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Comune di Provincia di COLLESALVETTI LIVORNO NUOVO IMPIANTO DI DEPOSITO E TRATTAMENTO RIFIUTI SPECIALI LIQUIDI PROCEDURA DI V.I.A. E RICHIESTA DI A.I.A. Elaborato di S.I.A PARTE II DESCRIZIONE DEL CONTESTO AMBIENTALE Proponente: LONZI METALLI SRL Ubicazione intervento: ex SS 67 bis km17,300 fraz. Ponte Biscottino Gruppo di lavoro V.I.A. (progetto e S.I.A.) 00 00974 02/02/2012 1^ Redazione S. Crocetti, P. Chiavaccini, F. Ruggeri, M. Bernini S. Crocetti Revisione Commessa Data Descrizione Redatto Approvato Coordinamento gruppo di lavoro: Ing. Roberto Baraglia Geol. Sergio Crocetti Aspetti impiantistici, di processo e sicurezza: Studio Tecnico Ingg. Baraglia e Zecchini Aspetti topografici e urbanistici: Studio Tecnico Dott. Ing. Dante Blasi Aspetti idraulici e strutturali: Ing. Andrea Chines, Ing. Pietro Chiavaccini Aspetti ambientali e geologici: Studio Geologico Ambientale Geol. Sergio Crocetti Aspetti naturalistici: Dott. Francesca Ruggeri Aspetti acustici: Ing. Marco Bernini

NUOVO IMPIANTO DI DEPOSITO E TRATTAMENTO RIFIUTI … · e Pisani, su cui si sviluppano alcuni dei principali centri abitati. Sono solcate dai torrenti che scendono dal versante orientale

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Page 1: NUOVO IMPIANTO DI DEPOSITO E TRATTAMENTO RIFIUTI … · e Pisani, su cui si sviluppano alcuni dei principali centri abitati. Sono solcate dai torrenti che scendono dal versante orientale

Comune di Provincia di COLLESALVETTI LIVORNO

NUOVO IMPIANTO DI DEPOSITO E TRATTAMENTO

RIFIUTI SPECIALI LIQUIDI

PROCEDURA DI V.I.A. E RICHIESTA DI A.I.A.

Elaborato di S.I.A – PARTE II

DESCRIZIONE DEL CONTESTO AMBIENTALE

Proponente: LONZI METALLI SRL Ubicazione intervento: ex SS 67 bis km17,300 – fraz. Ponte Biscottino

Gruppo di lavoro V.I.A. (progetto e S.I.A.)

00 00974 02/02/2012 1^ Redazione S. Crocetti, P. Chiavaccini, F.

Ruggeri, M. Bernini S. Crocetti

Revisione Commessa Data Descrizione Redatto Approvato

Coordinamento gruppo di lavoro: Ing. Roberto Baraglia

Geol. Sergio Crocetti

Aspetti impiantistici, di processo e sicurezza: Studio Tecnico Ingg. Baraglia e Zecchini

Aspetti topografici e urbanistici: Studio Tecnico Dott. Ing. Dante Blasi

Aspetti idraulici e strutturali: Ing. Andrea Chines, Ing. Pietro Chiavaccini

Aspetti ambientali e geologici: Studio Geologico Ambientale Geol. Sergio Crocetti

Aspetti naturalistici: Dott. Francesca Ruggeri

Aspetti acustici: Ing. Marco Bernini

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Nuovo Impianto di deposito e trattamento rifiuti speciali liquidi

Procedura di V.I.A. e richiesta di A.I.A. – S.I.A. Parte II

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INDICE PARTE II: Descrizione del contesto ambientale

II.1 - CONDIZIONI GENERALI 3

II.2 - CARATTERIZZAZIONE METEOCLIMATICA 9

II.2.1 – CENNI DI CLIMATOLOGIA;

II.2.2 – CARATTERISTICHE TERMO-PLUVIOMETRICHE;

II.2.3 – CLIMA ANEMOLOGICO.

II.3 - QUALITA’ DELL’ARIA 16

II.4 - CLIMA ACUSTICO 24

II.4.1 – CARATTERIZZAZIONE;

II.4.2 – CLASSIFICAZIONE ACUSTICA.

II.5 - AMBIENTE IDRICO 36

II.5.1 – ASSETTO IDRAULICO;

II.5.2 – ASSETTO IDROGEOLOGICO;

II.5.3 – VERIFICA IDRAULICA.

II.6 - SUOLO E SOTTOSUOLO 51

II.6.1 – GEOLOGIA DI SUPERFICIE;

II.6.2 – ASPETTI GEOLITOLOGICI E GEOMORFOLOGICI;

II.6.3 – CARATTERISTICHE LITOLOGICO-TECNICHE E PRINCIPALI PARAMETRI GEOTECNICI;

II.6.4 – ASSETTO MACROSISMICO.

II.7 - VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA, ECOSISTEMI 62

II.7.1 – INQUADRAMENTO NATURALISTICO;

II.7.2 – VEGETAZIONE;

II.7.3 – FLORA;

II.7.4 – FAUNA;

II.7.5 – AMBIENTE ACQUATICO;

II.7.6 – CRITICITA‟ ATTUALI SIR 47.

II.8 - IL PAESAGGIO 83

II.9 - POPOLAZIONE ED ASSETTI SOCIO ECONOMICI 89

II.9.1 – ASSETTO DEMOGRAFICO;

II.9.2 – ASSETTO IGENICO-SANITARIO;

II.9.3 – ASSETTO SOCIO ECONOMICO.

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DESCRIZIONE DEL CONTESTO AMBIENTALE

II.1 CONDIZIONI GENERALI

Il Comune di Collesalvetti si estende per una superficie complessiva di circa 110 kmq con una

forma “a triangolo rovesciato”. Dal punto di vista morfologico, geografico ed ambientale il territorio

può essere suddiviso in tre sistemi principali:

I Monti Livornesi

Le Colline

La Pianura

Il versante orientale dei Monti Livornesi occupa la porzione Sud-occidentale del territorio

comunale. Il limite sinistro è rappresentato dalla linea di spartiacque che taglia la catena con

direzione N-S (da Poggio Corbolone - Poggio Lecceta – Monte Maggiore), mentre il limite destro

corrisponde alla fascia di contatto fra le formazioni rocciose che costituiscono l‟ossatura dei monti ed i

sedimenti più recenti; in particolare tale allineamento coincide con le lineazioni tettoniche e si

sviluppa dalla Fattoria di Cordecimo (a Nord) alla frazione di Colognole (a Sud) attraverso le Parrane.

La porzione centro-orientale del Comune è invece costituita dai deboli rilievi collinari Livornesi

e Pisani, su cui si sviluppano alcuni dei principali centri abitati. Sono solcate dai torrenti che scendono

dal versante orientale del Monti Livornesi e si dirigono in direzione Nord verso la Pianura di Pisa.

Infine la porzione meridionale della Pianura di Pisa è completamente pianeggiante, ed è

solcata dal reticolo idraulico di scolo dell‟intera pianura alluvionale del basso Valdarno ed è ricoperta

per la quasi totalità da sedimenti alluvionali, palustri o di colmata.

L‟intervento in progetto ricade nella porzione settentrionale del Comune caratterizzata da

un‟estesa area pianeggiante a quote altimetriche alquanto depresse con un uso del suolo

propriamente agricolo ricavato da un‟antica e più recente bonifica, che ha portato alla realizzazione di

una fitta rete di fossi e canali di drenaggio. Le caratteristiche fisico-meccaniche dei terreni restano

comunque scadenti e non adatte ad elevati carichi di compressione. E‟ possibile riconoscere infatti

nell‟area la tipica composizione geologica della pianura meridionale pisana, costituita da sedimenti

palustri alluvionali e di colmata.

Nella zona settentrionale del Comune il riconoscimento tra la frazione palustre e quella

alluvionale e di colmata non è agevole salvo il caso in cui compaiono vere e proprie torbe.

Attualmente l‟unica area palustre ancora non prosciugata rimane il prato della Contessa ad est della

fattoria di Suese. In un passato non troppo lontano (fino al XIII sec) sono esistiti dei paduli, i cui

epicentri venivano a trovarsi nel mezzo dello sbocco dei fiumi; ad esempio ciò accadeva per il fiume

Isola (padule dell‟Isola o di Guinceri), per il torrente Tora (padule di Mortaiolo), per il torrente Ugione

(paduletta di Livorno) oppure, come nel caso del padule dell‟Altura-Stagno Redenta, la padule aveva

origine come normale continuazione di una grande zona umida (es. grande zona umida di Stagno).

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Evoluzione della costa – Epoca romana Fonte Bibliografica: L‟Antico Porto Pisano e la Torre del Marzocco a Livorno” G. Trotta, 2005

All‟epoca romana l‟area ricompresa in Stagno, Guasticce, Mortaiolo e, più a nord, il padule del

Bientina, apparteneva all‟antico Sinus Pisanu, costituito da una vasta zona di acquitrini e paludi

riempitosi progressivamente con l‟apporto di materiale solido portato dall‟Arno.

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Evoluzione della costa – Stampa 1859 Fonte Bibliografica: Rilievo eseguito dal Corpo dei Bersaglieri (1867-1869)

L‟appartenenza al Sinus e gli alluvionamenti dell‟Arno e dei suoi affluenti, hanno influenzato gli

eventi storico-sociali più significativi a partire dagli studi idraulici di Leonardo da Vinci, la costruzione

dei grandi canali di bonifica dal 16° secolo in poi e la successiva realizzazione delle bonifiche per

colmata. Si tratta di eventi che hanno segnato in modo indelebile questa parte del territorio che,

attraversato dai numerosi canali che ne vanno a contraddistinguere significativamente il paesaggio,

ha a sua volta indirizzato anche lo sviluppo dei centri abitati. La logica ha voluto che la “vita”

crescesse lungo i crocevia, conseguenza di una formazione della viabilità fondata sul collegamento dei

livelli di terreno meno colpiti dal rialzamento delle acque e costruita sui terreni più solidi.

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Tuttavia non sempre si conoscono le “ragioni” che hanno spinto la formazione di agglomerati

spontanei di abitazioni anche nei luoghi più impervi e di certo non economicamente avvantaggiati.

La zona oggetto del presente studio è compresa tra le frazioni di Stagno e Guasticce.

Guasticce

Il nome di Guasticce non è casuale, indica infatti l‟origine non propriamente felice

dell‟ubicazione di questa frazione. Il territorio e i propri abitanti in tempi lontani furono afflitti dalla

presenza di acque palustri e saline che con frequenza invadevano la bassa pianura circostante. A

porre un primo freno a questa situazione contribuì la realizzazione di una serie di canali e fossi, di cui

il più importante porta tuttora il nome Acqua-Salsa. A dare impulso all‟opera di risanamento idraulico

della zona contribuì Cosimo I dei Medici, allorché fece dirigere le “torbe” acque dell‟Arno, tramite le

cateratte delle “Bocchette di Religione”, nella pianura meridionale pisana al fine di colmare con i loro

detriti i bassi fondi e tra di esse anche la palude di Guasticce. Cronologicamente siamo già oltre la

metà del sedicesimo secolo e per Guasticce e più in generale per molti altri territori del comune, le

cose migliorarono notevolmente e portarono al superamento di condizioni veramente critiche sotto

tanti punti di vista (ambientale, sociale, economico, demografico). La lunga guerra tra la Repubblica

di Pisa e Firenze durata praticamente un secolo, dette un colpo decisivo all‟economia pisana e

“prostrò” oltre ogni limite gli abitanti, assottigliando al tempo stesso il loro numero. Sottrasse inoltre

risorse importanti a possibili interventi non solamente di risanamento ma, più in generale, di

manutenzione del territorio. Ad impoverire demograficamente le terre ideologicamente più vulnerabili,

tra cui Guasticce, contribuirono anche gli effetti devastanti di due epidemie di peste nera nel 1348 e

1400. La conquista di Pisa da parte di Firenze determinò una svolta, tutto sommato positiva

relativamente alla situazione preesistente. Le grandi famiglie dell‟oligarchia fiorentina investirono

grosse quote di capitale dapprima in acquisti di terre e successivamente in opere di miglioria nel

contado pisano, arrivando ad interessarsi anche di parte del comune di Collesalvetti. Tangibili

miglioramenti al suolo di Guasticce e dintorni si ebbero allorché furono aperti gli scoli del padule di

Vicarello mediante il taglio di due collinette: in questo modo e per mezzo della costruzione di nuovi

canali artificiali le acque furono in parte dirottate nell‟Antifosso Reale. Per effetto di questo intervento,

nella zona di Guasticce circa 500- 600 ha di terreno malsano e infecondo furono bonificati e deputati

prevalentemente ad attività di pastorizia. Successivamente i nuovi proprietari li trasformarono in

tenute agricole di notevole pregio. Guasticce, come tutte le altre attuali frazioni ad esclusione di

Stagno, entrò a far parte ufficialmente del comune di Collesalvetti nel 1808. Nel censimento del 1841

la popolazione di questa frazione era di 618 abitanti suddiviso in 61 nuclei familiari, cioè in famiglie di

tipo prettamente patriarcale. Recenti ritrovamenti (palafitte) fanno pensare che questo territorio sia

stato abitato anche in tempi remoti, la qual cosa non deve sorprenderci se pensiamo che la scelta di

terreni lacustri come luogo di dimora rappresentava un sistema di difesa e di organizzazione da parte

degli abitanti.

Analizzando la situazione ad oggi, la frazione di Guasticce non è contrassegnata da un centro

organico, organizzato in insediamenti edilizi compatti, bensì da un lento per lotti lungo la stradale che

ha diviso in due il paese. A fronte di un‟edilizia che si caratterizza per una tipologia essenzialmente

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“bassa” (due-tre piani), spicca il cosiddetto grattacielo di ben otto piani come elemento impattante e

diatonico.

La frazione nel suo complesso è legata principalmente alle vicende delle aziende agricole che

la contornano. Ad oggi, tuttavia, appaiono più rilevanti le attività produttive ed artigianali tra cui si

segnala l‟insediamento industriale ex CMF (1962), cui hanno fatto seguito altre iniziative nella colmata

a partire dagli anni ‟70, e soprattutto l‟Interporto Toscano “A. Vespucci” che a partire dalla zona nord-

ovest della frazione si estende fino in prossimità del centro abitato di Guasticce. Sui rilievi collinari si

possono notare i poderi in degrado quali simbolo di un generale abbandono delle campagne che ha

caratterizzato il territorio comunale fino agli anni „80.

Stagno

La storia di Stagno ha molti punti in comune con quella di Guasticce, per la vicinanza, le

caratteristiche del territorio, la genesi stessa del nome, tuttavia esistono nette differenze. Stagno

infatti è considerata la porta di accesso al Porto Pisano sia in direzione della stessa Pisa ma anche

verso l‟entroterra; allo stesso tempo viene ricordato come luogo particolarmente interessante dove

era possibile esercitare una proficua attività di caccia e pesca già nell‟anno 1000. Nel XII secolo a

Stagno era funzionante un ospedale, quello di S. Leonardo Villano, su un terreno compreso tra

l‟attigua e omonima chiesa e la chiesa di S. Leonardo di Tombolo, che in seguito fu restaurata dai

cacciatori livornesi affinché vi fosse celebrata la messa nei giorni festivi. In tempi successivi la chiesa

venne ridotta a uso di stalla di animali al servizio della tenuta di Tombolo e sullo stesso terreno su cui

sorgeva l‟ospedale, in prossimità della chiesa, venne edificata una casa colonica. Per quanto riguarda

invece la vocazione di porta di accesso al porto Pisano il riferimento oggettivo è spesso associato alla

presenza di numerosi ponti e alle loro vicissitudini relative alla distruzione e ricostruzione che nel

corso dei secoli hanno subito. Numerosi ponti erano deputati al superamento dei tanti fossi e canali

attraverso i quali le acque di scolo della campagna, un tempo completamente pisana, venivano

dirottate verso il mare. Di ponti ce ne sono sempre stati molti, nello scorso secolo erano sette, tutti

ben funzionanti e con denominazioni in stretto legame con il corso d‟acqua che passa sotto di essi. Il

primo, partendo da Livorno, è detto “dell‟Acqua Salsa”, da esso si accede alla strada che punta verso

gli abitati di Vicarello e Cenaia. Il secondo è chiamato “della Torretta”, il terzo, più significativo a due

arcate, è quello della Tora. Il quarto, “dell‟Antifosso” sembra il più antico di tutti ed è il crocevia della

strada che porta verso Fornacette. Il quinto, provvisto di tre arcate, è quello sul Fosso Reale, e il

sesto, detto “dell‟Arnaccio” costituisce il capolinea della strada omonima. Infine il settimo è quello dei

Navicelli, in quanto attraversa il corso d‟acqua che congiunge Pisa con la zona nord di Livorno.

Centro di Stagno è stata per molti anni la Fattoria di Suese e ne rappresenta ancora oggi un

punto nevralgico sotto il profilo del tessuto urbano e testimoniale sotto il profilo storico.

Ad oggi la frazione di Stagno è racchiusa dallo Scolmatore dell‟Arno a nord, che è anche

confine comunale, dall‟Autostrada A12 nonché dal parallelo raccordo SGC Livorno-Firenze ad est,

confinante pure con la riserva naturale della Contessa, dal torrente Ugione a sud, che è anche confine

comunale, e dalla ex SS Aurelia ad ovest che è anche il limite dello stabilimento ENI costruito nel

1936.

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Stagno è caratterizzato da tre piccoli vecchi nuclei: Stagno vecchia, posta a nord, a ridosso

dello Scolmatore, ove è ubicata la Vecchia Chiesa; il nucleo delle case poste lungo la ex SS 555 con

l‟incrocio della vecchia Aurelia; il nucleo del vecchio agglomerato di Ponte Ugione a sud, sempre

attestato lungo la vecchia Aurelia.

Lo sviluppo di Stagno si ha a partire dall‟inizio degli anni ‟70 con una prima urbanizzazione

racchiusa tra il fosso Acqua Salsa a nord, la SS Aurelia a ovest, l‟area delle ex officine Botteghi a sud

e il fosso Cateratto a est. Prosegue con le lottizzazioni artigianali e industriali e dei depositi di

Tombolello per “terminare” con il Villaggio Emilio degli inizi anni ottanta.

La realizzazione delle grandi infrastrutture stradali e autostradali con i relativi collegamenti alla

vecchia viabilità e i raccordi sopraelevati segnano la frazione in modo definito e inequivocabile.

Dal polmone verde della fattoria di Suese a nord, al primo raccordo autostradale, a sud, corre

l‟area del grande parco, area di depressione naturale, e dei servizi che separa il Villaggio Emilio dal

resto di Stagno.

Le caratteristiche della frazione stanno appunto in queste presenze ineludibili che la

espongono ai rischi di incidente rilevante e dell‟inquinamento atmosferico nonché a quelli di

inquinamento acustico.

L‟intera frazione di Stagno è caratterizzata dalla forte presenza di attività artigianali industriali,

concentrate soprattutto nella parte sud come naturale prosecuzione dei quartieri nord industriali della

città di Livorno. Nella zona centrale tuttavia si sono sviluppate tipologie residenziali a forte densità e a

nord del Villaggio Emilio si segnala il recente insediamento sviluppatosi in altezza. La movimentazione

delle merci mista al traffico residenziale è il connotato della frazione.

Stagno conta inoltre il maggior numero di residenti del comune e una significativa

distribuzione di servizi ed una adeguata rete di distribuzione commerciale.

Tra gli abitati di Stagno e di Guasticce, si trova la zona di Ponte Biscottino, luogo di residenza

degli ex dipendenti della vecchia fornace e costruito insieme a questa per soddisfare le esigenze

abitative del lavoro.

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II.2 CARATTERIZZAZIONE METEOCLIMATICA

II.2.1 CENNI DI CLIMATOLOGIA

Il clima è legato a fattori meteorologici che interessano il bacino Ligure-Tirrenico ed è del tipo

“temperato-caldo”; tuttavia lo stato del tempo è influenzato dallo scambio energetico con il vicino

mare e localmente dall‟orografia dei Monti Livornesi.

Vista la conformazione territoriale i venti dominanti sono quelli del primo quadrante (Grecale e

Levante) che soffiano per gran parte dell‟anno, ed abbassano notevolmente le temperature nel

periodo invernale. Durante la stagione più calda (da Maggio ad Agosto) predominano i venti dei

quadranti occidentali (Ponente, Maestrale). La zona di Pianura non essendo protetta dai rilievi risente

maggiormente dell‟azione dei venti di mare (Maestrale e Libeccio).

Dall‟elaborazione dei dati delle stazioni di rilevamento termo-pluviometriche di Nugola, Livorno

e Coltano, risulta che la media annuale delle temperature è circa 16°. Le temperature medie più alte

si registrano nel mese di Luglio con 28° e le minime in Gennaio intorno ai 3,5°; la media annuale

delle temperature massime è di oltre 19° e quella delle minime è di circa 11,5°.

Per quanto concerne le precipitazioni la media annua è 800 mm in pianura circa 950 mm nelle

aree sommitali dei rilievi, ma oltre 1000 mm nella fascia delle Parrane. Le piogge presentano un

massimo in autunno con 300-400 mm ed un minimo in estate con 80-90 mm; in primavera la

piovosità decresce fino al mese di Giugno, a Luglio tocca i valori minimi (25 mm), da Agosto fino a

Novembre torna a crescere. In totale i giorni di pioggia nell‟arco dell‟anno risultano poco superiori ad

80.

La caratterizzazione meteoclimatica della zona di interesse avviene attraverso l‟analisi dei

principali indici e indicatori meteorologici, in particolare:

la temperatura;

i dati relativi alle precipitazioni;

l‟umidità media;

le categorie di stabilità atmosferica e la frequenza di presentazione delle classi di velocità del

vento.

Per i dati pluviometrici e termici si fa riferimento alle informazioni fornite dal Servizio

Idrografico e Mareografico Nazionale - Ufficio Compartimentale di Pisa, che derivano dalla

elaborazione dei dati provenienti dalle stazioni meteo della provincia di Livorno nel periodo 1951-

1996; per i dati relativi al vento si fa riferimento ai dati individuati in specifici studi di settore. Nella

zona di Livorno il clima risulta influenzato da eventi meteorologici che interessano il bacino Ligure -

Tirrenico con predominanza delle perturbazioni dal settore di ponente, dagli scambi energetici con il

vicino mare, e dall‟orografia, seppur modesta, delle colline livornesi.

