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Numero 8, 10 maggio 2019
I migranti
del Pellice
Di Giulia Rivera, Martha
Masset, Clarissa Bertea e
Agathe Garcin 3 CL
Nella nostra attualità si è
sempre più abituati a parlare e
dibattere riguardo le
migrazioni di quei popoli che,
minacciati da guerre e estrema
povertà, fuggono dai loro paesi
alla ricerca di una vita
migliore. La ricerca di un
luogo favorevole alle nostre
infinite esigenze é
direttamente proporzionale
alla rovina dell'ambiente.
L'inquinamento prodotto
dall'uomo é la principale causa
del riscaldamento globale, ma
a noi cosa cambiano cinque
gradi in più o in meno?
Se lo chiedessimo ad esempio
ai pesci, che sono
fondamentali nell'ecosistema,
ci direbbero che le scarse
precipitazioni, lo scioglimento
dei ghiacciai e le temperature
più elevate hanno un
importante impatto nelle loro
acque.
Nel fiume Pellice, in effetti, si
può osservare la migrazione
del ghiozzo, pesce che
usualmente vive in acque dolci
e calde, che attualmente tende
ad estendersi in zone in cui
l'acqua dovrebbe essere fredda
e accogliente per lo scazzone,
pesce tipicamente trovabile
nelle acque dolci e fredde.
Segue a pag. 2.
Servizi scientifico-
naturalistici a pag. 2 e 3
D i Fe d er ic o B er n a r d i n i 2 B es
Quanti anni hai?
Ho 23 anni compiuti, mi sento
vecchio.
Per quanti anni hai frequentato
il Porporato?
Ho frequentato il Porporato per 4
anni, invece altri 4 li ho passati al
Curie
Quindi in tutto quante volte sei
stato bocciato?
La prima volta sono stato
bocciato a settembre al Curie, la
seconda volta sono stato espulso e
di conseguenza bocciato con
l’obbligo di cambiar scuola. Poi
ho fatto la terza per la terza volta
al Porporato, sono stato bocciato
in quarta e in quinta non sono
stato ammesso all’esame per
mancata frequenza … Quindi …
4 volte.
E in quattro anni sei stato
rappresentante degli studenti
per tre volte dico bene?
Sì, ho fatto un mandato da
rappresentante di consulta, che
come ben sai dura due anni, e
l’anno scorso sono stato
rappresentante d’istituto.
Molte delle tue azioni poi, sono
diventate leggenda. Mi viene in
mente quella che vede come
protagonista te in mutande sul
tetto del Curie.
*ride* Già con questa tua
affermazione puoi capire quanto
siano romanzate queste storie.
Questa è una delle cose da
sfatare: ero in pantaloncini corti,
era l’ultimo giorno di scuola,
faceva caldo e non avevo nulla da
perdere, avevo già la certezza di
andare al Porporato. Molti
potevano pensare che fosse una
cosa per cui quasi vantarsi. Ma
quando sono arrivato al
Porporato, sperando di cambiare
aria, la mia fama mi ha preceduto
e già i primi giorni di scuola
venivo identificato come “quello
del tetto”. Col senno di poi è stata
una ragazzata che conoscendomi
rifarei, ma che ha portato a
conseguenze non positive nonché
ad un percorso scolastico
fallimentare. È stata una cosa
fatta senza pensare troppo, anche
se avevo 18 anni …
Dove sei scomparso quest’anni?
Quest’anno ho avuto
l’opportunità di giocare
nell’Hockey Como in un
contesto semi-professionale.
*ride* Non sono diventato
milionario ma avevo comunque
un alloggio, le bollette pagate e
uno stipendio che mi garantiva
una certa indipendenza,
un’esperienza che auguro a
chiunque.
Cosa fai ora?
In teoria dovrei dare l’esame di
maturità quest’anno, fra neanche
un mese ho gli esami preliminari.
Vista la mia poca diligenza non
ho ancora iniziato a studiare.
