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versetti petroniani DI GIUSEPPE BARZAGHI edere un bimbo che impara a leggere e a scrivere è qualcosa di fantastico. Vede segni e non cose, e li interpreta. E poi li usa per comunicare. Ma vedere un bimbo, che non parla e non sente e poi comincia a scoprire che cos’è il parlare e il sentire, è un miracolo. E ci vuole una maestria equivalente per ottenere un simile effetto. Una pazienza oltre che un mestiere a tutta prova. La prova della vita e della condivisione, nutrite da alta competenza. L’ho visto. Una suora con un bimbo davanti a uno specchio mentre lo fa alitare per capire che dalla bocca esce qualcosa e che il petto vibra. E le mani che danzano nell’aria volteggiando velocemente in simboli strani: immagini che sono un condensato di ultrasuoni, una sonorità divina. Ti si apre la mente a contemplare una vera e propria missione. La «piccola missione per i sordi» delle suore di don Giuseppe Gualandi. E la denominazione è un programma che parla nel suo modo insonoro ma efficacissimo. Par che dica: poche, in case consacrate, offriamo l’anima. Mandate in silenzioso soccorso, impegnamo ogni nostra energia perché entri radioso il sentire ottenuto ritraendo divine immagini. Anche questo è un "effatà" per la mente. V Sordi, il soccorso silenzioso della «Piccola missione» Carità, convegno diocesano Il Sav di Galliera compie vent’anni Reportage dall’Albania a pagina 3 a pagina 2 a pagina 5 ontinuano le conferenze dell’Accademia dei Ricreatori (tel. 051553480 o www.operaricreatoribo.it.). Venerdì 17, alle 20.45, al Teatro Tenda in Montagnola, il direttore di RaiSat Ragazzi, Gianfranco Noferi, e il giornalista e attore Giorgio Comaschi parlano de «La scommessa del video, ossia del perché i ragazzi imparano bene (e in fretta) ad usare criticamente i mezzi di comunicazione», ingresso libero. RaiSat Ragazzi, oggi RaiSat Yoyo e RaiSat Smash, è da nove anni sinonimo di tv per i più giovani. Dottor Noferi, cosa significa oggi educare i giovani ad un uso critico dei media? «In questi anni abbiamo cercato di coniugare l’intrattenimento con l’educazione. Per noi è molto importante il rapporto con la società civile, ovvero le associazioni che lavorano per l’educazione e per l’infanzia. Le faccio due esempi: per i bambini piccoli di recente abbiamo fatto un programma che s’intitola "La scatola delle emozioni", realizzato in collaborazione con la Federazione Italiana Scuole Materne. La FISM è la più grande associazione di asili d’area cattolica, sono 8000 in 6000 comuni e raccolgono più di 500.000 bambini. La scatola delle emozioni è un loro percorso pedagogico diventato un programma televisivo, realizzato insieme a loro, andando anche dentro agli asili». C’è poi un altro percorso fatto insieme agli oratori italiani. «Con i bambini e con i ragazzi degli oratori» spiega Noferi «abbiamo realizzato piccoli reportage o brevi fiction. Stiamo adesso discutendo su come far continuare questa collaborazione. La nostra idea è che i ragazzi e le ragazze abbiano la possibilità di avvicinare il mondo dei media non solo subendolo passivamente, ma come protagonisti, raccontandolo le impressioni, le proprie storie con telecamere e montaggio. La nostra non è l’utopia che la televisione può essere fatta tutta dai bambini, ma è importante per i bambini vedere che il mezzo televisivo è qualcosa di utile, che si può utilizzare, può essere mezzo di espressione e di creatività. Oltre ad essere fruitori di cartoni animati, fiction, di documentari i giovani imparano ad essere anche i protagonisti di questa documentazione». «Proprio a Bologna, nei locali dell’Antoniano» prosegue «il Forum degli Oratori ha fatto una grande operazione, organizzando un workshop con i ragazzi. Per una settimana hanno fatto esperienza di come costruire un prodotto televisivo e poi, con l’uso di un software, di come poter ricevere dai singoli oratori materiale per creare una sorta di network televisivo. Ora dobbiamo trovare la spettacolarità nella spontaneità». Tra i ragazzi conclude Noferi «c’è un grande entusiasmo. Ma questo è un esempio tipico di educazione ai media. Ci si appropria del mezzo, e s’impara a adoperarlo». C Monsignor Negri. Un attacco all’identità della Chiesa uello delle «sètte» è il tentativo, vivo da duemila anni, di ridurre la religione a filosofia, a insieme di idee o emozioni che facciano stare bene. Quanto di più distante dal cristianesimo che nasce invece da un evento e si sviluppa in stretta connessione con la ragione, come sottolinea monsignor Luigi Negri, vescovo di S. Marino - Montefeltro,in videoconferenza dall’Istituto «Veritatis Splendor». Quali sono i movimenti religiosi alternativi più diffi- cili da contrastare? La questione più grave non è tanto l’articolazione delle «sètte» quanto il fatto che rappresentano nel loro complesso una fortissima sfida all’identità e missione della Chiesa. Esse tendono infatti a ridurre il senso religioso dell’uomo a puro sentimento, psicologia, emozione istintiva, pur con metodi diversi che vanno dalle pratiche delle dottrine orientali all’esoterismo e ad altro ancora. Si opera quindi un attacco alla sintesi fede - ragione, che è la grandezza del cattolicesimo, come ha ribadito del resto recentemente Benedetto XVI. Quello delle sette è un fenomeno paragonabile a quello delle eresie nel medioevo? Ci può ricondurre alla «gnosi», una posizione che ha caratterizzato un numero enorme di eresie diffuse con nomi e forme diverse lungo tutta la storia della Chiesa. Essa si può descrivere come il tentativo di sostituire la fede con la filosofia. Oggi più che dalla filosofia la fede è sostituita da tutto quel campo vastissimo rappresentato dalle reazioni soggettive ed emozionali. La logica comunque è la stessa: non si sta più di fronte all’evento di Cristo, ma Cristo, e più in generale la religione, sono ridotti a spunto per un benessere di carattere psico affettivo. La fede diventa quello che ci fa «stare bene», anziché quello che ci consente di vivere nella verità. Perché questa diffusione: è un problema pastorale o culturale? L’uno e l’altro. È un problema culturale perché la società nel suo complesso, e intendiamo le famiglie, la scuola, le istituzioni, non sono in grado di veicolare una posizione di fronte alla vita. È quindi come se i giovani, le principali anche se non uniche vittime delle «sètte», non avessero la possibilità di radicarsi in una proposta globale di vita, divenendo così più vulnerabili a proposte «parziali» e irragionevoli. La Chiesa deve prendere atto di questa situazione e innestare sulla questione pastorale una questione culturale. Dobbiamo dare ragioni per contrapporre ad una visione distorta della religione la visione esatta. Penso, per esempio, al lavoro fatto quest’anno per denunciare le ingenuità e connivenze del mondo adulto in merito a quella vicenda deviata e consumistica che è Halloween. Cosa può fare la Chiesa per arginare il fenomeno? Può riproporre in modo netto e oggettivo la sua identità: non siamo una setta, per quanto storicamente affermata, ma un popolo di salvati da un evento accaduto nella storia. Questa identità deve farsi carico di una missione fortemente culturalizzata. Quale contributo possono dare i singoli fedeli? Ognuno deve fare la sua parte, anzitutto prendendo coscienza di questa sfida «tentacolare» che ci lanciano le «sètte» soprattutto nei confronti dei giovani, ma non solo. Penso, ad esempio, alle forme di terapie alternative. Si deve essere capaci di testimoniare che la vita della comunità cristiana e della singola persona è capace di accoglienza reale dell’altro nei suoi bisogni, e che non occorre che questi si «venda» - perché c’è in ballo anche un business molto ampio - per darsi a una tecnologia del benessere che non ha niente né di cristiano né di umano. Parlava di «tecnologie del benessere». Non è possibile per un cristiano utilizzare percorsi alternativi appun- to solo come «tecnologia»? È possibile ma occorre essere molto intelligenti e cauti, e soprattutto farsi consigliare. Nel mondo cattolico ci sono punti di grande aiuto in questo senso, come il Gris. L’importante è non procedere da soli. Michela Conficconi Q Monsignor Negri «Sètte» & migranti ui assunto dalla "Montecatini", presso lo stabilimento "Azoto" di Pontelagoscuro», racconta il vescovo ausiliare monsignor Ernesto Vecchi nel libro «Ferrara e il suo Petrolchimico. Il lavoro e il territorio. Storia, cultura e proposte», «a 17 anni non ancora compiuti, con un "contratto di apprendistato" datato 2 dicembre 1952 che prevedeva il mio impiego come apprendista "tubista". In realtà fui assegnato all’Ufficio misure e controllo, che aveva il compito di installare e assicurare la manutenzione delle apparecchiature destinate agli impianti di produzione dell’ammoniaca e dei fertilizzanti azotati». Dopo aver ricordato con affetto i colleghi e i compagni di studi, il Vescovo parla del suo rapporto con un attivista del Pci di Ferrara, Rino Gilli, addetto ad una piccola macchina utensile (un tornio) installata nel reparto per le necessità interne. «Gilli», ricorda monsignor Vecchi, «che si era accorto della mia pratica religiosa, con molta delicatezza ma con forte determinazione, tentava di mettere in crisi le mie certezze di fede. Di fatto, le sue argomentazioni stimolavano in me reazioni contrarie, cioè il desiderio di essere un testimone più autentico e un animatore cristiano più inserito nella dinamica ecclesiale di quel tempo. In questo contesto, durante un turno domenicale di sorveglianza alle apparecchiature degli impianti, maturò l’idea di consacrare la mia vita al Signore, spinto anche dall’esempio di un mio carissimo amico, don Leonardo Leonardi, che in quella stessa domenica, 25 settembre 1955, celebrò la sua prima Messa a S. Matteo della Decima. Così presentai le mie dimissioni e si concluse il mio rapporto di lavoro con la Montecatini. Questi tre anni di esperienza in fabbrica hanno contribuito molto a formare la mia personalità, specialmente ad affrontare con perseveranza e senso di responsabilità le situazioni di disagio. Basti pensare che per raggiungere il luogo di lavoro mi alzavo ogni giorno alle cinque del mattino. In bicicletta andavo da Decima alla stazione ferroviaria di Cento e, dal 1954, da via Speranza (S. Viola) alla stazione centrale di Bologna, per raggiungere in treno la stazione di Ferrara, dove mi attendeva una seconda bicicletta che mi portava a Pontelagoscuro, lungo un percorso di 3-4 Km, con qualsiasi tempo, per giungere puntuale a timbrare il cartellino alle ore 8». Paolo Zuffada F « A CCADEMIA R ICREATORI RAGAZZI E TV L’ EDUCAZIONE È POSSIBILE CHIARA SIRK DI MICHELA CONFICCONI nche a Bologna, come nelle altre diocesi d’Italia, è allarme proselitismo tra gli immigrati. A denunciarlo è il Gris che ha dato il supporto tecnico al Seminario promosso dalla Fondazione Migrantes, Caritas Italiana, Uffici nazionali Catechistico e per la Cooperazione missionaria tra le Chiese, giovedì scorso in video conferenza Bologna - Roma, cui hanno partecipato come relatori monsignor Luigi Negri, vescovo di S. Marino - Montefeltro e monsignor Juan Usma Gómez, del Pontificio consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani. «Purtroppo ancora non possediamo un campione sufficientemente rappresentativo delle diocesi - spiega Giuseppe Ferrari, segretario nazionale del Gris - poiché in poche hanno dato risposta ai nostri questionari; segno di una difficoltà a monitorare il fenomeno. Ci occorre inoltre tempo per elaborare il materiale pervenuto, cosa che faremo negli Atti che pubblicheremo sulla nostra rivista. Tuttavia si possono trarre già ora alcune tendenze generali». Per esempio? Che il proselitismo dei movimenti religiosi alternativi, in atto da circa mezzo secolo, è da 10 - 15 anni un fenomeno in forte espansione proprio a causa della «presa» A sugli immigrati. Alcuni erano già in contatto con questi movimenti già nella propria terra di origine, ma è consistente, e per certi versi persino preoccupante, il numero di coloro che vi approdano dalla fede cattolica. E se c’è chi poi ritorna nella Chiesa, c’è purtroppo anche chi, ed è la stragrande maggioranza, non riesce più a uscire dal gruppo o, pur riuscendovi, rimane poi in una sorta di indifferenza religiosa. Cos’è che attira gli immigrati? L’accoglienza, il calore, il sostegno psicologico che almeno nelle fasi iniziali questi gruppi sanno dare. Purtroppo le nostre parrocchie devono migliorare in questo. Gli immigrati cattolici, infatti, tendono a cercare subito la parrocchia perché, soli in terra straniera, pensano di trovarvi persone con le quali condividono almeno la fede. Spesso incontrano però freddezza sia nei rapporti interpersonali che nella liturgia. Gli africani per esempio sono abituati a celebrazioni molto lunghe, coinvolgenti, e faticano ad integrarsi alle nostre, spesso assai più sbrigative e dove si rimane un po’ anonimi ed estranei l’uno all’altra. Allora abbandonano la pratica religiosa e diventano una facile preda. Mi hanno riferito persino di una giovane africana che più volte ha visto la sua vicina in chiesa spostarsi per non stare vicino a lei. Cosa possono fare le parrocchie? Una grande opera di prevenzione, assai più efficace di quella di recupero. Essa si realizza facendo sentire accolto chi è straniero e andando incontro alle sue esigenze. Alla liturgia deve fare seguito il rapporto interpersonale. È poi importante, al di là delle singole parrocchie, l’opera dei cappellani nelle comunità etniche, nelle quali fare un’opera di catechesi formativa. Quali sono i movimenti religiosi più attivi? Quelli di matrice cristiana: soprattutto i gruppi Pentecostali nelle varie frammentazioni, poi Testimoni di Geova, quindi Mormoni e altre chiese autoctone indipendenti. Tra gli immigrati asiatici (Cina, India, Silon, in parte Filippine) hanno un certo successo i movimenti recenti di matrice buddista e induista, o dalla spiritualità più «orientale», come la New age. Come avviene l’avvicinamento? Soprattutto attraverso una grande attenzione alla lingua di origine dell’immigrato. I gruppi che se lo possono permettere fanno venire un predicatore madrelingua. Altri si organizzano e fanno studiare approfonditamente alcuni dei propri membri per inviarli nei gruppi degli immigrati. È una tecnica che ha molto successo, persino tra i musulmani, in genere «impermeabili». Questo perché il dialogo in lingua rappresenta una grande agevolazione sia per l’amicizia che per la predicazione. Ancora una volta si conferma l’importanza per la Chiesa cattolica di coinvolgere sacerdoti provenienti dai paesi di immigrazione, i cosiddetti «cappellani etnici», perché seguano loro gli stranieri. Viene poi proposta un’esperienza religiosa legata alla fraternità, coinvolgente, e celebrazioni molto attive, con danze e canti. Di rilievo è anche l’offerta di sostegno economico e lavoro, anche se saltuario. Da «cipputi» a vescovo: l’insolito percorso di monsignor Vecchi Noferi «Ferrara e il suo Petrolchimico» Sabato la presentazione del libro abato 18 alle 16.30 alla Sala delle assemblee del Petrolchimico di Ferrara (piazzale Donegani 12) verrà presentato il libro «Ferrara e il suo Petrolchimico. Il lavoro e il territorio. Storia, cultura e proposte». Il volume è stato realizzato grazie al contributo di ex dipendenti del complesso ferrarese (nato prima della guerra) che lo hanno arricchito con le loro testimonianze. Tra queste anche quella del vescovo ausiliare monsignor Ernesto Vecchi che al Petrolchimico ha lavorato come operaio quando ancora non era diciottenne e che sabato interverrà all’incontro. S Ferrari (Gris) lancia l’allarme: in crescita il proselitismo dei movimenti religiosi alternativi nei confronti degli immigrati www.bo7.it Domenica 12 novembre 2006 • Numero 45 • Supplemento al numero odierno di Avvenire Pagine a cura del Centro Servizi Generali dell’Arcidiocesi di Bologna Via Altabella 6 Bologna - tel. 051 64.80.707 - 051 64.80.755 fax 051 23.52.07 email: [email protected] Abbonamento annuale: euro 46,00 - Conto corrente postale n.° 24751406 intestato ad Arcidiocesi di Bologna - C.S.G. Per informazioni e sottoscrizioni: 051. 6480777 (dal lunedì al venerdì, orario 9-13 e 15-18) Concessionaria per la pubblicità Publione Loris Zanelli Via Punta di Ferro 2/d 47100 Forlì - telefono: 0543/798976

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versetti petroniani

DI GIUSEPPE BARZAGHI

edere un bimbo che impara a leggere e a scrivere è qualcosa difantastico. Vede segni e non cose, e li interpreta. E poi li usa per

comunicare. Ma vedere un bimbo, che non parla e non sente e poicomincia a scoprire che cos’è il parlare e il sentire, è un miracolo.E ci vuole una maestria equivalente per ottenere un simileeffetto. Una pazienza oltre che un mestiere a tutta prova. Laprova della vita e della condivisione, nutrite da alta competenza.

