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Spedizione in A. P. 70% - Tab D - Regime Libero Filiale di Benevento anno XXX - numero 9 settembre 2011 Periodico dellÊAssociazione „Nuova Morcone Nostra - La Cittadella‰ fondato nel 1981 Il contributo volontario - in virtuÊ del quale si regge il periodico - va indirizzato a: „LA CITTADELLA‰ - C/C postale n. 10530822 - 82026 Morcone (BN) [email protected] La crisi matrioska 30° anno Daria Lepore IL PAESE DEI VOLONTARI La scomparsa di Gennaro Diana Fiera di Morcone H a chiuso i battenti il 25 settembre la XXXVIII Edizione della Fiera Campionaria di Morcone, inaugu- rata il 17 scorso alla presenza di autorità locali e provinciali. La nuova edizione è gestita dal- la Associazione CentroFiere di Morcone, costituitasi un anno fa, non senza discussioni e quesiti ir- risolti (vedi La Cittadella n. 9 - 2010), in sostituzione del prece- dente Ente Fiera Alto Tammaro, sciolto e messo in liquidazione Come si legge sual sito ufficia- le http://www.centrofieremorco- ne.ne, l’Associazione CentroFiere è composta dai seguenti soci: Comune di Morcone, ProLoco Morcone, CNA di Benevento.Il Consiglio direttivo è formato da Ferdinando Pisco (Presidente, rappresantante del Comune), Giu- seppina Parcesepe (rappresentan- te Pro Loco) e Antonio Catalano (rappresentante CNA). Rispetto al passato si è notata l’assenza di molti politici in precedenza sem- pre presenti alla cerimonia di apertura. L'on Luca Colasanto, consigliere regionale del PdL no- to ai morconesi per le sue batta- glie contro l’eolizzazione selvag- gia del Sannio, ha tagliato il na- stro sostenuto dal sindaco di Mor- cone, Costantino Fortunato e dal presidente delCentroFiere, Ferdi- nando Pisco. A gli inizi di agosto, dopo che già il numero de La Cittadella era stato dato alle stampe, ci è pervenuta la no- tizia della morte, avvenuta il 6 agosto, all’età di 80 anni, di Gen- naro Diana. Gennaro, da Casal di Principe, era entrato a far parte della gran- de famiglia morconese, da quan- do il 21 aprile 2010, nel corso di una solenne cerimonia, il Liceo scientifico aveva adottato il nome di suo figlio Peppino. Don Peppino Diana, sacerdote, era stato ammazzato in chiesa, la sua parrocchia di San Nicola, la mattina del 19 marzo 1994 con tre colpi di pistola poco prima della celebrazione della Messa. Il giorno della cerimonia di in- titolazione dell’Istituto di Istru- zione Superiore, Gennaro era lì con noi. Una foto lo ritrae mentre leggeva La Cittadella, che aveva pubblicato, con uno sforzo straor- dinario, i contributi pervenuti da- gli studenti del Liceo. Non sappiamo se altri a Morco- ne lo abbiano commemorato. A noi piace ricordarlo così, come un uomo semplice, mite, sereno, nonostante i dolori ricevuti dalla vita. Con la moglie Iolanda e tutta la famiglia, Gennaro aveva sof- ferto doppiamente. Perché all’uc- cisione di don Peppino si era ag- giunta una campagna diffamato- ria, come ha scritto Raffaele Sar- do su Il Mattino, “su una sua pre- sunta vicinanza, poi rivelatosi fal- sa, con i clan della camorra”. La macchina del fango aveva tentato di aggiungere il danno morale al lutto e alla perdita di una figura di grande carisma, impegnata in pri- ma linea contro la malavita orga- nizzata. Gennaro condivideva, ovvia- mente, le idee, le azioni e le bat- taglie del figlio. D’altronde, po- trebbe un sacerdote esprimere ciò che esprimeva don Peppino, se non avesse avuto alle spalle una formazione e un’educazione ai valori di giustizia e di onestà? E poteva un genitore non essere or- goglioso di avere generato e con- tribuito ad alimentare una fonte così luminosa di speranza e di fe- de per la sua comunità? Se ci ritroviamo a riflettere sul- la scomparsa di Gennaro Diana non è tanto per commemorarne la paternità anagrafica. Il punto sul quale vogliamo porre l’attenzione sta nel senso dell’essere padre nella nostra società. L’evoluzione storica della famiglia ha assegna- to alla figura paterna molteplici funzioni: una volta si diceva che il padre era ‘a capo’ dell’istituto familiare. Se pure il concetto di ‘autorità’ è rimasto fondamentale per riempire di contenuto la fun- zione genitoriale, sia sul piano del diritto che su quello della psicolo- gia prevalgono oggi visioni posi- tive basate sui concetti di ‘model- lo’ e di ‘autorevolezza’. Un padre modello non è una persona perfetta. Tutt’altro. Certo è un uomo che si sforza di inter- pretare la propria vita in modo autentico, privilegiando l’affer- mazione di ciò in cui crede ad at- teggiamenti opportunistici e di comodo. Non esiste un padre mo- dello, ma ogni padre è un model- lo per i propri figli e per la so- cietà, soprattutto nel momento in cui assume ruoli di prestigio e di responsabilità, nella vita lavorati- va e nella società civile. Si è autorevoli quando si è cre- dibili, cioè quando l’agire corri- sponde all’affermare il proprio credo, senza doppiezze o viltà. Don Peppino ha avuto certa- mente per modello un padre auto- revole e credibile, se ha speso la propria missione di sacerdote e di uomo per dire e fare ciò che ha fatto, senza piegare il capo ai de- trattori, con l’umiltà e la coerenza di chi sa di essere nel giusto, per- ché non persegue un interesse particolare. Al contrario, ha mes- so la sua vita a rischio, a disposi- zione del bene di tutti. “Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento, certamente di realtà, di testimonianze, di esem- pi, per essere credibili”: la citazio- ne è tratta dalla lettera Per amore del mio popolo non tacerò. Non aveva forse davanti il modello pa- terno, don Peppino, quando ha messo sulla carta queste parole? Grazie, per questo, Gennaro. Il nome di don Peppino sia sempre per tutti noi una positiva provoca- zione ad interrogarci tutti sul sen- so della nostra vita. Padri o figli che siamo, la co- munità si costruisce e si determi- na, più che in base alle idee, gra- zie ai nostri comportamenti. Lorenzo Piombo Morcone, 21 aprile 2011: Gennaro Diana con il preside Luigi Mottola al mo- mento dello scoprimento della targa dedicata a don Peppino Diana. 38^ edizione continua a pagina 5 O ltre un anno fa (maggio 2010), dalle queste colonne lanciammo un interrogativo, al tempo stesso una preoccupazione dettata da zelo e amore di persone impegnate per il nostro pae- se. La domanda drammatica era: Morcone muore? Non immaginavamo di trovare tanta e qualificata attenzione negli ambienti più vari: sappiamo, infatti, che la domanda è stata ripetuta ed ha suscitato rispo- sta in riunioni pubbliche, nelle strade, nelle famiglie e perfino dal pulpito degli altari. Ancora oggi, a di- stanza di tempo, l’eco della nostra preoccupazione continua. Insomma, abbiamo avuto conferma di aver toccato un punto dolente, suscitando molte reazioni. Le risposte? Tutti, proprio tutti quelli che si sono sentiti chiamati in causa hanno risposto: No! No, Morcone non muore, Morcone è viva! Bene: è proprio quello che volevamo sentirci dire! E noi stessi, che ci sentiamo ben vivi, siamo profon- damente soddisfatti di queste risposte. Ma, al di là della facciata, cerchiamo di capire, il senso di una riflessione sta attraversando l’intero paese, il quale, come l’Italia tutta, è investito da una crisi economica, lavorativa, culturale. Morcone vive: nelle persone operose, oneste, che studiano, hanno famiglia, si pongono obiettivi, la- vorano, si divertono, pregano, soffrono, amano, gioiscono delle nascite e coltivano la memoria di chi non c’è più. Morcone vive al di là di ogni difficoltà, trova le strade come l’acqua trova il suo corso. Ma soprattutto, come ci suggeriscono tante realtà presenti sul territorio, Morcone vive dell’impegno per la comunità. Ed esso, ci hanno ricordato le asso- ciazioni riunite in Fiera lo scorso 20 settembre, si at- tua soprattutto attraverso il volontariato. Renato Fri- sanco, del settore Studi e Ricerche della Federazione Italiana del Volontariato, sottolinea che questo feno- meno si sviluppò dagli anni 70 col superamento del sistema Privato-Stato, non più in grado di soddisfare bisogni emergenti dalla società. Nel tempo, sono cre- sciute forme organizzate che hanno interessato so- prattutto i settori dei servizi alla persona, l’ambiente, i consumi, l’educazione, le attività e la promozione culturale, la protezione civile. Si è così andata costi- tuendo quella galassia chiamata Terzo settore, priva- to sociale o no-profit, caratterizzata da finalità solida- ristiche e dalla partecipazione dei cittadini. Se le ragioni della crescita del volontariato si pos- sono ricondurre alla crisi del Welfare, esse maturano anche nella cultura delle grandi riforme, come quel- la sanitaria del 1978 e, dagli anni ’80 in poi, nella crisi di credibilità della cultura politico-partitica. In ambito cattolico, sulla spinta conciliare e delle enci- cliche Gaudium et Spes e Populorum Progressio. Il movimento volontaristico è, in sostanza, l’ani- ma più viva della società italiana nei tempi della cri- si. l’Istat riferisce che un italiano su 10 svolge atti- vità di volontariato. Se ci si guarda attorno, si pren- de atto con sconforto di “una politica che è solo far carriera” (citazione da Dio è morto di Francesco Guccini). Il senso di marciume che emana da molte istituzioni di governo è allora contrastato dalla viva- cità della vita associativa, fatta di obiettivi concreti, di momenti di servizio e non di lotte per il potere. In questo mondo ci riconosciamo completamente, e noi stessi siamo un’associazione di volontariato. Guardiamo con favore al fiorire di mille realtà sul territorio, anche quelle meno organizzate e silenzio- se. Abbiamo sempre offerto, e continueremo a farlo, tutto lo spazio informativo a disposizione. Le annate de La Cittadella testimoniano come Mani Tese, Fo- rum dei Giovani, Gi.Fra, Unitalsi, Presepenelprese- pe etc etc hanno sempre trovato spazio sul giornale, come la ProLoco, gli Enti e le Istituzioni tutte. Il volontariato, come scrive Angela Romanello nel resoconto del Convegno tenutosi in Fiera, deve colti- vare rapporti “innanzitutto con le istituzioni, entran- do in una logica di collaborazione e non di concor- renza, esso è mosso da amore, generosità, gratuità, discrezione, silenzio”. Le associazioni sono tante, di ispirazione religiosa e non. Noi siamo presenti, pron- ti ad aderire e promuovere un coordinamento stabile di tutte le associazioni di volontariato di Morcone. Non dimentichiamo che il 2011 è l’Anno europeo per il volontariato e la cittadinanza attiva. Questa, sì, è la Morcone che vive! Nuova Morcone Nostra - La Cittadella Le parti vitali delle comunità locali si esprimono attraverso lÊassociazionismo - A Morcone la Giornata del Volontariato In unÊItalia dominata da degrado della vita pubblica, corruzione e privilegi di una casta sempre più lontana dalla società U n noto economista, nello spiegare la crisi economi- ca che attanaglia la vita quotidiana di noi tutti, mi schiarì la mente annebbiata dalle scarse informazioni aggravate dalla con- tinua manomissione estiva della Finanziaria di Tremonti & C. La metafora che mi rimane come sintesi è quella della Matrioska: tante crisi insieme, da quella mon- diale a quella italiana, con un po- sticino vuoto per quella degli Enti locali, in particolare i Comuni. In- sostenibile la Finanziaria, afferma- no i più cauti; una vera "macelleria sociale", urla l’ANCI, imposta da un Governo che mira a colpire i più deboli, continuando a tutelare i forti. Per giunta iniqua, poiché col- pisce chi dichiara regolarmente il reddito, chi faticosamente ha pro- vato a risparmiare, salvando ancora una volta i grandi evasori. I tagli di trasferimenti per gli enti locali si aggirano intorno ai 7 miliardi e mezzo, inflitti senza cri- terio, anche a discapito dei Comu- ni virtuosi. I comuni sono indebi- tati fino al collo, di virtuosi ce ne sono una decina, il resto è un ma- gna magna con scandali, malaffa- re, carrozzoni per amici e parenti. La Finanziaria intima la priva- tizzazione delle municipalizzate, che gestiscono i trasporti, l'acqua, l'elettricità, i rifiuti, fuorché l'ac- qua, protetta, per fortuna, dal ri- sultato referendario. Dopo il dan- no, la beffa: spingere gli enti loca- li a vendere «attraverso un siste- ma di incentivi e disincentivi». In- somma, chi vende i beni comuna- li, riceverà i contributi dello stato, gli altri si arrangeranno. Lo scopo è quello di eliminare ogni forma di autonomia locale, inumando non solo il federalismo fiscale e prendendosi beffa della Costitu- zione Italiana. I provvedimenti avranno effetti pesantissimi sui cittadini a causa dei tagli indiscri- minati nell’erogazione dei servizi. E’ importante far sentire la voce dei sindaci come difesa dei citta- dini, che sono le vere vittime di questa manovra. Ma se il Governo non dovesse ascoltare la voce de- gli amministratori locali, in una congiuntura così negativa, toc- cherà ai cittadini stessi rivendicare i propri diritti. La storia ci insegna che a pagare sono sempre i più de- boli, le fasce povere, gli anziani, le scuole, tutti i cittadini che paga- no le tasse. Noi morconesi abbia- mo pagato una salata addizionale Irpef. Il servizio dei bus-scuola partirà ad ottobre, come la mensa, che costerà 50 euro ad alunno. Nelle classi risulta in aumento il numero degli studenti che mange- ranno il panino nei giorni del rien- tro. Nei supermercati le liste della spesa sono sempre più corte. Nel- le farmacie ogni farmaco è un sa- lasso. Ecco alcuni aspetti dello scenario che riguarderà anche Morcone, ultimamente appiattito su mere questioni localistiche. La Cittadella intende seguire la ricaduta di un tale scellerato dise- gno politico, evidenziando le dif- ficoltà che incontreremo. DARIA LEPORE

Periodico dellÊAssociazione „Nuova Morcone Nostra - … · P anno XXX - numero 9 settembre 2011-Nuova Morcone Nostra La Cittadella

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Spedizione in A. P.

70% - Tab D - Regime Libero

Filiale di Benevento

anno XXX - numero 9 settembre 2011

Per iodico de l l ÊAssoc iaz ione „Nuova Morcone Nostra - La C i t tade l la‰ fondato ne l 1981

I l contr ibuto volontario - in vir tuÊ del quale si regge i l periodico - va indirizzato a: „LA CITTADELLA‰ - C/C postale n. 10530822 - 82026 Morcone (BN)

[email protected]

La crisimatrioska

30°anno

Daria Lepore IL PAESE DEI VOLONTARI

La scomparsa di Gennaro Diana

Fiera di Morcone

Ha chiuso i battenti il 25settembre la XXXVIIIEdizione della Fiera

Campionaria di Morcone, inaugu-rata il 17 scorso alla presenza diautorità locali e provinciali.

