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L’ARTE AL MERCATO 2 a edizione / MOSTRA ARTE CONTEMPORANEA Mercato Coperto / Aprilia

Passaggio 2011

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Passaggio Arte

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L’ARTE AL MERCATO2a edizione / MOSTRA ARTE CONTEMPORANEA

Mercato Coperto / Aprilia

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MOSTRA ARTE CONTEMPORANEA

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Ideazione:ASSOCIAZIONE ARTE MEDITERRANEAASSOCIAZIONE FOTOGRAFICA FOCUS

Con il patrocinio del COMUNE DI APRILIA

MOSTRA ARTE CONTEMPORANEA

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GLI IDEATORI : Patrizio Torrosani, Antonella Stecca, Fabio Consolandi,

Antonio De Waure, Ermanno Puccetti

DIRETTORE RESPONSABILE : Antonio De Waure

RESPONSABILI ARTISTICI : Antonio De Waure, Dott. Stefania Servillo, Ermanno Puccetti

IDEAZIONE GRAFICA E PROGETTO : Germano Grasso

PROGETTO TECNICO ALLESTIMENTO : Arch. Marilena Parrino

RESPONSABILI ALLESTIMENTO : Antonella Stecca, Patrizio Torrosani,

Ermanno Puccetti, Fabio Consolandi

COMUNICAZIONE : Associazione “Arte Mediterranea”

GRUPPO OPERATIVO : Antonella Stecca, Patrizio Torrosani,

Ermanno Pucetti, Fabio Consolandi

INFO POINT : Associazione Arte Mediterranea

TESTI : Dott. Stefania Servillo, Fabrizio Pizzuto

REFERENZE FOTOGRAFICHE : Ermanno Puccetti- Fabio Consolandi – Patrizio Torrosani

COMITATO

Si ringraziano per la preziosa collaborazione Antonella Stecca, Chiara Lorenti, Dott.

Giuseppe Di Pasquale, Arch. Marco Raponi, Fabbrizio Rizzato, Mirna Mascherino, Ing.

Silvio Rossignoli.

Un ringraziamento particolare a tutti gli operatori commerciali del Mercato Coperto,

gli sponsor che hanno aderito con entusiasmo al progetto (Banca Popolare di Aprilia,

Conad Margherita, C. Matic, Centro Revisione Simeoni e AERO SEKUR Aprilia) all’

Assessore alla Cultura del Comune di Aprilia Patricia Renzi.

Un ringraziamento a Germano Grasso, alla Dott.ssa Stefania Servillo e all’Arch.

Marilena Parrino, che hanno dedicato molto del loro tempo prezioso al Progetto e per

finire agli artisti e fotografi che hanno aderito all’esposizione.

GRAZIE A...

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Promotrici della manifestazione Passaggio 2011, che celebra il presente ed il passato di Aprilia in quest’an-no così significativo, sono le associazioni Arte Mediterranea e FOCUS.

L’Associazione Arte Mediterranea ha come principale scopo la divulgazione dell’arte in ogni sua forma, opera sul territorio apriliano da oltre quindici anni, durante i quali è sempre stata eccezionalmente attiva: dal punto di vista didattico (attraverso i diversi corsi), dal punto di vista espositivo e organizzativo, nonché collaborando a progetti ed iniziative a scopo sociale; inoltre attività sempre più apprezzata è la cura di un giornale d’informazione artistica, Occhio all’arte, e del sito web www.artemediter-ranea.org. Nel 1996 dopo un corso di fotografia del Maestro Egidio Di Stefano, tenutosi all’interno dell’Arte Mediterranea, nasce l’Associazione FOCUS. Questa è stata attiva per diversi anni (fino al 2006) con corsi di fotografia annui, ha partecipato coinvolgendo gran parte degli iscritti alle collettive regionali della FIAF, inoltre ha attivamente colla-borato alla creazione dell’esposizione decentrata Dentro Fuori, dislocata nei luoghi della fondazione di Aprilia. In occasione della seconda edizione di Passaggio, ancora una volta, le due associazioni hanno collaborato, unendosi nuovamente, per l’allestimento di una mostra che esalti uno dei luoghi storici. della città rendendole intrinse-camente omaggio.