In bocca al lupo allora. Vorresti
dire qualcosa agli studenti del
Porporato?
Non prendetemi come esempio.
Dovete mettere lo studio davanti,
non come ho fatto io. Quando hai
16-17 anni studiare non è un
problema. Ma dopo non riesci più
a star dietro allo studio. Non dico
di pensare e vivere solo per la
scuola, ma non ha senso fare i
deficienti, anche se ora può
sembrare figo. Fare il ribelle, è
una cosa effimera che si perde nel
tempo e i cog****i di oggi
saranno i vagabondi di domani.
Me compreso.
Tra i banchi leoni, nella vita …
F a b i o D a l V e c c h i o
Leggende da sfatare e l’esperienza nero su bianco
di uno degli studenti più “ribelli”, anziani e autocritici nella storia del Porporato
Erasmus plus:
scambio con la
Francia
Di Laura Gerlero
Due classi del Linguistico - 3B e
3C - hanno condiviso quest’anno
l’esperienza dello scambio con i
coetanei francesi del Lycée
Honoré Romane d’Embrun
nell’ambito del Progetto Erasmus
Plus dal titolo “Un térritoire entre
révolution(s) et évolution”, sotto
il profilo storico, letterario,
artistico, ambientale ed
economico.
Per una settimana in Francia e
una in Italia le lezioni si sono
svolte in modo diverso: incontri
esperti e visite guidate sul
territorio hanno dato spunto per
il lavoro in classe in gruppi misti
italo-francesi. Nelle pagine del
giornale una
ampia serie di esposizioni dei
percorsi svolti, che sono poi stati
condivisi l’ultimo giorno dagli 80
partecipanti e dai loro insegnanti,
prima di salutarsi e darsi
appuntamento per l’autunno.
La 5D SU sale sul
podio :-)
Si è appena conclusa la II edizione del
concorso di narrativa per studenti delle
scuole superiori Che Storia!, competizione
nazionale che ha visto quest’anno 121 classi contendersi i riconoscimenti. E la
nostra 5 DSU è riuscita a entrare nella rosa
dei vincitori. Così 5 di loro andranno a Roma, presso la Biblioteca Angelica, a
ritirare il premio il 21 maggio.
Gli organizzatori dichiarono che non è
stato facile scegliere i migliori, per il
vivissimo interesse che, a vari livelli,
numerosi racconti hanno suscitato nella
giuria. Ma alla fine tra i dodici meritevoli
di premio o di menzione speciale
sono rientrati anche i nostri compagni.
Disponibili nel sito di Narrazioni di
confine, alla pagina
http://www.narrazionidiconfine.it/concors
o/che-storia-2/.
Periodico politico culturale e di attualità, diretto da Alessandro Albarello e
curato dagli studenti del Liceo G. F. Porporato di Pinerolo. In redazione:
ARMANINI GIULIA3AL, BERNARDINI FEDERICO 2BES ,
BORETTO BEATRICE 3AL , DENEGRI SHANTI 3CSU DEPETRIS
IRENE3CSU, DIMATTEO FEDERICA 3AL, FAVACCIO GIANINA
4DSU, FRAGOLA ERICA 2ACL GINO ANNA3CSU, HRISCA
DENISA ANDREEA 3CSU MASSOCCO VICTORIA 3BSU, MANZINI
DAVID 3CSU PELLEGRINO CATERINA 1BCL, REI BEATRICE
3AL, SADDI GIULIANA FIORELLA 3CSU, SAMMARTINO
GABRIELE 1ACL SEPEGNO ELISA 3AL SIANI VIOLA 1BCL,
VIGNOLO ELISA 3AL VULTAGGIO ALICE 3CSU Grazie ai Fondi
strutturali europei PON, la redazione di Onda d’Urto può contare quest’anno
su una redazione potenziata dalla presenza di molti redattori fissi che
seguono un percorso di formazione professionale per l’apprendimento di
tecniche giornalistiche. Tale task force consente alla redazione di lavorare su
un numero più alto di articoli, il che garantisce la possibilità a tutte le classi
che abbiano prodotto testi di rilevanza informativa (su iniziative, attività,
prospettive) di inviare i loro articoli a [email protected] con la certezza che
saranno pubblicati nel più breve tempo possibile.
