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REGIONE VENETO – PROVINCIA DI TREVISO
COMUNE DI PONZANO VENETO
PIANO DEGLI INTERVENTIlegge regionale 23 aprile 2004, n° 11
NORME DI COMPATIBILITA' IDRAULICA
SINDACOGiorgio Granello
ASSESSORE ALL'URBANISTICAPierluigi Visentin
RESPONSABILE DEL SERVIZIOAngelo Visotto___________________________________________________
SEGRETARIO COMUNALECarlo Sessa
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA' IDRAULICAHgeO studio - Dott. Filippo Baratto
Ponzano Veneto, Febbraio 2013
INDICE
1. INTRODUZIONE................................................................................................................................ 3
1.1. Programmazione degli interventi di mitigazione per le aree a rischio...........................................4
2. NORME DI COMPATIBILITA’ IDRAULICA ........................................................................................5
2.1. Interventi per garantire l’invarianza idraulica e l’attenuazione del rischio idraulico.......................5
2.1.1 Dispositivi di reimmissione in falda e vasche di laminazione.................................................6
2.2. Indicazioni per la riduzione del rischio idraulico...........................................................................7
2.2.1 Aree a rischio idraulico..........................................................................................................8
2.2.2. Soglie dimensionali per la valutazione di compatibilità idraulica .......................................10
2.2.3 Rilascio del Permesso di Costruire......................................................................................11
2.2.4. Nuove lottizzazioni e nuove costruzioni..............................................................................12
2.2.5 Strade e nuova viabilità.......................................................................................................13
2.2.6 Smaltimento delle acque meteoriche..................................................................................14
2.2.7 Indicazione sugli invasi .......................................................................................................16
2.2.8 Indicazione su pozzi drenanti..............................................................................................17
2.2.9 Collegamento alla rete di smaltimento ...............................................................................17
2.2.10 Manutenzione dei fossati...................................................................................................18
2.2.11 Tombinature di fossati, ponti e accessi.............................................................................18
2.2.12 Fasce di tutela................................................................................................................... 18
3. ALLEGATI DI CALCOLO.................................................................................................................. 20
3.1 Dati idrologici e idraulici di progetto..............................................................................................20
3.2 Dimensionamento dei pozzi drenanti........................................................................................26
3.3 Metodi per la determinazione del volume di invaso..................................................................29
3.3.1 Modello dell’invaso lineare..................................................................................................29
3.3.2 Metodo delle sole piogge e metodo cinematico .................................................................31
3.4 Manufatto regolatore della portata............................................................................................33
1. INTRODUZIONE
Nei paragrafi seguenti si riportano le indicazioni di tipo operativo, indicate dalla DGRV 2948 del 6
ottobre 2009 e le norme di carattere idraulico da applicare per tutte le nuove costruzioni, in merito al
principio dell’invarianza idraulica.
Nell’allegato A della DGRV 2948/2009 si riporta: “…Per quanto riguarda il principio dell’invarianza
idraulica in linea generale le misure compensative sono da individuare nella predisposizione di volumi
di invaso che consentano la laminazione delle piene.
Potrà essere preso in considerazione il reperimento di nuove superfici atte a favorire l’infiltrazione
dell’acqua, solamente come misura complementare in zone non a rischio di inquinamento della falda
e ovviamente dove tale ipotesi possa essere efficace”.
Il volume da destinare alla laminazione delle piene è quello necessario a garantire che la portata di
efflusso rimanga costante (principio dell’invarianza idraulica).
Nella Delibera sopra riportata sono definite le soglie dimensionali in base alle quali si applicano
considerazioni differenziate in relazione all’effetto atteso dell’intervento.
Nel seguito si riporta la classificazione in forma tabellare:
- Nel caso di trascurabile impermeabilizzazione potenziale è sufficiente adottare buoni criteri
costruttivi per ridurre le superfici impermeabili, quali le superfici dei parcheggi;
- Nel caso di modesta impermeabilizzazione, oltre al dimensionamento dei volumi compensativi cui
affidare funzioni di laminazione delle piene, è opportuno che le luci di scarico non eccedano le
dimensioni di un tubo di diametro 200 mm e che i tiranti idrici ammessi nell’invaso non eccedano
il metro;
- Nel caso di significativa impermeabilizzazione andranno dimensionati i tiranti idrici ammessi
nell’invaso e le luci di scarico in modo da garantire la conservazione della portata massima
defluente dall’area in trasformazione ai valori precedenti l’impermeabilizzazione;
- Nel caso di marcata impermeabilizzazione è richiesta la presentazione di uno studio di dettaglio
molto approfondito1.
1 Si veda il paragrafo
In fase di stesura definitiva degli interventi compensativi si deve eseguire una serie di sopralluoghi
mirati alla determinazione delle caratteristiche morfologiche e idrauliche locali. Infatti il calcolo delle
portate è fortemente condizionato dall’analisi delle precipitazioni, ma è altresì fortemente condizionato
dalle estensioni delle aree, dalla natura dei terreni attraversati e dalla natura e composizione delle
superfici scolanti.
Lo studio è basato sulla ricerca delle curve di possibilità climatica per durate di precipitazioni
corrispondenti al tempo di corrivazione critico per le nuove aree di trasformazione.
Per l'analisi delle precipitazioni finalizzate alla definizione delle curve di possibilità pluviometrica si farà
riferimento all' “Analisi regionalizzata delle precipitazioni per l’individuazione di Curve segnalatrici di
possibilità pluviometrica di riferimento”, studio redatto a cura del Commissario Delegato per
l’emergenza del 26 settembre 2007, consideranto i dati e le relative leggi di trasformazione afflussi-
deflussi pdeer diversi tempi di ritorno e diverse durate di piogge intense della zona individuata come
"Alto Sile - Muson".
Considerata la sezione di un collettore della rete drenante, le portate defluenti che la attraversano
dipendono dalle caratteristiche del bacino tributario, sotteso dalla sezione stessa, e quindi dalla sua
forma, estensione, lunghezza, pendenza, natura del terreno, oltre che da quelle dell’evento meteorico
che lo investe.
Per quanto riguarda i coefficienti di deflusso , ove non determinati analiticamente, si assumeranno i
seguenti valori:
- 0,1 per le aree agricole;
- 0,2 per le superfici permeabili (aree verdi);
- 0,6 per le superfici semi-permeabili (grigliati drenanti con sottostante materasso ghiaioso, strade
in terra battuta o stabilizzato, …);
- 0,9 per le superfici impermeabili (tetti, terrazze, strade, piazzali,…..).
Qualora non vengano utilizzati i dati ed i modelli derivati dallo studio del Commissario Delegato sopra
citato, per la valutazione delle portate, assegnata la precipitazione, potranno esser utilizzati sia i
modelli concettuali che matematici, come il Metodo Razionale, quello del Curve Number o il classico
metodo dell’invaso.
1.1.PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI DI MITIGAZIONE PER LE AREE A
RISCHIO
La valutazione di compatibilità idraulica, secondo la più volte citata DGRV 2948/2009 per gli strumenti
urbanistici ha tra i vari scopi, quello di individuare i tipi di interventi per la mitigazione o eliminazione
dello stato di rischio.
Tali interventi, per essere efficaci, devono essere di limitato impatto ambientale e avere un'immediata
efficacia nella riduzione del rischio idraulico.
La tendenza generale fino a poco tempo fa era quella di eliminare il rischio di allagamenti
convogliando le acque il più rapidamente possibile nella rete di raccolta delle acque: tale soluzione
però sposta solo il problema nelle aree più a valle e quindi elimina il problema di una zona per farlo
ricadere, più pesantemente, su quella più a valle.