La nuova edizione è gestita dal-la Associazione CentroFiere diMorcone, costituitasi un anno fa,non senza discussioni e quesiti ir-risolti (vedi La Cittadella n. 9 -2010), in sostituzione del prece-dente Ente Fiera Alto Tammaro,sciolto e messo in liquidazione

Come si legge sual sito ufficia-le http://www.centrofieremorco-ne.ne, l’Associazione CentroFiereè composta dai seguenti soci:Comune di Morcone, ProLocoMorcone, CNA di Benevento.Il

Consiglio direttivo è formato daFerdinando Pisco (Presidente,rappresantante del Comune), Giu-seppina Parcesepe (rappresentan-te Pro Loco) e Antonio Catalano(rappresentante CNA). Rispetto alpassato si è notata l’assenza dimolti politici in precedenza sem-pre presenti alla cerimonia diapertura. L'on Luca Colasanto,consigliere regionale del PdL no-to ai morconesi per le sue batta-glie contro l’eolizzazione selvag-gia del Sannio, ha tagliato il na-stro sostenuto dal sindaco di Mor-cone, Costantino Fortunato e dalpresidente delCentroFiere, Ferdi-nando Pisco.

Agli inizi di agosto, dopoche già il numero de LaCittadella era stato dato

alle stampe, ci è pervenuta la no-tizia della morte, avvenuta il 6agosto, all’età di 80 anni, di Gen-naro Diana.

Gennaro, da Casal di Principe,era entrato a far parte della gran-de famiglia morconese, da quan-do il 21 aprile 2010, nel corso diuna solenne cerimonia, il Liceoscientifico aveva adottato il nomedi suo figlio Peppino.

Don Peppino Diana, sacerdote,era stato ammazzato in chiesa, lasua parrocchia di San Nicola, lamattina del 19 marzo 1994 contre colpi di pistola poco primadella celebrazione della Messa.

Il giorno della cerimonia di in-titolazione dell’Istituto di Istru-zione Superiore, Gennaro era lìcon noi. Una foto lo ritrae mentreleggeva La Cittadella, che avevapubblicato, con uno sforzo straor-dinario, i contributi pervenuti da-gli studenti del Liceo.

Non sappiamo se altri a Morco-ne lo abbiano commemorato. Anoi piace ricordarlo così, comeun uomo semplice, mite, sereno,nonostante i dolori ricevuti dallavita. Con la moglie Iolanda e tutta

la famiglia, Gennaro aveva sof-ferto doppiamente. Perché all’uc-cisione di don Peppino si era ag-giunta una campagna diffamato-ria, come ha scritto Raffaele Sar-do su Il Mattino, “su una sua pre-sunta vicinanza, poi rivelatosi fal-sa, con i clan della camorra”. Lamacchina del fango aveva tentatodi aggiungere il danno morale allutto e alla perdita di una figura digrande carisma, impegnata in pri-ma linea contro la malavita orga-nizzata.

Gennaro condivideva, ovvia-mente, le idee, le azioni e le bat-taglie del figlio. D’altronde, po-trebbe un sacerdote esprimere ciòche esprimeva don Peppino, senon avesse avuto alle spalle unaformazione e un’educazione aivalori di giustizia e di onestà? Epoteva un genitore non essere or-goglioso di avere generato e con-tribuito ad alimentare una fontecosì luminosa di speranza e di fe-de per la sua comunità?

Se ci ritroviamo a riflettere sul-la scomparsa di Gennaro Diananon è tanto per commemorarne lapaternità anagrafica. Il punto sulquale vogliamo porre l’attenzionesta nel senso dell’essere padrenella nostra società. L’evoluzione

storica della famiglia ha assegna-to alla figura paterna molteplicifunzioni: una volta si diceva cheil padre era ‘a capo’ dell’istitutofamiliare. Se pure il concetto di‘autorità’ è rimasto fondamentaleper riempire di contenuto la fun-zione genitoriale, sia sul piano deldiritto che su quello della psicolo-gia prevalgono oggi visioni posi-tive basate sui concetti di ‘model-lo’ e di ‘autorevolezza’.

Un padre modello non è unapersona perfetta. Tutt’altro. Certoè un uomo che si sforza di inter-pretare la propria vita in modoautentico, privilegiando l’affer-mazione di ciò in cui crede ad at-teggiamenti opportunistici e dicomodo. Non esiste un padre mo-dello, ma ogni padre è un model-lo per i propri figli e per la so-cietà, soprattutto nel momento incui assume ruoli di prestigio e diresponsabilità, nella vita lavorati-va e nella società civile.

Si è autorevoli quando si è cre-dibili, cioè quando l’agire corri-sponde all’affermare il propriocredo, senza doppiezze o viltà.

Don Peppino ha avuto certa-mente per modello un padre auto-revole e credibile, se ha speso lapropria missione di sacerdote e di

uomo per dire e fare ciò che hafatto, senza piegare il capo ai de-trattori, con l’umiltà e la coerenzadi chi sa di essere nel giusto, per-ché non persegue un interesseparticolare. Al contrario, ha mes-so la sua vita a rischio, a disposi-zione del bene di tutti.

“Forse le nostre comunitàavranno bisogno di nuovi modellidi comportamento, certamente direaltà, di testimonianze, di esem-pi, per essere credibili”: la citazio-ne è tratta dalla lettera Per amore

del mio popolo non tacerò. Nonaveva forse davanti il modello pa-terno, don Peppino, quando hamesso sulla carta queste parole?

Grazie, per questo, Gennaro. Ilnome di don Peppino sia sempreper tutti noi una positiva provoca-zione ad interrogarci tutti sul sen-so della nostra vita.

Padri o figli che siamo, la co-munità si costruisce e si determi-na, più che in base alle idee, gra-zie ai nostri comportamenti.

Lorenzo Piombo

Morcone, 21 aprile 2011: Gennaro Diana con il preside Luigi Mottola al mo-mento dello scoprimento della targa dedicata a don Peppino Diana.

38^ edizione

continua a pagina 5

Oltre un anno fa (maggio 2010), dalle questecolonne lanciammo un interrogativo, altempo stesso una preoccupazione dettata da

zelo e amore di persone impegnate per il nostro pae-se. La domanda drammatica era: Morcone muore?

Non immaginavamo di trovare tanta e qualificataattenzione negli ambienti più vari: sappiamo, infatti,che la domanda è stata ripetuta ed ha suscitato rispo-sta in riunioni pubbliche, nelle strade, nelle famigliee perfino dal pulpito degli altari. Ancora oggi, a di-stanza di tempo, l’eco della nostra preoccupazionecontinua. Insomma, abbiamo avuto conferma di avertoccato un punto dolente, suscitando molte reazioni.Le risposte? Tutti, proprio tutti quelli che si sonosentiti chiamati in causa hanno risposto: No! No,Morcone non muore, Morcone è viva!

Bene: è proprio quello che volevamo sentirci dire!E noi stessi, che ci sentiamo ben vivi, siamo profon-damente soddisfatti di queste risposte.

Ma, al di là della facciata, cerchiamo di capire, ilsenso di una riflessione sta attraversando l’interopaese, il quale, come l’Italia tutta, è investito da unacrisi economica, lavorativa, culturale.

Morcone vive: nelle persone operose, oneste, chestudiano, hanno famiglia, si pongono obiettivi, la-vorano, si divertono, pregano, soffrono, amano,gioiscono delle nascite e coltivano la memoria di chinon c’è più. Morcone vive al di là di ogni difficoltà,trova le strade come l’acqua trova il suo corso.

Ma soprattutto, come ci suggeriscono tante realtàpresenti sul territorio, Morcone vive dell’impegnoper la comunità. Ed esso, ci hanno ricordato le asso-ciazioni riunite in Fiera lo scorso 20 settembre, si at-tua soprattutto attraverso il volontariato. Renato Fri-sanco, del settore Studi e Ricerche della FederazioneItaliana del Volontariato, sottolinea che questo feno-meno si sviluppò dagli anni 70 col superamento delsistema Privato-Stato, non più in grado di soddisfarebisogni emergenti dalla società. Nel tempo, sono cre-sciute forme organizzate che hanno interessato so-prattutto i settori dei servizi alla persona, l’ambiente,i consumi, l’educazione, le attività e la promozioneculturale, la protezione civile. Si è così andata costi-

tuendo quella galassia chiamata Terzo settore, priva-to sociale o no-profit, caratterizzata da finalità solida-ristiche e dalla partecipazione dei cittadini.

Se le ragioni della crescita del volontariato si pos-sono ricondurre alla crisi del Welfare, esse maturanoanche nella cultura delle grandi riforme, come quel-la sanitaria del 1978 e, dagli anni ’80 in poi, nellacrisi di credibilità della cultura politico-partitica. Inambito cattolico, sulla spinta conciliare e delle enci-cliche Gaudium et Spes e Populorum Progressio.

Il movimento volontaristico è, in sostanza, l’ani-ma più viva della società italiana nei tempi della cri-si. l’Istat riferisce che un italiano su 10 svolge atti-vità di volontariato. Se ci si guarda attorno, si pren-de atto con sconforto di “una politica che è solo farcarriera” (citazione da Dio è morto di FrancescoGuccini). Il senso di marciume che emana da molteistituzioni di governo è allora contrastato dalla viva-cità della vita associativa, fatta di obiettivi concreti,di momenti di servizio e non di lotte per il potere.

In questo mondo ci riconosciamo completamente,e noi stessi siamo un’associazione di volontariato.Guardiamo con favore al fiorire di mille realtà sulterritorio, anche quelle meno organizzate e silenzio-se. Abbiamo sempre offerto, e continueremo a farlo,tutto lo spazio informativo a disposizione. Le annatede La Cittadella testimoniano come Mani Tese, Fo-rum dei Giovani, Gi.Fra, Unitalsi, Presepenelprese-pe etc etc hanno sempre trovato spazio sul giornale,come la ProLoco, gli Enti e le Istituzioni tutte.

Il volontariato, come scrive Angela Romanello nelresoconto del Convegno tenutosi in Fiera, deve colti-vare rapporti “innanzitutto con le istituzioni, entran-do in una logica di collaborazione e non di concor-renza, esso è mosso da amore, generosità, gratuità,discrezione, silenzio”. Le associazioni sono tante, diispirazione religiosa e non. Noi siamo presenti, pron-ti ad aderire e promuovere un coordinamento stabiledi tutte le associazioni di volontariato di Morcone.Non dimentichiamo che il 2011 è l’Anno europeoper il volontariato e la cittadinanza attiva.

Questa, sì, è la Morcone che vive! Nuova Morcone Nostra - La Cittadella

Le parti vitali delle comunità locali si esprimono attraverso lÊassociazionismo - A Morcone la Giornata del Volontariato

In unÊItalia dominata da degrado della vita pubblica, corruzione e privilegi di una casta sempre più lontana dalla società

Un noto economista, nellospiegare la crisi economi-ca che attanaglia la vita

quotidiana di noi tutti, mi schiarìla mente annebbiata dalle scarseinformazioni aggravate dalla con-tinua manomissione estiva dellaFinanziaria di Tremonti & C.

La metafora che mi rimane comesintesi è quella della Matrioska:tante crisi insieme, da quella mon-diale a quella italiana, con un po-sticino vuoto per quella degli Entilocali, in particolare i Comuni. In-sostenibile la Finanziaria, afferma-no i più cauti; una vera "macelleriasociale", urla l’ANCI, imposta daun Governo che mira a colpire ipiù deboli, continuando a tutelare iforti. Per giunta iniqua, poiché col-pisce chi dichiara regolarmente ilreddito, chi faticosamente ha pro-vato a risparmiare, salvando ancorauna volta i grandi evasori.

I tagli di trasferimenti per glienti locali si aggirano intorno ai 7miliardi e mezzo, inflitti senza cri-terio, anche a discapito dei Comu-ni virtuosi. I comuni sono indebi-tati fino al collo, di virtuosi ce nesono una decina, il resto è un ma-gna magna con scandali, malaffa-re, carrozzoni per amici e parenti.

La Finanziaria intima la priva-tizzazione delle municipalizzate,che gestiscono i trasporti, l'acqua,l'elettricità, i rifiuti, fuorché l'ac-qua, protetta, per fortuna, dal ri-sultato referendario. Dopo il dan-no, la beffa: spingere gli enti loca-li a vendere «attraverso un siste-ma di incentivi e disincentivi». In-somma, chi vende i beni comuna-li, riceverà i contributi dello stato,gli altri si arrangeranno. Lo scopoè quello di eliminare ogni formadi autonomia locale, inumandonon solo il federalismo fiscale eprendendosi beffa della Costitu-zione Italiana. I provvedimentiavranno effetti pesantissimi suicittadini a causa dei tagli indiscri-minati nell’erogazione dei servizi.

E’ importante far sentire la vocedei sindaci come difesa dei citta-dini, che sono le vere vittime diquesta manovra. Ma se il Governonon dovesse ascoltare la voce de-gli amministratori locali, in unacongiuntura così negativa, toc-cherà ai cittadini stessi rivendicarei propri diritti. La storia ci insegnache a pagare sono sempre i più de-boli, le fasce povere, gli anziani,le scuole, tutti i cittadini che paga-no le tasse. Noi morconesi abbia-mo pagato una salata addizionaleIrpef. Il servizio dei bus-scuolapartirà ad ottobre, come la mensa,che costerà 50 euro ad alunno.Nelle classi risulta in aumento ilnumero degli studenti che mange-ranno il panino nei giorni del rien-tro. Nei supermercati le liste dellaspesa sono sempre più corte. Nel-le farmacie ogni farmaco è un sa-lasso. Ecco alcuni aspetti delloscenario che riguarderà ancheMorcone, ultimamente appiattitosu mere questioni localistiche.

La Cittadella intende seguire laricaduta di un tale scellerato dise-gno politico, evidenziando le dif-ficoltà che incontreremo.

DARIA LEPORE

10agosto: il raduno erafissato all’Acqua spasaalle 9,30. Con buona

puntualità si è formata una allegrabrigata, scarpe robuste e un ap-pena avvertito gusto per l’avven-tura. Male che fosse andata,avremmo fatto una salutare cam-minata. Ci siamo lasciati alle spal-le il siccitoso Colle Arso, ColleStotero, il Monte Moschiaturo aguardia del confine tra MorconePietraroia e Sepino, in un Moli-Sannio, qui fisicamente visibile epossibile. Più defilato e superbo ciosservava i lMonte Mutria,i m p o n e n t espartiacque traPietraroia, Cu-sano Mutri eGuardiaregia.

Iniziamo a co-noscerci, si par-lano vari dialetti, salutiamo conparticolare simpatia gli amici diCerreto Sannita, di Valle di Madda-loni, di Napoli, molti Morconisid’austo. La temperatura è ancorafresca, la strada inizia ad inerpicar-si dolcemente, il gruppo si allunga.

Inizia a farsi preziosa la presen-za di Michele e Domenico; essiiniziano ad illustrarci luoghi a lorofamiliari. Sono i luoghi della loroinfanzia, le Pezze ‘eCapacchiono, il Toppo del Lagno,così detto per un laghetto stagio-nale che si formava alla f inedell’inverno, dove i ragazzi face-vano il bagno all’inizio dell’estate,ora completamente asciutto. At-traversiamo Fontana del Guardia-no, saliamo a Chiana ‘e Matteo,dove vediamo la prima capanna atholos con annesso recinto di pie-tre a secco, ricovero per il pastoree le sue pecore. Facciamo unabreve sosta alla Morgia del Mer-cante per tirare il fiato e ricompat-tarci; i più previdenti tirano fuoriqualche dissetante frutto, appren-diamo, intanto, che il luogo sichiama così perché, secondo il ri-cordo degli anziani (nonno Miche-le Ponte cacciatore instancabile euomo di relazioni nella sua “pan-nizza”), era luogo di baratto del

bestiame. A Piano Loreto secon-da breve sosta, vediamo un in-ghiottitoio e una “nevera”, Lorenzoci da notizia di un antico contrattodi fornitura di neve ghiacciata perl’estate, che da Morcone raggiun-geva i paesi della valle telesina adorso di mulo. Entriamo, finalmen-te, nel bosco comunale di CosteJalongo, una bella faggeta avvoltanel silenzio e dal sole. A moltisembra di entrare in un tempio.

