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In questo numero parleremo di rotonde, striscioni, chiesa e molto altro.
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annoXXIInumero
3
periodicoindipendentediinformazione,critica,cultura,curiosità,scherziefaceziesucavaionedintorni
Novembre2012
LA POSTAdella
GINA PIENA LE RICETTEdi BETTA
MASSA MASSI
Mà ti- el bàril- da che parte l’èto verto!?
LE DO FACCE DE LA CESA
Dalla cattiveria-bruttezza
alla Bontà-Bellezza,
la strada è lunga... anche a Cavaion
periodico indipendente diinformazione, critica, cultura,curiosità, scherzi e faceziesu cavaion e dintorni
AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI VERONA IN DATA 23/01 /1974 R.S. 300
direttore responsabile
MAURIZIO DELIBORI
hanno collaborato a questo numero
MATTEO ANTEGHINIIGINO DALLE VEDOVECORRADO MANCINICATIA SIMONE
DANIELA ZANETTI
grafica e impaginazione
ALESSANDRO DELIBORI
la collaborazione èlibera e gratuita
vdpcavaion@live. it
made in cavaion veronese (VR)
anno XXI I
numero 3
novembre 201 2
Ritrovare la strada verso la Bellezza-Benessere…
anche a CavaionViviamo oggi in una società della competizione esasperata, che
alimenta la divisione tra vincitori e vinti, facendo nascere
cattiveria, brutture ed infelicità. La nostra natura umana è
duplice, fatta di materia e spirito, di bontà e cattiveria, di
bellezza e bruttezza, in continuo conflitto tra loro. In ogni
individuo ed in ogni luogo della Terra quei sentimenti opposti
sono presenti, e la storia delle persone, delle comunità, della
nazioni altro non è che il confronto dialettico tra quelle forze
che si contrastano e che cercano di prevalere una sull’altra. Se
la cattiveria-bruttezza nasce dal nostro egoismo, in tutti noi c’è
però il desiderio della bontà-bellezza. Nel corso del tempo la
bontà, intesa come gentilezza, empatia, condivisione,
generosità, altruismo, sembra essere diventata un disvalore,
tanto che nella società attuale un malinteso senso della bontà ci
fa pensare che sia sinonimo di debolezza; perfino la parola è un
po’ fuori moda; “quello è un buono”: nella nostra mente il tipo
appare anche meno furbo, o “fiacco”. Ma essere buoni non
significa affatto essere privi di grinta. Al contrario, chi è
autenticamente buono lotta contro l’ ingiustizia e la bruttezza,
ricerca sempre la bellezza, e la bontà diviene allora una strada
molto impegnativa, ma che ci porta alla Bellezza. Buono è chi
sceglie in sé stesso, volta per volta, quel che deve o non deve
fare ed è capace di dire tanti no quando servono.
Partecipazione, cambiamento, generosità, sacrificio,
abnegazione, sono qualità che dobbiamo riscoprire e praticare
nella nostra vita anche se oggi sono poco considerate.
Il bene e la bellezza sono una conquista che si raggiunge con un
certo sacrificio; è logico che spesse volte non ci sentiamo di
conquistarli. Più che stare a lottare con il male/brutto, è il caso
di costruire il bene/bello, a tutti i costi: anche quando ci
sentiamo in difficoltà o in crisi, anche quando nel nostro paese
e territorio sembrano prevalere le brutture. La bellezza
dobbiamo cercarla prima di tutto dentro di noi. Ecco cosa dice
Sant’Agostino della ricerca della bellezza: “Tardi ti amai,
bellezza cosí antica e cosí nuova, tardi ti amai. Sí, perché tu eri
dentro di me e io fuori. Lí ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle
belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi
tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non
esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia
sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità;
diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te,
gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua
pace”. La ricerca del bello nella nostra vita di ogni giorno, ed
anche nella nostra società locale deve divenire una priorità
costante e non rimanere un momento, un episodio breve,
un’emozione che custodiamo solo nel nostro cuore come un
ricordo. Cercare il bello ci porterà al Benessere (da ben –
essere = "stare bene" o "esistere bene"), uno stato
complessivo di buona salute fisica, psichica e mentale che
viene percepito come una condizione di armonia tra uomo e
ambiente, risultato di un processo di adattamento a molteplici
fattori che incidono sullo stile di vita. La ricerca della bellezza-
bontà in quanto ci circonda e in quanto facciamo migliorerà la
qualità di vita e farà nascere la gioia e la serenità dello stare
bene insieme, in comunità. E per chi ha la fortuna di credere, la
fede è un continuo stimolo a ricercare e fare il bene, la
Bellezza, il Benessere.
