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Om Namah Shivaya | numero1dicembre2011 Trimestrale di informazione dell’Herakhandi Samaj Italiano

Om Namah Shivay | numero1 dicembre2011

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Trimestrale di informazione dell’Herakhandi Samaj Italiano

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Trimestrale di informazione

dell’Herakhandi Samaj Italiano

Gruppo editoriale:

Tulsa Singh

Giorgia Vigevano

Ramananda

Mahima

Hanno contribuito a questo numero:

Padam Singh

Prem Das

Hari Krishna Doctor

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Parole del Guru

Shri Muniraj parla ai devoti russi presenti all’inizio della riunione costitutiva del Samaj russo pag. 4Tratto dal bollettino Haidakhandi News” edito in Germania – inverno 2011. Tradotto da Narmada

Editoriale

Editoriale pag. 7di Tulsa Singh

L’Herakhandi Samaj Italiano, questo sconosciuto!

Realizzare l’Unità pag. 8di Tulsa Singh

Notizie dai Centri. Cose fatte, cose da fare

La storia di “Croce Mandir” pag. 15di Padam Singh

Notizie dall’India

Ashwin Navaratri 2011 Chillianoula pag. 19di Prem Das

Satsang

Ateismo nel nome di Dio pag. 22di Hari Krishna Doctor

Herakhandi Family

Babaji è tornato! pag. 28di Giorgia Vigevano

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Parole del Guru

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Shri Muniraj parla ai devoti russi presenti all’inizio della riunione costitutiva del Samaj russo.Tratto dal bollettino “Haidakhandi News” edito in Germania – inverno 2011. Tradotto da Narmada

“Per il lavoro che intendiamo svolgere oggi è particolarmente importante essere unitinell’intento di diventare uno. Per questo motivo chiedo a tutti di mettere da parte ilvostro ego.A questo mondo nessuno è più importante di un altro. Se qualcuno pensa di esserepiù importante di un altro, il suo modo di pensare è errato.Il Signore (Bhagavan) ha dato a ciascun essere umano le stesse qualità, come per esem-pio i dieci sensi. Quando nasciamo, non apparteniamo ad una religione particolare.Al momento della nascita, siamo tutti uguali.All’inizio del mondo, la natura ha creato una cellula e da questa cellula si è sviluppatotutto. Dall’uno siamo diventati molti.Babaji ci ha insegnato che la religione fondamentale (Dharma) è l’umanità. È impor-tante che ci consideriamo fratelli e sorelle e che lavoriamo insieme per realizzare ilnostro obiettivo. Questo compito deve essere sentito da ciascuno di voi come proprio,“io devo svolgere questo compito”. Dobbiamo dimenticare le nostre diversità e unirci.Quando ci si divide a causa delle piccolezze, come si può essere in grado di crearequalcosa di grande?Muniraj vi chiede “Siete pronti a lavorare insieme o no?” Questo lavoro deve esseresvolto da voi, io posso solo darvi dei consigli, ma dovrete essere voi a svolgere il lavoro.Questo è il mio consiglio per aiutare tutti voi ad iniziare il lavoro. Ora ciascuno divoi potrà fare le proprie proposte, dare i propri consigli su come procedere.Chi vuole cominciare?”

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Parole del Guru

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Editoriale di Tulsa Singh

All’ultima assemblea dei soci dell’Herakhandi Samaj Italiano erano presenti veramentepoche persone, e io, che da un anno sono l’attuale presidente, ci rimasi proprio male.Era un anno che lavoravo per il Samaj a ritmo serrato, dando buona parte del miotempo a quest’organizzazione e il risultato era un’assemblea quasi deserta? Cosa nonaveva funzionato? Questa domanda mi è rimbalzata nella testa e alla fine mi sono reso conto che, trannegli addetti ai lavori, poco si sapeva di quello che faceva il Samaj. Così, con gli altri delConsiglio abbiamo deciso di concretizzare un progetto in cantiere da diversi mesi epartire a novembre‐dicembre di quest’anno con uno strumento di informazioneonline. Negli anni passati l’informazione era viaggiata col bollettino/rivista OMNAMAH SHIVAYA, a fasi alterne fin dal 1983. Oggi l’idea è di fare una rivista tri-mestrale mantenendo lo stesso nome OM NAMAH SHIVAYA, una rivista dove l’in-formazione viene data attraverso veri articoli scritti dai devoti che sono in grado difarlo. Scrivere un articolo vuol dire impegnarsi in un lavoro che può richiedere anchegiorni, quindi l’impegno è notevole, e tutti sono invitati a dare il loro contributo. È stato formato un gruppo editoriale e sono stati identificati alcuni settori. Io misono preso l’impegno di curare gli articoli sul Samaji in modo da far conoscere atutti quelli che lo desiderano l’operato del Samaj negli anni passati, quello che faattualmente, e soprattutto lo spirito con cui lavora. Questo settore lo abbiamo chia-mato: “L’Herakhandi Samaj Italiano, questo sconosciuto!”. La struttura interna che il Samaj si sta dando attraverso i vari gruppi di attività che lofanno funzionare mi ha dato lo spunto per scrivere questo primo articolo. Voglio par-tire proprio da qui, da come il Samaj lavora e parlare dell’importanza che il Samaj stadando a un certo modo di stare in gruppo. L’articolo, suddiviso in punti per comoditàdi lettura, mostra come il gruppo può diventare lo strumento per realizzare quegliapprendimenti che portano all’armonia e all’unità.

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Editoriale

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[Sezione dedicata all’informazione sull’HSI, curata da Tulsa Singh]

Realizzare l’Unitàdi Tulsa Singh

L’Herakhandi Samaj Italiano in breve

L’Herakhandi Samaj Italiano è l’associazione che unisce e organizza i devoti italianidi Babaji Herakhan Baba e fa parte dell’Herakhandi Samaj Internazionale, l’orga-nizzazione mondiale voluta da Babaji per la diffusione del suo messaggio umani-tario di pace e di fratellanza, sintetizzato dalle tre parole “Verità, Semplicità eAmore”. L’Herakhandi Samaj Italiano è l’organizzazione che rappresenta Babaji inItalia e in questi ultimi cinque anni ha avuto un rapido sviluppo organizzativo. Inquesto momento comprende una fondazione che gestisce le proprietà (immobili eterre) e quattro associazioni affiliate, tre delle quali funzionano anche come ashram.Idealmente comprende anche tutti i devoti e le diverse realtà italiane di Babaji,come ad esempio, le associazioni chiamate ‘amiche’ e la così detta “Bhole BabaCity”.

