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IN QUESTO NUMERO Editoriale Ha inizio una nuova avventura di Tiziana Bocchi Segretario confederale Uil Prefazione di Carmelo Barbagallo Segretario generale Uil La produttività torna a crescere L’evoluzione dell’economia e i salari nel 2018 Piano Impresa 4.0: continuare sulla strada giusta Distretti industriali: un mix tra tradizione e innovazione Legalità e trasparenza: l’ Osservatorio Nazionale della Cooperazione E’ on line Digit@uil Produttività, Welfare e Partecipazione: le novità della Circolare n.5/E Partecipazione: dalla teoria alla pratica Pillole di rappresentanza Codice degli appalti: tra positività e criticità Principali accordi in materia di appalti Che fine faranno i tavoli di crisi? LE NOSTRE TEMATICHE Politica economica e salariale, Politica industriale e settoriale Modello contrattuale, Contrattazione collettiva, Appalti, Riflessioni N° 0 - Anno 1 - 31/7/2018 2 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 Periodico a cura del Servizio Contrattazione privata politiche settoriali Rappresentanza e rappresentatività della UIL

Periodico a cura del Servizio Contrattazione privata ... · neoministro Tria, e di un contributo nullo della domanda estera netta, l’elemento più dinamico della crescita della

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Bimestrale di

IN QUESTO NUMERO

EditorialeHa inizio una nuova avventuradi Tiziana BocchiSegretario confederale Uil

Prefazione di Carmelo BarbagalloSegretario generale Uil

La produttività torna a crescere

L’evoluzione dell’economia e i salari nel 2018

Piano Impresa 4.0: continuare sulla strada giusta

Distretti industriali: un mix tra tradizione e innovazione

Legalità e trasparenza: l’ Osservatorio Nazionale della Cooperazione

E’ on line Digit@uil

Produttività, Welfare e Partecipazione: le novità della Circolare n.5/E

Partecipazione: dalla teoria alla pratica

Pillole di rappresentanza

Codice degli appalti: tra positività e criticità

Principali accordi in materia di appalti

Che fine faranno i tavoli di crisi?

LE NOSTRE TEMATICHEPolitica economica e salariale, Politica industriale e settorialeModello contrattuale, Contrattazione collettiva, Appalti, RiflessioniN° 0 - Anno 1 - 31/7/2018

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Periodico a cura del Servizio Contrattazione privata politiche settoriali

Rappresentanza e rappresentatività della UIL

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contraddizioni e alle condizioni di di-seguaglianza e ingiustizia. Bisogne-rebbe puntare, inoltre, sull’aumentodella produttività, ma fondata sul be-nessere lavorativo e non sullo sfrutta-mento, come ancora accade in alcunicasi. Anche a questo scopo serve lacontrattazione.

L’auspicio, dunque, è che “Contratta-zione & sviluppo” diventi un luogo incui far crescere il dibattito, lo studio ela riflessione sul ruolo e sul futuro delSindacato, sapendo che possonocambiare gli strumenti, ma che la suamissione resta immutata. Noi dob-biamo tutelare le lavoratrici e i lavora-tori, le pensionate e i pensionati e igiovani in cerca di lavoro. Discutiamo,insieme, di come realizzare al meglioquesto compito.

sto strumento, si garantiscono tutelee diritti ai lavoratori e si contribuiscealla crescita del Paese.

Oggi, viviamo immersi in nuove sfidee siamo chiamati a tenere il passodell’innovazione e della modernizza-zione. Bisogna governare, infatti, i pro-cessi evolutivi per evitare che queidiritti e quelle tutele vengano elusi, senon addirittura schiacciati, dal nuovoche avanza. L’impresa 4.0 e la digitaliz-zazione sono una grande opportu-nità. Purtroppo, però, in alcuni casi, aprevalere sono solo le solite vecchielogiche del profitto e non anche gli in-teressi generali. Pure in questi casi, lacontrattazione resta la leva su cuiagire per regolamentare lo strapoteredelle multinazionali e dei gruppi do-minanti e per porre rimedio alle tante

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Contrattazione, relazioni industriali, welfare, partecipazione, Impresa 4.0, rappresentanza, politica economica e salarialesono solo alcuni degli argomenti che troverete “sfogliando” le pagine multimediali di Contrattazione&Sviluppo. Iniziaoggi, infatti, la nuova avventura editoriale del Servizio contrattazione e politiche settoriali della Uil con un periodico bi-mestrale che potete consultare on-line sul nostro sito e non solo.Uno strumento che si rivolge non solo ai nostri quadri e delegati, iscritti e semplici simpatizzanti, ma a tutti coloro chevogliono avere uno sguardo sindacale sui fatti, gli avvenimenti e le novità che riguardano tutte le tematiche di cui quo-tidianamente ci occupiamo. E allora, articoli tematici, approfondimenti, focus dedicati, semplici riflessioni, ma anche do-cumenti e norme utili a chi si interessa di questo mondo.L’idea che ci ha mosso in questo progetto, infatti, non è semplicemente quella di offrire informazioni ma di provare acreare uno spazio di dibattito, un luogo non solo di “ascolto”, ma soprattutto di confronto: starà a voi dirci se la strada èquella giusta, commentando sui principali social i nostri articoli, facendoci sapere le vostre opinioni ma anche le eventualicritiche o suggerimenti.Insieme proveremo a rendere C&S sempre più moderno e innovativo, vicino ai lettori e in costante dialogo con essi.Anche per questo abbiamo deciso di avvalerci, per ogni numero, di contributi di esperti, professori e intellettuali per of-frire un punto di vista quanto più vasto possibile sulle materie da noi trattate.Questa la sfida che ci siamo dati, la scom-messa che vogliamo vincere. Dopo Digit@Uil ancora una vota vogliamo andare oltre i tradizionali schemi e applicare leultime innovazioni tecnologiche anche al nostro nuovo strumento di comunicazione. Partiamo. Ee si dice in questi casi: buona lettura.

