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giorgio-cremonte
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D IPARTIM ENTO TERR ITORIO , AM BIENTE E FORESTE
S ER VIZ IO PR OTEZIO NE A MBIEN TE
UFFIC IO PER LA VALUTAZIONE D I IMPATTO AMBIENTALE
. :
OPERE DI' IDRAULICA FLUVIALEE DI SISTEMAZIONE DEI TORRENTI
"
-Aronne Armanini
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Secondo cicIo d i Iezion i:SE ITEM BRE - OTTOBRE - NOVEM BRE 1991
Provincia Autonoma di Trento
A s se ss or at o a l T er rito ri o, A rn bie nte e F or es teA ss es so ra to a gli E nti lo ca li, C om pre ns ori e P ers on ale
A ss es so ra to a l L av or o, F orma zio ne P ro fe ss io na le e E di liz ia
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D IPAR TIM EN TO TER RITO RIO , AM BIEN TE E FO RESTE
SER VIZ IO PR OTEZ IO NE AM BIEN TE
U FFICIO PER LA V ALU TAZ IO NE D I IM PATTO AM BIEN TALE
OPERE DI IDRAULICA FLUVIALEE DI SISTEMAZIONE DEI TORRENTI
Aronne Armanini
Secondo cicio d i lezion i:SETTEMBRE • OTIOBRE • NOVEM BRE 1991
Provincia Autonoma di Trento
A ss es so ra to a l T errito rio , Am bie nte e F or es teA ss es so ra to a gli E nti lo ca li, C om p re ns ori e P ers on ale
A s se ss or ato a l L av o ro , F o rm a zi on e P ro fe ss io n ale e E d ili zi a
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Lapresente linea guida, e da considerarsi come traccia per la corretta esecuzione della Studio di Impatto Ambientale
relativo alia corrispondente tipologia tenuto conto che la Giunta ProvinciaIe, a mente dell' art. 6, comma 8 del
Regolamento di esecuzione della legge provinciale 29.8.1988,n. 28, puo deliberare criteri e linee-guida generali e
settoriali per I'elaborazione degli studio
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INDICE
1. Premessa pag. 5
2. Metodologie di valutazione di impattoambientale pag. 6
3. Articolazione della studio di impattoambientale pag. 7
4. Valutazione ambientale secondo Leys delleopere di sistemazione fluviale pag. 9
5. Scelta di possibili strumenti di calcolo:i modelli matematici pag. 11
5.1. Modelli afflussi-deflussi pag. 12
5.2. Modelli idrodinamici pag. 16
5.3. Modelli di qualita delle acque pag. 19
5.4. Modellazione dei parametri biologici pag. 20
5.5. Modelli morfologici (erosioni e depositi) pag. 20
5.6. Note sull'impiego della modellazionematematica pag. 21
6. Bibliografia pag. 24
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1.PREMESSA
Le opere di difesa fluviale presentano, nei confronti delle proce-
dure di valutazione degli impatti ambientali, una peculiarita rispetto
a molte altre opere ingegneristiche. L'obiettivo primario di queste
opere e infatti quello di fornire sicurezza nei confronti del rischio
idraulico; ne consegue che nel bilancio costi-benefici bisogna mettere
opportunamente in conto il parametro sicurezza, che, comportando
spesso il rischio di vite umane, e in genere di difficilemonetizzazione.
Altre opere di protezione in senso lato, come ad esempio gli impianti
di depurazione, possono essere strumenti indispensabili al migliora-
mento delle qualita ambientali, rna la scelta della loro ubicazione puo
riguardare siti anche molto distanti tra di loro: la difesa fluviale va
operata nel contesto fluviale stesso; la sua ubicazione puo natural-
mente essere variata, rna entro limiti ristretti.
Lo studio di impatto ambientale e tuttavia certamente utile perche
consente di valutare alternative di soluzioni tecnologiche e di indivi-
duare i punti del progetto in cui bisogna intervenire per mitigare
opportunamente gli impatti negativi.
In questo caso sarebbe opportuno usare 10 strumento della valuta-
zione degli impatti come confronto tra alternative diverse, operando
ilconfronto tra gli impatti negativi delle diverse alternative al fine di
sceglierne, a parita di sicurezza, quella meno impattante, oppure, traalternative a diverso rischio, confrontando il grado di sicurezza delle
diverse proposte.
Lo studio diventa indispensabile soprattutto nella formulazione
del piano generale di sistemazione di un corso d'acqua (piano di
bacino) poiche impone un coordinamento di diversi interventi, al fine
di ridurre al minima le conseguenze negative nel contesto generale
del corso d'acqua e al fine di evitare che, in base all'analisi circoscritta
alla situazione locale, siano giudicati indispensabili alcuni interventi,
che inseriti in un contesto pili ampio appaiono invece superflui 0
ininfluenti.Vadetto comunque che inalcuni casi leopere di difesafluviale sono
anche costruite al solo scopo di recuperare, alle attivita produttive 0
ricreative, aree che altrimenti sarebbero inutilizzabili: in questo caso
una analisi completa costi-benefici risulta pili facile.