Ciò permette di classificare la zona come temperata-calda.

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II.2.2 CARATTERISTICHE TERMO-PLUVIOMETRICHE

Al fine di caratterizzare lo stato termico e pluviometrico dell‟area oggetto di studio, nella figura

seguente si riportano l‟andamento della temperatura e dei millimetri di precipitazione in funzione dei

mesi dell‟anno.

Il clima che si individua dall‟immagine è un classico clima mediterraneo, caratterizzato da un

massimo delle precipitazioni nel periodo autunnale ed un massimo delle temperature nei mesi estivi.

Le temperature medie più alte si registrano nei mesi di luglio e agosto e le minime a gennaio e

febbraio.

Le precipitazioni presentano un massimo in autunno ed un minimo in estate; nel periodo

primaverile la piovosità decresce fino al mese di giugno e a luglio tocca i valori minimi, torna poi a

crescere nei mesi autunnali.

È interessante sottolineare che negli ultimi anni il regime delle piogge si presenta con eventi di

durata più breve ma di maggiore intensità.

Fonte: Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale - Ufficio Compartimentale di Pisa

A conferma di quanto appena detto, si riportano di seguito i dati relativi alle precipitazioni

nelle varie stagioni.

Fonte: Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale - Ufficio Compartimentale di Pisa

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Di seguito vengono riportati i dati relativi all‟umidità media rappresentata su base mensile.

Andamento dell‟umidità relativa sul mese medio.

Dati derivanti dalla stazione di Livorno del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale, ufficio compartimentale di Pisa. Dati mediati sulla base dati registrata nel periodo dall‟anno 1951 all‟anno 1997.

Gli indici climatici estremi, relativi al periodo di riferimento, vengono riportati di seguito.

Fonte: Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale - Ufficio Compartimentale di Pisa

Di seguito si riportano anche i dati pluviometrici annuali e di massima intensità relativi alla

Stazione di Nugola dal 1940 al 1990 reperiti pressi gli Annali Idrologici.

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Si può sottolineare inoltre che negli ultimi trenta anni nell‟area livornese – colligiana sono stati

registrati i seguenti eventi meteorici di forte intensità e breve durata:

In quelle occasioni, ma in particolare per Collesalvetti negli anni del triennio 1990-1993, per la

sua conformazione morfologica e per le caratteristiche dei bacini il sistema idrografico del territorio

colligiano è risultato inadeguato e quindi si può concludere che può entrare rapidamente in crisi per

eventi con valori di piovosità intorno ai 60-70 mm in un‟ora.

II.2.3 CLIMA ANEMOLOGICO

L‟intera fascia costiera Toscana è sottoposta alternativamente all'influenza di campi barici

livellati dalle depressioni "sottovento" e di quelle note come "mediterranee". I campi barici livellati

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sono determinati da aree di alta pressione atmosferica e da configurazioni anticicloniche vere e

proprie ed inducono, prevalentemente in estate, un regime persistente di brezze di mare e di terra.

Le depressioni "sottovento" sono dovute all'effetto barriera del sistema alpino, che genera una

frontogenesi sul Golfo Ligure. La presenza di questo tipo di tempo favorisce l'insorgere di venti di

Maestrale e di Tramontana, più frequenti nella seconda metà dell'inverno.

Le depressioni "mediterranee" sono invece dovute prevalentemente alla presenza di fronti

atmosferici stazionari o in moto lento che penetrano nel mediterraneo da NW e interessano le coste

toscane con flussi d'aria da SW. La presenza di tale tipo di depressione determina un rialzo anomalo

del regime termico, un'estesa e persistente copertura nuvolosa con abbondante piovosità.

La caratterizzazione del clima anemologico è stata possibile attraverso registrazioni effettuate

a Livorno per il quinquennio 1996-2000. In particolare i dati meteo impiegati per la caratterizzazione

dell'area si riferiscono alla stazione meteorologica "Labromare" (UTM E=605283 m, N=4826327 m,

altezza sul piano di campagna pari a 10 m, situata in una zona portuale aperta).

La seguente tabella riporta la probabilità di direzione del vento per due classi di velocità, <4

m/sec e > 4 m/sec.

Probabilità di direzione del vento per due classi di velocità

Fonte: “Rapporto integrato di sicurezza del Porto di Livorno e proposta di lineamenti per il piano di emergenza portuale”, 2005

La figura sottostante mostra il diagramma polare del vento per le due classi di velocità. Sia i

venti regnanti (più frequenti) che i venti dominanti (più intensi) risultano provenire principalmente dal

settore di grecale ed, in maniera meno significativa, anche dal settore di ponente. La distribuzione

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spaziale delle frequenze di accadimento degli eventi risulta essere caratterizzata da un orientamento

prevalente lungo la direzione Nordest - Sudovest.

Direzione del vento per due classi di velocità

Fonte: “Rapporto integrato di sicurezza del Porto di Livorno e proposta di lineamenti per il piano di emergenza portuale”, 2005

Per definire le classi di stabilità secondo Pasquill-Gifford per due diverse condizioni meteo

rappresentative, si è fatto riferimento ad una distribuzione probabilistica della velocità dei veni.

Essendo la probabilità che la velocità del vento sia inferiore a 4 m/sec pari al 47%, ad essa è

stata assegnata la classe di stabilità F con una velocità caratteristica di 2 m/sec. Ai venti che hanno

invece una velocità superiore a 4 m/sec è stata assegnata la classe di stabilità D, con una velocità

rappresentativa pari a 5 m/sec.

Si riporta inoltre di seguito, in forma grafica, il regime anemologico locale risultante dalle

elaborazioni condotte con una seconda serie sinottica delle registrazioni anemometriche relative alla

stazione ARPAT ubicata presso il mareografo nel porto mediceo (periodo di riferimento: luglio 1998-

novembre 2004). L‟immagine conferma ciò che è stato esposto in precedenza.

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II.3 QUALITÀ DELL’ARIA

Le principali fonti inquinanti presenti sul territorio, che influenzano la qualità dell‟aria relativa

alla zona oggetto di studio, sono di diversa natura e possono essere classificate come fonti inquinanti

prevalentemente di origine industriale. In minor misura possono incidere le emissioni derivanti da

traffico veicolare e dalle attività del vicino porto di Livorno, mentre trascurabili possono essere le

emissioni derivanti da impianti di riscaldamento.

La qualità dell‟aria nei comuni di Livorno e Collesalvetti viene controllata attraverso un sistema

di monitoraggio costituito da una rete provinciale pubblica e da una rete privata. La rete pubblica nel

comune di Livorno è gestita da ARPAT ed è costituita da stazioni che rilevano sia le concentrazioni di

sostanze inquinanti, sia i parametri meteorologici. A questa si aggiunge, integrandosi, la rete privata

ARIAL di cui fanno parte aziende private di Livorno e Collesalvetti, con postazioni ubicate sia

all‟interno dei centri urbani sia nelle zone di massima ricaduta delle principali fonti emissive industriali.

Questa rete consente di monitorare le varie sorgenti di emissione del territorio, in particolare

quelle industriali (principalmente la centrale termoelettrica ENEL, la raffineria ENI- poco distante

dall‟area oggetto di studio- i depositi di gas e idrocarburi), e quelle da trasporto marittimo, che

aggiunte al traffico veicolare rappresentano le principali fonti di inquinamento atmosferico dell‟area

livornese.

La rete di monitoraggio descritta è costituita da 15 stazioni fisse, da una postazione mobile e

da una stazione per il rilevamento di parametri meteorologici.

Nel comune di Collesalvetti, in particolare nella frazione di Stagno, è attiva una centralina di

tipo industriale, appartenente alla rete privata ARIAL, dove l‟unico inquinante monitorato è il biossido

di zolfo.

Nel territorio comunale di Collesalvetti non sono presenti altre postazioni fisse di rilevamento

della qualità dell‟aria. Nella tabella di seguito vengono descritte le caratteristiche principali della

stazione fissa sita nel comune di Collesalvetti e di quelle site nella circoscrizione 1 del Comune di

Livorno, che confina con l‟area di nostro interesse.

Fonte: Elaborazione Sintesis su dati ARPAT, 2005

La rete privata ARIAL, attiva dal 1978, è incentrata sul monitoraggio del biossido di zolfo,

quale tracciante principale dell‟inquinamento atmosferico di origine industriale.

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La rete pubblica invece, è attiva dal 2002 e monitora gli inquinanti di più recente interesse,

come il PM10 ed altri inquinanti tipicamente dovuti a traffico urbano quali BTEX e idrocarburi non

metanici.

Vengono indicati, nella tabella seguente, gli inquinanti monitorati nelle stazioni fisse, che

abbiamo preso a riferimento, nell‟anno 2004.

Inquinanti monitorati nelle stazioni, ARPAT 2005

Per quanto riguarda altri tipi di inquinanti non rilevati da queste stazioni di monitoraggio, si

segnala che:

l‟inquinante ozono viene monitorato nelle stazioni di Piazza Cappiello, Villa

Maurogordato e Gabbro, ben lontane dall‟area di interesse;

le PM2,5 sono monitorate esclusivamente nella stazione di viale Carducci (zona ad alto

flusso veicolare);

gli idrocarburi non metanici vengono rilevati in Piazza Mazzini.

Deve essere evidenziato che la rete di monitoraggio ARIAL è stata progettata e realizzata per

il monitoraggio dell‟inquinamento atmosferico dovuto alla presenza, nella zona nord di Livorno, di un

importante polo industriale. Quindi, sia per la localizzazione delle postazioni (alcune situate nei

previsti punti di massima ricaduta delle emissioni più significative della zona industriale) che per la

dotazione strumentale (ancora incentrata sul monitoraggio del biossido di zolfo come inquinante di

principale origine industriale), i dati raccolti possono essere considerati rappresentativi quasi

esclusivamente del contributo delle attività produttive.

Si riportano di seguito i risultati relativi alla campagna di monitoraggio della qualità dell‟aria,

per le stazioni di interesse nei comuni di Collesalvetti e Livorno, per l‟anno 2003.

In parentesi vengono riportati i dati già elaborati relativi al 2004.

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Il confronto tra le concentrazioni rilevate e i limiti di legge viene effettuato prendendo come

riferimento i limiti stabiliti dalla normativa europea ed in particolare al 2005 e 2010.

In questo modo è possibile individuare con maggior immediatezza le sostanze per le quali,

anche in prospettiva, si rende necessaria l‟adozione di adeguate politiche di risanamento, ma anche

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quelle per le quali risultano rispettati i limiti che sono già entrati in vigore dal 2005 e per quelli entrati

in vigore nel 2011.

Nonostante il Comune di Collesalvetti sia caratterizzato dalla presenza di una delle più grandi

sorgenti puntuali emissive di SO2, la situazione è sostanzialmente positiva infatti i livelli di

concentrazione sono al di sotto dei valori limite sia nel breve che nel lungo periodo e non sussistono

grossi rischi di superamento degli stessi.

Nonostante ciò si ritiene importante seguire l‟evoluzione del quadro emissivo e dei livelli di

concentrazione in un ottica di mantenimento e miglioramento della qualità dell‟aria.

Al fine di verificare il livello di inquinamento atmosferico nella zona di Stagno è stato

posizionato il laboratorio mobile, da parte di ARPAT, nel cortile della scuola elementare di Via Marx.

E‟ stata misurata la qualità dell‟aria, tra cui la concentrazione di NO2, SO2, CO e PM10 per un

totale di 44 giorni di campionamenti compresi tra il 16 giugno 2002 e il 29 luglio 2002.

Per il biossido di azoto i valori riscontrati sono piuttosto contenuti, con sole poche medie orarie

superiori a 80 μg/m3 e comunque molto inferiori al livello di attenzione di 200 μg/m3 Per il biossido di

zolfo i valori giornalieri riscontrati sono valori mediamente molto bassi ma, in particolari condizioni

meteorologiche (cioè con direzioni del vento comprese tra 240 e 300 gradi nord) si hanno valori

anche molto elevati di SO2, soprattutto per le medie orarie che per alcune ore hanno superato il

valore limite (riportato dal DM 30/2002) di 350 μg/m3 . Le condizioni di elevato inquinamento durano

solo alcune ore consecutive, tanto che le medie giornaliere, non hanno mai raggiunto il valore di

attenzione di 125 μg/m3 . Solo ed esclusivamente con vento da ovest si hanno situazioni “critiche”.

Questo indica che la zona in esame è interessata da sorgenti fisse di SO2, situate ad ovest della

postazione di rilevamento, che possono provocare anche situazioni di rilevante inquinamento in

dipendenza delle condizioni meteorologiche.

Per il monossido di carbonio i valori sono molto bassi, con solo poche medie orarie superiori a

80 μg/m3 e comunque molto inferiori al livello di attenzione di 200 μg/m3.

L‟inquinamento da polveri PM10 è, rispetto ad altre zone di Livorno, abbastanza contenuto,

anche se in alcuni giorni è stato superato il valore di attenzione e di allarme, non raggiungendo però

mai una persistenza tale da far scattare lo stato di attenzione.

Nel grafico successivo vengono riportati gli andamenti delle medie giornaliere di alcune specie

inquinanti quali NO2, SO2 e PM10.

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Nel grafico sottostante vengono riportati i valori medi e quelli massimi relativamente agli

inquinanti di cui sopra.

Per quanto detto in precedenza riguardo alla caratterizzazione del territorio comunale non

sono presenti all‟interno dello stesso altre postazioni di rilevamento della qualità dell‟aria ambiente.

Allo scopo di caratterizzare le fonti di emissioni di inquinanti dell‟aria, si fa riferimento alle

stime elaborate dalla Regione Toscana e contenute nell‟ “inventario regionale delle sorgenti di

emissione in aria ambiente (IRSE)”, che fanno riferimento all‟anno 2000.

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Si riporta nella tabella di seguito la stima delle emissioni totali degli inquinanti nel Comune di

Collesalvetti suddivisi per macrosettore.

Per caratterizzare al meglio la situazione relativa alla qualità dell‟aria nelle vicinanze del sito di

interesse, si ritiene utile riportare di seguito ulteriori informazioni sintetiche ricavate dall‟inventario

comunale delle sorgenti emissive e disaggregate per circoscrizione del Comune di Livorno.

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Tali dati, suddivisi per macrosettore economico, sono riferiti all‟anno 2002, poiché l‟inventario

non è più stato aggiornato ed è proprio per questo motivo che possono essere considerati soltanto

come stima indicativa delle emissioni in atmosfera della realtà comunale di Livorno.

Si riportano esclusivamente i dati relativi alle circoscrizioni 1 (che racchiude la zona

industriale) e 2 (che racchiude l‟ambito portuale) e al totale comunale.

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Ciò che si nota immediatamente osservando la tabella è la suddivisione “in due gruppi” delle

circoscrizioni livornesi; infatti la n° 1 e la n° 2 risultano estremamente simili, così come sono

particolarmente comparabili le n° 3, 4 e 5.

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Queste ultime sono caratterizzate da emissioni molto più basse rispetto alle circoscrizioni 1 e

2, relativamente a tutti gli inquinanti monitorati.

Questa porzione della città è adibita a zona residenziale, mentre le prime due circoscrizioni

rappresentano rispettivamente la zona artigiana/industriale e la zona portuale, e sono quindi più

ricche di attività antropiche che producono inquinamento atmosferico.

Benzene (C6H6): sia nelle circoscrizioni che nel comune la quasi totalità (99%) di questo

inquinante è dovuta al traffico.

CO: la fonte principale di emissione è rappresentata dal traffico stradale e navale.

COV: si ritiene che le principali sorgenti di COV nell‟area in esame siano alcuni depositi

costieri di prodotti petroliferi, la vicinanza della raffineria ENI, nonché il traffico navale.

NOX e SO2: questi inquinanti derivano principalmente da attività di combustione e

risultano

quindi attribuibili alle attività di produzione di energia e calore, derivanti in maggior

percentuale dalla centrale termoelettrica.

È proprio la presenza di questo enorme complesso che spiega l‟enorme peso percentuale del

comune di Livorno nella regione Toscana, nell‟ambito della produzione di SO2, che è pari nel 1995

addirittura al 20% delle emissioni totali regionali.

PM10: a differenza di molte altre città, in cui le PM10 sono attribuibili quasi esclusivamente

al traffico stradale, a Livorno la principale fonte di questo inquinante è rappresentata dalle

attività di produzione di energia e vapore, ovvero in modo assolutamente predominante,

dalla centrale termoelettrica. È importante tuttavia sottolineare che un ulteriore contributo

è dato dal risollevamento delle frazioni depositate sia per azione del vento, molto presente

nel territorio, che a causa dello stesso traffico.

II.4 CLIMA ACUSTICO

II.4.1 CARATTERIZZAZIONE

L‟inquinamento acustico presente in un territorio, dipende da vari fattori, in particolare dalla

variabilità spaziale delle sorgenti di emissione e dalla struttura morfologica del territorio stesso.

Il clima acustico del Comune di Collesalvetti risulta variabile per la presenza di piccoli borghi,

centri urbani, aree agricole, attività industriali e commerciali; inoltre il territorio comunale è

attraversato da importanti arterie stradali quali la SS1 Aurelia, la SRT 206, la S.G.C. Fi-Pi-Li,

l‟autostrada, mentre di scarsa importanza appare la linea ferroviaria. Le strade, che sono oggetto di

intenso traffico leggero e pesante, costituiscono una delle principali sorgenti di rumore e disturbo del

territorio.

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Il Comune di Collesalvetti ha intrapreso, in collaborazione con ARPAT, uno studio finalizzato

alla redazione di un Piano di Classificazione Acustica del territorio comunale, ai sensi della Legge

Quadro 447/95 e della Legge Regionale 89/98.

La campagna di rilevamento è stata effettuata nel periodo marzo-giugno 2005 ed ha

riguardato, principalmente la zona di Stagno, con 5 punti di misura, e la zona di Torretta Vecchia

lungo la SS 206, con un punto di misura.

Nei punti scelti non si sono evidenziati superamenti dei limiti definiti dalla classificazione

acustica adottata con l‟unica eccezione di un piccolo superamento del limite notturno in Via Marx.

Per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto di competenza non comunale si è rilevato un

possibile superamento durante il periodo notturno.

Nessun dato è disponibile nel raggio di analisi della zona di Biscottino.

La caratterizzazione del clima acustico prima dell‟intervento viene proposta attraverso l‟analisi

dello stato dei luoghi e delle condizioni acustiche con riferimento a :

a) analisi del traffico esistente e previsione di traffico indotto

b) misure fonometriche ante operam a disposizione.

La presente relazione tecnica é redatta ai sensi dell‟articolo 8 comma 1 della Legge n. 447 del

26/10/1995 pubblicata sulla G.U. n. 254 del 3/10/1995 e della Deliberazione della Giunta Regionale

della Toscana n. 000788 del 13 luglio 1999 pubblicata sul B.U. n. 32 del 11/08/1999, parte seconda,

Sezione I, ai sensi dell‟art. 12 comma 2 della Legge Regionale 89/98.

Il tempo di riferimento del fenomeno acustico (Tr) è compreso nell‟intervallo diurno

(06.00÷22.00) e notturno (22.00-06.00).

La necessità della distribuzione dell‟attività nel periodo diurno e notturno è determinata dalla

quantità di materiale trattabile dalle sezioni dell‟impianto:

1. sezione di accettazione, pretrattamento e deposito

2. sezione di trattamento biologico e chimico-fisico

3. sezione di finissaggio acque e disidratazione fanghi

In relazione alla tipologia impiantistica e gestionale delle due sezioni d‟impianto, è ipotizzabile

che possano ragionevolmente manifestarsi le seguenti condizioni di funzionamento dell‟impianto:

Periodo diurno – Impianto funzionante con le tre sezioni accese a piena potenzialità;

Periodo notturno Impianto funzionante per la sola sezione di trattamento.

L‟area nella quale è prevista l‟installazione dell‟impianto è situata lungo la ex-strada statale

denominata SS 67-BIS Via Arnaccio, nel comune di Collesalvetti e precisamente sul lato destro della

stessa in direzione Firenze.

La zona è caratterizzata dalla presenza, nelle immediate vicinanze, dell‟Autostrada Genova -

Rosignano il cui tracciato corre praticamente parallelo al fronte nord del lotto, ad una distanza di circa

250 metri, rilevato rispetto al piano di campagna di circa m 7,50. In adiacenza al lotto di interesse e

precisamente sul lato est della stessa, sono presenti due attività industriali, un deposito di rivendita di

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materiali edili e da costruzione (Odorizzi Porfidi) ed un‟area di parcheggio camion e mezzi pesanti; sul

lato ovest la ex-piattaforma Livorgest-AAMPS (attualmente dismessa) e il centro di betonaggio

Tecnocal. Lo stato dei luoghi è più chiaramente indicato negli estratti di carta aerofotogrammetria e

dagli elaborati fotografici riportati in seguito.

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Fig.1: immagine satellitare dell‟area di intervento

Fig.2: immagine satellitare di dettaglio dell‟area di intervento

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Fig.3: Carta aerofotogrammetria dell‟area di intervento

Nella zona interessata dalla piattaforma sono stati individuati i seguenti ricettori sensibili:

n° 1 ricettore sensibile costituito da un edificio adibito a civile abitazione ubicato lungo la

ex-SS 67 Bis, sul lato ovest del futuro insediamento, ad una distanza di circa 600 metri;

detto ricettore è posizionato ad una distanza di circa 4 metri dalla carreggiata stradale;

n° 1 ricettore sensibile costituito da un edificio adibito ad officina meccanica con annessa

civile abitazione, ubicato lungo la ex SS 67 Bis, sul lato est del futuro insediamento, ad una

distanza di circa 300 metri; l‟abitazione è posizionata a circa 15 metri dalla carreggiata

stradale.

I ricettori sensibili sono evidenziati nell‟immagine seguente.

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Fig.4: Carta aerofotogrammetria dell‟area di intervento con individuazione dei ricettori sensibili

a) Analisi del traffico esistente e previsione di traffico indotto

Il traffico che attualmente interessa la ex- SS 67bis è stato monitorato il 22 e 23 marzo 2006;

a partire da quella data si sono insediate attività (Tecnocal e Friultrasporti) che hanno incrementato il

transito veicolare locale in maniera molto modesta. Allo scopo di caratterizzare il traffico preesistente

sull‟arteria stradale, sono stati utilizzati i rilievi ad hoc effettuati nel 2006, nei pressi di Ponte

Biscottino. Tali rilevazioni hanno consentito di determinare il flusso e la tipologia di veicoli che

attualmente percorre la ex SS nel tratto oggetto dell‟indagine, al fine tarare i successivi modelli

sofware per permettere, nelle simulazioni, di tener conto dell‟impatto acustico da traffico indotto

dell‟impianto stesso.

