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Il Presepe vivente di Morcone piace molto ai tanti forestieri che ogni anno lo visitano. Da sempre, la bigliet- teria dei grandi gruppi prenotati è il primo avamposto utile per os- servare, percepire e poi attestare atteggiamenti, comportamenti, umori, sensazioni, emozioni, ri- flessioni A tutti piacciono gli ambienti, ma è la Natività che incanta. Que- st’anno erano le rappresentazioni erano meno e poco curate, dimi- nuiti i figuranti. Troppi volontari a fare troppe cose: la qualità ri- schia di venire meno. Si sono registrati più elogi che proteste, il che vuol dire, in pri- mis, che l’aver realizzato la ma- nifestazione in due giorni è stata una scelta saggia, sia pur conse- guenziale al monito dei Carabi- nieri di evitare il sovraffollamen- to nel borgo antico per motivi di pubblica sicurezza. Si é registrata poca ressa all’in- gresso, generalmente costipato al tal punto da causare proteste di vario genere e pure risse. Il flusso e il deflusso sono stati piuttosto regolari. I bagni chimici, invece, rappresentano ancora un proble- ma. Si sporcano subito e non si possono pulire, per cui la gente si riversa in quelli dei bar, provo- cando spesso danni alle strutture. La domanda che ci viene rivol- ta più frequentemente è quella re- lativa a cosa si possa acquistare di tipico e cosa visitare in attesa dell’orario d’ingresso. Quest’an- no abbiamo indicato gli stands dei prodotti tipici - ma per i più erano visitabili solo in uscita e col fred- do e la stanchezza accumulati, la gente difficilmente si sofferma - e la solita la cella di San Pio. Poco, troppo poco. E allora mi viene in mente il progetto mai realizzato della Città del Presepe, con i presepi dei pri- vati e delle chiese aperti al pub- blico, gli stands dei prodotti tipici raggrupati in una sorta di mostra mercato, concerti, mostre, e…tut- ta Morcone ad accogliere i visita- tori. Il Presepe nel presepe è il no- stro fiore all’occhiello, dovremmo innaffiarlo di rinnovata partecipa- zione, perché non muoia. L’esor- tazione è rivolta a tutti. Non basta denominare vivente un presepe animato, perché sia vissuto come tale. Buon 2011 da La Cittadella! Spedizione in A. P. 70% - Tab D - Regime Libero Filiale di Benevento anno XXX - numero 1 - gennaio 2011 Periodico dellÊAssociazione „Nuova Morcone Nostra - La Cittadella‰ fondato nel 1981 Il contributo volontario - in virtuÊ del quale si regge il periodico - va indirizzato a: „LA CITTADELLA‰ - C/C postale n. 10530822 - 82026 Morcone (BN) [email protected] Il presepe vivente Calcio Lievita la classifica del Murgantia p p a a g g i i n n a a 7 7 Flavia Colesanti Significati e valori di una cittadinanza p p a a g g i i n n a a 3 3 SantÊOnofrio Dopo la riapertura impegno per lÊorgano del 1705 p p a a g g i i n n a a 2 2 Famiglie Le 5 generazioni della famiglia di Aurora Solla p p a a g g i i n n a a 8 8 30° anno TrentÊanni di impegno per Morcone NELLÊOCCHIO NELLÊOCCHIO DEL CICLONE DEL CICLONE G li ultimi giorni del 2010 sono stati caldissi- mi per Morcone. Dopo un gran parlare nel- le assemblee pubbliche e in conciliaboli ri- stretti, nella giornata del 27 dicembre la Cassa di Mutualità Morcone (CAMMO ) è stata posta sotto sequestro. La notizia, attesa da molti, si è diffusa nel paese tra la iniziale incredulità e le illazioni più fantasiose. Giova riportare i fatti. Con provvedimento n. 720/09/21 PM. e n.3561/09 GIP, emesso dall’Ufficio del Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Benevento in data 24 dicembre e notificato in data 27, il Giudice ha disposto “ il se- questro preventivo di tutti i beni, mobili e immobili, nonché dei libri e delle scritture contabili e delle azioni sociali della soc. CAMMO con sede in Mor- cone”. A seguito di tale procedura il P.M., con suo prov- vedimento, ha nominato, sempre in data 24 dicem- bre, un amministratore giudiziario/custode nella per- sona del dr. Massimo Zeno, il quale sarà assistito dall’avv. Roberto Prozzo. Dal fascicolo processuale relativo si apprende che i signori Parlapiano Pellegrino, Parcesepe Nicola, Parlapiano Antonio, Fusco Guglielmo, Rinaldi Pa- squale, Meola Antonio, quali membri del CdA e i signori Di Mella Antonella, De Capua Tommaso e Gramazio Antonella, quali mem- bri del Collegio sindacale della CAMMO, sono indagati per i reati previsti e puniti dai se- guenti articoli: 416 c.p. (associa- zione per delinquere); 81 c.p. e 131 D.Lvo 385/93 (abusiva atti- vità bancaria); 2621 c.c. (iscri- zione di false poste nel bilancio 2008); 2626 c.c. (restituzione ai soci dei conferimenti eseguiti in violazione dell’art. 2352 c.c. e dell’art. 11 dello Statuto sociale); 2627 c.c. (manca- to accantonamento al fondo svalutazione crediti del- le perdite per inesigibilità ragionevolmente prevedi- bili e iscrizione in bilancio di utile non effettivamen- te conseguito); 2638 c.c. (omissione di comunica- zioni dovute ed esposizione di fatti non corrispon- denti al vero all’Autorità di Vigilanza). U n’edizione riuscitissima dal punto di vista orga- nizzativo e spettacolare; nel centro storico nei due giorni di presepe sono transitati circa 4.500 visitatori provvisti di biglietto (molti di più se si pensa ai tanti che sono entrati per le vie laterali che danno sul per- corso), quattro rappresentazioni della natività ad altissi- mo livello con oltre diecimila persone presenti nelle due serate (ricordo che per accedere alla Natività non occor- reva pagare alcun ticket). Riporto alcune delle mail più significative che ci sono pervenute, per la prima volta nessuno ha avuto di che la- mentarsi. Buongiorno, la presente per farle i nostri vivi compli- menti per la rappresentazione della Natività a cui abbiamo assistito il giorno 3 gennaio. E’ stata davvero per noi un esperienza unica non solo per la manifestazione ma anche per l'ospitalità ricevuta da parte degli abitanti di Morcone. Arrivederci al prossimo anno. Marilena Improta ed il suo gruppo Egregio professore, sto qui a scriverle di nuovo soltanto per ringraziarla, e con lei tutta la popolazione di Morcone, per la magia che avete saputo regalarci ieri sera. La rap- presentazione è stata a tal punto coinvolgente da farci per- dere la cognizione del tempo. Ci siamo proiettati a duemi- la anni fa (o qualcosa in meno) con una naturalezza scon- volgente. Personalmente non ero mai stato a Morcone e devo dirle che è un paese incantevole (sicuramente tornerò a visitarlo con un po’ di tranquillità e con una temperatura più mite). La lascio perché so che è molto impegnato per la rappre- sentazione di questa sera e le auguro un grosso in bocca al lupo e le rinnovo i complimenti (da estendere a tutto il paese). Grazie di cuore Ing. Francesco Salvati Gentilissimo Signor Bruno Volevo ringraziare per la bellissima iniziativa del "Pre- sepe nel Presepe", ho accompagnato i miei due gruppi e tutti senza eccezione sono rimasti emozionati e in parte anche commossi per l'atmosfera magica di questo evento. In questo senso vorrei augurarle un ottimo 2011 aspettan- do la prossima edizione!! cordialmente Susanna Leoncino – tour operator P.S.: tenterò di interessare anche gruppi dall'estero (Au- stria, Germania, Francia etc.) che ne pensa? Buongiorno, sono Angelo Palladino, Priore della Con- fraternita Pia Unione San Giovanni Battista. Ieri sera è ve- nuto il gruppo con il responsabile Mario Di Rienzo e mi hanno raccontato dell'organizzazione e della manifestazio- ne; mi hanno detto che è stata una cosa eccezionale dal punto di vista organizzativo e molto emozionante tutto il presepe. Sperando di venire a vedere questo straordinario evento il prossimo anno (se Dio vuole), la saluto e la rin- grazio a nome di tutti. Buon anno. Grande soddisfazione per il Comitato organizzatore e soprattutto grande partecipazione di figuranti grazie ai quali il presepe può vantare una così lunga durata. Aver realizzato il presepe in due giornate ha avuto un risultato altamente positivo, tengo a precisare che la decisione fu presa per questioni di sicurezza e di ordine pubblico die- tro insistenza del maresciallo Petrone, responsabile della caserma dei Carabinieri di Morcone. Abbiamo potuto contare sulle solite indispensabili col- laborazioni: Amministrazione Comunale, operai, protezio- ne civile, misericordia, sponsor, volontari, amici di altri paesi che ringrazio a nome della popolazione di Morcone alla quale va il vanto di realizzare uno dei più suggestivi presepi viventi d’Italia. BRUNO LA MARRA PRESEPE NEL PRESEPE Archiviata la XXVIII Edizione L’Associazione “Il Presepe nel Presepe” è nata il 14 marzo 1997, come Comitato senza scopo di lucro. Lo spettacolare evento del presepe vivente di Morcone attira migliaia di perso- ne, soprattutto da Campania, Molise, Lazio, Puglia. Quest’an- no la sacra rappresentazione si è svolta il 3 e il 4 gennaio Sequestrati, e poi disseque- strati dalla Magistratura i beni della CAMMO. Gravi capi dÊaccusa contestati ad amministratori e revisori dei conti della società. continua a pagina 3 Queste pagine, ormai, appar- tengono alla storia di Morcone. Nel bene e nel male, La Cit- tadella mese per mese è voce e specchio della comunità locale. Ne riporta vicende di attualità, confronti, riflessioni, memorie private e pubbliche. Si rivolge fin dall’inizio ai morconesi sparsi in ogni parte del mondo, per rafforzare il legame che li unisce alla terra di origine. Nell’evoluzione dei tempi, tra alti e bassi, nonostante la po- vertà estrema di mezzi, nello spirito di totale, gratuito volon- tariato, questo giornale ha cer- cato di adeguarsi nella forma e nel contenuto alla crescente do- manda di informazione. Sappiamo di aver fatto e fare ogni sforzo per riuscire a tener fede alla missione dei ‘padri fondatori’ di questa impresa. Con umiltà e pervicacia voglia- mo una Morcone sempre mi- gliore, e cerchiamo di dare il nostro contributo. Le parole volano, la carta stampata resta. Già nel presente le annate del giornale costitui- scono preziosa fonte documen- taria. Se siamo specchio del presente, chi verrà dopo di noi potrà giudicare i nostri tempi anche grazie al sacrificio di un gruppo di persone che si rim- boccano le braccia ogni giorno, da 30 anni, al servizio del loro paese. Non ci aspettiamo rin- graziamenti: siamo noi a dire Grazie a voi, lettori e sostenito- ri, per l’aiuto che ci darete. LA CITTADELLA Daria Lepore 2011 2011 30 anni al servizio dei lettori ricorda di rinnovare il tuo sostegno

Periodico dellÊAssociazione „Nuova Morcone Nostra - La

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Page 1: Periodico dellÊAssociazione „Nuova Morcone Nostra - La

IlPresepe vivente diMorcone piace moltoai tanti forestieri cheogni anno lo visitano.Da sempre, la bigliet-

teria dei grandi gruppi prenotati èil primo avamposto utile per os-servare, percepire e poi attestareatteggiamenti, comportamenti,umori, sensazioni, emozioni, ri-flessioni

A tutti piacciono gli ambienti,ma è la Natività che incanta. Que-st’anno erano le rappresentazionierano meno e poco curate, dimi-nuiti i figuranti. Troppi volontaria fare troppe cose: la qualità ri-schia di venire meno.

Si sono registrati più elogi cheproteste, il che vuol dire, in pri-mis, che l’aver realizzato la ma-nifestazione in due giorni è statauna scelta saggia, sia pur conse-guenziale al monito dei Carabi-nieri di evitare il sovraffollamen-to nel borgo antico per motivi dipubblica sicurezza.

Si é registrata poca ressa all’in-gresso, generalmente costipato altal punto da causare proteste divario genere e pure risse. Il flussoe il deflusso sono stati piuttostoregolari. I bagni chimici, invece,rappresentano ancora un proble-ma. Si sporcano subito e non sipossono pulire, per cui la gente siriversa in quelli dei bar, provo-cando spesso danni alle strutture.

La domanda che ci viene rivol-ta più frequentemente è quella re-lativa a cosa si possa acquistare ditipico e cosa visitare in attesadell’orario d’ingresso. Quest’an-no abbiamo indicato gli stands deiprodotti tipici - ma per i più eranovisitabili solo in uscita e col fred-do e la stanchezza accumulati, lagente difficilmente si sofferma - ela solita la cella di San Pio.

Poco, troppo poco. E allora mi viene in mente il

progetto mai realizzato della Cittàdel Presepe, con i presepi dei pri-vati e delle chiese aperti al pub-blico, gli stands dei prodotti tipiciraggrupati in una sorta di mostramercato, concerti, mostre, e…tut-ta Morcone ad accogliere i visita-tori.

Il Presepe nel presepe è il no-stro fiore all’occhiello, dovremmoinnaffiarlo di rinnovata partecipa-zione, perché non muoia. L’esor-tazione è rivolta a tutti.

Non basta denominare viventeun presepe animato, perché siavissuto come tale.

Buon 2011 da La Cittadella!

Spedizione in A. P.70% - Tab D - Regime Libero

Filiale di Benevento

anno XXX - numero 1 - gennaio 2011

Per iodico de l l ÊAssoc iaz ione „Nuova Morcone Nostra - La C i t tade l la‰ fondato ne l 1981

I l c on t r i b u t o v o l on t a r i o - i n v i r t u Ê d e l q ua l e s i r egge i l p e r i od i c o - v a i nd i r i z za t o a : „ LA C I T TADE L LA‰ - C/C po s t a l e n . 10530822 - 82026 Mo r cone ( BN )

[email protected]

Il presepevivente

CalcioL iev i ta la c lass i f i ca

de l Murgant iapp aa gg ii nn aa 77

Flavia ColesantiSign i f i cat i eva lor i d i unac i t tad inanza

pp aa gg ii nn aa 33

SantÊOnofrioDopo la riapertura

impegno perlÊorgano del 1705

pp aa gg ii nn aa 22

FamiglieLe 5 generazioni

della famigliadi Aurora Solla

pp aa gg ii nn aa 88

30°anno

TrentÊannidi impegnoper Morcone

NELLÊOCCHIO NELLÊOCCHIO

DEL CICLONEDEL CICLONEG

li ultimi giorni del 2010 sono stati caldissi-mi per Morcone. Dopo un gran parlare nel-le assemblee pubbliche e in conciliaboli ri-

stretti, nella giornata del 27 dicembre la Cassa diMutualità Morcone (CAMMO ) è stata posta sottosequestro. La notizia, attesa damolti, si è diffusa nel paese tra lainiziale incredulità e le illazionipiù fantasiose. Giova riportare ifatti.

Con provvedimento n.720/09/21 PM. e n.3561/09 GIP,emesso dall’Ufficio del Giudicedelle indagini preliminari delTribunale di Benevento in data24 dicembre e notificato in data27, il Giudice ha disposto “ il se-questro preventivo di tutti i beni, mobili e immobili,nonché dei libri e delle scritture contabili e delleazioni sociali della soc. CAMMO con sede in Mor-cone”.

A seguito di tale procedura il P.M., con suo prov-vedimento, ha nominato, sempre in data 24 dicem-bre, un amministratore giudiziario/custode nella per-sona del dr. Massimo Zeno, il quale sarà assistitodall’avv. Roberto Prozzo.

