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OMCeO NOTIZIARIO DELL’ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E DEGLI ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI VENEZIA Anno XL - n. 03 del 31 maggio 2008 - Euro 0,90 Sped. abb. post. 45% D.L. 353/2003 (conv. L. 46/2004) art. 1, comma 1, DR Venezia 03.08 La crisi dell’ECM Diritti e doveri Primo Simposio nazionale “Le decisioni di fine vita: quale il ruolo della desistenza terapeutica” Novità fiscali La previdenza di medici e odontoiatri Assemblea annuale iscritti Feder.s.p.ev.

OMCeO - ordinemedicivenezia.it · Il medico è in crisi di adattamento in una corni- ... Il medico si trova a dover mediare tra il modello organizzativo e le finalità della azienda

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OMCeONOTIZIARIO DELL’ORDINE DEIMEDICI CHIRURGHI E DEGLI ODONTOIATRIDELLA PROVINCIA DI VENEZIAAnno XL - n. 03 del 31 maggio 2008 - Euro 0,90Sped. abb. post. 45% D.L. 353/2003(conv. L. 46/2004) art. 1, comma 1, DR Venezia

03.08La crisi dell’ECM

Diritti e doveri

Primo Simposio nazionale“Le decisioni di fine vita:quale il ruolo della desistenza terapeutica”

Novità fiscali

La previdenza di medici e odontoiatri

Assemblea annuale iscritti Feder.s.p.ev.

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Consiglio Direttivo dott. MAURIZIO SCASSOLA (Presidente) dott. SALVATORE RAMUSCELLO (Vice-Presidente)dott. CATERINA BOSCOLO (Segretario)dott. DAVIDE RONCALI (Tesoriere)dott. PIERLUIGI ALLIBARDI dott. STEFANO AUGUSTO BERTOdott. MORENO BREDAdott. GIUSEPPE COLLURAdott. GELLI GIUSEPPE FABRIS dott. ALESSANDRA GALLOdott. GIOVANNI LEONIdott. MALEK MEDIATIdott. GIORGIO MENEGHELLIdott. GIULIANO NICOLINdott. ALFREDO SAGGIOROdott. MORENO SCEVOLAdott. MAURIZIO SINIGAGLIA

Collegio dei Revisori dei Conti

Effettivi dott. RENATO FAMELI (Presidente)dott. PASQUALE PICCIANOdott. GIULIANO SASSI

Supplente dott. ALBERTO COSSATO

Commissioneper gli iscritti all’Albo Odontoiatri dott. COSIMO TOMASELLI (Presidente)

dott. FRANCESCO TOME’ (Segretario)dott. STEFANO AUGUSTO BERTOdott. MICHELA MORANDOdott. GIULIANO NICOLIN

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ORDINE DEI MEDICICHIRURGHI EDEGLI ODONTOIATRIDELLA PROVINCIADI VENEZIA

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Sommario

Anno XL - n. 03 del 31 maggio 2008Aut. Tribunale di Ve n. 239 - 31.1.1958

Direttore EditorialeMaurizio Scassola

Direttore ResponsabileFranco Fabbro

Comitato di redazioneMaurizio Sinigaglia, Giuliano Sassi,Giovanni Leoni, Michela Morando,Antonio Lo Giudice, Cristiano Samueli

Sede e RedazioneVia Mestrina, 86 - 30172 Mestre (VE)Tel. 041.989479 - Fax [email protected]

EditoreMazzanti Editori s.r.l.R.O.C. 11028

Progetto GraficoValentina Remigi

StampaLinea Grafica - Castelfranco Veneto (TV)

Concessionario di pubblicitàLYBRA ADV s.r.l.Via delle Industrie, 19/B30175 Venezia - MargheraTel. 041.5383576 - Fax 041.2529525

Chiuso in redazione il 31 maggio 2008

04060815161718192022

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La crisi dell’E.C.M.Calendario Vaccinaledella Regione Veneto

Approvazione del calen-dario vaccinale dellaRegione Veneto

Giovani e riscattoanni di laurea

La medicina trasfusionalee la malattia emoliticadel neonato

FEDER.S.P.EV.

Diritti e Doveri

Primo simposio nazionale“Le decisioni di fine vita:quale il ruolo delladesistenza terapeutica”

Working Time eLaurea in Odontoiatria

ANTIRICICLAGGIO:novità su Assegni eLibretti al Portatore

L’Alitosi e il futuro delMedico Odontoiatra

I costi della protesimobile e il ruolodei dentisti

La magistratura mette indubbio la legittimità della22/2002

La previdenza di medicied odontoiatri: conoscerlaper pianificarla

Breve commento al PianoSanitario Vaccinale dellaRegione Veneto

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Editoriale

Il medicodeve revi-sionare il

proprio ruolo eriorganizzare lapropria attivitàri-orientandoliverso i nuoviobiettivi di salu-te, epidemiolo-gici, socio-cul-turali e valoriali;ma la medicinanon deve esserelasciata sola e deve poter lavorare all’interno diorizzonti certi, attraverso il confronto socio-poli-tico, in un sistema che incentiva e collabora nelfinalizzare le attività.La formazione è uno degli strumenti che sottendequesta nuova cultura, questo nuovo new deal.Il medico è in crisi di adattamento in una corni-

ce di falso sapere, di aspettative illusorie e di unarealtà assistenziale sempre più complessa; ilpaziente, utente, cliente, cittadino, persona è oggisostanzialmente un Esigente (definizione di IvanCavicchi) che, consapevole dei propri diritti e delproprio sempre più sofferto contributo al SSNN(la fiscalità rappresenta un vero contratto che siinserisce in un sistema che fa sempre più faticanel rispondere ai bisogni), chiede ascolto e pre-tende prestazioni sollecite e di qualità. La Medicina deve cambiare attraverso una“visione degli insiemi” in cui l’Università perprima deve rivedere le proprie basi formative!Cambiamento ontologico e scientifico che ri-fonda l’approccio alla persona e quindi al concet-to di salute.E’ anche chiaro che la spesa sanitaria è stata a suavolta plasmata dalla variabilità dei fenomeni epi-demiologici e dei rapporti sociali, dai cambia-menti nella percezione dello stato di salute indi-viduale, dai cambiamenti ambientali, dalle crisi

economiche; da tutti questi e da altri fattori nascela domanda che si esplicita spesso in desiderio di“consumo”.Se poi consideriamo che oggi la spesa sanitariainvece di rispondere alla domanda di salute si espri-me con l’offerta di prestazioni (le strategie “produt-tive” delle Aulss) è chiara la profonda, insanabile,asimmetria del Sistema che su questo fonda l’arro-gante autoreferenzialità aziendale! L’Azienda siautodelega a regolamentare la domanda di salute!Se accettiamo queste premesse e desideriamosvolgere un ruolo “competente” e “responsabile”dobbiamo sostenere il SSNN nella ricerca di unanuova logica di Programmazione, di Governance,di Gestione Aziendale e di Formazione.Vi è innanzitutto il problema della individuazio-ne delle priorità.Le politiche aziendali esprimono, sempre piùchiaramente, la frattura tra sistema ed esigente ilquale non può riconoscere nella “offerta” azien-dale la risposta ai propri bisogni.Parliamo quindi di una “offerta“ auto-referenzia-le, finalizzata agli interessi aziendali.Questa visione aziendalistica non porta solo esempre a rincorrere il risparmio e l’efficienza masi esprime anche con grandi investimenti tecnolo-gici che rispondono, prioritariamente, alla esi-genza di “visibilità” e di “attrazione” verso la“clientela”.Oggi assistiamo, quasi impotenti (e/o indifferen-ti?), alla progressiva trasformazione della rela-zione tra esigente, azienda e operatore della salu-te; da un lato un esigente sempre più rivendicati-vo, influenzato da una falsa cultura, da una infor-mazione spesso superficiale e miracolistica, dauna mal-educazione; dall’altra la gestione azien-dalistica (aziendalistica perché è “pseudo” volen-do applicare alla Salute e all’Assistenza modellipuramente aziendali) ed in mezzo gli operatori aiquali non è offerto un adeguato modello organiz-zativo e che hanno bisogno di una rivisitazione delloro modello culturale, relazionale e formativo.

La crisi dell’E.C.M. èanche crisi dellaprofessione: è l’oradel cambiamento

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Editoriale

Il medico si trova a dover mediare tra il modelloorganizzativo e le finalità della azienda e lanecessità di soddisfare l’esigente, in primis neirisultati attesi. Questo rappresenta il vero conflit-to tra la società e il medico che si trova ad opera-re rispetto a tre posizioni inconciliabili: soddisfa-re i bisogni sociali e sanitari dovuti sul piano delDiritto ( art. 32 della Costituzione diritto finan-ziariamente condizionato); contenere il conten-zioso legale espresso dalla insoddisfazione diquando l’atteso e dis-atteso; l’impiego di mezzicondizionati dalle necessità finanziarie.Ma il medico non deve a sua volta solo rivendi-care ma fare un analisi attenta del perché si sentelimitato nella propria autonomia e scaduto nellivello di considerazione sociale!Siamo sempre stati autonomi e responsabili?Siamo autonomi e responsabili? Abbiamo la pos-sibilità/volontà di essere mediatori tra i bisognidella persona ed il sistema aziendale che al cen-tro del suo interesse ha l’economicità? Siamo ingrado di essere soggetti politici che sostengono larivisitazione del Sistema partendo dalla rivisita-zione del proprio ruolo, della propria cultura,della propria formazione? Siamo disponibili adiscutere sul come e dove si vuole porre il medi-co all’interno dell’organizzazione sanitaria? Maprima ancora quale organizzazione vogliamocostruire e con quale grado di responsabilità, diautonomia e con quali contratti?Le trasformazioni sociali, epidemiologiche, cul-turali (specie con l’avvento tumultuoso del mul-ticulturalismo multietnico) ed economiche nonhanno ancora “smosso” il sistema formativo ita-liano, in specie quello universitario che perpetuai suoi antichi riti finalizzando i propri obiettivialla pura sopravvivenza di “mercato”; rimanestrenuamente legato alla autoreferenzialità for-mativa e didattica, gelosamente custode di unaautonomia che si esprime oggi solo nella offertadi decine di corsi per la formazione di figure pro-fessionali eterogenee che parcellizzano e smem-brano la persona in tanti pezzi e che si contengo-no un “mercato della salute” sempre più popola-to, squalificato e litigioso! Potremmo fare unparallelismo degli interessi tra autoreferenzialitàaziendale e universitaria!Il vero vulnus è rappresentato dalla mancanza dicorrelazione tra il percorso pre e post-laurea conla realtà assistenziale in vertiginosa mutazionenella evidente asimmetria tra teoria dei saperi epratica della vita.La Professione Medica deve riappropriarsi diruolo e funzioni centrali nell’ambito del sistemaformativo: il sistema formativo deve partire dai

luoghi dell’assistenza e condizionare i percorsiformativi pre e post laurea; sono i bisogni socio-assistenziali nella loro concretezza comunitaria(che si esprimono nelle nostre Comunità) a doversuggerire il cambiamento culturale e formativodella Professione. Questa è la prima sfida per ilrecupero del ruolo sociale della professione e peril recupero del rapporto conl’esigente/paziente/cittadino/utente/persona.Una seconda sfida è rappresentata dal recuperodel suo status di libero professionista: l’autono-mia delle scelte, sottesa dal concetto di responsa-bilità, garantisce al medico il recupero della cre-dibilità sociale e professionale oggi incrinata dalfatto che egli viene visto come colui che cura gliinteressi dell’Azienda e non quelli della Persona.Quello che viene definito “ritiro dello status”(sempre Ivan Cavicchi) non è altro che la modifi-ca della allocazione sociale subita dal medico nelmomento in cui subisce, partecipandovi (vedi ilruolo delle figure apicali che divengono referentidel direttore generale ma non dei colleghi), allastandardizzazione delle attività, sottoponendo leprestazioni a limitazioni (attraverso ad esempioprotocolli non condivisi dagli operatori), permet-tendo ai manager di condizionarne la carriera elimitarne le capacità/autonomia decisionali.Si viene affermando sempre più l’idea che ilmedico è colui che garantisce al direttore il rag-giungimento degli obiettivi aziendali non piùcolui che garantisce la cura della persona!Ma noi dobbiamo ripartire e riflettere anche sulvalore delle esperienze aziendali, riprogettandole funzioni sociali e sanitarie delle Aulss.Come possiamo impedire che l’attività manage-riale condizioni l’autonomia professionale?Ecco che la Formazione diviene occasione dirivisitazione e di revisione della professione, diri-orientamento dell’assistenza, di riscopertaantropologica e valoriale!Abbiamo bisogno di strumenti che esplicitino unvero sviluppo professionale continuo; il medicodovrebbe essere incentivato ad esprimere il pro-prio progetto professionale: una sintesi tra gliobiettivi individuali, quelli del SSNN, quelliregionali ed aziendali; sarà la coerenza del per-corso formativo a determinarne il successo ed ilrelativo premio di risultato e non la somma diqualche “punto ecm”!Non dobbiamo avere paura di questo confrontoche è il solo a poterci offrire una occasione direcupero di ruolo sociale e politico.

