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ANALISI E STRUMENTI PER L’INNOVAZIONEI RAPPORTI
Amministrazioni pubbliche e volontariato
STATO E PROSPETTIVE
P
L’indagine, risultato delle attività dell’Osservatorio sullamodernizzazione del Dipartimento della FunzionePubblica, è stata realizzata dalla Fondazione Rosselli.
Hanno contribuito alla stesura del volume:
VALERIA ANDREANIRicercatrice della Fondazione Rosselli, ha curato ilvolume, è coautrice del capitolo 3 e della notametodologica;
ALESSANDRA MINÀRicercatrice della Fondazione Rosselli, ha curato ilvolume, è autrice dell’introduzione e del capitolo 1e coautrice del capitolo 3;
GIANPIETRO CAVAZZAEconomista e senior partner di Aretés s.r.l., è autore delcapitolo 2 e coautore della nota metodologica;
RICCARDO PRANDINIDocente di Sociologia della Famiglia presso l’Universitàdegli studi di Bologna, è coautore del capitolo 3;
FULVIO DE SOCIORicercatore della Fondazione Rosselli, ha partecipato allarealizzazione dell’indagine qualitativa.
La svolta pluralista del sistema locale di welfare el’affermarsi di un nuovo modello di amministrazionebasato sulla sussidiarietà e la partecipazione di tutti gliattori sociali alle attività di pianificazione e intervento sulterritorio, impongono una rilettura del rapporto fraamministrazioni e terzo settore, con particolare riguardoalle organizzazioni di volontariato ed al ruolo lorospettante nell’erogazione di servizi alla cittadinanza.
Si assiste al continuo aumento delle organizzazioniiscritte ai registri regionali: la tendenza verso laformalizzazione è infatti uno dei segnali più evidenti delcambiamento cui il volontariato sta andando incontro.Un cambiamento che investe tanto l’organizzazioneinterna di questi soggetti, quanto gli ambiti di operativitàe il loro stesso modo di porsi rispetto agli interlocutoriistituzionali.
Il presente volume parte proprio da un’analisi deimutamenti in atto, per inquadrare l’attuale stato deirapporti fra volontariato e amministrazioni pubbliche, eipotizzarne i possibili scenari di sviluppo, nellacostruzione di un nuovo modello di cooperazioneimprontato ai principi di sussidiarietà e partecipazione.
Si è così proceduto alla realizzazione di un’indaginequantitativa, condotta nell’aprile del 2006 su uncampione di 1061 organizzazioni di volontariato iscritteai registri regionali, mediante somministrazionetelefonica di un questionario.
Questa survey ha permesso di tracciare, per la primavolta in Italia, uno spaccato rappresentativo dellerelazioni tra volontariato e pubblica amministrazione,finalizzato a comprendere gli aspetti organizzativi,strutturali e culturali che, attualmente, caratterizzano lerelazioni fra questi soggetti. Alla fase quantitativa se ne èaggiunta una qualitativa, di selezione e studio di alcuneesperienze particolarmente significative di cooperazionefra amministrazioni e volontariato: fondamentalinell’analisi dei fattori di innovazione nei rapporti fraamministrazioni e volontariato, al fine di avviare unariflessione sulle nuove prospettive di collaborazione nellaprogrammazione e realizzazione di progetti rivolti allacollettività.
A CURA DI VALERIA ANDREANI E ALESSANDRA MINA’
Amministrazioni pubbliche e volontariato
STATO E PROSPETTIVE
ANALISI E STRUMENTI PER L’INNOVAZIONEI RAPPORTI
Rubbettino
© 2007 – Rubbettino Editore Srl88049 Soveria Mannelli – Viale Rosario Rubbettino, 10
Tel. 0968.6664201 – www.rubbettino.it
Impaginazione e dtp Studio Kromia • Roma
Si ringraziano tutti coloro che hanno partecipato a vario titolo a questa pubblicazione edal rapporto di ricerca che l'ha preceduta.
Un sentito ringraziamento va a Giovanni Vetritto, per la fiducia dimostrata nei risultati diquesto lavoro, e per la disponibilità ed il supporto prestato nell'arco di tutto il periodo diricerca.
Un particolare ringraziamento va a Walter Tortorella per il prezioso contributo alla ricerca.
Grazie ai rappresentanti delle amministrazioni e delle organizzazioni di volontariato perl'apporto fornito nella fase di realizzazione degli studi di caso, contribuendo così in modosignificativo alla definizione dei risultati della presente ricerca. In particolare grazie a:
Santo Ligresti e Vincenzo Caruso, Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Catania;Calogero Cittadino, di Kataneconomie;Giuseppe Della Camera e Carla Celestini Campanari, Assessorato per le Politiche di
Promozione dell'Infanzia e della Famiglia del Comune di Roma;Francesco Aureli, di Imagine;Vincenzo Simone e Cecilia Masera, Assessorato alle Risorse e allo Sviluppo della Cultura
del Comune di Torino;Carla Parsani, di Volarte;Daniele Cortolezzis e Nives Peressini, Assessorato ai Servizi Sociali e Socio Sanitari del
Comune di Udine;Cesare Feruglio Dal Dan, di Pro Senectute;Letizia Mignoli, Settore Integrazione Sociale per le Persone in Carcere o Ristrette nelle
Libertà della Provincia di Milano;Licia Roselli, di AgeSol;Giovanni Attademo, Assessorato agli Affari Sociali del Comune di Napoli;Anna Masullo, Luigi Gavina, Sara Cozzolino, della Famiglia Murialdo;Adriana Scaramuzzino, del Comune di Bologna;Antonio Mumolo, Sportello Avvocato di Strada;Franco Pesaresi, Servizi Sociali Educativi del Comune di Ancona;Stefania Vichi, dell'Associazione Senza Confini;Paolo Caldelli, Ufficio Aree Protette e Biodiversità della Provincia di Grosseto;Fabrizio Boldrini, Ufficio Servizi alla Persona del Comune di Roccastrada;Simone Giusti, di L'Altra Città;Tiziana Capaldini, Assessorato Politiche di Coesione del Comune di Perugia;Marisa Sciommeni, di Noi&Voi.
Presentazione di Antonio Naddeo 7
Introduzione 11
Capitolo I - Analisi di contesto 171.1 Il quadro normativo di riferimento 171.2 Terzo Settore e volontariato 23
Capitolo II - Il volontariato tra reciprocità, fiducia e libertà 312.1 L'ipotesi di partenza 312.2 Le organizzazioni di volontariato 33
2.2.1 Una prima fotografia 332.2.2 L'età delle organizzazioni 352.2.3 L'ambito territoriale delle organizzazioni e la loro
appartenenza ad organizzazioni maggiori 402.2.4 Organizzazioni di volontariato: grandi e piccole,
ricche e povere 452.2.5 I servizi offerti, i tipi di attività e di destinatari
dei servizi 572.3 L'ente con rapporto privilegiato e i rapporti avuti con la
pubblica amministrazione nel 2005 652.3.1 Un rapporto poco innovativo e alla ricerca di
nuove sinergie 652.3.2 I rapporti nel 2005 71
2.4 Problemi e prospettive nei rapporti con la pubblica amministrazione 83
2.5 L'analisi dei volontariati (cluster analysis) 902.5.1 La definizione dei gruppi 922.5.2 Le caratteristiche dei gruppi 95
Capitolo III - Verso un nuovo modello di cooperazione tra amministrazioni pubbliche e volontariato 113
3.1 Dal paradigma bipolare all'amministrazione condivisa della sussidiarietà 113
Indice
3.2 La ricerca di fattori capaci di abilitare le relazioni virtuose fra pubblica amministrazione e volontariato: la presenza di processi culturali e strutturali d'innovazione 115
3.3 L'analisi dei fattori d'innovazione nei rapporti fra amministrazioni pubbliche e volontariato organizzato:le molte tessere di un unico puzzle 1243.3.1 L'idea progettuale: un processo stretto tra
logiche di delega e tentativi di ri-programmazione del sistema dei servizi 124
3.3.2 La progettazione delle attività e dei servizi: tra buone pratiche altamente condivise e una mancanza endemica di cultura comune 128
3.3.3 Realizzazione ed erogazione: le molte luci e le preoccupanti ombre della fase attuativa delle collaborazioni 129
3.3.4 Monitoraggio e valutazione: il punto più debole della collaborazione 130
3.4 Un possibile scenario: il volontariato della reciprocità e della libertà 132
3.5 Amministrazione, che fare? Ipotesi di linee guida 134
Allegato - Nota Metodologica 141
Riferimenti Bibliografici 153
Sitografia 156
PRESENTAZIONE 7
Tra le tendenze di modernizzazione dei sistemi amministrativipiù diffuse e ampiamente condivise nelle democrazie avanzate, unposto di rilievo spetta certamente al principio di sussidiarietà. Ciònel duplice senso di un indirizzo volto a far si che le funzioniamministrative vengano assolte al livello più prossimo alle comu-nità ed ai fruitori diretti (c.d. sussidiarietà verticale), ma anche inquello che porta a preferire l'affidamento della gestione dei serviziall'iniziativa dei cittadini, singoli e associati, limitando in tal modol'intervento diretto delle amministrazioni pubbliche (c.d. sussidia-rietà orizzontale).
La fortuna del principio di sussidiarietà, crescente negli anni piùrecenti, ha prodotto coerenti modifiche normative e a volte, come inItalia, anche degli ordinamenti costituzionali. Nel nostro Paese, infat-ti, come è noto, con la modifica del Titolo V della Costituzione ilprincipio di sussidiarietà ha trovato definitivo recepimento nellaCarta fondamentale, tanto sotto il profilo verticale che orizzontale, inparticolare nel nuovo art. 118.
Con tale passaggio normativo ha fatto ingresso nell'ordinamentocivile un principio giuridico antico di alcuni secoli, ma nato e utiliz-zato nel contesto di un ordinamento distinto, quale quello canonisti-co. Vero è, peraltro, che in questo recepimento il principio ha trovatouna sua ridefinizione in chiave moderna e strettamente funzionalista;laddove nell'ordinamento di provenienza aveva uno scopo di caratte-rizzazione ben altrimenti pregnante.
La ragione della nuova fortuna della sussidiarietà, ed allo stessotempo della sua necessaria ridefinizione, è strettamente collegata alnuovo ruolo dei poteri pubblici nell'età della governance; un ruolo diorientamento e indirizzo dell'azione dei diversi attori sociali nell'e-spletamento di ogni attività di interesse collettivo, piuttosto che digestione di specifiche “utilità pubbliche”, fornire ai cittadini, in prece-denza, in una modalità burocratica e standardizzata, diversa da quelladei fornitori “di mercato”.
Presentazione
Se questo è vero, occorre dunque prendere atto del fatto che, deidue già citati concetti di sussidiarietà, quello che maggiormente carat-terizza il nuovo modo di essere e di agire dei poteri pubblici è quelloorizzontale, ovvero quello, come detto, ispirato alla volontà di sfrutta-re le potenzialità del libero agire dei corpi sociali e degli individui aifini del benessere collettivo.
Per secoli le istituzioni amministrative, e più in generale lo stessoStato moderno, sono state costruite sul presupposto della minoritàdella società civile, sulla necessità di una funzione “paterna” delle isti-tuzioni stesse, sul pregiudizio consistente nel considerare i cittadinidestinatari e mai partecipi dell'agire collettivo, soggetti cui risolvereproblemi e non risorse da utilizzare in vista del bene comune.
La sussidiarietà che è stata brillantemente definita “dei moderni”ribalta del tutto questa prospettiva; costringe a prendere atto dellemille occasioni nelle quali cittadini e gruppi sociali sono detentori diinformazioni e risorse che il settore pubblico non possiede e che pos-sono essere finalizzate al bene comune; sfrutta la disponibilità deglistessi a farsi carico di azioni che possono far diminuire il carico ope-rativo delle amministrazioni; ne valorizza il ruolo al duplice scopo diridurre i costi per la collettività dei servizi di interesse collettivo, masoprattutto di innalzarne, al contempo, la qualità.
È quest'ultimo uno degli aspetti più importanti da sottolineare.
Nell'età del postfordismo e della produzione di rete, la qualità sirisolve largamente nella flessibilità ed adattabilità dei prodotti e deiservizi offerti alle diverse esigenze dei diversi fruitori. Ciò vale perprodotti e servizi di mercato, ma deve sempre più valere anche per iprodotti ed i servizi amministrativi a carattere pubblico o di pubblicointeresse; la pressione della domanda dei cittadini è già molto forte inquesto senso e lo diventerà sempre di più.
È evidente, alla luce di tale ultima considerazione, quale importanzapossa avere per le amministrazioni pubbliche fare un passo indietronella gestione diretta dei servizi, per far subentrare nel rapporto direttocon l'utenza attori privati differenziati nei segmenti operativi, nell'offer-ta dei servizi, nei modi di azione, come possono essere quelli che appar-tengono al vasto e variegato universo del volontariato.
Il modo di interpretare il ruolo di provvista di beni di valore pub-blico da parte del volontariato è infatti un modo fortemente caratte-rizzato dalla differenziazione e dalla risposta personalizzata rispetto aibisogni; nei termini utilizzati in precedenza, un modo ad alto tasso diqualità.
8 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Per questa ragione, utilizzare le energie del volontariato non ètanto, come troppo spesso si tende a credere, una maniera di darespazio ad iniziative eticamente commendevoli, né, men che mai, unamaniera di risparmiare; è una scelta necessaria e dal grande ritorno intermini di valore, finalizzata ad elevare la qualità dell'offerta pubblica.
Semmai, quel che è davvero rilevante per le amministrazioni pub-bliche, a fronte della inevitabile prospettiva di una valorizzazionesempre maggiore dell'azione del volontariato in segmenti critici dibisogno sociale, è la consapevolezza di dover mutare il proprio ruolorispetto alla provvista dei servizi.
Troppo spesso in passato la relazione delle amministrazioni pub-bliche con gli attori sociali e con il volontariato è stata quella di unappalto acritico di attività e politiche, con una rinuncia ad esercitarel'indispensabile ruolo di valutazione delle alternative, indirizzo delleazioni, monitoraggio dei servizi, creazione di condizioni di consensoattorno all'opera dell'agente privato.
Non è certamente questa una impostazione di buona governance.Il ruolo di “amministrazione catalitica” che viceversa essa postula sidefinisce in termini di capacità di progettazione del livello dei servizi,di orientamento delle possibili azioni dei privati, di ottimizzazionedegli sforzi di tutti in vista del massimo possibile vantaggio per l'u-tenza. Dove queste funzioni non vengono svolte dal soggetto pubbli-co, si ha forse una utile strategia di riduzione del carico operativo, manon certamente governo efficace dei processi, né soddisfazione dell'u-tenza, se non per una fortunata coincidenza.
Un simile ruolo, come è evidente, può essere esercitato dalle pub-bliche amministrazioni a condizione che esse abbiano alcuni indi-spensabili fattori abilitanti; a condizione che esse abbiano la consape-volezza di un simile nuovo ruolo e che abbiano pazientemente lavora-to a far maturare, all'interno della propria struttura organizzativa, leindispensabili conoscenze e competenze. E ancora, a condizione cheesse abbiano sviluppato alcune specifiche strategie operative nel rap-porto con il privato, ed in particolare con il privato sociale.
Proprio da questa consapevolezza è nato il progetto della presenteindagine, realizzata per il Dipartimento dalla Fondazione Rosselli nel-l'ambito dell'Osservatorio sulla modernizzazione delle pubbliche ammi-nistrazioni, attivato già dal 2002 presso l'Ufficio Innovazione nellePubbliche Amministrazioni.
Esistono infatti una messe di indagini sul volontariato, tra le qualispicca il rapporto aggiornato periodicamente dall'ISTAT. Non risulta,viceversa, che sia stato mai indagato in maniera specifica il rapporto
PRESENTAZIONE 9
tra la vasta galassia del volontariato e il mondo, a sua volta articolato,delle pubbliche amministrazioni.
Il presente volume colma questo vuoto. Attraverso una ampia inda-gine qualitativa e una survey condotta su un campione di organizzazioniiscritte ai registri regionali, si è realizzata una fotografia dello stato del-l'arte che consente di avere un'immagine finalmente nitida e a tuttotondo del rapporto tra amministrazioni e volontariato.
Il quadro che ne emerge è, come spesso avviene rispetto a tantiaspetti della riforma amministrativa, composito. A molte luci siaffiancano alcune ombre; le esperienze di qualità sono moltissime edi livello assoluto; meno forte è, nella media, la capacità delle ammi-nistrazioni di rendere sistematico l'utilizzo del rapporto e di massi-mizzare le potenzialità di partner tanto validi.
Questi dati vengono offerti dal Dipartimento all'attenzione deglistudiosi ma soprattutto alla valutazione dei decisori istituzionali;nella consapevolezza che sui fattori abilitanti di un sempre più profi-cuo rapporto tra il settore pubblico e gli attori del privato socialemolto si possa e si debba ancora fare.
Antonio NaddeoCapo del Dipartimentodella Funzione Pubblica
10 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
INTRODUZIONE 11
La necessità di definire ed indagare il rapporto e le interazioni framondo del volontariato ed istituzioni, nasce dall'osservazione diquanto accaduto a livello normativo negli ultimi anni.
L'emanazione della prima legge sul volontariato (l. 11 agosto 1991n.266) istitutiva dei registri regionali, il d.lgs. 8 novembre 2000 n.328che riforma il sistema di intervento sociale nel segno della pluralità,della sussidiarietà e dell'integrazione dei servizi, la riforma costituzio-nale del 2001 di introduzione del principio di sussidiarietà orizzonta-le, hanno posto le organizzazioni di volontariato, e più in generale ilcd. terzo settore, al centro di un dibattito relativo al ruolo e alle fun-zioni che le stesse sono oggi chiamate ad assolvere.
Non a caso sono in continuo aumento, tanto il numero di associa-zioni iscritte ai registri provinciali e regionali, quanto le ipotesi diazioni concertate fra enti pubblici e associazioni di volontariato nel-l'erogazione di servizi alla cittadinanza, parallelamente all'amplia-mento delle aree di intervento di queste stesse organizzazioni adambiti che spesso esulano da quelli classici del welfare.
Tutti questi sono segnali di una tendenza a moltiplicare gli spazidi intervento ed interazione del volontariato nella programmazioneed erogazione di servizi alla comunità.
In questo senso gioca un ruolo fondamentale l'introduzione delprincipio di sussidiarietà orizzontale che, proponendo una nuovaconcezione dei rapporti fra istituzioni e privati, prevede il coinvolgi-mento, nella definizione dell'azione pubblica, di tutti i soggetti porta-tori di interessi coinvolti dalla stessa. Spetta, infatti, ai vari livelli isti-tuzionali di governo, il compito di favorire l'autonoma iniziativa deicittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interessegenerale (art. 118 co. 4 Cost.).
Si propone così, un modello di amministrazione congiunta, con-certata e collaborativa che si fonda su una ripartizione delle funzioniin seno alla pubblica amministrazione secondo criteri che consentano
Introduzione
12 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
a cittadini, associazioni e imprese, di partecipare su basi paritarie alraggiungimento di fini di interesse generale.
Da qui, il rafforzamento del ruolo spettante al volontariato nonsolo nella definizione, organizzazione e realizzazione di servizi daerogare alla comunità, ma anche nella partecipazione alla pianifica-zione delle attività di intervento, quale portavoce delle esigenzedella popolazione ed in particolare, di quelle fasce più deboli altri-menti non rappresentate e che vedono così meglio tutelati i propridiritti.
Queste le premesse che hanno condotto alla realizzazione diun'indagine sull'attuale stato dei rapporti fra amministrazioni pubbli-che e volontariato, e le nuove prospettive di collaborazione fra questidue soggetti, nell'intento di pervenire alla costruzione di un nuovo epiù innovativo modello di cooperazione, che si ponga in un'ottica disuperamento delle criticità che attualmente si frappongono nei rap-porti fra le stesse.
A tal fine si è proceduto alla:• realizzazione di un'indagine quantitativa (survey) su un campione
di organizzazioni di volontariato iscritte a registri ex l. 266/1991;• alla individuazione e costruzione di 10 studi di caso relativi ad
altrettante ipotesi di cooperazione fra amministrazioni pubblichee volontariato.
L'incrocio di queste due metodologie ha permesso di raccoglie-re una serie di dati e informazioni di grande interesse sui rapportifra volontariato ed amministrazioni pubbliche. E' la prima voltache in Italia si conduce un'analisi tanto approfondita dei processi edelle dinamiche di relazione fra amministrazioni pubbliche evolontariato che, come detto, cade all'indomani della riforma dellostato sociale con il passaggio da un modello di welfare statale aduno pluralistico, improntato al principio di sussidiarietà e parteci-pazione.
Le informazioni acquisite attraverso le interviste e l'analisi statisti-ca dei dati raccolti, hanno fornito il supporto informativo necessarioper far emergere alcune considerazioni, che ruotano intorno a duedimensioni d'analisi relative ai servizi erogati in partnership traamministrazioni e volontariato:• l'analisi dei fattori e delle condizioni abilitanti che hanno sino ad
ora caratterizzato la dinamica d'interazione tra le amministrazionipubbliche e l'organizzazioni di volontariato, nella produzione ederogazione di servizi all'utenza;
• l'analisi del processo di realizzazione dei servizi in partnership, edelle innovazioni che nelle diverse fasi di progettazione ed eroga-zione debbano essere apportate.
INTRODUZIONE 13
Il risultato finale è quello di una prima fotografia, complessa emultidimensionale, dei fattori abilitanti e limitanti le relazioni tra idue soggetti, che rivela un processo di forte evoluzione e ristruttura-zione in atto,
Il presente volume prende le mosse dai risultati emersi da questaindagine e si propone di aprire amministratori ed organizzazioni divolontariato ad una riflessione sui vantaggi e le opportunità legate aduna proficua attività di pianificazione e intervento congiunto.
Capitolo I
ANALISI DI CONTESTO 17
1.1 Il quadro normativo di riferimento
Il contesto normativo riguardante le organizzazioni di volontaria-to comprende da un lato, i provvedimenti che ne definiscono caratte-ristiche, compiti, ruoli e funzioni; e dall'altro i recenti interventi diriforma delle autonomie locali e del welfare, che hanno inciso, seppurin via mediata, sul ruolo del volontariato (e più in generale del cd.terzo settore) rispetto all'amministrazione, nei processi di pianifica-zione ed erogazione di servizi di pubblica utilità.
I principali momenti di questa intensa produzione normativasono: l'emanazione della legge-quadro n. 266/1991 di riconoscimentodel volontariato organizzato, il d.lgs. 328/2000 di riforma del sistemadi intervento sociale nel segno della sussidiarietà e dell'integrazionedei servizi, la riforma costituzionale del 2001 (l.cost. 18 ottobre 2001n. 3). In mezzo: una serie di provvedimenti dedicati ai diversi soggettioperanti nell'ambito del non profit (si pensi alla legge sulle cooperati-ve sociali l. 8 novembre 1991 n. 381 o a quella sulle associazioni dipromozione sociale l. 7 dicembre 2000 n. 383) o destinati a discipli-narne il regime fiscale (l. 460/1997) e che hanno avuto l'effetto diampliare le possibilità di intervento e azione del volontariato e delterzo settore.
La l. n. 266 1991 segna il primo ufficiale riconoscimento da partedello Stato del fenomeno del volontariato e dell'importante funzione
1. Analisi di contesto
L'evoluzione della normativa sul volontariato e più in generale sul terzo settore, e la parallela espansione dei sog-
getti operanti nel privato sociale hanno condotto ad un ampliamento degli ambiti di operatività ed intervento
degli stessi, ed al loro progressivo coinvolgimento nei processi di pianificazione ed erogazione di servizi alla citta-
dinanza. Spiccano fra questi soggetti le organizzazioni di volontariato, del tutto peculiari rispetto agli altri opera-
tori del terzo settore, non solo per la sostanziale gratuità delle prestazioni di chi vi opera, ma anche per il forte
radicamento delle stesse sul territorio, che le rende ideali interlocutori di amministrazioni locali sensibili al soddi-
sfacimento delle esigenze emergenti dalla comunità.
18 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
1. Fra i requisiti richiesti:l'assenza fini di lucro; ladeterminante e prevalentegratuità delle prestazionipersonali degli aderenti; lademocraticità della strut-tura e l'elettività e gratuitàdelle cariche associative;l'obbligo di formazionedel bilancio (beni, contri-buti, lasciti, spese) eapprovazione da partedell'assemblea e l'obbligodi devoluzione del patri-monio, in caso di sciogli-mento, ad altre organizza-zioni di volontariato ope-ranti in identico o analo-go settore.
sociale cui lo stesso assolve. Il legislatore vuole, così, porre le condi-zioni che legittimano queste organizzazioni alla conclusione di accor-di e convenzioni con le amministrazioni pubbliche, aprendo così lastrada alle prime forme di collaborazione fra istituzioni e terzo setto-re: dettando i criteri, cui Regioni e Province Autonome, devonoconformarsi nella disciplina dei rapporti con le stesse. A tal fine è pre-vista l'istituzione di registri regionali (art. 7) cui possono iscriversiquelle organizzazioni di volontariato che intendono stipulare conven-zioni con soggetti pubblici o beneficiare di agevolazioni fiscali.L'iscrizione a questi registri è subordinata al possesso di una serie direquisiti1 da parte delle organizzazioni (art. 3) che si pongono, dun-que, non come condizione di esistenza delle stesse ma come condizio-ni al loro riconoscimento da parte delle istituzioni ai fini della con-clusione di convenzioni o per il godimento di particolari agevolazionifiscali. La decisione di iscriversi ai registri regionali è pertanto rimessaalla mera discrezionalità delle stesse organizzazioni.
La legge disciplina inoltre altri aspetti relativi alle organizzazionidi volontariato ed ai rapporti con le istituzioni pubbliche rimandan-do alla legislazione regionale la definizione del dettaglio (forme emodalità di finanziamento e controllo, qualificazione professionale edi formazione, modalità di iscrizione e predisposizione dell'iter istrut-torio per la valutazione dei requisiti necessari).
Ma è l'emanazione della l. n. 328/2000 che segna la vera svolta deirapporti fra terzo settore e amministrazioni pubbliche. La realizzazio-ne del sistema integrato di interventi e servizi sociali, che si inseriscenel processo di progressivo decentramento e spostamento delle fun-zioni di governo dallo Stato alle Regioni e agli enti locali, stravolge ilprecedente modello di welfare portando a compimento una transizio-ne del ruolo dello Stato, da assistenziale ed interventista a prevalentefunzione regolatrice.
La l. n. 328/2000 ha innovato il sistema sia sul fronte della defini-zione dei diritti, stabilendo un diritto alla prestazione sociale, univer-sale e con priorità a favore di particolari categorie di soggetti (cd. uni-versalismo selettivo); quanto sul sistema di offerta dei servizi, in basea criteri di decentramento ed integrazione.
La realizzazione di un sistema integrato degli interventi e dei ser-vizi sociali passa per l'attribuzione di diversi compiti e funzioni fra ilivelli di governo territoriale e l'elaborazione di una serie di strumentiche comprendono: il Piano nazionale (competenza dello Stato), ilPiano regionale (competenza delle singole Regioni) e il Piano di zona(competenza dei singoli Comuni).
ANALISI DI CONTESTO 19
L'attività di programmazione è ripartita fra le diverse amministra-zioni, chiamate ad assolvere ad un delicato ruolo di mediazione fra lerichieste provenienti dai cittadini e le forze del terzo settore presentisul territorio.
In altre parole si chiede:• alle amministrazioni, una più profonda attenzione nei riguardi
della comunità e delle esigenze della stessa emergenti;• ai soggetti operanti nel terzo settore, una maggiore consapevolez-
za del proprio ruolo e la capacità di porsi rispetto alle ammini-strazioni come partner ideale nella programmazione ed erogazio-ne di servizi pubblici.Vanno in questo senso numerose disposizioni della l. n. 328/2000
che incentivano le forme di cooperazione e coinvolgimento del priva-to sociale da parte delle istituzioni pubbliche, sia in fase di program-mazione degli interventi che in quella di gestione della rete dei servi-zi. Per le organizzazioni di volontariato tale forma di coinvolgimen-to presuppone la capacità di saper esprimere indirizzi di natura gene-rale, in modo da rappresentare non tanto interessi particolari edautoreferenziali quanto una visione prospettica complessiva, relativaai beni comuni della collettività.
La 328/2000 si inserisce, come detto, nel processo di decentramen-to amministrativo che per tutti gli anni '90 ha interessato l'Italia e hacondotto all'ampliamento delle funzioni e dei compiti attribuiti alleamministrazioni locali e all'aumento in capo alle stesse, della discre-zionalità e delle responsabilità nella scelta delle politiche e nellagestione dei processi di erogazione dei servizi, improntando su nuovebasi il rapporto istituzionale con l'amministrazione centrale2.
2. Tappe fondamentali diquesto processo di rifor-ma sono: la l. 8 giugno1990 n. 142, che detta iprincipi informatori del-l'ordinamento delle auto-nomie locali, conferendo aProvince e Comuni unanuova fisionomia ed attri-buendo alle Regioni unafunzione di impulso ecoordinamento dell'interosistema delle autonomielocali; la l. 15 maggio 1997n. 127, che interviene alloscopo di adeguare la strut-tura degli alle nuove com-petenze conferite con ilprecedente interventolegislativo mediante rifor-ma della dirigenza locale estrumenti di esemplifica-zione amministrativa; ilT.U. delle leggi sull'ordi-namento degli enti localidel 18 agosto 2000 n. 267e la riforma del Titolo Vdella Costituzione in cuiculmina il processo diriforma dell'ordinamentoamministrativo (Cfr.Caringella, Il DirittoAmministrativo, 2003,pag. 492 e ss.).
Piano nazionale (art. 18). Adottato dal consiglio dei ministri, definisce gli obiettivi strategici e gli indirizzi gene-
rali, indispensabili alla programmazione degli interventi. Indica: le modalità di attuazione del sistema integrato;
gli indirizzi per la promozione dell'informazione ai cittadini e l'avvio di esperienze innovative; i parametri gene-
rali per valutare la qualità e il concorso al costo dei servizi da parte degli utenti; gli indirizzi e i criteri per la con-
cessione del prestito d'onore e degli aiuti alle persone anziane e non autosufficienti; le regole per la formazione
professionale e l'aggiornamento degli operatori del sociale.
Piano regionale (art. 18). Le Regioni sono chiamate a esercitare un ruolo incisivo nella programmazione dei ser-
vizi alla persona, attraverso la predisposizione di piani regionali volti a selezionare le priorità, a definire le risorse,
a precisare le modalità di funzionamento e a verificare i risultati raggiunti. Il Piano regionale è predisposto
seguendo le indicazioni del Piano nazionale e collaborando con i Comuni interessati. In esso si provvede in modo
particolare all'integrazione socio-sanitaria coerentemente con quanto deciso nel Piano sanitario regionale.
Piano di zona (art. 19). È lo strumento fondamentale attraverso il quale i Comuni, con il concorso di tutti i sog-
getti attivi nella progettazione, possono disegnare il sistema integrato di servizi e interventi sociali, con riferimen-
to alla selezione degli obiettivi strategici messa a punto degli strumenti realizzativi, e la ripartizione delle risorse
da attivare. Il Piano di zona è predisposto dai Comuni associati in ambiti territoriali, d'intesa con le Asl. Favorisce,
inoltre, la formazione di sistemi locali fondati sui servizi e sulle prestazioni complementari e flessibili. Definisce i
criteri per la ripartizione delle spese a carico di ciascun Comune, e prevede iniziative di formazione per gli opera-
tori sociali.
20 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
3. Vedi R. Frisanco, inSussidiarietà e volontaria-to, su Sistema Previdenzan. 6/2006, p. 29.
Criterio guida nella ripartizione di compiti e funzioni fra i diversilivelli di governo è quello della sussidiarietà: recepito dapprima alivello di legge ordinaria (T.U. n. 267/2000) e poi elevato a rangocostituzionale (con la riforma del Titolo V della Costituzione), cheimpone una rilettura dei rapporti fra istituzioni (cd. sussidiarietà ver-ticale) e fra le stesse e cittadini (cd. sussidiarietà orizzontale) alla lucedi nuovi e più ampi margini di intervento e autonomia.
Il principio di sussidiarietà risponde ad una logica di allocazionedelle funzioni in base a criteri di adeguatezza (riguardo le capacitàoccorrenti ai fini dell'adempimento delle funzioni stesse) e di prossi-mità (cioè di vicinanza ai centri di interesse coinvolti nello svolgi-mento della funzione). All'attribuzione di maggiori poteri ai livelliistituzionali intermedi si accompagna il capovolgimento del tradizio-nale modo di gestire l'azione pubblica, consistente nel passaggio dallasterile esecuzione di compiti predeterminati, al governo dell'interoprocesso di gestione ed erogazione del servizio pubblico.