Affondiamo in un terreno vege-tale morbidissimo, osserviamo es-senze protette come l’agrifoglio,

ed erbe offici-nali, come laDigitalis ferrugi-nea. Attraver-siamo la som-mità del bosco,ne percorriamola scrima, fino aSerra del Carpi-

no e al Toppo ‘e menna nuda,suggestiva definizione di un’areapriva di vegetazione.

Davanti a noi, da oltre mille me-tri, si apre il mondo. Una visionefantastica fino al Golfo di Napoli ealle sue isole, a Napoli alta, e risa-lendo ecco i Monti Tifatini, la Valledi Maddaloni, la Valle telesina,Solopaca, i contrafforti di Cerretoe Pietraroia confinanti con Morco-ne. La stanchezza inizia a farsisentire anche per il percorso sco-sceso, passiamo per il Pisciaturodel Lupo, ancora un tholos benconservato, la Serra del Principe,il Toppo di Donato, le Serre dellaParata. Finalmente in lontananzale Ripe Malaportella e i Tre Canto-ni, traiamo un sospiro di sollievo.

Le guide ci dicono che siamo aridosso della Fontana della Lepre,nostra prima tappa. Ci imbattiamonell’unico pastore della giornata,Lisandro, con i l suo gregge.Tutt’intorno, al pascolo, “arroc-chiate” per la calura pecore, ca-valli, tanti bovini dal manto grigia-stro. Arrivati alla fontana, faccia-mo l’ultima sosta prima dell’oasidel ristoro. Dagli zaini vengonoestratte frese, che si consumanodevotamente “sponsate”, frutta, sibeve senza preoccupazione

un’acqua fresca e bella. Riprendiamo il cammino ma, or-

mai, il traguardo è alla nostra por-tata; il miraggio, per noi, è Fonta-na Colapaolo, dove arriviamodall’alto in pochi minuti; ci appareassolata, brulicante, accoglienteper preparativi e per profumi.

Il momento del ristoro attesoper riposare le stanche membra,si trasforma in una occasione peraffaticare lo stomaco, stimolato adismisura da profumi, aromi, as-saggi e degustazioni senza limite.

Si sarebbe potuto scrivere, lìper lì, un trattatello sulla cucina fa-miliare, di tradizione, dove nessu-na pietanza ha le stesse dosi, glistessi prodotti base ma tutto èstraordinariamente gustoso senzache nessuno possa azzardarsi adefinirla, stucchevolmente, tipica.

Che dire di una minestra di fa-gioli di montagna con le cotiche,dei peperoni ripieni, dei fiori di zuc-ca e della borragine impanata efritta. Che dire, poi, dei vari tipi diformaggi, vaccini e ovini, cacioca-valli e della giuncata fresca, prepa-rata apposta per noi, conservatanei tradizionali contenitori di giun-chi, di latte misto ovi-caprino; e

della ricotta fatta all’istante e servi-ta calda. E di un prosciutto di dueanni, e di salsicce, e di salami, ge-nerosamente offerti in un godurio-so crescendo. E dei dolci fatti incasa, squisitamente semplici, edella frutta di montagna, un varie-gato campione di biodiversità.

Sul prato i bambini solidarizza-no, più del cibo intrecciano giochicon la palla. I discorsi dei grandi,ormai satolli, si fanno impegnativi,il paesaggio… da favola, l’am-biente… da preservare, lo svilup-po. Qualcuno stanco, come può,si appisola, qualcun altro ricordadi aver messo in fresco, sotto lafontana, l’ultima bottiglia di bian-co. I primi arrivederci, qualchescambio di telefono, un ringrazia-mento e un applauso dal cuoreagli organizzatori, alle donne cheoltre il lavoro hanno profuso, apiene mani, le loro abilità, a tuttigli amici della montagna che con illoro impegno hanno permesso ilsuccesso della giornata.

L’anno prossimo non potrà piùessere una semplice camminata,dovrà essere la festa della Monta-gna.

TOMMASO PAULUCCI

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SUCCEDE A MORCONE... e dintorni

PILLOLE DI CRONACA

anno XXX - numero 9 settembre 2011

Scomparso fra Modestino -Agli inizi di agosto, all’età di 94anni, è morto a San GiovanniRotondo fra Modestino da Pie-trelcina, al secolo Damiano Fuc-ci. Figlio spirituale di padre Pio,aveva rinunziato all’Ordine deiBenedettini per seguire il Fratecon le stimmate. Era testimone econtinuatore del suo esempio,sua testimonianza vivente.

Miss Alto Tammaro - Il 23 ago-sto 2011 si è svolta la terza edi-zione di Miss Alto Tammaro,concorso di bellezza ideato econdotto da Tommaso Delli Ve-neri. L’evento ha visto tra gliospiti il tenore Domenico Scroc-co, il corpo di ballo Modern Dan-ce School del coreografo EnzoMercurio, la maestra di danzaErica Mobilia e il mago-comicoAlberto Magico Alivernini del ca-st del bagaglino. Le ragazze in concorso, prove-nienti dai comuni di Fragneto L’Abate, Casalduni, Sassinoro, S.Croce del Sannio, Reino, Circel-lo, Morcone, Pontelandolfo, So-lopaca, Pratella, Aprilia, Campo-lattaro, erano 14. La giuria composta da 15 mem-bri e presieduta dal sindaco diMorcone Costantino Fortunato,ha conferito il titolo di Miss AltoTammaro 2011 a Natasha Rinal-di di Aprilia; al secondo postoAnnalisa Fiscarelli, di Morcone,Miss Eleganza; al terzo postoRossella Di Mella, Miss Sorriso.

Territorio e misteri - Il 27 ago-sto in piazza Manente a cura del‘Movimento per il vero cambia-mento’ si è svolto un incontro-di-battito sul tema “Territorio, pale,rifiuti e... misteri”. Codotti da Ni-cola Inglese, sono intervenuti:Michele Pietraroia, consigliereregionale PD del Molise, MarioAscierto Della Ratta, già conso-gliere regionale PdL Campania,Pierluigi Vergineo, autore del li-bro ‘Malasorte’. Al dibattito hapreso la parola il sindaco di Se-pino Filomena Zeoli, che si èpronunciata contro l’uso sconsi-derato del territorio per mega im-pianti eolici, dal momento che isondaci dovrebbero essere le‘sentinelle a difesa della princi-pale risorsa delle nostre zone,che è il paesaggio. Sono poi in-tervenuti nella discussione AlinaNarciso e Bruno La Marra.

Coro Alto Sannio - Il 4 settem-bre, nel suggestivo scenario delSantuario diocesano di SantaLucia di Sassinoro, il Coro po-lifonico "Alto Sannio", diretto dalM.° Tiziana Romanello ha tenutoun applaudito concerto. La mani-

festazione, organizzata dal Ret-tore del Santuario don BiagioCorleone per celebrare il 150°dell’Unità d’Italia, aveva come ti-tolo “ Note d’estate”. Il coro, natonel Centro sociale Anziani diMorcone, opera da tre anni contrenta coristi tra soprani, contral-ti, tenori e bassi, si è esibito indiversi concerti anche fuori Mor-cone, ha come scopo l’educazio-ne all’uso consapevole della vo-ce in un clima di amicizia e colla-borazione, come è stato afferma-to da Anna Aucone nella presen-tazione. Il Coro ha accompagna-to la celebrazione della S. Messaed alla fine ha eseguito canti diintrattenimento e alcuni brani dimusiche risorgimentali, introdotti,questi ultimi, da letture scelte trala letteratura d’epoca.

Polemiche beneventane - Traagosto e settembre ambienti be-neventani hanno scatenato unapolemica di stampa riguardantela struttura del ‘Nuovo Capozzi’,adibita a Residenza sanitaria as-sistenziale per anziani, disabilimentali e persone con disagiopsichiatrico. Nelle mire dei critici,l’acquisto operato dalla ASL Be-neventana dell ’ immobile giàConvento dei PP.Liguorini. Lastruttura, che è uno dei pochipresidi del genere nell’intera pro-vincia, rappresenta una dellerealizzazioni di una politica disalvaguardia e valorizzazionedel Centro storico di Morcone,iniziata negli anni ‘80 e purtropposempre pià trascurata.

Giornata volontariato - Il 20settembre si è svolta nella Salaconvegni della fiera di Morconela I Giornata del Volontariato, vo-luta dall’UNITALSI, Gruppo diMorcone, in collaborazione conla Misericordia e la ProtezioneCivile del nostro Paese. La gior-nata, fortemente voluta da Ange-la e Bruno, ha visto e ascoltatola bella e trascinante testimo-nianza di Pasquale Zagarese,presidente UNITALSI di Bene-vento e l’intervento di don NicolaGagliarde, il quale come consi-gliere spirituale del gruppo ha in-dicato le motivazioni e gli impe-gni per il futuro. A tutti gli amicidell’UNITALSI la vicinanza e gliauguri della Cittadella.

Stagione teatrale - Il 22 ottobrericomincia per 54 morconesi lafruizione di spettacoli teatrali aNapoli; il teatro scelto è il DellePalme, che propone una serie diappuntamenti validi dal punto divista artistico e che richiede mol-to interesse. E’ la quinta stagio-ne teatrale che si organizza.

Una giornata in MONTAGNA

Oltre 200 i partecipantiallÊevento organizzata dal Comitato per la Montagna

in collaborazione con Nuova Morcone Nostra

LA STORIA

Anita, la laurea della vita"Rivincita dopo il terremoto"L'Aquila, è una dei quattro sopravvissuti della casa dellostudente crollata il 6 aprile 2009. E' la prima ad aver ter-minato il corso di studi. "Questo risultato è anche perchi non c'è più"di GIUSEPPE CAPORALE

L'AQUILA - La seconda vita di Ana Paola Fulcheri, Anita per gli ami-ci, è iniziata più di venti giorni fa: il 21 luglio. Il giorno della sua lau-rea. Tra sorrisi, abbracci e fotografie. Ed è iniziata lì proprio dove è fi-nita la prima: all'Aquila. Lei, 24 anni, è una dei quattro sopravvissuti alcrollo della Casa dello Studente, il 6 aprile del 2009. Ancora oggi, no-nostante abbia voltato pagina (e nonostante la felicità per una laureacon il massimo dei voti e la consapevolezza di essere la prima laureatadei superstiti del crollo della Casa dello studente), appena prova a ri-cordare quel maledetto giorno, si commuove. Piange. Riesce solo araccontare di essere rimasta tre ore sospesa nel vuoto. Ana Paola era

sveglia e spaventata, mentre una parte di quel palazzo crollava a terra(portandosi via otto suoi amici). Aggrappata a ciò che rimaneva dellasua stanza. Appena oltre la porta non c'era più nulla. Nulla. "Non c'erapiù il corridoio...". Ricorda anche che non furono i vigili del fuoco o laProtezione Civile a salvarla. Riuscì viva da quelle macerie grazie a quattro suoi amici, anche lorosuperstiti, e quasi tutti presenti il giorno dell'inizio della sua nuova vita.Il 21 luglio anche tre di loro erano lì nell'aula magna "provvisoria" del-l'Università dell'Aquila, insieme alla mamma, alle sorelle e ai nonni.Per applaudirla, darle coraggio e stringerla in un abbraccio. In prima fi-la c'era anche il suo avvocato, Vania Della Vigna, che l'assiste nellacausa contro la Protezione Civile. Sì, perché Ana Paola, dopo la trage-dia, si è costituita parte civile contro la Commissione nazionale GrandiRischi (organo tecnico della Protezione Civile) che - secondo l'accusadella procura dell'Aquila - sottovalutò lo sciame sismico e rassicurò,invece di informare la popolazione sul rischio che stava correndo. "I miei amici sono morti perché la protezione civile disse che non c'erapericolo, che era tutto normale..." racconta Ana con tono acceso. Ades-so che si è laureata, non sa se tornerà mai più all'Aquila. Non ci ha maipiù dormito da quella notte. "Mai...". "Non so dirlo se tornerò... La sen-sazione che provo ogni volta è quella di un grande dolore. È come sevenissi al cimitero". Non ha chiare le idee sul futuro "non lo vedo..." dice. "Il preside miconsiglia di andare all'estero, sfruttando la conoscenza dello spagnolo,ma non ho ancora deciso. È una scelta difficile". Si è laureata in Scienze delle Investigazioni e il preside della sua fa-coltà, Franco Sidoti, è entusiasta di lei."Ana Paola ha scritto una tesi splendida - racconta il preside - con tantecitazioni in spagnolo e in inglese, mostrando una conoscenza storica,politica, professionale dell'argomento assolutamente incredibile in unaventenne. Metterò tra i documenti la relazione che il suo correlatore hascritto per lei, in termini di apprezzamento assolutamente fuori dal nor-male. Le tragedie o ti distruggono o ti rafforzano: Anita è fortissima. Ilsuo prossimo appuntamento con il destino è nel procedimento penalecontro gli imputati per la tragedia della Casa dello Studente, che ini-zierà in fase dibattimentale il 20 settembre 2011. Io ci sarò e spero cheanche qualcun altro degli iscritti al mio corso sia presente: è un appun-tamento con la verità e con la giustizia".Ana Paola, nel frattempo, è tornata a vivere di nuovo. "Dopo due annie mezzo di patimenti, sofferenze e ripensamenti, ho capito che la vitami ha dato un'altra possibilità e devo coglierla. Anche per i miei amiciche non ci sono più". Anche per Michelone, il ragazzo morto tra le ma-cerie, che quella notte (durante lo sciame sismico) prima della scossafatale, lungo un corridoio, l'abbracciò e le disse: "non avere paura...".

riprodotto da La Repubblica del 13 agosto 2011Cara Ana Paola, siamo tutti con te! La Cittadella

L’11 agosto, come prean-nunziato, si è svolto,presso la sede sociale

in via dei Caffè, l’incontro estivodegli Amici de La Cittadella. Du-rante la riunione sono state pas-sate in rassegna la varie iniziati-ve dell’Associazione ed è statoabbozzato un programma autun-nale per festeggiare i 30 anni divita del giornale. I vari interventihanno avuto come comune de-nominatore l ’attaccamento aMorcone, l’amore ad un territorioche deve essere salvaguardato evalorizzato. Naturale il riferimen-to alla Montagna e all’Invaso sulTammaro, rispettivamente rico-

nosciuti come il nostro Colosseo(bene culturale da preservare esimbolo della nostra civiltà mille-naria) e la nostra riserva di Natu-ra, non sufficientemente soste-nuta in particolare nell’azione asostegno dell’Oasi WWF. Unani-me la volontà di proseguirenell’azione associativa, nel solcodi una tradizione trentennale ri-conosciuta dai numerosi sosteni-tori a Morcone e non solo.

Molto apprezzato, a conclusio-ne, lo Sfeez food, un mangiare disfizio, a base di “caora cioscia”con salumi e prodotti dell’orto achilometro zero, secondo i detta-mi di Slow Food.

Assoc iaz ione Nuova Morcone NostraLa Ci t tade l la

V i t a a s s o c i a t i v aINCONTRO ESTIVO

Amici de La Cittadella

3anno XXX - numero 9 settembre 2011

CAMMOLe proposte del liquidatoreI

l 9 settembre si è svolta l’assemblea dei sociCAMMO. All’ordine del giorno vi era una infor-mativa del Liquidatore della società sullo stato

della liquidazione e su una proposta di accordostragiudiziale, fatta dallo stesso liquidatore ai 63soci finanziatori, che prevede il primo riparto dellaliquidità disponibile nelle casse della CAMMO. IlLiquidatore ha sintetizzato in una nota, fatta distri-buire ai presenti, lo stato della liquidazione e le at-tività svolte, tese ad accertare le passività e le atti-vità esistenti alla data della messa in liquidazione,le posizioni creditorie e debitorie nei confronti deisoci, le transazioni utili. Sono state ricostruite con-tabilmente le irregolarità di gestione degli ammini-stratori e adottate le conseguenti attività legali ne-cessarie al loro risanamento e utili alla proposizio-ne delle azioni di responsabilità. Allo stato è dispo-nibile una liquidità di cassa di circa due milioni dieuro, che il liquidatore propone di distribuire conun accordo stragiudiziale secondo le seguenti mo-dalità:

1) Pagamento ai soci finanziatori, in due tempi(25% e 15%) del 40% del valore del capitale inve-stito a fronte della rinuncia alle esecuzioni o allaprosecuzione delle azioni individuali intrapresecon un accordo da concludersi entro il 30 settem-bre p.v.