L’ho visto. Una suora con un bimbo davanti a uno specchio mentrelo fa alitare per capire che dalla bocca esce qualcosa e che il pettovibra. E le mani che danzano nell’aria volteggiando velocemente insimboli strani: immagini che sono un condensato di ultrasuoni, unasonorità divina. Ti si apre la mente a contemplare una vera e

propria missione. La «piccola missione per i sordi» delle suore di donGiuseppe Gualandi. E la denominazione è un programma che parla nelsuo modo insonoro ma efficacissimo. Par che dica: poche, in caseconsacrate, offriamo l’anima. Mandate in silenzioso soccorso,impegnamo ogni nostra energia perché entri radioso il sentireottenuto ritraendo divine immagini. Anche questo è un "effatà" per lamente.

V

Sordi, il soccorso silenziosodella «Piccola missione»

Carità, convegnodiocesano

Il Sav di Gallieracompie vent’anni

Reportagedall’Albania

a pagina 3

a pagina 2

a pagina 5

ontinuano le conferenzedell’Accademia dei Ricreatori (tel.051553480 o

www.operaricreatoribo.it.). Venerdì 17,alle 20.45, al Teatro Tenda inMontagnola, il direttore di RaiSatRagazzi, Gianfranco Noferi, e ilgiornalista e attore Giorgio Comaschiparlano de «La scommessa del video, ossiadel perché i ragazzi imparano bene (e infretta) ad usare criticamente i mezzi dicomunicazione», ingresso libero. RaiSatRagazzi, oggi RaiSat Yoyo e RaiSat

Smash, è da noveanni sinonimo di tvper i più giovani.Dottor Noferi, cosasignifica oggieducare i giovani adun uso critico deimedia? «In questianni abbiamo cercatodi coniugarel’intrattenimento con

l’educazione. Per noi è molto importanteil rapporto con la società civile, ovvero leassociazioni che lavorano per l’educazionee per l’infanzia. Le faccio due esempi: peri bambini piccoli di recente abbiamo fattoun programma che s’intitola "La scatoladelle emozioni", realizzato incollaborazione con la FederazioneItaliana Scuole Materne. La FISM è lapiù grande associazione di asili d’areacattolica, sono 8000 in 6000 comuni eraccolgono più di 500.000 bambini. Lascatola delle emozioni è un loro percorsopedagogico diventato un programmatelevisivo, realizzato insieme a loro,andando anche dentro agli asili». C’è poiun altro percorso fatto insieme aglioratori italiani. «Con i bambini e con iragazzi degli oratori» spiega Noferi«abbiamo realizzato piccoli reportage obrevi fiction. Stiamo adesso discutendo sucome far continuare questacollaborazione. La nostra idea è che iragazzi e le ragazze abbiano la possibilitàdi avvicinare il mondo dei media non solosubendolo passivamente, ma comeprotagonisti, raccontandolo leimpressioni, le proprie storie contelecamere e montaggio. La nostra non èl’utopia che la televisione può essere fattatutta dai bambini, ma è importante per ibambini vedere che il mezzo televisivo èqualcosa di utile, che si può utilizzare,può essere mezzo di espressione e dicreatività. Oltre ad essere fruitori dicartoni animati, fiction, di documentari igiovani imparano ad essere anche iprotagonisti di questa documentazione».«Proprio a Bologna, nei localidell’Antoniano» prosegue «il Forum degliOratori ha fatto una grande operazione,organizzando un workshop con i ragazzi.Per una settimana hanno fatto esperienzadi come costruire un prodotto televisivo epoi, con l’uso di un software, di comepoter ricevere dai singoli oratori materialeper creare una sorta di network televisivo.Ora dobbiamo trovare la spettacolaritànella spontaneità». Tra i ragazzi concludeNoferi «c’è un grande entusiasmo. Maquesto è un esempio tipico di educazioneai media. Ci si appropria del mezzo, es’impara a adoperarlo».

C

Monsignor Negri.Un attaccoall’identità della Chiesa

uello delle «sètte» è iltentativo, vivo daduemila anni, di

ridurre la religione a filosofia,a insieme di idee o emozioniche facciano stare bene.Quanto di più distante dalcristianesimo che nasce inveceda un evento e si sviluppa instretta connessione con laragione, come sottolineamonsignor Luigi Negri,vescovo di S. Marino - Montefeltro,in videoconferenzadall’Istituto «Veritatis Splendor».Quali sono i movimenti religiosi alternativi più diffi-cili da contrastare? La questione più grave non è tanto l’articolazione delle«sètte» quanto il fatto che rappresentano nel lorocomplesso una fortissima sfida all’identità e missionedella Chiesa. Esse tendono infatti a ridurre il sensoreligioso dell’uomo a puro sentimento, psicologia,emozione istintiva, pur con metodi diversi che vannodalle pratiche delle dottrine orientali all’esoterismo e adaltro ancora. Si opera quindi un attacco alla sintesi fede- ragione, che è la grandezza del cattolicesimo, come haribadito del resto recentemente Benedetto XVI. Quello delle sette è un fenomeno paragonabile aquello delle eresie nel medioevo? Ci può ricondurre alla «gnosi», una posizione che hacaratterizzato un numero enorme di eresie diffuse connomi e forme diverse lungo tutta la storia della Chiesa.Essa si può descrivere come il tentativo di sostituire lafede con la filosofia. Oggi più che dalla filosofia la fedeè sostituita da tutto quel campo vastissimorappresentato dalle reazioni soggettive ed emozionali.La logica comunque è la stessa: non si sta più di fronteall’evento di Cristo, ma Cristo, e più in generale lareligione, sono ridotti a spunto per un benessere dicarattere psico affettivo. La fede diventa quello che ci fa«stare bene», anziché quello che ci consente di viverenella verità. Perché questa diffusione: è un problema pastorale oculturale?L’uno e l’altro. È un problema culturale perché la societànel suo complesso, e intendiamo le famiglie, la scuola,le istituzioni, non sono in grado di veicolare unaposizione di fronte alla vita. È quindi come se i giovani,le principali anche se non uniche vittime delle «sètte»,non avessero la possibilità di radicarsi in una propostaglobale di vita, divenendo così più vulnerabili aproposte «parziali» e irragionevoli. La Chiesa deveprendere atto di questa situazione e innestare sullaquestione pastorale una questione culturale. Dobbiamodare ragioni per contrapporre ad una visione distortadella religione la visione esatta. Penso, per esempio, allavoro fatto quest’anno per denunciare le ingenuità econnivenze del mondo adulto in merito a quellavicenda deviata e consumistica che è Halloween. Cosa può fare la Chiesa per arginare il fenomeno?Può riproporre in modo netto e oggettivo la suaidentità: non siamo una setta, per quanto storicamenteaffermata, ma un popolo di salvati da un eventoaccaduto nella storia. Questa identità deve farsi carico diuna missione fortemente culturalizzata.Quale contributo possono dare i singoli fedeli?Ognuno deve fare la sua parte, anzitutto prendendocoscienza di questa sfida «tentacolare» che ci lanciano le«sètte» soprattutto nei confronti dei giovani, ma nonsolo. Penso, ad esempio, alle forme di terapiealternative. Si deve essere capaci di testimoniare che lavita della comunità cristiana e della singola persona ècapace di accoglienza reale dell’altro nei suoi bisogni, eche non occorre che questi si «venda» - perché c’è inballo anche un business molto ampio - per darsi a unatecnologia del benessere che non ha niente né dicristiano né di umano.Parlava di «tecnologie del benessere». Non è possibileper un cristiano utilizzare percorsi alternativi appun-to solo come «tecnologia»?È possibile ma occorre essere molto intelligenti e cauti, esoprattutto farsi consigliare. Nel mondo cattolico cisono punti di grande aiuto in questo senso, come ilGris. L’importante è non procedere da soli.

Michela Conficconi

Q

Monsignor Negri

«Sètte» & migranti

ui assunto dalla "Montecatini", presso lostabilimento "Azoto" di Pontelagoscuro», racconta ilvescovo ausiliare monsignor Ernesto Vecchi nel libro

«Ferrara e il suo Petrolchimico. Il lavoro e ilterritorio. Storia, cultura e proposte», «a 17anni non ancora compiuti, con un"contratto di apprendistato" datato 2dicembre 1952 che prevedeva il mioimpiego come apprendista "tubista". Inrealtà fui assegnato all’Ufficio misure econtrollo, che aveva il compito di installaree assicurare la manutenzione delleapparecchiature destinate agli impianti diproduzione dell’ammoniaca e deifertilizzanti azotati». Dopo aver ricordato

con affetto i colleghi e i compagni di studi, il Vescovo parladel suo rapporto con un attivista del Pci di Ferrara, Rino Gilli,addetto ad una piccola macchina utensile (un tornio)installata nel reparto per le necessità interne. «Gilli», ricordamonsignor Vecchi, «che si era accorto della mia praticareligiosa, con molta delicatezza ma con fortedeterminazione, tentava di mettere in crisi le mie certezze difede. Di fatto, le sue argomentazioni stimolavano in mereazioni contrarie, cioè il desiderio di essere un testimone piùautentico e un animatore cristiano più inserito nelladinamica ecclesiale di quel tempo. In questo contesto,durante un turno domenicale di sorveglianza alleapparecchiature degli impianti, maturò l’idea di consacrare lamia vita al Signore, spinto anche dall’esempio di un miocarissimo amico, don Leonardo Leonardi, che in quella stessa

domenica, 25 settembre 1955, celebrò la sua prima Messa aS. Matteo della Decima. Così presentai le mie dimissioni e siconcluse il mio rapporto di lavoro con la Montecatini. Questitre anni di esperienza in fabbrica hanno contribuito molto aformare la mia personalità, specialmente ad affrontare conperseveranza e senso di responsabilità le situazioni di disagio.Basti pensare che per raggiungere il luogo di lavoro mi alzavoogni giorno alle cinque del mattino. In bicicletta andavo daDecima alla stazione ferroviaria di Cento e, dal 1954, da viaSperanza (S. Viola) alla stazione centrale di Bologna, perraggiungere in treno la stazione di Ferrara, dove mi attendevauna seconda bicicletta che mi portava a Pontelagoscuro,lungo un percorso di 3-4 Km, con qualsiasi tempo, pergiungere puntuale a timbrare il cartellino alle ore 8».

Paolo Zuffada

A C C A D E M I A R I C R E A T O R I

RAGAZZI E TVL’EDUCAZIONE

È POSSIBILE

CHIARA SIRK

DI MICHELA CONFICCONI

nche a Bologna, come nelle altrediocesi d’Italia, è allarme proselitismotra gli immigrati. A denunciarlo è il

Gris che ha dato il supporto tecnico alSeminario promosso dalla FondazioneMigrantes, Caritas Italiana, Uffici nazionaliCatechistico e per la Cooperazionemissionaria tra le Chiese, giovedì scorso invideo conferenza Bologna - Roma, cuihanno partecipato come relatori monsignorLuigi Negri, vescovo di S. Marino -Montefeltro e monsignor Juan UsmaGómez, del Pontificio consiglio per laPromozione dell’unità dei cristiani.«Purtroppo ancora non possediamo uncampione sufficientemente rappresentativodelle diocesi - spiega Giuseppe Ferrari,segretario nazionale del Gris - poiché inpoche hanno dato risposta ai nostriquestionari; segno di una difficoltà amonitorare il fenomeno. Ci occorre inoltretempo per elaborare il materiale pervenuto,cosa che faremo negli Atti chepubblicheremo sulla nostra rivista. Tuttaviasi possono trarre già ora alcune tendenzegenerali».Per esempio?Che il proselitismo dei movimenti religiosialternativi, in atto da circa mezzo secolo, èda 10 - 15 anni un fenomeno in forteespansione proprio a causa della «presa»

A

sugli immigrati. Alcuni erano già incontatto con questi movimenti già nellapropria terra di origine, ma èconsistente, e per certi versi persinopreoccupante, il numero di coloro che viapprodano dalla fede cattolica. E se c’èchi poi ritorna nella Chiesa, c’èpurtroppo anche chi, ed è la stragrandemaggioranza, non riesce più a uscire dalgruppo o, pur riuscendovi, rimane poi inuna sorta di indifferenza religiosa.Cos’è che attira gli immigrati?L’accoglienza, il calore, il sostegnopsicologico che almeno nelle fasi inizialiquesti gruppi sanno dare. Purtroppo lenostre parrocchie devono migliorare inquesto. Gli immigrati cattolici, infatti,tendono a cercare subito la parrocchiaperché, soli in terra straniera, pensano ditrovarvi persone con le qualicondividono almeno la fede. Spessoincontrano però freddezza sia neirapporti interpersonali che nella liturgia.Gli africani per esempio sono abituati acelebrazioni molto lunghe, coinvolgenti,e faticano ad integrarsi alle nostre,spesso assai più sbrigative e dove sirimane un po’ anonimi ed estranei l’unoall’altra. Allora abbandonano la praticareligiosa e diventano una facile preda.Mi hanno riferito persino di una giovaneafricana che più volte ha visto la suavicina in chiesa spostarsi per non starevicino a lei.Cosa possono fare le parrocchie?Una grande opera di prevenzione, assaipiù efficace di quella di recupero. Essa sirealizza facendo sentire accolto chi èstraniero e andando incontro alle sueesigenze. Alla liturgia deve fare seguito ilrapporto interpersonale. È poi

importante, al di là delle singoleparrocchie, l’opera dei cappellani nellecomunità etniche, nelle quali fareun’opera di catechesi formativa.Quali sono i movimenti religiosi piùattivi?Quelli di matrice cristiana: soprattutto igruppi Pentecostali nelle varieframmentazioni, poi Testimoni di Geova,quindi Mormoni e altre chiese autoctoneindipendenti. Tra gli immigrati asiatici(Cina, India, Silon, in parte Filippine)hanno un certo successo i movimentirecenti di matrice buddista e induista, odalla spiritualità più «orientale», come laNew age.Come avviene l’avvicinamento?Soprattutto attraverso una grandeattenzione alla lingua di originedell’immigrato. I gruppi che se lo possonopermettere fanno venire un predicatoremadrelingua. Altri si organizzano e fannostudiare approfonditamente alcuni deipropri membri per inviarli nei gruppidegli immigrati. È una tecnica che hamolto successo, persino tra i musulmani,in genere «impermeabili». Questo perchéil dialogo in lingua rappresenta unagrande agevolazione sia per l’amiciziache per la predicazione. Ancora unavolta si conferma l’importanza per laChiesa cattolica di coinvolgere sacerdotiprovenienti dai paesi di immigrazione, icosiddetti «cappellani etnici», perchéseguano loro gli stranieri. Viene poiproposta un’esperienza religiosa legataalla fraternità, coinvolgente, ecelebrazioni molto attive, con danze ecanti. Di rilievo è anche l’offerta disostegno economico e lavoro, anche sesaltuario.

Da «cipputi» a vescovo: l’insolito percorso di monsignor Vecchi

Noferi

«Ferrara e il suo Petrolchimico»Sabato la presentazione del libro

abato 18 alle 16.30 alla Sala delleassemblee del Petrolchimico di Ferrara

(piazzale Donegani 12) verrà presentato illibro «Ferrara e il suo Petrolchimico. Illavoro e il territorio. Storia, cultura eproposte». Il volume è stato realizzatograzie al contributo di ex dipendenti delcomplesso ferrarese (nato prima dellaguerra) che lo hanno arricchito con le lorotestimonianze. Tra queste anche quella delvescovo ausiliare monsignor Ernesto Vecchiche al Petrolchimico ha lavorato comeoperaio quando ancora non era diciottennee che sabato interverrà all’incontro.