I risultati sono riassunti per i due giorni feriali di riferimento (22 e 23 marzo 2006) nella

seguente tabella, ed articolati per orario e tipologia di veicolo (autoveicoli A, mezzi pesanti P, veicoli

commerciali C e motocicli M), nelle due direzioni (est-ovest E-O, ed ovest-est OE).

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Dall‟esame dei dati rilevati è possibile effettuare le seguenti sommarie considerazioni:

Il traffico complessivo transitante sulla ex SS 67bis mostra valori pressoché

equivalenti nelle due direzioni, con dati complessivi medi (nei due sensi) pari a 4.063

passaggi;

Circa il 77,5 % è costituito da autoveicoli, quasi il 9% da mezzi pesanti, il

12,5% da mezzi commerciali, mentre il rimanente 1% è composto da motocicli;

L‟ora di punta è compresa tra le 08:00 e le 09:00 (816 transiti registrati nel

giorno 22 marzo, sempre nei due sensi);

Il traffico nell‟ora di punta (mediamente) è composto per il 76,5 % da

autoveicoli, per il 7,9% da mezzi pesanti, per il 14,5 % da mezzi commerciali; rispetto

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alla ripartizione relativa al giorno medio si nota un leggero incremento dei veicoli

commerciali a danno di quelli pesanti.

Nelle simulazioni riportate in seguito per la valutazione dell‟impatto acustico complessivo

dell‟insediamento industriale, saranno utilizzati i seguenti valori cautelativi:

Situazione preesistente numero di veicoli e ripartizione percentuale per tipologia

corrispondente al valore medio riportato in tabella 2;

Impatto da traffico indotto incremento di traffico di mezzi pesanti corrispondente al valore

relativo al giorno di punta (30 transiti).

a) Misure fonometriche ante realizzazione dell‟opera allo scopo di acquisire dati per procedere

alla valutazione e validare il livello di rumorosità da traffico presente sulla ex SS 67 Bis

(Arnaccio), in data 1 Settembre 2006, è stata eseguita da Sintesis una misurazione

fonometrica nei pressi della SS 67Bis (a circa 2 metri dalla fine della carreggiata), sul

fronte della futura attività.

La postazione microfonica è evidenziata nella figura seguente:

La rilevazione del rumore è stata eseguita mediante la seguente strumentazione:

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Analizzatore di spettro in Tempo Reale Larson Davis nodello 824 matricola A0160;

Microfono Larson Davis tipo 2541 numero di matricola 5041;

La strumentazione sopraelencata è conforme alle normative ISO 10012, ANSI S1.4 1983, IEC

651-1979 Tipo uno, IEC 804-1985 Tipo 1, IEC 1260-1995 Classe 1, ANSI S1.11-1986 Tipo 1D.

La calibrazione della strumentazione soprascritta é stata effettuata tramite calibratore di livello

acustico Brüel & Kjaer tipo 4231 conforme agli standard ANSI S1.40-1984, IEC 942 classe 1.

Il calibratore produce un livello sonoro di 94 dB o 114 dB riferito a 20 mPa ad 1kHz.

Precisione di taratura riferita ai seguenti parametri: 0.2 dB a 20 ºC, 1013 hPa, umidità

ambientale 60%. Le condizioni di cui sopra sono influenzate dalla variazione dei parametri ambientali

nella maniera che segue:

Temperatura ambiente: 0.0015 dB/ºC;

Pressione atmosferica: 8.10-5 dB/hPa;

Umidità atmosferica: 0.001 dB/%RH.

La strumentazione é stata tarata prima e dopo aver effettuato le misurazioni e la differenza

riscontrata é risultata inferiore a 0,5 dB.

I risultati della misura, eseguita per un tempo di 10 minuti nell‟arco temporale tra le ore 9.40 e

le ore 10.20, hanno evidenziato un valore di Livello equivalente ponderato A della rumorosità

ambientale nell‟ordine dei 69,5 - 70 dB(A) misurato nel punto indicato in figura, ad 1,5 metri

d‟altezza.

II.4.2 CLASSIFICAZIONE ACUSTICA

L‟area oggetto di studio fa parte della frazione di Stagno, caratterizzata dalla presenza di

grandi infrastrutture stradali e autostradali con i relativi collegamenti alla vecchia viabilità e dai

raccordi sopraelevati che segnano la frazione in modo definito e inequivocabile. La frazione si

caratterizza anche per la forte presenza di attività artigianali-industriali nella parte sud come la

naturale prosecuzione dei quartieri nord della città di Livorno, mescolate a parti residenziali di meno

recente realizzazione. Nella parte centrale è forte la presenza di tipologia residenziale ad alta densità

che rende la frazione di Stagno quella che conta il maggior numero di abitanti, con una significativa

distribuzione di servizi ed una adeguata rete di distribuzione commerciale. Una siffatta distribuzione

morfologica determina relazioni dirette con la classificazione acustica; in particolare si evidenzia la

distribuzione della classe I in corrispondenza delle aree di interesse naturalistico, della classe V

nell‟area industriale, mentre le classi intermedie III e IV sono distribuite in maniera longitudinale e

limitate da infrastrutture di grande scorrimento. Le mappe di classificazione acustica dei Comuni di

Collesalvetti e Pisa sono riportate di seguito; come si vede chiaramente dalla mappa, il sito oggetto di

studio è in classe V (are industriale), mentre in territorio pisano è classificata in classe IV, ovvero

un‟area classificata ad intensa attività umana. Ancora più a nord si passa poi in classe III.

CLASSE V - aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree

interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni.

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Per la classe V il D.P.C.M. stabilisce i seguenti valori limite di emissione (Leq in dB(A) (art. 2)):

Sempre per la classe V il D.P.C.M. stabilisce i seguenti valori limite di immissione (Leq in dB(A)

(art. 2)):

L‟area con la relativa classificazione è riportata in seguito:

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II.5 AMBIENTE IDRICO

II.5.1 ASSETTO IDRAULICO

Il territorio in esame è ricompreso in una estesa pianura in cui confluiscono il Fiume Isola che

entra nel territorio comunale in località Guinceri ed il suo affluente Rio Tavola, che segna il confine

nord-orientale del Comune; nonostante le arginature l‟Isola, con alveo pensile, ha dato luogo a

tracimazioni poco prima di confluire nello Scolmatore dell‟Arno.

Il Fosso Fologno che da Collesalvetti con andamento da SE a NO si innesta sull‟Antifosso di

Fattoria e del quale si ricordano gli allagamenti negli anni ‟90 lungo il medio corso; il Fosso

Marignano, con i tributari del Fontino e Lenze è anch‟esso confluente nell‟Antifosso.

Infine, la piana settentrionale è sempre stata servita da una serie di canali demaniali a scolo

naturale od intermittente, carenti nel funzionamento idraulico e nel profilo dimensionale.

A partire dal Nord: l‟AntiFosso del Fosso Reale, che parallelo allo Scolmatore sbocca nel

Toretta Inferiore, senza ricevere contributi diretti dalla piana; l‟Antifosso di Fattoria, che ha origine a

nord di Vicarello, riceve i Fossi Perino e Fologno e sottopassando il fiume Tora, entra nella piana di

Guasticce per confluire nel Toretta Superiore; il Tora Vecchia, che nasce in località Mortaiolo,

sottopassa l‟alveo del Tora confluendo insieme all‟Antifosso di Fattoria nel Toretta Superiore; il

Toretta Superiore, che nasce dalla confluenza dei due precedenti e sbocca nel Toretta Inferiore

insieme all‟Antifosso del Fosso Reale; il fosso Colmata degli Orti, che sbocca a Stagno nel canale

Antifosso delle Acque Chiare avendo origine al margine ovest dell‟Interporto mentre prima

attraversava tutta la piana di Guasticce, il Fosso delle Chiaviche, che prima terminava con uno sbocco

a paratoia nell‟Acqua Salsa, ora con percorso diverso e ricalibrato, viene avviato verso l‟idrovora

realizzata a nord dell‟Interporto.

Determinando i confini della piana, completano il quadro del sistema idrografico i due corsi

d‟acqua più grandi. A nord scorre il canale Scolmatore d‟Arno, i cui argini sono posti a quota +4.88

m.m con una piena massima prevista di 1450 mc/s e quota massima del pelo libero di 3.88 m.m, in

corrispondenza della linea mediana centrale del bacino.

A sud, c‟è il Fosso dell‟Acqua Salsa che nasce dalle colline a nord di Nugola e ricevendo in

sinistra l‟apporto di piccoli corsi collinari tra Nugola Vecchia e Suese confluisce nello Scolmatore vicino

alla foce, dopo l‟abitato di Stagno; ha quote arginali intorno ai 2 metri, una portata massima

defluente nelle condizioni attuali di 9 mc/s e franco di sicurezza molto basso; è stato però alleggerito

della portata del tributario Fosso delle Chiaviche, che viene avviato all‟impianto idrovoro e dalla cassa

di espansione realizzata in località Cà Lo Spelli.

La gran parte della piana è stata soggetta fino a tempi recenti a frequenti allagamenti e

ristagni a motivo della bassa giacitura dei terreni; si verificava infatti che il livello del pelo libero dei

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ricettori finali fosse a quote comparabili con quelle del bacino di Guasticce ed anche superiori in caso

di piena.

A ciò si aggiungeva il fenomeno della tracimazione dei canali provenienti da monte, l‟Antifosso

di Fattoria ed il Tora Vecchia.

Per permettere la concreta attuazione del Centro Interporto e la reindustrializzazione della ex-

CMF, sono stati progettati una serie di interventi; ad oggi sono stati realizzati:

risagomatura dell‟Antifosso Reale nel tratto adiacente all‟Antifosso della Fattoria,

sistemazione e spostamento dell‟Antifosso di Fattoria che scorre parallelo allo Scolmatore,

spostamento del Fiume Tora a nord della S.G.C. FI-PI-LI e sua confluenza nell‟Antifosso di

Fattoria,

realizzazione del Collettore ovest, dallo svincolo ovest all‟impianto idrovoro,

realizzazione del Collettore sud, dalla S.S.n.555 all‟impianto idrovoro,

esecuzione e completamento dell‟impianto idrovoro.

A ciò si deve aggiungere gli interventi già accennati come lo spostamento e l‟allargamento del

Fosso delle Chiaviche, la sistemazione dell‟Acqua Salsa e la riduzione della Colmata degli Orti, che

hanno contribuito ad eliminare le acque alte dalla piana di Guasticce.

II.5.2 ASSETTO IDROGEOLOGICO

In base sia alle caratteristiche litologiche e sedimentologiche dei terreni, sia al risultato del

censimento dei pozzi, nell‟area in esame è possibile evidenziare due situazioni di scorrimento idrico

sotterraneo:

a. scorrimento di tipo freatico (libero o non confinato) che si instaura a livello della

prima cappa relativamente più permeabile dove la granulometria dei terreni

permette l‟infiltrazione e lo scorrimento nei primi 3/4 metri circa da p.c., delle

acque meteoriche e di scolo ricollegabili anche a scorrimenti di sub-alveo dei

numerosi fossi e canali dell‟area;

b. scorrimento di tipo artesiano (confinato) che si individua negli strati porosi più

profondi (oltre -45/50 m), generalmente ghiaiosi e sabbiosi, dove esiste un

confinamento al tetto ed al letto del materiale relativamente molto meno

permeabile.

Nell‟area del Biscottino si può ritenere sicura l‟esistenza di un acquifero di tipo artesiano di

discreta produttività, con scorrimento idrico sotterraneo entro livelli ghiaiosi (Ghiaie e Sabbie dell‟Arno

e Serchio da Bientina – formazione non affiorante) situati a profondità variabile tra i 50,00 ed i 70,00

m. da p.c.; non si ritrova una organizzazione di scorrimento di tipo freatico di importanza produttiva

considerata la minima permeabilità del mezzo ovvero dei primi dieci metri di spessore da p.c., che

presenta valori di permeabilità pari a 10-7 m/sec fungendo da acquitardo ed acquicludo.

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Si riporta la stratigrafia di del pozzo artesiano terebrato nell‟ area vicina (prop. Sales Spa); il

livello statico risale fino a – 2,0 m dal piano campagna. Da sottolineare la notevole presenza di gas

disciolti come il metano derivanti dal notevole quantitativo di materiale organico in via di

decomposizione.

Fig.8 – Stratigrafia pozzo terebrato in prop. Sales

Nell‟area del Biscottino non è stata rilevata l‟esistenza di pozzi scavati a mano di profondità

esigua, messi in luce invece nella zona attigua della Piana di Guasticce; tale riscontro evidenzia due

diverse situazioni nei trascorsi geologici recenti tra le due zone. E‟ presumibile che la circolazione di

tipo freatico si instauri nei livelli ghiaioso-sabbiosi-limosi riferibili soprattutto ad episodi alluvionali

tardivi da ricollegarsi al drenaggio superficiale che in tempi storici è stato oggetto di diverse modifiche

a servizio delle opere generali di bonifica nell‟area di Guasticce. Nell‟area di Biscottino, considerato

che ci troviamo di fronte a zone palustri con sedimentazione selettiva ed esclusiva di sedime fine e

finissimo, riconoscendovi seguentemente l‟instaurazione di canali, si esclude l‟organizzarsi di uno

scorrimento idrico “utile” sub-coticale, mentre permane invece una costante presenza d‟acqua di

saturazione dei terreni argillosi in netto collegamento con il livello idrico mantenuto entro i contigui

canali superficiali.

All‟interno della struttura è presente un pozzo, utilizzato in passato per alimentare la rete

antincendio, inserito nel Demanio della Provincia di Livorno al n. 16591. Il livello della falda misurato

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si attesta a -1,5 m dal p.c.; al momento non sono disponibili altri dati relativi alle caratteristiche

tecnico-costruttive del pozzo.

La Carta Idrogeologica o delle Permeabilita’

Nell‟ambito degli Studi a supporto del Piano Strutturale del Comune di Collesalvetti le

formazioni geologiche sono state classificate qualitativamente tenendo conto della capacità di

contenere acqua (porosità) e di far defluire l‟acqua (permeabilità e trasmissività) secondo le tre

canoniche classi idrogeologiche principali:

Classe 1) Primaria per porosità

Classe 2) Mista

Classe 3) Secondaria per fratturazione

A queste è stata aggiunta una Classe 4) relativa alla permeabilità primaria per porosità negli

ammassi detritici naturali ed antropici. In definitiva nella legenda della Carta Idrogeologica (si veda

Stralcio sotto riportato) i terreni e le formazioni sono distribuiti prima per tipo di permeabilità e poi

suddivisi in ogni unità idrogeologica per grado di permeabilità. La delimitazione cartografica delle

classi individuate nella carta della permeabilità è stata effettuata sulla base dei contatti geologici.

In particolare nell‟area in esame si evidenziano terreni che sono stati raggruppati in Classe 1)

Permeabilità primaria per porosità – PpB; appartengono a questa unità i terreni che hanno

mantenuto nel tempo le caratteristiche idrogeologiche acquisite nella loro formazione. Sono

prevalentemente di età neogenica. La lettera “B” indica il basso grado di permeabilità trattandosi di

depositi prevalentemente argillosi.

Fig.9 - Carta Idrogeologica e delle Permeabilità

PpB

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Assetto idrogeologico

Per quanto riguarda i deflussi sotterranei ospitati in ammassi litoidi, più che di falde in senso

stretto è opportuno parlare di linee di drenaggio, condizionate dall'andamento dei sistemi di

discontinuità, e questo vale per la quasi totalità delle situazioni sui rilievi. La venuta a giorno delle

acque è legata agli effetti del tamponamento per soglia di permeabilità, al variare delle condizioni di

fratturazione e alla presenza di discontinuità con carattere primario che condizionano i flussi.

Per quanto riguarda i depositi alluvionali nelle valli dei corsi d'acqua principali provenienti dal

territorio montano e collinare, si registra generalmente una permeabilità primaria variabile, ma la loro

consistenza è modesta e limitata ad una ristretta fascia lungo gli attuali alvei. In linea di massima lo

schema della circolazione è semplice, perché è formato da un acquifero multistrato di orizzonti a varia

permeabilità appartenenti agli episodi sedimentari più recenti, il tutto nei primi 20 metri del

sottosuolo.

Infine, nella piana meridionale dell‟Arno, si trova una prima falda superficiale freatica,

direttamente alimentata dalle piogge ed in scambio idrico con la rete idraulica minore. Questa falda è

povera e stagionale nei terreni limo-argillosi, per cui durante la stagione piovosa, in occasione di

precipitazioni abbondanti, il suo livello si innalza fin quasi al piano di campagna saturando il terreno

più superficiale; essa è invece sempre presente nelle lame dunali più prossime alla linea di costa,

come nel sottosuolo di Stagno. E‟ nota però anche una circolazione di tipo artesiano, più profonda e

più importante: le falde in pressione hanno sede in acquiferi sovrapposti e confinati nei livelli sabbiosi

e ghiaiosi del conoide sepolto del “paleoTora”, cioè nei conglomerati dell‟Arno e del Serchio da

Bientina; da questi acquiferi attingono i numerosi pozzi dell‟acquedotto di Mortaiolo.

Caratteri idrogeologici dei principali acquiferi

L‟unica formazione affiorante in area che può definire un acquifero, è costituita dai Sedimenti

palustri, alluvionali e di colmata (t) con grado di permeabilità: da quasi nullo a elevato: nella Piana

dell‟Arno questi sedimenti sono costituiti sostanzialmente da argille argille limose, porose ma a

permeabilità molto bassa (K= 10-6 – 10–8 m/sec) con conseguente “risposta idraulica molto lenta”;

non danno luogo ad una circolazione di tipo “freatico”, quanto piuttosto acquisiscono uno stato di

saturazione e sovrasaturazione molto elevato che alimenta i pozzi utilizzati per uso domestico-

agricolo.

Una modesta circolazione sembra essere presente alla profondità di –4,0-5,0 m dall‟attuale

p.c. Invece, nell‟area di Stagno, ad ovest del Fosso Cateratto, l‟acquifero è costituito da litotipi

prevalentemente più incoerenti e sabbiosi, per la presenza delle lame dunali superficiali; ciò favorisce

la circolazione idrica freatica o semifreatica e fenomeni di ingressione di acqua salmastra, con valori

alti della conducibilità (> 2000 μS ) e del contenuto di cloruri. Attualmente il livello della falda si trova

a – 1 m circa dal piano campagna naturale.

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La Vulnerabilità Idrogeologica

Nell‟ambito degli Studi a supporto del Piano Strutturale del Comune di Collesalvetti le

formazioni geologiche sono state classificate qualitativamente tenendo conto della capacità di

diffondere e veicolare eventuali inquinanti.

Fig.9 - Carta della Vulnerabilità Idrogeologica

L‟intera area del Biscottino ricade in Classe “2” a Vulnerabilità Alta; tale caratteristica non

dipende tanto dalla presenza di acquiferi liberi o scarsamente protetti, quanto dalla possibilità di

diffusione degli inquinanti attraverso il reticolo superficiale. La protezione delle falde profonde è infatti

garantita dai notevoli spessori del corpo argilloso che funge da acquicludo.

II.5.3 VERIFICA IDRAULICA

Nel mese di Aprile 2011 è stato effettuato un approfondimento delle condizioni dell‟area del

Biscottino dal punto di vista idraulico da parte dell‟ Ing. Chiavaccini, infatti l‟area di studio è soggetta

a tre problematiche di natura idraulica:

L‟idrovora Acque Industriali risulta insufficiente al fine di allontanare le acque di

drenaggio dell‟area di Biscottino;

Il Fossa Chiara è insufficiente al deflusso delle portate che lo interessano;

Il Canale Emissario Bientina è insufficiente al deflusso delle portate che lo interessano.

2

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Per quel che riguarda il primo punto (insufficienza Idrovora Acque Industriali), il problema è

già stato affrontato nello studio idrologico idraulico di supporto al Regolamento Urbanistico, che ha

evidenziato che, a causa dell‟inefficienza dell‟idrovora stessa ad allontanare l‟intero quantitativo

d‟acqua drenato nella zona di Biscottino, l'area in questione risulta allagata con tiranti idrici che

comunque, per un evento con tempo di ritorno 200 anni, sono inferiori a quelli relativi all‟insufficienza

dei corsi d‟acqua vicini, come meglio evidenziato nel seguito.

Tab.2 - Aree allagate per Tr= 200 anni - Estratto dal RU

Nello studio allegato al Regolamento Urbanistico cui si fa riferimento, il bacino del Biscottino è

stato suddiviso in due sottobacini (Biscottino 1 e del Biscottino 2) ubicati rispettivamente ad est e a

ovest dell‟idrovora Acque Industriali. La superficie totale del primo risulta pari a 0.18 kmq con quote

che per gran parte della superficie sono posizionate al di sotto del l.m.m. La pendenza media del

collettore principale che corre lungo la SS Arnaccio è pari circa allo 0,04%. Il Biscottino 2 ricopre,

invece, una superficie complessiva di 0.64 kmq con quote che, anche in questo caso, oscillano attorno

al l.m.m. ed una pendenza media sull‟intero percorso pari a circa lo 0,0250%.

Sempre nello studio allegato al Regolamento Urbanistico, al fine di individuare la curva di

possibilità pluviometrica per il bacino del Biscottino, sono stati utilizzati i dati di pioggia registrati alla

stazione pluviometrica di Coltano; la curva di possibilità pluviometrica è stata ricavata impiegando i

parametri individuati dalla Regione Toscana con il progetto AlTO (Alluvioni in Toscana), determinati

secondo una legge statistica tipo GEV, e relativi ad una curva di possibilità climatica e pluviometrica

del tipo m

r

nTath

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dove h è l‟altezza di pioggia cumulata espressa in mm, t la durata in ore e Tr il tempo di

ritorno (espresso in anni). I valori dei coefficienti a, n e m per la stazione di Coltano sono risultati i

seguenti:

STAZIONE t<1h t>1h

a n m a n m

Coltano 28.90 0.37 0.17 29.67 0.26 0.20

Dello studio allegato al Regolamento Urbanistico prima citato verranno in seguito richiamati i

punti salienti e ne verranno utilizzati i risultati anche per l‟analisi dei punti 2 e 3 (insufficienza Fossa

Chiara e Canale Emissario Bientina).