Attualmente la tendenza invece è quella di intervenire in maniera capillare sul territorio con interventi
volti ad incrementare la capacità di assorbimento delle acque nel territorio, così da ridurre già
all'origine i volumi di piena che si formano all'interno dei singoli bacini scolanti. Si cerca quindi di
effettuare un'azione di microlaminazione (o laminazione diffusa) sulle piene attraverso tutta una serie
di interventi puntuali programmati.
I possibili interventi di mitigazione per le aree individuate a rischio idraulico possono classificarsi in
due categorie:
1. interventi di tipo normativo-legislativo rivolti prevalentemente per le nuove costruzioni e
edificazioni;
2. interventi di tipo operativo e immediato.
Nel primo caso si tratta di adottare una serie di norme e di prescrizioni idrauliche, volte alla
salvaguardia del territorio e a garantirne l’invarianza idraulica.
Al capitolo 2 si riportano le indicazioni normative in materia, in sintonia con quanto previsto dall’Ufficio
dal Genio Civile e dai Consorzi di Bonifica.
Nel secondo caso si tratta di prevedere una serie di interventi localizzati al fine di mitigare o ridurre il
rischio idraulico in aree specifiche del territorio.
I possibili interventi di mitigazione della sofferenza idraulica, con particolare riferimento alle criticità
idrauliche individuate nelle 6 diverse zone del territorio comunale illustrate negli Studi di Compatibilità
Idraulica del PAT e del PI, devono essere preventivamente concordati con le Autorità competenti, in
particolare con il Consorzio di Bonifica Destra Piave e, poiché in taluni casi l’area interessa una
porzione del territorio comunale limitrofo, le possibili soluzioni devono essere concertate.
Per tutte le nuove realizzazioni e costruzioni all’interno del territorio comunale sono da applicare le
norme indicate nelle pagine seguenti.
2. NORME DI COMPATIBILITA’ IDRAULICA
2.1. INTERVENTI PER GARANTIRE L’INVARIANZA IDRAULICA E
L’ATTENUAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO
2.1.1 Dispositivi di reimmissione in falda e vasche di laminazione
Secondo le indicazione della DGRV 2948/2009, in caso di terreni ad elevata capacità di accettazione
delle piogge (coefficiente di filtrazione maggiore di 10 -3 m/s e frazione limosa inferiore al 5%), in
presenza di falda freatica sufficientemente profonda e di regola in caso di piccole superfici
impermeabilizzate, è possibile realizzare sistemi di infiltrazione facilitata in cui convogliare i deflussi in
eccesso prodotti dall’impermeabilizzazione. Questi sistemi, che fungono da dispositivi di reimmissione
in falda, possono essere realizzati, a titolo esemplificativo, sotto forma di vasche o condotte
disperdenti posizionati negli strati superficiali del sottosuolo in cui sia consentito l’accumulo di un
battente idraulico che favorisca l’infiltrazione e la dispersione nel terreno. I parametri assunti alla base
del dimensionamento devono essere desunti da prove sperimentali. Tuttavia le misure compensative
vanno di norma individuate in volumi di invaso per la laminazione di non più del 50% degli aumenti di
portata di progetto rispetto alla portata generata da un terreno agricolo e per Tempo di ritorno di 50
anni. Qualora si voglia aumentare la percentuale di portata attribuita all’infiltrazione, fino ad una
incidenza massima del 75%, Il progettista dovrà documentare, attraverso appositi elaborati progettuali
e calcoli idraulici, la funzionalità del sistema a smaltire gli eccessi di portata prodotti dalle superfici
impermeabilizzate rispetto alle condizioni antecedenti la trasformazione, almeno per un tempo di
ritorno di 100 anni nei territori di collina e montagna e di 200 anni nei territori di pianura.
I parametri assunti alla base del dimensionamento dovranno essere desunti da prove sperimentali in
situ.
Qualora i terreni non presentino permeabilità elevata non possono essere utilizzati sistemi di
infiltrazione nel terreno per la necessaria compensazione al fine di assicurare il principio
dell’invarianza idraulica.
Pertanto si potrà progettare la messa in opera di bacini di laminazione o sovradimensionare la
tubazione delle acque bianche interna all'area lottizzata e prima dell'immissione nella rete pubblica
(fognatura e/o scoli).
Il ruolo principale delle vasche di laminazione di una rete meteorica è quello di fungere da volano
idraulico immagazzinando temporaneamente una parte delle acque di piena smaltite da una rete di
monte e restituendole a valle quando è passato il colmo dell’onda di piena.
Si tratta quindi di manufatti interposti, in genere, tra il collettore finale di una rete e l’emissario
terminale avente sezione trasversale insufficiente a fare defluire la portata di piena in arrivo dalla rete
stessa.
Devono essere calcolate le due portate massime, relativamente allo stato attuale e allo stato di
intervento nell’area, e quindi determinata la differenza di portata.
Risulta superfluo precisare che l’impermeabilizzazione delle superfici comporta un aggravio delle
portate da smaltire (incremento di portata di colmo, incremento del coefficiente di deflusso e
incremento del contributo specifico delle singole aree oggetto di trasformazione).
La restituzione delle acque temporaneamente invasate è preferibile avvenga per gravità attraverso
uno scarico naturale (se le condizioni ambientali non consentono lo scarico naturale si opererà
attraverso il sollevamento meccanico).
Ai fini del dimensionamento delle opere di mitigazione la valutazione del volume critico può essere
fatta con diversi metodi quali:
- il Metodo Razionale, che rappresenta nel contesto italiano la formulazione sicuramente più utilizzata
a livello operativo;
- il metodo Curve Numbers proposto dal Soil Conservation Service (SCS) americano [1972] ora
Natural Resource Conservation Service (NRCS);
- il metodo dell’invaso.
Tuttavia è sempre consigliabile produrre stime delle portate con più metodi diversi e considerare ai fini
delle decisioni i valori più cautelativi o comunque ritenuti appropriati dal progettista in base alle
opportune considerazioni caso per caso.
Una volta determinato il volume da laminare si procede con la scelta del tipo di manufatto più adatto
per contenerlo (considerando l’eventuale presenza in superficie della falda freatica).
Nel seguito si riportano alcune possibili soluzioni:
1. un collettore a sezione trapezia con opportuni manufatti di sostegno-svaso per mantenere
l’invaso vuoto quando non serve o quantomeno garantire il volume richiesto.
2. un “laghetto” inserito in un’area verde a ridosso di fossati esistenti rispettando le norme idrauliche
degli enti competenti, possibilmente con variazioni altimetriche per rispettare una “naturalità”
ambientale e un alveo di magra.
3. uno o più volumi confinati in vasche a tenuta idraulica da utilizzare eventualmente anche per
l’irrigazione con pompe di svuotamento, con l’avvertenza di assicurare sempre il volume
necessario ad invasare la pioggia.
Deve essere sempre assicurato un franco arginale di almeno 20 cm dal piano campagna e la quota di
fondo dell’invaso (ai fini della determinazione del volume) deve essere pari alla quota del pelo libero
medio di magra del ricettore. Lo scarico di fondo deve infatti poter scaricare la portata accumulata alla
fine dell’evento piovoso.
Qualora l’invaso venga dotato di idonee pompe idrauliche per lo svuotamento, il calcolo del volume
andrà valutato dal franco arginale alla quota minima di funzionamento delle pompe stesse.
E’ permessa l’eventuale impermeabilizzazione della superficie dell’invaso in presenza di falda elevata.
L'immissione dell'acqua nella rete deve avvenire mediante manufatto a "bocca tassata" per garantire
la portata d'uscita fissata dal gestore consorziale (10 l/sha).
2.2. INDICAZIONI PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO
Le indicazioni che vengono elencate di seguito sono recepite nel nuovo strumento urbanistico, sono
inserite all’interno delle norme per l’edificazione e valgono per tutte le aree oggetto di trasformazione
urbanistica.
2.2.1 Aree a rischio idraulico
Nelle aree definite a rischio idraulico le progettazioni devono esser dotate di una relazione idraulica
specifica con il dimensionamento degli interventi di mitigazione idraulica proposti.