2) Pagamento ai soci di capitale in più soluzionie fino a concorrenza del 30% del capitale conferi-to, utilizzando le risorse finanziarie che si rende-ranno disponibili nel corso della liquidazione.

3) Riparto pro quota in più soluzioni degli importi re-sidui (60% ai soci finanziatori e 70% ai soci di capita-le) con le somme che verranno nella disponibilità del-la liquidazione al buon esito delle azioni di recupero.

In mancanza di accordo sottoscritto da tutti i so-ci finanziatori il Liquidatore avvierà la proceduraconcorsuale del concordato preventivo che consi-ste nella presentazione di apposita istanza al tri-bunale, che la valuterà e, in caso positivo, la omo-logherà nominando un commissario giudiziale perla attuazione. In caso di mancata omologazioneda parte del tribunale, la procedura sfocerà nel fal-limento della cooperativa. Contro questa propostain assemblea non si è levata nessuna osservazio-ne di merito, né alternative praticabili. La propostadel concordato preventivo, del resto, mira ad assi-curare la par condicio creditorum, il trattamentoparitario tra tutti i creditori, che è l’obiettivo perse-guito dalla legge. L’accordo stragiudiziale propo-sto, certamente, consente la par condicio, è ope-rativo con la firma degli interessati, fa risparmiaretempo e risorse, permette al liquidatore di destina-re tutte le sue energie al recupero dei crediti e acompiere tutte la azioni a salvaguardia degli inte-ressi di tutti soci e delle loro legittime aspettative.

Si resta in attesa di conoscere gli sviluppidell’iniziativa.

Tommaso Paulucci

Per chi ha scarsa competenza ineconomia finanziaria, è difficilevenire a capo di questioni di

contabilità, benché non di rilievo ecce-zionale. Faccio riferimento alla CAM-MO, locale cassa di mutualità che datempo ha chiuso i battenti, ha cessatodi esercitare la propria funzione istitu-zionale, è in cosiddetta “liquidazione”,con sommo sgomento di risparmiatorilocali e località limitrofe, che avevano ri-posto piena fiducia nell’istituto,in vita daoltre venti anni.

Leggo, avverto, si parla diffusamentedi “soliti furbi”, scaltri e meno scaltri,che avrebbero avuto parte rilevante inmerito alla vicenda. E’ avvilente, davve-ro scoraggiante solamente immaginareche in un agglomerato ristretto, tra unpugno di amici, possa esserci chi per imotivi più disparati, abbia potuto sola-mente pensare di poter trarre profitto dasacrifici altrui. Vorrei escluderlo, è im-pensabile potersi spingere a tanto!

Intanto, partendo da data non certolontana, viene in mente quando l’allorapresidente della CAMMO in un’assem-blea dei soci tenutasi in occasione dellalettura del bilancio dell’esercizio finan-ziario, tenutasi presso l’hotel “la Formi-ca”, concluse la propria relazione asse-rendo che la nostra cassa di mutualitàera da considerarsi “un’isola felice”, poi-ché mentre il mondo intero soffriva e,purtroppo, soffre ancora la “recessio-ne”, da noi i tassi d’interesse erano re-stati invariati rispetto alla gestione fi-nanziaria dell’anno precedente. Applau-si, felicitazioni e leccornie per tutti.

Iniezione di fiducia, che fa avvicinareancor più gli ignari risparmiatori allaCAMMO, vieppiù incoraggiati dal perso-nale agli sportelli, prodighi nelle lodi allacassa di mutualità: “L’istituto è in pienasalute, è altamente affidabile, nessun ri-schio, i soldi in deposito sono vostri e lipotete ritirare quando volete”. Sonopressoché, le frasi ricorrenti.

Soddisfatti dalle rassicurazioni, cre-scono le operazioni di prelievi e, com’èlecito pensare, di depositi, fino al ritiro

di importi su libretti di risparmio, perconferirli alla CAMMO, nella convinzio-ne di resa migliore. Poi l’allarme, sicercò di placare la tempesta, parlandodi strumentalizzazione, allarmismo.

Sempre peggio, vengono a galla lecosiddette “sofferenze”: soci che avreb-bero ritirato grosse somme di denaro,senza più restituirle. O meglio, per dirlain maniera diversa, sarebbero stati con-cessi ingenti prestiti, senza l’adozionedi opportuni accorgimenti (com’è di nor-ma), al fine di rendere possibile l’even-tuale recupero coatto.

Altrimenti si direbbe: distribuzione difondi, con troppa manica larga.

Andando oltre nel prosieguo della vi-cenda, che passerà ai posteri come, finqui, la maggiormente mortificante nellastoria di Morcone, allo stato, sembrache ad uscirne maggiormente con le os-sa rotte debbano essere gli sprovvedutititolari di quote sociali: prima illusi, con ilmiraggio di interessi favorevoli, poi disil-lusi, con la sparizione dei risparmi, edinfine ammoniti, aggrediti, con l’avvenu-ta richiesta di rimborso di soldi regolar-mente ritirati all’inizio dell’anno 2010 (intempi non sospetti), solo parte dei propririsparmi.

Richiesta di restituzione fatta perveni-re, non in forma soave, indolore, comesi conviene a soci della cassa di mutua-lità che hanno avuto il torto di prelevareall’occorrenza soldi propri, ma in manie-ra cruenta, autoritaria, a mezzo racco-mandata con ricevuta di ritorno, conl’imperativo di doversi effettuare il rim-borso nel termine massimo di giorni die-ci, pena il recupero coatto dell’importo.Ciò, come a persone che avessero vio-lato obblighi di legge. Prelievo ritenutoimproprio, come se il socio avesse avu-to la possibilità di ritirare a proprio piaci-mento i risparmi in custodia, all’insaputadi amministratori e personale preposto.

Il ritiro degli importi, si legge nella ri-chiesta, ha determinato l’erosione del“fondo di riserva legale”della cassa dimutualità.

Da ciò si deduce che a determinarelo svuotamento del fondo di riserva del-la CAMMO, non sono state le ingentisomme in “sofferenza”, ed il dubbio av-venuto relativo reintegro, come previ-sto, attraverso gli “utili attivi di bilancio”,ma i modici prelievi da parte di soci, dipropri risparmi.

Incredibile, ma vero!Arnaldo Procaccini

Il casoLo sfogo di un risparmiatore

Sopra: alunni del Liceo scientificodi Morcone a Londra il 15 settembreper l’annuale stage presso il collegeinglese, accompagnati dai docentiproff. Costantini, Della Penna e Pol-letta.

A sinistra: Martina, Simona, Beatri-ce, Vera, Sara sono le cinque ragaz-ze della Gioventù Francescana diMorcone che tra il 16 e il 20 agostoscorso hanno preso parte alla XXVIGiornata Mondiale della Gioventù aMadrid sul tema “Radicati e fondatiin Cristo, saldi nella fede”.

foto da morconiani.net

La redazione di m orconiani.net, navigando nelweb, ha pescato una chicca che riguarda ilnostro concittadino Josè Amilcare Lombardi,

oramai entrato nel mondo della haute couture. Lostilista morconese viene ritratto in compagnia di unasplendida ragazza, che ha sfilato per la sua Maisondi moda.

Fin qui, dirà il lettore, l’interesse non va al di làdella soddisfazione nel vedere un giovane concitta-dino affermato in un mondo accattivante e di suc-cesso. Ricordiamo che Amilcare esordì con le suecreazioni presentate nel cuore della nostra Morcone,nell’auditorium di San Bernardino. Il fatto che la mo-della ritratta insieme al nostro amico si chiami Jessi-ca Zawditu Hailè Selassie ci suggerisce poco. Ma ilcognome ci rivela un’identità illustre, la cui ascen-denza ci porta addirittura nella favolosa sferadel mi-to.

Sì, perché la graziosa e affascinante principessaJessica , appena sedicenne, è la pronipote del leg-gendario Hailè Selassie, Imperatore di Etiopia. Jes-sica, come riportato dal sito www.atnews.it, fontedella notizia, è infatti figlia del Principe ImperialeMakonnen Hailè Selassie, a sua volta nipote dell’ulti-mo Negus d’Etiopia la cui stirpe di origine viene fattarisalire ai biblici Re Salomone e alla Regina di Saba!

Il libro sacro della tradizione Etiope il Kebra Naga-st narra che dall’unione di Salomone con la Reginadi Saba nacque Menelik e, da quest’ultimo, prese ilvia la discendenza delle famiglie reali che si sonosuccedute sul trono d’Etiopia.

Cotanti antenati non hanno che potuto generareuna giovane di grande fascino ed eleganza, che laprincipessa ha messo in luce sfilando per la Maisondi Jos Edgard Lombardi che un’intervista rilasciata

da Jessica definisce come un caro amico di famiglia.Congratulazioni e ad maiora!

Una foto, una storiaAmilcare e la modella Jessica discendente della regina di Saba

Venerdì 2 settembre in prima seratarai tre ha ritrasmesso il film Alla lucedel sole sulla vita di don Pino Puglisi,sacerdote assassinato dalla mafia, nelquartiere Brancaccio a Palermo, il 15settembre 1993. Ho riprovato disagioe disgusto durante la scena in cui, unmafioso con tono minaccioso chiedead un giovane amico di don Puglisi“Chi dà pane e lavoro?”. E si dà purela risposta “Noi!”. Il giovane impauritosale sul motorino e scappa.

Avevo ancora in mente quella scenala mattina dopo, quando mi fermai aparlare a lungo con un giovane disoc-cupato morconese. Mi raccontò dellesue difficoltà di giovane senza lavoroe delle tante richieste presentate a chipensava potesse aiutarlo: tutte senzaesito. Alla fine mi confidò senza esita-zione: “Ve lo giuro, se qualcuno dellamafia mi dicesse di lavorare per lui, lofarei volentieri”.

Che tristezza, il disgusto ed il disa-gio della sera prima diventarono rab-bia, rabbia per una denuncia vera,rabbia per l’esternazione di un pensie-ro non improvviso, nè improvvisato, diun pensiero costruito sulle continuedelusioni di un giovane, che non vedefuturo al punto da immaginarlo solodall’altra parte.

Ma come può un nostro giovane es-sere arrivato a tanto? Ha costruito ilsuo pensiero su film e racconti di ma-fia e camorra, ha lavorato molto di fan-tasia, oppure la sua era una opzionelegata anche ai fatti di recente crona-ca giudiziaria, che hanno riferito dipossibili collegamenti malavitosi conMorcone?

Come a voler esorcizzare un perico-lo, ho pensato ad una esagerazione,allo sfogo di un giovane deluso che,pur sapendomi persona non indicataper il suo problema, ha voluto ugual-mente rendermene partecipe.

Ma intanto, la sua confidenza ha ri-destato in me dubbi che non riesco afugare con un semplice atto di fede,anche perché tanti fatti, oggetto divecchi e nuovi dibattiti, ancora nonhanno una chiara definizione; nellacomunità si avverte un senso di aller-ta, ma non ancora la forza per denun-ciare.

Ed è una difficoltà pienamentecomprensibile, a sostegno della qualesi può intervenire solo rafforzandol’informazione. Una informazione che,se libera da obiettivi di parte, se muo-ve nel solco della trasparenza, dellacorrettezza e del rispetto delle idee al-trui, se illuminata dal faro della verità,diventa una concreta possibilità per le

popolazioni di valutare in scienza ecoscienza ed in piena consapevolezzagli accadimenti che la riguardano.

Tradotto in morconese, dovremmosentirci abbastanza soddisfatti perchéda molti anni usufruiamo di un sistemainformativo locale.

E’ ormai trentennale la pubblicazio-ne de LA CITTADELLA (ancora oggi,pochi paesi possono vantare il privile-gio di un giornale locale); è ben con-solidata l ’att ività del sitoMorconiani.net che, nato per combat-tere l’oblio, nell’epoca di internet haaggiunto un altro tassello importante;da ult imo settembre ’11, a curadell’Assessorato alla cultura del Co-mune è rinato IL MURGANTINO, an-cora a servizio di una completa e cor-retta informazione.

La nascita di un nuovo giornale de-ve essere sempre accolta con entusia-smo e salutata con favore, perché ag-giunge sempre argomenti alla cono-scenza ed al dibattito. Ma su Il Mur-gantino, ad un consigliere comunalecome me qualche domanda vienespontanea: l’informazione, fino ad oggifornita da La Cittadella eMorconiani.net, era incompleta, era fa-ziosa e scorretta, la verità veniva travi-sata, si perseguivano obiettivi o inte-ressi di parte? Se così era, trattandosidi un giornale strettamente locale, chesi regge solo con il contributi di centi-naia di cittadini morconesi, perché nonallargare in esso lo spazio informativo,rendendo così un vero servizio pubbli-co (pubblico solo perché destinato atutti)? I Motivi di questa diversa sceltanon mi sono noti ma se possono rife-rirsi alla necessità/opportunità di darepaternità o più sicura credibilità alleinformazioni fornite, al timore di esse-re danneggiati dagli attuali operatoridell’informazione oppure semplice-mente alla necessità di ridurre il pesode La Cittadella, sono tutti motivi chenon giustificano l’impegno di denaropubblico, proprio mentre ai cittadinivengono richiesti sacrifici per i serviziminimi essenziali.

E ritornano alla mente i monologhidi Saviano, in uno dei quali raccontavadelle minacce e delle ritorsioni subiteda giornali e giornalisti, il cui raccontoveniva denigrato e spesso smentitocon versioni diverse e contrapposte,affinché non diventasse il vero.

Morcone per fortuna non fa parte diquesta cultura, quindi possiamo edobbiamo lavorare tutti a conservarla“Isola felice”.

Peppino Gizzi consigliere comunale

Riceviamo e pubblichiamoMorcone resti unÊisola felice

Sta trascorren-do il cento-cinquantesi-

mo anniversariodell’Unità d’Italia;

credo che occorreva impegnaresoprattutto le scuole, ed esserepiù vicini a chi qualche iniziatival’ha pur presa. Non mi sembrache ci sia stata una partecipazio-ne veramente sentita; è come unadata che bisogna ricordare ,manon si è avvertito entusiasmo; cisi è limitati al canto dell’inno na-zionale ,a qualche manifestazionecelebrativa .

Ormai si è lontani dal secolodecimonono, si è eccessivamenteassorbiti dai problemi economici,si è divenuti estremamente reali-sti, continuamente agganciati allesottigliezze della modernità, cheprovoca scontri, esacerba, allonta-na dal calore umano che fecesentire l’Italia un solo corpo, dal-le Alpi alla Sicilia.

Oggi le menti si sono inaridite ,si ragiona con mente fredda; allaspiritualità sono subentrate lascienza,la tecnica, per cui non si èpiù capaci di immaginare, di ve-dere la nostra patria una,compatta, in maniera olistica. Si analizza,l’inno d’Italia non è sentito, nonè una fiamma che bruci dentro,stimoli il cuore, induca alla visio-ne unanime .Tale fenomenologiaè parvente, siamo chiaramente inun’altra epoca , ma il nuovo nondeve fare dimenticare il trascorso,non deve comportare il dissolvi-mento di quel che si è ottenutocon tanto impegno,per darci unapersonalità, un’unità spirituale,una identità.