L'obiettivo della presente nota non e tuttavia quello di fornire una
guida operativa sul modo di condurre tale analisi, rna piuttosto di
individuare i parametri da mettere in conto per una valutazione delle
azioni sull'ambiente e quindi va intesa come un aiuto in fase di
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progettazione oltre che in fase di valutazione, in modo da consen-
tire al progettista di scegliere le soluzioni a minore impatto oppure
di trovare delle misure di mitigazione degli impatti qualora questi
risultino indispensabili al conseguimento dell'obiettivo della sicu-
rezza.
2. METOOOLOGIE OI VALUTAZIONE
OI IMPATTO AMBIENTALE
Non sembra inutile richiamare brevemente le metodologie di va-lutazione dell'impatto ambientale, almena al fine della scelta della
metodologia pili idonea alle opere di difesa fluviale.
Dal punto di vista procedurale conviene ricordare che in genere
l'analisi degli impatti di un' opera puo avvenire attraverso le seguenti
tre fasi:
- identificazione degli impatti
- raccolta dei dati relativi agli impatti
- valutazione globale.
Nella prima fasesideve procedere alla identificazione degli impatti
prodotti dall' opera e dalle possibili alternative, considerando tra que-
ste anche la situazione attuale del sito, ossia la possibilita di non
costruire l'opera. Questa identificazione puo essere fatta in diverse
maniere. Lametodologia pili diffusa si rifa allematrici di interazione
di Leopold [7].Queste matrici in genere portano in ordinata i fattori
ambientali (suolo, acqua, aria e ambiente socio-economico), in
ascissa contengono le modifiche apportate sul sistema dall' opera
in esame (azioni umane), divise in genere per fasi temporali (fase
di costruzione, opera finita e fase di esercizio). Per ciascuno di
questi temi vengono specificate diverse voci. Esiste ormai una
letteratura abbondante sull'uso delle matrici, delle quali sono an-
che proposte diverse formulazioni, pili 0 meno rispondenti alle
caratteristiche dell'opera. Per le opere di sistemazione dei torrenti
una interessante proposta di matrice e stata presentata da Dellagia-
coma ed alii [5] in questa stessa collana; con modeste modifiche
questa matrice potrebbe essere utilizzata per tutte le opere di
sistemazione fluviale.
La matrice di Leopold e ritenuta uno degli strumenti pili agevoli
per la individuazione degli impatti diretti 0primari, mentre appare
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insufficiente per l'individuazione degli impatti indiretti. Altri tipi di
matriee, concettualmente diversi sono stati proposti, per gli impatti
secondari (Minimum Link Matrix) [9].
Larappresentazione per mezzo di diagrammi di flusso rappresenta
una valida alternativa per l'individuazione degli impatti indiretti.Esistono anche in questa casodiverse metodologie di rappresentazio-
ne che si prestano pili 0meno ad individuare gli impatti dell'opera in
studio.
Partieolarmente importante per l'ambiente fluviale e la rappresen-
tazione spaziale: in questa caso e necessario produrre delle mappe
tematiche. Sideve tuttavia tenere presente che questa tecnica, efficace
per un singolo parametro, diviene dispersiva e di difficile interpreta-
zione, quando i parametri considerati sono molti e se ne vuole dare
una rappresentazione simultanea. (McHarg, 1969,[8]).
Poiche tuttavia la modellazione numerica e uno strumento impor-tante, e gia abbastanza diffuso, per i progetti di sistemazione fluviale,
spesso la rappresentazione per carte tematiche, in cui si sintetizzano
graficamente i risultati dei modelli matematici, puo essere assai effi-
cace.
E forse utile rieordare che 10 studio di impatto ambientale non euna procedura codificata da condurre alla fine del progetto al fine di
verificarne la compatibilita ambientale, rna deve precedere la stesura
del progetto e soprattutto deve essere condotta in parallelo con l'esa-
me delle possibili soluzioni.
Come atto iniziale e indispensabile riconoscere i soggetti interessati
e di conseguenza i punti principali della studio di valutazione e, ove
possibile, delineare in questo stadio lepossibili alternative, procedere
alla raccolta dei dati disponibili e dei dati mancanti.