In particolare, per le aree classificate dal PAI a pericolosità media P2 o a pericolosità moderata P1,
ogni intervento in attuazione diretta del PRC o di pianificazione urbanistica attuativa eseguito nelle
aree interessata da pericolosità idraulica dovrà essere conforme alle Norme di Attuazione del PAI. Gli
studi di approfondimento potranno riclassificare le aree definite dal P.A.T. anche a seguito di interventi
di mitigazione e/o eliminazione del pericolo con una nuova perimetrazione, previa autorizzazione da
parte del Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino competente, cui spetta univocamente la
riclassificazione delle aree P.A.I..
In sede di redazione del Piano degli interventi (PI), adottato ai sensi dell'art. 8 della L.R. 11/2004, il
Comune provvede a valutate le condizioni di dissesto di tutte le "zone di attenzione" idrauliche
verificando la compatibilità delle previsioni urbanistiche in relazione alle condizioni di dissesto
evidenziate avviando così la procedura dell'art. 5 delle NTA del PAI adottato con l'invio della
documentazione relativa alle suddette verifiche al competente ufficio regionale. Fino alla definizione
del grado di pericolosità idraulica e geologica, a conclusione della sopra citata proceduta, valgono le
prescrizione dell'art. 8 delle norme stesse. Successivamente, verranno applicate anche le norme
specifiche relative al grado di pericolosità associato ad ogni dissesto.
Nelle "zone di attenzione" individuate nella tavola 1 - Carta dei Vincoli e della Pianificazione
Territoriale del PAT, valgono le prescrizioni generali previste per tali aree dall'art. 8 delle NTA del PAI.
Il Comune può rilasciare nuove concessioni, autorizzazioni, permessi di costruire od equivalenti che
interessino ambiti ricompresi in "aree di attenzione" o in aree a cui sia stato associato un grado di
pericolosità, a condizione che gli interventi così autorizzati non siano in contrasto con le norme del
PAI. Per le "zone di attenzione", ai sensi del comma 3 del sopra citato art.5, potranno essere rilasciati i
sopra citati titoli autorizzatori a condizione che venga valutata la specifica natura o tipologia del
dissesto individuata dal PAI e la relativa compatibilità degli interventi o delle strategie previste dallo
strumento urbanistico vigente.
Sia per le zona a criticità idraulica come definite dal PAI sia per quelle definita da altri gestori
(Consorzio di Bonifica) ogni intervento di trasformazione dell’uso del suolo è subordinato alla
realizzazione di opere di mitigazione idraulica, che vanno definite per ciascun progetto con la
procedura di calcolo e le modalità operative descritte nella Valutazione di Compatibilità Idraulica
allegata al P.A.T.e al PI.
In ogni caso la tipologia specifica, caratteristiche, dimensioni e localizzazione di tali opere vanno
selezionate e misurate in maniera adeguata rispetto alla tipologia ed entità dell’intervento, all’obiettivo
di una reale efficacia e al contesto ambientale e geologico-idraulico.
Indicativamente, le opere di mitigazione idraulica possono consistere in:
a. aree verdi/agricole temporaneamente sommergibili e/o affossature, dotate di arginature atte a
delimitare l’area oggetto di sommersione e dotate di manufatto di scarico (verso il recettore
finale) avente dispositivo regolatore di portata;
b. bacini di laminazione depressi (ad esempio stagni e aree vegetate, in cui le acque sono
canalizzate attraverso condotti o per gravità, che provvedono al trattamento dei deflussi
meteorici raccogliendo temporaneamente le acque prima che esse si infiltrino nel terreni);
c. realizzazione di volumi aggiuntivi nella rete di smaltimento acque meteoriche (sia in rete che e/o
puntuali), sia sovradimensionando le sezioni utili, che operando sulla livelletta delle opere;
d. sistemi di infiltrazione facilitata (bacini di infiltrazione, canali filtranti, pozzi asciutti,
pavimentazioni filtranti), in caso di terreni ad elevata capacità di accettazione delle piogge
(coefficiente di filtrazione maggiore di 10-3 m/s e frazione limosa inferiore al 5%) e in presenza
di falda freatica sufficientemente profonda.
Qualsiasi sia la tipologia di opera di mitigazione scelta, il sistema adottato dovrà:
a. avere i requisiti per essere tenuto in manutenzione nel tempo;
b. prevedere la possibilità che i solidi sedimentabili siano separati in modo da ridurre intasamenti
nella fase di smaltimento o nella fase di dispersione;
c. permettere la parzializzazione della portata, il libero transito del flusso eccedente e poter
fronteggiare eventuali rigurgiti da valle.
d. risultare compatibile, nelle modalità e criteri di smaltimento delle acque, con le esigenze di
salvaguardia dell’ambiente e del sottosuolo, soprattutto in relazione alla qualità delle acque
stesse; qualora necessario dovranno essere adottati adeguati sistemi di depurazione o
pretrattamento per le acque di prima pioggia.
1. Per le superfici scoperte, quali parcheggi, percorsi pedonali e piazzali, si dovranno prevedere
pavimentazioni che utilizzano accorgimenti tecnici che favoriscano l’infiltrazione delle acque nel
terreno (elementi grigliati, etc.).
2. Per le aree impermeabili si dovrà prediligere sempre, basse o trascurabili pendenze di
drenaggio superficiale, organizzando una rete densa di punti di assorbimento (grigliati, chiusini,
canalette di drenaggio).
3. Si dovranno salvaguardare le vie di deflusso dell’acqua per garantire lo scolo ed eliminare
possibilità di ristagno.
4. Per la realizzazione di infrastrutture di trasporto dovrà essere assicurata la continuità del
deflusso delle acque tra le porzioni del territorio compartimentate dalle opere.
2.2.2. Soglie dimensionali per la valutazione di compatibilità idraulica
La verifica della compatibilità idraulica è obbligatoria per ogni intervento, l’approfondimento dipende
dall’estensione territoriale dell’area urbanizzata:
area inferiore a 1000 m2 - volume di compenso pari ad almeno 200 m3/ha della superficie
impermeabilizzata per le aree a destinazione residenziale e di almeno
400 m3/ha della superficie impermeabilizzata per le aree a destinazione
industriale-commerciale2;
- sezione di chiusura avente dimensioni massime pari ad un tubo
diametro 50 mm;
- planimetria e profilo delle opere di compensazione.
area compresa tra 0.1 e 1 ha: - volume di compenso pari ad almeno 250 m3/ha della superficie
impermeabilizzata per le aree a destinazione residenziale e di almeno
450 m3/ha della superficie impermeabilizzata per le aree a destinazione
industriale-commerciale2;
- portata uscente pari a quella massima con terreno agricolo;
- sezione di chiusura regolabile con dimensione massima pari ad un
tubo diametro 100 mm e tirante idrico massimo di 1 m;
- planimetria e profilo delle opere di compensazione.
2 Dal calcolo della superficie impermeabilizzata non si considera quella coperta dai fabbricati, le cui acque meteoriche ricadenti sulla copertura devono essere smaltite in maniera autonoma per mezzo di pozzi drenati. Nel calcolo del volume di invaso non sono da conteggiare i volumi disponibili relativi ai tratti di nuova tubazione necessari per il recapito delle acque meteoriche al ricettore finale. Qualora nel calcolo si intenda prendere in considerazione anche tali volumi, la capacità di invaso minima deve essere incrementata di 100 m3/ha rispetto ai valori sopra indicati.2
area compresa tra 1 e 10 ha: - relazione di compatibilità idraulica;
- volume di compenso calcolato nella relazione;
- portata uscente pari a quella massima con terreno agricolo;
- sezione di chiusura regolabile e tiranti idrici derivanti da apposito
calcolo;
- planimetria, profilo e particolari costruttivi della linea fognaria e
delle opere di compensazione; area superiore a 10 ha: - relazione di compatibilità idraulica con studio di dettaglio;
- volume di compenso calcolato nella relazione;
- portata uscente pari a quella massima con terreno agricolo;
- sezione di chiusura regolabile e tiranti idrici derivanti da apposito
calcolo;
- planimetria, profilo e particolari costruttivi della linea fognaria e
delle opere di compensazione.
