esperienza dittatoriale e nazionalista di Ce-ausescu, e della moglie Elena. La forte impronta nazionalista del regime di Ceausescu aveva gravemente offeso le autonomie cul-turali delle minoranze (in particolare quelle ungherese e tedesca) con forme violente di assimilazio-ne. Nonostante la fragilità dei processi di democratizzazione e di introduzione dell'economia di mercato, che hanno trovato un più deciso indirizzo solo a partire dal 1996, il Paese ha subito pro-fonde modifiche nei suoi assetti interni. La Romania è sita all'incrocio tra l'Europa Orientale e l'Europa Balcanica.

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SITUAZIONE SOCIO-ECONOMICA DELLA ZONA DI PROVENIENZA

DELL’IMMIGRATO Il 1989, anno della caduta del regime dittatoriale di Ceausescu, segnò un’importante tappa della storia della Romania con forti ricadute anche sulla libertà di circolazione della popolazione sia all’interno del territorio nazionale che verso l’esterno. Per un lungo periodo antecedente la caduta del regime, politiche migratorie particolarmente restrit-tive posero dei forti vincoli alla libera circolazione della popolazione con importanti restrizioni so-prattutto nei confronti dei movimenti migratori verso l’estero. In quegli anni, a prevalere furono soprattutto esperienze di migrazioni temporanee dai villaggi rurali del Paese verso le grandi città, senza tuttavia la possibilità di ottenere un permanente trasferimento della residenza. La transizione post-comunista portò con sé un forte incremento della disoccupazione urbana ed un notevole innalzamento del livello di povertà della popolazione rumena. Questi fattori agirono come una vera e propria “forza espulsiva” nei confronti dei vecchi immigrati giunti in passato nelle città dai piccoli villaggi rurali. Complessivamente, in questo periodo di crisi, i movimenti volontari di popolazione diminuirono si-gnificativamente.

SITUAZIONE SOCIALE DELLA COMUNITÀ IN ITALIA Dopo la caduta del regime comunista, la libertà di movimento della popolazione venne garantita dalla nuova Costituzione, sulla base della quale ogni cittadino rumeno fu dotato di un passaporto acquisendo così la possibilità di attraversare le frontiere del Paese. Nei primi anni dopo la radicale svolta del 1989, circa 100mila persone lasciarono il Paese per trasferirsi in modo permanente in Germania, in Israele ed in Ungheria. A spostarsi in quegli anni furono prevalentemente le enclaves etniche costrette all’interno dei confi-ni nazionali rumeni fino al momento del crollo del regime. Dopo il 1992, affievolitasi l’entità delle migrazioni etniche, il livello di fuoriuscita in direzione dei Paesi esteri diminuì significativamente. La necessità di un visto per l’espatrio (e la relativa difficoltà ad ottenerlo), ma anche il frequente rifiuto delle richieste d’asilo politico scoraggiarono la forma-zione di importanti flussi in uscita. L’anno 1997 ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta nella storia delle migrazioni rume-ne: gli spostamenti dalla campagna alla città vennero sostituiti da significativi flussi migratori di senso inverso. Anche la struttura delle migrazioni per Paese di destinazione ebbe una forte inerzia successivamente al 1989: i principali paesi di destinazione della popolazione rumena divennero la Germania, gli Stati Uniti e l’Ungheria. Dal 2002, data ufficiale dell’ingresso della Romania nell’area Schengen, anche la popolazione ru-mena ha ottenuto la libertà di circolazione nel territorio europeo. Da quel momento il flusso emigra-torio divenne più distribuito e caratterizzato da una molteplicità di destinazioni. L’origine di questi movimenti migratori temporanei venne attribuita soprattutto alle regioni meno povere del Paese, caratterizzate al loro interno da un marcato differenziale culturale (è il caso della parte occidentale della Moldova e della parte settentrionale della Transilvania) e, per contro, i più bassi tassi di emigrazione registrati all’epoca sono da attribuire alle aree più povere ed isolate del Paese.

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Ad emigrare temporaneamente è soprattutto la popolazione delle località di medio-grandi dimen-sioni caratterizzate da un elevato livello di educazione, una bassa percentuale di persone anziane ed un’elevata diversità culturale (soprattutto religiosa). L’Italia rappresenta uno dei Paesi di destinazione preferiti dagli immigrati provenienti dalla Roma-nia per motivi quali i salari (relativamente) molto alti, per la possibilità di trovare sia un regolare impiego che un’attività nel mercato del lavoro sommerso, ma anche per la particolare vicinanza del-la lingua che aiuta notevolmente l’adattamento degli immigrati all’estero. L’immigrazione rumena in Italia iniziò al momento del crollo del regime, ben prima della liberaliz-zazione del sistema dei visti. Allora, i visti Schengen venivano acquistati dai potenziali migranti ad una cifra di circa 1.000 dollari (spesso prestata da parenti e familiari più ricchi, magari già all’estero o già stati all’estero per precedenti esperienze lavorative). Molti immigrati rumeni iniziarono la loro esperienza migratoria in Italia entrando come turisti e tro-vando una prima occupazione nel mercato del lavoro sommerso, svolgendo in molti casi lavori poco remunerati. Il successo nell’adattamento era strettamente collegato al ruolo dei familiari e dei parenti già in Ita-lia ed in grado di assicurare un alloggio e l’aiuto necessario alla ricerca di un lavoro. La presenza in Italia di queste persone (spesso entrate come turisti), in molti casi, si spinge oltre i tre mesi di permanenza concessi dal visto e si prolunga nel tempo in modo irregolare, nella speranza di un’occasione per regolarizzazione la propria presenza. Dal punto di vista numerico, i romeni iscritti nelle anagrafi comunali assumono maggior rilevanza dopo il 1990 e in particolare con la legge Turco-Napolitano del 1998 e con la legge Bossi-Fini del 2002 toccando le cime con l’entrata della Romania nell’Unione Europea, nel 2007. La struttura della popolazione romena nella provincia è caratterizzata da un elevato numero di per-sone in età lavorativa, soprattutto delle classi di età centrali dai 25 ai 40 anni, e da un numero consi-stente di bambini nei primi anni di età (0-4 anni), mentre gli anziani sono praticamente assenti: una struttura demografica in gran parte diversa da quella della popolazione autoctona dove l’incidenza dei residenti di 0-4 anni è contenuta e, invece, la popolazione anziana è presente in percentuali piut-tosto rilevanti. La maggioranza degli uomini lavorano nell’edilizia e le donne come collaboratrici domestiche, ma non solo, lavorano anche nei negozi, supermercati, ristoranti, ospedali e case di cura; molti hanno un lavoro autonomo, essendo ben inseriti nel contesto sociale. Non mancano i rumeni arrivati in Italia per motivi di studio. Infatti, gli studi affermano che più di 65% della comunità rumena è composta da persone laureate o diplomate. CARATTERISTICHE GENERALI DELLA FAMIGLIA TIPO Si può dire che la famiglia rumena è per molti aspetti simile a quella italiana nelle grandi città. Nei villaggi però tendenzialmente è il padre, o, in mancanza del padre, il figlio più grande, a dominare tutti i membri della famiglia. Molte famiglie delle città affidano la crescita dei loro bambini ai nonni fino all’età della scolarizzazione perché le loro madri possano continuare ad andare al lavoro. I nonni hanno un ruolo importante ma non decidono, danno un aiuto, un sostegno alla conduzione della casa, del lavoro, della famiglia. Le difficoltà economiche incidono sulla vita delle famiglie so-prattutto nelle zone più povere, contribuendo a creare problemi nei figli minori. A volte si passa da piccoli a grandi nella crescita, senza attraversare la fase dell'adolescenza, matu-rano prima (specialmente in campagna) e appena si è in grado, si viene investiti di responsabilità, per lavorare e per essere utili alla famiglia. Molti di loro, a 14 anni si comportano da adulti.

