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PLANETARY RESEARCH TEAM EXOPLANETS TRANSIT SEARCH THE SKY! ASSOCIAZIONE ASTROFILI CRAB NEBULA COELUM ASTRONOMIA Le tecniche di ricerca e le prospettive future Angelo Angeletti Tolentino 31 ottobre 2007

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PLANETARY RESEARCH TEAM

EXOPLANETS TRANSITSEARCH THE SKY!

ASSOCIAZIONE ASTROFILICRAB NEBULA

COELUM ASTRONOMIA

Le tecniche di ricerca e le prospettive future

Angelo AngelettiTolentino 31 ottobre 2007

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– Un po’ di storia

– Tecniche per la rilevazione dei pianeti extrasolari

– I risultati attuali

– Le nostre osservazioni

– Prospettive future

I pianeti extrasolari

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Che cos’è un pianeta?

Il termine pianeta viene dal greco e significa vagabondo; con questo termine venivano indicati quegli astri che si spostavano nel cielo rispetto alle stelle fisse, ovvero la Luna, il Sole, Mercurio, Venere, Marte, Giove

e Saturno. Gli unici visibili a occhio nudo.

Il 24 agosto 2005 l'Assemblea Generale di Praga dell‘International Astronomy Union (IAU) ha stabilito che un pianeta è un corpo celeste

che:

è in orbita intorno al Sole;ha una massa sufficiente affinché possa assumere una forma quasi

sferica;ha “ripulito” le vicinanze intorno alla sua orbita.

Un po’ di storia

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Il Sistema Solare

Un po’ di storia

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Come si è formato il Sistema Solare?

Si ritiene che il Sole e i pianeti si siano formati da una nebulosa di gas interstellari in contrazione, in

un periodo di tempo compreso tra 5 e 4,6 miliardi di anni fa.

Secondo le attuali teorie, la nebulosa primordiale aveva una temperatura molto bassa ed era

costituita per la maggior parte da idrogeno e da elio, ma erano presenti una grande varietà di elementi chimici più pesanti e

polveri.

Un po’ di storia

La nebulosa di Orione: una nube di gas culla di numerose stelle.

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Come si è formato il Sistema Solare?

Circa 5 miliardi di anni fa al centro della nebulosa si sarebbe creata una

parte più densa che successivamente si sarebbe contatta

dando origine al Sole.

Contemporaneamente, tale contrazione avrebbe causato un

aumento della velocità di rotazione e della forza centrifuga del sistema:

la nube si sarebbe appiattita assumendo un aspetto simile a un

disco rotante intorno al Sole.

Un po’ di storia

Dischi protoplanetari nella nebulosa

di Orione

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Come si è formato il Sistema Solare?

Nelle fasi finali del processo, un forte vento solare avrebbe trascinato verso le regioni più esterne tutti gli elementi leggeri, soprattutto idrogeno

ed elio.

Un po’ di storia

Mentre il nucleo del proto-Sole si riscaldava fino a raggiungere le

temperature necessarie per le reazioni termonucleari, nel disco circostante accrescevano alcuni corpi attraverso

delle collisioni e attirando i frammenti più piccoli presenti nello spazio

circostante. Si sarebbero formati così i proto-pianeti, dai quali sarebbero

derivati gli attuali pianeti, mentre il proto-Sole si trasformava in una stella

gialla e stabile.

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Che cos’è un pianeta extrasolare?

Il Working Group on Extrasolar Planets (WGESP) dell’IAU dà la seguente definizione (di lavoro, quindi suscettibile a revisioni) di pianeta

extrasolare:

Oggetti con massa inferiore alla massa limite per la fusione termonucleare del deuterio (attualmente stimata pari a 13 volte la massa di Giove [MJ] per gli oggetti di metallicità solare) che orbitino intorno a stelle o resti di stelle (non importa come si siano formati); il minimo di massa richiesta sarà la stessa che si usa nel Sistema Solare (Mercurio).

Oggetti con massa minore di 70 MJ, ma superiore a 13 MJ sono “nane brune”, non importa come si siano formate, nè dove si trovino.

Oggetti liberi in ammassi di stelle giovani con massa inferiore a 13 MJ non sono pianeti, ma “sotto-nane brune”.