L'art. 118 ultimo comma della Costituzione attribuisce allo Statoed agli altri livelli di governo territoriale la funzione di favorire lapartecipazione dei cittadini, singoli e associati, nello svolgimento diattività di interesse generale. Si vuole in tal modo sottolineare l'im-portanza delle funzioni che le realtà organizzative che nascono dal-l'iniziativa dei cittadini svolgono nel perseguimento delle finalitàpubbliche.
Si delinea, così, uno scenario in cui volontariato e pubbliche isti-tuzioni collaborano in un fecondo rapporto di corresponsabilità ereciprocità. Chiedendosi, in sostanza, alle comunità locali di avvalersidelle forze presenti sul territorio nella pianificazione ed erogazionedei servizi locali, in modo da pervenire alla realizzazione di un siste-ma efficiente e funzionale che tenga conto delle reali esigenze del ter-ritorio. È lasciata alla discrezionalità delle istituzioni la scelta dellemodalità e degli strumenti tramite cui realizzare queste diverse formedi collaborazione e compartecipazione nella definizione degli inter-venti pubblici. Così come discrezionale è l'individuazione delle fun-zioni da delegare, permanendo in capo alle amministrazioni il ruolodi garante degli interessi della collettività cui le stesse non possono inalcun modo abdicare. In questo quadro, il volontariato si pone comeattore di sussidiarietà, in quanto interviene direttamente e autonoma-mente sui bisogni e i problemi della comunità, per la sua capacità diessere vicino alla domanda e alle istanze della società civile e pronto arispondervi sia in termini di tutela che in termini di servizi.
Ma è anche alimentatore di sussidiarietà in quanto ponte tra citta-dini e istituzioni, nella misura in cui promuove la solidarietà, la par-tecipazione responsabile, il rafforzamento dei cittadini, permettendoalla società di stare assieme e di affrontare i suoi problemi3.
ANALISI DI CONTESTO 21
La partecipazione diretta dei cittadini - così come l'organizzazionedi tale partecipazione - oltre ad essere mezzo per il raggiungimento diun fine di utilità sociale di solidarietà, è essa stessa un traguardo.
La sussidiarietà orizzontale può essere letta come “forma nuova disovranità popolare che completa le forme tradizionali della partecipa-zione politica e della partecipazione amministrativa”4.
Si attribuisce, così, ai cittadini e in particolare alle formazionisociali, un importante ruolo nello svolgimento di compiti e funzioni,nonché il perseguimento di fini di interesse generale, prima spettantiin via esclusiva alle pubbliche istituzioni. Per il volontariato non èaltro che il riconoscimento costituzionale dell'attività che lo stesso hasvolto fin dalla sua nascita, ma è anche l'avvio di una nuova fase chevede le organizzazioni di volontariato crescere e porsi come attori diun nuovo modello di amministrazione condivisa.
I cambiamenti che l'introduzione della sussidiarietà orizzontale haprodotto sul terzo settore ed in particolare sul volontariato e sul ruolocui lo stesso è chiamato ha condotto all'avvio di un dibattito circa lariforma della l. n. 266/19915.
La necessità di una riforma del testo di legge del 1991 era già statasegnalata da quanti registravano, già prima della modifica del TitoloV della Costituzione, il mutamento di identità che aveva riguardato leorganizzazioni di volontariato nel sistema di welfare6.
L'evoluzione e la crescente articolazione del fenomeno del volon-tariato, e la stratificazione normativa nel settore non profit, haimposto una riflessione sulle possibilità di un intervento normativoche inserisca e proponga nuovi modelli organizzativi a realtà chespesso, per il numero elevato di aderenti, richiedono una gestionepiù articolata ed un impegno lavorativo consistente da parte di chivi opera. Inoltre, la diversificazione dei soggetti appartenenti alterzo settore, a seguito di una abbondante produzione legislativadedicata ai diversi soggetti del non profit, ha condotto alla diffusio-ne di figure spesso difficilmente distinguibili (e sovrapponibili) aquelle del volontariato e ha reso tanto più lampante la mancanza diun intervento legislativo omogeneo che di contro potesse introdurreelementi di maggiore chiarezza nella giungla degli enti operanti nelterzo settore7.
Da qui l'intenzione di pervenire alla definizione di un disegno dilegge che possa: da un lato introdurre una disciplina delle organizza-zioni di volontariato che sia maggiormente aderente ai cambiamenticui queste sono andate incontro dopo l'emanazione della l. 266/91;dall'altro definire le linee di demarcazione fra il volontariato e le altreassociazioni e organizzazioni non profit, mediante la definizione deitratti distintivi e caratterizzanti lo stesso.
4. Così all'art. 1 dellaCarta della Sussidiarietàpresentata a Roma da cit-tadinanzattiva alla primaconvenzione nazionaledella sussidiarietà il 12marzo 2004.
5. Il testo del progetto direvisione è stato presenta-to da Governo della scorsalegislatura nel novembre2005 dal sottosegretarioalle politiche sociali, sen.Grazia Sestini, agli Statigenerali del volontariato,ma il percorso che ha por-tato alla redazione deltesto è stato particolar-mente articolato, ed haavuto inizio con laConferenza Nazionale diArezzo, nell'ottobre del2002, nella quale si seraaddivenuti ad una primabozza di riforma (cfr. S.De Götzen, Volontariato:sussidiarietà, pluralismosociale e la tentazione deldirigismo (ancora sullariforma della normativasul volontariato - osserva-zioni sulla bozza governa-tiva 17 settembre 2003 diriforma della l. 266/91), suLe Istituzioni delFederalismo, 2003 n. 5, edello stesso autore Spuntiper una riflessione surecenti proposte di rifor-ma della legge 266/91 sulvolontariato, nella pro-spettiva delle riforme isti-tuzionali, su LeIstituzioni delFederalismo, 2003 n. 2.
6. Fra i principali temi didiscussione: la gratuitàassoluta delle prestazioni(anche) degli organi didirezione degli enti; lademocraticità della strut-tura, le modalità con cuiprocedere ai rimborsidelle spese sostenute daivolontari, il meccanismodi finanziamento attraver-so i centri di servizio delvolontariato.
7. Scrive a questo proposi-to V. Putrignano, in
22 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Riforma della legge qua-dro sul volontariato: sto-ria di una riflessione, inRapporto biennale di sulvolontariato in Italia -2005: “L'unica disciplinasintetica è offerta dallanormativa (peraltro mera-mente fiscale) che ha crea-to la categoria delle orga-nizzazioni non lucrativedi utilità sociale, e chepure presenta numerosefalle, perché snatura i pro-fili civilistici dei singolienti, creando degli “ibri-di”. Infatti, in questi ultimianni, in mancanza dellaprevisione di una catego-ria civilistica che potessesupportare una omogenealettura delle specifichenorme, ed anche alla lucedelle viscosità applicativedel decreto n. 460 le stesseONLUS stanno vivendoun momento di forteincertezza, esposte comesono al rischio di vedersicancellate dall'anagrafenazionale, con implicazio-ni sanzionatorie piuttostopesanti.
8. Da questo punto divista si critica da più partil'atteggiamento mantenu-to a livello centrale. Nellaredazione del disegno dilegge il Governo, infatti,non si sarebbe consultatoné con le Regioni (tenutoconto del loro potere diregolamentazione inmateria) né degli stessiorganismi autonomi divolontariato. Cfr. DeGötzen, Volontariato: sus-sidiarietà, pluralismo op.cit. p. 952, che definisce“assolutamente inadegua-ta, in tale prospettiva, labozza elaborata dalGoverno, che risente dellamancanza di un dialogoeffettivo con gli attorisociali destinatari delladisciplina.”, nello stessosenso P. Minetti, Il rap-porto tra gli enti locali egli organismi no profit,Maggioli 2005.
A fronte di tanta determinazione negli obiettivi non si rinvienetuttavia altrettanta convergenza circa il contenuto di questo interven-to legislativo8: organizzazioni di volontariato, rappresentanti del terzosettore, istituzioni, studiosi, sindacati sono intervenuti nel dibattitoesprimendo punti di vista distanti e spesso antitetici su ogni singoloaspetto della questione.
Fra i punti dibattuti del disegno di legge redatto dal Governo:• quello relativo alla eliminazione del vincolo di solidarietà quale
caratteristica qualificante del volontariato;• la possibilità di finanziamento a mezzo di vaucher che permettono
all'organizzazione di mantenere la propria posizione sul mercatocon meno difficoltà ma pongono un problema di equiparazionecon le altre imprese sociali nei cui confronti si corre il rischio diattuare una forma di concorrenza sleale;
• la riforma dell'Osservatorio nazionale del volontariato e delCentro servizio per il volontariato;
• miglioramento del regime fiscale;• la riforma della dirigenza e della democraticità della struttura,
prevedendo la bozza governativa di riforma una limitazione delrequisito della democraticità della struttura richiesto alle organiz-zazioni di volontariato, prevedendo (art. 3, comma 3, lett. d),bozza) “l'elettività di almeno i due terzi dei membri di ciascunacarica associativa” e, con ciò, consentendo la scelta per cooptazio-ne del terzo rimanente.
Sono questi gli aspetti più salienti di un processo di riformaancora da realizzare e che completa un quadro normativo cheriflette la frammentarietà ed eterogeneità dei soggetti che ne sonodestinatari.
ANALISI DI CONTESTO 23
1.2 Terzo Settore e volontariato
Il terzo settore indica quell'insieme eterogeneo di organizzazioniaccomunate da un intento altruistico e dal fatto di operare in quellanicchia di mercato nella quale non rientra né il sistema pubblico (cd.primo settore, comprendente i beni ed i servizi offerti dallo Stato edalle sue istituzioni) né quello privato imprenditoriale (rientrateinvece nel cd. secondo settore, comprendente i soggetti privati ope-ranti sul mercato o settore for profit)9. Caratteristica di questi soggettiè, infatti, la destinazione di risorse produttive (lavoro, capitale, attivitàimprenditoriale) al soddisfacimento di bisogni collettivi non adegua-tamente soddisfatti dal mercato o dall'azione pubblica. Da qui l'offer-ta di servizi, lo scambio di beni relazionali, l'individuazione e soddi-sfacimento di bisogni afferenti a particolari categorie di soggetti,secondo approcci che non sono originariamente connotati da stru-mentalità (come nel mercato), né da puro assistenzialismo (comenello Stato).
La crescente gamma di bisogni prodotti dalle nuove condizionisociali, la crisi e il ridimensionamento dello Stato sociale hannodeterminato l'espansione del terzo settore, dei servizi e dei beni dallostesso prestati e dei soggetti nello stesso operanti, ponendo non pochiproblemi, fra studiosi e addetti ai lavori, di individuazione dei criteridistintivi delle organizzazioni o gruppi sociali che ne fanno parte10.
Generalmente si includono nel comparto del privato sociale: ilvolontariato organizzato11, le associazioni, le cooperative sociali, lefondazioni, le ONG, e le altre onlus.
Caratteristiche comuni a queste categorie di soggetti sono:• l'autonomia, sotto il profilo organizzativo e gestionale (da qui la
dizione di privato sociale);• la mancanza dello scopo di lucro (non profit), dovendo ottempe-
rare al non distribution constraint e beneficiare del volontariato edella filantropia;
• la determinazione di esternalità positive, grazie all'attività di pro-duzione di beni e servizi.
Diversi sono invece gli aspetti riguardanti la disciplina di questeforme associative. Delle organizzazioni di volontariato si è già detto,riguardo le restanti categorie di soggetti:• associazioni. Previste dal codice civile, che distingue fra ricono-
sciute (aventi dunque personalità giuridica) o non riconosciute,sono oggetto di una legge di recente emanazione (la l. n.383/2000). Tratto distintivo, rispetto alle organizzazioni di volon-tariato, è il perseguimento di uno scopo comune agli associati;
• cooperative sociali. Sono definite cooperative sociali le impresecooperative aventi lo scopo di perseguire l'interesse generale della
9. Vedi sull'argomento P.Minetti, op. cit.
10. A fronte di quantiritengono che qualsiasiorganismo non profitappartenga di per sé alterzo settore, si trovanocoloro che, invece, riten-gono che solo le organiz-zazioni di privato socialecome le associazioni divolontariato, le associazio-ni di famiglie, le associa-zioni di promozionesociale, le cooperativesociali di tipo A e/o B, lefondazioni, le banche eti-che, siano rappresentativedel terzo settore.
11. Generalmente sidistingue il volontariatoorganizzato, rientrante nelterzo settore, dalle formedi volontariato non orga-nizzato (cd. quarto setto-re) che rifiutano ogniriconoscimento da partedelle istituzioni e inter-vengono sul territorio conazioni autonome e slegateda ogni rapporto con leamministrazioni pubbli-che (cfr. Minetti, op. cit.,p. 22 e ss.).
24 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
comunità alla promozione umana e all'integrazione sociale dei cit-tadini. Sono disciplinate dalla l. n. 381 8 novembre 1991 che lesuddivide in due tipologie:– tipo A: perseguono l'interesse generale della comunità alla pro-
mozione umana e all'integrazione sociale attraverso la gestionedei servizi socio sanitari ed educativi;
– tipo B: svolgono attività agricole, industriali, commerciali o diservizi finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svan-taggiate;
• fondazioni. Le fondazioni sono caratterizzate dal conferimento diun patrimonio vincolato ad un fine di utilità sociale: assistenza,istruzione, ricerca scientifica, erogazioni di premi e riconoscimenti,formazione ecc. La loro esistenza è prevista dal codice civile e la lorostruttura giuridica può variare a seconda del tipo di fondazione cheviene costituita ed è facoltativa la richiesta del riconoscimento che,comunque, può essere ministeriale, regionale o delle province auto-nome. Una particolare tipologia è rappresentata dalle fondazioni diorigine bancarie che, dopo un lungo processo di riforma, sono oggia tutti gli effetti organizzazioni non profit titolari della funzione,(come recita la sentenza della Corte Costituzionale n. 300 del 29settembre 2003) di organizzatrici delle libertà sociali;
• organizzazioni non governative (Ong). Le Ong sono organizza-zioni private di vario tipo che operano, con modalità differenti,nel campo della cooperazione allo sviluppo e della solidarietàinternazionale. La loro attività nell'ambito della cooperazionedell'Italia con i Paesi in via di sviluppo è disciplinata dalla legge 26febbraio 1987, n. 49 (la cui riforma è in discussione da quasi treanni) che prevede la concessione, da parte del Ministero degli affa-ri esteri, del riconoscimento di idoneità. Tale riconoscimento con-sente alle Ong di accedere al finanziamento governativo per la rea-lizzazione di progetti di cooperazione, affidati dal Ministero degliaffari esteri o promossi dalle stesse organizzazioni, e delle altreattività previste dalla legge.
• altre onlus. Non si tratta di una fattispecie associativa differenteda quelle precedentemente descritte, ma della individuazione deicriteri in presenza dei quali possa riconoscersi ad un soggetto ilgodimento di un particolare regime di agevolazione fiscale. Ladisciplina delle onlus è riportata nel D.lgs. 460/1997 che ne disci-plina per l'appunto la materia fiscale e che intende in tal modoriconoscere l'importanza dell'azione sociale cui questi soggettiadempiono, erogando, alle fasce più deboli della comunità, serviziche lo Stato da solo non sarebbe in grado di garantire.
Del tutto evidenti i tratti che differenziano le organizzazioni divolontariato dagli altri soggetti del terzo settore, sia sul fronte dellagratuità delle prestazioni fornite da quanti operino al loro interno,che sul fronte dei destinatari delle stesse e delle finalità sottostanti laloro costituzione.
ANALISI DI CONTESTO 25
A questo proposito, appare opportuno tracciare un quadro d'in-sieme del volontariato organizzato in Italia, che ne descriva fisiono-mia e ambiti di intervento, da mettere in relazione con i dati ripor-tati nel capitolo che segue e relativi ad un'analisi quantitativa foca-lizzata sui rapporti fra amministrazioni pubbliche e volontariatoorganizzato.
I dati di seguito illustrati sono relativi a indagini e rapporti cheperiodicamente Istat e Fivol conducono sulle organizzazioni operantisul territorio nazionale e che prendono a campione solo le organizza-zioni di volontariato regolarmente iscritte ai registri regionali o pro-vinciali12.
Dalle ultime indagini condotte13 si evidenzia un aumento delleorganizzazioni iscritte ai registri regionali e passate dalle 8.343 unitàdella precedente rilevazione14 alle 21.021 unità con un incremento del152%. Volendo fornire un ritratto delle associazioni di volontariatopresenti sul territorio si può partire dal dato riguardante la loro dislo-cazione geografica. Nel 2003 il 28,5% delle organizzazioni di volonta-riato è localizzato nel nord-ovest, il 31,5% nel nord-est, il 19,3% nelcentro e il 20,7% nel sud ed isole. Si tratta di un dato che in parteconferma quello delle precedenti rilevazioni (evidenziando una mag-giore concentrazione delle organizzazioni di volontariato nelle regionisettentrionali) ma che mostra un forte incremento della presenza diassociazioni di volontariato nelle regioni del mezzogiorno (con unpassaggio dal 14,4% al 20,7%).
Sia nel 1995 che nel 2003 sono la Lombardia, la Toscana15, l'EmiliaRomagna ed il Veneto le regioni con il maggior numero di organizza-zioni; agli ultimi posti si collocano le regioni più piccole, Molise eValle d'Aosta.
Mentre quelle con un tasso di crescita al 300% (circa il doppio diquello nazionale) sono la Sicilia, il Molise, la Campania, le ProvinceAutonome di Trento e Bolzano, la Basilicata e le Marche.
Riguardo invece il periodo di costituzione, l'indagine rileva che il20,8% delle organizzazioni iscritte nei registri regionali alla fine del2003 è nato nel periodo 1991-1995, il 27,3% nel periodo 1996-2000 e13,3% nel periodo 2001-2003.
I dati sulle dimensioni strutturali delle associazioni censite rilevainvece che nel 2003 più della metà delle organizzazioni (53,3%) operacon meno di 21 volontari. Il numero medio di volontari per organiz-zazione diminuisce attestandosi a 39 unità nel 2003 contro le 58 del1995 con 11-20 volontari, dove si concentra il 28,3% del totale.Sempre rispetto al 1995, la quota delle organizzazioni di piccoledimensioni (con meno di 11 volontari) è molto più elevata nel 2003
12. Gli studi sul volonta-riato, infatti, possonoriguardare o il lato dell'of-ferta di servizi (che inte-ressa ai fini del presentestudio) o la raccolta diinformazioni sui volonta-ri, a prescindere dal fattoche facciano o meno partedi associazioni iscritte airegistri regionali. Sirimanda al Capitolo II peri risultati dell'indaginequantitativa focalizzata sulrapporto delle organizza-zioni di volontariato conle amministrazioni pub-bliche toccando solo mar-ginalmente gli aspettilegati alla descrizione ana-grafica e organizzativadelle stesse.
13. Cfr. Le organizzazionidi volontariato in Italia.Anno 2003, ISTAT 2005,da cui sono tratti tutti idati riportati nel presenteparagrafo.
14, Cfr. Le organizzazionidi volontariato in Italia.Anno 1999, ISTAT 2001,da cui sono tratti i dati diconfronto presenti nelparagrafo.
15. È interessante rilevareperò che la Toscana sial'unica delle regioni chepresenta un tasso di cre-scita inferiore al 75% (lametà di quello nazionale).
26 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
16. Circa invece la dimen-sione economica di questeassociazioni, il rapportoindica un aumento deltotale delle entrate delleorganizzazioni di volonta-riato, che passano dai 675milioni di euro del 1997 a1.630 milioni di euro del2003 (pari a 1.426 milionidi euro a prezzi costanti inbase 1997).Analogamente, l'importomedio delle entrate perorganizzazione aumentada 58 mila euro nel 1997 a77 mila euro nel 2003 (67mila euro a prezzi 1997).Nel 2003, il 65,7% delleorganizzazioni dichiaraentrate inferiori a 25 milaeuro (il 70,1% nel 1997),il 21,5% tra 25 e 100 milaeuro (19,2% nel 1997), il7,4% tra 100 e 250 milaeuro (6,4% nel 1997), il5,4% entrate uguali osuperiori a 250 mila euro(4,4% nel 1997).
17. Anche se il trend sem-bra essere in diminuzione:tra il 1995 e il 2003, infat-ti, la quota percentuale diorganizzazioni diminuiscedi 14,4 punti percentualinella sanità e di 2,7 puntipercentuali nell'assistenzasociale.
(+6,8 punti percentuali), sebbene sia leggermente inferiore a quellarisultate nel 2001 (-1,2 punti percentuali)16.
Tra le organizzazioni di maggiori dimensioni si registra, invece,una consistente diminuzione della quota di quelle con più di 60volontari (- 6,4 punti percentuali), anche se essa risulta lievemente increscita rispetto al 2001(+0,4 punti percentuali).
Il numero di volontari è di 826 mila (con una crescita del 71,4%) afronte di 12 mila dipendenti (con un incremento del 77%). I datiriguardanti il profilo del volontario indicano che si tratta di gente occu-pata per il 52,2%, pensionati per il 29,5% e in altra condizione (studen-ti, casalinghe, disoccupati e persone in cerca di prima occupazione) peril 18,3%. Considerando il titolo di studio, il 12,8% dei volontari è lau-reato, il 44,4% è in possesso del diploma di scuola media superiore,mentre il 42,8% ha un titolo di studio più basso. Le donne sono relati-vamente più istruite degli uomini: il 14,6% delle volontarie è in posses-so della laurea ed il 47,2% del diploma di scuola media superiore con-tro, rispettivamente, l'11,3% e il 42,1% degli uomini. Tra il 1995 e il2003 aumentano i volontari con titoli di studio più elevati (+8,7 puntipercentuali per i diplomati e +1,5 punti percentuali per i laureati).
Come nella precedente indagine, le attività di tipo socio-assistenzialee sanitario risultano quelle in cui si registra una maggiore concentrazio-ne di organizzazioni attive con percentuali del 27,8% e 28% del totale17.
Sono in crescita, invece, i settori non tradizionali: come quellilegati ad attività di ricreazione e cultura (dall'11,7% al 14,6%), prote-zione civile (dal 6,4% al 9,6%) e ambiente (dal 2,2% al 4,4%).
Una interessante classificazione per attività delle organizzazioni divolontariato è quella proposta dalla Fivol nel 2001 e che distingueva 5tipi di volontariato:• tradizionale di welfare (33%), sempre attuale per presenza ed
insorgenza, opera interventi socio-assistenziali generalmente incollaborazione con i servizi pubblici o in regime di convenzionecon gli enti locali da cui possono ricevere contributi. Molteplici lecategorie di soggetti che beneficiano dei relativi servizi: si tratta digente in stato di disagio, bisogno o rischio, con risorse complessi-vamente limitate e con grande impegno dei volontari;
• il volontariato specialistico (16,8%), ovvero dedicato al settoredella promozione della donazione di organi e, soprattutto, dellapromozione e raccolta del sangue (mediamente il più longevo),capillarmente diffuso con le sue sigle nazionali in tutte le aree delPaese e il più integrato con le istituzioni pubbliche della sanità concui opera in convenzione e da cui riceve rimborsi e sostegni. Lasua strategia attuale è quella di fidelizzare i donatori più che diespandersi ulteriormente;
ANALISI DI CONTESTO 27
• quello di tipo gestionale (21,3%), ovvero più sbilanciato nellagestione di servizi pesanti, spesso in ambito sanitario (trasporto,soccorso ed emergenza) e di protezione civile, che richiedonorisorse strutturali, economiche e umane più ingenti, e comprensi-ve di personale professionalizzato e remunerato. Rappresenta leorganizzazioni dei grandi numeri, le più reticolari sul territorio ele più integrate operativamente con il pubblico dai cui finanzia-menti dipendono maggiormente pur accedendo a più fonti finan-ziarie;
• il cd. volontariato dei beni comuni (23,1%), opera nei settori dellapartecipazione civica (ambiente, cultura, istruzione ed educazionepermanente, protezione civile, solidarietà internazionale); è emer-gente, collaborativo a progetti con gli enti pubblici, dotato divolontari mediamente più giovani e orientato ad un forte impe-gno di sensibilizzazione nei confronti dell'opinione pubblica;
• infine, il quinto tipo, è quello residuale (5,8%) per scarsa efficien-za ed operatività; rappresenta le organizzazioni meno attive, menoattrezzate per risorse e capacità progettuale, ai margini del feno-meno e a rischio di estinzione.
I dati riportati sopra e le classificazioni proposte contribuiscono adelineare la struttura e la fisionomia di un settore in crescita, tradu-cendo in numeri molte delle considerazioni fatte precedentemente. Ilvolontariato si conferma, dunque, come attore principale di un nuovosistema di welfare e di un nuovo modo di intendere le politiche socia-li e il rapporto fra istituzioni e terzo settore nel soddisfacimento delleesigenze emergenti dalla comunità.
Da qui la più omogenea distribuzione geografica delle associazioni,la diminuzione delle associazioni di matrice cristiana o confessionale,l'impegno delle stesse in settori diversi da quelli socio-assistenziali erivolti alla erogazione di servizi e programmazione di attività rispon-denti a nuovi bisogni dei cittadini, la tendenza alla professionalizzazionenel volontariato organizzato e l'adozione di un assetto organizzativogestionale stabile e ben strutturato: sono sempre di più, infatti, le orga-nizzazioni dotate di statuto oltre che di un regolamento interno e di unorgano di controllo che vigili sulla trasparenza, buona gestione delleattività e la regolarità dell'iscrizione al registro regionale.
Questo il profilo delle organizzazioni di volontariato emergentedalle indagini condotte sul territorio nazionale. Nel capitolo chesegue verranno invece riportati i dati emergenti dall'analisi quantita-tiva, realizzata nell'ambito della presente indagine, su un campione diorganizzazioni iscritte ai registri regionali e focalizzata (per la primavolta in Italia) sulle dinamiche, i rapporti e i nuovi scenari di coope-razione con le amministrazioni pubbliche.
Capitolo II
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 31
2.1 L'ipotesi di partenza
Nell'osservazione del rapporto fra volontariato e pubblica ammi-nistrazione si è spesso assistito ad un approccio di tipo economicisti-co per sostenere che il volontariato non debba sostituire forza lavororemunerata o rappresentare per la pubblica amministrazione unarisorsa, traducendosi il suo intervento in un risparmio netto nellavoce dei costi nei bilanci pubblici.
Se si condivide tale approccio e si ammette che il volontariato e lapubblica amministrazione stiano puntando entrambi verso la stessadirezione del benessere per l'intera società, si potrebbe dire che talebenessere a livello di una nazione, come quello di una persona,dipende almeno da tre fattori: efficiente allocazione delle risorse, equadistribuzione della ricchezza, stabilizzazione dei risultati.
In questa visione, certamente semplificata, ci si dimentica però diun fattore che è il presupposto dei primi tre ovvero quello della reci-procità. Scopo della reciprocità è, infatti, quello di diffondere fiducianel consolidamento del nesso sociale, cioè la fiducia generalizzatasenza la quale non solo i mercati ma neanche la stessa società potreb-be esistere. Per reciprocità si intende, pertanto, una relazione di dare ericevere nella quale chi dona si predispone a ricevere e contempora-neamente mette l'altro nelle condizioni di scegliere se ricevere e inogni caso di donare a sua volta.
2. Il volontariato tra reciprocità, fiducia e libertà
L'indagine quantitativa che qui si presenta, vuole fotografare lo stato attuale dei rapporti intercorrenti fra orga-
nizzazioni di volontariato e amministrazione, cercando di individuare quale sia il ruolo che il volontariato ricono-
sca a sé nell'ambito dei rapporti con i terzi e con le istituzioni nella produzione di benessere sociale; e se e quale
cultura lo stesso ritenga di esprimere e trasmettere nelle esperienze di relazione in atto. Si rivela infatti la sussi-
stenza di un legame fra consapevolezza di se e del proprio ruolo per il raggiungimento del bene comune, ed il
giudizio delle relazioni con le amministrazioni. Non a caso le organizzazioni più soddisfatte dai rapporti con le
istituzioni sono anche quelle che hanno una struttura organizzativa più sofisticata e una migliore percezione di sé
propria funzione.
32 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Il benessere sociale passa per la promozione delle capacità e dellecompetenze delle diverse soggettività presenti all'interno di ogni collet-tività, soprattutto se sostiene un reale processo di estensione dellalibertà nel perseguimento bene comune. In caso contrario ci si trove-rebbe di fronte ad una qualche forma assistenziale che paradossalmenteinvece di liberare le persone dal bisogno ne prolunga la dipendenza.
Si comprende allora che la relazione con l'altro è l'elemento cen-trale dello star bene insieme.
Ciò sembra essere alla base anche dell'esperienza del volontariatoe ciò potrebbe/dovrebbe essere alla base della relazione fra volontaria-to e pubblica amministrazione.
In altre sedi si è rilevato che il benessere risulta determinato dallaco-presenza di tre forme di capitale che possono essere distinte incapitale fisico, capitale umano e capitale sociale. In altri termini, inbase a tale approccio, si ritiene che la libertà si esprime nella misurain cui una persona, una famiglia o una nazione è dotata di capitalisiano essi fisici (risorse economiche, immobili e beni di consumo),umani (abilità, capacità,…) e sociali (relazioni). Purtroppo si rileva latendenza, più o meno naturale, ad attribuire maggiore rilevanza all'u-no o all'altro capitale in base alla particolare visione che si decide diassumere. C'è chi afferma la prevalenza del capitale umano su quellosociale nella determinazione della propria libertà e del proprio benes-sere; chi ritiene opportuno affermare in principio opposto. Non sisottolinea invece a sufficienza la necessità di una loro sostanziale edintegrata presenza.
Il concetto di capitale sociale viene oggi utilizzato per analizzare lageneralità dei processi socio-relazionali. Tuttavia, diverse sono leragioni che portano a considerare l'inadeguatezza di tale concetto perspiegare e interpretare, in particolare, la complessità delle relazionisociali. Una prima ragione sembra essere riconducibile alla presenzadi una pletora di definizioni, che mostra la complessità e l'eteroge-neità concettuale in campo e la difficoltà a individuare una base logi-ca volta a produrre processi esplicativi condivisi. Una seconda ragionesarebbe, invece, riconducibile all'origine del concetto stesso di capita-le, che produrrebbe una matrice di analisi a forte valenza economici-stica che risulta parziale per spiegare quei processi e quelle dinamicherelazionali caratterizzati da altre logiche valoriali. Infine, una terzaragione potrebbe essere ricondotta allo stretto legame tra il concettodi capitale sociale e quello di soggettività, e alla conseguente crisi delprimo in funzione della evoluzione e del superamento del secondo.
Il richiamo alla soggettività, definita come quella particolare orga-nizzazione psichica individuale (o sistema di rappresentazioni) fruttoe prodotto di quel particolare modo di creare, organizzare e trasmet-
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 33
tere la conoscenza, consente di poter definire la rappresentazione chei volontari hanno di se stessi e del proprio sistema di relazione cioèquel particolare equilibrio tra comportamenti autointeressati esociointeressati.
Caratteristica base della soggettività è l'autoreferenza, ossia quellaparticolare qualità individuale che porta l'individuo a ragionare intermini di progetto.
Da queste considerazioni, scaturisce la proposta di utilizzare nel-l'analisi delle relazioni del volontariato e pubblica amministrazioneun paradigma differente a matrice educativa che tenga conto dei limi-ti concettuali qui esposti sinteticamente e che ora si intendeapprofondire. Per superare tale difficoltà concettuale si propone diabbandonare il termine capitale in quanto non consente di rappre-sentare adeguatamente la dimensione relazionale propria della societàrispetto ad una situazione che richiede, invece, l'individuazione di cri-teri di lettura in grado di rilevare la nuova centralità assunta dallarelazione nei processi culturali
Da queste riflessioni scaturisce l'idea di superare il concetto dicapitale sociale a favore di quello di potenziale sociale definito comel'insieme delle rappresentazioni di sé e delle proprie relazioni chehanno la forza di trasmettere cultura. Il concetto di potenziale riman-da direttamente all'idea della forza e di potere di cui sono dotate lerappresentazioni una forza che assume valore in base all'utilizzo chese ne fa ed in funzione del significato che assumono le relazioni.
Il potenziale sociale rilegge la definizione originaria di potereall'interno di una prospettiva educativa e non utilitaristica. Se il pote-re è definibile come la “capacità di A di far fare a B ciò che altrimentiB non farebbe” [Weber] , va da sé che il potere diviene, di volta involta, lo strumento vuoi di carattere economico vuoi di tipo culturalecon cui gestire le proprie relazioni.
E' a partire da tali premesse che scaturisce l'ipotesi strategica dellaricerca che individua nell'analisi del Potenziale Sociale delVolontariato il proprio filo conduttore. In altri termini si tratta diindividuare se e quale cultura stanno esprimendo nelle esperienze inatto il volontariato e la pubblica amministrazione.