Onda
d’Urto
I migranti
del Pellice
Di Giulia Rivera, Martha
Masset, Clarissa Bertea e
Agathe Garcin 3 CL
Continua da pagina 1.
La migrazione dello
scazzone e del ghiozzo non è
l'unica a causa del
riscaldamento globale, bensì
una delle tante, in effetti si
può notare anche la presenza
della trota che a volte è
costretta a risalire il fiume
controcorrente per trovare
acque più fredde. Questi
problemi comportano anche
il rischio di poter far
estinguere queste speci,
tanto che ci sono allevamenti
per la salvaguardia di questi
animali a Luserna. (Signori
Marco Baltieri e Paolo Lo
Conte)
Prima di costruire in
prossimità di un fiume e
prima di sprecare
inutilmente acqua
bisognerebbe riflettere sulle
conseguenze ambientali e
tenerne conto, perché un
giorno potremmo essere noi
a dover migrare.
Per evitare che questo
accada si può iniziare dalla
nostra attualità di tutti i
giorni utilizzando dei
prodotti che rispettano
l'ambiente, ad esempio
esistono dei saponi e bagno
schiuma con cui ci si può
fare il bagno: la cosa
positiva e che l'acqua
utilizzata per il bagno si può
riusare per bagnare le piante
perche sono fatti di agenti
naturali e non chimici.
Di Simoni Carmela
Clément Faure-Brac
Leone Francesco
Enzo Balducci
Mael Dazy
3 CL
Attraverso lo studio
accurato di eventi climatici,
è possibile ipotizzare alcuni
scenari futuri del clima sulla
terra. A tal proposito il
direttore dell'osservatorio
meteorologico Georges
Carrel ha affermato: " Les
saisons et les années se
reviennent et se succèdent,
mais elles ne se ressemblent
pas" tradotto con " Le
stagioni e gli anni vanno e
vengono e si succedono, ma
non si assomigliano".
Con questa frase egli
affermava che l'osservazione
dei fatti con metodo
scientifico avrebbe condotto
alla comprensione dei
fenomeni meteorologici e a
prevedere il tempo, infatti
proprio oggi possiamo dire
realizzato questo sogno.
(Tratto da "Perturbazioni
antropiche del ciclo
dell'acqua" di Luca Mercalli)
Il clima terrestre è un
continuo flusso di energia
(proveniente dal sole) e
materia (vapore acqueo,
CO2 e altri gas) tra
atmosfera e oceani. Esso è
un sistema instabile ma non
ciclico; per questo, durante
questi anni si parla di
riscaldamento globale
dovuto alle emissioni di
CO2; un problema causato
dall'inquinamento dell'uomo
che comporta delle
conseguenze sul clima.
Le regioni alpine ad
esempio, sono
particolarmente esposte alle
variazioni climatiche
naturali o indotte dall'uomo.
In Svizzera è stato intrapreso
un organico programma di
quantificazione dei
cambiamenti climatici: si
tratta del progetto
"PROCLIM" che ha portato
alla pubblicazione di vari
rapporti su rischi climatici,
disastri naturali ed economia
Svizzera.
I settori colpiti dal
riscaldamento globale sono:
-Settore bancario (notevoli
flussi di capitali nel settore
della prevenzione dei danni)
-Settore assicurativo (il
denaro contro le catastrofi
naturali non è illimitato)
-Settore agricolo (perdite
produttive)
-Settore energetico (il
riscaldamento domestico inciderà
sui consumi di combustibili)
-Salute (l'assottigliamento della
stratosfera potrebbe favorire la
nascita di malattie tumorali della
pelle)
-Turismo (mancanza di neve)
Guardando più da vicino, nel
Piemonte, proprio in questo
periodo, possiamo osservare la
mancanza di acqua a causa delle
scarse precipitazioni che hanno
comportato la siccità nel nostro
territorio.
