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Pagina 1 di 23 Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro Onlus Via Roma 2 21053 Castellanza (VA) Associazione InFormazione InMovimento Legnano Via Parma 41 – 20025 Legnano AL COMUNE DI CERRO MAGGIORE / AFFARI GENERALI DOTT.SSA GIOVANNA GALLOTTA Comune di Cerro Maggiore - Area Tecnica Settore Territorio Ambiente Piazza Aldo Moro, 1 – 20023 Cerro Maggiore [email protected] 23.06.2014 Oggetto : VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS) RELATIVA ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA PROMOSSO DAI COMUNI DI CERRO MAGGIORE E RESCALDINA PER LA REALIZZAZIONE DI INTERVENTI DI TIPO INFRASTRUTTURALE ED INSEDIATIVO A CARATTERE COMMERCIALE -osservazioni Le note che seguono vengono presentate a nome di Medicina Democratica Onlus, Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro Onlus e Associazione InFormazione InMovimento Legnano quali osservazioni al Rapporto Ambientale nell’ambito della procedura di VAS in oggetto. Premessa Dalla documentazione disponibile emerge che sull’accordo di programma in oggetto è stato redatto un documento di scoping della VAS (febbraio 2013) sul quale si è svolta una conferenza dei servizi (28.02.2013) nella quale sono stati raccolti i pareri degli enti. La Conferenza dei servizi si è conclusa senza una esplicita modifica/approvazione delle indicazioni emerse dal documento di scoping ed in particolare per quanto riguarda i “criteri di sostenibilità assunti per la valutazione” (par. 3.2 del documento di scoping) e della individuazione delle “criticità specifiche attuali” (par. 4.2.13). Allo stato vengono richieste osservazioni sul “rapporto ambientale” (aprile 2014) sviluppato sulla base delle conclusioni del documento di scoping (quindi dei relativi criteri di valutazione e criticità individuate). Questo rapporto parte dal presupposto che la Conferenza del 28.02.2013 abbia valutato i contenuti del documento di scoping e che “questi elementi sono stati illustrati e discussi con i partecipanti alla conferenza e si intendono pertanto confermati e condivisi”. Va detto che quanto sopra non sembra pienamente corrispondere al contenuto del verbale della CdS suddetta come pure dei pareri presentati, diversi dei quali richiedevano di considerare criticità ritenute non idoneamente rappresentate nello scoping a partire dalla area considerata, ai temi delle

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Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro

Onlus Via Roma 2

21053 Castellanza (VA)

Associazione InFormazione InMovimento

Legnano Via Parma 41 – 20025

Legnano

AL COMUNE DI CERRO MAGGIORE / AFFARI GENERALI DOTT.SSA GIOVANNA GALLOTTA Comune di Cerro Maggiore - Area Tecnica Settore Territorio Ambiente Piazza Aldo Moro, 1 – 20023 Cerro Maggiore [email protected]

23.06.2014

Oggetto : VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS) RELATIVA ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA PROMOSSO DAI COMUNI DI CERRO MAGGIORE E RESCALDINA PER LA REALIZZAZIONE DI INTERVENTI DI TIPO INFRASTRUTTURALE ED INSEDIATIVO A CARATTERE COMMERCIALE -osservazioni

Le note che seguono vengono presentate a nome di Medicina Democratica Onlus, Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro Onlus e Associazione InFormazione InMovimento Legnano quali osservazioni al Rapporto Ambientale nell’ambito della procedura di VAS in oggetto.

Premessa

Dalla documentazione disponibile emerge che sull’accordo di programma in oggetto è stato redatto un documento di scoping della VAS (febbraio 2013) sul quale si è svolta una conferenza dei servizi (28.02.2013) nella quale sono stati raccolti i pareri degli enti.

La Conferenza dei servizi si è conclusa senza una esplicita modifica/approvazione delle indicazioni emerse dal documento di scoping ed in particolare per quanto riguarda i “criteri di sostenibilità assunti per la valutazione” (par. 3.2 del documento di scoping) e della individuazione delle “criticità specifiche attuali” (par. 4.2.13).

Allo stato vengono richieste osservazioni sul “rapporto ambientale” (aprile 2014) sviluppato sulla base delle conclusioni del documento di scoping (quindi dei relativi criteri di valutazione e criticità individuate).

Questo rapporto parte dal presupposto che la Conferenza del 28.02.2013 abbia valutato i contenuti del documento di scoping e che “questi elementi sono stati illustrati e discussi con i partecipanti alla conferenza e si intendono pertanto confermati e condivisi”.

Va detto che quanto sopra non sembra pienamente corrispondere al contenuto del verbale della CdS suddetta come pure dei pareri presentati, diversi dei quali richiedevano di considerare criticità ritenute non idoneamente rappresentate nello scoping a partire dalla area considerata, ai temi delle

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criticità connesse alle modificazioni nel traffico viabilistico, urbanistico/paesaggistico, di qualità dell’aria, di criticità preesistenti non risolte connesse ad interventi della medesima natura a quelli previsti nell’accordo di programma.

Occorre pertanto considerare se il rapporto ambientale ha comunque tenuto conto di tali pareri ed approfondito od esteso nella trattazione i temi presentati e non pienamente condivisi stando al contenuto e al tono di diversi pareri (comune di Legnano, Castellanza), come pure di alcuni interventi in sede di CdS.

Va peraltro segnalato il disinteresse (assenza alla seduta) di molti enti chiamati a esprimere un parere ovvero al loro silenzio (assenza di un parere scritto).

Non risulta peraltro dalla documentazione disponibile che l’autorità procedente e che l’autorità competente alla procedura di VAS abbiano cercato successivamente di coinvolgere i soggetti silenti.

Una ulteriore premessa al rapporto ambientale va segnalata in quanto non condivisibile in termini di approccio : si afferma che “La Valutazione di Impatto Ambientale che verrà effettuata, ai sensi del D.Lgs. 3 aprile 2006 e s.m.i e della LR 2 febbraio 2010 n. 5 sui progetti degli interventi previsti, e lo specifico studio d’ impatto socio economico territoriale degli interventi, redatto secondo i nuovi criteri definiti dalla Giunta Regionale con propria deliberazione 20 dicembre 2013 n. X/1193, approfondiranno gli aspetti relativi alle mitigazioni e compensazioni definendone caratteristiche, entità e collocazione che dovranno essere recepite quali impegni sostanziali all'interno dell'Accordo di Programma e garantiti dall'Atto Unilaterale d’Obbligo dell'operatore previsto dalla LR 2 febbraio 2010 n. 6.”

Va infatti evidenziato che la finalità della procedura di VIA non è quella di definire mitigazioni/compensazioni di impatti riconosciuti in sede di VAS e/o di VIA bensì quella di definire la compatibilità dell’intervento (a livello di progetto definitivo).

Sotto questo profilo l’impostazione del rapporto ambientale, nella ricerca di criticità, in parte tratta dei temi tipici di una procedura di VIA (perlomeno per gli aspetti corrispondenti al quadro programmatico e al quadro ambientale) senza però entrare nel merito della entità degli impatti ma valutando le criticità individuate dal documento di scoping rispetto ai “criteri di sostenibilità”.

In ogni caso ci si soffermerà nelle conclusioni per valutare se e come il rapporto ambientale ha pienamente analizzato le criticità specifiche individuate e applicato i criteri definiti nello scoping e, infine, se e come gli obiettivi dichiarati dall’accordo di programma, per quanto coerenti con la impostazione della VAS, sono conseguibili o meno.

Rapporto ambientale e contesto socio-ambientale

Ove pienamente sviluppata la VAS costituisce un livello di valutazione preliminare a quello progettuale sia per definire i contenuti del progetto stesso sia per evidenziarne eventuali profili di non sostenibilità rispetto al contesto.