2.2 Le organizzazioni di volontariato
2.2.1 Una prima fotografia
Le organizzazioni di volontariato campionate in questa ricerca,1.061 in tutto, assumono in netta prevalenza la forma giuridica
34 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
dell'Onlus. Un quarto di esse (il 26,2%) è, infatti, una associazionericonosciuta.
La distribuzione territoriale rileva una maggioranza relativa diorganizzazioni di volontariato con sede nel nord-est, seguite da quelledel nord-ovest, poi sud e isole.
Un altro dato di un certo interesse riguarda la data di nascita. Daquesto punto di vista si rileva che più del 40% delle organizzazioni divolontariato campionate sono nate durante gli anni '90; il 23.9% ildecennio prima e solo il 12,4% dopo il 2000. Tale andamento puòriflettere da una parte l'esaurirsi della novità rappresentata da tale feno-meno, che come si vedrà successivamente varia in funzione del settoredi attività, e dalle leggi nazionali e regionali che ne hanno accompagna-ta la crescita, dall'altra il consolidamento di una situazione.
Tab. 1 Distribuzione geografica del campione
Area geografica %
Nord-Ovest 28,4
Nord-Est 31,5
Centro 19,3
Sud e Isole 20,7
Totale 100,0
Tab. 2 Anno di costituzione
%
Non indicato 0,2
Prima del 1970 12,5
1970-1979 8,4
1980-1989 23,9
1990-1999 42,5
2000 e oltre 12,4
Totale 100,0
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 35
Se si considera il settore operativo si osserva che quello prevalente èrappresentato dell'assistenza sociale, che comprende più di un terzodelle organizzazioni. Segue il settore sanitario, con un quarto di asso-ciazioni. Sotto la quota del 10% si collocano le associazioni che opera-no nei campi di istruzione ed educazione, di cultura e poi di seguitosport, protezione civile.
2.2.2 L'età delle organizzazioni
Come si è già avuto modo di osservare, buona parte delle organiz-zazioni di volontariato del nostro campione sono di recente costitu-zione: quasi il 70% è stato costituito tra il 1980 e il 1999 e più del10% nel nuovo millennio. In particolare, nell'ultimo lustro sono natemolte organizzazioni culturali (e di tutela dei beni culturali e artisti-ci), di protezione civile di istruzione e formazione. Nel decennio pre-cedente si è, invece, registrato un notevole incremento delle organiz-zazioni di protezione ambientale e di tutela e promozione dei consu-matori. Questo primo dato conferma l'esplosione del volontariato inItalia a partire dagli anni '80 e la sua conseguente registrazione neiregistri regionali.
Tab. 3 Settore operativo prevalente (massimo una risposta)
%
Sanità 23,9
Assistenza sociale 34,3
Cultura (tutela dei beni culturali e artistici) 8,9
Protezione civile 5,1
Istruzione, educazione, formazione 9,3
Protezione dell'ambiente e dei beni ambientali 5,0
Tutela/promozione dei diritti (consumatori, etc.) 2,9
Attività sportive e ricreative 6,5
Altro 4,1
Totale 100,0
36 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
La maggioranza, si è già detto, è impegnata in attività di assistenzasociale o sanitarie che insieme rappresentano quasi il 60% delle orga-nizzazioni campionate.
Rispetto all'anno di costituzione si può notare qualche interessan-te correlazione statisticamente significativa. In primo luogo si puòosservare che presso le organizzazioni di volontariato nate negli anni'90 sono più frequenti i contatti con le Regioni, i Comuni, gli entireligiosi e le scuole; mentre quelle di più recente costituzione intrat-tengono rapporti con Unione Europea, amministrazioni centrali delloStato, imprese for profit e le università.
Tab. 4 Anno di costituzione per settore operativo prevalente
prima del 1970
Sanità 26,8
non indicato
-
1970-1979
10,9
1980-1989
24,1
1990-1999
32,9
2000 eoltre
5,3
Totale
100,0
Assistenza sociale 7,20,4 8,5 27,0 44,6 12,3 100,0
Cultura (tutela dei beni culturali e artistici) 3,3- 7,3 14,3 49,6 25,5 100,0
Protezione civile 3,4- 7,3 31,1 41,7 16,5 100,0
Istruzione, educazione, formazione 15,60,9 5,4 17,5 43,0 17,6 100,0
Protezione dell'ambiente e dei beni ambientali 8,6- 2,1 28,5 54,8 6,0 100,0
Tutela/promozione dei diritti (consumatori, etc.) -- 7,3 29,2 50,2 13,3 100,0
Attività sportive e ricreative 17,0- 11,7 16,9 41,7 12,8 100,0
Altro 4,9- 7,1 25,8 46,2 16,1 100,0
Totale 12,50,2 8,4 23,9 42,5 12,4 100,0
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 37
Gli enti pubblici con cui le organizzazioni di volontariato nate neglianni '90 hanno maggiormente lavorato sono stati l'amministrazionecentrale dello Stato, la Regione, il Comune, le Aziende sanitarie, altrienti della pubblica amministrazione e le scuole. Per quelle nate dopo il2000, invece, risultano rappresentati in misura maggiore i rapporti conla Regione, la Provincia, il Comune, le università e le scuole.
Tab. 5 Anno di costituzione per organizzazioni con cui hanno avuto rapporti nel 2005
prima del 1970
Organismi dell'Unione Europea 9,1
non indicato
-
1970-1979
17,9
1980-1989
38,9
1990-1999
20,8
2000 eoltre
13,2
Totale
100,0
Amministrazione centrale dello Stato 10,1- 11,7 22,7 41,9 13,5 100,0
Regione 10,20,3 6,9 29,7 43,1 9,8 100,0
Provincia 12,50,4 8,4 25,6 40,6 12,4 100,0
Comune (o loro consorzi o unioni) 11,70,3 9,2 25,8 42,3 10,7 100,0
Asl 19,60,5 9,8 24,8 37,3 8,1 100,0
Altri enti della PA 17,72,0 5,9 25,8 43,4 5,2 100,0
Altre organizzazioni di terzo settore 9,80,5 7,1 32,0 37,7 12,9 100,0
Imprese for profit 14,8- 10,2 30,1 31,8 13,1 100,0
Enti religiosi 11,0- 8,8 26,8 43,1 10,3 100,0
Ex Ipab 24,3- 8,1 40,5 27,1 - 100,0
Università 10,4- 8,4 29,3 36,8 15,2 100,0
Scuole 13,60,3 5,3 22,9 46,3 11,6 100,0
Totale 12,50,2 8,4 23,9 42,5 12,4 100,0
38 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Fa riflettere il fatto che le organizzazioni di volontariato nate piùdi recente hanno partecipato in misura minore ai corsi di formazioneorganizzati dalla pubblica amministrazione rispetto a quelle nateprima. Tale aspetto sarà meglio approfondito con la cluster analisyspresentata nei paragrafi successivi. Tuttavia si può già avanzare l'ipo-tesi che tale situazione sia un indicatore significativo di una maggioredistanza relazionale.
Anche i problemi che si presentano nel rapporto con le ammini-strazioni pubbliche si modificano in relazione al periodo di costitu-zione delle organizzazioni intervistate. Guardando ancora solo aivalori relativi alle organizzazioni di volontariato nate negli ultimiquindici anni, possiamo notare un aumento di problematiche cheriguardano tutti i temi toccati, dalla reperibilità del personale fino allareciprocità nelle relazioni. In particolare spicca la burocratizzazionedei procedimenti, seguita dall'efficienza nella gestione delle risorse.
Tab. 6 Ente pubblico con cui l'organizzazione ha lavorato maggiormente nel 2005 peranno di costituzione
prima del 1970
Non indicato 9,8
non indicato
-
1970-1979
8,5
1980-1989
12,3
1990-1999
12,4
2000 eoltre
15,3
Totale
12,1
Amministrazione centrale dello Stato 0,7- 3,0 1,4 2,2 1,6 1,8
Regione 0,9- 4,9 9,2 7,6 7,6 6,9
Provincia 11,641,1 12,3 6,6 10,4 13,1 10,2
Comune (o loro consorzi o unioni) 28,058,9 37,9 45,5 41,2 41,6 40,4
Asl 45,4- 24,9 20,8 18,7 13,7 22,4
Altri enti della PA 0,8- 1,0 2,1 2,7 0,9 1,9
Ex Ipab -- 1,1 0,4 0,3 - 0,3
Università -- 1,1 0,5 0,2 1,8 0,5
Scuole 2,8- 5,2 1,3 4,2 4,5 3,5
Totale 100,0100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Tab. 7 Partecipazione a corsi di formazione organizzati dalla PA per anno di costituzione
prima del 1970
NO 70,0
non indicato
58,9
1970-1979
52,8
1980-1989
62,5
1990-1999
65,5
2000 eoltre
70,7
Totale
64,9
SI 30,041,1 47,2 37,5 34,5 29,3 35,1
Totale 100,0100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 39
Le azioni ritenute necessarie per lavorare meglio con le pubblicheamministrazioni sono state identificate in un maggior finanziamentodel volontariato (valore che rimane stabile rispetto alla data di costi-tuzione delle organizzazioni di volontariato), seguito dalla diffusionedei risultati (più presente nelle organizzazioni di volontariato più gio-vani) e dalla corretta individuazione dei bisogni. In generale, comun-que, il volontariato percepisce come altamente necessarie tutte leazioni di miglioramento indicate.
Tab. 8 Problemi che si presentano nel lavoro con la PA per anno di costituzione(1=inesistente ... 10=massimo) - valori medi
prima del 1970
Reperibilità del personale di riferimento 3,7
non indicato
1,6
1970-1979
4,1
1980-1989
4,0
1990-1999
4,2
2000 eoltre
4,3
Totale
4,1
Affidabilità dei collaboratori della P.A. 3,71,6 4,0 3,8 4,0 4,1 3,9
Trasparenza nelle procedure operative 3,92,4 4,2 3,9 4,2 4,1 4,1
Burocratizzazione dei procedimenti 5,24,1 5,7 5,8 6,2 5,8 5,9
Condivisione della cultura di intervento 3,82,6 4,1 3,7 4,4 4,2 4,1
Professionalità degli operatori pubblici 3,21,6 3,5 3,8 4,0 4,2 3,8
Efficacia degli interventi 3,73,2 3,4 3,8 4,1 4,3 3,9
Efficienza nella gestione delle risorse disponibili 3,83,2 4,1 4,2 4,5 4,7 4,3
Politicizzazione dei rapporti 3,61,6 3,0 3,7 4,1 4,2 3,9
Reciprocità nelle relazioni 3,63,2 3,3 3,2 3,8 3,9 3,6
Tab. 9 Azioni necessarie per lavorare meglio con la PA per anno di costituzione(1=inesistente ... 10=massimo) - valori medi
prima del 1970
Cambiamenti legislativi sul volontariato 6,2
non indicato
3,6
1970-1979
5,8
1980-1989
6,5
1990-1999
6,3
2000 eoltre
6,6
Totale
6,3
Corretta individuazione e analisi dei bisogni 7,77,1 7,8 8,0 7,8 7,9 7,9
Partecipazione alla programmazione dellepolitiche di intervento
6,66,4 7,6 7,7 7,6 8,1 7,6
Partecipazione alla progettazione delle attività 6,44,4 7,5 7,2 7,4 7,9 7,3
Autonomia nella realizzazione delle attività 6,76,8 7,3 7,4 7,2 7,6 7,3
Valutazione condivisa dei risultati 7,16,0 8,1 7,8 7,6 7,9 7,6
Sensibilizzazione e diffusione dei risultati 7,56,0 8,4 7,8 7,9 8,2 7,9
Finanziamenti alle associazioni 8,110,0 8,4 8,5 8,4 8,5 8,4
40 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Alcune domande del questionario sono state dedicate, su richiestadella committenza, a conoscere le reazioni del mondo del volontaria-to rispetto alla modifica del Titolo V della Costituzione. In generale,si rileva che più della metà dei rispondenti non sa dare un giudiziorispetto ai cambiamenti che la riforma possa produrre; più di unquarto pensa che le occasioni di collaborazione miglioreranno; unasu cinque ritiene che migliorerà la stabilità delle relazioni e i servizirivolti ai cittadini; mentre, una su dieci ipotizza un peggioramentonel supporto al pubblico nell'erogazione dei servizi. Tali valutazionivariano anche in funzione dell'età delle organizzazioni. Infatti, siriscontra un maggior scetticismo presso quelle organizzazioni nateprima degli anni '70 e fino al 1979; risultano più fiduciose, invece, leorganizzazioni costituite dopo il 2000.
2.2.3 L'ambito territoriale delle organizzazioni e la loro appartenenza ad organizzazioni maggiori
Buona parte delle organizzazioni intervistate (38,8%) opera alivello comunale, mentre il 33,7% opera a livello provinciale. Seguonopoi un 20,7% di organizzazioni di volontariato attive su più comuni eun 12,9% che lavora a livello regionale. Come si vede si tratta di orga-nizzazioni che generalmente operano e sono presenti su ambiti terri-toriali limitati, dunque fortemente radicate sul territorio: solo il 7,3%opera su tutto il territorio nazionale.
I settori operativi hanno pesi diversi in relazione alle aree geogra-fiche di residenza. In particolare, quasi la metà di quelle residenti nelnord-ovest presta la propria opera nell'assistenza; nel nord-est, invece,le associazioni sono distribuite tra assistenza, cultura, istruzione e
Tab. 10 Ambito territoriale di attività
%
Quartieri 3,3
Più quartieri 0,6
Comune 38,8
Più comuni 20,7
Province 33,7
Più province 3,8
Regione 12,9
Più regioni 2,9
Intero territorio nazionale 7,3
Europa 2,9
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 41
attività sportive; al centro c'è una leggera prevalenza del settoresanità; al sud, infine, emerge una lieve preponderanza per l'assistenzasociale.
L'ambito territoriale delle attività è ristretto principalmente tracomune e provincia di residenza delle organizzazioni, indipendente-mente dal settore operativo. Chi si occupa di protezione civile e ditutela dei diritti ha un raggio di intervento più ampio, regionale enazionale. Chi invece si occupa di istruzione, cultura, sanità e sport èpiù attivo a livello comunale.
Risulta molto interessante osservare quali siano i cambiamenti rite-nuti più necessari per lavorare meglio con le amministrazioni pubbli-che, correlandoli con la zona di operatività delle organizzazioni. A livellodi quartiere le azioni ritenute necessarie riguardano una maggiore auto-nomia del lavoro, la sua valutazione condivisa e la diffusione dei risulta-ti. Le organizzazioni di volontariato che operano su più quartieri chie-dono più finanziamenti e una corretta individuazione dei bisogni. Perchi lavora a livello comunale, sovracomunale, provinciale e regionalesono necessari più finanziamenti, una corretta individuazione dei biso-gni e una maggiore diffusione dei risultati. A questi tre problemi siaggiunge la partecipazione alla programmazione delle politiche per leorganizzazioni di volontariato che lavorano su più province. Le organiz-zazioni di volontariato che lavorano su più regioni invece, vorrebberopiù diffusione e una valutazione condivisa dei risultati. Chi lavora alivello nazionale ed europeo sottolinea la necessità di più finanziamentie di una più corretta individuazione dei risultati.
Tab. 11 Ambito territoriale per azioni necessarie per lavorare meglio con la PA(1=per nulla necessario ... 10=fondamentale) - valori medi
Quartiere
Cambiamenti
legislativi sul
volontariato
Corretta indi-
viduazione e
analisi dei
bisogni
Partecipazion
e alla pro-
grammazione
delle politiche
di intervento
Partecipazion
e alla
progettazio-
ne delle
attività
Autonomia
nella realiz-
zazione delle
attività
Valutazione
condivisa dei
risultati
Sensibilizza-
zione e
diffusione
dei risultati
Finanzia-
menti alle
associazioni
6,8 7,2 6,2 7,2 8,2 8,1 8,1 7,9
Più quartieri 7,1 8,2 6,5 6,0 6,2 6,9 5,7 7,6
Comune 6,3 7,8 7,5 7,2 7,3 7,6 7,8 8,6
Più comuni 6,3 7,8 7,8 7,4 7,2 7,8 7,9 8,6
Provincia 6,3 8,1 7,8 7,6 7,7 7,9 8,2 8,5
Più province 6,2 7,4 7,6 7,4 7,0 7,5 7,6 8,1
Regione 6,7 8,2 7,8 7,7 7,7 7,9 8,3 8,5
Più regioni 5,9 7,7 7,7 7,5 6,5 8,3 8,5 7,9
Intero territo-rio nazionale
Europa
6,3 8,2 7,4 7,1 7,6 7,5 7,8 8,7
6,0 6,9 6,2 5,6 6,4 5,5 6,0 8,4
42 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Che le organizzazioni siano tendenzialmente di dimensioni picco-le o medie è confermato dai dati relativi alla appartenenza alle cosid-dette organizzazioni ombrello: quasi la metà delle organizzazioni nonfa parte di alcuna organizzazione di secondo livello; il 40% circa faparte di una federazione nazionale e solo il 2% di una federazioneinternazionale.
L'appartenenza a federazioni o reti di organizzazioni nazionali èpiù frequente nel caso di organizzazioni che si occupano di sanità,protezione civile e tempo libero; mentre fra quelle facenti parte diuna rete internazionale si trovano più spesso organizzazioni di volon-tariato attive nell'istruzione, protezione/tutela dei consumatori. Nonappartengono ad alcuna organizzazione di secondo livello, soprattut-to le associazioni di assistenza sociale, culturali e di istruzione o edu-cazione.
Tab. 12 Appartenenza ad una organizzazione di terzo settore più grande
%
Nessuna 49,9
Coordinamento locale 8,6
Federazione nazionale 39,7
Federazione internazionale 1,9
Totale 100,0
Tab. 13 Appartenenza ad organizzazioni più grandi per settore operativo prevalente
Sanità
Nessuna
27,5
Coordina-mento locale
8,7
Federazionenazionale
62,7
Federazioneinternazio-nale
1,1
Totale
100,0
Assistenza sociale 57,9 7,0 33,7 1,4 100,0
Cultura (tutela dei beni culturali e artistici) 67,3 6,5 24,3 1,9 100,0
Protezione civile 29,3 12,8 56,3 1,7 100,0
Istruzione, educazione, formazione 58,5 13,8 22,4 5,3 100,0
Protezione dell'ambiente e dei beni ambientali 50,5 7,9 41,6 - 100,0
Tutela/promozione dei diritti (consumatori, etc.) 49,7 10,3 34,0 6,0 100,0
Attività sportive e ricreative 47,7 7,7 41,7 2,9 100,0
Altro 84,3 9,1 6,6 - 100,0
Totale 49,9 8,6 39,7 1,9 100,0
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 43
Le organizzazioni di volontariato che fanno parte di una federa-zione internazionale sono anche quelle che lavorano più di frequentecon l'Unione Europea, l'amministrazione centrale dello Stato, laRegione, la Provincia, altre organizzazioni non profit, imprese forprofit, enti religiosi e università. Con il Comune, la Provincia e con lescuole lavorano prevalentemente organizzazioni di volontariato chenon fanno parte di alcuna rete o che fanno parte di coordinamentilocali. Con le aziende sanitarie, lavorano in prevalenza le organizza-zioni che fanno parte di federazioni nazionali.
Da ciò si evince l'influenza che l'appartenenza a un coordinamen-to nazionale o internazionale esercita sui rapporti con fra organizza-zioni e amministrazioni pubbliche. Sono soprattutto le organizzazionidi volontariato coordinate localmente che hanno partecipato ai corsidi formazione organizzati dalla pubblica amministrazione (quasi unasu due).
Le organizzazioni di volontariato che fanno parte di una federa-zione nazionale sono anche quelle meno critiche rispetto ai problemiche si presentano nel lavoro con le amministrazioni pubbliche. Essesottolineano il problema della reperibilità del personale, la trasparen-za nelle procedure, la professionalità degli operatori pubblici e l'effi-cienza nella gestione delle risorse, senza però essere molto critici nei
Tab. 14 Appartenenza ad organizzazioni più grandi per enti pubblici
Organismi dell'Unione Europea
Nessuna
2,9
Coordina-mento locale
6,1
Federazionenazionale
3,0
Federazioneinternazio-nale
9,8
Totale
3,3
Amministrazione centrale dello Stato 6,9 3,2 9,5 26,8 8,0
Regione 42,8 37,0 45,0 57,5 43,5
Provincia 51,1 53,2 51,5 69,6 51,8
Comune (o loro consorzi o unioni) 79,8 82,3 78,0 68,0 79,0
Asl 36,7 45,2 59,9 46,7 47,1
Altri enti della PA 7,0 2,3 7,6 - 6,7
Altre organizzazioni di terzo settore 22,8 22,2 27,0 30,9 24,6
Imprese for profit 7,0 8,9 5,4 16,4 6,7
Enti religiosi 18,4 10,8 16,2 28,4 17,1
ex Ipab 1,1 - 1,8 - 1,3
Università 11,6 11,5 10,0 20,2 11,1
Scuole 24,7 39,0 27,3 20,2 26,9
44 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
giudizi. Le organizzazioni di volontariato che, invece, fanno parte dicoordinamenti locali o nazionali mettono in evidenza i problemi chesorgono dalla burocratizzazione dei procedimenti. Mentre chi fa partedi coordinamenti internazionali si lamenta molto della reperibilità delpersonale, della trasparenza delle procedure, della professionalitàdegli operatori e dell'efficienza delle risorse.
Evidentemente chi lavora molto sul territorio è anche più abituatoa smorzare le critiche a causa di una esperienza di lavoro più control-labile e più finalizzata alla cooperazione fattiva.
Relativamente alle azioni per migliorare i rapporti con le ammi-nistrazioni si osserva quanto segue: le organizzazioni di volontariatofederate internazionalmente vorrebbero una migliore valutazionecondivisa dei risultati, una corretta individuazione dei bisogni emaggiore partecipazione alla programmazione delle politiche diintervento. Le organizzazioni di volontariato che invece fanno partedi federazioni nazionali, vorrebbero più partecipazione alla proget-tazione delle attività, più autonomia nella realizzazione dei progettie maggiore diffusione dei risultati. Le organizzazioni di volontariatocoordinate localmente selezionano tra le azioni da attivare permigliorare le relazioni con la pubblica amministrazione una correttaindividuazione dei bisogni, la valutazione condivisa dei risultati eloro diffusione. Chi non appartiene a nessun gruppo non si diffe-renzia molto dalla media delle risposte.
Tab. 15 Problemi che si presentano nel lavoro con la PA per appartenenza ad organizzazioni più grandi (1=inesistente 10=massimo) - valori medi
Reperibilità del personale di riferimento
Nessuna
4,2
Coordina-mento locale
3,6
Federazionenazionale
3,9
Federazioneinternazio-nale
4,7
Totale
4,1
Affidabilità dei collaboratori della P.A. 4,0 3,4 3,9 4,0 3,9
Trasparenza nelle procedure operative 4,2 3,6 4,0 5,0 4,1
Burocratizzazione dei procedimenti 6,0 5,4 6,0 5,7 5,9
Condivisione della cultura di intervento 4,2 3,8 4,1 3,6 4,1
Professionalità degli operatori pubblici 4,1 3,5 3,5 4,9 3,8
Efficacia degli interventi 4,3 3,3 3,6 3,6 3,9
Efficienza nella gestione delle risorse disponibili 4,6 3,8 4,1 4,7 4,3
Politicizzazione dei rapporti 4,0 3,5 3,8 2,8 3,9
Reciprocità nelle relazioni 3,8 3,0 3,6 3,2 3,6
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 45
La riforma del Titolo V della Costituzione non trova molto infor-mate e sensibili le organizzazioni di volontariato. Soltanto quellecoordinate in federazioni internazionali, mostrano un grande ottimi-smo rispetto al crescere delle occasioni di collaborazione, alla stabilitàdella collaborazione e ai sostegni in fase di progettazione. Per il restodei temi pensano che tutto rimarrà uguale a prima. Va comunquericordato che un'associazione su due ha dichiarato di non avere ideadei cambiamenti che possano verificarsi.
2.2.4 Organizzazioni di volontariato: grandi e piccole, ricche epovere
Rispetto numero di soci, il 57% delle organizzazioni intervistateha fra i 26 e i 250 membri.
Tab. 16 Azioni necessarie per lavorare meglio con la PA per appartenenza ad organizzazioni più grandi (1=per nulla necessario 10=fondamentale) - valori medi
Cambiamenti legislativi sul volontariato
Nessuna
6,3
Coordina-mento locale
6,3
Federazionenazionale
6,3
Federazioneinternazio-nale
6,5
Totale
6,3
Corretta individuazione e analisi dei bisogni 7,8 8,0 7,9 7,5 7,9
Partecipazione alla programmazione delle politichedi intervento 7,6 7,3 7,6 7,5 7,6
Partecipazione alla progettazione delle attività 7,3 7,1 7,4 7,3 7,3
Autonomia nella realizzazione delle attività 7,2 7,4 7,4 6,1 7,3
Valutazione condivisa dei risultati 7,5 8,0 7,7 7,9 7,6
Sensibilizzazione e diffusione dei risultati 7,8 8,2 8,0 7,1 7,9
Finanziamenti alle associazioni 8,5 8,3 8,4 6,8 8,4
Tab. 17 Dimensione per classi di soci
%
Non Indicato 1,0
1-25 20,3
26-100 40,0
101-250 17,2
oltre 250 21,5
Totale 100,0
46 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Anche se prendendo in considerazione solo i soci attivi la percen-tuale delle piccole organizzazioni raddoppia, quella delle medie rimaneinvariata, mentre si dimezzano le grandi.
A riprova della specificità di questo mondo, si osserva che ben il74% delle organizzazioni intervistate non ha nessun lavoratore dipen-dente. Il restante 20% ne ha fino a 10, e solo il 6% circa più di 10.
Disaggregando il dato per settore operativo, fatta eccezione per lasanità, si rileva che la maggior parte ha un numero di soci attivi infe-riore alle 26 unità. Si tratta dunque di organizzazioni piccole.Particolarmente piccole appaiono le organizzazioni di volontariatoche si occupano di assistenza sociale e cultura. Più grandi sono quelleche si occupano di protezione civile, istruzione e protezione dell'am-biente. Anche se le organizzazioni di maggiore dimensione sono quel-le che si occupano di sanità, di tutela dei diritti e quelle sportive.
Tab. 18 Soci attivi sul totale (soci che partecipano attivamente e regolarmente alle iniziative dell'organizzazione esclusi i socilavoratori)
%
Non Indicato 1,7
1-25 45.0
26-100 33,2
101-250 12,2
oltre 250 7,8
Totale 100,0
Tab. 19 Lavoratori dipendenti (compresi i soci lavoratori)
%
Nessuno 74,1
fino a 10 20,0
più di 10 5,9
Totale 100,0
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 47
Prendendo in considerazione i soci attivi, si nota che ancora unavolta le organizzazioni di volontariato che si occupano di sanità hannopiù risorse umane a disposizione. Le organizzazioni di volontariato piùpiccole sembrano essere quelle che si operano nella cultura e nella pro-tezione civile. Le organizzazioni di volontariato di assistenza socialesono più rappresentate tra quelle che hanno dai 26 ai 100 soci, mentrequelle sportive sono quelle che più spesso contano il maggior numero disoci (fra i 100 e i 250 soci).
Tab. 20 Numero di soci per settore operativo prevalente.
Sanità
1-25
6,2
26-100
30,5
101-250
26,0
oltre 250
36,4
Totale
100,0
Assistenza sociale 25,9 41,2 16,4 14,9 100,0
Cultura (tutela dei beni culturali e artistici) 28,1 45,7 17,2 8,0
100,0
NonIndicato
0,9
1,6
1,0
Protezione civile 21,9 65,6 5,8 6,6 100,0-
Istruzione, educazione, formazione 18,4 53,7 12,3 15,6 100,0-
Protezione dell'ambiente e dei beniambientali 24,8 51,6 11,0 12,6
100,0-
Tutela/promozione dei diritti (consu-matori, etc.) 25,5 13,3 8,4 49,5
100,03,3
Attività sportive e ricreative 13,8 33,2 15,8 35,9 100,01,3
Altro 41,2 24,5 15,6 18,7 100,0-
Totale 20,3 40,0 17,2 21,5 100,01,0
Tab. 21 Numero di soci per settore operativo prevalente.
Sanità
1-25
19,8
26-100
44,5
101-250
21,9
oltre 250
12,5
Totale
100,0
Assistenza sociale 47,0 36,1 9,7 5,0 100,0
Cultura (tutela dei beni culturali e artistici) 67,1 20,0 5,1 6,8 100,0
NonIndicato
1,3
2,2
1,0
Protezione civile 60,0 29,2 9,0 1,7 100,0-
Istruzione, educazione, formazione 61,9 26,9 5,4 3,7 100,02,1
Protezione dell'ambiente e dei beniambientali 60,3 24,3 7,1 6,4 100,02,0Tutela/promozione dei diritti (consumatori, etc.) 42,1 23,3 9,2 22,1
100,03,3
Attività sportive e ricreative 40,5 24,5 18,5 13,5 100,03,0
Altro 61,1 22,4 9,8 6,8 100,0-
Totale 45,0 33,2 12,2 7,8 100,01,7
48 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Inoltre, quasi i tre quarti delle organizzazioni di volontariato nonha dipendenti, e solo il 6% ne ha più di 10. In questo caso ci si trovaprevalentemente di fronte a organizzazioni che si occupano di istru-zione ed educazione, ma anche assistenza sociale e tutela e promozio-ne dei diritti.
La numerosità dei soci a disposizione influisce sul tipo di rap-porti che si sono avuti nel 2005. Le organizzazioni di volontariatopiù grandi lavorano maggiormente con tutti gli attori selezionati, inmodo particolare con l'amministrazione centrale dello Stato, leimprese non profit, le ex Ipab e le università. Le organizzazioni divolontariato medio grandi lavorano di più con l'Unione Europea ele Asl. Infine, le organizzazioni di volontariato più piccole tendono alavorare maggiormente con le imprese for profit e meno con tuttigli altri attori.
Tab. 22 Numero di dipendenti per settore operativo prevalente.
Sanità
fino a 10
21,3
più di 10
4,5
Totale
100,0
Assistenza sociale
Cultura (tutela dei beni culturali e artistici)
Nessuno
74,3
19,9 6,5 100,073,6
13,6 3,1 100,083,3
2,6 7,4 100,090,1
28,4 13,7 100,057,9
8,5 5,0 100,086,5
39,5 6,6 100,053,9
20,6 4,1 100,075,3
28,1 - 100,071,9
20,0 5,9 100,074,1
Protezione civile
Istruzione, educazione, formazione
Protezione dell'ambiente e dei beni ambientali
Tutela/promozione dei diritti (consumatori, etc.)
Attività sportive e ricreative
Altro
Totale
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 49
La stessa situazione emerge guardando al rapporto prevalenteavuto nel 2005. Le organizzazioni di volontariato con più soci attivihanno lavorato in prevalenza con l'amministrazione centrale delloStato, Regioni e Asl, mentre hanno lavorato poco (rispetto alla fre-quenza generale) con i Comuni. Le organizzazioni di volontariato piùpiccole hanno lavorato in misura maggiore con Provincia, Comune escuole.
Tab. 23 Numero di soci attivi per organizzazioni che hanno avuto rapporti con la PA nel 2005
1-25 26-100 101-250 oltre 250 Totale
Organismi dell'Unione Europea 40,8 30,8 21,6 6,7 100,0
NonIndicato
-
Amministrazione centrale dello Stato 35,2 31,3 10,5 17,2 100,05,9
Regione 42,3 37,1 10,0 8,9 100,01,7
Provincia 45,3 34,2 10,1 9,2 100,01,2
Comune (o loro consorzi o unioni) 44,4 34,0 12,2 8,2 100,01,3
Asl 33,4 40,4 15,6 9,5 100,01,1
Altri enti della PA 35,1 36,1 15,1 12,0 100,01,7
Altre organizzazioni di terzo settore 39,6 38,8 10,0 9,3 100,02,3
Imprese for profit 52,8 23,7 8,1 15,4 100,0-
Enti religiosi 37,7 39,3 10,5 10,4 100,02,1
Ex Ipab 24,3 34,1 8,1 33,5 100,0-
Università 43,5 30,6 10,0 14,2 100,01,7
Scuole 42,5 33,6 10,9 10,3 100,02,7
Tab. 24 Ente pubblico con cui l'organizzazione ha lavorato maggiormente nel 2005 pernumero di soci attivi
1-25 26-100 101-250 oltre 250 Totale
Non indicato 14,3 8,4 12,3 15,0 12,1
NonIndicato
11,3
Amministrazione centrale dello Stato 1,3 0,4 - 9,7 1,819,3
Regione 6,5 8,7 5,5 4,5 6,95,6
Provincia 12,7 8,4 6,6 9,9 10,25,1
Comune (o loro consorzi o unioni) 44,7 40,9 31,8 28,1 40,436,1
Asl 13,2 28,1 36,6 30,2 22,417,6
Altri enti della PA 1,8 1,4 4,6 1,3 1,9-
Ex Ipab 0,2 0,7 - - 0,3-
Università 1,2 - - - 0,5-
Scuole 4,3 3,1 2,8 1,2 3,55,0
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0100,0
50 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Le organizzazioni con più soci attivi sono anche quelle che hannopartecipato maggiormente ai corsi di formazione della pubblicaamministrazione.