Ogni intervento edilizio deve prevedere la fognatura pluviale, il recapito finale e le opere di mitigazione
idraulica.
La durata dell’evento meteorico da considerare nel calcolo deve essere quella che massimizza il
volume di compenso.
Nel computo dell’invaso non sono da considerare le superfici dei tetti che obbligatoriamente devono
essere smaltite nel sottosuolo (pozzi drenati). Lo stesso tipo di smaltimento può essere adottato per
tutta la superficie interna dei soli lotti residenziali con superficie inferiore a 1500 m2 complessivi, senza
la necessità di invaso locale.
Ogni intervento, singolo o con strumento urbanistico attuativo, deve prevedere al suo interno le opere
per la mitigazione idraulica (invasi ed eventuali dispersioni) secondo le indicazioni sopra riportate.
Alla rete fognaria deve essere recapitata solo la portata massima scaricabile indicata dal
Consorzio di Bonifica in 10 l/s per ha.
La portata massima scaricabile è quella calcolata derivante da un utilizzo agricolo dell’area di
intervento, indipendentemente dall’attuale grado di impermeabilizzazione.
I volumi di invaso possono essere realizzati concentrati a cielo aperto o interrati o diffusi, a gravità o
con sollevamento nel rispetto che la somma dei volumi realizzati corrisponda al volume totale imposto.
2.2.3 Rilascio del Permesso di Costruire
Per il rilascio, da parte dell’Amministrazione Comunale, del Permesso di Costruire (ai sensi del D.P.R.
n. 380 del 06/06/2001), relativo ad ogni opera o urbanizzazione che comporti aggravio al regime
idraulico attuale, il soggetto richiedente deve allegare agli altri elaborati progettuali, uno studio
idraulico relativo alla progettazione specifica delle opere idrauliche di mitigazione previste per l’area in
esame.
La relazione idraulica deve essere redatta conformemente alla D.G.R. n. 1841 del 19 giugno 2007, in
particolare deve contenere una valutazione quantitativa delle portate di massima piena effettuate in
corrispondenza della sezione di chiusura relativa al bacino sotteso dall’area in esame. Tale
valutazione deve essere svolta sia per la condizione attuale della superficie in oggetto di variante
urbanistica che per quella prevista. Dal confronto delle due condizioni di calcolo deve pertanto
emergere con chiarezza la modifica introdotta nel regime idraulico della rete idrografica locale, per
effetto della variante.
La relazione idraulica deve inoltre contenere il dimensionamento delle opere idrauliche necessarie per
la compensazione degli effetti idraulici negativi prodotti dalla trasformazione urbanistica (deve essere
garantito il principio dell’invarianza idraulica). La compensazione operata da tali opere (riduzione delle
portate al colmo nel caso di vasche di laminazione o aree parco allagabili o riduzione del coefficiente
di deflusso nel caso di pavimentazioni drenati e pozzi perdenti) deve essere tale da compensare le
modifiche al regime idraulico prodotte dalla variante.
2.2.4. Nuove lottizzazioni e nuove costruzioni
Per ogni nuova lottizzazione, ove le caratteristiche drenati del terreno lo consentano, si deve
prevedere l’inserimento di dispositivi per la dispersione nel sottosuolo delle acque meteoriche esenti
da inquinamento superficiale (pozzi drenanti). Il numero e le caratteristiche geometriche dei pozzi
devono essere opportunamente dimensionati. Indicativamente in terreni a permeabilità maggiore di
10-3 m/s e con falda profonda è necessario un pozzo di diametro pari a 150 cm, a profondità variabile
in funzione della falda, ogni 500 m2 di nuova superficie urbanizzata. Nelle aree a rischio di
esondazione, ove per effetto delle nuove edificazioni vengono di fatto ridotte le aree disponibili
all’allagamento, il numero dei pozzi da realizzare deve essere aumentato in modo da compensare
parzialmente la riduzione d’area allagabile utile prodotta dall’urbanizzazione.
I pozzi devono essere dotati di scarico di troppo pieno e di pozzetto dissabbiatore prima
dell'immissione dell'acqua.
Dove le caratteristiche drenati del terreno non siano sufficienti, si devono realizzare dei dispositivi per
l’invaso temporaneo delle acque meteoriche, all’interno di ogni nuova lottizzazione. La soluzione
progettuale deve assicurare una capacità di invaso minima secondo i valori riportati al paragrafo e
produrre un impatto ambientale contenuto.
Nelle nuove aree urbanizzate si devono adottare delle tipologie di pavimentazioni che favoriscano la
capacità filtrante delle superfici e consentano la dispersione delle acque meteoriche nel sottosuolo
(pavimentazioni drenati) e, ai fini della laminazione delle portate, dei dispositivi e degli accorgimenti
tali da ridurre la portata al colmo, quali realizzazioni di volumi di invaso al di sotto di aree destinate a
parcheggi tramite l’utilizzo di idonei manufatti (gusci).
Se possibile si deve destinare, ai fini della laminazione delle portate, le aree a verde poste a valle di
superfici già urbanizzate e da urbanizzare.
Per ogni nuovo edificio si devono realizzare delle reti separate per lo smaltimento delle acque nere e
per le acque meteoriche.
Nelle zone a rischio di esondazione, i piani di imposta dei fabbricati devono essere realizzati ad una
quota superiore al piano campagna medio circostante (vedasi art.2.2). Tale quota è correlata al grado
di rischio attuale presente nell’area oggetto di trasformazione urbanistica. Pertanto il progettista
dell’opera deve ottenere dal Consorzio di Bonifica competente il rilascio di un Parere Idraulico nel
quale sia espressa una corretta valutazione della quota stessa.
Inoltre, è consigliabile adottare i seguenti accorgimenti:
evitare di realizzare scantinati al di sotto del piano campagna;
per eventuali opere in sotterraneo già esistenti è opportuno realizzare adeguati sistemi di
drenaggio e di impermeabilizzazione;
gli eventuali accessi in sotterraneo e le bocche di lupo dovranno essere realizzati con aperture
sopraelevate rispetto al piano campagna;
per falda con profondità minore di 1.0 metro nella scelta del sistema di depurazione degli
scarichi reflui nel suolo si eviti il tipo a subirrigazione, privilegiando vasche a tenuta o la
fitodepurazione;
i sistemi a fossa per l’inumazione nei cimiteri possono essere adottati se la falda ha una
profondità non minore di 2.5 m da p.c., come prescritto da normativa nazionale e regionale
vigenti. In caso di falda più superficiale sarà opportuno realizzare per i sistemi a fossa
adeguati riporti di terreno o adottare sistemi di inumazione sopraelevati.
2.2.5 Strade e nuova viabilità
Si deve assicurare la continuità delle vie di deflusso tra monte e valle delle strade di nuova
realizzazione, mediante la creazione di scoline laterali e opportuni manufatti di attraversamento.
In particolare lungo la nuova viabilità devono essere inseriti fossi di raccolta delle acque meteoriche,
adeguatamente dimensionati, in modo tale da compensare la variazione di permeabilità causata dalla
realizzazione delle infrastrutture al fine da non sovraccaricare i ricettori finali delle acque.
In linea di massima, salvo verifiche di calcolo di maggior dettaglio, si può adottare per la nuova
viabilità una capacità di invaso minima dei fossi di guardia di 800 mc per ettaro di superficie
impermeabilizzata.