I gruppi di lavoro nel Samaj Italiano

Ritrovando le direttive iniziali date da Babaji, sia le associazioni sia la fondazionehanno oggi alla loro guida dei gruppi di devoti. In generale il Samaj Italiano vive e sisviluppa grazie all’attività di gruppi di devoti. Questi gruppi possono essere classificatiin tre categorie: gruppi istituzionali, gruppi creati per portare a termine un compitopreciso e gruppi di fatto. I gruppi istituzionali , sono i Consigli Direttivi e le Assemblee dei Soci delle diverseassociazioni e il Consiglio di Amministrazione della Fondazione. I gruppi di lavoro nascono quando un gruppo è creato e s’incontra regolarmenteper portare a termine un lavoro, come per esempio il gruppo editoriale di questanuova rivista “OM NAMAH SHIVAYA”, o il “gruppo delle donne” della “BholeBaba City”. I gruppi di fatto sono quelli che sono sorti spontaneamente, come i gruppi di devotiche nel territorio nazionale si incontrano regolarmente per fare l’Arti.

L’Herakhandi Samaj Italiano, questo sconosciuto!

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Trasformare i gruppi in occasioni di apprendimento.

Questi tre tipi di gruppo, dove i membri s’incontrano regolarmente, possono diventareanche luoghi di apprendimento di quelle abilità che consentono ad un gruppo di fun-zionare con efficacia, di comunicare bene, di prendere buone decisioni, senza mani-polazioni e giochi di potere che solitamente sono solo delle reazioni involontariedovute al fatto che non ci sentiamo a nostro agio quando entriamo in un gruppo equindi assumiamo un atteggiamento difensivo. Questo finisce per innescare dei circoliviziosi che impediscono di lavorare insieme con soddisfazione reciproca e alimentanoil nostro pessimismo. In questo periodo storico tutta la cultura è improntata al singolo, per cui spesso il sin-golo è più efficiente di un gruppo, ma questo succede perché il gruppo non funzionacome tale ma come insieme disarmonico di singoli, dove ognuno pensa che l'altrovoglia solo “portare l’acqua al proprio mulino”. L’intenzione di lavorare insieme,infatti, non è sufficiente, bisogna poi superare la diffidenza e il senso di frustrazionedi fronte alle difficoltà che inevitabilmente sorgono in ogni gruppo. È necessario riuscire a funzionare mentalmente in un modo nuovo rispetto a quelloche abbiamo imparato dalla cultura dominante. Ci devono essere degli apprendi-menti per funzionare a ”livello di gruppo”: se questi apprendimenti sono presentie i singoli membri sono diventati più abili, il gruppo diventa molto più efficace delsingolo.

Gli apprendimenti che il gruppo può dare quando osiamo aprirci al cambiamento.

Questi apprendimenti riguardano principalmente la capacità di ascoltare, la capacità dirimanere in una situazione conflittuale e di gestirla, la capacità di ottimizzare le risorsee di valorizzare ogni singola persona, la capacità di tenere in considerazione la divergenza. Nei momenti creativi è necessario imparare a non criticare e a far emergere le idee, e,solo in una fase successiva, ad analizzare le idee per trasformarle in progetti concreti. Altri apprendimenti importanti riguardano la capacità di cambiare il proprio ruolonel gruppo, se questo cambiamento è funzionale al gruppo, la capacità di sentiregli obiettivi del gruppo come propri, la capacità di accettare e sostenere il leaderche il gruppo si è scelto in un dato momento della sua esistenza, la capacità di pro-

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porsi come leader se utile per tutti, la capacità di gestirsi il proprio ruolo nel gruppoa vantaggio di tutti. Di rilevanza particolare è imparare a prendere buone decisioni per la Comunità. Perfunzionare a livello di gruppo è necessario riuscire a sentirsi parte di un tutto, sop-portando inizialmente il fastidio che ci fa sentire gli altri come una limitazione allenostre ragioni e alla nostra impazienza di fare tutto subito e senza tante storie. Questo per citare i temi più rilevanti.

Le marce mentali

Come un’autovettura possiede più marce per adattarsi alle condizioni del momento,analogamente la persona può funzionare con più marce mentali per adattarsi alle cir-costanze. Con la prima marcia la persona funziona senza consapevolezza riflessiva su quello chefa: agisce e basta, senza alcuna riflessione su come sta facendo quella cosa. In questocaso manca una relazione vera e propria con qualcuno: in queste condizioni preval-gono l’impulso, il riflesso, l’abitudine e lo status quo. Con la seconda marcia la persona riflette su quello che fa e su come lo fa. In questocaso la relazione c’è, ed è con se stessi. Con la terza marcia si può funzionare a due con un partner con reciproca soddisfa-zione, e allora si parla di coppia. Con la quarta marcia mentale si può funzionare come gruppo e percepirsi come partedi un tutto che amplifica le nostre potenzialità. Qui la relazione è con gli altri. Con la quinta marcia mentale si può funzionare come comunità, e allora la relazioneè fra il nostro gruppo di appartenenza e gli altri gruppi con cui si collabora per creareil bene comune. Alcuni di questi modi mentali di funzionare richiedono allenamento perché nessunoli possiede in dotazione né per i geni né per cultura. La cultura attuale, in modo diffe-rente per ciascuna persona, fornisce modelli concreti, che poi possono diventare occa-sioni di apprendimento, solo per quanto riguarda la consapevolezza di sé e ilfunzionamento di coppia. Tuttavia anche a questi livelli abbiamo grandi difficoltà;spesso l’individuo non riesce ad armonizzarsi con se stesso e la coppia può diventareil terreno di battaglia, dove ci si sente manipolati dall’altro e dai suoi desideri.