L’EDITORIALEL’EDITORIALE

Prefazione di Carmelo BarbagalloSegretario generale Uil

Ha inizio una nuova avventuraDi Tiziana Bocchi,Segretria Confederale UIL

Per un foglio destinato ad affrontare itemi del lavoro, “Contrattazione e svi-luppo” è un titolo molto efficace cheevoca, immediatamente, il ruolo delSindacato. A dire il vero, avrebbe fun-zionato anche se, in luogo della “e”congiunzione, fosse stata usata laforma verbale “è”. Perché, a ben vedere, contrattazioneè sviluppo. Lo avevano già compresoi Padri costituenti. L’articolo 39 dellanostra Carta fondamentale ricordache compito essenziale dei Sindacatiè proprio la sottoscrizione di contratticollettivi. E l’obiettivo non poteva cheessere quello di migliorare le condi-zioni del lavoro e dell’economia nazio-nale. Certo, i contratti collettivirappresentano solo una parte dellacomplessiva funzione della contratta-zione. Resta il fatto che, in virtù di que-

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Politica economica e salariale

La produttivitàtorna a crescere

Le previsioni Istat per il 2018 consen-tono una riflessione anche sulla que-stione produttività, probabilmente lapiù spinosa dell’economia. Sostenutidagli incrementi retributivi e occupa-zionali, i consumi delle famiglie sonoprevisti dall’Istat in aumento del 2,4%in termini correnti (+1,2% a prezzi co-stanti). Di conseguenza, a fronte deldebole andamento della spesa delleAmministrazioni Pubbliche (+0,1% aprezzi costanti), confermato anche dalneoministro Tria, e di un contributonullo della domanda estera netta,l’elemento più dinamico della crescitadella domanda si confermerà l’au-mento degli investimenti fissi lordi(+4,0% in termini reali), in continua ac-celerazione dal 2015 grazie anche alcospicuo sostegno pubblico offertodal Piano Industria 4.0 (ora Impresa4.0).Quella degli investimenti è peròanche la componente della domandapiù duramente colpita dalla Granderecessione, al punto che la pur sensi-bile crescita in atto dal 2015 (previstain lieve accelerazione nel 2018), nonpotrà che riportarne il livello da 28 a20 punti percentuali al di sotto diquello del 2007. Una vera voragine,che al ritmo attuale non potrà esserecolmata che nella prima metà del2025, con pesanti conseguenze nega-tive su crescita e occupazione deglianni futuri. Tuttavia, l’incremento deibeni capitali a disposizione del lavoro(+3,2% degli investimenti fissi a prezzicostanti per unità di lavoro a tempopieno) è previsto associarsi con unacrescita della produttività del lavoro(Pil per unità di lavoro) dello 0,6%: unaumento della produttività mediaidentico a quello del 2017, che ripor-

terebbe questa variabile fondamen-tale dello sviluppo quasi al livello del2007. Il punto è ben chiarito dall’ap-profondimento sulla dinamica dellaproduttività dal 1995 al 2017 chel’Istat opportunamente presenta conle previsioni.È infatti qui che si manifesta il princi-pale ritardo strutturale dell’economiaitaliana rispetto ai paesi dell’euro: seper l’Italia il livello della produttivitàdel lavoro nel 2017 è solo del 6% su-periore a quello del 1995, per la Spa-gna il vantaggio è del 17%, per laFrancia del 26%, per la Germania del31% (cinque volte superiore a quelloitaliano). La scelta del 1995 come anno basedell’esercizio è opportuna, perché èappunto allora che, esaurita la spintapropulsiva della svalutazione della liradel 1992, l’economia italiana inizia l’at-tuale, lunga fase di declino rispetto aipaesi dell’euro. Declino che, da rela-tivo nel periodo 1995-2007 (l’Italiacresce in media dell’1,6% all’anno el’Eurozona del 2,4%, con un differen-ziale annuo di -0,8 punti), diviene as-soluto nel 2008-2013 (Italia -1,5%l’anno, Eurozona -0,25%, differenziale-1,25 punti l’anno) e torna poi relativonel 2014-2017 (Italia +0,8%, Eurozona+1,8%, differenziale -1 punto l’anno).Nel complesso, tra il 1995 e il 2017 ilPil italiano perde 27,8 punti percen-tuali nei confronti dell’Eurozona(+16,1% contro +43,9%). La caduta degli investimenti nellacrisi, che abbiamo ricordato, certo nonaiuta l’economia italiana a recuperareil pesantissimo svantaggio accumu-lato; ma l’Istat nota che il riavvio dellacrescita dopo il 2013 ha maturato in-teressanti mutamenti di rotta nell’an-damento dell’occupazione qualificata,che condizionano la possibilità del si-stema economico di utilizzare capitaleintangibile e nuove tecnologie, acce-lerando tanto la resa degli investi-menti quanto il profilo della crescita.Tuttavia, sebbene in aumento, l’inten-sità della ricomposizione della do-

manda di lavoro verso segmenti pro-fessionali ad alta qualifica si mantienein Italia a livelli inferiori a quelli deiprincipali paesi europei e spiega lagran parte della forte ripresa dell’emi-grazione giovanile verso paesi conprospettive economiche più floride.In definitiva non si può evitare di rico-noscere che, seppure l’economia mo-stra indubitabili segni di ripresa, restagrave il ritardo nel dibattito di politicaeconomica e nel sistema di relazioniindustriali sulla necessità di avviarepolitiche più coraggiose e innovativea favore di una netta accelerazionedella crescita. Giocano a sfavore nonsolo le regole europee e la monetaunica (che però, non ci impedisconodi maturare avanzi commerciali ditutto rispetto), ma anche gli arrocca-menti in difesa di posizioni che lalunga crisi ha fortemente indebolito.Giocano a sfavore l’assenza di una ri-cerca di analisi condivise, di propostecoraggiose e fantasiose, e soprattuttodi coordinamento delle energie di rin-novamento, anche se in questa dire-zione passi importanti sono statieffettuati dai partner sociali con la sti-pula del Patto della Fabbrica, cosìcome da parte del Governo uscentecon il Piano Impresa 4.0. Il Paese ha bi-sogno di una prospettiva di crescitastabile e prolungata, basata sulle duegambe della domanda interna e diquella internazionale, oggi più mal-ferma. Per questo sono indispensabilibuoni salari e buoni lavori, più qualifi-cati e più stabili, e analogamente in-vestimenti sia espansivi sia intensivi, eparticolarmente intensivi di cono-scenza, capaci di frenare l’esodo di ca-pitale umano dando impiego aigiovani e alle loro competenze. Questiobiettivi richiedono un’azione forte,coordinata e unitaria tra le forze poli-tiche e gli attori del sistema delle rela-zioni industriali. Su questo va misuratal’efficacia del nuovo Governo.