Dal fascicolo processuale relativo si apprende chei signori Parlapiano Pellegrino, Parcesepe Nicola,Parlapiano Antonio, Fusco Guglielmo, Rinaldi Pa-squale, Meola Antonio, quali membri del CdA e isignori Di Mella Antonella, De Capua Tommaso e

Gramazio Antonella, quali mem-bri del Collegio sindacale dellaCAMMO, sono indagati per ireati previsti e puniti dai se-guenti articoli: 416 c.p. (associa-zione per delinquere); 81 c.p. e131 D.Lvo 385/93 (abusiva atti-vità bancaria); 2621 c.c. (iscri-zione di false poste nel bilancio2008); 2626 c.c. (restituzione aisoci dei conferimenti eseguiti inviolazione dell’art. 2352 c.c. e

dell’art. 11 dello Statuto sociale); 2627 c.c. (manca-to accantonamento al fondo svalutazione crediti del-le perdite per inesigibilità ragionevolmente prevedi-bili e iscrizione in bilancio di utile non effettivamen-te conseguito); 2638 c.c. (omissione di comunica-zioni dovute ed esposizione di fatti non corrispon-denti al vero all’Autorità di Vigilanza).

Un’edizione riuscitissima dal punto di vista orga-nizzativo e spettacolare; nel centro storico neidue giorni di presepe sono transitati circa 4.500

visitatori provvisti di biglietto (molti di più se si pensa aitanti che sono entrati per le vie laterali che danno sul per-corso), quattro rappresentazioni della natività ad altissi-mo livello con oltre diecimila persone presenti nelle dueserate (ricordo che per accedere alla Natività non occor-reva pagare alcun ticket).

Riporto alcune delle mail più significative che ci sonopervenute, per la prima volta nessuno ha avuto di che la-mentarsi.

Buongiorno, la presente per farle i nostri vivi compli-menti per la rappresentazione della Natività a cui abbiamoassistito il giorno 3 gennaio. E’ stata davvero per noi unesperienza unica non solo per la manifestazione ma ancheper l'ospitalità ricevuta da parte degli abitanti di Morcone.

Arrivederci al prossimo anno. Marilena Improta ed il suo gruppo

Egregio professore, sto qui a scriverle di nuovo soltantoper ringraziarla, e con lei tutta la popolazione di Morcone,per la magia che avete saputo regalarci ieri sera. La rap-presentazione è stata a tal punto coinvolgente da farci per-dere la cognizione del tempo. Ci siamo proiettati a duemi-la anni fa (o qualcosa in meno) con una naturalezza scon-volgente.

Personalmente non ero mai stato a Morcone e devo dirleche è un paese incantevole (sicuramente tornerò a visitarlocon un po’ di tranquillità e con una temperatura più mite).La lascio perché so che è molto impegnato per la rappre-sentazione di questa sera e le auguro un grosso in bocca allupo e le rinnovo i complimenti (da estendere a tutto ilpaese). Grazie di cuore

Ing. Francesco Salvati

Gentilissimo Signor BrunoVolevo ringraziare per la bellissima iniziativa del "Pre-

sepe nel Presepe", ho accompagnato i miei due gruppi etutti senza eccezione sono rimasti emozionati e in parteanche commossi per l'atmosfera magica di questo evento.In questo senso vorrei augurarle un ottimo 2011 aspettan-

do la prossima edizione!! cordialmenteSusanna Leoncino – tour operator

P.S.: tenterò di interessare anche gruppi dall'estero (Au-stria, Germania, Francia etc.) che ne pensa?

Buongiorno, sono Angelo Palladino, Priore della Con-fraternita Pia Unione San Giovanni Battista. Ieri sera è ve-nuto il gruppo con il responsabile Mario Di Rienzo e mihanno raccontato dell'organizzazione e della manifestazio-ne; mi hanno detto che è stata una cosa eccezionale dalpunto di vista organizzativo e molto emozionante tutto ilpresepe. Sperando di venire a vedere questo straordinarioevento il prossimo anno (se Dio vuole), la saluto e la rin-grazio a nome di tutti. Buon anno.

Grande soddisfazione per il Comitato organizzatore esoprattutto grande partecipazione di figuranti grazie aiquali il presepe può vantare una così lunga durata. Averrealizzato il presepe in due giornate ha avuto un risultatoaltamente positivo, tengo a precisare che la decisione fupresa per questioni di sicurezza e di ordine pubblico die-tro insistenza del maresciallo Petrone, responsabile dellacaserma dei Carabinieri di Morcone.

Abbiamo potuto contare sulle solite indispensabili col-laborazioni: Amministrazione Comunale, operai, protezio-ne civile, misericordia, sponsor, volontari, amici di altripaesi che ringrazio a nome della popolazione di Morconealla quale va il vanto di realizzare uno dei più suggestivipresepi viventi d’Italia.

BRUNO LA MARRA

PRESEPE NEL PRESEPEArchiviata la XXVIII Edizione

L’Associazione “Il Presepe nel Presepe” è nata il 14 marzo1997, come Comitato senza scopo di lucro. Lo spettacolareevento del presepe vivente di Morcone attira migliaia di perso-ne, soprattutto da Campania, Molise, Lazio, Puglia. Quest’an-no la sacra rappresentazione si è svolta il 3 e il 4 gennaio

Sequestrati, e poi disseque-strati dalla Magistraturai beni della CAMMO.

Gravi capi dÊaccusa contestatiad amministratori e revisori

dei conti della società.

continua a pagina 3

Queste pagine, ormai, appar-tengono alla storia di Morcone.

Nel bene e nel male, La Cit-tadella mese per mese è voce especchio della comunità locale.Ne riporta vicende di attualità,confronti, riflessioni, memorieprivate e pubbliche. Si rivolgefin dall’inizio ai morconesisparsi in ogni parte del mondo,per rafforzare il legame che liunisce alla terra di origine.

Nell’evoluzione dei tempi, traalti e bassi, nonostante la po-vertà estrema di mezzi, nellospirito di totale, gratuito volon-tariato, questo giornale ha cer-cato di adeguarsi nella forma enel contenuto alla crescente do-manda di informazione.

Sappiamo di aver fatto e fareogni sforzo per riuscire a tener

fede alla missione dei ‘padrifondatori’ di questa impresa.Con umiltà e pervicacia voglia-mo una Morcone sempre mi-gliore, e cerchiamo di dare ilnostro contributo.

Le parole volano, la cartastampata resta. Già nel presentele annate del giornale costitui-scono preziosa fonte documen-taria. Se siamo specchio delpresente, chi verrà dopo di noipotrà giudicare i nostri tempianche grazie al sacrificio di ungruppo di persone che si rim-boccano le braccia ogni giorno,da 30 anni, al servizio del loropaese. Non ci aspettiamo rin-graziamenti: siamo noi a direGrazie a voi, lettori e sostenito-ri, per l’aiuto che ci darete.

LA CITTADELLA

Daria Lepore

20112011 30 annial servizio dei lettori

ricorda di rinnovare

il tuo sostegno

Page 2: Periodico dellÊAssociazione „Nuova Morcone Nostra - La

Non servono molte paroleper raccontare la cerimo-nia che, nel pomeriggioel

28 dicembre, ha visto riaperta lapiccola sant’Onofrio tirata a lucidonella vivezza dei suoi colori, congli affreschi settecenteschi riemer-si sotto gli intonaci, e statue, sup-pellettili e arredi sacri ai loro posti.

Un evento importante per la vitareligiosa, per il centro storico, peril paese. Poichè, se sant’Onofrioresta una delle chiese più amatedalla popolazione che abita (o abi-tava) attorno al rione Pianello, inessa si raccoglie l’intera comunità,in quanto fu sede di una dellaConfraternite più numerose e du-rature che hanno animato la vitasociale di Morcone: quella di Ma-ria SS.ma del Carmine, che fu l’ul-

tima Confraternita attiva in paese. Per chi non può visitare i luoghi

di persona, è utile l’ampia carrella-ta di immagini sulla pagina Face-book di Nardo Cataldi, ormai gui-da morale riconosciuta di tutti i fo-tografi di Morcone, pur essendosolo un appassionato, o forse pro-prio perchè appassionato.

Su internet, il visitatore condivi-derà i momenti della Messa cele-brata da don Nicola con padre Eli-seo e padre Rocco cappuccini, labenedizione, i discorsi, l’esibizio-ne canora di Ruggiero Cataldi,che, oltre ad essere sponsor emecenate del restauro, insiemealla famiglia, è stato anche anima-tore musicale, con tanto di coro edoppie tastiere. Tanta, tanta follada restare fuori, la presentazione

del libro-album curato da AntonioLongo (vedi a pag.6), e a seguireun gradito vin brulè e un buffetall’aperto.

Non è però il caso di cullarsi su-gli allori: ci sono ancora da ripren-dere la tela d’altare con il grandebaldacchino dorato e, prima di tut-to, il magnifico organo a canne discula napoletana, del 1705, chepotrebbe essere restaurato e tor-nare a suonare con una cifra di

circa 25mila euro. Allo scopo di raccogliere la

somma, a cura del neo-costituitocomitato ‘Adotta il tuo paese’, èstata lanciata una sottoscrizione: itagliandi, ciascuno dei quali rap-presenta una ‘quota azionaria’simbolica del valore di 25 euro,sono già in distribuzione per ini-ziativa di alcuni volontari.

I lettori sono invitati ad aderire.l.p.

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SUCCEDE A MORCONE... e dintorni

PILLOLE DI CRONACA

anno XXX - numero 1 - gennaio 2011

Investimento pedone - Nellaserata del 26 dicembre, in viadegli Italici, strada di per sé peri-colosa poiché priva di marcia-piede, con punti di scarsa visibi-lità e carreggiata appena suffi-ciente per gli automezzi, un autocondotta da un diciottenne ha in-vestito un uomo di 72 anni, cheha riportato diverse lesioniosteo.articolari. L’ambulanza delservizio 118 di Morcone, subitointervenuta, ha trasportato losfortunato pedone all’OspedaleRummo di Benevento. Nel frat-tempo, le condizioni della vittimadell’incidente sono in ripresa. Laprudenza alla guida non è maitroppa.

Carcere fantasma - Ogni tantosi riparla del carcere di Morcone,costruito negli anni ’80, maiaperto, ristrutturato e arredato etuttora chiuso. Stavolta è la Cor-te dei Conti, che lo ha menziona-to tra i numerosi altri carceri fan-tasma italiani, nel corso di unaindagine svolta tra il 2004 e il2009, il cui testo è stato reso no-to a metà gennaio. Tutto questomentre le carceri scoppiano con68mila detenuti. La Corte, tral’altro, chiede di individuare lestrutture edificate, ma abbando-nate, per poterle eventualmenteutilizzare. Sarà la volta buona?Mah, pare che nessuno ci creda.

Effrazione sacrilega - Con unanota pubblicata su internet (mor-coniani.net) il parroco don Nicolaha reso noto che nella chiesa diSan Rocco, probabilmente neigiorni successivi al presepe vi-vente, sconosciuti avevano rottoil tabernacolo, un piccolo croci-fisso d’altare ed una statuettadella Madonna. Alcune donne,recatesi all’antica chiesetta rura-le il 6 gennaio, per farvi le puli-zie, avevano constatato che laporta era stata aperta e si eranorese conto dei danni. A quantoriferito dal parroco, chiamato su-bito sul luogo, non è stato rubatonulla e le statue antiche di sanRocco e della Madonna di Lour-des erano integre; il tabernacolonon conteneva ostie consacrate.I carabinieri di Morcone sono in-tervenuti a rilevare quanto acca-duto.Il parroco ha avvisato che ilprossimo 11 febbraio a san Roc-co si svolgerà la consueta Cele-brazione della Messa della Ma-donna di Lourdes, con l’Unzionedegli infermi.

Invecchiamento record - Il Di-

stretto sanitario di Morcone-S.Bartolomeo in Galdo è il piùanziano della Provincia, con unindice di invecchiamento pari al25-26%, cioè gli anziani sover-chiano la popolazione giovanedel 25%. Il dato dell’intera pro-vincia è del 20%. Almeno in que-sto, siamo i primi della classe!

Sant’Antuono - Puntuali conSant’Antonio Abate a Sassinoro,auspice la Pro Loco e Slow FoodTammaro Fortore, sono tornati ifuochi, la banda e il maiale. Perl’inizio di carnevale, secondo tra-dizione, un’intera giornata dedi-cata al maiale, dispensa della fa-miglia di una volta. In mattinatacon la scuola elementare, nelpomeriggio con l’aiuto di Riccar-do Valli, Antonio Pietrantonio,Roberto Costanzo, Paolo Ma-stracchio, del nostro socio Giu-seppe Gizzi, del quale è statamolto apprezzata la relaziome, diDomenico Gagliardi, vice Sinda-co e Sebastiano Fiscarelli, presi-dente della Pro Loco, è statavissuta una giornata intensa, tradidattiche operazioni di spacca-tura del maiale, sacrificato perl’occasione, esemplari lavorazio-ni delle sue carni, assaggi e de-gustazioni per verificare i varistadi del procedimento. A sera,sulle note della banda, la cenaconclusiva ha visto il trionfo dellatradizione con un menù in cui lebraciole di carne e di cotica, fatteda mani “ mastre”, il ragù, la“zaonta”, il sanguinaccio sonostati la continuazione della musi-ca con altri strunenti.

Laboratori didattici - !l 17 e 18gennaio, le classi terze degli Isti-tuti Comprensivi di Morcone eColle Sannita sono state impe-gnate in laboratori didattici sul te-ma: “Vivere al tempo dei brigan-ti”. L’iniziativa condotta dalla ri-cercatrice dell’Università di Bari,dr.ssa Elena Musci, voluta dalledirigenti Giovanna Leggieri eMaria Vittoria Barone e inseritanel programma delle iniziativeper il 150° dell’Unità d’Italia, haavuto notevole successo. Il lavo-ro, attraverso l’esame delle fonti,si è posto l’obiettivo di far cono-scere la complessità del fenome-no brigantesco e le diverse posi-zioni degli attori politici e sociali.I l laboratorio si svolgerà nelprossimo mese di aprile anchenegli istituti superiori di Morconee S. Marco dei Cavoti

Riaperta dopo i lavoridi restauro l’ anticachiesa di sant’Onofrio

Non sappiamo chi e perchè abbiafatto sostituire la lapide che cam-peggiava sul muro comunale dipiazza Libertà, di fronte all’Edificioscolastico. La lapide, scoperta il 3 ottobre1998, commemorava l’onorificenzadi Città ricevuta dal Comune di Mor-cone per iniziativa del Sindacodell’epoca Aurelio Bettini. Condivisao meno che fosse quella iniziativa,essa segnò un momento della vitalocale. Ora qualcuno, pur di cancel-lare il nome di quel sindaco, ha can-cellato anche i nomi di un Presiden-te della Repubblica, un Presidentedel Consiglio ed un Prefetto.Autorevoli voci, fuori dall’inquinato epericoloso ambiente dell’agone politi-co, indicano in questa azione un se-gnale di regime. Il gesto è preoccupante, come leazioni vandaliche a danno di benipubblici e le lettere anonime: dalpunto di vista psicologico si tratta diun’azione infantile, che offende edistiga pericolosamente al rancore.Qualcuno dovrebbe, anzi avrebbedovuto spiegare. Dal punto di vistacivile, non è stata una gratuita offesaalle istituzioni e alla comunità? Oltre-tutto la lapide attuale è priva di di-gnità formale ed estetica. Orribile.