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L’unità come armonizzazione delle parti

In tutti questi modi di funzionamento mentale l’unità è il concetto base. Se l’individuosi sente uno, vuol dire che funziona bene a questo livello, se si sente diviso ha bisognodi imparare ad armonizzare le sue parti. Se la coppia si sente una, e i due partner sisentono parte di un’unità più grande, la coppia esiste e funziona, altrimenti bisognaimparare quelle abilità che la fanno funzionare. Così è per il funzionamento di gruppo: se il modo di funzionamento mentale è taleper cui la persona si sente parte di un’unità che lo arricchisce e lo rende migliore,bene, funziona anche la marcia “gruppo”. Anche se in questo momento facciamofatica a funzionare a questo livello, possiamo ancora imparare a farlo. Se temiamo diaffrontare il cambiamento, cercheremo per quanto possibile di evitare ogni occasionedi gruppo; ed è la strada scelta da quasi tutti. Se il concetto base è l’unità, diventa particolarmente importante imparare a creareunità ai diversi livelli mentali, in particolare al livello di gruppo.

Mettersi a imparare e aprirsi al cambiamento

Il luogo più naturale per imparare a funzionare al livello mentale di gruppo è il gruppostesso. Il metodo classico è quello di avere un trainer in grado di allenare i membri afunzionare come gruppo, facilitando gli apprendimenti necessari, sensibilizzando ilgruppo a riflettere sulle proprie dinamiche e aiutando il gruppo a superare le situazionicritiche. Senza trainer questo processo sarà affidato al caso, e, già alle prime difficoltà,il gruppo potrebbe irrigidirsi, mettendo in atto dinamiche ripetitive e poco funzionaliche possono portare nel tempo alla rottura del gruppo o a un funzionamento di tipoburocratico e ruolizzato. Il fatto di essere devoti di Babaji e di essere su un camminospirituale non ci rende di per sé capaci di funzionare come gruppo, come stare inIndia mesi non ci rende capaci di parlare hindi. Per imparare bisogna avere il coraggiodi crederci e impegnarsi per raggiungere lo scopo. È necessaria questa idea di mettersia imparare se vogliamo cambiare e far funzionare i nostri gruppi di lavoro.

Esempi di cambiamento

Per fare un piccolo esempio, in un gruppo di lavoro che sta prendendo una decisone seuno è stimolato da quello che si sta dicendo e ha voglia di dire la sua, prima di intervenire,

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deve imparare a chiedersi se quello che vuol dire è in argomento o se può essere utile peril gruppo. Se nessuno fa questa semplice operazione mentale presto gli interventi si acca-valleranno e cominceranno ad andare in ogni direzione e il gruppo sarà improduttivo. D’altra parte, chi è timido, quando sente che il suo intervento può essere utile, deve impa-rare a farsi spazio e a chiedere la parola e l’attenzione degli altri. Anche sulla fiducia c’è molto da imparare. Per esempio si può imparare a far crescere gra-dualmente la fiducia nelle relazioni. Se quando lavoriamo, siamo concentrati in quelloche facciamo, e quando spostiamo pietre, stiamo attenti a non farcele cadere sui piedi, lafiducia cresce in fretta. Con chi è disattento e ci fa del male abbiamo bisogno di piùtempo. È importante che prima si accorga che con la sua disattenzione rischia di farci delmale anche senza volerlo. Con la fiducia è meglio procedere gradualmente. Un giorno a Herakhan, quando Babaji era presente nel corpo, mentre lavoravo a tagliareun grosso tronco con un’enorme sega, feci un movimento sbagliato e procurai un taglioprofondo ad un vecchio sadhu che lavorava con me che si chiamava Sitaram. Per unasettimana lo curai amorevolmente prodigandomi finché non fu completamente guarito.Fra me e lui si stabilì così un rapporto di fiducia. Mi ero reso conto di quanto pericolosafosse la mia disattenzione e imparai a essere attento per non provocare danni. D’altraparte, grande era stato Sitaram a non arrabbiarsi con me e a non rifiutarsi di continuarea lavorare insieme. Certo la mia reazione premurosa gli aveva fornito la prova che erouna persona che, se gli faceva del male, almeno era capace di rendersene conto e di darsida fare per riparare alla cosa. La fiducia nasce anche grazie a questi episodi, quando vediche l’altro, anche se ti ha procurato dei problemi e ti ha fatto del male, è in grado di ren-dersene conto e cerca di riparare in qualche maniera. In generale, quando si parla di capacità relazionali, c’è una grande differenza fra le persone,perché nella scuola dell’Obbligo e nella cultura dominante gli apprendimenti relazionalisono affidati al caso. Qualcuno ha imparato molto e altri hanno imparato così poco danon riuscire a reggere a una semplice conversazione senza alterarsi emotivamente nel girodi pochi scambi di battute.

Mettere da parte l'ego individuale

A questo punto, per riassumere, usando un altro linguaggio, si può dire che l’Hera-khandi Samaj Italiano funzionerà sempre meglio se chi entra nei gruppi di lavoro che

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compongono il nostro movimento abbia imparato, o sia disponibile a imparare, l’artedi mettere da parte il proprio ego individuale e a vedere come la forza del gruppo cuiapparteniamo faccia sentire più forti anche noi, e come quindi valga la pena rinunciarea parte del nostro potere personale. Mettere da parte l’ego comporta anche il fatto di non andarsene dal gruppo quandosi creano dei problemi. In una prima fase della formazione di un gruppo può essere utile un trainer che aiutiil gruppo a crescere e a funzionare come gruppo, perché gli apprendimenti opportunisi fissino e divengano cultura del gruppo. Il primo processo di apprendimento che un trainer mette in moto in un grupporiguarda la capacità di ascolto. Pensate che in un gruppo è normale intervenire senzaprestare la giusta attenzione a quello che viene detto dagli altri. Mentre l’altro parla,abbiamo in mente solo le nostre argomentazioni, spesso perdiamo la pazienza e, senzaaspettare che l’altro finisca e senza aver ben compreso quello che ci stava dicendo,interveniamo e diciamo la nostra. Quando l’ascolto è così scarso, ci si sente pocoimportanti per il gruppo e si sente il gruppo poco importante per noi. Se s’impara a dimenticarci per un momento di quello che vorremmo dire e a prestareil massimo di attenzione all’altro mentre parla, tanto da potere ripetere il suo inter-vento con nostre parole se l’altro lo chiedesse, potremmo scoprire la faccia piacevoledello stare in gruppo e di com’è bello ascoltarsi veramente. Purtroppo però difficilmente un movimento spirituale farà questo tipo di lavoro,perché, come in ogni altro tipo di organizzazione gerarchica, anche nelle organiz-zazioni a carattere spirituale l’ego tende, per così dire, a gonfiarsi, in particolarequello dei leader. Anche il nostro movimento corre questo rischio ma in misura minore visto gli inse-gnamenti pratici che Babaji ci ha dato. Babaji quando era presente ha dato una “lavatadi capo” a tutti i suoi devoti mettendo i loro ego gli uni contro gli altri in un susseguirsidi lila spesso esplosivi. Il risultato è stato quello di renderci allergici a qualsiasi mani-festazione egoica, cosicché, una volta che Lui se n’è andato, abbiamo continuato afarci “il pelo e contropelo a vicenda”. Il risultato lo vediamo oggi nei leader dei nostri centri: più passa il tempo, più tengonoun profilo basso senza fantasie di potere. E questa è la tendenza da anni.