Un po’ di storia

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Perché cercare pianeti extrasolari?

La ricerca dei pianeti extrasolari è una recentissima branca dell’astronomia che sta assumendo sempre più un ruolo fondamentale per le sue rilevanti implicazioni in ambito sia culturale sia filosofico.

È da lì che potrebbe giungere una risposta, forse in un futuro neppure

troppo lontano, ad una delle domande cruciali per l’umanità:

Un po’ di storia

esistono altre forme di vita, altri mondi abitati?

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Un po’ di storia

L'esistenza dei pianeti extrasolari fu per lungo ritenuta più che plausibile, e le prime

speculazioni risalgono almeno all'inizio del XVIII secolo.

Il primo a ipotizzare l'esistenza degli esopianeti fu Isaac Newton nel 1713.

Falsi annunci di scoperte si susseguirono per tutto il XIX secolo.

IsaacNewton

Gli inizi

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Un po’ di storia

Nel 1984 avviene la scoperta che inizia ad aprire un nuovo orizzonte:

viene scoperto un disco circumstellare attorno alla stella β Pictoris.

Gli inizi

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Un po’ di storia

Negli anni successivi vengono fatti diversi annunci di scoperte.

Nel 1989 Latham scopre un corpo di circa 10 MJ attorno alla stella HD 114762.

Nel 1991 Alexander Wolszczan identifica due pianeti di massa

paragonabile alla massa terrestre, ma in orbita attorno ad una pulsar (PSR 1257+12).

Nel 1993 da Gordon Walker sostiene l'ipotesi che le oscillazioni della velocità radiale della stella γ Cephei potrebbero essere dovute

alla presenza un pianeta di circa 2 MJ.

Sono pianeti troppo “strani” e la comunità scientifica non prende troppo in considerazione questi eventi.

Gli inizi

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Un po’ di storia

Gli scopritori: Michel Mayor e Didier Queloz dell’Osservatorio di Ginevra

Il 6 ottobre 1995, a Firenze, venne annunciata la scoperta di un pianeta attorno alla stella 51 Pegasi, molto simile al Sole, distante 50 anni luce).

Il pianeta è circa 160 volte più massiccio della Terra e orbita attorno alla sua stella in poco più di 4 giorni a 7,5 milioni di km.

Rappresentazione artistica di 51 Pegasi

Gli inizi

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Un po’ di storia

Il 6 ottobre 1995 può essere considerata la data che ha segnato l’inizio della ricerca sistematica e convinta di pianeti extrasolari.

Gli inizi

Al 30 ottobre 2007 sono noti 260 pianeti extrasolari in 224 sistemi stellari.

198 sistemi singoli

18 sistemi doppi

6 sistemi tripli

2 sistemi quadrupli

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La stragrande maggioranza dei pianeti extrasolari viene

scoperta con metodi indiretti

È molto difficile osservare direttamente esopianeti poiché

in genere la luce da loro emessa è enormemente più debole

(circa un milionesimo) di quella della stella.

Tecniche per la rilevazione

2M1207 b, uno dei quattro pianeti extrasolari scoperti per osservazione diretta

I vari metodi

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Oltre all’osservazione diretta, esistono diversi metodi per il rilevamento di pianeti extrasolari.

– Astrometrico

– Velocità radiale

– Transito

– Microlente gravitazionale

– Timing

Tecniche per la rilevazioneI vari metodi

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Tecniche per la rilevazioneMetodo astrometrico

Consiste nella misurazione precisa della posizione di una stella e nell'osservare in che

modo questa posizione cambia nell'arco del tempo.

La presenza di un pianeta causerà alla stella un leggero

movimento attorno al un comune centro di massa.

Giove, a 10 anni luce, provoca al Sole un’oscillazione di circa 1 milionesimo di grado in circa

12 anni.

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Tecniche per la rilevazioneMetodo astrometrico

Con questa tecnica si possono però rilevare pianeti molto massicci e molto

vicini alla propria stella: i cosiddetti pianeti gioviani caldi.

Un pianeta gioviano caldo ha una massa confrontabile o che supera quella di Giove, ma che orbita a meno di 0,05 unità astronomiche (7,5 milioni di

chilometri) dalla propria stella, ovvero è otto volte più vicino ad essa rispetto a

quanto Mercurio dista dal Sole.