LA CITTADELLA

PREOCCUPANTI SEGNALI DI INCIVILTA’ (3)

foto da morconiani.net

Fuochi nella notte

Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio,sconosciuti hanno dato fuoco adalcuni cassonetti per rifiuti, campa-ne per il vetro, e perfino ad un con-tenitore della Caritas destinato allaraccolta di indumenti. Le azioni so-no state compiute in luoghi distan-ti tra loro (da via Roma a contradaMonti), così da indurre a pensare aun’iniziativa organizzata e pensatacon scopo doloso. Il sospetto èche possa trattarsi di segnali di ri-torsione o di minacce da parte digente priva di scrupoli. Preferiamo,purtroppo, sperare che si sia trat-tato solo di una semplici, per quan-to gravissima, bravata. Idiota.

PREOCCUPANTI SEGNALI DI INCIVILTA’ (1,2)Anonimi foglianti

Col passare del tempo, aumenta aMorcone il giro di riproduzione afotocopia di fogli anonimi, pieni diinsinuazioni, accuse infamanti egravissime contro questo o quelpersonaggio pubblico. La diffusio-ne dei comunicati si è intensificata,così da far pensare che vi sia piùdi una centrale di ‘produzione’ -per così dire - di questo tipo di let-teratura perfida. C’è chi sospettache gli anonimi estensori possanoriportare inconfessabili verità. Mase lo fossero, perchè vergognarsie nascondersi? Come si definiscechi si nasconde e non agisce a vi-so aperto? Indecente.

Il29 dicembre, come prean-nunciato, si è svolto l’in-contro invernale degli

“Amici de la Cittadella”. E’ statauna serata interessante, diver-tente e, prima dello spumante edel panettone bene auguranti, ilnostro Lorenzo ha tratto dal suocilindro le letture morconesi.

Sono stati letti brani, sceltisempre dal Nostro, tratti da LaCittadella e da Autori scomparsi.Di padre Tommaso Plensio, èstato letto La canapicoltura aMorcone (Canepino, da cui il no-me della contrada), tratto daMorcone, flash di storia patria. DiFrancesco D’Andrea il Resocon-to del convegno della Comunitàmorconese di Maturin ( Vene-zuela) da La Cittadela del feb-braio 1990. Di Raffaele Di Nun-zio, dal suo Morcone paese mioil godibile pezzo sul cinema. DaLa Nostra Morcone di TommasoLombardi è stato letto uno sfizio-so schizzo del “galoppino model-lo” dedicato al nostro presiden-te, tra risate generali; ha conclu-so la serata la bella poesia dedi-cata ai pagliari di S. Bernardino

di don Ele De Ciampis. All’inizio della serata, natural-

mente, non sono mancati i di-scorsi seri sulle nostre possibiliattività, in particolare su quelleeditoriali e su iniziative da assu-mere in collaborazione con altreassociazioni. Il 2011 sarà il tren-tennale di Morcone Nostra e deLa Cittadella, occorrerà dedicarela massima attenzione all’avveni-mento. Il tema scelto per l’occa-sione è “ Dialogo”, sia comecompito e funzione che asse-gniamo a noi stessi, sia comeluogo e stimolo al confronto trapersone, variamente rappresen-tative della nostra Comunità.

Inizieremo il 25 gennaio ore16,00, nell’Aula Magna del Liceoscientifico con una tavola roton-da tra amministratori, dirigentiscolastici, cittadini sui problemidella scuola nell’Alto Sannio, cheavrà per argomento: Per unascuola del territorio. Continuere-mo, mensilmente, con altri temi eprotagonisti. Vi terremo informatidegli sviluppi. Per ora : Buonecose a tutti per il 2011! Il Presidente Tommaso Paulucci

Assoc iaz ione Nuova Morcone NostraLa Ci t tade l la

Vita assoc iat iva

foto nardo cataldi

foto nardo cataldi

foto nardo cataldi

Page 3: Periodico dellÊAssociazione „Nuova Morcone Nostra - La

Eravamo in tanti, la sera del 30 dicem-bre, nel bel tempio barocco dell’Annun-ziata di Guardia Sanframondi, che qui

è chiamata “chiesa dell’Ave gratia plena”. Ilcentro storico di Guardia era pieno di morco-nesi, e la festa per il conferimento della cittadi-nanza onoraria a Flavia Colesanti è stata dav-vero una festa natalizia, ricca di gioia, serenità,commozione, memoria: un cammeo nella coro-na delle festività di fine anno.

Nel precedente numero de La Cittadellaesponemmo le motivazioni dell’onorificenza.Qui ricordiamo che la dottoressa Colesanti, di-rettrice didattica delle Scuole Elementari aGuardia dal 1965 al 1983, in quella comunitàha svolto una funzione di orientamento cultura-le e sociale tale da esser considerata tra i piùimportanti punti di riferimento della vita pubbli-ca. Al tempo stesso, dirigendo l’azione peda-gogico-formativa dei docenti, a contatto quoti-diano con gli alunni e con le famiglie, ha se-gnato una presenza nel tessuto umano densadi affetti condivisi. Da ciò, il senso di ricono-scenza e il sentimento di reciproca apparte-nenza. Sono tante le testimonianze e i discorsiche hanno avvalorato il significato profondodella cittadinanza onoraria.

Al tavolo d’onore, coordinati dall’assessoreall’Istruzione del Comune di Guardia Sanfra-mondi Carlo Di Lonardo, si sono succeduti ilgiornalista Carlo Labagnara (“Ho subito il fasci-no culturale e politico della direttrice”), OresteSebastianelli, presidente del Comitato promo-tore (“La direttrice Colesanti prese in mano unpopolo bambino e lo rese adulto”), la maestraMaria Procaccini che ha letto una sua poesia,

il sindaco di Morcone Costantino Fortunato, ilsindaco di Guardia Floriano Panza (“Flavia Co-lesanti è riuscita ad unire tutti con il proprio ca-risma”), l’assessore alla Provincia Carlo Falato(che fu alunno della scuola diretta dalla festeg-giata), e la maestra Franca Calandrella, che hariportato una bella testimonianza riferita al suoprimo incarico di insegnamento a GuardiaSanframondi, del quale riportiamo uno stralcio.

Al termine dei discorsi Flavia Colesanti havoluto rivolgere un pensiero gentile a ciascunodegli intervenuti, nel suo inimitabile stile perso-nale all’insegna della finezza, dell’equilibrio,della profondità, denso di acume e saggezza ericco di affetto.

Ricambiato con gratitudine immensa da tutti,nel solco del suo insegnamento di apertura al-la conoscenza e al rispetto di ciascuno.

l.p.

“Il dono che aveva la Direttrice Colesanti erache sapeva ascoltare, cogliere le ansie, i dubbie poi, saggiamente e pacatamente sapeva in-tervenire.A questo proposito voglio ricordare ilmio primo giorno di scuola qui a Guardia. LaDirettrice Colesanti mi affidò una quinta dialunni " focosi", come Lei stessa li definì, e mifece accompagnare in classe dalla bidella. Ioentrai, salutai, ma subito notai visi neri e acci-gliati, silenzio assoluto... Mi avvicinai alla catte-dra timorosa ed immediatamente notai che sul-la sedia era stato messo un fascio di ortiche.Ne chiesi la ragione, l'alunno più grande, sedu-to all'ultimo banco, mi rispose: " Nu vulimo loprofessore nuostro!" Capii che non era il casodi replicare, chiesi alla collega dell'aula vicina

di sostituirmi un momento e, in piena crisi, mirecai dalla Direttrice. Le raccontai tutto e Lei,senza battere ciglio, mi disse:" ti accompa-gno!" Percorremmo il lungo corridoio senzaparlare, io, con un batticuore tremendo, finchénon raggiungemmo la classe. La Direttrice en-trò, si avvicinò alla cattedra e, astutamente, fe-ce finta di volersi sedere. Lo stesso alunno diprima disse: " Direttrì non v'assettate pecchève pognete!! " Lei di rimando amabilmentechiese le ragioni di quello strano fascio di "fiori"e di fronte alle rimostranze degli alunni che ri-volevano il loro vecchio maestro diede loro tut-te le spiegazioni necessarie. Poi fece portaredalla bidella un portafiori e fece mettere le orti-che nel vaso dallo stesso alunno. E dopo averdetto che con la nuova maestra si sarebberosicuramente trovati bene disse: " domani que-ste ortiche saranno rose!" Salutò e andò via.Ed effettivamente il giorno dopo con mia gran-de sorpresa, le ortiche diventarono 18 rose,quanti erano gli alunni della classe. Allora contutti gli alunni decidemmo di recarci dalla Diret-trice e le rose le furono donate dallo stessoalunno che spontaneamente si scusò per l'ac-caduto. E fu così che, con la sua mediazione,da quel giorno in poi le rose accompagnaronoil mio anno scolastico a Guardia.”

Franca Calandrella (testo completo su morconiani.net)

Guardia Sanframondi, la città dove ha svoltola maggior parte della sua attività, dove ha pro-fuso i doni della Sua intelligenza culturale ededucativa, ha conferito alla Direttrice FlaviaColesanti la cittadinanza onoraria.

L’ho ammirata da tempi lontani, quando erauna bambina della scuola elementare. La suacapacità di assimilazione è eccezionale, diesporre con linguaggio chiaro, ben costruitoper studio ed impostazione naturale dell’intel-letto. Così ho notato ogni volta che mi è capita-to di ascoltarla. Lo scrivere in prosa è comel’acqua che scende fluida e chiarissima nel tor-rente montano, tintinnante come una cateninad’oro. La ricordo da quando si effettuavano gi-te scolastiche nei dintorni dei ruderi del castel-lo di Morcone; l’accompagnava qualche voltala sorella più grande, alta, dal tratto gentile co-me tutta la famiglia, che le imprimeva baci sulvolto; la mamma sembrava svanire allo sguar-do. Era evidentemente una bambina particola-re, un gioiello, che suscitava ammirazione, infamiglia come, in seguito, ovunque si è recataper l’espletamento dell’attività professionale.

Si è fatta apprezzare per l’intelligenza vivida,che naturalmente attrae, fa subito comprendereche ci si trova di fronte ad una persona unica,dalla preparazione vasta approfondita, che siestende nei campi più imprevisti, come accadea chi ha inclinazione autentica per lo studio, achi lo reputa nutrimento del vivere.

La cittadinanza onoraria si concede rara-mente, per gratitudine a chi si è fatto ben vole-re, a chi ha mostrato di essere ben disposto afavorire l’evoluzione civile della cittadinanza, achi ha deciso di far dono di sé agli altri. Sonocertamente queste le motivazioni.

Noi morconesi dobbiamo sentirci onorati diavere fra noi una concittadina così illustre.

Crescenzo Procaccini

3anno XXX - numero 1 - gennaio 2011

Significati e valori di una una cittadinanza

continua dalla prima

In più, a carico di ParlapianoPellegrino e Meola Alessandrosi procede anche per i reati pre-visti dagli artt. 110, 61 n. 11 e646 c.p. per appropriazione in-debita aggravata, a causa delmancato perfezionamento delpassaggio delle consegne nellaloro qualità di presidenti ,uscente e subentrante.

Si è appreso, nell’occasione,che in data 8 novembre 2010 laBanca d’Italia, sede di Napoli, aseguito di accertamenti ispettivieffettuati presso la CAMMO nelluglio 2010, aveva segnalato“gravi anomalie gestionali ri-conducibili alla scarsa diligenzacon la quale la società era statagovernata dagli organi in caricasino al giugno del 2010”, che diseguito si riassumono in:

1) scarsa tutela delle ragionidi credito;

2) restituzione irrituale del ca-pitale sottoscritto;

3) uso di forme tecniche nonconsentite dall’ordinamentonell’acquisizione della provvi-sta;

4) mancanza di un sistemacontabile affidabile;

5) perdite non evidenziate; 6) mancanze varie in ordine

alla trasparenza, alle norme anti-riciclaggio, alla inadeguatezza emancanza di controlli da partedel Collegio sindacale.

Dai fatti emerge una situazio-ne gravissima per le implicazio-ni economiche e sociali delle vi-cende oggetto dei provvedimen-ti in esame e per le responsabi-lità che ne derivano.

La CAMMO è una societàcooperativa con finalità mutuali-

stiche. Tali finalità sono dimo-strate da una base sociale moltoampia e dal numero rilevante dipiccoli prestiti accesi.

Dai dati che circolano, nonsono certo stati questi prestiti amettere in ginocchio la coopera-tiva, quanto, piuttosto, gli inopi-nati ed ingenti finanziamenticoncessi ad libitum. Non occor-revano garanzie, affidabilità deidebitori, serietà nei rapporti?

Il 21 gennaio, comunque, ilTribunale di Benevento in sedecollegiale, in seguito all’azionelegale intrapresa degli avv. Giu-seppino Costanzo e Sergio Ran-do, ha disposto il dissequestrodella Cammo e delle quote so-ciali restituendo la struttura allacollettività. Al momento non so-no note le motivazioni.

Ma la vicenda è ancora aperta.Nessuno può pensare di sottrarsialle proprie responsabilità, penal’intristirsi delle relazioni paren-tali ed interpersonali in una si-tuazione già gravemente com-promessa. Anche per rispettodei soci che nella CAMMO han-no fortemente creduto fino adinvestirvi i propri risparmi eche, ora, seguono con preoccu-pazione e con grande rabbia glisviluppi della vicenda.

Allo stato la cautela e la pre-sunzione di innocenza impedi-scono di emettere giudizi suquanto oggetto di indagine, nonci è, tuttavia, impedito di rivol-gere un appello al senso di re-sponsabilità di coloro che, aqualunque titolo coinvolti, devo-no farsi carico di quanto accadu-to onde evitare a tutta la comu-nità giorni molto incerti.

Seguremo le vicende e ne da-remo informazione attraverso ilgiornale.

Tommaso Paulucci

NELLÊOCCHIODEL CICLONE

Associazione Nuova Morcone Nostra LA CITTADELLA

“Dialoghi”Per una scuola del territorio

martedì 25 gennaio 2011ore 16:00

Morcone, Aula Magna I.I.S. Don Peppino Diana

Annachiara Palmieri, Assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia di Bene-ventoGianvito Bello, Assessore ai Trasporti della Provincia di BeneventoRaffaele Caputo, Sindaco di Fragneto MonforteEster DÊAfflitto, vice Sindaco di MorconeCarlo Petriella, Sindaco di CircelloInnocenzo Pugliese, vice Sindaco di Colle SannitaCosimo Testa, Sindaco di PontelandolfoMaria Vittoria Barone, Dirigente IC Colle SannitaMaria Buonaguro, Dirigente IC Fragneto MonforteGiovanna Leggieri, Dirigente IC MorconeElena Mazzarelli, Dirigente IC PontelandolfoLuigi Mottola, Dirigente IIS MorconeFranco Maselli, Presidente del Consiglio dÊIstituto IIS MorconePasqualino Cusano, Presidente del Consiglio dÊIstituto IC Morcone e Sindaco diSassinoro

ConduceFlavia Colesanti

Sono stati invitatiPietro Esposito, Dirigente Ufficio scolastico Regione CampaniaVittorio Masone, Dirigente Ufficio scolastico della Provincia di BeneventoAntonio Campese, Presidente Confartigianato BeneventoAntonio Di Maria, Sindaco di Santa Croce del SannioRaimondo Mazzarelli, Sindaco di CasalduniDocenti, genitori e studenti delle Scuole del territorio

Il26 dicembre 2010, nell’Aulaconsiliare di San Lupo èstato presentato il libro di

Ugo Simeone dal titolo “Achille Ia-cobelli - Il Cavaliere”, edito dal Co-mune. La presentazione è statacurata dall’associazione culturaleIl Borgo delle Donne ed ha vistocome relatori il sindaco Irma DeAngelis, Tommaso Paulucci, pre-sidente di Morcone Nostra, Ros-sella Del Prete dell’Università delSannio e Antonio D’Aloia dell’Uni-versità di Parma, i quali si sonomisurati con la ricostruzione di“uno dei personaggi più famosi econtroversi” delle vicende pre epost unitarie nel Molise e nel San-nio, operata da Ugo Simeone, sto-rico “dilettante”, come ama defi-nirsi con troppa modestia, ma ri-cercatore attento e appassionato.Il suo lungo e faticoso lavoro hariconsegnato ai Sanlupesi un per-sonaggio complesso e discussodella vita di quegli anni.