S

Ferrari (Gris) lancia l’allarme:in crescita il proselitismo deimovimenti religiosi alternativinei confronti degli immigrati

www.bo7.it

Domenica 12 novembre 2006 • Numero 45 • Supplemento al numero odierno di Avvenire

Pagine a cura del Centro Servizi Generalidell’Arcidiocesi di Bologna Via Altabella 6 Bologna - tel. 051 64.80.707 -051 64.80.755 fax 051 23.52.07email: [email protected] annuale: euro 46,00 - Contocorrente postale n.° 24751406 intestato ad

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DI MICHELA CONFICCONI

artedì 14 dalle 9.30 alle 12.50 nella sededella Fter (piazzale Bacchelli 4), si terrà laprima delle due mattinate che il

Laboratorio di spiritualità dedica alle «lezionifondamentali», del tema trattato, quest’anno «Ildiscernimento nell’accompagnamento spirituale evocazionale». L’appuntamento è promosso dallaFter in collaborazione con il Centro regionalevocazioni e l’Uciim. «Quella del "padre spirituale"o della "madre spirituale" è una figura necessariaper l’esperienza cristiana, della quale esprime unaconnotazione propria - afferma Dora Castenettodocente di Teologia spirituale alla FacoltàTeologica dell’Italia Settentrionale, che martedìterrà una relazione su "Abbiamo ancora bisognodi maestri spirituali?" - L’atteggiamento di chi faun cammino di fede non è infatti quellodell’autosufficienza, ma di chi vive una povertàspirituale e una autentica umiltà, per cui nonpresume di sé, ma si affida a un "maestro". Pensoa grandi figure quali S. Teresa d’Avila o S. Giovannidella Croce, che non hanno mai rinunciato a unaguida che li aiutasse nel discernimento del loroitinerario spirituale». Il riferimento esterno, spiegala docente, a una persona non emotivamentecoinvolta, rappresenta per il «discepolo» lapossibilità di non cadere nellatentazione di seguire la direzionemeno impegnativa, anziché quellaindicata da Dio. Tuttavia, specifica,ciò non comporta l’obbedienza al«padre spirituale», ma allo SpiritoSanto. «La parola del padrespirituale è autorevole, ma nonautoritaria e il suo compito non èsuscitare una sequela passiva, mamettere sinceramente indiscussione, suscitare interrogativi,per giungere a far assumeredecisioni responsabili». Di qui,secondo Castenetto, la posizionepropria di chi è chiamato a guidare: «da un latol’ascolto docile, nella preghiera e nell’umiltà, delloSpirito senza atteggiamenti possessivi o autoritari,poiché nessuno ha la volontà di Dio "in tasca".Dall’altro l’attenzione a far vivere il contenutodella fede nella situazione concreta della persona,tenendo conto della vocazione specifica, dell’età,del contesto». Il biblista don Maurizio Marcheselli,il secondo relatore di martedì, individuerà invecealcuni elementi del discernimento spirituale apartire dagli scritti di S. Paolo. «Il riferimento piùsignificativo in questo senso - afferma - è la primalettera ai Corinzi ai capitoli 12, 13 e 14». Tre inparticolare, spiega il docente della Fter, i criteri cheemergono: «anzitutto la conformità della sceltache si intende fare con il "cuore" del Vangelo. Èquesta relazione a dire, infatti, della bontà di unastrada piuttosto che un’altra. Viene poi la carità,come è scritto al capitolo 13, cioè il rapporto conciò che S. Paolo descrive chiaramente comefondamentale. Infine l’edificazione comune,ovvero la domanda sull’utilità del carisma nontanto per il proprio itinerario personale, quantoper la vita della comunità cui si appartiene».

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DI PIERLUIGI LENZI *

l nostro Arcivescovo, Cardinale CarloCaffarra, proseguendo una tradizione piùche ventennale, verrà in Università a

portare la visione dell’uomo che è insita nellasapienza plurimillenaria dell’insegnamentobiblico-cristiano. Nei giorni di mercoledì 15,22 e 29 novembre 2006, nell’Aula diIstologia, in via Belmeloro 8, alle ore 18,terrà tre lezioni sul tema "Fede e ragione: unadifficile ma necessaria convivenza". Le lezionisono rivolte primariamente ai Docenti, ma èevidente l’interesse che esse rivestono anche

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valore etico della nostra persona e dellenostre azioni. Così, per la scienza uccidere osalvare sono indifferenti, mentre per la nostrasensibilità si tratta di azioni di ben diversovalore. Su questi temi di grande importanzaesistenziale, dunque, la ragione non dàrisposte. E allora? Dove la ragione si arresta,la fede può aiutare, "...praestet fidessupplementum sensuum defectui...". Allaluce della fede, di una vera fede, si puòtrovare un senso a ciò che facciamo, unvalore alle nostre azioni, un riferimento checi orienta nelle contingenze della vita. Unacorretta visione di fede non va a danno dellaragione, non ne invade il dominio, non nelimita le capacità. Anzi, una visione di fedeche esalti il valore della vita dell’uomo neesalta tutti gli aspetti, la ragione per prima. Lapresunta antitesi tra fede e ragione potrebbecosì risolversi in una sintesi che arrichisceanziché turbare. Si tratta in ogni caso di uncompito non facile, quello di armonizzarefede e ragione, evitando eccessi e invasioni dicampo. Il nostro Cardinale, alla luce delpensiero cristiano, ci aiuterà ad orientarci ead affrontare questo difficile ma importanteproblema del rapporto tra fede e ragione.

* Docente di Fisiologia

per gli Amministrativi e gli Studenti delnostro Ateneo. Il tema scelto già nel titolocontiene una indicazione della suaproblematicità: una "difficile" ma"necessaria" convivenza. La fede, vista daalcuni come abiura della ragione, comeoppio dei popoli. La ragione, vista da altricome ostacolo alla fede. Eppure, fede eragione, sono entrambe sempre presenti nellastoria dell’uomo. Apparentementeantitetiche, ma coesistenti ed inseparabili. Sorge allora la domanda: è possibile essereallo stesso tempo razionali e credenti? Unapossibile risposta è che non solo si può, ma èpreferibile esserlo. Infatti, la ragione ci dà laconoscenza scientifica del mondo fisico, ladescrizione dei meccanismi che cimantengono in vita e, quando si guastano, ciconducono a morte. Ma la ragione non cidice nulla su quale è il nostro destino, dadove veniamo e dove andiamo, quale il sensodi ciò che facciamo. E neppure ci illumina sul

DI CHIARA UNGUENDOLI

assemblea di sabatoprossimo 18 novembre -spiega Paolo Mengoli,

direttore della Caritas diocesana -sarà un momento per "fare ilpunto" sulla situazione delleCaritas parrocchiali e delleassociazioni caritative in generenella nostra diocesi, nell’anno delCongresso Eucaristico diocesano. Esoprattutto vuole essere il punto dipartenza di un percorso cheproseguirà nei prossimi mesi,proprio all’interno del Ced. Questoin particolare in vista del convegnoculturale-caritativo "Caritas etlibertas. A 750 anni dal "LibereParadisus", Chiesa e Comune per laliberazione dei nuovi schiavi", alquale vogliamo attivamentecontribuire». «Questo percorso - prosegue donAntonio Allori, vicario episcopaleper la Carità - prevede, dopo questaprima, altre due tappe: una nelmese di febbraio e l’altra in aprile2007. Si pensa di tenere uno deidue incontri a Casalecchio, cheriunirà le realtà caritative della zonaOvest della diocesi, l’altro a S.Lazzaro di Savena, per le realtàdella zona Est. Si svolgerannoentrambe il sabato mattina, e gliargomenti affrontati sarannol’Enciclica di Benedetto XVI "Deuscaritas est" e il tema del Ced, "Seuno è in Cristo è una creaturanuova"». «Nell’incontro di sabatoprossimo - conclude - vogliamoinvece mettere a fuoco il fatto che"La carità di Cristo ci spinge": cioè,che è l’amore di Dio che muoveogni opera caritativa o assistenzialedel cristiano, non la semplicefilantropia. È questo il punto dipartenza di ogni opera verso ifratelli, l’elemento che ci motiva esempre ci sostiene. In questo senso,le realtà, parrocchiali e associative,che si riuniranno devono prenderesempre più coscienza di essere nonrealtà isolate o solo mosse da ungenerico desiderio di "fare delbene" , ma che sono le "braccia" ele "mani" della Chiesa di Bolognaper soccorrere chi ha bisogno».

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2 Domenica12 novembre 2006

Ricordando don Andrea Santoron testimone nell’Islam. Ricordando don Andrea Santoro»: èquesto il titolo del prossimo incontro del ciclo dei «Mercoledì in

Università», promosso per il 15 novembre alle 21 nell’Aula Barilla(piazza Scaravilli), dal Centro San Domenico e dal Centro UniversitarioCattolico «S. Sigismondo». Intervengono Piera Marras eLoredana Calmieri, dell’Associazione «Finestra per ilMedio Oriente»; modera Luigi Guerra, dell’Università diBologna. «La vera esigenza delle società europee nelrapporto con le altre religioni» affermano i promotori «èquella di riflettere e mettere in atto possibili percorsi diconvivenza (tra musulmani e cristiani), evitando diesasperare le situazioni di conflitto. Una possibilerisposta viene da una lettera scritta da don Santoro pochigiorni prima di essere ucciso: "Un giorno un giovane siavvicina e mi dice: "Perché non accogli Maometto? Gesùnon è il Figlio di Dio". "Dio è grande -gli rispondo -.Lascia a lui il giudizio. La carità è più grande della fede". Il giovanecontinua con durezza e alterigia. Una coppia di fidanzatini ci osserva.Lei ha il velo, ascolta tutto. Uscendo, mi passa accanto e mi sussurra:"Ogni religione è santa". Solo l’umile affidarsi, sembra dirci donSantoro, al disegno del Padre, ci libera da ogni pretesa di possessodell’altro e ci pone nel rispetto del fratello.

i «mercoledì»

vie del centro». Durante la giornata, nella strada(che sarà aperta da un coloratissimo «portale»realizzato dagli allievi del Liceo artistico«Arcangeli») si alterneranno iniziative di gioco,come una grande «caccia al tesoro», laboratori divario genere, da quello di sfoglia a quello dilettura, spettacoli e concerti (al coperto). Perl’occasione saranno aperti al pubblico PalazzoMagnani, sede di Unicredit Banca, Palazzo Poggi,sede centrale dell’Università, con i relativi musei eil foyer del Teatro Comunale: ai primi due luoghisaranno dedicate visite guidate. Inoltre ci sarannoalcuni «punti» fissi per tutto il giorno, comemostre, fiera del libro per l’infanzia, un mercatinodove i bambini potranno scambiarsi i lorooggetti, un «angolo» dedicato allo Zecchino eluoghi di ristoro. Il tutto (tranne naturalmente ilcibo nei locali) completamente gratuito. Alcuneiniziative però, come le visite guidate, richiedonola prenotazione: per informazioni e iscrizioniscrivere a [email protected] o telefonare,dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 11.30, allo0513940252. (C.U.)

Sabato 18 a Villa Pallavicini (via Marco Emilio Lepido196) si terrà il XVI Convegno delle Caritas parrocchialie delle Associazioni caritative diocesane

Un «cappellano» per i polacchi

«Città dello Zecchino» in via Zamboni

Direzione spirituale «I fondamentali»

Giotto, La lavanda dei piedi

La carità si confronta«L’amore del Cristo ci spinge»

abato 18 a Villa Pallavicini(via Marco Emilio Lepido 196)

si terrà il XVI Convegno delleCaritas parrocchiali e delleAssociazioni caritative diocesanesul tema «L’amore del Cristo cispinge». Introdurrà e presiederàil vescovo ausiliare e vicariogenerale monsignor ErnestoVecchi. Alle 9 accoglienza; alle9.15 Ora terza e relazioni; alle 11pausa; alle 11.15 interventi e alle12.30 conclusioni. Relatorisaranno don Antonio Allori,vicario episcopale per la Carità ela Cooperazione missionaria;monsignor Giuseppe Stanzani,parroco di S. Teresa del BambinoGesù; Paolo Mengoli, direttoredella Caritas diocesana e ildiacono Corrado Moretti, delLaboratorio Caritas parrocchiali.

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il programma

DI CHIARA UNGUENDOLI

a comunità polacca a Bologna e indiocesi, composta nella stragrandemaggioranza da cattolici e piuttosto

numerosa è in continuo aumento, perchétanti sono i polacchi che vengono in Italiaa cercare un lavoro più remunerativo diquello che avevano in patria. Talecomunità aveva già da un anno lapossibilità di partecipare ogni mese ad unaMessa nella propria lingua, celebrata da unsacerdote polacco, padre Tommaso, nellachiesa di S. Caterina di Strada Maggiore. Lapresenza di questo sacerdote era statarichiesta direttamente dal cardinaleCaffarra al superiore della «Società diCristo», un gruppo che segue gli emigratipolacchi in Italia e che ha la sedeprincipale a Lublino e quella italiana aRoma. Da circa tre anni però i polacchistessi chiedevano di avere un prete del loroPaese «fisso», che potesse celebrare laMessa ogni settimana e animare la vita ditutta la comunità. Ora l’hanno ottenuto: èpadre Wlodimierz Leszek Dziduch,appunto della «Società di Cristo». «Sonoarrivato - spiega - per mettermi a serviziodei miei connazionali e anche, quando ne

Lavrò la possibilità, della diocesi di Bolognae specialmente del parroco di S. Caterina,don Luigi Guaraldi, e dell’officiante donGiovanni Pasquali, che è molto anziano.Prima però devo imparare bene l’italiano econoscere la realtà del luogo».Quale sarà la sua prima attività?Celebrerò la Messa in polacco due volte lasettimana: la domenica alle 15.30 e ilvenerdì alla stessa ora (in particolare per idefunti), nella chiesa di S. Caterina.Purtroppo l’orario non è dei migliori,soprattutto il venerdì, quando moltepersone lavorano e i bambini sono ancoraa scuola: speriamo in futuro di poterecelebrare la Messa a un’ora che sia miglioreper tutti. Poi penseremo ad altre iniziative,sempre da tenerenella parrocchia di S.Caterina: alcunemamme mi hannochiesto ad esempio seè possibileorganizzare unascuola materna per iloro bambini ilsabato; alcunistudenti, incontri diriflessione sulla

Bibbia.La partecipazione alle Messe è numerosa?Sì. Anche se non siamo sicuri che tuttiquelli che vengono siano realmentecattolici: magari hanno un’altra fede, matrovano nella chiesa un luogo dove pregareDio e nella Messa anche un’occasione perincontrare loro connazionali, farsiascoltare, chiedere aiuto per il lavoro e lacasa. Questo infatti è molto importante perchi si trova qua solo, spesso senza parentiné amici.Quali i principali problemi che incontra-no i polacchi a Bologna?Non ci sono grossi problemi per il lavoro,perché da quando la Polonia è entratanell’Unione europea non è necessarioavere un particolare permesso. L’unicadifficoltà è una certa diffidenza della genteverso gli stranieri, e anche il fatto che lamaggior parte dei polacchi venuti qui sonoin realtà donne, che fanno le badanti deglianziani: un lavoro che richiede forza fisica,ma soprattutto una non comune forza dicarattere. Il problema più grosso però è ilcarovita, soprattutto i prezzi degli affitti:molti infatti «fuggono» da Bologna perchéper loro è impossibile pagare certe cifre: equesto vale sia per le famiglie, che per glistudenti che vengono con scambiorganizzati dall’Università, che per inumerosi infermieri venuti a colmare ivuoti di personale negli ospedali italiani.