Bisogna maggiormente ricor-darsi di quel che si è fatto per rag-giungere obiettivi determinati.

Non si operò in maniera superfi-ciale, quasi casualmente , ma convolontà integerrima, facendo va-lere le migliori energie spirituali,la forza d’animo, cui occorre farricorso nei momenti nevralgici,per cercare di raggiungere i risul-tati sperati.

Se ripercorriamo il camminoevolutivo dell’ottocento incon-triamo tanti momenti difficili,tante volte si delinearono le scon-fitte, ma si riuscì a riprendersi, aritrovare il coraggio per realizzarecon sempre maggiore sicurezza,fiducia in se stessi.

Tali momenti devono essere ri-visitati, perché si abbia sempre laforza di esprimersi, di tentarestrade nuove, perché la storia diuna nazione deve essere semprecontinuata, rielaborata, al lume diuna pensosità che. Deve emergeredall’esperienza acquisita, dalla in-tuizione di nuovi traguardi, cuidevono essere indirizzati special-mente i giovani, che con forzadevono rivivere la storia perproiettarsi verso il futuro.

E’ così che l’uomo prosegue lasua esistenza, la ricostruisce, larende sempre più ammirevole ,più sostanziata da fatti, avveni-menti, che riscuotino l’ammira-zione, l’applauso degli altri.

Rimembriamo il Risorgimen-to, ma nel tempo stesso dobbia-mo sapere incamminarci versonuovi lidi, perché tale è l’essen-za dell’uomo; deve perennemen-te rintracciare in se stesso ispira-zioni nuove per lanciarsi verso ildomani conservando e rielabo-rando la propriaidentità che devesempre cercare diesprimersi ad altolivello.

4anno XXX - numero 9 settembre 2011

L’opinione

Crescenzo Procaccini

150° dell’Unità d’ItaliaIspirarsi al passato per guardare al futuro

MOLISANNIO Maxi provincia o seconda regione?L a questione è stata affrontata ripetutevolte,nel corso dell’ultimo cinquantenniosenza risultato,ma da un po’ di tempo si è

tornati a parlarne con insistenza e volontà dirisolvere il problema.

Io ricordo molto bene quello che in passatone scrissero uomini illustri beneventani,trasfe-riti anche altrove,qualche casertano e l’impa-reggiabile avvocato De Ciampis,che conestrema chiarezza prospettò l’ipotesi della se-conda regione,formata dalle aree internedell’attuale Campania,indicandone anche i li-miti. Il fatto è che,comunque la si giri,la que-stione è di difficile soluzione, per il fatto che ibeneventani guardano al Molise, come fa ildirettore del periodico “Benevento”,GeppinoPresta e vorrebbero costituire la regione Moli-sannio. In realtà le aree comuni fra il beneven-tano e l’isernino in particolare sono molte.Perme che sono morconese,cittadine come Boja-no e Sepino sono a portata di mano, ma nonso fino a che punto potrebbe essere un’opera-zione così fatta e a vantaggio di chi. Specieora che il Molise è costituito regione,non cre-do che possa avere l’interesse,che aveva inanni lontani,ad integrarsi con Benevento perguadagnare importanza e peso. E non credoneppure che Benevento,città storica di lungocorso, potrebbe trarre vantaggio dall’imparen-tamento con l’area molisana.

Di fatto,a mio modo di vedere, le soluzionidovrebbero essere per lo meno tre: Napoli e lesue dipendenze,cioè la Campania bizantina;gran parte del salernitano,che guarda alla re-gione Cilento e tende ad espandersi verso laLucania; Benevento proiettata verso il Moliseper il recupero di una parte del Sannio antico.

E poi c’è una quarta ipotesi,sostenuta conforza dal presidente della provincia di Saler-no, che propone l’istituzione della regioneprincipato, prendendo spunto dalla via dei dueprincipati che collega il Sannio con il salerni-tano.

Questa ultima ipotesi sembra gradita ancheall’ex onorevole Zarro mentre laprecedente,oggi è ben vista dall’onorevoleMastella. Le ragioni che impongono una revi-sione delle terre e dei comuni che attualmenteformano la regione Campania, sono molte ed

ugualmente valide, ma alla base c’è e rimaneil fatto che lo squilibrio territoriale, demogra-fico,di cultura e di costume fra le attuali com-ponenti della regione è forte.Tanto è vero chela regione Campania, nonostante che tra i suoifondatori abbia avuto uomini della statura diRoberto Costanzo,è rimasta la Cenerentoladella regione con tre consiglieri in tutto.

Non si può, affrontando questa questione,ignorare la posizione di Roberto Costanzo,espressa in numerose occasioni e sintetizzatain un libro che si intitola: “La Campania nonfinisce a Capodichino”. È fin troppo evidenteintendere quello che il parlamentare sannitasottintende. Costanzo è intervenuto tante altrevolte: in uno scritto che si intitola “Campaniasì, Campania no”,e soprattutto nel volume“Campania prospettive”. Io conservo questitesti ed anche altri scritti che l’Onorevole Co-stanzo mi faceva inviare, ma non ho mai pen-sato di parlare con lui di questo argomento aviva voce,così come non ho pensato mai di

parlarne all’onorevole Gerardo Bianco, checertamente in proposito ha delle idee precise.So che l’onorevole Fiorentino Sullo,defunto erimpianto, propendeva per l’accorpamentodelle comunità della Campania interna. DeMita credo che pensasse non di dividere ma dimettere tutta la Campania sotto il suo scettro.

Tanti altri hanno scritto e tra questi anche ilpiù modesto sottoscritto,che è intervenuto ri-petutamente sui giornali salernitani sull’argo-mento tanto da meritarsi l’immeritato titolo distorico della questione. Ma non vale la penariportare l’opinione di tutti, soprattutto diquelli che si chiamano “pescetielli di cannuc-cia”,che, a sentire loro,farebbero tremare ilmondo ma,in realtà fanno tremare soltanto sestessi.

Per me ogni soluzione potrebbe andar be-ne,a patto che porti ad un riequilibrio territo-riale, politico e demografico della realtà cam-pana.

CLAUDIO DI MELLA

La discussione

Pontelandolfo, 14 agosto

In un assolato pomeriggioferragostano, Giuliano Ama-to, presidente del Comitato

dei Garanti per le celebrazioni del150° dell’Unità d’Italia ed in rap-presentanza del Presidente dellaRepubblica Giorgio Napolitano,ha pronunciato le fatidiche paroleattese da molti. “Vi chiedo scusa,a nome della Repubblica Italiana,per l’eccidio di Pontelandolfo”.

Un applauso lungo, riconoscen-te, caloroso e convinto ha salutatola conclusione di un articolato estraordinario discorso e l’evoca-zione del Presidente della Repub-blica. Il ricordo dei tragici avve-nimenti del 14 agosto 1861, il ri-conoscimento che si trattò di unerrore gravissimo che coinvolsecittadini innocenti e contraddi-stinse l’approccio deficitario ecolpevole ai problemi gravi ecomplessi di una nazione final-mente unita ma con profonde di-versità al suo interno, lungidall’essere disconoscimento deimeriti del Risorgimento, della suapositività per una nuova storiadell’Italia, fino ad allora neglettae divisa, contribuisce a fare chia-rezza, a farci riappropriare dellanostra storia, a sanare ferite anco-ra sanguinanti.

L’idea che il Risorgimento siastato una guerra di annessione enon un movimento di rinascitaper l’unità nazionale non può es-sere accettata supinamente. I di-scorsi sul Risorgimento e, parti-colarmente quelli sul Brigantag-gio, non possono essere fatti solosotto spinte emotive o per motivisuggeriti dalla contingenza politi-ca, ma abbisognano di approfon-dimenti e di studi che prendano lemosse anche dai documenti con-servati nei nostri archivi con spi-rito critico e scevro da nostalgiedi sorta.

E’ quello che hanno inteso fareil Sindaco e gli Amici di Ponte-landolfo per far riconoscere il lo-ro Paese, con Casalduni, CittàMartiri, senza mettere mai in di-scussione il valore dell’Unitàconseguita, seppure con qualcheleggero compiacimento neobor-bonico.

Alla manifestazione, con il sin-daco Testa a fare gli onori di casae tanta gente comune, ha parteci-pato il presidente della ProvinciaAniello Cimitile, Autorità civili,religiose e militari e qualche sin-daco dell’area. I sindaci, per ve-rità, si sono salvati per la presen-za del sindaco di Vicenza AchilleVariati, il quale ha preso la parola

per dire che è compito dei sindacirafforzare il sentimento di unità eche la manifestazione pontelan-dolfese va in questa direzione.

Altra presenza significativa èstata quella di Gian Antonio Stel-la, giornalista del Corriere dellaSera, il quale non ha parlato aPontelandolfo, ma a suo tempo,ha scritto sul suo giornale, inquelle interessanti Visioni d’Italiadedicate al 150° dell’Italia Unita,che il silenzio tenuto dalle Auto-rità sui fatti di Pontelandolfo eCasalduni è da intendere come

una rimozione gravissima, inac-cettabile e colpevole e, citandoBernard-Henri Levy a propositodel genocidio degli armeni, haammonito: “si crede che i nega-zionisti esprimano una opinione:no, essi perpetuano il crimine”.

Ora il silenzio è stato rotto, oc-corre che al centro del dibattitoculturale che ne seguirà vengaposta attenzione alla situazionedella popolazione in quegli anni ele responsabilità dei gruppi diri-genti.

TOMMASO PAULUCCI

A nome della Repubblica ItalianaGiuliano Amato chiede scusa per le vittime di Pontelandolfo e Casalduni

Il territorio abitato dai Sanniti prima della romanizzazione si estendeva tra l’Adriatico e il Tirreno e in-cludeva oltre al beneventano, l’Irpinia, l’attuale Molise e parte della provincia di Salerno fino ai limitidel Cilento. La Regio IV (Samnium), nell’ordinamento territoriale disposto nell’anno 7 d.C. da CesareOttaviano Augusto, primo inperatore di Roma, comprendeva solo parte del Sannio storico, ma inclu-deva buona parte dell’attuale Abruzzo, oltre ad alcuni territori laziali.

Quest’anno la Fiera di Morco-ne ha visto ben 320 espositoridistribuiti su 40.000 mq.

L’evento, che si propone dipresentare “tutte le novità nazio-nali in agricoltura, industria, edili-zia, riscaldamento, artigianato,arredamento, gastronomia”, èuno dei quattro appuntamentiannuali del Centro Fiere, fioreall’occhiello delle iniziative mor-conesi. Le altre manifestazioni,nel corso dell’anno, sono: a giu-gno Passion Motors, prima Mo-stra scambio del Sannio riguar-dante auto e moto d’epoca, ri-cambi, accessori;a novembre, IlNostro Matrimonio, organizzatadalla ditta Erredamenti Petronedi Fragneto Monforte, che mettein mostra attività relative all’orga-nizzazione della cerimonia nu-ziale e non solo; e,agli inizi di di-cembre Aspettando Natale, salo-ne delle produzioni e dei produt-tori agricoli e artigiani del San-nio.

La Fiera di Morcone, le cui ra-dici affondano nella storia: l’anti-chissima Fiera di San Micheleera un evento fondamentale nelciclo rurale, col suo mercato delbestiame e dei prodotti dell’agri-coltura. Negli anni ‘70 del ‘900su questa tradizione si innestòl’attuale manifestazione, allarga-ta a settori quali edilizia, energia,arredo, abbigliamento, alimenta-

zione e sempre più qualificatasia come infrastrutture che comeprodotti esposti.

Le novità di quest’anno, oltreall’ampliamento della fascia ora-ria di apertura, riguardano so-prattutto l’area espositiva: l’areadestinata al settore agricolo èstata pavimentata con un mantoasfalto, oltre ad essere dotata diun impianto di illuminazione sta-bile; i box espositivi sono statirinnovati e pannellati; l’area d’in-gresso per i visitatori è stata ar-redata con l’installazione di unadella più antiche fontane di Mor-cone, che era stata smontata ne-gli anni ‘60 da via Roma (altezzapiazza Manente), dove ora è unapiccola fonte di pietra, chiamatain genere la fontana del Palazzo.

L’opera in pietra oggi ricostrui-ta all’esterno dell’Area Fiera è laantica ‘Fontana del Bucchero’.Fonti d’archivio ci dicono che giànel XVIII secolo essa era fornitada un piccolo acquedotto ali-mentato da una sorgente nelgiardino interno del convento deiDomenicani (poi PP. Redentori-sti). La Fontana del Bucchero,dunque, preesisteva alle fontanedel Pozzo, di San Marco e diSan Bernardino, costruite con ilprimo acquedotto di Morcone -quello dell’Acqua dei Baci - nellaprima metà dell’800. Il nomeBucchero va fatto risalire, conogni probabilità, alla presenzadel commercio di carni (Bucce-riìa, franc. boucher) in una zonaanticamente destinata a merca-to, e alla evidente necessità diacqua per motivi di igiene (l.p).

Fiera di Morcone38^ edizione

continua dalla prima

5anno XXX - numero 9 settembre 2011

VACANZE DI SETTEMBREIrene Mobilia

I MIEI I MIEI RICORDIRICORDI

Mena Di Nunzio

NottidÊestate

Settembre ci sta offrendo una lungacoda di estate che, se da un lato ci fapiacere,dall’altro suscita un certo di-sappunto in quelli che hanno scelto il

mese di luglio, alquanto piovoso, per le va-canze al mare. Bè, non si può avere sempretutto, meglio accontentarsi. E’ proprio quelloche ha fatto la famigliola media,che ha sceltosettembre per il suo svago. Il capofamiglia hapensato che questo è il mese della bassa sta-gione e, dunque, con prezzi più contenuti; poic’è meno gente sulle spiagge perché, quelliche ce l’hanno, sono tornati al lavoro. Gli altrise ne stanno a casa in attesa delle misure go-vernative che metteranno all’opera tutti i…fannulloni loro malgrado.

I quattro, dei quali vogliamo parlare, si al-zano di buon mattino per caricare sull’utilita-ria piuttosto malconcia ( nonostante gli incen-tivi, il padre di famiglia non è riuscito a sosti-tuirla con una nuova) tutte le masserizie ne-

cessarie per il soggiorno al mare. Con ariastanca e rassegnata, la mamma riempie borsee sacchetti con cibarie acquistate al “discount”dove i prezzi solitamente sono alla portata delmoribondo ceto medio. Insacca, quindi, bustedi latte, pacchi di zucchero, salami, formaggidi marche ignote che si spera non acquistinocolorazioni sospette una volta liberati dai loroinvolucri.

Il padre si dedica alla sistemazione del ba-gaglio pesante: ombrellone, secchielli e palet-te per i bimbi, seggioline instabili che ospite-ranno i glutei degli stanchi bagnanti. Nonmanca una pompa per gonfiare il canottino ta-scabile che, dopo la prova, è risultato ancoraintegro e buono per galleggiare almeno a ri-dosso della battigia.. Infine, vengono caricati ibambini ai quali spetta il compito, non troppogradito in verità, di tenere compagnia al cana-rino crudelmente chiuso in gabbia, che la fa-miglia, rispettosa dei diritti degli animali, nonvuole abbandonare in una piazzola di sostasull’autostrada. Teme, infatti, che il volatilecol suo cinguettio possa indurre altri automo-bilisti a scaricare dall’auto il cane o il gatto dicasa a scopo umanitario: consolare l’uccellosolitario.

La carovana si avvia verso la località pre-scelta dove, in seguito ad accurate ricerche suInternet, si è appurato che esistono alberghiche praticano sconti notevoli alle famiglie configli. Dopo qualche ora di marcia, che la pic-cola auto sostiene con faticosa dignità, la lo-calità marina è raggiunta.