Maurizio Scassola

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Editoriale

Nel mio ultimo editoriale facevo riferi-mento ai doveri ed ai diritti degli odonto-iatri. Per inquadrare bene tale argomento

credo si debba partire dalla definizione stessadella professione. Il medico è colui che cura (cfr. art.3 CodiceDeontologico). Da questa funzione derivano isuoi diritti e i suoi doveri.Il medico “infatti” in forza del proprio compitoha il diritto di curare, e quindi il diritto che ciònon gli venga impedito.A livello legislativo sono almeno tre i livelli sucui le leggi, oggi e in concreto, ci impediscono dicurare.Anzitutto l’inarrestabile proliferazione legislati-va. Da qualche parte ho letto una battuta che cir-colava sui giornali inglesi: “l’Italia è quel paesenel quale al mattino si leggono i quotidiani persapere quali leggi si debbano osservare!” È evi-dente che, se lo sforzo del medico viene assorbi-to dalle norme, egli non può dedicarsi liberamen-te alla cura del proprio paziente.In secondo luogo le norme incerte, confuse ocontraddittorie. Se l’obbligazione del medico siadi mezzi o di risultati, se l’atto medico sia soloquello svolto dal medico o anche quello da luidelegato… questi ed altri esempi introducononella prassi ostacoli che vanno tutti a svantaggiodella relazione terapeutica.Infine le norme francamente inapplicabili. Adesempio, da un punto di vista particolarmenterestrittivo dovremmo ritenere che l’assistente allapoltrona dovrebbe limitarsi a guardare a distanzal’operato del medico. Questo renderebbe franca-mente impossibile la nostra attività. Credo cheanche solo l’applicazione di un punto di suturasia estremamente difficoltosa senza una assisten-za in grado di divaricare i tessuti e di aspirareadeguatamente.Da queste premesse conseguono anche i nostridoveri.Abbiamo, ovviamente, doveri formali e doverisostanziali.I doveri formali sono quelli cui dobbiamo sotto-stare obtorto collo, ai quali non attribuiamo unreale impatto sulla cura del paziente, che rappre-sentano addirittura un ostacolo ma che dobbiamo

osservare perché,per dirla con leparole di un exministro, “finchénon ci sono legginuove, si rispetta-no le vecchie”. Ilrispetto dellenorme in vigoreè, soprattutto perla libera profes-sione e per leragioni dette

prima, un grosso ostacolo all’esercizio.Dobbiamo ringraziare i colleghi Stefano A. Bertoe Mario Sanna per la serata organizzata con gliorgani di controllo (NAS, Gdf, PoliziaMunicipale) il 19 Giugno. L’interesse a questoargomento dimostra la preoccupazione dei colle-ghi e la loro volontà, in definitiva, di rispettare gliobblighi di legge. Ed infatti le frequenti infrazio-ni che vengono rilevate durante i controlli degliorgani di vigilanza sono dovute più alla comples-sità della normativa che alla volontà di trasgredi-re da parte degli odontoiatri. I doveri sostanziali, invece, sono quelli connessicon l’esercizio della professione e direttamentecon la cura del paziente.Primo tra tutti: l’appartenenza all’Ordine profes-sionale. Ci si può stupire della priorità dataall’appartenenza all’Ordine, ma dobbiamo consi-derare che neppure la più grande levatura moralee la più approfondita scienza di un singolo posso-no fondare una professione. Ciascuno di noi puòesercitare perché la società gli riconosce un ruoloe questo riconoscimento è possibile grazieall’esistenza di un accordo che ne ha formalizza-to le caratteristiche e le modalità di esercizio. Su questo aspetto appare onestamente sorpren-dente constatare che molti colleghi consideranol’appartenenza e la collaborazione con il proprioOrdine come particolari di secondaria importan-za. Ma come è possibile, ad esempio, definirel’abusivismo in assenza di un Ordine? Per capir-ci: un omicidio è un omicidio anche prima cheuna legge definisca cos’è la vita, ne considerireato la soppressione e lo punisca come tale. Ma

Diritti e DoveriMi resi conto che quando di trattava di farle compiere i propri doveri, non potevo con-tare sulla collaborazione della comunità, mentre invece ci potevo contare quando si trat-tava di esigere dei diritti.

M.K.Gandhi The Story of my Experiments with Truth.

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Editoriale

un furto non è un furto fintantoché una legge nonriconosce la proprietà privata. Ci sono “cioè”reati che vengono riconosciuti e sanzionati dalleleggi, e reati che vengono, per così dire, “creati”dalle leggi stesse.Perciò un collega che non collabora con il pro-prio Ordine è più censurabile deontologicamentedi un collega prestanome, in quanto è l’apparte-nenza all’Ordine che definisce i limiti tra l’eser-cizio della professione e l’abusivismo, e nonviceversa. Questa priorità trova conferma anchenell’ordine con il quale è stato stilato il nostroCodice Deontologico: all’art.1 si dice, infatti,quanto sopra (il medico deve osservare le normescritte nel codice e collaborare con il proprioOrdine), all’art.2 si stabilisce di punire chi tra-sgredisce e solo all’art.3 si definisce la professio-ne medica (tutela della vita, della salute fisica epsichica e sollievo della sofferenza). Mi augure-rei che questa consapevolezza venisse a cresceremaggiormente tra i colleghi e che ciascuno met-tesse a disposizione della professione quel mini-mo di tempo che ritiene opportuno e le compe-tenze di cui dispone oltre naturalmente all’entu-siasmo e all’orgoglio di appartenenza.Da questa appartenenza, infatti, discendono tutti

gli altri obblighi sostanziali derivanti dall’eserci-zio: obblighi che possono essere ricondottiall’imperativo categorico di Kant: “comportati inmodo che la massima della tua azione possa vale-re come norma universale” (D.A.Nash, On ethicsin the profession of dentistry and dental educa-tion, Eur J Dent Educ 2007; 11:67).

Tenendo conto di quanto sopra, mi permetto didare voce al segretario del nostro Ordine, la dott.Caterina Boscolo, la quale si lamenta che spessoi colleghi delegano i rapporti con l’Ordine perquel che riguarda l’esercizio concreto della pro-fessione (ad esempio la pubblicità sanitaria) asegretarie o consulenti. L’esercizio della profes-sione può avvenire solo all’interno di un orizzon-te deontologico ed è solo in questo orizzonte chel’Ordine ha ragione di esistere. L’Ordine non dàvalutazioni architettoniche o urbanistiche o eco-nomiche ma solo ed esclusivamente deontologi-che. Perciò gli unici soggetti a rapportarsi conl’Ordine sono gli iscritti. È dunque indice dimaturità professionale, oltre che di buon gusto,che i colleghi telefonino direttamente senza inter-mediari.

Cosimo Tomaselli

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Attivitàdell’Ordine

Sabato 24 maggio si è tenuto a Mestre ilprimo simposio nazionale “Le decisioni difine vita: quale il ruolo della desistenza

terapeutica” organizzato dall’Omceo di Venezia ereso possibile grazie all’intuizione e al grandelavoro profuso dal collega Cristiano Samueli.

La sala convegni dell’Hotel Michelangelo, gre-mita da un uditorio attento e partecipe, ha ascol-tato dapprima l’intervento del Presidente Omceo,Maurizio Scassola. Di seguito trovate scritte le

note salienti di ogni intervento.Affrontando il tema “Il concetto di desistenzaterapeutica nel nuovo codice di deontologiamedica” il dottor Scassola ha così esordito:“Dobbiamo porci preliminarmente la domanda suche cosa oggi rappresenti, per la classe medica, ilCodice di Deontologia. Desidero definire ilCodice non tanto da un punto di vista giuridicoma da un punto di vista valoriale: uno strumentodi condivisione attraverso il quale una categoriariconosce i propri valori e delinea i propri com-portamenti; modello di riferimento per l’autodi-sciplina etico - comportamentale. Ma il Codicenon è e non deve essere solo questo, deve rappre-sentare anche strumento di confronto con lanostra Comunità; è una occasione di relazione edi garanzia per il Cittadino che lo dovrebbe vede-re e interpretare come ambito di confronto con lacategoria medica. Il Codice è anche occasione dicostante rivisitazione dei nostri valori e dei nostricomportamenti nel confronto con una cornicesociale, etica e politica “fluida”in costante dive-nire. Quindi il Codice di deontologia è uno dei CAPI-SALDI DI RIFERIMENTO nella nostra cornicestorica ed istituzionale insieme all’art. 32 della

Primo simposio nazionale“Le decisioni di fine vita:quale il ruolo delladesistenza terapeutica”

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Attivitàdell’Ordine

Costituzione “…nessuno può essere obbligato adun determinato trattamento sanitario se non perdisposizione di legge… la legge non può in nes-sun caso violare i limiti imposti dal rispetto dellapersona umana” ed alla Convenzione di Oviedo”.. nessun intervento in campo sanitario può esse-re effettuato se non dopo che la persona a cui essoè diretto vi abbia dato un consenso libero edinformato”. Anche il concetto di Desistenza Terapeutica è benrappresentato nel Nostro Codice e viene indivi-duato tra le attività di cura; un atto dovuto alpaziente quando le procedure mediche si rivelanosproporzionate e senza una ragionevole speranza.Identifica un momento di non ritorno e di pro-gressivo cambiamento degli obiettivi assistenzia-li: dal sostegno vitale all’accompagnamento difine vita. Se un simile riferimento verrà fatto inmaniera esplicita dal legislatore questo permette-rà di non equivocare tra trattamenti da attuarecome percorso di cura anche in assenza di diret-tive anticipate chiare, da quelli che invece si con-figurerebbero soltanto come accanimento tera-peutico o peggio eutanasia. Oggi pazienti, familiari e medici sono sostanzial-mente soli nel gestire i momenti terminali dellavita. E’ drammatico constatare come sia ancoraprofonda l’asimmetria informativa e relazionaletra il medico (ma anche gli altri operatori dellasalute), la persona e i suoi familiari! E’ proprioquesta mancanza di relazione che crea disagio,sofferenza, senso di inadeguatezza, di abbando-no; questi “sentimenti” permeano diffusamentel’ambiente assistenziale e coinvolgono non soloil paziente e i suoi cari ma tutti gli operatori iquali, non sono sostenuti da una organizzazionedelle cure che crea empatia e condivisione dellescelte. L’organizzazione viene invece vissutacome l’ennesimo ostacolo relazionale – terapeu-

tico; un contenitore che finalizza i propri inter-venti alla risoluzione di problemi, non alla elabo-razione di strategie e di decisioni per quella per-sona, per quel nucleo familiare, inserito in quelcontesto sociale che ha a disposizione risorsecerte. Noi non vogliamo che “..il diritto delle per-sone all’assistenza nel morire diventi un “proble-ma”per l’organizzazione, per i costi, per la man-canza di accoglienza alla famiglia nei luoghi dicura….per noi tutti non si tratta mai solo di mori-re ma di poter vivere quell’eccezionale momentodel vivere che è il morire....”(tratto da una e-mailinviatami dall’amica Leda).E’ da questo cambiamento di prospettiva chedobbiamo porci la domanda se sia realmentenecessaria una legge che regolamenti questa rela-zione e che identifichi i diritti ed i doveri o seinvece abbiamo bisogno, almeno prioritariamen-te, di individuare insieme la riorganizzazione deipercorsi di cura con il coinvolgimento dei “porta-tori di interesse”. Una Legge può creare il “cam-biamento”o è prioritario il confronto all’internodelle comunità per individuare percorsi, procedu-re, strutture di accoglienza, standard organizzati-vi e formativi interdisciplinari, audit interni alleunità operative ed ai dipartimenti e tra questi sog-getti ed i curanti per definire in questo tempo, inquel luogo, in quella cornice sociale e assisten-ziale quali siano i percorsi e le attività a sostegnodella umanizzazione delle cure e della dignitàdella persona.Noi crediamo che neanche la Politica debba esse-re lasciata sola a decidere ma che le nostre comu-nità debbano confrontarsi stabilmente su questitemi che rappresentano un indicatore della capa-cità di “accoglienza” e di “accompagnamento”della persona nel suo stato di fragilità più profon-do psichico, fisico, sociale, assistenziale, etico emorale che determinano un dolore esistenziale e