3. ARTICOLAZIONE DELLO STUDIO
DI IMPATTO AMBIENTALE
Descrizione dello stato iniziale dell'ambiente:
De sc riz io ne d el b ac in o:
Assetto storieo e socio-economico
Assetto geografieo e morfologico
Assetto geologico
7
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Assetto vegetazionale
Assetto idrologico
Assetto biologico
Viabilita principale
Descrizione del corso d' a cq ua nel tratto di progetto:
Determinazione Portate-tempi di ritorno
Curva di durata
Portata di progetto (di piena) (idrogramma di piena)
Portata dominante
Portata minima ~ tempo di ritorno
Livelli in condizione di: massima, minima, dominante
Portata solida, fenomeni erosivi e di sovralluvionamento
Eventuale modellazione della distribuzione 2Ddi corrente
Desc rizio ne d ella sta to d elle e ve ntu ali o pere e siste nti:
Opere di difesa fluviale
Opere di captazione
Scarichi di acque bianche e acque luride
Manufatti di attraversamento
Arginature
Materiali impiegati
Descrizione dell'intervento: progetto base e possibili alternative
nella fase di realizzazione e a regime:
Obiettivi del p roget to
P rin cip ali c ar atte ris tic he g eometr ic he e ju nz io na li
D es crizio ne d ei ma te ria li im p ie ga ti
Descrizione delle modifiche prodotte sui corso d ' acqua a breve e lungo
termine:
Regime di portata di massima e di magra
Regime dei livelli idrici
Variazioni morfologiche (altimetriche e planimetriche)
Variazioni della granulometria
V alu tazio ne deg li effetti indo tti su :
Regime idrometrico-idrologico a valle
Regime degli acquiferi
Fauna e microfauna in alveo
Flora in alveo
Fauna e flora riparia
Valutazione di impatto
Descrizione delle misure mitiganti
8
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caratteristiche
dell'intervento
Sistemazione
idrogeologica
Naturalita
degli interventi
4. VALUTAZIONE AMBIENTALE
SECONDO LEYS DELLE OPERE
DI SISTEMAZIONE FLUVIALE
Per la classificazione die progetti e piani di sviluppo in base a
principi ecologici, Leys (1977)ha elaborato e proposto un " lndi ce del le
tecniche costrut tive naiurali" ad uso dei progettisti chesi occupano della
sistemazione dei torrenti montani. Tale Indice, ovviamente ancora
suscettibile di variazioni, prevede l'assegnazione di un punteggio da
a a4(0 = non classificato, 1 = cattivo, 2 = discreto, 3 = buono, 4 = molto
buono) in relazione a25quesiti. Un risultato finale inferiore a50indica
chemolto requisiti ecologici non sono stati soddisfatti, da 50a 70punti
Ie tecniche costruttive sono ancora lacunose quanta a validita ecolo-
gica, da 70 a 80 punti si puo gia parlare di risultati "naturali" soddi-
sfacenti e da 80a 100punti i requisiti ecologici risultano in gran parte
soddisfatti.
quesito indiceattribuito al-
Iatecnica costrutti-
va4,3,2,1,0
1 Risulta efficace, alla luce degli avvenimenti dei
150anni precedenti, la protezione delle aree con-finanti contro piene di erosioni?
2 Dopo l'esecuzione dei lavori, non si creano feno-
meni di deflusso dannosi per Ie arec a valle?
3 Risultano esclusi effetti negativi per iI futuro?
4 Leopere realizzate sono in grado di riccvere c far
defluire i volumi di acqua e di detriti previsti?
5 L'evacuazione dalle zone a rischio viene evitata
o ridotta?
6 Le tecniche costruttive adottate sono tali da ga-rantire la stabilita delle opere per almena 50
anni?
7 Gli interventi idraulici e biologici rispettano gli
schemi naturali?
8 Le esigenze della protezione ambientale e natu-
rale vengono soddisfatte?
9 E garantita la vita dei pesci nel corso d' acqua
interessato?
9
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,. riduzionef - - - - -
(rniglioramento)f - - - - - - - - .
miglioramento
granulometria substratocatena
biologica
riduzione aurnento aumento
f - - . capacita di r - . stabilita fauna
trasporto arginale acquatica
, . innalzamentof - - -ivelli
f - - -riduzione
apporto solido
- - - -
riduzionea valle
scabrezza
, - - - - - - . riduzione1 - - -
I rniglioramento
pendenza 4 flora
riparia
riduzione
,-------~ capacita di
autossigenaz.
TRA 4
riduzione
Vvelocita
ER
S 4 aumentoA temperatura v-
~FLU
VI
A irnmissione
L,. localizzata
Edi ossigeno
'---
saito im~ossibilita diminuzione
~ di risa ita fauna f - - - - - . popolazione
fondo acquatica acquatica
4manipolazione
paesaggio
deposito infiltrazione
~ a monte f - - - - - - - portata
della soglia di magra
10
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Caratteristiche
qualitative
Caratteristiche
quantitative
Equilibrio
ambientale
10 E possibile la vita sulle rive?
11 E possibile integrare le opere costruttive aggres-
sive con tecniche biologiche?
12 E presente un'adeguata ossigenazione delle ac-
que?
13 E attiva l'autodepurazione biologica?
14 E possibile l'approvvigionamento di uomini,
animali e attivita economiche con acqua perfet-
tamente potabile?