Maurizio Delibori
Anni fa avevo seguito, trasmesso dall’allora unico canale televisivo, un documentario su Harlem, il
quartiere di New York noto per essere abitato da persone con scarse disponibilità economiche, da
emarginati. A dispetto di ciò, davanti alle fatiscenti abitazioni erano parcheggiate quelle enormi
automobili americane, probabilmente di seconda o terza mano, ma che, comunque, volevano essere
l’ostentazione di un certo lusso. La voce fuori campo raccontava che la stessa continuava anche dentro le
case, con televisori e frigoriferi di grandi dimensioni perché, così il commentatore, i poveri hanno
bisogno del superfluo.
Tale osservazione, mi portò a riflettere per poi arrivare alla conclusione che non era per niente
strampalata. Infatti, l’ostentazione del possesso di cose al fine di darla ad intendere, attribuendo maggiore
importanza all’apparire, e all’avere, piuttosto che all’essere è un modo di relazionarsi frequente, a
differenti livelli: orizzontalmente, fra singoli individui, fra gruppi; verticalmente, fra detentori di potere e
gli altri. Un esempio di ostentazione verticale del superfluo, che si potrebbe definire specchietto per gli
allocchi, lo abbiamo sotto gli occhi, declinato in vari modi, comunque all’ insegna della tanto inutile
quanto costosa narcisistica esibizione di un malinteso sentimento di orgoglio cavaionese: le rotatorie.
Un lato positivo, diciamolo subito, ce l’hanno: sono servite per dare una collocazione visibile ad alcune
sculture reduci dai “Simposi Internazionali di Scultura del Marmo”.
A proposito, qualcuno si è accorto della 1 1 esima edizione? A Dolcè! (sponsorizzata dal Comune con
4.000 Euro a favore dell’Associazione Culturale Prisma di Cavaion Veronese �.d.A. ).
Nel Comune di Cavaion si contano 5 rotatorie di cui 4 monumentali: ornate talune con uliveti, un’altra
con filari di vite, roseti, cipressi, una, la madre di tutte le rotatorie, ha un boschetto di tigli e persino un
laghetto stile mantovano, cioè con fiori di loto.
Queste rotatorie hanno un costo. Non conoscendolo di tutte mi soffermerò sulle due, delle quali mi è noto
perché pubblicato, dell’una, sul mai abbastanza rimpianto Cavaion Magazine1 e dell’altra, quella di Sega,
su L’Altro Giornale di Agosto 2012 e su L’Arena di Domenica 7 Ottobre 2012.
La prima, quella definita “ellittica” da chi ha scarsa conoscenza della geometria, costò, nel 2006,
363.874,14 Euro (contributo regionale 216.91 1 ,90 Euro, a carico del Comune 146.962,24). Per poterlo
paragonare al costo della seconda è necessario attualizzarlo2 ed arriviamo così a 401 .278,1 1 Euro
(contributo regionale 239.209,07 Euro, a carico del Comune 162.069,03).
La seconda, ovvero l’ultima nata, è costata 420.000,00 Euro. Contributo regionale pari a 250mila Euro,
provinciale 140mila, a carico del Comune, se la matematica, anzi l’aritmetica, non è un’opinione, 30mila
e non 22mila come indicato nell’articolo dell’Arena.