L‟approfondimento condotto dall‟ing. Chiavaccini ha dunque come base quello allegato al RU,

che è stato però dettagliato nella zona di interesse inserendo nelle simulazioni i corsi d‟acqua Fossa

Chiara e Canale Emissario Bientina, che non compaiono nel suddetto studio. L‟andamento temporale

dell‟evento pluviometrico è stato schematizzato ricorrendo ad uno ietogramma sintetico del tipo ad

intensità costante mentre per la determinazione delle perdite di bacino è stato utilizzato il metodo del

CN del Soil Conservation Service che consente di determinare il deflusso corrispondente allo

scorrimento superficiale di bacini per i quali non esistono osservazioni di deflusso. Per il calcolo del CN

del bacino del Biscottino lo studio citato fa riferimento ad una condizione AMCIII vista la ridotta

estensione e la conseguente maggiore probabilità che i terreni siano completamente saturati da

precedenti precipitazioni.

Tab.3 - Condizioni di umidità antecedenti individuate in base alla precipitazione totale nei 5 giorni precedenti

CLASSE AMC STAGIONE DI RIPOSO STAGIONE DI CRESCITA

I < 12.7 < 35.5

II 12.7 -28.0 35.5 - 53.3

III >28.0 > 53.3

In Tabella 1 sono riportati i valori del CN risultanti dall‟analisi per i due sottobacini di interesse.

Tabella 1 Valori di CN assunti per i bacini in condizione AMCIII

Bacino Superficie CN (III)

( Km²)

BISCOTTINO1 0.18 90

BISCOTTINO2 0.63 91

Per la determinazione degli idrogrammi di piena, in corrispondenza delle sezioni di maggiore

interesse idraulico del bacino, è stato utilizzato il modello di trasformazione afflussi-deflussi basato sul

metodo di Clark, impiegando, per il calcolo del tempo di corrivazione, la formula di Kirpich-Kerby:

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467.0

5.0

67.0

i

NLTc

nella quale:

L è la lunghezza del corso d‟acqua espressa in piedi, i la pendenza ed N un coefficiente

adimensionale variabile da 0.1, per suoli nudi, a 0.8 per foreste o aree ricoperte da folta vegetazione.

N è stato assunto pari a 0.2.

I valori dei tempi di corrivazione Tc calcolati con la formula di Kerby sono riportati, di seguito,

nella Tabella 2.

Tabella 2 Tempi di corrivazione impiegati nel modello di trasformazione afflussi deflussi

Bacino Tc (h)

BISCOTTINO1 2.16

BISCOTTINO2 3.49

Si riportano di seguito i grafici, tratti dallo studio idraulico allegato al RU, dell‟andamento delle

portate in punti significativi del bacino per durate di 2, 3, 6 e 9 h, e tempi di ritorno 20, 30, 100 e

200.

Tabella 3: Idrogramma di piena dell’area del Biscottino-parte Ovest

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Tabella 4 Idrogramma di piena dell’area del Biscottino 2

I valori massimi delle portate calcolate per i tempi di ritorno considerati sono riportati in

Tabella 5:

Tabella 5: Portate massime dei bacini

BACINO

Q (m3/s)

Tr 200 anni Tr 100 anni Tr 30 anni Tr 20 anni

BISCOTTINO1 0.85 0.72 1.32 0.48

BISCOTTINO2 2.1 1.78 1.32 1.2

Attualmente l‟area del Biscottino è servita da una idrovora con una capacità di smaltimento

stimata di circa 200 l/s, valore che corrisponde circa alla portata con Tr=2 anni. Gli allagamenti sono

pertanto indotti non da una insufficienza della capacità di deflusso dei collettori, ma dal fatto che

l‟impianto non consente di mantenere i livelli liquidi a quote inferiori a quelle dei terreni circostanti.

Idrologia dei bacini Per le portate relative ai due corsi d‟acqua di interesse per questo studio (Fossa Chiara e

Canale Emissario Bientina) si fa riferimento ai risultati di studi precedenti, adeguatamente riportati ai

tempi di ritorno presi in considerazione.

In particolare le informazioni riguardanti il Canale Emissario Bientina sono state tratte dallo

“Studio Idrologico Idraulico di supporto al Regolamento Urbanistico del comune di Bientina” (1999).

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Le portate relative al Fossa Chiara sono state invece ricavate facendo alcune considerazioni sulla base

dei dati riportati nella Relazione Tecnico Illustrativa del Progetto Preliminare di Adeguamento

Idraulico e Navigabilità del Canale Scolmatore dell‟Arno.

Canale Emissario Bientina Nello “Studio Idrologico Idraulico di supporto al Regolamento Urbanistico del comune di

Bientina” è condotta un‟analisi conoscitiva dell‟intero bacino del Canale Emissario Bientina, fino alla

sezione de “la Botte”, in corrispondenza della quale il corso d‟acqua si interra e sottopassa il fiume

Arno. Il bacino, complessivamente, ha una superficie di circa 320 kmq. Il Canale Emissario Bientina

nasce dalla confluenza tra il Canale Rogio e il Rio Navareccia sul territorio di Bientina, quasi

all‟estremità Nord. Il bacino di monte, in corrispondenza di suddetta confluenza, presenta una

superficie di circa 173 kmq. Da quando il Canale Emissario Bientina diventa asta principale, riceve le

acque, sia in destra che in sinistra idraulica, di numerosi affluenti, di cui alcuni assai rilevanti.

Complessivamente possono essere individuati 31 diversi sottobacini che vanno a costituire l‟intero

bacino del Canale Emissario fino a “la Botte”.

Le modellazioni idrologiche condotte nello “Studio Idrologico Idraulico di supporto al

Regolamento Urbanistico del comune di Bientina” hanno portato alla definizione dei seguenti

idrogrammi di piena, per tempi di ritorno pari a 20, 30, 100, 200 e 500 anni e una durata di pioggia

pari a quella risultata essere critica per il bacino in esame (4 ore).

Tabella 6: Idrogrammi di piena per tempi di ritorno 20, 30, 100, 200 e 500 anni per il Canale Emissario Bientina a monte della sezione de “la Botte”.

I picchi di portata risultano essere:

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Tabella 7: Picchi di portata del Canale Emissario Bientina

I dati di portata riportati qui sopra non tengono conto delle esondazioni che si verificano a

monte; a tal fine nello studio sopra citato è stato adottato un sistema semplificato per “simulare” la

laminazione nel bacino di monte dovuta all‟esondazione dei vari affluenti. La figura e la tabella

seguente riportano i risultati della laminazione.

Tabella 8: Idrogrammi di piena laminati per tempi di ritorno 20, 30, 100, 200 e 500 anni per il Canale Emissario Bientina a monte della sezione de “la Botte”.

Tabella 9: Picchi di portata del modello idrologico laminato

La sezione di chiusura del bacino, in corrispondenza de “la Botte”, impone il passaggio di una

portata di circa 85 mc/s. Questo valore, riportato nel prima citato “Studio Idrologico Idraulico di

supporto al Regolamento Urbanistico del comune di Bientina”, è stato prelevato dalla documentazione

messa a disposizione dalla Provincia di Pisa relativa a “la Botte” e al progetto di raddoppio della

stessa (anni ‟70).

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Il valore di portata fissato dalle botti a sifone sull‟Arno si mantiene all‟incirca costante fino allo

sbocco del canale, data la modesta estensione del bacino tributario a valle (780 ha circa); ne segue

che per il tratto di canale di interesse per l‟area oggetto di studio, il picco di portata in arrivo è

dunque sempre pari a 85 mc/s, per qualsiasi tempo di ritorno.

In Tabella 10 si riporta a titolo di esempio l‟idrogramma di piena a valle della botte per un

evento ventennale, così come fornito dallo studio idraulico citato.

Tabella 10: Idrogramma di piena a valle de "la Botte" per un evento ventennale

Analogo andamento dell‟idrogramma si verifica anche per gli altri idrogrammi di piena.

Fossa Chiara Il Fossa Chiara è un canale di bonifica nel quale scaricano sia collettori di bonifica di acque

basse, attraverso gli impianti idrovori della Padulella (0,5 mc/s) e dell‟Arnaccio (6,5mc/s), sia canali di

acque alte. Ha una lunghezza di circa 7.986 m dall‟origine, situata nel Comune di Calcinaia, allo

sbocco nel canale dei Navicelli poche centinaia di metri prima della confluenza nello Scolmatore. Il

suo bacino è esteso circa 6.564 ha (di cui 2.373 ha a scolo meccanico e 4.191 ha a scolo naturale) e

include sia aree a destinazione agricola sia vaste aree industriali attualmente in forte crescita, in

particolare nei Comuni di Pisa e Cascina. Il canale Fossa Chiara costituisce anche il recapito finale di

diversi canali di drenaggio urbano nei quali scolano i centri abitati di Riglione e Fornacette compresi a

cavallo della dorsale Tosco Romagnola.

Negli allegati al Progetto Preliminare di Adeguamento Idraulico e Navigabilità del Canale

Scolmatore dell‟Arno si riporta un valore di portata, relativa ad una durata dell‟evento di pioggia di 24

ore e un tempo di ritorno pari a 50 anni, di 15 mc/s, di cui 7 mc/s relativi agli impianti idrovori. Sulla

base di questo dato e dei dati di pioggia registrati alla stazione pluviometrica di Coltano sono stati

ricavati gli idrogrammi di piena per eventi con tempi di ritorno pari a 20, 30 e 200 anni.

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Tabella 11: Portate di picco per il Fossa Chiara per diversi tempi di ritorno

Tr (anni) 20 30 100 200

Qmax (mc/s) 10.2 11.9 19.8 26.9

Analisi delle inondazioni In questo capitolo sono illustrati i risultati ottenuti mediante l‟applicazione all‟area oggetto di

studio, del modello mono, bi-dimensionale TUFLOW (Two-dimensional Unsteady FLOW). Il modello è

stato applicato con le stesse condizioni impiegate per lo studio idraulico a supporto del RU e la stessa

griglia di calcolo; per il presente studio sono però stati presi in considerazione solo i due corsi d‟acqua

di interesse (Fossa Chiara e Canale Emissario Bientina) che, come già sottolineato, non erano stati

analizzati nello studio precedente cui si fa riferimento.

La definizione dei coefficienti di scabrezza è stata fatta sulla base di quanto già definito nel

precedente studio, sovrapponendo pertanto al terreno la Carta dell‟Uso del Suolo Land Corine e

fissando per ogni zona il corrispondente coefficiente di Manning (impiegando i valori noti in

letteratura ed in particolare quelli riportati in Open channel hydraulics (V. T. Chow, Tokyo: McGraw-

Hill 1959). Tale parametro è assegnato anche ad ogni sezione dei corsi d‟acqua rilevati lungo i quali

sono inoltre individuate e collocate le singolarità: ponti, attraversamenti, tratti tombati, etc.. In

Tabella 12 è riportato il valore del coefficiente di scabrezza impiegato nella simulazione:

Tabella 12 Coefficienti di scabrezza impiegati nel modello bidimensionale

USO DEL SUOLO Codice CORINE Manning n

Tessuto Urbano continuo 111 0.02

Tessuto Urbano discontinuo 112 0.025

Aree industriali o commerciali 121 0.02

Reti stradali e ferroviarie e spazi accessori 122 0.015

Aree portuali 123 0.015

Aree estrattive 131 0.035

Aree verdi urbane 141 0.04

Seminativi in aree non irrigue 211 0.04

Vigneti 221 0.04

Frutteti e frutti minori 222 0.04

Oliveti 223 0.04

Prati Stabili 231 0.04

Boschi di latifoglie 311 0.06

Boschi di conifere 312 0.06

Boschi misti 313 0.06

La griglia di calcolo utilizzata nel presente studio ha maglia 10 m (come nello studio allegato al

RU) e ricopre un'area di 15x6 Km circa.

Le condizioni al contorno assegnate alle sezioni iniziali e terminali dei corsi d'acqua sono state

ricavate come descritto nei paragrafi precedenti: per le sezioni iniziali gli idrogrammi di piena relativi

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ad un evento duecentennale, per le sezioni terminali le scale di deflusso. Le simulazioni hanno una

durata complessiva di 24 ore ed il passo temporale di integrazione è di 4 s.

Il profilo e le sezioni sono state ricavate dagli elaborati disponibili nel citato Progetto

Preliminare di Adeguamento Idraulico e Navigabilità del Canale Scolmatore dell‟Arno.

Per un evento duecentennale né il Fossa Chiara né il Canale Emissario Bientina risultano avere

sezioni adeguate a far defluire le relative portate. In particolare le acque che esondano dal Bientina in

un tratto a circa 1,5 km a monte rispetto l‟area di interesse, vanno ad interessare quest‟ultima con

tiranti che da 0,7 m nella zona centrale del lato lungo del confine lato est vanno via via decrescendo

all‟interno dell‟area di interesse. In Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. è riportato il

tirante idrico relativo ad un evento con tempo di ritorno pari a 200 anni.

Tiranti idrici per Tr=200 anni

L‟analisi del deflusso di una portata con tempo di ritorno duecentennale ha evidenziato che il

Fossa Chiara e il Canale Emissario Bientina non hanno sezioni adeguate al deflusso di tale portata,

che causa in entrambi i corsi d‟acqua il superamento del livello arginale con conseguente allagamento

delle aree. In particolare l‟area di interesse in questo studio risulta interessata da un tirante idrico

massimo di 70 cm, ragion per cui è necessario portare la quota di sommità dei muretti perimetrali a 1

m rispetto al piano campagna.

II.6 SUOLO E SOTTOSUOLO

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II.6.1 GEOLOGIA DI SUPERFICIE

Partendo dal quadro geologico esistente:

Carta Geologica d‟Italia scala 1:100.000 – Fogli 111 e 112; Carta Geologica dei Comuni di Livorno e Collesalvetti in scala 1:25.000 di corredo ai Quaderni del

Museo di Storia Naturale di Livorno vol.11 –Suppl. 2 redatta da Lazzarotto et al. 1990;

Carta Geologica di corredo all‟attuale R.U. del Comune di Collesalvetti in scala 1:10.000 redatta nel 1994 da P. Baldacci;

Carta Geologica in scala 1.25.000 di corredo al P.T.C. della Provincia di Livorno redatta nel Dicembre 2003;

a supporto del Piano Strutturale del Comune di Collesalvetti è stata operata una revisione da

S. Crocetti e C. Tocchini della Carta geologica in scala 1:5.000 attraverso rilevamenti di campagna,

verifica con foto-interpretazione e controlli con dati di base – si veda Stralcio riportato sotto.

In particolare nella redazione della nuova carta è stata confermata la legenda e l‟ordine di

sovrapposizione delle unità formazionali utilizzati nelle cartografie del 1990 e del 2003 (PTC).

I tre sistemi in cui è diviso il territorio comunale (i Monti Livornesi, le Colline neogeniche e

quaternarie Livornesi e Pisane e la parte meridionale della Pianura di Pisa) rappresentano i differenti

stadi della sua lunga storia evolutiva a partire dal Paleozoico e indicano quanto sia complessa e varia

la sua geologia.

I Monti Livornesi rappresentano un tratto del Paleo-Appennino che si è corrugato

dall‟Oligocene superiore – Miocene inferiore (da 30 a 20 milioni di anni fa) per la collisione dei due

margini continentali, europeo ed africano, e che ha subito un collasso ed uno smembramento nel

Neogene ad opera di una intensa tettonica distensiva.

Per questo fenomeno unità tettoniche si spostarono dall‟area tirrenica in senso Ovest- Est; così

in parte per scivolamenti gravitativi, in parte per traslazione, unità sedimentarie alloctone (di età

Cretacica) trascinando anche grosse porzioni di rocce magmatiche strappate dal basamento oceanico

(di età Giurassica) sono andate a formare l‟orografia di superficie; l‟ossatura dei monti è quindi

costituita dalle formazioni rocciose del Dominio Toscano (non affiorante nel Comune di Collesalvetti) e

di tre Complessi del Dominio Ligure: Alloctono inferiore, intermedio e superiore.

La natura, la successione e la giacitura delle rocce che compongono questi rilievi sono così

legate all‟evoluzione paleogeografia della Toscana Marittima.

L‟insieme collinare mostra in superficie depositi in prevalenza sabbiosi, conglomeratici ed

argillosi che sono riferibili geologicamente al Complesso Neoautoctono.

Questi sedimenti neogenici e quaternari si formarono dopo l‟arrivo in loco dei Complessi

Alloctoni durante una fase di tettonica distensiva iniziata nel Miocene superiore (10 milioni di anni fa).

Si originarono così i grandi bacini sedimentari, marini e lagunari, fortemente subsidenti tra i rilievi

dell‟antica catena del paleo-Appennino, i cui lembi oggi sono rappresentati dai Monti Livornesi, dai

Monti Pisani e Monti di Casciana Terme.

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Fig.10: Carta Geologica – Stralcio P.S. Collesalvetti

La Pianura, ben definita al suo margine meridionale dalle colline Livornesi e Pisane, deve la

sua notevole estensione a sud di Pisa ai grandi apporti alluvionali di età Olocenica (Quaternario) del

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Serchio e dell‟Arno ed il suo sviluppo alla dipendenza dai cambiamenti glacio-eustatici del livello

marino.

Questa dipendenza risulta evidente dal fatto che sedimenti di natura fluviale assai recenti si

trovano sepolti sotto altri di facies marina retrolitorale ed ancora, più verso mare, sotto i sedimenti

dei lidi del sistema deltizio tardo-olocenico dell‟Arno. Nello Stralcio della Carta geologica proposto,

nell‟area in studio si ha evidenza del Complesso Neoautoctono in continuità con il Comune di Livorno

più a Sud con l‟affioramento di:

Sedimenti palustri alluvionali e di colmata (t), Olocene.

In questi sedimenti è difficile distinguere la frazione palustre da quella alluvionale e di

colmata, salvo quando sono presenti le torbe ed i resti organici. Si trovano su vaste estensioni al

piede delle Colline Livornesi nel bordo meridionale della Pianura di Pisa. Gli spessori di tale formazione

variano dai pochi metri in prossimità del bordo agli oltre 50 metri (area Interporto-Biscottino); Nella

zona di Stagno possono essere in eteropia di facies con i cordoni dunali sabbiosi (paleo-tomboli), che

sono talora ricchi in resti organici e conchigliari di origine marina.

Alluvioni (a), Olocene-attuale

Si tratta prevalentemente di sedimenti argillo-limosi nella Piana di Pisa e di depositi sabbiosi e

ghiaiosi nelle valli dei corsi d‟acqua che attraversano formazioni con componenti lapidei, sabbiosi e

conglomeratici; presentano spessori modesti al massimo di qualche decina di metri.

Coltri antropiche di riempimento / riporto / discarica (r), Attuale

Sono coltri eterogenee messe in opera dall‟attività umana; la litologia dell‟ammasso dipende

dalle finalità dell‟intervento, dalla bonifica geotecnica (area Interporto, ex-CMF, Faldo, area Biscottino

etc.) al semplice scarico di materiali terrigeni misti.

II.6.2 ASPETTI GEOLITOLOGICI E GEOMORFOLOGICI

Dall‟analisi geologica nel sito si rileva che la formazione olocenica è costituita da sedimenti di

colmata insistenti sopra sedimenti naturali palustri, prevalentemente fini e finissimi, ricchi di materiale

organico.

La stratigrafia media dell‟area è stata ricavata da indagini eseguite sia all‟interno del lotto che

in aree limitrofe (sondaggi, penetrometrie, indagini geofisiche, stratigrafie di pozzi) e può così essere

sintetizzata:

Da 0.0 a –1.0 m da p.c. Terreno di riporto misto a macerie e/o stabilizzato;

da -1.0 a -3.40 m da p.c. Argilla ed argilla limosa grigia con resti vegetali a bassa

consistenza;

da -3.40 a –18.80 m da p.c. Argilla limosa e limo argilloso a colorazione grigia a bassissima

consistenza con intercalati sottili livelletti torbosi e sabbiosi (20-

60 cm);

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da –18.80 a –19.80 m. da p.c. Sabbia e sabbia limosa sciolta a colorazione grigia con

intercalate sottili lenti argillose

da –19.80 a -22.40 m da p.c. Argilla limosa e limo argilloso a colorazione grigia a bassa e

bassissima consistenza con intercalati sottili livelletti torbosi;

da –22.40 a -32.00 m da p.c. Alternanza di limo, limo sabbioso e sabbie limose a

colorazione grigia a medio- bassa consistenza;

da -32.00 a -36.00 m da p.c. Sabbia grigia a granulometria media, poco addensata.

da –36.00 a -44.10 m da p.c. Alternanza di limo argilloso grigio, poco o mediamente

compatto e sabbie limose a colorazione grigia a medio-

bassa consistenza.

da –44.10 a -55.60 m da p.c. Limo sabbioso grigio, poco compatto.

da –55.60 a -58.40 m da p.c. Limo argilloso grigio, compatto.

da –58.40 a -62.10 m da p.c. Sabbia grigia a granulometria media o grossolana, ben

addensata.

da –62.10 a -64.00 m da p.c. Ghiaia poligenica etero metrica in matrice sabbiosa

da –64.00 a -74.80 m da p.c. Sabbia grigia a granulometria media molto addensata

passante a sabbia limosa a granulometria da fine a media.

Come abbiamo già evidenziato i primi 20 metri di spessore dei terreni sono da riferirsi ad

episodi di sedimentazione prima fluvio-palustre e quindi di colmatazione artificiale. Si passa quindi a

terreni di natura prevalentemente argillosa molli con intercalazioni di sottili strati di sabbie poco

addensate sino a circa la profondità di 30-35 metri, per poi ritrovare grossi spessori di argille sabbiose

relativamente più compatte ed addensate sino alle ghiaie ed alle sabbie che stazionano intorno ai 60

metri di profondità.

Dal punto di vista geomorfologico, l‟area d‟intervento, si inserisce in un contesto pianeggiante

depresso a quote comprese fra -0,5 e +1,5 m s.l.m.m., appartenente alla pianura alluvionale dell‟Arno

nella fascia marginale delle sue esondazioni dove si depositavano i materiali a granulometria molto

fine.