È interessante notare che all'aumentare del numero di soci i pro-blemi con l'amministrazione diminuiscono: sono prevalentemente leorganizzazioni di volontariato piccole ad avere più problemi. Questelamentano la scarsa professionalità degli operatori pubblici, l'ineffica-cia degli interventi, la politicizzazione dei rapporti e la reciprocitànelle relazioni. Le organizzazioni di volontariato più grandi sono,invece, più critiche rispetto l'inefficienza nella gestione delle risorse.
Passando dalle elaborazioni in base al numero di soci a quelle inbase al valore del bilancio, si rileva che le entrate delle organizzazioninon sono elevatissime. Se si escludono quanti non hanno risposto(12,2%), più della metà delle organizzazioni di volontariato hanno unammontare delle entrate inferiore a 25.000 euro su base annua.
Tab. 25 Partecipazione a corsi di formazione organizzati dalla PA per numero di soci attivi
1-25 26-100 101-250 oltre 250 Totale
NO 66,2 63,5 63,7 62,8 64,9
NonIndicato
76,4
SI 33,8 36,5 36,3 37,2 35,123,6
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0100,0
Tab. 26 Problemi che si presentano nel lavoro con la PA per numero di soci attivi (1=inesistente ... 10=massimo) - valori medi
1-25 26-100 101-250 oltre 250 Totale
Reperibilità del personale di riferimento 4,3 3,9 3,8 4,0 4,1
NonIndicato
3,7
Affidabilità dei collaboratori della PA 4,2 3,8 3,8 3,5 3,93,5
Trasparenza nelle procedure operative 4,2 4,1 3,8 3,7 4,13,4
Burocratizzazione dei procedimenti 5,9 6,1 5,5 5,5 5,95,9
Condivisione della cultura di intervento 4,2 4,1 4,1 3,5 4,13,7
Professionalità degli operatori pubblici 4,2 3,7 3,4 3,4 3,83,2
Efficacia degli interventi 4,3 3,8 3,7 3,2 3,93,0
Efficienza nella gestione delle risorsedisponibili 4,5 4,2 4,0 4,3 4,33,6
Politicizzazione dei rapporti 4,2 3,6 3,8 2,9 3,94,9
Reciprocità nelle relazioni 3,8 3,6 3,6 3,2 3,62,9
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 51
In base alla tipologia delle fonti di finanziamento si osserva la pre-valenza dei ricavi da contratti e/o convenzioni con il pubblico (più diun terzo), seguita dall'autofinanziamento dei soci (una su quattro),donazioni e contributi a titolo gratuito. Tale indicatore si presta aduna duplice lettura: da una parte si potrebbe argomentare che ladipendenza delle organizzazioni di volontariato è pari a circa un terzodelle loro entrate; dall'altra che esiste una certa integrazione con ilsistema dei servizi pubblici. Entrambe le annotazioni rimandano aduna riflessione di maggior respiro sul ruolo e sui compiti delle asso-ciazioni di volontariato, rispetto non solo alla pubblica amministra-zione ma anche ad altre espressioni del cosiddetto terzo settore quali,ad esempio, le cooperative sociali nell'ambito dei servizi alla persona.
Tab. 27 Entrate dell'organizzazione con riferimento al bilanciodel 2004
%
Non risponde 12,2
Meno di 5.000 euro 27,0
da 5.000 a 25.000 euro 28,3
da 26.000 a 100.000 18,9
da 101.000 a 250.000 7,3
Oltre 250.000 euro 6,3
Totale 100,0
Tab. 28 Struttura percentuale delle fonti delle entrate relative albilancio del 2004
%
Ricavi da contratti e/o convenzioni con enti o istituzioni 34
Contributi a titolo gratuito da enti o istituzioni pubbliche 16
Finanziamenti da progetti europei 1
Donazioni e offerti di cittadini privati 17
Autofinanziamento dei soci 26
Redditi patrimoniali, finanziari o rendite 1
Pagamenti dagli utenti 5
Trasferimenti da strutture associative superiori/inferiori 1
Totale 100
52 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Poche sono le organizzazioni proprietarie di una sede, mentre laquasi totalità possiede strumenti tecnologici.
Coerentemente con la vocazione non profit delle stesse, le entratein bilancio non sono perciò particolarmente elevate (con l'eccezionedi un 6% che ha superato i 250.000 euro). Le organizzazioni più ric-che sono impegnate specialmente nell'istruzione, ma anche nella tute-la e promozione dei diritti. Le meno ricche sono più attive nella pro-tezione civile e ambientale.
Le organizzazioni di maggiore dimensione, inoltre, sono quelleche nel 2004 hanno lavorato più della media con Unione Europea,amministrazione centrale dello Stato, Regione, Provincia, e scuole.Le medio-grandi con Comuni e Asl, e le piccole con Comune eProvincia.
Tab. 29 Beni utilizzati per le attività
%
Sede in proprietà 19.1
Strumenti tecnologici (computer, internet, etc.) 91.5
Mezzi di trasporto 43.8
Tab. 30 Entrate bilancio 2004 per settore operativo prevalente
Meno di5.000 euro
da 5.000 a25.000 euro
da 26.000 a100.000
Da 101.000a 250.000
oltre250.000euro
Sanità 28,9 28,3 17,0 9,5 5,4
Non risponde
10,9
Assistenza sociale 22,5 26,1 25,4 7,6 5,7
Totale
100,0
100,012,7
Cultura (tutela dei beniculturali e artistici) 32,9 38,7 11,8 - 4,3 100,012,3
Protezione civile 47,0 22,8 17,1 - - 100,013,2
Istruzione, educazione,formazione 22,1 25,8 13,1 12,1 17,9 100,09,0
Protezione dell'ambiente edei beni ambientali 37,9 43,9 9,5 - - 100,08,7
Tutela/promozione deidiritti (consumatori, etc.) 17,6 20,8 18,5 23,3 6,6 100,013,2
Attività sportive e ricreative 25,4 25,5 21,6 4,5 4,6 100,018,3
Altro 22,0 27,0 14,4 8,8 11,7 100,016,0
Totale 27,0 28,3 18,9 7,3 6,3 100,012,2
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 53
La ricchezza delle organizzazioni di volontariato influenzamolto anche la partecipazione ai corsi di formazione. Sono certa-mente le organizzazioni di volontariato più ricche (dai 26.000 euroin avanti) quelle che si sono rese disponibili a prendere parte aquesti corsi.
Rispetto ai problemi sorti nei rapporti di collaborazione con lapubblica amministrazione, si nota che le organizzazioni di volontaria-to di maggiori dimensioni (dai 101.000 euro in avanti) tendono a sot-tolineare la mancanza di trasparenza nelle procedure operative, laburocratizzazione dei procedimenti, e la mancanza di condivisionedella cultura di intervento. Le organizzazioni di volontariato più pic-cole, invece, sottolineano la mancanza della cultura di condivisione, la
Tab. 31 Ente pubblico con cui l'organizzazione ha lavorato maggiormente nel 2005 perentrate bilancio 2004
Meno di5.000 euro
da 5.000 a25.000 euro
da 26.000 a100.000
Da 101.000a 250.000
oltre250.000euro
Non indicato 18,8 9,1 8,2 2,4 6,7
Non risponde
18,9
Amministrazione centraledello Stato 0,3 2,0 1,5 1,7 6,2
Totale
12,1
1,82,7
Regione 4,6 7,6 10,6 9,5 11,1 6,91,4
Provincia 5,3 10,5 10,0 9,2 17,7 10,217,2
Comune (o loro consorzi o unioni) 41,7 42,7 41,1 44,2 31,2 40,433,4
Asl 22,3 23,3 18,3 31,8 19,6 22,422,5
Altri enti della PA 2,8 1,1 3,0 - 1,4 1,92,0
ex Ipab 0,4 - 1,2 - - 0,3-
Università - 1,1 0,5 a- 1,7 0,5-
Scuole 3,8 2,7 5,7 1,2 4,3 3,51,9
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0100,0
Tab. 32 Partecipazione a corsi di formazione organizzati dalla PA per entrate bilancio 2004
Meno di5.000 euro
da 5.000 a25.000 euro
da 26.000 a100.000
Da 101.000a 250.000
oltre250.000euro
NO 72,1 68,6 56,8 44,0 56,4
Non risponde
69,9
SI 27,9 31,4 43,2 56,0 4,6
Totale
64,9
35,130,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0100,0
54 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
scarsa professionalità degli operatori, l'inefficacia degli interventi e l'i-nefficienza delle risorse, che sembrano riflettere una maggiore atten-zione a problemi più “pratici” dei precedenti.
Le soluzioni percepite per migliorare il rapporto con la pubblicaamministrazione dipendono dalla ricchezza delle organizzazioni. Inpratica, quelle più grandi vorrebbero miglioramenti sotto tutti ipunti di vista considerati. Possiamo osservare che questa tendenzadiminuisce al diminuire del valore del bilancio dell'organizzazionidi volontariato. Le meno ricche quindi appaiono meno pretenzioserispetto alle più grandi.
Tab. 33 Problemi che si presentano nel lavoro con la PA per entrate bilancio 2004 (1=inesistente ... 10=massimo) - valori medi
Meno di5.000 euro
da 5.000 a25.000 euro
da 26.000 a100.000
Da 101.000a 250.000
oltre250.000euro
Reperibilità del personaledi riferimento 4,4 3,8 4,0 3,9 3,9
Non risponde
4,2
Affidabilità dei collaboratori della P.A. 4,2 3,5 4,1 3,9 4,1
Totale
4,1
3,93,7
Trasparenza nelle procedure operative 3,9 4,0 4,3 4,4 4,3 4,13,8
Burocratizzazione dei procedimenti 5,7 6,0 6,1 6,3 6,2 5,95,5
Condivisione della culturadi intervento 4,3 3,7 4,1 4,5 4,6 4,14,1
Professionalità degli operatori pubblici 4,0 3,7 4,0 3,5 4,1 3,83,8
Efficacia degli interventi 4,1 3,8 4,1 3,8 3,6 3,93,9
Efficienza nella gestionedelle risorse disponibili 4,3 4,4 4,5 4,5 4,2 4,33,9
Politicizzazione dei rapporti 3,9 3,7 4,1 3,9 3,4 3,94,0
Reciprocità nelle relazioni 3,7 3,4 3,8 3,6 3,7 3,63,7
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 55
Una tendenza simile si osserva anche a riguardo della percezio-ne della riforma del Titolo V della Costituzione. Sono soprattuttole organizzazioni di volontariato che hanno entrate superiori ai100.00 euro a mostrarsi molto ottimiste circa il futuro sotto tuttigli aspetti. Le meno ricche invece mostrano di non sapere prevede-re cosa accadrà.
Se si analizzano le forme di finanziamento delle organizzazioni divolontariato, si osserva che i proventi derivano principalmente dacontratti con enti pubblici, per un quinto da autofinanziamento deisoci e, una quota minore, dalle donazioni. Solo il 5% delle entrateproviene da pagamenti diretti degli utenti.
In particolare, chi ricava maggiormente da contratti e convenzionisono le organizzazioni di volontariato sanitarie e assistenziali; chiricava da contributi a titolo gratuito provenienti dal pubblico, sono leorganizzazioni di volontariato d'istruzione e culturali; attraverso ledonazioni si finanziano soprattutto le organizzazioni di volontariatosanitarie, assistenziali e di tutela e promozione dei diritti.
L'autofinanziamento dei soci è diffuso in misura maggiore fra leorganizzazioni di volontariato culturali, di protezione civile, ambien-tale e le associazioni sportive. Infine, il pagamento da parte d'utenti sirileva, in particolare, nel settore della tutela e promozione dei dirittidei consumatori.
Tab. 34 Azioni necessarie per lavorare meglio con la PA per entrate bilancio 2004(1=per nulla necessario ... 10=fondamentale) valori medi
Meno di5.000 euro
da 5.000 a25.000 euro
da 26.000 a100.000
Da 101.000a 250.000
oltre250.000euro
Cambiamenti legislativi sul volontariato 6,1 6,3 6,6 6,5 7,0
Non risponde
5,8
Corretta individuazione eanalisi dei bisogni 7,7 8,1 7,8 8,6 8,3
Totale
6,3
7,97,2
Partecipazione alla proget-tazione delle attività 7,2 7,5 7,1 7,9 7,5 7,36,5
Autonomia nella realizza-zione delle attività 7,2 7,2 7,5 7,9 7,4 7,36,7
Valutazione condivisa deirisultati 7,5 7,8 7,8 8,3 8,1 7,66,5
Sensibilizzazione e diffusione dei risultati 7,9 8,1 7,9 8,3 8,1 7,97,1
Finanziamenti alle associazioni 8,4 8,5 8,5 8,7 8,5 8,47,9
Partecipazione alla programmazione dellepolitiche di intervento 7,4 7,8 7,4 8,1 8,1 7,67,0
56 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
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IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 57
I tipi di contratto più utilizzati sono di gran lunga le convenzionie gli accordi di programma. In particolare gli accordi di programmasono utilizzati nelle relazioni con la Unione Europea, altre organizza-zioni di volontariato di terzo settore, imprese for profit, enti religiosie scuole. Le convenzioni invece sono utilizzate molto nei rapporti conComuni, Asl, altri enti della pubblica amministrazione, ex Ipab eUniversità.
2.2.5 I servizi offerti, i tipi di attività e di destinatari dei servizi
In termini generali i servizi maggiormente offerti dal nostro cam-pione di organizzazioni riguardano il sostegno e l'ascoltosociale/morale, seguito da prestazioni sanitarie e di trasporto malati,promozione culturale, spettacoli, assistenza domiciliare e tutela deidiritti.
Tab. 36 Rapporti con enti per tipologia di contratto
Patti Convenzioni Concessioni Accordi diprogramma
Totale
Organismi dell'Unione Europea 6,8 31,7 4,5 57,0 100,0
Protocolli
-
Amministrazione centrale dello Stato 5,9 31,5 - 41,2 100,021,4
Regione 3,4 45,1 9,0 30,2 100,012,4
Provincia 2,8 34,5 15,0 33,6 100,014,0
Comune (o loro consorzi o unioni) 2,8 54,6 14,3 21,1 100,07,3
Asl 2,4 62,6 3,1 23,0 100,08,9
Altri enti della PA - 58,9 10,0 18,7 100,012,4
Altre organizzazioni di terzo settore 6,7 18,1 0,9 67,2 100,07,1
Imprese for profit 3,0 27,7 9,8 56,4 100,03,0
Enti religiosi 5,8 7,4 20,1 63,9 100,02,8
ex Ipab - 69,2 15,4 15,4 100,0-
Università 5,6 58,0 1,4 32,7 100,02,2
Scuole 3,7 20,2 1,4 62,9 100,011,8
58 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
I servizi sono indirizzati per quasi il 50% sia ai soci che a utentiesterni. Ben il 40% delle organizzazioni eroga servizi solo ad utentiesterni e solo l'11% ai propri soci. Si tratta quindi di un volontariatoaperto all'esterno orientato ad assolvere la propria funzione pubblica.
Tab. 37 Servizi offerti
%
Conservazione, sorveglianza e promozione di beni culturali e artistici 8,8
Gestione e organizzazione di attività sportive 9,2
Gestione e organizzazione di spettacoli e intrattenimenti 16,7
Inserimento lavorativo 5,8
Sostegno allo studio 10,8
Formazione professionale 10,1
Prestazioni sanitarie e di trasporto malati 28,3
Sostegno e ascolto sociale e morale 40,3
Servizi di assistenza domiciliare 13,2
Servizi di assistenza residenziale 7,7
Interventi in situazioni di emergenza e calamità 9,4
Tutela dell'ambiente e protezione degli animali 8,9
Consulenza legale e fiscale 5,0
Assistenza per adozioni ed affidi 3,8
Promozione culturale 21,9
Tutela e promozione dei diritti umani 12,9
Gestione e organizzazione di attività per i paesi in via di sviluppo 4,7
Tab. 38 Destinatari dei servizi offerti
%
Non Indicato 1,1
Solo ai soci 11,1
Soci e utenti esterni 48,8
Solo utenti esterni 39,1
Totale 100,0
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 59
Naturalmente i servizi offerti sono strettamente collegati con ilsettore operativo prevalente: ad esempio, la quasi totalità delle orga-nizzazioni che operano nella protezione civile (83%) offre interventiin situazioni di emergenza e calamità e la metà di queste offre ancheservizi di tutela dell'ambiente e di protezione per gli animali. Nellatab. 39 è possibile analizzare in particolare questa relazione moltocomplessa.
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60 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Riguardo i destinatari finali dei servizi offerti si osserva che sonole organizzazioni più aperte all’esterno quelle più attive e impegnatenella collaborazione con le istituzioni.
Va sottolineato come in generale le organizzazioni di volonta-riato che erogano servizi solo a utenti esterni non si aspettino par-ticolari cose dalla riforma costituzionale. Chi eroga servizi sia aisoci che agli esterni è invece generalmente molto ottimista rispettoal futuro. Chi invece eroga servizi solo ai soci mostra un elevatotasso di pessimismo rispetto alla riforma del Titolo V.
Le organizzazioni di volontariato che erogano servizi ai soli socisono anche quelle che partecipano meno ai corsi di formazione dellapubblica amministrazione.
Tab. 40 Destinatari dei servizi per organizzazioni con cui hanno avuto rapporti nel 2005
Organismi dell'Unione Europea
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-
solo ai soci
14,0
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49,3
solo a utenti esterni
36,7
Totale
100,0
Amministrazione centrale dello Stato - 5,6 49,1 45,3 100,0
Regione 1,3 9,0 50,4 39,2 100,0
Provincia 1,1 9,3 52,4 37,2 100,0
Comune (o loro consorzi o unioni) 1,3 10,5 50,8 37,4 100,0
Asl 1,4 10,8 50,4 37,4 100,0
Altri enti della PA - 3,2 58,3 38,5 100,0
Altre organizzazioni di terzo settore 2,2 5,0 48,0 44,7 100,0
Imprese for profit - 7,0 55,2 37,9 100,0
Enti religiosi 1,6 5,7 44,5 48,2 100,0
ex Ipab - - 81,0 19,0 100,0
Università - 9,4 59,7 30,9 100,0
Scuole 1,0 7,7 51,1 40,2 100,0
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 61
Anche i problemi con le amministrazioni pubbliche riflettono iltipo di destinatari dei servizi. Chi si rivolge solo ai soci sottolineamolto meno l'esistenza di problemi, anche perché come abbiamovisto collabora meno. Chi eroga servizi solo a utenti esterni sottoli-nea, con maggiore frequenza della media tutti i tipi di problemi,soprattutto la condivisione della cultura operativa.
Simile appare la correlazione con le soluzioni da apportare.Anche in questo caso le organizzazioni di volontariato che eroganosolo servizi ai soci sono meno pretenziose. Mentre finanziamenti,diffusione dei risultati e individuazione dei bisogni sono le soluzio-ni più ricercate dalle altre organizzazioni.
Tab. 41 Partecipazione a corsi di formazione organizzati dalla PA per destinatari dei servizi
NO
non indicato
49,9
solo ai soci
74,7
ai soci e autenti esterni
65,7
solo a utenti esterni
61,6
Totale
64,9
SI 50,1 25,3 34,3 38,4 35,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Tab. 42 Problemi che si presentano nel lavoro con la PA per destinatari dei servizi(1=inesistente ... 10=massimo) - valori medi
Reperibilità del personale di riferimento
non indicato
3,3
solo ai soci
3,8
ai soci e autenti esterni
4,0
solo a utenti esterni
4,2
Totale
4,1
Affidabilità dei collaboratori della P.A. 2,4 3,5 3,9 4,0 3,9
Trasparenza nelle procedure operative 2,7 3,8 4,1 4,1 4,1
Burocratizzazione dei procedimenti 4,9 4,9 6,0 6,1 5,9
Condivisione della cultura di intervento 3,7 3,4 4,0 4,4 4,1
Professionalità degli operatori pubblici 1,8 3,2 3,9 3,9 3,8
Efficacia degli interventi 3,5 3,6 3,9 4,1 3,9
Efficienza nella gestione delle risorse disponibili 3,9 3,9 4,3 4,4 4,3
Politicizzazione dei rapporti 3,9 2,7 4,0 4,0 3,9
Reciprocità nelle relazioni 3,6 3,1 3,6 3,8 3,6
62 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Passiamo ora al tipo di attività. La tab. 44 mostra analiticamentei campi di attività incrociati con l'ente pubblico con cui le organiz-zazioni di volontariato hanno collaborato prevalentemente nel2005.
Tab. 43 Azioni necessarie per lavorare meglio con la PA per destinatari dei servizi(1=per nulla necessario ... 10=fondamentale) - valori medi
Cambiamenti legislativi sul volontariato
non indicato
4,2
solo ai soci
6,9
ai soci e autenti esterni
6,3
solo a utentiesterni
6,2
Totale
6,3
Corretta individuazione e analisi dei bisogni 9,3 7,5 7,8 8,0 7,9
Partecipazione alla programmazione delle politichedi intervento
6,7 6,7 7,7 7,6 7,6
Partecipazione alla progettazione delle attività 6,3 6,4 7,4 7,4 7,3
Autonomia nella realizzazione delle attività 7,7 6,3 7,4 7,4 7,3
Valutazione condivisa dei risultati 8,5 6,8 7,8 7,6 7,6
Sensibilizzazione e diffusione dei risultati 8,9 7,0 8,0 8,0 7,9
Finanziamenti alle associazioni 9,9 7,5 8,5 8,6 8,4
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 63
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64 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Rispetto ai principali problemi che sono sorti lavorando con leamministrazioni pubbliche, le organizzazioni di volontariato chesvolgono attività culturali affermano di aver trovato problemi nellatrasparenza delle procedure, nell'affidabilità e nella professionalitàdegli operatori, e nell'efficienza della gestione delle risorse. Quelleche gestiscono e organizzano attività sportive sembrano non avereavuto particolari problemi.
Chi organizza spettacoli e intrattenimenti si lamenta della buro-crazia dei procedimenti. Le attività di inserimento lavorativo risulta-no correlate a problemi dovuti invece a quasi tutti i tipi di rapportiinclusi nella batteria di domande. Il sostegno allo studio è caratte-rizzato da problemi di efficacia degli interventi e efficienza nellagestione delle risorse. La formazione professionale pone in evidenzaproblematiche relative a moltissimi ambiti di relazione. Chi svolgeprestazioni sanitarie e di trasporto malati, di sostegno e ascoltosociale e morale, attività di assistenza domiciliare e residenziale sot-tolinea molto i problemi di burocratizzazione.
Gli interventi in situazioni di emergenza e calamità tornano adessere luoghi multiproblematici. La tutela dell'ambiente e degli ani-mali vede emergere problemi di burocratizzazione e politicizzazionedelle relazioni. Chi fa assistenza per adozioni e affidi è piuttosto cri-tico su tutti gli ambiti di relazione. Il settore della promozione cul-turale non appare come un ambito molto problematico. La tutela ela promozione dei diritti umani invece rileva problemi di burocra-tizzazione ma anche di rapporti con gli operatori pubblici.
La gestione e organizzazione di attività per i paesi in via di svi-luppo fa emergere soprattutto il problema della politicizzazione.Infine la consulenza legale non appare particolarmente caratterizza-ta da specifici problemi. In sintesi: le attività dove emergono piùproblemi con la pubblica amministrazione sembrano essere quellidell'inserimento lavorativo, della formazione professionale, degliinterventi in situazioni di calamità e di assistenza per adozioni eaffidi.
Rispetto alle azioni ritenute necessarie per migliorare quei rap-porti con le amministrazioni, si evidenziano alcune aree particolar-mente interessanti. Per chi svolge attività di inserimento lavorativooccorrerebbe una più corretta individuazione dei problemi, piùpartecipazione alla programmazione degli interventi e alla gestionedelle attività. Lo stesso vale per la formazione professionale.
Chi svolge interventi in situazioni di emergenza e calamitàrichiede più partecipazione alle attività e più finanziamenti. Chi faassistenza per adozioni e affidi si attende modifiche legislative efinanziamenti alle proprie attività.
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 65
2.3 L'ente con rapporto privilegiato e i rapporti avuti con la pubblica amministrazione nel 2005
2.3.1 Un rapporto poco innovativo e alla ricerca di nuove sinergie
Passiamo ora all'analisi dei rapporti privilegiati delle organizzazio-ni intervistate e delle relazioni avute nel 2005. Nel corso dell'anno leorganizzazioni hanno lavorato in netta prevalenza con i Comuni,seguiti dalle Province, dalle Asl e dalle Regioni. Molto meno frequentisono i rapporti con le scuole, le altre organizzazioni di volontariato diterzo settore e gli enti religiosi.
Va però sottolineato che pochi erano gli accordi formali con ipartner: solo il 32.2% ha dichiarato l'esistenza di intese, conven-zioni, appalti accordi con altre organizzazioni pubbliche o private.
La tab. 46 mostra in maniera analitica la diffusione di accordiformali.
Tab. 45 Rapporti per enti nel 2005
%
Organismi dell'Unione Europea 3,3
Amministrazione centrale dello Stato 8,0
Regione 43,5
Provincia 51,8
Comune (o loro consorzi o unioni) 79,0
Asl 47,1
Altri enti della PA 6,7
Altre organizzazioni di terzo settore 24,6
Imprese for profit 6,7
Enti religiosi 17,1
ex Ipab 1,3
Università 11,1
Scuole 26,9
66 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Rispetto alle attività principali di collaborazione si riscontranodelle differenze, a seconda del tipo di amministrazioni con le qualile organizzazioni del campione hanno collaborato. Ad esempio: glienti religiosi sono particolarmente coinvolti nella fase di individua-zione e analisi dei bisogni; ex Ipab e amministrazione centrale delloStato in quella di programmazione; Unione Europea, Provincia eComune nella progettazione delle attività; mentre più collaborativenella fase di realizzazione sono risultate le università, scuole e Asl.
Tab. 46 Tipologia di accordo per Ente
Protocolli Patti Convenzioni Concessioni Accordi diprogramma
Organismi dell'UnioneEuropea - 4,2 19,5 2,8 35,1
non indicato
38,4
Amministrazione centraledello Stato 9,2 2,5 13,5 - 19,0
Totale
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100,055,7
Regione 6,8 1,9 24,7 4,9 16,5 100,045,3
Provincia 7,0 1,4 17,1 7,5 16,7 100,050,4
Comune 4,8 2,0 36,0 9,5 13,9 100,033,8
Asl 6,2 1,6 43,1 2,1 16,3 100,030,7
Altri enti della PA 4,6 - 22,0 3,7 7,0 100,062,7
Altre organizzazioni diterzo settore
3,6 3,4 9,2 0,5 34,3 100,049,0
Imprese for profit 1,4 1,4 12,6 4,5 25,7 100,054,5
Enti religiosi 1,1 2,4 3,0 8,1 25,8 100,059,6
ex Ipab - - 36,4 8,1 8,1 100,047,4
Università 1,2 3,1 32,2 0,8 18,2 100,044,4
Scuole 5,5 1,7 9,5 0,7 29,6 100,053,0
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 67
Tab.
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68 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Nel corso del 2005 gli enti con cui si è lavorato maggiormente intermini di tempo sono stati Comune, Asl e Provincia.
La valutazione delle relazioni con l'ente prevalente è risultata posi-tiva. In modo particolare sono state ben valutate l'efficacia della colla-borazione, la sua stabilità e la collaboratività. Sopra la sufficienza èstata considerata la paritarietà della relazione. Insufficiente, invece, èstata considerata l'innovatività della collaborazione.
Rispetto ad un più analitico giudizio circa i rapporti intrattenutidalle organizzazioni con le amministrazioni pubbliche, la ricerca si èoccupata di verificare quanto le organizzazioni di volontariato abbia-no appreso o se le stesse abbiano fornito nuove conoscenze alleamministrazioni nel corso della relazione di lavoro. In generale,entrambe le risposte sono sotto la sufficienza. In modo particolareemerge che le organizzazioni ritengono di aver appreso molto pocoda quella collaborazione. Leggermente migliore è il giudizio su quan-to loro abbiano offerto alle amministrazioni, ma pur sempre insuffi-ciente. Questo dato sottolinea come l'innovazione non sembri al cen-tro di questi processi.
Tab. 48 Valutazione delle relazioni con l'ente prevalente(utilizzi una scala da 1 a 10, dove 1 = per niente…10 = totalmente)
media
Efficaci 7,6
Innovative 5,6
Stabili 7,4
Strumentali 5,2
Collaborative 7,3
Paritarie 6,3
Tab. 49 Apprendimento e fornitura di nuove conoscenze.
media
La sua organizzazione ha appreso conoscenze nuove dallacollaborazione con questo Ente 4,8
La sua organizzazione ha fornito conoscenze nuove all'Entecon cui avete maggiormente collaborato 5,7
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 69
In effetti il dato è confermato dalla informazione successiva: sononegative le valutazioni circa il trasferimento da un soggetto all'altro dimetodi innovativi.
Neppure lo scambio di infrastrutture è giudicato favorevolmente.
Risulta peggiore la valutazione dello scambio di personale, cheappare praticamente assente.
A fronte di questi risultati deludenti, ci si sarebbe aspettato ungiudizio negativo anche sul ruolo del volontariato. Invece gli intervi-stati hanno affermato l'importanza del volontariato per la realizzazio-ne degli obiettivi, e l'utilità dello stesso nell'aumentare la flessibilità el'integrazione dei servizi. Queste risposte sembrano riflettere la perce-zione che il volontariato ha di se stesso come attore che compensa illavoro dell'ente pubblico e le sue difficoltà.
Tab. 50 Apprendimento e trasferimento di metodi di lavoro innovativi
media
Questo Ente ha insegnato alla sua organizzazione ad utilizzare metodi di intervento innovativi
3,4
La sua organizzazione ha contribuito a trasferire metodi diintervento innovativi nell'Ente con cui avete maggiormentecollaborato
4,5
Tab. 51 Utilizzo e fornitura di infrastrutture
media
La sua organizzazione ha utilizzato infrastrutture operativedell'Ente 4,8
La sua organizzazione ha fornito infrastrutture operativeall'Ente 3,2
Tab. 52 Utilizzazione e fornitura di personale
media
La sua organizzazione ha utilizzato personale specialisticofornito dall'Ente 2,8
La sua organizzazione ha fornito personale specialisticoall'Ente 3,6
70 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Riguardo ai problemi lamentati non si registrano evidenze parti-colari. Fra quelli sentiti come maggiormente ostativi nelle relazionicon le amministrazioni risultano i seguenti punti: la burocratizzazio-ne dei procedimenti, la mancanza di efficienza nella gestione dellerisorse disponibili, la mancanza di condivisione della cultura di inter-vento e di trasparenza nelle procedure operative, la difficoltà nellareperibilità del personale.
Si registra, invece, una più forte indicazione delle azioni ritenutenecessarie per una collaborazione migliore. Soltanto i cambiamentilegislativi sono nella fascia dei 6 punti; tutte le altre sono sopra il 7fino ad arrivare alla modificazione ritenuta più necessaria, un mag-gior finanziamento (8.4). Seguono la sensibilizzazione e diffusione deirisultati, la corretta individuazione e analisi dei bisogni (7.9), la valu-tazione condivisa dei risultati e la partecipazione alla programmazio-ne delle politiche d'intervento (7.6), la partecipazione alla progetta-zione di attività e l'autonomia nella realizzazione delle attività.
Tab. 53 Autovalutazione sull'utilità del volontario per obiettivo(1 = per niente/nessun problema…10 = totalmente)
media
Raggiungimento dei risultati nelle attività realizzate in collaborazione con l'Ente 8,6
Aumento della flessibilità nelle attività realizzate in collaborazione con l'Ente 7,7
Aumento del grado di integrazione nei servizi realizzati incollaborazione con l'Ente 7,5
Diminuzione della spesa dell'Ente 6,8
Tab. 54 Problemi nel lavorare con la PA (1 = per niente/nessun problema…10 = totalmente)
media
Reperibilità del personale di riferimento 4,1
Affidabilità dei collaboratori della P.A. 3,9
Trasparenza nelle procedure operative 4,1
Burocratizzazione dei procedimenti 5,9
Condivisione della cultura di intervento 4,1
Professionalità degli operatori pubblici 3,8
Efficacia degli interventi 3,9
Efficienza nella gestione delle risorse disponibili 4,3
Politicizzazione dei rapporti 3,9
Reciprocità nelle relazioni 3,6
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 71
2.3.2 I rapporti nel 2005
Nel corso del 2005 le organizzazioni di volontariato campionatehanno avuto rapporti principalmente con enti locali (primo fratutti il Comune), Asl e scuole. Si registra un collegamento traambito di interesse delle organizzazioni ed ente con cui hannointrattenuto rapporti.
