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Paolino Iorio

Paolino Iorio. Bussa il citofono, chi sarà mai? Una mia amica mi viene a trovare ma attraverso di lei è un Altro che mi viene a trovare e lIncontro si

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Paolino Iorio

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Bussa il citofono, chi sarà mai?Una mia amica mi viene a trovarema attraverso di lei è un Altroche mi viene a trovaree l’Incontro si rinnova.

Parole scritte da Paolino il 4 novembre 2008, ripensando ad una visita speciale ricevuta nel pomeriggio. Il 28 ottobre 2010, alle otto meno cinque della sera, Giosy, una delle amiche più care, bussa al citofono di casa sua. Un’amica lo cerca, ma attraverso di lei è un Altro che gli tende la mano. Giosy non avrà risposta, ma Paolino è già tra le braccia del Padre.

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Nasce il

3 marzo 1977

Nei primi mesi della mia vita i miei genitori mi fecero le analisi e scoprirono che ero affetto da distrofia muscolare progressiva, come mio fratello Felice, che quando dava i suoi primi passi cadeva spesso: si scoprì che aveva la stessa malattia.

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A questo punto arriva la “svolta della mia vita”: nel 1994 iniziai a frequentare la parrocchia, e fui accolto con grande affetto dal parroco don Sebastiano Bonavolontà (parroco dal 1991 al 2000), che mi ha aiutato ad inserirmi nella comunità, abbattendo le tante barriere architettoniche che impedivano alle persone “diversamente abili” l’entrata nella chiesa e nei locali parrocchiali. Ed ecco, in questo stesso periodo, l’incontro decisivo con Francesco Scotti (presidente parrocchiale dell’Azione cattolica) che mi invitò al gruppo di Azione cattolica; io accettai e andai, ricordo che trovai un gruppo di persone molto accoglienti e numerose, e da allora è iniziato il mio cammino di Azione cattolica e di cristiano. Da allora non ho lasciato più la messa domenicale.

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Prima pensavo che il cristianesimo fosse una dottrina, un insieme di

precetti, poi è accaduto qualcosa nella mia vita: ho incontrato Gesù Cristo.

Allora ho capito che il cristianesimo è una presenza, anzi, la presenza

di Gesù Cristo nella mia vita, una presenza che mi ha afferrato e non mi

lascia più; allora ogni mio pensiero, ogni mia parola, ogni mia azione

acquista un nuovo significato, perché è Lui che guida la mia vita, io ho solo

detto il mio “sì”. Io avverto molto la Sua presenza nella mia vita,

soprattutto quando partecipo all’Eucaristia domenicale, che è l’incontro

con Gesù Cristo. E quando ricevo l’Eucaristia, è tanta la gioia e la

consolazione che provo, che mi sembra di stare in Paradiso, sperimento

allora quella pienezza di vita di cui parla il Vangelo. Questo incontro

con Gesù Cristo mi ha fatto scoprire anche la bellezza della comunità:

cristianesimo sono anche i vostri volti, che formano il Volto di Cristo; i volti

di Concetta, di Mariangela, di don Mariano, di Rosa, di Pino, i volti di tutti

voi, mi ricordano che Gesù Cristo si è fatto carne. Gesù disse: “Dove

sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”,

perché il cristianesimo è anche il nostro stare insieme da cristiani.

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Presenza

Fermezza

Sorriso

Ascolto

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Monica, che ha condiviso il coordinamento dell’Acr con Paolino per un anno, e oggi cura il gruppo-giovani: “Paolino non era solo un organizzatore, o un aiuto in più per gli educatori, ma un amico per tutti i ragazzi dell’Acr. Lui desiderava conoscerli, uno ad uno.... e loro lo sapevano! Per un anno l’ho affiancato nel servizio di coordinatore: quante telefonate, messaggi, incontri... l’Acr aveva sempre un posto importante nei nostri discorsi, traspariva la voglia di fare sempre più e sempre meglio perché i ragazzi si innamorassero di Gesù”.

Paola aveva poco più di 16 anni quando incontrò per la prima volta Paolino, oggi è educatrice giovani:

“Come coordinatore era fantastico. Ci insegnava a mettere al centro delle nostre giornate Gesù, non ci chiedeva di pregare dalla mattina alla sera, ma ci diceva che bastava anche un Angelus detto la mattina o la sera: l’importante era ringraziare Gesù per tutto quello che ci aveva donato nella giornata, anche se ci era andato tutto storto. E poi, personalmente, ricordo sempre una cosa che mi disse: "Impara a guardare con occhi nuovi ciò che siamo abituati a guardare tutti i giorni con gli stessi occhi".

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Ieri, 3 maggio [2007], nell’incontro dei giovani ci siamo divisi in gruppi e ognuno doveva dire i doni che l’altro aveva: Antonio mi ha detto che ho una grande fede e sono forte, e che durante il giorno quando si sente giù prende forza pensando a me. Tonia mi ha detto che per lei sono un esempio di vita e Mariangela ha detto che tutti possono contare su di me per ogni cosa. E io ho provato un’emozione indescrivibile e ripetevo dentro me: «Grazie, Gesù Risorto, per questa pienezza di vita che mi hai donato nell’incontro con te, per questo ti seguo con gioia e amore per tutta la vita!». Poi ho detto a tutti che è stato bello perché è una conferma di tutte le meraviglie che Lui compie nella mia vita e ho chiesto al gruppo di curare molto i nostri rapporti personali perché da qui nasce l’unità.

