16
A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VII N° 69 dicembre 2013 Mensile d’informazione d’arte n in mostra: LelioSwing ai Mercati di Traiano n occhio al libro: Canto di Natale n manga: Devilman www.artemediterranea.org Auguste Renoir, “ Ritratto di Madame Henriot”, 1876 n dedicato a: Gemme dell’Impressionismo

Occhio all'Arte (dicembre 2013)

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Occhio all'Arte è il mensile culturale dell'Associazione Arte Mediterranea. www.artemediterranea.org

Citation preview

Page 1: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VII N° 69 dicembre 2013

Mensile d’informazione d’arte

nin mostra: LelioSwing ai Mercati di Traiano

nocchio al libro: Canto di Natale

nmanga: Devilman

www.artemediterranea.org

Auguste Renoir, “ Ritratto di Madame Henriot”, 1876

ndedicato a:Gemme dell’Impressionismo

Page 2: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

22

Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Laura Siconolfi,

Maurizio Montuschi, Greta Marchese, Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi,

Marilena Parrino, Nicola Fasciano, Teresa Buono, Giulia Gabiati

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario

Fatti gli affari nostriPonte Rotto

Canto di NataleEvan Gorga. Il Collezionista

La riscoperta dell’AnticoMusei Romani

LelioSwing ai Mercati di TraianoPrigionie (in)visibili

gemme dell’IMPRESSIONISMOSilent Souls

“La battaglia delle ciliegie” di Günther AndersDevilman

Henri Fantin-LatourSede del GIMEMAsul filo di china

Gabriele Basilico. Fotografie dalle Collezioni del MAXXIDal 17 al 31 dicembre Natale al Millelire

n

•••

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 349.7790097

REGALA o REGALATI un CORSO all’ARTE MEDITERRANEA

Corso di disegno ed acquarello: 3 mesi - 80 euro 6 mesi - 140 euro

Corso di pittura ad olio: 3 mesi - 90 euro 6 mesi - 160 euro

Sono in distribuzione la 1a e 2a lezione del DVD sulla

pittura ad olio

Page 3: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

3

eventonFatti gli affari nostriLa violenza contro le donne è affare di tutti di Stefania Servillo

La mostra di Ana Rewakowicz (1966, Polonia), in corso fino al 17 gennaio all’Istituto polacco, scaturisce dall’incontro con Roma e precisamente con una

piccola parte di essa, un frammento dimenticato: Pons Aemilius o Ponte Emilio o ancora Ponte Rotto, com’è più frequentemente chiamato. Il nome conferitogli sottolinea che ormai è una rovina, mancante com’è degli archi spazzati via da un’inondazione nel 1598 e che una volta, dal 174 d.C. quando fu inaugurato, lo rendevano funzionale al passaggio di viandanti e cittadini. Da secoli, sottratto al suo scopo e perciò abbandonato, è sospeso nel flusso del Tevere come nel tempo cristallizzato della città eterna. L’artista ritorna a quella struttura architettonica incompleta e ne analizza i particolari in un video, con sguardo mobile e lento, ci racconta poi il valore che assume per gli abitanti del posto, per proporne infine una ricostruzione effimera attraverso la realizzazione delle parti mancanti con del materiale verde biodegradabile. Immersa nel buio di una stanza l’installazione, che mostra il ponte “completato”, prova che il presente può agire sul passato e lo può fare, in sintonia con l’epoca che ci è propria, senza essere definitivo, irreparabile, perentorio, ma lasciandosi anche uno spazio di sperimentazione e di giocosità, sempre in una ricerca di sintonia con il contesto ambientale e umano. La ricostruzione del ponte si fa sineddoche di una capitale immobile nella tensione tra un tempo andato, ma monolitico e imponente, e un futuro mutante e sfuggente, aprendo nuove possibilità di pensiero e d’azione che possano essere incisive oggi, seppur sviluppate sulla grandiosa storia delle rovine urbane.

Ponte RottoUna parte per il tutto

di Teresa Buono

Ponte rotto, particolare

Il 25 novembre è la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne” e proprio in questa data l’Unicoop Tirreno insieme al Comune di Aprilia, e in collaborazione con l’Associazione

Arte Mediterranea e l’Associazione Culturale Vaso di Pandora, ha organizzato un evento a tutto tondo. Si tratta di una giornata particolarmente importante: il nostro Paese, come molti altri, è affetto da questo problema sociale che inesorabilmente investe altri settori della vita e che, nonostante tutto, è spesso taciuto. Per quanto la tematica sia conosciuta non sarà mai sufficiente ribadirla e, l’utilizzazione di mezzi ulteriori oltre quelli esplicativi, è un approccio che consente di toccare corde più profonde negli animi di coloro che intervengono. Nella Sala Manzù della Biblioteca Comunale di Aprilia sin dalle ore 10.00 si sono potute ammirare le opere pittoriche dell’Associazione Arte Mediterranea ispirate a questo tema e in mostra per l’intera giornata a far da cornice alla tavola rotonda a cui sono intervenuti: il Sindaco del Comune di Aprilia Antonio Terra, il Direttore ASL di Aprilia, i rappresentanti delle forze dell’Ordine, il responsabile del Centro d’Ascolto Diocesano, Valeria Magrini responsabile del Piano Sociale Partecipato Unicoop Tirreno e le donne dell’Amministrazione comunale di Aprilia; il dibattito è stato moderato dalla giornalista Francesca Cavallin. L’intera serata si è conclusa con un intervento musicale dell’Associazione Vaso di Pandora.

in mostran

Page 4: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

4

occhio al libronCanto di NataleCharles Dickens augura a tutti un felice e singolare Natale. di Martina Tedeschi