Di Leonello TRONTI Università degli Studi Roma Tre

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Politica economica e salariale

L’evoluzionedell’economia e isalari nel 2018

Le previsioni Istat per il 2018 permet-tono di valutare lo stato dell’economiaitaliana e sulle sue prospettive. In unoscenario denso di incognite, acuitedalle incerte novità del quadro poli-tico, l’Istituto di statistica stima perl’anno corrente una crescita del red-dito in termini reali dell’1,4% (un de-cimo di punto in meno delleprevisioni del Governo), di cui quasi lo0,8% è già acquisito. In altri termini,nel 2018 è prevista una lieve decele-razione rispetto al 2017, quando lacrescita è stata dell’1,5%. La decelerazione italiana, che rispec-chia segnali già visibili nella produ-zione industriale, nel commercioestero e nel clima di fiducia di famigliee imprese, è parallela al rallentamentoprevisto per l’intera Eurozona dal 2,4al 2,3%; ma è in controtendenza ri-spetto alle attese di accelerazionedella crescita americana (dal 2,3 al2,7%), dell’insieme dei paesi avanzati(dal 2,3 al 2,5%) e dell’intera economiamondiale (dal 3,8 al 3,9%). L’Italia quindi si prevede resti ancorataanche quest’anno al ritardo di 8 de-cimi di punto rispetto all’Eurozona su-bito nel 2017 – un distacco che andràa sommarsi agli 11,3 punti di minorcrescita già accumulati nel corso delladoppia crisi. Inutile notare che sel’economia italiana avesse avuto unacrescita anche solo pari a quellamedia dell’Eurozona, il reddito ita-liano sarebbe oggi maggiore di pocomeno di 200 miliardi, cosa che, a pa-rità di debito pubblico, ridurrebbe ilrapporto debito-Pil attorno al 120%.Veniamo al lavoro. Secondo l’Istat lalenta crescita dell’economia compor-terà un ampliamento dell’occupa-zione dello 0,8% in termini di unità di

lavoro equivalenti a tempo pieno(circa 190 mila unità in più). Date letendenze degli ultimi anni, confer-mate dai dati mensili, si può facilmente supporre che si trat-terà in maggioranza di occupazione atempo determinato, mentre gli occu-pati a tutelecrescenti (ex a tempo indeterminato)segneranno un incremento più mode-sto o addirittura un decremento, e glidopo il ridimensionamento degli anniscorsi.Il tasso di disoccupazione non do-vrebbe avvantaggiarsi in modo signifi-cativo di una crescita occupazionaleinferiore tanto a quella del 2017(+0,9%), quanto a quella del 2016(+1,2%). Si prevede infatti che, con unariduzione di 4 decimi di punto percen-tuale rispetto al 2017, le persone incerca di lavoro restino ancora al 10,8%delle forze di lavoro. E questa potrebbeapparire una previsione ottimistica, chenon tenga conto che la pur modestacrescita occupazionale potrebbe at-trarre alla ricerca di lavoro altre personeattualmente scoraggiate. Tuttavia, i se-gnali che provengono dai primi datimensili dell’anno in corso (gennaio-aprile) mostrano una sia pur lieve ridu-zione dei giovani disoccupati, aconferma della previsione Istat.A fronte del modesto incremento delprodotto – e di conseguenza della do-manda di lavoro, con il conseguentebasso impatto sulla disoccupazione –l’Istat stima poi che la retribuzionelorda media (per unità di lavoro atempo pieno) cresca dell’1,4 in termininominali, ovvero in una misura lieve-mente superiore all’indice di rivaluta-zione delle retribuzioni di primolivello (Ipca al netto dei beni energe-tici importati), da poco previsto dallostesso Istituto allo 0,9% per l’anno incorso. L’incremento del tasso di salarioreale dovrebbe così essere dello 0,5%nei termini dell’indice Ipca, e ancor piùmodesto, dello 0,2%, rispetto al previ-sto andamento del deflatore dellaspesa delle famiglie residenti (1,2%),

che non considera soltanto i beni diconsumo previsti dal paniere dell’in-dice ma tutti i beni verso i quali si in-dirizza la spesa delle famiglie. In altreparole, l’aumento della retribuzionereale media sarà nel 2018 significati-vamente superiore a quello quasinullo del triennio 2015-2017 (in mediaannua, 0,07%) e, in valore assoluto,dovrebbe equivalere a un incrementocomplessivo nominale di circa 416euro lordi (32 euro per 13 mensilità).Nel complesso, data la crescita sala-riale e quella dell’occupazione, ilmonte del reddito dei lavoratori di-pendenti è previsto in aumento dicirca 2,2 punti percentuali in termininominali, pari a poco più di 15 miliardidi euro. Ma questa crescita del monteretributivo, comunque inferiore aquella del reddito, porterebbe a unnuovo ridimensionamento dellaquota del lavoro dipendente nel va-lore aggiunto complessivo, dal 44,4%al 43,9%, con un’ulteriore violazionedella cosiddetta “regola aurea” dellapolitica salariale che richiede la co-stanza della quota per assicurare unacrescita stabile e sostenuta. La ridu-zione equivale a una rinuncia del la-voro dipendente a circa 8,5 miliardi dieuro in favore degli altri redditi (red-diti misti, profitti e rendite). Si tratta diun importo significativo, a fronte nonsoltanto della crescita del pil maanche del buon andamento del saldocommerciale, che si prevede confermianche nel 2018, in linea con il triennioprecedente, un avanzo degli scambidi beni e servizi superiore a 3 puntipercentuali di pil, capace di assicurareuno spazio economico di più di 56 mi-liardi a copertura di imprevisti au-menti delle importazioni. Questisegnali, uniti al perdurante basso li-vello di inflazione, mostrano come esi-stano ancora spazi significativi perpolitiche salariali più espansive diquelle correnti.

Di Leonello TRONTI Università degli Studi Roma Tre

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Politica economica e salariale

La crescita dellaproduttività del

lavoro in Italia e in altri paesi

europei – 1995-2017

(1995=100)

Le componenti delprodotto lordo tra il2006 e il 2018 (previsioni Istat;2006=100)

Fonte: OECD.stat

Fonte: Istat, Conti nazionali e previsioni2018

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Politica industriale e settoriale