In generale è da evitare lo sbarramento delle vie di deflusso in qualsiasi punto della rete drenante, per
ridurre le zone di ristagno.
Sono da evitare, per quanto possibile, il tombinamento di fossati e canali e in ogni caso si deve
garantire la continuità idraulica attraverso tombotti di attraversamento adeguatamente dimensionati
per non comprometterne la funzionalità. L'accesso ai fondi potrà avere avvenire mediante la messa in
opera di tombotti di lunghezza massima pari a 8 metri e diametro minimo di 80 cm. Per esigenze
particolari e/o per la salvaguardia della pubblica incolumità si farà riferimento alla specifiche
prescrizioni degli Enti che operano e conoscono il territorio e le problematiche idrauliche.
2.2.6 Smaltimento delle acque meteoriche
VASCHE DI PRIMA PIOGGIA E DISOLEATORI
E’ noto che le acque di prima pioggia (mediamente stimate in 5 mm di acqua su tutta la superficie
impermeabile) sono quelle che dilavano la maggior parte delle sostanze inquinanti che in tempo secco
si sono depositate sulle superfici impermeabili. In particolare le aree destinate a parcheggio o a
transito veicolare raccolgono rilevanti quantità di dispersioni oleose o di idrocarburi che, se non
opportunamente raccolte e trattate, finiscono col contaminare la falda e progressivamente intaccano la
qualità del ricettore.
Per ovviare a tal inconveniente è necessario predisporre delle vasche di accumulo e di trattamento
(vasche di prima pioggia e/o disoleatori, sedimentatori). A tal proposito l’Assessorato alle Politiche
Ambientali della Provincia di Treviso ha redatto le “Linee guida relative alla disciplina delle acque
meteoriche di dilavamento dei piazzali industriali”, approvate dalla Commissione Tecnica Provinciale
in data 14/02/2002.
Le indicazioni contenute nel sopra riportato documento sono chiare ed esauriente, e devono essere
applicate anche a livello locale.
Le acque meteoriche, e di conseguenza la loro gestione e il loro scarico, sono suddivise in relazione
alla loro provenienza:
1. Acque provenienti da tetti o da superfici pavimentate interne a lotti residenziali
2. Acque meteoriche provenienti da piazzali adibiti a parcheggio per autoveicoli
3. Acque meteoriche provenienti da piazzali adibiti ad usi produttivi
1. A CQUE PROVENIENTI DA TETTI O DA SUPERFICI PAVIMENTATE INTERNE A LOTTI RESIDENZIALI
Il piano di imposta degli edifici, di accesso alle rampe e delle bocche di lupo deve essere rialzato di
almeno 20 cm rispetto alla quota zero di riferimento (piano medio stradale o piano medio circostante).
I rialzi sono, comunque, in funzione del rischio idraulico e della permeabilità del terreno e potranno
essere anche dell'ordine di 40÷60 cm sulla quota "zero" per gli edifici. La quota zero "stradale" sarà
almeno a +10 cm rispetto ai parcheggi, e questi ultimi almeno a +10 ÷15 cm rispetto ai giardini .
Tale scelta progettuale permetterà di creare zone di invaso che potranno essere anche soggette ad
allagamento (giardini e parcheggi), quindi con effetto di laminazione, andando a salvaguardare gli edifici.
Nei centri storici il rialzo deve essere reso compatibile con eventuali allineamenti con altri fabbricati.
Sino a 10 metri dall’asse di canali o canalette di qualsiasi ordine, il piano di imposta degli edifici, di
accesso alle rampe e delle bocche di lupo deve essere rialzato di almeno 30 cm rispetto la quota zero.
Le acque meteoriche provenienti da tetti o da superfici pavimentate interne a lotti residenziali devono,
dove le condizioni lo permettono, essere smaltite in superficie o nel primo sottosuolo delle aree
scoperte esistenti all’interno dei lotti o nei fossati, senza sversamenti sulla via e sulle aree pubbliche
circostanti.
Dove la falda è profonda e le caratteristiche geologiche dei terreni lo permettono, lo smaltimento va
fatto con fondi (pozzi) perdenti opportunamente dimensionati 3. Questa scelta mitigatrice vale per
piccole superfici impermeabilizzate.
Lo stoccaggio temporaneo delle acque meteoriche nella misura dei volumi da mitigare potrà essere
fatto anche mediante il sovradimensionamento delle fognature bianche interne alla lottizzazione
residenziale.
L’immissione nella fognatura pubblica per acque bianche e/o miste è ammessa esclusivamente in
seguito a relazione geologica, che dimostri che non è possibile smaltirle in superficie o nel primo
sottosuolo e che non è possibile recapitarla in fossati.
Sia per i pozzi drenanti, sia per l'immissione in pubblica fognatura la portata di immissione dovrà
essere garantita da un manufatto a "bocca tassata" che limiti la portata a quella concessa (10 L/s ha).
Gli interrati devono essere ben impermeabilizzati e non sono ammessi gli scarichi di drenaggio
continui.
Nella realizzazione di strade, recinzioni, marciapiedi e di tutte le strutture relative all’area urbana, deve
essere garantito e assicurato, con adeguati manufatti, il deflusso naturale delle acque.
2. ACQUE METEORICHE PROVENIENTI DA PIAZZALI ADIBITI A PARCHEGGIO E MOVIMENTAZIONE DEGLI AUTOVEICOLI
Le acque meteoriche provenienti da piazzali adibiti a parcheggio autoveicoli esterni ai lotti edificabili,
appartenenti a lotti dove insistono edifici ad usi industriali e/o commerciali o comunque diversi dalla
residenza, ai sensi della normativa vigente in materia (D.Lgs152/2006 e Piano Regionale di Tutela
delle Acque) vanno raccolte in un manufatto di sedimentazione-disoleazione opportunamente
dimensionato.
Le acque così trattate, possono essere successivamente condotte ai fossati circostanti, se esistenti, o
scaricate nella rete comunale di fognatura per acque bianche e/o miste, prevedendo lo scolmamento
sul suolo o nel primo sottosuolo per le acque di piena.
Il volume delle acque di prima pioggia è stimato mediamente come il volume corrispondente ad un
velo uniforme di altezza pari a 5 mm di acqua distribuito su tutta la superficie pavimentata.
I coefficienti di deflusso, ove non determinati analiticamente, andranno convenzionalmente assunti
pari a 0,1 per le aree agricole, 0,2 per le superfici permeabili (aree verdi), 0,6 per le superfici semi-
permeabili (grigliati drenanti con sottostante materasso ghiaioso, strade in terra battuta o stabilizzato,
…) e pari a 0,9 per le superfici impermeabili (tetti, terrazze, strade, piazzali,…..).
Le fognature pubbliche stradali destinate alla raccolta delle acque meteoriche devono essere
provviste, prima dello scarico, di manufatto di derivazione delle acque di prima pioggia e dello spazio
3 Vedi indicazioni seguenti al punto
necessario per futuri eventuali impianti di trattamento delle stesse; le acque stradali vanno
prioritariamente condotte al sistema di smaltimento superficiale costituito da fossati o dai corsi
d’acqua.
3. ACQUE METEORICHE PROVENIENTI DA PIAZZALI ADIBITI AD USI PRODUTTIVI
Le acque meteoriche provenienti da piazzali adibiti ad usi produttivi o comunque interessati da lavaggi
di materiali semi-lavorati, attrezzature o automezzi, da depositi di materie prime o di materie prime
secondarie e di rifiuti speciali e le acque di dilavamento dei piazzali e delle aree esterne produttive,
vanno separatamente raccolte e condotte ad un impianto di depurazione e/o di pre-trattamento alla
luce delle caratteristiche quantitative e qualitative degli scarichi effettuati e risultanti da analisi
campionarie.
Detti scarichi sono considerati di tipo produttivo e sono soggetti alle procedure di autorizzazione come
da normativa vigente.