“Sciocchezze!”, ripeteva sempre, con tono grave pieno di assoluta convinzione. “Sciocchezze!”, era la sua espressione preferita per liquidare questo

o quel discorso, qualunque sciocca situazione, qualsiasi sciocco argomento cominciato da sciocche persone. “Sciocchezze!”: la gioia, l’amore, l’altruismo incondizionato, i pasti in famiglia e addirittura il Natale; per il signor Scrooge non vi era distinzione alcuna, erano tutte inequivocabili sciocchezze. Avido, cupo e solitario Ebenezer Scrooge, viveva divorato dall’egoismo che lo legava stretto al suo denaro e ai suoi affari, e bendato dall’indifferenza per la povertà e le persone più bisognose. Nessun amico, nessun confidente o parente verso cui provava un minimo di affetto o di interesse, l’unico caro di cui conservava un freddo e distaccato ricordo era il suo socio in Borsa, Jacob Marley, venuto a mancare ormai sette anni prima. Era conosciuto da tutti, in città, come l’uomo che avrebbe colmato la sua tomba delle uniche cose che stavano riempiendo la sua vita: monete, scartoffie e il suo inarrivabile ego. In una sera, per lui come le altre, nonostante fosse la vigilia di Natale, stava per accadere qualcosa che di lì a qualche ora avrebbe scosso la triste razionalità del vecchio Scrooge.

Venne a fargli visita il suo amico Marley, o meglio, il suo spirito. Inutile ribadire con quale affermazione rispose a quella strana presenza che stava mettendo a dura prova la sua integrità mentale, ciò nonostante il fantasma di Jacob Marley era lì per mostrargli la lunga catena dei suoi rimorsi e i suoi egoismi, della materialità che lo aveva accompagnato durante tutta la sua vita e che ora, dopo la morte, gravava sul suo spirito come il più pesante dei fardelli. Era lì per avvisarlo, anche, avvisarlo che in quella stessa notte avrebbe avuto modo di incontrarsi con altri tre spiriti che serbavano per lui immagini e insegnamenti di un passato, di un presente ed un futuro che mai avrebbe dovuto dimenticare perché in caso contrario, le carte in tavola del suo triste, ma giusto destino non sarebbero cambiate. Incredulo e terribilmente spaventato, Scrooge fa di tutto per smentire e sminuire le parole che aveva appena sentito, inconsapevole del lungo viaggio che stava per affrontare. Un linguaggio ben scandito e musicale si inserisce tra i personaggi e l’ambientazione di una Londra dell’età vittoriana, il tutto delinea magicamente la storia che subito cattura la nostra attenzione. Con il desiderio di coinvolgere sia grandi che bambini, Dickens ci presenta una trama che oscilla sull’equilibro tra passato, presente e futuro, sulla possibilità di cambiare il destino; una meravigliosa favola che ci spinge al risveglio di sentimenti come la tolleranza, l’amore, il rispetto e la capacità di apprezzare le piccole cose che riempiono la nostra quotidianità. La scelta del giorno di Natale come attimo di presa di coscienza è a dir poco azzeccata poiché, grazie alla condivisione di questo momento pieno di ricchezza morale, il tentativo più grande dell’autore è quello di smuovere un senso di autocritica, di permettere il “porsi quella domanda in più” per riflettere su chi siamo, come stiamo scegliendo di vivere e in cosa si può migliorare. Perché? Perché si può sempre migliorare, per se stessi, e per il sorriso delle persone che si sceglie di avere accanto … altro che “sciocchezze” !

Jim Carrey nei panni di Ebenezer Scroogie

Page 5: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

5

Evan Gorga. Il CollezionistaA Palazzo Altemps, fino a gennaio, il collezionismo di Gorga di Luigia Piacentini

P alazzo Altemps, insieme alla Crypta Balbi, le Terme di Diocleziano e Palazzo Massimo, fa parte del grande e magnifico circuito del Museo Nazionale Romano.

Delle quattro sedi sicuramente è quella meno conosciuta e forse anche meno visitata ma conserva all’interno inestimabili pezzi d’arte classica ed egizia. Il palazzo deve il suo nome al cardinale Marco Sittico Altemps, proveniente dall’Alto Tirolo, che lo acquistò nel 1568 eleggendolo a sua dimora romana. Si possono ammirare le collezioni delle famiglie più importanti di Roma, come

quella di Boncompagni Ludovisi, di Mattei ed anche di Del Drago. E’ in questa splendida cornice che si articola la mostra “Evan Gorga. Il collezionista”, visitabile fino al 12 gennaio 2014. La collezione Gorga venne acquisita dallo Stato nel 1950 e da allora è conservata nel Museo Nazionale Romano. Evangelista Gorga (1865-1957), tenore lirico, aveva un obiettivo: raccogliere un gran numero di oggetti antichi e moderni per comporre, come scrisse lui stesso, “il Museo Enciclopedico, che comprende tutto lo scibile, dall’Arcaico ai giorni nostri”. La mostra si articola in due grandi saloni della nuova ala del palazzo, comprata dallo Stato nel 2008, dove sono esposti circa 1800 pezzi (una minima parte dell’intera collezione). Il nome di Evan Gorga deve essere accostato anche ad una raccolta particolare di strumenti musicali. Nel 1911, in occasione delle manifestazioni del Cinquantennale dell’Unità d’Italia, espose la sua nascente collezione nelle stanze di Castel Sant’Angelo. Una passione, quella del collezionismo italiano, che, tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, diede impulso per la formazione delle più grandi collezioni al mondo che oggi possiamo ammirare nei maestosi musei e che continuano a vivere negli occhi dei visitatori d’oggi.