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Chiaramente questo discorso riguarda i leader e non il Guru. Tuttavia Muniraji, ilguru che Babaji ci ha lasciato, è un esempio sublime di assenza di ego e mancanza divoglia di potere. Diversamente in altri movimenti, in particolare quelli politici, maanche in quelli di tipo spirituale, i leader, più importanti sono, e più si sentono inve-stiti di potere, potere che usano principalmente a loro proprio vantaggio.

Realizzare l’unità

Ritornando alla nostra organizzazione, come più volte Babaji ci ha ripetuto, noi fun-zioniamo bene se, quando ci mettiamo insieme, realizziamo l’unità. Anche se abbiamo tutti i componenti di una macchina: ruote, motore, manubrio ecc.ancora non abbiamo un’autovettura, per avere un’automobile questi pezzi devonoessere assemblati insieme in modo tale da formare un tutto armonico e funzionale. IGurupurnima internazionali e i Novaratri in India mostrano cosa succede quando c’èunità fra tante persone. Per render quest’unità un fatto quotidiano bisogna impararea ricreare l’unità ogni volta che ci troviamo in gruppo, sia quando lavoriamo, cantiamoe preghiamo insieme, ma anche quando ci incontriamo per far funzionare la “baracca”.

“ Sono venuto per aiutarvi a realizzare l’unità oltre la divisione. Non parlodi quel tipo di unità di cui parlano i partiti politici. Parlo di un’unità mairaggiunta finora, un’unità che otterremo per mezzo della mutua compren-sione, senza bombe, fucili o forza. Tutti dovete cercare quell’unità. Costruiròun pozzo dove il leone e la capra potranno bere insieme. Quello che voglioper voi tutti è l’unità e la coscienza che siamo tutti Uno e lo stesso. Ciò cheha tenuto insieme questo incontro è l’energia che voi avete messo per spostarela montagna”.

Parole di Babaji. Hairakhan, 18 aprile 1980

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La storia di “Croce Mandir”di Padam Singh

Sono passati ormai parecchi anni da quando Kali Shani portò per primo nella nostrazona il messaggio di Luce di Shri Babaji. E molti sono passati da quando il nostrogruppo, via via formatosi, prese a riunirsi da Kali Annamaria per celebrare l’Arti, adAlbori, un paese arroccato sulla collina di Raito in costiera Amalfitana, di fronte almare turchese, nella sua casa in via Croce, con Kalu Singh, pujari pioniere.Dopo che Kali lasciò la sua casa per trasferirsi a Cisternino, il gruppo continuò nellasua consuetudine, organizzandosi a turno nelle case dei devoti, con le mille gioie e lemille difficoltà che ciò comportava.Nel 1994, in occasione della visita di Shri Muniraj a Cisternino, io e Kalu Singh pre-sentammo a Guruji un foglio con l’elenco dei devoti, con i quali avremmo volutocostituire un Centro nella nostra zona.

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Notizie dai Centri. Cose fatte, cose da fare

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Shri Muniraj ci guardò, “pensò” un attimo e rispose: “Later” (più in là). lo e Kaluannuimmo, pensando che sarebbero arrivate le giuste opportunità a tempo debito.Cosa che puntualmente successe due anni più tardi, quando ci si presentò l’occasionedi subentrare, a Croce, nella casa che fu per molti anni abitata da Prem Singh e, inultimo, dallo stesso Kalu Singh. Nacque così, nel Febbraio 1996, il Croce Mandir.Croce è una collina che segna il confine fra Cava De’ Tirreni e Salerno. Apre la suavisuale sul golfo di Salerno da una parte, e dall’altra sulla Costiera Amalfitana. È unposto molto bello e puro. È in collina, ma sembra alta montagna, e c’è un’energia cri-stallina. Tra le anse delle montagne, che ricordano molto quelle di Hairakhan, si scorgeil mare.

Notizie dai Centri. Cose fatte, cose da fare

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Nell’Ottobre 1999, in occasione del Navratri di autunno, una devota del nostrogruppo, è stata in India, portando con sé un libretto di foto del Mandir da mostrarea Shri Shastriji, prima tappa del suo viaggio, e a Shri Muniraji a Chilianaula.Mostrando le foto del Croce Mandir e dei luoghi che lo circondano: “Shastriji, questoè il nostro Mandir. Puoi dirci qualcosa sul posto?”Shastriji (guardando scrupolosamente le foto): “Accha, very good place! (ripetendopiù volte). È un bellissimo posto e l’energia è molto buona. Dovete restare là, nondovete cambiare. In che parte dell’Italia si trova?”L.: “Si trova nel Sud, sulle colline vicino alla Costiera Amalfitana, a Cava De’ Tirreni,vicino al mare, tra Salerno e Napoli.”

S.: “Ci sono state molte guerre lì, è così? (riferendosi alle guerre per l’espansione diRoma antica che si combatterono anche davanti ai templi). Molto karma negativo,per questo, è stato seminato.”

L.: “Sì, è così.”

S.: (riguardando le foto del Mandir): “C’era una chiesa qui prima che diventasse untempio di Babaji? E chi ha costruito questa casa?”

L.: “Non so, non saprei.”

S.: “L’energia del posto è molto buona (mostrando tutto contento le foto agli indianilì presenti). Good, very good! Quanti siete a pregare Babaji in questo posto?”

L.: “Siamo un gruppo di 20-25 persone. Ci riuniamo per fare l’Arti tutte le domeni-che, e anche in occasione delle feste indiane e italiane, e per festeggiare qualche com-pleanno. La casa che ospita il Mandir ha bisogno di ristrutturazioni, anche per poterdare ospitalità a piccoli gruppi di persone. Abbiamo fatto qualche lavoro urgente, maè necessario lavorare ancora. Possiamo continuare?”