La temperatura tipica di questi oggetti, nella parte rivolta verso il loro sole,

raggiunge facilmente migliaia di gradi.

Rappresentazione artistica di HD 209458b. La coda blu è l'atmosfera del pianeta che evapora a causa della vicinanza eccessiva

alla sua stella.

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La presenza di un pianeta intorno ad una stella produce delle variazioni nella velocità con cui essa si avvicina o si allontana dalla

Terra (velocità radiale). Analizzando gli spostamenti delle sue righe spettrali si possono

dedurre delle caratteristiche del pianeta.

Tecniche per la rilevazioneVelocità radiale

Gli spostamenti dello spettro sono molto

piccoli e proporzionali alla massa del

pianeta.

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È la tecnica che ha dato i maggiori risultati.

Le misurazioni e le leggi di Keplero permettono di ricavare alcuni importanti parametri relativi al pianeta quali il periodo di rivoluzione, la distanza dalla stella e una stima della massa

(che dipende però dall’inclinazione dell’orbita rispetto all’osservatore)

Tecniche per la rilevazioneVelocità radiale

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Se un pianeta passa davanti alla sua stella provoca una piccola eclisse e la

luminosità della stella diminuisce leggermente.

Affinché sia possibile rilevare un transito è necessario che la Terra sia “ben

posizionata”cioè: che la Terra, la stella e il pianeta extrasolare siano ben allineati

(cosa abbastanza rara) e che l’osservazione sia fatta proprio nel

momento in si verifica questo evento.

Tecniche per la rilevazioneTransito

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Tecniche per la rilevazioneTransito

Curva di luce di una stella durante un transito planetario

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Tecniche per la rilevazioneTransito

Con il metodo del transito fino ad ora sono stati rilevati solo

pianeti gioviani caldi, tra l’altro già scoperti con il

metodo della velocità radiale.

Attualmente si conoscono solo 29 pianeti su 260 che

transitano davanti alla propria stella.

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Tecniche per la rilevazioneTransito

L’osservazione di un transito permette di stimare il diametro del

pianeta.

Abbinando tale metodo a tecniche spettroscopiche è possibile individuare una eventuale

atmosfera del pianeta e i gas che la compongono.

Per fare ciò basta fare lo spettro della stella durante il transito e

durante l’antitransito, quando cioè il pianeta passa dietro la stella. Ancora una rappresentazione artistica di HD

209458b.

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Tecniche per la rilevazioneMicrolente gravitazionale

Quando la luce proveniente da una stella lontana passa in prossimità di una stella più vicina viene incurvata producendo un aumento di

luminosità (effetto lente gravitazionale).Se la stella vicina ha un pianeta si produce un secondo picco di

luminosità.

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Tecniche per la rilevazioneTiming

Il metodo consiste nella misurazione delle variazioni degli intervalli di emissioni di una pulsar.

Una pulsar (il residuo piccolo e ultradensa di una stella che è esplosa in una supernova), ruotando, emette onde radio a intervalli

estremamente regolari.

Leggere anomalie negli intervalli delle emissioni possono essere usate per tracciare cambiamenti nel moto della pulsar, causati dalla

presenza di uno o più pianeti.

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Ad oggi sono stati scoperti 260 pianeti:

– con il metodo della velocità radiale sono stati scoperti 247 pianeti in orbita intorno a 213 stelle e in 25 il sistema è multiplo, 29 di questi pianeti transitano davanti alla propria stella;

– con il metodo di microlente gravitazionale sono stati scoperti 4 pianeti intorno a 4 stelle;

– direttamente sono stati rilevati 4 pianeti intorno a 4 stelle;

– con il metodo del timing sono stati scoperti 5 pianeti intorno a 3 stelle, una di queste stelle ha un sistema triplo.

I risultati attuali

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Gliese 876 b – Il primo pianeta osservato intorno ad una nana rossa (Gliese 876). La sua orbita è più vicina a quella della sua stella di quanto lo sia l'orbita di Mercurio con quella del Sole.