15 Sono escluse immissioni nocive?
16 Esistono discariche rifiuti nei pressi dell'alveo?
17 E garantito un flus so idrico adeguato?
18 L'ambiente riceve acqua a sufficienza?
19 C'e acqua sufficiente per uomini, animali e atti-
vita economiche?
20 Si e tenuto conto delle esigenze di irrigazione
della vegetazione (bosco)?
21 Sono presenti condizioni di equilibrio ambienta-
Ie?
22 Sono state migliorate Ie tecniche di raccolta delle
acque?
23 Si e tenuto conto della necessita di utilizzare
l'acqua con l'opportuna parsimonia?
24 n bacino imbrifero forestato comprende vastc
zone di rimboschimento?
5. SCELTA 01 POSSIBILI
STRUMENTI 01CALCOLO:
I MODELL! MATEMA TICI
E evidente che la scelta degli strumenti di calcolo per la verifica
della compatibilita ambientale di un'opera e una delle scelte pili
importanti e deve essere lasciata alla responsabilita del progettista. Le
osservazioni qui riportate vogliono fornire un aiuto a tale scelta,
11
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5.1. Modelli
a£flussi -defl ussi
12
fermo restando il fatto che la scelta definitiva dipende anzitutto dal
caso in esame, e pun variare anche per opere della stessa tipologia a
seconda del contesto globale in cui l'opera si inserisce.
Imodelli afflussi-deflussi sono utilizzati principalmente per deter-
minare l'idrogramma di piena quando non sia sufficiente conoscere
il solo valore della portata, oppure quando siano insufficienti Ie
osservazioni idrometriche e si tenti di ricostruire la statistica delle
portate attraverso la statistica delle piogge.
. ( '/ 1 < ' '1 , 1 . + )
HHH~.)
A 1. /\'.3
HHUl l~ l
I modelli di formazione dei deflussi di piena si propongono di
rappresentare sinteticamente i processi idrologici che si svolgono nel
bacino imbrifero sotteso da una sezione di controllo in cui i deflussi
sono ca1colatie misurati.
IIcomportamento del bacino e descritto con un opera tore che lega
la funzione di distribuzione spazio - temporale delle piogge i(t,x,y)
(ingresso al sistema) al corrispondente idrogramma dei deflussi q(t)
(risposta del sistema).
Ladescrizione accurata del sistema fisicopresenta pero delle diffi-
colta ed e condizionata essenzialmente da tre ordini di fattori:
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MODELLO DINASH
- l'imperfetta conoscenza della distribuzione spaziale e temp orale
degli afflussi e dei deflussi del sistema idrologico e della stato e delle
caratteristiche locali dei vari elementi che 10 costituiscono (sistema
drenante, pendii, invasi superficiali, ecc.):
- la variabilita nel tempo della stato fisico del bacino per effetto dei
processi naturali di erosione, dei cambiamenti climatici e di altri
fenomeni;
- l'incerta definizione dell'ingresso i(t, x, y) al sistema che non puo
essere definito univocamente anche disponendo di numerose mi-
sure pluviometriche.
Appare evidente come la caratterizzazione puntuale del sistema
fisico, per i problemi citati, sia poco realistica. Cio comporta la sua
sostituzione con un "sistema modello" che riproduce solo alcuni
aspetti essenziali del fenomeno; a scala di bacino una tale caratteriz-zazione appare certamente ragionevole.
II sistema modello deve essere in grado di produrre una risposta
ad una immissione itt), che sia approssimativamente in accordo con
quella del sistema fisico, anche se tale accordo puo essere limitato solo
ad eventi particolari come sono gli eventi di piena.
La costruzione di un modello matematico comporta la presenza di
due operazioni successive:
a) la definizione della struttura del modello, ossia delle relazioni che
legano Ie piogge ai deflussi
b) la stima dei parametri che compaiono in tali relazioni ("taratura del
modello").
Tra i modelli utilizzati per determinare le portate nel corso degli
eventi di piena assumono particolare importanza i modelli concet-
tuali. Questi utilizzano una serie di strutture idrauliche elementari
per simulare gli aspetti fondamentali del reale comportamento del
bacino. Tali strutture sono rappresentate da serbatoi, per simulare
I'effetto di invaso e da canali, per simulare il trasferimento delle
portate.
Tra questi, quelli che si presentano come i pili completi e razional-
mente meglio formulati sono il ma delia d i N ash e il madel ia geomoriolo-
gico.
II modello di Nash e un modello concettuale che e ormai divenuto
un classico in idrologia, sia per illargo impiego, sia per la qualita dei
risultati ottenuti.
II bacino viene schematizzato mediante una cascata di n serbatoi
lineari uguali posti in serie come mostrato in figura 2).
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MODELLO
GEOMORFOLOGICO
14
fig. 2 Schematizzazione del bacino secondo Nash
11legame tra gli afflussi itt), la portata uscente u(t) e volume
invasato v(t) per ogni serbatoio e descritta dalle leggi dell'idrodina-
mica.