S.: “Sì, dovete continuare. Questo è il vostro posto. È molto bello! Andate avanti!

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Curate il vostro Tempio, this is very good place! E anche tutto intorno, good energy!”L.: “Grazie mille, per tutto. Bhole Baba ki Jai!”In effetti, proprio nell’ambiente ora adibito a Mandir, circa due secoli fa, vi era unaChiesa consacrata e funzionante (abbiamo avuto conferma dai proprietari recente-mente) e la casa, una villa del ‘700, è stata costruita da due Canonici, tutte cose dicui lei era completamente all’oscuro.

Ciò la dice lunga su Shri Shastriji, e anche su questo posto, che Shri Babaji ha sceltoper questa zona. Shri Muniraj, guardando le foto, annuiva e diceva: “Good, very good.”

Quest’anno festeggiamo il 15° anno di presenza del Croce Mandir, e il secondo annodi associazione all’Haidakhandi Samaj ItalianoLa gioia più grande che proviamo scaturisce dal vedere tante persone che arrivanopiegate dalla vita e dalle prove che ognuno di noi trova sul proprio cammino, e chetrovano ristoro alla Fonte Purissima che è Bhole Baba MahaRaj, e che tornano e tor-nano sempre, che ritrovano il sorriso e la fiducia, e che intravedono una Luce sul lorocammino interiore. La domenica sera siamo costantemente circa 20-25 persone, tantagente nuova che continua ad arrivare, anche persone che magari dopo un approcciodifficile, aprono il loro cuore a Babaji e ritornano portando altri amici con i qualidesiderano condividere questa misteriosa gioia “senza motivo”, come ama dire il nostrocaro Presidente eterno (ora finalmente a riposo) Ram Lotha.La festa che celebriamo fin dall’inizio dell’esistenza del Mandir, a parte le classiche feste,è il Ganesh Chaturthi, che col passare degli anni è diventata una vera e propria istituzionedel Croce Mandir, molto apprezzata da tanti che, anche con grande sforzo, partecipanoda tutt’Italia. Shri Ganesh, con la Sua Gioia Primordiale, con la Sua scoppiettante vita-lità, ci ha accompagnato per tutti gli anni di questo percorso, regalandoci dei Kirtanmagnifici, mostrandoci cosa significa essere liberi da tutti i legami della Maya, cosicchèogni anno non vediamo l’ora che venga il prossimo. Tutto ciò ripaga abbondantementetutti gli sforzi e i sacrifici che tanti di noi si sobbarcano per mantenere in piedi questoposto, che tanto dà a noi quanto a tanti altri, e che ci fa superare anche i piccoli e grandicontrasti che inevitabilmente vengono fuori, anche perché sono parte della crescita diognuno di noi, che così accetta di mettersi in discussione per amore di Bhagwan.

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Ashwin Navaratri 2011 Chillianouladi Prem Das

Il nono giorno di Navaratri, dopo il bandara, riaccompagnando Guruji a casa, mi èvenuto spontaneo ringraziarLo del bellissimo Navaratri, Guruji mi ha risposto “It hasbeen all for the grace of Babaji” – “È stato tutto per la grazia di Babaji”. Infatti riflet-tendo a posteriori, l’intensità solida di quei nove giorni sono stati pura grazia di Babaji.Ashwin Navaratri 2011 è stato ispirato ed intenso dal primo all’ultimo giorno senzasussulti né flessioni, sarà che Babaji è da qualche parte dietro l’angolo; l’amore fra igiardini di Chillianoula era ovunque e con esso tanta pace…Anandapuri.È stato anche il primo “cyber-Novaratri” trasmesso in tutto il mondo da quel vulcanoin perenne eruzione chiamato Lal Baba: cavi elettrici tesi sulle teste di tutti, variepostazioni computer appese con corde e morsetti, mentre i Sitaram Baba continua-vano a specchiarsi incuriositi nel computer con un Lal Baba urlante… Guruji haapprezzato il lavoro di Lal Baba e centinaia di persone hanno avuto il primo “video-darshan” da Chillianoula!

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Notizie dall’India

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L’affluenza di devoti è stata buona, anche dei nostri confratelli russi che hanno portatocon loro l’entusiasmo e la gioia della recente visita di Guruji per Gurupurnima a Mosca. Il tempio si è arricchito di tre nuovi quadri, uno dalla Russia che è diventato un po’l’emblema dell’arrivo fisico di Babaji in Russia, il secondo una tela enorme dipintada Shivam Tandon, figlio di Sandeep, con un Baba giovane e moderno, il terzo quadroè un’ incredibile fotografia del Mansharovar Kailash presa da una prospettiva inedita,regalata a Shri Muniraji da Neela .Il nostro Ananda Puri Ashram dopo due monsoni durissimi e le varie traversie umanee non, attraversate negli ultimi tempi, è nuovamente, grazie alla smisurata saggezzadi Guruji, attivo e fiorente: nell’ospedale si respira una nuova aria di efficienza emodernità; i lavori di ripristino dei danni causati dal monsone 2010 quasi completati;la nuova casa di Sri Muniraji completa ed abitabile; il nuovo kutir di Babaji finalmenteasciutto grazie al nuovo tetto. L’ultimo monsone, però, che è stato per certi versi piùduro del precedente, ha portato al distacco di parte della copertura in marmo del tem-pio. Phull Singh spedito da Guruji a visionare il problema, dopo alcuni giorni dilavoro per rimuovere le lastre distaccate a 15 metri di altezza, ha scoperto che in realtàtutta la copertura in marmo è staccata dal supporto in cemento e questo chiaramenteè un grossissimo problema. La rapidità con la quale Guruji si è mosso a riguardo celo dimostra chiaramente: il problema è stato portato all’attenzione durante il meetingdell’International Samaji, dove Vandana Lal si è offerta di donare tutto il denaro perquesta riparazione. Phull Singh, chiaramente per la sua esperienza, è stato incaricatoda Guruji di organizzare i lavori e di creare una squadra possibilmente italiana e avràbisogno di tutto il nostro aiuto. I lavori dovrebbero iniziare ad aprile.La nostra famiglia italiana di Navaratri, abbastanza numerosa e variegata, si è datacome al solito molto da fare nei punti chiave, meno che nel servire durante l’Italianbandara dove Guruji ridendo ha detto di non aver visto un solo italiano servire il ciboma solo due bambini italiani, Fiamma e Rocco.Molti al ritorno in Italia mi hanno chiesto se ci fossero novità sul ritorno di Babaji.Da quello che so, non c’è stato nessun accenno ufficiale a riguardo ma la sensazioneè stata che quell’incredibile notizia che ci ha dato Guruji un anno fa, pian piano siastata assorbita nei nostri cuori: Baba è tra noi, di nuovo. Rispondendo a Vasanti , chechiedeva se ci fossero novità riguardo al ritorno di Babaji, Guruji ha risposto “Every-