HD 209458 b – È stato il primo pianeta extrasolare a essere osservato transitare davanti alla propria stella. È stato anche il primo di cui sia stato possibile osservare l'atmosfera.

Upsilon Andromedae – Il primo sistema planetario multiplo rilevato ad essere composto da tre pianeti, tutti simili a Giove.

I risultati attualiAlcuni esopianeti

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HD 188753 Ab – È il primo pianeta extrasolare scoperto intorno a sistema stellare multiplo (3 stelle).

HD 209458 b e HD 189733b – Sono i primi pianeti extrasolari di cui è stato osservato direttamente lo spettro.

Gliese 581 c – Sembra che questo pianeta sia in grado di supportare la presenza di acqua allo stato liquido e, quindi, la vita. Sebbene non vi siano dati evidenti che segnalino la presenza di acqua, la posizione del pianeta permetterebbe all'acqua di esistere. Secondo le stime dovrebbe essere circa il 50% più grande della Terra, e avere una massa pari a 5 volte quella terrestre.

I risultati attualiAlcuni esopianeti

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La ricerca di pianeti extrasolari

Il nostro Sistema Solare confrontato con quello di 55 Cancri

La parte interna del nostro Sistema Solare sovrapposta all'orbita dei pianeti HD 179949 b,

HD 164427 b, Reticuli A b, e Arae b

Alcuni esopianeti

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I risultati attualiDistribuzione delle masse

Nel grafico di sinistra la distribuzione delle masse dei pianeti extrasolari con massa minore di 1 MJ, a destra quelli con massa maggiore. Si ricordi che 1 MJ, = 318 MT

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I risultati attualiDistribuzione delle distanze

Nel grafico di sinistra la distribuzione dei pianeti extrasolari che distano dalla loro stella meno di Giove dal Sole, a destra quelli che hanno distanza maggiore. Si ricordi che

Nettuno dista dal Sole 30 UA

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I risultati attualiSemiasse maggiore – massa

Giove

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I risultati attualiSemiasse maggiore – massa

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I risultati attualiConsiderazioni

I risultati finora ottenuti soffrono del fatto che i metodi utilizzati mettono in evidenza principalmente pianeti giganti.

I pianeti gioviani caldi hanno reso necessaria una revisione del modello di formazione di un sistema planetario basato sulle

conoscenze del Sistema Solare.

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Nel luglio di quest’anno, su invito di Rodolfo Calanca, vicedirettore della rivista COELUM Astronomia e coordinatore del Planetary Reseach

Team, abbiamo aderito al progetto su scala nazionale, denominato Search the Sky!.

Il progetto ha come obiettivo lo studio e la ricerca di pianeti extrasolari con strumentazioni di buona qualità e ormai sufficientemente diffuse

negli osservatori astronomici amatoriali italiani.

Le nostre osservazioniL’inizio

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Con i nostri strumenti, in particolare il telescopio

riflettore autocostruito da 410 mm f/4,5 e un ccd SBIG ST7–ME, il 26 luglio 2007

abbiamo iniziato le osservazioni di transiti di

pianeti extrasolari.

Per l’acquisizione e la rielaborazione delle

immagini abbiamo utilizzato software commerciali.

Le nostre osservazioniL’inizio

Il gruppo all’opera per preparare il telescopio:Da sinistra Angelo Angeletti. Francesco Barabucci,

Fabiano Barabucci, Gianclaudio Ciampechini.

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Le nostre osservazioni26 luglio 2006 – TrES 2

-0,51

-0,50

-0,49

-0,48

-0,47

0,44 0,46 0,48 0,5 0,52 0,54 0,56

Dt (= t – 2454308) JD

Dm

(=

11

– m

)

TrES = Trans-atlantic Exoplanet Survey

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Le nostre osservazioni31 luglio – Ancora TrES 2

11,070

11,075

11,080

11,085

11,090

11,095

11,100

20.4

8

20.5

8

21.0

8

21.1

8

21.2

8

21.3

8

21.4

8

21.5

8

22.0

8

22.1

8

22.2

8

22.3

8

22.4

8

22.5

8

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Il 5 e il 12 agosto abbiamo provato a riprendere il transito si HD209458, il primo dei transiti registrati con strumenti amatoriali,

ma non ce l'abbiamo fatta.