L‟area deve la sua notevole estensione a sud di Pisa, ai grandi apporti alluvionali di età

Olocenica (Quaternario) del Serchio e dell‟Arno ed il suo sviluppo alla dipendenza dai cambiamenti

glacio-eustatici del livello marino. Questa dipendenza risulta evidente dal fatto che sedimenti di

natura fluviale assai recenti si trovano sepolti sotto altri di facies marina retrolitorale ed ancora, più

verso mare, sotto i sedimenti dei lidi del sistema deltizio tardo-olocenico dell‟Arno.

Ad oggi in corrispondenza delle strutture esistenti non sono presenti fenomeni di dissesto,

cedimenti o impaludamenti.

II.6.3 CARATTERISTICHE LITOLOGICO-TECNICHE E PRINCIPALI PARAMETRI GEOTECNICI

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In base alle caratteristiche litologiche e fisico-meccaniche (coesione ed angolo di attrito), le

rocce sono state organizzate in unità litotecniche, raggruppate a loro volta in classi tenendo conto

della geologia di base – si veda stralcio sotto riportato:

Classe 1 - Rocce coerenti

1 a – COMPATTE ad alta resistenza 1 b – ORGANOGENE a media resistenza 1 c – ALTERNANZE DI LITOTIPI DIVERSI a medio-bassa resistenza

Classe 2 - Rocce semicoerenti 2 a – CONGLOMERATICHE a alta resistenza 2 b – LITOTIPI STRATIFICATI a bassa resistenza

Classe 3 – Terreni pseudocoerenti (coesivi) 3 a – ARGILLOSI a medio alta consistenza 3 b – ARGILLOSI E TORBOSI a bassa e bassissima consistenza

Classe 4 – Terreni da pseudocoerenti ad incoerenti 4 a – PREVALENTEMENTE ARGILLOSI a medio-bassa consistenza 4 b – LIMO-SABBIOSI a medio-bassa consistenza 4 c – DETRITI COLLUVIALI O DI FRANA in matrice coesiva 4 d – PREVALENTEMENTE SABBIOSI da sciolti a debolmente sabbiosi

Classe 5 – Terreni da incoerenti a debolmente cementati 5 a – CIOTTOLOSI da poco addensati a mediamente addensati 5 b – SABBIOSI da mediamente addensati ad addensati 5 c – SABBIOSI CON BANCATE ARENACEE E/O CALCARENITICHE da poco addensati a compatti

Classe 6 – Terreni misti 6 – MATERIALI DI RIPORTO / DISCARICA /RIEMPIMENTO eterogenei

In ogni classe e singola unità litotecnica le formazioni appartenenti sono state ordinate

secondo il grado decrescente di resistenza.

Fig 11 – Carta Litotecnica

3b

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Nell‟area oggetto dello studio affiorano terreni che sono stati raggruppati in Classe 3

“Terreni pseudo-coerenti (coesivi)”: i 3b – Sedimenti palustri alluvionali e di colmata (t*).

Le caratteristiche geo-meccaniche della formazione dei sedimenti palustri, alluvionali e di

colmata, nella Pianura di Pisa, denominati (t*), caratterizzati da terreni saturi in acqua prevalgono i

limi-argillosi, limi-sabbiosi e le argille melmose (o molli) con livelli di torba a scadenti caratteristiche

geotecniche e conseguenti bassi e bassissimi valori di capacità portante. Trattandosi di potenti

spessori di argille quasi prive di consistenza, a livello areale danno luogo a fenomeni di subsidenza;

tali effetti sono amplificati se sottoposte a carichi o a notevoli emungimenti.

Nel corso di molte indagini svolte è stata spesso riscontrata, anche a profondità inferiori a –

10,00 m da p.c., la presenza di gas interstiziale infiammabile (prevalentemente metano) collegato a

processi di degradazione organica di resti vegetali presenti negli orizzonti argillo-torbosi.

La notevole mole di dati geologico tecnici reperiti per la predisposizione del presente lavoro,

nonché i dati derivanti dalla Carta dei Dati di Base a supporto del Piano Strutturale del comune di

Collesalvetti, ha permesso di realizzare una tabella riassuntiva dei “range” di variazione dei principali

parametri geotecnici delle formazioni affioranti nell‟area.

Legenda: Rp= Resistenza alla punta con prova CPT, γ= Peso di volume, ϕ = Angolo d‟attrito interno, Cu= Coesione non drenata, mv= Coeff. di compressibilità volumetrica, σ=Resistenza a compressione.

Dall‟esame di una serie di prove penetrometriche di tipo statico che si sono spinte sino alla

profondità di 30-50 e 60 metri, nonché dall‟esame di n. 3 sondaggi spinti tra i – 40,00 m. ed i –60,00

m. da p.c. eseguiti per la realizzazione dei volumi nell‟area in esame ne scaturisce una sostanziale

unicità di determinazioni che fanno della zona di Biscottino un‟area geotecnicamente “monotona”

caratterizzata da valori geotecnici che la classificano, per i primi 20/30,00 m. di spessore, di pessime

qualità portanti.

Al di sotto del dominio superficiale (fino a -3,0/4,0 m) sino a circa 20,00-24,00 m. di

profondità si rintraccia un‟argilla molto molle e molle con materia organica torbosa con valori di

coesione Cu intorno a 0,10-0,25 Kg/cmq. Dai 24,00 m fino ai 30,00 m. di profondità i valori

aumentano sensibilmente con Cu tra 0,45 e 0,50 Kg/cmq.

I bassi valori di capacità portante determinano la necessità, per carichi superiori ai 40 KPa, di

ricorrere a tipologie fondazionali profonde (pali battuti o trivellati).

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II.6.4 ASSETTO MACROSISMICO

La pericolosità sismica di base è la misura dello scuotimento al suolo ed è legato alle

caratteristiche sismotettoniche ed alle modalità di rilascio e di propagazione dell‟energia alla sorgente

al sito. La sua definizione comporta la raccolta e l‟interpretazione delle informazioni riguardo alla

sismicità regionale e la sismotettonica. La pericolosità sismica locale è la misura dello scuotimento al

sito ed è legato alle caratteristiche geologiche, geomorfologiche e geotecniche locali. A livello

qualitativo effetti locali sono determinati dalla topografia, dalla litologia dei terreni, dalla morfologia

sepolta, dai contatti tra litotipi differenti, dal compostamento anelastico dei suoli, dalla liquefazione,

dalla risonanza dei terreni, dalle faglie e dalle lineazioni. La sua definizione quindi comporta

l‟acquisizione di informazioni sugli effetti locali dei terremoti storici e la conoscenza delle condizioni

sopra ricordate. La nuova normativa sismica nazionale adottata con ordinanza P.C.M. n.3274 del

20/3/2003 ed entrata in vigore l‟8 maggio dello stesso anno, ha definito la nuova classificazione

sismica del territorio nazionale e le nuove norme tecniche per le costruzioni in zona sismica.

E‟ stato introdotto il “ grado di sismicità “ con riferimento all‟accelerazione al suolo e l‟intero

territorio nazionale è stato suddiviso in 4 zona sismiche secondo valori di accelerazione (ag ) massima

del suolo, con probabilità di superamento del 10% in 50 anni.

Per quanto riguarda il Comune di Collesalvetti, precedentemente classificato sismico di II

categoria (S= 9), attualmente è stato inserito in classe “3S” dove l‟ ag è pari a 0.25g. La normativa,

prevede la caratterizzazione geofisica e geotecnica del profilo stratigrafico del suolo, individuando 5

tipi di suolo secondo i parametri di velocità delle onde di taglio mediate sui primi 30 metri di terreno

(Vs30), che può essere determinato con le misure dirette in sito (indagini geofisiche) e/o operando

correlazioni con valori di Nspt e Cu.

Le correlazioni proposte dalla normativa possono discostarsi dai valori misurati direttamente in

situ, per cui la Regione Toscana con il progetto VEL e con il DPGR 36/R del 2009 ha inteso procedere

alla acquisizione diretta della Vs30.

Uno studio di pericolosità a livello regionale, su incarico della Regione Toscana, ha individuato

la probabilità di eccedenza, in 50 anni a partire dal 1981, di intensità dell‟VIII grado MCS (Scala

Mercalli-Cancani-Sieberg) per tutti i Comuni della regione.

I valori di probabilità espressi in percentuale sono stati raggruppati in 4 classi indicative dei

livelli di rischio: elevato (8%), medio-elevato (5.7-8%), medio-basso (3-5.7%) e basso (0.8-3%). Il

territorio comunale di Collesalvetti è classificato a rischio basso, ma i vicini comuni di Rosignano

Marittimo, Fauglia, Lorenzana ed Orciano Pisano ricadono nella classe di pericolosità superiore

(medio-bassa) in virtù dei “recenti” eventi tellurici (1846).

Nella tabella seguente sono riportati i principali terremoti avvertiti nel territorio livornese da

quando se ne ha memoria storica.

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Fig.12 – Elenco principali eventi tellurici

Io : Intensità nel luogo di origine (scala Mercalli)

M L: Magnitudo evento (scala Richter)

I Li : Intensità risentita a Livorno (scala Mercalli)

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Nella figura di seguito sono invece riportati i luoghi di origine delle scosse di maggiore

intensità registrate dal 1984 al 2005.

Fig.13 - Epicentri

La pericolosità sismica di un sito è descritta dalla probabilità che in un fissato lasso di tempo si

verifichi un evento sismico di entità almeno pari ad un valore prefissato. Questa probabilità viene

definita dal D.M. 14/01/08 come “Probabilità di eccedenza o di superamento nel periodo di

riferimento VR” (PVR).

In base al D.M. 14/01/08 la stima della pericolosità sismica del sito in costruzione viene

esaminata attraverso un approccio “sito dipendente”e l‟azione sismica è definita in termini di:

- ag – Accelerazione massima attesa in condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido

con superficie topografica orizzontale;

- Se(T) – ordinate dello spettro di risposta elastico in accelerazione ad essa corrispondente

data dalla seguente relazione:

Se(T) = ag*S*η*Fo

Dove:

Fo = valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale (valore

minimo pari a 2,2)

η = fattore che altera lo spettro elastico per coefficienti di smorzamento viscosi convenzionali ξ

diversi dal 5% mediante la relazione

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S = coefficiente che tiene conto della categoria di suolo di fondazione (Ss) e delle condizioni

topografiche (ST) attraverso la relazione:

S = Ss*ST

Trattandosi in una piattaforma di stoccaggio e recupero rifiuti liquidi, assimilabile ad una

“Industria con...” possiamo classificare l‟intervento in progetto come una costruzione di Tipo 2 (Opere

Ordinarie) con VN≥50 anni, attribuibile alla Classe d‟uso III con Cu =1,5 e periodo di riferimento

dell‟azione sismica VR≥75.

I parametri sismici dedotti dall‟interpolazione sulla maglia con superficie rigata tramite l‟utilizzo

del programma “Spettri NTC ver.1.0.3” sono riportati nella tabella sottostante :

Coordinate sito

LATITUDINE LONGITUDINE

43,608425 10,378732

STATO LIMITE

TR ag FO TC

SLO 45 0,044 2,532 0,238

SLD 75 0,057 2,505 0,250

SLV 712 0,146 2,460 0,272

SLC 1462 0,183 2,490 0,279

Ss ed ST vengono desunti dalle seguenti tabelle:

Categoria Descrizione Ss Cc

A

Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati

da valori di VS,30 superiori ad 800 m/s, eventualmente

comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con

spessore massimo pari a 3m.

1,00 1,00

B

Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto

addensati o terreni a grana fina molto consistenti con spessori

superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento

delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di VS,30

compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero 15<NSPT,30<50 nei

terreni a grana grossa e cu,30 >250 kPa nei terreni a grana

fina).

1,00≤1,40-0,40

Fo (ag/g)≤1,20 1,10 (Tc)-0.20

C

Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o

terreni a grana fina mediamente consistenti con spessori

superiori ai 30 m caratterizzati da un graduale miglioramento

delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di VS,30

compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15<NSPT,30<50 nei

terreni a grana grossa e 70<cu,30 <250 kPa nei terreni a grana

fina).

1,00≤1,70-0,60

Fo (ag/g)≤1,50 1,05 (Tc)-0.33

D Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o

terreni a grana fina scarsamente consistenti con spessori

0,90≤2,40-1,50

Fo (ag/g)≤1,80 1,25 (Tc)-0.50

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Procedura di V.I.A. e richiesta di A.I.A. – S.I.A. Parte II

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superiori ai 30 m caratterizzati da un graduale miglioramento

delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di VS,30

inferiori a 180 m/s (ovvero NSPT,30<15 nei terreni a grana

grossa e cu,30 <70 kPa nei terreni a grana fina).

E Terreni dei sottosuoli C o D per spessore non superiore a 20

m, posti sul substrato di riferimento (con VS,30>800 m/s).

1,00≤2,00-1,10

Fo (ag/g)≤1,60 1,15 (Tc)-0.40

S1

Depositi di terreni caratterizzati da valori di VS,30 inferiori a 100

m/s (ovvero 10<cu,30<20 kPa), che includono uno strato di

almeno 8 m di terreni a grana fina di bassa consistenza,

oppure che includono almeno 3 m di torba o di argille

altamente organiche.

- -

S2

Depositi di terreni suscettibili di liquefazione, di argille sensitive

o qualsiasi altra categoria di sottosuolo non classificabile nei

tipi precedenti

- -

Le caratteristiche sismostratigrafiche del sottosuolo nell‟area del “Biscottino” portano ad

ipotizzare suoli di tipo “D” o “S1”.

In base un‟indagine simica di tipo MASW effettuata in un‟area limitrofa al sito è stato possibile

ricavare una sequenza sismo-stratigrafica relativamente all'area d'indagine, con suddivisione in strati

aventi analoghe caratteristiche della velocità di propagazione delle onde sismiche trasversali, nei primi

30 metri di profondità (VS,30 )

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La velocità Vs30 misurata pari a 118 m/s, secondo la recente normativa sismica (OPCM n.3274

del 20/03/03, D.M.14/09/05 e succ. D.M. 14/01/08) porta ad ipotizzare un suolo di fondazione di tipo

suolo “D” con presenza di depositi che includono livelli coesivi con Cu < a 70 KPa e con Vs30 <

180m/sec.

II.7 VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA, ECOSISTEMI

II.7.1 INQUADRAMENTO NATURALISTICO

L‟area indagata include l‟area d‟impianto e le zone limitrofe all‟impianto in corso di

progettazione, pressoché terreni di bonifica residuali dell‟antica piana pisano-livornese, caratterizzata

nei secoli da un mosaico di aree umide dulciacquicole in connessione ecologica, con alterne vicende

d‟entità di estensione, con picchi di massimo allagamento fino al piede delle colline pisano-livornesi.

L‟area interessata dal progetto è limitata a nord dalla SS 67 bis (limite meridionale dell‟area

contigua del Parco Regionale MSRM), ad est confina con terreni limitrofi alla piccola zona umida di

Biscottino inserita nel SIR 47 “Padule di Suese e Biscottino” (distanza minima dall‟area d‟impianto 550

m), a sud sud-ovest con l‟emissario del Bientina, il corso di Scolmatore e Fossa Chiara (limite

settentrionale dell‟interporto di Guasticce).

Il quadro attuale vede aree depresse relittuali, soggette ad allagamenti stagionali, ormai

pressoché totalmente convertite a coltivazioni, nella zona della piana di Coltano, un modesto specchio

d‟acqua in località Biscottino, con un importante e strutturato fragmiteto e prati umidi con specchi

d‟acqua minori e temporanei, e lo specchio d‟acqua di 18 ha di Suese, dislocato 2 km ca. a sud-ovest,

con presenza di vegetazione igrofila (fragmiteti, tifeti, giuncheti) e modeste estensioni di prato umido.

Il valore naturalistico del sistema di aree umide risulta ormai alterato dalla realizzazione

dell‟interporto di Guasticce e del cosiddetto “Autoparco del Faldo” che ha provocato la perdita di oltre

700 ha di habitat di prato umido che costituivano un consolidato corridoio ecologico tra le due aree

disgiunte “Biscottino” e “Suese” ed anche il territorio attraversato dalla SS 67bis (e dal tracciato

dell‟autostrada A12) vede ormai da anni, oltre ad ampie aree di coltivi monospecifici, anche varie

attività produttive, seppur di modeste dimensioni, che già hanno modificato l‟assetto delle ex-aree

palustri con impermeabilizzazioni dei terreni, realizzazioni strutture di innegabile impatto

paesaggisttico, aumento del traffico veicolare e di mezzi pesanti, inquinamento acustico e luminoso.

Tali variazioni dell‟assetto territoriale hanno causato negli anni modifiche nella frequentazione

del sito di “Suese” da parte della componente avifaunistica, in termini qualitativi e quantitativi, come

anche nella presenza di specie rare floristiche o di fauna invertebrata.

Tale considerazione vale invece solo parzialmente per la piccola zona umida di “Biscottino” in

cui, seppur siano variate le presenze di specie meno comuni, permangono elementi di valore

naturalistico, se non altro nella componente ornitica, con un probabile fenomeno di assuefazione alle

varie componenti di disturbo antropico manifestatesi e consolidatesi nel tempo nelle aree limitrofe.

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L‟area di realizzazione del progetto è inclusa nell‟unità territoriale “UTOE n. 1 - Biscottino” (art.

12 Norme Piano Strutturale Comune di Collesalvetti) con obiettivi: “…L‟obiettivo principale è

rappresentato dalla messa in sicurezza idraulica. La riqualificazione del patrimonio edilizio esistente

rappresenta l‟altro grande obiettivo di questa UTOE. Per la presenza consolidata di alcune funzioni

specifiche legate al trattamento di rifiuti speciali l‟area può assumere funzione industriale dedicata…”

e prescrizioni per il R.U.: “…Il RU individuerà gli interventi relativi alla messa in sicurezza idraulica,

assoggetterà le trasformazioni territoriali consentite alla preventiva messa in sicurezza idraulica anche

mediante attivazione di sinergie pubblico-privato..”.

L‟area di realizzazione del progetto è inserita nell‟Area “PB - Piattaforma Biscottino” della

Trasformabilità Produttiva (Regolamento Urbanistico Comune di Collesalvetti, Disciplina delle Aree in

Ambito Insediativo – Aree Produttive, art. 175 NN.TT.A.), di 29 ha ca., con destinazione insediativa a

“funzione produttiva di tipo artigianale ed industriale” con funzioni ammesse:

B2 terziario

C7 standard urbanistici;

F2 industriale attività di produzione e trasformazione

F6 attività di recupero

Fa 3 servizi in genere

H servizio

“Sono ammesse in via esclusiva le funzioni di stoccaggio autoveicoli, autocarri e mezzi d‟opera.

Per le attività con funzioni di tipo F2) sono consentite funzioni residenziali, con limitazioni di cui

all‟art. 175 delle NN.TT.A.”.

Vincoli di protezione del patrimonio naturalistico

Le zone umide dulciacquicole “Padule di Suese” e “Stagno del Biscottino” – per un totale di ha

143,00 – sono inserite nella Rete Ecologica Europea NATURA 2000, essendo state individuate quali

Sito di Importanza Comunitaria (SIC “Padule di Suese e Biscottino” – codice Bioitaly IT5160001), ai

sensi della Direttiva “Habitat” (Dir. 92/43/CEE), nonché quali ZPS (Zona di Protezione Speciale)

omonima, ai sensi della Direttiva Uccelli (Dir. 79/409/CEE sost. dalla Dir. 2009/47/CE), andando

quindi a costituire il SIR 47 “Padule di Suese e Biscottino”, di cui all‟Allegato “D” della L.R.T. 56/00 (di

cui all‟All. “D” aggiornato con D.C.R.T. 80/09).

La rete toscana di Siti di Importanza Comunitaria e di Zone di Protezione Speciale è stata infatti

ulteriormente ampliata dalla L.R.T. 56/00, con l‟approvazione del relativo Allegato “D” che riporta

l‟elenco delle aree classificate come SIR (Sito di Importanza Regionale, cioè “un‟area geograficamente

definita, la cui superficie sia chiaramente delimitata, che contribuisce con i suoi elementi fisico –

biologici e in modo significativo a mantenere o ripristinare un tipo di habitat naturale”) che includono

pSIC, ZPS, SIN (siti di interesse nazionale) e sir (siti di interesse regionale) di cui alla D.C.R.T n.

342/98.

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La zona umida “Padule di Suese”, oltre ad essere inserita nel SIR 47 “Padule di Suese e

Biscottino”, è stata riconosciuta quale area protetta provinciale, ai sensi della L.R.T. 49/95, con

l‟istituzione della Riserva Naturale Provinciale “Oasi della Contessa” (Deliberazione di Consiglio

Provinciale di Livorno n. 86/04), di estensione pari a 22 ha ca., con una fascia di area contigua di 67

ha ca., seguita dall‟adozione del relativo Regolamento (Del. C.P. n. 62/05).

La zona umida “Stagno del Biscottino” era stata inserita tra le proposte di riserva provinciale da

istituire per il quinto programma triennale regionale per le aree protette 2009-2011, ai sensi della

L.R.T. 49/95, approvato con D.C.R.T. n. 88/09, con un‟estensione di 39 ha ca. di riserva provinciale

(senza alcuna fascia di area contigua che si auspica venga individuata al momento dell‟iter istitutivo),

ricalcando la perimetrazione dell‟area già inclusa nel SIR, in modo da conferire unitarietà alla zona

inserita nei due filoni paralleli di conservazione (normativa parchi e riserve L.R.T. 49/95 e normativa

Natura 2000 L.R.T. 56/00).

L‟area di Suese – Biscottino è inoltre inclusa tra le Zone di protezione L.R.T. 3/94, soggette a

divieto di attività venatoria, assieme a zone limitrofe, a seguito di specifica Deliberazione di Giunta

Provinciale n. 73/04 “Trasformazione zone divieto di caccia ex Art. 33, comma 5, L.R. 3/94 in Zone di

protezione, Art. 14, L.R. 3/94, comma 1 e 2”.