Si svolgeranno nei giorni dimercoledì 15, 22 e 29novembre nell’Aula di Istologia,in via Belmeloro 8, alle ore 18

Domenica 19 la via del centro storicoospiterà una serie di manifestazioni,in apertura del 50° della celebrekermesse canora per bambini

Introdurrà e presiederà il vescovo ausiliare monsignor Ernesto Vecchi

Padre Dziduch

Via Zamboni e il logo dell’Antoniano

Nuove lezioni dell’Arcivescovoai docenti universitari

arà la prima manifestazione di una serieche celebrerà i 50 anni dello «Zecchinod’Oro» (che ricorreranno nel 2007), la

benemerita kermesse canora per bambini cheha presentato e diffuso in questo lungoperiodo oltre un migliaio di canzoni perl’infanzia. Domenica 19, dalle 10 alle 18,un’importante via del centro storico, viaZamboni, da piazza Rossini a piazza Puntoni,diventerà una piccola «città dei bambini»,chiamata appunto «La città dello Zecchino».L’iniziativa, ha spiegato nel presentarla padreAlessandro Caspoli, direttore dell’Antoniano,vuole «portare alla città l’attenzione per ibambini promossa dallo Zecchino: speriamoinfatti l’anno prossimo di estenderla ad altre

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Fede e ragione: Fede e ragione:una convivenza necessaria

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DI CHIARA UNGUENDOLI

i concludono solennemente lecelebrazioni per i vent’annidalla fondazione del Servizio

assistenza alla Vita del vicariato diGalliera, che ha sede a S. Giorgiodi Piano. Domenica 19 infatti saràil cardinale Carlo Caffarra apresiedere la celebrazioneeucaristica commemorativa, alle 16nella chiesa di S. Giorgio. Abbiamochiesto a Gabriella Balboni, dapoco presidente del Sav Galliera,ma fin dall’inizio impegnata al suointerno, di ricordarci i puntiprincipali della storia e dell’attivitàdi questo importante servizio.«Vent’anni fa - ricorda - fu ilcardinale Giacomo Biffi adinvitarci a costituire un Sav a livellovicariale. Interessammo così tutti iparroci, e anche qualche laico diogni parrocchia, e per partireprendemmo esempio da un altroSav già esistente e molto attivo:quello del vicariato di Cento.Subito volemmo anche unassistente spirituale (allora era donBruno Salsini, poi è stato donFrancesco Ravaglia e ora è donLuigi Gavagna, parroco a S.Giorgio) per sostenerci e guidarcinei momenti di preghiera, cheriteniamo molto importanti». «Findall’inizio - continua la Balboni -abbiamo avuto molte richiested’aiuto, e ancora oggi vorremmoavere maggiori forze per far frontea tutte le necessità. In questi annila nostra utenza è cambiata, oggi lamaggioranza è costituita daextracomunitari, ma anche tra i"locali" i problemi non mancano».Problemi che il Sav affronta graziea quella che è poi la sua maggioreforza: la costante collaborazionedelle parrocchie, che siorganizzano ancheautonomamente per sostenerlo.«La nostra attenzione è rivolta,come in tutti i Sav, principalmentealla vita nascente, alle ragazzemadri, alle famiglie bisognose -chiarisce la Balboni - ma attraverso

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le parrocchie stiamo cercando disuscitare attenzione anche versochi è alla fine della vita. Offriamoun supporto anzitutto psicologico,poi se necessario economico, per illavoro e la casa. Abbiamo anche unBanco alimentare di prodotti perl’infanzia e raccogliamo abiti usati,ma in buono stato, per bambinifino ai 10 anni, che poi diamo achi li richiede». Per sostenerequeste attività, il servizio organizzavarie iniziative, che si aggiungono aquelle delle singole parrocchie: lavendita delle «Primule per la vita»in occasione della relativaGiornata, la pubblicazione del«Calendario della vita» e delleschede per scuole e catechistisempre in questa occasione, il«Natale di solidarietà», chepropone di offrire un aiuto per lemamme in difficoltà invece diregali, il confezionamento dibomboniere per Battesimi,Comunioni, matrimoni. Ognianno inoltre una compagniateatrale della zona offre al Serviziouno spettacolo il cui ricavato va alSav stesso. Poi ci sono i momentidi preghiera: tra gli altri, i «percorsiitineranti», cioè un’ora diAdorazione per la vita organizzataogni mese in una diversaparrocchia, e la partecipazionecorale al pellegrinaggio diocesanoa S. Luca per la Giornata. Il Sav

promuove inoltre, oltre allapubblicazione di un propriobollettino quadrimestrale, ognianno tre iniziative culturali persensibilizzare sui «suoi» temi; e c’èuna decina di persone sempredisponibili a organizzare incontrinelle singole parrocchie. «Oravorremmo incrementarle, questeattività» dice la presidente. LaBalboni ci tiene infine a precisareche «siamo un’associazione divolontariato, tutta la nostra attivitàsi è sempre retta sull’impegnogratuito dei soci e simpatizzanti: aloro va quindi la nostra più sentitagratitudine».

Domenica 19 a S. Giorgio di Piano Messadel Cardinale a conclusione delle celebrazioniper l’anniversario del Servizio di Galliera

Comunicazione, Bo-7 al corso di Ac rosegue martedì 14 alle 21 presso il Centro diocesanodell’Azione cattolica (via del Monte 5) il corso «Dal

pensiero alle parole. La comunicazione al servizio dellaChiesa» organizzato dall’Ac per sensibilizzare aderenti e nonsull’importanza dei media e del loro corretto utilizzo.Protagonista della serata sarà Stefano Andrini, coordinatore diBologna Sette, che affronterà il tema «La comunicazione perla Chiesa locale. Bologna Sette: voce della diocesi, voce per lacittà». Il giornalista presenterà i media al servizio della Chiesabolognese, con particolare attenzione all’inserto domenicaledi Avvenire, e svelerà tecniche e «segreti» per comunicare inmaniera interessante e proficua una notizia. (F. R.)

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Duse, Lo Monaco è «Enrico IV»artedì 14 alle 21, al Teatro Duse va in scena «Enrico IV» di Luigi Pirandello. Ilprotagonista che, caduto da cavallo durante una sfilata storica in cui

interpretava Enrico IV vive, per i successivi vent’anni convinto di essere davverol’imperatore, è Sebastiano Lo Monaco. Applaudito interprete di tanti spettacoli,altre pièce di Pirandello, Arthur Miller, del Cyrano di Rostand, e volto noto dialcune fortunate serie televisive, Lo Monaco cavalca il palcoscenico nei panni diquesto folle per la seconda volta. «Già nel 2000, per tre stagioni», racconta, «avevorecitato Enrico IV. Questo è un nuovo allestimento, con la regia di RobertoGuicciardini e la scenografia fascinosa di suo figlio Piero. Abbiamo appenadebuttato a Forlì. È un’opera di Pirandello molto complessa, eppure è piaciutamoltissimo, toccando il cuore degli spettatori, fino a commuoverli». «Quandoarriviamo al pubblico» aggiunge «ci accorgiamo che cerca spettacoli di un certotipo, perché la cultura è diffusa e così l’istruzione. Oggi alcuni dicono che ilpubblico va a teatro solo per dimenticare, ma non è vero. Tra le opere che hoavuto l’idea di portare in scena c’è anche "Hystrio" di Mario Luzi. Era il 1987, edera la prima volta. C’era la Paola Borboni, Andrea Bosi, un gruppo di grandi attori.Luzi venne a vederlo e mi gratificò con il suo apprezzamento e con una dedica chericordo bene: "A Sebastiano Lo Monaco cui Hystrio deve alcuni giorni di "vera"esistenza". Dopo nessun altro ha osato proporlo». Di questo Enrico IV cosa lacolpisce di più? «Ne diamo una lettura molto fedele. È un testo contemporaneoperché parla di una follia che anche quando guarisce dal di dentro, diventa unascelta di autoesclusione del mondo propriadella malattia depressiva. Il protagonistacontinua a fingere perché la depressione loporta a non aver voglia di vivere nella vitavera. Lo capisco, perché anch’io ne ho soffertoper un certo periodo e so cosa significa. Cosìrecito Pirandello e una parte della mia vita:questo è una grandissima fatica ma ilpubblico sente il coinvolgimento e loapprezza moltissimo». Enrico IV replica sino adomenica 19 (feriali 21, domenica 15.30).

Chiara Sirk

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Una mamma raccontaono una ragazza come tante - scrive al Sav diGalliera una delle giovani da esso assistite - maavevo una gravidanza inaspettata, ero senza lavoro

e con altri due figli piccoli da accudire, un marito che eraandato via.. e tutta la disperazione di dover affrontare lavita da sola, senza nessun aiuto. Di storie così ce ne sonotante e sono unite tutte da un unico punto: la paura dinon farcela a sopravvivere con un altro bimbo in arrivo.La disperazione è tale da rinnegare questa nuova vita evedere come unica soluzione l’aborto». «Quel giorno - prosegue - decido, piangendo, che nonposso proprio tenere il mio bimbo, anche se lui è lì,cresce nel mio grembo e io gli voglio bene, un beneimmenso ed infinito. Prendo il telefono e compongo ilnumero di un consultorio per fissare il giorno che miseparerà per sempre da lui. Sto piangendo e, a causa degliocchi offuscati dalle lacrime, sbaglio numero: mi rispondeil Servizio di accoglienza alla vita e un "angelo" mi chiededi recarmi da loro per valutare insieme questo problema,anche se io insisto dicendo che non ci sono davverosoluzioni. Il Servizio è stato la mia salvezza: sono stataaiutata sia moralmente che materialmente. Senza il loroaiuto il mio bimbo non sarebbe mai nato e credofermamente che la vita sia il più bel dono che Dio ci haregalato.... ogni bambino che nasce è un piccolomiracolo!».«Grazie al Progetto Gemma - conclude - mamme comeme hanno degli aiuti concreti che possono sembrare unagoccia nel mare, ma che danno la forza di affrontare ledifficoltà,perché non cisi sente piùsole. Il miopiccolino hagià 4 mesi esorridesempre: misorride comevolesseringraziarmiper la vita chegli ho dato eper l’amoreche locirconda. Sono serena e felice anche se ci sono ancoratante difficoltà da affrontare, ma i miei figli sono la cosapiù importante e mi danno la forza di continuare.Quando le condizioni me lo permetteranno, vorreianch’io rendermi utile per un’altra mamma che custodisceil dono di suo figlio. Voglio dire a tutte le mamme dilottare sempre per i loro piccoli e di non disperare mai!».

Chiara Unguendoli

S«Vita, vent’anni di Sav

Nino Bertocchi, pittore di famiglia

Ucraini.Una nuova sede a comunità degli ucraini greco-cattolici di rito bizantino di Bolognaavrà una nuova sede: dal Santuario

del Corpus Domini, al quale facevariferimento dal 2003, ovvero dalla nascita,passerà alla parrocchia di S. Maria delSuffragio, dove avrà a disposizione lacripta e le due sale adiacenti. «Unmomento di grande gioia - è il commentodi padre Vasyl Potochnyak, l’assistentespirituale - poiché questo ci permetterà diintensificare, come desideravamo, lanostra attività e i nostri momenti diincontro». Il «passaggio» sarà celebratodomenica prossima, 19 novembre, con unnutrito programma di festa e preghiera alquale parteciperanno anche alte autoritàreligiose e civili ucraine. Alle 12.45 ritrovoal Corpus Domini per il ringraziamento aiMissionari Identes, rettori del Santuario,quindi la processione fino alla Cattedralecon stendardi, canti, icone e costumi

L ucraini. In S. Pietro il cardinale CarloCaffarra, al quale sarà fatto dono di un«Korovai» (pane tipico decorato),impartirà la sua benedizione; è previstainoltre una breve sosta di preghieradavanti all’icona della Madonna dellaTenerezza. Il corteo si sposterà quindi inS. Maria del Suffragio, dove sarà donato il«Korovai» anche al parroco e celebrata laMessa, presieduta dal vescovo GlibLionchyna, visitatore apostolico degliucraini in Italia; animerà il coro dellaparrocchia ucraina di Roma econcelebreranno sacerdoti ucraini,italiani, rumeni e cechi. Il tutto siconcluderà nello spazio esterno allaparrocchia, con gli interventi delleautorità e i canti tradizionali. Alla comunità cristiana ucraina sonolegati in modo stabile circa 250 persone,mentre 700 - 800 sono quelle cheprendono parte alle celebrazioni nelle

feste maggiori. «Per loro - prosegue padreVasyl - la chiesa è l’unico punto diriferimento, non solo per pregare maanche per ritrovarsi, parlare, ed essereaggiornati sulla situazione del proprioPaese». A emergere è un clima vivace, riccodi iniziative e proposte. «Dal 2003 a oggisiamo cresciuti come attività e numero -afferma l’assistente spirituale dellacomunità - Abbiamo, per esempio,avviato una biblioteca con testi in ucrainoe acquisito, grazie alla cooperazione ditutti, il necessario per la liturgia, dai

paramenti, alle icone, agli arredi.Sono inoltre nati tanti momenti dipreghiera, come quelli del gruppo"mamme in preghiera", che preganoquotidianamente per i bambini e lefamiglie del nostro Paese». Iltrasferimento di sede aprirà oraulteriori possibilità. «Grazie ad unamaggiore disponibilità di tempo espazio - spiega padre Vasyl - potremoincrementare il numero delle Messe:non più i primi e terzi sabati edomeniche, ma le prime tredomeniche del mese. Non solo. Lachiesa e le sale saranno disponibilitutte le domeniche dalle 12 alle 17 e isabati dalle 14 alle 16, per labiblioteca, la preghiera e il ritrovo deigruppi. Ci sarà inoltre possibileorganizzare la Cena natalizia e altrimomenti conviviali comuni. Digrande rilevanza è per noi anche lapossibilità di lasciare i nostri oggettiliturgici nella cripta, senza doverlicontinuamente spostare».

Michela Conficconi

Bambini sottratti alla morte e famiglie aiutaten questi vent’anni di attività, il Sav di Galliera ha contribuito allanascita di 171 bambini, ha seguito 181 mamme e 509 nuclei

familiari in difficoltà, ha erogato 163mila euro in buoni-spesa e aiutivari. Ha raccolto inoltre circa 58mila euro con iniziative diverse esostenuto 35 più 12 Progetti Gemma (adozione a distanza di mammedurante la gravidanza e nei primi mesi di vita del bambino),compresi quelli attivati dalle parrocchie. Ha inoltre sostenutonumerosi progetti «Agata Smeralda» di adozione a distanza dibambini del Terzo mondo.

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l’attività

Contro il logorio del laicismo moderno

il titolo della Giornata di formazionepromossa dalla rivista di apologetica «Il

Timone» e organizzata dai Centri culturali«Amici del Timone» dell’Emilia Romagna. Lagiornata si terrà sabato 18 novembre allaComunità «L’Angolo» di Modena (viaMartiniana 385). Il programma prevedel’accoglienza alle 9.30; alle 10.30 la Messapresieduta da monsignor GiuseppeBernardini, vescovo emerito di Smirne econcelebrata dai sacerdoti amici del«Timone»; alle 14.30 la presentazione dellibro «Contro il logorio del laicismomoderno: manuale di sopravvivenza percattolici», di Mario Palmaro e AlessandroGnocchi; alle 16 «Lectio magistralis» dimonsignor Luigi Negri, vescovo di S. Marino-Montefeltro, cui verrà consegnato il premio«Fides et Ratio».

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«Il Timone»

La presidente: «Nacquea livello vicariale suimpulso del cardinaleBiffi, e da subitocoinvolse le parrocchie»

Innumerevolile iniziative promossecentralmente o dallesingole comunitàper sostenerne l’opera

Un gruppo di ucraini greco-cattolici

Lo Monaco in scena

Un’immagine di uno spettacolo offerto al Sav dalla «Compagnia del sì»

DI CHIARA SIRK

artedì 14 alle 18, nella Sala delleAssemblee della Fondazione Cassa diRisparmio in Bologna, via Farini 15,

sarà inaugurata la mostra: «Nino Bertocchi1900 - 1956», a cura di Beatrice Buscaroli. Lamostra rimarrà aperta fino al 12 dicembre,tutti i giorni dalle 10 alle 19. «È un pittoreabbastanza conosciuto a Bologna», ricorda lacuratrice. «Diverse famiglie bolognesi hannoun suo quadro. Nel 1957 fu fatta la primaretrospettiva, un anno dopo la sua morte, e lamostra fu presentata da Argan. Questo ci facapire che, a modo suo, era famoso. La famagli derivava anche dall’esser stato criticod’arte. Per vent’anni scrisse per rivisteletterarie e quotidiani, distinguendosi perl’approccio esigente. Il suo giudizio era assaitemuto e molto considerato». Eppure lui sparisce: perché? Nel dopoguerra c’è stata unasistematizzazione storico-artistica che, perquando riguarda Bologna, ha isolato

MMorandi da tutto il resto. In realtà sul pianoqualitativo ci sono altri maestri, pensiamo aPoggeschi, a Corrado Corazza. Già nel 1992la Fondazione fece una mostra. Nelfrattempo c’è stato il riconoscimentogiuridico della Fondazione Bertocchi -Colliva, Lea Colliva era la cognata delpittore, anche lei artista e insegnantedell’Accademia. Abbiamo raccolto più diottantacinque opere, un numeroabbastanza alto, tra cui quadri che non sivedono da diversi anni. Credo sia un modoimportante per tenere viva la memoria diquesti artisti, poi, come ho scritto, dubitoche certe sistematizzazioni possanocambiare. Ogni città ha i suoi Bertocchi. Ma nel discorso critico, rispetto a que-st’artista, non è cambiato nulla? Se si leggono gli scritti a lui dedicati neglianni Cinquanta da nomi come Argan,Piero Bargellini, Giuseppe Raimondi, sinota che già allora era considerato unpittore importante. Si parlava anche delsuo pessimo carattere, delle durezze,

anche di critico che gli hanno nuociuto alBertocchi pittore. In realtà non credo possacambiare nulla, ma in occasione deicinquant’anni dalla morte è compito dellaFondazione Bertocchi-Colliva, orapresieduta da Piero Buscaroli, che firmaanche un paio d’interventi sul catalogo, e diiniziative come le mostre il tenerne viva lamemoria . Si può dire che apparteneva alla scuola bo-lognese? Lui partì da un forte radicamento locale. Siera innamorato di Bertelli, che considerava ilmaestro ideale. Poi però per lui fu moltoimportante la Biennale del 1920 in cuifurono esposti 28 quadri di Cézanne. Per lui,e per altri, l’insegnamento di Cézanne fu unfatto epocale: al tempo stesso sembrametterlo all’interno di una situazione legataa questi luoghi, pensiamo alle sue operededicate all’Appennino. Lui però negli occhiha la visione di Cézanne.