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Il rapporto della scuola con la famiglia avviene attraverso la madre, qui come anche in Romania. Qui in Italia forse i padri parlano meno bene l'italiano e questo li intimidisce, ma alcuni di loro fan-no 2 lavori e gli manca il tempo. In Romania le famiglie hanno in media due figli, come in Italia. È raro invece che una coppia divor-zi, come accade invece abbastanza spesso da queste parti. Come in Italia – e a differenza di altri pa-esi- il padre dà il proprio cognome ai figli e alla moglie. Ci si sposa un po’ prima che in Italia, dai 18 ai 30 anni, ma comunque sempre da maggiorenni, a differenza di quanto avviene talvolta fra i gruppi di zingari, dove i ragazzi si possono sposare anche verso i 12 anni. In Romania ci si sposa un po’ prima se preferiscono farsi velocemente una famiglia e iniziare a la-vorare. Si rispetta l’ autonomia anche da sposati: sia il marito che la moglie lavorano ed entrambi devono trovarsi un po’ di tempo per stare vicino ai proprio figli, considerando anche il fatto che non si va a scuola il sabato. La moglie di solito va a vivere con il marito e anche con i suoceri; per questo motivo è importante che nasca un maschio, perché a lui rimarrà la casa dove andrà a vivere con la moglie. Il più privile-giato è il figlio maggiore. In famiglia, la madre è aiutata nei lavori domestici dalla figlia (che, naturalmente, deve anche anda-re a scuola e svolgere i compiti); ai ragazzi invece sono concesse più libertà, soprattutto per quanto riguarda le uscite serali. L’importante è che aiutino il padre (specialmente nei lavori più duri in campagna).

FESTE-TRADIZIONALI Le principali festività in Romania sono: 1° gennaio: Capodanno (Anul nou); 6 gennaio: Epifania; 1° marzo: Festival di primavera (festa tradizionale; Martisorul); Pasqua e lunedì di Pasqua (secondo il calendario ortodosso): i rumeni festeggiano la Pasqua orto-dossa; la festività dura tre giorni; 1° maggio: Festa dei Lavoratori (Ziua muncii); 1° dicembre: Festa Nazionale, Giorno dell’Unificazione (Ziua Unirii); 25 e 26 dicembre: Natale e Santo Stefano (Crăciunul).

LA SCUOLA Rapporto scuola-famiglia La formazione scolastica inizia a sei anni con un anno di asilo obbligatorio. I compiti a casa ven-gono assegnati fin da questo momento. A sette anni ha inizio la scuola elementare, della durata di quattro anni, in cui gli alunni sono seguiti da una sola maestra che non effettua l’ insegnamento delle lingue straniere e della religione ortodossa, materia obbligatoria. Alla conclusione di ogni anno gli alunni migliori ricevono una premiazione durante la quale gli stu-denti ricevono il I, II, III o nessun premio in base al rendimento scolastico e alla media. È stata fatta una riforma che permette di cominciare la scuola elementare a sei anni, ma ciò non e-sclude l’anno di asilo obbligatorio.

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Segue la scuola media che dura quattro anni e si conclude con un esame di capacità che indiriz-za lo studente alla scuola superiore in base al risultato finale. In base alle città e alle scuole gli stu-denti di elementari e medie si alternano nelle aule e nei differenti orari. Alla fine di ogni quadrimestre gli studenti sono sottoposti ad una verifica riguardante tutti gli argo-menti trattati nella rispettiva materia durante quel periodo scolastico. Il risultato farà media con la media di tutti gli altri voti della disciplina interessata. Questa prova si effettua nelle materie di ro-meno, matematica e storia o geografia. La scuola superiore dura quatto anni e si conclude con la maturità. Gli anni totali di studio sono dodici, di cui obbligatori dieci. I libri di testo : dall’anno scorso sono stati introdotti i libri di testo alternativi, esistendo anche 7-8 per ogni disciplina. L’insegnante può scegliere l’utilizzo di uno o più libri in base alle sue esigenze. Rapporto scuola-famiglia Il contatto con le famiglie si tiene telefonicamente o in colloqui individuali. �ell’incontro men-

sile dove viene presentata la situazione scolastica e comportamentale di ogni alunno, la coor-

dinatrice della classe è tenuta a fare una relazione dettagliata sull’andamento e sui progetti in

corso.