L’avvio della relazione ambientale fa emergere un contesto particolare : “ L’andamento dei confini comunali e la presenza della cesura prodotta dall’autostrada, hanno determinato una situazione di disordine territoriale e l’impossibilità di risolvere le criticità che venivano ad emergere.

I Comuni di Cerro Maggiore e Rescaldina hanno da qualche tempo iniziato un lavoro comune volto alla promozione di una trasformazione territoriale di eccellenza che consentisse anche di risolvere

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le criticità pregresse. Il progetto urbanistico ha preso origine dalle analisi degli investimenti pubblici realizzati o in via di realizzazione nel territorio circostante.”  In altri termini si lascia intendere che l’intervento proposto intende risolvere le criticità pregresse “riordinando” in una unica soluzione, il disordine tramite il riempimento delle aree “sfrangiate” verso l’autostrada con un progetto che viene considerato a priori di “eccellenza” e dovuto per dare piena attuazione agli investimenti pubblici (in infrastrutture viarie, sostanzialmente). Questo senza alcuna modifica delle criticità preesistenti che vengono “incastonate” immutate nel nuovo intervento.

Si afferma che il progetto è “figlio” degli investimenti pubblici realizzati o in via di realizzazione costituiti per lo più da interventi viabilistici aggiuntivi all’esistenti e finalizzati a un alleggerimento delle condizioni di utilizzo della rete attuale.

Dunque il pubblico si attiva per migliorare (presuntivamente) le condizioni di traffico e l’accordo gira a suo favore tale cornice per aggiungere un intervento che attira traffico e che, a sua volta, necessita di una specifica infrastruttura viaria che però è esterna all’accordo ovvero è a carico degli enti pubblici.

Vi è pertanto un “fondo” di insostenibilità in questo procedere nel senso che la VAS, a questo punto, dovrebbe comprendere – vista la stretta correlazione tra investimenti pubblici e progetto – anche la “sostenibilità” di tali interventi.

Nel caso gli stessi siano già stati sottoposti a VAS o a VIA occorrerebbe verificare se nelle valutazioni svolte a suo tempo era incluso il possibile effetto ora materializzato nel progetto, altrimenti gli atti relativi a quelle VAS (ad esempio dei PGT dei due comuni interessati) o le VIA eventualmente svolte sulle infrastrutture realizzate o previste sono da riprendere e aggiornare.

A questa domanda basilare non si può rispondere come fa il rapporto ambientale esclusivamente con l’elencazione della pianificazione correlabile con l’intervento/area, la valutazione di congruenza con il progetto e la rilevazione e “pesatura” delle criticità.

Si tratta, a nostro avviso, di una impostazione errata in partenza: il rapporto ambientale acquisisce in modo acritico (infatti non fa altro che riproporre, sotto questo profilo, quanto contenuto nei documenti precedenti) le motivazioni addotte per l’iniziativa e gli aspetti chiamati a confermarne la validità da parte degli stessi soggetti che la promuovono (in primis i comuni di Cerro Maggiore e Rescaldina).

Se si accetta a priori che il progetto di piena urbanizzazione dell’area di interesse (in realtà di parte di essa) è una eccellenza “dovuta” ( o comunque logicamente conseguente) per effetto delle iniziative di (ri)strutturazione viaria in corso (a loro volta per definizione considerate sostenibili) non si potrà che accettare che l’ “ordine definitivo” che si vuole dare a quello che rimane di una area “disordinata” non sarà altro che un “ultimo ordine” irreversibile che non prende in considerazione alcuna altra alternativa che “riempire” il vuoto. Perché è così che viene considerata questa area in partenza, un “vuoto” stretto tra diversi “pieni” urbanistici e viari, che non ha per definizione alcun futuro che quello di soccombere all’assedio.

Date queste premesse è dubbio che il percorso di sostenibilità adottato sia completo e che non si risolva in altro che non in termini di mitigazione degli impatti (su questo si articola nei suoi snodi principali il rapporto ambientale).

In tal senso la VAS non diventa altro che una pre-indicazione per l’esito della VIA anziché essere un filtro preventivo in grado di allargare lo sguardo oltre il progetto singolo e inserirlo nel contesto

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territoriale (non esclusivamente quello risultante dalla pianificazione ma quello risultante dall’esame obiettivo delle condizioni territoriali complessive).

Si può, e lo faremo, andare a esaminare i singoli aspetti, la applicazione dei criteri definiti nello scoping, il confronto con la pianificazione esistente e gli attributi ambientali riconosciuti (o non riconosciuti) alla area di interesse nella sua attuale condizione, infine il livello di criticità “rimanente” rispetto alla ipotesi iniziale ma se non si vuole partire da un inquadramento completo della iniziativa non si potranno cogliere le vere criticità connesse all’obiettivo di “correggere” una inerziale estensione urbanistica mediante un intervento di ispirazione commerciale.

Certo si potranno trovare elementi di mitigazione e compensazione per l’occupazione e le modifiche territoriali dirette e indotte, ma questi saranno dei particolari di ordine secondario e di ridotta influenza.

Un altro aspetto di base è la individuazione dello stato attuale del comparto commerciale nell’area vasta di interesse.

Nel documento di scoping ove si censisce in primo luogo le strutture di grande vendita nell’area considerata (la tabella è riportata tal quale a p. 105 del rapporto ambientale)

Il totale generale appare contraddittorio ovvero incoerente coi dati parziali per Comune e struttura.

Il totale corretto per la superficie totale (commerciale supponiamo) dovrebbe essere pari a 97.560 mq e non 3.524.055 mq (supponiamo mq in quanto la tabella non riporta esplicitamente l’unità di misura).

Inoltre si presenta la seguente considerazione : “I dati evidenziano prima di tutta una diminuzione del numero di punti vendita a Cerro, Legnano, Origgio e Uboldo, mentre dal punto di vista della superficie essa diminuisce solo a Cerro. Nonostante ciò il rapporto fra superficie di vendita e superficie territoriale è a Cerro superiore alla gran parte degli altri Comuni anche inferiore alla media dell’ambito (il dato è condizionato da Legnano)”. Quanto sopra sulla base della tabella successiva che si riporta per comodità.

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In altri termini l’ambito complessivo, anche in termini di superfici nella media distribuzione, si è incrementato complessivamente per 6.859 mq (in gran parte nel limitrofo comune di Legnano) ma si porta a favore dell’intervento (che non è di media distribuzione) un decremento in Cerro Maggiore (senza peraltro chiedersi quali siano le ragioni di tale tendenza rispetto a quella dei comuni limitrofi).

Secondo la relazione strategica dell’accordo di programma (marzo 2014) “Complessivamente la Superficie Lorda di Pavimento (S.L.P.) insediabile nell’intero ambito, previsti dalla variante, ammonta a mq. 138.500. Dei complessivi mq 138.500 di S.l.p., mq 130.000 di S.l.p. hanno destinazione funzionale commerciale di Grande Struttura di Vendita, e mq 8.500 di S.l.p. a destinazione terziario di servizio e artigianato di servizio e commercio al dettaglio.”

Per la verità solo dall’allegato sulla valutazione trasportistica si esplicita che di quella SLP insediabile la “superficie complessiva di vendita (è) di circa 74.000 mq, di cui 2.500 alimentari e 71.500 non alimentari (di questi 22.000 mq destinati all’IKEA).” Quindi, rimanendo nell’ambito della sola grande distribuzione (il confronto con la media distribuzione è palesemente fuori scala) l’incremento previsto sarebbe del 75 %.

Questo aspetto non ha nulla a che vedere con una procedura di VAS ovvero con la sostenibilità “intrinseca” dell’intervento proposto ?