11modello geomorfologico appartiene alla classe dei modelli con-
cettuali detti cinematici, i quali basano la loro formulazione sulla
valutazione del tempo impiegato da una particella iniettata in una
posizione qualsiasi del bacino a corrivare alla sezione di controllo,
identificata con la sezione di calcolo della portata di piena. Nell'ipo-
tesi che il processo, comunque complesso, che porta alla formazione
dei deflussi a partire dalle precipitazioni che insistono sul bacino sia
lineare, e possibile definire la portata ad una sezione fissa del corso
d' acqua nel modo seguente:
t
Q (t) =A f i e f f (t) u (t - r)d:
o
(1)
dove u(t) e la funzione di trasferimento rappresentante la risposta del
bacino ad una precipitazione efficace unitaria istantanea i eff(t) = 8(t).
La caratterizzazione fondamentale del modello geomorfologico
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riguarda l'interpretazione statistica della funzione di risposta che
assume la seguente espressione:
u(t) = fB (t)
dove iB e la distribuzione di densita di probabilita del tempo
impiegato dalla singola particella per giungere alla sezione di control-
10 (tempo di corrivazione). Laprecipitazione e quindi immaginata com-
posta da un numero elevato di particelle, ognuna caratterizzata dalla
distribuzione di densita di probabilita iB, che si muovono indipen-
dentemente all'interno del bacino fino a corrivare alla sezione di
controllo. La condizione che le particelle si muovano indipendente-
mente, e l'applicazione della legge dei grandi numeri consente di
dimostrare come l'espressione 0) sia verificata qualora la funzione di
risposta u( t) assuma l'aspetto della distribuzione di densita di proba-bilita dei tempi di corrivazione.
11passo successivo consiste nella definizione della funzione iB in
funzione delle caratteristiche geomorfologiche del bacino e della rete
idrografica. 11bacino e quindi suddiviso inelementi canali ed elementi
cosiddetti "overland" corrispondenti ai sottobacini che confluiscono
nei vari stati canale individuati. Per ogni stato e possibile definire una
distribuzione di densita di probabilita del tempo di corrivazione alla
confluenza con 10 stato seguente. La successiva individuazione di tutti
ipercorsi possibili costituiti dalla combinazione di pill stati elementari
consente la determinazione statistica di iB . 11metodo assume parti-colare importanza in quanto istituisce un legame diretto fra lamorfo-
logia del bacino e la funzione di risposta, mentre in tutti gli altri
metodi tale legame e indiretto e non sistematico.
ordinamento della rete
15
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Appare evidente che li modello geomorfologico tende ad un grado
di precisione tanto maggiore, quanto maggiore e il dettaglio con cui
si descrive la rete idrografica e percio tende a simulare sempre pill da
vicino la realta fisica del processo di formazione dei deflussi.
Questo modello quindi in presenza di una dettagliata descrizione
del reticolo idrografico (come ad esempio quello che si ottiene dalla
restituzione da satellite) sara da preferirsi agli altri modelli, compreso
quello di Nash.
Inoltre in ambiente montano, in cui il reticolo e pill marcato e di pill
facile individuazione, e i tempi di corrivazione sono essenzialmente
comandati dalle pendenze dei singoli rami della rete piuttosto che dai
volumi invasati, questa modello appare a maggior ragione appropriato.
5.2.Modelliidrodinamici
MODELLO A MOTO
PERMANENTE
La portata di un corso d'acqua durante un evento di piena egeneralmente diversa da sezione a sezione. Tuttavia l'inviluppo dei
colmi tende a coincidere, con buona approssimazione, con il profilo
di mota permanente corrispondente alla portata massima; tale assun-
to risulta ancora pill legittimo se il tratto di fiume in esame e relativa-
mente corto. II profilo di mota permanente e comunque cautelativo
rispetto ai livelli di massima piena.
In queste condizioni il mota e governato dal seguente bilancio
dell' energia:
aa (h+z+a Q2Z)=- iEs 2gA
(2.1)
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MODELL!
A MOTOVARIO
dove: h e il tirante idrico, Z la quota del fonda; Q la portata, A l'area
liquida e ie e laperdita di energia per unita di lunghezza, che normal-
mente e assunta uguale a quella che si verificherebbe, in mota unifor-
me, nella stessa sezione a parita di portata e di quota idrometrica. La
relazione da adottare per la valutazione di tale perdita di energia it: ela uno dei parametri pili incerti di tali modelli. In linea di principio Ie
formule ricorrenti in letteratura (Darcy-Weissbach,Gaukler-Strickler-
Manning, Chezy-Tadini, ecc.) sono equivalenti purche il relativo co-
efficiente di scabrezza sia valutato correttamente. Problemi possono
presentarsi in condizioni di scabrezza pronunciata (bassa sommer-
genza) oppure in canali con presenza di vegetazione consistente.