Museo Nazionale Romano – Palazzo AltempsPiazza di S. Apollinare 46, RomaBiglietto intero € 10,00 – ridotto € 6,50Info e prenotazioni: 06.39967700 www.coopculture.it

in mostran

La riscoperta dell’Antico

L a mostra “La riscoperta dell’antico. Gli acquerelli di Edward Dodwell e Simone Pomardi”, inaugurata il 27 settembre, è visitabile fino al 23 febbraio 2014

alla Curia Iulia nel Foro Romano. Tappa precedente è stato il British Museum di Londra nella primavera scorsa e ora approda nel cuore dell’antichità, Roma. L’esposizione

mette in mostra le realtà dei viaggi del Grand Tour, attraverso i disegni e gli acquerelli dei monumenti, le sculture e le rovine, che i due artisti realizzarono durante il loro peregrinare in Grecia nel 1805 – 1806, in pieno neoclassicismo. In tutto sono esposte 38 vedute, scelte dal curatore John Camp, facenti parte della collezione dei discendenti di Dodwell, fino a quando nel 2002 sono stati acquistati da David W. Packard, per conto del Packard Humanities Institute di Los Altos, California. L’allestimento è curato dall’architetto Andrea Mandara che ha realizzato delle strutture espositive a basso impatto visivo nel rispetto del luogo che accoglie la mostra.

Curia Iulia – Foro RomanoLunedì–domenica: dalle 08.30 alle 18.30 fino al 26 ottobre. Dalle 8.30 alle 16.30 fino al 23 febbraio.Biglietto: intero € 12,00 – ridotto € 7,5006.39967700 www.coopculture.it

di Luigia Piacentini

in mostran

Simone Pomardi, Capo Sunio

Page 6: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

6

musein

di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

Un museo come la Gnam potrebbe essere fonte d’ispirazione per la stesura di numerose recensioni, tutte indiscutibilmente interessanti, ma forse mai esaustive, data la copiosità delle

opere e la complessità delle tematiche ad esse correlate. Viva è in noi, quindi, la consapevolezza della levità con cui ci siamo aggirati nello spazio espositivo, negli scritti precedenti e in questo dedicato alle ultime quattro sale, rigorosamente monografiche. Forse il visitatore che decide di effettuare l’intero percorso in un solo giorno, poiché è esausto, proverà un sentimento di riconoscenza, anche se ben celata, nei riguardi dei curatori che alle opere di quattro geni, hanno riservato dei “cantucci”. Gli ambienti in cui sono state collocate le opere di De Chirico, di Balla, ma soprattutto di Guttuso e di Manzù, in realtà sono piccoli; poche le tele e non sempre identificative dell’intero percorso artistico. L’allestimento della prima sala , riservata alle opere di De Chirico, è più curato rispetto alle altre; le tele, ivi esposte, permettono di riflettere sulla varietà delle scelte stilistiche con cui l’artista ha comunicato la sua poetica, nel corso della sua vita longeva, ricca d’incontri stimolanti e di scelte coraggiose. E’ possibile, quindi, un’immersione in un mondo silenzioso ed irreale, dove tutto è statico e sospeso, dove delle strane e lunghe ombre sostituiscono gli oggetti e un manichino l’uomo; nell’enigma della pittura metafisica, dunque. E’, altresì, difficile sottrarsi al fascino dei personaggi, reali o mitici, che ci comunicano con il corpo ma, soprattutto, con lo sguardo, tutto il loro vissuto, effigiati dall’artista nel momento in cui ritornò alla “ Bella pittura”. Di grande impatto emozionale la tela del 1922 “Lucrezia “, per lo sguardo pregno di dolore e di vergogna di una Venere senza veli, che sembra invocare pietà e commiserazione.Drammaticità sconvolgente anche nelle opere di Guttuso, presenti nel secondo spazio, ma con una finalità diversa: scuotere dal torpore civile. Anche l’artista siciliano sceglie una figurazione realistica, ”restituendo” alla pittura la sua capacità di farsi racconto, ma opera

una tale scelta solo per interagire, in maniera critica, con il proprio tempo. Una pittura intensa e drammatica, sia nella tecnica che nelle tematiche, per rappresentare la realtà in maniera cruda, tragicamente realistica, immobilizza colui che osserva le tele “materiche”, della seconda sala. Terrore nei volti dai tratti duri e taglienti, dei giovani braccianti, terrore negli occhi delle giovani donne, nelle loro nudità floride ma già disfatte; follia negli sguardi vitrei degli animali che anelano alla salvezza e che, come gli umani, sembrano chiedere il nostro aiuto, nella tela del 1940 ”Fuga dall’Etna”.Lettura critica del proprio tempo, impegno civile, protesta universale contro la guerra e il fascismo anche nelle sculture di Giacomo Manzoni, meglio conosciuto come Manzù, di cui la città di Ardea, in un museo interamente dedicato all’artista, ospita molte opere di grande pregio. Nella terza “saletta monografica”della Gnam, esiguo è il numero delle sculture del genio bergamasco, ma sicuramente notevole è la fattura e l’impatto emozionale che le”creazioni sovversive” suscitano. Trattasi della serie delle crocifissioni, cui Manzù affida il compito di testimoniare gli orrori della guerra. Sulla Croce non più il Cristo ma uomini agonizzanti e a testa in giù, affiancati da soldati romani-nazisti con l’elmo a chiodo che li osservano con disprezzo, da Cardinali indifferenti ed impenetrabili nei loro sontuosi costumi scenici. Pittura figurativa e realismo assoluto anche nelle tele del quarto illustre connazionale Giacomo Balla, cui il museo ha riservato uno spazio esclusivo, tralasciando, però, del tutto le creazioni forse più originali e fantasiose della sua produzione artistica, inneggianti al movimento e al dinamismo della società moderna. Balla aderì, infatti, al movimento futurista, condividendone le ideologie e le nuove tecniche espressive.

Orario d’apertura: da martedì a domenica ore 8.30 - 19.30.Costo del biglietto per le esposizioni permanenti (il museo): intero 8€, ridotto 4€ per giovani tra i 18 e i 25 anni, gratuito per i minori di 18 e i maggiori di 65.

Renato Guttuso, “Fuga dall’Etna”, 1940

Musei RomaniGalleria Nazionale d’Arte Moderna

Page 7: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

7

in mostran

di Eleonora Spataro

I l terzo piano dei Mercati di Traiano, Museo dei Fori Imperiali, fino al 2 febbraio 2014, ospiterà la mostra “LelioSwing, 50 anni di storia italiana” (ingresso 9,50 euro).