In altri termini si pensa che la domanda di spazi commerciali sia ancora incrementabile a fronte di un inesauribile flusso di acquirenti ulteriormente incrementabili ? Condizione possibile esclusivamente allargando il bacino di utenza e quindi attraendo su un territorio limitato (e disordinato) ulteriori flussi. Si ritiene che si possa procedere in modo sostenibile a chiudere un’area frammentata a causa di interventi successivi, tra i più recenti certamente quello del Centro Commerciale Auchan con la viabilità diretta dallo svincolo autostradale di Legnano, asse viario su cui, non casualmente, si “appoggia” la realizzazione del progetto in esame a fronte di una tale aspettativa ? E’ proprio la prospettiva del completamento degli interventi viari nella area di interesse (fino a Lainate a sud e fino al tracciato della Pedemontana a nord) che viene presentato come attivatore del

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progetto che, a sua volta, alimenterà il “bisogno” di infrastrutture come queste per non implodere per effetto del cumulo con la rete urbana esistente: “ Il completamento delle infrastrutture sopra descritte comporterà una trasformazione di ruolo di questo territorio e le Amministrazioni di Cerro Maggiore e Rescaldina vogliono cogliere le opportunità positive che ne possono derivare: la realizzazione di un polo territoriale di eccellenza che possa promuovere lo sviluppo di questi territori e, nel contempo, la risoluzione delle criticità territoriali già presenti sul territorio, in particolare quelle legate alla viabilità.” Se le infrastrutture viabilistiche vengono motivate dalla risoluzione delle criticità territoriali esistenti non è chiaro come sia possibile che un nuovo polo attrattivo possa contribuire ulteriormente a raggiungere tale scopo, se non considerando a priori che l’intervento stesso non determina criticità sostanziali e quelle (ridotte) ipotizzabili comunque “mitigabili”. Che questa visione non regge è confermato dalla stessa sintetica ricostruzione delle funzioni attribuite all’area dagli strumenti dei due comuni direttamente interessata. Prima “Polo tecnologico polifunzionale” con le esplicite finalità di “consentire la crescita integrata delle attività produttive e di quelle commerciali, terziarie e di servizio alle imprese in un luogo di alta accessibilità e di garantire una migliore qualità ambientale degli assetti insediativi.” ( PRG del Comune di Cerro Maggiore del 2008). Quindi “PISL” denominato "Melting Point" definito unitamente con il Comune di Rescaldina. Poi “Nel successivo Piano di Governo del Territorio tale area viene trasformata in un ambito nel quale promuovere l’insediamento di funzioni di eccellenza attraverso un Accordo di Programma tra i comuni di Cerro Maggiore e di Rescaldina.” Ancora con il nuovo Piano di Governo del Territorio del Comune di Cerro Maggiore (approvato il 16.03.2012) in cui si “prevede per l’area la realizzazione di una Grande Struttura di Vendita e di altre funzioni trasformando la destinazione dell’area da Polo Tecnologico a ludico commerciale” . Tre giravolte (modifiche di destinazione) nell’arco di soli quattro anni, l’ultima per effetto della proposta 15.11.2010 della Società Immobiliare PR s.r.l., “finalizzata all’approvazione di un complesso di interventi edificatori ed infrastrutturali per la realizzazione di un insediamento a carattere commerciale nei territori dei due Comuni, su aree nella disponibilità della stessa società.” In realtà siamo alla quarta giravolta, tramite l’accordo di programma finalizzato a tale destinazione, in quanto “L’approvazione dell’Accordo di Programma determinerà, tra l’altro, la variante urbanistica ai Piani di Governo del Territorio vigenti, necessaria al conseguimento degli obiettivi posti dall’Accordo stesso. In questo contesto, la proposta di variante, ai Piani urbanistici dei Comuni di Cerro Maggiore e Rescaldina ha come oggetto, la conformazione dello strumento urbanistico, per le parti di territorio utili ad assicurare l’attuazione dei contenuti dell’Accordo di Programma. La variante è costituita da modifiche in ordine alla individuazione delle aree di intervento e alle funzioni insediabili, alla normativa, ed alla viabilità.” Dall’evoluzione delle modifiche degli strumenti urbanistici e dalla applicazione concreta emerge che l’ambito dell’accordo di programma è parte dell’area di interesse complessivo e corrisponde al comparto A1 distinto in due aree tra loro separate. Le rimanenti aree sono soggette a diverso strumento (area TR8) mentre le aree individuate come A2 (lungo la SS “saronnese”) rimangono “assegnati parametri urbanistici di trasformazione e modalità di attuazione attraverso Permesso di Costruire o Piano Attuativo”, quindi comunque non soggetti all’accordo di programma. Gli interventi infrastrutturali sono anch’essi esterni all’accordo di programma “La scelta compiuta per le aree ricadenti nell’ambito A1 e non riguardanti l’intervento per la Grande Struttura di Vendita (numero 2 nella figura che segue) è quella di rendere realizzabile questa proposta in modo autonomo attraverso un Piano Attuativo di competenza comunale, escludendo qualsiasi onere a

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carico dei proprietari di queste aree per la realizzazione degli interventi infrastrutturali necessari per consentire l’insediamento commerciale di cui all’ambito di Accordo di Programma.” L’area oggetto di accordo di programma si estende sia sul comparto A1 che su parte dell’area tra le due parti di cui è costituito il comparto A1. Peraltro risulta pacifico che la attuazione degli interventi dell’accordo di programma non realizzano pienamente l’obiettivo (peraltro non esplicitamente indicato tra quelli di interesse) di risolvere il “disordine” territoriale di tutta l’area tra i due comuni delimitata dagli assi viari e dalla urbanizzazione esistenti . L’ “intero ambito” cui dovrà essere estesa la pianificazione attuativa ed è soggetta alla procedura di VAS è costituita da una parte, pur estesa, dell’area individuata dai due comuni come necessaria di “ordine”.  Un ulteriore elemento a conferma delle criticità qui indicate è il richiamo alla DGR 1193/2013 ed in particolare alla considerazione esclusiva degli elementi di “incompatibilità” come quelli ivi indicati. A p. 58 del rapporto ambientale si afferma : “Al fine di garantire equità ed attendibilità nella valutazione degli insediamenti proposti, la conferenza di servizi ex articolo 9 D.Lgs. 114/1998, procederà alla valutazione integrata d'impatto e alla determinazione del relativo indicatore sulla base dei criteri di valutazione indicati negli Allegati alla DGR 1193/2013. Le condizioni di assoluta incompatibilità per i parametri di natura infrastrutturale, territoriale e ambientale, con riferimento alle disposizioni nazionali e regionali vigenti in tali materie, comportano il rigetto della domanda.”  La DGR citata recita “2. Costituiscono motivi di inammissibilità e quindi di improcedibilità della domanda: (omissis) c) la non conformità urbanistica” Da quanto riportato nel rapporto ambientale mentre per la parte di territorio in Comune di Cerro Maggiore non vi sono “problemi” nei documenti di PGT (si riporta l’estratto del documento di piano)

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Nel caso del Comune di Rescaldina non sembra esserci piena corrispondenza per l’area che si incunea nel sito di interesse incluso parte dell’area ove si prevede la realizzazione dell’edificio commerciale.