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Il mio incontro con Cristo è avvenuto sedici anni fa attraverso il carisma dell’azione cattolica, e da allora ho iniziato un percorso personale e comunitario fatto di preghiera, di direzione spirituale, di riflessione, di volti che stanno insieme e formano la chiesa, ho cercato, con tutti i miei limiti, di testimoniare con la mia vita e la mia presenza nell’associazione, ma anche fuori dall’associazione, la bellezza di appartenere a Cristo, il solo che usa anche le situazioni più difficili per trasformarle in pienezza di vita, dove a te tocca solo seguire e dire sì, ebbene questo cammino negli anni è diventato sempre più profondo e cosciente, fino a farmi scoprire la mia chiamata alla santità e il mio posto nella chiesa. Ho fatto questa premessa per giungere a parlarvi di questo triennio associativo con la mia amica Mariangela Parisi presidente, ed io consigliere. Penso sia stato un triennio intenso e positivo, anche perché Mariangela mi ha comunicato una grande passione per l’Azione cattolica e il suo carisma, con il suo spronarci ad un impegno cosciente, soprattutto per chi è educatore o per chi ricopre responsabilità nell’associazione, e a partecipare agli incontri diocesani di formazione ed è questo il motivo per il quale la vorrei di nuovo presidente. Per quanto riguarda il mio ruolo di consigliere, forse non ho rispettato del tutto quello che è scritto nello statuto di A.C., ma ho cercato, ripeto ancora una volta, con tutti i miei limiti, di impegnarmi come laico per testimoniare la bellezza di appartenere a Cristo. Non so se questo basta per appartenere ed essere consigliere di A.C., magari questo lo devono decidere liberamente i miei amici di quest’associazione che saranno chiamati a rinnovare il consiglio parrocchiale con il loro voto democratico.

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Oggi, 6 dicembre [2005], leggendo il brano del paralitico, ho meditato questo e ho mandato un sms a don Mariano dicendo: «Anch’io come il paralitico ho trovato la strada e mi hanno aiutato quattro uomini: don Sebastiano, don Mimmo Sorrentino, don Erasmo e tu don Mariano, insieme alla comunità». Ecco la sua risposta: «Come è vero che il paralitico non sarebbe arrivato da Gesù senza i suoi amici, questi senza il suo desiderio di incontrarlo non avrebbero fatto cose da pazzi per metterlo ai suoi piedi. Grazie perché ogni volta che ti vedo mi ricordo ciò per cui sono fatto».

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Paolino era uomo a 360°, un cristiano, un uomo che è felice, compiuto, una persona che

si interessava a tutto e a tutti e aveva una gioia e una voglia di vivere invidiabili. La fonte

di questo è Gesù Cristo e il suo rapporto con Lui, non vissuto come una pia devozione,

ma come un rapporto reale con delle persone, dei posti, dei fatti. In Paolino abbiamo

visto che il cristiano è un uomo realizzato, non uno che rinuncia a qualcosa (la festa dei

gigli, l’amore di una donna, le serate con gli amici, le vacanze, la crociera, la neve, le

gite….), ma uno che vive tutto che gusta tutto e lo si vedeva dagli occhi! Paolino mi ha

insegnato a vivere, Paolino mi ha educato a come entrare nella vita, nella realtà. La sua

malattia è diventata la possibilità per vivere costantemente in un atteggiamento di

domanda. “O beata sofferenza…” è la testimonianza che il nostro cuore, il nostro

desiderio non è un limite ma una possibilità: Quel bisogno è diventato la possibilità per

domandare e per riconoscere la presenza di un Altro ogni istante, un Altro che lo ha

sostenuto che lo ha reso felice. Paolino ha scoperto che la felicità è Cristo, che offrendo

la vita a Lui la vita si compie. Questo lo rendeva capacità di essere attento a tutto e a

tutti, di consolare e di essere amico, quando a primo impatto poteva sembrare lui quello

bisognoso di essere consolato. Paolino ha scoperto che in Cristo tutto è segno di un

Altro: tutto gli parlava di Cristo come a un innamorato!