Tab. 55 Azioni necessarie per migliorare l'efficacia delle relazionicon la PA (1=per nulla necessario…10=fondamentale)
media
Cambiamenti legislativi sul volontariato 6,3
Corretta individuazione e analisi dei bisogni 7,9
Partecipazione alla programmazione delle politiche di inter-vento
7,6
Partecipazione alla progettazione delle attività 7,3
Autonomia nella realizzazione delle attività 7,3
Valutazione condivisa dei risultati 7,6
Sensibilizzazione e diffusione dei risultati 7,9
Finanziamenti alle associazioni 8,4
72 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
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IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 73
Le organizzazioni però nel corso del 2005 non hanno in prevalen-za ratificato per scritto gli accordi presi con i loro partner.
Inoltre, più della metà di chi ha risposto affermativamente non hapoi saputo specificare il tipo di accordo.
L'attività di collaborazione principale è stata la realizzazione degliimpegni concordati e, in seconda battuta, la progettazione degli inter-venti. Molto basso il livello di diffusione dei risultati, anche rispettoalla valutazione degli stessi. Le attività svolte in cooperazione dipen-dono dal tipo di amministrazione coinvolta.
Tab. 57 Presenza di accordi formali tra organizzazioni per settore operativo prevalente
Sanità
SI
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Totale
100,0
Assistenza sociale
Cultura (tutela dei beni culturali e artistici)
NO
64,0
30,3 100,069,7
32,8 100,067,2
36,8 100,063,2
41,8 100,058,2
Protezione civile
Istruzione, educazione, formazione
21,8 100,078,2Protezione dell'ambiente e dei beni ambientali
36,3 100,063,7Tutela/promozione dei diritti (consumatori, etc.)
16,8 100,083,2Attività sportive e ricreative
31,2 100,068,8Altro
32,2 100,067,8Totale
74 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
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IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 75
In generale le collaborazioni attivate sono state giudicate soddisfa-centi: tutti gli enti con cui il volontariato ha collaborato hanno otte-nuto la piena sufficienza e le scuole e gli altri enti del terzo settorehanno raggiunto quasi 8 punti su 10.
A riprova del carattere principalmente locale del raggio di azionedegli interventi si evidenzia che il Comune, (indicato da oltre il 40%),si colloca al primo posto tra i soggetti con cui le organizzazionihanno avuto un rapporto privilegiato nel corso del 2005, seguito dalleAsl e dalle Province. Oltre il 10% delle organizzazioni intervistate nonha voluto o saputo indicare un ordine di priorità.
Tab. 59 Autovalutazione sulla forma di collaborazione per organizzazione (1=per niente positiva…10=estremamente positiva)
media
Organismi dell'Unione Europea 6,7
Amministrazione centrale dello Stato 6,7
Regione 6,9
Provincia 7,2
Comune 7,3
Asl 7,3
Altri enti della PA 7,3
Altre organizzazioni di terzo settore 7,8
Imprese profit 7,3
Enti religiosi 7,7
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76 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
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IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 77
La richiesta di valutare le relazioni intercorse con gli enti di cuisopra ha dato esiti complessivamente molto soddisfacenti, soprattuttoper ciò che riguarda l'efficacia, la stabilità e la collaborazione. I rap-porti sono risultati più tiepidi, invece, dal punto di vista della parità einsufficienti per ciò che riguarda il carattere innovativo. Anche l'ag-gettivo strumentale non ha raggiunto la sufficienza ma, soprattutto,ha creato molti dubbi negli intervistati, perché la maggior parte nonne ha capito il significato. In particolare, l'efficacia è stata apprezzatada chi ha lavorato con le ex Ipab e le università; l'innovatività con l'u-niversità; la stabilità con università e ex Ipab; la capacità di collabora-re con ex-Ipab, università e altre amministrazioni; la paritarietà conl'amministrazione centrale dello Stato.
Di interesse anche il tipo di finanziamento derivato. Si noti che chiriceve un contributo dagli utenti ha lavorato in prevalenza con le exIpab; chi vive di autofinanziamento ha lavorato con scuole e regione;chi ricava le entrate da contratti e convenzioni ha lavorato con uni-versità, ex Ipab e Asl.
Tab. 61 Valutazione delle relazioni con l'ente pubblico con cui hanno lavorato maggiormente (1= per niente…10 =totalmente) - valori medi
Amministrazione centrale dello Stato
Innovative
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Stabili
7,7
Strumentali
5,7
Collabo-rative
7,7
Paritarie
7,1
Efficaci
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Regione 6,2 7,0 5,8 7,4 6,47,7
Provincia 5,9 7,3 5,4 7,2 6,27,9
Comune (o loro consorzi o unioni) 5,3 7,2 5,1 7,1 6,07,4
Aziende sanitarie 5,5 7,9 5,1 7,5 6,67,7
Altri enti della PA 6,7 7,5 5,5 7,9 6,97,9
Ex Ipab 6,9 8,4 8,4 9,0 6,69,0
Università 8,2 8,7 5,7 7,8 5,38,9
Scuole 6,6 7.5 4,6 7,3 6,68,0
Totale 5,6 7,4 5,2 7,3 6,37,6
78 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
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1
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 79
Coerenti col punteggio assegnato al carattere innovativo della rela-zione con l'ente prevalente sono le valutazioni relative all'interscam-bio di conoscenze e metodologia. Il volontariato dichiara di offrireall'ente pubblico più know how di quanto non ne riceva. In particola-re è affermato che si sono fornite molte nuove conoscenze all'ammi-nistrazione centrale dello stato, alle ex Ipab e alle scuole e si è contri-buito a trasferire metodi di intervento innovativi all'amministrazionecentrale dello Stato alle ex Ipab e alle università. Viceversa si affermadi aver ricevuto molto da Asl, università e ex Ipab.
I risultati cambiano segno in relazione alla valutazione degliaspetti strutturali. In primo luogo è necessario sottolineare che sial'utilizzo di personale che d'infrastrutture è valutato in modo insuffi-ciente (fatta eccezione per chi ha avuto rapporti con l'università);inoltre in questo specifico, il volontariato si è dichiarato fruitore piùche fornitore soprattutto di infrastrutture.
Tab. 63 Interscambio di conoscenze/metodologie con l'ente pubblico con cui hanno lavorato maggiormente (1=per niente…10=completamente) - valori medi
Amministrazione centrale dello Stato
L'organizzazioneha appresoconoscenzenuove dalla col-laborazione conl'ente pubblico
7,4 6,9 5,7 6,7
Regione 5,1 6,1 3,6 5,0
Provincia 5,4 6,0 3,7 4,6
Comune (o loro consorzi o unioni) 4,3 5,9 2,9 4,4
Asl 5,3 4,7 4,1 4,4
Altri enti della PA 5,4 6,0 3,6 5,2
ex Ipab 6,9 6,5 2,6 5,7
Università 6,6 5,2 6,3 6,4
Scuole 3,8 7,0 2,0 4,7
Totale 4,8 5,7 3,4 4,5
L'organizzazioneha fornito conoscenzenuove all'entepubblico
L'organizzazioneha appresometodi di intervento innovativi dal-l'ente pubblico
L'organizzazioneha trasferitometodi di intervento innovativi all'ente pubblico
80 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Dai dati emerge un'autovalutazione decisamente positiva delruolo del volontariato. Il volontario, infatti, è ritenuto, dalle organiz-zazioni intervistate utilissimo per il raggiungimento dei risultati pre-fissi con l'ente (soprattutto per chi lavoro con le Asl) e anche ingrado di aumentare sia la flessibilità nelle attività che l'integrazionetra i servizi (soprattutto con l'università, le ex Ipab e le scuole). Se sifa eccezione per chi ha collaborato con scuole ed università, il perso-nale volontario è anche servito a fare risparmiare denaro all'ammini-strazione.
Tab. 64 Interscambio di infrastrutture/personale specialistico con l'ente pubblico con cui hanno lavorato maggiormente(1=mai…10=tutte le volte che è stato necessario) - valori medi
Amministrazione centrale dello Stato
L'organizzazioneha utilizzatoinfrastruttureoperative del-l'ente pubblico
1,7 3,2 1,8 2,7
Regione 2,9 3,0 2,1 3,9
Provincia 3,5 2,4 2,3 3,1
Comune (o loro consorzi o unioni) 5,6 3,1 2,0 3,8
Asl 4,6 3,6 4,6 3,0
Altri enti della PA 4,9 4,7 4,1 5,1
ex Ipab 3,4 7,0 3,3 7,2
Università 7,2 5,1 6,3 4,4
Scuole 5,7 2,8 2,5 5,8
Totale 4,8 3,2 2,8 3,6
L'organizzazioneha fornito infrastruttureoperative all'ente pubblico
L'organizzazioneha utilizzato personale specialistico fornito dall'entepubblico
L'organizzazioneha fornito personale specialisticoall'ente pubblico
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 81
Infine, solo il 35% delle organizzazioni, indipendentemente dalsettore operativo (fatta eccezione per la protezione civile), ha dichia-rato di aver usufruito di corsi di formazione organizzati dalla pubbli-ca amministrazione.
Tab. 65 Autovalutazione sull'utilità del ruolo del volontariato per obiettivi e per ente pubblico con cui hanno lavorato maggiormente(1= per niente…10=totalmente utile) - valori medi
Amministrazione centrale dello Stato
Raggiungimentodei risultati nelle attività realizzate in collaborazionecon l'ente
8,8 8,2 8,3 7,3
Regione 8,5 7,6 7,4 6,6
Provincia 7,7 7,1 6,5 6,2
Comune (o loro consorzi o unioni) 8,5 7,5 7,3 6,8
Asl 9,1 8,0 8,3 7,2
Altri enti della PA 9,0 8,0 8,6 7,7
ex Ipab 8,8 6,5 10,0 7,0
Università 8,5 8,5 8,3 4,9
Scuole 8,8 7,8 7,3 5,4
Totale 8,6 7,7 7,5 6,8
Aumento dellaflessibilitànelle attività realizzate in collaborazionecon l'ente
Aumento delgrado di integrazione neiservizi realizzatiin collaborazionecon l'ente
Diminuzionedella spesa dell'ente
82 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
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IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 83
2.4 Problemi e prospettive nei rapporti con la pubblica amministrazione
La domanda relativa alle aspettative di cambiamento legate all'in-troduzione del principio di sussidiarietà orizzontale ha creato alcuniproblemi. Innanzitutto, oltre la metà delle organizzazioni intervistatenon aveva mai sentito parlare di Titolo V per cui chiedeva spiegazionie quindi dichiarava di non sapere che cosa rispondere. Mentre le altresi sono distribuite tra un atteggiamento neutrale (tutto rimarrà ugua-le) e uno speranzoso migliorerà, con il tono più dell'auspicio che dellaprospettiva.
84 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
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86 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
La graduatoria dei problemi che si presentano nel lavoro con lapubblica amministrazione è una riprova della positività dei rapportiesistenti tra questa e il volontariato. La burocratizzazione dei procedi-menti è l'aspetto considerato più problematico, mentre la reciprocitàdelle relazioni e la professionalità degli operatori pubblici occupanogli ultimi posti in graduatoria. Quindi, i problemi non dipendono daiprofessionisti con cui le organizzazioni entrano in contatto, ma dal-l'apparato burocratico/legislativo.
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 87
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88 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Il mondo del volontariato, infine, chiede più riconoscimenti ma,soprattutto, maggiori finanziamenti. Infatti l'azione ritenuta da tuttifondamentale, per lavorare meglio è un aumento dei finanziamentialle associazioni.
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 89
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90 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
2.5 L'analisi dei volontariati (cluster analysis)
Le informazioni raccolte per mezzo di un questionario moltocomplesso, come quello somministrato alle associazioni di volontaria-to, permettono una radiografia dei soggetti intervistati secondo unapluralità molto articolata di punti di vista. Ciò rappresenta sicura-mente un aspetto positivo perché consente, per così dire, una lettura amolti livelli e secondo diversi approcci, concentrando l'attenzione sudiversi aspetti, a seconda dell'importanza loro attribuita e dell'interes-se specifico.
Tuttavia, il commento e la presentazione analitica dei risultaticorre il rischio di risultare dispersiva e certamente non favorisce illavoro di coloro che sono più inclini a percepire una rappresentazionesintetica del fenomeno, non ultimi l'insieme dei soggetti che sonochiamati ad utilizzare le informazioni per definire strategie di inter-vento.
Nel tentativo di ovviare a questo problema, sono state utilizzatediverse griglie di lettura per i dati, però ognuno di questi schemicostituisce un particolare punto di vista, solo uno dei possibili modidi raggruppare le organizzazioni che hanno risposto e, in quanto tale,vanno assunti a priori e, almeno in parte, condivisi.
In questa fase della analisi verrà adottato un punto di vista diver-so: si andrà alla ricerca di somiglianze e differenze tra le organizzazio-ne intervistate, unicamente sulla base delle risposte fornite, allo scopodi individuare dei profili tipici di comportamento, degli identikit sti-lizzati che mettano in luce le somiglianze e le differenze tra i diversisoggetti.
L'obiettivo è quello di individuare tipologie di associazioni divolontariato, in funzione delle relazioni con gli enti pubblici con cuihanno lavorato principalmente e delle problematiche che incontranonel lavoro con la pubblica amministrazione.
La tecnica statistica che consente di perseguire questo obiettivo èla cluster analysis (analisi di raggruppamento) e, schematicamente,consiste nell'individuare gruppi di soggetti in base alle risposte forni-te, in modo tale che le risposte siano il più possibile omogenee all'in-terno di ciascun gruppo e il più possibile diverse tra i gruppi.
Non è questa la sede per addentrarsi nei dettagli della tecnica (L.Fabbris, Statistica Multivariata, McGraw- Hill, Milano, 1997), ci silimita a dire che il meccanismo fondamentale di costruzione dei rag-gruppamenti avviene sulla base di una misura di distanza che tieneconto di tutte le variabili prescelte e che ciascun gruppo è rappresen-tato dal baricentro (la media) delle risposte fornite dai soggetti che lo
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 91
compongono. In questo modo ogni soggetto è collocato nel gruppo alcui baricentro è più vicino. Naturalmente l'inserimento di un nuovosoggetto in un gruppo ne modifica il baricentro, e quindi si procedead una nuova riallocazione di tutte le unità, si va avanti in questomodo finché tutti i soggetti sono collocati stabilmente in un gruppo.
L'applicazione della tecnica richiede al ricercatore la precisazionedi molte opzioni: il tipo di distanza da utilizzare, il metodo di costru-zione dei baricentri iniziali dei gruppi, le variabili da considerare e ilnumero di gruppi che si vogliono ottenere. Le prime due scelte ven-gono effettuate sulla base di considerazioni di tipo tecnico-metodolo-gico, riguardanti la variabilità e la correlazione osservabile nei dati; lascelta delle variabili avviene sulla base di considerazioni legate all'o-biettivo dell'analisi, mentre il numero dei gruppi da considerare èfrutto, sostanzialmente, della esperienza del ricercatore e della leggibi-lità dei risultati.
Le variabili utilizzate sono state:
Le relazioni con l'ente pubblico con cui la sua organizzazione ha lavorato maggior-mente in termini di tempo nel 2005 sono state (1= per niente…10 =totalmente)
EfficaciA201
InnovativeA202
StabiliA203
StrumentaliA204
CollaborativeA205
ParitarieA206
La sua organizzazione ha appreso conoscenze nuove dalla collaborazione con questo Ente (1 indica per niente e 10 indica completamente)
A211
La sua organizzazione ha fornito conoscenze nuove all'Ente con cui avete maggiormente collaborato
A212
Questo Ente ha insegnato alla sua organizzazione ad utilizzare metodi di intervento innovativi A221
La sua organizzazione ha contribuito a trasferire metodi di intervento innovativi nell'Ente con cui avete maggiormente collaborato
A222
La sua organizzazione ha utilizzato infrastrutture operative dell'Ente A231
La sua organizzazione ha fornito infrastrutture operative all'Ente A232
La sua organizzazione ha utilizzato personale specialistico fornito dall'Ente A241
La sua organizzazione ha fornito personale specialistico all'Ente A242
92 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
L'analisi di cluster è stata effettuata utilizzando l'algoritmo delleK-means.
2.5.1 La definizione dei gruppi
L'analisi di cluster divide le organizzazioni intervistate in tre grup-pi sostanzialmente di uguali dimensioni.
Quanto il ruolo del volontario è stato utile(1= per niente…10=totalmente)
Al raggiungimento dei risultati nelle attività realizzate in collaborazione con l'Ente A251
Per aumentare la flessibilità nelle attività realizzate in collaborazione con l'Ente A252
Per aumentare il grado di integrazione nei servizi realizzati in collaborazione con l'Ente A253
Ritiene che il ruolo del volontario abbia fatto diminuire la spesa dell'Ente A254
In base alla sua esperienza, quanto gli aspetti che le elencherò costituiscono unproblema nel lavorare con la p.a.? (1=per niente/nessun problema…10=totalmente)
Reperibilità del personale di riferimentoA271
Affidabilità dei collaboratori della P.A.A272
Trasparenza nelle procedure operativeA273
Burocratizzazione dei procedimentiA274
Condivisione della cultura di interventoA275
Professionalità degli operatori pubbliciA276
Efficacia degli interventiA277
Efficienza nella gestione delle risorse disponibiliA278
Politicizzazione dei rapportiA279
Reciprocità nelle relazioniA2710
Quanto le seguenti azioni sono necessarie in modo che la sua organizzazione lavoricon maggiore efficacia con la p.a.? (1=per nulla necessario…10=fondamentale)
Cambiamenti legislativi sul volontariatoA281
Corretta individuazione e analisi dei bisogniA282
Partecipazione alla programmazione delle politiche di interventoA283
Partecipazione alla progettazione delle attività A284
Autonomia nella realizzazione delle attività A285
Valutazione condivisa dei risultati A286
Sensibilizzazione e diffusione dei risultati A287
Finanziamenti alle associazioni A288
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 93
Il primo gruppo (che costituisce il 36% delle associazioni) presen-ta la migliore valutazione delle relazioni con le amministrazioni pub-bliche, con le quali intrattiene rapporti di maggiore interscambio.Questo significa che si tratta di quelle associazioni che più delle altreforniscono, e allo stesso tempo ricevono, più conoscenze e metodolo-gie di intervento ma anche infrastrutture e personale specializzato.Sono inoltre i gruppi che assegnano una maggiore utilità al ruolo delvolontariato. Di contro evidenziano un livello di problematicità neirapporti con l'ente pubblico abbastanza basso.
Il secondo gruppo (30% del totale) presenta in complesso unavalutazione media delle relazioni con le amministrazioni, anche sefrutto di differenze significative tra i diversi aspetti. Queste associazio-ni hanno un interscambio ridotto rispetto al gruppo precedente. Ècomunque da sottolineare che hanno ricevuto di più dalle ammini-strazioni rispetto a quanto abbiano fornito, e questo per tutti gliaspetti indagati (conoscenze, metodologie, strutture e personale).Infine, è il gruppo che meno degli altri lamenta problemi con l'ammi-nistrazione e, di conseguenza, assegna un minore rilievo alle azioni dacompiere per un miglioramento dell'efficacia nei rapporti con l'entepubblico.
Il terzo gruppo (con un peso del 34%) è sicuramente il più criticonella valutazione dei rapporti con le amministrazioni. Sono le asso-ciazioni che forniscono la valutazione peggiore alle relazioni ed asse-gnano i punteggi più bassi all'utilità del volontario. Inoltre, molto piùdegli altri gruppi, avvertono la problematicità nei rapporti con l'entepubblico. Per quanto riguarda la reciprocità, al contrario del gruppoprecedente, forniscono all'amministrazione più di quanto ricevonoper tutti gli aspetti osservati.
Distribuzione cluster
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clust_230%
94 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
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azioni
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 95
2.5.2 Le caratteristiche dei gruppi
La descrizione dei gruppi, in funzione delle caratteristiche delleassociazioni che li compongono, non presenta evidenze particolar-mente significative. In altri termini, non emerge una forte caratteriz-zazione dei gruppi in termini di dimensione o settore.
L'analisi dei cluster, in relazione alla tipologia dell'ente con cui leassociazioni hanno avuto maggiori rapporti, e quindi rispetto al qualesono state formulate parte della valutazioni utilizzate per la clusteranalysis, mostrano differenziazioni non particolarmente marcate.
Nel primo gruppo si registra un peso maggiore, rispetto allamedia complessiva, delle aziende sanitarie (27% contro un 23%),mentre nel terzo gruppo sono i Comuni ad avere un peso superiore alcomplessivo (44% contro 42%). Si tratta però di scarti dalla mediache non particolarmente influenti: evidentemente le variabili caratte-rizzanti dei cluster non dipendono molto dal tipo di ente con cui sicollabora (fig. 1).
Per quanto concerne il settore di attività svolte dalle organizzazio-ni di volontariato (fig. 2), valgono considerazioni molto simili. Ilprimo cluster è contraddistinto da una quota maggiore rispetto allamedia di associazioni operanti prevalentemente in ambito sanitario;nel secondo gruppo gli scostamenti più marcati dal dato complessivoriguardano l'assistenza sociale e le attività sportive e ricreative.
6
12
10
9
7
6
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0% 25% 50% 75% 100%
clust_1
clust_2
clust_3
Totale
non indicato l’amministrazione centrale dello Stato la Regione
la Provincia il Comune (o loro consorzi o unioni) le Aziende sanitarie
altri enti della pubblica amministrazione ex Ipab Università
Scuole
Figura 1 Gruppi per principale Ente con cui hanno lavorato nel 2005
96 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
In relazione alla dimensione delle associazioni, espressa in terminidi numero di soci (sia complessivi che attivi), si osserva come i primidue gruppi siano, anche se non in maniera fortemente marcata, con-traddistinti da una maggiore dimensione.
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clust_1
clust_2
clust_3
Totale
sanità assistenza socialecultura (tutela dei beni culturali e artistici) protezione civileistruzione, educazione, formazione protezione dell’ambiente e dei beni ambientalitutela/promozione dei diritti (consumatori, etc.) attività sportive e ricreativealtro
Figura 2 Gruppi per principale settore di attività
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 97
18
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26
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41
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clust_1
clust_2
clust_3
Totale
Non Indicato 1-25 26-100 101-250 oltre 250
Figura 3 Gruppi per numero di soci
44
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35
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clust_1
clust_2
clust_3
Totale
Non Indicato 1-25 26-100 101-250 oltre 250
Figura 3 bis Gruppi per numero di soci attivi
98 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Rispetto invece alla dimensione economica (fig. 4) il primo clusterè sicuramente costituito dalle associazioni più ricche, mentre il grup-po dei più critici contiene una quota consistente di organizzazionimolto piccole con entrate inferiori a 5000 euro; da registrare anche ilpeso minimo che hanno nel secondo gruppo le associazioni con mag-giori entrate.
Osservando le modalità con cui si generano le entrate delle asso-ciazioni (fig. 5) si nota che il primo gruppo è caratterizzato da unaquota consistente di finanziamenti derivanti da contratti e/o conven-zioni con le amministrazioni, a discapito principalmente dell'autofi-nanziamento, voce che invece assume un ruolo importante nel terzogruppo. Il secondo cluster è invece contraddistinto da una maggiorerilevanza dei contributi a titolo gratuito da parte delle istituzionipubbliche.
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clust_1
clust_2
clust_3
Totale
non risponde Meno di 5.000 euro da 5.000 a 25.000 euro da 26.000 a 100.000 da 101.000 a 250.000 oltre 250.000 euro
Figura 4 Gruppi per ammontare delle entrate nel bilancio 2004Figura 4 Gruppi per ammontare delle entrate nel bilancio 2004
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 99
In termini di età delle associazioni (fig. 6) si osserva che nel secon-do gruppo vi sono organizzazioni tendenzialmente più vecchie, men-tre le più recenti si ritrovano nel terzo cluster.
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5
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0% 25% 50% 75% 100%
clust_1
clust_2
clust_3
Totale
Ricavi da contratti e/o convenzioni con enti o istituzioni pubbliche Contributi a titolo gratuito da enti o istituzioni pubbliche
Finanziamenti da progetti europei Donazioni e offerti di cittadini privati
Autofinanziamento dei soci Redditi patrimoniali, finanziari o rendite
Pagamenti dagli utenti Trasferimenti da strutture associative superiori/inferiori
Figura 5 Gruppi per modalità di pagamento
12
17
10
13
9
10
7
9
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23
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17
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0% 25% 50% 75% 100%
clust_1
clust_2
clust_3
Totale
non indicato prima del 1970 1970-1979 1980-1989 1990-1999 2000 e oltre
Figura 6 Gruppi per anno di costituzione
100 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Quest'ultimo gruppo è anche caratterizzato da una minore appar-tenenza ad organizzazioni più grandi (56%), mentre il 55% delleassociazioni del primo cluster aderisce a gruppi più ampi (fig. 7).
L'analisi dei destinatari dei servizi evidenzia nel secondo clusteruna maggiore tendenza, rispetto agli altri gruppi, a fornire servizi aipropri soci (fig. 8). Il primo è più rivolto (rispetto alla media) a utentisia interni che esterni, mentre il terzo si caratterizza per fare servizisolo a utenti esterni.
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7
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clust_1
clust_2
clust_3
Totale
no si, di un coordinamento locale si, di una federazione nazionale si, di una federazione internazionale
Figura 7 Gruppi per appartenenza ad organizzazione più grande
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 101
Per quanto riguarda l'ambito territoriale di attività delle organiz-zazioni, si nota che se il Comune e la Provincia sono mediamente ipiù diffusi, vi sono differenze abbastanza marcate tra i gruppi: ilsecondo è molto più presente a livello comunale, mentre riduce note-volmente la sua rilevanza a livello territoriale più ampio, a scapitodegli altri due cluster (fig. 9).
8
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0% 25% 50% 75% 100%
clust_1
clust_2
clust_3
Totale
non indicato solo ai soci ai soci e a utenti esterni solo a utenti esterni
Figura 8 Gruppi per destinatari dei servizi
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
quartiere
più quartieri
comune
più comuni
provincia
più province
regione
più regioni
intero territorio nazionale
Europa
Totale
clust_3
clust_2
clust_1
Figura 9 Gruppi per ambito territoriale di attività
102 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Osservando, infine, le tipologie di interventi (fig. 10) si registrache il primo gruppo non è particolarmente caratterizzato rispetto aglialtri, non sembra cioè più specializzato in interventi specifici, ilsecondo cluster manifesta invece una maggiore propensione nellagestione e organizzazione di spettacoli e intrattenimenti e di eventisportivi, mentre l'ultimo gruppo presenta una quota di interventinella tutela e promozione dei diritti umani più marcata rispetto aglialtri.
Entrando nel dettaglio delle variabili utilizzate nell'analisi dicluster, si registra come il primo gruppo sia contraddistinto davalori particolarmente elevati nella valutazione delle relazioni conl'ente con cui ha avuto maggiori rapporti. Al contrario le valutazio-ni fornite dal terzo gruppo sono quasi tutte insufficienti, ad ecce-zione dell'efficacia che raggiunge il 6.5. Il secondo gruppo è invececaratterizzato per una relativa positività dei giudizi con picchiriguardo alla efficacia del rapporto, la sua stabilità e la collaborati-vità (fig. 11).
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Conservazione, sorveglianza e promozione di beni culturali e artistici
Gestione e organizzazione di attività sportive
Gestione e organizzazione di spettacoli e intrattenimenti
Inserimento lavorativo
Sostegno allo studio
Formazione professionale
Prestazioni sanitarie e di trasporto malati
Sostegno e ascolto sociale e morale
Servizi di assistenza domiciliare
Servizi di assistenza residenziale
Interventi in situazioni di emergenza e calamità
Tutela dell’ambiente e protezione degli animali
Consulenza legale e fiscale
Assistenza per adozioni ed affidi
Promozione culturale
Tutela e promozione dei diritti umani
Gestione e organizzazione di attività per i paesi in via di sviluppo
Totale
clust_3
clust_2
clust_1
Figura 10 Gruppi per tipologia di interventi
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 103
Per quanto riguarda lo scambio di know-how e mezzi tra associa-zioni ed enti pubblici (fig. 12) si può osservare che:• in relazione alle conoscenze, alle metodologie di intervento inno-
vative ed al personale specialistico, il primo ed il terzo gruppoaffermano di aver fornito alle amministrazioni più di quanto rice-vuto, il terzo anche con intensità maggiore;
• il secondo gruppo è invece costituito da associazioni che fannomaggiore ricorso alle risorse pubbliche, ad eccezione delle meto-dologie, dove ritroviamo un saldo quasi nullo;
• relativamente alle infrastrutture tutti i gruppi hanno usufruito inmaggior misura di quelle pubbliche rispetto a quelle fornite daloro, è anche da sottolineare come il terzo cluster abbia un saldonettamente inferiore a quello degli altri gruppi.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Efficaci
Innovative
Stabili
Strumentali
Collaborative
Paritarie
Figura 11 Relazioni con l’Ente con cui hanno lavorato maggiormente
104 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
La sua organizzazione ha appresoconoscenze nuove dalla collaborazione
con questo Ente
La sua organizzazione ha fornitoconoscenze nuove all’Ente con cui avete
maggiormente collaborato
Questo Ente ha insegnato alla suaorganizzazione ad utilizzare metodi di
intervento innovativi
La sua organizzazione ha contribuito atrasferire metodi di intervento innovativinell’Ente con cui avete maggiormente
collaborato
La sua organizzazione ha utilizzatoinfrastrutture operative dell’Ente
La sua organizzazione ha fornito infrastrutture operative all’Ente
La sua organizzazione ha utilizzatopersonale specialistico fornito dall’Ente
La sua organizzazione ha fornitopersonale specialistico all’Ente
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clust_2
clust_1
Figura 12 Interscambio con l’Ente con cui hanno lavorato maggiormente
-2.5 -2.0 -1.5 -1.0 -0.5 0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5
conoscenze
metodi di intervento innovativi
infrastrutture
personale specialistico
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Figura 12 bis Differenza tra quanto fornito dalla PA e quanto dalle associazioni
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 105
La differenziazione tra i tre gruppi si ritrova chiaramente anchenella valutazione che viene fornita sull'utilità del volontariato (fig.13). Si deve comunque precisare che per tutti i cluster le valutazionisono sempre al di sopra della sufficienza.
La valutazione dei problemi nelle relazioni tra associazioni eamministrazioni pubbliche costituisce un'altra forte discriminan-te tra i gruppi (fig. 14). Come già detto è il terzo cluster che asse-gna a tutte le problematiche individuate un ruolo di particolarerilievo, molto più marcato rispetto agli altri due gruppi. È purvero che per questo gruppo, se si esclude la burocrazia (che rag-giunge il 7.5), la valutazione dei problemi si trova vicino al 6, suuna scala da 1 a 10 dove 10 rappresenta il massimo dei problemi.Si può, quindi, ipotizzare che questa omogeneità di valutazionesia un indicatore di un malessere diffuso a tutti gli aspetti delrapporto con la pubblica amministrazione. Il secondo cluster èinvece bassissimo nella valutazione dei problemi con i partnerpubblici.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
al raggiungimento dei risultatinelle attività realizzate incollaborazione con l’Ente
per aumentare la flessibilità nelleattività realizzate in
collaborazione con l’Ente
per aumentare il grado diintegrazione nei servizi realizzati
in collaborazione con l’Ente
Ritiene che il ruolo del volontarioabbia fatto diminuire la spesa
dell’Ente
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clust_2
clust_1
Figura 13 Unità del ruolo del volontariato nelle relazioni con l’Ente con cui hanno lavorato maggiormente
106 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
L'importanza assegnata dai gruppi alle azioni da svolgere permigliorare l'efficienza nel rapporto tra associazioni e amministrazionievidenzia valutazioni sostanzialmente simili tra i cluster 1 e 3. E' dasottolineare che se per il terzo gruppo la problematicità evidenziata inprecedenza è coerente con una forte richiesta di azioni da avviare, èpiù difficile comprendere il comportamento del primo gruppo inrelazione a questo aspetto (fig. 15).
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Reperibilità del personale di riferimento
Affidabilità dei collaboratori della P.A.
Trasparenza nelle procedure operative
Burocratizzazione dei procedimenti
Condivisione della cultura di intervento
Professionalità degli operatori pubblici
Efficacia degli interventi
Efficienza nella gestione delle risorsedisponibili
Politicizzazione dei rapporti
Reciprocità nelle relazioni
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Figura 14 Problemi che si presentano maggiormente nel lavorare con la P.A.