Il progetto-evento, a cui hanno collaborato Enrico Vaime, per la supervisione ai testi e Pupi Avati per quella artistica, Piera Detassis, direttore di Ciack, per la sezione cinematografica e Leonardo Scarpa per le scenografie, si propone non solo di ricordare Lelio Luttazzi, ma di farlo raccontando l’Italia dal dopoguerra ad oggi.Conosciuto ai più per la famosa “Una zebra a pois” interpretata da Mina, Luttazzi ha segnato un’epoca come musicista, showman, attore, scrittore, personaggio eclettico carico di umanità e di swing. In mostra ci sono oggetti d’epoca, dal mobile radio in legno alla televisione,al design spaziale; foto del dopoguerra e della “Dolce Vita”, cartelloni cinematografici, dischi, filmati.Il percorso cronologico della mostra è scandito da otto sale e sette sezioni. Molti degli oggetti in mostra sono funzionanti e il visitatore può interagire con un Juke-box. C’è anche un pianoforte con i tasti ingialliti e gli spartiti con gli appunti di Luttazzi ancora sul leggio. Davvero divertente la sezione multimediale. Uno spazio con l’ istallazione “Play Lelio Swing” coinvolge il visitatore che alzando le braccia e simulando il gesto di suonare nell’aria potrà realmente farlo attraverso una tastiera proiettata su uno schermo.

LelioSwing ai Mercati di Traiano50 anni di storia italiana in mostra fino al 2 febbraio 2014

Prigionie (in)visibiliIl teatro di Samuel Beckett e il mondo contemporaneo

Fino al 26 gennaio 2014 la Casa dei Teatri, in Largo III Giugno 1849, ospiterà la mostra a ingresso gratuito “Prigionie (in)visibili, il teatro di Samuel Beckett e il mondo

contemporaneo”. A sessantanni di distanza dalla prima mondiale dello straordinario spettacolo “Aspettando Godot” (Parigi, Théatre de Babylon, 5 gennaio 1953), il racconto di “un’umanità inconsapevolmente imprigionata” cotinua a dipanarsi nella contemporaneità. Il concetto di prigionia viene approfondito attraverso fotografie, modellini, installazioni scenografiche e interviste. La prima sezione della mostra racconta le messe in scena realizzate all’interno di Istituti penitenziari. Un teatro dal tratto astratto è mostrato nella seconda sezione dove si possono incontrare personaggi beckettiani assolutamente inconsapevoli complica l’ausilio di modellini e foto. L’ultima sezione offre invece uno spaccato sul dopo Beckett, uno sguardo sull’opera dell’irlandese per mano di altri autori o registi.

gratisn

Page 8: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

8

gemme dell’IMPRESSIONISMOLa collezione Mellon all’AraPacis

U nica tappa europea, di un tour svolto principalmente negli Stati Uniti, Roma

ospita la mostra “Gemme dell’Impressionismo. Dipinti della National Gallery of Art di Washington. Da Monet a Renoir da Van Gogh a Bonnard”. Allestita all’ interno dell’Ara Pacis, l’esposizione è composta da sessantotto opere che spaziano temporalmente da Boudin, precursore dell’Impressionismo e maestro di Monet, sino al nuovo secolo con il post-impressionismo di Vuillard e Bonnard. Strutturata in sezioni tematiche, la mostra s i suddivide tra la pittura “en plein air ” e r i tratt i e autor i tratt i , tra f igure femmini l i e nature morte, abbracciando un escursus pittor ico stupefacente, con i protagonist i assolut i d i quel per iodo d’oro del l ’arte che passò al la stor ia con i l nome di Impressionismo. Bonnard, Boudin, Cézanne, Corot, Degas, Fantin-Latour, Forain, Gauguin, Van Gogh, Jongkind, Manet, Monet, Morisot, Pissarro, Redon, Renoir, Seurat, Sisley, Toulouse-Lautrec, Vollon e Vuillard sono loro le colonne portanti di questo movimento, tutti esposti insieme in un’unica ed irripetibile mostra. Discostandosi dal le raff igurazioni letterar ie, che f ino ad al lora avevano ispirato la cosiddetta arte c lassica, quest i p i ttor i del l ’avanguardia francese di tardo ottocento diedero vi ta ad un’ interpretazione assolutamente r ivoluzionar ia, colorando di luce gl i ambient i , i paesaggi e gl i amici che l i c i rcondavano, perché, come disse Bonnard, “non s i tratta di dipingere la v i ta, ma di rendere vivente la pittura”.Percorrendo le sale del l ’Ara Pacis, ammirando i capolavor i nel lo spazio esposit ivo, tra le te le dedicate al le amiche, spiccano i due

di Maria Chiara Lorenti

Herri de Toulouse Lautrec, “Ritratto di Carmen Gaudin”, 1885

meravigl ios i r i tratt i d i g iovani donne poste a confronto dal la v ic inanza sul la stessa parete. Netto è i l contrasto tra le due opere. Quel la di Henri de Toulouse-Lautrec, “r i tratto di Carmen Gaudin”, un’ operaia incontrata casualmente per la strada e voluta fortemente dal pi ttore come model la, affascinato dal la sua chioma rosso-