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thing is ready, now is up to Him to decide when to appear” – “ tutto è pronto, ora staa Lui decidere quando mostrarsi”.Cosa dire oltre, rimangono i suoni e gli odori a ricordarci per sempre quei momenti,lo Sri Kalbhairav Ashtakam intonato tutte le mattine alle cinque da Maheshwar o ledolci litanie degli sloka intonati al Dhuni da Tulsa Singh ogni pomeriggio, mentre ilfumo-profumo onnipresente del Dhuni raggiunge ogni angolo dell’ashram e ognunospera che rimanga per sempre con sé.

Bolo Shri Haidhakandi Bhagwan ki Jai!

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Ateismo nel nome di Diodi Hari Krishna Doctor

“ Il Tao che può essere nominato non è l’eterno TaoIl nome che può essere nominato non è l’eterno nomeL’innominabile è eternamente realeNominare è l’origine di tutte le cose particolariLibero dal desiderio realizzi il misteroCatturato dal desiderio vedi solo le manifestazioni

Tao Te Ching (Lao Tzu)

“ Il cammino spirituale è un processo di graduale disillusione nel qualetutte le nostre idee riguardo chi siamo, cos’è la vita, cos’è Dio, cos’è laVerità e cos’è lo stesso cammino spirituale vengono smontate e distrutte. È anche un cammino entusiasmante, perché quest’opera di smantellamento alla fine ci lascerà con la nuda Verità, che è l’unica cosache alla fine può soddisfarci.

Mariana Caplan

Sri Babaji ci diceva di andare dai saggi e una volta disse che Ramana Maharsi non erauno dei tanti santi dell’India ma un vero Rishi. Per questo ho studiato a fondo tuttele opere che ne raccolgono gli insegnamenti e anni fa quando il bollettino era cartaceopubblicammo la traduzione della Ramana Gita, con la certezza di esprimere insegna-menti che Sri Babaji condivideva profondamente. Questi insegnamenti sono davvero illuminanti e smontano alla radice le pretese del-l’ego, e ci spingono a sperimentare direttamente la natura del Sé e gli inganni dellamente.Attraverso l’auto-indagine, la meditazione su: “chi sono io?” suggerita dai maestri del-l’Advaita come Ramana e Nisargadatta Maharaj, emerge lo stato naturale della consa-pevolezza. Uno stato di coscienza che non reagisce meccanicamente alle circostanze

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esterne, ma osserva con chiarezza le reazioni del corpo-mente di fronte alle situazioni,senza identificazione con i movimenti del pensiero e con l’osservatore stesso. È la totale negazione del tempo psicologico nella semplicità del sentire immediato enon diviso, in cui non c’è l’illusione di uno sperimentatore separato dall’esperienza.Seppure sia difficile da descrivere questo stato è la cosa più semplice che si possa im-maginare, come il vivere spontaneo libero dai filtri del pensiero. La conoscenza, lecredenze e tutti i condizionamenti accumulati sono messi da parte nel sentire imme-diato e la vita scorre senza attrito in una semplicità dell’essere che non è indifferenzao distrazione, bensì una più lucida presenza. Accade senza sforzo, senza intenzione esi manifesta senza aloni mistici e trascendentali. L’esperienza non duale è amore, èsemplicità, è verità!La folgorante ovvietà del mondo indiviso che appare una volta che il dualismo chel’ego produce è dissolto, nasce da un processo di disillusione e disinganno piuttostoche da estasi meditative che sono generalmente stati passeggeri. Chi ha vissuto vicino a Sri Babaji ben ricorda che al suo cospetto si provavano mera-vigliose estasi generalmente solo dopo che il nostro ego era stato raso al suolo da unodi Suoi magnifici Lila. Ben ricordiamo anche come di fronte a lui i pensieri si dissol-vessero e se pensieri persistenti ci disturbavano Sri Babaji ci ignorava o ci faceva sentirecosì fuori luogo che dovevamo allontanarci.Quando si osserva la realtà, con attenzione passiva e non divisa, liberi dalla sensazionedi un osservatore separato dal tutto, si è oltre i condizionamenti e i pregiudizi chesono la stoffa dell’osservatore: l’io con il suo bagaglio di esperienza e memoria. Senzafare nulla la vita scorre e ci guida nell’azione armonica e congruente. Sri Babaji, aimiei occhi, è un’incarnazione di questa coscienza non divisa, di questa consapevolezzaimmediata che trascende lo spazio e il tempo, e mi rendo conto di come sia facileadorare il vaso invece di berne l’acqua, cioè credersi devoti adorando l’Icona senza dav-vero praticare ciò che Baba è venuto a mostrarci e trasmetterci. Giorni fa Sri Muniraj in uno dei suoi rari discorsi pubblici ha posto l’accento sul pro-blema dell’ego e della divisione il sentirsi “qualcuno” e l’identificazione con ruolo ecasta che provoca.Per questo tutte le tecniche, le pratiche di meditazione e qualunque metodo, sarannoquindi efficaci o frustranti, secondo la prospettiva della nostra ricerca e potranno