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Attivitàdell’Ordine

non solo fisico, globale. E’ nel confronto conquesto “dolore”che la comunità esprime il pro-prio livello di Democrazia che noi intendiamoanche come capacità di costruire un rete di rela-zioni e di attività integrate intorno alla persona.Noi crediamo che quando questa rete esiste ed èefficace, strategica (cioè finalizzata, pre-definitanel suo percorso e nelle sue attività) siamo sullastrada giusta e forse abbiamo bisogno non tantodi leggi ma di organizzazione, di partecipazione,di responsabilità e di solidarietà.E’ certo che l’agire in modo trasparente, docu-mentabile (non vissuto e sofferto come atto pura-mente burocratico!) e strategico aiuti il medico amantenere l’alleanza terapeutica con il pazientesoprattutto nel momento del passaggio fra la vitae la morte che rimane, per una comunità, ancheun indicatore del proprio livello di identificazio-ne culturale e sociale. E’ così che la desistenza non diviene abbandonoma capacità di scegliere e di decidere insieme. E’proprio in questi momenti che la comunicazionetra Colleghi rappresenta un momento emblemati-co della capacità relazionale/comunicativa delsistema delle cure; non solo tra medici della stes-sa Unità Operativa ma, ad esempio, tra medici distrutture di cura e medici di famiglia, tra medicied altri operatori della salute.Quindi la desistenza dovrebbe essere un compor-tamento, un progetto intrapreso alla fine di unpercorso relazionale complesso. Questa è la veradifficoltà: trovare il tempo, il modo, il luogo e lagiusta relazione. I medici hanno la necessità diconfrontarsi sui temi della qualità della vita e delmorire anche perché la pluralità delle culture edei valori ci obbliga a nuovi orizzonti relazionalied etici; è il senso stesso del vivere comunitarioche ci obbliga al confronto con gli altri, nellaricerca delle comuni radici e nella complessitàdegli obiettivi di cura. In questo senso laMedicina è una grande “opportunità”ed una gran-de “sfida”: ci obbliga a fare sintesi tra Scienza edArte; tra principi e regole della ricerca, dellacura. Dobbiamo combattere il nichilismo cheproduce le due grandi “rinunce”: agire per sop-primere e chiudere gli occhi; ovvero il nichilismosoppressivo - eutanasico e quello suicida dellanon responsabilità, di colui che non vuole osser-vare, che non vuol capire, che non vuole decide-re. Desidero ricordare una parte per me importan-te dell’intervento di Andrè Glucksmann in codaalle polemiche sulle affermazione di BenedettoXVI a Ratisbona: “…nel 21° secolo il nichilismoprospera non solo proclamando la relatività deivalori ma anche trasformando la “forza del

fare”in capacità “del dis-fare”e incentivando l’in-dividuo ad agire secondo i dettami di un relativi-smo post-moderno che non ha come obiettivo ilcostruire…”ma solo il “contraddire”. E’ quotidia-na l’esperienza di assistere a dibattiti in cui ilvero obiettivo è solo la pura contrapposizione,l’interferire, l’ostacolare, quasi mai mediare eproporre. E’ questa la nostra vera battaglia : atti-vare un percorso di cura alla persona che veda ilrispetto delle sue volontà e della sua dignità; atti-vare un luogo di confronto permanente sui temidell’accompagnamento nel fine della vita; com-battere gli atteggiamenti ideologici che sonoostacolo insormontabile nella ricerca dei comunivalori. “…Democrazia è quell’ ordine che man-tiene vivo il conflitto tra i valori, quintessenza diun sistema democratico, il conflitto viene resoproduttivo, produttivo di nuove idee, di nuoviceti politici, di nuovi programmi, di nuove rispo-ste alla domanda sociale...”. Dobbiamo osserva-re, dialogare e decidere con il coraggio e la deli-catezza di chi guarda negli occhi il familiaremorente.Il Nichilismo è morte umana, culturale, sociale,morale ed etica ed è negazione dell’atto medicocosì come dell’atto d’amore.Alle nostre Comunità ed alla Politica chiediamodi fare insieme questo complesso ma ineludibilecammino”.Nel successivo intervento il dottor DavideMazzon, primario anestesista di Belluno, ha

esposto il tema “Accanimento, eutanasia, desi-stenza terapeutica. Il punto di vista dell’anestesi-sta-rianimatore”. Ha esordito facendo chiarezzasulla terminologia e ricordando che il codicedeontologico pone il divieto sia dell’eutanasia(“uccisione diretta e volontaria di un paziente ter-minale su richiesta del paziente stesso”) che del-l’accanimento terapeutico (“persistenza d’uso diprocedure diagnostiche inefficaci o inutili sul

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Attivitàdell’Ordine

piano dell’evoluzione positiva e miglioramentodel paziente sia in termini clinici che della quali-tà della vita”). Sottolineando l’ambiguità del ter-mine accanimento terapeutico (“un ossimoro”),Mazzon propone di adottare il concetto di “prov-vedimenti diagnostico/terapeutici inappropriatiin eccesso”. Ha poi affermato che l’attuale dibat-tito sui media è improntato su toni cupi (“troppecontrapposizioni ideologiche”) che non aiutanocertamente un sereno svolgersi del dibattito suquestioni così importanti.Il dottor Luciano Orsi, primario anestesista diCrema ha sostenuto che nel fine vita “si continuaad assistere il paziente alleviando le sue sofferen-ze senza abbandonarlo”. Il termine palliativo

deriva da palio, coperta; è l’atto del coprire colmantello chi ha freddo. E’ cura attiva e totale deimalati la cui malattia di base non risponde più aitrattamenti. Fondamentale il controllo del dolorema anche degli altri sintomi, dei problemi psico-logici e spirituali. Centro della cura palliativa,secondo Orsi, è la qualità della vita giudicata dalpaziente.Nel suo intervento Don Corrado Cannizzaro, pro-fessore di Teologia Morale a Venezia, ha presen-tato all’uditorio: “La posizione della ChiesaCattolica nei confronti della desistenza terapeuti-ca”.Punto di partenza è il desistere dal prolungareinutilmente l’agonia di un paziente ; ha poi svol-to la sua relazione partendo da una prospettivamorale e antropologica in contesto teologico.Facendo riferimento a numerosi documenti dellaChiesa, il prof. Cannizzaro ha affermato che èlecito rinunciare al trattamento, “… con la desi-stenza non si vuole provocare la morte ma siaccetta di non poterla impedire”. Le decisionidevono essere prese dal paziente (se ne ha lacompetenza e capacità) e lo si deve curare conmezzi oggettivamente proporzionati rispetto alleprospettive di miglioramento. La desistenza tera-

peutica, secondo don Cannizzaro, trova pertantoil suo contesto nell’imminenza di morte inevita-bile, come principio di fondo c’è dapprima l’ac-coglimento della morte come dimensione del-l’uomo e lo sforzo comune di umanizzare lamorte, poi come criterio di giudizio morale, ildovere di curarsi e di farsi curare (vincolante manon assoluto) sempre verificando la volontà delpaziente. La Chiesa Cattolica basa i propri inse-gnamenti su un’antropologia filiale, ovvero sullanaturale predisposizione dell’uomo, credente omeno, all’aprirsi alla relazione con il mondo.Dare la morte è pertanto un attentato alla relazio-ne filiale, un’offesa a Dio e una violenza sull’uo-mo. La desistenza terapeutica, ha concluso donCannizzaro, significa riconoscere che la relazio-ne filiale non è in mano all’uomo. La desistenzaè lecita purché nell’imminenza di morte inevita-bile e quando vi è una sproporzione tra il tratta-mento e la volontà ragionevole del paziente.Ha poi preso la parola il prof. Massimo Cacciari,filosofo e sindaco di Venezia. Ha esordito com-plimentandosi con l’Omceo di Venezia perchél’organizzazione di questo simposio dimostra unamaturità etica straordinaria, su questioni di confi-ne così importanti, “problematiche di enormefascino e di enorme impegno”. Riferendosi poialla relazione del dott. Mazzon, Cacciari ha affer-mato “…è molto significativo che i giornali con-fondano desistenza con eutanasia perché in unarelazione è difficile intendersi senza fra-intender-si”. Entrando nel vivo del problema “…la scien-za medica dovrebbe fare un approfondimentostorico, di storia della medicina, di storia dellamorte della medicina, perché la scienza medicanon è attrezzata culturalmente ad affrontare ilproblema di quella cura specifica che rimane curama che guarda il malato allorché quel malatodeve essere accompagnato a morire. Dove è statoinsegnato questo? E’ scienza questa? La scienzaè: questo è il fegato, funziona così, questo è il

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cuore, funziona così. Il processo di specializza-zione pur avendo fatto compiere alla medicinamoderna progressi straordinari, allontana inevita-bilmente da quel tipo di cura che necessariamen-te deve prendere in considerazione la persona.Ma dov’è la scienza della persona? Dove sta lamedicina della persona? Chi è che è competentea quella cura? Chi è stato educato ad essere com-petente a quella cura? Su questo primo “colossale problema” Cacciaridice: “è possibile affrontarlo rivedendo i curricu-la medici? Inseriamo questi insegnamenti?”Secondo la sua esperienza gli studenti sicuramen-te considereranno questi come esami facoltativi,secondari. Parlando poi delle cure al morenteCacciari ha così espresso il suo pensiero. “Questotipo di cura che è proprio la cura che cura l’angu-stia, la cura della mia cura per eccellenza, perantonomasia che è la mia angustia fondamentaledi trovarmi faccia a faccia con la vita e con lamorte. Affrontare questo tema come voi lo aveteaffrontato presuppone un’educazione al morireche è totalmente assente dalla nostra cultura,dalla nostra società. La nostra società evita ilmorire, rimuove il morire, allontana il morire,nasconde il morire. Il malato, il paziente, i fami-liari in quel momento sono assolutamente senzaparole di fronte alla morte, non hanno mai pensa-to alla morte, non sono mai morti. Morire è unverbum, non è un factum. O nella vita pensi al tuomorire e fai del tuo morire elemento della tuavita, allora giungi maturo a quel momento, puoiliberamente, discutendo in relazione affrontarequella cura, ma se tu sei assolutamente analfabe-ta di fronte a questo passo fondamentale della tuavita, se anche quando sei arrivato a quel momen-to i familiari te lo nascondono - come avviene nel90% dei casi - allora sei tu, è il paziente stessoche si sente senza parole, avverte che sta moren-do ma non è che non ne vuole parlare, non ne saparlare e allora chiede lui stesso l’accanimentoterapeutico, mettimi gli alberi di natale (le tre,quattro flebo…) sennò cosa dico alla morte,

nulla.” Ha continuato Cacciari: “La nostra socie-tà evita, impedisce il morire come verbum, il miomorire diviene un passo muto, impersonale,rimosso, nascosto. Ormai non moriamo più, cre-piamo, perché si muore assieme, si crepa inveceda soli. E’ necessario allora imparare a morireleggendo certe cose, fin dal tempo della scuola,imparare la finitezza.” Concludendo il suo inter-vento il prof Cacciari ha auspicato, quanto menoper le cure di fine vita, il superamento dello spe-cialismo a favore della ricomprensione di unavisione personalistico-olistica basata sul dialogo.Il Presidente Maurizio Scassola, cogliendo l’atti-mo, ha comunicato ai presenti e al sindacoCacciari la volontà dell’Ordine dei medici eodontoiatri di Venezia di dare vita, proprio nellanostra città, ad una “Agorà “permanente sulladesistenza terapeutica, su questa “tematica didemocrazia”. Cacciari ha dato immediatamente ilsuo assenso.Ha poi preso la parola Beppino Englaro, padre diEluana, la ragazza che da 16 anni e 4 mesi si

trova in coma vegetativo, definita dal padre“purosangue della libertà”, una persona dotata diuna incredibile sensibilità e vivacità (“impossibi-le da fermare – dice il padre – perché diventavacome l’acqua”), che aveva espresso ripetutamen-te ai familiari il rifiuto all’accanimento terapeuti-co qualora lei fosse “…invasa da tubi e maniestranee…”. Beppino Englaro conduce da anni lasua battaglia per far rispettare la volontà di suafiglia ; 16 anni fa è mancato il dialogo con i medi-ci, Beppino Englaro vuole a tutti i costi riprende-re oggi questo dialogo.E’ stata poi la volta del dott. Cricelli, medico difamiglia di un piccolo paese vicino Firenze. Nonè vero che si muore sempre in Ospedale, ha affer-mato, l’80% dei processi di fine vita si concludea casa propria, poiché l’Italia è fatta di piccolipaesi, non solo di grandi città. Il medico di medi-cina generale è il medico della famiglia e della