   I contenuti del rapporto ambientale  Il rapporto ambientale adotta i criteri di impatto indicati dalla DGR 1193/2013 pertanto svolge considerazioni che da un lato considerano gli elementi di “sostenibilità” del progetto e dall’altro valutano lo stato della pianificazione o meglio la “considerazione ambientale” dedicata dai diversi atti pianificatori vigenti al sito in questione e ad altri elementi nelle vicinanze. Partiamo da quanto emerso seguendo tale approccio Nella descrizione delle scelte architettoniche e impiantistiche si sottolineano quelle attente a ridurre l’impatto dell’edificio principale, tali scelte vengono presentate come una dimostrazione di sostenibilità. L’utilizzo di fonti locali per alcune funzioni (condizionamento mediante acqua di falda, per esempio) ancorchè inserito in un contesto di ottimizzazione di ogni fonte e di riduzione in termini emissivi costituisce comunque un impatto ambientale aggiuntivo (da cumulare con la perdita di territorio agricolo) . In altri termini la “sostenibilità” dell’intervento, per ogni aspetto considerato, non va limitata alla proposta di riduzione dell’impatto ambientale connesso alle caratteristiche costruttive e gestionali dell’edificio ma anche in termini di “bilancio” con la perdita di funzione “ambientale” del territorio. Non solo per la perdita di aree agricole ma anche per le altre funzioni che il suolo libero possiede. Gli interventi proposti possono determinare maggiore efficienza energetica complessiva e una riduzione dei consumi energetici più in generale, ma ciò sarebbe a bilancio sicuramente positivo nel caso di applicazione a edifici non realizzati con tali criteri mediante interventi di ristrutturazione oppure di sostituzione. Nel caso di specie siamo comunque e sempre in presenza di elementi di impatto aggiuntivi. Questo vale anche nel caso dei consumi idrici anche in presenza di sistemi di riduzione dei consumi e di utilizzo di acque meteoriche (inclusa la funzione attribuita ai parcheggi a piano campagna). Si

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avranno comunque circa 140 mc/g di scarichi da depurare (non vengono stimati gli abitanti equivalenti corrispondenti).   Per quanto riguarda l’aspetto paesaggistico sono le immagini contenute nella relazione che visualizzano compiutamente il risultato della ulteriore frammentazione per effetto dell’intervento proposto. Se il paesaggio agricolo oggi è “interrotto” l’intervento in parte lo fa sparire e in parte lo “interrompe” ancora di più costituendo esso stesso un elemento anche di separazione e creazione di nuclei isolati per i quali è agevole prevedere un futuro di ulteriore degrado.  

   Anche parlare di “fronte agricolo” per quanto riguarda i temi paesaggistici appare improprio visto che “la campagna” sarà così ridotta (si confronti l’immagine sopra con quella che segue).  

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 Il tema della ulteriore frammentazione dell’area viene indirettamente “ammesso” quando si parla di necessità di “ricucitura del paesaggio” : “L’intervento di ricucitura del paesaggio interrotto dall'infrastruttura riguarderà in particolare interventi di rafforzamento dei filari e delle spalle boscate trasversali rispetto all'andamento dell'autostrada, per riprendere la continuità con i tasselli verdi a sud, quali il sistema verde del Bosco dei Ronchi.” Ovviamente la “continuità con i tasselli verdi a sud” sarà limitata a parte di verde di contorno dell’edificio, in compensa i “tasselli” a nord andranno incontro a una totale “scucitura”. Si conclude il tema come segue: “ Poiché l’intervento è ubicato in ambito caratterizzato da una morfologia del tutto pianeggiante, dal punto di vista morfologico esso non comporta, né a livello sovralocale né a livello locale, alcuna compromissione e/o perdita di identità del paesaggio.”  

   Partendo da tale assunto così si esprime il rapporto ambientale (o dobbiamo dire meglio, direttamente il progettista ? In questo caso come in altri sembra che l’estensore del rapporto

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condivida pienamente non solo gli assunti di base dell’intervento ma anche la sua configurazione di dettaglio): “Si propone così l’occasione di definire una scala di crescita urbana fissata dall’impianto e dalle caratteristiche delle aree verdi, in quanto componenti urbane in grado di riorientare lo spazio costruito e di portare qualità alla città. La scelta delle tipologie architettoniche, si integra con il contesto, non creando situazioni di dissonanza percettiva del sistema urbano di riferimento. Tutte le volumetrie vengono mitigate da accorgimenti progettuali che assicurano l’attenuazione dell’impatto visivo ed il migliore inserimento paesaggistico sia dei margini che degli edifici stessi.”  Anche in questo caso emerge la contraddizione (potremmo dire lo sforzo comune tra proponente e estensore del rapporto ambientale) tra l’attribuzione di un effetto positivo del progetto (“riorentare lo spazio costruito e portare qualità alla città”) e lo sforzo di dimostrare che le scelte progettuali non determinano “dissonanza percettiva” e, nel contempo che le scelte sono finalizzate alla “attenuazione dell’impatto visivo” (non dovrebbe bastare l’assenza di dissonanze vista la ridotta qualità paesistica ? Perché sforzarsi anche di ridurre l’impatto visivo se poco prima si nega, in sostanza, che ci sia ?). .  Ciò che stride è la sottolineatura della positività a priori dell’intervento e dall’altro la necessità di compiere scelte di mitigazione/attenuazione, questi termini esprimono la parzialità del loro effetto rispetto agli impatti ambientali attesi e quindi un bilancio complessivamente negativo ancorchè ridotto rispetto a scelte architettoniche, impiantistiche e paesaggistiche “tradizionali”. La positività attribuita all’intervento non basta a “compensare” gli impatti né, tantomeno, a confermare l’effetto positivo complessivo attribuito a priori all’intervento. I richiami al PTR sono costituito esclusivamente dal riportare gli obiettivi dello stesso senza alcun commento.  “L’ambito di intervento può essere considerato parte del Sistema Metropolitano, per il quale il PTR individua i seguenti obiettivi: � ST1.1 Tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini riducendo le diverse forme di inquinamento ambientale; � ST1.2 Riequilibrare il territorio attraverso forme di sviluppo sostenibili dal punto di vista ambientale; � ST1.3 Tutelare i corsi d’acqua come risorsa scarsa migliorando la loro qualità; � ST1.4 Favorire uno sviluppo e un riassetto territoriale di tipo policentrico, mantenendo il ruolo di Milano come principale centro del Nord‐Italia; � ST1.5 Favorire l’integrazione con le reti infrastrutturali europee; � ST1.6 Ridurre la congestione da traffico privato potenziando il trasporto pubblico e favorendo mobilità sostenibili; � ST1.7 Applicare modalità di progettazione integrata tra paesaggio urbano, perturbano, infrastrutture e grandi insediamenti a tutela delle caratteristiche del territorio; � ST1.8 Riorganizzare il sistema del trasporto merci; � ST1.9 Sviluppare il sistema delle imprese lombarde attraverso la cooperazione verso un sistema produttivo di eccellenza; � ST1.10 Valorizzare il patrimonio culturale e paesistico del territorio; � ST1.11 EXPO – Creare le condizioni per la realizzazione ottimale dell’evento e derivare benefici di lungo periodo per un contesto ampio � Uso del suolo: Limitare l’ulteriore espansione urbana: coerenziare le esigenze di trasformazione con i trend demografici e le dinamiche territoriali in essere, impegnando solo aree direttamente legate ai ritmi effettivi del fabbisogno insediativo Favorire interventi di riqualificazione e riuso del patrimonio edilizio