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essere una via di trascendenza o una nuova illusione a sostegno dell’ego, secondo lamotivazione di chi le utilizza. Quando mettiamo in pratica ciò che Krishnamurti ciha così chiaramente trasmesso in tanti anni d’insegnamento cioè: l’osservazione senzaun osservatore (l’attenzione di una mente sgombra dal pensiero) quando ci rendiamoconto della natura illusoria dell’io e l’osservatore scompare davvero, riconosciamo lavanità di qualunque sforzo di cambiare le cose, ci arrendiamo e viviamo nell’OmNamah Shivay. Quando comprendiamo che è la rete del pensiero che crea la sensazione illusoria diun “io separato dal contesto”, abbiamo accesso a un novo piano di coscienza e una pre-senza mentale priva di resistenza e conflitto con la Realtà, che dissolve l’ingannevoletrama dell’ego con le sue speranze e paure. Si giunge così a comprendere che la me-ditazione è il frutto spontaneo di questa disillusione, nel rifiuto di ciò che falso. Ciòche ci è richiesto è principalmente il coraggio di vedere le cose come sono e di starecon “ciò che è”. La mappa del pensiero non sarà mai il territorio della vita.Il flusso dei pensieri è un rumore di fondo che copre la possibilità di fermarsi ad ascol-tare il silenzio ed immergersi nell’Essere. Molti propongono tecniche di controllo men-tale e l’esercizio della volontà per padroneggiare la mente, con la grave lacuna di nonaver esaminato chi o che cosa dovrebbe controllarla. Dice un proverbio cinese: Quandol’uomo sbagliato usa i mezzi giusti, i mezzi giusti funzionano nel modo sbagliato… Lapace mentale non è il prodotto dello sforzo e del controllo, che anzi è causa principaledell’agitazione stessa. Nasce dall’accettazione della realtà, senza via di fuga, dal rico-noscimento che l’io è un prodotto della memoria e del condizionamento e che pos-siamo vivere pienamente solo quando non cadiamo in un’illusoria identificazione conesso. Il pensiero funziona senza conflitto quando si prende cura delle cose pratichedel momento, ma diventa il più grande ostacolo quando si sovrappone al nostro veroessere e sentire. Quando riconosciamo che il pensiero applicato all’Essere conduce a ir-risolvibili paradossi lo lasciamo ai suoi compiti e possiamo guardare la realtà senza icondizionamenti del passato e liberi dal conflitto con ciò che è qui e ora. Solo a questopunto avviene per noi una vera rinascita.Per far sì che questi concetti non restino astrazioni, ma diventino realtà vissuta hotrovato nella tecnica di respirazione intensa che insegno, il catalizzatore più efficace.Ed è stato Sri Babaji stesso a suggerirmi questa via, e mi dette le sue benedizioni perché

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la diffondessi in Italia. Ghora Devi ricorda che disse che questa respirazione era unMaha-Yoga per gli occidentali e per i nostri tempi. L’attenzione alle sensazioni, che larespirazione produce, favorisce l’immediato sentire non diviso, conduce, oltre la di-mensione concettuale, alla diretta percezione e immedesimazione nel vero Sé. Ma anche in questo caso nessun metodo e nessuna tecnica può essere efficace quandol’ego e la mente se ne impossessano. È triste notare che spesso si fa cattivo uso anchedelle pratiche migliori quando esse sono espressione di narcisistiche speranze di gran-dezza spirituale anziché sincera aspirazione all’auto-trascendenza. Per questo solo lavita stessa in ogni suo aspetto è il nostro vero Yoga, la nostra Sadhana, e solo vivendopienamente con coraggio e attenzione profonda progrediamo. Sri Babaji spesso diceva: Ognuno deve essere umano e coraggioso. Voglio un mondo digente coraggiosa che prende la vita così come viene! (24 maggio ‘83)

Jiddu Krishnamurti, un altro grande maestro gli insegnamenti del quale mi paionomanifesti in Babaji, che come Bhole Baba, li incarnava senza parlarne, diceva:Tutti conosciamo quel tremendo senso di solitudine nel quale né i libri né la religione ser-vono più a niente, quando tutto quello che rimane dentro di noi è un vuoto spaventoso.La maggior parte di noi non riesce ad affrontare quel vuoto, quella solitudine; così fug-giamo e andiamo a cercare rifugio nella dipendenza da qualcosa, perché non possiamosopportare di rimanere soli con noi stessi. Accendiamo la radio, leggiamo, lavoriamo, chiac-chieriamo incessantemente occupandoci delle cose più diverse, dell’arte, della cultura. Maarriva il momento nel quale non possiamo fare a meno di imbatterci in quel senso tremendodi isolamento. Anche se abbiamo un ottimo lavoro in cui tuffarci disperatamente, anchese ci mettiamo a scrivere libri, dentro di noi c’è questo vuoto tremendo. E siccome vogliamoriempirlo, ricorriamo alla dipendenza. Ci rifugiamo nella dipendenza, nei divertimenti,nella religione; facciamo dell’assistenza, ci diamo al bere, alle donne, facciamo di tuttoper riempire quel vuoto. Ma se ci rendiamo conto che qualunque cosa facciamo per riem-pirlo o per nasconderlo non serve assolutamente a nulla; se ce ne rendiamo conto non aparole, vediamo l’assurdità di quello che stiamo facendo... allora ci ritroviamo ad affrontareun fatto. Non è questione di liberarsi dalla dipendenza. Il fatto non è la dipendenza; ladipendenza è solo una reazione a un fatto... Perché allora non affronto il fatto e sto avedere che cosa succede? A questo punto sorge il problema dell’osservatore e dell’osservato.

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L’osservatore dice: “Mi sento completamente vuoto; non lo sopporto” e fugge da questa sen-sazione. L’osservatore dice: “Io sono diverso da questo vuoto”. Mentre, invece, l’osser-vatore è proprio questo vuoto; non c’é un osservatore che stia vedendo quel vuoto.L’osservatore è l’osservato. Quando questo accade, avviene una rivoluzione tremendanella mente e nel cuore.

Credo che quest‘Unità tra osservatore e osservato sia la sola chiave per dar fine al-l’egoismo. Da quest’Unità che: “non è quella dei politici o che può esistere anche in ungruppo di malviventi“ nasce quella Rivoluzione interiore dilagante a cui Sri Babaji vo-leva ci unissimo.

Tu sei il mondo!