Mamma e padre aguzzano la vista per scor-gere l’insegna dell’albergo a quattro S dovehanno intenzione di scendere. I bimbi, provatidalla noia del viaggio, intonano una nenia la-mentosa che debilita perfino il canarino. Lamamma cerca di tranquillizzare prole e uccel-lo, ma i risultati ottenuti sono davvero scarsi.

Finalmente, però, quando gli adulti hannoperso la speranza di trovare l’albergo, eccoloapparire quale miraggio in un deserto pieno ditimori e di dubbi: ce la faremo a pagare? saràpulita la camera? e il bagno sarà all’interno osul balcone? Con un atto di coraggio, comun-que, si scende dall’auto e si inizia a recuperareil bagaglio. Qualche sacchetto dispettoso la-scia cadere al suolo, attraverso una falla pro-dottasi a tradimento, un tegamino per l’uovofritto, che la mamma, saggia ma al momento

parecchio imbarazzata, aveva aggiunto agli al-tri “’mpicci” nell’eventualità di pasti scarsi osgradevoli.

Si entra nell’atrio dell’albergo, che si pre-senta abbastanza decoroso. I quattro avventu-rosi vacanzieri, completi di borse, valigie egabbietta, vengono premurosamente accom-pagnati nella camera a loro riservata. La portasi apre e…sorpresa: invece dei letti, dispostein bell’ordine appaiono quattro sedie sdraioche svelano ai fiduciosi navigatori di Internetil significato delle quattro S: non quattro stel-le, ma quattro sdraio che fungono da letti.

La costernazione che si dipinge sui volti de-gli adulti, non contagia i bimbi. Questi, lieti dipotersi finalmente muovere liberamente, af-ferrano le sedie e ingaggiano una battagliaall’ultimo “pezzùco”.

Nel giro di qualche minuto e dopo poche“seggiate”, delle sdraio rimangono solo pezzisparsi qua e là. I genitori terrorizzati, picchia-no la testa contro il muro perché dovranno pa-gare quelle sedie, di sicuro già sgangherate,ma presentate come arredi originali.

Prima di prendere qualunque decisione, sisiedono sul pavimento, unico sedile disponibi-le, e accendono il televisore, prudentementesistemato su una mensola alta. Le prime im-magini che appaiono sullo schermo sono quel-le di politici che si scambiano insulti e piace-volezze varie.

In tutta fretta, il padre spegne l’apparecchioaffinché i piccoli non apprendano altre paro-lacce da aggiungere a quelle che già conosco-no. Poi accetta con rassegnazione il paninoche la moglie ha preparato con fette di pane acassetta tirate fuori dall’involucro di plastica.Fortuna che l’uomo ha dentatura forte e sanache gli permette di addentare il pane simile aquello descrittogli dai nonni vissuti in tempodi guerra :” tosto com’a ‘na prèta e pesantecom’a ‘no chiummo (piombo)” .

I figli vorrebbero rifiutare quel pasto, ma lafame li convince ad accettarlo, mentre rim-piangono di non aver portato con sé un po’d’acqua della fontana di San Rocco per am-morbidire quelle frese clandestine.

Intanto la mamma, sempre piena di risorse,per rincuorare i depressi familiari, li invita adintonare “Va pensiero, su l’ali dorate…” che,inducendoli a pensare alla grassa Padania, liripagherà delle delusioni subite.

“Ben vieni o chiara notted’estate, sui rugiadosi campi! Etu, lume degli astri aureo, chedondoli scherzoso nello spazio!”

Gottfried KELLERQuiete notturna

Ho sempre pensato chele chiare e limpidenotti d’estate a Mor-cone abbiano un fasci-

no misterioso e seducente. Attra-verso la polvere d’oro del crepu-scolo osservo in lontananza il ni-tido e maestoso profilo dei monti,mentre gli ultimi barbagli di soleinfiammano il cielo formandostrani arabeschi.

L’aria è tersa e lo sguardo rac-chiude tutto l’orizzonte in un ab-braccio. Su ogni cosa si effondeuna luce evanescente.

Uno stormo di uccelli neri at-traversa il cielo per raggiungere ilnido per il meritato riposo not-turno. Scende la sera pian piano ecome una mamma premurosa colsuo bambino, avvolge l’anticoborgo nelle sue tremolanti ombre.

Come un’antica danza inizial’incanto della notte. Il paesaggioappare quasi fiabesco, irreale. Lanatura appare dolce e stupendanella argentea luce lunare, anchese su di essa aleggia un sensomesto di malinconia.

Immersa nella suggestiva quie-te di piazza S.Salvatore mi piacecontemplare il buio ancestrale eil fascino arcano della notte. Amoosservare l’immensità del cielonel quale grappoli di stelle vez-zose e lucenti brillano come dia-manti. Sembrano quas frammentidi un sogno spezzato che vaganonell’infinito rischiarando l’oscu-rità. Per un attimo chiudo gli oc-chi e lesnto danzare sulla miapelle, le sento sfiorare il miocuore e la mia anima.

Mi lascio accarezzare dallaleggera brezza che, come un ba-cio soffuso, intenso e breve, miinebria con i suoi forti rividi.All’improvviso ho la sensazionedi diventare eterea, di entrare afar parte della dimensione impal-

pabile dell’universo, al di là deltempo e dello spazio.

Con aria trasognante osservol’ammaliante luna che, come unadama vissuta, gioca a nascondinotra le possenti rovine del vecchiocastello. Avvolti nella sua lucediafana tacciono gli antichi pen-dii quasi a voler nascondere mi-steriosi segreti.

La notte stende lunghe om-bre silenziose sui boschi addor-mentati popolati da mille creatureche danzano nella magica atmo-sfera. Nelle nari l’odore intensodel fieno appena falciato.Nell’aria il canto interminabiledelle cicale.

Ai piedi del castello solo po-che case così a ridosso l’unadell’altra che la luce lunare sfioraappena le finestre poste più inalto. Fioche luci tra gli stretti vi-coli e calma infinita nel cuore enell’anima.

Laggiù la chiesetta di San Roc-co immersa nel suo solenne si-lenzio. E da lontano, portata dalvento, giunge l’eco delle voci edelle risate della gente intenta alrito del bagno “della fresa” sottol’antica fontana nel giorno dellafesta.

Lungo l’erta salita un vecchiet-to, curvo sotto il peso degli annie dei ricordi di una vita trascorsaa lavorare nei campi, camminalentamente. Ogni tanto si fermaa riprender fiato, quasi a volerritemprare le membra stanche eper un attimo l’amica luna illumi-na i vividi occhi persi nel visoscarno.

Ai bordi della stradina, aggrap-pati alle rocce del castello, arbustidi rovi incendiati dal sole e il fre-sco profumo del finocchietto sel-vatico. Mi lascio avvolgere daiprofumi e dai ricordi dei luoghi ame cari.

Rapita da una dolce melodia,per un attimo mi sento libera elieve tra terra e cielo, tra brividi emagia.

E’ la languida voce della notteche placa gli affanni del cuore eriempie i silenzi dell’anima.

La chiesa rurale di san Rocco, meta di un’antica devozione popola-re in occasione della festività canonica del 16 agosto. A san Roc-co, protettore dalla peste, sono dedicati molti edifici religiosi in tut-ta Italia. Alla chiesa di Morcone era annesso un piccolo cimitero, ilcui ossario è incluso nella parte di edificio semidiroccato .

Ero piccolina, ma ricordochiaramente quando cor-reva l'usanza, tra i nostri

progenitori, di andare " pe' la cer-ca co' la olbe". Erano tempi duriper tutti, quelli del dopoguerra: silavorava la terra con i buoi e conla forza delle braccia, si faceva ilpane in casa, si rattoppavano i ve-stiti e i tipici animali della fattorianon facevano i "pensionati" nellestalle, come accade oggi, ma ve-nivano condotti al pascolo e do-vevano arrangiarsi se volevanoriempire lo stomaco.

Anche gli animali da cortile, al-lora, erano una risorsa importan-te, perché con le loro uova si sop-periva alle piccole spese di casa:il petrolio per alimentare la can-dela, la soda per fare il sapone, lasaponina per lavare la lana, i sac-chi e i teli per l'aia, il sale e lozucchero per insaporire le vivan-de, i fiammiferi per accendere ilfuoco, le sigarette senza filtro, leAlfa, per chi aveva il vizio di fu-mare.

Ma il mondo è stato semprepieno di insidie e quando la volperiusciva ad infilarsi nel pollaio,facendo strage di galline, nella fa-miglia veniva a mancare una con-siderevole entrata.

Per questo motivo, soprattuttonel periodo dell'allattamento,quando la volpe doveva nutrire i

suoi piccoli ed era molto affama-ta, nelle campagne si stava all'er-ta, armati di fucile, per farle "laposta" oppure si tendevano le ta-gliole qua e là sul'aia, intorno alpollaio, cioè nei punti strategici,dove si presumeva che l'animalepotesse passare.

E quando finiva nella trappola,i cacciatori, illudendosi di avercatturato proprio "chella là", lafrustavano e la percuotevano ripe-tutamente per scaricare sulla mal-capitata tutta la rabbia e lo sdegnoper i danni subiti.

Così, dopo averla legata ad unpalo, il capofamiglia, con ariaspavalda se la caricava in spallacome un trofeo e andava di casain casa "pe' la cerca", accompa-gnato da un vicino di casa cheportava con sè un paniere per de-porvi le uova.

Ad ogni passo la povera bestiasi contorceva, guardava nel vuotocon occhi disperati, pensando allasua cucciolata e, quando proprionon ne poteva più, si lasciava an-dare con la lingua penzoloni fra identi, aspettando rassegnata la fi-ne delle sue torture.

Al passaggio di casa in casa,ogni famiglia si compiaceva con idue "cercatori", li intratteneva,offrendo loro uno spuntino e unbicchiere di vino, facendosi rac-contare per filo e per segno

com'era avvenuta la cattura, poi licongedava donando loro uno odue uova per gratitudine.

"La cerca co' la olbe" duravaalcuni giorni, perchè si andavaanche nelle altre contrade e,quando la carogna iniziava ademanare cattivo odore, venivaeviscerata e riempita di paglia co-me un fantoccio.

Alla fine si racimolavano fino aduecento, trecento uova, che i duesi dividevano equamente e poi levendevano al negoziante che pa-gava meglio. Era un incasso ditutto rispetto, che le buone mas-saie gestivano con grande parsi-monia.

Anche oggi sul nostro territoriovagano numerosissime volpi, manon sono malviste come una vol-ta, perchè trovano da mangiare

dappertutto, perfino nei cassonettidell'immondizia prima che venis-sero chiusi a chiave, alla periferiadel centro abitato dove non è in-solito incontrarle durante una pas-seggiata serale. Nelle campagnepoi, le galline vivono i recinti si-curi e...guai a sparare ad una vol-pe: è un animale protetto! Chissàcosa ne penserebbero quelli cheandavano "per la cerca co' la ol-be"...

Purtroppo anche oggi le poverebestiole sono soggette a decima-zione continua, che avviene so-prattutto di notte, quando, nell'at-traversare la strada, restano abba-gliate dai fari delle macchine evengono investite.

Nessuno poi, si cura di rimuo-vere le loro carcasse.

MARIA SOLLA

FRUGANDO TRA I RICORDI

"LA CERCA CO' LA OLBE"

Quale edificio di Morcone ha questa fine decora-zione a ghiande? La risposta al prossimo numero.

Una vena di malinconia,di pena si snoda pertutto il romanzo, perché

le industrie tessili pratesi sonostate messe in crisi dalla tassa-zione eccessiva, l’IRAP edall’arrivo degli stranieri, spe-cialmente i cinesi superficiali nellavoro e furbissimi, che effettua-no una concorrenza sleale,men-tre a Prato si lavorava in manieratecnicamente elevata, con grandeonestà. Edoardo Nesi, l’autore,ha preferito, pertanto,venderel’azienda di famiglia con il con-senso di tutti i familiari e dedi-carsi allo scrivere.

Il romanzo si distingue per unvissuto dolente , nostalgico, per-ché ritorna sempre a domandarsise abbia fatto bene a vendere;l’incertezza si trasforma in incu-bo. All’inizio racconta le sueesperienze di studio; si trasferi-sce in America per apprenderl’inglese. Fa conoscere la sua fa-miglia impegnata nell’industriatessile a Prato. I capannoni furo-no distrutti dai tedeschi. Alvara-do, il padre, ed Alfiero li rico-struirono mediante la produzionedi cappotti venduti specialmentein Germania.

La sua storia esemplifica quel-la della gente di tutta Italia, ossial’impegno ,l’inventiva per allesti-re aziende economicamente pro-duttive. Il cliente tedesco era Die-ter Maschkiwitz; molto sicuro disé, era convinto che i rapporticommerciali con l’imprenditoreitaliano sarebbero migliorati pro-gressivamente. Si ammalò di tu-more al cervello, venne a Prato

con un berretto che copriva lacalvizie procurata dalla chemio-terapia, magro e vecchio; vollepranzare da Tonio, il suo ristoran-te preferito: spaghetti con le ar-selle e bevve vernaccia di SanGemignano. La notizia della mor-te giunse ad esequie avvenute,perché così aveva voluto; le sueceneri certamente furono gettatenel Mare del Nord. Vendutal’azienda, rimase senza lavoro.

Aveva desiderato dedicarsi soloallo scrivere; aveva redatto tre ro-manzi in azienda, sotto l’occhiobenevolo di Alvaro. Incominciòad avvertire nostalgia dell’azien-da, però anche il compiacimentodi avere evitato ai Nesi una peno-sa decadenza. Era in dubbio se sifosse ben comportato, se la deci-sione era stata giusta.

Non era riuscito a scrivere ilromanzo che avrebbe voluto, co-me Fitzgerald che non terminò aLos Angeles il suo “The Love ofthe Las Tycoon” perché si spenseil 21 dicembre 1940. Aveva lettomolto sulla spiaggia di Forte deiMarmi. Ricorda una visita alla“Capannina” con la sua Angelica.Quindici giorni prima di morireScott Fitzgerald scrisse a Zeldache “tutto” era il suo romanzo.

Non era d’accordo con l’econo-mista del “Corriere della sera”Giavazzi che propendeva per laglobalizzazione; mentre lui rite-neva che per le piccole aziendeera più proficua l’indipendenza.Gli scrisse una lettera. Fingeva diascoltare il giornalista del “Cor-riere”, ma sua moglie si era spa-ventata, ce ne volle molto per cal-

marla. Non la inviò. Si era firma-to Edoardo Nesi, imprenditore diPrato. Il periodo florido era tra-scorso; si erano profilate diffi-coltà notevoli,che avevano fattoaffiorare lo scoraggiamento. Letasse, come soprattutto l’IRAP,che a Prato si chiamava IRAQ,divenivano sempre più punitive,per cui gli imprenditori finivanoper detestare la loro attività lavo-rativa; molti gli telefonavano perdirgli che aveva fatto bene a chiu-dere l’azienda.

La colpa era della globalizza-zione, che privilegia la produzio-ne precaria e conduce alla chiu-sura delle aziende di Prato cheproducevano i tessuti più belli delmondo.

Continuamente avverte l’esi-genza di compiere osservazioniper approfondire il romanzo;chiaramente il semplice racconta-re non gli sembra sufficiente. Lasua personalità più vera si rivelaquando manifesta le sue incertez-ze del vivere: “Pensi che sia trop-po poco per una vita? Fare il ca-sellante, mettere su famiglia, an-dare a pesca nell’oceano con unfiglio, e magari anche voler benea tua moglie?”. Usa internet perconversare con gli scrittori stra-nieri, come Richard Ford. Teme-va d’intraprendere una nuova atti-vità commerciale, avrebbe “persosoldi a bocca di barile”. Viveva direndita. Aveva nostalgia della dit-ta, il” Lanificio T.O. Nesi e FigliS.p. A.”. Ricorda il capannonesenza numero civico. Rimembrail passato con l’animo angosciato.