Rappresentante di una famigliadell’alta borghesia sannitico-moli-sana, Iacobelli fu protagonista deltormentato periodo risorgimentalee post-unitario, fu imprenditore epolitico impegnato in azioni con-crete ma anche pensoso delle

sorti dei più bisognosi. Come im-prenditore non lesinò risorse e in-gegno per la realizzazione di im-portanti opere pubbliche. Comepolitico, fu nominato consiglierenel Consiglio generale di Molisedal 1842 al 1845 e nel 1851 presi-dente di tale consiglio. Nel 1861 fueletto consigliere provinciale dellaProvincia di Benevento, neo costi-tuita. Nel 1849 aveva pubblicatoun “Appello a’ possidenti per van-taggiare la classe povera”; taledocumento, ritrovato dal Simeonein archivio, è significativo di unasensibilità sociale non diffusissimain quel tempo.

Merito indiscutibile del bel volu-me e del suo Autore è quello diaver dato alla controversa figuradel Cavaliere Iacobelli, attraversoun faticoso lavoro di ricerca e distudio negli archivi storici di mez-za Italia, fino a Parma sulle traccedi un figlio di Achille, un rilievo a360 gradi e un giudizio documen-tato sul suo attivismo, sul suopragmatismo non privo di interes-se per le novità, sui meriti e sullecolpe di una persona di cui erastata decretata la damnatio me-moriae troppo sbrigativamente.

t.p.

SAN LUPO Un libro su Achille Iacobelli

Per iniziativa de “ il Quaderno” è statopresentato a Benevento, Teatro Co-munale, il libro di Luigi Grimaldi

“Nessuno salva l’Assessore”, dedicato a Raf-faele Delcogliano, non dimenticato assesso-re regionale al lavoro e a Aldo Iermano, suocollaboratore, morti per un attentato delleBrigate Rosse a Napoli il 27 aprile 1982.

Di quei fatti, dell’inchiesta, dei protagonistibeneventani di quel folle gesto hanno parla-to, con l’autore che è un giornalista beneven-tano dell’Arena di Verona, Antonio Delco-gliano, fratello di Raffaele, Roberto Costan-zo, Antonio Pietrantonio e Fernando Malfatti,al tempo vicequestore di Napoli.

Sono emersi momenti significativi del cli-ma politico di quegli anni, particolari affettuo-si sull’uomo politico e sul padre di famiglia,da tutti benvoluto per la sua disarmantebontà ma anche per il suo impegno utopisti-co di voler riformare il lavoro e la formazioneprofessionale a Napoli.

Anche a Morcone è ancora vivo il ricordodi Raffaele, per il suo impegno sui problemidell’invaso e per la sua umanità.

t.p.

BENEVENTO Libro su Delcogliano

DALLA PROVINCIA

Nella foto

Guardia Sanframondi, chiesa dell’Ave Gratia plena,30 dicembre 2010. Altavolo d’onore, dalla sinistra, l’assessore Di Lonardo, Flavia Colesanti, ilsindaco Floriano Panza, il sindaco Costantino Fortunato.

Nella folta rappresentanza intervenuta da Morcone, erano presenti il consi-gliere provinciale Aurelio Bettini, gli ex sindaci ed amministratori della sa-nità pubblica Tommaso Paulucci e Ruggiero Cataldi, il parroco don NicolaGagliarde, numerosi insegnanti, impiegati dell’amministrazione scolastica,estimatori.

Page 4: Periodico dellÊAssociazione „Nuova Morcone Nostra - La

Ci si lagna dell’estendersi dellapovertà in Italia. Suscita ma-linconia specialmente vedere

il vecchio in stato angoscioso, perché,ormai non può più avere l’energia di

procurarsi una casa in un modo o nell’altro; e tuttoquello che gli serve. E’costretto a tollerare lo statopenoso, che si accentua giorno per giorno. Si ag-giungono gli acciacchi che non mancano mai, malat-tie che si annunciano, la debolezza fisica, che divie-ne irrefrenabile. Gradualmente non ci si può più ser-vire dell’automobile, diviene difficoltoso recarsi dalmeccanico, il rinnovo della patente, che si concedesempre per un minor numero di anni, la revisione,l’acquisto di un’automobile nuova. La prontezza deiriflessi gradualmente viene meno.

Si determina un contesto precario, che rende diffi-cile andare avanti; si pensa alla morte, allo spegni-mento; ma si cerca di non arrendersi, di lottare, difare appello alle ultime energie.

Se si è abituati a dedicarsi allo studio, ci si avvertescoraggiati, per cui non si ha la buona disposizione a

continuare la consuetudine con i libri, che costitui-scono un energetico, sembra che rendano il viverepiù tranquillo, più aperto a prospettive.

Si assiste inermi, al crollo di tutto; per questo lavecchiaia è squallida. Deprime soprattutto il venirmeno della forza d’animo, che è propria dell’essereumano, della spinta ad operare.

Occorrerebbe essere confortati dalla vicinanza diistituzioni valide, invece ci si accorge dell’indiffe-renza, di dover percorrere il tratto finale dell’esi-stenza senza barriere di protezione, sperimentandoprogressivamente la necessità di dovere fare affida-mento soltanto sul se stesso.

Non mi sembra che si viva in una società vera-mente civile.

Gli assessori nel Consiglio comunale, i Consiglie-ri provinciali, i Deputati regionali, nazionali si di-stinguono tra maggioranza e mino-ranza, ma ho l’impressione che tran-ne nel periodo elettorale, non si abbiaa chi rivolgersi, per chiedere la solu-zione dei problemi che si delineano.

4 anno XXX - numero 1 - gennaio 2011

L’opinioneCrescenzo Procaccini

Vecchiaia precarietà e indifferenza

Nell’ultimo decennio lapolitica ha fatto un ul-teriore passo avantinella direzione di au-todefinizione dei pote-

ri, in molti casi tradottasi in autori-duzione dei vincoli e delle respon-sabilità; anche la necessità diinformazione e di trasparenza ècresciuta ed ha raggiunto ormai iltop in quest’ultimo decennio; nonaltrettanto e non di pari passo ècresciuta la richiesta di informa-zione e trasparenza; e neanche ècresciuta, mentre invece dovevaavvenire, la capacità dei cittadinidi indignarsi.

Con questa premessa ritornosull’argomento Fiera di Morconeper provare a capire qualcosa inpiù della sua gestione negli ultimidieci anni.

La prima verifica fatta da Raf-faele Ocone, capogruppo di Mor-cone Democratica, le cui risultan-ze sono riportate nel numero diOttobre, contrariamente a quantosostenuto dagli amministratori an-che con note scritte all’ordine deilavori del Consiglio Comunale, haconsentito, nero su bianco per laprima volta, di definire già al 2004una situazione debitoria, legata acartelle esattoriali, pari 179.118Euro; ma non solo, è probabileche proprio quella verifica abbianecessitato, pure qui nero subianco e per la prima volta, lapubblicazione di un Bilanciodell’Ente, un documento relativoall’esercizio 2009 sottoposto alla“presa d’atto” del Consiglio Comu-nale (non si capisce quale sia sta-ta la vera motivazione, ma si spe-ra che non sia solo un mettere lemani avanti), in cui viene confer-mata la situazione debitoriae…molto altro ancora (chi vuoleapprofondire trova i documenti suwww.morconedemocratica.eu).

Dalla allegata tabella “BilancioComparato 2006-2009” risulta chel’anno 2006 ha chiuso con Perditadi esercizio di 31.201 Euro; l’anno2007 ha chiuso con Utile di eser-cizio di 9.355 Euro; l’anno 2008ha chiuso con Perdita di eserciziodi 34.794 Euro; l’anno 2009 hachiuso con Perdita di esercizio di195.078 Euro.

La conclusione più immediata èche, a prescindere dalla situazio-ne debitoria accumulata negli an-ni, l’esercizio delle attività dell’En-te Fiera, così come è organizzato,chiude il bilancio annuale semprein PERDITA.

E non deve trarre in ingannol’anno 2007 chiuso con 9.385 Eu-ro di utile perché in quell’anno, ri-portata in bilancio sotto la voce Al-tri ricavi e proventi, c’è la sommadi Euro 63.104 che molto probabil-mente è il corrispettivo dell’espro-prio di un terreno dell’Ente Fieraoperato dal Comune di Morcone.

Nel bilancio 2009 poi, a chiusu-ra del capitolo Stato PatrimonialePassivo, la nota in calce al pro-spetto di descrizione dei debiti ri-porta testualmente “Si evidenziache l’importo di Euro 376.032comprende Euro 371.476 di debitierariali e previdenziali, derivantida esercizi precedenti, che l’Entenon ha onorato per mancanza dirisorse finanziarie”.

Poiché, come già evidenziatonella verifica di Ocone, i debiti ver-so l’erario si sono prodotti ed ac-cumulati da fine anni novanta, sipuò legittimamente concludereche da almeno dieci anni la ge-stione dell’Ente fiera ha prodottosempre DEBITI e che i responsa-bili non hanno mai pensato di pa-garli e neanche di eliminarne lecause.

Appunto le cause, non sarebbedifficile individuarle, ma non èquesto l’obiettivo prefisso e nean-che lo si vuole fare in questa se-de, ma ricordando la voce di po-polo secondo cui “la fiera è statasempre una sorta di bancomat pergli amministratori” oppure “alla fie-

ra si è fatto sempre così”, alla cita-ta necessità di trasparente infor-mazione non si può più soprasse-dere. E perciò proviamo a doman-dare:

- I Presidenti della Fiera primadel 2001 ebbero contezza dei de-biti che si accumulavano? E se laebbero, quali rimedi proposero diadottare in risposta all’accensionedi ipoteca da parte dell’erario perdebiti non pagati?

- Il Presidente della Fiera nelperiodo 2002 – 2007, sempre lostesso ininterrottamente, preso at-to della esistenza di debiti ed ipo-teche, ha proposto qualche aggiu-stamento, o come invece sembra,ha continuato nel solco del “tantopaga pantalone”? perché, di fron-te alle ulteriori nuove notifiche didebiti ed ipoteche, non ha trovatodi meglio che concordaresull’esproprio operato dal Comu-ne, tanto si trattava di terreno giàgravato da ipoteca e consentiva difare cassa?

- Il Presidente della Fiera nel2008 come ha potuto mentire spu-doratamente al Consiglio Comu-nale presentando non un Bilancio(forse perché fino ad allora nonera in uso la sua compilazione?)ma una sorta di “nota spesa dellamassaia” con l’indicazione che so-lo in quell’anno e per cause me-teorologiche la Fiera era stata sot-totono e quindi aveva chiuso conuna perdita di esercizio di circa35.000 Euro, ma che già nel2009 tutto era rientrato?

- Il Presidente attuale, alla lucedi quanto successo, perché hapresentato solo a Novembre 2010il Bilancio 2009, dopo che già aSettembre 2010 aveva provvedutoa richiedere lo scioglimento antici-pato e la messa in liquidazionedell’Ente Fiera Alto Tammaro perdiff icoltà f inanziarie? Perchénell’assemblea dei soci dello scor-so Agosto, svoltasi presso lo stu-dio di un notaio di Trentola Du-genta, pur in presenza di soli duesoci (Comune di Morcone e Co-munità Montana Titerno-Alto Tam-maro, entrambi rappresentati daConsiglieri Comunali di Morcone),mentre gli altri tre erano assenti, èstato deciso direttamente lo scio-glimento e la messa in liquidazio-ne dell’Ente Fiera e si è nominatoun commissario liquidatore scono-sciuto ai più (dall’atto notarile ri-sulta solo che è domiciliato a Na-poli), “anziché un soggetto sceltopreferibilmente tra i soci fondato-ri”, come previsto dallo Statutoall’articolo 17?

E’ vero che la creazione delnuovo ente “Associazione Centro-fiere di Morcone” è stata necessi-tata dal pignoramento anche pres-so terzi posto in essere da Equita-lia per i propri crediti?

I Sindaci che si sono succedutiin questi dieci anni erano a cono-scenza della situazione debitoriadell’Ente Fiera?

Perché il Comune di Morconeha effettuato l’esproprio di terrenidi proprietà dell’Ente Fiera, cheerano già gravati da ipoteche perun importo forse maggiore del lorovalore, prescindendo dalla pre-senza delle ipoteche medesime?

Perché l’attuale Sindaco, dopotanti anni da Presidente dell’Ente,rispondendo ad una interrogazio-ne in merito, il 23 Settembre 2010ha liquidato ogni cosa con un la-conico “la documentazione richie-sta non risulta trasmessa dall’EnteFiera e, pertanto, non è nella di-sponibilità di questo ente”?

Il Consigliere Comunale che, inqualità di Presidente, sta gesten-do con il suo nome tutta la com-plessa fase di r idefinizionedell’Ente Fiera, è proprio convintoe consapevole dei rischi e delledifficoltà cui può andare incontro?

Io mi auguro di si e lo auguroanche a lui, con un consiglio: fi-darsi è bene, ma non fidarsi puòessere ancora meglio!

Infine, come parere personalepropongo di effettuare una rifles-sione ed un approfondimento apiù voci su questo problema, coin-volgendo innanzitutto le associa-zioni commerciali, artigianali, indu-striali e turistiche, perché probabil-mente la strada da imboccare ri-mane solo quella della concessio-ne a privati, dopo aver ben defini-to le modalità di uscita dalla situa-zione debitoria attuale.

Tutte queste domande avreipreferito farle al Consiglio Comu-nale se avessi potuto continuare afrequentarlo; in mancanza ringra-zio La Cittadella che mi ha con-cesso ospitalità.

E voglio augurarmi che almenoa Morcone il vero peccato sia dichi lo ha commesso e non di chi loracconta, perché diversamente cidovremo convincere che anche aMorcone gli affari, quelli veri, pre-feriscono il silenzio.

PEPPINO GIZZI

CHIAREZZA SUI DEBITI DELLÊENTE FIERAR i c e v i a m o e p u b b l i c h i a m o

La storia dell’Italia, sotto il profilo lingui-stico, è storia di dialetti che non sonosoltanto quelli regionali, individuati già

da Dante Alighieri, nel De vulgari eloquentia,che è un testo fondamentale, che ha abbrac-ciato in anticipo quasi tutti i problemi inerentialla lingua parlata dagli italiani del Trecento.L’opera di Dante certamente fu un opera meri-toria, dopo di lui intervennero altri teorici dispessore, fino al Manzoni, che espresse tutt’al-tra realtà, anche perché si mosse in un conte-sto politico – culturale assolutamente diverso.

La questione della lingua non si è fermata alManzoni, altri se ne sono occupati a fondo finoa Giacomo Devoto, per parlare dei massimistudiosi. Quello che io intendo dire, però, inquesto scritto, è che la rete dei dialetti continuaa godere di buona salute, anche se il Presi-dente della Repubblica, nella sua arringa aReggio Emilia, ha invitato, soprattutto gli espo-nenti della Lega Nord, a non attentare all’unitàed all’integrità della lingua italiana. Un popolo,secondo lui, si riconosce anche dalla linguaunitaria che parla.