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Limitare l’impermeabilizzazione del suolo Conservare i varchi liberi, destinando le aree alla realizzazione della Rete Verde Regionale Evitare la dispersione urbana Mantenere la riconoscibilità dei centri urbani evitando le saldature lungo le infrastrutture Realizzare nuove edificazioni con modalità e criteri di edilizia sostenibile, di buona qualità architettonica ed adeguato inserimento paesaggistico Nelle aree periurbane e di frangia, contenere i fenomeni di degrado e risolvere le criticità presenti, con specifico riferimento alle indicazioni degli Indirizzi di tutela del Piano Paesaggistico Favorire il recupero delle aree periurbane degradate con la riprogettazione di paesaggi compatti, migliorando il rapporto tra spazi liberi e edificati anche in relazione agli usi insediativi e agricoli  Con tali obiettivi è agevole individuare elementi “pro” e “contro” l’accordo di programma. Basti pensare agli ultimi due aspetti. Letti con le intenzioni dell’accordo di programma sicuramente l’intervento è visto quale forma di risoluzione delle criticità di una area periurbana e di frangia, contestualmente può anche essere visto come contrario a una riprogettazione di paesaggio compatto (v. sopra) con attenzione anche agli usi agricoli e insediativi (quindi non a quelli commerciali). Anche la lettura del Piano Paesistico Regionale contiene una simile ambivalenza. Da un lato la relazione richiama, tra l’altro, la analisi riferibile ad una delle caratteristiche della area di interesse : I coltivi E’ nell’alta pianura compresa fra la pineta di Appiano Gentile, Saronno e la valle del Seveso che in parte si leggono ancora i connotati del paesaggio agrario: ampie estensioni colturali, di taglio regolare, con andamento ortogonale, a cui si conformano spesso strade e linee di insediamento umano. Un paesaggio comunque in evoluzione se si deve dar credito a immagini fotografiche già solo di una trentina d’anni or sono dove l’assetto agrario risultava senza dubbio molto più parcellizzato e intercalato da continue quinte arboree. Un paesaggio che non deve essere ulteriormente eroso, proprio per il suo valore di moderatore delle tendenze urbanizzative. In alcuni casi all’agricoltura potrà sostituirsi la riforestazione come storica inversione di tendenza rispetto al plurisecolare processo di depauperazione dell’ambiente boschivo dell’alta pianura.  Dall’altro il rapporto ambientale segnala la assenza di elementi di pregio specifico individuati nella cartografia del PPR nella area in questione e pertanto ritiene risolvibile il tutto mediante azioni di “contenimento di potenziali fattori di degrado che interessano il contesto dell’area di intervento” rappresentati da scelte costruttive e di sistemazione dell’area non oggetto di edificazione.  In merito al piano di sviluppo commerciale regionale nel rapporto ambientale si riporta che “I comuni di Cerro Maggiore e Rescaldina ricadono entrambi nell’Ambito di addensamento commerciale metropolitano, costituito dall’area milanese e dalla porzione di territorio lungo le radiali che convergono verso il capoluogo ed in prossimità dello stesso, area che per presenza di strutture della grande distribuzione realizza, su base comunale, una continuità di zone ad elevata densità commerciale. Si tratta di un’area ad elevato sviluppo commerciale, anche recente, e connotata da particolare criticità ambientale, comprendendo le zone critiche del milanese, del Sempione, di Varese e di Como.”

E’ quindi comprensibile che il programma attribuisca indirizzi ben diversi da quelli qui proposti (e qui già evidenziati nelle premesse) ovvero verso la “riqualificazione” dell’esistente e il disincentivo a nuove strutture:

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“Per tale ambito, il PTSSC definisce i seguenti indirizzi di riqualificazione e sviluppo sostenibile della rete: - riqualificazione, razionalizzazione e ammodernamento degli insediamenti e dei poli commerciali già esistenti, compresi i parchi commerciali di fatto; - forte disincentivo alla apertura e all’eccessivo ampliamento di grandi strutture di vendita realizzate mediante l’utilizzo di nuova superficie di vendita; - disincentivo al consumo di aree libere e attenzione alla localizzazione in aree dismesse di nuovi insediamenti distributivi; - incremento della presenza di esercizi di vicinato e di media distribuzione, di maggiore accessibilità diretta da parte dell’utenza; - prioritaria localizzazione di attività commerciali in aree servite dai mezzi di trasporto pubblico; - valorizzazione dell’attrattività consolidata degli spazi urbani in relazione all’esistenza del patrimonio storico e architettonico e integrazione della funzione commerciale con le altre funzioni di attrattività urbana (attività paracommerciali, artigianali, pubbliche) e promozione del servizio commerciale unitario.”

Se tali indirizzi sono stati confermati, come ci ricorda il rapporto ambientale, dagli atti successivi al PTSSC, lo stesso evidenzia che l’unico strumento per superare eventuali contrasti è proprio l’accordo di programma quale “ strumento di programmazione negoziata in variante agli atti di pianificazione urbanistica dei comuni”. Non è un caso che subito dopo questo paragrafo l’estensore si preoccupi di specificare che La sostenibilità, quale elemento di valutazione, va ben oltre la valutazione integrata d'impatto, analizzando i fattori di sviluppo connessi potenzialmente all’investimento commerciale più ancora che i vincoli e le esternalità negative da esso prodotte. Infatti la sostenibilità misura, individua e propone la piena valorizzazione delle opportunità offerte dal nuovo insediamento commerciale per la competitività e lo sviluppo di medio‐lungo periodo del sistema economico‐territoriale considerato. “

In altri termini viene chiamata a soccorso la DGR 1193/2013 sulle procedure autorizzative per grandi centri commerciali, in cui la procedura di VAS viene, di fatto, modificata e finalizzata a definire condizioni comunque di “sostenibilità”: “Verificata l’assenza di condizioni di assoluta incompatibilità e stabilito l'indicatore d'impatto, la conferenza di servizi, sulla base delle proposte formulate dall’operatore e di quelle emerse nel corso dell’istruttoria, accerta la sussistenza delle condizioni di sostenibilità socio‐economica, territoriale ed ambientale dell’insediamento commerciale. A tal fine sono considerate:

- le opere di mitigazione e compensazione delle esternalità negative sul territorio e sull’ambiente causate dagli impatti conseguenti alla realizzazione degli insediamenti commerciali e delle opere connesse; - le misure di integrazione delle grandi strutture di vendita nel contesto socio‐economico, ambientale e territoriale di riferimento; - le garanzie offerte dall’operatore per la realizzazione degli impegni assunti; - gli accordi e le intese tra i vari soggetti pubblici e privati conseguiti prima o durante la conferenza di servizi.” Vedremo comunque nel proseguo come siano state sviluppate tali premesse.

La lettura delle previsioni del PTCP fornisce elementi, in modo analogo al PTR, contrastanti ove le indicazioni di “recupero”, “riqualificazione” vengono spesso associate alla possibilità di interventi che vanno nella direzione opposta a quella delle caratteristiche (ancorchè ridotte o “degradate”) degli ambiti come quello in esame (che presente elementi di criticità più che di vero e proprio

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degrado ma non per propria, intrinseca, natura quanto per il risultato delle scelte urbanistiche precedenti di entrambi i comuni interessati dal progetto in questione).

Basti riportare quanto riportato nello stesso rapporto ambientale per quanto riguarda il sistema del commercio (il neretto è nostro) :

“Art.76 ‐ Il sistema del commercio 1. […] il PTCP definisce i seguenti ulteriori obiettivi per il sistema del commercio: a) Agevolare i processi di razionalizzazione e ammodernamento dell’offerta commerciale negli ambiti urbani; b) Sostenere e valorizzare lo sviluppo e la qualificazione dei sistemi commerciali urbani, dei centri commerciali naturali, dei Distretti Urbani del Commercio degli esercizi di vicinato anche favorendo condizioni di equilibrio tra le diverse tipologie e formule commerciali; c) Disincentivare il consumo di aree libere in contesti extraurbani per la localizzazione di nuove funzioni commerciali, in particolare medie e grandi strutture di vendita, privilegiando la localizzazione in contesti urbani, prioritariamente connessi alla riqualificazione di comparti urbani con presenza di idonei mix funzionali; d) Agevolare la complessiva integrazione del sistema distributivo commerciale con il sistema della mobilità e in particolare con il trasporto pubblico, favorendo interventi che risolvano criticità pregresse.” L’estensore del rapporto ambientale si occupa invece di evidenziare, mediante la presentazione delle tavole del PTCP della Provincia di Milano con riferimento alla area di interesse, l’assenza di riconoscimento di particolare pregio all’area e l’assenza di tutele di tipo ambientale ad eccezione di una che però viene prontamente misconosciuta (v. tavola 2. p. 68).