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 107
In sintesi possiamo caratterizzare i tre gruppi di organizzazioni divolontariato come segue.
Il primo gruppo (che costituisce il 36% delle associazioni) presen-ta la migliore valutazione delle relazioni con la pubblica amministra-zione, ed è inoltre costituito dalle associazioni che hanno maggioreinterscambio la stessa. Questo significa che si tratta di quelle associa-zioni che più delle altre forniscono, e allo stesso tempo ricevono, piùconoscenze e metodologie di intervento ma anche infrastrutture epersonale specializzato. Sono inoltre i gruppi che assegnano una mag-giore utilità al ruolo del volontariato. Di contro evidenziano un livellodi problematicità nei rapporti con l'ente pubblico abbastanza basso(inferiore al 5).
Si tratta di organizzazioni che hanno collaborato molto con scuolee soprattutto con le Asl. Le attività che svolgono prevalentementesono quelle sanitarie, di protezione civile e di assistenza sociale. Il loronumero di soci (anche attivi) è piuttosto elevato rispetto alla media.Si tratta di organizzazioni piuttosto ricche dal punto di vista econo-mico e che traggono buona parte dei loro redditi da contratti e con-venzioni con gli enti pubblici. Sono organizzazioni nate più dellamedia nell'ultimo decennio del secolo scorso, quindi relativamentegiovani. Appartengono a federazioni nazionali ma anche internazio-nali. I destinatari dei loro servizi sono in prevalenza sia soci che non
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Cambiamenti legislativi sul volontariato
Corretta individuazione e analisi deibisogni
Partecipazione alla programmazionedelle politiche di intervento
Partecipazione alla progettazione delleattività
Autonomia nella realizzazione delleattività
Valutazione condivisa dei risultati
Sensibilizzazione e diffusione dei risultati
Finanziamenti alle associazioni
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Figura 15 Importanza delle azioni da intraprendere per migliorare l’efficacia nel lavoro con la P.A.
108 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
soci. Il loro ambito di azione è piuttosto ampio e va dai comuni colle-gati tra loro, alla provincia e più province, fino alle regioni.
Queste organizzazioni di volontariato svolgono numerose attività.In particolare spiccano quelle di promozione culturale, consulenzalegale e fiscale, emergenze e calamità, assistenza residenziale, sostegnosociale e morale, trasporto malati, formazione professionale, sostegnoallo studio e attività inerenti i beni culturali.
Il secondo gruppo (30% del totale) presenta in complesso unavalutazione media delle relazioni con le amministrazioni pubbliche,anche se frutto di differenze significative tra i diversi aspetti. Questeassociazioni hanno un interscambio molto più ridotto rispetto algruppo precedente. È comunque da sottolineare che hanno ricevutodi più dalle amministrazioni rispetto a quanto hanno fornito, e que-sto per tutti gli aspetti indagati (conoscenze, metodologie, strutture epersonale). Infine, è il gruppo che meno degli altri lamenta problemicon le amministrazioni e, di conseguenza, assegna un minore rilevoalle azioni da compiere per un miglioramento dell'efficacia nei rap-porti con l'ente pubblico.
Si tratta di organizzazioni che hanno collaborato prevalentementecon Asl, ma anche con la Provincia. Il loro settore prevalente è quellosportivo. Il numero dei soci è piuttosto alto e si tratta di organizzazio-ni ricche o medio-ricche. Le loro entrate si caratterizzano per derivareprevalentemente dall'autofinanziamento, da donazioni da privati e dacontributi a titolo gratuito da parte di istituzioni pubbliche. Sonoorganizzazioni piuttosto vecchie, nate o prima degli anni Settanta onel decennio successivo. Fanno parte di coordinamenti locali.
Rispetto alla media erogano più servizi ai loro soci. Il loro oriz-zonte di intervento spazia a livello di quartiere, comune e più comu-ni, più province. I tipi di attività più svolti sono quelli relativi a paesiin via di sviluppo, assistenza residenziale, trasporto malati, e soprat-tutto spettacoli, cultura e organizzazione di eventi sportivi.
Il terzo gruppo (con un peso del 34%) è sicuramente il più criticonella valutazione dei rapporti con le amministrazioni. Sono le asso-ciazioni che forniscono la valutazione peggiore alle relazioni ed asse-gnano i punteggi più bassi all'utilità del volontario. Inoltre, molto piùdegli altri gruppi, avvertono la problematicità nei rapporti con l'entepubblico. Per quanto riguarda l'interscambio, al contrario del gruppoprecedente, forniscono alla amministrazione con la quale collaboranopiù di quanto ricevono per tutti gli aspetti osservati.
Si tratta di organizzazioni che più della media collaborano più conComuni e Province, svolgendo attività di istruzione e protezione civi-le. Il numero dei soci è piuttosto basso e sono organizzazioni piùpovere della media (anche se un sottogruppo appare come piuttostoricco). La data di nascita è molto recente (dal 2000 ad oggi). Nonhanno nessuna appartenenza oppure fanno parte di coordinamentilocali. I loro servizi sono erogati a utenti esterni e il loro orizzonte
IL VOLONTARIATO TRA RECIPROCITÀ, FIDUCIA E LIBERTÀ 109
d'azione spazia tra più quartieri, province ma anche l'intero territorionazionale. Si tratta di organizzazioni che in prevalenza realizzano ser-vizi di tutela e promozione dei diritti umani, promozione culturale,adozione e affidi, protezione ambientale e di animali, emergenze ecalamità, sostegno morale e sociale, formazione professionale e inseri-mento lavorativo.
Capitolo III
VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 113
3.1 Dal paradigma bipolare all'amministrazione condivisa della sussidiarietà
Il passaggio da un sistema di welfare caratterizzato da una fortepresenza dello Stato ad un sistema pluralistico, governato dal princi-pio di sussidiarietà, implica il progressivo ampliamento degli spazi dicollaborazione fra amministrazione e attori sociali. Una trasformazio-ne che, nello specifico, rende quanto mai necessaria una riflessionesui problemi e le prospettive del rapporto fra amministrazioni pub-blica e volontariato organizzato.
È utile, in questo senso, uscire dal paradigma bipolare che sinoagli anni '80, e in gran parte anche oggi, ha caratterizzato il rapportotra cittadini e pubblica amministrazione. Entro quel paradigma, l'am-ministrazione pubblica rappresentava il soggetto dello Stato che rego-lava attivamente la vita di cittadini (clienti, utenti, pazienti) che rice-vevano passivamente una decisone o una prestazione.
Amministrazione pubblica e cittadini erano separati, resi asimme-trici, posti in una relazione polarizzata.
Da allora molte cose sono cambiate, ed il paradigma bipolare halasciato il passo ad un'idea di partnership. La necessità di esternalizza-re molti servizi di pubblica utilità, ha spinto le amministrazioni a
3. Verso un nuovo modello di cooperazione tra amministrazioni pubbliche e volontariato
L'analisi dei principali fattori abilitanti le relazioni fra amministrazioni e volontariato evidenzia nuove possibilità
di intervento e cooperazione, che rimangono, tuttavia, irrealizzabili se non accompagnate dal reciproco riconosci-
mento della diversa funzione cui le stesse sono chiamate ad assolvere nella produzione di benessere sociale.
L'atteggiamento di resistenza a tali mutamenti, che spesso si riscontra presso le amministrazioni e fra le stesse
organizzazioni di volontariato, è, infatti, l'ostacolo principale alla realizzazione di collaborazioni che siano real-
mente innovative. In quest'ottica vanno lette le schede relative ad esperienze particolarmente significative di coo-
perazione fra enti pubblici e terzo settore, inserite nel presente capitolo a dimostrazione di come sia possibile, già
esso, realizzare forme nuove ed originali di pianificazione ed erogazione di servizi.
114 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
stringere rapporti, convenzioni, accordi con i privati (profit e nonprofit). Fino alla riforma dell'art. 118 Cost., che per la prima volta,introducendo il principio di sussidiarietà orizzontale, apre scenari diamministrazione condivisa e partecipata. In questo nuovo quadronormativo, culturale e organizzativo, la pubblica amministrazionediventa uno degli attori sociali, il cui tratto caratterizzante consisteproprio nella capacità di produrre benessere pubblico.
L'analisi dei fattori abilitanti e limitanti le relazioni tra ammini-strazioni e volontariato, rivela un processo ancora in fieri di forteevoluzione e cambiamento, in particolare per quanto riguarda gliambiti di intervento dell'azione pubblica non tipicamente assimilabiliall'assistenza sociale o sanitaria. I segnali di una più forte innovativitàarrivano, infatti, da progetti volti a rendere un'efficace risposta anuovi bisogni espressi dalla comunità, in particolar modo negli ambi-ti di tipo culturale e ricreativo, d'assistenza al mondo del lavoro, dellosviluppo sostenibile e della tutela ambientale, nei servizi di sostegnoalle adozioni e agli affidi, nella promozione e tutela dei diritti dei cit-tadini, nel campo della protezione civile, etc. Si tratta di campi in cuile organizzazioni di volontariato stanno dando oggi un forte e semprepiù necessario contributo alle amministrazione coinvolte, nell'eroga-zione di servizi e prestazioni alle comunità.
Incontro al MuseoL'Amministrazione
Il Settore Educazione al Patrimonio Culturale dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Torino, nasce nel 2002
con il compito di organizzare e promuovere le attività tese all'innovazione ed apertura dei musei a tutta la comu-
nità, rompendo l'equazione sezione didattica-scuole, e coinvolgendo nei progetti di sensibilizzazione ai musei
categorie di soggetti solitamente esclusi dai normali percorsi di fruizione. La collaborazione con soggetti apparte-
nenti al volontariato organizzato è alla base delle attività di pianificazione e intervento di questo settore, che vanta
un’esemplare ricchezza di iniziative intraprese e che ritiene l'apporto offerto da questi soggetti assolutamente
imprescindibile nel perseguimento dei fini istituzionali.
Volarte: nascita e mission dell'organizzazione
Volarte è un'associazione di volontariato fondata nel gennaio del 2000 con l'intento di valorizzare, divulgare e far
conoscere il patrimonio culturale della città di Torino. Fra gli obiettivi dell'organizzazione c'è la costruzione di
percorsi di fruizione del bene culturale, che possano aprire nuove vie di accesso agli stessi da parte di quei soggetti
che spesso ne rimangono esclusi per circostanze relative al contesto socio-culturale di appartenenza o per impedi-
menti fisici di altro tipo.
L'esperienza
Incontro al museo parte dall'osservazione dei dati relativi alla frequentazione dei musei da parte degli anziani, col
fine di superare quel senso di inadeguatezza e quel timore riverenziale che spesso scoraggia questa fascia di pub-
blico dall'approccio al museo ed ai luoghi di cultura. Il progetto si è articolato, dunque, in due fasi:
VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 115
3.2 La ricerca di fattori capaci di abilitare le relazioni virtuose fra pubblica amministrazione e volontariato: la presenza di processi culturali e strutturali d'innovazione
Nella definizione dei rapporti con il volontariato, le pubblicheamministrazioni sono chiamate alla sperimentazione di nuove ediverse modalità di erogazione dei servizi, rivelando una propensionead innovare il quadro delle classiche modalità di collaborazione sullequali influiscono le seguenti considerazioni.1) Riconoscimento pubblico del ruolo socio-economico delle orga-
nizzazioni di volontariato, prima tappa per la realizzazione dellasussidiarietà orizzontale.
I diversi livelli di governo territoriale, manifestano maggiore con-sapevolezza del ruolo spettante alle organizzazioni di volontariato edelle potenzialità insite in un nuovo modo di intendere i rapporti conle stesse. Da qui l'adozione d'interventi finalizzati ad incoraggiarne losviluppo e la crescita, attraverso le più diverse forme di sostegno e
• la prima, di tipo conoscitivo, condotta mediante la somministrazione di un questionario agli anziani al fine di
accertare, ove possibile, le ragioni per cui vi è scarsa frequentazione dei musei da parte della popolazione della
terza età;
• la seconda, di organizzazione di una serie di visite guidate all'interno dei musei, che tenendo conto di quanto
emerso nel corso dell'indagine conoscitiva, cercasse di venire incontro all'esigenze dei partecipanti con la
creazione di un percorso che potesse interessare e coinvolgere l'intero uditorio.
Accanto alla finalità “didattico/divulgativa” il progetto ha voluto perseguire un fine di socializzazione, prevedendo
alla fine della visita guidata un momento di convivialità in cui scambiarsi impressioni, pareri e opinioni sull'espe-
rienza appena fatta, per migliorare le relazioni sociali ed avviare nuovi rapporti.
Si tratta senz'altro di un'esperienza vincente di collaborazione tra amministrazione pubblica e volontariato, dal
quale si è avviato uno stabile legame di collaborazione e cooperazione nella scelta, pianificazione e progettazione
degli interventi da realizzare a favore della comunità.
Ciò che tuttavia risulta peculiare di questo caso è l'ambito in cui ci si muove. Si registra spesso la tendenza a non
considerare la cultura e la conoscenza del territorio e del patrimonio culturale della propria città come una
necessità e un diritto spettante a tutti i cittadini. La cultura è, infatti, un area del welfare per così dire anomala,
facendo fronte a un bisogno non di natura primaria, come spesso accade per i soggetti di questo settore, ma
venendo incontro ad un'esigenza troppo spesso sottovalutata che è quella appunto del coinvolgimento delle cd.
categorie svantaggiate alle attività culturali di un territorio.
L'atteggiamento di diffidenza che spesso connota il rapporto di quanti, per ragioni socio-economiche o per grado di
istruzione, sono più lontani dal mondo della cultura determina situazioni di disagio e di auto-esclusione il cui supe-
ramento grazie a momenti di coinvolgimento ed avvicinamento all'arte, porta alla realizzazione di un processo di
appartenenza ed integrazione sociale altrimenti irrealizzabile.
In quest'ottica, l'intervento congiunto di amministrazione e volontariato si pone come prioritario nel perseguimen-
to di questi obiettivi. C'è infatti, da parte dell'organizzazione la convinzione che solo da un rapporto di collaborazio-
ne stabile e duraturo con le istituzioni possa derivare una programmazione più efficace delle attività, nel raggiungi-
mento di risultati che l’associazione o amministrazione non sarebbero in grado di perseguire singolarmente.
116 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
promozione del volontariato. Gioca in questo senso anche l'interven-to del legislatore costituzionale del 2001, in cui culmina il processo didecentramento delle politiche sociali, con il trasferimento delle com-petenze progettuali e gestionali ai Comuni. Un passaggio di compe-tenze che contribuisce a diminuire la distanza tra le amministrazionie cittadini. I diversi livelli territoriali di governo sono liberi di coin-volgere il volontariato nella progettazione e pianificazione di inter-venti e servizi a favore della comunità, a tal fine è però necessario daparte degli stessi, il riconoscimento dell'importante ruolo pubblicorivestito dalle organizzazioni di volontariato.
Permane, infatti, da parte delle amministrazioni un forte ritardonella ricezione delle logiche della sussidiarietà, soprattutto di quellaorizzontale: un ritardo imputabile sia a fattori di tipo culturale, sia adun inadeguato supporto statale in termini di strumenti e procedurenecessarie per la realizzazione di una vera amministrazione della sus-sidiarietà. Sono auspicabili, in tal senso, momenti diretti di confrontoe scambio tra le parti coinvolte (amministrazione e volontariato)nella forma di seminari comuni, tavoli di lavoro, forum virtuali,micro-progettualità, ecc., utili a conoscere reciprocamente le specifi-cità degli attori pubblici e privati. Molte delle difficoltà che si riscon-trano nel lavoro quotidiano tra pubblica amministrazione e volonta-riato, riguardano proprio una grande ignoranza delle differenti moda-lità di lavoro, dei bisogni di ciascuno, del modo di dare significato erisolvere i problemi. Mancano spazi permanenti adibiti alla creazionedi rapporti e di conoscenza reciproca, che legittimino le nuove iden-tità e funzioni che vanno oggi formandosi sia nel campo delle ammi-nistrazioni che in quello delle organizzazioni di volontariato.L'apertura a nuove e più articolate forme di cooperazione è possibilesolo ove ci sia una relazione di mutua fiducia e reciproca conoscenzae ascolto.
VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 117
Sportello Roma InformaL'Amministrazione
Sono coinvolte nel progetto diverse amministrazioni, principalmente il Comune di Roma, in particolare alcuni
assessorati operanti nelle politiche sociali, e la Regione Lazio, con competenze, responsabilità e livelli di sinergie
diversi.
In particolare hanno collaborato:
• Assessorato alle Politiche per l'Infanzia e la Famiglia del Comune di Roma;
• Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roma;
• Assessorato alla Sanità della Regione Lazio.
Ognuno di questi assessorati ha dato, secondo le proprie competenze e attività, un contributo decisivo per la rea-
lizzazione delle finalità promosse da Imagine.
Imagine: nascita e mission dell'organizzazione
Imagine, nata a Roma il 25 gennaio 2005, è una onlus internazionale e indipendente, di promozione sociale e cul-
turale, che opera nel campo della solidarietà internazionale, con particolare attenzione alle tematiche della sanità,
della medicina e della salute. Per la realizzazione degli obiettivi di educazione allo sviluppo e di azione umanita-
ria, Imagine cerca di coinvolgere soggetti che abbiano interesse verso le politiche di sviluppo sanitario internazio-
nale.
L'organizzazione collabora con le istituzioni pubbliche più importanti ai fini della realizzazione dei programmi
pensati, avendo coscienza dell'importanza dell'investimento nei rapporti con il pubblico sul territorio, quale con-
dizione imprescindibile per la realizzazione dei progetti e delle iniziative in programma.
Descrizione dell'esperienza
Il progetto “EPATITE B: Roma Informa - Sportello informativo sui rischi di trasmissione dell'epatite “b” nella
popolazione residente nel Comune di Roma” è rivolto alla popolazione a rischio residente sul territorio comunale
e, in particolar modo, a donne in gravidanza, bambini, adolescenti, ed extracomunitari.
Imagine attraverso questo progetto, intende realizzare un'informazione mirata e capillare sulla prevenzione, sulla
profilassi e le terapie disponibili, e sulle strutture sanitarie di riferimento. Il progetto è stato proposto dall'organiz-
zazione al Sindaco del Comune di Roma che ha subito mostrato grande interesse verso l'iniziativa e affidato il
compito di seguirne le fasi di pianificazione e realizzazione all'Assessorato per l'Infanzia ed all'Assessorato per le
Politiche Sociali. Successivo è invece il coinvolgimento dell'Assessorato alla Sanità della Regione Lazio.
L'importanza di questo progetto consiste sia nella particolare natura del servizio prestato: trattandosi non di un
servizio sanitario o di assistenza, ma di un servizio informativo finalizzato alla diffusione della cultura della pre-
venzione, vista (nell'ottica delle amministrazioni coinvolte) come importante strumento di contenimento della
spesa sanitaria. Altro aspetto interessante di questa esperienza è il coinvolgimento di diverse amministrazioni, che
in una serie di tavoli congiunti hanno seguito tutte le fasi di realizzazione dello Sportello Informativo, dalla stesu-
ra del progetto al reperimento delle risorse, attraverso un piano di lavoro in cui competenze e responsabilità sono
ripartite fra tutti gli attori coinvolti.
Tuttavia le difficoltà incontrate da Imagine nella realizzazione del progetto sono da ricondurre all'eccessiva mac-
chinosità e rigidità dei rapporti con e fra gli attori pubblici, eccessivamente burocratizzati e cristallizzati nella
pedissequa osservanza di protocolli interni e procedure spesso differenti anche da ramo a ramo di una stessa
amministrazione.
118 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
2) Il superamento dell'impostazione assistenzialistica e clientelarenel rapporto fra amministrazioni e volontariato: l'attività volon-taria come forma di lavoro riconosciuto.
Cresce, da parte delle amministrazioni, l'attenzione al fenomenodi espansione del terzo settore: sempre più volano per nuove formedi occupazione e di partecipazione alla vita sociale, ma anche incu-batore di nuovi lavori e modelli organizzativi. Da qui la richiesta diriconoscimento dell'impegno volontario, come vera e propria pro-fessionalità: insieme di capacità di lavoro e collaborazione cheandrebbero riconosciute come lavoro tout court. Le stesse aziendefor profit cercano, oggi, persone con trascorse esperienze di lavorovolontario, capaci di collaborare e impegnarsi per finalità collettive.
Le organizzazioni di volontariato rappresentano, infatti, unafonte molto interessante di elaborazione di nuove culture del lavo-ro e di nuove metodologie operative a cui le amministrazioni pub-bliche, come pure le aziende for profit, hanno interesse ad attinge-re.
Il carattere mimetico del rapporto tra questi attori conduce allanascita di ibridi organizzativi del tutto originali ed interessanti, iprimo luogo, per le istituzioni. Questo costituisce un ulteriorepunto di innovazione nei rapporti tra amministrazioni e volonta-riato: da parte delle prime, infatti, si registra l'abbandono della vec-chia visione di mero sussidio all’attività volontaria, a favore di unapproccio che guardi alla cooperazione come momento di innova-zione sociale e crescita reciproca. La cooperazione pubblico/privataè la nuova frontiera del welfare locale, fonte di benessere sociale efucina per la creazione di spazi sempre più ampi di intervento eassistenza a sostegno delle fasce più deboli della popolazione. Lavera novità di questo nuovo modo di concepire l'agire volontarioconsiste, infatti, nel riconoscimento di questi soggetti come insosti-tuibili interlocutori e partner di amministrazioni che ne riconosca-no il ruolo di attori sociali non deputati alla mera erogazione diservizi assistenziali, ma consapevoli e attenti osservatori delle esi-genze della comunità, attivi nella ricerca ed elaborazione di servizisempre nuovi e originali.
VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 119
Al Servizio degli AltriL'Amministrazione
Sussidiarietà orizzontale, pianificazione congiunta e concertazione sono i principi cui l'Assessorato ai Servizi
Sociali del Comune di Catania si ispira nello svolgimento dei propri compiti istituzionali. Si tratta, infatti, di un
assessorato molto vicino alle esigenze dei cittadini, interessato allo sviluppo ed al potenziamento di strumenti e
progetti di intervento sul territorio a favore della comunità, e aperto alle più svariate forme di collaborazione e
cooperazione con soggetti terzi, nell'organizzazione di eventi e nella pianificazione di servizi a favore dei meno
fortunati (anziani, immigrati, minori in difficoltà, ecc.). Da parte di questo assessorato si riscontra, infatti, la con-
vinzione che il sistema del welfare locale debba, necessariamente, fare perno sulla collaborazione con enti e sog-
getti privati.
Kataneconomie: nascita e mission dell'organizzazione
Si tratta di un'organizzazione di volontariato nata a Catania negli anni '90 i cui volontari sono professionisti che
prestano la loro opera a favore di chi ne ha bisogno. Gli aderenti all'associazione sono attualmente una cinquanti-
na: non solo avvocati o commercialisti, ma anche architetti, medici, ingegneri, geometri, commercianti, geologi,
informatici ecc. Tratto caratterizzante dell'organizzazione è la natura essenzialmente telematica: Kataneconomie
non ha infatti una sede fisica né una struttura stabile al suo interno, appoggiandosi ove necessario alla sede locale
della Caritas.
Descrizione dell'esperienza
“Al servizio degli altri” è un progetto avviato in un'ottica di potenziamento ed ampliamento del servizio di con-
sulenza gratuita prestato dall'associazione. Si vuole dare agli utenti/beneficiari del servizio la possibilità di formu-
lare le loro richieste per una via diversa da quella telematica, dapprima con l'attivazione di un numero verde pres-
so l'Assessorato ai Servizi Sociali e poi con il coinvolgimento del personale dei centri sociali di assistenza: in tal
modo, infatti, si permette a quanti non hanno un pc o non possono accedere ad internet di usufruire dei servizi
di consulenza offerti da questa rete di volontari liberi professionisti.
Ciò che rende particolarmente interessante questo progetto è l'originalità del servizio erogato, andando oltre le
normali funzioni di assistenza sociale che un Comune sarebbe tenuto a garantire: la gratuità delle prestazioni dei
professionisti volontari consente all'amministrazione di garantire un servizio di consulenza cui non potrebbe far
fronte altrimenti.
Il servizio si compone di diverse fasi, in cui cittadino, amministrazione e associazione di volontariato interagisco-
no. L'utente che voglia beneficiare del servizio, telefona al numero verde o, in alternativa, si reca presso il centro di
assistenza sociale dove espone il problema; l'operatore telefonico o il personale addetto del centro di servizio
sociale formula un quesito che viene inoltrato via e-mail all'associazione di volontariato; a questo punto è l'asso-
ciazione che procede all'assegnazione del caso al professionista competente, che provvederà a rispondere a sua
volta con una e-mail o una telefonata.
L'avvio di un rapporto più articolato di consulenza e di assistenza è previsto solo nei casi più difficili ed impegna-
tivi, che richiedono un'assistenza particolare ed una diretta relazione fra l'utente ed il consulente.
È evidente che si tratti di una fattispecie di cooperazione non limitata ad una mera fase di progettazione o piani-
ficazione ma che in tutto il processo di erogazione del servizio. C'è uno scambio continuo di risorse umane,
documenti ed informazioni che introduce nel rapporto di collaborazione degli elementi di potenziale criticità
Quello dell'Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Catania è un esempio virtuoso di amministrazione che si
pone come punto di riferimento per i soggetti del terzo settore e come luogo di ascolto e rilevazione delle tenden-
ze in atto. Da qui, per l'amministrazione, un importante ruolo di coordinamento e raccordo fra tutte le realtà
operanti sul territorio e di razionalizzazione degli interventi, a fronte di organizzazioni di volontariato, portavoce
degli interessi delle fasce più deboli della popolazione, ed imprescindibili interlocutori di un'amministrazione che
intenda promuovere e realizzare interventi realmente vicini alle esigenze della comunità.
120 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
3) La formalizzazione e strutturazione del rapporto tra amministra-zione e volontariato: istituire nuove forme di governance.
Una delle tendenze in atto, specie presso le organizzazioni di mag-giori dimensioni, è quella al consolidamento dell'apparato formale estrutturale che regge le stesse: chiaro segno di una tensione verso lacontinuità ed il potenziamento delle attività nel tempo. Il processo diformalizzazione, rappresenta un elemento di crescita e di maturità delfenomeno solidaristico, e prende le mosse proprio da una richiestadel legislatore, che con la l. n. 266/91, pone l'osservanza di specificirequisiti a condizione del riconoscimento di queste associazioni aifini della conclusione di accordi e convenzioni con le stesse.
Tuttavia sono le stesse organizzazioni che prestano particolareattenzione a che tale processo non degeneri in uno snaturamento delvolontariato: la formalizzazione delle organizzazioni suscita, infatti,perplessità circa la capacità delle stesse di gestire strutture e/o serviziche richiedano maggiore complessità organizzativa e strutturale, perampliare il proprio raggio di attività in contesti operativi sinora scar-samente “frequentati”, senza compromettere le caratteristiche di spon-taneità e solidarietà tipiche di queste associazioni.
Se da un lato si riconosce la necessità di una maggiore struttura-zione, per poter operare in contesti più ampi e per garantire il costan-te presidio di bisogni ed esigenze sempre più complessi. Di contro v'è,infatti, chi pone l'accento sui rischi legati ad un tale processo, in ter-mini di perdita d'incisività territoriale, e di capacità di percezione eascolto dei bisogni della popolazione.
L'inserimento in logiche di gestione simili a quelle di tipo impren-ditoriale o statalista (burocratizzazione vs privatizzazione/manageria-lizzazione) potrebbe comportare, infatti, la neutralizzazione valoriale,relazionale, organizzativa e politica, del volontariato e di quegli ele-menti che da sempre lo distinguono dagli altri soggetti del terzo set-tore. Si metterebbero così in pericolo proprio quelle caratteristicheche oggi vengono maggiormente ricercate: la capacità di fare solida-rietà, la logica d'azione gratuita e spontanea, la capacità di cogliere imalesseri sociali sul proprio territorio, l'immediatezza nelle risposte aproblemi emergenti, la scarsa burocratizzazione delle risposte, lacapacità di costruire legame sociale, etc.
L'opzione di formalizzazione non deve essere letta, tuttavia, inun'accezione negativa, rappresentando una sfida per il miglioramentodella qualità degli interventi e dei servizi, e per rispondere in modopiù efficace ai problemi di un territorio, con progetti mirati ed artico-lati che richiedono una significativa capacità di spesa ed anche unsostegno finanziario pubblico. La tensione del volontariato verso l'ac-quisizione di un profilo di maggiore professionalità va vista, dunque,
VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 121
come un arricchimento che gli permetta di raggiungere al meglio ipropri obiettivi, incentrati sulla prevenzione del disagio e la creazionedi benessere per tutti i cittadini.
Il punto si lega di nuovo alla necessità di una vera cultura sussi-diaria, che riconosca il volontariato come attore a pieno titolo dell'a-rena pubblica, impegnando gli amministratori nella ricerca e realizza-zione di nuove piattaforme e occasioni di collaborazione e confronto.
Ciò che si richiede, dunque, ad amministrazioni e volontariato èuno sforzo verso nuove forme di relazione sinergica, per le quali sononecessarie nuove interfacce operativo/amministrative che sovrinten-dano alla realizzazione e condivisione dei progetti da realizzare.
Progetto OR.F.E.O.AAmmmmiinniissttrraazziioonnee
Costituito nel 2004, il Settore per l'Integrazione Sociale per le Persone in Carcere o Ristrette nelle Libertà della
Provincia di Milano si occupa di far fronte ai problemi di questa categoria di soggetti, tramite la realizzazione di
progetti integrati. L'eterogeneità di questi interventi induce l'amministrazione alla conclusione di accordi di colla-
borazione con associazioni, organizzazioni e cooperative che operino all'interno delle carceri e ad operare un'in-
tensa attività di coordinamento da parte della Provincia, in un'ottica di collaborazione con le diverse istituzioni
carcerarie e con le associazioni di volontariato e del terzo settore impegnate in questo ambito.
AgeSoL: nascita e mission dell'organizzazione
L'AgeSoL (Agenzia di Solidarietà per il Lavoro) nasce nel 1998 da un'iniziativa di un gruppo di detenuti di San
Vittore che, partendo da una riflessione intorno alla loro situazione detentiva e alle prospettive che si sarebbero
loro aperte una volta scontata la pena, hanno proposto la costituzione di una struttura coordinata il cui fine è
quello di incentivare le opportunità lavorative di detenuti ed ex detenuti, promuoverne l'inserimento sociale,
favorendo il superamento delle difficoltà strutturali del mercato del lavoro, dei vincoli della condizione detentiva
e dei luoghi comuni che vi si associano.
Descrizione dell'esperienza
Il progetto OR.F.E.O (Progetto Integrato Multimisura), giunto alla quarta edizione, è realizzato in ATS formata da
Provincia di Milano, Agenzia di Solidarietà per il Lavoro AgeSoL (cordinamento con la provincia), Consorzio
Nova Spes, Consorzio SIS, Consorzio CS&L, Fondazione Enaip Lombardia.
OR.F.E.O si rivolge ai detenuti e agli ex detenuti, con l'offerta di servizi d'informazione, orientamento, consulenza
ed accompagnamento all'inserimento lavorativo per le persone detenute (anche immigrati), in esecuzione penale
esterna ed ex detenute della provincia milanese.
La principale difficoltà riscontrata è stata quella di mettere in rete tutte le sinergie di risorse, obiettivi e competen-
ze prima spettanti a diversi soggetti pubblici e privati impegnati nella realizzazione di progetti ed attività simili e
complementari.
La collaborazione tra AgeSoL e Provincia tuttavia è risultata particolarmente positiva sia in fase di progettazione
che di realizzazione, da qui l'intenzione di sviluppare insieme un modello di lavoro che vanti anche una fase di
monitoraggio e valutazione delle attività. L'obiettivo finale del progetto è, infatti, quello di pervenire alla istitu-
zionalizzazione dei servizi erogati da AgeSoL, così da evitare gli annuali rinnovi delle iniziative e i relativi pro-
blemi di finanziamento. Si crea per questa via un rapporto privilegiato che guarda al partenariato pubblico/priva-
122 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
4) Una nuova piattaforma di interazione simmetrica: tra compensa-zione e deresponsabilizzazione pubblica.
Da parte delle istituzioni è ancora facile riscontrare una certa resi-stenza ad approcciare le organizzazioni di volontariato in una logica direlazione ispirata al principio di sussidiarietà, secondo un rapporto dicollaborazione paritario e libero. Si tratta di un atteggiamento, superatoquanto diffuso, che evidenzia il ritardo di certe amministrazioni adaccettare un rapporto che vada oltre quello di mero finanziamento.