Sono stati pubblicati dall’Istat i risul-tati del “Piano impresa 4.0” per il 2017:i beni incentivati da super e iper am-mortamento e dalla Nuova Sabatinisono cresciuti dell’11%, con gli ordinidei macchinari che hanno registratoun più 13,7%; il Fondo di Garanzia perle Pmi ha garantito 17,5 miliardi di cre-diti aggiuntivi e i Contratti di Sviluppohanno attivato 4 miliardi di investi-menti. A tutto ciò si deve aggiungereche nel 2018 è stato introdotto ancheil credito di imposta per la formazione4.0 delle lavoratrici e dei lavoratori di-pendenti (40% sul costo del personaledipendente per tutto il periodo in cuiun’impresa investe in formazione) edè stato predisposto il potenziamentodegli Istituti Tecnici Superiori.Le risorse aggiuntive stanziate per glianni 2018-2028 ammontano a 10 mi-liardi di euro, portando così lo stanzia-mento totale del Piano a circa 30

miliardi. Se questa è la situazione ge-nerale, l’Istat ci illumina su alcuni det-tagli. Il super ammortamento hasvolto un ruolo “molto” o “abbastanza”rilevante nella decisione di investireper il 62,1% delle aziende manifattu-riere, con valori compresi tra il 57,3%delle piccole imprese e il 66,9% dellemedie. L’iper ammortamento, poi, è stato giu-dicato utile da oltre la metà delleaziende di media (53,0%) e grande(57,6%) dimensione, e da circa unterzo (34,2%) delle imprese con menodi 50 addetti. Le agevolazioni finanzia-rie previste dalla “Nuova Sabatini”

sono state considerate di rilievo dal35,2% delle piccole e dal 28,9% dellemedie imprese. È possibile, dunque,affermare che gli incentivi hanno fun-zionato. E che, come la Uil ha già so-stenuto, il Piano impresa 4.0 è stato unprimo importante passo in avanti. Dicerto non sufficiente. Infatti, dopo ilboom iniziale, gli investimenti se-gnano ora una diminuzione dell’1,4%.Dal lato degli scambi con l’estero, leesportazioni sono diminuite del 2,1%e le importazioni dello 0,9%. Sempredati Istat, con riferimento ai piani di in-vestimento per il 2018, solo il 46%delle imprese dichiara di prevedere in-vestimenti in software, circa un terzo(il 31,9%) in tecnologie di comunica-zione machine-to-machine o internetof things, il 27% in connessione adalta velocità (cloud, mobile, big dataecc.) e in sicurezza informatica, in mi-

sura direttamente proporzionale alladimensione d’impresa. Cosa significa? Che i meri incentivi fi-scali non bastano a far cambiare pelleal nostro tessuto industriale. Occorreuna visione di sistema e al contempouna nuova prospettiva culturale chefaccia comprendere che per esserecompetitivi sui mercati globali inno-vare è necessario. E allora. Forma-zione, competenze, nuovaorganizzazione del lavoro, ma soprat-tutto un vero progetto di politica in-dustriale che sappia individuare esostenere le missioni strategiche delnostro Paese. In quest’ottica, è eviden-temente necessario che il nuovo Go-verno, come primo passo, rifinanzi ilPiano. Occorre, infatti, continuare asostenere le imprese che investono intecnologia ed in capitale umano, va-lorizzando le competenze e le capa-cità dei dipendenti: queste le sfide checi attendono.

di Irene PATA

Piano Impresa 4.0: continuare sullastrada giusta

“Formazione,

competenze, nuova

organizzazione del

lavoro, ma soprattutto un

vero progetto di

politica industriale

che sappia individuare

e sostenere le missioni

strategiche del nostro

Paese”

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Politica industriale e settoriale

L’unione fa la forza, anche in campoeconomico. A 10 anni dalla crisi i di-stretti industriali hanno mostrato diavere un’ottima capacità di resistenza. Ridimensionati nel numero e negli oc-cupati, questi sono ancora un puntodi forza dell’economia nazionale.Emerge proprio questo dal decimo“Rapporto annuale sull’economia e fi-nanza dei distretti industriali” di IntesaSan Paolo, relativo al 2017. Lo studioanalizza i bilanci aziendali dal 2008 al2016, di circa 18 mila imprese che ap-partengono a 153 distretti industriali,confrontandoli con quelli di circa54mila imprese non distrettuali. Com-plessivamente nei distretti l’aumentodei ricavi è stato del 13% a fronte del+8,7% delle aree non distrettuali.Anche per i margini unitari c’è diffe-renza, visto che nel primo caso si è tor-nati a livelli superiori a quelli pre-crisi,mentre le aziende non distrettualifanno ancora fatica a recuperare ter-reno. E in particolare spiccano percrescita e redditività i comparti del-l'agro-alimentare e della meccanica,anche se il primato va all'occhialeria bel-lunese al traino del colosso Luxottica.

Diversi i punti comuni del sistema deidistretti, che fanno pensare che sa-ranno pilastro dell’economia italianaanche nel prossimo futuro. In primis,la buona capacità di reazione alla crisidegli ultimi anni, che ha restituito untessuto produttivo più forte e compe-titivo. Altro aspetto importante è l’ele-vata propensione a servire mercatiesteri. Stati Uniti e Cina sono i Paesi incui l’export dei distretti è cresciuto dipiù tra il 2008 e il 2016 (+3 miliardi dieuro e +1,7 miliardi rispettivamente).Marchi registrati, brevetti e certifica-zioni di qualità sono aumentati. Da ci-tare poi l'inversione di marcia delleproduzioni, che in parte stanno tor-nando in Italia soprattutto nel sistemadella moda. E proprio nel fashionspicca la presenza di imprese femmi-nili (una su tre), che nel complesso sicollocano a un buon 23%. Dati che la Uil giudica positivi. Il nostroè un Paese obbligato ad investire inqualità: delle produzioni e, soprat-tutto, del lavoro. Oggi servono inter-venti strutturali, che diano certezze eprospettive a tutti, a chi lavora e a chifa impresa, alle aziende e ai territori.Bisogna mettere in campo tutte le mi-sure opportune affinché, riformandola politica fiscale e sostenendo la con-trattazione a tutti i livelli, tale crescitasia corredata da una vera redistribu-zione della ricchezza. La rivoluzione digitale sta modificandol’organizzazione della produzione edella distribuzione nei distretti. In particolare, il ritardo nell’adozionedi sistemi di smart manufacturing èevidente anche in questi territori.Le tecnologie di Impresa 4.0 possonofavorire le imprese distrettuali. Per-mettono infatti di rafforzare le loro ca-pacità di produrre in piccole serie econ prodotti realizzati su misura delcliente e di gestire in modo più effi-ciente i tradizionali e fitti rapporti di fi-liera tra tante Pmi. Devono peròessere soddisfatti alcuni prerequisiti,

che richiedono investimenti: unamaggiore dotazione di capitaleumano con le competenze necessarie;una maggiore capacità di banda perconnettere le imprese al mercato; in-vestimenti in macchinari, ricerca e svi-luppo e software da parte delleimprese. Infatti Impresa 4.0 rischia dinon raggiungere gli obiettivi di soste-gno all'innovazione ed alla digitalizza-zione delle imprese se non metteinsieme in un unico progetto la realiz-zazione delle condizioni propedeuti-che alla creazione e allo sviluppo diimpresa, mettendo in atto un pro-cesso virtuoso che affianchi alla ri-presa delle esportazioni e dei consumiinterni quella della produzione e cre-ando, per questa via, nuova occupa-zione.

di I. P.