Per i canali a sezione composta (espansione di golena) e opportuno
tenere conto del coefficiente di non uniformita della velocita (coeffi-
cienti di Coriolis) o:
, - - - - - - - - - - - - + - - - - + I - - ~ L - - - - - - - - - J ?'/
,-"7-r-7-;-;-777~
LVi3Ai
fJ.= (2.2)v, 3 LAi
essendo: V i la v elo cit a di ciascuna sottosezione di area
A V LVi Ai I I" dii e m =-- ave ocita me lao
LA ,
Puo succedere, soprattutto negli alvei torrentizi, che iltratto inesame presenti delle alternanze tra corrente rapid a e corrente lenta.
In questa caso e necessario tenere conto degli eventuali risalti calco-
lando "il profilo di corrente lenta", da valle verso monte e quindi
ripetendo ilcalcolo questa volta in "corrente rapida" partendo da
monte. Alla fine in ciascuna sezione si adottera quella soluzione che
comporta la massima spinta totale.
In qualche caso e necessario mettere in conto gli effetti propagatori
e inerziali del moto. Sara necessario allora risolvere, numericamente,
le equazioni del mota vario nella formulazione unidimensionale
(equazioni di de Saint-Venant).
(2.3)
a u a u a h az .-+u -+g-+g -=-gIEa t a x a x a x
(2.4)
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MODELL!
BIDIMENSIONAL!
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E evidente che questa modello e assai pili complicato di quello a
mota permanente, comportando la dipendenza temporale. II ricorso
al modello a mota vario e necessario quando si vogliano studiare
effetti di laminazione lungo ilcorso d' acqua. Anche in questa caso
tuttavia ilmodello puo essere semplificato tenendo conto che alcunitermini possono essere trascurabili rispetto ad altri. Sara cura del
progettista dimostrare la Iiceita delle semplificazioni.
Si vuole solo rammentare che per i corsi d' acqua a forte pendenza
sara sufficiente trattare il mota vario come una successione di moti
permanenti. La portata istantanea in condizioni di mota vario, puo
infatti essere scritta nella seguente forma, dove f rappresenta il coef-
ficiente di scabrezza e Rh il raggio idraulico:
8Rh ( i o - ~ - Uau _1 au )fa x g
a xg
a t
=A (2.5)
Come e gia stato fatto osservare da Henderson [6], in un corso
d'acqua con pendenza del fondo dell'ordine del 0.5% (ia = .005,
soggetto ad una rapida variazione di portata (150000 m3/ s in 12 ore)
gli altri termini del radicando dell' equazione 2.5) risultano rispettiva-
mente pari a 0.01%, .005% e 0.001%.
Si evince che nel caso di torrenti, dotati di pendenze del fondo io
anche maggiori, in genere l'ipotesi di successione di moti permanenti
e bene accettabile. In questa caso gli effetti di laminazione (0 invaso)
possono essere valutati attraverso I'equazione di continuita,
In casi particolari, ossia quando il tratto di corso d'acqua in esame
presenta rilevanza trasversale, (manufatti speciali, problemi di alla-
gamenti, immissioni localizzate, ecc.) puo essere utile cercare di dare
una descrizione bidimensionale del moto. In questo caso le equazioni
sono integrate sulla verticale, e le incognite divengono Ie due compo-
nenti della velocita media integrate sulla verticale (UX , Uy).
aux u eu , u eu , a ( Z + h) hi (2.6)--+x --+y--=-g -g lE X
a t a x a y a x
aux + Ux aux + Ux aux =_g a (z + h) _ ghiE y (2.7)a t a x a y a y
az ahux ahUy _ 0 (2.8)a t + a x + a y -
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5.3.Modelli di qualita
delle acque
nelle quali iE x e iE y rappresentano la pendenza della linea dell' ener-
gia rispettivamente nelle direzioni x eye sono calcolate, come nel caso
precedente, in base aIle formule di mota uniforme.
In altri casi, quando si voglia invece indagare particolari fenomeni
che si sviluppano lungo la verticale (correnti di densita, stratificazio-ne, ecc.), Ie equazioni possono esser integrate in piani orizzontali. Le
incognite sono allora velocita medie (integrate sul piano orizzontale),
in diversi punti della ascissa verticale. L'impiego di questo tipo di
modello e appunto assai limitato (correnti di densita, correnti strati-
ficate, ecc.),
Se si vuole affrontare il problema nella sua generalita, aIle equazio-
ni della parte idrodinamica si devono aggiungere tante equazioni di
conservazione, quante sono le variabili ambientali che si ritengonointeragire con il corso d' acqua: queste saranno 0grandezze chimico-
fisiche (per esempio l'ossigeno, la temperatura, I'energia, ecc.), oppu-
re grandezze biologiche come la dens ita di popolazione di alcune
specie biologiche 0altro. Al fine di un inquadramento sistematico,
conviene tuttavia separare le variabili suscettibili di diffusione, quali
ad esempio le grandezze chimico-fisiche, la cui concentrazione viene
qui indicata genericamente con < 1 > , si potra scrivere nella seguente
forma:
( 2 . 9 )
Dove ~~ rappresenta il flusso netto di produzione della grandezza
< 1 > . In generale nei cosiddetti modelli a due componenti S rappresenta
la concentrazione della seconda componente; il termine sorgente
viene quindi descritto dalla seguente equazione:
a s k nat =kI( 2 < 1 > - S)(2.10a)
Molto spesso il flusso sorgente e esprimibile con una pili semplice
legge di reazione del primo ordine del tipo:
a s = _ l_ ( < I > _ < I > )a t 1 " < 1 > e
(2.10b)
< l > e rappresenta la concentrazione della grandezza < I > in condizioni
di equilibrio, ossia la massima compatibile con le condizioni idrodi-
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5.4.Modellazione
dei parametri
biologici
5.5.Modelli
morfologici
(erosioni e depositi)
20
namiche (saturazione): 1 : < 1 > rappresenta il tempo caratteristico di adat-
tamento della grandezza < I > in esame. Sia 1 : < 1 > che < l > e (come kl e k: nella
eq. 2.10b) sono funzioni delle caratteristiche idrodinamiche della
corrente.