3Domenica12 novembre 2006

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inserimento in una vita sociale «normale» è unadelle necessità principali per chi termina un periododi reclusione in carcere, ma della quale purtroppo

non si tiene sufficientemente conto. Di questo si vuoleinvece occupare il progetto «Omnia vale la pena» dellacooperativa sociale «It2», promossa da Cefal, Fomal e Mcl,che sarà presentato mercoledì prossimo, 15 novembre, alle16.30 nella sede della Fondazione Carisbo (via Farini 15).Saranno presenti, tra gli altri, la direttrice dei Servizi digiustizia minorile, il responsabile dell’Istituto minorile«Siciliani» e la direttrice della Casa circondariale «Dozza». «La cooperativa It2 si pone come luogo di transizione -spiega Giacomo Sarti, responsabile del progetto - nel qualecompletare e integrare, in un tempo massimo di 12 mesicirca, la preparazione di persone in difficoltà alladimensione lavorativa. Questo attraverso percorsi formativiparalleli a pratiche lavorative concrete all’interno dellacooperativa stessa che permettano l’approccio alla realtà inmodo non simulato. L’esempio più significativo è ilristorante "Le torri" in via della Liberazione 6, aperto adora di pranzo. E’ in questo contesto che si inserisce"Omnia vale la pena"». In cosa consiste il progetto?Si rivolge a detenuti ed ex detenuti. Una prima parte, cheaveva come oggetto la transizione al mondo del lavoro, èstata avviata già nel 2005 e ha coinvolto 20 persone. Laseconda, che partirà a breve per altri 30 detenuti, aggiungeràl’attenzione al tempo extralavorativo in modo da inserirequeste persone nel tessuto sociale ordinario e acquisire cosìuna piena cittadinanza. Questa seconda parte si compone diun’azione esterna e di una interna. La prima, in accordo conla direzione del carcere e i servizi sociali, aggancerà leopportunità socializzanti della città, culturali, sportive, e piùin generale ricreative, così da inserire i soggetti nei circuiti«normali», e metterli al riparo dal rischio di tornare in quellideviati dai quali magari provenivano.E l’azione interna?E’ rappresentata dalla creazione di laboratori finalizzati asviluppare curiosità e competenze di carattere più artistico -espressivo che potrebbero diventare col tempo ancheattività produttive, ma che inizialmente vorrebbero aiutarele persone a esprimere le proprie potenzialità, acomprende che anche se si è sbagliato si può ancora daretanto. Come opera «Omnia»?Cristina, nome di fantasia, è una signora adulta, che è statareclusa a Bologna. Viene inserita in un corso diristorazione che il Cefal organizza all’interno della Casacircondariale e quindi al lavoro nelle cucine dellastruttura. In seguito It2, grazie al permesso della direzionedel Carcere, l’ha accolta nella sua équipe di cucina. Mentrelavorava da noi ha frequentato un ulteriore corsoraggiungendo la qualifica, e a quel punto ha iniziato alavorare inun’azienda diristorazioneordinaria, dove sitrova tuttora. Coinvolgerete anchechi è uscito con l’in-dulto?Può essere. L’indultoè stato una grandepossibilità anche se èstato troppoaccelerato. La nostracooperativa tuttaviaagiva giàordinariamente nellastruttura.

Michela Conficconi

’L

«Un grande regalo per la nostra scuola.Siamo infatti un Istituto cattolico, el’incontro con l’Arcivescovo è occasione pertutta la comunità, docenti, famiglie,studenti e personale amministrativo, di farememoria della radice del nostro fare scuola:offrire un’educazione cristiana alla persona,capace di abbracciare tutta la realtà».Presenta così Angela Bacchi, vice presidedel Liceo della comunicazione S. Vincenzode’ Paoli delle Suore della carità di viaMontebello, il significato della visita che ilcardinale Carlo Caffarra farà all’Istitutonella mattina di mercoledì 15. «È unappuntamento che attendevamo da tempo- spiega don Francesco Ondedei, insegnantedi religione - l’invito è stato fatto per unamolteplicità di ragioni. Anzitutto perché ilCardinale è la massima autorità ecclesiale

DI ANNA ROCCHI

gni anno nel mese dinovembre, quando legrosse raccolte sono

terminate, gli agricoltori diColdiretti si ritrovano perringraziare il Signoredell’annata trascorsa, dellaterra e dei suoi frutti, del sole edella pioggia. E, naturalmente,per affidargli l’anno futuro,che già inizia con i semiappena deposti.Da Vergato a Imola, lungotutta la campagna bolognese,Coldiretti organizza cerimoniereligiose con offerta diprodotti della terra, incontri inpiazza con esposizione dimezzi agricoli, degustazionigratuite per ricreare lasolidarietà e la socialità tipiche

Odel mondo agricolo.Questo importante momento- che si tiene sia su scalanazionale, sia a livelloprovinciale, sia di Comuni efrazioni - oltre a ricordare leradici cristiane del lavoro,diventa un’occasione perritrovarsi e fare festa, insiemeagli amici, ai vicini, ed allacittà.Quest’anno Coldiretti Bolognacelebrerà la Festa provincialedel Ringraziamento domenica19 novembre, partecipandoalla Messa - durante la qualevengono offerti a Dio il vino eil pane, massima espressionedei doni della terra e dellavoro dell’uomo - che si terràalle ore 10 a San Pietro inCasale, nella chiesaparrocchiale dei Santi Pietro e

Paolo.«La giornata di domenica èun’occasione per ringraziareDio dei frutti della terra»,afferma Marco Pancaldi,presidente di ColdirettiBologna, «confermando eribadendo l’importanza dellenostre radici cristiane ed ilnostro ruolo di soggetto chedialoga con la società. Perquesto le Giornate diRingraziamento non sisvolgono nei campi ma, comeè ormai abitudine, tra la gente,nelle città, per farci conosceree rinsaldare il nostro "Pattocon i Consumatori". La nostraambizione è dare un impulsodecisivo alle politiche dicrescita e qualificazione delterritorio, mantenendo viva lapassione per il lavoro, il

rispetto per l’uomo e per laterra. Quella terra che non èsolo degli agricoltori, maessendoci stata affidata, deveessere curata e mantenuta neltempo come bene preziosoper tutta la comunità».«Non dobbiamodimenticare», dice donRemigio Ricci, parroco di S.Pietro in Casale, «che la terra èda Dio, pur se posta nellemani dell’uomo perché lagoverni; a noi laresponsabilità di esserne icustodi, per renderla semprepiù bella, utile e abitabile. LaGiornata del Ringraziamentodiventi scuola dove impararea dire con il cuore grazie a Dioche fa crescere il frumento pergli uomini e corona l’annocon i suoi benefici».

Tre storie esemplarionosco il Cvs da molto tempo -racconta Tonina Lai Leoni - da

quando stavo meglio, camminavo e quindipotevo dare il mio contributo agli altriammalati. Ora che anch’io sono costretta suuna sedia a rotelle, continuo a farne parteperché mi attira il suo carisma: lavalorizzazione della persona umana, inqualunque situazione di vita si trovi, anchela più apparentemente difficile e disperata,e l’invito ad esprimere comunque le propriecapacità a servizio del mondo». «Unamentalità - prosegue - che vorremmovedere più presente nella società e anchenella Chiesa. Ci sono ancora troppi ostacolialla partecipazione dei malati e di chi ha unhandicap alla vita sociale ed ecclesiale. Esoprattutto, ci vuole una formazione, verso

chi soffre, per fargli capire il valore di ciòche sta vivendo, e aiutarlo quindi a pregaree ad offrire la propria sofferenza: cosapreziosa per lui stesso, per gli altri e pertutta la società, che così sarà spinta a capire,ad esempio, l’errore gravissimo che èl’eutanasia».Loredana Cocchi si è ammalata di sclerosimultipla più di quarant’anni fa, «e da quelmomento - racconta - cominciai a recarmispesso a Lourdes. Là mi sentivo molto bene,ma purtroppo appena tornavo a casa ri-piombavo nello sconforto. Finché, nel 1976,decisi finalmente di partecipare agli esercizispirituali del Cvs a Re: la pace e la serenitàdel luogo, la meditazione e la preghiera mihanno donato una pace interiore che nonmi ha più abbandonato, e che spero il Si-gnore mi conservi sempre. Ho capito il valo-

re della mia sofferenza, e continuando afrequentare l’associazione, con l’aiuto natu-ralmente dei "sani", rinnovo costantementequesta consapevolezza rasserenante». CleliaGiurin, invece, è una «sana», e collabora colCvs soprattutto come autista: preleva e tra-sporta cioè gli ammalati, in occasione deimomenti comuni dell’associazione, con ilpulmino dell’associazione stessa. «È un lavo-ro molto concreto, ma credo importante -dice - perché senza questo aiuto, questepersone non potrebbero neppure uscire dicasa. E poi da loro ricevo moltissimo: anzi-tutto, la testimonianza che la fede rendesensata e utile la sofferenza, e poi la gioia dipoter rendermi utile. Non ultimo, la gratitu-dine al Signore per la salute che mi ha do-nato e il desiderio di usarne bene per aiuta-re chi ha bisogno». (C.U.)

le testimonianze

It2, il progetto Omnia

Coldiretti, ritorna la Giornata del Ringraziamento

in diocesi, e questo è per noi,scuola paritaria cattolica,particolarmente importante.Per gli studenti poi rappresentaun’occasione per comprenderepiù profondamente che ilpercorso che fanno a scuola èinserito in un contesto di Chiesa: non sitratta cioè di un punto isolato, madell’espressione di un popolo che aBologna vive la fede. C’è poi un dato piùlegato alla figura stessa del Cardinale: il suointeresse al tema dell’educazione, propriodel suo magistero, e la cura per i giovani,coi quali sa dialogare sempre in modocoinvolgente. La nostra preside, suor MartaLoli Palazzini, tiene molto al suo magistero,tanto che fa avere a noi docenti tutti i suoiinterventi con a tema scuola e giovani

perché ne possiamoprendere visione edeventualmenteutilizzare nelleclassi». Il programma dellamattina prevede lavisita del Cardinalealle diverse struttureche compongonol’Istituto: la scuolamaterna, il Liceodella comunicazione

e l’associazione Aesga, che promuove corsidi formazione professionale. In particolarel’Arcivescovo si soffermerà con le classiliceali, che incontrerà a sezioni riunite edivise per anno di corso. Ogni gruppo glirivolgerà una domanda diapprofondimento. La scuola S. Vincenzo de’Paoli opera a Bologna da più di mezzosecolo. Attualmente è frequentata da oltre200 studenti della scuola superiore e da uncentinaio di bambini della scuola materna.(M.C.)

«L’Angelus»

La cucina del ristorante

L’attività del Cvs,associazionecollegata all’Ufficio

diocesanodi Pastoraledella salute

4 Domenica12 novembre 2006

Scholé, il club dello studio come scopertaer inaugurare il quinto anno della propria attività, martedì 14,alle ore 17.30 Scholé, il club dello studio come scoperta, terrà un

breve momento di presentazione alla città, nei locali di viaZaccherini Alvisi 11. Nato per iniziativa dell’Associazione divolontariato Bologna Studenti, Scholé intende aiutare i ragazzi dellescuole medie superiori a vivere lo studio e il tempo libero in modosignificativo. Propone perciò, negli spazi di Via Zaccherini Alvisi 11, i«pomeriggi di studio» (martedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle18,30), in cui è possibile studiare in un ambiente adatto eaffrontare, con la compagnia di adulti, il «lavoro» dello studioriscoprendone il senso e la bellezza. Un nutrito gruppo di volontari,docenti e studenti universitari, offre il proprio aiuto e la propriacompetenza per aiutare nel superamento delle difficoltà scolastiche.Ma Scholé non è solo questo: propone infatti anche dibattiti,incontri di presentazione di libri, cineforum, gite e serate musicali, equanto ogni giorno scaturisce da un rinnovato interesse per lascoperta. Tutto questo nasce dalla passione per l’educazione: in unmomento in cui i giovani sono sempre più spesso «oggetto» dipreoccupate analisi sociologiche, di sconsolate valutazioni, o diindagini di mercato, Scholé propone di aiutarli a divenireprotagonisti. Nello studio come nel tempo libero.

P

Lucrezia Stellacci lasciaucrezia Stellacci lascia la direzione generaledell’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia

Romagna, della quale era responsabile dal2002. Il ministro Giuseppe Fioroni le haconferito il medesimo incarico in altre dueregioni: la Puglia, della quale sarà titolare, e laCalabria, della quale avrà invece la reggenza.Stellacci aveva aderito con entusiasmo alprogetto «Bologna rifà scuola», e lo stessocardinale Carlo Caffarra ne aveva più volteelogiato pubblicamente l’attenzione educativa.«Quella di questa terraè una scuola ricca dieccellenze e di capacitàpropositiva - affermaStellacci - Rimanetuttavia aperta laquestionefondamentale che èl’educazione. Educaresignifica offrire, ancheattraverso lo studio, unmetodo nell’approccioalla realtà. Implica, inparticolare, aiutare a mettere al centrodell’agire, e quindi anche dello studio, lapropria umanità: ovvero la domanda di senso,giustizia, verità, bellezza che caratterizza il"cuore" di ogni uomo quale condizioneindispensabile per la realizzazione della propriavita». A guidare la scuola emiliano romagnolasarà ora Luigi Catalano, attuale direttoregenerale per la Comunicazione al Ministerodella Pubblica Istruzione.

L

La sofferenzacome offerta

Liceo della comunicazione

Lucrezia Stellacci

Al Liceo della comunicazionela visita del cardinale Caffarra

DI CHIARA UNGUENDOLI

ffrire la propria sofferenza emalattia, o anchesemplicemente le quotidiane,

inevitabili difficoltà della vita comepenitenza, in riparazione di tutti ipeccati, per la salvezza del mondo esoprattutto per i sacerdoti: e ciò inrisposta agli appelli della Madonnanelle sue apparizioni a Fatima e aLourdes. È questo lo spirito dal quale ènato e sul quale si basa tuttora ilCentro volontari della sofferenza(Cvs), associazione ormaiinternazionale ma suddivisa in Centridiocesani, sorta nel 1947 a Roma periniziativa del Servo di Dio monsignorLuigi Novarese e giunta a Bologna diecianni dopo (fu eretta canonicamentenel 1962 dal cardinal Lercaro). «Ilnostro primo assistente ecclesiastico -ricorda Maria Zocchi, segretaria delcentro di Bologna - fu don AlfonsoPirani, allora parroco a S. Maria e S.Valentino della Grada. Alloral’associazione aveva molti aderenti:oggi purtroppo molto meno,probabilmente perché il benesserediffuso attutisce nelle persone lacoscienza di quanto valore abbia lasofferenza, per un cristiano».L’associazione ha anche un «ramo» diconsacrati, religiosi e laici, chiamati«Silenziosi operai della Croce». «Igruppi, composti da persone ammalatea altre sane, si riunisconoperiodicamente - spiega la Zocca - permeditare su un testo, ogni annodiverso, che ci viene dato dal Centronazionale di Roma. Si tratta di lezioni,quest’anno sul tema "Fragilità esperanza", esposte in tre appuntamentida don Giovanni Cati, nostroassistente spirituale. Ma svolgiamoanche numerose attività a livellodiocesano: all’inizio di ottobre ciritroviamo per la festa della Madonnadel Rosario, poi ogni primo venerdìdel mese (da ottobre a giugno) per ilRosario e la Messa in onore del SacroCuore, nella parrocchia di S. Caterinadi via Saragozza; all’inizio di ognianno sociale, in Avvento, in Quaresimae a Pentecoste svolgiamo una giornatadi ritiro, presso lo Studentato delleMissioni dei Dehoniani, alla qualepartecipano sempre molte persone.Inoltre ci ritroviamo per unacelebrazione in occasione della

OGiornata del Malato, per un’ora diAdorazione in occasione dellaGiornata per la Vita e organizziamo lapesca di autofinanziamento presso lachiesa della Grada, nell’ambito dellafesta patronale: in questa occasione, unpomeriggio viene riservato a noi, conAdorazione e Messa. Il 25 aprilegiornata distensiva, assieme a tutti iCentri della regione, a VillaPallavicini». Per tutte queste attività ilCvs si vale naturalmente del sostegnodei «sani», che volontariamente siprestano soprattutto a trasportare neivari luoghi gli ammalati. «Infine -conclude la Zocca - ma è il momentopiù importante di tutti, ogni estatepartecipiamo agli Esercizi spiritualinella Casa "Cuore Immacolato diMaria" a Re (Verbania): un’interasettimana, davvero "forte", dimeditazione e preghiera che ci dà laforza per tutto l’anno». Il grandecompito infatti che si propone il Cvs èspirituale: rendere consapevole chi èammalato o ha un handicap che la suavita è comunque preziosa, ha un valoreinfinito, e acquista significato e anchegioia se la si offre al Signore per il benedi tutti. Il motto è: «L’ammalatosoggetto di carità»; dunque non piùoggetto della carità degli altri, masoggetto consapevole della propria vitae operatore lui stesso preziosissimo dicarità verso i fratelli.49-continua

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Sotto la Cattedrale e l’incontro con le autorità. Sopra il Cardinale con i bambini