Per due rotatorie sono stati spesi ben 821 .278,1 1 Euro di danaro pubblico, perché, che provenga dalla
Regione, dalla Provincia o dal Comune sempre di denaro pubblico si tratta, di danaro proveniente
dalle tasche dei contribuenti, di tutti quelli che per onestà intellettuale, senso civico o perché
impossibilitati ad evaderle, le tasse le pagano.
A mio parere è del tutto fuori luogo la dichiarazione riportata nell’articolo del quotidiano veronese:
(omissis) All´unanimità i politici (ometto i nomi per, diciamo, pudore), mentre in Italia è viva la
polemica per gli scandali della Regione Lazio, hanno promosso la rotatoria come «esempio di bella
politica, che non spreca i soldi ma li usa a beneficio del territorio» (omissis).
C’è piuttosto da chiedersi perché un Comune così indebitato come il nostro riceva tali cospicui
finanziamenti e non sia piuttosto invitato a risparmiare e ad evitare lo spreco di danaro pubblico (vedi
anche un nuovo campo di calcio).
1 Cavaion Magazine – Bollettino trimestrale di informazione politica; Anno II, nr. 3 (luglio-agosto-settembre)
2 Tassi annui di inflazione rilevati dal sito ufficiale dell’ ISTAT: 2007 – 1 ,7%; 2008 – 3,2%; 2009 – 0,7%; 2010 – 1 ,6%; 201 1 – 2,7%.
UN MASSO- EL SARĬA ANCA MASSA
Era proprio necessario spendere tutti quei soldi per la realizzazione di rotatorie la cui unica funzione è
quella di snellire il traffico e non di trasformare incroci in complessi monumentali?
Si potrebbe comprendere un certo tipo di abbellimento estetico in contesti particolari, non certo per una
rotatoria che, come quella di Sega, è periferica rispetto al paese e serve innanzitutto per rendere più fluido
il traffico quotidiano di veicoli pesanti, commerciali e, comunque, di persone la cui attività si svolge in
quell’area o che deve di lì transitare per raggiungere il posto di lavoro.
Speriamo che i fiorellini non crescano troppo, altrimenti stenderanno una coltre colorata sulla preziosa
opera scultorea, sottraendola all’ammirazione di tutti.
L’altra, sempre a Sega, è intelligentemente funzionale,
ingentilita da una stele marmorea centrale, opera, se
non ricordo male, di uno scultore giapponese. E’ un
esempio del principio less is more (il di meno è di
più), un esempio di essenzialità da giardino di pietra
della tradizione zen. Scommetto che per questa non è
stata messa in scena una cerimoniosa inaugurazione.
Personalmente la reputo molto più bella della nuova,
dove si è voluto mettere dentro di tutto: cipressi, ulivi,
masso erratico, scultura, muretto a secco con cespuglietti, fiorellini vari: sembra un bazar al quale fa da
amplificatore tutta una serie di commenti dal tono propagandistico: il masso erratico che, secondo il
primo cittadino di Sega “trasuda storia e lavoro della gente di questi luoghi”. Più che altro il masso ci
rimanda al ghiacciaio, all’anfiteatro morenico, e, perché no, al laghetto di Ca’ Nova.
Un masso. . el saria anca massa
“La scritta «Sega di Cavaion» scolpita su pietra locale dallo scultore Matteo Cavaioni”. Non
immaginavo ci fosse bisogno di uno scultore (non è lavoro da scalpellini?) per incidere, suppongo con un
pantografo, una scritta su un blocco di pietra. Michelangelo…cosa era costui?
E poi, “tutti hanno cuore che anche Sega venga valorizzata” (Sabaini), senza contare il famoso mantra
del “tocco turistico” sottolineato dal Sindaco di Cavaion.
Adesso gli abitanti che chiedevano “non solo sicurezza stradale, ma anche un po’ di bellezza e cura”
quando vorranno passeggiare per Sega faranno una puntatina sulla rotatoria e, magari, si porteranno
dietro una seggiola pieghevole e si piazzeranno all’ombra di un ulivo e trascorreranno momenti rilassanti
leggendo un bel libro o lavorando all’uncinetto.