Erano subentrati i Cinesi, ma il

loro modo di lavorare era benlontano da quello dei gestori pra-tesi; dappertutto sporcizia, l’ille-galità era ineliminabile; pur sor-geva il dubbio che si scivolassenel razzismo; la polizia non pote-va che sigillare il capannone, equindici Cinesi si sarebbero tro-vati sulla strada. I Cinesi rappre-sentano tutti gl’immigrati nel no-stro paese.

Suggestivo lo sciopero a Piaz-za Mercatale; su uno striscione lascritta “Prato non deve chiudere”,ma la sua tradizione industriale èstata sconvolta dalla modernità;alla stessa maniera altre piccoleaziende in tutta Italia: “Questa èla mia gente”. Il suo destino eraquello di imprenditore tessile; glisembra di aver tradito il messag-gio più profondo della sua fami-glia.

Crescenzo Procaccini

6anno XXX - numero 9 settembre 2011

Il libro

del mese

EDOARDO NESISTORIA DELLA MIA GENTE

La rabbia e l’amore della mia vita da industriale di provinciaBompiani 2010

“Il mondo divenne cristia-no per Maria e solo perMaria. Ecco l’Apostola,

non un’apostola. Lo sarà semprepiù completamente, se piùprofondamente Maria sarà cono-sciuta, imitata invocata come l’Apostola. Ieri, oggi, nei secoli. E’con questa espressione che ho vo-luto rendere notevole importanzaal lavoro attento e scrupoloso cheè stato fatto nelle pagine seguentiche vogliono mettere in luce ilculto di Maria in Morcone e so-prattutto il culto e la devozionedei Morconesi alla Madonna dellaPace”. Queste parole scritte dalparroco don Nicola Gagliardenella presentazione del libro “LaMadonna della Pace in Morcone:storia e devozione”, rappresenta-no la sintesi delle motivazioni perle quali il volume – edizioniScripta Manent - è nato.

Mancava tra le tante pubblica-zioni morconesi una specifica chemettesse in luce le caratteristichedella chiesa, la devozione e le tra-sformazioni del culto per la Ma-donna della Pace; l’occasione percolmare la lacuna è nata in segui-to alla visita che Essa ha fatto aipaesi vicini in occasione del mesemariano.

La pubblicazione spazia su variargomenti iniziando dalle originied attualità di un culto che inizia

nel medioevo quando la statua futrasportata a Morcone ad opera dialcuni abitanti di Cuffiano checostruirono un tratto di mura mu-nito di porta (porta Stampatis) eprovvidero a costruire una chiesaper diffonderne il culto.

Fino agli inizi del ‘700 la Ma-donna fu conosciuta con il nomedi Santa Maria de Stampatis ed ilsuo culto andava sempre piùdiffondendosi; fu in quegli anniche il Cardinale Orsini cambia ilnome della Madonna che diventaMadonna della Pace; incoronataRegina della Pace nel 1948 conuna solenne cerimonia, in occa-sione del cinquantenario – 1998 –la chiesa è riconosciuta come san-tuario mariano locale.

Ampia trattazione è riservataalla storia ed architettura del tem-pio ed il curatore dei testi riescea ripercorrere con dovizia di par-ticolari le trasformazioni subitedall’edificio, originariamente unapiccola cappella con un solo alta-re e la statua della Vergine (aedi-cula) fino al tempio romanico ealla ricostruzione nelle forme at-

tuali risalente agli inizi del 1700.Nel capitolo dedicato alla sta-

tua si legge che il colorito brunoche la Madonna aveva in voltoera dovuto al fumo dei ceri ed al-la polvere e soltanto nel 1947 do-po un intervento di pulitura la sta-tua riprese il suo colore originarioche conserva tuttora.

Non mancano curiosità come gliaspetti della vita canonica e lapuntuale cronaca della cerimoniadi incoronazione del maggio 1948redatta dal parroco dell’epoca donAlfonso de Palma. La pubblicazio-ne si conclude con l’inno e le pre-ghiere alla Madonna della Pace.

La veste tipografica richiama ilvolume sui santi morconesi di re-cente pubblicazione, è uno scrignoche costituisce un’ottima idea re-galo per tutti coloro che amanoMorcone e le sue tradizioni.

Il testo e il relativo lavoro di ri-cerca storico-artistica è stato cu-rato da Lorenzo Piombo, presi-dente dell’Archeoclub di Morco-ne. Significativo il contributo didon Lupo Palladino, il parrocoche nel maggio del 1998 fece re-staurare la statua e festeggiò con

grande solennità il cinquantenariodell’incoronazione.

Al libro, arricchito da belle fotodovute nella maggior parte all’ar-chivio digitalizzato di Nardo Ca-taldi, è allegato un dvd che riper-corre tutte le tappe della peregri-natio del mese di maggio.

Si può ben dire che questo testoè fondamentale per la conoscenzadel nostro territorio; esso costitui-sce una tessera del grande puzzleche l’editore Antonio Longo in-tende costruire sulle tradizioni esulle chiese di Morcone.

Nella postfazione egli conclude:“….il risultato a mio parere è sta-to eccellente, sia sotto il profilostorico – artistico che comunicati-vo. Infatti sono convinto che qua-lunque visitatore dovesse entrareper ammirare il nostro santuario –fosse egli turista, pellegrino o uo-mo di fede – dopo aver consultatoquest’opera, avrà la possibilità diapprezzarlo appieno ed in tutte lesue sfaccettature. Se forestierotornerà a casa convinto di averammirato una piccola opera d’ar-te; se morconese, sarà pervaso dtanta letizia perché avrà la consa-pevolezza che il proprio paesepossiede un tempio da custodirecon cura e da circondare con af-fetto. Lo stesso affetto che la no-stra Madonna adopera quotidiana-mente per porgerci quella paceche spesso, noi comuni mortali,mettiamo da parte”.

Bruno La MarraIl voluime può essere acquista-

to presso la cartolibreria in Viadegli Italici o in Parrocchia.

Bruno La Marra

LA MADONNA DELLA PACE STORIA E DEVOZIONEIl prezioso volume presentato in occasione dell’8 settembre - Foto a cura di Nardo Cataldi, ricerca storica di Lorenzo Piombo, testi di don Nicola Gagliarde e Antonio Longo

PREMIO STREGA2011

ÊA MADONNA DÊ ÊA PACE

DÊ Êa fenestellaÊe chesta casa miaquanno sÊè fatta serae vene Êa nottese vede Êo campanaroallummato.EÊ chillo dÊ Êo SantuariodÊ Êa Madonna,che „della Pace‰lÊhanno annommenato.

Madonna mia...!Je, quanno stongo ccà,nun veco lÊorae te veniÊ a truvaÊ !

Saglienno cheste scaleje vengo addu te...cu Êo desiderio e Êa gioiaÊe te vedeÊ!PoÊ, quanno dintÊ Êa cchiesiasoÊ arrivato,stongo affannato... emÊaggio già assettato...che fede, e quanta paceje provo in Te!SoÊ cuntento e stanco,e prego a Te!

Felice Fontanella

Sopra: il campanile della Madonna della Pace, frutto di successive sopraele-vazioni del pronao del tempio romanico.A sinistra: il volto della statua della Vergine e un dettaglio dell’affresconell’intradosso della cupola.

7anno XXX - numero 9 settembre 2011

CALCIO MORCONE

ADT TENNIS CLUB MORCONEArnaldo Procaccini

AGENZIA FUNEBREFRANCESCO RINALDI s.r.l.

Via degli Italici, 62 - Morcone

Tel. 0824.957328 - Cell. 349.8332616

Falsa partenzaL’

attesa è finita, dopo dueturni successivi di “Moli-se Cup”, f inalmenteprende il via la nuova

avventura. Nel campionato regio-nale di “seconda categoria”, giro-ne “B” Molise, domenica 18 set-tembre al S.Erasmo l’A.S. Mur-gantia è opposta alla formazionedi Torella del Sannio.

Gioia, entusiasmo per il nuovopercorso, non senza ambizioni,tanta l’emozione: la migliore pro-secuzione richiede la partenza colpiede giusto, l’intento pertanto èprevalere, incamerare l’intera po-sta in palio. Nei fatti così non è, al-la partenza favorevole. a velespiegate nella prima frazione digioco, segue una ripresa deluden-te( il direttore di gara ci mette delsuo), ed alla fine è sconfitta ben-ché col minimo punteggio di 3-4.

Nella gara iniziale del torneo,tra le mura amiche, l’A.S. Murgan-tia entra in campo con FrancescoViglione tra i pali; Domenico Savi-no, Andrea Altrui, Igor Giusti ePellegrino Longo, reparto arretra-to; Carmine Perugini, AlessandroGagliardi, Nicolino Narciso e Mi-chele Scasserra, centrocampisti;Francesco Cipolletti e MicheleMastrantone, punte. A disposizio-ne, Davide Mastrogiacomo, Wal-ter Albini, Pasquale De Michele,Antonio Di Muccio, FrancescoDenza, e Vittorio Paolucci. In pan-china, il tecnico Clementino Cioc-cia.

L’U.S. Torella del Sannio schie-ra: Mario Izzi, tra i pali; Simone DeSantis, Felice Fraraccio, MicheleCiamarra e Domenico Ciamarra,linea difensiva; Mauro Di Placido,Giovanni Greco, Vincenzo D’Ales-sandro e Michelangelo D’Alessan-dro, centrocampisti; Leandro Gi-relli e Antonio De Santis, punte. Adisposizione, Carlo D’Alessandro,Enrico Di Placiso, Mattia Izzi, Feli-ce Ciccarelli, Massimo Mauro, Mi-no Gabriele e Marco Colantuono.In panchina, mister Fabio Curcio.La gara è scorrevole, inizia nel mi-gliore dei modi per la squadra dicasa, subito all’offensiva in areaavversaria. Tiri iniziali d’assaggiodi Michele Scasserra e MicheleMastrantone, mentre AlessandroGagliardi sulla fascia destra delcampo ha davanti a sé ampie pra-

terie per insidiare la porta avver-saria, benché non sempre votatoalla conclusione. l’A.S. Murgantiaha in mano le redini del gioco,spazia a proprio piacimento, difronte ad un avversario irretito, in-capace di opporre adeguata resi-stenza. Già all’11°, il risultato èsbloccato, a mettere a segno conbolide da fuori area, è capitan Mi-chele Scasserra, nulla da fare peril valido Mario Izzi tra i pali. Si ri-prende a giocare, è sempre l’A.S.Murgantia a condurre in campo ladanza, spettatore inoperoso Fran-cesco Viglione tra i pali.

Al 19°, ulteriore vantaggio perl’A.S. Murgantia, a mettere a se-gno questa volta è Michele Ma-strantone, con morbido tocco dabreve distanza. Entusiasmo in tri-buna tra i sostenitori locali, sipreannuncia una scorpacciata digol, silenzio tra gli spettatori al se-guito della squadra ospite.

Tira la testa fuori dal saccol’U.S. Torella del Sannio, al 32°,con astuto pallonetto da distanzaravvicinata, Michelangelo D’Ales-sandro beffa Francesco Viglionein uscita, accorcia le distanze perla propria squadra. Riprende amacinare bel gioco l’A.S. Murgan-tia, al 41° Francesco Cipolletti sul-la fascia sinistra del campo, pallaal piede, supera in rapido dribblingl’estremo difensore ospite in usci-ta disperata e mette nel sacco, è3-1.

Impossibile pensare, ad inver-sione di tendenza dell’andamentodell’incontro. Altra azione favore-vole per la squadra di casa, que-sta volta Francesco Cipolletti inrapida progressione in area avver-saria, viene letteralmente travoltodal portiere ospite fuori dai pali, ildirettore di gara lascia proseguireil gioco. Esce Pellegrino Longoper infortunio, gli subentra DavideMastrogiacomo. Trascorrono gliulteriori spiccioli senza altre mar-cature, si va al riposo sul 3-1, sod-disfazione tra dirigenti, calciatori etecnico in panchina.

Gara diversa nella ripresa,l’A.S. Murgantia cede spazi vitalisul terreno di gioco, arretra il pro-prio baricentro, smarrisce la verveiniziale, di contro, emerge in faseoffensiva la formazione ospite.

Al 49° Vincenzo D’Alessandro

con tiro dai sedici metri, scuote ilpalo alla destra di Francesco Vi-glione tra i pali, prime avvisaglienegative. La difesa locale perdesicurezza, al 52° Leandro Girelliad un passo dalla porta, batte acolpo sicuro, a portiere battuto,evita la marcatura Carmine Peru-gini, con rinvio provvidenziale dal-la linea bianca. Ancora l’U.S. To-rella alla ricerca del gol, sale incattedra Giovanni Greco, validapunta ospite. Sue le marcatureper la formazione del tecnico Fa-bio Curcio al 62° ed al 74°, con tiridi ottima fattura da fuori area. E’3-3 e l’andamento in campo delgioco non cambia, sono sempregli ospiti a rendersi maggiormentepericolosi. A Francesco Cipollettie Alessandro Gagliardi, subentra-no rispettivamente Pasquale DeMichele e Walter Albini. All’81°,colpo di grazia per l’A.S. Murgan-tia, porta a quattro i gol per la pro-pria squadra il subentrato MauroColantuono, con lungo pallonettosul portiere in uscita. La squadralocale è in ginocchio, manca dienergie per poter reagire. Al 44°,azione favorevole per l’A.S. Mur-gantia: Michele Scasserra palla alpiede in area avversaria, vieneplatealmente messo a terra, inter-rotto nell’azione, è calcio di rigore.Il direttore di gara è incredibilmen-te di parere diverso, lascia prose-guire il gioco. Il fischio di chiusuradell’incontro a doppio volto, trovail risultato inchiodato sul 3-4 pergli ospiti.

Sabato 24 settembre, trasfertain casa del Ferrazzano Calcio, vo-lendo risalire in fretta la corrente,rimboccarsi le maniche, entrare incampo con maggiore convinzionenelle proprie possibilità e tanta vo-glia di riscatto.

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Ilpresidente Girolamo Iaco-belli, a nome personale edel consiglio direttivo dell’A.

T. D. Tennis Club Morcone, espri-me piena soddisfazione per la vit-toria della squadra del T.C. Mor-cone “A” alla fase provinciale dellaserie D3.

E’ un risultato storico – dice ilpresidente Iacobelli - per il circoloe per il paese intero questo otte-nuto dai ragazzi, che si aggiungealle soddisfazioni che questo ma-gnifico sport ci sta regalando que-st’anno.

Gli atleti, capitanati dal MaestroLepore Pasquale, che hanno rea-lizzato questa impresa sono: Boc-chini Marco, Zullo Ivan , ScoccaAntonello , Maracci Domenico ,Tanzillo Alessandro e SantucciLorenzo,

Ci tengo a ricordare – continuaIacobelli – che nello scorso annoaccademico abbiamo registratouna ottantina di iscritti ai nostricorsi di tennis, e voglio ricordare isuccessi organizzativi del 1° tor-neo giovanile “Head” e del 3° tor-neo “Città di Morcone” che ha re-gistrato numeri record negli iscrittie fatto vedere un ottimo tennis.

Il presidente Iacobelli , oltre a

ringraziare tutta l’Amministrazio-ne Comunale, vuole ringraziare inparticolare il Sindaco CostantinoFortunato, il Vice Sindaco EsterD’Afflitto e il delegato allo sportFerdinando Pisco che da semprehanno sostenuto in prima personala Nostra Associazione.