Page 9: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

9

n dedicato a

dorata che, nel la tavola in esame, s i accende di luce, come i l prof i lo, stagl iandosi dal fondo bruno-ramato, accentuando l ’attenzione di chi osserva sul capo e sul volto in ombra, ammantato di mistero. In opposiz ione a questo i l quadro di Auguste Renoir “Giovane donna che s i pett ina”. Quanto Carmen Gaudin r isulta una donna forte, abituata al duro lavoro, tanto la sua antagonista è una fanciul la dolce, morbida, quasi burrosa. Anche le i è bionda, ma di una tonal i tà più calda che ben s i fonde con la carnagione chiara e che le confer isce un’aura virginale, resa con pennel late f lu ide, sfumate, t ip iche del grande art ista, i l quale non del ineando i contorni fa s i che s ia i l colore a rendere le forme e ad immergere la ragazza in un’atmosfera int ima e sognante.Tra i tant i paesaggi present i in esposiz ione, da Pisarro a Seurat, da Redon a Degas a Renoir a Sis ley, ve n’è uno di Van Gogh, un’opera giovani le che rappresenta alcuni campi colt ivat i a tul ipani, eseguito quando la sua pittura era ancora condiz ionata da una certa r ig idi tà composit iva, e da un gr igiore cromatico ancora legato al l ’area geograf ica dei Paesi Bassi , non al lora i l luminata dal la luce mediterranea del la Francia meridionale, che darà al la sua arte una valenza geniale.E ’ imposs ib i le descr ivere tutte le opere in mostra, s ia per i l numero che per la d ivers i tà , ognuna d i esse è unica ed i r r ipet ib i le , f rutto de l l ’estro creat ivo d i cos ì tant i ar t is t i , cos ì d ivers i ne l l ’espress ione del propr io io, reso indeleb i le da l l ’ered i tà lasc iatac i . Poss iamo so lo r ingraz iare ch i , come Al isa e suo frate l lo Paul Mel lon, e pr ima ancora i l loro padre Andrew W. Mel lon, ha co l lez ionato con Auguste Renoir, “Giovane donna che si pettina”, 1876

pass ione opere d ’ar te per i l propr io p iacere, e po i ha dec iso d i condiv ider lo con tant i a l t r i . Graz ie, no i s iamo g l i a l t r i .“Gemme del l ’ Impress ion ismo”, museo del l ’Ara Pac is , f ino a l 23 febbra io 2014.

gemme dell’IMPRESSIONISMOLa collezione Mellon all’AraPacis

Page 10: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

10

cineman

di Greta Marchese

Un film del 2010 di Aleksei Fedorchenko, con Igor Sergeyev, Yuriy Tsurilo, Yulia Aug, Ivan Tushin. Dal titolo originale “Ovsyanki”, che significa “Zigoli”, la pellicola

è un omaggio simbolico al popolo dei Merja, un’antica tribù ugro-finnica del lago Nero nella regione della Russia centro-occidentale, scomparsa circa quattrocento anni fa.Un uomo pedala in mezzo al bosco diretto verso casa, la sua voce profonda racconta che gli zigoli - questo è il nome della coppia di uccelli nella gabbia legata sulla bicicletta - sono uccelli molto diffusi in Russia. Comuni e semplici almeno quanto Aist, scrittore, fotografo nonchè voce narrante della storia che decide di portarli con se in un viaggio a cui in pochi hanno accesso. Infatti dopo la morte della moglie Tanya, il Merja Miron chiede proprio all’amico Aist di assisterlo durante il sacro rituale di passaggio della preparazione e della sepoltura. Fin dalle prime scene, in cui i due amici si trovano a condividere l’intimità del corpo nudo della defunta, lavandolo e purificandolo come prescritto dalle usanze Merja, s’intuisce che lo spettatore verrà trascinato in un’atmosfera a lui del tutto estranea, in un silenzio quasi innaturale che, come fosse un terzo protagonista, lo seguirà per l’intera durata del film. Durante le migliaia di chilometri macinati insieme, sempre come da tradizione, Miron condivide con l’amico i ricordi più intimi della vita passata con la moglie; mentre quest’ultima, adagiata in una pesante coperta sui sedili posteriori, percorre il suo ultimo viaggio la cui fine è segnata dalle sponde del lago sacro. L’acqua, elemento chiave della cultura Merja, ritorna infatti in tutte le

fasi del rituale, fino a richiamare per l’ultima volta una ad una le sue anime per consegnarle all’immortalità. Una piacevole lentezza ci accompagna tra ricordi e villaggi nebbiosi, mentre la narrazione viene affidata, più che alle parole, alle piacevoli musiche tradizionali e al silenzio, elemento dalla potentissima forza comunicativa. I dialoghi pressoché assenti dal racconto, altro non sono che un intimo invito a riflettere e a lasciarsi travolgere dalla bellezza e dalla malinconia, sottintendendo che, a volte, non tutto deve esser necessariamente detto. La fotografia, composta da immagini fredde ma vive, risulta estremamente curata e ci riporta a paesaggi ampi e desolati che rivivono sotto le parole sussurrate fuori campo; paesaggi silenti, come le anime dei protagonisti. Solo di fronte alla pira infuocata la tenerezza e la nostalgia dei due uomini si fondono per sconfiggere un nemico comune: il dolore. Una lenta consapevolezza viene a galla mentre le ceneri di Tanya affondano per sempre nel lago nero: tra la vita e la morte resta solo l’amore. Opera sicuramente lontana dalle strutture più tradizionali - non a caso è stato definito un film di “pura e poco accessibile poesia” - “Silent Souls” costituisce un esempio sui generis di un cinema che non accetta compromessi, abbandonando ogni pretesa di realismo per lasciare posto unicamente al senso. In chiusura, un insolito primissimo piano si ferma sugli zigoli divenuti improvvisamente silenziosi, troppo silenziosi. Ora la gabbia è aperta, e tutto ciò che resta si trasforma in una metafora che lega gli uomini al loro destino.