Giusto per essere propositivi, se si può esserlo a posteriori, io, l’avrei concepita più o meno così, magari
non con prato erboso, ma con ghiaino dai colori che richiamassero quello del masso, spendendo
sicuramente di meno per la realizzazione e, in seguito, per la manutenzione.
Anzi, avrei addirittura usato la scultura, già in loco, e collocato il masso, accompagnato da una targa che
ne spieghi l’origine, in una zona di verde pubblico: avete presente giardinetti, un parco, se pur di
dimensioni contenute, con qualche alberello ombroso (per favore niente ulivi! ), qualche panchina? Ne
avete visto da queste parti? Sulle rotatorie, sulle rotatorie!
Per l’altra, faraonica, il discorso non è molto diverso, non è che chi, arrivando da Nord, da Affi, una volta
percorsa la rotatoria sbocchi in un viale alberato che conduca alla piazza centrale del paese. No, la strada
continua, incontra un’altra rotatoria, quella della torre tortile, con i filari di vite marcati da roseti, e, di là,
ha tre alternative: proseguire diritto e portarsi sulla bretella oppure raggiungere Pastrengo Bussolengo,
Verona; svoltare a destra per andare a Lazise, Peschiera o Bardolino; svoltare a sinistra per recarsi
all’EuroSpin o a Rio Valli.
Imboccare via Fracastoro è pura casualità. E poi, anche se uno ci capita, non è che possa esclamare: che
bello Cavaion! ! ! ! ! ! ! ! ! !
Ma, dove è Cavaion? E’ in alto, la piazza, l’agorà è in alto, è quella della Chiesa. Cavaion sono le
stradine del paese, sono gli intròl, è la Piasola, Cavaion è il Ghetto (escluse le brutture costruite lì
vicino), Cavaion è, anzi era, il percorso della salute, con i resti della Bastìa, Cavaion poteva essere il
Laghetto di Cà �ova con annesso museo.
Ma torniamo alla rotonda “ellittica”: a parte il costo iniziale, i 364mila Euro del 2006, quanto costa la
sua manutenzione? Ci sono, oltre alla solita scultura, 6 tigli, 3 ulivi, 3 cipressi, il laghetto con ninfee e
fontana, quindi anche consumo di acqua, di energia elettrica per fa funzionare la pompa e, ovviamente, il
prato da falciare. Dimenticavo, sulla curva Nord, sopraelevata rispetto al piano stradale, con siepi in
bosso è stato scritto, in grande, il nome del paese: CAVAION.
Un masso. . el saria anca massa
Ora, spendiamo 420mila Euro per la nuova rotatoria di Sega ma non disponiamo di qualche spicciolo per
sostituire i cespuglietti di bosso seccatisi, cosicché quasi tutte le lettere sembrano rosicchiate da topi.
Anche la rotatoria “ellittica” fu inaugurata in pompa magna, era il tempo del gemellaggio con BadAibling
, e per lei furono spesi fiumi di esilaranti parole, persino in Chiesa! E anche per questa il solito mantra del
turismo: della vocazione turistica del paese.
Per favore siamo seri! Che cosa può offrire Cavaion ad un turista che voglia trascorrervi qualche giorno:
niente! A Cavaion si viene, al massimo, per dormire e poi si va da qualche altra parte.
Ma, torniamo, alla madre di tutte le rotatorie (“la più bella rotatoria mai vista”3) che, se ve lo siete
dimenticati, parlava anche. Qui di seguito un brano del suo intervento sul già citato numero di Cavaion
Magazine:
“…Sta di fatto che dirigo il traffico egregiamente, lo sento da tutti quelli che risalgono dalla zona
industriale che ora non sono più costretti a lunghe code per arrivare in tempo al loro sudato pranzo. Per
non parlare poi di quelli, tra loro anche tanti turisti, che arrivano dall’autostrada e, vedendomi si
fermano estasiati e pensano di essere in paradiso. Alcuni non proseguono per il lago ma prendono pianta
stabile a Cavaion, e tutto questo per merito mio! …” 4
Firmato: l’ellisse sociale.