Stefania Servillo

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EMOZIONE CHE TRAPASSA

LA TELA E GIUNGE

NELL’ANIMODELL’OSSERVATORE

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Oggigiorno il concetto di arte è una nozione quanto mai vaga. Cos’è l’arte? È una domanda che tutti almeno una volta ci siamo posti entrando in un museo d’arte

contemporanea. Davanti ad un’opera di Duchamp come “L.H.O.O.Q.”, in cui l’ironia è tagliente e l’artista materialmente altro non fa che apporre una dicitura a matita e disegnare due baffi su una stampa della notissima “Gioconda” di Leonardo, quali sono i criteri per decidere cosa sia o meno arte.

La mostra “Passaggio” nasce (anche) dalla presa di coscienza che oggigiorno non si può dare una definizione univoca di arte e sarebbe quanto meno presuntuoso imbrigliare un certo tipo di opere in etichette stereotipate o tentare di prevedere in futuro come si evolveranno. Consci di tutto ciò, a differenza dei nostri predecessori, ci poniamo come scopo non quello di indicare al pubblico quale sia la vera arte ma di presentarne un campionario, senza nascondere che la scelta è effettuata secondo le nostre inclinazioni culturali ma anzi, evidenziando questo aspetto. È desiderio di tutti gli organizzatori offrire allo sguardo di un pubblico ormai attento, dopo il notevole successo della scorsa edizione di questa rassegna, un altro spaccato di quel vasto mondo in continua evoluzione che è l’arte oggi, vero e proprio mistero anche per coloro che proclamano il contrario.

La scelta di una cittadina come Aprilia è sintomatica, essa è un simbolo magistrale della crescita, del progresso che si riscontra in tutti i campi (scientifici come umanistici) e che è avvisaglia del tempo che inesorabilmente scorre. Luogo specifico dell’allestimento è lo storico ex

“Mercato delle erbe” e ancora, in questa seconda edizione, ci preme sottolineare che la decisione di un luogo che può sembrare inusuale ha motivazioni profonde. Le radici dell’edificio sono nel passato storico della città e proprio per questo ben riesce ad accordare l’idea di continuità che non può essere ignorata tra passato e presente; sono le scelte di ieri a far sì che oggi vi siano determinati esiti e poiché la storia, con le sue vicissitudini, e l’arte, più di quanto si pensi, sono strettamente connesse, è per noi fondamentale la scelta di questa location pregna di memoria.

L’iter procedurale cui si fa ricorso ha precedenti illustri in metropoli come Londra in cui la Tate Modern altro non è che un ex centrale elettrica o a Roma dove un ex mattatoio nella zona Testaccio è divenuto sede del MACRO future, ispirati da questi grandi esempi abbiamo deciso di portarli all’interno di una cittadina più piccola, quale è la nostra, modificandoli saggiamente in modo da non inficiare

un luogo ancora pieno di vita quale il “Mercato coperto” (ex “Mercato delle erbe”) e dunque nel rispetto della realtà culturale e storica di Aprilia.L’esposizione di quest’anno si pone obiettivi più alti della precedente, non solo avvicinare tutti i cittadini all’arte, ma risvegliare il senso critico che in ognuno alberga latente. Sebbene l’arte ancora oggi in molti casi sia legata all’utilizzo di “mezzi tradizionali” come pennelli o colori ad olio, la spinta emotiva dell’autore sarà certamente altra da quella passata ed in tutti i casi lo scopo fondamentale sarà comunicare o denunciare la mancanza di comunicazione; da queste basi partiamo sperando di accendere dibattiti sul contemporaneo che permettano di reintrodurre l’arte come elemento di vita e che come tale abbia l’importanza che merita poiché essa è nutrimento fondante dello spirito come della mente. Stefania Servillo

PRESENTAZIONE

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La storia di Aprilia ha inizio nel 1936, e più precisamente nel 25 aprile di quell’anno, quando Mussolini la fondò, simbolicamente, con “il rito del solco romano”. Essa rientrava nel progetto di bonifica delle Paludi Pontine. L’inaugurazione ufficiale si tenne il 29 ottobre del 1937. In quel primo periodo di vita, Aprilia, era caratterizzata

da tutti i tratti del borgo rurale. Secondo i progetti il nucleo urbano doveva essere organizzato secondo due assi ortogonali, convergenti in piazza Roma, polo caratterizzato dalla Torre civica e da quella Campanaria, intorno alla quale si trovavano gli edifici più importanti, come la Casa Comunale, la Casa del Fascio, la Chiesa, la trattoria con la locanda e il cinematografo. Oggi il centro si presenta in maniera notevolmente diversa a causa dell’abbattimento, negli anni ’70, della Casa del Fascio, della ricostruzione del Municipio, delle parziali modifiche di altri edifici che vennero ristrutturati nel dopoguerra e della recente ricostruzione del Campanile della Chiesa di S. Michele Arcangelo (1999).Aprilia quest’anno compie il suo settantacinquesimo anno, un evento importante che merita risalto da ogni punto di vista, compreso quello culturale – artistico.