Distretti industriali: un mix tra tradizionee innovazione

“Il nostro è un Paese

obbligato ad

investire in qualità

delle produzioni

e, soprattutto,

del lavoro"

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Politica industriale e settoriale

La rivoluzione digitale sta modifi-cando l’organizzazione della produ-zione e della distribuzione neidistretti. In particolare, il ritardo nell’adozionedi sistemi di smart manufacturing èevidente anche in questi territori.Le tecnologie di Impresa 4.0 possonofavorire le imprese distrettuali. Per-mettono infatti di rafforzare le loro ca-pacità di produrre in piccole serie econ prodotti realizzati su misura delcliente e di gestire in modo più effi-ciente i tradizionali e fitti rapporti di fi-liera tra tante Pmi. Devono peròessere soddisfatti alcuni prerequisiti,che richiedono investimenti: unamaggiore dotazione di capitaleumano con le competenze necessarie;una maggiore capacità di banda perconnettere le imprese al mercato; in-vestimenti in macchinari, ricerca e svi-luppo e software da parte delleimprese. Infatti Impresa 4.0 rischia dinon raggiungere gli obiettivi di soste-gno all'innovazione ed alla digitalizza-zione delle imprese se non metteinsieme in un unico progetto la realiz-zazione delle condizioni propedeuti-che alla creazione e allo sviluppo diimpresa, mettendo in atto un pro-cesso virtuoso che affianchi alla ri-presa delle esportazioni e dei consumiinterni quella della produzione e cre-ando, per questa via, nuova occupa-zione.Lavoro di scarsa qualità, lavoro po-vero, lavoro gratuito e lavoro nero,continuano ad interessare con forza ilsettore della Cooperazione. Per que-sto, dal 2017 Cgil, Cisl, Uil e LegaCoop,

Confcooperative ed Agci hanno vo-luto dare nuovo vigore all’Osservato-rio Nazionale della Cooperazione natonel 2007. Quest’ultimo, coordina e monitora illavoro di tutti gli osservatori provin-ciali, cui fanno parte (sia a livellonazionale che provinciale) un rappre-sentante per ogni OO.SS confederale,uno per ognuna delle suddette Cen-trali Cooperative, un delegato rispet-tivamente dell’INPS, del MISE edell’INAIL ed è presieduto da un diri-gente dell’Ispettorato del lavoro.Il rilancio dell’Osservatorio Nazionalesi è concretizzato grazie all’adozionedi un regolamento che dà la possibi-lità a tutti i suoi membri, a tutti i livelli,di orientare l’attività ispettiva, di cono-scerne gli esiti e valutare nuovi e mi-gliori strumenti per garantire unlavoro di qualità nella cooperazione.Oltre al Regolamento degli Osserva-tori il MISE ha prodotto un vademe-cum strumento anch’essoestremamente prezioso, la cui intro-duzione è stata fortemente voluta daCgil, Cisl e Uil poiché aiuta gli ispettoria individuare le criticità non solo giu-slavoristiche ma anche “sociali” su cuiconcentrarsi per vagliare la confor-mità di una determinata cooperativaalla legislazione vigente.

Grazie al Regolamento del 2017 ed alvademecum oggi gli Osservatori Pro-vinciali, supportati dal lavoro dell’Os-servatorio Nazionale rappresentanoun prezioso presidio sindacale per mi-gliorare le condizioni di lavoro nellacooperative e promuovere la vera asana cooperazione.

Di Giovanni D’ANNA

Legalità e trasparenza:l’ Osservatorio Nazionale della Cooperazione

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Relazioni sindacali e contrattazione collettiva

Da alcuni mesi è on-line Digit@UIL,la piattaforma digitale sulla contrat-tazione di secondo livello realizzatadal Servizio Contrattazione Privata ePolitiche Settoriali della UIL. In essa, potete trovare oltre 265schede analitiche afferenti ai prin-cipali contratti decentrati siglati edei quali sono analizzati tutti gliaspetti normativi ed economici. Sitratta di un progetto nato oltre unanno fa e volto ad offrire a tutti i de-legati della nostra Organizzazioneun utile strumento formativo ed in-formativo, ma anche un bagagliodal quale attingere per recuperarele migliori pratiche contrattuali at-tualmente vigenti. Infatti, attraverso Digit@uil, grazieai nostri aggiornamenti quotidiani,

si potranno osservare i trend evo-lutivi della negoziazione tra le Parti,capire le trasformazioni che stannointeressando il mondo del lavoro,valutare l’impatto delle nuove tec-nologie nell’organizzazione del la-voro, scoprire quante e qualisoluzioni i nostri delegati stannopraticando su tutto il territorio na-zionale. Allo tesso tempo, attraverso il no-stro archivio sarà possibile com-prendere in che modo, e in qualemisura, la contrattazione stia fa-cendo leva sulla detassazione delpremio di risultato e sulle nuovemisure di welfare agevolato. Spa-zio, poi, è dedicato anche a temi distraordinaria attualità come la for-mazione e la partecipazione che

sono stati due tra i principali temiaffrontati anche nell’Accordo del 9marzo tra Cgil, Cisl, Uil e Confindu-stria. Insomma, uno strumento più cheutile in questo momento e che ri-conferma la vitalità e l’efficaciadelle nostre relazioni sindacali.Migliorare costantemente questaapplicazione sarà nostro compito,aumentarne i contenuti il vostro.Per questo chiediamo a tutti coloroche siglano accordi di secondo livello di inviarci i testi alla mail [email protected]: per-ché Digit@uil è un patrimonio dellanostra Organizzazione e, in quantotale, contribuire al suo sviluppo èdovere di ognuno di noi.