Mentre aspetto, sicuramente invano, che il Sindaco ci dica quanto il Comune spende per la manutenzione
delle prestigiose 5 rotatorie cavaionesi ricordo ai concittadini che tali costi sono, ovviamente, sostenuti da
noi: sono impropriamente inseriti nella TARSU (Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani).
Ho incontrato un vecchio, un po’ male in arnese, canticchiava;
“Cerco un centro di gravità permanente……… . .”
Era Cavaion.
Paese a vocazione turistica
Via Belvedere
Adriana Bozzetto
Ottobre MMXII
3 Si legga l’ intervento del Sindaco Lorenzo Sartori sul già citato numero di Cavaion Magazine4 Le agenzie immobiliari a lato della rotatoria gliene saranno profondamente grate.
Un masso. . el saria anca massa
ART I� WOOD (letteralmente arte nel bosco) è un progetto nato da un’idea di Maurizio Molinari,
cavaionese trapiantato presso l’Appennino Modenese: si ispira alla famosa Land Art di siti come Arte
Sella dove si creano nel paesaggio delle opere “fabbricate” con materiali poveri e rigorosamente naturali.
Molinari ha convinto un gruppo di artisti e scultori provenienti dalla Spagna a cimentarsi in questa
iniziativa che si è tenuta presso il Museo del Castagno, vicino a Zocca.
Ci aveva informati di quest’ idea ancora prima dell’estate, e la data sembrava lontanissima… e invece
siamo già al 22 settembre, e ci troviamo davanti al municipio di Cavaion per partire insieme con tre auto,
un gruppo di allegri viaggiatori pronti alla prospettiva di una gita spensierata.
Igino suggerisce una visita al Museo dell’Aceto Balsamico di Spilamberto, quindi la prima tappa è già
prevista… e si rivela un’esperienza decisamente interessante perché questo prodotto non è solo una
costosa prelibatezza gastronomica, ma un’arte, una filosofia, addirittura un mondo a sè.
Ci siamo accordati poi per visitare le meraviglie della biblioteca di Vignola (patria delle famose ciliegie):
ma il problema, che si verificherà più volte anche dopo, nel resto del viaggio, è trovare il posto! Già in
partenza abbiamo detto: “Niente paura, abbiamo il TOM TOM! Siamo sicuri di arrivare alla meta senza
preoccupazioni ! “ (sembra facile, diceva un secolo fa l’omino della Bialetti… ma la cronaca è piena di
incredibili episodi di Tir incastrati in stradine di montagna raggiunte grazie alle indicazioni dei
satellitari…)
Comunque, dopo una piacevole passeggiata raggiungiamo la destinazione e dobbiamo convenire che ne
valeva veramente la pena: la Biblioteca di Vignola è una
realtà straordinaria, perlomeno per noi che siamo abituati alle
piccole strutture della nostra zona. Intanto questo è un grande
edificio, costruito su due livelli, con un progetto avveniristico
che fa pensare ad un’enorme astronave della cultura planata
in mezzo a un giardino. Poi gli ambienti interni, forniti di
immense scaffalature, permettono di trovare, grazie a una
rigorosa classificazione (Dewey) tutti i libri e le pubblicazioni
possibili e immaginabili; ci sono inoltre salette di lettura con
poltrone, lampade, tavoli; postazioni computer, video ecc.
Scattiamo proditoriamente qualche foto per ricordarci bene di questo luogo ed essere sicuri di non averlo
sognato, poi visto che è arrivata l’ora di pranzo, ci sistemiamo nel parco pubblico lì accanto per uno
spuntino ricco di prodotti tipici cavaionesi (panetini del Messetti, salame del Mascanzoni, vino del
Righetti, fogassa della Sandra… però cetriolini dell’Orvea).