In particolare, stenta ad affermarsi una nuova cultura amministra-tiva, operativa e politica che superi la vecchia logica gerarchico-buro-cratica-concessoria. Non esistono regolamenti amministrativi adattial nuovo rapporto. Inoltre nella maggior parte dei casi gli operatoripubblici non conoscono la logica della sussidiarietà, e le opportunitàe i vantaggi che derivano da una più proficua collaborazione con ilvolontariato organizzato.
La visione del volontariato come erogatore esclusivo di servizi leg-geri, porta l'ente pubblico a considerarne le attività come accessoriead un sistema di interventi essenziali, e ad apprezzare solo i tradizio-nali soggetti erogatori di servizi. Da qui la tendenza a utilizzare ilvolontariato in termini di compensazione, in caso di mancanza dirisorse per gli interventi.
Non mancano, fortunatamente, gli esempi di amministrazioni chehanno avviato collaborazioni più strutturate, trovando in certe ideeproposte dal volontariato, l'input per l'avvio di progetti che altrimentinon sarebbero stati realizzati, o per l'erogazione di servizi cui nonavrebbero potuto far fronte.
to uno strumento di gestione consolidato ed efficace per la realizzazione di interventi stabili nel tempo. Alla fine
di quest'ultima edizione, infatti, l'AgeSol uscirà dal progetto e affiderà finalmente alla Provincia il modello realiz-
zato, per dedicarsi a nuove forme di intervento sempre nel campo del lavoro.
Forte, dunque, il ruolo di questa amministrazione: consapevole della propria funzione di coordinamento, nell'at-
tuazione dei processi di sussidiarietà orizzontale, riconosce l'importanza che le organizzazioni di volontariato
hanno in un settore delicato come quello della detenzione. Da qui la decisione di riunire attorno ad un unico
tavolo tutti i soggetti del terzo settore coinvolti nella realizzazione di progetti interni alle strutture detentive e:
• procedere ad una lettura dei servizi attuali;
• mettere in contatto i soggetti operanti sul territorio;
• individuare le aree di scopertura;
• realizzare una progettazione coordinata fra PRAP sulle aree scoperte direzione carceraria e agenzie che abbia-
no competenze specifiche per area.
È questo un tipo di programmazione realmente innovativa e partecipata, finalizzata alla pianificazione di inter-
venti sempre meno episodici e sporadici e sempre più vicini a modelli di erogazione di servizi, la cui istituziona-
lizzazione passi per una preliminare fase di test, rodaggio e miglioramento, affidata agli attori sociali che ne sono i
promotori ed ideatori.
VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 123
La difficoltà delle organizzazioni di volontariato di relazionarsiagli enti pubblici aumenta nei casi in cui la spinta ad interagire siaesclusivamente motivata dalla necessità di reperire fondi per il sosten-tamento dell'organizzazione, o quando la realizzazione e la riuscitadegli interventi nel sociale vengano fatti dipendere dalla quantità dicontribuiti pubblici ottenuti e dalla continuità nel tempo di tali risor-se finanziarie.
Manca, forse, da parte delle istituzioni l'attenzione a favorire l'ap-porto del volontariato, ma è pur vero che spesso sono le stesse orga-nizzazioni che non riescono a proporsi con un'idea di progettualitàcontinuativa e strutturata. E quando lo fanno, spesso si mimetizzanodietro una facciata di managerialismo che in realtà ne tradisce lemigliori qualità organizzative e operative.
Da quanto fin qui esposto, emerge la netta impressione che non sisiano ancora create le giuste condizioni per “sperimentare” modi direlazione veramente innovativi: molte amministrazioni mancanoancora dei servizi di base, mentre le organizzazioni di volontariatorimangono legate ad un ruolo meramente assistenzialistico. Il model-lo di cooperazione che qui si vuole proporre presuppone che entram-bi i soggetti siano presenti sul territorio, bene strutturati, autonomi epronti a sussidiarsi a vicenda.
Boschi FuturiAmministrazioni
Il Comune di Roccastrada offre attività di tutela sociale e sanitaria, e opera, attraverso organizzazioni di volonta-
riato, in molti progetti riguardanti l'emarginazione, l'integrazione degli immigrati, la tutela del patrimonio
ambientale e culturale. Il Comune ha avuto particolarmente bisogno delle organizzazioni di volontariato per riu-
scire a gestire l'integrazione democratica di diverse popolazioni di immigrati ed ha avviato politiche di coordina-
mento e di rete passando da una logica di aiuto e sussidio alle associazioni di volontariato, alla nuova logica in cui
l'ente lascia lo spazio alle organizzazioni per realizzare, con il suo supporto, progetti a sostegno della comunità,
attraverso partenariati strategici.
La Provincia di Grosseto realizza numerose attività, grazie alla collaborazione delle organizzazioni di volontariato,
in ambito di politiche sociali e di sviluppo del territorio nelle sue diverse forme. Tra le attività in ambito sociale, la
provincia promuove l'osservatorio sulle politiche sociali, quale strumento di analisi delle risorse presenti sul terri-
torio da mettere a sistema per creare sinergie volte all'efficienza e l'efficacia degli interventi in ambito sociale. In
particolare, l'Ufficio Conservazione della Natura (dipartimento Territorio Ambiente e Sostenibilità), promuove
concretamente molti progetti a favore della tutela, conservazione e promozione del patrimonio ambientale del
territorio, che vanta numerose aree protette per il suo valore naturalistico. Per realizzare tali attività, collabora in
rete con le organizzazioni di volontariato che promuovono queste finalità, tra cui l'Altra Città.
L'Altra Città: nascita e mission dell'organizzazione
L'Altra Città è una rete di organizzazioni di volontariato impegnate nel sostegno e nei servizi ai soggetti svantag-
giati, in attività di formazione, studio e orientamento come prevenzione del disagio sociale, e nella realizzazione
di progetti di sviluppo e promozione del territorio.
124 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
3.3 L'analisi dei fattori d'innovazione nei rapporti fra amministrazioni pubbliche e volontariato organizzato: le molte tessere di un unico puzzle
La realizzazione di un nuovo modello di collaborazione tra ammi-nistrazioni e volontariato investe tutte le fasi costitutive del processodi realizzazione del servizio che si intende erogare:• nascita e sviluppo delle priorità degli interventi sul territorio;• progettazione delle attività e dei servizi;• realizzazione e l'erogazione dei servizi;• monitoraggio e valutazione.
3.3.1 L'idea progettuale: un processo stretto tra logiche di delega e tentativi di ri-programmazione del sistema dei servizi
Nella costruzione di un progetto è fondamentale che le ammini-strazioni partano dall'audit degli stakeholder territoriali, poiché loromission deve essere quella di rispondere ai bisogni della comunità, edin particolare delle categorie di utenti più svantaggiate; diviene, per-tanto, fondamentale per le amministrazioni coinvolte isolare ed ana-lizzare tali bisogni per rispondervi attraverso interventi mirati.
Un progetto, che abbia l'obiettivo di realizzare interventi e servizi
L'organizzazione ha sede a Grosseto e opera su tutto il territorio provinciale vantando molteplici attività di colla-
borazione con le amministrazioni locali. L'obiettivo per il futuro, visto il buon esito dei progetti professionali rea-
lizzati, è rendere tali collaborazioni stabili nel tempo.
Descrizione dell'esperienza
Boschi futuri è un'iniziativa di educazione ambientale che si pone come principale obiettivo quello di accompa-
gnare i ragazzi e gli adulti alla conoscenza di una parte del territorio della provincia di Grosseto, particolarmente
rilevante dal punto di vista naturalistico-ambientale (conservazione del patrimonio naturalistico e delle biodiver-
sità della valle del Farma).
Obiettivo generale del progetto è lo sviluppo di un'iniziativa extrascolastica che coinvolga principalmente i ragazzi
delle scuole (prima infanzia, seconda infanzia e adolescenza), ma anche le loro famiglie perché acquisiscano cono-
scenze, strumenti e competenze relativamente al tema della sostenibilità ambientale (prevenzione dei rischi futuri
connessi all'ambiente che appartiene alla comunità), intesa come sintesi di uno sviluppo armonico della comunità
e del suo ambiente.
Nel progetto sono stati coinvolti numerosi soggetti e volontari, che hanno partecipato a tempo pieno alla defini-
zione e realizzazione di tutte le attività a titolo completamente gratuito, attraverso l'utilizzo di metodologie di
lavoro partecipate (numerosi incontri, tavoli comuni di lavoro democratici, ecc.) e strumenti lavoro comuni che
hanno permesso di distribuire compiti e responsabilità fra i diversi attori.
La collaborazione e l'organizzazione di rete sulla specifica esperienza è risultata, nel complesso, molto positiva.
Una criticità riscontrata è il carattere saltuario delle collaborazioni che vengono in essere, a volte anche con
grande fatica. In particolare, il Comune ritiene che sarebbe importante dare carattere di sistematicità al alcuni tipi
di rapporti e di progetti, soprattutto per non disperdere nel tempo le conoscenze e le risorse costruite in rete
(soprattutto in termini di rapporto e sistema di collaborazione che nella sua fase di start-up è sempre faticoso).
VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 125
a beneficio dei cittadini deve, infatti, individuare i propri obiettivi apartire da un'accurata conoscenza del territorio e dei bisogni dell'u-tenza, ponendosi come risposta alle necessità, manifeste o implicite,della comunità. L'idea progettuale non può essere frutto di astratteconsiderazioni circa le esigenze della comunità, ma deve muoveredalla consapevolezza delle stesse e dell'ordine di priorità con le qualivanno soddisfatte.
È per questo che si richiede oggi alle amministrazioni di prestaremaggiore attenzione alle attività di ascolto del territorio, e rimediarealla mancanza di strumenti, tempo e risorse da dedicare all'analisi deibisogni, e necessari a rispondere efficacemente al carico di responsa-bilità che la riforma del Titolo V della Costituzione ha ripartito fra idiversi livelli territoriali di governo.
In questo senso possono venire incontro alle istituzioni le stesseorganizzazioni di volontariato, capaci di fornire un utile contributoalle attività tipiche della cosa pubblica, grazie ad una loro connaturatafunzione di ascolto, indagine e risposta ai bisogni emergenti da undeterminato territorio. Nell'elaborazione della propria offerta di ser-vizi il volontariato parte sempre dal basso, ovvero recependo e osser-vando i bisogni espressi dalla comunità. L'apporto delle istituzionirimane, invece, fondamentale nelle fasi di programmazione e coordi-namento del processo di realizzazione degli interventi, ponendosicome garanzia di efficacia degli stessi.
Emerge, tuttavia, la spinta delle organizzazioni verso il propriocoinvolgimento nell'elaborazione di nuove modalità di partecipazionealle attività di programmazione, che le portino a non rivestire il ruolodi semplici esecutori di progetti già stabiliti. L'attuazione della sussi-diarietà orizzontale non si risolve nel riunire intorno a un tavolo tuttigli attori sociali, ma deve tradursi nella reale condivisione del proget-to in tutte le sue fasi. È tutta la procedura di “individuazione-proget-tazione-realizzazione-valutazione” dei servizi che va profondamenteripensata.
Ed è la mancanza di questa cultura della condivisione che ilmondo del volontariato lamenta. Una delle richieste più urgenti èquella di instaurare nuove metodologie di individuazione e d'analisidei bisogni, ma anche delle modalità di risposta.
La definizione dell'idea progettuale segue oggi, nei migliori deicasi, la seguente impostazione:
126 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Le amministrazioni non rappresentano più né il centro né il ver-tice territoriale delle politiche sociali, sono solo un nodo della retedel sistema di welfare, con specifiche funzioni, ma senza più la pos-sibilità (e neppure auspicabilità) di essere l'unico attore di governodelle politiche di intervento. Occorre, dunque, elaborare veri e pro-pri modelli di governance e cooperazione che realizzino una sussi-diarietà il più orizzontale possibile.
Sono ancora le organizzazioni di volontariato che presentano alleamministrazioni idee progettuali definite sulla base delle analisi svoltenel territorio. Mentre da parte delle amministrazioni manca un con-tributo continuativo e professionalizzato alla definizione delle idee,nel segno del coordinamento e razionalizzazione degli interventi giàin atto. Un fenomeno molto diffuso e lamentato dalle stesse organiz-zazioni è quello di sovrapposizione e duplicazione di servizi simili suuno stesso territorio, a fronte di intere aree di servizio che rimangonoscoperte. In altri casi, invece, si assiste ad amministrazioni che pro-pongono e realizzano interventi lontani dalle esigenze della comunità,prescindendo dall'ascolto degli attori sociali.
Fra le priorità espresse da amministrazioni e organizzazioni divolontariato c'è l'adozione un modello di lavoro in cui le prime, nel-l'ambito dei servizi legati al welfare locale e al sociale in senso piùampio, possano assumere un ruolo di raccordo e di stimolo per leorganizzazioni di volontariato, al fine di elaborare progetti e servizisempre nuovi e coerenti alle proprie missioni ed a quelle delle orga-nizzazioni.
ODV
PA Territorio/Utenti
Divengono portavoce degli interessi
territoriali e definiscono le priorità
rispetto alle analisi ed alle istanze
presentate.
Trasmettono le istanze alle amminis-
trazioni preposte agli interventi.
Definiscono l’idea progettuale in
cooperazione con le amministrazioni
di riferimento
Offre servizi negli ambiti del
sociale, seguendo un ordine di
priorità espresso dall’alto,
attraverso la propria articolazione
in unità dedicate agli interventi nel
sociale.
Esprimono bisogni in diversi ambiti
del sociale, in modo manifesto o
implicito, attraverso associazioni di
categoria o altri soggetti portavoce
delle istanze territoriali
VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 127
Dall'altro lato le organizzazioni di volontariato devono farsi caricodelle istanze territoriali ed essere maggiormente disposte a collabora-re in un sistema di rete coordinato dall'attore pubblico, per lo svilup-po di servizi negli ambiti di riferimento, in partecipazione con glialtri soggetti del volontariato organizzato che offrono contributi simi-li o legati a specializzazioni di tipo diverso.
Le organizzazioni di volontariato hanno espresso il bisogno dirafforzare nel tempo una funzione di ascolto e pianificazione degliinterventi a sostegno delle fasce più deboli della comunità. Ma per farquesto necessitano che le amministrazioni assumano un ruolo di pro-mozione dei loro interessi di sviluppo del territorio, in termini dicoordinamento e di attuazione, valorizzazione e finanziamento degliinterventi, attraverso diversi momenti di concertazione.
Lavorare in rete per individuare e realizzare iniziative efficaci erispondenti ad un'esigenza reale del territorio, è una priorità cheva realizzata attraverso un'azione mirata sulle capacità delle singo-le amministrazioni locali, grazie soprattutto allo stimolo ed al con-tributo diretto di analisi delle organizzazioni di volontariato sulterritorio.
Un primo passo in tal senso può essere visto nella istituzione pres-so le amministrazioni locali, di assessorati e dipartimenti dedicati allepolitiche della famiglia, dell'infanzia, del lavoro nel sociale, dellasanità, della cultura e dell'ambiente.
Tali scelte organizzative, dimostrano una rinnovata volontà dellepubbliche amministrazioni di intervenire nei suddetti ambiti, inmodo mirato e con il supporto dei privati organizzati, al fine dirispondere ai bisogni degli utenti territoriali. Anche se il rischio diun'eccessiva compartimentazione dei settori di intervento è quello difrapporsi alla realizzazione di politiche realmente integrate. Occorrein tal senso trovare la giusta via di mezzo fra le due esigenze di diffe-renziazione e integrazione.
La creazione di una rete territoriale integrata di servizipubblico/privati, che superi l'autoreferenzialità tipica di molte ammi-nistrazioni pubbliche e l'istituzione di unità specializzate per i diversiambiti del sociale, consente nuove ed originali forme di interrelazionetra utenti, istituzioni, imprese e parti sociali, dando impulso a politi-che di intervento adeguate alla costruzione di un moderno sistema diwelfare plurale.
128 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
3.3.2 La progettazione delle attività e dei servizi: tra buone pratiche altamente condivise e una mancanza endemica di cultura comune
La progettazione delle attività è uno dei momenti di sostanzialecollaborazione tra il soggetto pubblico, in molti casi anche finanziato-re degli interventi, e gli operatori del volontariato organizzato.
Questa fase è tanto più efficace quanto maggiore è la collaborazio-ne nella definizione puntuale dell'articolazione delle attività necessa-rie alla realizzazione dell'intervento.
Capita che le amministrazioni, per mancanza di competenze o dirisorse da dedicare alla fase di progettazione delle attività, deleghinoalle organizzazioni di volontariato la costruzione dei servizi pensati inrete, precludendo alle stesse la possibilità di beneficiare delle risorsepossedute dall'attore pubblico, costringendole, così, a duplicare glisforzi per individuare gli elementi realizzativi delle diverse attività(anche strutture, personale specializzato dedicato, ecc.) con evidentidiseconomie.
Le difficoltà nella progettazione delle fasi di intervento aumentanoquando gli attori pubblici coinvolti sono più di uno. In questi casi,infatti, le differenze nella modalità di interazione, l'eccessiva macchi-nosità e rigidità dei rapporti fra le stesse e la mancanza di un dialogocomune rispetto alle attività svolte, provocano inutili ritardi e rallen-tamenti. Non è un caso che fra le principali criticità lamentate dalleassociazioni di volontariato nei rapporti con le amministrazioni visia, appunto, l'eccessiva burocratizzazione e la scarsa trasparenza delleprocedure amministrative.
Un soluzione, in tal senso, può essere la periodica organizzazionedi incontri e tavoli di concertazione, finalizzati alla progettazionepuntuale di ciascuna attività, ma che presuppongono un maggioresforzo organizzativo da parte di tutti i soggetti coinvolti. Uno sforzopremiato dalla sinergia di risorse, obiettivi e competenze che ne deri-va, ma che ancora paga la mancanza di una cultura e di un linguaggiocomune che permettano un confronto agevole fra la diversità di mis-sion ed interessi, di tutti i soggetti seduti al tavolo.
L'efficacia della co-progettazione è comunque indubbia, sia per lapuntuale distribuzione dei compiti spettanti agli attori in fase di rea-lizzazione, sia per conoscere nel tempo i limiti, in termini di compe-tenze e risorse, degli attori coinvolti e dare, così, impulso ad un pro-cesso di apprendimento continuativo e di scambio di professionalità,utile a conferire stabilità ai partenariati per la realizzazione di strate-gie efficaci di lungo periodo. In questo senso si riscontra, infatti, laresistenza delle amministrazioni nel fare proprio il progetto e parteci-
VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 129
pare attivamente alla definizione puntuale degli output/servizi cui lostesso mira. Come se mancassero di una visione di medio lungoperiodo, che le consentisse di guardare al progetto non come un epi-sodico momento di collaborazione, ma come laboratorio di prova esperimentazione di servizi perfezionabili e ripetibili nel tempo. Lacoprogettazione agisce anche su questo fronte, e aiuta ad evitare unabbassamento dell'attenzione da parte delle istituzioni riguardo ilprogetto e ad accelerare, attraverso un modello di lavoro congiunto,l'uscita dell'amministrazione coinvolta dall'autoreferenzialità chespesso al caratterizza.
Possono essere diversi gli strumenti da adottare in questa faseprogettuale: tavoli di concertazione tra l'amministrazione (o leamministrazioni coinvolte) e il volontariato organizzato, realizzatianche attraverso l'aiuto di facilitatori e mediatori dedicati; acquisi-zioni di piani di lavoro che definiscano e distribuiscano competen-ze e responsabilità di progetto (ad esempio, l'associazione tempora-nea di scopo tra i diversi soggetti può essere uno strumento efficaceper facilitare il piano dei lavori e stabilire compiti e responsabilità eper la gestione dei tempi di progetto), ed altri strumenti di lavoropartecipato.
Nei processi di co-progettazione il ruolo delle amministrazioni èfondamentale ai fini della legittimazione istituzionale degli interventi,in particolare qualora sia più complesso l'accesso a determinate cate-gorie di utenti svantaggiati e bisognosi di una forte tutela istituzionale(ad esempio, detenuti e disabili), e nel coordinamento degli attori pri-vati coinvolti.
In questa fase le organizzazioni di volontariato offrono un prezio-so apporto, in termini di competenze specialistiche da dedicare alleattività di progetto, di capacità di mediazione con le categorie diutenti che ne sono destinatari, di impegno di tempo e di risorseumane. Non mancano i casi di organizzazioni di volontariato chehanno portato avanti, quasi da sole, la progettazione degli interventipensati ed approvati anche dalle amministrazioni coinvolte, dimo-strando all'operatore pubblico il fondamentale ruolo che esse rico-prono, nei rispettivi ambiti di intervento, nella definizione e attuazio-ne delle politiche pubbliche di breve, medio e lungo periodo.
3.3.3 Realizzazione ed erogazione: le molte luci e le preoccupantiombre della fase attuativa delle collaborazioni
Quella di realizzazione è la fase che tipicamente le amministrazio-ni tendono ad affidare in via esclusiva alle organizzazioni partner delprogetto, limitandosi al controllo degli elementi informativi necessaria mantenere la governance dello stesso. Le cause di un simile atteggia-mento, come altrove, sono da ricercarsi in quella costante scarsità di
130 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
risorse e tempo che spesso limitano le capacità di azione delle ammi-nistrazioni. Questa delega di funzioni, così posta, non va certamentenella direzione di una reale cultura della sussidiarietà, ma verso peri-colose derive di deresponsabilizzazione-pauperizzazione dei servizi.
Non mancano, tuttavia, esempi di collaborazione che vanno insenso contrario, in cui l'apporto delle amministrazioni non si limitaalla sola fase di ideazione o co-progettazione, estendendosi alla con-giunta erogazione dei servizi, secondo compiti e responsabilità defini-te nella progettazione. Anche in questi casi lo scontro fra diversemodalità di intervento di volontariato e amministrazione è inevitabi-le: farraginosa e burocratizzata l'azione della amministrazione, snellae lineare quella delle associazioni di volontariato.
I vantaggi legati alla condivisione di questa fase sono però evi-denti. L'integrazione di risorse e strumenti operativi di istituzioni eorganizzazioni di volontariato consente, ad esempio, di moltiplicarei canali di accesso ai servizi (sistemi di erogazione dei servizi multi-canale), offrendo agli utenti finali la possibilità di scegliere il mezzodi contatto e fruizione più vicino alle proprie possibilità (si pensialla possibilità di scelta fra un contatto on line, telefonico o di frontoffice).
Non vanno tralasciati, inoltre, i benefici che per le organizzazionidi volontariato derivano dalla collaborazione con amministrazioni intermini di supporto logistico ed economico, e accesso a risorse terri-toriali e umane specializzate. Da questo punto di vista risultano difondamentale importanza gli investimenti in formazione, sia per ilterzo settore, in termini di apprendimento di competenze tecnicheper la realizzazione degli interventi e di competenze gestionali degliinterventi (progettazione, partenariati e concertazione, tecniche dibudget e di gestione delle risorse a disposizione), sia per le ammini-strazioni, in particolare sulle politiche di partenariato e concertazionecon i soggetti privati territoriali.
3.3.4 Monitoraggio e valutazione: il punto più debole della collaborazione
Si tratta della fase più debole del processo di collaborazione,nonostante l'importanza che il monitoraggio e la valutazione delleattività svolte abbia nel processo di erogazione di un servizio che mirial miglioramento continuo ed al reale soddisfacimento dei bisogni cuiintende far fronte.
Stabilire la qualità erogata nei servizi resi e il livello di gradimentodegli stakeholder territoriali, destinatari degli interventi, è fondamen-tale ma costituisce ancora uno dei momenti più preoccupanti dell'in-tero processo.
VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 131
Il sistema di monitoraggio, permette di individuare le criticitànel processo di erogazione che sono alla base dello scostamento traobiettivi e risultati. La valutazione, invece permette di analizzare talicriticità e di pianificare, in modo sistematico, il miglioramento.Inoltre, il sistema di monitoraggio e valutazione permette, nel lungotermine, la modellizzazione delle attività e contribuisce alla istitu-zionalizzazione di servizi efficaci, grazie ad un processo continuo diaggiustamento delle criticità rilevate, che nel tempo conduce a ser-vizi qualitativamente validi, punti di riferimento (benchmark) perinterventi simili.
Fra gli strumenti di valutazione più importanti c'è la rilevazionedella soddisfazione dell'utenza tramite indagini di customer satisfac-tion, che consentano l'analisi di tutto il processo di erogazione delservizio e l'individuazione di eventuali punti deboli o di intere aree dicriticità.
Gli obiettivi di miglioramento continuo sono tuttavia subordinatialla conduzione di indagini standardizzate e sistematiche, relative siaagli specifici servizi erogati, sia al rapporto di collaborazione istauratotra gli attori e gli strumenti di lavoro utilizzati.
La valutazione della soddisfazione consente all'amministrazioneche operi nel sociale, di erogare un servizio la cui qualità non si pro-duca solo sulla base della misurazione delle prestazioni interne (ten-denza all'autoreferenzialità), ma anche sulla base della percezione del-l'utenza. Anche per questo tipo di intervento di valutazione è necessa-rio un momento di concertazione tra gli attori e la formazione dicompetenze specifiche.
Del tutto assente è un sistema di sensibilizzazione e diffusione deirisultati di tali attività. Spesso accade che, portato a termine il proget-to e terminati i finanziamenti, l'esperienza venga dimenticata, sparen-do dall'orizzonte d'attenzione dei cittadini e degli enti coinvolti.Chiaramente si tratta di un elemento che non agevola per nulla lacontinuità, controllabilità e efficienza delle collaborazioni. È come sequeste dovessero ricominciare sempre da capo, senza riuscire ad accu-mulare una memoria funzionale alla loro efficacia.
È evidente che la strada verso un rapporto realmente innovativofra amministrazioni e volontariato sia ancora lunga. Le une e le altresono lontane da un'ottica di cooperazione e condivisione delle azionisul territorio, che vada oltre la singola esperienza di collaborazione,verso forme sempre più stabili e strutturate di intervento, che conferi-scano al processo di erogazione del servizio carattere di ciclicità econtinuità, e margini crescenti di miglioramento.
132 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
3.4 Un possibile scenario: il volontariato della reciprocità e della libertà
Le indagini periodicamente condotte sul mondo del volontariato,così come quella esposta nel precedente capitolo, mettono in evidenzal'articolata e variegata realtà di questo mondo, sia in termini socialied economici, sia rispetto alle motivazioni e comportamenti sotto-stanti le stesse.
Eterogeneità e frammentarietà sono tratti caratterizzanti il feno-meno del volontariato, che tuttavia si insiste ancora oggi a rappresen-tare e disciplinare come un corpo unico, omogeneo, compatto. È que-sta una grande contraddizione che non aiuta certamente il volonta-riato nel proprio percorso di crescita e maturazione e che crea, neisuoi potenziali interlocutori, ed in particolare presso le stesse ammi-nistrazioni, nonché nei destinatari dei suoi servizi, notevoli difficoltàdi approccio e relazione. Si riconduce, così, al mondo del volontariatoun incoerente insieme di organizzazioni e soggetti spesso animati davisioni diametralmente opposte del proprio ruolo e della propria mis-sione, che appaiono anche slegati dai rimanenti membri e dalle dina-miche della società. Nell'osservatore esterno tale incoerenza si tradu-ce, spesso, in un atteggiamento di diffidenza nei confronti del volon-tario e dei valori che ne determinano l'azione, mettendo in discussio-ne la natura altruistica e disinteressata della stessa: confermando conciò la situazione di marginalità culturale del volontariato.
Compito del volontariato è sostenere azioni che per essere com-piute hanno bisogno sia del concorso intenzionale di più soggetti, siadi relazioni intersoggettive che conducano ad una certa unificazionedegli sforzi coerenti con la comunanza degli obiettivi. Ciò significariconoscere nel risultato finale un prodotto congiunto rispetto alquale risulta difficile individuare il contributo specifico di ciascunsoggetto.
Nel precedente capitolo, utilizzando come chiave di lettura i rapporticon le amministrazioni, si è proceduto alla individuazione di tre macro-tipologie di organizzazioni le cui relazioni sembrano caratterizzate daun diverso tasso di reciprocità. Laddove, come detto, per reciprocità siintenda una relazione di dare e ricevere nella quale chi dà si predisponea ricevere, mettendo l'altro contemporaneamente nelle condizioni discegliere se ricevere e donare a sua volta. La libertà di scelta non è peròsufficiente in quanto per essere salvaguardata ha bisogno di una qualcheforma di organizzazione civile18. La caratteristica essenziale della societàaperta è che le nostre vite si svolgano in associazioni, intese in sensolato, che stanno al di fuori della portata dello Stato. Si comprende allorache la relazione con l'altro sia l'elemento centrale dello star bene insie-me. Da questo punto di vista diventa importante analizzare il tipo direlazione che si instaura tra pubblica amministrazione e volontariato e
VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 133
se questa relazione rafforza a cascata le relazioni di reciprocità nelleassociazioni di volontariato nella quali sono coinvolti sia i volontari sia idestinatari dell'azione volontaria.
L'analisi dei cluster ha condotto all'individuazione di tre gruppi.Il primo gruppo (che costituisce il 36% delle associazioni) è costi-
tuito dalle associazioni di maggiori dimensioni e appartenenti a retidi organizzazioni di volontariato. È questo il gruppo che presenta lamigliore valutazione delle relazioni con le istituzioni, con le qualimostrano di avere maggiore interscambio in termini di metodi erisorse. Il che significa che queste associazioni, più che le altre, forni-scono, e allo stesso tempo ricevono, più conoscenze e metodologie diintervento ma anche infrastrutture e personale specializzato. Sonoinoltre i gruppi che assegnano una maggiore utilità al ruolo delvolontariato ed evidenziano il più basso livello di problematicità neirapporti con l'ente pubblico.
Il secondo gruppo (30% del totale) presenta in complesso una valu-tazione media delle relazioni con le amministrazioni, anche se frutto didifferenze significative tra i diversi aspetti. Appartengono a questo grup-po associazioni di medie dimensioni, che presentano un buon livellostrutturazione e organizzazione interna, ed evidenziano un interscambioridotto rispetto al gruppo precedente, anche se dalle amministrazionihanno ricevuto di più rispetto a quanto abbiano dato, in termini diconoscenze, metodologie, strutture e personale. Si tratta, inoltre, delgruppo che meno degli altri soffre dei problemi con le istituzioni e, diconseguenza, che assegna un minore rilevo alle azioni da compiere perun miglioramento dell'efficacia nei rapporti con l'ente pubblico.
Il terzo gruppo (con un peso del 34%) è sicuramente il più criticonella valutazione dei rapporti con le amministrazioni pubbliche.
Queste associazioni presentano una struttura poco definita, sonoslegate dall'appartenenza a reti di associazioni, forniscono la valuta-zione peggiore alle esperienze di collaborazione ed assegnano i pun-teggi più bassi all'utilità del volontario. Inoltre, più degli altri gruppi,avvertono il peso della problematicità nei rapporti con l'ente pubbli-co, cui sentono, diversamente dal gruppo precedente, si dare più diquanto ricevono.
Questa sintetica rappresentazione consente di avanzare l'ipotesiche nelle relazioni tra amministrazioni e volontariato non si sonomanifestate e nella giusta misura le seguenti condizioni:
i. trasmissione di un contenuto positivo;ii. chiarezza e trasparenza di tale contenuto;iii. riconoscimento di valore al contenuto, da parte di chi lo riceve;iv. costruzione, in chi trasmette il contento, della propria identità
nella relazione che ne deriva;
18. Va ricordato che esisteuna distinzione generalefra i mezzi per la libertà el'estensione della libertà.Scrive A. Sen “Il divariofra le risorse che ci aiuta-no ad acquisire la libertà el'estensione della libertà insé è un importante princi-pio e può essere crucialein pratica. La libertà deveessere distinta non solodalle acquisizioni, maanche dalle risorse e daimezzi per la libertà. […]Se siamo interessati allalibertà di scelta, alloradobbiamo guardare allescelte che una persona difatto ha, e non si deveassumere che gli stessirisultati siano ottenibiliguardando alle risorse cheegli ha a disposizione"(Sen A.K., La disegua-glianza. Un riesame criti-co, il Mulino, Bologna,1994).
134 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
v. capacità di scelta e ridefinizione del contenuto da parte di chilo riceve.
Ne deriva che le relazioni tra amministrazioni e volontariato assu-mono una valenza educativa qualora:
i. si manifesti un flusso comunicativo-relazionale;ii. tale flusso risponda a criteri e regole che ne consentano una
chiara decodifica;iii. tra i sistemi di relazione in campo si esprima un livello di fidu-
cia tale da assegnare ai contenuti trasmessi un effettivo valore;iv. il sistema di relazione sia orientato ad un fine condiviso;v. la relazione generi una maggiore autonomia.