L'ossigeno disciolto e, tra i parametri chimici, quello forse pilisignificativo per la qualita dell' acqua. L'ossigenazione delle acque
e determinata essenzialmente dall'azione idrodinamica e dalla fo-
tosintesi; I'ossidazione biologica delle sostanze organiche conte-
nenti composti carbonici ed azotati contribuiscono invece ad ab-
bassarne la concentrazione. La temperatura infine provoca una
riduzione della concentrazione di saturazione, di qui l'importanza
della ombreggiatura nei corsi d'acqua a bassa capacita auto-ossi-
dante.
Data l'incertezza insita nella valutazione delle condizioni al contor-
no e dei parametri empirici di questa tipo di modellazione l'uso diquesti modelli e consigliabile solonei casidi sorgenti di inquinamento
bene individuabili.
In prima analisi dunque non si dovrebbe ricorrere a questi stru-
menti nella valutazione degli impatti di opere di sistemazione
fluviale. Poiche tuttavia le opere di sistemazione possono alterare
anche notevolmente l'idrodinamica del corso dacqua, il ricorso
alIa modellistica relativa alIa qualita delle acque potrebbe impie-
garsi in alcuni casi, ad esempio quando I'opera si colloca in pros-
simita di importanti scarichi. Si deve tuttavia tenere presente che
il grado di definizione dei modelli di qualita delle acque e subor-dina to a quello della parte idrodinamica.
Modelli accurati di crescita biologica applicabili alla scala del corso
d'acqua non sono oggi disponibili.
Alcune deduzioni e tentativi di bilanci possono esser fatti solo sulla
base della conoscenza della stato idrodinamico del corso d' acqua e
della sua qualita [1].
Lesistemazioni dei corsi d' acqua hanno in genere il duplice scopo,
di prevenire leesondazioni e di impedire Ieerosioni e gli scalzamenti
delle opere in essi inserite. E quindi estremamente importante valu-
tare gli effetti morfologici prodotti dalle opere stesse.
Modelli morfologici completi e attendibili, da applicarsi alIa scala
delle lunghezze del corso d' acqua, cominciano ad essere disponibili
solo oggi [3].Essi sono in genere modelli unidirnensionali, che sono
in grado quindi di prevedere le variazioni altimetriche, rna non le
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5.6Note sull'impiego
della modellazione
matematica
variazioni planimetriche. Questi modelli si basano sulla soluzione
della equazione di continuita della massa solida:
1_
( l k ) +aQs =-A az
a t AU a x a t(2.11)
dove: Qs e la portata solida, laquale viene 0meno posta uguale alla
capacita di trasporto del corso d'acqua a seconda che l'alveo sia
erodibile 0no. La capacita di trasporto e in genere calcolata sulla base
delle formule di trasporto solido.
Si vuole richiamare l'attenzione proprio sulla delicatezza della
scelta della formula di trasporto solido ed in particolare sul problema
di definirne un diametro rappresentativo.
I modelli pili recenti possono prevedere anche la composizione
granulometrica, parametro questa fondamentale sia per i problemi di
stabilita che per la qualita biologica del corso d' acqua. A questa scopo
alla equazione 2.11) si deve aggiungere una equazione di bilancio di
massa per ogni classegranulometrica trasportata e una seconda equa-
zione che descriva il bilancio di massa di ciascuna classe al fondo del
corso d'acqua.
Questi modelli sono ancora in fase sperimentale anche se in alcune
situazioni importanti cominciano ad apparire le prime applicazioni
[2], [3].