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comunità, ragiona con la mentalità di quelli dicasa, deve trattare con chiunque si presenti per-ché questo fa parte della vita. E’ una consolazio-ne morire a casa, e per i parenti e amici lo è il par-tecipare al lutto. Il medico di medicina generale èamico, affronta e risolve problemi pratici, tra-scorre del tempo con la persona sofferente, devegestire le verità e le angosce, i dubbi, il dolore. Lasofferenza non è il morire, ma il sapere di dovermorire. Purtroppo il medico di medicina genera-le è “impreparato”a questo; il 75% dei mmg rifiu-ta le responsabilità di fine vita e non pratica ladesistenza terapeutica mentre il 92% afferma diaver bisogno di formazione sulla gestione dellecure di fine vita.Il prof. Corrado Viafora, professore di Bioeticaall’Università di Padova, ha svolto il tema:“Interventi al limite: la desistenza terapeutica in

ambito neonatale”. Ha affermato che grandi sonostati i progressi della medicina nel campo dellarianimazione di neonati gravemente prematuri: siè passati dal “lasciar fare alla natura”all’interven-tismo spinto al limite (23/24 settimane di gesta-zione), con il rischio di gravi danni neurologici edi disabilità residua. Viafora ha parlato di ambi-valenza delle potenzialità tecnologiche, del rico-noscimento del bambino come soggetto e del rap-porto con la genitorialità, della necessità/difficol-tà del coinvolgimento decisionale dei genitori e

infine dell’incertezza prognostica. La riflessioneva fatta non solo sulla sospensione delle cure maanche sull’inizio delle cure, sul decidersi dellecure, se intervenire o meno, su come valutarel’eventuale disabilità residua. Viafora ha poi trat-tato le diverse problematiche legate all’approcciointerventista, a quello statistico (che significaporre dei limiti) e all’approccio individualizzato(clinico) sul neonato che presenta segni di vitali-tà autonoma. E’ necessario prendere la decisionepiù rispettosa per la dignità umana di questobambino facendosi guidare dal criterio del beneprezioso della vita (diritto alla vita), istanza eticache si impone con forza all’equipe medica e aigenitori. Alla 25° settimana di gestazione sussi-stono gravi rischi di complicanze neurologiche incaso di sopravvivenza, si impone pertanto lagestione responsabile dei mezzi che la tecnologiamette a disposizione (non tutto ciò che è possibi-le fare è lecito fare) . C’è il rischio dell’uso dellatecnologia sempre più automatico; ma non puòessere la tecnica – ha concluso il prof. Viafora - adettare le leggi.L’ultimo intervento è stato quello del senatoreIgnazio Marino, chirurgo di fama mondiale, spe-cialista nel trapianto di fegato, fautore di un pro-

getto di legge per il riconoscimento del testamen-to biologico. Marino ha ricordato come negliUSA il testamento biologico è legge da circa 20anni; è cosa necessaria poiché i miglioramentitecnologici in medicina impongono nuove rifles-sioni sulla vita e sulla morte. Ha citato il suogrande maestro, Thomas Starzl, che sostenevache l’esistenza di una tecnologia non costituiscemai l’obbligo al suo utilizzo. Riferendosi al casodi Karen Quinlan (New Jersey), in coma da diecianni, nel quale la Corte Suprema USA ha senten-ziato: le cure, se inutili, possono essere sospese,il senatore Marino, ha trattato il tema del testa-mento biologico e della nomina di un fiduciarioche ci rappresenta quando noi non lo possiamo

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più fare. Si tratta di una decisione (quella di desi-stere dalle cure di fine vita) che va condivisa coni familiari, con i parenti o gli amici, con i religio-si, con quanti sono in relazione importante, signi-ficativa con quel malato. L’art. 32 della nostracostituzione parla del consenso alla terapia; lostesso consenso – sostiene il prof Marino - lodevo esprimere (o lo esprimono gli altri) per lamia fine vita. Perché deve decidere un altro chenon mi conosce, per me? Il testamento biologicodeve essere tutt’altro che una “burocratizzazionedi fine vita”. La Chiesa Cattolica, il codice deon-tologico normano la vita/morte; perché uno statolaico, si chiede Marino, non lo può fare? E’ ilmomento di scrivere questa legge.Alle relazioni è seguito poi un breve dibattito; ildottor Mazzon ha ribadito la necessità di stimola-re la ricerca scientifica sui momenti di fine vita e,riferendosi al testamento biologico, ha sostenutoche il dibattito oggi è troppo ideologizzato, duro.La legge sul testamento biologico deve essereleggera, non burocratica (“guai se si deve passa-re attraverso il notaio”) ed ha sostenuto con forzala non incriminabilità dei medici che soddisfano idesideri dei pazienti giunti alla fine vita. Il prof.Viafora ha affermato la necessità che in questoconfronto non tattico, ma onesto, si debba dareascolto anche alle istanze dei comitati etici, deci-dendo su basi ben argomentate . Ha infine affer-mato la necessità di aumentare la formazionebioetica nel corso degli studi medici. L’attuale“militarizzazione “del dibattito sulle questioni difine vita – ha sostenuto Orsi – verrebbe sicura-mente modificato dall’avvicinarsi alla realtà deimalati in ospedale, “bisogna andare in loco”,avvicinarsi alla realtà, basta teoria.E’ intervenuto infine il Vice Presidentedell’Omceo di Venezia, Salvatore Ramuscello,che si è dapprima congratulato col collegaCristiano Samueli, vero artefice di questo primoSimposio nazionale, poi ha fatto questa riflessio-ne . “…di fronte agli eventi di fine vita come

medico ho chiaro quale deve essere il mio com-portamento e lo metto in atto secondo scienza ecoscienza. Anche dal punto di vista deontologicoso che cosa devo fare e mi sento a posto con lacoscienza. Ma nelle decisioni di fine vita c’è unproblema tuttora irrisolto, ed è quello dellaMagistratura. E’ necessario, prima di qualunquealtra cosa, depenalizzare l’atto medico relativoalle decisioni di fine vita”.Rispondendo a questa precisa affermazione deldottor Ramuscello, il senatore Ignazio Marino hatestualmente detto “Al Senato c’è la volontà diarrivare ad affrontare il problema della depena-lizzazione dell’atto medico e mi impegno a trova-re un accordo con la maggioranza per la depena-lizzazione dell’atto medico e a farlo entro questalegislatura. La soluzione alle problematiche difine vita va trovata all’interno del luogo di cura,non nel tribunale”.Con la consegna ai relatori di un omaggio (operain vetro dei maestri di Murano ) il Simposio si èsciolto attorno alle ore 14.00 .

Franco Fabbro

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Argomenti per le riunioni del Comem(Federazione degli Ordini dei paesi delbacino del Mediterraneo) e GIPEF

(Federazione degli Ordini di Grecia, Italia,Portogallo, Spagna e Francia) a Venezia il 3-4ottobre 2008

Le problematiche riguardanti l’orario di lavorodei medici e le iscrizioni al corso di Laurea inOdontoiatria hanno ormai oltrepassato il limitedell’Europa e sono diventate una priorità ancheper i paesi del bacino del mediterraneo. Di questiargomenti, fra gli altri, si è discusso nell’ultimoincontro del Comem e GIPEF tenutosi adAmman l’1 e 2 Maggio. Oltre all’Italia, Spagna ePortogallo hanno partecipato l’Algeria, laGiordania, la Siria, la Libia, l’Albania, ilMarocco come paesi membri, come osservatorierano presenti gli Emirati Arabi, il Quatar, loYemen, il Bahrein.Come organo politico, sul problema dell’orario dilavoro, la vecchia Europa sta dimostrando tutta lasua debolezza. La direttiva denominata EDWTdel 1993 dopo varie modifiche stabilisce chel’orario di lavoro di qualsiasi lavoratore deveessere inferiore alle 48 ore calcolate su una mediadi 4 mesi. Contro i principi di questa Direttivastanno operando da anni i paesi anglofoni vistoche la direttiva obbliga tutti paesi a mettersi inregola entro il 2009. Prima hanno tentato diallungare la media di calcolo da 4 a 12 mesi, poihanno cercato di introdurre l’opt-out, cioè il prin-

cipio che un medico, all’atto della firma del pro-prio contratto può scegliere se accettare o menodi lavorare per più di 48 ore. Questi sono due ten-tativi biasimevoli di uniformare i lavoratori euro-pei secondo una visione inglese, dimenticandoche il superamento delle 48 ore è un rischio per lasicurezza delle cure e per la salute del lavoratorestesso. Evidentemente dalle parti di Londra inquanto a diritto del lavoro sono ancora fermi altempo delle colonie. Purtroppo però anche inItalia si è creata qualche falla, con il decreto “mil-leproroghe” è stato abolito il diritto al riposo di11 ore dopo 12 ore consecutive di lavoro. Per ilmomento grazie all’intervento della FNOMCeOe dei sindacati il tutto è stato rinviato al 2009,comunque su questo problema è “saltata” lafirma del contratto degli ospedalieri. Questo vuoldire che gli ospedalieri italiani dovranno trattareancora su un diritto già precedentemente ricono-sciuto, grazie Europa.Sul tema il delegato del Bahrein ha evidenziatocome nell’ambito dei diritti la salute del lavorato-re è l’aspetto più importante indipendentementedal tipo di contratto che i medici possano firma-re, mentre il delegato degli Emirati Arabi ha par-lato di un diritto del paziente ad avere di fronte unmedico preparato e nel pieno delle proprie ener-gie.Per quanto riguarda la laurea in Odontoiatria ilDott. Frattima, Presidente della CommissioneOdontoiatri dei Reggio Calabria, ha evidenziatocome negli ultimi anni alcuni paesi come adesempio l’Albania hanno stretto rapporti conalcune università italiane aprendo corsi di Laureain Odontoiatria senza limiti per il numero delleiscrizioni, rischiando di far saltare gli equilibri dipaesi come l’Italia dove invece esiste il numerochiuso. Non è possibile che la barriera al numerochiuso di alcuni paesi possa essere aggirata gra-zie alla deregulation legislativa presente in paesilimitrofi, specialmente in paesi come l’Albaniache desiderano entrare nella Comunità Europea.Se si vuole far parte di grandi organizzazionibisogna accettarne le regole.Per tutti questi motivi l’evento che si svolgerà aVenezia il prossimo 3-4 Ottobre avrà una grandeimportanza per il futuro della nostra professione

Salvatore Ramuscello

Working Time eLaurea in Odontoiatria

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16Riteniamo di fare cosa gradita nel proporre

il punto della nuova normativa che inte-ressa la circolazione degli assegni banca-

ri e circolari. Nel farlo, cerchiamo di semplifica-re al massimo la casistica, illustrando i comporta-menti operativi da tenere dal giorno 29 aprile2008, data di entrata in vigore della nuova disci-plina.

Assegni.