Silent SoulsL’acqua, per tornare

Page 11: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

11

“S edevamo sul minuscolo balcone l ’ uno di fronte al l ’ a l tra, tra un cesto colossale pieno di c i l iegie e secchi vuot i a l la nostra

destra e al la nostra s inistra, perché snocciolavamo i frutt i sodi e scur i per farne marmel lata - la qualcosa le procurava, come cucinare in generale, un gran divert imento, e che padroneggiava proprio come i ragionamenti f i losof ic i”Entrambi scr i ttor i e f i losof i tedeschi, Günther Anders e Hannah Arendt s i incontrano per la pr ima volta al l ’ Univers i tà di Marburgo durante i l seminar io di Mart in Heidegger sul la “cr i t ica del la ragion pura”. Si r i troveranno nuovamente quattro anni dopo ad un bal lo in maschera, nel 1929. “Ho conquistato Hannah a un bal lo grazie a una osservazione fatta danzando in cui affermavo che l ’ amore è quel l ’atto attraverso i l quale l ’ a poster ior i , ovvero l ’ a l tro incontrato casualmente, v iene trasformato in un a pr ior i del la propr ia v i ta”.Si

sposeranno subito dopo, ma la loro stor ia d’amore f in irà presto, nel 1937. I l pessimismo di Anders era “di ff ic i le da sopportare”, come le i confessò in seguito. In queste memorie del la passata vi ta ber l inese, r iportate al la luce dal l ’ autore solo nel 1975 al l ’ indomani del la morte del la donna, sono descr i tt i momenti di profonda r i f less ione, in cui è chiaro come i due f i losof i avessero due concezioni contrastant i del la realtà e due diverse vis ioni del mondo.Lo st i le del l ibro è i l d ia logo, l ’unico modo possibi le, per Günther, di r iportare nel le sue pagine la personal i tà di Hannah in modo or iginale ed autent ico e di r ievocare la sempl ic i tà dei suoi gest i . Sfrontata e profonda, gioiosa e mal inconica al lo stesso tempo. È cosi che r icorda i l suo complesso modo di essere.Ci troviamo in un piccolo appartamento a Drewitz, in Germania. Günther e Anna sono sedut i l ’uno di fronte al l ’ a l tro, solo un cesto di c i l iegie l i separa. I l tema del loro dibatt i to è l ’ uomo. L’ uomo, che secondo i l pensiero pessimist ico di Günther, è completamente irr i levante di fronte ad un universo che non s i cura del la sua esistenza. L’uomo nel la sua indiv idual i tà, ma anche nel la sua naturale incl inazione nel relaz ionarsi con i suoi s imi l i e con i l mondo intero. Inf ine, i l s ignif icato di questo e di c iò che lo rende ai nostr i occhi un tutt ’uno unif icato, un mondo per l ’ appunto. Un mondo in cui una c i l iegia non ha alcuna percezione del c ie lo che la sovrasta può dirs i davvero tale? Singol i che r imangono reciprocamente incompresi . Un mondo che “cade a pezzi”. Questo è i l pensiero del f i losofo.

“I pesci non sanno nul la del la lunaLa luna non sa nul la del le meduse.E chi v ive negl i abiss i del mareNon ha idea del le onde.La radice non vede mai i l f ioreI l f iore mai i l gamboE così v ia.[…]Se nessuna cosa l ’ a l tra conosce,tutto r imane trascendente.”

“Al lora Hannah mi r ivolse uno sguardo offeso, no addir i ttura rabbuiato, presumibi lmente perché con questo, con la negazione di ogni possibi l i tà di contatto, in f in dei cont i veniva negata al contempo la possibi l i tà di ogni amore. Di ogni amore.”

occhio al libron“La battaglia delle ciliegie” di Günther AndersQuando la filosofia incontra l’ amore

di Giulia Gabiati

Page 12: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

12

architetturamangaarchitettura

di Valerio Lucantonio

manga

DevilmanConfronto aperto tra demoni e umani

n

I l primo dei meriti che va riconosciuto a Devilman(Go Nagai, 1972) è quello di essere uno dei primi manga ad aver portato fuori dal Giappone l’arte sequenziale

nipponica, ormai diffusa allo stesso livello dei comics a stelle e strisce . Negli anni ‘70, infatti, i manga avevano appena iniziato l’ascesa in patria e, grazie alla profondità delle opere del maestro Tezuka, il fumetto cominciava a essere visto come una forma di intrattenimento e di arte, che non aveva niente da invidiare alle altre arti pop come il cinema e la musica.Go Nagai non fa che alimentare la fiamma del loro successo, presentando al pubblico una storia intrisa di violenza, crudezza e critica, poche volte eguagliate nell’arco di quattro decadi; i lettori del tempo, abituati a fumetti orientati per un pubblico molto giovane e che si prestavano a una lettura veloce e essenziale, si ritrovarono ad assistere alle vicende di Akira Fudo che, per salvare il mondo dalla conquista di creature antidiluviane, cannibali capaci di assimilare esseri viventi diventando vere e proprie chimere, i demoni, si fonde con il potente diavolo Amon

che ne aumenterà la forza, senza privarlo della ragione umana.Akira intraprenderà una resistenza senza luogo né tempo (infatti lo vedremo anche intervenire in aiuto di personaggi storici minacciati dai demoni, come Giovanna D’Arco o Hitler), facendosi carico di un fardello troppo pesante: la salvezza dell’umanità intera che, spaventata allo scoprire dell’esistenza dei diavoli, regredirà fino a tornare al tempo della caccia alle streghe.Nagai-sensei infatti critica aspramente l’indole umana, facendo apparire gli uomini non troppo diversi dalle creature che tanto temono, tramite tavole cruente e spietate, che a differenza della maggior parte del panorama manga, non lasciano alcuna speranza sia ai protagonisti che al lettore.Un fumetto che con soli 5 volumi (ristampati recentemente da J-Pop) entra brutalmente a far parte dei capostipiti della nona arte, rivelando una geniale lungimiranza dell’autore che toccando temi religiosi e di attualità riesce ad essere al passo coi tempi, anche dopo più di quarant’anni dalla pubblicazione.