E’ on-line DIGITAUIL

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Relazioni sindacali e contrattazione collettiva

Lo scorso 29 marzo l’Agenzia delleEntrate, d’intesa con il Ministerodel lavoro, ha emanato la Circolaren. 5/E per chiarire alcune proble-matiche riguardanti la detassa-zione dei premi di risultato, ilwelfare aziendale e la partecipa-zione.Per quanto riguarda la detassa-zione, viene ribadito il limite reddi-tuale per godere dell’agevolazione(80.000 euro) e il montante detas-sabile (3.000 euro). Viene riconfer-mato, poi, che se i contratticollettivi, aziendali e territoriali,prevedranno il coinvolgimento pa-ritetico dei lavoratori nell’organiz-zazione del lavoro esso darà dirittoalla detassazione del premio fino aun massimo di 4.000 euro e allostesso tempo la decontribuzionedei contributi previdenziali fino a800 euro. Su quest’ultimo punto, la Circolarechiarisce che potranno godere diqueste agevolazioni anche i con-tratti successivamente modificati ointegrati per prevedere forme dicoinvolgimento, a condizione cheessi vengano nuovamente deposi-tati entro 30 giorni dalla stipula. Nel merito l’Agenzia dell’Entratechiarisce meglio cosa debba inten-dersi per coinvolgimento parite-tico. Un “Piano di Innovazione”,conforme alle previsioni di CCNL econtratti decentrati, che permettadi coinvolgere in modo diretto eattivo le lavoratrici e i lavoratori.Inoltre, esso deve prevedere: (i) ladisamina del contesto di partenza;

(ii) le azioni partecipative e glischemi organizzativi da attuare e irelativi indicatori; (iii) i risultati at-tesi in termini di miglioramento einnovazione; (iv) il ruolo delle rap-presentanze dei lavoratori a livelloaziendale, se presenti. A titoloesemplificativo la Circolare fa rife-rimento alla possibilità di ricorrerea schemi organizzativi di innova-zione partecipata (“SOP”) o a i pro-grammi di gestione partecipata(“PGP”).Ulteriori specifiche da parte dellaCircolare in materia di detassa-zione riguardano i limiti di premiagevolabili erogati da più datori dilavoro. Tali premi per godere dellaagevolazione dovranno riferirsi alperiodo d’imposta ed essere calco-lati computando tutti i premi per-cepiti dal dipendente nel corsodell’anno, incluse forme di parteci-pazione agli utili o benefit. Sempre in materia di detassazionela Circolare si sofferma su due ulte-riori fattispecie. La prima riguarda,i premi erogati nell’ambito digruppi aziendali, per i quali si con-cede il beneficio al raggiungi-mento di un risultato incrementaledella singola azienda e non dell’in-tero gruppo. La seconda attiene alla possibilitàdi applicare l’imposta sostitutiva al10% anche in ipotesi di acconti eanticipazioni del premio, attesoche tale incremento sia stato veri-ficato prima della corresponsione. Ulteriori chiarimenti riguardano,infine, la conversione del premio dirisultato in misure di welfare azien-dale. Saranno dunque esclusi dal-l’imponibile fiscale, e pertanto nonconcorrono a formare reddito dalavoro dipendente ai sensi dell’art.51 Tuir, i benefit previsti dalcomma 4 (uso dell’auto aziendale,concessione di prestiti da parte deldatore di lavoro, messa a disposi-

zione del dipendente dell’alloggioe concessione gratuita di viaggi aidipendenti del settore ferroviario),i contributi di assistenza sanitariaversati a enti o casse aventi esclu-sivamente fine assistenziale e inazioni, i premi e/o contributi ver-sati dal datore di lavoro per la copertura del rischio di non auto-sufficienza (Long Term Care) o digravi patologie (Dread Disease), eda ultimo le somme erogate o rim-borsate ai dipendenti per l’acqui-sto degli abbonamenti per iltrasporto pubblico (locale, regio-nale e interregionale).

di M. D. M.

Produttività, Welfaree Partecipazione: le novità della Circolare n.5/E

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La partecipazione dei lavoratorinell’impresa, tema storico per il di-ritto del lavoro e per le relazionisindacali, ha attratto un rinnovatointeresse non solo nel dibattito fraesperti, ma anche nella praticadelle relazioni industriali. In unmercato caratterizzato da elevatodinamismo e competitività, in cuil’innovazione tecnologica e digi-tale rappresentano aspetti fonda-mentali da affrontare e realizzare,le imprese riconoscono sempre dipiù il ruolo attivo delle lavoratrici edei lavoratori nell’individuazioneed implementazione di forme diorganizzazione e gestione del-l’azienda.Parlare di partecipazione implicaaffrontare il bilanciamento tra i di-versi interessi in gioco, da unaparte lo sviluppo della produttivitàe competitività delle imprese e dal-l’altra il diritto costituzionalmentegarantito dei lavoratori a collabo-rare nell’impresa al fine dell’evolu-zione sociale e in armonia con leesigenze della produzione. Nonostante nel sistema italianodelle relazioni industriali il temadella partecipazione non sianuovo, la concreta attuazione è ri-masta contenuta. Ed è proprio perincentivare le imprese che il legi-slatore ha introdotto di recente unsistema fiscale di vantaggio nel-l’ipotesi di coinvolgimento dei la-voratori. Opportunità colta, comerisulta dai dati forniti dal Ministerodel Lavoro a maggio 2018, da cuiemerge che ben 1633 contratti dei10.633 depositati prevedono un

piano di partecipazione. Tra i tanti uno dei più recenti è quello sotto-scritto dalla Manfrotto S.p.a, in cui si introduce sia la partecipazione or-ganizzativa dei lavoratori attraverso gruppi di lavoro permanenti sucondizioni e modalità produttive, sia la consultazione preventiva e ob-bligatoria nella fase di elaborazione del piano strategico.Ma al ruolo del legislatore si affianca da tempo un impegno ed un realeintervento delle Parti sociali. Partendo dai diritti di informazione e con-sultazione riconosciuti dai CCNL, fino a forme premiali nei contratti di se-condo livello, la contrattazione collettiva esercita sempre di più unafunzione cruciale. Ed è partendo dalla consapevolezza dell’importanza di elaborare una viaitaliana alla partecipazione, indispensabile per indirizzare e governare ledinamiche legate ai cambiamenti in atto, che sappia contemperare leprofonde differenze tra i sistemi di imprese, Cigl, Cisl e Uil hanno avviatonel 2016 un percorso di ammodernamento del sistema di relazioni indu-striali, individuando tre possibili livelli sui quali costruire la sperimenta-zione, partendo dalla partecipazione alla Governance, quale areastrategica ai fini delle scelte economiche e socialmente responsabili, pas-sando per quella organizzativa, con la quale concorre alla innovazionedei processi produttivi e alla qualificazione delle lavoratrici e dei lavora-tori, fino alla partecipazione economica/finanziaria. Percorso che è arrivato al 9 marzo 2018 . Con l’Accordo Interconfederalefirmato da Confindustria e Cigl, Cisl, Uil, le Parti sociali hanno voluto con-fermare l’importanza della partecipazione quale strumento per accre-scere la competitività delle imprese e per la valorizzazione del lavoro.Fondamentale è, dunque, la predisposizione di un sistema di relazioniindustriali più flessibile che incoraggi quei processi di cambiamento ca-paci di incrementare forme e strumenti di partecipazione organizzativama anche strategica. Questa la strada che abbiamo tracciato. Siamo consapevoli che il per-corso continuerà ad essere irto di ostacoli, ma sappiamo anche che valela pena percorrerlo perché se si vuole dare al Paese un sistema industrialein grado di rispondere alle attuali trasformazioni bisogna superare il di-vario tra teoria e pratica che ancora oggi affligge il tema della partecipa-zione.