Gli assegni, bancari, circolari, postali, emessi perimporti di 5.000 euro o superiori, dovrannoessere del tipo NON TRASFERIBILE.I nuovi assegni porteranno la stampata giàimpressa, mentre dovranno essere integratimanualmente gli assegni già consegnati, del vec-chio tipo, scrivendo di proprio pugno la dicitura“non trasferibile” e depennando il vecchio riferi-mento all’importo di euro 12.500.Si potranno chiedere assegni “liberi” (vale a direTRASFERIBILI), da emettere per importi infe-riori a 5mila euro, pagando un imposta di bollo dieuro 1,50.Il bollo non va pagato per assegni consegnati dallebanche o poste prima del 29 aprile (del vecchiotipo) ma emessi e negoziati successivamente.Le girate (possibili quindi solo su assegni “bolla-ti” e di importo inferiore a 5mila euro) dovrannoobbligatoriamente essere accompagnate dalCODICE FISCALE del Girante. La mancanzaanche di uno solo dei codici fiscali nella “catenadi girate” renderà impossibile l’incasso.I nuovi assegni porteranno, sul retro, appositispazi per l’indicazione dei codici fiscali; la man-canza di tali spazi, sui vecchi assegni, non impli-

ca il venire meno dell’obbligo.Se il girante è una persona giuridica (società,ente, associazione) la firma dovrà essere quelladel legale rappresentante, ma il codice fiscaledeve essere quello della società, ente, associazio-ne.

Libretti al portatore

Eventuali libretti al portatore esistenti per sommesuperiori a euro 5.000 (il vecchio limite era dieuro 12.500) entro il 29 giugno 2008 dovrannoessere, alternativamente:ridotti a importi inferiori alla soglia limite;estinti;convertiti in altri strumenti nominativi.Anche se il termine per la regolarizzazione deilibretti al portatore è fissato al 29 giugno, comun-que dal prossimo 30 aprile non potranno essereemessi nuovi libretti al portatore per importisuperiori a euro 5.000.Per il libretti emessi e trasferiti precedentementeal 30 aprile, ma presentati all’incasso dopo il 30aprile, il possessore dovrà presentare – per otte-nere l’incasso – una autocertificazione recante ilnome cedente e la data del trasferimento.

Sanzioni.

Le banche e gli altri intermediari finanziaridovranno comunicare al ministero le eventualiinfrazioni riscontrate nella procedura di circola-zione di assegni e libretti, e le infrazioni sarannopunite con sanzioni pecuniarie di importo fino al40% del valore del titolo.

ANTIRICICLAGGIO:novità su Assegni eLibretti al PortatoreDecreto Legislativo 231/2007, CircolareMinistero Economia 20 marzo 2008

a cura dello studio associatoCagnin Cavallin Martignon Rovoletto

Pianiga - Veneziawww.ccmassociati.it

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Sabato 17 Maggio si è svolto il corso diaggiornamento sull’alitosi organizzato dalCenacolo Odontostomatologico Italiano

delle Tre Venezie e dalla Commissione AlboOdontoiatri di Venezia.Ottime le relazioni del dott.Francesco Bortoluzzidetto Neri, della Gastroenterologia di Mestre,della dott.ssa Federica Zanetti e deldott.Francesco Nicastro, dell’ORL sempre diMestre, e del dott. Rocco Borrello, del gruppodella prof.Mariuzzi del reparto di Odontoiatria diPadova.Alitosi come patologia di confine tra l’odontoia-tria, l’ORL e la Gastroenterologia, fonte di note-vole disagio per l’ampia percentuale della popo-lazione che ne è affetta, per la cui diagnosi ènecessario un approccio spesso multidisciplinare.Come per altre manifestazioni organizzate dalCOI-3V, il numero di partecipanti era il massimoconsentito dalle procedure ECM, a dimostrazionedella sensibilità della professione per questatematica. Sensibilità in linea con la riflessioneinternazionale laddove ritiene che “certe caratte-ristiche della professione odontoiatrica hannoconsentito l’identità di una professione separata.Questa chiara distinzione, tuttavia, può non esse-re applicabile per il futuro, poichè c’è una cre-scente tendenza dei dentisti a trattare condizioniorali in pazienti con malattie sistemiche conco-mitanti o che assumono terapie sistemiche rile-vanti” (M.Sanz et al. Profile of the dentist in theoral healthcare team in countries with developedeconomies Eur J Dent Educ 2008 12 (suppl.1)101-110).In effetti nella letteratura internazionale il denti-sta del futuro viene descritto sempre più come ilcoordinatore di un team: “Il dentista ha il ruolo dileader del team per la salute orale, di solito for-mato dall’igienista dentale, dall’assistente denta-le e dal tecnico dentale. In questo ruolo egli èresponsabile della diagnosi, del piano di tratta-mento e del controllo di qualità del trattamentodentale eseguito” (Ib.). In tal modo si viene asuperare la definizione del dentista come di coluiche ha l’esclusiva di poter mettere le “mani inbocca” (definizione tutto sommato di cattivogusto ed inadatta a descrivere la realtà professio-nale del futuro). Queste figure ausiliarie dovran-

no certo avere una forte preparazione culturale etecnica, ma sarà il medico-odontoiatra l’unico adavere il dovere “della tutela della vita, della salu-te fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dellasofferenza” (art.3 Cod.Deontologico) e a poterprescrivere e supervisionare i trattamenti effet-tuati dagli altri componenti del team.Dal punto di vista giuridico in Italia siamo anco-ra molto indietro nella definizione delle figureprofessionali che compongono il team odontoia-trico ma la sensibilità a tematiche interdisciplina-ri come l’alitosi, le neoplasie orali, le manifesta-zioni orali di malattie sistemiche, la cefalea,mostra che nell’ambito della professione vamaturando sempre più la coscienza che l’odonto-iatra è un medico specialista in odontoiatria e nonun tecnico odontoiatra.

Cosimo Tomaselli

L’Alitosi e il futuro delMedico Odontoiatra

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18La CAO di Venezia è da molto tempo impe-

gnata in un dialogo con le parti sociali sulcosto delle cure odontoiatriche, all’interno di

un Tavolo Dentale a cui sono stati invitati i rappre-sentanti sindacali del Centro per i Diritti del Malato,dei consumatori, degli artigiani, degli odontotecnici.Non v’è dubbio che la rilevanza data a questaproblematica dagli organi di informazione nonabbia tenuto conto della realtà dei fatti: in un libe-ro mercato caratterizzato da un eccesso di offerta(pletora odontoiatrica) e da una diminuzione

della domanda (diminuzione dell’incidenza dellapatologia cariosa) i prezzi sono ovviamente alminimo consentito dalle spese indispensabili.Purtroppo talvolta abbiamo a che fare anche consituazioni di franca disinformazione, un esempiotra tutti il manifesto diffuso dal Comitato ViviPortogruaro, nel quale si afferma che uno studiodentistico acquista una corona in resina a un euroe la rivende a 500!

In questo contesto il primo passo da fare è eviden-temente quello di migliorare la comunicazione tradentisti e cittadini, anche incentivando la trasparen-za riguardo a costi e guadagni, al fine di recuperarequel rapporto di fiducia che forse è andato perduto.Il 10 Marzo scorso la riunione del Tavolo Dentaleè stata aperta a tutti i colleghi interessati ed è statapresentata la giornata di aggiornamento del 12Aprile successivo, nella quale abbiamo affronta-to il tema della protesi mobile in modo collegia-le, odontoiatri e odontotecnici insieme.Il dott. Alberto Casarotto ha esposto i passaggiclinici necessari per realizzare una protesi mobi-le essenziale, l’odontotecnico Rodolfo Colognesiha invece illustrato i passaggi di laboratorio. Su questa base io ho cercato di illustrare le pro-cedure per il calcolo di un prezzo onesto per laprotesi mobile, tenendo conto di cinque appunta-menti standard, per circa 230 minuti di lavoroalla poltrona, e del costo del laboratorio (che dainostri calcoli va ad ammontare circa al 60-70%dei costi vivi della protesi).Il ragionamento fatto in tale occasione necessitadi ulteriori due sviluppi.Da un lato chiediamo alle associazioni dei consu-matori e ai sindacati di prendere atto di tale ana-lisi o di proporre delle correzioni se lo ritengonoopportuno. Ma se i dati sono quelli che sonoemersi dal confronto, è chiaro che un interventosul costo delle cure può essere fatto solo interve-nendo su fattori strutturali, come il costo deidipendenti, della burocrazia, delle strutture edelle attrezzature. Su questi costi noi come odon-toiatri abbiamo ben poco da dire o da fare, ben dipiù possono dire e fare, appunto, i sindacati e leforze politiche nel complesso.Dall’altro lato “comunque” gli odontoiatri hanno unruolo nel contenimento dei costi, ruolo imposto dallapropria deontologia. Se il dovere del medico è di cura-re, egli stesso non può non sentire come una limitazio-ne del proprio compito gli alti costi delle cure. A parteil costo del laboratorio odontotecnico, su cui abbiamoappunto chiesto all’Associazione Nazionale TitolariLaboratori Odontotecnici di valutare i possibili inter-venti, noi Odontoiatri possiamo intervenire sul control-

I costi della protesimobile e il ruolodei dentisti

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Leggi ecircolari

Nel 1999 il Ministro della Salute (a queltempo era l’on.Rosy Bindi) scrisse chel’autorizzazione all’esercizio per i libero-

professionisti non poteva essere richiesta inquanto avrebbe rappresentato un duplicato del-l’abilitazione professionale.Non tenendo conto del parere del Ministro, nel2002 la Regione Veneto, nel promulgare la LR 22che disciplina l’autorizzazione sanitaria, ha pre-visto che a detta autorizzazione fossero obbligatianche tutti gli odontoiatri, indipendentementedall’invasività dell’attività da essi svolta e dallaforma nella quale gli stessi esercitano. Tuttavia la Regione a questo obbligo teorico nonha fatto seguire alcuna sanzione.Recentemente ad un collega, nel corso di una visi-ta di controllo da parte dei NAS, è stato non solocontestato il mancato possesso di detta autorizza-zione, contestazione assolutamente legittima, ma èstata anche imposta la chiusura dello studio in baseall’art.193 del Testo Unico delle Leggi Sanitarie.Il collega ha fatto ricorso e la procura ha dispo-sto il dissequestro. Nella motivazione il PM hatra l’altro affermato che la LR 22/2002 è statapromulgata in assenza dell’atto di coordinamentoe di indirizzo di cui all’art.8 del 229/99.

La SIAE non è dovuta dagli studi odontoiatriciTribunale di TorinoGratuita la diffusione di musica negli studi medici.La riproduzione musicale in uno studio medico

(medico-dentistico nel caso specifico) non puòritenersi effettuata a scopo di lucro, neppure indi-rettamente. Il medico dentista, ha osservato ilTribunale di Torino, ascolta la musica mentrelavora soltanto per diletto mentre il paziente èindifferente al fatto che nello studio venga tra-smessa della musica, né è indotto a scegliere undentista piuttosto che un altro in base al fatto chenello studio si ascolti della musica. Consegue cheil medico non è tenuto al versamento di compen-si in favore del produttore di fonogrammi, non-ché gli artisti interpreti e gli artisti esecutori cheabbiano compiuto l’interpretazione o l’esecuzio-ne fissata o riprodotta nei fonogrammi.

La magistratura mettein dubbio la legittimitàdella 22/2002

lo degli imprevisti e sulla condivisione del protocollo.Nell’esecuzione della protesi mobile vi sonoinfatti molti passaggi che richiedono capacità didiagnosi ed esecuzione che non sono standardiz-zabili, e solo mediante un protocollo preciso èpossibile ridurre al minimo gli imprevisti e i pas-saggi necessari per la realizzazione. La protesimobile può essere paragonata ad un dialogo tral’odontoiatra e l’odontotecnico, in cui ad ognipassaggio dallo studio vanno al laboratorio delleinformazioni che vengono utilizzate dal laborato-rio per chiedere allo studio ulteriori dati i qualitorneranno al laboratorio che solo alla fine di

questo processo potrà confezionare il manufattorichiesto. Come ogni comunicazione efficace,anche quella descritta ha bisogno di alcune con-dizioni, e queste condizioni le riassumiamo con iltermine “protocollo condiviso”.È fondamentale che tutti gli odontoiatri percepi-scano l’importanza di questo percorso, se nonaltro per la sempre crescente importanza che laprotesi mobile avrà nel futuro. I dati mostrati daldott. Casarotto su questo sono inequivocabili.