Page 13: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

13

Henri Fantin-LatourUn impressionista che non voleva essere tale

di Cristina Simoncini

La fama degli artisti impressionisti è oggi non inferiore a quella di pittori quali Giotto, Raffaello o Caravaggio. Quella di tutti, tranne che di uno: Ignace Henri Jean

Théodore Fantin-Latour (1836-1904). Egli, come tutti gli impressionisti, si costruì un proprio stile personale, mantenne in comune con loro le tematiche pittoriche e lo stile tecnico, preferì lavorare all’aria aperta, ebbe una propensione verso il paesaggio, oltre a ricercare con ossessione i più svariati effetti luminosi da riprodurre sulle tele, ma guai a chi osava definirlo un pittore impressionista. Henri Fantin-Latour (come tutti preferivano chiamarlo) non volle mai partecipare alle mostre impressioniste o far parte del gruppo di pittori che diede inizio all’arte moderna, questo probabilmente per evitare il disprezzo della società, ai suoi tempi molto forte verso gli artisti decisi a navigare contro corrente. Seppure avesse una grande ammirazione per Monet, preferì ricercare un proprio stile che lo identificasse. Affascinato come i suoi colleghi “refusée” dalla pittura di Rembrandt e influenzato dal realismo di Courbet (lavorò nello studio di quest’ultimo per due anni, dal 1859 al 1861), impose la sua arte impressionista semplicemente non definendola tale. La Storia dell’Arte gli riconosce che, quando negli ultimi anni della sua vita (per poco tempo) tentò di imprimere sulla tela i sentimenti ispirati dalle musiche di Wagner e Berlioz, riuscì a staccarsi dagli impressionisti con opere di pura fantasia; questo suo modo di lavorare attirò l’attenzione di molti artisti che si ispirarono a lui per la nuova corrente del Simbolismo. Stare lontano dagli impressionisti gli diede un certo vantaggio quando il suo amico pittore, lo statunitense Whistler, lo introdusse presso gli ambienti inglesi nel momento in cui l’arte francese impressionista non era vista di buon occhio. In poche parole, lui ebbe la soddisfazione di far accettare agli inglesi la sua arte e guadagnare di più degli impressionisti ad inizio carriera, ma il tempo fu severo con lui. Fantin-Latour, che gli piacesse o no, fu un impressionista e se avesse fatto parte del movimento dell’Impressionismo, pur con tutti gli svantaggi che a quei tempi portava, oggi il suo nome brillerebbe di gloria e non sarebbe considerato un artista minore.Fonti: www.pitturaomnia.com

curiosARTn

Henri Fantin-Latour, “Plat de pêches”

Henri Fantin-Latour, ”Grand Bouquet de chrysanthèmes”

Henri Fantin-Latour, “Undine”

Henri Fantin-Latour, “Petite orientale couchee”

Page 14: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

14

architetturandi Marilea Parrino

Nel complesso degli ex Mulini Pantanella di Roma, nei pressi di Porta Maggiore, tra la via Casilina e i binari della stazione Roma Termini, si puo’ notare un esempio di riuso edilizio.

E’ un’opera significativa dell’archeologia industriale romana che ha subito variazioni nel tempo. Intorno al 1930 fu chiamato a definire il progetto per il nuovo pastificio l’architetto Pietro Aschieri, in seguito danneggiato dai bombardamenti, abbandonato e in un progressivo stato di degrado, ebbe diversi proprietari fino all’acquisizione da parte della Società dell’Acqua Pia Antica Marcia, che ne ha curato il recupero e la riconversione in accordo con il comune di Roma. Il comune ne ha dato una parte in comodato d’uso alla Associazione Italiana contro le Leucemie ONLUS per ospitarne la nuova sede.Dal 2008 lo studio architetti MDAA è stato chiamato ad occuparsi del progetto di ristrutturazione del capannone destinato alla nuova sede del GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto) e i lavori sono stati eseguiti dalla ditta INDAR srl, su una superficie di 590 mq e al costo di 1.400.000 euro. I lavori sono stati finanziati grazie alla solidarietà dei sostenitori dell’AIL, in occasione di iniziative di raccolta fondi (maratone televisive, con la collaborazione di gestori telefonici e istituti bancari)Lo spazio interno del capannone di cemento armato è imponente: una navata altissima, coperta da un tetto a doppia falda, scandito da 11 capriate in ferro originali che lo sorreggono. Posta in senso longitudinale, rivestita in pannelli di lamiera verniciata di bianco, una sottile spina centrale su due livelli ospita al piano terra un grande open space per gli uffici, con 16-18 postazioni di lavoro, le attività di segreteria ed i servizi, mentre al piano superiore ci sono gli archivi, cui si accede per mezzo di due scale a chiocciola poste ai due estremi, e, sul lato opposto rispetto alla struttura dei servizi, resta uno spazio fluido ove si apre l’accesso principale, la distribuzione degli uffici direzionali e l’area per le riunioni, protetta da un grande sipario di velluto rosso.Gli uffici direzionali sono articolati in quattro volumi accostati, realizzati con una leggera struttura in tubolari di ferro, tamponata da una doppia “pelle” in policarbonato alveolare: la trasparenza del materiale scelto crea effetti luminescenti di giorno, veicolando la luce naturale delle finestre e, di notte, per mezzo dell’illuminazione artificiale.

Lo spazio conserva il fascino dell’architettura industriale, reinterpretato nel segno della modernità come dimostra anche la scelta fatta di lasciare in vista parte della dotazione impiantistica, in particolar modo la canalizzazione della climatizzazione. La sala conferenze per 200 posti è completamente nera comprese le capriate, intervallate da un cielo stellato ricostruito dall’ illuminazione; nera è la moquette, nere sono le pareti microforate fonoassorbenti utilizzate per le pareti: unico elemento di spicco, le poltroncine rosse, colore sociale del marchio AIL.