La prima volta a causa del mal tempo la seconda volta ancora non l'abbiamo capito.

Le nostre osservazioni5 e 12 agosto: HD209458

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Le nostre osservazioni17 agosto – TrES 4

11,845

11,850

11,855

11,860

11,865

11,870

11,875

11,880

11,885

11,890

20

.50

21

.00

21

.10

21

.20

21

.30

21

.40

21

.50

22

.00

22

.10

22

.20

22

.30

22

.40

22

.50

23

.00

23

.10

23

.20

23

.30

23

.40

23

.50

0.0

0

0.1

0

0.2

0

0.3

0

0.4

0

0.5

0

1.0

0

1.1

0

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Le nostre osservazioni1 settembre – ancora TrES 2

11,040

11,045

11,050

11,055

11,060

11,065

11,070

11,075

11,080

11,085

22.2

5

22.3

5

22.4

5

22.5

5

23.0

5

23.1

5

23.2

5

23.3

5

23.4

5

23.5

5

0.05

0.15

0.25

0.35

0.45

0.55

1.05

1.15

1.25

1.35

1.45

1.55

2.05

tempo (UT)

mag

nit

ud

ine

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Le nostre osservazioni14 settembre – WASP 1

11,565

11,570

11,575

11,580

11,585

11,590

11,595

11,600

11,605

22.3

0

22.4

5

23.0

0

23.1

5

23.3

0

23.4

5

0.00

0.15

0.30

0.45

1.00

1.15

1.30

1.45

2.00

2.15

2.30

2.45

3.00

3.15

3.30

tempo (UT)

mag

nit

ud

ine

WASP = Wide Angle Search for Planets

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Le nostre osservazioni15 settembre – TrES 1

11,330

11,335

11,340

11,345

11,350

11,355

11,360

11,365

11,370

11,375

21.0

0

21.1

5

21.3

0

21.4

5

22.0

0

22.1

5

22.3

0

22.4

5

23.0

0

23.1

5

23.3

0

23.4

5

0.00

0.15

0.30

tempo (UT)

mag

nit

ud

ine

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Le osservazioni fatte ci hanno permesso di mettere a punto una procedura che ci consente di rilevare con buoni risultati i

transiti.

Presto avrà inizio la seconda fase del progetto che prevede la messa a punto di una nuova procedura che permetta di scoprire

pianeti extrasolari con il metodo dei transiti.

Ad oggi nessun amatore ha mai scoperto un pianeta extrasolare.

Le nostre osservazioniOggi

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Programmi futuri

Tutti i programmi futuri mirano ad un unico obiettivo:

rilevare delle “terre”, ossia pianeti di taglia terrestre, posti nella zona di abitabilità di un

sistema planetario.

L'immagine mostra i limiti delle capacità di rilevamento dei prossimi strumenti (linee colorate) – fino al 2015 –, sia

terrestri che spaziali.P.R. Lawson, S.C. Unwin e C.A. Beichman, 2004

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Programmi futuri

Per zona di abitabilità di un sistema planetario si intende l’intervallo di distanze dalla stella in cui, su di un pianeta roccioso è possibile

trovare acqua allo stato liquido.

La zona di abitabilità

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Programmi futuriPer l’astrometria

L’ESO ha in progetto la ricerca da Terra di pianeti giganti intorno a un centinaio di stelle; tale programma avrà inizio nel 2008 con lo

strumento PRIMA installato sul grande interferometro di 120 metri VLTI (Very Large Telescope Interferometer) in Cile.

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Programmi futuriPer l’astrometria

Nello spazio due progetti sono nella fase finale dello studio:

SIM (Space Interferometry Mission) della NASA è un interferometro di 20 metri di base installato su una trave e composto

da 2 telescopi di 40 cm di diametro. Il suo lancio è previsto per il 2009. Potrà cercare pianeti intorno alle 1500 stelle più vicine. E’ sufficientemente preciso per scoprire pianeti di qualche massa

terrestre situati a meno di 15 anni luce dal Sole.