Di Marzia DE MARCHIS

Partecipazione:dalla teoria allapratica

Relazioni sindacali e contrattazione collettiva

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Relazioni sindacali e contrattazione collettiva

Se ne parla tanto, dai più variegatipunti di vista, in qualche caso stru-mentalmente, a volte senza cogni-zione di causa: ma cosa sono gliaccordi sulla misurazione e certifi-cazione della rappresentanza erappresentatività delle Organizza-zioni Sindacali? Per fare chiarezzasu questo tema abbiamo deciso didedicare un Focus tematico sullarappresentanza che in ogni nu-mero di C&S proverà ad analizzaretutti gli aspetti di questo vasto ar-gomento. In questo primo numeropartiamo ab urbe condita e quindidal titolo, come vedremo non ca-suale, attribuito a queste intese.Sono, per l’appunto, accordi sulla“misurazione” e “certificazione”.Con il primo temine, infatti, ci si ri-ferisce agli indicatori che vengonopresi ad oggetto per quantificare lapresenza, in un determinato con-tratto collettivo nazionale, di ognisingola Organizzazione sindacale.Esemplificando, nel caso del T.U.Confindustria essi sono, come spe-cificheremo in seguito, deleghetrasmesse dalle imprese tramiteUniemens e voti ricevuti nelle ele-zioni RSU. Il secondo, invece, at-tiene alla sfera più ampia di comerendere tale misurazione sia effi-cace e oggettiva. Sono tre i principialla base della certificazione: cer-tezza delle fonti, trasparenza dei

processi e validazione esterna deirisultati. Il primo, nel caso del T.U. esuccessive modifiche, si invera at-traverso il ricorso, come prima ac-cennato, alla raccolta delledeleghe attraverso gli Uniemens(dichiarazioni contributive azien-dali) e quindi utilizzando il sistemaINPS mentre, per quanto riguardai verbali Rsu, essi sono raccolti e va-lidati dalle DTL territorialmentecompetenti. In questo modo si rea-lizza, per l’appunto, la certezzadelle fonti. La trasparenza dei pro-cessi è data, invece, dai soggetti acui è stata affidata la raccolta: l’Inpse il Ministero del Lavoro. Infine, lavalidazione esterna dei risultati ègarantita dalla presidenza del Co-mitato di Gestione che è deputatoa proclamare il risultato finale dellamisurazione che è affidata a unrappresentante del Ministero delLavoro.Infine, l’ultima domanda alla qualevogliamo rispondere è perchéquesti accordi riguardano non solola rappresentanza ma anche la rap-presentatività. Bene, se il primo ter-mine racchiude tutto quello di cui

abbiamo scritto finora e quindil’esplicitazione del peso specificodi ogni organizzazione sindacale,con rappresentatività, invece, si in-tende la capacità di rappresentare,o meglio, quali sono le regole chepermettono a una determinataOO.SS di svolgere il proprio ruolocontrattuale. Ecco perché tuttiquesti accordi hanno una parte de-dicata al regolamento elettoraleper le Rsu e delle sezioni incentratesulle modalità di accesso, svolgi-mento e ratifica della contratta-zione a tutti i livelli.

di Michele TARTAGLIONE

Pillole di rappresentanzaCosa sono gli accordi sullaRappresentanza

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Appalti

Dopo la pubblicazione del Correttivodel Codice degli Appalti, D.lgs. del19/04/2017 n.56, avvenuta in GazzettaUfficiale in data 5 maggio u.s., la Uil,esprime un giudizio positivo seppurarticolato in alcuni punti.Il sindacato unitariamente ha lavoratoper ribadire concetti prioritari legatialle tutele dei lavoratori, legalità, tra-sparenza, qualità dell’opera realizzata,lotta alla corruzione e allo spreco, of-ferta economicamente più vantag-giosa , clausola sociale e responsabilitàsolidale. Un lavoro che ha dato risultati positivie che comunque dovrà vederel’azione sindacale sempre presenteladdove margini di manovra sono statilasciati all’interno del nuovo Codiceappalti.In particolare occorre precisare l’averottenuto l’obbligatorietà della clau-sola sociale che dovrà essere inseritanei bandi di gara, la conferma del di-battito pubblico quale strumento indispensabile per superare preventi-vamente le problematiche conflittualinei territori, il miglioramento inseritonei livelli di progettazione determi-nando, ex ante, i costi di manodopera.Inoltre, si rafforza il riferimento dell’ap-plicazione del Ccnl, e del contratto leader stipulato con le OO.SS. mag-giormente rappresentative, amplian-dolo anche alle gare dei servizi e delleforniture.Rimane invariato, nel subappalto, il ri-ferimento che lo stesso non può supe-rare la quota del 30% dell’importocomplessivo del contratto dei lavori,servizi e forniture. Forti perplessità invece le esprimiamo

sull’aver tolto l’inserimento della con-gruità nel Durc, così come il ricorso alleprocedure negoziate senza previapubblicazione del bando di gara perlavori senza previa pubblicazione delbando di gara per lavori di somma ur-genza che rischiano di diventare unasorta di “zona franca” sulla realizza-zione di alcune opere, sulla mancanzadi trasparenza per i controlli al di sottodi 40.000 euro di affidamento nei con-tratti, e sulla facoltà in capo alla sta-zione appaltante di richiedere la ternadi subappaltatori per contratti inferiorialle soglie stabilite. L’ANAC (Agenzia nazionale anticorru-zione) deve pubblicare linee guida perquanto riguarda l’applicazione del co-dice, in sostituzione del “Regola-mento” che accompagnava il vecchioCodice appalti. In particolare è di que-sti giorni sono le linea guida sulla“clausola sociale”, che in molti vorreb-bero depennare, le quali hanno loscopo di dare un indirizzo esplicativoe di orientamento compiuto affinchéle stazioni appaltanti applichino cor-rettamente e compiutamente l'arti-colo 50 del Codice, eliminandoqualsiasi elemento di confusione, in-certezza o discrezionalità. Per questooccorre precisare che lo spirito dell'ar-ticolo 50, che fonda il suo contenutonella legge delega 11/2016, comma 1lettere ddd, fff, e ggg, è quello di pro-muovere la stabilità occupazionalenell'ambito degli appalti pubblici di la-vori e servizi, fermo restando che lepossibili soluzioni in caso di esuberioccupazionali nei casi di cambio d’ap-palto, sono di esclusiva competenzadel confronto tra tutte le parti interes-sate e che la verifica del Ccnl applicatodall’appaltatore precedente implica lacorrispondenza ai contratti di settoredi cui all’art. 51 del D.lgs. del15/06/2015 n.81.