Esiste l’obbligo di partecipazione ai corsi di preparazione per i genitori, dove vengono trattati

argomenti di natura educativa e affrontati problemi di natura comportamentale e di rappor-

to. Questi corsi infatti, vengono chiamati “La scuola dei genitori”. Presentarsi vuol dire ri-

spetto per l’insegnante e per la scuola. Le lezioni vengono svolte in lingua rumena, ma è garantito dalla legge del 1995 il diritto, alle per-sone appartenenti a minoranze nazionali, di studiare e di ricevere l'insegnamento nella loro madre lingua. L'istruzione nella scuola pubblica è gratuita, in quanto per la maggior parte finanziata dal bilan-cio dello Stato e da quelli locali. Non sono esclusi finanziamenti provenienti da agenti economici privati; sono previste inoltre borse di studio erogate da privati o da altre fonti legali. Lo Stato fornisce il materiale di supporto per le attività scolastiche, specialmente agli studenti con ottimi risultati. L'educazione privata, autonoma, esiste ai vari livelli; i programmi di studio sono simili a quelli del-l'educazione pubblica e sono approvati dal Ministero dell'educazione. La legge sull'educazione varata il 25 Luglio 1995 stabilisce che l'educazione obbligatoria si

struttura in otto anni, così suddivisi:

• quattro anni di scuola elementare (classi I-IV); • quattro di scuola media (classi V-VIII). • I bambini che compiono 7 anni prima della fine dell'anno solare sono iscritti al primo anno.

Quelli che ne compiono 6 all'inizio dell'anno scolastico possono, su richiesta dei loro genitori, essere iscritti al primo anno.

• Il Ministero dell'educazione può approvare la formazione di classi per quei bambini che, per di-versi motivi, non abbiano terminato i primi quattro anni di educazione obbligatoria all'età di 14 anni. L'obbligo è esteso fino al sedicesimo anno di età. In casi eccezionali, l'insegnamento può essere svolto di sera o a distanza.

L'anno scolastico dura 175 giorni, dal 15 Settembre al 15 Giugno ed è suddiviso in due qua-

drimestri.

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Sono previsti tre periodi di vacanza: invernale, primaverile ed estivo. Le ore di insegnamento alla settimana sono 22 nel primo anno di scuola elementare, 25 nel secondo e nel terzo, 26 nel quarto. Sono invece 30 nel primo anno di scuola media; 31 nel secondo, 33 nel terzo e 34 nel quarto.

Durata Età prevista

Superiori 4 anni dai 15 ai 19 anni

Medie* 4 anni dagli 11 ai 15 anni

Elementari* 4 anni dai 7 agli 11 anni

Materna 4 anni dai 3 ai 7 anni

*Scuola dell'obbligo

Programmi e organizzazione scolastica : - Metodologia: l’insegnamento rumeno viene centrato su vari metodi strutturalisti:

1.1. Deduttivi

1.2. Induttivi

1.3. Funzionali 1.4. E ultimamente, affettivo - comunicativo. 1.5. Il metodo adottato negli ultimi 4 anni rappresenta un passaggio dal metodo tradizio-

nale, mnemonico all’apprendimento basato e centrato sull’alunno per svilupparne di più la sua creatività. Vengono introdotte nuove metodologie : Six Thinking Hats (I

sei cappelli), Euroteacher I e II. 1.6. Gli insegnanti partecipano alle borse Erasmus e Commenius, facendo spesso scam-

bi interculturali portando all’interno della scuola nuovi metodi e nuove strategie di-dattiche.

1.7. Ad esempio, la lingua rumena usa il metodo della scoperta progressiva (vengono create delle schede di lavoro, con gli esempi che permettono di scoprire la regola). In letteratura si punta molto sull’analisi del testo letterario a prima vista, sui commenti di alcuni citati oppure si fanno semplicemente degli studi sui principali scrittori ca-nonici (M. Eminescu, G. Cosbuc, ecc.).

Inizialmente i programmi scolastici erano stabiliti a livello centrale e prevedevano un equilibrio fra le materie obbligatorie, opzionali e facoltative. Dall’anno scorso, facendo parte dell’Unione Euro-pea, l’insegnamento rumeno ha subito delle modifiche sostanziali, tra queste: - Si offre più autonomia alle scuole e l’Ispettorato Scolastico (l’organismo centralizzato che

coordina al livello regionale le scuole) viene sostituito dall’Ispettorato di Regione che dovrà gestire altre sette Province. Questo cambiamento comporta la riduzione del personale ATA ma facilita altri aspetti legati alla scuola (potrà valutare annualmente il personale docente con l’esame interno, pur essendo di ruolo, per migliorare la qualità dell’insegnamento, ecc.).

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- Le scuole ricevono un budget fisso dal Ministero dell’Educazione da utilizzare all’interno della didattica.

- C’è la riduzione del piano formativo , da 35-38 ore settimanali a 30. (infatti, sono state tolte ore dalla cattedra di educazione fisica e di storia rumena).

- Dal 2008-2009 è stato introdotto il sistema del doposcuola nelle scuole dove esisteva già la mensa (con la cucina interna) e questo fatto comporta una nuova organizzazione a livello curriculare (ore di laboratorio creativo, studio individuale, palestra, canto).

- Il sistema informatizzato e le aule attrezzate permettono di instaurare nuovi approcci didatti-ci e nuovi metodi d’insegnamento. In questo senso, gli insegnanti sono ritenuti a seguire vari corsi di perfezionamento e aggiornamento organizzati dalla Cassa del Corpo Didattico (or-ganizzazione che si occupa della logistica e del management educazionale ) dove sono mo-nitorati tutti gli insegnanti e la loro preparazione. Se l’insegnante non risulta aggiornato, op-pure non risponde in modo positivo alle proposte, mette a rischio la sua cattedra ed il siste-ma di crediti (punti in graduatoria).