Lo scarico di acque di pioggia depurate verso fossati ed i corsi d’acqua deve avvenire con le modalità
e limitazioni che saranno indicate dall’Ente gestore degli stessi (Consorzi di Bonifica o Genio Civile) a
tutela dell’idoneità all’uso cui le acque fluenti nei canali sono destinate e la tutela della sicurezza
idraulica del territorio.
Per le acque provenienti da tetti o da superfici pavimentate (parcheggi, strade) interne alle lottizzazioni
produttive deve essere previsto, in mancanza di azioni mitigatrici univoche e/o tra esse
complementari, la costruzione di un invaso di laminazione adeguatamente dimensionato, al fine di
evitare l’immediata immissione dei volumi idrici da mitigare nei corpi recettori della rete. E' auspicabile
la messa in opera di un unico invaso per ciascuna zona produttiva al fine di garantire la gestione e la
manutenzione dell'opera sia da parte degli addetti comunali che degli Enti sovracomunali (Consotzio
di Bonifica).
2.2.7 Indicazione sugli invasi
Gli invasi sono suddivisi in tre diverse tipologie realizzative:
1. invasi concentrati a cielo aperto (laghetti o vasche superficiali);
2. invasi concentrati di tipo sotterraneo (vasca di accumulo interrato con o senza impianto di
pompaggio);
3. invasi di tipo diffuso (immagazzinamento e invaso interno alle tubazioni della rete di drenaggio e di
smaltimento delle acque meteoriche).
In tutti i casi il volume complessivo d’invaso deve essere pari a quello determinato dal calcolo e
verificato a partire dal livello del punto più depresso dell’area di intervento, considerando un opportuno
valore del franco di sicurezza.
Il fondo della vasca d’invaso e la linea fognaria devono avere una pendenza minima pari a allo 0,1%
verso lo sbocco al fine di assicurare il completo svuotamento dell’area, del vano e delle tubazioni.
Nel caso di invaso a cielo aperto la linea fognaria del recapito deve avere il piano di scorrimento ad
una quota uguale o inferiore a quella del fondo dell’invaso.
È preferibile che lo svuotamento degli invasi avvenga in maniera naturale (tramite scarichi di fondo)
senza l’ausilio di pompe.
Se la conformazione o le quote del terreno non consentissero lo svuotamento in maniera naturale, la
stazione di pompaggio deve prevedere una pompa di riserva con portata pari alla portata di scarico
massima consentita nella rete. Il vano di alloggio e di accumulo deve essere facilmente accessibile e
ispezionabile.
A titolo cautelativo nel calcolo del volume di invaso di tipo diffuso si dovranno considerare i soli
contributi delle tubazioni principali, con esclusione dei pozzetti e delle caditoie.
2.2.8 Indicazione su pozzi drenanti
Questa opera di mitigazione può essere adottata solo se il sottosuolo presenta una permeabilità
maggiore di 10-3 m/s, da verificare mediante specifiche prove in situ e se la falda è profonda. Si può
smaltire nel sottosuolo non più del 50% dell'aumento della portata di progetto, con Tr = 50 anni. Se le
condizioni geologiche e la profondità della falda lo consentono il singolo pozzo avrà un diametro pari a
150 cm., in ragione di 1 (uno) ogni 500 m2 di nuova superficie urbanizzata coperta. La profondità
dell'opera sarà dimensionata in funzione dell'altezza della massima calcolata della falda, che non
dovrà essere interessata dallo scavo. Nelle aree a rischio di esondazione, ove per effetto delle nuove
edificazioni sono di fatto ridotte le aree disponibili all’allagamento, il numero dei pozzi da realizzare
deve essere aumentato in modo da compensare parzialmente la riduzione d’area allagabile utile
prodotta dall’urbanizzazione.
Il pozzo deve essere rinterrato nel contorno con almeno 50 cm di materiale arido con pezzatura da 50
a 150 mm. La distanza tra due pozzi successivi non deve essere inferiore a 2 o 3 volte il diametro del
pozzo stesso. Il singolo pozzo, o la batteria di pozzi, deve essere preceduto da un pozzetto di
decantazione (dissabbiatore/disoleatore) opportunamente dimesionato e dove deve essere
convogliata l'acqua di prima pioggia. Il pozzetto deve essere periodicamente ispezionato e pulito dal
materiale depositatovi; inoltre deve essere predisposto un troppo pieno di sicurezza con scarico alla
rete di smaltimento superficiale.
2.2.9 Collegamento alla rete di smaltimento
La linea fognaria di raccolta delle acque meteoriche deve essere ispezionabile con pozzetti posti alla
distanza reciproca di 40-50 metri.
La sezione di chiusura finale della linea deve essere munita di un pozzetto scolmatore o munito di
adeguato dispositivo ispezionabile e regolabile tale da assicurare lo scarico della portata massima
consentita. Deve essere garantito il libero efflusso della portata dalla luce, impedendo possibilità di
ostruzione o manomissioni. In ogni caso alla quota di massimo invaso va posizionata una soglia
sfiorante di sicurezza4.
2.2.10 Manutenzione dei fossati
Deve essere garantita la manutenzione dei fossati e delle scoline laterali nei tratti di proprietà,
attraverso lo sfalcio periodico dell’erba, la rimozione del fogliame o di altro materiale di deposito, allo
scopo di evitare il progressivo interrimento della rete idrica minore e assicurare il corretto deflusso
delle acque.
Alla stregua dei fossati e dei canali devono essere soggetti alla manutenzione anche i manufatti,
tombotti e ponticelli esistenti. Il materiale di derivazione dallo spurgo e dallo sfalcio deve essere
prontamente rimosso dall’alveo.
2.2.11 Tombinature di fossati, ponti e accessi
Ai sensi dell'art.115 del D.Lgs.152/2006 e dell'art.17 del PTA sono vietate le tombinature e le
coperture dei corsi d’acqua che non siano dovute a ragioni di tutela della pubblica incolumità.
In zona agricola per consentire l’accesso ai fondi rurali, sono consentite tombinature di canali esistenti,
previo parere del Consorzio di Bonifica competente.
I manufatti devono essere realizzati secondo le prescrizioni tecniche di seguito elencate:
la quota di sottotrave dell’impalcato del nuovo ponte deve avere la stessa quota del piano
campagna o del ciglio dell’argine, ove presente, in modo da non ostacolare il libero deflusso
delle acque;
deve essere previsto un rivestimento della scarpata con roccia di adeguata pezzatura, a
monte, a valle e al di sotto del ponte, che sarà concordato con il Consorzio all’atto esecutivo;
per gli accessi carrai si consiglia la realizzazione di pontiletti a luce netta o scatolari anziché
tubazioni in cls; se le caratteristiche dei luoghi non lo consentono si devono utilizzare
tubazioni aventi diametro minimo di 80 cm e di lunghezza massima di 8 metri;
nel caso di corsi di acqua pubblica deve essere perfezionata la pratica di occupazione
demaniale con i competenti Uffici regionali.
2.2.12 Fasce di tutela
Per tutte le opere da realizzarsi in fregio ai corsi d’acqua, siano essi Collettori di Bonifica, acque
pubbliche o fossati privati, deve essere richiesto parere idraulico al Consorzio di Bonifica.
4 Si veda lo schema al paragrafo
In particolare, per le opere in fregio ai collettori di Bonifica o alle acque pubbliche, ai sensi del R.D.
368/1904, il Consorzio di Bonifica deve rilasciare regolari Licenze o Concessioni a titolo di precario.
Per entrambi i lati dei corsi d’acqua l’edificazione e la piantumazione sono consentite nel rispetto del
R.D. 368/1904, del R.D. 523/1904 e secondo quanto precisato nella Delibera di Giunta del Consorzio
di Bonifica n.11/364 del 31.05.2007.