Di Fernando MARIANI

Codice degli appalti:tra positività e criticità

1. Prot. di intesa del 10/06/2016,in materia di appalti pubblicinella Regione Piemonte

2. Prot. quadro del 28/12/2016,in merito al sistema degli appaltipubblici inerenti lavori, fornituree servizi tra Regione Lazio eCIGL, CISL, UIL, e Aniem Lazio,Feder Lazio, Cna, Confartigia-nato

3. Prot. quadro del 28/12/2016,tra Regione Lazio e CIGL, CISL,UIL del Lazio, Filca Cisl Lazio, Fil-lea Cgil Roma e Lazio, Feneal UilLazio, Aniem Lazio, Feder Lazio,Cna, Confartigianato, in merito alsistema degli appalti pubbliciinerenti lavori, forniture e servizi

4. Prot. regionale del 28/12/2017,in merito alle procedure di affi-damento in appalto in sanitànell’Emilia-Romagna

5. Prot. di intesa del 19/02/2018,per la qualità e la tutela del la-voro negli appalti di lavori, ser-vizi e fornitura del Comune diMilano

6. Prot. di intesa del 26/09/2016,in materia di contratti pubblicirelativi a lavori, forniture e servizinel Comune di Genova

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Principali accordiin materia di appalti

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7. Prot. d’intesa 08/09/2016, re-lativo all’applicazione dellaclausola sociale di salvaguardianei casi di affidamento del ser-vizio di distribuzione del GasNaturale dell’Atem Forlì-Cesena

8. Verbale di Accordo del 30/05/2016in materia di appalti nei call cen-ter

9. Prot. d’intesa del 21/02/2018tra Anas e Feneal Uil, Filca Cisl eFillea Cgil

10. D.L. 17/03/2017 n. 25, “dispo-sizioni urgenti per l’abrogazionedelle disposizioni in materia dellavoro accessorio nonché per lamodifica delle disposizioni sullaresponsabilità solidale in mate-ria di appalti”

11. Lettera del Ministero del La-voro e delle Politiche Sociali perl’applicazione del CCNL nell’am-bito degli appalti pubblici

12. Nota del 26/07/2016, prot.14775 del Ministero delle La-voro e delle Politiche Socialiavente ad oggetto “applica-zione del CCNL nell’ambitodegli appalti pubblici”

I tavoli per la gestione delle crisi azien-dali vennero istituiti in occasione delvaro di Industria 2015, nel tentativo,dopo anni di liberismo sfrenato, di ri-portare la politica industriale al centrodello sviluppo e della crescita econo-mica. Si trattava di un nobile intento,di un profilo ed una dimensione conun respiro ed un orizzonte europeo.Lo sforzo era teso a razionalizzare edindirizzare le scelte di ogni governonazionale. In tale contesto la ritrovata politica in-dustriale si proponeva l’ambiziosoobiettivo di anticipare, e quindi preve-nire, l’insorgenza delle crisi aziendalinelle realtà di medie dimensioni conpiù di 200 addetti, sebbene i segnali,che lasciavano presupporre dellechiare difficoltà imprenditoriali, eranoevidenti sia nei ritardi di versamentodei contributi previsenziali e infortu-nistici sia nelle difficoltà di rientro de-bitorio. Allo stesso tempo, siproponeva attraverso il sistema delleCamere di Commercio una diffusa ecapillare opera di sensibilizzazioneterritoriale sulle dinamiche e sulle ri-cadute sociali, economiche ed occu-pazionali di queste crisi.Sono passati oltre dieci anni dallascelta di istituire, di fatto istituziona-lizzandoli, i tavoli di crisi e l’interroga-tivo da porsi è quale prospettiva sipuò prevedere nel prossimo futuro.Dal 2007, periodo di lancio pubblicodel progetto di Industria 2015, si sonosucceduti diversi governi alla guidadel nostro Paese, con linee di politicaeconomica spesso contraddittorie, eaddirittura in aperto contrasto tra diloro. Basti pensare che uno degli ul-timi di essi si proponeva di attuare ladrastica riduzione delle Camere diCommercio presenti sul territorio, innome della modernità e della ridu-zione dei livelli decisionali, senza

tener conto della perdita di un’impor-tante architrave della gestione dellecrisi d’impresa. Nel tempo si sono venuti accumu-lando centinaia di casi, ed attual-mente presso il MISE sono apertequasi 160 vertenze aziendali. Alcunesono state risolte, mentre altre conti-nuano a stazionare in un limbo inde-finito in attesa di una soluzione. Ilrischio più immediato è che questi ta-voli di crisi diventino, in un certosenso, autoreferenziali, con il soloobiettivo di dare rilievo alle soluzionipositive trovate e di tenere alta l’atten-zione della pubblica opinione sullecrisi non risolte, al fine semplicementedi rendere nota la loro esistenza insede ministeriale. Inoltre, è inevitabileguardare con una certa apprensionela scelta del neo ministro Di Maio diconsentire la partecipazione alle trat-tative sulle crisi aziendali ai parlamen-tari dei territori coinvolti. Perché seesiste l’autonomia della politica, al-trettanto non si può dire delle partisociali, le quali oltre a rispondere dellescelte ai loro associati, hanno la re-sponsabilità soprattutto a livello con-federale di trovare soluzioni che sianocompatibili con gli interessi del si-stema. Il rischio che sembra profilarsi è quellodi una possibile rincorsa alla ricercadell’applauso facile di una folla im-pressionabile e priva, inevitabilmente,delle necessarie competenze per risol-vere i drammi di centinaia di migliaiadi persone coinvolte. In questo scenario, non certo tranquil-lizzante, potrebbero palesarsi ulterioriscelte di politica economica dagli ef-fetti devastanti. Una tentazione irresi-stibile potrebbe essere l’uso disinvoltodella Cassa Depositi e Prestiti, coinvol-gendo i risparmi degli italiani in speri-colati salvataggi industriali. Soltantoche una riedizione dell’IRI, non solosarebbe difficilmente proponibile, maci condurrebbe al fallimento totale. Meditate gente, meditate gente:

di Enzo CANETTIERI

Che fine faranno itavoli di crisi?

Relazioni sindacali e contrattazione collettiva

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