DI CARLO CAFFARRA *

on un inviato né un angelo,ma egli stesso li ha salvati».Miei cari fratelli e sorelle, la

parola profetica ci rivela un fattoinaudito: Dio stesso, Dio in persona, siprende cura dell’uomo Egli è mosso da«amore e compassione» e la sorte degliuomini non lo lascia indifferente.Volendo descrivere il modo con cuiDio si prende cura dell’uomo, il profetadice: «li ha sollevati e portati su di sé».Nel libro dell’Esodo era stato detto:«ho sollevato voi su ali di aquila e vi hofatti venire fino a me» (Es 19,4).L’opera di Dio per l’uomo consistenell’elevazione di questi dalla suacondizione di miseria e di peccato, perintrodurlo nella stessa vita divina.L’amore di Dio ridona all’uomo, adogni uomo, la sua dignità e laconsapevolezza della sua grandezza. SeDio stesso si prende cura dell’uomo,quale valore l’uomo deve avere agliocchi di Dio! Miei cari fratelli, ilmondo può disprezzare un uomo; unprepotente può prevaricare su chi è piùdebole; uomini poveri possono essereumiliati ed oppressi. Ma la dignità diogni uomo è costituita dalla cura cheDio si prende di lui: «li ha sollevati eportati su di sé». È nell’incontro col suoSignore che l’uomo riscopre la suaintangibile dignità.Ma la parola del profeta nasconde unmistero ancora più profondo che solola rivelazione cristiana svelerà in tutto ilsuo splendore «li ha ... portati su di sé»,dice il profeta. L’uomo è stato salvatoperché Dio l’ha preso su di sé. Questeparole per noi cristiani hanno unsignificato ben preciso che i padri dellaChiesa amavano esprimere nel modoseguente: Dio si è fatto uomo perchél’uomo divenisse dio. Per sollevare l’uomo, Dio ha dovutoabbassarsi fino all’uomo; ha unito a séla nostra natura umana.L’abbassamento di Dio è stato la nostraelevazione. «Siete stati chiamati allacomunione del Figlio suo Gesù Cristo»,ci ha detto l’apostolo Paolo. La nostra

elevazione consiste nel fatto che siamodivenuti partecipi della stessa divinafigurazione di Gesù. In Lui FiglioUnigenito del Padre anche noi siamodivenuti figli adottivi di Dio, e pertantochiamati a vivere della sua stessa vitaeterna.La pagina evangelica sottolinea quantosia profondo ed intimo il nostrorapporto col Signore. Egli dice aciascuno di noi: «non vi chiamo piùservi, perché il servo non sa quello chefa il suo padrone; ma vi ho chiamatiamici, perché tutto ciò che ho udito dalPadre l’ho fatto conoscere a voi».Miei cari fratelli e sorelle, l’uomo èstato ammesso ai segreti di Dio; è statointrodotto nella conversazione che ilPadre intrattiene col Figlio: «vi ho fattivenire fino a me».Siamo oggi riuniti a celebrare i diviniMisteri nel quarto anniversario dellaconsacrazione di questa Cattedrale.Questo edificio è espressione visibile direaltà invisibili e grandi: nellaCattedrale si esprime e si riunisce laChiesa locale attorno al suo Vescovo,attorno all’apostolo. Questo edificiomateriale è il segno visibile diquell’edificio spirituale edificato daDio stesso, che siete voi uniti nellastessa professione di fede, nellacelebrazione dei santi sacramenti,nell’obbedienza allo stesso Vescovo.Riascoltiamo quanto ci ha detto oral’Apostolo: «la testimonianza di Cristosi è infatti stabilita tra voi cosìsaldamente, che nessun dono di graziapiù vi manca». Quali siano i «doni digrazia» ci è già stato indicato dalprofeta. Questi doni di grazia non vimancano, perché la testimonianza resaa Cristo dai vostri martiri e da chi vi haannunciato il Vangelo «si è stabilita fravoi». Voi l’avete accolta ed è nata laChiesa di cui questo tempio è il segnovisibile.Siamo qui oggi per «ringraziare ilnostro Dio a motivo della grazia che viè stata data in Cristo Gesù», la grazia diessere divenuti in Lui figli del Padre.Ed allora vi affido alla sua parola digrazia perché siate forti e perseverantinella via del Signore: «fedele è Dio, dalquale siete stati chiamati allacomunione del Figlio suo Gesù Cristo,Signore nostro!».

* Arcivescovo di Bologna

DI ILARIA CHIA

i è riempita di giovani la cripta deiSanti Vitale e Agricola, in Cattedrale,sabato scorso per l’incontro con il

Cardinale. Un momento che ha segnatol’inizio del cammino che li porterà allaProfessione di fede. Sono tre le domandeche i giovani hanno rivolto al Cardinale.La prima: «Perché ci chiede diintraprenderlo, questo cammino? Perchévale la pena di credere?». La risposta parteda un esempio molto concreto, la fedeparagonata alla nascita di un bambino checambia radicalmente la vita di una coppia.«Tutte le cose che i genitori fanno, anchequelle di prima», ha spiegato il Cardinale,«ora acquistano un nuovo significato,perché si fanno pensando al proprio figlio.L’incontro con Cristo è così, dà un sensonuovo a tutte le cose». E la fede nasceproprio dall’incontro con una persona,

Cristo, come ha ricordato Benedetto XVInell’enciclica «Deus Caritas Est». «Quandosi incontra una persona che cambia lavita», ha proseguito l’Arcivescovo «la sisegue, si è fedeli. Per questo dovete fare ilcammino verso la professione di fede, perribadire la vostra fedeltà all’incontro conGesù». E a questo proposito ha ricordato ilbrano autobiografico dell’apostolo Paoloche paragona se stesso a un corridore, chesi sforza di correre per conquistare ilpremio che Dio ha promesso.Un’immagine che, secondo il Cardinale,esprime benissimo lo sforzo costante dellavita fedele a Cristo. Poi arriva un’altradomanda, questa volta sul perché dellaChiesa: «Perché non si può avere unrapporto diretto con Dio, senza ricorrerealla mediazione della istituzioniecclesiastiche?». Contro questa tentazioneil Cardinale ha messo in guardia conqueste parole: «Senza la Chiesa non

sapremmo dove incontrare Cristo. È vero,ci sono le Scritture, ma la nostra religionenon si fonda su un libro ma su unapersona viva, che continua a esserepresente e che possiamo incontrareattraverso dei gesti concreti: i Sacramenti.Gesù poi vive nella comunità cristiana,che è la Chiesa, nelle persone chepossiamo incontrare lì e nelle qualipossiamo avvertire concretamente la suapresenza». A dare forza a queste parole èun brano del Vangelo di Marco, quello delcieco Bartimeo: «Allora Gesù si fermò edisse: "Chiamatelo!". E chiamarono ilcieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, tichiama!"». Il rapporto tra Gesù e il cieconon avviene in forma diretta ma attraversol’azione mediatrice della comunità deicredenti, che continua ad avere un ruolofondamentale per la salvezza dell’uomo.Terza domanda: «Gesù ci parla anche oggi,ma come facciamo» chiedono i ragazzi «a

capire qual è la nostra strada?». La rispostaviene da un altro brano evangelico, quellodel giovane ricco che chiede a Gesù comesi fa ad ottenere la vita eterna. «Se vuoiessere perfetto, va’, vendi quello che hai,dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo;poi vieni e seguimi», dice Gesù. «Paroleancora attuali», ha spiegato il Cardinale,«tenendo presente che la vostra ricchezzanon è quello che avete ma quello che siete,l’intelligenza e la capacità di amare cheogni uomo è chiamato a mettere a frutto.Perché questo patrimonio non vadasprecato è necessario che non mettiatenessuna condizione a quello che Cristo vichiede. Il giovane ricco ha persol’appuntamento con la felicità, perché haposto una condizione, quella dimantenere le sue ricchezze. Per trovare lastrada è poi necessaria un’altra cosa, averetra i propri amici almeno un sacerdote!».All’ultima domanda, perché non fare usodi droghe, il Cardinale ha risposto: «Essereliberi non significa evasione dalledifficoltà. E quest’ultima è l’unica libertàche può offrire la droga».

S

Professione di fede, le tre domande

Un incontro festoso che rinsalda l’amicizia tra le diocesi

a visita del Cardinale in Albania è iniziata venerdì. «Al nostro arrivo a Tirana» racconta don FedericoGalli, segretario particolare dell’Arcivescovo «siamo stati accolti dal Nunzio apostolico monsignor

Giovanni Bulaitis. Nel pomeriggio c’è stato l’incontro con il vescovo metropolita di Tirana Rrok KolaMirdita e siamo stato ospitati nell’episcopio annesso alla Cattedrale di recente costruzione. In questaoccasione il metropolita ci ha confermato che i cattolici nella sua diocesi sono circa cinquantamila(erano solo un migliaio durante il regime comunista) e quindi sono in forte espansione». Ieri mattinal’Arcivescovo si è recato a Rreshen. Dice ancora don Galli: «All’inizio del territorio della diocesi ci haaccolto il vescovo Cristoforo Palmieri. Abbiamo visitato anche una scuola molto bella della diocesi.Gestita dai Padri Somaschi avvia i giovani al lavoro». Poi il momento «clou» nella Cattedrale dove si èsvolta la celebrazione eucaristica alla presenza del Vescovo di Tirana, dei sacerdoti diocesani e di alcuni«donum fidei». «Al suo arrivo» riferisce ancora don Galli «il Cardinale è stato accolto dal coro dibenvenuto dei bambini che sventolavano le bandierine papali. Tanta la gente in Cattedrale: tra di loromolti giovani, donne e bambini con i loro costumi tipici che hanno offerto al Cardinale pane eformaggio albanesi. Durante la Messa all’offertorio ancora prodotti tipici sono stati portati da coppie digiovani. Alla fine della celebrazione è stata consegnata al Cardinale una targa con il conferimento dellacittadinanza onoraria da parte della rappresentanza civile». Nel breve saluto conclusivo il Cardinale si èrivolto ai giovani: «sono rimasto colpito» ha osservato «dal fatto che siete in tanti». E li ha invitati a nonperdere il coraggio e a non abbandonare l’Albania. «Voi» ha concluso «siete la ricchezza e la risorsaper il futuro del vostro Paese e della vostra Chiesa». (S.A.)

L

reportage

OGGIAlle 15.30 in Cattedrale presiedel’incontro con i Consigli pastoraliparrocchiali.

MERCOLEDÌ 15Alle 10 visita al Liceo dellaComunicazione «S. Vincenzo De’Paoli» delle Suore della Carità di S.Giovanna Antida Thouret. Alle 18prima lezione ai docentiuniversitari.

GIOVEDÌ 16Alle 15 alla Facoltà teologicadell’Emilia Romagna introduce,nell’ambito del seminario

dottorandi, la sessione sulla«Lectio» di Ratisbona di PapaBenedetto XVI.

SABATO 18Alle 10.45 nella Basilica dei Ss.Bartolomeo e Gaetano Messa per iSanti Quattro Coronati, patronidelle «Arti murarie».

DOMENICA 19Alle 13.15 in Cattedrale, davantialla Madonna della Tenerezza,preghiera con la comunità greco-cattolica ucraina. Alle 16 a S.Giorgio di Piano Messa per il 20°anniversario del Sav di Galliera.

dempiamo il pietoso ufficiodi consegnare l’anima didon Luigi alla misericordia

di Dio mediante la preghiera delcristiano suffragio. L’apostoloPaolo nella prima lettura ci insegna

una ragionefondamentaledella speranzacristiana: ilnostrobattesimo. Essoci ha resipartecipidell’eventopasqualevissuto dalSignore. «Per

mezzo del battesimo siamodunque stati sepolti assieme a luinella morte, perché come Cristo furisuscitato dai morti per mezzodella gloria del Padre, così anchenoi possiamo camminare in unavita nuova». Preghiamo per don

A l’esercizio quotidiano e solido delsuo sacerdozio. Due sono leespressioni fondamentali:catechesi e sacramenti. Don Luigiamava in particolare, fin dagli inizidel suo sacerdozio a Piumazzo, ilpreziosissimo ministero delconfessionale. Anche dopo ledimissioni dalla parrocchia, amavastare in confessionale non solo neigiorni festivi, ma anche feriali. Lacatechesi veniva offerta a tutte leetà, soprattutto attraverso l’Aci, verascuola di formazione cristiana.«Troverete riposo per le vostreanime»: è la consolante promessadel Signore. È ciò che orainvochiamo per don Luigi con lanostra preghiera di suffragio: cheegli trovi riposo per la sua animanelle braccia del buon Pastore che,mediante la sua risurrezione, ci harigenerati ad una speranza viva, perun’eredità incorruttibile.

† Carlo Caffarra

Luigi perché ora «possacamminare per sempre nella vitanuova» comunicatagli dal Signorerisorto. Morto con lui, noicrediamo che vivrà con Lui. IlSignore ha voluto provare donLuigi attraverso un’esistenzaprovata dalla sofferenza dellamalattia. Ed in un qualche modola sofferenza è stata compagnafedele della sua vita. Ognicristiano, ed ancora più ilsacerdote, è chiamato a parteciparealle sofferenze di Cristo pergiungere alla gloria dellarisurrezione. Nel s. Vangelo ilSignore ci insegna che il Padrerivela i segreti del suo Regno acoloro che non si lascianoipnotizzare dalle grandezze diquesto mondo. Don Luigi, cometanti sacerdoti di questa nostraChiesa di Bologna, ha vissuto ilsuo sacerdozio da umile operaiodella vigna del Signore, attraverso

Don Sandri

esequie.Don Sandri, un operaio nella vigna del Signore L A R E C E N S I O N E

FIORENZO FACCHINI,L’UNIVERSO SENZAFONDAMENTALISMI

LAURA LAURENCICH MINELLI

uando, giovani studiosi diantropologia impregnati del metododi ricerca scientifico, ci ponevamo

delle domande su come relazionare l’evoluzione umana con quella offerta dallaGenesi, dopo inutili arzigogolamenti eparallelismi campati in aria, ci rivolgevamoal compagno di studi, allora Don, oggiMonsignore, Facchini: questi, con pazienza,tentava di farci comprendere, con esempiconcreti, che la scienza non esclude la fede ecome non fosse necessario che il raccontodella Genesi dovesse essere appoggiato dalquadro geologico e paleontologico della vitanella Terra. In poche parole cercava didissuaderci dall’ osservare le verità di fedecon gli occhi della scienza e implicitamenteci suggeriva di tenere i due campi benseparati dato che vi si impegnavanometodologie diverse. Molto tempo da allora èpassato e ci ha fatto maturare. La posizionedel Prof. Facchini sull’ evoluzione umana, sucui lo sollecitavamo allora, oggi è ritenutadal New York Times di quest’ anno, esserenientemeno che quella del Vaticano! Orbene,nel leggere il suo: «L’ avventura dell’ uomo.caso o progetto», trovo finalmente le rispostenon solo alle mie domande di allora maanche a quelle dei miei figli e dei miei nipoti,volume che pertanto raccomando caldamentea tutti coloro che cercano una risposta alledomande fondamentali della vita, dato che ilProf. Facchini le esprime con il suo solitolinguaggio chiaro: pur procedendo, infatti,con metodo scientifico, prospetta in modoagile e affascinante la storia dell’uomo edella vita sulla terra e come, ancor primadell’ inizio della vita, del Big Bang insomma,ci debba essere stato «un essere spirituale, chenon possiamo raggiungere con gli strumentiumani, un essere capace di portare all’esistenza le cose che vediamo, di farle esisterecon le propietà, le leggi (...)». Facchini filtraquesta sua affermazione implicita di Dio,attraverso l’ esame scientifico dell’evoluzionismo, delle leggi della natura, dell’ordine dell’ universo tanto che ne esce unDio che stupisce per la perfezione del suoprogetto segnato da una crescita dicomplessità che sfocia nell’ uomo. La discute,in controluce, attraverso il Creazionismo e l’Evoluzionismo, due movimenti il primocristiano e il secondo materialista maaltrettanto fondamentalisti che simascherano dietro ad una presuntascientificità: cioè discute questa suaaffermazione implicita di Dio, in modoscientifico esaminando alcuni punti chequesti movimenti, specie il secondo,prendono in considerazione per affermareche Dio non esiste e che invece, dall’ esameacuto di Facchini, risultano di segno opposto:cioè le scimmie, il linguaggio, le diverselingue parlate dall’ uomo, il ragionamentoumano, la coscienza delle cose e il desideriodi trascendenza dell’ uomo fin dagli alboridella sua storia, l’ uomo e l’ ambiente sonotutti punti che dicono dell’ esistenza di Dio.Facchini si lancia infine nelle incomprensionie nelle provocazioni che la scienza, con le suescoperte, è stata per l’ interpretazione correttadella Bibbia perché «alla Bibbia come allascienza si debbono porre domande cherientrano nelle rispettive competenze»:discussione di metodo, cioè, di come per l’applicazione errata di metodo, i movimentifondamentalisti, e in particolare i sostenitoridi un filone dei creazionisti: l’ IntelligentDesign (il Disegno Intelligente), rendanoDio una sorta di tappabuchi nella storia dell’uomo degli Evoluzionisti. Se nella maggiorparte del volume prevale l’ uomo di scienza,il Paleontologo umano, alla fine è ilSacerdote a guardare e a criticare la scienzaquando, nella sua superbia, dimentica Dio ei valori che da Lui derivano, dando originead un futuro a rischio in cui si intravvedonole distorsioni del razzismo, dell’ eugeneticacosì come la distruzione della società e delpianeta. L’ evoluzione avrà uno sboccofinale? Si concluderà l’ avventura umanasulla terra, si chiede? Non l’ annientamentoma la speranza della trasformazione: queicieli nuovi e quella terra nuova che i credentiattendono da Dio.