Si riconosce infatti la presenza di un edificio riconosciuto come “insediamento rurale di interesse storico” per il quale però si contesta la correttezza della individuazione da parte della Provincia affermando che : Il manufatto edilizio posto al centro dell'ambito di intervento è riconosciuto quale "insediamento rurale di interesse storico", tuttavia devono essere fatte alcune precisazioni in merito alla natura e all'evoluzione

temporale del manufatto : - antecedentemente agli anni '40 esisteva un fabbricato rurale di circa 50 mq, probabilmente trasformato in abitazione; - nel 1953, con licenza edilizia n. 73, viene autorizzata la costruzione di una rimessa per deposito attrezzi (ca 42 mq) in aderenza al fabbricato esistente; - nel 1954 con licenza edilizia n. 32 viene autorizzata in sito la costruzione di un centro colonico, e, nel medesimo anno, con licenza edilizia n. 73 viene autorizzato l'ampliamento della casa colonica; - nel 1979, con autorizzazione n. 28, vengono ammesse alcune sistemazioni locali alla ex fattoria agricola - nel 1990, con Concessione Edilizia n. 76, viene assentita la costruzione di un edificio agricolo ad uso deposito macchine e attrezzi agricoli e silos con trasformazione della zona destinata a silos a locale per sosta temporanea bovini. La scansione temporale e le diverse modifiche suggeriscono l'assenza di un interesse storico insito nel fabbricato di cui alla tavola del PTCP:” Si riconosce che siamo in una area di ricarica della falda dell’acquifero profondo, come indicato dal PTUA. Così recita il PTUA in merito (lo riportiamo noi visto che l’estensore non ha fornito indicazioni in tal senso): 8.1.5.2. Zone di protezione. In Tavola 9 “Aree di riserva e di ricarica e captazioni ad uso potabile” e con riferimento all’Allegato 11 “Definizione delle aree di ricarica e di riserva nelle zone di

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pianura”, sono individuate le aree di riserva estesa, le aree di riserva integrative e ottimali e l’area di ricarica delle falde. Il Regolamento delle aree di salvaguardia delle acque destinate al consumo umano, individuerà le misure relative alla destinazione del territorio interessato e le limitazioni e prescrizioni inerenti gli insediamenti. Tale prima individuazione sarà integrata e modificata su proposta delle Autorità d’ambito, formulata sulla base di indirizzi regionali. In particolare con riferimento alle aree di riserva integrative e ottimali, gli ATO provvedono, nel Piano d’Ambito a formulare proposte di definizione di maggior dettaglio al fine di consentire l’applicazione delle misure di tutela di cui al comma 8 dell’art. 21 del D.Lgs. 152/99. Saranno disciplinate le attività che possono costituire elementi di pericolosità per la tutela delle acque sotterranee all’interno delle zone di protezione, come individuate al capitolo 3 e differenziate in zone di riserva allargate, zone di riserva ottimali e integrative e aree di ricarica della falda come indicato nella Tavola 9. In particolare saranno indicate le cautele e gli indirizzi volti a limitare l’impatto sulle zone di salvaguardia, da parte di:

• cave in falda; • siti contaminati da bonificare; • scavi e infrastrutture in sotterraneo; • insediamenti industriali e infrastrutture di servizio. “ Evidentemente per l’estensore bastano e avanzano gli elementi di mitigazione previsti dal progetto per il ciclo delle acque nel suo insieme (riduzione consumo, recupero parziale dell’acqua meteorica, impermeabilizzazione ridotta per gli spazi di servizio all’edificio).   Il rapporto ambientale entra quindi nel merito degli impatti previsti. Sicuramente quello di maggiore interesse è quello legato al traffico (allegato analisi trasportistica) in quanto la maggior parte degli altri impatti cumulativi rispetto alle condizioni attuale sono in buona parte dei riflessi di questa matrice (eccezion fatta di quelli connessi con la trasformazione del territorio).  Gli estensori illustrano come segue la procedura adottata:  

  Quindi le simulazioni riguardano due configurazioni, gli effetti sul traffico dalla realizzazione delle opere già programmate (SPR) senza la viabilità all’interno del sito e la configurazione con opere programmate e di progetto (SDP) a cui è stato aggiunta la modifica dello svincolo autostradale di Legnano (opera non programmata) che, a questo punto, entra a pieno titolo nell’indotto del progetto. In altri termini l’analisi è condizionata dalla effettiva realizzazione delle seguenti opere:

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Va segnalato che gli estensori dell’analisi trasportistica dopo aver illustrato il metodo basato sulla conoscenza dei flussi di traffico sulla rete stradale lombarda, per stimare il carico viabilistico indotto hanno adottato il metodo proposto nelle DGR della Regione Lombardia per il settore commerciale con due “correzioni” . Una incrementale del 10 % “in ragione del fatto che l’intervento rientra nella tipologia distributiva delle grandi strutture di vendita organizzata in forma unitaria” e una decrementale del 50 % (venerdì) e 60 % (sabato) in quanto “Si è osservato, per diversi casi, come il traffico effettivamente indotto da interventi commerciali realizzati si attesti intorno al 50‐60% rispetto a quanto previsto dalle stime derivanti dall’applicazione dei parametri regionali. Tale sovrastima, ancorché prudenziale, può in alcuni casi portare ad un sovradimensionamento delle infrastrutture di accesso, destinando in modo non sempre efficace risorse che potrebbero essere riservate ad altri obiettivi. In tal senso in questo studio, considerando quindi le dimensioni delle superfici destinate alla struttura commerciale, per evitare di sovrastimare il dato dei flussi indotti si è proposto di affidarsi a casi reali oggi già presenti e consolidati nello scenario regionale. La proposta è quella di confrontare l'attuale situazione presente al Centro Commerciale Fiordaliso, e di un altro centro commerciale analogo sul territorio lombardo, dimostrando che tra i dati del modello regionale e le realtà analizzate esistono delle discrepanze, in particolare delle sovrastime dei flussi indotti a partire dai parametri regionali.” Va segnalato che, nel caso di specie, l’analisi trasportistica non è finalizzata a definire il dimensionamento delle infrastrutture di accesso ma a determinarne le capacità di assorbimento e quindi la ipotesi “normale” ovvero basata sui criteri regionali avrebbe potuto essere tranquillamente assunta come ipotesi conservativa. Coerentemente con gli indicatori precedentemente descritti, le variazioni di congestione presente sull'area di studio degli scenari progettuali rispetto agli scenari stato di fatto e programmatici, risultato pressoché poco rilevanti. Anche in questo caso, nel confronto tra gli scenari progettuali, lo scenario SDP2 risulta essere quello con le performances migliori.  Forse questa considerazione può essere fondata (fatto salvo quanto sopra indicato per quanto concerne le modalità di individuazione dei flussi) a livello di macroareaa ma dall’esame delle simulazioni contenute nell’analisi emergono diversi tratti ove vi è un “salto” di classe di flusso

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ovvero un incremento di 500 veicoli/ora rispetto alla configurazione di base (con tutte le opere programmate realizzate). E’ il caso del tracciato autostradale a sud dello svincolo di Legnano in entrambe le direzioni, nonché tra lo svincolo di Castellanza e quello di Legnano, parti della “saronnese” da Castellanza verso la Grancasa e da quest’ultima verso Saronno, sulla direttrice tra l’uscita di Legnano e l’Auchan di Rescaldina, lungo viale Cadorna a Legnano in entrambe le direzione (cfr figura 16 e figura 21 dell’allegato 2) per rimanere al caso più “favorevole” in termini di modifica dello svincolo di Legnano.  In termini di qualità dell’aria il rapporto ambientale dopo aver presentato i valori Inemar (quantificazione delle emissioni principali per settore) e quelli di una campagna di misurazioni presso il parco del Castello di Legnano . Per le stime del contributo aggiuntivo prevedibile ci si è basati su quanto emerso nell’analisi trasportistica calcolando l’incremento di emissione complessiva dei principali parametri associati al trasporto per i Comuni di Rescaldina, Legnano e Cerro Maggiore. Per quanto detto sopra una stima cosi condotta “media” gli impatti su tutto il territorio considerato e non è in grado di evidenziare i punti critici presumibilmente individuabili nei tratti che subiranno il maggior incremento di flusso di traffico.  L’altro impatto ineliminabile è quello sul suolo con le trasformazioni del territorio connesse con la realizzazione del sito commerciale. Gli estensori del rapporto ambientale – date le premesse già commentate – non possono che “guardare e passare oltre” ovvero prendere atto dell’impatto e occuparsi delle “mitigazioni” che rendano “sostenibile” questa criticità :  