In particolare, nelle fasce di tutela, non può essere costruito o piantumato nulla che possa inibire la
possibilità di manutenzione del corso d'acqua con mezzi meccanici dalle sponde.
Nell'esecuzione di lavori di aratura di fondi confinanti fossi, gli interessati devono eseguire le
necessarie operazioni mantenendo una distanza minima di 2 metri dal ciglio del fosso in modo da
evitare l'ostruzione parziale o totale dei fossi o la rovina delle scarpate. Nel caso che, durante i lavori
di aratura dei campi, dovesse essere ostruito un fosso o canale posto al confine della proprietà questi
devono essere immediatamente ripristinati al regolare assetto, a cura e spese del soggetto
proprietario o utilizzatore del fondo.
E' vietato realizzare opere di qualsiasi genere che impediscano il regolare deflusso delle acque o
ingombrare col getto o caduta di materie legnose, pietre, erbe, rami ed altri materiali i fossi ed i canali,
è inoltre vietato gettare o depositare nei corsi d'acqua rifiuti di qualsiasi genere.
3. ALLEGATI DI CALCOLO
3.1 DATI IDROLOGICI E IDRAULICI DI PROGETTO
Al fine di determinare il volume critico e/o specifico di invaso in riferimento all'area oggetto di
trasformazione si deve eseguire uno studio idraulico partendo dalla determinazione dei parametri
idrologici ed idraulici che caratterizzano l'area oggetto di studio.
Per l'analisi idrologica e la definizione delle curve di possibilità pluviometrica della zona si utilizza per
lo studio "Analisi regionalizzata delle precipitazioni per l’individuazione di curve di possibilità
pluviometrica di riferimento", la quale fornisce i parametri delle curve di possibilità pluviometriche
individuate in seguito ad una analisi regionalizzata dei dati di pioggia registrati da 27 stazioni ARPAV.
Per i criteri di mitigazione si utilizza le "Linee guida" per la Valutazione di Compatibilità idraulica
realizzato dal Commissario Delegato concernente gli eccezionali eventi meteorologici del 26
settembre 2007.
L'analisi regionalizzata delle precipitazioni si basa sulla rete del Centro Meteo di Teolo (CMT)
dell'ARPAV sul territorio classificato di bonifica della Regione del Veneto. L'analisi è stata elaborata
dalla Soc. Nordest Ingegneria nell'aprile 2011 per tutta l area regionale di interesse dei consorzi di‟
bonifica.
Le sottozone omogenee individuate consistono in aree con la medesima curva di crescita
(regionalizzazione del primo ordine) e per le quali è possibile attribuire un valore unico di grandezza
indice, cioè di media dei massimi, ragionevolmente rappresentativo (regionalizzazione del secondo
ordine
Come specificato nel suddetto studio i risultati calcolati sono:
• Valori attesi di precipitazione per ciascuna zona omogenea e per diversi tempi di ritorno.
• Curve segnalatrici a tre parametri tarate sui valori attesi da 5 minuti a 24 ore .
• Curve segnalatrici a due parametri calcolati su quintetti di dati, negli intervalli sub-orari e orari e
curva segnalatrice a due parametri riferita alle durate giornaliere. Nel calcolo dei coefficienti udometrici
si è utilizzato il metodo dell”invaso e si è fatta la verifica del tempo di riempimento tr, cioè della durata
critica di pioggia. Il tempo di riempimento è stato calcolato mediante la relazione:
tr =(300.82n − 4.63) v0 / u
dove: v0 è espresso in [m] ed indica il volume di invaso specifico;
u è il coefficiente udometrico espresso in [l/s ha];
tr è il tempo di riempimento in giorni, con tr centrato nell'intervallo di adattamento del
parametro n utilizzato.
Si vedano le Tabelle sottostanti:
Come si vede lo studio “Analisi regionalizzata delle precipitazioni per l’individuazione di curve di
possibilità pluviometrica di riferimento” fornisce i parametri delle curve di possibilità pluviometriche
espresse sia con la formula italiana a due parametri (a,n):
dove
t = durata della precipitazione;
a, n = parametri della curva forniti dalla elaborazione statistica in dipendenza della zona territoriale di
riferimento e del tempo di ritorno assunto.
sia con la formula più generale a tre parametri (a,b,c):
dove t = durata della precipitazione
a, b, c = parametri della curva forniti dalla elaborazione statistica in dipendenza della zona
territoriale di riferimento e del tempo di ritorno assunto.
Da notare che le curve a due parametri non riescono ad interpolare adeguatamente i dati per l’intero
range di durate; è necessario invece individuare intervalli più ristretti di durate, entro i quali la formula
bene approssimi i valori ottenuti con la regolarizzazione regionale.
Le curve a due parametri sono quindi fornite e tarate per sei diversi intervalli di durate (5’÷45’ tp ≈15’ ,
10’÷1h tp≈30’, 15’÷3h tp≈45’, 30’÷6h tp≈1h , 45’÷12h tp≈3h, 1h÷24’ tp≈6h).
Si veda la tabella sottostante per l'area in oggetto appartenete alla "Zona nord-orientale":
Le curve a tre parametri consentono, invece, una migliore interpolazione dei dati per tutte e 10 le
durate considerate (5’, 10’, 15’ 30’, 45’, 1 h , 3 h , 6 h, 12 h, 24 h).
Si veda la tabella sottostante per l'area in oggetto appartenete alla "Zona nord-orientale":
Per la determinazione del volume critico di invaso in riferimento all'area oggetto di trasformazione vale
quanto indicato dalla DGR n. 1322/2006 e ss.mm.ii., la quale prescrive la necessità dell'invarianza
idraulica per ogni cambiamento dell'uso del suolo, provvedendo a mitigare o sanare il consumo del
suolo mediante la messa in opera di azioni (es. invaso di laminazione, etc) atte a regolare le piene e,
quindi, a mantenere le condizioni di sicurezza territoriale nel tempo almeno alle condizioni ante
operam se non a migliorarle. Questo deve essere supportato da calcoli dei volumi idrici da invasare.
Per i calcoli dei volumi da mitigare si fa riferimento alle Linee guida sopra citate, distinguendo i risultati
a seconda dei criteri usati (due o tre parametri delle curve di possibilità pluviometrica).
Nel caso si utilizzino le Curve di possibilità pluviometrica a due parametri, fissata la durata della
precipitazione il massimo volume invasato nel serbatoio è dato dalla:
La determinazione della durata critica per il Volume di invaso tcr ossia la durata per la quale si ha il
massimo volume invasato inv cr V , si ottiene imponendo nulla la derivata prima del volume di invaso
in funzione della durata:
quindi:
ne consegue che il massimo volume che dovrà essere contenuto dal serbatoio è dato dalla:
Una volta individuate le caratteristiche del bacino e le altre condizioni imposte (S, j Qout, Tempo di
ritorno, Comune), si procede al calcolo del volume d’invaso critico per ognuno dei sei intervalli di
durate (quindi per ogni una delle sei coppie di parametri a e n); infatti non essendo nota a priori le
durata critica della precipitazione non è possibile scegliere la curva che meglio si presta a interpretare
il fenomeno.
La scelta della curva più adatta può esser condotta confrontando i sei scarti calcolati tra la durata
critica e il relativo tempo centrale (tce) dell’intervallo di durate: la curva più idonea sarà quindi quella
per cui risulta minore lo scarto suddetto.
Come esempio si riportano l'abaco e la tabella per la valutazione di compatibilità idraulica per la zona
in oggetto.
Nel caso si utilizzino Curve di possibilità pluviometrica a tre parametri l’impostazione concettuale è
ovviamente la stessa. Si semplifica notevolmente la scelta dei parametri delle curva di possibilità
pluviometrica (essendo unica per tutte le durate di pioggia comprese tra i minuti e le 24 ore) mentre si
complica la determinazione della condizione di massimo, data impossibilità di esprimere in forma
esplicita il tempo critico.