I fiumi come il Po (noi abbiamo
sperimentato direttamente sul
Pellice) hanno una portata d'acqua
notevolmente carente e ciò
porta a problemi legati
all'agricoltura e al ciclo
dell'acqua.
Tutti noi dobbiamo essere
consapevoli che questi danni
toccano, come abbiamo
visto, diversi settori del
nostro paese. Proprio per
questo dovremmo cambiare
alcune abitudini, perché
avanzando in questo modo,
nel futuro potremmo
riscontrare altri problemi più
gravi.
Agiamo ora che siamo
ancora in tempo perché se
aspettiamo ancora sarà
troppo tardi!
I L C L I M A
c a m b i a m e n t i e c o n s e g u e n z e
DALBERA Marine,
METAILLER Lea,
GALFIONE Anita,
GRECO Gaia, VIZZINI
Veronica.
L’idroelettrico, com'è
noto, è la più antica e
importante fonte
rinnovabile nel nostro
Paese. È dalla fine del 1800
che questi impianti
rappresentano una parte
consistente nella
produzione energetica
elettrica italiana. Ancora
oggi grazie all’idroelettrico
una parte importante della
produzione elettrica
nazionale è rinnovabile. A
causa delle differenze
territoriali in Italia sono state
solo in parte applicate le
leggi per la protezione delle
risorse idriche. In queste
centrali si crea energia
meccanica che poi viene
trasformata in elettrica a
partire dall'energia
potenziale dell'acqua.
Ci sono vari tipi di centrali,
come quella a bacino, a
bacino con pompaggio e ad
acqua fluente. Quella che
abbiamo visitato, ovvero la
centrale di Abrard, è ad
acqua fluente.
Questi impianti possono
provocare degli effetti
negativi sull'ambiente se
non adeguatamente
studiati. Per esempio se
viene costruita una diga,
essa annulla il naturale
ciclo della portata del
fiume e ne riduce il flusso,
priva il fiume dei sedimenti
che fertilizzano i campi e
costituiscono le spiagge,
blocca il movimento e le
migrazioni stagionali delle
popolazioni di pesci e fa
diminuire la biodiversità
dell'area. Se invece il corso
d'acqua viene incanalato,
aumenta il rischio di
possibili inondazioni e
inoltre la produttività della
centrale dipenderà dalla
portata del fiume che è
stagionale e dipendente
dalle condizioni
meteorologiche.
A causa dei cambiamenti
climatici, la quantità d'acqua
sta diminuendo e diminuirà
ancora, pertanto è necessario
prendere dei provvedimenti
da attuare nella quotidianità.
Un esempio potrebbe essere
diminuire il consumo di
carne, dal momento che la
sua produzione richiede
grandi quantità d'acqua,
infatti per produrre un chilo
di carne rossa si impiegano
più di 15000 litri d'acqua.
Quindi si potrebbe valutare
un'alimentazione con minore
utilizzo di carne.
(informazioni tratte dal
report di Legambiente,
gennaio 2018,
“l'idroelettrico: impatti e
nuove sfide al tempo dei
cambiamenti climatici”.)
COME RICAVARE ENERGIA DALL'ACQUA?
IN FUTURO SARÀ NECESSARIO ESSERE VEGETARIANI?
L’acqua, elemento
essenziale per la vita è in
pericolo a causa nostra.
Infatti l’inquinamento delle
attività dell’uomo ha un
impatto diretto sulla qualità
dell’aria e dell’acqua, a
causa di ciò la biodiversità è
messa in pericolo. I
macroinvertebrati, animali
invertebrati aventi le
dimensioni maggiori di 1
mm e sono indicatori
biologici dell’acqua come
efemerotteri e plecotteri
stanno scomparendo dai
fiumi.