Stefania Servillo

APRILIA 1936-2011

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L’ARTE AL MERCATO

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L uogo vitale della città di Aprilia il mercato coperto rappresenta contemporaneamente il passato, il presente nonché un inestimabile tesoro storico per il futuro. L’edificio è situato alle spalle della struttura comunale e conserva solo in parte le caratteristiche originarie, quella della cosiddetta casa a corte, terminologia con la quale si intende una tipologia architettonica nota, più che per le proprie caratteristiche strutturali, per l’importanza sociale che vi si associava in quanto fulcro della vita sociale della cittadina. Al periodo della costruzione la zona del mercato rappresentava il confine tra la parte urbana ed il terreno utilizzato per le fiere di bestiame, cosicché alla zona coperta era affiancata quella esterna. Il mercato presentava un doppio

porticato con volte a crociera all’interno del quale vi era la Piazza delle Erbe. La zona che nel corso del tempo è stata maggiormente modificata, facendo perdere alla struttura parte del suo fascino storico, è quella delle arcate del primo piano, murate per ricavare ulteriori spazi coperti. In questa struttura, costruita nel 1937, nonostante tutto ancora oggi si respira come allora la schiettezza e l’allegria di un luogo che non è semplicemente sito di commercio ma che è anche d’aggregazione e relazione. Il salto tra passato e presente è evidente non solo nelle modifiche strutturali di cui i più giovani, ad esempio, potrebbero non essere a conoscenza, ma nella presenza di murales nelle pareti esterne; questo elemento che dovrebbe fortemente stridere è in realtà divenuto parte della “nuova

estetica” di un luogo che sebbene profondamente modificato porta in sé la memoria dei tempi passati, le cicatrici di cambiamenti architettonici più o meno appropriati ma anch’essi divenuti storici e la contaminazione della cultura giovanile presente attraverso i graffiti. Il mercato coperto è simbolo di Aprilia poiché in esso convergono molteplici esperienze e realtà che amalgamate tra loro hanno portato alla creazione di un luogo al di fuori d’ogni tempo, il filo rosso di molte generazioni passate e presenti e certamente di molte future.

Stefania Servillo

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testo assessore

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Antonio De Waure

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Per lungo tempo siamo venuti in contatto con questo artista tramite le pennellate leggere e le timide tinte acquerellate delle sue opere, in questa occasione ci confrontiamo

con un altro aspetto della sua caleidoscopica arte. In Passaggio 2011 le immagini create utilizzano in maniera anticonformista l’olio creando effetti inaspettati e disarmanti; non siamo più di fronte alla delicatezza di cui prima, al contrario i soggetti mostrano pennellate decise e colori forti. Il percorso artistico di De Waure è costellato di moltissime esperienze che vanno dall’autodidattismo e la sperimentazione delle tecniche, al confronto con l’insegnamento che sempre arricchisce l’animo di

chi lo effettua e ovviamente allo scambio con gli altri artisti che nel corso del tempo hanno esposto con lui; il risultato è stato un raffronto pieno e consapevole con la tecnica che lo ha affiancato come compagna inseparabile, l’acquerello, ed un ritorno al difficile olio ormai utilizzato con sapienza e brillante innovazione. Le tele hanno soggetti eterogenei in cui si possono trovare, comunque, tre categorie ed un filo rosso che le lega. L’osservatore ha la possibilità d’avvicinarsi ad opere «classiche», intendendo con questo termine la scelta di soggetti conformi alla tradizione pittorica, ritroviamo ad esempio paesaggi o figure trattate canonicamente. Altre hanno in esse echi del simbolismo trascendentale come L’angelo, un’opera

dai molteplici significati nascosti ed una delle più trasgressive dal punto di vista coloristico; sembra essere una trasposizione della contemporaneità, in essa si può incontrare una musica nuova fatta di suoni stridenti ma accattivanti. In fine soggetti metaforici tra cui le maschere presenti in mostra, elementi ambigui nella tradizione pittorica ma sempre attuali per il messaggio che portano con sé. Ciò che lega opere così diverse tra loro è la costante sensazione che esse emergano con forza da un colore pastoso ed in esso si richiudano donando un senso di continuità all’esposizione.