In alcuni casi, e localmente, si possono fare delle valutazioni dicarattere planimetrico (erosioni e depositi localizzati) 0di stabilita
trasversale (formazioni di barre, meandri, ecc.).Queste considerazio-
ni non possono essere considerate dei modelli matematici, rna sono
assai importanti proprio dal punto di vista ambientale, poiche con-
sentono di valutare alcune opere di " idrauli ca natura le" e di rinatura-
lizzazione dei corsi d' acqua in maniera razionale, assecondando la
propensione a certe forme di stabilita che tutti i corsi d' acqua manife-
stano [1].
I modelli matematici consistono essenzialmente nella risoluzione
numerica delle equazioni (differenziali) che governano la evoluzione
spazio-temporale dei diversi fenomeni.
La messa a punto dei modelli matematici consiste quindi:
- nella scrittura delle equazioni;
- nella loro discretizzazione a passi di integrazione finiti;
- nella stesura del procedimento risolutivo delle equazioni discretiz-
zate;
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- nella taratura di diversi parametri empirici sulla base di confronto
con soluzioni note 0dati sperimentali.
In faseapplicativa imodelli necessitano della introduzione dei dati
geometrici del sito e nella definizione delle condizioni iniziali e di
contorno e spesso nella scelta del passo di integrazione numerica.
La scelta delle equazioni evidentemente nella fase iniziale di ap-
proccio ad un certo fenomeno. In genere gia in questa fase si cerca di
semplificare il pili possibile il problema trascurando i termini poco
significativi oppure operando una prima integrazione (modelli uni-
dimensionali 0bidimensionali di processi tridimensionali; e modelli
stazionari di processi di moto vario). La scrittura delle equazioni deve
essere fatta da esperti ricercatori della disciplina.
Anche la scelta del criterio di discretizzazione (differenze finite,
volumi finiti, elementi finiti, metodi integrali, metodi degli elemen-
ti di contorno, ecc.) deve essere fatta oculatamente ed e subordinata
al tipo di problema in esame, alla possibilita di descrivere ilcon-
torno e anche alla accuratezza dell'informazione che si vuole otte-
nere. E necessario ricordare che le equazioni discretizzate sono di
fatto equazioni diverse da quelle differenziali percio questo pas-
saggio comporta un primo errore che deve essere opportunamente
messo in conto.
Lascelta del procedimento risolutivo e fatta sulla base della econo-
mia dei tempi di calcolo e della precisione necessaria e, assieme alla
scelta dei passi di integrazione, della stabilita numerica del procedi-mento.
La taratura del modello, ossia l'adattamento dei parametri fisici
al fine di simulare risultati noti, puo anche essere fatta dall'utente
del modello che conosca con sufficiente profondita le precedenti
fasi del modello stesso; in caso contra rio bisogna sincerarsi di
applicare il modello in condizioni fisicamente simili a quelle per
cui e stato tarato.
La scelta del tipo di modello deve essere fatta considerando anzi-
tutto Ie equazioni che esso risolve; questa deve essere operata da un
utente cosciente del problema fisicoin esame. La discretizzazione delcontorno, la scelta delle condizioni al contorno e delle condizioni
iniziali e,qualche volta la scelta del passo di integrazione, vengono in
genere fatte dall'utente, che puo non esser esperto di tecniche nume-
riche, rna ugualmente conscio delle semplificazioni che queste scelte
comportano.
Per quanto attiene ai processi ambientali qui considerati, si deve
sempre tenere presente I'effetto primario legato all'azione idrodina-
mica, chedetermina anzitutto ilcampo cinematico, che e di gran lunga
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il maggior responsabile dei processi di diffusione e trasporto e che
percio influenza in maniera determinante la qualita dell' acqua e
molto spesso lamorfologia del corso d'acqua.
Accoppiare un modello sofisticato di qualita delle acque ad un
modello idrodinamico rozzo e non solo uno spreco di risorse rnamolto spesso un errore.
E ugualmente errato pretendere dal modello informazioni che esso
non puo dare, ad esempio e spesso impossibile ottenere dettaglio
all'interno del dominic di integrazione.
Si raccomanda quindi un uso attento della modellistica, che deve
essere fatto da persone esperte e conscie di tutti i passi che 1modello
compie. Spesso poi nelle applicazioni a contorni naturali grande scala
sussistono incertezze sulla determinazione dei parametri che il mo-
dello necessita. In questa caso tuttavia ilmodello puo fornire indica-
zioni utili per confronto tra diverse soluzioni alternative, purche
l'incertezza sui parametri sia ugualmente influente sulle diverse so-
luzioni.
Utilissimo e poi l'uso dei modelli matematici per l'ottimizzazione
dei punti di controllo e di misura nella sorveglianza dell' ambiente,
poiche consente di ridurre Ie spese di installazione dei misuratori e di
raccolta dei dati rna anche, e soprattutto, perche consente di effettuare
rilevazioni in numero e qualita significative a descrivere 10 stato dei
corsi d'acqua.
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6. BIBLIOGRAFIA
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[4] AA V.V., 1989, Environmental Impact Analysis Handbook, McGrow
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Occasional paper n. 3, Environment Canada Lands Directorate, Ottawa.
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