Del resto, questo è un concetto risorgimen-tale manzoniano. Allora si trattava di costruireuna lingua nazionale unitaria, che fosse parla-ta e compresa in tutta l’Italia, nazione da pocounificata. Gli altri elementi sui quali insisteva ilManzoni erano le armi e l’altare, cioè l’arma-mento tradizionale e la comune fede religiosa.Ora, di armamenti non si parla più, anche setutti gli Stati continuano ad armarsi, e non siparla più neppure di religione unica, ma di plu-ralismo religioso.

Il secondo aspetto, su cui intendo insistere,

è che sbaglia anche la RAI, quando afferma diavere contribuito alla diffusione della lingua ita-liana ed allo sradicamento dei dialetti. Che ab-bia dato un notevole contributo all’unificazionedella lingua parlata, anche se i raffinati sosten-gono che il suo vocabolario non è quello fio-rentino, ma quello romanesco, è fuori discus-sione, ma che abbia contribuito ad ammazzarei dialetti è proprio falso.

Anche perché i dialetti, profondamente radi-cati nel tessuto linguistico italiano, soprattuttocome strumento di comunicazione, sono moltolongevi e riaffiorano dal “sostrato linguistico dibase”, quando credi di averli eliminati. Seguardiamo con attenzione a talune espressionitipiche, e direi idiomatiche, dei nostri dialetti, cirendiamo conto che spesso ricalcano espres-sioni e modi di dire vivi e presenti nella lingualatina, antica e medievale.

Ci sono fette dell’attuale Italia, in cui si conti-nuano a parlare e a scrivere dialetti di deriva-zione greca, come il grecanico, o l’albanese,sia in Calabria, sia nel Molise, per fare soltantodue esempi importanti.

D’altra parte, ha osservato un giornale auto-revole, per la penna di studiosi della materia,che l’unità d’Italia fu costruita sui dialetti. Non èmancato chi ha ricordato che Garibaldi, conse-gnando il Regno di Napoli a Vittorio EmanueleII, a Teano, si espresse in lingua francese, cheera la lingua parlata dalle persone colte.

È stato anche ricordato che proprio il Catta-neo, l’uomo che sostenne per primo il federali-smo, conosceva e parlava la lingua italianameglio di ogni altro, ma anche lui, pur di nonabbandonare le sue radici dialettali, si trasferì

in una località del nord, dove si parlavano sol-tanto quei dialetti.

I dotti parlavano il dialetto e scrivevano in la-tino o in francese. Con ciò non intendo affer-mare che si debba frantumare quel tanto di lin-gua comune che è stato costruito in centocin-quanta anni, per tornare ai dialetti dell’epoca,che sarebbero intesi soltanto localmente, enon potrebbero certamente assolvere una im-portante funzione comunicativa.

Il mio punto di vista, che non intendo barat-tare con opinioni altrui, è che il dialetto, che,per noi italiani, è stata la vera lingua materna,è uno ed uno solo, appunto quello che abbia-mo imparato a parlare quando siamo venuti almondo e che abbiamo continuato ad usare infamiglia e fra gli amici.

In altre parole, io, morconese di nascita, soparlare soltanto il dialetto morconese, del qua-le conosco tutte le inflessioni. Non provereineppure ad impararne un altro, anche se neho studiati parecchi, ben sapendo che per mesarebbe una realtà estranea.

Quando mi tocca di leggere poesie dialettali,confesso che mi trovo in grande difficoltà, nonper comprenderle, ma per poterle valutare criti-camente. Mi viene spontaneo, e quasi automa-tico, valutare le poesie in lingua italiana, o inlingua francese, o nelle lingue antiche, ma lastessa cosa non accade per le poesie dialetta-li. Se poi il dialetto, che qualche poeta usa,non è neppure un dialetto storico, ma un mododi esprimersi costruito fantasticamente, alloravien meno anche l’autenticità e la credibilitàdel messaggio, che intende trasmettere.

CLAUDIO DI MELLA

DIALETTI E LINGUA NAZIONALE

Molti morconesi, almenoquelli che frequentanole chiese della Parroc-

chia di S. Marco e S. Maria deStampatis, certamente sono a co-noscenza della nota “Sereno2011” che il Parroco ha inviatoagli amministratori di Morcone,non fosse altro perché è stata lettadirettamente in chiesa.

Una lettera piena di riferimentiai valori cui un amministratoredeve ispirarsi, ai doveri fonda-mentali da compiere, al significa-to più nobile dell’essere rappre-sentante eletto, alla necessità per icittadini di scuotersi e scegliere,al momento del voto, le personeche offrono garanzia di onestà;per parte mia ho già provvedutoad una puntuale, rispettosa e do-verosa risposta.

Ma, laddove afferma “Non cisiano partiti di governo e partiti diopposizione. La parola opposizio-ne non dovrebbe esistere in unapolitica leale e sincera, orientataal bene comune”, essa contieneun messaggio di assoluto valorepolitico, sul quale propongo unariflessione ad alta voce.

A me non sembra solo un au-

spicio, bensì una proposta digrande coalizione, di coinvolgi-mento di tutte le componenti so-ciali in un comune impegno diret-to a salvare Morcone ed a farequalcosa per la sua gente. Unabella e nobile idea, che per essererealizzata, però, presuppone l’esi-stenza di un collante, capace ditenere unite quelle componentisociali. E faccio molta fatica adimmaginare una società cosìspaccata in due o in tre, che im-provvisamente si ricompatta in-torno ad un credo comune; nonvedo all’orizzonte alcun segnaledi disponibilità al dialogo ed alconfronto, tanto invocati a parolequanto rifiutati nei gesti e nei fat-ti; non emerge alcuna figura, nelvecchio come nel nuovo establi-shment morconese, a cui potersiaffidare per realizzare un progettosimile.

Ed allora? Allora candidiamo ilParroco! Che al momento sembral’unico disponibile a lanciaremessaggi bipartisan, in possessodi un potenziale ampio consensoe di un sogno: Morcone, un solocampanile, il più alto di tutti.

Certamente mi si risponderà

che non è possibile, che la chiesalo ha sempre osteggiato come nelcaso di Gianni Baget Bozzo, ami-co e sostenitore di Craxi, sospesoa divinis per il suo impegno poli-tico.

E’ vero che anche Papa Bene-detto lo ha ribadito e che, in occa-sione delle prossime elezioni am-ministrative di Bologna, il Cardi-nale Caffara, nella sua lettera almondo cattolico della città, scrive“Noi sacerdoti dobbiamo rimane-re fuori dal dibattito a dall’impe-gno politico, astenendoci assolu-tamente dall’appoggiare qualsiasipartito, schieramento politico ocandidato sindaco”.

E’ tutto vero, perché il dirittocanonico vieta al sacerdote di farepolitica, salvo a rilasciare unESPLICITO PERMESSO.

Noi Morconesi potremmo al-meno provarci a richiederlo comecomunità, anche perché di riscon-tri in tal senso ce ne sono stati di-versi.

Se poi dovessimo ricevere undiniego, potremo sempre ripiega-re di nuovo sul pensiero del Car-dinale Caffara.

Peppino Gizzi

Candidiamo...il Parroco

Page 5: Periodico dellÊAssociazione „Nuova Morcone Nostra - La

5anno XXX - numero 1 - gennaio 2011

Dal 1982

al servizio dei lettori

Ringrazia imprese edesercizi commerciali

che consentono l’uscitadel giornale con il lorocontributo volontario

Ilgioco è una passione ( o unvizio, questione di punti divista) largamente diffusa, chetalvolta gratifica con vincite

strepitose chi osa affidarsi alla fortuna,ma talaltra riduce sul lastrico coloroche la dea birichina inganna. Pazienza,sarà per un’altra volta, commentanoquelli che si sono ritrovati con le maniin mano.

Così, giorno dopo giorno, i devotidel caso si accaniscono presso i botte-ghini del lotto, del superenalotto e al-tro, riducendo spesso i gestori in unostato di completa confusione, tant’è chequalche volta o picchiano la testa con-tro il muro o, invece di pigiare i pulsan-ti del computer, digitano i comandi del-la stufa elettrica o del ventilatore, a se-conda delle stagioni.

Quasi tutti, nonostante il rischio cheil gioco comporta, vogliono in ognimodo azzardare una puntata o grattareun tagliandino che promette vincitestraordinarie.

Quale meraviglia, dunque, se ancheLardino e Mincuccio, che mai hannosfidato la sorte se non con una infantilepartita a scopa (divenuta ormai passa-tempo per educande affidate alle curedelle pie maestre delle poche scuole re-ligiose ancora attive) vogliono cattura-re la fortuna che finora, in verità, hadedicato loro solo qualche occasionalesberleffo? Hanno costretto, perciò i ni-poti ad acquistare due biglietti dellalotteria Italia, il cui premio maggiore ècostituito dalla cifra siderale di cinquemilioni di euro.

“Come se còntene, oi Lardì, tutti ssisoldi?” domanda perplesso Mincuccio,che ha avuto la ventura di vedere almassimo qualche banconota da centoeuro. “Mitti ‘no linzòlo ‘ncoppa a roletto, oi Mincù, e ppo, pe non teconfonne, fai tanta montoncelli de carteda cento, da cincocento euro fino aquanno l’a stisi tutti quanti. Però, l’araprima vence ssi soldi, sinnò non ai checontà”. “Già” riflette Mincuccio, chemagari crede che basti possedere il bi-glietto per avere diritto ad una vincita.

Giunge, infine, il giorno della estra-zione dei numeri vincenti.I due amici sipiazzano davanti al televisore findall’alba, trascurando le poche occupa-zioni quotidiane (colazione leggera,seno l’intestino si intasa, passeggiatinasull’aia, se no le articolazioni si “ ‘nte-sechìscene”, scarse abluzioni, se no lapelle si consuma) e, mentre le ore pas-sano lente, fanno progetti riguardo almodo di impiegare i soldi. Dato che so-no di buon cuore, come prima opera-zione scelgono di elargire una piccolasomma ad alcune ONLUS che, a centi-naia, chiedono soldi per donne vecchi ebambini di tutto il mondo. Lardino eMincuccio hanno sempre diffidato del-le associazioni umanitarie perché, es-sendo gente “co ro salo ‘ncapo”, se nonvedono con i propri occhi quale stradaprendono i soldi, difficilmente ne of-frono al buio. Questa volta, però, sonodisposti a fare un’eccezione, tanto piùche i quattrini che doneranno non lihanno guadagnati col sudore della lorofronte, ma con quello della fronte dellaBefana.

Poi è la volta dei familiari, ai qualiviene destinata una piccola somma atesta da spendere in occasione dei saldidi fine stagione presso i negozi di abbi-gliamento o di cose voluttuarie. Spera-no, così, di liberarsi, almeno per un

po’, delle continue lagnanze dei giova-ni di casa, cui fanno eco nuore e figlie,sempre a caccia, lancia in resta, di capifirmati, irrinunciabili strumenti di pre-stigio. “Ma che se n’ava fa ‘e na firma‘ncoppa a ri cauzuni de ‘no ciuccio canon conoscene? È’ meglio ca ce la met-temo nù ‘na firma accussì pòo dice -chisso è tatono (nonno) e chisso è tata(padre) –“ Ma poi saggiamente si per-suadono che non è cosa facile corri-spondere alle esigenze grafiche dei fa-miliari e quindi tornano ai loro conti.

Intanto è passata l’ora del pranzo,alquale non hanno partecipato col prete-sto di sentire ancora sullo stomaco lazuppa alla santé del giorno di Natale(però!) e si avvicina il momento in cuila loro attesa avrà termine. La trasmis-sione abbinata alla lotteria inizia conuno scintillìo di luci, baci e abbracci frai partecipanti, severi scuotimentidell’urna contenente le palline con inumeri, canti e balli.

In tutta questa confusione Lardino eMincuccio vedono un tentativo di di-stogliere gli onesti possessori di bi-glietti dal controllarne i numeri e inco-minciano, perciò, ad arrabbiarsi, allun-gando un muso chilometrico.

Finalmente l’estrazione ha luogo e idue vecchi, tremanti per l’emozione,abbinata anch’essa ad un lieve parkin-sonismo, tengono bene in vista i lorobiglietti. Gli occhi, però, lacrimano peril fumo che il caminetto dispettoso hadiffuso in cucina, sicché risulta quasiimpossibile distinguere i numeri.Quando, con l’aiuto di qualche nipotedi buona volontà, riescono a confronta-re le loro cifre con quelle estratte, sirendono conto che non ce n’è unauguale.

Lo scoramento che li prende è tale daindurli a gridare “Ahi dura terra, chénon t’apristi?” espressione che mancosanno da chi sia stata pronunciata (ilconte Ugolino mentre racconta a Dantela sua triste vicenda), ma che in qual-che modo sembra loro adatta ad espri-mere la disperazione del momento e ladelusione per i progetti andati a farsifriggere. Fra questi era previsto anchel’acquisto di una” mini car” che si gui-da senza patente “accussì puri si ce der-rupamo o menamo sotta cacche cristia-no non ao che ce levà” avevano mali-ziosamente giustificato la scelta.

Adesso, però, non c’è niente da faree, con gesto liberatorio, gettano sulfuoco i tagliandi falsi e bugiardi. Gli al-tri intanto, ridendo di loro, cercano sulgiornale i numeri abbinati ai premi mi-nori. Un urlo si leva all’improvvisodalla cortese brigata di nipoti che, ri-cordando le caratteristiche dei bigliettidei nonni, le hanno ritrovate nell’elen-co delle vincite di cinquecentomila eu-ro. Mostrando perfidamente la scopertaa Lardino e a Mincuccio, li biasimanoper la loro stupida fretta nel distruggerei biglietti.

Ai due vecchi ora non basta un la-mento discreto, ma hanno bisogno diun grido lacerante per ripetere “ahi du-ra terra, ché non t’apristi ‘n’aota òta?Niente, la terra non si apre, mentre lacenere copre con un velo pietoso il fol-le accanimento dal quale Lardino eMincuccio si sono lasciati vincere.

Per riprendersi dallo struggimento, im-pugnano un pennarello abbandonato sultavolo e tracciano enormi segni di crocesui pantaloni e sui maglioni Benetton deinipoti: almeno le firme ci sono!

Il giocoIrene Mobilia

Quell’austera e fascinosa di-mora, sita quasi nella partealta del paese a strapiombosul torrente, appariva, agliocchi di chi la guardava, so-

spesa nel silenzio e sottratta allo scorreredel tempo, come per un remoto sortilegio.

Era un antico palazzo nobiliare con ungrande stemma gentilizio sovrastante ilportone d’ingresso. Grandi finestre si af-facciavano silenziose sullo strapiombospeccchiandosi nell’acqua limpida del tor-rente.

La prima volta che vi entrai fu in unasera d’inverno. Una di quelle sere buie egelide in cui il vento sferzava paurosa-mente l’aria e su tutto sembrava aleggiareuno scricchiolio sinistro. Camminavostringendo forte la mano di mia zia. Il cuo-re era in tumulto e mi chiedevo quali mi-steri si potessero celare in quello stranopalazzo. E sì, perché un palazzo così mae-stoso non poteva che nascondere un qual-che misterioso segreto che io ero quasipronta a scoprire.

Attraversammo via dei Caffè, aquell’ora buia e desolata. Poi proseguim-mo verso San Marco. Arrivammo nellapiazzetta, il vento ci spingeva indietro efaticavamo a camminare. La mia fantasiagaloppava. Anche il vento sembrava stra-no, come fosse stato animato, pronto asussurrare un qualche avvertimento.

Oltrepassato il portone d’ingresso, ci ri-

trovammo in un grande atrio immerso nel-la penombra.

Ci venne incontro la figlia della proprie-taria che ci accolse con un caloroso sorri-so. In fondo si scorgevano delle luci. Pro-venivano dalla immensa cucina. Ci av-viammo verso quella direzione.