Q

Il nuovo librodel professorFiorenzoFacchini siintitola «L’avventuradell’ uomo.caso oprogetto?»(ed. SanPaolo, 2006,5 euro,pp.74.)

Rreshen, la visitadel CardinaleIeri mattina la celebrazioneeucaristica nella Cattedrale

5Domenica12 novembre 2006

Page 6: Pagine a cura del Centro Servizi Generali Arcidiocesi di

francescana imporrà il Tau ad alcuni giovani.Alle 21 al teatro «Dadà» di Castelfrancorecital «Forza venite gente» messo in scenadal gruppo «I piedini».POSTALI. Don Vittorio Serra invita tutti ipostali alla Messa che celebrerà mercoledì 15alle 18 nella parrocchia di Cadriano, insuffragio dei defunti.ADORATRICI E ADORATORI. Pressol’associazione Adoratrici e adoratori del SS.Sacramento (via S. Stefano 63) mercoledì 15alle 17 incontro sulla Lettera di S. Paolo aiGalati guidato dall’assistente don MassimoCassani. Alle 18 Messa.VOLONTARIATO VINCENZIANO. I Gruppi divolontariato vincenziano di Bolognaorganizzano, nella parrocchia della SS.Trinità (via S. Stefano 87) la «Fiera di S.Vincenzo», giovedì 16 e venerdì 17 dalle 10alle 19. Il ricavato andrà per gli assistiti daiGruppi.VAI. Il Volontariato assistenza infermi -Ospedale Maggiore comunica che martedì 21novembre nella parrocchia di S. Martino diBertalia (via Bertalia 65) si terrà alle 17.30 laMessa, seguita dall’incontro fraterno.

societàTINCANI. Nell’ambito delle conferenze delvenerdì organizzate dall’Istituto Tincani(Piazza S. Domenico 3) venerdì 17 alle 17parleranno di «Bologna e le donne» lavicesindaco Adriana Scaramuzzino e laconsigliera provinciale Claudia Rubini.CEFA. Domani alle 21 per iniziativa dellaBiblioteca «L. Spina» (via Casini 5) nei localidella biblioteca verranno presentati, incollaborazione col Cefa, cortometraggi cheillustrano iniziative dello stesso Cefa inSomalia, in varie zone dell’Africa e inGuatemala.

musicaCHIESA DEI POVERI. Giovedì 16 alle 21 nelSantuario di Santa Maria Regina dei Cielidetta «Chiesa dei Poveri» (via Nosadella 4) siterrà un concerto con brani di Kayser,Telemann, Pasquini, Chopin, Kerll,Hotteterre, Vignali, Haendel, Mozart.Esecutori, Elisa Teglia all’organo Traeri del1689 e il flautista fra Juri Leoni. Ingressogratuito.

calendariMAGNIFICAT. L’Unione Servo di DioGiuseppe Codicé e le Visitandinedell’Immacolata hanno predisposto unnumero speciale del loro periodico«Magnificat» che è in gran parte calendariodel 2007. In apertura e in chiusura ci sonoanche alcuni interessanti articoli, tra i qualiuno sui «Convegni ecclesiali» di monsignorTommaso Ghirelli, vescovo di Imola. Perrichiedere il calendario, telefonare alleVisitandine (via S. Stefano 58) allo051225668.

Nuovi Lettori e Accolito a Capugnano e a Gaggio MontanoAlla «Chiesa dei poveri» concerto per organo e flauto

diocesiCARDINALE BIFFI. Domani dalle 18.30 alle 19.15nella sede del Veritatis Splendor (via Riva diReno 57) il cardinale Giacomo Biffi proseguirà lesue catechesi su «L’enigma dell’uomo e la realtàbattesimale».DEFUNTI. Giovedì 16 alle 10.30 nella chiesa di S.Girolamo della Certosa il vescovo ausiliaremonsignor Ernesto Vecchi celebrerà la Messa peri defunti del Seminario.LETTORI E ACCOLITO. Domenica 19 alle 9,30 aCapugnano il vescovo ausiliare monsignorErnesto Vecchi istituirà Lettore il parrocchianoFranco Biagi, candidato al diaconato. Sempre il19 alle 11,30 nella chiesa di Gaggio Montano lostesso monsignor Vecchi istituirà Lettore ilparrocchiano Guglielmo Bernardi e Accolito ilparrocchiano Umberto Sabatini.

parrocchieLOIANO. La parrocchia di Loiano organizzadomani alle 20,30 nella Cappella invernale, unincontro con Vera Negri Zamagni sul Convegnoecclesiale di Verona.S. MARIA DELLA MISERICORDIA. Mercoledì 15 alle21 al Cinema Castiglione (Piazza di PortaCastiglione 3), per il ciclo «Dalla Costituente alConcilio» monsignor Stefano Ottani terrà unarelazione su «Libertà, verità, vita: cardini deldialogo tra le culture e le religioni». ANGELI CUSTODI.Venerdì 17 novembre alle 21presso la parrocchia dei Ss. Angeli Custodi, FeliceZaccone, delegato della diocesi, terrà un incontrosul Convegno ecclesiale di Verona illustrandonel’andamento e le linee generali emerse.

gruppi e associazioniORATORIO S. FILIPPO NERI. L’Oratorio di S.Filippo Neri organizza per il 20° anno la «Scuoladi orazione stabile»: un itinerario di preghieracon Vangelo di Luca sul tema «Signore, insegnaciad amare, a pregare, ad offrirci a te e alprossimo». Si inizierà mercoledì 15 alle 16.30nella Cappellina della Madonna della Medagliamiracolosa (via Manzoni) e si continuerà nellostesso giorno e alla stessa ora fino a maggio2007. Guidano padre Giorgio Finotti e CarloVeronesi, accolito.CURSILLOS DI CRISTIANITÀ. Mercoledì 15 alle 21ultreya generale e Messa penitenziale a Castellod’Argile in preparazione al 150° cursillo uomini.GRUPPI DI PREGHIERA DI S. PIO DA PIETRELCINA.Martedì 14 nella Basilica dei Ss. Bartolomeo eGaetano (Strada Maggiore 4), alle 15,30 Rosario,poi Messa in suffragio dei defunti dei Gruppi.Presiederà monsignor Aldo Rosati, coordinatorediocesano.ORDINE FRANCESCANO SECOLARE. Oggi nellaparrocchia di S. Maria Assunta di CastelfrancoEmilia nel corso della Messa delle 11.30 undiciparrocchiani emetteranno la Promessa di vitaevangelica nell’Ordine francescano secolare nellemani di Ettore Valzania, presidente regionale; treinizieranno il loro Noviziato nell’Ofs. LuigiSpatola, presidente regionale della Gioventù

le sale dellacomunità

A cura dell’Acec-Emilia Romagna

ALBAv. Arcoveggio 3 Superman returns051.352906 ore 15 - 18 ANTONIANOv. Guinizelli 3 Goal051.3940212 ore 17.30

The queenore 20.30 - 22.30

CASTIGLIONEp.ta Castiglione 3 World trade center 051.333533 Ore 15.30 - 17.50 - 20.10

22.30

CHAPLINP.ta Saragozza 5 L’amico di famiglia051.585253 Ore 16 - 18.10 - 20.20 -

22.30GALLIERAv. Matteotti 25 Io e Napoleone051.4151762 Ore 16.30 - 18.30 - 20.30 -

22.30ORIONEv. Cimabue 14 Primi amori, primi vizi,primi baci051.382403 Ore 16.30 - 18.30 - 20.30 -051.435119 22.30

PERLAv. S. Donato 38 Cars051.242212 ore 16 - 18.30 - 21.30

TIVOLIv. Massarenti 418 I pirati dei Caraibi051.532417 Ore 15.30

Il giorno più belloOre 18.30 - 20.30

CASTEL D’ARGILE (Don Bosco)v. Marconi 5 Il diavolo veste Prada051.976490 Ore 16 - 18 - 20.30

CASTEL S. PIETRO (Jolly)v. Matteotti 99 Fascisti su Marte051.944976 Ore 15- 19 - 21

CREVALCORE (Verdi)p.ta Bologna 13 L’amico di famiglia051.981950 Ore 16.30 - 18.45 - 21

LOIANO (Vittoria)v. Roma 35 Scoop051.6544091 Ore 21

S. GIOVANNI IN PERSICETO (Fanin)p.zza Garibaldi 3/c Departed051.821388 Ore 15 - 18 - 21

S. PIETRO IN CASALE (Italia)p. Giovanni XXIII World trade center051.818100 Ore 16 - 18.30 - 21

VERGATO (Nuovo)v. Garibaldi World trede center051.6740092 Ore 21ci

nem

a

Isola Montagnola

alla celebre fiaba di Perrault, unpiccolo grande classico per dimostrare

che la vera nobiltà è affare di cuore più chedi censo. «Il gatto con gli stivali» va in scenaoggi alle 16.30 nella rassegna «Un’Isola persognare» realizzata da AGiO: unospettacolo di un’ora a base di animazione,giochi e teatro ragazzi, al Teatro Tenda nelParco della Montagnola (struttura coperta eriscaldata). Età consigliata: dai 3 anni.Ingresso euro 3. Info: tel. 0514228708 owww.isolamontagnola.it

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S. Lazzaro: ripensare la catechesil vicariato di S. Lazzaro-Castenaso (via S.Lazzaro 2, S. Lazzaro di Savena) propone

un ciclo di tre incontri sulla «catechesidell’iniziazione cristiana», rivolti aicatechisti, agli operatori pastorali, allecomunità cristiane del vicariato, che siterranno alla parrocchia di S. LucaEvangelista (via Donini 2 S. Lazzaro, localitàCicogna) martedì 14, martedì 21 emercoledì 29 novembre alle 20.45. Il primoincontro, quello di martedì 14 avrà cometema «Ripensare la catechesi dell’iniziazionecristiana. Perchè?», relatore don GaetanoPozzato, vicario episcopale per la Pastoraledella diocesi di Verona; il tema del secondoincontro (martedì 21) sarà «Ripensare lacatechesi dell’iniziazione cristiana: noi cistiamo provando», relatore don IvoSeghedoni, direttore dell’Ufficio catechisticodella diocesi di Modena. Infine mercoledì29 don Antonio Scattolin, direttoredell’Ufficio catechistico della diocesi diVerona parlerà su «Ripensare la catechesidell’iniziazione cristiana: a chi tocca, solo aicatechisti?». Per informazioni: Vicariato di S.Lazzaro-Castenaso, tel. 051460625, fax0516279165.

I

Santa Caterina: le celebrazioni per il 550°

omani nel Santuario delCorpus Domini (via

Tagliapietre) le suore Clarisseinvitano alle celebrazioni per il 550°anniversario dell’arrivo a Bologna disanta Caterina de’ Vigri e dellacostruzione del monastero delCorpus Domini. Alle 18 padre BrunoBartolini, ministro provinciale deiFrati minori, celebrerà la Messa. Alle21 concerto eseguito da fra JuriLeoni, flauto traverso e Paola NicoliAldini, clavicembalo; musiche diVivaldi, Telemann, Galuppi,Haendel e Bach.

D

eguendo unaconsuetudine che è stataripresa da alcuni anni,

dopo un’interruzione di circadue secoli, sabato 18 alle10.45 nella Basilica dei Ss.Bartolomeo e Gaetano glioperatori delle «arti murarie»(ingegneri, architetti,costruttori, carpentieri,fornaciai e imbianchini)celebreranno con una Messa lafesta dei loro patroni, i Santi«Quattrocoronati». Equesta volta ilcelebrante sarà«speciale»: sitratta infattidell’arcivescovocardinale CarloCaffarra.Seguirà unmomento

S conviviale. La tradizione dicelebrare i «Quattro Santi»è antica a Bologna, e lacerimonia si teneva nellaCappella della Compagniadei muratori e tagliapietre,in via Pescherie Vecchie 12,oggi scomparsa. Neparlano già alcunetestimonianze dellaseconda metà del XVsecolo, e proseguì finoall’epoca napoleonica,

quandofuronosoppressetutte leCompagniedi arti emestieri,assieme alleistituzionireligiose.

[email protected]

i terrà domenica 19, a Pievedi Borgo Capanne,l’appuntamento conclusivo

del ciclo di incontri organizzatidal vicariato di Porretta Termecome cammino di formazioneper catechisti ed educatori. Siinizierà alle 15.30 e, dopo larecita dell’Ora media, ci sarà unatavola rotonda dal titolo «Lafamiglia educa alla fede»;parleranno don Lino Civerra,parroco di Porretta e vicariopastorale, due genitori ed unacatechista. Si proseguirà alle17.30 con la discussione e i lavoridi gruppo, e alle 18.30 sitireranno le somme di unpercorso che, grazie agli interventidei sacerdoti che hanno animatogli incontri scorsi - don AngeloBaldassarri, don Marco Ceccarellie don Pietro Franzoni - hapermesso di riflettere sul ruolodella famiglia nell’educazione deifigli e nell’affiancare catechisti ededucatori. È proprio il vicario,don Civerra, che assieme agli altrisacerdoti, nel sottolineare lanutrita presenza di pubblico cheha sin qui partecipatoattivamente alle conferenze, netrarrà un positivo bilancio,mettendo in evidenza due punti.Il primo è che sta emergendo laconsapevolezza dell’opportunitàdi lavorare con sempre maggiorforza sul tema della famiglia. Insecondo luogo, è ormai chiarocome non sia neppureimmaginabile l’educazione deibambini senza il fondamentalesostegno della famiglia, proprio apartire dal catechismo. Inoltre èopportuno riflettere sulledifficoltà, sempre più frequenti,dei bambini ed adolescenti che sitrovano a crescere in ambientifamiliari disgregati, in cui spiccal’assenza di una figura genitorialeo nei quali i due genitoriforniscono ai figli modelli di vitadifferenti, creando incertezza. Èper questo che catechisti ededucatori devono essere pronti adaffrontare coi ragazzi il temadella famiglia, per portarli ad unareale consapevolezza, fornendoun aiuto concreto, sull’esempiodelle Scritture. Anche gliinterventi degli altri relatori, unafamiglia ed una catechista, sicollocheranno nel solco diquanto sin qui è stato espresso,aggiungendo ciò che provienedalla loro esperienza personale odi coppia.

Saverio Gaggioli

S

cine

ma

Il gatto con gli stivali

o Studio filosofico domenicano, laFacoltà teologica dell’Emilia-Romagna e la Scuola di anagogia

promuovono l’incontro «I modi dellaragione nell’ambiente divino: Chiesa,teologia e divinizzazione» mercoledì 15nella Sala della Traslazione (Piazza S.Domenico, 13). Questo il programma:alle 9.30 I. Biffi, «Teologia sapienziale inTommaso d’Aquino»: alle 10.15 E.Castellucci, «La recezione del metodostorico-critico di interpretazionedellaBibbia nel Magistero cattolico»; alle 11G. Barzaghi «Habitat ecclesiale e habitusteologico. Per un tomismo anagogico»;alle 11.45 G. Bertuzzi, «La verità dellacomunicazione nella "Fides et Ratio"»;alle 12.30 discussione e alle 13 buffet.Alle 14.30 A. Olmi, «Il problema delfraintendimento nella ricerca teologica»;alle 14.45 G. Carbone «La funzioneecclesiale del teologo nelle opere di S.Tommaso d’Aquino»; alle15 M. Rainini,«Mutamenti del modello teologico eriflessi istituzionali: tra il Concilio diSoissons del 1121 e il Lateranense IV»;alle 15.15 B. de Angelis, «Fondamentiontologici della divinizzazionedell’uomo in Massimo il Confessore»;alle 15.30 G. Pasini, «La theosis dellateologia russa del Novecento: laSophia»; alle 15.45 R. Pane «Ladivinizzazione dell’uomo in ElišeArmeno»; alle 16 V. Bulgarelli «Laparticolarità dell’istanza veritativa nellacatechesi»; alle 16.15 discussione.