  Sotto l’aspetto della protezione del suolo ai fini della protezione (e alimentazione) delle falde si passa dal definire il bilancio idrico locale favorevole “soprattutto per gli importanti apporti dati delle irrigazioni” con una ricarica elevata e uno stato qualitativo ancora buono L’impatto dell’intervento viene ridimensionata “contestualizzando” lo stesso come segue :   

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 Sui rifiuti ci si limita a dire quanto segue senza entrare nel merito degli effetti dell’intervento in termini di carico aggiuntivo o meno nel sistema di gestione dei rifiuti a livelli comunale e di area.  

 E’ pur vero che più avanti (quadro conclusivo di sintesi) questo tema, come altri, riemerge e gli estensori segnalano la necessità di approfondimenti. Va però detto che in questo caso, come per gli altri, non viene esplicitata una valutazione del livello di approfondimento e di adeguatezza del progetto e dell’accordo di programma. L’analisi finisce così per essere frammentata e comunque mai critica nei confronti del progetto anche quando si ammettono le carenze e l’importanza di alcuni impatti.  Sui siti contaminati si afferma che non ve ne sono nell’area di intervento né nel suo immediato intorno. Non si fa mai cenno alla presenza nelle immediate vicinanze del sito dismesso della ex Cromos che meriterebbe un approfondimento         

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Nella parte finale del rapporto ambientale si riprende l’analisi dei criteri di sostenibilità adottati nello scoping nonché si propone una verifica con gli obiettivi dell’accordo di programma. La lettura di quanto indicato nel rapporto però appare inizialmente alquanto generica e poco puntuale rispetto al progetto in esame. Si rimanda a pratiche e indicazioni di “sostenibilità” senza specificare se e in quale misura queste sono applicate al caso in esame e il loro peso rispetto agli impatti attesi. Questo viene sviluppato solo successivamente, in modo matriciale (p. 222) con gli obiettivi dell’accordo di programma. Riprendiamo la struttura delle considerazioni dell’estensore rapportandole ai criteri di sostenibilità e fornendo nostre valutazioni. 1 Contenere il consumo di suolo e la sua impermeabilizzazione Il progetto è impattante in quanto determina consumo di suolo e impermeabilizzazione di buona parte. In sede di VIA si potrà valutare nel dettaglio l’entità delle mitigazioni previste ed il livello di irreversibilità di tale impatto. Come si è rilevato l’accordo di programma determina variante delle previsioni di PGT per entrambi i comuni pertanto non risulta, in origine, pienamente allineato a tali previsioni. Nel caso del PGT del comune di Rescaldina la previsione originaria risulta ben differente da quella attribuita dal progetto. L’intervento determina la sparizione di una ampia area agricola, senza alcuna “compensazione”, ad esempio non interessa l’area degradata principale nelle vicinanze ovvero l’area industriale dismessa della ex Cromos. 2 Compattare la forma urbana Il progetto più che “compattare” la forma urbana la estende occupando ulteriore territorio ancorchè periferico tra la zona residenziale e il tracciato autostradale. Il progetto inoltre avrà l’effetto di sfrangiare ulteriormente e frammentare le residue aree verdi/agricole del sito. L’accordo di programma non risolve la “sfrangiatura” ma occupa una parte del territorio “sfrangiato”, riducendo le aree non occupate considerate “sfrangiate! In merito alla prospettiva commerciale centrata sulla attività IKEA va anche sottolineato che non è stata illustrata la motivazione per cui il progetto dovrebbe rivitalizzare il comparto commerciale né per quali ragioni il comparto abbia tale necessità. Ci sembra semplicemente che l’intervento non faccia altro che aggiungersi alla offerta con l’unica particolarità del settore di interesse principale (arredamento componibile) peraltro non certo assente nella area (basti pensare alla Gran Casa quasi dirimpetto). Per quanto riguarda l’indotto, in altra parte dei documenti, si insiste sull’interesse pubblico nei confronti dell’intervento anche “ in quanto contribuisce all’incremento della produzione del settore arredamento con ricadute occupazionali dell’intervento sia dirette, sia indirette,”. Ma quali previsioni concrete vi siano di tale effetto in quest’area è del tutto sconosciuto, considerando che il settore di arredamento componibile cui fa riferimento la società che intende insediarsi possiede una propria struttura produttiva industriale e non è ipotizzabile, di per sé, proprio per le caratteristiche standardizzate degli arredi messi in vendita, un qualche effetto positivo neppure a livello artigianale. 3 Contribuire ad un miglioramento della qualità dell'aria L’incremento dei flusso di traffico determineranno un peggioramento della qualità dell’aria anche se tutte le previsioni infrastrutturali saranno realizzate in tempi congrui rispetto alla realizzazione

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del progetto, in particolare in alcuni tratti viari comunali ed extracomunali come ammesso anche dagli estensori. Sulla entità degli impatti per questa matrice dovuti all’edificio commerciale si potrà svolgere una valutazione puntuale considerando le previsioni progettuali in particolare in campo energetico (raffrescamento/riscaldamento). Sicuramente il bilancio sarebbe da aspettarsi come positivo nel caso di applicazione di tecniche a basso impatto per edifici commerciali esistenti, l’edificio in questione rappresenta un impatto aggiuntivo, diretto e indiretto. Il potenziale miglioramento connesso con i progetti infrastrutturali previsti nella “area vasta” sarà ottenuto anche senza la realizzazione dell’intervento in quanto si tratta di progetti che non dipendono dall’accordo di programma. 4 Incentivare il risparmio idrico (sia come efficienza di utilizzo sia come riduzione dei consumi) e la tutela delle acque superficiali e sotterranee L’intervento impermeabilizza parzialmente un’area di ricarica della falda profonda, quindi un impatto non secondario. Le indicazioni progettuali sul ciclo delle acque determinano una parziale mitigazione di questo aspetto, in ogni caso l’incremento degli scarichi fognari determina un impatto negativo non eliminabile 5 Incentivare il risparmio energetico, sia come efficienza di utilizzo sia come riduzione dei consumi Su un tale argomento, tenendo conto del comparto commerciale, dovremmo considerare come una maggiore efficienza e riduzione di consumi si potrebbe ottenere non con la realizzazione di un nuovo centro commerciale quanto con lo spostamento sul web dell’offerta di prodotti. Una maggiore efficienza energetica applicata comunque a un incremento di consumo energetico non garantisce appieno un obiettivo di “sostenibilità”. 6 Contribuire ad un miglioramento del clima acustico Certamente l’edificio commerciale avrà una parziale funzione di schermo rispetto all’autostrada verso le aree urbane di Rescaldina. L’incremento del traffico locale però determinerà incrementi puntuali e la stessa presenza di nuova viabilità non permetterà l’introduzione/modifica di nuove zonizzazioni acustiche maggiormente tutelanti per la residenza. L’estensore infatti non può che affidarsi alla previsione di realizzazione di barriere antirumore (con ovvi impatti micropaesaggistici) 7 Migliorare il sistema viabilistico locale e ridurre la pressione del traffico sui centri abitati, incentivando al contempo la mobilità dolce Il miglioramento, se davvero così può essere definito, è previsto in ogni caso anche senza la realizzazione del progetto. Pertanto il progetto in quanto tale non introduce alcun miglioramento nel sistema viabilistico locale né riduce la pressione del traffico sui centri urbani né è prevista alcuna incentivazione alla “mobilità dolce”. 8 Conservare e migliorare la qualità ecologica complessiva del contesto anche tramite interventi che contribuiscano all’attuazione delle Reti Ecologiche di livello regionale e provinciale Nell’analisi della pianificazione l’estensore evidenzia che l’area è all’esterno dal sistema di reti ecologiche per effetto della chiusura a nord dovuta all’area industriale di Legnano oltre la