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Ieri sera, 22 novembre [2007], all’incontro giovani abbiamo parlato del significato del nostro fare. Ecco la mia testimonianza: «Il mio fare è una conseguenza della mia fede perché nel Vangelo Gesù ha detto che la fede senza le opere è morta; da quando ho incontrato Gesù non posso tenermelo per me e più faccio e più sperimento il centuplo, perché la mia vita diventa piena. Questo però non è facile, non è privo di lotta, perché tutto quello che fai è come se qualcuno te lo volesse impedire; infatti fino all’estate per un anno e mezzo sono stato tormentato da pensieri brutti ed ossessivi sulla mia fede, ma ora che li ho superati ho capito che io non volevo accettare che sono peccatore e posso sbagliare, ma ho capito che a questo c’è il rimedio: la confessione. Ho scoperto anche che Dio è mio Padre e mi ama e mi tiene in braccio e ogni mattina quando mi sveglio mi ricordo di Lui e gli chiedo di farmi portare il Suo sguardo d’amore a tutti quelli che incontro sul mio cammino. Del film Il grande silenzio mi ha colpito quando dice che “quando Dio ci toglie qualcosa è per il bene della nostra anima”, perché come dice don Mariano, si possono anche avere due gambe che funzionano e non sapere cosa farsene; Dio mi ha tolto le gambe ma mi ha dato la certezza di sapere che farne della mia vita, perché io sono Suo strumento».

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Vocazione

Verifica del cammino

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…ed io come facevo a capire se quella era la strada che Dio voleva per me? Lui mi ha detto che il mio cuore lo sapeva se era quella la mia strada e di farmi aiutare da un padre spirituale a mettere insieme i vari segni di Dio nella mia vita e che Dio non vuole la mia tristezza ma la mia felicità. Al ritorno nel pullman l’ho detto a don Mariano e gli ho detto pure che sono felice quando sto con Gesù e lui mi ha detto che Dio ha tracciato davanti a me una strada chiara che è quella della consacrazione. Nei giorni precedenti ad Assisi chiedevo: «Mostrami, Signore, la tua via, perché nella Tua verità io cammini». Ad Assisi ho preso coscienza che Dio vuole la consacrazione per me e finalmente riesco a gioire per que-sto, tanto che il lunedì (3 maggio) ho detto anche a mamma la mattina, e di nuovo a tavola a tutti, la mia decisione di consacrarmi da laico con i voti di povertà, castità e obbedienza. Sono stati contenti.

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Il 28 febbraio, sempre in un sms, chiesi a don Erasmo: «Come si lega la mia vocazione all’unità con il cooperare con Dio per la salvezza e la santificazione del mondo?». Lui mi rispose con un sms: «Vivendola. Ogni membro del Corpo di Cristo ha la sua funzione, ma il fine è unico. Leggi 1 Corinzi 12, trovi la risposta». Ho trovato la risposta:

tutti siamo chiamati a cooperare con Dio per la salvezza e la santificazione del mondo, e ognuno deve farlo sviluppando la sua specifica vocazione. Io devo farlo sviluppando la mia vocazione all’unità.

Quanti doni ho ricevuto da Dio!

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Oggi, 1 novembre [2006], a messa don Mariano all’inizio ci ha

chiamato “santi” come diceva san Paolo, poi nell’omelia ha detto che

il santo non è colui che non commette più peccati, ma il santo è

colui che appartiene a Dio, a Cristo, e noi dal battesimo apparteniamo

a Cristo, perciò tutti siamo chiamati alla santità, impegnandoci a

seguire le beatitudini. Che bello fare memoria del fatto che anch’io

posso essere santo! Nel mio cuore c’è questo grande desiderio di

essere santo e ho chiesto a Gesù di farlo crescere sempre più.

Nella direzione spirituale, a don Mariano chiederò di riflettere sulle

beatitudini per capire a che punto è il mio cammino di santità (perché io

sto qui per essere santo vivendo nell’Amore per Dio e i fratelli, e nel

mio specifico costruire unità intorno a me per Cristo).

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Ieri, 17 dicembre, in un incontro al seminario, ho avuto la gioia di conoscere Tonino, responsabile regionale di Comunione e Liberazione, un laico eccezionale che cerca di vivere da cristiano nella realtà di ogni giorno. Ci ha trasmesso la sua esperienza scaturita dal suo incontro con don Luigi Giussani, che gli ha fatto capire che l’incontro con Cristo aiuta a realizzare il desiderio di felicità che ogni uomo ha nel suo cuore e che tale felicità è possibile anche per chi è in difficoltà.Mi ha colpito molto per la sua carica che ci ha trasmesso. Alla fine gli ho chiesto: «Come posso io vivere pienamente la mia realtà di ragazzo sofferente?». Ecco la risposta di Tonino: «Non disperare, e non smettere mai di chiedere a Gesù quello che desideri, e chiedi aiuto agli amici». È stato proprio bello!

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Paolino, mio fratello, così profondamente cristiano, così profondamente laico. Un laico impegnato a 360 gradi: dalla A.C, dove si è prodigato per attirare tanti suoi amici a Comunione e Liberazione, ma non solo. Paolino era laico impegnato, anche in famiglia, con i suoi parenti, nella società, sempre pronto ad ammonire dolcemente con poche ma efficaci parole i comportamenti che stridono col nostro essere cristiani. Il tutto doveva portare un frutto: l’unità dei suoi amici e di tutti quanti lui conosceva e amava. Sì, Paolino laico impegnato che ha offerto la sua vita e le sue sofferenze per l’unità di quanti dicono di amare Gesù.

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RispostaUna poesia scritta il 10 dicembre 2006