Cosimo Tomaselli

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20 Nella cornice del Nuovo Teatro diMirano lo scorso 5 aprile si è tenuto ilconvegno organizzato dal nostro

Ordine sulla tematica previdenziale per il con-vezionamento, la dipendenza e la libera profes-sione.Tutti gli iscritti all’Ordine pagano il fondo Agenerale dell’ENPAM ed afferiscono ad unaltro fondo o cassa previdenziale nel caso delladipendenza, contando di avere un reddito almomento della pensione. Tale reddito verrà cal-colato sulla base non solo di quanto versato, maanche di come saranno stati investiti i versa-menti e anche del problema del ricambio gene-razionale dei colleghi.I fondi pensione sono un patrimonio comune; ilconoscerli è un nostro interesse e fa parte dellanostra attività professionale.Dopo i saluti del Sindaco di Mirano Dr. Fardin,del Direttore Sanitario dell’ULSS 13 Dott.Accietto, del Presidente dell’OMCeO Venezia

dott. Maurizio Scassola e del Presidente CAOVenezia dott. Cosimo Tomaselli, il dott.Moreno Breda, consigliere dell’Ordine, ha illu-strato le problematiche oggi sul tavolo previ-denziale.Se da un lato l’allungamento medio della vita èun vanto per la professione, dall’altro ciò hamesso in crisi i sistemi previdenziali. Nelnostro caso, tra 10-12 anni avremo il picco di

richieste di pensionamento senza avere un equi-valente numero di nuovi iscritti.Un altro elemento di crisi è il ritardato accessoa posizioni lavorative stabili per i neo laureaticui vanno ad aggiungersi le variabili socio-eco-nomiche del nostro paese ove l’inflazione, ilpassaggio all’euro e la tassazione portano sem-pre più verso un impoverimento dei pensionati.Molti sono gli iscritti ai fondi ENPAM che per-cepiscono una rendita di meno di 1.000 € lordial mese.Il dott. Giovanni Pietro Malagnino, vicepresi-dente dell’ENPAM, ha dapprima fornito rassi-curazioni circa la solidità economica dell’Entee la capacità di avere una proiezione di soliditàa 30 anni, come richiesto dalle nuove norme, edha poi passato in rassegna i vari fondi, soffer-mandosi sul rapporto iscritti/pensionati e con-tributi/pensione di ogni singolo fondo e suquanto ogni fondo incide nel totaledell’ENPAM.Particolare attenzione è stata prestata al fondoB, essendo la platea in maggioranza compostada Libero-Professionisti, ed è stata fornita aipresenti, mediante esempi pratici, la possibilitàdi auto-delineare la propria futura pensione coni possibili riscatti di allineamento precontributi-vo e di laurea e specializzazione. Interessante èstato il riferimento alla deducibilità fiscale ditali opportunità.

La previdenza dimedici ed odontoiatri:conoscerla perpianificarla

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Utile, poi, il raffronto tra i vari rendimenti deifondi ENPAM che vanno comunque interpreta-ti in base alla voce assistenza che i vari fondiforniscono agli iscritti nel periodo lavorativo eche giustificano la parziale differenza tra i sin-goli fondi.Un ultimo, ma non meno importante, accenno èstato fatto all’assistenza solidaristica che forni-sce l’ENPAM a tutti gli iscritti fin dal primogiorno di appartenenza all’ente.Il dott. Claudio Testuzza, medico pubblicista disicura competenza in materia previdenziale, haillustrato il sistema pensionistico per i colleghidipendenti del SSN, il passaggio dal sistemaretributivo al contributivo, il confronto tra levarie riforme del sistema pensionistico e ciòche esso comporta sull’età pensionabile. Haquindi illustrato il complesso sistema di calco-lo e le aliquote di rendimento con gli eventualilimiti di cumulo.Amara è apparsa la pagina che riguarda le pen-sioni delle nuove generazioni di colleghi. Sonostati illustrati gli andamenti delle entrate contri-butive e le varie casse dei dipendenti pubblici edella Cassa Pensioni Sanitari con un purtroppoamaro riferimento alla storia recente di questacassa.In conclusione si è anche auspicato che tutti imedici abbiano una previdenza sotto lo stessotetto onde poter avere un controllo diretto sul-l’ente previdenziale ed evitare di essere “depre-dati” da scelte politiche non certo favorevoli.Dopo il break il dott. Luigi Daleffe, in qualitàdi presidente, ha illustrato una novità assolutain campo medico: la previdenza integrativa, il“FONDO SANITA’”. Nel 2007 il “fondo denti-sti” è divenuto “fondo sanità”, aperto a tutti gliiscritti all’ENPAM.Le proiezioni dicono che i lavoratori dipenden-ti in futuro potranno contare su una pensionepari a circa il 50% delle loro retribuzioni mediecon casi in cui il vitalizio non andrà oltre il 30%del reddito medio.Ecco, dunque, la necessità di aderire alla previ-

denza integrativa che si muove su binari diver-si dalla previdenza obbligatoria.Tra le forme di previdenza integrativa si è fattoil raffronto tra polizze assicurative e fondi pen-sione, propendendo per questi ultimi in quantosoggetti a costi minori. Nel caso di un fondochiuso i rendimenti paiono essere anche piùelevati. Rilevante è il vantaggio fiscale delfondo pensione e vantaggiosa è la tassazionedella rendita vitalizia che da questo deriva.Il fondo della professione è FONDO SANITA’,di cui sono stati illustrati caratteristiche e limi-ti fiscali; oltre alla composizione in compartidello stesso, si è parlato delle performances edella possibilità di trasferimento ad altro fondo;per ultimo, si sono date delucidazioni sugliorgani statutari del fondo in esame.In conclusione il messaggio è stato che si devepensare oggi al proprio domani.Dopo una serie di domande ai relatori, il dott.Luigi Allibardi, consigliere dell’Ordine, ha trat-to le conclusioni dell’intera mattinata, metten-do in particolare evidenza le criticità del nostrosistema previdenziale e ricordando l’assolutanecessità della categoria di essere vigile e pre-sente riguardo alle scelte di politica previden-ziale.

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Leggi ecircolari Breve commento al

Piano SanitarioVaccinale dellaRegione Veneto

Premessa. Negli ultimi 15 anni circa il pro-gresso scientifico ha reso disponibilinuovi vaccini e migliorato le modalità di

somministrazione dei vaccini stessi nel rispetto disicurezza ed efficacia di risultati.In pratica sono oggi possibili calendari vaccinalipiù ampi, contro un maggior numero di malattieinfettive e ciò si può ottenere con un minor nume-ro di sedute vaccinali (più vaccini nella stessafiala). Il tutto favorisce il raggiungimento rapido(per i nuovi vaccini) e il mantenimento ottimale(per i vaccini tradizionali) di elevate coperture ingrado di limitare al massimo eventuali casi dimalattia sporadici in soggetti non immunizzati(problema immigrati, figli di genitori anti-vacci-nazioni, etc.)La pur autorevole Commissione NazionaleVaccini, sulla base delle vigenti leggi sanitarie,non ha potuto finora elaborare un CalendarioNazionale Vaccini unico per tutto il territorio ita-liano, ma, fatte salve le vaccinazioni d’obbligo,demanda alle Regioni raccomandazioni nonimpegnative per i vaccini facoltativi vecchi enuovi. Il risultato non è ottimale con calendaridifferenti nelle diverse Regioni: un federalismoregionale immotivato dalla pressoché comunesituazione epidemiologica italiana. Siamo lontanida situazioni tipo USA, Paese molto più grande,popoloso e problematico dell’Italia, dove ununico Calendario Vaccinale Nazionale, periodica-mente aggiornato, vale dall’Alaska alla Virginiasenza eccezioni (tra l’altro chi non si vaccina nonva a Scuola).In Italia si sconta il vecchio errore di classificarei vaccini in obbligatori e facoltativi, quasi isecondi fossero meno importanti dei primi. Ciòha creato confusione tra gli utenti e gli stessi ope-ratori di settore, ma, alla luce delle moderneconoscenze, non ha più giustificazioni scientifi-che, epidemiologiche né sociali. In questo campogli errori si pagano: abbiamo avuto in Italia per ilMorbillo (considerata tuttora vaccinazione facol-

tativa) in anni recenti nel Sud Italia la più graveepidemia europea con oltre 100.000 casi, 8decessi, molti decorsi con danni permanenti e1500 ricoveri ospedalieri evitabili. Ciò ha riguar-dato in prevalenza la Campania con contributi daaltre regioni (Lazio e Puglia) dove le scadenticoperture dei bambini avevano portato a numeridi non vaccinati sufficienti per far scattareun’epidemia prevedibile.Nell’auspicare per il futuro un CalendarioNazionale Vaccini unico, aggiornato ed autorevo-le, spostiamo la nostra attenzione sui provvedi-menti della Regione Veneto.Piano Sanitario Vaccini vigente nella RegioneVeneto. La sola lettura del Calendario Vaccinalein vigore con le note esplicative evidenzia l’allar-

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Leggi ecircolari

gamento della protezione vaccinale, il perfezio-namento dei tempi di intervento, le miglioratemodalità di somministrazione. In primis va sottolineato come la Sanità dellaRegione Veneto abbia seguito un percorso guida-to dalla “Commissione Regionale Veneta per laprofilassi delle malattie infettive e le vaccinazio-ni” per estendere la copertura vaccinale ai nuovivaccini (offerti con chiamata attiva e sommini-strazione gratuita). Inoltre, utilizzando i progres-si tecnici delle co-somministrazioni (più vaccininella stessa fiala) o, quando possibile, più vacci-ni nello stesso momento, si sono ridotte al mini-mo le sedute vaccinali. La comodità e la riduzio-ne degli accessi per l’utenza è fattore decisivo peraumentare le coperture vaccinali. Esempio direcente innovazione: il ProQuad consente disomministrare in una sola fiala 4 vaccini(Morbillo, Parotite, Rosolia, Varicella). La conse-guenza prevedibile sarà una rapida salita dellecoperture per Varicella (da poco introdotto comevaccino facoltativo) con un probabile consolida-mento delle già buone coperture per gli altri 3vaccini. Conclusioni. Il Calendario Regionale Vigenteconferma l’attenzione costante della RegioneVeneto alla buona pratica vaccinale. Più di recen-te il Calendario è il risultato di un impegno parti-colare della Commissione Regionale Vaccininegli ultimi 5 anni sotto la guida del suo dirigen-te dott. Antonio Ferro. Gli aspetti positivi e inno-vativi sono molti. Il Calendario accoglie tutti inuovi vaccini (tranne per ora il Rotavirus) è stu-diato per essere valida profilassi vaccinale nonsolo per l’Infanzia, ma anche per adolescenti,adulti e anziani. Può definirsi come unCalendario vaccinale ottimizzato per tutta la vita. La Sanità della Regione Veneto ha impiegato conlungimiranza molte risorse economiche nel vitalesettore della prevenzione vaccinale. Si pensi ades. agli elevati costi del vaccino anti-Papillomavirus già nella ns Regione in offerta attiva e gra-tuita per alcune classi di età significative. LaCommissione Vaccini della Regione Veneta haanticipato (ed è un merito) di qualche anno scel-te solo consigliate dalla Commissione NazionaleVaccini. Come già affermato è auspicabile ununico Piano Sanitario Vaccini per tutta l’Italia,ma per il momento lo impediscono motivazioni,in prevalenza economiche, di alcune Regioni. Si può essere soddisfatti dei risultati raggiunti nelVeneto per l’ampia offerta vaccinale, per le altecoperture già raggiunte sia per i nuovi vacciniche per quelli tradizionali, da tempo consolidatee stabili.

Il merito va suddiviso tra diverse componentioperative:Una Commissione Regionale Vaccini che halavorato serenamente nelle diverse componenti(Igienisti, Pediatri, Infettivologi etc.) sotto ladirezione del dott. Antonio Ferro verso unCalendario a buona ragione oggi tra i più comple-ti del mondo.Un Governo politico della Sanità Veneta recetti-vo delle decisioni della Commissione e sensibilenel finanziare la prevenzione vaccinale.Una Igiene Pubblica preparata e organizzata perattuare i programmi vaccinali sempre più gravo-si.Operatori sanitari del SSN vicini alle famigliecome i Medici di Medicina generale e i Pediatridi libera scelta che hanno sostenuto sul campo ledirettive della Commissione Regionale Vaccini.La protezione vaccinale contro 14 agenti infet-tanti programmata per il nostro ciclo vitaleaggiungerà ulteriori successi a quelli già ottenutinella lotta per la eliminazione delle più importan-ti malattie infettive.

Giorgio Meneghelli membro per la Pediatria di libera scelta della Commissione Regionale del Veneto

per la Prevenzione delle Malattie Infettivee delle Vaccinazioni.