Con la D.G.R.T. 644/04 “Norme tecniche relative alle forme e alle modalità di tutela e

conservazione dei Siti di Importanza Regionale” sono state individuate, secondo quanto previsto dalla

L.R.T. 56/00, le misure di conservazione necessarie a garantire la tutela delle specie e degli habitat di

rilevante interesse conservazionistico, presenti nei siti della Rete Ecologica, per “mantenere o

ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di fauna e flora selvatiche in uno stato di conservazione

soddisfacente, finalizzato a garantire la coerenza della rete ecologica regionale”. Tali misure di

conservazione costituiscono un riferimento sia per gli atti redatti dai soggetti gestori dei SIR (Province

o Enti Parco), sia per le eventuali valutazioni di incidenza, per le quali si rende indispensabile attuare

specifiche indagini pre-intervento e regolari monitoraggi post-intervento di specie e habitat di rilievo

naturalistico, tesi ad avere quadri sempre aggiornati delle differenti realtà soggette a protezione e a

poter identificare preventivamente i potenziali impatti sulle componenti naturali, arrivando in seguito

ad individuare, oltre ad opportune misure di mitigazione, anche soluzioni alternative per evitare

incidenze negative sui SIR e, nei casi ritenuti necessari, specifici interventi di compensazione.

In quanto ZPS, per il sito “Padule di Suese e Biscottino” valgono inoltre le misure di

conservazione relative a Zone di Protezione Speciale come da D.G.R.T. 454/08 “Criteri minimi

uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a zone di protezione speciale ZPS –

attuazione”, di recepimento del DMATTM del 17.10.2007, tra cui:

- “divieto di realizzare nuove discariche o nuovi impianti di trattamento rifiuti”,

- “divieto di bonifica idraulica delle zone umide naturali”,

- “obbligo di monitoraggio del livello idrico delle zone umide, in particolar modo durante la

stagione riproduttiva delle specie ornitiche presenti, al fine di evitare eccessivi sbalzi del medesimo”.

Il quadro riassuntivo dei vincoli di protezione del patrimonio naturalistico è riportato in Tav. II.5.

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Secondo quanto previsto nella Delibera di Giunta Regionale del 25 gennaio 2005, n. 6

“Approvazione del piano di tutela delle acque – Articolo 44 del decreto legislativo 11 maggio 1999, n.

152 (Disposizioni sulla tutela delle acque dall‟inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE

concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla

protezione delle acque dall‟inquinamento provocato da nitrati provenienti da fonti agricole)” l‟area si

inserisce all‟interno dell‟ ”Area sensibile del Bacino del Fiume Arno” (ex art.18 del D.Lgs 152/99).

Fig.14 Planimetria estratta dal Piano di Tutela delle Acque DGRT n.6/2005

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66/99

Il Piano di Tutela delle Acque rappresenta lo strumento principale del governo dell'acqua in

Toscana. Attraverso il monitoraggio e il quadro conoscitivo dello stato attuale delle risorse idriche,

individua le attività e le azioni di governo necessarie a raggiungere gli obiettivi qualitativi e

quantitativi prefissati.

Lo stato di qualità ambientale delle acque superficiali interne è definito da cinque classi. Tali

classi sono definite in base ai risultati dell‟indice SACA/SAL = stato di qualità ambientale dei corsi

d'acqua e dei laghi. Le modalità di calcolo dello stato ambientale sono definite dall'allegato 1 del D.

Lgs. 152/99. Lo stato ambientale delle acque superficiali interne è indicato dal grado di scostamento

rispetto alle condizioni di un corpo idrico di riferimento. Nel Piano di Tutela la Regione ha esplicitato

gli obiettivi di qualità da conseguire entro il 2008 ed il 2016, riferendosi alle diverse classi dello stato

ambientale (indicate nella tabella sottostante) che costituiscono gli obiettivi di qualità previsti dalla

normativa.

Definizione dello stato ambientale per i corpi idrici interni

Secondo gli studi ed i monitoraggi effettuati dalla Regione nell‟ambito del raggiungimento degli

obbiettivi di qualità, lo Scolmatore dell‟Arno di Pontedera, ricettore dell‟Emissario del Bientina, si

inserisce nella Classe di qualità del corpo idrico “Sufficiente”. Gli obbiettivi di Piano, riportati nella

tabella sottostante, sono finalizzati al raggiungimento della Classe “Buono”, all‟idoneità per la vita dei

ciprinidi ed alla balneazione delle acque fluviali e marine antistanti la foce.

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Quadro di riferimento normativo per la valutazione d’incidenza

La procedura di valutazione d‟incidenza è introdotta dalla Direttiva “Habitat” (Dir. 92/43/CEE),

finalizzata al mantenimento o al ripristino di habitat definiti di interesse comunitario, fondamentali per

la conservazione di comunità, o di singole specie, vegetali ed animali ad essi legati.

Tale direttiva prevede all‟art. 6 c. 3 che “Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso

e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito,

singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione

dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce

delle conclusioni della valutazione dell'incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità

nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la

certezza che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere

dell'opinione pubblica.”

Al medesimo art. 6 c. 4 si specifica anche che “Qualora, nonostante conclusioni negative della

valutazione dell'incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba

essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o

economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la

coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure

compensative adottate. Qualora il sito in causa sia un sito in cui si trovano un tipo di habitat naturale

e/o una specie prioritari, possono essere addotte soltanto considerazioni connesse con la salute

dell'uomo e la sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di primaria importanza per

l'ambiente ovvero previo parere della Commissione, altri motivi imperativi di rilevante interesse

pubblico.”

Il nuovo approccio della Direttiva “Habitat”, recepita in Italia con il D.P.R. 357/97, così come

modif. dal D.P.R. 120/03, consiste in un‟azione parallela di conservazione e gestione delle specie e

degli habitat (concetti già peraltro presenti ad esempio nella Convenzione di Berna “Conservazione

della vita selvatica e dell‟ambiente naturale in Europa”), al fine di creare una rete ecologica di

riferimento, in particolar modo per le specie migratrici. I siti della Rete Ecologica Natura 2000 non

debbono quindi essere considerati aree protette nel senso classico, ma ambiti in cui le comunità locali

(Regioni, Province, Comuni) si impegnano in una effettiva e coordinata gestione che abbia come

scopo principale il mantenimento a lungo termine di habitat e specie: è la visione "moderna" ed

“europea” della Direttiva Habitat che responsabilizza Enti locali e soggetti privati verso una gestione

attenta e consapevole della risorsa natura nell‟interesse collettivo.

Le singole maglie della Rete Ecologica Europea NATURA 2000 risultano così inserite nel contesto

paesaggistico e socio-economico, senza particolari limitazioni d‟uso, tranne quelle che ne potrebbero

compromettere la stabilità ecologica e quindi il mantenimento in uno stato di conservazione

soddisfacente.

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I siti della Rete Ecologica Europea Natura 2000 diventano a tutti gli effetti luoghi di elezione per

una gestione concreta, in cui effettuare monitoraggio continuo, attraverso processi di ricognizione, di

individuazione delle emergenze naturalistiche e dei fattori di rischio presenti ed in divenire, al fine di

pianificare opportuni interventi conservazionistici.

A livello nazionale la valutazione d‟incidenza è recepita dal D.P.R. 120/2003 che riporta all‟art. 6

“I proponenti di interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di

conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nel sito, ma che possono avere

incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi, presentano,

ai fini della valutazione di incidenza, uno studio volto ad individuare e valutare, secondo gli indirizzi

espressi nell'allegato G, i principali effetti che detti interventi possono avere sul proposto sito di

importanza comunitaria, sul sito di importanza comunitaria o sulla zona speciale di conservazione,

tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi” e a livello regionale dalla L.R.T. 56/00 così

come modif. dalla L.R.T. 10/2010 e succ. modif. ed integrazioni.

Ma quali i contenuti fondamentali della Direttiva e dei relativi recepimenti nazionali e regionali,

anche relativamente ai contenuti della “Guida all‟interpretazione dell‟art. 6 della Direttiva Habitat..”

(Commissione Europea, 2002)?

Il primo aspetto riguarda il raggio d‟azione del piano o progetto che viene in maniera

lungimirante considerato oltre i confini amministrativi o la perimetrazione cartografica del sito, per cui

anche interventi localizzati all‟esterno dei siti che possano avere incidenze sull‟integrità del sito sono

soggetti alla procedura di valutazione d‟incidenza. Altro aspetto importante è il riconoscimento del

ruolo dello studio d‟incidenza che deve precedere l‟autorizzazione del piano o progetto in questione e

determinarne l‟esito di attuazione o meno, in funzione dei valori conservazionistici per il quali il sito

stesso è stato designato.

Quadro conoscitivo

Il presente studio fornisce di seguito gli elementi floristico-vegetazionali e faunistici per un

quadro conoscitivo dell‟area in cui è inserita la zona interessata dall‟intervento, ai fini della

valutazione di potenziali impatti ambientali legati al progetto e di potenziali incidenze sul limitrofo SIR

47 “Padule di Suese e Biscottino”, conformemente alle normative vigenti in materia di valutazione

d‟impatto ambientale e d‟incidenza e a quanto previsto dal “Manuale per la gestione dei siti Natura

2000” (Commissione Europea, 2000) e dalla “Guida all‟interpretazione dell‟art. 6 della Direttiva

Habitat” (Commissione Europea, 2002).

II.7.2 VEGETAZIONE La Carta della Vegetazione (Tavola II.4 “Carta fisionomica della vegetazione”) si basa su una

mappatura di tipo fisionomico delle principali cenosi vegetali, con focus sulla zona circostante lo

“Stagno del Biscottino”, limitrofa all‟area interessata dal progetto.

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Le principali formazioni vegetali individuate sono rappresentate da:

- Phragmitetum australis (Gams 1922) Schmale 1939 - indicato in carta come fragmiteto;

- Salicetum albae Issl. 1926 – indicato in carta come vegetazione arboreo igrofila;

- Callitricho-ranunculetum aquatilis Chiappini, De Martis 1981 (aggr. a Ranunculus trychophyllus

Chaix) – indicato in carta come probabile aggruppamento vegetale in acque libere da

fragmiteto;

- Molinio-Holoschoenion (Rivas Goday & Borja, 1961) Riv. Mart., 1980 – indicato in carta come

prato umido;

- Coltivi o aree di coltivo in abbandono (con evidente vocazione a prato umido o a canneto

palustre).

La formazione vegetazionale maggiormente rappresentata è il canneto palustre o fragmiteto, con

popolamenti di Phragmites australis (Cav.) Trin. dominante e presenza di facies molto esigue e

localizzate di Typha angustifolia L. subsp. angustifolia e T. latifolia L. lungo alcuni canali.

Le estensioni di prato umido risultano solo parzialmente ascrivibili al Molinio-Holoschoenion (Rivas

Goday & Borja, 1961) Riv. Mart., 1980, segnalato in Allegato I della Direttiva 43/92/CEE (Direttiva

“Habitat”) tra le associazioni vegetali definite di interesse comunitario, rappresentative di popolamenti

elofitici (cariceti, scirpeti, giuncheti), e limitatamente all‟area di Suese.

Le vaste estensioni di prati umidi sono ormai nuclei relittuali, come anche i popolamenti arborei

ed arbustivi di specie igrofile (Populus sp. pl., Salix sp. pl., Tamarix sp. pl. e Ulmus minor Miller),

rintracciati come singoli esemplari sporadici o in piccoli nuclei o in siepi spontanee di significato

relittuale.

Popolamenti limitati di idrofite sono stati rintracciati nelle zone di acque aperte dello “Stagno del

Biscottino”, oltre ad interessare stagionalmente numerosi canali del sistema di bonifica della zona e

saltuarie zone ad allagamento stagionale.

Evidente la tendenza all‟evoluzione spontanea verso la vegetazione climax nelle estensioni di

campi coltivati e periodicamente soggetti ad allagamento, verso la colonizzazione da parte di specie di

prato umido e del canneto palustre.

Per quanto riguarda le comunità vegetali strettamente incentrate sul canale Emissario del

Bientina, esterno all‟area di SIR, sono rintracciabili associazioni a Phragmitetum australis (Gams 1922

- Schmale 1939) continue lungo tutto il corso, spesso soggette ad episodi di incendio accidentale e

non, e saltuari aggruppamenti a idrofite Lemna minor L. Nei periodi caldi si registrano fioriture algali

di Spirogyra sp. e Zygnema sp., alghe verdi della famiglia Zygnemataceae, che se presenti con buona

copertura possono essere interpretate come sintomo di eutrofizzazione delle acque.

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II.7.3 FLORA

La lista floristica si riferisce ai risultati di campionamenti effettuati nel SIR 47 “Padule di Suese

e Biscottino” e zone limitrofe. Nella tabella sottostante sono state riportate soltanto le specie ritenute

di rilievo ai fini del presente lavoro.

Lista floristica

Alisma plantago-aquatica L.

Althaea cannabina L.

Althaea hirsuta L.

Althaea officinalis L.

Apium nodiflorum (L.) Lag.

Aster tripolium L.

Bolboschoenus maritimus (L.) Palla

Brachypodium pinnatum (L.) Beauv.

Callitriche stagnalis Scop.

Calystegia sepium (L.) R. Br.

Carex distans L.

Carex divisa Hudson

Carex elata All.

Carex flacca Schreber subsp. serrulata (Biv.) Greuter

Carex otrubae Podp.

Carex pendula Hudson

Carex riparia Curtis

Cyperus longus L. subsp. longus

Eleocharis palustris (L.) R. et S.

Eleocharis uniglumis (Link) Schultes

Epilobium hirsutum L.

Equisetum telmateja Ehrh.

Eupatorium cannabinum L .

Fraxinus oxycarpa Bieb.

Galium sp.

Iris pseudacorus L.

Juncus articulatus L.

Juncus bufonius L.

Juncus effusus L. subsp. effusus

Juncus inflexus L.

Juncus Tenageia Linn. f.

Lemna minor L.

Lycopus europaeus L. subsp. europaeus

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Lista floristica

Lysimachia nummularia L.

Lythrum hyssopifolia L.

Lythrum junceum Banks et Solander

Lythrum salicaria L.

Mentha suavolens Ehrh. subsp. suavolens

Periploca graeca L.

Phragmites australis (Cav.) Trin.

Poa compressa L.

Poa cfr. palustris L.

Poa cfr. trivialis L.

Populus alba L.

Prunus spinosa L.

Pulicaria dysenterica (L .) Bernh.

Ranunculus aquatilis L.

Ranunculus sardous Crantz

Ranunculus sceleratus L.

Ranunculus trichophyllus Chaix subsp. trichophyllus

Ranunculus trilobus Desf.

Salix alba L. subsp. alba

Salix babylonica L.

Schoenoplectus lacustris (L.) Palla

Sparganium erectum L. subsp. erectum

Spirogyra sp.

Tamarix africana Poir.

Tamarix gallica L.

Thalictrum flavum L.

Thalictrum simplex L.

Typha angustifolia L.

Typha latifolia L.

Ulmus minor Miller

Veronica anagallis-aquatica L.

Zygnema sp.

Tabella– Lista floristica

La lista floristica include specie di interesse conservazionistico, inserite in allegato A della

L.R.T. 56/00, quali Aster tripolium L., Carex elata All., Eleocharis palustris (L.) R. et S., Periploca

graeca L. Quest‟ultima specie lianosa, di grande interesse, relitto termo-igrofilo terziario, è segnalata

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nelle liste di protezione a livello nazionale e regionale: è inserita nella categoria a minor rischio (LR)

nella lista regionale e nella categoria vulnerabile (VU) nella lista italiana.

Tabella – Specie floristiche protette

Lo stato di conservazione di tali specie è ovviamente legato al mantenimento degli habitat di

riferimento, in parte già scomparsi, in parte in forte rarefazione, per la perdita di estensioni di prati

umidi e fragmiteti. L‟alterazione degli habitat originari ha determinato un forte impoverimento a livello

di entità segnalate nelle liste di protezione.

Tra le entità igrofile relitte: ciperacee quali Bolboschoenus maritimus (L.) Palla, Carex distans

L., C. divisa Hudson, C. elata All., C. flacca Schreber subsp. serrulata (Biv.) Greuter, C. otrubae Podp.,

C. pendula Hudson, C. riparia Curtis, Cyperus longus L. subsp. longus, Eleocharis uniglumis (Link)

Schultes, E. palustris (L.) R. et S., Schoenoplectus lacustris (L.) Palla, giuncacee come Juncus

articulatus L., J. bufonius L., J. effusus L. subsp. effusus, J. Tenageia Linn. f., oltre ad Alisma

plantago-aquatica L., Althaea officinalis L., Apium nodiflorum (L.) Lag., Aster tripolium L., Eupatorium

cannabinum L., Iris pseudacorus L., Lycopus europaeus L. subsp. europaeus, Lysimachia nummularia

L., Lythrum hyssopifolia L., L. salicaria L., Phragmites australis (Cav.) Trin., Pulicaria dysenterica (L.)

Bernh., Sparganium erectum L. subsp. erectum, Thalictrum flavum L., T. simplex L., Typha

angustifolia L. subsp. angustifolia, T. latifolia L., Veronica anagallis-aquatica L.

Le uniche Idrofite rintracciate sono Callitriche stagnalis Scop., Lemna minor L., Ranunculus

aquatilis L., R. trichophyllus Chaix subsp. trichophyllus, mentre per la componente arboreo-arbustiva

igrofila presenze più o meno ingenti di Ulmus minor Miller, di Salix alba L. subsp. alba e Tamarix

gallica L., oltre a presenze minori di Fraxinus oxycarpa Bieb., Populus alba L.

II.7.4 FAUNA Nelle tabelle seguenti sono riportate le liste di ittiofauna, erpetofauna e mammalofauna, con

specifici approfondimenti sulla componente di macrofauna maggiormente significativa – l‟avifauna - e

riferimenti alle eventuali specie di interesse conservazionistico ai sensi della 92/43/CEE, 79409/CEE,

L.R.T. 56/00 e liste di protezione regionali e nazionali.

Specie

Status Lista Rossa

Toscana

(Conti et al., 1997)

Status Libro

Rosso

(Conti et al., 1992)

Periploca graeca L. LR VU

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Specie Nome volgare Famiglia Provenienza

Alburnus Alburnus alborella Alborella Cyprinidae Autoctona

Carassius carassius Carassio Cyprinidae Alloctona

Cyprinio carpio Carpa Cyprinidae Alloctona naturalizzata

Gambusia affinis Gambusia Poeciliidae Alloctona

Ictalurus melas Pesce gatto Ictaluridae Alloctona

Ictalurus punctatus Pesce gatto maculato Ictaluridae Alloctona

Lepomis gibbosus Persico sole Centrarchidae Alloctona

Leuciscus cephalus Cavedano Cyprinidae Autoctona

Micropterus salmoides Persico trota Centrarchidae Alloctona

Scardinius erythophtalmus Scardola Cyprinidae Autoctona

Tabella – Ittiofauna

Tra le specie ittiche ascrivibili ai ciprinidi, Leuciscus cephalus (cavedano), Scardinius

erythophtalmus (scardola), Alburnus alborella (alborella) sono specie autoctone italiane non a rischio,

fattore collegabile all‟ampia valenza ecologica, alla buon tolleranza verso alcune tipologie di

alterazione ambientale (vd. inquinamento da scarichi urbani), all‟ampio areale e all‟assenza di

comportamenti migratori in periodo riproduttivo.

Leuciscus cephalus (cavedano) presenta una grande plasticità bio-ecologica, è comune anche nelle

acque a fondo fangoso-sabbioso, talvolta fin nei pressi della foce, lo spettro alimentare è ampio e

comprende vegetali, piccoli organismi animali acquatici, materiale esogeno vario (insetti alati, frutti

vegetali non acquatici) e piccoli pesci.

Scardinius erythophtalmus (scardola) è specie gregaria onnivora che frequenta i corsi d‟acqua con

corrente debole, fondo fangoso e ricchi di vegetazione acquatica. È specie resistente a carenze di

ossigeno e all'eutrofizzazione delle acque.

Alburnus alborella (alborella) frequenta ambienti con acque lente, spesso in associazione con altri

ciprinidi come la scardola, con cui può produrre ibridi, oltre che sporadicamente in ambienti salmastri.

Specie adattabile, trae vantaggio dall'aumento della presenza del plancton ed è un importante anello

della catena trofica fungendo da pesce "foraggio" per altre specie predatrici.

Anche la specie nominale di carassio (Carassius carassius), di origine europeo-asiatica, presenta

un‟ampia valenza ecologica, con la capacità di adattarsi a situazione ambientali varie e critiche,

tipicamente frequenta acque lente, anche stagnanti, con ricca vegetazione acquatica, è

particolarmente resistente agli sbalzi di temperatura, alla carenza di ossigeno e alla presenza di

sostanze inquinanti. Si nutre di invertebrati acquatici.

Cyprinio carpio (carpa) è tipica di acque lente e calde di pianura dove il fondo è fangoso e la

vegetazione acquatica è abbondante. Onnivora, spesso è soggetta ad ibridazione con il carassio

comune.

Specie Nome volgare Dir. 92/43/CEE L.R.T. 56/00

Triturus vulgaris subsp. meridionalis Tritone comune All. B

Bufo bufo Rospo comune All. B

Bufo viridis Rospo smeraldino All. IV All. A

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Rana kl. esculenta Rana verde All. (IV), V All. B1

Emys orbicularis Testuggine palustre All. II, IV All. A

Trachemys scripta Tartaruga dalle guance

rosse

Anguis fragilis Orbettino All. B

Lacerta bilineata Ramarro occidentale All. IV All. B

Podarcis muralis Lucertola muraiola All. IV All. A

Podarcis sicula Lucertola campestre All. IV All. A

Hierophis viridiflavus Biacco All. IV

Natrix natrix subsp. helvetica Biscia d‟acqua All. B

Tabella – Erpetofauna

Specie Nome volgare L.R.T. 56/00

Erinaceus europaeus Riccio Pipistrellus pipistrellus Pipistrello All. A

Lepus europaeus Lepre

Oryctolagus cuniculus Coniglio selvatico

Sciurus vulgaris Scoiattolo

Arvicola terrestris Arvicola terrestre

Apodemus sylvaticus Topo selvatico

Rattus norvegicus Ratto grigio

Mus musculus Topo comune

Glis glis Ghiro

Muscardinus avellanarius Moscardino All. A

Elyomis quercinus Quercino All. A

Hystrix cristata Istrice

Myocastor coypus Nutria

Vulpes vulpes Volpe comune

Mustela nivalis Donnola

Meles meles Tasso

Sus scrofa Cinghiale

Dama dama Daino

Capreolus capreolus Capriolo

Tabella – Mammalofauna

Da segnalare la presenza di specie alloctone tra i pesci (Carassius carassius, Gambusia affinis,

Ictalurus melas, I. punctatus, Lepomis gibbosus, Micropterus salmoides), come anche tra i rettili

(Trachemys scripta), tra i mammiferi (Myocastor coypus), oltre alla consistente presenza del

cosiddetto gambero “killer” o “gambero della Louisiana (Procambarus clarkii), spesso di forte impatto

sia sulla catena alimentare (in quanto vorace predatore onnivoro privo di predatori naturali, anche se

si stanno registrato fenomeni di adattamento e predazione da parte di ardeidi) sia sulla struttura fisica

dell‟habitat in quanto portatore di danni dovuti al sistema delle tipiche gallerie negli argini dei corsi

d‟acqua.