La progressiva scomparsa di
numerose specie è una
dimostrazione del fatto che
la qualità si sta abbassando e
sta arrivando a un punto di
non ritorno.
Quest’inquinamento è
causato principalmente dalla
contaminazione delle acque,
che può essere di due tipi :
biologica (microrganismi
patogeni) o chimica
(composti chimici).
Queste sorgenti
inquinanti possono
essere : puntuali (la
restituzione contaminata
avviene in posti
controllabili), non
puntuali (le piogge acide,
dilavamento di pesticidi).
(fonte: la Risorsa acqua :
Contaminazione,
Problemi e Prospettive.
Conferenza a cura di
prof. Maurino.)
Queste contaminazioni
non puntuali inquinano
soprattutto le falde
acquifere, le quali sono
inquinate da pesticidi e
fertilizzanti. La falda può
restare inquinata per
molti decenni prima che
ritorni di nuovo
utilizzabile.
In conclusione si può
dire che ormai il danno è
fatto, non si può dunque
cercare di migliorare il
passato ma bisogna
puntare a migliorare il
futuro facendo scelte più
consapevoli e giuste nei
confronti della natura
Pietro Brancati, Giulia
Tamburriello, Christen
Borel
In occasione della settimana di
accoglienza dei corrispondenti
del Lycée Honoré Romane di
Embrun ( dal 27 marzo al 3
aprile) il nostro gruppo italo-
francese ha preso in esame la
storia e lo sviluppo delle attività
economiche nella Val Pellice e
ha cercato di effettuare una
valutazione sull’impatto socio-
economico di alcuni importanti
centri manifatturieri della zona
(feltrificio Crumière e polo
industriale Mazzonis).
Prima della visita in situ, il Prof.
Cocchi ha tenuto una lezione in
cui ha fornito le coordinate
geografiche, storiche, culturali
ed economiche della valle,
rendendoci maggiormente
Chiare, fresche e dolci acque?
consapevoli della posizione,
spesso non del tutto
irrilevante, che essa occupa
nella storia d’Italia e di
Francia. Dal punto di vista
geografico, è stato utile
osservare la differente
conformazione delle vallate
piemontesi rispetto a quelle
francesi.
Questa differenza si riflette
sul piano culturale: se sul
versante francese si può
parlare di una maggiore
omogeneità territoriale e
culturale, su quello italiano
si osserva una netta linea di
demarcazione tra montagna
e pianura, che dà origine a
mentalità e stili di vita assai
lontani tra di loro.
Uno degli elementi più
interessanti della Valle è
indubbiamente quello della
ricchezza linguistica, legata
soprattutto alla presenza
della comunità valdese:
l’italiano non è che una delle
quattro lingue parlate nella
zona, assieme a francese,
occitano e piemontese.
Inoltre, mediante un’analisi
toponomastica, abbiamo
trovato tracce della presenza
di diversi popoli nel corso
dei secoli (se non dei
millenni): a suffissi di
antichissima origine celto-
ligure, come -ogna, -asco
(Angrogna, Subiasco), si
alternano, ad esempio,
toponimi che testimoniano il
passaggio, nel IX e X secolo,
dei Saraceni (Salvagiot,
Morel, Sarsenà).
Alle premesse teoriche è
seguita la visita
all’ecomuseo e feltrificio
Crumière di Villar Pellice,
esempio di piccola industria
storica che ha saputo
coniugare tradizione e
innovazione: oltre allo
stabilimento moderno, nel
quale viene prodotto ancora
oggi feltro di qualità per
cartiere, esiste infatti uno
spazio museale dove il
visitatore non apprende
soltanto elementi di un
passato troppo spesso
trascurato, ma ha anche la
possibilità di ricreare con le
proprie mani questo tipo di
tessuto!
Dalla piccola azienda siamo
passati ad una grande
azienda storica della Valle (o
a quello che ne resta): il
cotonificio Mazzonis in
località Pralafera.