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Leggi ecircolari Calendario Vaccinale

della Regione Veneto

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Leggi ecircolari

Approvazione delCalendario vaccinaledella Regione Veneto

L’Assessore alle Politiche Sanitarie, On. Dott.ssa Francesca Martini, riferisce quanto segue.

Il Piano Nazionale Vaccini (PNV) 2005-07, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni conAtto n. 2240 del 3 marzo 2005, individua gli obiettivi da raggiungere, le aree prioritarie di interventoe le azioni necessarie per migliorare l’offerta delle vaccinazioni sul territorio nazionale.

All’interno di tale Piano Nazionale Vaccini è indicato il calendario delle vaccinazioni perl’età evolutiva e per la Regione Veneto tale calendario è quello approvato con D.G.R. n. 4403 del30/12/2005, attualmente in vigore.

Con D.G.R. n. 2043/2006 e successiva D.G.R. n. 2603/2007 sono stati destinati dei finan-ziamenti, rispettivamente per gli anni 2006 e 2007, rivolti alle Aziende Ulss del Veneto per il miglio-ramento qualitativo e quantitativo dei servizi vaccinali comprendendo la realizzazione di attività di for-mazione, informazione e sensibilizzazione in prospettiva della volontà della Regione Veneto di passa-re dall’obbligo vaccinale ad una scelta consapevole, come emerge dalla legge regionale n. 7 del 23marzo 2007 “Sospensione dell’obbligo vaccinale per l’età evolutiva” che è entrata in vigore dal 1° gen-naio 2008.

In data 20/12/2007 l’Intesa sancita tra il Ministero della Salute e i Presidenti delle Regionie delle Province Autonome di Trento e Bolzano concernente “Strategia per l’offerta attiva del vaccinocontro l’infezione da HPV In Italia” ha fornito indicazioni per l’offerta attiva e gratuita alla coorte delledodicenni a partire dal 1° gennaio 2008; offerta prevista anche con D.G.R. n. 2603/2007.

Il Gruppo di lavoro regionale, costituito con decreto del Dirigente Regionale dellaDirezione Prevenzione n. 261 del 18/05/2005 e composto da medici igienisti e rappresentanti deiPediatri di libera scelta, ha predisposto il precedente calendario vaccinale regionale dell’età evolutiva.

Alla luce delle nuove evidenze della letteratura scientifica, della situazione epidemiologi-ca di alcune patologie dell’età adulta e nell’ottica di un approccio globale alla popolazione, il Gruppodi lavoro sopracitato ha predisposto delle modifiche ed integrazioni al precedente calendario vaccina-le dell’età evolutiva secondo quanto indicato nei punti seguenti:

Offerta attiva e gratuita del vaccino anti-HPV alle dodicenni a partire dal primo gennaio 2008;Somministrazione del vaccino anti-varicella congiuntamente ai vaccini anti morbillo-parotite-rosolianella formulazione tetravalente al 14° mese e al 6° anno di età; offerta attiva e gratuita di una dose di vaccino anti-meningococco C a tre coorti di età : 13° mese, 6°anno e 15° anno;offerta gratuita del vaccino anti-PV 23valente e della dose di richiamo del vaccino antitetanico ai65enni;offerta gratuita del vaccino antiinfluenzale a tutti gli anziani a partire dai 65 anni all’inizio di ogni sta-gione influenzale.

(D.G.R. n. 4403 del 30/12/2005 – Modifiche e integrazioni)

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Il documento, elaborato dal Gruppo regionale, contempla pertanto non solo le vaccinazio-ni per l’età evolutiva ma tutte le vaccinazioni, affinché vengano date indicazioni chiare in un unicodocumento di riferimento della profilassi vaccinale denominato: “Il Calendario Vaccinale dellaRegione Veneto“.

Il documento, di cui al paragrafo precedente, e stato sottoposto nella sedutadell’11/02/2008 all’esame della Commissione Regionale per il controllo delle Malattie infettive eVaccinazioni (costituita con D.G.R. n. 2986 del 04/08/1998 ed integrata con D.G.R. n. 3719 del20/12/2002) che ha all’unanimità espresso parere favorevole, come da verbale datato 11/02/2008 agliatti.

“Il Calendario Vaccinale della Regione Veneto“ contenuto nell’Allegato “A” al presenteprovvedimento, di cui costituisce parte integrante, troverà applicazione dalla data di adozione dellapresente delibera.

Si ritiene di demandare a successivo decreto del Dirigente della Direzione Prevenzionel’approvazione di modifiche non sostanziali che il Gruppo di lavoro riterrà opportuno apportare al“Calendario Vaccinale della Regione Veneto”.

Il relatore conclude la propria relazione e propone all’approvazione della Giunta Regionaleil seguente provvedimento:

LA GIUNTA REGIONALEUDITO il relatore incaricato dell’istruttoria dell’argomento in questione ai sensi dell’articolo 33,secondo comma dello Statuto il quale dà atto che la struttura competente ha attestato l’avvenuta rego-lare istruttoria della pratica, in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione regionale e statale;VISTO il DPCM del 29 novembre 2001;VISTO il Piano Nazionale Prevenzione;VISTO il Piano Nazionale Vaccini 2005-2007;VISTE le linee operative predisposte dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delleMalattie;VISTO il parere della Commissione Regionale delle Malattie infettive e Vaccinazioni;

D E L I B E R Adi approvare il Calendario Vaccinale della Regione Veneto contenuto nell’Allegato “A” al presenteprovvedimento e di cui costituisce parte integrante;

di disporre l’applicazione immediata del Calendario Vaccinale della Regione Veneto dalla data di ado-zione della presente delibera;

di stabilire che le vaccinazioni previste in tale calendario rientrano tra i livelli essenziali di assistenza;

di demandare a successivo decreto del Dirigente Regionale della Direzione Prevenzione l’approvazio-ne di modifiche non sostanziali che si dovessero apportare al Calendario Vaccinale della RegioneVeneto, sulla base delle indicazioni del Gruppo di lavoro costituito con Decreto n. 261/05 del Dirigentedella Direzione Prevenzione.

Sottoposto a votazione il presente provvedimento risulta approvato con voti unanimi e palesi.

IL SEGRETARIO IL PRESIDENTEDott. Antonio Menetto On. Dott. Giancarlo Galan

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In base alle nuove regole introdotte dalla legge 247/2007, i giovani possono riscattare gli anni di stu-dio anche nel periodo che intercorre tra il conseguimento del titolo e il primo impiego. In questi casi,non essendoci ancora una retribuzione o un reddito di riferimento, la somma da versare per il riscatto,viene determinata sulla base di un parametro uguale per tutti.Nel 2008 (domande presentate dopo il 1 gennaio 2008) riscattare un anno di università costerà circa4.500 euro, un importo che moltiplicato per gli anni del corso di laurea dà la somma complessiva daversare all’Inps.Se il costo del riscatto se lo accolla un genitore, questi potrà fruire di una detrazione di imposta nellamisura massima del 19%.Gli anni di studio saranno considerati validi per qualsiasi forma di pensionamento, come avviene per ilavoratori più anziani che sono nel sistema retributivo o misto. Il vantaggio sarà rilevante soprattuttoper coloro che, avendo iniziato l’attività molto presto, matureranno il diritto con 40 anni di contributi,prima cioè di raggiungere la soglia minima (62 anni dal 2013) per la pensione di anzianità con 35 annidi contributi.

Da “Il Sole 24 Ore” del 11.02.08

LA RIFORMA WELFARE INNOVA IRISCATTI

LA POSSIBILITA’ DI RISCATTAREPRIMA DI INIZIARE UN LAVORO(A cura di Paolo Quarto, ENPAM, tratto daAlessandria medica, n. 3/2008)

L’importante novità introdotta dalla legge247/2007 riguarda la possibilità di effettuare ilriscatto prima di iniziare una qualsiasi attivitàlavorativa e quindi prima dell’iscrizioneall’INPDAP, all’INPS o ad un Ente di previdenzaper i liberi professionisti, quale per la categoriamedica è l’ENPAM ( presso il quale, per richie-dere il riscatto della laurea, è richiesto comunqueun requisito di anzianità contributiva al Fondo dialmeno 10 anni).Il riscatto introdotto dalla legge 247/2007 potràessere richiesto e versato all’INPS, il quale nedeterminerà il costo con le regole proprie delsistema contributivo e lo manterrà disponibile inuna contabilità separata per il successivo trasferi-mento, a domanda, nella gestione previdenzialeche indicherà l’iscritto.Il calcolo del contributo da versare all’INPS saràbasato sul livello di reddito minimo previsto dallalegge 233/1990 (reddito minimo commercianti) –valutabile, nel 2008 in circa 13.800,00 euro annuilordi – e con l’applicazione dell’aliquota contri-butiva prevista per i lavoratori dipendenti (33%).Di conseguenza, il costo di un anno riscattato

potrà raggiungere, nel 2008, circa 4550,00 euro(13.800 x 33%). Sei anni di laurea costerebberoquindi 27.324.00 euro.Per tale riscatto, la legge 247 conferma inoltre ladeducibilità integrale ai fini fiscali e, nel caso incui il richiedente sia a carico di altro soggetto, ladetraibilità a favore di quest’ultimo del contribu-to versato, nei limiti del 19% del suo ammontare.Il riscatto così anticipato è trasferibile nella futu-ra gestione previdenziale indicata dall’iscritto,nella misura del montante contributivo formatosisecondo le regole proprie del sistema contributi-vo, con l’aggiunta, cioè, alle rate di contributoversato, delle rivalutazioni annuali derivanti dal-l’applicazione dei coefficienti basati sulla mediadelle variazioni quinquennali del PIL nominale.Che effetti avrà il trasferimento di tale riscatto?Nelle gestioni previdenziali in cui, per la determi-nazione della pensione, si applica il sistema con-tributivo previsto dalla legge 335/1995, esso rap-presenterà l’ingresso di una massa contributivada continuare a rivalutare con lo stesso meccani-smo contributivo.Nelle altre gestioni (quali ad esempio quelleENPAM) che adottano normative differenti,l’ammontare del contributo rivalutato trasferitopotrebbe essere utilizzato per diminuire l’oneredi un contributo di ricongiunzione degli anniriscattati (riserva matematica diminuita dal mon-tante contributivo del riscatto INPS trasferito).Lo decideranno gli Enti interessati o una succes-siva normativa di applicazione.

Giovani e riscattoanni di laurea

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Attivitàdell’Ordine

In data 14 e 15 Maggio 2008 si è svolto un corsodi formazione su “La Medicina Trasfusionale e laMalattia emolitica del neonato” con sede aMestre presso la Sala Riunioni dell’ULSS12 invia don Tosatto 145. Questo evento formativo hacoinvolto medici del dipartimento provinciale diMedicina Trasfusionale (Dr.G.MarchioriResponsabile del Dipartimento della provincia diVenezia, il Dr.A.Ciappa Responsabile del SIT diDolo ,il Dr.G.Gessoni Responsabile del SIT diChioggia e il Dr.F.Fiorin Responsabile del SIT diS.Donà), medici dei reparti di Ginecologia eOstetricia (Responsabile Dr.T.Maggino) e diTerapia Intensiva Neonatale dell’ULSS 12(Responsabile Dr.G.B.Pozzan). Questa iniziativaè nata come occasione per condividere su scalaprovinciale linee guida e raccomandazioni di trediverse Società Scientifiche: SIMTI (SocietàItaliana di Medicina Trasfusionale edImmunoematologia), SIGO (Società Italiana diGinecologia ed Ostetricia) e SIN (SocietàItaliana di Neonatologia). In particolare si èdiscusso sulla gestione della malattia emoliticaneonatale da incompatibilità Rh ed ABO, condi-zione morbosa che negli ultimi decenni si è ridot-ta grazie all’immunoprofilassi, che però, comehanno spiegato sia i ginecologi intervenuti, il

Dr.A.Tirocinio e il Dr.G.Propersi, che la dr.ssaM.Chirico della terapia Intensiva Neonatale, èancora di interesse per possibili errori nella tipiz-zazione della gravida, della puerpera o del neona-to e, soprattutto per non adeguati monitoraggidelle sempre più numerose gravidanze extraco-munitarie. L’incontro si è concluso con la propo-sta di istituire un gruppo di lavoro in ambitodipartimentale della provincia di Venezia peravviare un Registro della immunoprofilassi defi-nendo, inoltre, dei criteri per il controllo di effi-cacia nelle pazienti.Un secondo obiettivo proposto dal SIT di Mestre(Dr.ssa N.Arreghini, Dr.ssa F.Polese), sarà quellodi verificare e uniformare i diversi Laboratoridelle aziende sanitarie del territorio provincialeper l’utilizzo di metodiche validate per la tipizza-zione del gruppo AB0-Rh e l’identificazione e latitolazione degli anticorpi irregolari (anti-D…) e,inoltre di implementare metodiche citofluorime-triche per la quantificazione della emorragia feto-materna in gravide Rh negative e metodiche didiagnosi prenatale non invasiva, come la determi-nazione del genoma fetale nel plasma materno.Il prossimo appuntamento sarà l’8 e il 9 diOttobre,nella stessa sede, con una seconda edi-zione del corso.