Per le curve a tre parametri, dunque, il massimo volume invasato, una volta fissata la durata della
precipitazione, è data dalla formula:
La derivata prima del volume di invaso, in funzione del tempo, da imporre nulla per la determinazione
della durata critica è:
Quindi dalla risoluzione della seguente equazione si ottiene la durata critica:
Che esplicitato in t e sostituita nella prima formula fornisce il massimo volume di invaso. Come
esempio si riportano l'abaco e la tabella per la valutazione di compatibilità idraulica per la zona in
oggetto.
Il volume specifico v0 così calcolato va moltiplicato per l’intera superficie del lotto in trasformazione per
individuare il volume complessivo da realizzare.
3.2 DIMENSIONAMENTO DEI POZZI DRENANTI
La capacità disperdente di un pozzo drenante (o disperdente), intesa come la portata immessa nel
suolo, nel caso di falda al di sotto della base del pozzo stesso e quindi non interferente con il moto di
filtrazione, può essere stimata nel seguente modo:
Q = C x K x ro x H
Con:
Q espressa in m3/s
K = coefficiente di permeabilità del terreno (in m/s);
ro = raggio del pozzo (in m);
H= carico idraulico rispetto alla base del pozzo (in m);
C = coefficiente pari a
r
Rln
r
H2
C o
e
1
r
H1828,3
r
R
oo; che può essere determinato anche
secondo la relazione sperimentale di Stephens e Neuman (1982)
105,1log398,0log658,0log Hr
HC
o
A titolo esemplificativo si riporta il calcolo della portata di un pozzo, assumendo un coefficiente di
permeabilità K pari a 10-3 m/s e un raggio pari a 0,75 m.
Portata pozzo disperdente
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
200
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9
H [m]
Q [l/s]
portata 1[l/s]
portata 2 [l/s]
Grafico 1: Andamento della portata di un pozzo in funzione del carico idraulico (le due curve riportate
sono ricavate sulla base dei differenti coefficienti C)
3.3 METODI PER LA DETERMINAZIONE DEL VOLUME DI INVASO
3.3.1 Modello dell’invaso lineare
Il metodo dell’invaso assimila il comportamento del bacino a quello di un serbatoio nel quale entra la
portata p e dal quale esce, attraverso una luce, la portata q. La portata p, generalmente variabile nel
tempo secondo una legge p=p(t), rappresenta la precipitazione meteorica che si abbatte sul bacino, la
portata uscente q rappresenta la portata che transita nella sezione di chiusura del bacino in seguito
all’evento di pioggia. Il serbatoio è provvisto di una propria capacità, indicata con W, che simula la
capacità del bacino, praticamente coincidete con la capacità della rete idrografica.
Il metodo dell’invaso lineare è caratterizzato dalla relazione
w(t) = kq(t)
dove k è la costante d’invaso, stimabile attraverso delle formule empiriche o metodi di taratura.
Si ipotizza, inoltre, che la precipitazione si realizzi con intensità costante nel tempo e pari a j. Pertanto
la portata meteorica si può scrivere:
p = j Sdove S è la superficie del bacino e il coefficiente di deflusso.
Alla base del metodo è l’equazione di continuità:
(p – qv)dt = dw
ovvero
p – qv = dt
dw
dove
w è il volume d’invaso
dw è la variazione di volume nell’unità di tempo
p è al portata affluente
qv è la portata effluente
Con dei semplici passaggi matematici, a partire dall’equazione di continuità, si può esprimere
k
t
ok
t-
eqe-1pq(t)
dove qo rappresenta la portata al tempo t=0.
Introducendo il tempo di precipitazione tp, si può estendere la formula ai due casi:
1. per t tp
k
t-
e-1pq(t)
2. per t > tp
k
tp)(t
k
tp-
ee-1pq(t)
e il colmo dell’uscita si verifica proprio al tempo t=tp.
Una volta determinata l’onda di piena q=q(t), variabile in relazione al tempo di ritorno Tr e al tempo
di precipitazione tc si può procedere al calcolo del volume di invaso necessario affinché la portata
defluente verso valle sia costante e pari a qv.
Sulla base di una data curva segnalatrice di possibilità climatica h=atn, valutata in relazione ad un
tempo di ritorno di 50 anni, il collettore terminale è dimensionato per raccogliere ed allontanare le
acque della rete di fognatura dello stato attuale e per inviarle all’emissario.
L’emissario è in grado di fare defluire una portata massima pari a qv (attuale); pertanto, fintantoché
la portata in arrivo dal collettore è minore di qv, la vasca di laminazione non interviene affatto ed i
deflussi avvengono normalmente. Quando la portata in arrivo dal collettore supera qv, la portata
eccedente viene tutta sfiorata nella vasca, per essere nuovamente inviata nell’emissario quando
la portata che vi affluisce è scesa al di sotto di qv.
Tempo
Portata
qv
qm
t1 t2
Figura 1: Andamento della portata
La formula seguente, derivata dalle equazioni precedenti, offre la possibilità di determinare il
volume massimo w che deve avere la vasca di laminazione di una fognatura meteorica in
corrispondenza di un evento di pioggia, di prefissato tempo di ritorno, avente durata uguale a tp.
)t(tqek
ee
qee)t(tk
1pkw 12v
k
tk
t
k
t
mk
t
k
t
1max
2
1
Il calcolo del volume massimo della vasca dipende quindi dalla curva di possibilità pluviometrica e
da un valore del tempo tp di pioggia. Si deve osservare che tale tempo tp è diverso dal valore del
tempo di pioggia critico tc relativo alla rete di fognatura (tempo di corrivazione che rende massima
la portata affluente alla rete); in generale il tempo di pioggia critico tp per la vasca è molto
superiore al tempo di pioggia critico tc.
La ricerca di tale valore del tempo di pioggia critico tp, al quale corrisponde il volume massimo w
della vasca, si può condurre per via numerica.
3.3.2 Metodo delle sole piogge e metodo cinematico
Oltre al metodo dell’invaso esistono altri metodi per la determinazione del volume da assegnare alle
vasche di laminazione. Sono generalmente metodi che sovrastimano il volume. Si riportano due
semplici metodi di calcolo:
1. Metodo delle sole piogge (limiti: non considera gli effetti del bacino e sovradimensiona le
vasche);
2. Metodo cinematico (considera l’effetto di ritardo introdotto dal bacino).
METODO DELLE SOLE PIOGGE
Si considera l’idrogramma entrante coincidente con lo istogramma costante ricavabile dalle curve di
possibilità pluviometrica, pertanto il volume affluito durante un evento di durata tp è pari a wa = Satpn.
Il volume allontanato dalla vasca nello stesso periodo di tempo, considerando un efflusso costante, è
pe tqw .
La differenza (wa-we) determina il volume invasato durante l’evento che risulta pari a pnp qtStw
.
L’evento critico è definito dalla durata che rende massimo il volume invasato nella vasca, fissata la
portata uscente q e la curva di possibilità pluviometrica della zona.
Il volume massimo risulta pari a 1n
1
1n
n
max naS
naS
qaSw
METODO CINEMATICO
Si considera l’idrogramma entrante trapezio.
Il volume affluito nella vasca nell’evento di durata tp è pari a
1np
21np
cc1n
pataS
qtaSt)t(tqtaSw
Il volume allontanato dalla vasca nello stesso periodo di tempo, considerando un efflusso costante, è
pe tqw .
La differenza (wa-we) determina il volume invasato durante l’evento che risulta pari a
cp
n1p
2cn
p ttqaS
tqttaSw
, dove tc è il tempo di corrivazione del bacino.
L’evento critico è definito dalla durata che rende massimo il volume invasato nella vasca, fissata la
portata uscente q e la curva di possibilità pluviometrica della zona, si ottiene derivando rispetto al
tempo la relazione precedente e uguagliando a zero la derivata.