Entrammo e notai un gran fermento tra ifornelli. Donne affaccendate si muoveva-no velocemente: chi puliva la selvagginaed altre carni, chi metteva sui fornelligrandi pentoloni, chi alimentava il fuocodel camino. Mia zia indossò un grembiulee si mise subito all’opera. Aveva ricevuto,

infatti, l’incarico di cucinare un piatto par-ticolare a base di carne di maiale e quindinon poteva perdere tempo, perché prestosarebbero arrivati gli ospiti.

Uscii dalla cucina ed iniziai a girarenell’atrio con la segreta intenzione diesplorare finalmentequella grande casache tanto suscitavala mia curiosità.Quindi, con fareguardingo, mi avviaiverso una grandeporta sulla destra.Lungo le paretic’erano antiche lam-pade a muro in ferrobattuto. Quella casapupullava di un fa-scino arcano. Entraiin un’enorme salasovraccarica di mo-bili scuri e avvoltain un solenne silen-zio che mi sembròquasi inquietante. In ogni oggetto emerge-va con prepotenza il ricordo del passatoquasi offuscando il presente.

Il tempo e la memoria , la storia e la fin-zione si fondevano in quella casa come ac-querelli sotto la pioggia. C’era un lungotavolo con le sedie dallo schienale alto.Sopra al camino spiccava l’albero genea-logico della famiglia ed alle pareti ritratti

di antenati dal sorriso enigmatico. Mi sentivo un’estranea in quell’ambien-

te nuovo, del tutto diverso dal mio piccolomondo e che trasudava storia ad ogni an-golo. Mi colpì il ritratto di una giovanedonna vestita di bianco con un ventagliotra le mani. Era bella e raffinata.

Provai ad immaginare quella grande sa-la qualche secolo prima, decorata con so-brietà, illuminata da enormi candelabri,rallegrata da coppie che ballavano al suo-no di un’orchestra e dame che sventolava-no svogliatamente i ventagli.

Mi guardavo intorno quasi spaventata e

smarrita, ma al tempo stessa affascinata.Tutto intorno a me parlava sommessamen-te di danaro e di buon gusto, perché le ca-se dei ricchi di antica data sono fatte pro-prio in modo da sembrare appena un’om-bra, logore e consunte, tranquillamente co-

stose come se i pro-prietari fossero fintroppo sicuri di séper gridare ad altavoce la propria con-dizione sociale.L’ostentazione è vol-gare, la minimizza-zione elegante.

Ricorderò semprel’emozione provatanel salire lo scalone.Ai piedi c’era un ar-matura che incutevaun certo timore. Erocerta che fosse vivae che mi seguissecon lo sguardo. Sulsoffitto vi erano de-

gli affreschi che rappresentavano piccolicupidi paffuti seduti sulle nuvole.

Arrivata al piano superiore mi avviaiverso una porta chiusa. La aprii e mi ritro-vai in una biblioteca. Alle pareti alte libre-rie piene di volumi e antichi manoscrittiche donavano alla stanza un’aria severa edaustera. Da una finestra socchiusa un de-bole fascio di luce lunare attraversava ivetri gettando un’ombra sinistra su quelluogo. Oscuri arazzi coprivano le pareti.

Ero combattuta tra il fascino morboso diquella casa e la voglia di scappare. Decisidi andare oltre nell’esplorazione di quelluogo e mi avviai per le scale che portava-no ai piani superiori. Senza volerlo e se-guendo il mio impulso, mi ritrovai su unatorretta.

Un gelido vento spazzava il cielo terso etutte le stelle brillavano vivamente. Il ru-more fragoroso del torrente sembravasquarciare l’aria. Avevo l’impressione co-me se da un momento all’altro quella casapotesse sprofondare in quell’abisso. Miguardavo intorno stupefatta. Riuscivo ascorgere ad una ad una le case, le scale edi tetti sottostanti quasi come in un quadrosenza ombre Era una sensazione nuova edinebriante.

Provai a chiudere gli occhi. Mi sembra-va quasi di sognare. Ma all’improvvisocome portate dal vento, iniziai ad udiredelle voci, dapprima lontane, man manopiù vicine. Pensai fosse il torrente, poi miaccorsi che invece provenivano propriodalla casa. L’incanto era finito.

Erano le voci di mia zia e della figliadella proprietaria che mi chiamavano giàda un po’. A malavoglia scesi in fretta dal-la torretta e rifeci il percorso a ritroso. Inun attimo fui di nuovo nell’atrio del palaz-zo. Mia zia, un po’ preoccupata, mi chiesedove fossi stata, ma io ancora inebriata ,milimitai ad alzare le spalle.

Avevo scoperto un mondo nuovo e vo-levo tenere per me tutto ciò che avevo vi-sto. Doveva restare un piccolo segreto.

Per tanti anni non ne ho mai parlato conalcuno. Ancora adesso quando passo da-vanti a quella grande casa ripenso a quellasera d’inverno di tanto tempo fa ed unleggero sorriso aleggia sul mio volto.

Tutti noi custodiamo un segreto chiusoa chiave nella soffitta dell’anima. Questoera il mio piccolo e innocente segreto.

RICORDI D’INFANZIARICORDI D’INFANZIAMena Di Nunzio

LA CASA SUL TORRENTE

Cartolina degli anni ‘50, realizzata dalla ditta Cioccia, che fotografa la casa Dentice-Capozzi, aridosso del vallone del torrente san Marco, come le case dei Sannia e dei De Ciampis. A Mor-cone la tradizione antica indica tutte le abitazioni con il termine di ‘casa’, riservando l’appella-tivo di ‘palazzo’ solo agli edifici considerati quali residenza pubblica (il palazzo baronale ed ilpalazzo dell’Universitas). Le case delle famiglie benestanti costituiscono, nel tessuto urbanodel borgo, testimonianza storica delle fasi di sviluppo dell’economia locale. In tali dimore, so-prattutto tra XVIII e XIX secolo, sono cresciuti personaggi che hanno dato lustro alla patriamorconese nell’ambito della cultura, delle professioni e della vita civile e politica del Regnodelle due Sicilie e dell’Italia unita. Domenico Capozzi, medico e docente all’Università di Na-poli, ne fu uno dei rappresentanti più significativi.

„A volte dubito dellamia memoria e mi chie-do se non finirò per ri-cordare solo quello chenon è mai accaduto⁄‰

Carlos Ruiz Zafòn Marina

Page 6: Periodico dellÊAssociazione „Nuova Morcone Nostra - La

6 anno XXX - numero 1 - gennaio 2011

Il libro

del mese

Nel viaggio attraverso l’Ita-lia, anche nei paesi ovemai era giunta un’autorità

politica, Ciampi ha trovato entu-siasmo, incoraggiamento. Questovuol dire che l’unità d’Italia è dap-pertutto sentita, da Enna a Vare-se. Ciampi ha un’ammirazioneprofonda per il Cavour, per la suacapacità d’intuire e problemi e dirisolverli, per la sua preparazionemolteplice, per l’impegno inesauri-bile. Sentiva l’aspirazione comu-ne, omogenea al progresso. Iprincipi fondamentali dello statosono radicati in tutti: la solidarietà,l’eguaglianza, la dignità di ognicittadino davanti alla legge. Esaltail “Vittoriano”, il monumento da-vanti a cui amava svolgere la ceri-monia di apertura dell’anno scola-stico.

Il Risorgimento rivisse “l’identitàdi un popolo con una spinta eticache portava ad operare affinchéquel popolo diventasse unito, in-dipendente, libero”. C’è, invece,chi, come Gramsci, considera ilRisorgimento una rivoluzioneagraria mancata. Ai critici, agliscettici ricorda che partecipò il po-polo all’unanimità. Ad esempio, al-le cinque giornate di Milano furonopresenti lavoratori ed artigiani,personale religioso regolare e se-colare. Le trenta statue del “Vitto-riano” rappresentano le storie lo-cali più significative che si fondo-no nella nazione unita. La nascitadell’euro vuol dire la sconfitta delsecessionismo. Dal ‘43 al 25 apri-le del ‘45, quando ci furono duegoverni, non si prospettò mai il di-stacco del nord dal sud.

Carlo Azeglio Ciampi è molto le-gato a Giuseppe Mazzini, checonsidera suo maestro; è la devo-zione che unisce l’allievo al mae-stro; “Mazzini è Patria, Patria èCiampi. Secondo Mazzini la Pa-tria è “La coscienza della Patria”.L’opera del Mazzini fu essenzialeper promuovere l ’aspirazioneall’indipendenza. I giovani devonoriscoprire Mazzini; invitava i geni-tori a raccontare ai figli storie diamor patrio; nei “Doveri dell’uo-mo” li sollecita a parlare loro diPatria.

Azeglio Ciampi parla come unprotagonista del Risorgimento, nu-tre il sentimento patriottico, che sitraduce in fiducia nelle istituzioni enegli altri, altrimenti si sviluppa la

crisi morale. Bisogna far riemerge-re le idee profonde che hanno fe-condato la storia del nostro pae-se. Oggi l’individualismo estremoimpedisce di proiettarsi verso gliideali. Occorre inserirsi in manieraattiva nel progresso civi ledell’umanità, bisogna superare imomenti di crisi, d’incertezza.

Ciampi ha una venerazione ec-cezionale per il Cavour, di cui pri-vilegia il pensiero laico; propone ditrasformare l’ora di religione ascuola in studio delle religioni,“dell’etica e della religiosità in sen-so più allargato”. Osserva che og-gi mancano gli ideali, il sentimentodei valori..

L’Italia è un paese ben diversoda quello che aveva sognato ingioventù; è lontana dagli eroi ri-sorgimentali, dai giovani disposti asacrificarsi per un’idea nobiledella cosa pubblica: pensa agli at-tacchi al Quirinale, alla Costituzio-ne, alla Corte costituzionale, allamagistratura; agli imbrogli eletto-rali, ai contrasti tra le istituzioni, al-le escort, alla “Cricca” appalti-poli-tica, agli scandali del G8, “all’eco-nomia che non trova equilibrio eresta senza riforme, alla rissa trale opposte fazioni in parlamento”.Si preoccupa soprattutto dei gio-vani, cui mancano i modelli, gliesempi che li conducano all’inte-riorizzazione dei valori; i più intelli-genti si rifugiano all’estero. Rivol-ge l’attenzione a Carlo e NelloRosselli, ad Ernesto Rossi e Gae-tano Salvemini che idearono il fo-glio “Non mollare”, su cui si dibat-tevano le idee di “Giustizia e li-bertà” che hanno illuminato il suovivere.

La vita è dignità e speranza; semancano si compromette il sensodell’esistenza. Ha grande fiducianei giovani, che bisogna saper re-sponsabilizzare. Gli ideali del Ri-sorgimento sono riemersi nellaResistenza. Il 25 aprile 1945 fuuna grande festa di popolo che siritrovava “riunito,libero, unito”. Tut-te le nazioni europee devono sen-tirsi connesse nell’Unione Euro-pea, nella nuova moneta unica.

Il suo amore per la lingua italia-na si manifestò introducendo nelmondo bancario un linguaggio“secco, sincopato, ma sempre ar-monico”. I dialetti sono fondamen-tali, ma bisogna amare l’italiano,lingua “nata da un libro, dalla

convergenza di circa settanta dia-letti e linguaggi dell’epoca nel va-lore incommensurabile del testo diDante. La lingua di un poeta haunificato la gente italiana nel cro-giolo di una medesima cultura,poi di una nazione”.

A Dante affianca il Petrarca, matutti gli uomini di cultura; le loroopere testimoniano “il ruolo inso-stituibile da loro svolto per favorireil progresso morale e civile dei po-poli”. Esalta Goffredo Mameli chemorì per una banale setticemia ,inseguito ad un colpo al polpaccio,dalle retrovie. Riflette sui versi“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta”.Rivolge l’attenzione ai grandi uo-mini del nostro tempo come Gut-tuso che continua il genio italiano,De Gasperi, di cui riporta una no-bile espressione a Roma il primomaggio del’45. Esalta lo studio;chiede agli insegnanti di non per-dere mai il senso dell’umanità, de-vono essere dispensatori “ del pa-ne dell’anima” come si esprime ilMazzini. Ricorda donne illustri delRisorgimento.

Nel libro la figura di AzeglioCiampi si mette in rilievo in ma-niera integrale. Emergono pro-gressivamente i sentimenti nobilidell’uomo politico, la cultura vastadello scienziato, dell’economistainsigne, dell’umanista in cui si ri-verberano i momenti più fulgididella storia d’Italia, soprattutto ilRisorgimento, in cui sfociano; co-stituisce il momento in cui siesprimono le qualità migliori chedevono essere sempre presentinel nostro spirito, nel proiettarsiverso il futuro; Azeglio Ciampi ècome un nume che occorre ascol-tare.

Crescenzo Procaccini

Carlo Azeglio Ciampi

NON ˚ IL PAESE CHE SOGNAVOTaccuino laico per i 150 anni dellÊUnità dÊItalia

Colloquio con Alberto Orioli

Editrice il Saggiatore

Carlo Azeglio Ciampi (Livorno, 9 di-cembre 1920), governatore dellaBanca d'Italia (1979-1993), presiden-te del Consiglio (1993-1994), mini-stro del tesoro e del bilancio (1996-1999) decimo presidente della Re-pubblica dal 18 maggio 1999 al 15maggio 2006, poi senatore a vita.Dopo una militanza giovanile nelPartito d'Azione, non ha più aderitoad alcun partito.

Con il titolo “Originalità filosofica e scientificadi Giordano Bruno”, Crescenzo Procacciniha dedicato al filosofo nolano un saggio den-

so e particolarmente acuto di circa cento paginescritte, pubblicato presso le edizioni Il Chiostro di Be-nevento.

Giordano Bruno è uno dei pensatori più tormentatie complessi del Cinquecento; affronta una serie diproblemi metafisici, pedagogici e moralistici, con iquali si cimentarono i maggiori cervelli dell’epoca.Prese anche lui le mosse, come i calabresi Bernardi-no Telesio e Tommaso Campanella, dal sensimo na-turalistico, ma diede alla sua filosofia un fondamentometafisico, nonostante che non fosse un pensatorecompletamente ortodosso e che la Chiesa, alla fine,lo abbia condannato ad essere arso vivo, perché giu-dicato eretico. Bruno, infatti, invitato dal Santo Uffizioa ritrattare alcune delle sue tesi più ardite ed in odoredi eresia, si rifiutò di farlo, e perciò fu bruciato vivo inCampo dei Fiori a Roma nel 1600.

Secondo Procaccini, la Chiesa, mandando a morteGiordano Bruno, intese colpire il libero pensiero, cioèun uomo che non aveva accettato, senza discuterle,le sue idee dogmatiche intorno alla suprema verità, aDio personalmente ed al Cristianesimo cattolico.

Il filosofo nolano rinnegò il sistema tolemaico – ari-stotelico ed abbracciò le tesi degli scienziati contem-poranei, Copernico e Galilei innanzitutto. Per lui lascienza era filosofia ed infatti gli studi matematiciavevano dimostrato che la Terra non è il centrodell’Universo, ma gira intorno al Sole, che è il veroperno del sistema cosmico universale. L’adesione diBruno a queste nuove scoperte segnò il primo puntodi rottura con la Chiesa cattolica, poiché ribaltava laverità espressa dalla Bibbia. Il secondo motivo d’attri-to fu la credenza bruniana nella infinità dell’Universo,cioè che esso fosse infinito come il suo Fondatore,che Bruno chiama Causa.