Negli otto anni di scuola obbligatoria gli alunni studiano : - lingua e letteratura rumena, - matematica, - storia rumena, - geografia rumena, - fisica, - chimica, - biologia, - anatomia, - disegno, - educazione fisica, - religione, - educazione musicale, - latino, lingua straniera e informatica.

Alle elementari, il 73,5% delle discipline è insegnato nella madre lingua degli studenti, mentre alle medie la percentuale passa al 75,4% e alle superiori oscilla fra il 60,2 e l'82,8 %, in base

all'indirizzo prescelto. È previsto un programma speciale nelle scuole in cui l'insegnamento avviene nella lingua delle mi-noranze nazionali, anche se lingua e letteratura rumena è una materia presente in tutti i livelli, forme e tipi di scuola esistenti in Romania. Della prima lingua straniera sono programmate due lezioni alla settimana alle elementari, a partire dalla seconda classe. La religione è una materia obbligatoria per il ciclo elementare, mentre è facoltativa nella scuola me-dia.

Valutazione Al termine della scuola media gli studenti erano sottoposti a un esame in matematica e lingua e let-teratura rumena. Da quest’anno, invece, l’esame è stato trasformato in un test di competenza. L’accesso alle superiori si fa attraverso le graduatorie in cui la valenza cade sulla media finale an-nuale. Gli studenti appartenenti a minoranze che hanno frequentato la scuola nella loro madre lin-gua devono sostenere anche un esame nella rispettiva lingua e letteratura. Se lo studente non supera

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l'esame, può ridarlo in un'altra sessione. Gli studenti che superano l'esame ricevono un certificato di "capacità". La valutazione è data su scala da 1 a 10.

Assenze:

- 20/25 assenze in un quadrimestre comporta l’abbassamento del voto in comportamento di un punto.

- 40/45 assenze annuali comporta l’espulsione e il 6 in condotta. - Il 6 in condotta richiede la bocciatura .

Diversità:

- non esiste come figura professionale “la bidella”; - gli studenti possono uscire con molta maggior libertà rispetto alle regole italiane: non c’è bi-

sogno di continue giustificazioni da parte dei genitori; - al termine di ogni ora, c’è un intervallo (circa 10 minuti) e un intervallo più grande di 15

minuti; - l’ora di Educazione civica, una volta a settimana, in cui si parla di problemi inerenti alla

classe (difficoltà di rapporti ecc.). - Se un insegnante è assente si può andare tranquillamente a casa senza permessi, senza avvi-

sare le famiglie o rimanere a scuola e ascoltare musica con lo stereo. - Gli alunni devono fare sorveglianza oppure servizio scolastico a turno (ruolo che in Italia sa-

rebbe coperto dalla bidella). - Quasi tutte le scuole hanno una casa dello studente in cui vengono ospitati gli alunni che

provengono da paesi della Provincia o da altre Regioni. - Esistono laboratori che vengono scelti in base all’indirizzo della scuola, ogni alunno deve

ideare un proprio progetto e lavorare in modo individuale. Verranno premiati in momenti fe-stivi.

- Alla fine delle lezioni, i ragazzi fanno ritorno a casa a piedi, in gruppi, raramente accompa-gnati dai genitori. Non esiste l’obbligo che siano sotto il controllo degli adulti anche se ulti-mamente è stata introdotta la sorveglianza della Polizia Comunitaria nelle vicinanze delle scuole ed asili per dare massima sicurezza.

LA LINGUA La lingua rumena (o romena, il nome è perfettamente equivalente in lingua italiana) è una lingua romanza o neo-latina, appartenente al gruppo indoeuropeo, continuatrice - nelle sue forme più ori-ginali - del latino. C. Tagliavini in Le origini delle lingue neolatine considera il romeno come Bal-cano-Romanzo o Romanzo orientale.

I dialetti romeni. Il rumeno ha quattro principali dialetti: • il Dacorumeno, parlato nel territorio della Romania, Bassarabia e parte della Bucovina (annesse

all’URSS durante e dopo la seconda guerra mondiale), in qualche villaggio della Bulgaria e dell’Ungheria, vicino al confine rumeno. Questo dialetto si divide in altre varietà dialettali, non troppo differenziate tra loro (Moldavia, Valacchia, Transilvania, Banato, Bucovina, Bassarabia, Dobrugia, parte del Banato Jugoslavo), quindi dei sottodialetti, quasi in nessun aspetto diversi tra loro: il valacco o munteno che è diventato la lingua letteraria, il transilvano, l'olteno, il mol-davo;

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• il Macedorumeno o Arumeno (Aromàn), parlato dagli Arumeni (Zingari o Aromùni) nella Pe-nisola Balcanica (Grecia, Albania, Jugoslavia, Macedonia, Bulgaria);

• il Meglenorumeno o Meglenitico, parlato da qualche migliaio di uomini in una zona a NE di Salonicco, intorno alla cittadina di Nanta e di gruppi di emigrati in Dobrugia e nell’Asia Mino-re;

• l’Istrorumeno, parlato da circa 1500 persone, bilingui, in Istria, in un piccolo territorio intorno al Monte Maggiore che appartenne all’Italia dal 1918-1945.

Le lingue parlate in Romania La lingua ufficiale è il romeno. In Romania ci sono consistenti gruppi minoritari ungheresi (6,8% secondo il censimento del 2005) e tedeschi, soprattutto in Transilvania. La minoranza magiara è maggioritaria in due delle regioni centrali del Paese (Harghita e Covasna) e si esprime tramite un partito politico. Fino al 1990 era piuttosto rilevante anche una minoranza tedesca presente sopratutto in Transilvania (Siebenburgen) e nelle regioni occidentali. Altri gruppi etnici includono gli zingari (rom) ed un piccolo gruppo polacco (circa diecimila perso-ne) che vivono nella provincia di Suceava. In Dobrogea, la regione che si trova sulla costa del Mar Nero, vi è una piccola minoranza islamica parlante il turco, resto della colonizzazione ottomana del passato. Esiste anche una minoranza ita-liana (circa 9000 persone, in particolare a Iasi e Hateg).