L«I modi della ragione»

Festa a S. Martino in Pedriologgi è una festa grande per lacomunità parrocchiale e per tutto il

paese di San Martino in Pedriolo. Si trattadella festa del Patrono, San Martino, unsanto molto venerato soprattutto nellecampagne dove a lui sono dedicate unnumero tale di chiese e cappelle, darenderlo il Santo patrono più diffusod’Italia. Si terrà una Messa solenne alle 15(l’unica nell’intera Valle del Sillaro). Altermine, ci sarà la benedizione delle autoe dei mezzi agricoli. A seguire, com’ètradizione per questo giorno, castagne evino nuovo per tutti. Nell’occasione, saràanche allestito un mercatino di torte etortellini e di centrini e tovaglie. Martino,vescovo di Tours, vive nel pieno del IVsecolo, quando cioè dal 313, Costantino

ha reso lecitala religionecristiana. Conlui, lecampagnevengonoevangelizzatee sottratte alculto di deipagani oceltici e làdovesorgevanotemplipagani,sorgonoCappelle.Inizia l’epocadelle

parrocchie. La figura di Martino vienepresto esaltata e il suo culto si diffondecon rapidità. Egli è il primo a meritare iltitolo di Santo, senza passare dal martirio.

O

Porretta parladi famiglia

Week end di «Incontro matrimoniale»l 24, 25 e 26 novembre al Cenacolo mariano diBorgonuovo di Pontecchio Marconi si terrà il week

end di «Incontro matrimoniale»: saranno insiemecoppie, sacerdoti e religiosi. La «tre giorni» èorganizzata da «Incontro matrimoniale» (zona diBologna), un movimento ecclesiale presente nelPontificio consiglio per la famiglia, che si propone diriscoprire la pienezza del sacramento del matrimonio edell’ordine, attraverso un richiamo ed un sostegno aviverli con una relazione aperta e responsabile.Durante l’incontro i partecipanti potrannosperimentare concretamente un metodo dicomunicazione che permette loro di scoprire laricchezza di una profonda relazione di coppia o, per isacerdoti e religiosi, con la propria comunità. Verrannoapprofonditi temi essenziali perogni relazione (l’ascolto, la fiducia,il dialogo) sia riferendosi allaParola di Dio, sia attraverso latestimonianza della propria vita daparte delle tre coppie e delsacerdote che guiderannol’incontro. Per informazioni: Laurae Luca Neri, tel. 051846541. [email protected]

I

Ucd

Referenti e giovani catechistiomenica 19 in Seminario si terràl’incontro dei referenti parrocchiali per

la catechesi, con il seguente programma: alle15.30 accoglienza, alle 15,45 presentazionedel lavoro, alle 16 bilancio per un rilancio sulCongresso (suddivisione in gruppi); alle 17ritrovo e proposta temi per il Congresso, alle17.30 conclusioni. Sono aperte le iscrizionialla due giorni residenziale a Tole’ percatechisti giovani, dall’8 al 10 dicembre.Informazioni e programma si possono trovaresul sito www.bologna.chiesacattolica.it/ucd

D

Franceschini restaurato alla «Santa»stato portato a termine con successo dopo sette

mesi di lavoro, nel Santuario del Corpus Dominidetto della «Santa» (perché vi si venera il corpo

incorrotto di S. Caterina de’ Vigri), il restauro del quadrodi Marcantonio Franceschini «La comunione degliApostoli». «La tela è stata dipinta dal Franceschini nel1693», sottolinea il promotore e coordinatoredell’iniziativa Francesco Vincenti, laureato inConservazione dei Beni culturali, «rifacendosi a canoni dipittura propriamente classici. Era già presente nelSantuario quando fu bombardato nel ’43 e venne laceratacompletamente. Fu poi restaurata dopo la guerra ericollocata nel ’53. I danni subiti però furono enormitanto che, lo abbiamo scoperto durante il restauro, vennecompletamente ridipinta: la parte autentica infatti eralimitata». «Il restauro stato una grande scommessa -prosegue - Ed è stato possibile vincerla grazieall’intervento della Fondazione Cassa di Risparmio inBologna che l’ha finanziato. Poiché ho promossol’iniziativa, ho poi gestito i rapporti tra il monastero, nellapersona del rettore padre Bernardo De Angelis, e il

restauratore, il professorMarco Sarti cui ho affidatol’intervento. «Si tratta dellapiù grande pala d’altare cheabbiamo a Bologna -continua Vincenti - In sede direstauro è stato possibileriscontare che si tratta diun’unica tela, tessuta in ununico pezzo: quasi 8 metri dialtezza per quasi 5 dilarghezza. La nostra città èstata famosa infatti, dal ’500 al ’700, proprio perché qui,utilizzando fino a tre telai, si riuscivano a tessere teleenormi, che venivano esportate in tutta Europa. Di questatecnica si è poi persa purtroppo completamentememoria». «A questo punto - conclude - I ponteggi sonostati rimossi, la cornice è stata pulita e rilucidata, il quadroè perfetto; in termine tecnico è ritornato «leggibile», senzai filtri creati dalla polvere, dal degrado e dal tempo. Sipensa di poterlo inaugurare prima di Natale» (P.Z.)

’E

Il quadro diFranceschinicom’eranel 1931.A fianco,Santa Caterina

Il Cardinale celebra le arti murarie

La chiesa di S. Martino

6 Domenica12 novembre 2006

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7Domenica12 novembre 2006

Il direttore dell’Ufficio liturgico diocesano faun bilancio della prima tappa del percorsoformativo per le comunità cristiane

DI AMILCARE ZUFFI *

elle Messe festive la sottolineaturadei primi gesti della celebrazione, ilcanto iniziale e il Segno di Croce ha

interpellato le nostre comunità sul senso ele ricadute che dovrebbero averenell’esistenza quotidiana simili gesti. Cisiamo chiesti: quanto ci si preoccupa perl’accoglienza dei fedeli che vengono perpartecipare alle celebrazioni liturgiche?Sappiamo e cerchiamo di creare un climache aiuti i fedeli a sentirsi membri dellastessa famiglia dei figli di Dio?Mi sento parte della mia comunità o tendoa cercare in altre comunità la celebrazioneeucaristica che più mi soddisfa? Inparrocchia viviamo l’unità oppure vi èframmentazione fra i vari gruppi? Comecreare comunione? Quanto sappiamoessere accoglienti come parrocchia enell’ambito del territorio? Quanto miimpegno nell’ambito professionale, socialee civile a valorizzare le diversità e le risorsedi ciascuno e a superare i problemi chepotrebbero essere fonte di divisione?Quanto so apprezzare e lodare un’altrapersona? Quanto, invece, penso al megliosolo di me e per me? Siamo attenti a sapercogliere le situazioni di isolamento e aimpegnarci a toglierle? Le famiglie cristianesono attente e aperte verso le famiglie delvicinato? La nostra identità di cristiani cispinge a un incontro leale e coraggioso conle altre religioni per annunciare il Vangelo?Inoltre si era suggerito di pensare se fosse ilcaso di prevedere all’inizio dell’annopastorale un pranzo comunitario in cuitutti potessero dare il proprio apporto, perdilatare il significato dell’accoglienzadall’ambito «liturgico-spirituale»all’ambito del vissuto umano dellaparrocchia, della famiglia, della società.Anche lo stendardo va in questa direzione.Infatti la Croce dei Martiri, che presenta suentrambe le facciate motivi geometrici aintreccio e floreali, mostra all’incrocio deidue bracci l’«Agnello trionfatore» racchiuso

N

in un cerchio costituito da un nastro a trevimini: tale motivo rappresenta Cristo,chiave di volta del cosmo, come trionfatoresulla morte e sul maligno. Graficamente laCroce emerge dalle acque e al di sopra vi èla scritta «Accoglienza». Le acquerichiamano il lavacro battesimale. La parola«Accoglienza» è scritta ad arco. La sceltarichiama una forma architettonicaabbastanza diffusa per l’edificio chiesa. IlPadre attraverso la Pasqua del Cristodesidera accogliere ogni persona nelnumero degli eletti. Il Battesimo è la portache Dio ci apre. La scritta ad arco puòricordarci anche un elementoarchitettonico tipico di Bologna, i portici.Essi, proteggendo dagli eventi atmosferici edagli automezzi, possono indubbiamenteaiutare a creare momenti di incontro,socializzazione. Diventa, quindi, richiamoa sapersi accogliere fra persone per crearerelazioni nuove, più umane. Il credente èchiamato a fare ciò in forza anchedell’esperienza che ha vissuto econtinuamente esperimentadell’accoglienza da parte di Dio.Questa spiegazione si può leggere sul retrodell’immaginetta che riproduce lostendardo stesso e che siamo invitati aporre in evidenza nelle nostre case.Domenica 19 nelle parrocchie rifletteremosull’Atto penitenziale. Noi ci mettiamodavanti a Dio nella nostra reale situazionedi peccatori bisognosi del suo continuoperdono e della sua forza che sana le nostreferite. Questo atto, che pure si esprime informule diverse, ci sollecita a riconciliarcicon Dio, ci apre al perdono reciproco e ciorienta sulla via della conversioneprofonda del cuore. La fiducia nellamisericordia di Dio spinge a prendercialcuni impegni permanenti che segnino ilcammino e il volto di comunità, difamiglie, di discepoli del Signoreche desiderano sempre più fartrasparire nella vita cosacomporti avere capitol’Accoglienza. In tante parrocchiesono state attuate moltepliciiniziative, ammirevoli perl’impegno e l’inventiva. Questiimpegni e inventive potrannocreare qualcosa che sottolinei lasolenne consegna degli impegniderivanti dall’accoglienza e perun’accoglienza sempre più viva eautentica.

* Direttore dell’Ufficioliturgico diocesano

u il cardinal Lercaro, negli anni ’50, a volere che ilSantuario di S. Maria della Vita, in via Clavature equindi nel cuore stesso della città, diventasse

Santuario eucaristico diocesano: un luogo dunque diriferimento, nel quale l’Adorazione eucaristica sipotesse svolgere durante tutta la giornata,singolarmente o in gruppi. Per questo il Santuariovenne affidato alle suore Missionarie dell’Eucaristia,che l’hanno retto fino al settembre dello scorso anno.Da allora è guidato dai Padri Filippini, per i quali«l’Adorazione eucaristica fa parte del nostro carisma -spiega padre Roberto Primavera, vice rettore - Infatti S.Filippo Neri aveva una venerazione particolare perl’Eucaristia, tanto che fu tra gli iniziatori dellatradizione delle Quarant’Ore». I Filippini,rappresentati da due sacerdoti e un seminarista chevivono presso il Santuario, hanno ripristinato, dopoun breve periodo di interruzione, l’Adorazioneeucaristica durante tutta la giornata: «la chiesa aprealle 7,30 - spiega padre Primavera - e l’Adorazione

inizia dopo la Messa delle 8.30; si prolunga poi finoall’altra Messa delle 18.30, che è preceduta da Vespri,Rosario e benedizione eucaristica; dopo di che ilSantuario viene chiuso. Questo orario varia soltanto ladomenica, quando la mattina il Santuario è chiuso enel pomeriggio apre alle 16.30 e si tiene la Messa alle18.30». Sia la mattina, dalle 9.30 alle 11.30, che nelpomeriggio, dalle 16 alle 17.45, un sacerdote è adisposizione per le Confessioni dei fedeli. Inoltrel’Adorazione quotidiana ha ogni giorno tre intenzionispecifiche, che vengono proposte dai fedeli e scritte inun cartello all’esterno della chiesa. «Sono numerosipoi - conclude padre Roberto - i gruppi, di laici, diseminaristi, di religiosi che vengono nel Santuario, inmedia una volta al mese, per svolgere l’Adorazionecomunitaria. Naturalmente, per organizzare questimomenti occorre accordarsi con noi: per questo si puòtelefonare, possibilmente all’ora dei pasti, allo051230682».

Chiara Unguendoli

F

DI ORESTE LEONARDI *

l tema del convegno si sviluppalungo una triplice prospettiva che, apartire dall’Eucaristia, abbraccia il

mondo del lavoro e il rapporto con ilcreato. Lo scopo che si propone infatti èdi approfondire come la celebrazioneeucaristica, fonte di vita nuova,coinvolga ogni realtà e situazioneumana, e debba concretamenteesprimersi in uno stile nuovo direlazioni (condivisione) in nuove formedi lavoro (di produzione delle risorse),in un corretto uso dei beni della terra.Non si tratta di temi artificialmenteaccostati: il segno eucaristico (il pane:frutto della terra e del lavoro

I

sofferenza a motivo sia della povertàche delle persecuzioni: la condivisioneche nasce dall’Eucaristia non può inalcun modo essere compresa neigenerici aiuti umanitari, perché nascedal Battesimo e si alimentanell’Eucaristia. Per quanto riguarda ilsecondo tema, il lavoro, si riassumenella frase «Il pane spezzato econdiviso»: quindi la condivisione diuna patria, di una lingua e di unacultura, della verità, della dignità diuomo, con quanto comporta dimaturazione nella visione del mondo,nella organizzazione e nella produzionedel lavoro e dei beni. Un lavoro vissutosecondo il Vangelo, non soltanto comestrumento di profitto, ma come mezzoperché ciascuno possa realizzare lapropria vocazione di figlio di Dio e lapropria dignità umana. Cristo risorto cidice che in lui la vita nel tempo el’eternità rimangono per sempreintrecciate, ed è precisamente questointreccio che ci fa riscoprire l’identità trapersona e lavoratore, che non consente

mai di vedere la sua attività ridotta asemplice strumento produttivo. Ilmondo del lavoro inoltre è oggichiamato ad un’attenzione particolareperché il lavoro sia una possibilitàconcreta per tutti, e perché sia offerta atutti la possibilità di una qualificataformazione professionale per affrontaregli attuali problemi di cambiamento, diincertezza, di precarietà. Il terzo temainfine si sviluppa a partire dallaconsiderazione dell’Eucaristia comefrutto della terra, nella prospettiva deldono: la terra è dono da Dio affidatoall’uomo per un uso sapiente, non peruno sfruttamento depauperante edinquinante. Non si tratta solo disalvaguardare il comune patrimoniodella natura, si richiede unadeguamento dei metodi produttivi,per correggerne le conseguenzenegative. In conclusione, il convegno ciinvita a guardare all’Eucaristia comefonte inesauribile di energia spiritualeche ci porta a vivere secondo lo stiledella gratuità e del dono, sull’esempiodel sole che, incessantemente, dona sestesso perché il mondo viva.

* Vicario episcopale per il Laicato e l’Animazione cristiana

delle realtà temporali

dell’uomo) è in se stesso un richiamoalla finalità primaria del lavoro (ilsostentamento) e di un lavoro attento anon esaurire le risorse disponibili,perché anche le generazioni futurepossano disporne. Il primo temariguarda ciò da cui sempre dobbiamoripartire, e cioè la nostra comunione colSignore, che viviamo in modoprivilegiato nella celebrazionedell’Eucaristia. Dall’essere un solo corpoin Cristo nasce l’esigenza dellacondivisione: se è condiviso il Corpo diCristo non può non essere condiviso ilcorpo del fedele/Chiesa: da qui ilsottotitolo «Se condividiamo il pane delcielo, come non condivideremo il panedella terra?» (Didaché IV,8). Venutameno l’identità della comunità civilecon quella religiosa, siamo chiamatioggi in una società secolarizzata adinventare forme nuove di comunione econdivisione. Così come è ancheimportante verificare il rapporto che cilega alle comunità cristiane che in tuttoil mondo si trovano in condizioni di

La realtà si rinnova e cambia «stile»

L’AGENDA

DEL

CONGRESSO

OGGIProsegue il primo tempodell’itinerario formati-vo:«Celebrazione del Mi-stero Eucaristico».

17 NOVEMBREAlle 17 all’IstitutoVeritatis Splendor avviodella preparazione delconvegno: «Il sole el’Eucaristia, fonti dienergia pulita».

Alla «Vita» l’ Adorazione nel cuore della città

Accoglienza, i nuovi impegni

itinerario

Al traguardo il primo «tempo»omenica 19 novembre terminerà il primo tempodell’approfondimento della celebrazione della Messa,

caratterizzato dallo slogan: ACCOGLIENZA. L’intento dellesettimane iniziate l’8 ottobre è stato di vedere a livello dicatechesi per la vita cristiana cosa significhi il passaggiodall’isolamento all’unità; di contemplare nel preziosotempo dell’adorazione il mistero del nuovo Popolo di Dio:«Convocati da Dio: Chiesa, popolo dei chiamati» (ottobre);«Convocati dal Padre, ci riconosciamo fratelli» (novembre).

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S. Maria della Vita vista dall’alto

Il terzo convegno organizzatoin occasione del Ced ha cometitolo «Il sole e l’Eucaristia,fonti di energia pulita»

Qui sopra «Il battesimo di Gesù» di Guido Reni. A sinistra la croce tratta dallo stendardo del primotempo dell’itinerario formativo del CongressoEucaristico diocesano

Don Zuffi: «La sottolineaturadei primi gesti della Messaha interpellato le nostre comunitàsul senso e le ricadute chedovrebbero avere tali espressioninell’esistenza quotidiana»