Ragionando in termini filosofici e razionalistici, laCausa causante non può essere diversa dalla realtàcausata. Sicché la natura è infinita perché deriva dauna Causa infinita. Inoltre, Bruno suppone che l’Uni-verso sia costituito da una serie di mondi pari alla ter-ra e non subordinati ad essa. Ognuno di questi mon-di è infinito come la Causa che lo ha determinato.Pertanto, Dio, che è anima della natura, finisce conl’identificarsi con essa. Questo fenomeno si chiamaimmanentismo e certamente contrasta con il trascen-dente, che è il Dio di Aristotele e di TommasoD’Aquino, ed è anche il Dio del Cristianesimo.

Secondo il filosofo morconese, il Cristianesimo haattinto a piene mani dalla grande filosofia greco – ro-mana: in Dio Procaccini vede la massima perfezione,ed in Gesù Cristo il sommo della virtù, ma non accet-ta il Cristianesimo come strumento di potere, cosache, a suo giudizio, la Chiesa cattolica fa, contrab-bandandolo come la vera religione, che non può es-sere discussa da nessuno. Questa, insomma, per l’il-lustre pensatore, è un’impostura.

Tuttavia, al professore Procaccini, mio grande ami-co, farei notare sommessamente che tutte le grandireligioni propagandano la propria verità assoluta eparlano come se veramente interpellassero Dio, pri-ma di parlare. Il Corano, per fare un esempio più chemai calzante, come ben sa chi, come il sottoscritto, loha letto in tutta la sua mole, in tutte le sure ribadisceil concetto che Allah è creatore e signore degli uomi-ni e delle cose, e punisce severamente gli eretici e gliinfedeli, nonostante che venga definito il Misericor-dioso. L’Islamismo non è la nostra religione, e nonera neppure la religione di Giordano Bruno, che, sep-pure ribelle ai dettami della Chiesa, rimane un cristia-no, sia pure a suo modo.

Certamente, il pensatore nolano, costretto a giro-

vagare per l’Europa, dopo di avere lasciato Napoli,Padova ed altre città italiane, fece nuove esperienzenon sempre piacevoli: conobbe il Calvinismo, in Sviz-zera, il Luteranesimo, in Germania, insegnò in Fran-cia alla Sorbona, università prestigiosa nella qualevenne quasi alle mani con studenti e professori; fu aOxford ed in altri centri universitari di risaputa autore-volezza. Dappertutto, però, litigò con tutti e, qualchevolta, si fece anche espellere. Il suo pensiero di gran-de filosofo, tuttavia, dovunque fu riconosciuto ed ap-prezzato. Era un grande parlatore, che conoscevabene la mnemotecnica, l’arte di ricordare a memoriale cose lette e studiate. Quest’arte è, in realtà, moltoantica, risale alle scuole di retorica greco – latine, maGiordano Bruno la perfezionò e se ne fece maestro.Proprio per questo, un nobile veneziano lo invitò atornare in Italia, perché desiderava apprendere que-st’arte straordinaria da lui personalmente. Soltantoun anno dopo, avendo conosciuto il difficile soggetto,per consiglio del suo stesso confessore, lo denunciòal Santo Uffizio. Il processo durò sette mesi e si con-cluse con una condanna per eresia a nove anni dicarcere, che scontò a Roma. Il cardinale Bellarmino,che, secondo Luciano De Crescenzo, sapeva tuttodel Cristianesimo, ma ignorava il suo precetto fonda-mentale, che consiste nel non fare agli altri ciò chenon vorresti che fosse fatto a te, invitò il filosofo nola-no a ritrattare le tesi che contrastavano con i dogmidella fede, ma Giordano Bruno rifiutò di disconoscerele sue idee e fu condannato a morte per rogo. Lasentenza fu eseguita il 17 febbraio del 1600 in Cam-po dei Fiori a Roma.

Fu un delitto obbrobrioso che volle uccidere il libe-ro pensiero, e su questo Procaccini giustamente insi-ste.

I tempi moderni ci hanno abituato ad assassinii dipari gravità, per far tacere le menti pensanti. Per fareun esempio, per noi scottante e scandaloso, mi per-metto di ricordare l’assassinio di Giovanni Gentile, ilmaggiore filosofo dell’Europa del Novecento. Moltopiù grave l’esecuzione di Giordano Bruno, proprioperché fu dovuta alla volontà della Chiesa cattolica difar tacere il libero pensiero. Bruno, però, secondoquanto scrive il filosofo Guzzo, con la morte ha affer-mato per sempre il suo pensiero e la condanna cheegli subì è tornata e torna a disdoro di chi gliela inflis-se.

Anche se non fu uno stinco di santo, e fu peccato-re impenitente e uomo violento, al punto che, a Na-poli, fu accusato, quasi certamente a ragione, di ave-re ucciso un proprio confratello, che lo aveva denun-ciato, Giordano Bruno è stimato il maggiore pensato-re del Cinquecento, lo scienziato che fece proprie leidee rivoluzionarie di Copernico, ritenendo che tuttol’Universo non potesse girare intorno alla Terra, cheè uno degli infiniti pianeti che lo popolano, ma che alcentro del sistema astronomico ci fosse il Sole. Sic-ché, al geocentrismo tolemaico, sostituì l’eliocentri-smo, come altri avevano fatto prima di lui. Rifiutò lafilosofia aristotelica, ritenendola sorpassata, e siispirò alle idee neoplatoniche di Plotino e di NiccolòCusano, al punto che fu anche accusato di avere pla-giato il suo maestro.

Un saggio ponderoso, pubblicato dall’editore Later-za, alcuni anni fa, credette di avere individuato lachiave di lettura del pensiero controverso di Bruno,facendolo discendere dalla filosofia egiziana di Er-mes Tesmegisto. Nella filosofia di Bruno c’è di tutto,dall’atomismo democriteo alla magia campanelliana,ma insistere su uno solo dei tanti fattori che la anima-no, significa, con buona pace di qualche studioso, ri-durre la portata del complesso pensiero del nostro fi-losofo.

Claudio Di Mella

Giordano Bruno

Santi e santini tra collezionismo e devozioneU

n atto d’amore. Un gio-cattolo di lusso. Magaricon intento devozionale.

Ma pur sempre un oggetto checompiace chi l’ha realizzato, pri-ma ancora che chi lo prende tra lemani e lo guarda.

Lo scrigno, lo scatolino di car-tone ondulato che contiene l’ope-ra realizzata da Antonio Longo(album di figurine? Libro? Forsel’uno e l’altro), si apre, come unamatrioska, a più di una lettura .

Dentro l’aspetto di contenutoreligioso (inappuntabile la serie diagiografie ed orazioni), balza su-bito all’occhio del lettore (ma ècorretto chiamarlo così? o, piutto-sto, spettatore di uno spettacolostampato su carta?) la carrellatadelle immagini, rivelatrice delpiacere collezionistico.

I santini, le immaginette, quirese mirabilmente dal meticolosolavoro fotografico di Nardo Ca-taldi, sono le protagoniste. Non acaso l’opera si avvale della colla-borazione di un accanito raccogli-tore-collezionista come Bruno La

Marra. Chi è avveduto del feno-meno hobbistico, sa che nei mer-catini e su internet da anni dilagala passione per questi fogliettistampati che, almeno da duecentoanni, su carta lucida traforata, im-preziosite da filigrane, orlate asmerlo o da tenui colori, hannopopolato spazi privati di preghie-ra, nelle serate domestiche, messedentro ai messalini neri o a quellibianchi ricordo delle prime comu-nioni, a coronare i fervorini spiri-tuali di tanti cattolici.

Come in una carrellata prou-stiana, o nelle pagine autobiogra-fiche di Umberto Eco (La miste-riosa fiamma della ReginaLoana), qui le immagini sono so-prattutto veicolo di memoria. Eproprio le figurine dei santi, usateed abusate, quasi banalizzate dal-la loro straordinaria diffusione,escono dall’indifferenza della lo-ro inflazione ed acquistano senso.

I santini come semiologia delmondo religioso. Il quale è alcontempo immaginario infantile(divinità e santi acquistano un

volto e un gesto: inventati o menoche siano, è a quei volti, a quellemani, che si rivolgono orazioni epreghiere) e cultura sociale, ma-nifestazione di un modo di conce-pire l’esistenza e la trascendenza.

Ecco alcuni degli stimoli chemi ha suscitato la scoperta di‘Santi e santini a Morcone’.

A conferma dei quali, la pre-sentazione in chiave teologica afirma di don Nicola Gagliarde ap-pare quasi una sorta di avverten-za, una ‘istruzione per l’uso’ cor-retto del libro-album. Non comeuna divertente raccolta (ricordatei ‘Fratelli Panini’? del resto ilmercato editoriale è pieno di ope-re pseudo-devote contenenti ri-produzioni di santini autoadesi-vi); ma come un ‘santorale’ (suala definizione) “occasione propi-zia perché ognuno di noi ricordiche il fine della propria esistenzaè rispondere alla chiamata cheDio ci ha rivolti fin dall’eternità adiventare santi”. Le ‘istruzioniper l’uso’ si avvalgono, manco adirlo, di una lunga citazione di

san Josemaria Escrivà de Bala-guer, fondatore dell’Opus Dei.

La solenne presentazione apre aun piccolo, prezioso tesoro: eccoil senso dello “Scrigno” (tale il ti-tolo della collana che inaugura leEdizioni Scripta Manent, di cuiquesto è il primo volume). Cartadi pregio, legatura a mano, fotofustellate, come sottolinea Anto-nio Longo nei suoi ringraziamen-ti. E, aggiungiamo, tanto colore (ecalore), fregi e cornici dovunquea contorno dei 72 protagonisti:che sono le statue di Gesù, Ma-donne addolorate, del Carmine, diLourdes, Annunziate etc. e disanti antichi e contemporanei.

Più o meno antiche o contempo-ranee sono pure le tante statue disanti presenti nelle chiese morco-nesi, alcune delle quali hanno no-tevole interesse storico-artistico.Anche se questo aspetto non vienepreso in considerazione nell’opera,che privilegia la dimensione agio-grafico-devozionale.

Un libro-album inteso anchecome oggetto materiale che si fa

desiderare e si propone, sottoli-neano i promotori, come oggettoda donare. Non solo souvenir re-ligioso, ma ricordo a tutto tondodel luogo dal quale tutti quantiproveniamo: la nostra infanzia, ela religione che ne ha fatto parte.

E Morcone? Come sempre ne ècornice storica e, perché no, tra-ma fiabesca di una realtà incanta-ta che, per molti, è e resterà sem-pre un valore straordinario.

Anche grazie agli autori di que-sto bellissimo libro-album foto-grafico, da tenere in casa, a porta-ta di mano, come oggetto d’affe-zione.

l.p.

MORCONE, SANTI E SANTINIa cura di Antonio Longo

Ediz. Scripta Manent 2010

Il libro presentato il 28 dicembrein occasione della riapertura dellarestaurata chiesa di sant’Onofrio, èin vendita presso l’autore/editore(via degli Italici, 29 tel. 0824.957214 -mobile 345.4964832) .

Page 7: Periodico dellÊAssociazione „Nuova Morcone Nostra - La

Si allunga la striscia positi-va, ben cinque vittorieconsecutive, l ievita la

classifica dell’A.S. Murgantia Cal-cio. Nel campionato provincialeMolise di terza categoria, girone“A”, domenica 16 gennaio, nellanona giornata di andata l’A.S.Murgantia conquista l’intera postain palio tra le mura amiche, neldifficile confronto con l’Isola Croa-ta del Molise.

Tanta l’attesa, la formazioneospite che conta tra le proprie fileragazzi di provenienza croata tra-piantati nel comune di Montemitronel Molise, è assai temibile, navi-ga nella zona alta della classifica,gioca le proprie gare senza rispar-mio, a testa alta.

Il pomeriggio è tiepido, primave-rile, il terreno di gioco in buonecondizioni di manutenzione, risul-ta in punti allentato, ma lasciaesprimersi al meglio. In crescendola presenza di spettatori, piacevol-mente vicini alla squadra, nelle fa-si critiche dell’incontro.

In campo per l’A.S. Murgantia,Nicola Lupacchino tra i pali; Do-menico Savino, Igor Giusti, Cri-stian Santucci e Pellegrino Longo,reparto arretrato; Antonio Di Muc-cio, Giovanni Rosucci, MicheleScasserra e Nicolino Narciso,centrocampisti; Michele Mastran-tuono e Mattia Cioccia, punte. Adisposizione, Francesco Viglione,Fabiano Mastrantuono, WalterProcaccini, Mirko Cioccia, DavideMastrogiacomo, Nicola Maiella ePrimiano Mastrovalerio. In panchi-na, in tecnico Clementino Cioccia.

L’Isola Croata del Molise schie-ra: Daniele Vetta, tra i pali; Gen-naro Listorti, Silvano Giorgetta,Giovanni Triventi e Mario Giorget-ta, linea difensiva; Stefano Barion-no, Matteo Mentilucci, Nicola Pic-coli e Andrea Trolio, centrocampi-sti; Mauro Fratamico e MarcelloTomizzi, punte. A disposizioneGiuseppe Peca, Maurizio Silvestri,Damiano Quici, Enzo Piccoli, An-gelo De Leo e Adamo Bartolino.In panchina, mister Giovanni Mar-sillo.

In linea con le previsioni dellavigilia, senza ritardo, in evidenza

le credenziali della compagineospite: grinta, caparbietà, determi-nazione, gioco a tutto campo, pro-pensione per gli affondi corali sen-za soluzione di continuità. Di con-tro, difficoltà iniziali per l’undici dicasa, il centrocampo benché po-

tenziato, stenta ad imbrigliare ilvolitivo avversario, tarda a far pro-prie le redini del gioco. Instancabi-li incontrasti Antonio Di Muccio eGiovanni Rosucci, al top dellacondizione in fase di raccordo esmistamento Michele Scasserra,chiede invece qualche attimo inpiù alla platea Nicolino Narciso,per assumere la direzione in fasedi rifinitura e finalizzazione delleazioni. Scricchiolii nel reparto ar-retrato, difficoltà sotto porta, in fa-se conclusiva.

Di marca ospite, le prime avvi-saglie, i primi tentativi di sfonda-mento, a conferma della piena fi-ducia nei propri mezzi, della pos-

sibilità di non uscire dal campo amani vuote. Brivido al 19°, a con-clusione di azione convulsa sottoporta, su spiovente dalla destra,Maurizio Fratamico manda la sfe-ra a stamparsi sulla traversa.Scampato pericolo, l’avversario

mostra gli artigli, è davvero peri-coloso!

Di certo non resta a guardarel’A.S. Murgantia, l’avversario sepur osso duro, è ostacolo da su-perare, considerato l’obiettivo pro-mozione, da non perdere di vista.Su capovolgimento di fronte al22°, Michele Mastrantuono, servi-to da Giovanni Rosucci, con dia-gonale possente dai sedici metri,manda la sfera a perdersi di pocosul fondo. Si ripete al 29° la puntalocale, che in affondo, superatoun primo ed un secondo avversa-rio in agile progressione, manca laconclusione, con tiro smorzato, fa-cilita l’intervento dell’estremo di-

fensore ospite.Di nuovo reazione ospite, al

31°, su deviazione volante da cor-ta distanza, Marcello Tomizzi sfio-ra il vantaggio, colpisce il palo alladestra di Nicola Lupacchino. Corod’incitamento dalla tribuna da par-

te dei sostenitori locali, che avver-tono la difficoltà della propriasquadra.

C’è lotta in campo ad armi pari,caratterizzata da azioni repentinesull’uno e sull’altro fronte. Al 34°Mattia Cioccia, servito in area av-versaria, di fronte alla porta, calciad’istinto la sfera sul portiere inuscita. Ancora, al 34° si grida algol, la sfera proveniente da calciod’angolo dalla destra, vieneschiacciata di testa da CristianSantucci: a portiere battuto, c’èrinvio sulla linea di porta.