Il lessico della lingua romena Secondo gli studi, il romeno possiede il 75% di elementi latini, presenti nella lingua parlata e scritta. Siccome il rumeno è stato isolato per lungo tempo in un ambiente prevalentemente slavo con forti influssi slavi, magiari e turchi, nel vocabolario si trovano anche parole d’origine ungherese, albane-se, slava e turca, laddove le altre lingue romanze utilizzano radici latine. Fra tutte le lingue romanze, il rumeno presenta un'evoluzione maggiormente naturale; ha infatti un carattere piuttosto popolare poiché non è stata interrotta nel suo sviluppo da una letteratura classica in senso stretto; questo spiega, fra l'altro, il fatto che questa lingua possieda una quantità importante di vocaboli e forme latine che nelle altre lingue romanze non esistono più. DIFFERE�ZE E SOMIGLIA�ZE FRA IL ROME�O E L’ITALIA�O

Grafia L’alfabeto della lingua romena è di matrice latina ma, rispetto all’alfabeto italiano, ha in più 5 gra-femi, creati per mezzo di segni diacritici: • il grafema ǎ [ə], vocale centrale di media apertura, come in inglese : again [əgein], es: casǎ (ca-

sa);

• il grafema â [i], una vocale centrale più chiusa dell’ ǎ : questo grafema è usato in posizione in-terna in tutte le parole., es: gând (pensiero), mergând (camminando);

• il grafema î [i], rappresenta la stessa vocale, usata in posizione iniziale o finale, es: înger (ange-

lo), coborî (scendere);

• il grafema ţ [ts], una consonante, come nell’italiano canzone;

• il grafema ş [∫] , una consonante come nell’italiano scelta. Es: şarpe (serpente), şcolar (scolaro). Ci sono altri due grafemi , come in italiano ma con la pronuncia diversa: • ј [3], come nell’italiano garage. Es: jignire (offesa); • x, che si pronuncia [ks] davanti a consonanti sorde. Es: explicaţie (spiegazione).

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FO�OLOGIA E FO�ETICA Il sistema vocalico del romeno ha sette fonemi: a, e, i, o, u, ǎ, î (â).

La particolarità del vocalismo romeno è la vocale finale i - “breve”, essendo una i atona, assillabica, come in pomi (alberi), buni (buoni) che ha sempre valore morfologico: marca del genitivo/dativo femminile singolare: vulpi (della volpe), marca del plurale (dei sostantivi e aggettivi): pomi (alberi),

mari (grandi), marca della seconda persona singolare dei verbi : cânţi (tu canti), termini (tu termi-

ni). Il romeno ha quattro semivocali - e, i, o, u - a differenza dell’italiano che ne ha solo due (i,u,) quin-di ha un numero di dittonghi e trittonghi maggiore dell’italiano.

a) I dittonghi ascendenti come in italiano sono: ia, ie, io, iu, ua, uo (iarna –inverno, ieri - ieri, iod - iodio, iute - veloce, cafeaua - il caffè, om - uomo). Il romeno ha in più uǎ, ea, eo, ua (douǎ - due, seara - sera, deodatǎ - ad un tratto, soare - sole).

b) I dittonghi discendenti come in italiano sono: ai, au, ei, oi (cai - cavalli, august - agosto, trei

- tre, doi - due). Il romeno ha in più: ǎu, ǎi, ii, âi, ui, eu, iu, âu, ou (rǎu - cattivo, cǎi - stra-de, fii - figli, câine - cane, pui - pollo, meu - mio, fiu - figlio, grâu - grano, nou - nuovo).

c) I trittonghi come in italiano sono: iei, iai (iei - prendi, suiai - salivi). Il romeno ha in più: eo-

a, ioa, eai, eau, ieu, oai, uoi, uou, uai, uoi, iuo (pleoapa - palpebra, lǎcrǎmiara - mughetto,

vedeai - vedevi, eu [ieu]- io, chinezoaica - cinese, ou [uou]- uovo) ed in meno: uai, uoi, iuo

(come in italiano guai, buoi, figliuolo).

Il sistema consonantico del romeno ha due consonanti in più rispetto all’italiano: • ј [3] africata prepalatale sonora: jura - giura • h [χ] fricativa laringale sorda: hectar - ettaro

e tre consonanti in meno rispetto all’italiano: • ţ [ts] affricata dentale sonora (come nell’italiano orzo) che non ha una sua variante nel si-

stema consonantico romeno. • [l’] e [n’] – consonanti prepalatali (come in famiglia, gnocchi).

In romeno non si trovano consonanti doppie: fanno eccezione solo le parole derivate con il prefisso în- :(a i înnoda - annodare, a înnoi - rinnovare). MORFOLOGIA

Articolo A differenza dell’italiano, il romeno ha un numero maggiore di articoli : articolo indeterminativo, articolo determinativo proprio, articolo determinativo possessivo (o “genitivale”), articolo deter-minativo aggettivale (o “dimostrativo”).

L’articolo indeterminativo L’articolo indeterminativo ha anche una forma per il plurale (comune per i due generi): nişte (dal lat. nescio quid). Questa forma si può tradurre con l’articolo partitivo ed ha una forma per il nomi-nativo e l’accusativo e un’altra per il genitivo e il dativo:

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Progetto “BE�-ESSERE 5” a.s. 2008 - 2009

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singolare plurale masc N/A un nişte G/D unui unor fem N/A o nişte G/D unei unor

L’articolo determinativo proprio L’articolo determinativo in romeno viene posposto al nome o all’aggettivo, ed è quindi enclitico e fuso con il nome o con l’aggettivo al quale si riferisce (fa eccezione l’articolo usato con i nomi pro-pri maschi di persona, i nomi propri femminili che non terminano con la vocale –a, i nomi di paren-tela. Es: cartea lui Marco, cartea lui Maria - il libro di Marco/Maria). Ha forme diverse a seconda del genere, del caso e del numero e dipende anche dalla terminazione del nome al quale viene po-sposto. singolare plurale Maschile pom – pomul pomi- pomii (albero) Femminile casǎ – casa case – casele (casa)

Neutro tren – trenul trenuri- trenurile (treno) !Casi in cui il nome si usa senza l’articolo determinativo (a differenza dell’italiano):

• con i nomi di paesi, regioni e persone femminili terminati in – a (sentiti come già articolati) in quanto dovrebbe finire in due a : * Mariaa, *Romaniaa;

• con i nomi propri di persone: Ion/*Ionul; • per esprimere la data e l’ora.