Ora – conclude Iacobelli – guar-

diamo alla imminente fase regio-nale della D3 2011, dove nei sedi-cesimi di finale saremmo impe-gnati in casa domenica 2 ottobre2011 alle ore 9,00 contro i caser-tani del T.C. Ercole, sperando chei ragazzi ci regalino la qualificazio-ne alla serie D2 2012 e magarianche il titolo regionale.

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20112011 30 annial servizio dei lettori

ricorda di rinnovare

la tua adesione

Il Tennis Club Morcone vinceil Campionato Provinciale D3

La squadra del TC Morcone che ha vinto la finale della D3 provinciale oltreal Vice Sindaco di Morcone Ester D'Affillto, Marco Bocchini, il Presidente Ia-cobelli, Domenico Maracci, il caitano Lepore , Ivan Zullo e Antonello Scocca

8anno XXX - numero 9 settembre 2011

G I O C H Idi Franca Savino

Soluzione del cruciverba del numero precedente

CRUCIVERBA

CI PERVIENE DALL’ANAGRAFEluglio - agosto 2011

MATRIMONI (9)19 luglio, Sassinoro: Federico POLZELLA e Carmen SOLLA23 luglio, Morcone: Angelo PONTE e Iolanda PARCESEPE2 agosto, Bojano: Angelo DI MUCCIO e Rita ROSA 4 agosto, Morcone: Silvano MANCINI e Marta PISANO 6 agosto, Morcone: Domenico BETTINI e Giuseppina PALLADINO 9 agosto, Morcone: Donato Pietro MARE e Alessandra DI BRINO 12 agosto, Morcone: Marco PIZZELLA e Romina MENNILLO23 agosto, Sassinoro: Pasqualino DI MELLA e Rosetta GALASSO27 agosto, Morcone: Paolo DE LEONARDIS e Carla LOMBARDIAgli sposi felicitazioni da La CittadellaNASCITE (8)8 luglio, Benevento: Marida MOBILIA (Via T.A.Negri)17 luglio, Benevento: Sandra GENOVA DENISLAVOVA (V.le S.Domenico)28 luglio, Campobasso: Valentina VASCELLO (Canepino)3 agosto, Campobasso: Antonio PARLAPIANO (Canepino)8 agosto, Campobasso: Domenico PILLA (Cuffiano)8 agosto, Boscotrecase (Na): Giulia DE SIO (Cuffiano)9 agosto, Campobasso: Gabriel BASILE (Piana)22 agosto, Benevento: Mattia PERUGINI (Piana)Ai neonati e ai genitori auguri da La CittadellaMORTI (12)1 luglio, Morcone: Rosina DI MARIA n. S.Croce del S. 30.7.1926 (Cuffiano)7 luglio, Benevento: Domenico ZANCHELLI ROMANELLO n.Circello 25.2.1927 (Cuffiano)12 luglio, Benevento: Caterina VENDITTI n. Morcone 25.11.1919 (V. S.Onofrio)23 luglio, Morcone: Angelina MARINO n. Morcone 24.12.1924 (Vle dei Sanniti)29 luglio, Benevento: Marianna DI MUCCIO n. Morcone 13.6.1922 (Montagna)30 luglio, Morcone: Luigi PETRILLO n. S.Croce del S. 18.3.1921 (Colle Alto)11 agosto, Morcone: Domenicangela VALLETTA n. Morcone 8.7.1927 (Montagna)10 agosto, Benevento: Giovanni PARLAPIANO n. Morcone 24.10.1942 (Canepino)21 agosto, Benevento: Maria DI FIORE n. Morcone 8.9.1925 (Piana)27 agosto, Morcone: Arcangelo RINALDI n. Morcone 19.2.1933 (Piana)29 agosto, Morcone: Tommaso FONTANA n. Morcone 8.4.1923 (Canepino)30 agosto, Morcone: Gioconda DI FIORE n. Morcone 1.9.1932 (Piana)Ai familiari condoglianze da La Cittadella

giri di parolee numeri

Cristina Mobilia

Aut.Trib. BN n. 108-82 del 15.3.1982

DIRETTORE RESPONSABILEANTONIO BURATTO

DIRETTORE EDITORIALEDARIA LEPORE

COLLABORATORIPATRIZIA BOLLELLA, CLAUDIO DI MELLA,

MENA DI NUNZIO, DON GAETANO KILUMBA, BRUNO LA MARRA, IRENE MOBILIA, TOMMASO PAULUCCI,PINA PILLA,

LORENZO PIOMBO, ARNALDO PROCACCINI,CRESCENZO PROCACCINI, FRANCA SAVINO

AMMINISTRAZIONE BERNARDINO CATALDI (tesoreria,spedizioni)

STEFANO MARINO (distribuzione)

Il lavoro dei direttori, redattori, collaboratori, amministratoriè prestato a titolo completamente volontario e gratuito

STAMPAMORCONIA PRINT SRL - MORCONE (BN)

LA CITTADELLA è in sinergia conwww.morconiani.net

Pubblicazione distribuita prevalentemente ai soci dell’Associazione Culturale“NUOVA MORCONE NOSTRA”

Periodico dell’Associazione

NUOVA MORCONE NOSTRA - LA CITTADELLA

Chiuso in redazione il 26 settembre 2011 ore 24

LUTTI

ORIZZONTALI: 1. Granturco morconese – 9. Imbuto morconese –12. Pareggiato – 14. Adesso – 15. Accompagnano i turisti – 16. Sem-brano morti – 17. Né no, né sì – 18. Dell’Iran antico – 20. Città dellaSierra Leone – 21. Lo sono vicende che si ripetono – 23. Sommità –25. Il nostro vicesindaco – 26. Gabinetto in morconese – 28. Lo è unpopolo orgoglioso – 29. I segmenti delle dita – 31. Il dio Sole egizio –32. Le sue cime sono famose – 33. Un noto cantante – 35. Scendedopo il tramonto – 36. I baci morconesi – 37. Mangiate abbondanti –40. Confessione religiosa – 41. Principio, regola – 42. Nota musicale– 43. Dispari in Isotta – 44. Lo è un gioiello prezioso – 45. Andiamoin spagnolo 47. Ungere in morconese – 48. I bottegai morconesi.VERTICALI: 1. Indignazione morconese – 2. Cittadina del Friuli-Venezia Giulia – 3. Noi in morconese – 4. Parte posteriore – 5. Piùche colpevole – 6. Napoli – 7. Mobilia è di Morcone – 8. Zona fertiledel deserto – 9. Pianta che porta fiori maschili e femminili – 10. Se-polcro – 11. Orzo morconese – 13. Uccello nero col capo cenere – 19.Associazione Nazionale Reduci – 22. Mosca che trasmette la malattiadel sonno – 24. La Gioconda – 26. L’ape morconese – 27. Il grantur-co morconese del due novembre – 28. Cima di frasca morconese –29. Operare, agire – 30. Spesso accompagna la parola – 32. Si usa perprendere i pesci – 34. Lescaut di Puccini – 35. Non malato – 36. Unpo’ di vulnerabilità – 38. Rumore di uno sparo – 39. Fuori in morco-nese – 40. Alla maniera di – 42. Digital Audio Tape – 45. Voto agliestremi – 46. Dispari in orco.

La soluzione al prossimo numero

Inviate all’indirizzo e-mail [email protected] notiziadi eventi lieti o tristiche desiderate condi-videre con i nostri let-tori. Si prega di conte-nere gli scritti in po-che righe, allegandouna foto. La redazionesi riserva di ridurre itesti, se troppo lunghio personali: per co-municare un senti-mento bastano pochesemplici parole.

Il Murgantino

NASCITE

Vendesi a Morcone, loca-lità attigua alla Fondo Valledel Tammaro, terreno pano-ramico di circa 3 ettari, concostruzione in pietra in buo-no stato, adatto per azien-da agricola o altra destina-zione anche abitativa. Perinformazioni telefonare a348 5757753.

Sorpresa di Ferragosto per imorconesi: al la vigi l iadell’Assunta è nato “Il Mur-

gantino”. Quattro pagine a colori,carta patinata, distribuzione gratui-ta. Con i suoi 30 anni sulle spalle,La Cittadella saluta il neonato contenerezza e gioia, come un bimboappena venuto al mondo, pur fra-gile, già così opulento e colorito.Auguri!

Ma auguri anche a noi stessi e atutti i cittadini, perché il giornale èfatto coi soldi dei contribuenti. Sal-vo smentite.

Se il Comune è padre, la madredel giornale è l’assessore alla Cul-tura, Ester D’Afflitto. Ed il foglio èfatto, per così dire, in famiglia:nell’editoriale di presentazione sifa l’elenco di quelli che “hanno ri-sposto all’invito”. Evidentemente,un invito discrezionale, rivolto aglistretti parenti ed amici. Anche lagestazione del bambino è avvenu-ta in perfetta segretezza, salvoche per i pochi eletti.

Ma perché? Era forse una gravi-danza di quelle da tenere lontaneda occhi indiscreti? Avremmo vo-luto essere invitati, magari in unariunione convocata pubblicamente,insieme ad altre associazioni epersone impegnate a vario titolo ininiziative sociali, culturali, di volon-tariato.

Non abbiamo risposto all’invitoperchè, semplicemente, non ci erastato fatto. Grazie della scortesia!

Ma non è questa la sola anoma-lia dell’iniziativa. Anche se, a benpensarci, ai tempi di oggi chi detie-ne il potere è solito ricorrere adambiguità e doppiezze.

Cominciamo dal nome della te-stata: “Il Murgantino” fu indipen-dente. Lo stesso articolo di apertu-ra cita il proclama del giornale,omettendo però intenzionalmenteun piccolo, ma essenziale, detta-glio, che riportiamo sottolineato«Non asserviti a nessun partito, eassolutamente alieni – per indole eper proposito – dallo adoperare lenostre penne per battere la gran-cassa a chicchessia e recitare gia-culatorie da adulatori e lecchini,abbiamo dato origine al Murganti-no perché siamo pur noi del nume-ro di quei tali illusi che pensanoche la stampa – anche in confiniumili e circoscritti – sia un fattoredi progresso di primissimo ordine,ed eserciti una funzione educativa,utile e permanente. È nato così ilgiornale di Morcone; nessun entegli ha dato un soldo; nessun de-putato o prefetto si è permesso dioffrirgli sussidii: vive per l’energia,per l’onestà e per i sacrifizi dei

suoi redattori; etc etc.”. Nel nostro caso, chi potrebbe di-

chiararsi autentico erede del Mur-gantino è proprio il nostro giornale,il quale vive DAVVERO dei sacrificidei suoi redattori e dei suoi soste-nitori. Il nuovo Murgantino, invecedel suo nobile antenato, vive deiSOLDI PUBBLICI. O ci sono altrisconosciuti finanziatori fuori del bi-lancio istituzionale? E’ il caso che icittadini ne siano messi al corrente.

Il Murgantino vorrebbe far cre-dere di essere espressionedell’istituzione comunale. Se cosìfosse, suo primo compito sarebbequello di informare i lettori circa gliatti della pubblica amministrazione(Delibere, determine, informazionidi servizio e quant’altro). Ma cosìnon è. D’altronde, neppure sul sitoufficiale del Comune si trovanoqueste informazion

Il nuovo giornale mostra di vole-re aggregare, dando loro voce,pezzi di società attorno a chi ha inmano il governo locale. Un dise-gno di marca chiaramente politicae DI PARTE. Perché, proprio alsuo nascere, esso ESCLUDE pez-zi importanti della comunità, dellasocietà e della cultura locale. Na-sce quindi nel segno della DIVI-SIONE e non già dell’unità, comesi vorrebbe far credere nel secon-do numero uscito a settembre.

Lo stile de La Cittadella, al con-trario, è sempre stato quellodell’apertura a TUTTI, con lo sco-po di creare quell’amalgama, chescaturisce dalla cultura delle diver-sità, del confronto, del dialogo. Inostri inviti sono sempre stati pub-blici e aperti A TUTTI, soprattuttoa quelli che magari ci dichiaravanoaperta ostilità. C’è chi ha aderito echi no, ma nessuno da parte no-stra è stato mai escluso. In occa-sione della inaugurazione della se-de sociale, nel giugno scorso, ab-biamo rinnovato l’invito a TUTTEle associazioni ed istituzioni delterritorio. Conosciamo bene, d’al-tronde, l’indipendenza e la serietàdi tali associazioni, ciascuna dellequali ha una storia, dignità ed au-tonomia da tutti riconosciuta.

La disputa tra Murgantia e Mu-cre, infine, non ci risulta sia di inte-resse per gli studiosi. Più che an-dare alla ricerca di nobili ascen-denze, cerchiamo invece tutti diguardare al futuro e soprattutto diessere seri, sinceri e trasparenti.

Tutto quanto sopra lo dovevamoper correttezza di informazione ailettori.

In bocca al lupo, fratello Mur-gantino!

La Redazione

RICORDO DELL' AVV. CICCIO D'ANDREA

Un uomo perfetto in cielo è volatoNostro Signore il posto più belloin paradiso gli ha riservato.Su questa terra è stato grandeamico di tutti quanti.Amava passeggiare per la viadei caffè, sotto e sopra senzamai stancarsi. Sempre prontocon il suo sorriso salutavatutti quelli che incontrava.Ora che più non c'è rimaneil buon ricordo per chi l'ha conosciutodi una persona amabile così com'erapuro e sincero il caro avvocatoDon CICCIO D'ANDREA.

Pasqualina De Lillo

La notizia improvvisa della scom-parsa di una conoscenza cara,porta ancor più a far riflettere sullafragilità dell’esistenza umana. Ap-prendo con sgomento della diparti-ta all’età di 74 anni a Quinto Vicen-tino in provincia di Vicenza, ove havoluto avvenisse la tumulazioneper restare vicino alle famiglie deifigli Giancarlo e Cosimo, ivi resi-denti per ragioni di lavoro, della si-gnora Cristina Mobilia, consorte diAdriano Lombardi, valido estremodifensore del “Morcone Calcio” an-ni cinquanta/sessanta. Viene inmente la cordialità, l’affabilità,l ’estrema cortesia (peculiaritàdell’estinta), quando ero solito re-carmi presso il casello ferroviarioin località Piana ove abitava, aprelevare Giancarlo allora adole-scente, per condurlo alla gara dicalcio. Sentite condoglianze, an-che a nome dell’intera redazionede La Cittadella, ad Adriano, Gian-carlo, Cosimo, alle nuore, ai nipoti,ai parenti tutti.

Arnaldo Procaccini

Salvatore è stato un personaggiodel centro antico di Morcone, dovedimorava nei pressi della piazza,soprattutto per la sua attività negliUffici amministrativi legata alla suafunzione di Usciere presso la Pre-tura mandamentale. Era legato daforti rapporti di stima ed affetto contutti gli operatori di giustizia, per lasua disponibilità e per il servizievo-le affaccendarsi nell’interesse diquanti gli si rivolgevano, sicuri ditrovare ognicollaborazione. Alcunianni dopo il pensionamento, neglianni ‘80, ebbe problemi di salute edi solitudine, che lo portarono atrascorrere gli ultimi anni nellastruttura sanitaria Nuovo Capozzi,dove si sentiva a casa sua, circon-dato dalle premurose attenzionidel personale e dall’assidua pre-senza dei parenti. Alla sorella Ma-ria, e a tutti i nipoti, figli di Maria edi Raffaele, a Mena nostra carissi-ma collaboratrice, le affettuosecondoglianze dell’intera redazione.

Salvatore Di Nunzio

Pierino RinaldiNella amena contrada di PianoViole è venuto a mancare PierinoRinaldi, uomo probo, industrioso,infaticabile, molto legato alla fami-glia. Alla moglie, al figlio Pasquale,direttore della Fiera di Morcone eai parenti tutti le affettuose condo-glianze de La Cittadella.