Grazie alla visione di uno
sceneggiato teatrale
intitolato “Pralafera, 1920”,
unitamente all’intervento di
Jean-Michel Sappé, uno
degli attori protagonisti,
abbiamo ripercorso l’epoca
del cosiddetto “biennio
rosso” (1919 – 1920), in cui
la Mazzonis, come molte altre
fabbriche del nostro Paese, fu
occupata da operai (e
soprattutto operaie) che
chiedevano maggiori diritti e
migliori condizioni di lavoro.
Ed è proprio sulla realtà del
mondo operaio tra gli ultimi
decenni del XIX secolo e i
primi del XX che si è
innestato l’ultimo percorso di
visita, il quale ci ha condotti
al Museo del Mutuo
Soccorso, situato nel luogo
dove, nel 1848, sorse la prima
società di mutuo soccorso in
Italia. Sala dopo sala, il museo
ci ha trasportati in un’epoca in
cui ancora non esisteva
alcuna tutela statale per il
lavoratore: non l’assistenza
sanitaria né quella
previdenziale, non l’assistenza
in caso di infortunio né
l’istruzione pubblica.
Negli ultimi due giorni di
scambio, anche grazie
all’aiuto della Prof.ssa
Gerlero, abbiamo potuto
riordinare il materiale raccolto
e riflettere sulle esperienze
vissute. Quindi,
coinvolgendo i corrispondenti
francesi, abbiamo esposto il
risultato dei nostri lavori in
lingua italiana, analogamente
a quanto era avvenuto qualche
tempo prima in Francia nella
lingua del Paese ospitante.
TRA PRESENTE E PASSATO
LA VAL PELLICE E LE ATTIVITÀ ECONOMICHE
Progetto
ERASMUS - gruppo
ARTE - settimana
27.03.19 – 03.04.19
Durante la settimana in cui
avevamo ospiti i francesi, il
gruppo arte si è focalizzato
sulle grandi trasformazioni del
paesaggio, in seguito allo
sviluppo industriale a partire
dalla seconda metà
dell’Ottocento: nelle Valli del
Pinerolese, a Torino e a
Pinerolo.
Dall’osservazione di
planimetrie e di
documentazione fotografica è
emerso, come nelle valli del
pinerolese, siano sorte molte
manifatture tessili collocate
lungo i corsi d’acqua
richiamando manodopera da
aree esterne. Inoltre abbiamo
constatato quanto i fabbricati
produttivi e le residenze per i
dipendenti costruite nelle
vicinanze insieme alle proprietà
terriere degli imprenditori
fossero molto estese in
relazione alle dimensioni dei
centri abitati, modificando
moltissimo il paesaggio. Un
esempio emblematico, in
merito, è rappresentato dal
piccolo comune di San
Germano, il cui centro abitato
occupava una superficie
decisamente inferiore a quella
occupata dagli impianti
produttivi, dalle case operaie e
per gli impiegati e dal convitto.
Della città di Torino abbiamo
visto l’enorme sviluppo ed
espansione in seguito alla
nascita delle industrie e come
poi queste siano rimaste
inglobate tra le residenze.
Sulle planimetrie della città
abbiamo individuato delle
grandi aree un tempo occupate
da impianti produttivi e poi
abbandonate, in particolare Le
Grandi Officine Riparazioni.
Queste sorte nel 1895 per
riparare le locomotive dei treni
concludono l’attività nel 1992
lasciando una enorme
superficie senza destinazione,
fabbricati in muratura solida e
dalle belle forme sono
abbandonati, seguono varie
ipotesi, compresa la
demolizione, fortunatamente
evitata.
Recentemente sono diventate
luogo di creazione di idee e
innovazione con mostre,
performance, conferenze,
esposizioni varie su temi
contemporanei. Nel nostro
percorso a Torino le abbiamo
viste dall’esterno, ma a scuola
grazie ad un video abbiamo
potuto vedere le planimetrie
interne, i grandi spazi con le
relative trasformazioni.