L’ennesima favorevole occasio-ne da gol sfuma, si continua a gio-care. In maniera non del tutto pre-

vedibile, il gol del vantaggio arrivaal 41°, a mettere a segno con dia-gonale non irresistibile è MicheleMastrantuono: provvidenzialenell’occasione, l’intervento goffodell’estremo difensore ospite, cheraggiunge in tuffo, ma non trattie-ne la sfera che questa volta va ir-rimediabilmente a gonfiare la retealle proprie spalle. Il risultato èsbloccato, respiro di sollievo, incampo e sugli spalti. La prima fra-zione di gioco si chiude sull’1-0per l’A.S. Murgantia.

Di nuovo in campo, la squadradi casa rientra in campo letteral-mente trasformata, maggiormentegrintosa e determinata, decisa afar valere le proprie superiori ca-pacità fisico-tecniche e d’imposta-zione. In cattedra, nel suggeri-mento delle azioni corali, capitanMichele Scasserra ed il funambo-lico Nicolino Narciso. Incontrasta-to dominio a centrocampo, si af-fievolisce l’irruenza ospite. Nellaripresa pressoché a senso unico,si susseguono le opportunità diraddoppio. Al 56° Michele Scas-serra da buona posizione in area,manda la sfera a colpire la basedel palo. Corso alle alternanze, aGiovanni Rosucci, subentra Pri-miano Mastrovalerio. Per non cor-rere pericoli, maggiore stabilità infase difensiva.

Si giostra alla grande, il pallinodel gioco è nelle mani della squa-dra di casa, gli ospiti mostrano se-gni di cedimento, evidente diffi-coltà a reggere alla distanza ilcambio di ritmo avversario.

Ulteriori sostituzioni, a MicheleMastrantuono e Igor Giusti, su-bentrano rispettivamente MirkoCioccia e Davide Mastrogiacomo.Più brio, maggiore vitalità in zonaoffensiva. Favorevoli occasioniper Mirko Cioccia, ad un soffiodalla realizzazione.

Al 79° Davide Mastrogiacomocon tocco d’interno destro da cor-ta distanza, pareggia la conta dei

legni colpiti tra le opposte forma-zioni, la sfera colpisce il palo e siperde sul fondo. Finale a sensounico per la squadra di casa, tan-te le occasioni di raddoppio anda-te a vuoto. Alla ricerca di gloria, in-serimenti successivi anche dalleretrovie, con Domenico Savino le-sto a proporsi sulla fascia destradel campo, dopo aver superato ildiretto avversario, se pur talvoltadeluso, per non vedersi restituitala sfera. Episodio increscioso poiall’81°: Pellegrino Longo vieneespulso per somma di ammonizio-ni. Il reparto difensivo, resta orfanodel solido baluardo. Arretra, pren-de il suo posto in maniera irrepren-sibile Michele Scasserra, che con-tinua a guidare la squadra dalle re-trovie, da esperto veterano.

Il triplice fischio di chiusura delpiacevole incontro, trova il risulta-to fermo sull’1-0 per la squadra dicasa, ulteriori tre punti incamerati.

Domenica 23 gennaio, fermi perturno di riposo, di nuovo in campodomenica 6 febbraio in casa delMonacilioni, dopo ulteriore turnodi riposo nel Molise, per l’intera at-tività calcistica dilettantistica.

ARNALDO PROCACCINI

7anno XXX - numero 1 - gennaio 2011

CALCIO MORCONE Lievita la classifica

LUTTI

Campionato provinciale

Molise

Terza categoria

Girone “A”

Classifica dopo la nona giornata di andata

San Marco la Catola 21Murgantia 19Sporting Club Termoli 19Real Matrice Calcio 18Isola Croata del Molise 11Nuova Fontana Calcio 11Monacilioni 10Atletico Limosano 10Team Collotorto 8Shaktar 010 6Bonefro 4

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8 anno XXX - numero 1 - gennaio 2011

G I O C H Idi Franca Savino

Soluzione del cruciverba del numero precedente

CRUCIVERBA

CI PERVIENE DALL’ANAGRAFEdicembre 2010

MATRIMONI (1)30 dicembre, Morcone: Antonio Narciso e Ilaria NarcisoAgli sposi felicitazioni da La Cittadella

NASCITE (3)1 dicembre, Benevento: Paolo Del Re (Via dei Campani)2 dicembre, Avellino: Angela PARCESEPE (Canepino)3 dicembre, Benevento: Eleonora DURANTE (Via Roma)Ai neonati e ai genitori auguri da La Cittadella

MORTI (5)12 dicembre, Morcone: Ernesto PROZZILLO n.S.Croce del Sannio 25.10.1922 (Canepino)17 dicembre, Morcone: Carmela DE MARIA, n.Morcone 14.7.1914 (Montagna)24 dicembre, Morcone: Pierino PIGNONE n. Morcone 21.11.1949 (Piana)29 dicembre, Benevento: Salvatore SILVESTRI, n.Baselice 25.12.1927 (P.zza Scout)31 dicembre, Morcone: Ester DI BRINO n. Morcone 29.11.1927 (V.Porres)Ai familiari condoglianze da La Cittadella

giri di parolee numeri

CINQUE GENERAZIONI

Inviate all’indirizzo e-mail [email protected] notizia di eventi lieti o tristi chedesiderate condividere con i nostri lettori. Siprega di contenere gli scritti in poche righe,allegando una foto. La redazione si riserva diridurre i testi, se troppo lunghi o personali:per comunicare un sentimento bastano pochesemplici parole.

LAUREA

Aut.Trib. BN n. 108-82 del 15.3.1982

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REDAZIONE

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COLLABORATORITOMMASO DELLI VENERI, CLAUDIO DI MELLA,

DON GAETANO KILUMBA, PINA PILLA, ARNALDO PROCACCINI, CRESCENZO PROCACCINI,

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Il lavoro dei direttori, redattori, collaboratori, amministratori

è prestato a titolo completamente volontario e gratuito

STAMPAMORCONIA PRINT SRL - MORCONE (BN)

LA CITTADELLA è in sinergia conwww.morconiani.net

Pubblicazione distribuita prevalentemente ai soci dell’Associazione Culturale“NUOVA MORCONE NOSTRA”

Periodico dell’Associazione

NUOVA MORCONE NOSTRA - LA CITTADELLA

Chiuso in redazione il 23 gennaio 2011

ORIZZONTALI: 1. Il tovagliolo morconese – 9. Rumore secco eleggero – 12. Angoloide di tre facce – 13. Il suo effetto aumenta latemperatura – 15. Riluttante – 16. Ultimi piani – 17. La domenica diRai Uno – 18. Intaccare, consumare – 20. Né mio, né suo – 21. Rac-colta di pellicole cinematografiche – 23. Strato superficiale della cro-sta terrestre – 24. La loro foglia è l’emblema del Canada – 25. Com-missario Tecnico – 26. Fine di botta – 27. Si prendono per le corna –28. Lato inferiore di una vela – 31. Lubrificati – 33. Poco socievoli –35. Pari di modi – 36. Unità di misura del lavoro – 37. Molto – 40. Hasei facce numerate – 42. Siero residuo del formaggio – 43. Fare – 45.Il secondo figlio di Noè – 46. “Rominico Riala Ova” – 47. In mezzoall’ambiente – 48. Il lato B – 50. Posta elettronica – 52. Delineare laforma – 53. Pianta officinale.VERTICALI: 1. Sparpagliato in morconese – 2. Vive nella sabbia –3. Lingua dei segni – 4. Fabbrica di oggetti di vetro – 5. Stupidi – 6.Fece la strage degli innocenti – 7. Un po’ di torrone – 8. Spesso si fan-no i conti in sua assenza – 9. Sono a base di erbe aromatiche – 10. Pie-gate ad arco – 11. Gabbia morconese – 14. Congiunzione latina – 16.Attrezzo agricolo – 19. Avverbio che presenta qualcosa – 22. Ninfedel mare – 23. Ci sta chi non lavora – 28. Penna a sfera – 29. Circola-vano in Grecia prima dell’euro – 30. Spira nella Francia meridionale –32. Inno di ringraziamento – 34. Cornacchie morconesi – 38. Cavitàdel cuore – 39. Granturco – 41. Arma da lancio – 42. In saldo e in seta– 44. La madre Terra – 45. Il cuore poetico – 49. Non qua – 51. Bensì.

La soluzione al prossimo numero.

Davide Cioccia

BUONASANITÀ

Cancro alla mammella: una testimonianza

Da trisnonna Teresa ad Aurora Solla

Questo scritto è una reale testi-monianza di come il “tumore dellamammella” può essere affrontatocon coraggio, determinazione eottimismo. Sicuramente il tumoreal seno non è una semplice malat-tia, ma è qualcosa di più comples-so e profondo, una ferita non solodel corpo, ma anche dell’identitàfemminile, che richiede un suppor-to ed un approccio specifico.

Non è facile affrontare la notiziadi avere il “cancro”, a me quelgiorno è mancata la terra sotto ipiedi.

Ho avuto una grande sensazio-ne di paura, per il futuro, una sen-sazione di brusca interruzione diprogetti e speranze, sentivo che ilritmo della mia vita normale erasospeso e che non c’era spazioper altro se non per la malattia,

Ho letto su un opuscolo infor-mativo che se il senso di confusio-ne dopo una diagnosi di tumore èstato paragonato ai secondi ne-cessari ad una scossa di “terre-moto” il lungo periodo della curapuò essere paragonato alla “rico-struzione”.

Ma è proprio in questo spazio-tempo così particolare che succe-dono molte cose, ad esempio iomi sono resa conto di essere mol-to più forte di quello che credevo,ho di nuovo iniziato a sperare, so-gnare e avere fiducia nel futuro etutto questo grazie soprattutto allagrande attenzione, disponibilità eprofessionalità ricevute dagli ope-ratori dei Reparti di Senologia,Oncologia e Radiologia dell’Ospe-dale Civile “G. RUMMO” di Bene-

vento.Grazie al dott. Pasquale ZAGA-

RESE, Responsabile della U.O. diSenologia, che oltre alla sua bra-vura, ha saputo darmi la forza, ladeterminazione e l’ottimismo ne-cessari per affrontare il mio fatico-so percorso nonchè all’amico mor-conese dott. Ettore GENTILE e al-la dott.ssa Elisabetta CANFORA,sempre vicini e cordiali e alle in-fermiere Elisabetta, Luciana e Va-lentina, per la loro pazienza, dol-cezza e disponibilità.

Un affettuoso grazie alla Onco-loga dott.ssa Vincenza TINESSA,per la sua professionalità e dispo-nibilità; alle infermiere Daniela eRaffaella, sempre gentili e prontealle mie molteplici esigenze.

E, non ultimo, ringrazio il dott.Alfonso BENCIVENGA, Respon-sabile della U.O. di Radiologia,per la sua determinazione e uma-nità ed alla sua collaboratrice in-fermiera Antonia che con la suadolcezza mi ha sempre sostenuta.

Tutti loro, insieme alle personea me care, alla famiglia, agli amicie amiche, hanno creato intorno ame un cuscino protettivo in modoche io ho potuto elaborare il vissu-to della mia malattia, affrontandocon serenità, il dolore e la paurae di vivere in maniera consapevo-le ogni momento.

Tutto ciò ti porta ad un atteggia-mento più autentico e positivo ver-so la propria esistenza e a percor-rere fino in fondo una strada com-plicata, ma di ricostruzione di sée della propria immagine interiore.

Angela Romanello

Con una interessante Tesi dal tito-lo "IL MITO AMERICANO NEL CI-NEMA DI WIM WENDERS", ripor-tando la brillante votazione di110/110, lo scorso 22 dicembreMichela Bollella ha conseguito laLaurea Specialistica in Studi lette-rari e linguistici presso l'UniversitàLa Sapienza di Roma. La Cittadella si congratula con lagiovane neo-dottoressa, alla qualeaugura un radioso futuro di impe-gno lavorativo e culturale, corona-to di successi e di soddisfazioniper il proprio futuro e per i genitorimamma Assunta e papà Enzo,che l’hanno sostenuta e incorag-giata colo loro affetto nel lungocammino di studi.

Michela Bollella

LAUREA

Davide Cioccia ha brillantementeconseguito presso l’Università Fe-derico II, Facoltà di IngegneriaInformatica, la Laurea triennale. Ilnostro giovane amico ha discussol’interessane tesi “Un client multi-mediale per una piattaforma diconferencing in ambiente WindowsMobile” che ha ricevuto l’apprezza-mento del Relatore, il ch.mo prof.Pietro Romano e dei Correlatori,ing. Alessandro Amirante e ing.Lorenzo Miniero. Conoscendo Da-vide è facile pronosticargli un feliceprosieguo degli stuti e il raggiungi-mento dei suoi obiettivi formativi. ALui un sentito Ad maiora. A Pina ePaolo e ai nonni paterni e maternivive felicitazioni.

Nell’era della famiglia ‘nucleare’,sempre meno frequente è il feno-meno delle famiglie ‘allargate’;quelle numerose, poi, sono ormaicosa rara. Ma se è eccezionaletrovarsi al cospetto di una famigliache vede presenti quattro genera-zioni, è quasi unico il caso di unafamiglia così ‘lunga’ come quelladella piccola Aurora Solla: dallatrisnonna alla pro-pronipotina, cin-que generazioni viventi, tutte im-mortalate in un’unica foto! Il quadro genealogico di ciascunvivente comprende come ascen-denti diretti 2 genitori, 4 nonni, 8bisnonni, 16 trisavoli e così via.Nel nostro caso, la distanza tral’ultima nata e l’avo di quarto gra-do è di 96 anni. Cominciamodall’ultima, Aurora Solla, nata il 21novembre 2010; la giovane madreFiorenza è nata il 31 agosto 1982;la giovanissima nonna Maria Te-resa Mannelli è del 11 giugno1965; il bisnonno giovanotto, Car-mine, padre di quest’ultima, è del2 febbraio 1940; sua mamma Te-resa Galante, nata l’1 gennaio del1914, è la trisavola! L’intervallomedio tra una generazione e l’al-tra è di poco superiore ai 19 anni.La singolare notizia, segnalatacidai genitori di Aurora, è stata di-vulgata su Il Sannio quotidianoagli inizi di gennaio, con un bell’ar-ticolo a firma di Giusy Melillo. Vi

apprendiamo che la novanta-seienne “capo-famiglia” ha sem-pre “svolto il ruolo di donna autori-taria, anche perchè il marito fusoldato e prigioniero di guerra, elei dovette lavorare sodo comecontadina e accudire da sola lacasa e la famiglia”. “Il legame allaattività agricola - prosegue la cor-rispondente del quotidiano sannita- è stato la costante anche dellavita di suo figlio Carmine, bisnon-no di Aurora, sebbene egli abbiapraticato principalmente il lavorodi muratore”. Andando avanti, ap-prendiamo che tutte le generazio-ni hanno partecipato ai preparativiper accogliere la neonata Aurora,chi con ol corredino, chi con con-sigli e l’esperienza. Aurora Solla, mamma Fiorenza epapà Libero, i nonni, bisnonni etrisavoli, possono andare orgoglio-si di una famiglia così, animata daforte solidarietà, dedizione al lavo-ro e - perchè no - amore per la vi-ta in tutte le sue dimensioni. Piace riportare un’affermazione diFiorenza e Libero: “Se avessimosolo lontanamente immaginatol’immensa bellezza dell’esperien-za che stiamo vivendo grazie allanascita di nostra figlia, avremmosenza dubbio anticipato i tempiche ci hanno portato fino a lei”.Auguri di ogni bene!

LA REDAZIONE