Non sono stati rilevati dati bibliografici puntuali sulle comunità di microfauna acquatica, né

fonti bibliografiche o dati pubblicati su monitoraggi aggiornati alla situazione attuale sull‟entomofauna

locale o la comunità di invertebrati, né esistono dai aggiornati legati ai monitoraggi di attuazione della

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L.R.T. 56/00, da attuarsi da parte dell‟ente competente ai sensi della normativa vigente in materia di

gestione dei Siti di Importanza Regionale.

Per quanto riguarda l‟avifauna, le specie censite con focus sull‟area d‟indagine, con relativi

riferimenti a liste di protezione regionali, nazionali, europee sono riportate nella tabella 6 della

Relazione Specialistica redatta dalla Dott.ssa Ruggeri (vedi All.1).

Dall‟analisi della check-list dell‟avifauna emergono specie soggette a protezione a livello

regionale, nazionale ed europeo, tra cui anche Botaurus stellaris, Ixobrychus minutus, Ardeola

ralloides, Ardea purpurea, Anas strepera, Anas crecca, Anas querquedula, Anas clypeata, Pernis

apivorus, Milvus migrans, Circateus gallicus, Circus aeroginosus, Circus cyaneus, Circus pygargus,

Falco peregrinus, Alcedo atthis ecc.

La piccola zona umida di Biscottino, unitamente alle relitte estensioni di prati umidi e canneti

palustri, anche se inframmezzati a nuclei abitativi e poli industriali, costituiscono un valido punto di

riferimento per il sostentamento del flusso migratorio e di svernamento, proprio per la localizzazione

lungo le principali rotte migratorie e per l‟inserimento in un quadro locale di piccole e frammentarie

zone umide relittuali.

Il territorio indagato evidenzia importanti siti di nidificazione di Ixobrychus minutus, Ardea

purpurea, Anas crecca, Circus aeroginosus, Circus pygargus, Rallus aquaticus.

Certamente un ruolo determinante è svolto dal fattore localizzazione, in quanto l‟area è

storicamente parte di un più vasto sistema di zone stabilmente o parzialmente allagate, tipico della

geomorfologia del litorale toscano, attualmente in connessione ecologica con le Lame di San Rossore,

la Palude dell‟Ulivo, la Cornacchiaia, Bocca di Serchio sino al Lago di Massaciuccoli e a verso sud, con

il Lago di Santa Luce e le aree umide della Provincia di Livorno (Padule di Bolgheri, Padule Orti-

Bottagone, ANPIL La Sterpaia…).

A livello locale, vista la discontinuità di aree umide di carattere relittuale potenzialmente

sfruttabili come siti di alimentazione, dormitorio, rifugio oppure zone di nidificazione, svernamento e

sosta durante la migrazione, si vengono a sviluppare sistemi di habitat vicarianti sfruttati in modo

ciclico, soprattutto per l‟alimentazione, anche da parte di specie altrove baricentrate.

Sono rilevabili movimenti di carattere “giornaliero” da zone elette come dormitori a zone di

alimentazione, di riposo diurno e di pre-roost, legati alla possibilità di sfruttamento di caratteristiche

differenti, ma complementari, di zone umide minori che acquistano un ruolo fondamentale per la

sopravvivenza di specie migratrici e/o sedentarie, a maggior ragione in quadri di povertà ambientale,

soprattutto se rappresentanti tipologie ambientali di minor occorrenza.

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Allo stesso modo si rilevano movimenti di carattere “stagionale”, legati ai momenti del passo

autunnale e del ripasso primaverile e alla scelta del sito riproduttivo, con chiari indicatori di “fedeltà”

ai luoghi prescelti nel corso degli anni, etologicamente motivati, ma anche resi possibili dalla

permanenza in loco di habitat idonei.

Tali spostamenti giornalieri e stagionali localmente interessano la foce dello Scolmatore, il

corso dell‟emissario del Bientina, lo stagno del Biscottino, chiari e canali di bonifica della piana tra

Coltano e Navacchio, come le relative estensioni di coltivi soggetti ad allagamento stagionale, il corso

dell‟Isola ed i relativi chiari nei pressi di Grecciano (ex-Padule dell‟Isola), il corso della Tora e della

Toretta, ed interessavano le vaste estensioni di prati allagati del Faldo, come tutti i terreni da

Mortaiolo sino a Stagno, lungo il tracciato della SS 555, che comprendono estensioni di prati allagati e

canneti palustri già in forte rarefazione per l‟espansione dell‟interporto di Guasticce.

II.7.5 AMBIENTE ACQUATICO Dal punto di vista amministrativo il Canale Emissario del Bientina è situato in un territorio di

confine tra Province limitrofe e anche dal punto di vista bio-ecologico il tratto d‟interesse si configura

come ecotonale tra "acque ciprinicole" e "acque salmastre o di foce".

Secondo quanto previsto dal Dlgs 152/1999 e s.m.i. “le acque dolci superficiali designate che

presentino valori dei parametri di qualità conformi con quelli imperativi previsti dalla tabella 1/B

dell‟allegato 2, al D. Lgs. 152/99 sono classificate, come acque dolci destinate alla vita di specie

“salmonicole” o di specie “ciprinicole”, specificando che “la determinazione della conformità o meno

delle acque in questione è effettuata solo attraverso i parametri chimico fisici delle acque superficiali

(contenuti nella tabella 1/B dell'Allegato 2 al D. Lgs. 152/99), la presenza o meno dell‟ittiofauna

interessata alla protezione non viene tenuta in considerazione nella fase di classificazione.”

La consultazione di fonti bibliografiche locali relative alla gestione ittica delle Province di Pisa e

Livorno, più nello specifico la Carta Ittica della Provincia di Pisa (2010) e la banca dati ARPAT Toscana

on-line reperibile al link http://sira.arpat.toscana.it/sira/acqua.html, oltre ai documenti regionali di

settore parla per il corso d‟acqua in oggetto di “vocazione a ciprinidi” e di grande percentuale di

specie alloctone rinvenute nei corsi d‟acqua di tutto il territorio provinciale pisano, accanto all‟assenza

significativa di specie autoctone quali la tinca, come anche la scarsa presenza della carpa (diretta

competitrice alloctona della specie precedente), mentre per quanto riguarda il cavedano si registra

un‟ampia diffusione e adattamento a varietà differenti di caratteristiche ambientali.

Le acque del Canale Emissario di Bientina risultano inquadrate, nel territorio di competenza

della Provincia di Livorno, quali “acque a ciprinidi” dal confine di Provincia fino al ponte sulla ferrovia

Livorno-Pisa e “acque salmastre o di foce” per il tratto restante fino alla foce (vd. anche Carta ittica

delle acque interne della Provincia di Livorno, 2009).

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Nella carta ittica delle acque interne della Provincia di Livorno la scheda dedicata al Canale

dell‟Emissario di Bientina (codice stazione n. 24 ai sensi del D.R.T. 6304/2006) riporta la

classificazione delle acque “a ciprinidi”, la cattura di “gambusia e gambero rosso” (campionamento

effettuato in data 02.10.88 in loc. depuratore), la presenza di “vegetazione riparia erbacea

principalmente costituita da cannuccia di palude soggetta a sfalcio” e le segnalazioni di pescatori della

zona inerenti “carpe, pesci gatto e anche specie marine in abbondanza variabile stagionalmente, per

lo più mugillidi”.

Tra le specie del distretto ittiogeografico tosco-laziale e dal punto di vista strettamente

gestionale della risorsa ittica, legato all‟impatto delle attività di pesca, sono segnalate quali specie

tutelate in All. A al Decreto 3792/2006 unicamente Leuciscus cephalus (cavedano) e Micropterus

salmoides (persico trota).

Tra le specie segnalate nella tabella 3 dello studio Naturalistico (All.1) non risultano specie

inserite nell‟allegato della Dir. 92/43/CEE né in allegato alla L.R.T. 56/00, né protette ai sensi delle

Convenzioni Internazionali in materia di protezione della natura.

E‟ evidente l‟alta percentuale di specie alloctone, quasi sempre immesse a scopo di pesca

sportiva, che si sono dimostrate vincenti in termini di competizione interspecifica e caratterizzate

perlopiù da maggior spiccato grado di adattamento e resistenza a condizioni estreme, o comunque

non ideali, in termini di qualità dell‟habitat.

Nella relazione di Sintesi del Piano Regionale di Tutela delle Acque, approvato con D.C.R.T. n.

6/2005, si riporta specificatamente del Canale Emissario del Bientina che "la qualità chimico-fisica è

scadente con valori di LIM (livello d‟inquinamento da macrodescrittori) bassi anche nella stazione di

foce dove la classe sufficiente è sì conseguita, ma ai livelli inferiori della stessa. Alterati si presentano

anche i valori dei nutrienti: il valore del fosforo sembra indicare un sistema alterato, è comunque

difficile trarre conclusioni anche per la presenza di una sola stazione sul corpo idrico”.

Tra le specie di anfibi e rettili segnalate non risultano dati bibliografici relativi a specie rare o a

rischio ingente (All.1); le segnalazioni in loco da bibliografia di Emys orbicularis, l‟unica specie

autoctona di tartaruga di acqua dolce legata agli habitat palustri, sono oggi da confermare.

II.7.6 CRITICITÀ ATTUALI SIR 47 “PADULE DI SUESE E BISCOTTINO” L‟area indagata nel suo insieme è già soggetta a dirette fonti di disturbo, interne ed esterne al

SIR 47, alcune delle quali già segnalate anche nella Scheda Bioitaly del SIR 47, in allegato al presente

lavoro (anche se tale scheda non risulta aggiornata alla situazione attuale).

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Il SIR 47 è assediato dai tracciati di vie di comunicazione principali, da realtà produttive e zone

industriali in forte espansione, a cui si aggiungono gli effetti del traffico veicolare ed i recenti lavori

inerenti il passaggio a terra dell‟OLT.

Alla vicinanza di aree urbanizzate ed adibite ad attività industriali, oltre alla vasta estensione di

coltivi è legato l‟inquinamento di canali, fossi e falde acquifere, già segnalato nella scheda Bioitaly del

SIR 47.

Infine va sottolineato che lo Stagno del Biscottino e la zona di Suese sono contigue a zone di

caccia libera, per cui con una certa frequenza si verificano episodi di abbattimenti di animali in entrata

o in uscita dalle aree protette, come frequenti episodi, citati nella scheda Bioitaly in particolare per il

Biscottino, di abbattimenti illegali.

Lo stato ecologico del SIR “Padule di Suese e Biscottino”, per la somma e la concomitanza

degli agenti anzidetti siano essi interni o esterni al sito, appare già considerato compromesso dal

punto di vista potenziale, tanto da esplicitare come necessaria la redazione di uno specifico piano di

gestione per il sito.

Tra le principali misure di conservazione veniva già indicata la necessità di riqualificazione

complessiva del sito e delle aree circostanti non urbanizzate, la creazione di fasce di vegetazione con

funzioni di protezione rispetto agli apporti contaminanti di origine agricola e al disturbo, la creazione

di una fascia di rispetto venatorio tra le due aree umide.

Norme tecniche e misure di conservazione SIR 47 “Padule di Suese e Biscottino” Nella scheda del SIR 47 “Padule di Suese e Biscottino” in allegato alla D.G.R.T. 644/04 sono

indicate le seguenti misure di conservazione:

- Mantenimento delle zone umide esistenti, con livelli di qualità accettabile delle acque e di

profondità diversificata (idonei a ospitare canneti e altra vegetazione elofitica) (Elevata).

- Ricostituzione di superfici di canneto e/o altre formazioni elofitiche di estensione significativa

(indicativamente 40–50 % della superficie della zona umida di Suese) (Elevata).

- Ricostituzione di superfici di estensione significativa di acque poco profonde libere da vegetazione

nella zona umida a canneto del Biscottino (indicativamente 10–20 % della superficie) (Media).

- Creazione di fasce di vegetazione con funzioni di protezione rispetto agli apporti contaminanti di

origine agricola e al disturbo (Media).

- Creazione di siti di nidificazione/dormitorio irraggiungibili dai predatori terrestri (Media).

- Creazione di una fascia di rispetto venatorio tra le due aree umide (Media).

Viene inoltre indicata la necessità di un Piano di Gestione del sito con particolare attenzione

all‟aspetto idraulico.

Premesso che quanto precede riguarda nello specifico l‟area del SIR 47, relativamente al

progetto in oggetto (che invece risulta esterno ad entrambe le zone disgiunte inserite nel SIR 47, cioè

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la zona del “Padule di Suese” e la zona del “Biscottino”), sicuramente è da valutare, da un lato, lo

stato attuale della zona di localizzazione dell‟intervento, con strutture operative già adibite a tale

attività, l‟inserimento della medesima area d‟impianto in un contesto a maggior raggio già

antropizzato, come, dall‟altro, la fragilità degli ecosistemi umidi limitrofi e la relativa capacità di carico.

Vanno inoltre considerate diverse scale d‟indagine (l‟area di studio vs. l‟area d‟impianto),

evidenziando la possibilità o meno di perdita o danneggiamento o frammentazione di specie ed

habitat del SIR 47 e di potenziali alterazioni dell‟integrità dell‟ambiente, tali da persistere a medio-

lungo periodo, andando potenzialmente ad incidere fortemente sulla conservazione degli habitat

d‟interesse comunitario del sito stesso, e che siano direttamente collegabili alla realizzazione

dell‟intervento.

La Carta dei vincoli di protezione del patrimonio e la Carta fisionomica della vegetazione sono

riportate nelle Tavole II.4 e II.5.

Scheda SIR 47 in allegato al DGR 644/04 “Attuazione art. 12, comma 1, lett. a)

della L.R. 56/00 (Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e

seminaturali, della flora e della fauna selvatiche). Approvazione norme tecniche relative

alle forme e alle modalità di tutela e conservazione dei Siti di importanza regionale

(SIR)”

SITO DI IMPORTANZA REGIONALE (SIR)

47 Padule di Suese e Biscottino (IT5160001)

Tipo sito anche pSIC

CARATTERISTICHE DEL SITO

Estensione 139 ha

Presenza di aree protette

Sito non compreso nel sistema delle aree protette.

Altri strumenti di tutela

Sito compreso nella Zona di Protezione “Biscottino”.

Tipologia ambientale prevalente

Zona umida interna con specchio d‟acqua dolce (Suese o Padule della Contessa); fossi con ricca

vegetazione elofitica a Biscottino.

Altre tipologie ambientali rilevanti

Aree ad agricoltura intensiva.

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Principali emergenze

SPECIE VEGETALI

Specie vegetali rare e minacciate, in particolare Utricularia australis e Periploca graeca.

SPECIE ANIMALI

(AI) Botaurus stellaris (tarabuso, Uccelli) - Migratore regolare prima della scomparsa dei canneti a

Suese.

(AI) Circus aeroginosus (falco di palude, Uccelli) - Nidificante prima della scomparsa dei canneti a

Suese.

Avifauna migratrice, svernante e nidificante, ricca di specie di interesse comunitario e regionale; gli

elementi di maggiore interesse, in gran parte legati ai canneti, sono scomparsi negli ultimi anni a

Suese, mentre permangono a Biscottino (dove ospitano un importante sito di nidificazione di airone

rosso Ardea purpurea).

Presenza di alcune specie di Insetti di interesse conservazionistico legate agli ambienti umidi.

Altre emergenze

Il sito comprende zone umide residuali, che costituiscono rari elementi di naturalità in un contesto

territoriale fortemente antropizzato.

Principali elementi di criticità interni al sito

- La gestione idraulica non è finalizzata alla conservazione degli habitat; negli ultimi anni a Suese

sono quasi completamente scomparsi il canneto e i filari di tamerici, a causa del livello delle acque

che rimane molto alto per periodi prolungati di tempo (la gestione è demandata alla proprietà

privata).

- Scomparsa di zone poco profonde ad acque libere a Biscottino, per invasione da parte del canneto.

- Presenza di numerose linee elettriche ad alta e altissima tensione, con rischi per l‟avifauna.

- Episodi di bracconaggio nell‟area del Biscottino.

- Impatto delle attività agricole intensive e delle aree urbanizzate circostanti sulla qualità delle

acque.

Principali elementi di criticità esterni al sito

Urbanizzazione intensiva delle aree circostanti (interporto di Guasticce, aree industriali, ecc.),

presenza di importanti vie di comunicazione (superstrada FI-PI-LI) presso lo specchio d‟acqua di

Suese, Autostrada Genova-Rosignano e SS 67 bis al confine con l‟area del Biscottino.

Progressiva scomparsa e/o degradazione dei prati stagionalmente allagati e di specie rare di Insetti

ad essi collegate.

- Inquinamento delle falde e dei corsi d‟acqua a causa di attività agricole intensive e della presenza

delle aree a elevata urbanizzazione di cui sopra.

- Presenza di reti infrastrutturali.

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- Tra le due aree umide si svolge un‟intensa attività venatoria (presenza di un‟Azienda Agrituristico

Venatoria).

- Scarsità di conoscenze relativamente a flora e vegetazione.

PRINCIPALI MISURE DI CONSERVAZIONE DA ADOTTARE

Principali obiettivi di conservazione

a) Recupero del valore naturalistico del sito e in particolare delle sue potenzialità per l‟avifauna

migratrice, nidificante e svernante (E).

b) Riqualificazione complessiva del sito e delle aree circostanti non urbanizzate (M).

Indicazioni per le misure di conservazione

Mantenimento delle zone umide esistenti, con livelli di qualità accettabile delle acque e di profondità

diversificata (idonei a ospitare canneti e altra vegetazione elofitica) (E).

Ricostituzione di superfici di canneto e/o altre formazioni elofitiche di estensione significativa

(indicativamente 40–50 % della superficie della zona umida di Suese) (E).

Ricostituzione di superfici di estensione significativa di acque poco profonde libere da vegetazione

nella zona umida a canneto del Biscottino (indicativamente 10–20 % della superficie) (M).

Creazione di fasce di vegetazione con funzioni di protezione rispetto agli apporti contaminanti di

origine agricola e al disturbo (M).

- Creazione di siti di nidificazione/dormitorio irraggiungibili dai predatori terrestri (M).

- Creazione di una fascia di rispetto venatorio tra le due aree umide (M).

Necessità di Piano di Gestione specifico del sito

Elevata, vista l‟artificialità del sito, le attuali condizioni di degrado, la necessità di una gestione

“costante” e i rapporti non ancora definiti con la proprietà. Qualora fosse istituita un‟area protetta

(come previsto dalla Provincia di Livorno), sarebbe sufficiente l‟elaborazione del piano di gestione

della stessa.

Necessità di piani di settore

Qualora non venisse redatto un piano di gestione del sito o dell‟area protetta, sarebbe necessario,

quantomeno, predisporre un protocollo relativo alla gestione idraulica.

Note

È in corso di elaborazione il “piano-progetto per la rinaturalizzazione dell‟area umida della Contessa”.

Per la medesima area è in progetto l‟istituzione di un‟area protetta.

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II.8 PAESAGGIO

All‟interno del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno, al fine di una

completa lettura delle caratteristiche territoriali, sono individuate minime unità degli ambienti – Unità

di Paesaggio (UP) – che, sulla base dell‟omogeneità dell‟uso del suolo, della geomorfologia, della

storia del territorio e delle trasformazioni degli insediamenti, sono classificate di tipo Rurale o Urbano;

le UP con la relativa classificazione indicano una specifica connotazione, quindi una vocazione ed una

destinazione preferenziale di assetto ed uso del territorio.

Il sito oggetto di studio rientra nell‟Unità di Paesaggio Rurale di Pianura che fa parte del

sottosistema dei depositi alluvionali del fiume Arno.

Il sottosistema si sviluppa su di una superficie pianeggiante e pedecollinare su cui si

estendono i centri produttivi del Comune di Collesalvetti, nonché la trasversale di collegamento del

Porto di Livorno con la Toscana centrale. L‟area oggetto di studio viene classificata come “Area di

Pianura a prevalenza di seminativi semplici” che interessa gran parte delle aree della pianura

alluvionale dell‟Arno.

Il territorio presenta morfologia pianeggiante, il paesaggio è di tipourbano-industriale nella

zona di Stagno, più ad est agricolo estensivo pianeggiante interrotto sovente da fiumi e canali di

bonifica. La bassa pianura è segnata dal canale scolmatore d‟Arno e dai fossi minori. Oltre il 70%

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della superficie è occupata da seminativi nudi saltuariamente irrigati, di secondaria importanza sono i

semativi arborati e trascurabili le aree boscate, mentre le aree urbanizzate più estese sono quelle di

Vicarello e Stagno. Piuttosto diffusa è la presenza dei seminativi semplici che accompagnati alle

particolari condizioni morfologiche, contribuiscono a conferire al paesaggio un aspetto omogeneo.

L‟indagine paesaggistica utilizza ed elabora le informazioni provenienti dallo studio delle altre

componenti ambientali: come è noto il paesaggio è inteso come l‟insieme di tutti gli aspetti percepibili

dal mondo fisico che ci circonda, formato dal complesso di beni naturali, ambientali e antropico

culturali e delle relazioni che li correlano.