L’articolo determinativo possessivo o genitivale Proviene dal latino ad illum e si usa davanti ai sostantivi (o ai pronomi personali) nella forma del genitivo, oppure davanti al pronome possessivo. Questo articolo non esiste in italiano e nelle altre lingue romanze. Le forme in cui si attesta sono al, a, ai, ale. In certi casi l’articolo determinativo possessivo ha come corrispondente italiano un articolo determinativo: al doilea – il secondo, al meu il mio. In certi contesti, l’articolo possessivo non si traduce in italiano: fratele lui Ion şi al Mariei – il fratello di Giovanni e di Maria.

L’articolo determinativo aggettivale o dimostrativo Proviene dal latino ecce + dimostrativo illum e si usa davanti ai nomi, agli aggettivi e ai numerali. E’ attestato nelle forme cel, cea, cei, cele. Questo articolo non esiste in italiano e nelle altre lingue romanze. Ha forme diverse a seconda del genere, del numero e del caso: masc sg/pl - N/A: cel, cei -G/D: celui/celor Fem sg/pl – N/A: cea, cele - G/D:celei/celor Può corrispondere in italiano sia a un articolo determinativo sia ad un pronome dimostrativo.

Il nome l’esistenza del genere neutro, oltre al maschile e femminile. Dal punto di vista formale, i sostantivi neutri si comportano al singolare come i sostantivi maschili e al plurale come i sostantivi femminili: un deal înalt (masc.) – douǎ dealuri înalte (fem.) / una collina alta-due colline alte. Nelle altre lingue romanze il sostantivo non possiede più distinzioni formali di caso, mentre ciò av-viene ancor nel romeno, dove esiste una forma per il Nominativo/Accusativo e un’altra per il Geni-

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tivo/Dativo. In più il romeno ha ereditato dal latino il vocativo in -e (bǎrbate! - marito!) e ha creato forme nuove di vocativo, con espressione morfologica propria: copile! – bambino!, poporule!- *il popolo!

L’aggettivo L’aggettivo non presenta differenze notevoli dall’italiano; si trova in posizione “regolare” (dopo il sostantivo), ma se usato in funzione enfatica può stare davanti al sostantivo cambiando significato totalmente o parzialmente a seconda della posizione rispetto al nome reggente. Presenta inoltre lo stesso sistema di comparazione : - femeia sǎracǎ - la donna povera, - accanto a – sǎraca femeie -

povera donna. Le differenze tra l’italiano e romeno riguardano i sensi ed i costrutti aggettivali: bell’e finita - s-a

sfârşit de tot.

Il numerale Il sistema di numerazione del romeno per i composti tra 11 e 19 si costruiscono sul modello del bulgaro, quindi si tratta di un sistema di numerazione tipicamente slavo. I numerali 1 e 2 hanno forme diverse per il maschile e femminile: unu/una – uno/una, doi/douǎ –

due/due. Per 100 e 1000 si usano i sostantivi femminili sutǎ e mie; a differenza dell’italiano il sostantivo sutǎ

si mette al plurale a partire da 2, e dopo il 20 si deve usare la preposizione de fra il numerale cardi-nale e il nome: douǎzeci de baieti - venti ragazzi. Per esprimere la data il romeno usa le preposizioni la, pe, în( con il senso di in) : S-a nǎscut în 20

august - E’ nato il 20 agosto.

Il pronome In romeno non esistono, come in italiano, forme del pronome differenziato per soggetti animati (e-gli, ella, lui, lei, loro) e inanimati (esso, essa, essi, esse). La declinazione del pronome personale presenta per il Nominativo solo le forme toniche e per il Genitivo e Dativo forme sia toniche che atone. Una particolarità del romeno è - nella maggior parte dei casi- il raddoppiamento dei sostantivi o dei pronomi in dativo o accusativo tramite le forme atone del pronome personale o riflessivo nello stes-so caso: • quando le forme atone precedono il nome o la forma tonica del pronome personale o del pro-

nome riflessivo, si tratta dell’anticipazione del dativo o dell’accusativo: Es: D - îi dau bǎiatului / do al ragazzo A - îl vǎd pe Dan / vedo Dan

• con la ripresa del dativo o dell’accusativo: Es: D - Mariei îi scriu / a Maria scrivo A- pe Dan îl vad / vedo Dan.

Quindi un costrutto considerato registro colloquiale in italiano come *a me mi piace, in romeno è ammesso con funzione enfatica.

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Il verbo I verbi ausiliari del romeno, a differenza dell’italiano, sono tre: a fi (essere), a avea (avere) ed a vrea (volere). Con a fi (essere) si costruiscono: il futuro a (aş fi terminat), l’infinitivo passato (a fi terminat), il “presuntiv” (sa fi/va fi/ar fi terminat). L’ausiliare non cambia forma, rimane sempre all’infinitivo “breve”. A avea (avere) a differenza dell’italiano si usa anche per costruire: il condizionale presente: aş citi -

leggerei , aş scrie – scriverei. ed anche per una variante popolare del futuro: am sǎ citesc - leggerò. Con a vrea (volere) si costruisce il futuro: vom pleca – partiremo, e il futuro anteriore: vom fi plecat