In altri termini sembra di trovarsi di fronte, come nel caso delprimo gruppo, ad una relazione che diventa strumentale alla produ-zione e offerta di servizi che tuttavia rendono dipendente l'associazio-ne dai finanziamenti pubblici, lasciando una certa insoddisfazionesulla qualità della stessa relazione. Mentre diverso è il caso del terzogruppo che ha un posizionamento decisamente differente, economi-camente autonomo, critico sulla qualità della relazione e che si sentemeno coinvolto rispetto agli altri gruppi nella strumentalità del rap-porto con le istituzioni.
3.5 Amministrazione, che fare? Ipotesi di linee guida
Al fine di migliorare tale relazionalità verso il benessere comuneappare possibile lavorare sui seguenti punti:1. superare o almeno mitigare l'autoreferenzialità della pubblica
amministrazione quando si ritiene l'unica in grado di rappresen-tare i problemi di coloro che intende aiutare. Solo se si costruisceuna relazione basata sulla reciprocità è quindi possibile alzare ilgrado di fiducia della società, in quanto tale relazione si basa sul-l’autorealizzazione piena di emtrambi le parti coinvolte. Problemaanalogo esiste anche all'interno del volontariato;
2. sviluppare forme di cooperazione che vadano oltre l'offerta di ser-vizi, ma a sostenere processi di innovazione volti non tanto allarealizzazione immediata di prodotti o processi nuovi, quanto allacrescita delle persone e delle loro relazioni (creazione di capitaleumano e sociale);
3. definire strumenti e una metodologia che consenta di valutarel'attività del volontariato in termini di relazione di reciprocità. Larelazione è essa stessa un bene che produce benessere in chi vipartecipa. La relazionalità, spesso, rappresenta la natura del benescambiato e non una componente tra le altre;
4. procedere alla piena realizzazione del principio di sussidiarietà,che consente di accedere alla libertà di scelta e di azione che solepossono promuovere il benessere individuale e collettivo. La misu-ra di tale strategia è l'assunzione da parte del volontariato delle
VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 135
responsabilità proprie dell’attore pubblico e viceversa;5. aumentare il peso politico del volontariato in quanto soggetto
promotore di una maggiore equità, agendo su quegli atteggiamen-ti di resistenza che spesso determinano ingiustificati atteggiamentidi diffidenza rispetto al volontario ed alla spontaneità e gratuitàdel suo operato.
L'obiettivo futuro è realizzare, o migliorare la dove già esistano,azioni e strumenti per l'efficienza e l'efficacia della collaborazione nelsistema del volontariato.
Nella tabella seguente sono riportate alcune linee guida utili allagestione del cambiamento dell'innovazione all'interno delle ammini-strazioni coinvolte nelle politiche sociali in partnership con le orga-nizzazioni del volontariato organizzato.
136 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
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VERSO UN NUOVO MODELLO DI COOPERAZIONE 137
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Allegato
140 COOPERAZIONE FRA AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
ALLEGATO 141
La ricerca si avvale di una duplice metodologia di analisi, di tipoquantitativo e qualitativo. La scelta di accompagnare alle analisi stati-stiche sui dati di survey, gli studi di caso nasce proprio dall'intenzionedi costruire un quadro esaustivo e scientificamente attendibile riguar-do le dinamiche relazionali intercorrenti fra volontariato organizzatoe pubbliche istituzioni. La survey condotta su un campione nazionaledi organizzazioni, ha permesso di tracciare, per la prima volta inItalia, uno spaccato rappresentativo delle relazioni tra volontariato epubblica amministrazione, finalizzato a comprendere gli aspetti orga-nizzativi, strutturali e culturali che ne agevolino o meno la collabora-zione; gli studi di caso, alcuni dei quali sono riportati come schedenel terzo capitolo, sono serviti per una più approfondita analisi dellecriticità e delle azioni virtuose degli episodi di collaborazione legatiall'erogazione di servizi alla comunità.
Le informazioni acquisite attraverso l'analisi statistica dei datiemergenti e le interviste, hanno fornito il supporto informativonecessario per far emergere utili considerazioni relativamente ai fatto-ri ed alle condizioni abilitanti che hanno sino ad ora caratterizzato ladinamica d'interazione tra le amministrazioni pubbliche e le organiz-zazioni di volontariato nella produzione ed erogazione di serviziall'utenza, ed in merito al processo di realizzazione dei progetti e deiservizi in partnership con le innovazioni apportate alla gestione deiservizi all'utenza, dovute alla collaborazione tra il soggetto pubblico el'organizzazione di volontariato.
1. L'indagine quantitativa
Il campionePer la realizzazione dell'indagine è stato utilizzato un campione
casuale semplice di organizzazioni di volontariato stratificato perregione. Il livello di significatività delle stime a livello nazionale, fissa-to a priori, prevedeva un errore del 3% con probabilità del 95%.Questa assunzione ha condotto all'estrazione di un campione di 1061unità così ripartito:
Nota Metodologica
142 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
L'utilizzo del campione selezionato ad un livello di disaggregazio-ne inferiore condurrà pertanto a stime con un livello di significativitàinferiore. Se si considerassero, ad esempio, stime a livello di macro-aree geografiche ci si dovrebbe attendere un errore inferiore al 6%con probabilità del 90%.
Il calcolo del campione, come noto, viene effettuato formulandodelle ipotesi sulla variabilità dei fenomeni oggetto di indagine, oltreche assumendo i parametri di errore. Può pertanto risultare utileverificare la significatività delle stime a posteriori, facendo cioè ricor-
Regione Campione
Piemonte 80
Popolazione
1.626
Valle d’Aosta 390
Lombardia 1823.499
Liguria 38762
Nord-Ovest 3035.977
Trentino-Alto Adige 911.727
Veneto 1102.018
Friuli-Venezia Giulia 37701
Emilia Romagna 1112.180
Toscana 1112.144
Umbria 24460
Marche 37799
Lazio 28661
Abruzzo 15283
Molise 6166
Campania 46964
Puglia 25530
Basilicata 10253
Calabria 21448
Silicia 28642
Sardegna 581.068
Sud e Isole 2094.354
Totale 1.06121.021
Centro 2004.064
Nord-Est 3496.626
ALLEGATO 143
so ai dati rilevati. Si riportano di seguito le stime ed i relativi errori dialcune delle variabili rilevate.
Efficacia delle relazioni con l'ente della PA con cui hanno avuto maggiorirapporti (scala da 1 a 10, dove 1= per niente…10 =totalmente)
Area geografica Errore
Nord-Ovest 0,19
Nord-Est 0,16
Centro 0,20
Sud e Isole 0,24
Totale 0,12
Stima(media)
7,58
7,66
7,78
7,41
7,61
La sua organizzazione possiede una sede di vostra proprietà?
Area geografica Errore
Nord-Ovest 3,1%
Nord-Est 2,8%
Centro 4,7%
Sud e Isole 4,3%
Totale 2,1%
Stima(% dei SI)
12,0%
11,8%
20,4%
17,3%
14,7%
La sua organizzazione appartiene ad una organizzazione di terzo settorepiù grande?
Area geografica Errore
Nord-Ovest 4,7%
Nord-Est 4,4%
Centro 5,6%
Sud e Isole 5,6%
Totale 3,0%
Stima(% dei SI)
44,3%
47,3%
56,6%
56,3%
50,1%
144 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
19. Ad ogni intervistatore- che viene preventiva-mente formato attraversoun briefing - è assegnataun'unità da intervistarecon il corrispondentenumero telefonico.All'intervistato viene pre-sentata l'iniziativa (com-presa la dichiarazione digaranzia del rispetto dellalegge 196/2003) e gli sichiede se intende collabo-rare. Se accetta si procedea spedire la scheda diintervista e a fissare unappuntamento per lasomministrazione. Questodoppio contatto appareopportuno poiché la sche-da contiene domande perrispondere alle quali l'in-tervistato deve necessaria-mente far riferimento adati e informazioni nonimmediatamente reperibi-li al primo contatto. Senon accetta viene codifi-cato il motivo del rifiuto.
Il metodo di indagine telefonica
L'indagine telefonica è stata condotta attraverso il metodo Cati(Computer Assisted Telephonic Interview).
Il metodo Cati, applicato con risultati ampiamente positivi innumerose indagini, consiste in una intervista telefonica assistita concomputer, che consente un inserimento informatico in tempo realedei dati e delle informazioni comunicate dalle associazioni, sulle qualiè possibile realizzare in un secondo tempo elaborazioni e analisiscientifiche dei dati. La tecnica Cati, che tiene conto della privacydegli intervistati, così come previsto ai sensi della legislazione vigente,consente di sviluppare un contatto più diretto e flessibile rispetto adaltre tecniche di rilevazione (come l'intervista semi-strutturata e ilquestionario postale), minimizzando i costi e adeguando il linguaggioalla tipologia di intervistato19.
Prima dell'avvio della rilevazione telefonica si è provveduto adacquisire le liste, a costruire ed estrarre il campione e a completarel'archivio con i numeri di telefono. Ogni regione adotta criteri diffe-renti di iscrizione al registro delle organizzazioni di volontariato,riguardo il formato e i contenuti degli archivi. Per oltre l'80% delleorganizzazioni non è stato di facile reperibilità il contatto telefonico,che poi è stato ricercato e registrato. Il lavoro effettuato ha prodottoun archivio di 11.427 organizzazioni di volontariato iscritte nei regi-stri delle varie regioni dal quale è stato estratto il campione di 1061unità di cui sopra.
L'indagine è stata condotta telefonicamente fra il 3 e il 28 aprile2006. Sono state attivate 8 postazioni telefoniche, in funzione dalle 9,00alle 13,00 e dalle 14,00 alle 18,00 dei giorni feriali: complessivamente irilevatori hanno telefonato per un totale di oltre 500 ore, secondo laprocedura di seguito descritta.
Le tabelle che seguono riassumono la situazione complessiva dell'in-dagine.
Tab. 1 Situazione Indagine: Valori assoluti
Interviste effettuate
Rifiuti
Organizzazione non esiste più e non è nell'Albo
Non trovato dopo 5 tentativi
Totale
1.061
711
28
579
Problemi numero telefono 537
2.916
ALLEGATO 145
Come si vede, le interviste completate sono state 1061. Per ottene-re questo risultato sono state contattate più volte quasi 3.000 organiz-zazioni di volontariato.
Il numero di organizzazioni che ha esplicitamente rifiutato di col-laborare supera le 700 unità. Si tratta di unità campionarie che avreb-bero potuto essere intervistate, ma hanno opposto un motivo di rifiu-to riportato in Tab. 2.
In quasi il 20% dei casi non è stato possibile parlare con qualcuno,nonostante più di cinque tentativi.
Nella categoria problemi numero telefono sono incluse le orga-nizzazioni di volontariato i cui numeri telefonici risultavano modi-ficati al momento dell'indagine (ad esempio il numero selezionato èinesistente) o risultavano appartenere ad utenze diverse da quella inquestione.
Oltre la metà delle organizzazioni di volontariato che hanno rifiu-tato la collaborazione ha dichiarato che il referente era irrintracciabileper tutta la durata del sondaggio e che, quindi, nessuno dei presenti sisentiva in grado di rispondere alle domande. Poco più di un quartoha addotto il classico motivo "non ho tempo/non mi interessa". Irimanenti rifiuti si distribuiscono tra chi ha assunto la decisione dinon collaborare a sondaggi telefonici per politica aziendale, chi non sifida e chi si dichiara saturo di telefonate. La percentuale di chi ha but-tato giù il telefono è risultata essere un po' superiore alla norma.
I risultati descritti in precedenza sono stati ottenuti mediante oltre8.000 contatti telefonici, per una media totale di 3 telefonate a nume-ro e l'invio di oltre 100 fax o e-mail.
In particolare:
Tab. 2 Motivi del rifiuto % di colonna
Il referente è irrintracciabile
Non ho tempo/ Non mi interessa
Non rispondo per telefono-politica aziendale
Sbattuto giù il telefono
Totale
62,2
26,0
5,9
3,7
Non mi fido 1,5
Troppe telefonate 0,7
100,0
146 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
Nella maggior parte dei casi la possibilità di inviare una lettera digaranzia ha avuto esito positivo. Alcune organizzazioni hanno rispo-sto fidandosi della presentazione verbale, altre hanno richiesto l'inviodopo aver rilasciato l'intervista; altre ancora hanno rifiutato anchedopo aver ricevuto la presentazione. In conclusione qualche informa-zione sulla durata dei contatti.
Tab. 3 Media e numero telefonate
Numero
Interviste effettuate 2.811
Rifiuti 1.722
Organizzazione non esiste più e non è nell'Albo 57
Non trovato dopo 5 tentativi 3.268
Totale 8.763
µ
2,6
2,4
2,0
6,1
Problemi numero telefono 9051,6
3,0
Tab. 4 Media e numero fax/e-mail
Numero
Interviste effettuate 106
Rifiuti 28
Organizzazione non esiste più e non è nell'Albo -
Non trovato dopo 5 tentativi 15
Totale 149
µ
0,8
1,3
-
1,2
Problemi numero telefono --
0,9
Tab. 5 Durata media telefonate (in minuti)
µ
Intervista effettuata 19
Rifiuti 6
Organizzazione non esiste più e non è nell'Albo 4
Non trovato dopo 5 tentativi 6
Totale 10
Problemi numero telefono 3
ALLEGATO 147
Ogni intervista completata ha richiesto mediamente circa 20minuti.
Il questionario somministrato
01 Mi può indicare la denominazione della sua organizzazione e laforma giuridica,La provinciaL'anno di costituzioneL'anno di iscrizione all'alboMi può indicare l'ambito territoriale delle attività?
02 La sua organizzazione appartiene ad una organizzazione di terzosettore più grande?
03 Quanti sono i soci della sua organizzazione?04 Qual è la percentuale di soci attivi sul totale (soci che partecipa-
no attivamente e regolarmente alle iniziative dell'organizzazioneesclusi i soci lavoratori)?
05 Quanti lavoratori dipendenti ha la sua organizzazione (compresii soci lavoratori)?
06 A quanto ammontano approssimativamente le entrate dell'orga-nizzazione con riferimento al bilancio del 2004?
07 In termini percentuali può indicare l'ammontare delle entraterelative al bilancio del 2004? (fatto cento l'ammontare comples-sivo)
08 Per la vostre attività potete utilizzare: (si/no) una sede di vostraproprietà? Strumenti tecnologici di vostra proprietà? Mezzi ditrasporto di vostra proprietà?
09 Qual è il settore operativo prevalente?10 Quale attività di servizio offre la sua organizzazione? 11 A chi sono indirizzati i vostri servizi?12 Nel corso del 2005 la sua organizzazione con quali enti ed altre
organizzazioni ha avuto rapporti?13 Nel corso del 2005 erano in atto accordi scritti intese/protocolli,
convenzioni, appalti, accordi di programma con le altre istitu-zioni pubbliche e private?
14 Potrebbe indicarmi quali e con chi? (protocolli, patti, convenzio-ni, concessioni, accordi di programma)?
15 Potrebbe indicare l'attività principale di collaborazione/coopera-zione con i seguenti soggetti (1: Individuazione e analisi deibisogni; 2: Programmazione delle politiche di intervento; 3:Progettazione delle attività; 4: Realizzazione delle attività; 5:Valutazione dei risultati; 6: Sensibilizzazione e diffusione deirisultati; 7: Finanziamento)?
16 Potrebbe dare una valutazione di tale forma di collaborazione(1=per niente positiva…10=estremamente positiva)
17 Sulla scorta della riforma costituzionale del titolo V (introduzio-ne del principio di sussidiarietà orizzontale) si aspetta che larelazione con i soggetti della pubblica amministrazione relativa-
148 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
mente a: occasioni di collaborazione; stabilità della collaborazio-ne; sostegni nella fase di progettazione; sostegni per l'erogazio-ne; sostegni per la formazione dei propri membri; nuovi servi-zi/progetti rivolti ai cittadini del territorio?
18 Qual è l'ente pubblico con cui la sua organizzazione ha lavoratomaggiormente in termini di tempo nel 2005?
19 Le relazioni con questo ente come sono state? (una scala da 1 a10, dove 1= per niente…10 =totalmente)
20 La sua organizzazione ha appreso conoscenze nuove dalla colla-borazione con questo ente? (quello indicato nel dom. a19) (1indica per niente e 10 indica completamente)
21 La sua organizzazione ha fornito conoscenze nuove all'ente concui avete maggiormente collaborato? (1 indica per niente e 10indica completamente)
22 Questo ente ha insegnato alla sua organizzazione ad utilizzaremetodi di intervento innovativi? (1 indica per niente e 10 indicacompletamente)
23 La sua organizzazione ha contribuito a trasferire metodi diintervento innovativi nell'ente con cui avete maggiormente col-laborato? (1 indica per niente e 10 indica completamente)
24 La sua organizzazione ha utilizzato infrastrutture operative del-l'ente? (1=mai…10=tutte le volte che è stato necessario)
25 La sua organizzazione ha fornito infrastrutture operative all'en-te? (1=mai…10=tutte le volte che è stato necessario)
26 La sua organizzazione ha utilizzato personale specialistico forni-to dall'ente? (1=mai…10=tutte le volte che è stato necessario)
27 La sua organizzazione ha fornito personale specialistico all'ente?(1=mai…10=tutte le volte che è stato necessario)
28 Quanto il ruolo del volontario è stato utile alla collaborazione?29 I membri della sua organizzazione hanno partecipato nel 2004-
2005 a corsi di formazione organizzati dalla p.a.?30 In base alla sua esperienza, quanto quali sono gli aspetti che
costituiscono un problema nel lavorare con la p.a.? 31 Quanto le seguenti azioni sono necessarie in modo che la sua
organizzazione lavori con maggiore efficacia con la p.a.? (1=pernulla necessario…10=fondamentale)
2. L'indagine qualitativa
Gli studi di casoGli studi di caso, realizzati all'interno della ricerca, sono un
momento di riflessione e di approfondimento di alcune esperienzesignificative di collaborazione tra le organizzazioni di volontariato eamministrazioni pubbliche. I risultati cui si è pervenuti dall'esame diqueste esperienze sono state fondamentali nella redazione del terzocapitolo e nell'analisi dei fattori di innovazione nei rapporti fraamministrazioni e volontariato, al fine di dare uno spunto per rifles-
ALLEGATO 149
sioni utili per le nuove possibili esperienze di collaborazione in pro-getti rivolti alla collettività. In tal senso, le interviste sul campo sonostate finalizzate ad ampliare il quadro conoscitivo necessario a deli-neare le tendenze in atto nei rapporti formali ed informali tra ammi-nistrazioni pubbliche e organizzazioni di volontariato.
I casi studio effettuati sono stati dieci, cinque dei quali sono statisintetizzati e inseriti nel terzo capitolo sotto forma di schede, metten-done in risalto gli aspetti più interessanti, anche rispetto a quanto evi-denziato nel corso dell’analisi dei fattori abilitanti le relazioni fra volon-tariato e amministratori. È importante sottolineare che questi studi dicaso non vogliono rappresentare delle best practice, quanto utilimomenti di confronto e riflessione circa le reali prospettive di innova-zione dei rapporti fra amministrazioni e volontariato, le criticitàriscontrate e le azioni volte ad una efficace collaborazione tra le parti.
Le esperienze selezionate sono state ritenute significative, ai finidi indagare e modellizzare un rapporto collaborativo tra il pubblicoe il privato per la realizzazione del principio di sussidiarietà oriz-zontale.
Attraverso l'approfondimento di queste esperienze significative siè inteso:• indagare il rapporto generale che intercorre tra esse e le ammini-
strazioni con cui collaborano;• indagare i progetti delle amministrazioni intervistate per capire il
livello di interesse in questo tipo di collaborazione e le criticitàriscontrate;
• dare una lettura analitica dell'esperienza di progetto realizzata inpartenariato;
• offrire una lettura trasversale dell'esperienza attraverso alcuneconsiderazioni finali.
L'obiettivo dei casi così realizzati è stato quello di costruire unsupporto conoscitivo/informativo strutturato per sviluppare nellasuccessiva analisi finale, grazie anche all'integrazione con l'analisiquantitativa, delle linee guida utili nella costruzione di un modello dicollaborazione tra pubblico e volontariato. La realizzazione deglistudi di caso rappresenta l'esito finale di un percorso organizzato edefinito che si articola nelle fasi di seguito descritte:• analisi desk degli ambiti di attività del volontariato organizzato sul
territorio;• individuazione di una rosa di casi;• individuazione dei referenti pubblici e privati coinvolti;• verifica preliminare della disponibilità degli interlocutori da inter-
vistare;• realizzazione di una duplice intervista: sia al responsabile del pro-
getto per la pubblica amministrazione che al rappresentante del-
150 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
l'organizzazione di volontariato (dove è stato possibile sono stati rea-lizzati dei tavoli in cui le due parti sono state ascoltate insieme);
• stesura dei casi.In particolare, nella selezione delle esperienze significative, un ele-
mento discriminante è stata la considerazione del settore di attivitàprevalente in cui operano le organizzazioni di volontariato, qualeemerge dall'ultima ricerca Istat (ottobre 2005), al fine di svolgere leindagini in ambiti differenti per sottolineare poi quegli elementiorganizzativi e logistici dei rapporti che vanno eventualmente miglio-rati e renderne così più efficaci i processi.
Quindi, si è ritenuto opportuno distribuire le esperienze in mododa poter rappresentare le diverse aree di interazione con le ammini-strazioni pubbliche, dando risalto in particolare ai settori che rappre-sentano le nuove aree di collaborazione tra pubblica amministrazionee organizzazioni di volontariato nell'erogazione di servizi alla colletti-vità (cultura, ambiente, servizi ricreativi e di carattere informativo,inserimento lavorativo).
Gli ambiti di attività in cui sono state selezionate le esperienzesono:• sanità;• assistenza sociale;• ricreazione e cultura;• formazione e istruzione;• protezione dell'ambiente;• fisco e politiche del lavoro;• tutela e promozione dei diritti.
I criteri con cui sono state scelte le esperienze sono stati:• innovatività: introduzione di nuove soluzioni organizzative,
gestionali, o amministrative;• efficacia: capacità di incrementare il livello qualitativo dei servizi
offerti, grazie alle sinergie costruite nel rapporto;• creazione di valore per gli utenti: capacità di apportare un benefi-
cio concreto e tangibile ai destinatari finali dei servizi erogati;• trasferibilità: capacità dell'esperienza di essere replicata, anche solo
o in parte, in altri contesti territoriali;• partnership: coinvolgimento di più soggetti, pubblici e/o privati,
nella realizzazione dell'iniziativa.
In seguito all'individuazione delle esperienze, si è proceduto ad unprimo contatto dei referenti per verificare la correttezza delle infor-mazioni acquisite rispetto alle iniziative intraprese (progetti e servizi),e la disponibilità ad un incontro per la realizzazione dell'approfondi-mento sul campo.
E' stata poi effettuata una duplice intervista per ogni esperienzaselezionata (con il responsabile dell'organizzazione di volontariato, econ il referente presso l'amministrazione responsabile dei rapporticon le organizzazioni), al fine di acquisire tutti gli elementi utili a
ALLEGATO 151
ricostruire le dinamiche di interazione tra amministrazioni e volonta-riato.
Nella descrizione dei casi riportati, si parte da una breve descrizio-ne del contesto in cui nasce l'organizzazione, con attenzione alla mis-sion, agli obiettivi generali e specifici dell'organizzazione ed alle colla-borazioni dell'organizzazione con altri soggetti pubblici e privati perla realizzazione delle attività e le iniziative che sono in programmaper il futuro.
Sono poi individuati gli attori pubblici coinvolti nell'esperienzaselezionata.
Viene operata una breve descrizione dell'amministrazione (centra-le/locale) che ha promosso/sostenuto/finanziato il progetto.
Delle amministrazioni vengono descritte, là dove individuate, leiniziative promosse con il volontariato organizzato e ricostruite, ovepossibile, le strutture/servizi interni alle stesse deputati a gestire i rap-porti con le organizzazioni di volontariato.
Viene, in seguito, descritto il ruolo nella realizzazione della specifi-ca esperienza, e la natura del rapporto in essere tra l'organizzazione el'amministrazione per la realizzazione dello specifico intervento: lemodalità di scambio di informazioni e di documentazione necessariaper espletare il servizio, l'utilizzo di strumenti informatici, la tipologiadi incontri (conferenze di servizi, tavoli di lavoro, ecc.).
Viene di seguito descritta l'esperienza realizzata, relativamente a:idea progettuale; progettazione dell'intervento; servizi; modalità dierogazione; destinatari; monitoraggio e valutazione dei risultati, ovepresenti.
Viene riportato un bilancio positivo/negativo dell'esperienzarispetto agli elementi di efficacia e di criticità evidenziati, soprattuttoquelli derivanti dall'interazione tra organizzazione di volontariato e leamministrazioni.
Sono sottolineate le possibili azioni di miglioramento della qualitàdel rapporto tra amministrazione e organizzazione di volontariato,finalizzate ad un incremento di efficienza ed efficacia dei servizi ero-gati alla collettività.
Sono, infine, svolte alcune considerazioni, dove emergenti, riguar-do i possibili futuri sviluppi delle attività in partenariato negli specifi-ci ambiti e delle modalità di organizzazione del lavoro sui progetti perla collettività.
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156 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E VOLONTARIATO
www.agenziaperleonlus.itwww.annozero.orgwww.anpas2004.orgwww.arci.itwww.aster-x.itwww.centrovolontariato.itwww.cesv.orgwww.cesvot.itwww.cisl.itwww.citinv.it/www.coinsociale.it/www.cooperlavoro.itwww.crest.it/www.edscuola.itwww.emiliaromagnasociale.itwww.filodallatorre.itwww.filodiritto.comwww.fivol.itwww.fondazionecarige.itwww.fondazionezancan.itwww.forumsolidarieta.itwww.forumterzosettore.itwww.katane.itwww.ideasolidale.orgwww.isfol.itwww.issan.info/it/index.aspwww.istat.itwww.laboratorioitalia.orgwww.laltracitta.gr.it/www.lunaria.orgwww.noprofit.orgwww.oas-si.itwww.piazzagrande.itwww.regione.emilia-romagna.itwww.ristretti.it
www.rivistadelvolontariato.itwww.segnalo.itwww.sociale.it/www.socialinfo.itwww.sodalitas.itwww.terzo-settore.it/www.trevisovolontariato.orgwww.turismoesolidarieta.itwww.venetosociale.orgwww.vedogiovane.itwww.vita.itwww.volontariamo.comwww.volontariato.comwww.volontariato.orgwww.volontariatoamilano.itwww.volontariatogiustizia.itwww.volontariatointernet.it/www.volontariato.lazio.itwww.welfare.gov.it
Sitografia
I MANUALI
Ripensare il lavoro pubblico Come gestire le risorse umane e la contrattazione nelle amministrazioni pubblicheRubbettino, aprile 2001
SemplifichiamoGuida alle novità del testo unicoSulla documentazione amministrativaRubbettino, aprile 2001
Manuale operativo per il controllo di gestioneRubbettino, novembre 2001
Lavoro pubblico e flessibilitàRubbettino, aprile 2002
Benessere organizzativoPer migliorare la qualità del lavoronelle amministrazioni pubblicheRubbettino, aprile 2003
Il call center nelle amministrazioni pubblicheMigliorare la gestione dei contatticon i cittadiniRubbettino, aprile 2003
La customer satisfactionnelle amministrazioni pubblicheValutare la qualità percepita dai cittadiniRubbettino, aprile 2003
Manuale di finanza innovativaPer le amministrazioni pubblicheRubbettino, aprile 2003
Strumenti per la pianificazione integrata del cambiamento nelle amministrazioni pubblicheRubbettino, aprile 2003
Guida operativa sponsorizzazioni nelle amministrazioni pubblicheRubbettino, aprile 2003
Regole e regolamenti di organizzazionenelle amministrazioni pubblicheRubbettino, dicembre 2003
Rendere conto ai cittadiniIl bilancio sociale nelle amministrazionipubblicheEdizioni Scientifiche Italiane, aprile 2004
Il piano di comunicazione nelle nelle amministrazioni pubblicheEdizioni Scientifiche Italiane, aprile 2004
A più vociAmministrazioni pubbliche, imprese, associazioni e cittadini nei processi decisionali inclusiviEdizioni Scientifiche Italiane, giugno 2004
L'esternalizzazione strategica nelle amministrazioni pubblicheRubbettino, aprile 2006
Analisi e strumenti per l’innovazioneVolumi pubblicati
La gestione per competenze nelle amministrazioni pubblicheUn approccio innovativo alle politiche del personaleRubbettino, maggio 2006
La pianificazione strategica per lo sviluppo dei territori Rubbettino, maggio 2006
Misurare per decidereLa misurazione delle performance per migliorare le politiche pubbliche e i ser-viziRubbettino, novembre 2006
I RAPPORTI
Urp on lineIndagine sullo stato di attuazione degli Uffici per le relazioni con il pubblicoRubbettino, settembre 2001
Donne e leadershipPer lo sviluppo di una cultura organizzativa delle amministrazioni pubbliche in ottica di genereRubbettino, giugno 2003
La dirigenza pubblica: il mercato e le competenze dei ruoli managerialiRubbettino, dicembre 2003
Persone al lavoroPolitiche e praticheper il benessere organizzativonelle amministrazioni pubblicheRubbettino, dicembre 2003
I rapporti di lavoro flessibilenelle amministrazioni pubblicheRubbettino, maggio 2004
Formazione e sviluppo del personale Indagine sulla formazione del personale nelle amministrazioni pubblicheEdizioni Scientifiche Italiane, marzo 2005
Semplificazione e trasparenzaIndagine sullo stato di attuazione della Legge n. 241 del 1990Edizioni Scientifiche Italiane, aprile 2005
Le esternalizzazioni nelle amministrazioni pubblicheIndagine sulla diffusione delle pratiche di outsourcingEdizioni Scientifiche Italiane, giugno 2005
La governance degli enti locali nella gestione dei servizi pubbliciRubbettino, marzo 2007
Amministrazioni pubbliche evolontariatoStato e prospettiveRubbettino, aprile 2007
GLI APPROFONDIMENTI
La valutazione dei costi e benefici nell'analisi dell'impatto della regolazioneRubbettino, ottobre 2001
La consultazione nell'analisi dell'impatto della regolazioneRubbettino, novembre 2001
Il controllo di gestione nelle amministrazioni centraliEsperienze italiane e internazionalia confrontoRubbettino, aprile 2002
Le agenzie pubblicheModelli istituzionali e organizzativi Rubbettino, marzo 2006
LE ESPERIENZE
La valutazione e la retribuzione delle prestazioniEsperienze e materialiRubbettino, aprile 2001
L'analisi di impatto della regolazione in prospettiva comparataRubbettino, ottobre 2001
Il controllo di gestione nell'amministra-zione finanziaria dello Stato: l'esperien-za dell'Agenzia entrate Rubbettino, settembre 2002
La valutazione del lavoro nelle amministrazioni pubblicheCasi di studio sulla valutazione delle posizioni, delle prestazioni e del potenzialeEdizioni Scientifiche Italiane, novembre2004
Amministrazioni in ascoltoEsperienze di customer satisfaction nelle amministrazioni pubbliche Edizioni Scientifiche Italiane, marzo 2005
Amministrazioni alla ricerca del benessere organizzativo Esperienze di analisi del clima organizzativonelle amministrazioni pubblicheEdizioni Scientifiche Italiane, aprile 2005
Sperimentare in ottica di genere Le amministrazioni pubblicheverso una cultura organizzativache valorizza le differenzeEdizioni Scientifiche Italiane, giugno 2005
LE PROPOSTE
Proposte per il cambiamento nelle amministrazioni pubblicheRubbettino, aprile 2002
Finito di stampare nel mese di aprile 2007
dalla Rubbettino Industrie Grafiche ed Editoriali
per conto della Rubbettino Editore Srl
88049 Soveria Mannelli (Catanzaro)
Progetto grafico: HaunagDesign
La collana Analisi e strumenti per l’innovazione nasce per rendere disponibili a tutti coloro che sono interessati al cambiamento nelle amministrazioni pubblichegli strumenti di azione e di conoscenzarealizzati dal Dipartimentodella Funzione Pubblica,anche attraverso il Programma Cantieri.
La collana comprende:
I MANUALI, che contengono linee guida e metodi di interventoaccompagnati da esempidi realizzazioni;
GLI APPROFONDIMENTI,che propongono studi di casoe riflessioni su argomentidi interesse particolare;
I RAPPORTI, che presentano analisi basate sulla raccolta di dati, sia qualitativi, sia quantitativi, per far conoscere e comprendere le trasformazioni che riguardano le pubbliche amministrazioni;
LE ESPERIENZE, che raccolgono casi nazionali ed internazionali con cui confrontarsi;
LE PROPOSTE, che contengonostrategie e politiche per il cambiamento nelle amministrazioni pubbliche.
per il cambiamentonelle amministrazioni pubbliche
DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICACorso Vittorio Emanuele, 11600186 ROMA
www.funzionepubblica.it
www.cantieripa.it
€ 16,00
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