Stefania Servillo

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“…prima d’iniziare un dipinto lo visualizzo nella mente, è come estraniarsi dalla realtà, trovarsi in un limbo in cui lo spazio ed il tempo perdono consistenza e la coscienza si

annulla…”Opere vitali che hanno un proprio essere ed una propria anima; ecco il modo più semplice per definire i dipinti di Concetta Esposito. Raramente ci si è potuti render conto quanto calzante sia la citazione secondo cui un’opera, una volta creata, viva di vita propria e appartenga più a colui che la osserva che al proprio autore; i quadri di questa pittrice sono la prova di come l’arte possa essere percepita diversamente in relazione allo spirito di chi, ormai con poca discrezione, vi si avvicina ritrovando parti di sé nei passaggi tonali. Come ci spiega l’artista, non tutti i suoi quadri sono rifiniti in ogni dettaglio; come molti altri, in epoche più o meno passate; lavora su un’opera finché non è essa stessa a mostrarsi, come un’abbacinante verità, compiuta nel suo messaggio emozionale. Elemento essenziale quello emozionale, per Esposito, che

Concetta Esposito

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Concetta Esposito

si lascia guidare dalle sensazioni dipingendo ciò che ad occhi chiusi la mente ed il cuore le hanno suggerito; il suo pennello si muove leggero come una piuma, disegnando piccoli tratti colorati che riportano alla mente alcune opere di Monet, ma con un animo tutto nuovo in cui l’elemento femminile del soggetto, come dell’autore, non può essere eluso da quel senso di delicatezza che pervade l’intera serie di lavori su cui si è focalizzata. I lavori proposti per questa esposizione, in effetti, possono esser definiti come omogenei, il soggetto è sempre la donna studiata più che nella sua fisicità, in un’intimità talmente profonda che si trasforma in studio psicologico; il movimento delle mani o la posizione delle gambe non come parti di corpo, ma come segno di uno stato d’animo; nei dipinti spesso i volti sembrano la trasposizione su tela delle sculture di Medardo Rosso, un gioco d’ombre permette l’affiorare di espressioni che ad un attento esame, risultano non indicate nettamente, ma suggerite in maniera, in verità, ancor più incisiva che se si fosse definito ogni singolo elemento del viso.

Stefania Servillo

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Elisabetta La Torre

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Un occhio critico ed analitico uniti al bisogno di libertà totale sono le spinte cardine, le motivazioni, che portano La Torre ad avvicinarsi alla pittura. Una donna che ha la

necessità di potersi esprimere senza le costrizioni che la società ci impone nella vita d’ogni giorno. È all’interno delle sue opere che raggiunge questo statuto libero ed assoluto, attraverso l’uso del colore in maniera spregiudicata e con un tratto supportato esclusivamente dall’intuito, e non da un passato accademico. Crea rapidamente, per questo l’uso dell’acrilico, ci sottolinea, è sempre stato di supporto

al suo stile pittorico: proprio per la velocità con cui è possibile adoperarlo. La pittrice crea esclusivamente qualora ne senta la necessità, e questo comporterà la visione, durante la mostra, di opere all’interno delle quali si ravviseranno modi diversi di rapportarsi alla tela, ognuno dei quali, scaturito ed incorporato in un momento specifico della sua vita. Sensazioni forti che trasmette al mondo in maniera intermittente; in effetti per poter veramente essere esente da vincoli La Torre non bada e non dà importanza a committenze di nessun genere ed in questo modo ha la possibilità di “sentire” effettivamente l’opera; questa avrà in

generale uno stile graffiante. I visitatori di Passaggio 2011 avranno la sensazione di guardare una collettiva più che una personale, diverse declinazioni di una stessa anima, sintomo questo di una poliedricità tutta da scoprire. Per quanto siano ricchi di carica emotiva e le pennellate trasmettano la forza e la decisione del suo animo, ad una rapida visione le opere sembrano attraversate esclusivamente da una presa di coscienza, dalla consapevolezza di vivere in un mondo a volte troppo ostico, che mette alla prova; un luogo primordiale e selvaggio, senza limiti, che possiamo vagamente assaporare osservando i dipinti.