- saremo partiti. Le forme dell’ausiliare sono quasi tutte diverse da quelle corrispondenti di a vrea modale. Per esempio, le forme modale sono: vreau, vrei, vrea, vrem, vreţi, vor / voglio, vuoi, vuole, vogliamo, volete, vogliono, e le forme dell’ausiliare sono: voi, vei, va, vom, veţi, vor. Verbi transitivi e intransitivi Come in italiano, i verbi romeni si dividono in transitivi (che reggono un oggetto diretto) e intran-

sitivi (che non possono reggere un oggetto diretto): Citesc o carte / Leggo un libro. Alcuni verbi che reggono in romeno l’accusativo in italiano reggono il dativo e viceversa: a interessa (+A) interessare(+D)

a întreba (+A) chiedere/domandare (+D)

Verbi riflessivi Alcuni verbi che sono riflessivi in italiano in romeno non lo sono e viceversa: Verbi riflessivi in romeno: a se bucura / godere, gioire (di), a se certa / litigare, a se gândi / pen-

sare, a se însǎnǎtoşi / guarire. Verbi riflessivi in italiano: addormentarsi / a adormi, congratularsi / a felicita, dimenticarsi / a

uita.

! A seconda della forma, attiva o riflessiva, molti verbi in romeno hanno un significato diverso: a afla /venire a sapere a se afla / trovarsi

a antrena / coinvolgere a se antrena / allenarsi

a duc / portare a se duce / andarsene

a mulţumi / ringraziare a se mulţumi / accontentarsi

Verbi polisemici Il fondo lessicale di base della lingua romena ha per la maggior parte verbi polisemici: a aduce / portare, somigliare, a ajunge / arrivare, bastare, diventare, a (se) apuca/ afferrare,

prendere, fare in tempo, avviarsi, mettersi, a conduce / guidare, dirigere, accompagnare, a da / da-

re, cercare, slanciarsi, aggredire, a interpreta / interpretare, recitare, a scǎpa / salvarsi, sfuggire,

scappare, proteggere, cadere, evitare, omettere, tralasciare...

La flessione verbale Il romeno ha quattro coniugazioni verbali, di cui la seconda e la terza sono come la seconda coniu-gazione nell’italiano: I-a coniugazione : a cânta / cântare (romeno) cantare (italiano)

II-a coniugazione: a vedea / vedere vedere (italiano)

III-a coniugazione: a credere / credere credere (italiano)

IV-a coniugazione: a fugi / fugire fuggire (italiano)

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Tempi e modi verbali Tempi e modi verbali in romeno: • INDICATIVO presente, imperfetto, passato remoto, passato prossimo e piuccheperfetto, fu-

turo- semplice e anteriore • CONGIUNTIVO presente e perfetto • CONDIZIONALE presente e perfetto • PRESUNTIVO • MODI NON PERSONALI: infinito, gerundio, participio, supino

Tempi e modi verbali in italiano: • INDICATIVO presente, imperfetto, passato prossimo, passato remoto, trapassato prossimo,

trapassato remoto, futuro semplice e anteriore • CONGIUNTIVO presente, imperfetto, passato e trapassato • CONDIZIONALE presente e passato • IMPERATIVO presente • INFINITO presente e passato • PARTICIPIO presente e passato • GERUNDIO presente e passato.

Le differenze tra il romeno e l’italiano relative al verbo dal punto di vista pragmatico

• Una particolarità della lingua romena è che il romeno ha meno tempi verbali dell’italiano, perchè in romeno non esistono: indicativo trapassato remoto, congiuntivo imperfetto,

congiuntivo trapassato, gerundio passato e participio presente; inoltre il condizionale presente e l’indicativo futuro sono diversi dall’italiano:

aş vorbi, aş scrie / parlerei, scriverei - condizionale presente

voi vorbi, voi scrie / parlerò, scriverò - indicativo futuro

• Il passato prossimo ed il condizionale passato in romeno usano solo l’ausiliare AVERE e

la forma del participio rimane invariabile. • I verbi riflessivi romeni al passato prossimo usano sempre l’ausiliare AVERE diversa-

mente dall’italiano che usa sempre il verbo “essere”: m-am lovit / mi sono colpito. • Nelle frasi subordinate predicative il romeno usa SEMPRE il congiuntivo, anche quando il

soggetto della principale coincide con quello della subordinata mentre l’italiano usa il con-giuntivo solo quando il soggetto della subordinata è diverso da quello della principale:

- soggetti diversi: vreau sa mergi (indicativo+congiuntivo) / voglio che tu vada; - stesso soggetto: vreau sa plec (indicativo+ congiuntivo) / voglio andare.

• Il romeno usa SEMPRE nelle proposizioni subordinate completive il modo congiuntivo, an-

che in quelle situazioni quando l’italiano userebbe l’infinito: Vreau sa ştiu. / Voglio sapere. Vreau sa ştii. / Voglio che tu sappia.

• Il romeno non ha forme speciali per esprimere l’aspetto verbale, corrispondente a strutture italiane del tipo sta per uscire, sta leggendo, va dicendo (l’unica eccezione in romeno è il ti-po colloquiale stǎ sǎ cadǎ / sta per cadere).

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• In romeno non si applicano le regole della concordanza dei tempi. L’uso dei modi e dei tempi nelle subordinate è molto più libero che in italiano.

• In romeno i pronomi clitici sono sempre adiacenti al verbo al quale si riferiscono diretta-mente. In italiano sono possibili sia vengo a prenderti che ti vengo a prendere. In romeno invece si accetta solo vin sǎ te iau mentre *te vin sa iau non è ammesso.

• In romeno non esiste una struttura simile a c’è, c’era, ci sono, c’erano, ci sarà, etc. Queste forme possono essere tradotte solo col verbo a fi (essere): non c’è bisogno – nu e nevoie.

• Nelle grammatiche romene, i verbi non personali - infinito, gerundio, participio, supino - so-

no considerati non predicativi.

• Il supino romeno si traduce in italiano con l’infinito: am multe de fǎcut / ho molto da fare.

DOMA?DE E RISPOSTE

(Problematiche nate

all’interno della scuola) LA COMU+ICAZIO+E PUÒ MIGLIORARE SE…???