La medicinatrasfusionale e lamalattia emoliticadel neonato

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Attivitàdell’Ordine

FEDER.S.P.EV.Assemblea annuale degli iscritti del 6 aprile 2008Relazione del Presidente

Attività della Sezione.Nel 2007 il C.D.P. si è riunito quattro volte (21 feb-braio, 30 maggio, 22 ottobre, 27 novembre).L’Assemblea Annuale degli Iscritti è stata convoca-ta il I° aprile 2007.Il Presidente ha partecipato al ConsiglioNazionale di Roma del 18 febbraio 2007 e relati-vo Comitato Direttivo Regionale, al 44°Congresso Nazionale di Rimini e ComitatoDirettivo Regionale dal 12 al 16 Maggio 2007 eal Comitato Direttivo Regionale del 18 ottobre2007 all’Hotel Bologna di Mestre (sostituito).Dalla Tesoreria, con scrupolosa precisione e docu-mentazione, vengono redatti i bilanci (consuntivo epreventivo), la cui congruità e avvallata dalCollegio dei Revisori dei Conti.La Segreteria, puntualmente e ampiamente redige iverbali che rappresentano la nostra storia.Mi sia consentito di reputarlo un fiore all’occhiellolo spazio, spesso di due pagine, a noi riservate, sulNotiziario dell’Ordine, ormai da qualche anno,essenziale per l’informazione e la comunicazione:

abbiamo una voce sempre più ascoltata con interes-se e condivisa.Il mio fortunato inserimento, da oltre due anni, nelComitato di Redazione, dopo la mia nomina nelCollegio dei Revisori dei Conti in seno al Consigliodell’Ordine, confortato dalla totale autorevoledisponibilità del Presidente dott. Maurizio Scassolae degli altri colleghi del Gruppo di Lavoro, ha per-messo la gratificante costante pubblicazione diquanto ho scritto e presentato, anche dell’amicoItalo, concernente i nostri problemi pensionistici.A riguardo ricordo alcuni titoli:“Lo stile di vita del medico in pensione”“Pensioni di reversibilità”Equità pensionistica e fiscale,Ancora una revoca dei nostri diritti nellaFinanziaria,Un giorno specialeRelazioni del Presidente della Sezionenell’Assemblea Annuale degli Iscritti e quant’altro riportato da “Azione Sanitaria”.Il 30 ottobre 2007 si è verificato un evento priorita-

Saluto e ringrazio tutti con un caro abbraccio, ospiti graditi, amici e colleghi.Questa Assemblea, oggi, ha il privilegio della partecipazione di figure di prestigio, tra le quali il nostroPresidente Nazionale dott. Eumenio Miscetti, che ci arricchisce non poco, dopo i tristi recenti eventi.Sicuramente sono anche tra noi, tutti quelli che ci hanno preceduto, in particolare il dott. AntonioSartori Presidente Onorario e il dott. Italo Franzoso Presidente indimenticabile, che restano il punto diriferimento, il simbolo e l’identità di questa Sezione.Dedichiamo ai nostri colleghi che ci hanno lasciato, un minuto di raccoglimento e di riflessione.

Desidero anche dedicare questa relazione a quanti mi sono stati vicino, in questi anni, nel lavoro e nellesperanze, con la loro esperienza e il loro insegnamento.

Combi, Miscetti, Sassi

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Attivitàdell’Ordine

rio, di grande soddisfazione per la FEDER.S.P.EV., una promessa;il punto quattro dell’Ordine del Giorno, dellaSeduta di Consiglio dell’Ordine dei MediciChirurghi e degli Odontoiatri della Provincia diVenezia, così recitava:problemi pensionistici, attualità e proposte(relatori dottori Sassi -Breda).La mia relazione si è articolata su tre punti:Verifica di una realtà scomoda

(pubblicata nel n°6 Notiziario 2007).La complessità degli aspetti che interessano lanostra categoria.Considerazioni e proposte

(pubblicati nel n°1 Notiziario 2008).Grazie carissimo Presidente dott. MaurizioScassola per quel che abbiamo ricevuto e per por-tare avanti il dialogo conoscitivo e costruttivo.Gli interessi degli Attivi devono essere strettamentecollegati a quello pensionistico, per difendere e salva-re un patrimonio, un diritto adeguato, ben preciso eintoccabile, che si acquisisce sempre più con fatica.Coordinare, informare, stimolare e proporre è ilnostro lavoro;i Sindacati hanno possibilità di confronto e di lotta.La tutela del pensionato e in particolare dell’anzianoè un punto d’onore in uno Stato civile, certamente ilpiù rilevante tra gli obiettivi della sicurezza sociale: cisi chiede il perché di tanti silenzi nel tempo perduto!Gli ordini professionali devono essere, come ilnostro, centri di osservazione, per studiare le quali-tà di pensionati cui fanno capo.La FNOMCeO ha deciso di convocare in una tavo-la rotonda i vari Sindacati e la FEDER.S.P.E V. cheintende prendere contatti ufficiali con l’ENPAM atitolo conoscitivo delle nostre problematiche.Purtroppo con l’ENPAM non possiamo risolvere lacorresponsione della tredicesima mensilità (ritengopossibile quella della pensione ordinistica ugualeper tutti, ma non quella differenziata, frutto di atti-vità professionale).I nostri Enti previdenziali ENPAM, ENPAV,ENFAF si sono resi disponibili per riscuotere lenostre quote associative.Resta ancora aperto un altro grosso problema: l’as-segnazione, per intero dell’Indennità IntegrativaSpeciale.Quest’anno ricorre il 70° della fondazionedell’ENPAM: potrebbero bastare perche avvenissequalche miracolo!La Finanziaria 2007, riducendo l’obbligatorietàcontributiva all’ONAOSI, esclusivamente per iSanitari con rapporto di dipendenza pubblica, hasconvolto impegni e previsioni legati alla sopravvi-venza e alla funzionalità dell’Opera.

Si sta elaborando un nuovo statuto in accordo conuna vasta platea di Sindacati, e di Ordini, dellaquale dovrebbe far parte, di diritto, anche laFEDER.S.P.E V.È difficile pensare come venga così poco capita lacontribuzione volontaria, quando molti orfani sonostati allevati e fatti studiare gratuitamente.L’attuale gestione dell’ONAOSI, che ha ormai unsecolo di vita, sembra avere considerevole spesaper il numero e il trattamento del personale; acqui-sisce un nuovo centro a Torino, mentre termina,con un nebuloso destino, la gestione del Residencedi Montebello (PG) ceduto ad una compagnia cheha altre gestioni.Per l’allargamento delle iscrizioni, la PresidenzaNazionale ha già fatto appello alle Reti Televisiveprivate e nazionali perché la Privacy impedisce agliEnti previdenziali di fornire il fascettario degli indi-rizzi, per poter stabilire contatti diretti.Su richiesta di alcune Sezioni, una Commissione stalavorando per coinvolgere l’Unione Generale deiLavoratori alla risoluzione delle nostre aspettative.Una importante ed attuale tematica è “il testamen-to biologico”:dobbiamo risolverla nel migliore dei modi.Il 23 settembre si celebra la “Giornata delPensionato” che raccoglie entusiastiche adesioni intutta Italia: in futuro dobbiamo far nostro un piace-vole coinvolgimento.Il nostro giornale “Azione Sanitaria” distribuitogratuitamente agli Iscritti, il cui direttore responsa-bile è il nostro stimato ed infaticabile Presidentedott. Eumenio Miscetti costituisce una fonte pre-ziosa di informazioni previdenziali, di vita seziona-le, di cultura, di svago e di turismo: una letturaattenta e interessata è estremamente utile e costitui-sce inoltre, un valido elemento aggregante.Encomiabile e gratuita è l’attività di consulenzadella massima competenza, svolta dal dott. Quartocon la più completa disponibilità.Grazie all’impareggiabile e preziosa attività orga-nizzativa del Presidente Regionale dott.ssa MariaLuisa Fontanin, molte e interessanti sono le iniziati-va socio-culturali-turistiche alle quali tutti noi siamoinvitati ad aderire: in Maggio di quest’anno è stataorganizzata una gita provinciale a Torino (MuseoEgizio e del Cinema) con varie tappe, in Settembreuna gita regionale in Friuli - Venezia Giulia. Il 31 maggio scade la polizza sanitaria ENPAM-GENERALI. È nel nostro interesse rinnovarla esottoscriverla, il numero delle adesioni è certamen-te proporzionale ad ulteriori benefici che si posso-no cogliere.Il prossimo Congresso Nazionale si terrà a Perugiadal 25 al 27 maggio all’insegna di un gratificante

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momento d’incontro e di crescita.Abbiamo una storia di serietà e d’impegno che puòrivelare capacità insperate.È stato aggiunto allo Statuto un quarto comma il -d- che recita:“non ha fini di lucro, svolge attività di volontaria-to e di solidarietà” (al 44° Congresso di Rimini).Le piaghe restano ancora aperte, lo stesso dolore, lastessa sofferenza, gli stessi problemi.l’abolizione della dinamica salariale con il manca-to agganciamento alle retribuzioni degli attivi.l’amputazione indiscriminata delle quote ISTAT,già emblematicheed inadeguate a far fronte all’infrenabile costo dellavita e all’inflazione, la più alta da cinque anni aquesta parte.l’impietosa tassazione sulle pensioni calcolatecome redditi da lavorole pensioni di reversibilità.le pensioni d’annata.Credo che occorra una legislazione speciale per lepensioni. Una riduzione delle tasse, quale auspicala triplice per i salari da lavoro dipendente, porte-rebbe ad un aumento della capacità d’acquisto dellenostre pensioni, come già avviene in altri Paesi.Comunque non ci stancheremo mai di essere ripe-titivi, ne siamo obbligati, perché l’ascolto è dubbio:chiediamo l’abrogazione intergale di ogni ingiustotrattamento discriminativo, qualunquistico, puniti-vo ed offensivo.Coinvolti, in prima persona, nell’attuale naufragioeconomico, è legittimo invocare, come anticipo, unaiuto concreto, speciale come è stato già erogato

negli anni settanta.Come riportato da Azione Sanitaria di Gennaio diquest’anno, è stata espressa una linea da seguire neltentativo di difesa economica delle nostre pensioni,in occasione di una recente riunione del ComitatoDirettivo Nazionale, che collima con quanto ebbi ilpiacere di scrivere, nel Settembre del 2005 alnostro Presidente, con oggetto: “Una riflessione,forse una svolta di politica sindacale”. Si tratta diripetuti incontri, in tutta Italia, di gente preparata eresponsabile con gli altri movimenti sindacali peraffrontare i vari temi e decidere le strategie e lemodalità di confronto.Da soli non abbiamo spessore e siamo destinati asoccombere; l’esperienza ce lo insegna.Il Fondo di Solidarietà, stupenda iniziativa socio-umanitaria, necessita di un robusto ritocco dellacontribuzione: come reperire i fondi se la situazio-ne non migliora?La soglia di povertà è in aumento strepitoso, comei costi della Politica!Anche la quota d’iscrizione, pur modesta,all’Ordine, può diventare insostenibile.Niente è più umano di vivere una vita dignitosa eserena, rifiutiamo un vergognoso graduale impoverimentoprogrammato, invitiamo chi più di noi ha responsa-bilità di decisione e possibilità di scelta a fare pre-sto, molto presto, gli anni incalzano e la vecchiaianon è una realtà vuota: abbiamo il diritto di pro-grammarla come una nuova vita.

Giuliano Sassi

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