Stefania Servillo

Elisabetta La Torre

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Francesca Cervasi

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Realizza per la rassegna Incontro al mercato coperto ex mercato delle erbe 12 scatti in bianco e nero sulla stazione Termini. La stazione qui è il luogo di incontro privilegiato

ma nasconde una caratteristica importante: è un non-luogo, luogo di transito tra un prima e un dopo, luogo di passaggio, ma non di spostamento. Alla stazione ci vai per affrontare un viaggio, o per tornare a casa, appartiene al viaggio ma non lo è. Sulla stazione e dentro alla stazione è stato infatti costruito un mondo, completamente autonomo. Ci vai per lavorare, per vendere un prodotto, c’è il ristorante, c’è la pubblicità, c’è qualcuno che aspetta di partire, ma anche

qualcuno che aspetta di veder arrivare, di incontrare. Ogni micro mondo genera mondi, e ogni linguaggio fa nascere un mondo, la visione è conoscenza. A mio avviso accade ancora di più. Scopro che Francesca lavora come Educatrice Professionale in ambito psichiatrico e Assistente Sociale, parla essa stessa di una spiccata sensibilità verso chi vive una condizione di svantaggio. Infatti Francesca passa in rassegna l’intera gamma di emozioni. A ben guardare mi accorgo che i primi piani mostrano spesso il profilo psicologico, lo stato d’animo, il mestiere, il ruolo sociale, talvolta il compito che si avvicina ogni giorno, la vita che passa sopra al viaggio e allo

scorrere del tempo. I visi alle volte guardano verso l’obiettivo, ma mi accorgo che lo fanno con familiarità, accondiscendenza, in verità paiono guardare più che essere guardati. Altre volte invece le persone vengono fermate in un attimo di distrazione, di sovrapensiero, una condizione privilegiata e speciale del pensare; sono intenti a guardare un orario del treno o a fissare nel caos della gente che passa. In definitiva ad essere il passare del tempo dentro la stazione che guarda se stesso (ossia il passare del tempo dentro alla stazione). A mio avviso un lavoro di intimità e analisi molto elegante.

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Per la rassegna “Incontro” presenta 12 scatti a colori che sono una personale interpretazione del tema, quasi un diario di viaggio, appunti di persone lontane, un

giorno incontrate. Al contempo una composizione di colore e curiosità, un guardare che è scrutare, cercare di comprendere, ma anche sforzarsi che la comprensione non soprafaccia l’emozione percepita. Il colore è fortemente presente, si crea un disegno unitario con al centro una persona. Rossella racconta: “cerco di leggere attraverso sguardi e sorrisi, a volte senza inquadrature dirette – perché anche la macchina fotografica è una barriera – per sorprendere una smorfia in più, un ombra in più, qualcosa di più nascosto.”Dunque la sua curiosità è qui voglia di avvicinarsi empaticamente. L’oriente ci insegna che noi sviluppiamo solo un tipo di conoscenza mentre ne esistono almeno tre. Si può conoscere qualcosa o qualcuno matematicamente, o meglio scientificamente, come facciamo noi nei nostri

Rossella Gallo

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Rossella Gallo

studi; ma esistono almeno altri due livelli, si può conoscere anche intuitivamente, e perfino affettuosamente, ossia amando, volendo bene. Rossella parla di curiosità e noto con piacere che le foto mostrano il tentativo di entrare nell’emozione, nell’istante che somiglia agli istanti, il sorriso, il pensiero. Ma non ci sono solo le emozioni nei suoi ritratti, ma anche le età delle vita. Caratteri somatici distanti che soffrono, ridono, e capirlo (nessun refuso, non capirli, ma capirlo, capire che soffrono e ridono) me li fa sentire vicini, simili, mi viene in mente il termine: umanità, umani. Specchi nelle solo apparenti diversità. Gli sguardi, i caratteri esotici, lo sfondo, il verde, un dettaglio, oggetti colorati, tutto contribuisce a disegnare una composizione, quasi un piccolo puzzle a colori di un’esperienza vissuta. Esperienza solo suggerita, quindi negata in un primo momento, in un secondo rilanciata dalla fantasia. Il lavoro diventa quasi quadro con al centro un primo piano che pare dire: il dissimile non esiste, nessun uomo è un isola. Un’apertura sul mondo.

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P.ZZA BENEDETTO CROCE, 38 - APRILIA

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ASSOCIAZIONE ARTE MEDITERRANEA

via dei Peri, 45 - Aprilia (Latina)

telefono 347.17.48.542

www.artemediterranea.org

ASSOCIAZIONE FOTOGRAFICA FOCUS

via Rizzo, 6 - Aprilia (Latina)

telefono 333.99.15.761

...EMOZIONE

CHE TRAPASSA

LA TELA E

GIUNGE

NELL’ANIMO

DELL’OSSERVATOREwww.grassostudio.it

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