GAIA dell’ESA è uno strumento che misura le variazioni di posizione di una stella rispetto a tutte le altre (più brillanti di m=20).Questo processo gli permette di misurare le variazioni di posizione di 1,5 miliardi di stelle. Avrà una precisione sufficiente per cercare

pianeti delle dimensioni di Giove intorno a circa 20000 stelle. Il lancio è previsto per 2012.

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Programmi futuriPer i transiti

A Terra, esistono, sono in corso d’installazione o stanno lavorando centinaia di telescopi di dimensioni piccole e medie (fino a 1 metro di

diametro) con obiettivo la scoperta di “Giovi caldi” grazie al metodo dei transiti.

Nello spazio, il CNES (l’agenzia spaziale francese) ha da poco lanciato, in collaborazione con altri paesi europei, un telescopio di 30 cm di

diametro chiamato CoRoT. Tra i suoi compiti c’è quello di ricercare dei transiti planetari davanti a 60000 stelle.

CoRoT ha una sensibilità sufficente per trovare pianeti grandi il doppio della Terra (cioè il 20% delle dimensioni di Giove).

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Programmi futuriPer i transiti

Rappresentazione artistica del progetto CoRoT

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Programmi futuriPer l’osservazione diretta

Il metodo diretto è di gran lunga il più promettente.

Permette una dettagliata caratterizzazione delle proprietà fisiche e chimiche dei pianeti:

atmosfera (densità, composizione, ...), superficie (colore, morfologia degli oceani/continenti ...)

rotazione del pianeta (durata del “giorno”) Satelliti e anelli.

Molti progetti sono in corso, sia Terra sia nello spazio.

È il campo ove sono concentrate la maggior parte delle attività ed è in rapida espansione.

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Programmi futuriPer l’osservazione diretta da Terra

L’ESO dovrebbe rendere operativo, a partire di 2008, uno

strumento per immagini chiamato Planet Finder su uno dei telescopi

di 8 metri di diametro del Very Large Telescope installato in

Cile.

Il telescopio Keck di 10 metri ha un progetto analogo.

Very Large Telescope

Keck Telescope

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Programmi futuriPer l’osservazione diretta da Terra

Il LBT (Large Binocular Telescope) è un telescopio binoculare americano, costituito da due telescopi di 8,2 metri di diametro, installato in Cile. Uno dei due telescopi è dotato di una camera capace di scoprire

pianeti.

A più lungo termine, gli Stati Uniti e l’Europa hanno progetti di grandi telescopi i cui diametri saranno compresi tra 30 e 100

metri.

Saranno attrezzati con strumenti per immagini destinati a scoprire pianeti di taglia terrestre; dovrebbero nascere intorno al 2020.

Large Binocular Telescope

Owl Telescope

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Programmi futuriPer l’osservazione diretta dallo spazio

Oltre al vecchio Hubble, per il momento, esiste soltanto un telescopio spaziale il cui lancio è

previsto nel 2011: il James Web Space Telescope

(JWST).

Il JWST è un telescopio di 7 metri di diametro

ottimizzato per l’infrarosso e dovrebbe

“vedere” pianeti in stelle vicine al Sole.

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Programmi futuriProgetti a medio termine per l’osservazione diretta dallo spazio

Il telescopio TPF-C (Terrestrial Planet Finder Coronagraph) della

NASA destinato a scoprire pianeti di dimensioni della Terra grazie alla luce stellare riflessa.

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Programmi futuriProgetti a medio termine per l’osservazione diretta dallo spazio

Un interferometro composto da un numero di telescopi compreso fra 3 e 6, ognuno di 3 metri di diametro e distanti fra loro da qualche diecina e

qualche centinaio di metri.

Esistono due progetti paralleli: Darwin dell’ESO e TPF-I della

NASA.

Questi due progetti sono destinati a cercare pianeti di taglia terrestre

grazie alla loro emissione termica. TPF-I – Terrestrial Planet Finder Inteferometer

Uno dei quattro o

cinque telescopi del

progetto Darwin

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Programmi futuriConclusione

C’è un grande interesse intorno a questi tre progetti (Darwin, TPF-C, TPF-I) perché con essi sarà possibile cercare delle tracce biologiche

negli spettri di pianeti extrasolari ed avere quindi la conferma scientifica ad una idea radicata nel DNA umano:

non siamo soli!non siamo soli!

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