La visita all’isolato dove sorge
La Nuvola Lavazza invece
l’abbiamo vissuta direttamente,
abbiamo appreso intanto che La
Lavazza comincia la sua attività
negli anni del boom torinese e
la sua storia si sia intrecciata
con quella della città, per
culminare con il ritrovamento,
durante gli scavi dei lavori di
riqualificazione i resti di una
chiesa paleocristiana del IV-V
secolo d.C. e un’area
archeologica di circa 1600
metri quadrati che ha obbligato
a delle varianti del progetto
originario.
Sul lato sud della Nuvola
Lavazza l’ampia vetrata che si
affaccia sul marciapiede
somiglia al cristallino di un
grande occhio aperto verso il
passato della città.
Prima che nascesse il nuovo
centro direzionale della
Lavazza l’area era occupata da
diversi fabbricati annessi ad
una vecchia centrale elettrica
non più attiva, in parte sostituiti
dal fabbricato moderno dotato
di tecnologie avanzate con
pianta a forma di nuvola, da cui
il nome.
Con la visita al Museo della
Lavazza, ricavato nella ex-
centrale abbiamo approfondito
la storia del caffè e della
famiglia Lavazza. Il museo è
molto innovativo e la visita
molto piacevole data la fitta
presenza di apparecchi
interattivi molto coinvolgenti.
Transitando nel quartiere
Aurora abbiamo notato come il
fabbricato della Nuvola Lavazza si
distingua nettamente dal
paesaggio circostante e sembra
che contribuisca a dare un senso di
curato e valorizzare agli altri
fabbricati che sono testimonianze
di una Torino operaia in grande
trasformazione con sparse qua e là
presenze di ex fabbriche
abbandonate.
Invece i fabbricati delle O.G.R.
sono rimasti esternamente allo
stato originario e sono
perfettamente integrati nel
contesto.
Anche a Pinerolo sono presenti
dei fabbricati che un tempo
davano lavoro a molti addetti ed
ora sono costruzioni fatiscenti
come fantasmi inanimati, al
momento abbandonate a sé.
Della città ci è stata anche
presentata una carrellata di
fotografie e cartoline di ieri e di
oggi che ci ha permesso di notare i
cambiamenti nel tempo.
A corollario del percorso svolto
abbiamo fatto delle letture sulle
problematiche dell’espansione
edilizia della città: grandi
produzioni di rifiuti,
inquinamento, traffico caotico …e
alcune attività più creative che
hanno messo alla prova le nostre
capacità di inventiva e la nostra
fantasia:
- trovare delle ipotesi di
riuso e riqualificazione
possibili ad una
moltitudine di grandi siti
abbandonati
- produrre dei disegni-
simboli della
riqualificazione
Lavazza
- produrre delle
rappresentazioni di
città.
Ecco i quasi dei loghi della
RIQUALIFICAZIONE LA
NUVOLA LAVAZZA In seguito alla visita alla
Nuvola Lavazza, abbiamo
disegnato dei loghi sulle
trasformazioni indotte da
questo significativo intervento
sul quartiere che ha visto un
sito abbandonato diventare
un’area con edifici innovativi e
rispettosi dell’ambiente.
(in allegato a parte “logo 4
gruppi”)
E i RITRATTI DI CITTÀ Dopo aver visionato in classe
diverse rappresentazioni di città
da parte di artisti di epoche
diverse e con tecniche diverse,
abbiamo creato vari tipi delle
città immaginarie con tecnica
libera, sottolineando ora
maggiormente l’aspetto del
caos e dell’ inquinamento, ora
quello della sostenibilità, ora
quella del ricorso estremo alle
tecnologiche…
IL PAESAGGIO URBANO: PASSATO E PRESENTE Le grandi trasformazioni del paesaggio in seguito allo sviluppo industriale
Il reportage dell’esperienza prosegue sul prossimo numero. Tutti gli articoli ancora non pubblicati, saranno presenti in quella sede.