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Testi citati

La Ramana Gita

Leggi il testo: http://www.rebirthing-italia.com/advaita2.htm#gita

Scarica il testo in Pdf: http://dl.dropbox.com/u/5972444/Brani%20e%20articoli%20mp3/Ramana%20Gita%20senza%20num.pdf

Ascolta audio (50 minuti):http://dl.dropbox.com/u/5972444/Brani%20e%20articoli%20mp3/Ramana%20Gita%20per%20Ghost.mp3

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Herakhandi Familydi Giorgia Vigevano

L’International Haidakhandi Journal viene pubblicato due volte all’anno ed è alla suaquarta uscita. E’ a cura di Rob e Gaby, una coppia di devoti inglesi. Il Journal è soste-nuto anche da Alok Banerjee in India, da Gayatri Devi e Lok Nath in America e daRaghuvir. Viene pubblicato sul sito internazionale dell’Hairakhandi Samaj www.hai-dakhandisamaj.org e viene spedito in cartaceo in tutto il mondo. Ogni numero affrontaun diverso argomento sul quale i devoti di tutto il mondo sono chiamati a intervenire.Apprezzo molto il lavoro di questo giornale che, per la prima volta, ha un respiro inter-nazionale. Per questo motivo, in questa rubrica, ad ogni uscita della rivista, tradurròciò che mi pare il meglio delle interviste e degli interventi sull’argomento.“Il ritorno di Babaji: speranze, sogni e paure”, ecco ciò di cui si parla nell’ultimo numero.

Babaji è tornato!di Giorgia Vigevano

Babaji è tornato! Il messaggio mi è arrivato sul telefonino alle 8 di una sera di Novaratridi autunno 2010, mentre ero nell’ashram, a Cisternino e un attimo dopo ero lì,abbracciata al primo devoto che ho incontrato, urlando e saltando di felicità. Lo avevo sognato, avevo sognato che Lui sarebbe ritornato, e che il tramite sarebbe statoMuniraj e così è stato, la notizia è stata data dal Re del Silenzio che, per una volta, hafatto un lungo discorso, una sera di Navaratri, dopo l’Arati, stupendo tutti, facendo sob-balzare il cuore di molti. Devoti di tutto il mondo hanno comunicato le loro speranze,le loro paure e i loro sogni e le hanno condivise sull’ International Haidakhandi Journal.

Dal numero 4 – estate 2011 leggo:“Il mondo intero sta aspettando il ritorno di Babaji perché l’intero mondo sta aspettandoil divino. Quando Babaji ha lasciato il corpo nel 1984, Shri Shatriji ha detto che mentreil mondo attraversa la kranti sarebbe troppo doloroso per il divino vederlo attraverso occhi

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umani… Il sentimento che pervade il mondo è di paura e ansia… Quando Babaji riap-parirà il peggio della kranti sarà passato e questo sentimento di paura sarà superato. Ilritorno di Babaji significa il ritorno dell’amore e della speranza.” (Kharku)

Nilla Caddy, una devota tedesca, autrice del libro “Incontro con Babaji – Maestro del-l’Himalaya”, aggiunge: “Ho una profonda fede che, ora che Babaji, il potere della Luce,si è manifestato, per coloro che amano Dio e servono Dio ci sarà solo il meglio. Sono con-vinta anche che presto il Nuovo Mondo si manifesterà. Babaji ci ha ripetuto molte volte:“Presto vedrete il Nuovo Mondo.” Questo, naturalmente, comporta una enorme cambia-mento per il nostro mondo attuale. Che incredibile compito si trova ad affrontare Babaji,di condurre l’umanità alla Luce – la luce dell’amore, che non è nient’altro che la sua veraessenza, la sua dimora. Quando Shri Muniraj ha annunciato che Babaji aveva preso una nuova forma, egli hadetto. “Babaji sta portando la rivoluzione.” Che profonda trasformazione dovrà avvenire,quanta distruzione sarà necessaria? Egli ci ha dato il Nome di Dio, l’Om Namah Shivaya,come protezione.Durante il Navaratri di primavera a Herakhan, Shri Muniraj ha detto a me e al miogruppo: “Dovrete vivere una vita semplice.” Una vita semplice – che cosa significa?• essere grati per ogni respiro• rimanere con un sentimento di gratitudine e assaporare la libertà che essa dà, anche

se, a livello materiale, molto ci sarà tolto• respirare in Dio, Babaji, e sperimentare che meno si ha a livello materiale, più si

sperimenta il potere dell’amore e della luce interiore.Che paure possiamo avere, se Babaji è qui con noi! Dovremo passare attraverso una fasedi transizione, durante la quale la nostra fede e il nostro amore saranno messi alla prova,prima di sperimentare lo splendido Nuovo Mondo, il cui Dharma è:“Siate felici”

Lal Baba scrive solo: “Ritornare? Lui è qui! È dappertutto! È tutto!”

“Babaji ha detto una volta a Gora Devi”, ricorda Sarasvati (Rieferath) “che quandosarebbe ritornato sarebbe venuto in occidente. Un’altra volta Shastriji disse, con le lacrime

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agli occhi: “Il sole sorge sempre ad est – ma ora sorgerà ad ovest.” Muniraji ci ha detto chedobbiamo chiedere a Babaji di venire e mostrarsi.”

Anche Raghuvir ci esorta a chiamarLo:“Shri Babaji ha insegnato ad alcuni yogi una preghiera per chiamarLo e Lui ha promessodi rispondere ad ogni richiesta sincera. Le prime frasi sono in hindi e poi si può continuarenella propria lingua:

Ao ao Bhole Baba Himalaya se aoBhole Baba Ti chiamo dall’HimalayaAo ao Bhole Baba mera hriday me aoBhole Baba Ti chiamo nel mio cuoreKripa karo tumara bhakton se.Abbi compassione dei tuoi devoti.

Da qui si procede ad invitarLo nella nostra mente per purificare i nostri pensieri. Poi Losi invita nei nostri occhi perché ovunque si guardi si veda il Divino. Lo si chiama nellenostre azioni, così che ogni azione diventi karma yoga nel Suo nome. Lo si invoca e Lo siloda e Gli si chiede di venire e prendere possesso del Suo asana a Herakhan. Poi si completala preghiera con ciò che custodiamo nel cuore…Prepariamo anche i Suoi ashram in tutto il mondo. Rendiamo questi luoghi, con il Suoaiuto e la Sua ispirazione, splendidi serbatoi della Sua luce dove le persone possono veniree prendere rifugio. Per il poco che possiamo fare, diamo il nostro contributo a questa gran-diosa impresa che Egli è venuto a compiere. Egli si nutre del nostro amore e della nostradevozione, prepariamo una festa per Lui nei nostri cuori con la pratica sincera nellamaniera in cui Lui e Shri Muniraj ci hanno insegnato. Siate ispirati!!!”

Speranze, paure e sogni: volete contribuire alla discussione? Scrivete ad [email protected]

Bhole Baba ki jai! Giorgia

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