Insegnanti Genitori I genitori sono assenti e non

partecipano alle assemblee

di classe e ai colloqui indivi-

duali…, non seguono i figli a

casa nei compiti e nelle eser-

citazioni alla lettura ed alla

scrittura, di vitale importan-

za nelle prime fasi di alfabe-

tizzazione.

I ritmi lavorativi non permettono al genitore (di solito la madre che ha più dimestichezza con la lingua italiana) di seguire il figlio corretta-mente (controllare gli avvisi, i compiti, ….) Sono coscienti del loro modesto livello scolastico e che non sono in grado di sostenere i figli a casa.

Insegnanti Genitori

A casa parlano la lingua

d’origine e guardano le loro

televisioni satellitari, ciò non

aiuta l’apprendimento della

lingua italiana.

Temono che i figli s’allontanino dai loro valori tradizionali. Le tele-visioni satellitari sono un modo per rimanere in contatto con le loro tradizioni e con il loro paese.

Insegnanti Genitori

Il materiale richiesto non è

completo

Non riescono a capire gli avvisi, le comunicazioni sul diario (da pre-ferire la scrittura in Maiuscolo), le circolari, i libri e la pagella, per via del linguaggio assai tecnico e non pratico.

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Progetto “BE�-ESSERE 5” a.s. 2008 - 2009

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Insegnanti Genitori Si assenta spesso, a volte

sempre lo stesso giorno (e-

sempio sabato mattina) op-

pure arriva tardi al mattino

o prolunga le vacanze estive.

Per questi ritardi e assenze

non portano giustificazioni

scritte.

Le abitudini e le feste tradizionali e religiose non corrispondono al calendario scolastico italiano e non sono ancora abbastanza informati sulle modalità di giustificazione anticipata delle assenze. In Romania, non esiste il diario come strumento individuale. I compiti da eseguire vengono scritti sul quaderno di classe (esiste un quaderno di classe ed un quaderno per i compiti). Per comunicare con gli insegnanti, i genitori preferiscono presentarsi personalmente o scrivere una letterina che la consegna il giorno dopo suo/sua figlio/a a scuola.

Insegnanti Genitori

Evidente stanchezza durante

la giornata e attacchi di son-

no ; Si sottolineano anche le

incombenze domestiche che

cadono sulle figlie adole-

scenti rendendole molto pro-

vate fisicamente.

Spesso sono famiglie numerose e quindi la figlia maggiore ha una parte attiva nelle faccende domestiche, preparazione del cibo (quoti-dianamente), cura igienica dei fratellini, ecc. Vengono responsabiliz-zate fin dalla tenera età le figlie e anche i maschi di una certa età.

Insegnanti Genitori

L’alunno è chiuso, non gioca

con gli altri, ha uno sguardo

impaurito o al contrario non

sta mai fermo, disturba e ral-

lenta il normale andamento

delle attività didattiche op-

pure reagisce male alle sol-

lecitazioni dei compagni, a

volte con violenza.

All’inizio è normale che il figlio sia timido, man mano comincia a conoscere i compagni e, secondo i genitori, i figli imparano a difen-dersi contro gli scherzi, oppure le ingiurie pregiudiziali e i maltratta-menti dei compagni.

Insegnanti Genitori

L’alunno ha grosse difficoltà

e bisogna sottoporlo a visita

psicologica, ma come comu-

nicare chiaramente questa

necessità ai genitori e chie-

dere il loro consenso?

Le famiglie immigrate provenienti dalle capitali e dalle grandi città riescono a capire l’importanza del problema e l’utilità di una consu-lenza psicologica, ma nelle zone rurali lo psicologo è ancora visto come il medico “dei matti” e, di solito, i genitori ritengono che il loro figlio non ne abbia bisogno.

Insegnanti Genitori

Spesso la scuola materna

non è frequentata.

?on si riesce a delineare

chiaramente il percorso sco-

lastico nel paese d’origine e

non si conoscono le compe-

tenze acquisite.

La scuola italiana è indecifrabile, non conoscono i loro diritti e doveri e neanche il sistema scolastico per potersi orientare e rispondere ade-guatamente alle aspettative. I genitori rumeni sono generalmente in possesso di certificazione at-testante il percorso scolastico precedente ma spesso non sono in gra-do d’informare sul sistema scolastico del paese d’origine per permet-tere agli insegnanti di inquadrare la situazione. Inoltre non si conosce l’importanza dei giochi educativi, occasione per socializzare ed ac-quisire le competenze, che preparano alla scuola elementare.

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Insegnanti Genitori

L’autorità genitoriale è diffi-

cile da capire e, spesso si

traduce in violenza fisica.

La violenza è vista, a volte, come l’unico metodo educativo per inse-gnare ai figli il rispetto. E sarebbe normale che anche gli insegnanti usassero lo stesso metodo per assicurare la disciplina.

Insegnanti Genitori

?on partecipano alle attività

extrascolastiche, gite, nuoto

e persino le lezioni di musica

ed educazione fisica non so-

no gradite, peggio ancora il

corso di educazione sessuale

(per quest’ultimo è richiesta

l’autorizzazione dei genito-

ri).

Queste attività nascondono vari dubbi e paure: le difficoltà finanziarie non permettono di far partecipare il figlio (spesso più di un figlio) a tutte le attività (bisognerebbe spiegare che a questo problema le scuole riescono solitamente a far fronte con soluzioni interne), la gita inoltre è considerata più una vacanza e non un’attività didattica vera e propria. Temono che le loro figlie, giunte alla pubertà, siano a contatto con i maschi soprattutto se devono passare una o più notti fuori casa.

Insegnanti Genitori

Alcune barriere di carattere

igienico (di solito lamentano

la “puzza” legata alle spezie

utilizzate oppure l’aglio ma

anche problemi di non-cura

personale).

Le condizioni abitative determinano spesso queste situazioni in cui famiglie numerose vivono in ambienti piccoli e trascorrono la mag-gior parte del tempo in cucina (comunque bisognerebbe utilizzare ca-nali “delicati” di informazione e formazione per queste tematiche).