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“saronnese” . Il progetto non fa altro, sotto questo aspetto, che cancellare ogni qualunque possibile futura inclusione dell’area in una RER . E’ generica di nessun pregio l’affermazione che “ Il progetto di intervento dovrebbe includere anche dettagliate indicazioni relative alla compatibilizzazione ambientale delle trasformazioni previste” . Più onesto quanto qui riportato “ Nel caso specifico l'obiettivo è quello di armonizzare le necessità di suddivisione funzionale degli spazi interni all'ambito con la realizzazione di aree filtro che mitighino gli impatti paesistico – ambientali dell'intervento edilizio e segnino un passaggio graduale tra urbanizzazione ed area rurale. Tali aree verdi, cui si associano quelle da realizzarsi lungo la nuova infrastruttura di collegamento a nord dell'ambito, lungi dal poter essere considerati elementi di una rete ecologica, possono comunque svolgere un ruolo internamente al sistema del verde locale.” Si parla di possibili itinerari ciclopedonali non illustrati nella parte progettuale, anche l’ipotesi di una “navetta” con la stazione di Rescaldina appare aleatoria (è vero che, per rimanere al principale fruitore, IKEA, vi sono anche complementi di arredo trasportabili ma è pacifico che il “core business” sarà costituito da arredi componibili difficilmente trasportabili manualmente). 9 Tutelare e valorizzare i caratteri identitari del territorio dal punto di vista paesaggistico ed ambientale Il progetto non fa altro che confermare le caratteristiche del paesaggio che è individuabile dalla descrizione della alta pianura da parte del PTPR come segue : “Il paesaggio dell’alta pianura è stato quello più intensamente coinvolto nei processi evolutivi del territorio lombardo. È un paesaggio costruito, edificato per larghissima misura, che si caratterizza per la ripetitività anonima degli artefatti, peraltro molto vari e complessi. Questi si strutturano intorno alle nuove polarità del tessuto territoriale: i grandi supermercati, le oasi sportive e di evasione, gli stabilimenti industriali, le nuove sedi terziarie, i nuovi centri residenziali formati da blocchi di condomini o di casette a schiera e, in alcune zone più vicine alla città, vere e proprie unità insediative tipo “new town” (come Milano 2). La visualizzazione paesistica ha, come motivo ricorrente, come iconema di base il capannone industriale accanto al blocco edilizio residenziale, e poi lo spazio deposito, lo spazio pattumiera richiesti dalla gigantesca attività metropolitana.” Il progetto non fa che proseguire in questa direzione, non emerge alcuna funzione di tutela né di valorizzazione di identità locali. 10 Valorizzare il contesto rurale a livello paesaggistico e ambientale Il progetto elimina un contesto rurale ancorchè non di pregio, pertanto è esattamente il contrario della sua “valorizzazione”. Anche in questo caso rimangono esclusivamente disponibili interventi di mitigazione. L’estensore arriva ad affermare che “Occorre precisare innanzi tutto che il contesto di intervento è quello della pianura del nord Milano fortemente urbanizzata e banalizzata negli spazi agricoli residui, di conseguenza si può ipotizzare che qualunque progetto di intervento contribuisca a non criticizzare ulteriormente la condizione di partenza sovrapponendo in modo casuale nuove strutture a quelle esistenti.” Insomma, in questo caso, qualunque progetto, qualunque accordo di programma può andar bene. Si tratta di un’area considerata di così poco valore e “invalorizzabile” altrimenti.

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11 Mitigare i rischi di origine naturale e antropica Su questo il discorso emergente dal rapporto ambientale appare coerente proprio perché l’unico tema ambientale sviluppato, parzialmente , è la ricerca di mitigazioni rispetto agli impatti cumulati dovuti al progetto. Su questo argomento però, valutando il Repertorio delle misure di mitigazione del PTCP della Provincia di Milano l’estensore è costretto a evidenziare (v. p. 236 e seguenti) che, nella maggior parte dei casi, le mitigazioni sono nella maggior parte dei casi parziali oppure non sono possibili. In alcuni casi la piena mitigabilità risulta dubbia come nel caso seguente.

 

  Nonostante quanto sopra l’estensore afferma come i contenuti dell’accordo di programma siano compatibili con le previsioni del PTCP di Milano. L’esito finale (quadro conclusivo di sintesi) è sostanzialmente costituito da conferme o nuovi suggerimenti in termini di interventi di mitigazione a livello progettuale. Nella stessa direzione le indicazioni per gli aspetti da approfondire in fase di VIA (p. 263). Il confronto con le alternative (opzione zero e precedente previsione urbanistica “melting point”), secondo gli estensori “boccia” lo status quo (anche in una prospettiva di abbandono colturale dell’area) mentre il precedente PISL evidenzia una sostanziale “parità” . Secondo gli estensori quello che fa pendere la bilancia verso la scelta del progetto proposto è la fattibilità che, a sua volta, è dovuta alla “semplicità” del progetto commerciale rispetto alla più complessa articolazione del PISL. Conclusioni Il rapporto ambientale appare caratterizzato dalla tendenza a considerare a priori qualunque impatto come mitigabile pertanto finisce per presentare una analisi in alcuni casi sommaria e strettamente documentale (confronto con atti di pianificazione) senza approfondimenti “sul campo” . Il rapporto inoltre esprime piena adesione a priori degli obiettivi dell’accordo di programma, se non può evitare di evidenziare, su alcuni aspetti, delle criticità non mette in discussione nessuno degli

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assunti dell’accordo che si potrebbe riassumere come un intervento presentato quale miglioramento di una situazione degradata e che non potrà che peggiorare in futuro a piena realizzazione del passato, inerziale e disordinata, estensione urbanistica di questa area a sua volta parte di una conurbazione nella quale, con una scusa o con un’altra, si stanno riempiendo gli ultimi spazi non urbanizzati. Peraltro si insiste molto sugli effetti “benefici” delle infrastrutture viabilistiche previste nella area vasta non solo in termini di parziale compensazione degli impatti riconducibili al progetto ma arrivando a presentare il progetto stesso come un tutt’uno con tali programmi. Nonostante tale approccio il rapporto finisce per elencare la necessità di approfondimenti e di sviluppare ulteriormente l’entità e il contenuto delle iniziative di mitigazione aggiungendone diverse non considerate nel progetto. Ci sembra che tale risultato adombri, anche se involontariamente e parzialmente, la fondatezza delle motivazioni e degli obiettivi dell’accordo di programma. Infatti, alla fine, il lettore non riesce comunque a capire per quale motivo si debba aggiungere un centro commerciali di tali dimensioni quando ve ne sono numerosi nelle immediate vicinanze. Riteniamo pertanto che anche se l’esito della VAS fosse positivo gli elementi qui sviluppati costituiranno una importante fonte di informazioni e valutazioni per una piena partecipazione nell’ambito della procedura di VIA da parte delle popolazioni che non intendono subire un tale intervento. Per ogni comunicazione riguardante la presente procedura si prega di inviare al Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro, via Roma 2, Castellanza (VA). Distinti saluti Per il Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro Giuseppe Marazzini

Per l’Associazione InFormazione InMovimento Legnano Marilena Ballestriero

Per Medicina Democratica Onlus Marco Caldiroli