Sede del GIMEMAStudio MDA

Page 15: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

sul filo di china

nAprilia“Arte e sapori” mostra personale di Franca ZaccarinRistorante “Il paccheroo solitario, fino al 31 dicembre“La mia natura”, mostra personale di Aurora MarinoSpazio 47, fino al 31 dicembreCineforum Aprilia Aula Magna dell’Istituto Comprensivo Giovanni Pascoli, via delle Palme 13/15, ogni mercoledì dal 16 ottobre al 21 maggioRassegna concertistica 2013-2014, Ass.ne Vaso di Pandora, Ass.ne Liberi Cantores, Ass.ne Arte Mediterrana

“Mo’ vene Natale...” - Il Natale e il presepe nella tradizione musicale e poetica della Napoli di Otto e NovecentoTeatro Spazio 47, 14-15 dicembre 2013“Opera: che spettacolo!” - con Chiara Chialli e Rita NutiTeatro Spazio 47, 12 gennaio 2014

nRomaSartortio: mito e modernitàCorso del Rinascimanto 9, fino al 14 dicembreEmilio Greco: i Segni e le FormePalazzo Braschi, fino al 12 gennaio 2014Evan Gorga, il Collezionista (articolo a pag. 4)Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps, fino al 12 gennaio 2014Ponte rotto, mostra di Ana Rewakowicz (articolo a pag. 3)Istituto Polacco, fino al 12 gennaio 2014Archimede. Arte e scienza dell’invenzioneMusei Capitolini, fino al 17 gennaio 2014Cleopatra. Roma e l’incantesimo dell’EgittoChiostro del Bramante, fino al 2 febbraio 2014LelioSwing, 50 anni di storia italiana (articolo a pag.10)Mercati di Traiano, fino al 2 febbraio 2014Cézanne e gli artisti del XX secoloComplesso del Vittoriano, fino al 2 febbraio 2014AugustoScuderie del Quirinale, fino al 9 febbraio 2014Duchamp. Re-made in ItalyGNAM, fino al 9 febbraio 2014Il tesoro di San GennaroFondazione Roma Museo, fino al 16 febbraio 2014La riscoperta dell’antico. Gli acquerelli di Edward Dodwell e Simone Pomardi (articolo a pag. 4)Curia Iulia – Foro Romano, fino al 23 febbraio 2014Gemme dell’Impressionismo. Dipinti dalla National Gallery di Washington (articolo a pagg. 8 - 9)Spazio Espositivodell’Ara Pacis, fino al 23 febbraio 2014National Geographic, 125 anni. La grande avventuraPalazzo delle Esposizioni, fino al 2 marzo 2014

La Cina arcaica (3500 a.C. – 221 a.C.) Palazzo Venezia, fino al 20 marzo 2014

nGenovaEdward MunchPalazzo ducale, fino al 27 aprile 2014

nMilanoRODIN. Il marmo, la vitaPalazzo Reale, fino al 26 gennaio 2014Il volto del ‘900. Da Matisse a BaconPalazzo Reale, fino al 9 febbraio 2014WarholPalazzo Reale, fino al 9 marzo 2014Giuseppe Pellizza da Volpedo e Il Quarto Stato. Dieci anni di ricerca appassionataMuseo del Novecento, fino al 14 marzo 2014

nPaviaMonet au coeur de la vieScuderie del Castello di Pavia, fino al 15 dicembre

nPisaAndy Warhol. Una storia americanaBCU, Palazzo d’Arte e di Cultura, fino al 2 febbraio 2014

nReggio EmiliaL’enigma Escher. Paradossi grafici fra arte e geometriaPalazzo Magnani, fino al 23 febbraio 2014

nTorinoRenoir. Dalle collezioni del Musée d’Orsay e dell’OrangerieGAM, fino al 23 febbraio 2014

nVeronaVerso Monet. Storia del paesaggio dal seicento al novecentoPalazzo della Gran Guardia, fino al 9 febbraio 2014

nVeneziaLe avanguardie parigine fin de siecleCollezione Peggy Guggenheim, Palazzo Venier dei Leoni, fino al 6 gennaio 2014

Eventin

Page 16: Occhio all'Arte (dicembre 2013)

Potete trovare la vostra copia di “Occhio all’Arte” presso i seguenti distributori:Aprilia: Biblioteca Comunale (Largo Marconi), Comune di Aprilia - Palazzo di vetro (p.zza dei Bersaglieri), edicola di p.zza Roma, Casa del libro (Via dei Lauri 91), Abbigliamento Alibi (via Marconi 52), Banca Intesa (via delle Margherite 121), edicola di Largo dello Sport, edicola di p.zza della Repubblica, teatro Spazio 47 (via Pontina km 47), palestra Sensazione (via del Pianoro 6), Ottica Catanesi (Largo Marconi 8), parrucchiera Rina (via di Crollalanza 31), bar L’Orchidea (via dei Garofani 15), bar Pan di Zenzero (via Calabria 17), Latitudine 42 (via degli Aranci, 65), Caffè Vintage (via Di Vittorio)Lavinio mare: Bar Lavinia (p.zza Lavinia 1) - Anzio: Biblioteca comunale (Comune di Anzio)Nettuno: F.lli Cavalieri (P.zza IX Settembre)

Continua la sua brillante stagione il Teatro Millelire. A Natale ci aspetta: “E’ morta zia Agata?!?”, “un’esilarante black comedy in musica. sopra le righe e totalmente amorale in cui l’eredità è l’obiettivo finale dei protagonisti. L’humor nero e il cinismo insieme alle canzoni originali fanno di questa commedia un’opera sullo stile di Monty Python, degno della migliore tradizione dell’Off Broadway, l’unica differenza è che è un prodotto tutto italiano e lo rende godibile come le classiche commedie musicali”. Teatro Millelire, via Ruggero di Lauria 22, Roma Per info e prenotazioni:06.397.51.063 - 333.29.111.32 - [email protected]

Gabriele Basilico. Fotografie dalle Collezioni del MAXXIDal 28 novembre 2013 al 30 marzo 2014

teatrondi Rossana Gabrieli

Dal 17 al 31 dicembre Natale al Millelire