Il paesaggio può essere analizzato attraverso tre componenti:

Ecologico-ambientale naturalistica

Storico-insediativa, architettonica e culturale

Estetico e visuale-percettiva

Questi aspetti possono essere a loro volta suddivise in un certo numero di parametri; al fine di

qualificare gli aspetti paesaggistici procederemo attribuendo ad ogni parametro un punteggio su una

scala a 5 valori in cui il valore “1” indica un livello “basso”, mentre il valore “5” indica un livello “alto”

secondo la seguente tabella:

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La somma dei punteggi di tutte le componenti, restituirà un valore rappresentativo della

qualità del paesaggio dell’intera area in esame, secondo la seguente tabella:

Questo procedimento consente di caratterizzare il paesaggio in cui si colloca l‟intervento per

far ciò richiede l‟individuazione di un‟area di osservazione.

L‟area di Biscottino rientra nel quadrante nord orientale dell‟area livornese ben contraddistinta:

Dal nastro stradale costituito dall‟autostrada Genova Rosignano e dalla ex SS Arnaccio a nord,

e più a sud dalla S.G.C. FI-PI-LI.

Dalla rete idrografica costituita da Fossa Chiara a nord e dal Canale Emissario e Scolmatore

dell‟Arno a sud

Dalle zone pianeggianti della Tenuta di Coltano a nord, dalla zona di Suese a Sud e dal Padule

del Biscottino ad est

Dalla vicinanza di aree industriali quali l‟Interporto Toscano, l‟area ex CMF e la raffineria.

A- Componente ecologico-ambientale naturalistica

Al suo interno si esaminano tre parametri:

Morfologia

Copertura del suolo e naturalità

Tutela

Morfologia

Sotto il profilo altimetrico l‟area presa in considerazione è prevalentemente costituita da

pianura alluvionale. La morfologia risulta quindi uniforme e la componente viene stimata “Medio-

bassa”.

Copertura del suolo e naturalità

L‟area di Biscottino è situata a nord della città di Livorno, poco distante all‟area di Stagno

caratterizzata da attività miste (produttive, industriali, commerciali, residenziali). Analizzando nello

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specifico la zona dove sorgerà l‟impianto si evidenzia la presenza, ad est, dell‟idrovora dell‟acqua

industriale seguita ancora più verso levante dalla zona umida del Padule del Biscottino. Verso nord vi

è la presenza della tenuta di Coltano caratterizzata da pianure utilizzate a scopo prevalentemente

agricolo. Ulteriori elementi naturali, in questo contesto, sono limitati alla presenza di vegetazione nei

pressi dei corsi d‟acqua, che risultano peraltro di origine artificiale. Il valore della Naturalità è stimato

“Medio-alta”.

Tutela

Con riferimento alla carta dei vincoli sovrordinati del PTC, si rileva che la zona oggetto di

studio non rientra nei vincoli di cui alla cosiddetta “legge Galasso”, né è compresa nel vincolo

paesaggistico, ex L. 1497/39. Si rileva un aspetto di tutela nei dintorni dell‟area di progetto che ha

vincoli dovuti alla presenza di corsi d‟acqua. È da segnalare anche la presenza di aree di interesse

naturalistico, in particolare:

A 1.400 metri a sud dell‟area dell‟impianto si rileva un sito, il Padule della Contessa,

proposto S.I.C. (sito di interesse comunitario) dalla Direttiva 92/43/ CEE;

A 1.000 metri a est dell‟area di impianto è presente la zona umida del Padule di Biscottino,

che assieme a quello di Suese è classificato come SIR;

A 50 metri a nord dell‟area di impianto è presente la Tenuta di Coltano facente parte del

Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli;

Si attribuisce quindi a tale parametro un valore “Medio-alto”.

Componente ecologico-ambientale naturalistica Morfologia Copertura del suolo e naturalità

Tutela Totale 2 / 4 / 4 / 10.

B- Componente Storico-insediativa, architettonica e culturale

Vengono presi in esame i seguenti parametri:

Uso del Suolo

Valori storico testimoniali

Uso del suolo

Per quanto riguarda l‟uso del suolo, il Comune di Collesalvetti è classificato, in base alle

principali tipologie indicate dal PRG, nelle seguenti superfici:

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La zona in analisi è a destinazione artigianale-industriale, i territori limitrofi hanno carattere di

tipo agricolo, sono perlopiù aree a seminativi semplici e erborati.

Non si rilevano significativi agglomerati urbani, ad eccezione di Stagno e Guasticce che distano

rispettivamente 2100 e 2300 metri.

I primi gruppi di case che si trovano sono quelle in corrispondenza del Ponte Biscottino e Le

Tamerici, per il resto ci si limita a case sparse e ad antiche case poderali. L‟edificio abitato più vicino

all‟impianto di trova ad una distanza di 610 metri.

Negli ultimi anni la zona a sud dell‟area di progetto è stata caratterizzata da una vocazione

sempre più logistico-industriale, dovuta alla nascita e allo sviluppo dell‟area dell‟Interporto Toscano ed

anche alla ristrutturazione dell‟area ex CMF nella zona di Guasticce che ha portato all‟insediamento di

nuove attività produttive. La zona sta diventando anche un importante centro logistico, che attraverso

lo sviluppo di nuove infrastrutture di trasporto consente i collegamenti con le principali città della

Toscana, ed i collegamenti con il Porto e l‟Interporto.

Si può attribuire al parametro Uso del suolo un valore “Medio”.

Valori storico testimoniali

Per quanto riguarda gli elementi storico testimoniali si possono evidenziare:

a 1.150 metri dall‟impianto, il sito di interesse archeologico in località Pratin dell‟Argin

Traverso che testimonia un vasto abitato preistorico con strutture di palafitte datate al

bronzo finale

All‟interno della Tenuta di Coltano, a 1.050 metri dall‟impianto, un altro sito di interesse

archeologico con testimonianze di insediamenti umani di epoca preistorica e notevoli

reperti di epoca romana.

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Si segnala, tra la viabilità storica (presente al 1883), un tratto di strada a fondo artificiale di 3°

classe, in corrispondenza della SS Arnaccio, che arriva fino a Ponte Biscottino. Si può quindi attribuire

un valore “Medio” a questo parametro.

C- Componente Estetica e visuale-percettiva

In questa fase si dà un‟interpretazione del paesaggio per come viene percepito dalle strutture

visive, mentali e culturali dell‟osservatore; si prendono dunque in esame:

Panoramicità

Singolarità Paesaggistica

Detrattori Antropici

Panoramicità: La morfologia del luogo non permette di evidenziare rilevanti punti panoramici,

possiamo quindi attribuire un punteggio “Medio-basso”a tale parametro. Al parametro Singolarità

Paesaggistica verrà attribuito un punteggio “Medio” in quanto, i caratteri paesaggistici della pianura

vengono in parte arricchiti dalla presenza delle zone umide del padule di Suese e Biscottino.

Per quanto riguarda i Detrattori Antropici, possiamo rilevare:

la presenza dell‟idrovora acqua industriale

la viabilità principale con relativi svincoli

l‟area Interporto Toscano

Si può attribuire un valore “Medio” che, per tale parametro, andrà sottratto al valore

complessivo del paesaggio.

Dall‟applicazione del metodo e in relazione ai punteggi attribuiti alle singole componenti, il

punteggio risultante fa attribuire all‟area esaminata un valore “Medio” riferito alla componente

paesaggistica.

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II.9 POPOLAZIONE ED ASSETTI SOCIO-ECONOMICI

II.9.1 ASSETTO DEMOGRAFICO

Le vicende e i comportamenti demografici degli abitanti dei Collesalvetti confermano e

precisano i contorni di una società profondamente agricola, e che tale sarebbe rimasta almeno fino

alla metà del Novecento e oltre: prevalenza delle fasce di età più giovani, alta percentuale di celibi e

nubili, prevalenza numerica dei maschi sulle femmine. Una società agricola, dunque, profondamente

caratterizzata dalla mezzadria, il rapporto di produzione dominante fino al secondo dopoguerra, come

dimostrano i dati disaggregati sulla popolazione e sulla composizione delle famiglie, nonché numerosi

ritratti familiari che presentano aggregati domestici estesi composti da più nuclei familiari conviventi.

Dopo il decremento demografico registrato nel ventennio precedente il 1971, a partire da

questo ultimo anno la popolazione sarà sempre in costante crescita. Il periodo di maggior incremento

si registra nel decennio ‟71-‟81 (+39%) mentre nei decenni successivi il comune è teatro di un

accrescimento costante tra il 5 e 6% fondato sul fenomeno dell‟immigrazione anziché sulla crescita

naturale.

Fonte: Sistema Statistico Regionale – popolazione - Regione Toscana

Lo studio demografico a livello di frazione mostra Stagno quale territorio più popolato seguito

da Collesalvetti e Vicarello.

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Anno

Evoluzione della popolazione dal 1951 al 2010

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FRAZIONI POPOLAZIONE RESIDENTE AL 31/12/2010

MASCHI FEMMINE TOTALE

COLLESALVETTI 2092 2109 4201

VICARELLO 1765 1922 3687

GUASTICCE 717 745 1462

STAGNO 2269 2330 4599

NUGOLA 598 587 1185

CASTELL‟ANSELMO 231 241 472

PARRANA SAN MARTINO 299 279 578

PARRANA SAN GIUSTO 177 182 359

COLOGNOLE 190 155 345

Volendo approfondire la zona in cui sorgerà l‟impianto di Biscottino, è possibile calcolare la

popolazione presente lungo la Via Statale Arnaccio, nel comune di Collesalvetti. Fino a cinque anni fa

risultano residenti 72 persone presso il complesso di abitazioni del “Ponte Biscottino”, 6 persone in

prossimità dell‟idrovora ed ulteriori 6 persone nella parte ancora più a ovest lungo la strada statale

Arnaccio. L‟abitazione più vicina all‟impianto si trova a circa 600 metri. Per quanto riguarda la densità

di popolazione nel comune di Collesalvetti, si nota un andamento pressoché costante a partire dal

1991.

Fonte: Sistema Statistico Regionale – popolazione - Regione Toscana

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Anno

Densità di popolazione dal 1951 al 2010

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L‟indice relativo alle classi di età registra nel 2001, rispetto al censimento precedente, un

incremento della popolazione oltre i 65 anni di età a scapito delle classi fino a 15 anni.

Fonte: Sistema Statistico Regionale – popolazione - Regione Toscana

Dal 1995 al 2005 si assiste ad un aumento del numero delle famiglie nel comune, ma allo

stesso tempo scende il numero medio di componenti, che risulta comunque più alto della media

provinciale.

Sotto il profilo dello stato delle abitazioni si registra un calo dell‟indice di affollamento poiché

su un totale di 5.013 abitazioni occupate nel 1991 da 5.166 famiglie, pari a 1,03 famiglia per alloggio,

si passa a 5.825 alloggi nel 2001 per 5.827 famiglie pari ad 1,00 famiglia per alloggio. L‟indice di

affollamento di 0,75 persone per stanza si mantiene sostanzialmente stabile in linea con la generale

contrazione dell‟attività edilizia a scopo abitativo. La produzione si è attestata sul dato medio di

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600

0-4

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20-24

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Popolazione

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Popolazione per classi d'età - Anno 2009

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crescita di 81 alloggi per anno in termini assoluti, ma con un progressivo decremento di consistenza

volumetrica per alloggio che mediamente può essere assunto pari a 272 mc ciascuno.

II.9.2 ASSETTO IGIENICO-SANITARIO

Le conoscenze disponibile circa le condizioni di esposizione delle comunità, in relazione ai

potenziali fattori di rischio per la salute della popolazione, può fare riferimento ai dati raccolti ed

elaborati dalla Regione Toscana attraverso l‟utilizzo dell‟EBMR per la caratterizzazione delle tipologie

di cause di morte. Si tratta di stimatori bayesani empirici dei rapporti tra decessi osservati e decessi

attesi nell‟area geografica, ottenuti con un modello di analisi che combina le informazioni contenute

nei dati con un‟ipotesi dei rischi definita a priori. I valori EBMR sono suddivisi in sei intervalli fissi per

tutte le cause di morte analizzate: <80; 80-90;90-99;100- 109;110-119;>119.

Il valore 100 rappresenta il dato di mortalità media regionale rispetto alla causa di morte; più

alto è il valore EBMR, più alto sarà il rischio di mortalità.

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Studi più recenti, condotti dalla Regione Toscana, riguardano l‟analisi delle principali cause di

morte per gli anni 2001-2003, che fanno riferimento ai tassi standardizzati di mortalità per tumore ed

altre patologie e sono relativi all‟area Livornese (comprende i comuni di Collesalvetti e Livorno); nella

tabella seguente si effettua un confronto con i corrispondenti dati medi regionali.

I valori complessivi (tutte le cause) sono in linea con quelli regionali per quanto riguarda i

maschi, superiori per le donne. Maggiori tassi si rilevano per i tumori al polmone, diabete, AIDS,

malattie del sistema circolatorio per entrambi i sessi, tendenze che in parte confermano quelle degli

studi relativi agli anni precedenti. Si rilevano inoltre nelle donne, valori più alti rispetto alla media

regionale di tumori in genere, malattie dell‟apparato digerente e suicidi. Per gli uomini sono superiori

alla media toscana le malattie infettive, i tumori alla vescica, le malattie del sangue, condizioni

morbose di origine perinatale, stati morbosi mal definiti, incidenti stradali. Nel complesso quindi, la

popolazione della zona socio-sanitaria dell‟area livornese risulta più colpita della media regionale, dalla

maggioranza delle patologie esaminate, soprattutto in relazione ai tumori (principalmente del

polmone) e alle malattie de sistema circolatorio.

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Altre informazioni elaborate riguardano i tassi di mortalità infantile, sempre con riferimento

all‟area livornese: il periodo di osservazione è triennale e va dal 1993 al 2002.

A partire dal 1996 il tasso di mortalità infantile dell‟area livornese si evidenzia sempre

superiore a quello medio toscano, anche se nel corso degli anni si assiste ad un fenomeno di

diminuzione del trend. Non ci risultano disponibili altre analisi statistiche su campioni significativi di

popolazione.

II.9.3 ASSETTO SOCIO-ECONOMICO

II Sistema Economico Locale dell'Area Livornese ed il Comune di Collesalvetti

Originariamente basata sulla pesca, sull'agricoltura e l'allevamento (limitatamente alla zona di

Collesalvetti), l'economia dell'area livornese assunse una definitiva vocazione commerciale con lo

sviluppo del porto di Livorno. All'inizio dell'ottocento al preponderante settore terziario si venne ad

aggiungere un piccolo comparto industriale che, pur essendo nettamente minoritario, caratterizza

tuttora lo sviluppo di alcune aree della città ed in parte del Comune di Collesalvetti.

Tra le produzioni più significative è opportuno ricordare il comparto meccanico-elettrotecnico-

elettronico, la lavorazione dei minerali non metalliferi, la raffinazione del petrolio (eredità

dell'impetuoso sviluppo del comparto petrolchimico registrato negli anni '50), la trasformazione dei

prodotti ittici e la cantieristica. L'area livornese ha ricevuto la qualifica di "sistema produttivo locale

manifatturiero" specializzato nella componentistica per autoveicoli ai sensi della deliberazione

consiliare n. 69 del 21/02/00.

Analizzando nello specifico il Comune di Collesalvetti, si può affermare che l'economia del

passato in questo territorio si fondava sull'allevamento di bovini e bufali, mentre l'agricoltura era

debole, essendo la pianura quasi interamente occupata da paludi, e consisteva prevalentemente in

praterie per il pascolo.

Anche oggi l'allevamento, specialmente quello dei bovini, mantiene una certa rilevanza

(aumentando la produzione di latte), mentre l'agricoltura, in progressiva diminuzione, si basa

essenzialmente sulla coltura della vite. Forte è la presenza delle attività manifatturiere, con la

presenza di una raffineria alla quale sono legate imprese di manutenzione delle installazioni e impianti

per la produzione di gas compressi.

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Nel settore manifatturiero operano inoltre un'industria di costruzioni meccaniche, imprese di

produzione e lavorazione di materie plastiche e alcuni cantieri navali. Il terziario si identifica con una

vivace attività commerciale, che ha visto la nascita di numerose ditte di autotrasporti in stretta

connessione con lo sviluppo industriale.

Lo sviluppo dell'area livornese mostra un andamento simile a quello medio toscano anche se si

registrano alcune sostanziali differenze. Infatti, partendo da un livello di addetti procapite nelle

attività extra-agricole più basso di quello medio regionale, registra una contrazione demografica dal

1981 al 2001, più estesa e cospicua di quella avvenuta a livello toscano.

Il livello occupazionale nel settore non agricolo, inoltre, si mantiene costantemente al di sotto

di quello medio regionale a seguito anche delle vicende economiche dell'area nel periodo 1980-2001

(crisi delle attività portuali e ridimensionamento del comparto petrolchimico).

L'andamento occupazionale

La Provincia di Livorno presenta i tratti caratteristici di una significativa deindustrializzazione a

partire dal 1981 con una ricaduta anche sulla capacità di attrazione di popolazione da parte dell'area,

che fa seguito alla forte dinamica per tutti i precedenti decenni, una fra le più elevate in Toscana.

Per l'apparato economico della Provincia di Livorno il decennio '90 si caratterizza per un

peculiare andamento: iniziato sotto il peso di forti perdite occupazionali, soprattutto nell'industria,

dopo il primo quinquennio sono cominciati ad emergere primi deboli segnali e successivamente più

concreti indicatori di inversione di tendenza, che attualmente sembra assumere progressivamente

caratteri sempre meno effìmeri.

Il decennio scorso inizia appunto con la prosecuzione della dinamica involutiva per l'industria

livornese sia in termini di unità locali che di addetti: la crisi delle unità produttive medio-grandi, le

perdite occupazionali e la polverizzazione del tessuto imprenditoriale sono i caratteri salienti dei primi

anni '90.

Il successivo quinquennio 1995-2000 è stato contraddistinto da un periodo di progressivo

cedimento occupazionale, seguito da una significativa inversione di tendenza. L'andamento

complessivo è la risultante difformità settoriali alquanto marcate: nell'arco temporale di riferimento

l'industria ha recuperato le perdite, ritornando sulla posizioni iniziali.

La fine del decennio '90 è caratterizzata per la Provincia di Livorno da una significativa ripresa,

che è essenzialmente fondata su due aspetti: la spesa turistica e la reattività di alcuni comparti

industriali agli impulsi esogeni. Da studi condotti dalla Provincia di Livorno è possibile definire alcuni

indicatori economici relativi però all‟intera provincia, che si riportano di seguito:

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Nuovo Impianto di deposito e trattamento rifiuti speciali liquidi

Procedura di V.I.A. e richiesta di A.I.A. – S.I.A. Parte II

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Il confronto con la Regione Toscana, relativo al periodo recente, mostra una situazione più

negativa su tutti gli indicatori presi a riferimento. Le differenze maggiori rispetto alle medie regionali

si trovano nei tassi di disoccupazione, soprattutto quella giovanile. Anche gli iscritti al collocamento

sono, in Provincia di Livorno, in numero superiore rispetto al resto della Regione.

Lo scenario provinciale trova riscontri molto parziali e talvolta datati a livello di aree

subprovinciali, i cui risultati si presentano differenziati a seconda delle situazioni locali. Da alcune

elaborazioni condotte dalla Provincia di Livorno è possibile risalire all‟evoluzione nel periodo 1996-99

del tasso di iscrizione al collocamento2 della circoscrizione di Livorno.

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Il valore del tasso risulta quasi costante negli anni presi a riferimento in linea con le

circoscrizioni di collocamento di Rosignano e Portoferraio; resta comunque più alto della media

provinciale e soprattutto di quella regionale.

Nella tabella sopra viene evidenziato il rapporto tra avviamenti al lavoro e cessazione; in

questo caso il tasso risulta poco superiore rispetto ai valori regionali.

Il riparto delle iscrizioni alle liste di collocamento, suddiviso per fasce di età (15-25, 25- 29,

oltre 30anni) risulta in linea con i valori regionali, confermando che oltre la metà degli iscritti supera i

30 anni di età.

Caratteri della struttura produttiva locale

L'analisi delle caratteristiche più strettamente economiche dell'area livornese avviene

attraverso la presentazione di alcuni dati del recente censimento dell'industria, che evidenziano la

specializzazione nei principali settori della struttura produttiva locale. A tal fine nella tabella seguente

si riportano gli indici di dotazione strutturale relativizzati al valore regionale calcolati sul posto di

lavoro 1991 e 2001 e la relativa dinamica. Gli indici evidenziano un'area fortemente specializzata nel

settore dei servizi (l'infrastruttura portuale incide in maniera notevole sull'economia dell'area) e

abbastanza dinamica con una crescita leggermente superiore a quella media toscana. Il settore che

registra la dinamica migliore è quello industriale.

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II turismo non ha ancora una significativa rilevanza per l'economia locale. Considerando

l'indice che misura l'incidenza delle presenze turistiche rispetto alla popolazione residente relativizzato

al valore regionale, l'area, infatti, si colloca in una posizione inferiore rispetto alla media regionale

(0,20).

La zona registra inoltre una presenza di turisti stranieri molto inferiore a quella Toscana.

Analizzando il conto risorse relativo all'anno 2003, emerge come il PIL procapite sia superiore

a quello medio della Regione (per la precisione 108,9% di quello toscano), mentre risulta

decisamente inferiore il ricorso ad importazioni dal resto della Toscana (50,9%).

Nella tabella successiva si mostra il diverso contributo dei vari settori alla creazione del VAC

(valore aggiunto a prezzi correnti) locale. Si evidenzia chiaramente l'importanza del settore dei servizi

privati che da solo produce il 44,9% del VAC totale con un indice di specializzazione nettamente

superiore a quello medio toscano. Da notare anche l'indice di specializzazione della meccanica e dei

servizi pubblici che risultano essere anch'essi particolarmente elevati. Il contributo dell'area livornese

al VAC regionale è pari al 4,9%.

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In base all‟ultimo censimento delle attività produttive, è possibile evidenziare le attività più

rilevanti in termini occupazionali, almeno per ciò che riguarda i settori extra agricoli. I settori di

maggior importanza si rilevano quelli del commercio (17,8%) e dei trasporti ed attività connesse

(14,5%) che tuttavia, registrano una flessione nell‟ultimo decennio. Segue il settore delle attività

professionali e imprenditoriali e delle costruzioni. Nel complesso il numero di addetti nelle unità locali

delle imprese extra agricole è aumentato dal 1991 al 2001 del 2,0% a fronte di un incremento

regionale del 4,7%.

Dott. Geologo Sergio Crocetti

n.988 Ord.Reg.Toscano