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1° SEMINARIO DEL PROGETTO “POTENZIAMENTO DELL’ASSISTENZA EDUCATIVA SPECIALISTICA” INQUADRAMETO DEI BES E SCELTA DELL’APPROCCIO EDUCATIVO E DIDATTICO Dottoressa Emilia Maroscia

“POTENZIAMENTO DELL’ASSISTENZA EDUCATIVA … · – Disturbi della regolazione comportamentale: ADHD, disturbi del comportamento

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1° SEMINARIO DEL PROGETTO

“POTENZIAMENTO DELL’ASSISTENZA

EDUCATIVA SPECIALISTICA”

INQUADRAMETO DEI BES E SCELTA

DELL’APPROCCIO EDUCATIVO E DIDATTICO

Dottoressa Emilia Maroscia

DEFINIZIONE BES

Con la sigla BES ci si riferisce, in generale, a tutte quelle

condizioni, transitorie o costituzionali, che, se non

adeguatamente gestite, costituiscono un ostacolo al

raggiungimento dell’autonomia e allo

sviluppo del potenziale del bambino e/o una fonte di disagio

per il bambino

CONDIZIONI CHE DETERMINANO BES

DISABILITA': limitazione del potenziale di sviluppo – deficit cognitivo con o senza autismo

– disturbi neurologici o psichiatrici o sensoriali

DISAGIO AMBIENTALE: potenziale intatto – Disagio sociale, culturale, economico

– Stile educativo problematico

DISTURBI NEUROPSICOLOGICI: caso limite (limitazione settoriale)

– Disturbi della comunicazione: linguaggio espressivo/recettivo e

fonetico/fornologico/lessicale/morfosintattico/semantico-pragmatico

– Disturbi della regolazione comportamentale: ADHD, disturbi del

comportamento

– Disturbi emotivi: ansia, depressione, separazione, trauma, mutismo, rifiuto

scolastico, somatizzazione

– Distrubi dell'apprendimento

NORMATIVA Legge 104/92

Legge 170/10

DM 27/12/2012

Decreto ministeriale numero 8 del 6 marzo 2013. Indicazioni operative

per l’attuazione della DM del 27/12/1012.

Decreto ministeriale numero 5669 del 12 luglio 2011. Indicazioni

operative per l’attuazione della legge 170/10 e linee guida per il

diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici

di apprendimento

INDICAZIONI TEORICO-PRATICHE DA SELEZIONARE E

CALIBRARE SUL PROFILO DEL BAMBINO

LA SCELTA E LA CALIBRAZIONE

DELLE INDICAZIONI NORMATIVE

La selezione delle strategie educative e didattiche non

dipende solo dalla diagnosi ma anche e soprattutto

dall’interpretazione del profilo funzionale e dalla

comprensione delle dinamiche relazionali ed

emotive

Per esempio: non è sufficiente sapere che un bambino ha un

disturbo della comprensione del testo, sarà necessario anche

valutare i punti di forza e di debolezza funzionali (mappe o testo

semplificato?) e le modalità relazionali del bambino (tempi più

lunghi o valutazione diversa?)

Le difficoltà si esprimono sostanzialmente a 3 livelli, prima o

poi tutti coinvolti:

PROBLEMI EMOTIVO-COMPORTAMENTALI:

Adattamento delle richieste e delle strategie educative

PROBLEMI FUNZIONALI:

Adattamento delle richieste e delle strategie didattiche

PROBLEMI RELAZIONALI:

Adattamento delle strategie educative della classe

VALUTAZIONE DEL PROFILO EMOTIVO-

COMPORTAMENTALE E FUNZIONALE

TIPI DI PROBLEMI EMOTIVO-

COMPORTAMENTALI

grossolanamente distinti in 2 macrocategorie:

INTERNALIZZANTI: isolamento, ansia e/o evitamento passivo,

labilità emotiva, scarsa tolleranza alla frustrazione, iperadattamento

Favorire apertura, sicurezza e modalità più funzionali

ESTERNALIZZANTI: ipercinesita, disattenzione, distraibilità,

irritabilità, impulsività, difficoltà a procrastinare la gratificazione,

oppositività, provocatorietà, aggressività

Favorire contenimento e motivazione e agire sui prodromi e sulla

strutturazione dell'ambiente e delle richieste

Nell’infanzia i sintomi possono essere trasversali

PRIMARI: Incapacità costituzionale a regolarsi

ADHD, autismo, disabilità cognitiva, disturbi emotivi, disturbi del

comportamento, disturbo di regolazione

Favorire regolazione dall’esterno attraverso la strutturazione

dell’ambiente

SECONDARI: Difficoltà a regolarsi reattive ad altre difficoltà

bassa autostima, scarso senso di autoefficacia, esperienze fallimentari,

disinvestimento, demotivazione, frustrazione, richiami eccessivi,

difficoltà funzionali

Favorire la motivazione e l’autostima e il senso di autoefficacia

attraverso la strutturazione delle richieste

CAUSE DEI PROBLEMI EMOTIVO-

COMPORTAMENTALI

TIPI DI PROBLEMI FUNZIONALI

I problemi funzionali possono essere distinti in 2 categorie

PROBLEMI COGNITIVI:

Disabilità cognitiva, autismo, danno cerebrale

Richiedono adattamento sia del livello delle richieste che delle

strategie didattiche

PROBLEMI NEUROPSICOLOGICI E/O AMBIENTALI

Deficit comunicazione, apprendimento , motori, neurologici, sensoriali,

esecutivi, emotivi, comportamentali

Richiedono adattaento solo delle strategie didattiche

LE CAUSE DEI PROBLEMI FUNZIONALI

Le difficoltà funzionali possono essere trasversali

PRIMARIE: legate a deficit costituzionali

Adattare le richieste e le strategie didattiche ai punti di forza e

aggirare i punti di debolezza

SECONDARIE: legate a difficoltà emotivo-comportamentali

Adattare le strategie didattiche al funzionamento emotivo-

comportamentale del bambino

Per esempio: in presenza di difficoltà a completare un compito posso

essere di fronte a una difficoltà oggettiva in relazione ai deficit

funzionali costituzionali (impedimento) o di fronte a un problema

motivazionale legato all'incompetenza appresa (difficoltà)

TIPI DI PROBLEMI RELAZIONALI

I problemi relazionali possono essere distinti in 3 categorie

RITIRO SOCIALE

Difficoltà a entrare in relazionme con l'altro

Prevedere attività di inserimento non coattive e flessibili

CONFLITTO

Interazione ricercata e avviata ma condotta con modalità disfunzionali

Prevedere attività educative sulle social skills rivolte a tutta la classe

DISINTERESSE

Interazione non ricercata o evitata

Prevedere attività finalizzate al coinvolgimento e all’interessamento

preliminari all’inclusione

LE CAUSE DEI PROBLEMI

RELAZIONALI Le difficoltà relazionali possono essere trasversali

PRIMARIE: disturbo neuroevolutivo

Disturbo dello spettro autistico, ansia-depressione

SECONDARIE: legate a difficoltà emotivo-comportamentali o

funzionali

Difficoltà di comunicazione, difficoltà di regolazione, senso di

inferiorità,

Adattare gli obiettivi e le modalità degli interventi sulla classe alla

condizione di base

LE DIFFICOLTA’ A SCUOLA (1)

Nel contesto scolastico ci sono alcune variabili che

rischiano di peggiorare il funzionamento del bambino

con BES:

Regole

Contesto richiestivo

Confronto con i pari

Contesto variegato

Frustrazione e iperaffaticamento insegnanti

… soprattutto in presenza di problemi emotivo-comportamentali

BES, SCUOLA E FAMIGLIA

Talvolta la comunicazione con le famiglie neganti può

risultare complicata

Bambino diverso in contesti diversi

Richieste diverse in contesti diversi

Relazioni diverse con il bambino

Coinvolgimento emotivo diverso con il bambino

Occhi diversi che guardano il bambino

di fronte a genitori neganti evitare insistenza ma fare un passo indietro e

coinvolgere delicatamente la famiglia nelle attività difficili del

bambino

GLI STRUMENTI “UFFICIALI” PER IL

SUPPORTO ALLA SCUOLA

Il GLH per la disabilità e la diagnosi di DSA

Il GLHI e la formazione degli insegnanti per i BES

Spesso la comprensione delle molteplici variabili intercorrenti nel

funzionamento del bambino nel complesso contesto scolastico

necessita di un dialogo più serrato e dettagliato tra specialisti e

insegnanti

UN AIUTO IN 4 PASSI

1. favorire una corretta lettura del bambino

2. favorire l'emersione di strategie relazionali più

funzionali

3. calibrare le richieste e le strategie didattiche

Questi aspetti verranno approfonditi nel seminario di oggi

4. favorire l'integrazione con i pari

Verranno dedicati a questo argomento i prossimi 2

seminari

1. LEGGERE I COMPORTAMENTI

DEL BAMBINO Prendere consapevolezza:

- dei vissuti che guidano i comportamenti

NON CHIEDERSI PERCHE' UN BAMBINO FA O NON FA UNA COSA MA

COSA GLI IMPEDISCE DI FARLA O NON FARLA

NON INTERPRETARE MA IMMEDESIMARSI NEL BAMBINO

- del rapporto reciproco tra comportamento del bambino e

risposte dell'adulto

I COMPORTAMENTI SI STABILIZZANO SOLO SE LA RISPOSTA DEGLI

ADULTI LI RINFORZA

USCIRE DAL CIRCUITO DEL SINTOMO

CIRCUITO DEL SINTOMO: a volte gli adulti vedono solo il

sintomo, leggono tutto alla luce del sintomo, interpretano il

sintomo, identificano il bambino con il suo sintomo e si

concentrano solo a combattere il sintomo senza chiedersi:

“IL SINTOMO DI COSA?”

... A VOLTE LA VOLONTA' NON BASTA...

… I COMPORTAMENTI VEICOLANO MESSAGGI …

… I COMPORTAMENTI SI MANTENGONO O MENO SULLA

BASE DELLE RISPOSTE DELL'AMBIENTE ...

QUANDO LA VOLONTA' NON BASTA

In presenza di BES, senza adattamenti, pur sforzandosi

non si riesce

Sollecitare un bambino con una difficoltà a impegnarsi

di più può risultare frustrante perché il solo

impegno non necessariamente porta ai risultati

attesi e questo peggiora la motivazione

LA RELAZIONE TRA COMPORTAMENTO E

RISPOSTA AMBIENTALE

Un determinato comportamento si mantiene se la risposta

dell'ambiente, in modo più o meno evidente, risponde al

bisogno reale veicolato dal comportamento

Per esempio se un bambino disturba per interrompere l’attività,

farlo uscire dalla classe fa sì che il bambino continui ad usare

quel comportamento

La risposta dell'ambiente deve rispondere al bisogno reale e

orientare il bambino verso modalità più funzionali per

veicolarlo

Per esempio se un bambino disturba per interrompere l’attività

indivuare la causa della richiesta e fornire una modalità più

funzionale, per esempio per riposarsi

I COMPORTAMENTI VEICOLANO

MESSAGGI

Per rispondere al bisogno reale veicolato da un comportamento

bisogna prima identificarlo e non interpretarlo

- Evitamento del compito per incompetenza appresa, per

iperaffaticamento, per ansia prestazionale, per percepita o reale

difficoltà

- Scariche motorie ansiose o da iperattività

- Provocatorietà comportamentale o relazionale

- Difficoltà a rispettare le regole per difficoltà a interiorizzarle o

per sfida delle stesse

- Ritiro emotivo o costituzionale

- Reattività emotiva o comportamentale

2. STRETEGIE DI GESTIONE DEI

COMPORTAMENTI DISADATTIVI

Dopo aver compreso il bambino si possono analizzare i singoli

comportamenti disfunzionali per individuare cause

scatenanti e fattori di rinforzo

Ogni volta che si presentano i comportamenti disfunzionali

annotare per almeno 2 settimane:

ANTECEDENTE: cosa si sta facendo, chi è presente, che ora è,

cosa si è detto…

COMPORTAMENTO: descrivere con precisione

CONSEGUENZA: cosa è successo dopo, come hanno risposto

gli adulti, cosa hanno fatto i bambini, come si è gestito il

tutto,…

STRATEGIE CALIBRATE SUI MESSAGGI

Evitamento del compito

- per incompetenza appresa o per ansia prestazionale: rinforzare autoefficacia

- per iperaffaticamento: frazionare

- per difficoltà: adattare

Scariche motorie

- ansiose: tranquillizzare

- da iperattività: incanalare in modalità più funzionali e meno disturbanti e

limitare solo se interferiscono con attenzione

Provocatorietà

- Comportamentale: ignorare e rieducare in gruppo

- Relazionale: attività in gruppo

Difficoltà a rispettare le regole

- per difficoltà a interiorizzarle: limitarne il numero e chiarificare regole e

conseguenze con token economy

- per sfida: ignorare e rieducare in gruppo

Reattività emotivo-comportamentale:

- per difficoltà a regolarsi: incanalare comportamento

- reattive: gestire causa primaria

COMPORTAMENTI PROBLEMATICI

Distinguere tra:

Disturbanti: ignorare e fornire modello corretto

Lesivi: prevenire-contenere

● Riorganizzazione della quotidianità scolastica finalizzata

● Creare un ambiente prevedibile e favorevole a ridurre i

livelli di stress

● Individuare e gestire i prodromi

● Contenere solo in caso di fallimento e nei limiti del

necessario

3. STRATEGIE DI GESTIONE DEI

PROBLEMI FUNZIONALI

Prima di provvedere alla calibrazione delle richieste e delle strategie

didattiche occorre comprendere il funzionamento del bambino

Considerare:

Cognitivo: QI per livello richieste, profilo per strutturazione richieste

(lentezze esecutiva, WM, visuo-percettivo, visuospaziale)

Funzionamento neuropsicologico: linguaggio recettivo ed

espressivo, attenzione, stabilità motoria, capacità operative

Apprendimenti: lettura e comprensione del testo, calcolo e

risoluzione problemi, grafia e ortografia

Emotività: motivazione, autostima, autoefficacia

PROFILO COGNITIVO

Lentezza esecutiva: ridurre o dare più tempo

Faticabilità: frazionare i compiti e ridurne l'impatto visivo

Deficit memoria di lavoro: evitare multitasking, supportare

mantenimento consegna

Deficit visuo-percettivo: ingrandire, chiarificare, contrastare

Deficit visuospaziale: fornire riferimenti, quaderni specifici,

preferire i riassunti/testi semplificati alle mappe

Deficit verbale: porre particolare attenzione alle consegne orali

e scritte e preferire le mappe ai riassunti/testi semplificati

LINGUAGGIO E FUNZIONI ESECUTIVE

Espressione verbale: valutare e allenare separatamente contenuti ed

espressione formale

Comprensione verbale: semplificare consegne, fornire supporto

visivo, verificare comprensione, lavorare separatamente su

strategie di comprensione e passaggio contenuti

Stabilità attentiva: attività brevi o frazionate, ampliare gradualmente

Capacità operative: strutturazione esterna e graduale addestramento

al lavoro autonomo

!!! non lasciare al bambino la scelta di cosa fare sia per non

innescare giochi di potere sia per evitare che si senta trattato

come uno che non può fare nulla

APPRENDIMENTI

Lentezza: aumentare tempi, ridurre richiesta al minimo o valutare

diversamente

Comprensione testo e problemi:limitare carico lettura nel passaggio di

contenuti, lavorare separatamente su comprensione e passaggio contenuti,

verificare comprensione consegne

!!! Non esonerare da lettura ma darla prima perché se la prepari

Calcolo: lavorare separatamente su processi e utilizzo, misure dispensative

solo quelle che servono e solo quando servono (per esempio calcolatrice

durante problemi ma non durante esercizio di calcolo)

Grafia: ridurre carico su scrittura, computer solo se e quando serve

Ortografia e testo scritto: lavorare e valutare separatamente contenuti e

forma

ASPETTI EMOTIVI

Motivazione: partire da motivazione interna, token

economy per motivazione esterna

!!! il problema degli smile: se non clibriamo bene requisiti

i BES ne prenderanno molti meno degli altri

Autostima: attività a successo garantito, tutoring tra pari

biunivoco

Autoefficacia: superare incompetenza appresa sul campo e

non genericamente

4. FAVORIRE L'INCLUSIONE

La classe è un sistema complesso:

Interazione in contesto protetto

Confronto con diversità

Ambiente di collaborazione

APPRENDIMENTO COOPERATIVOA

Selezione obiettivi

Selezione attività

Selezione dei gruppi

Mediazione dell'adulto

Divisione dei compiti

Sollecitazione esplicita della riflessione

I prossimi 2 seminari saranno dedicati proprio

all’apprendimento cooperativo con l’obiettivo di chiarirne

le modalità e di fornire proposte concrete

DISCUSSIONE CASI CLINICI

Le insegnanti propongano propri casi reali e proviamo a

discuterli secondo lo schema proposto