Poi finalmente ci dirigiamo alla nostra
meta finale, Zocca. Questo è un paese
noto soprattutto per essere la patria del
Vasco nazionale: infatti su tutti i cartelli
stradali (e non) si vedono scritte e
dichiarazione di affetto per il famoso
rocker.
Ma Zocca è anche il posto dove esiste il
Museo del Castagno, una piccola struttura
in mezzo ai boschi gestito da
un’associazione di entusiasti volontari,
che cerca di far conoscere le bellezze e le
caratteristiche di questa zona.
Per arrivare a destinazione, in mezzo alle
splendide colline dell’Appennino
modenese, dobbiamo fare i conti ancora
col nostro famigerato TOM TOM.
CRONACA DI UN’AVVENTURAVISSUTA FRA LE COLLINE MODENESILLee mmeerraavviigglliiee ddeell TTOOMMTTOOMM
Da questa esperienza abbiamo capito che per arrivare
in modo soddisfacente ad una qualsiasi meta
è necessario disporre di:
- un TOM TOM aggiornato
(sempre più difficile da ottenere perché le rotonde e le
tangenziali sembra che nascano come i funghi da un giorno
all’altro nonostante la crisi)
- una cara, vecchia, antica, carta geografica
che può sempre essere utile nonostante oggi sia ritenuta
obsoleta
- un “navigatore” (nel senso di persona fisica) a fianco
dell’autista, in grado di sorvegliare le sue mosse e intervenire
tempestivamente in caso di errore di rotta
per ultimo elemento, ma solo in casi disperati, la classica
richiesta di informazioni al passante: si corre molto spesso il
rischio di incocciare fatalmente nell’unico non-abitante-della-
zona-che-è-lì-per-caso e che quindi non è in grado di aiutarci.
Abbiamo scoperto che le splendide colline
modenesi sono assolutamente uguali (per chi non
le conosce, naturalmente! ) proprio come ci
appaiono i giapponesi o i cinesi. Con la
conseguenza che è facilissimo perdersi… non
avevamo dubbi!
Nonostante tutte le peripezie arriviamo al B&B
dove abbiamo prenotato per la notte e
raggiungiamo (ormai è pomeriggio tardi) l’ostello
presso il Museo del Castagno dove sono alloggiati
gli artisti provenienti dalla Spagna (ma sono di
varie nazionalità) che hanno accettato la sfida di
lavorare alla “costruzione” delle installazioni nel
bosco.
Il capofila è Stefano Dalle Vedove, figlio di Igino,
che ha scelto di seguire la sua strada artistica, in
particolare la sua vocazione per la scultura,
frequentando una scuola d’arte in Spagna.
Seguiamo allora il percorso nel bosco destinato a
queste opere ma non capiamo bene dapprincipio
quali sono le opere e quali gli scarti di
lavorazione, anche perché c’è una discreta
confusione “sul campo”; si sprecano le battute su
che caratteristiche deve avere una installazione
per essere definita tale: qualcuno si spinge a
considerare in questo senso una poltrona sbiadita e
abbandonata su un palchetto, il cui titolo potrebbe
essere: “l’attesa”.
Chissà se l’ idea funzionerebbe… intanto ci
prepariamo alla cena, che viene consumata nella
sala dell’ostello, come da tradizione accanto al
camino acceso (non c’è il caldo del nostro Garda
quassù) fra chiacchiere, goti, frizzi lazzi e musica.
Più tardi riusciamo miracolosamente, e nonostante
il satellitare, a tornare alla nostra base, una
piacevole antica dimora restaurata, dove la notte
trascorre (quasi) tranquilla. E la mattina la nostra
gentile padrona di casa ci offre un’opulenta,
magnifica colazione che ben ci predispone alla
giornata. Decidiamo quindi di fare quattro passi e
arriviamo al suggestivo santuario della Beata
Vergine di Verucchia per poi tornare al monte S.
Giacomo e assaggiare finalmente le specialità
gastronomiche locali.
Solo per il “borlengo” il viaggio varrebbe la
pena… per non parlare dei “ciaci” e delle
“crescentine”… delizie semplici ma veramente
straordinarie! (e l’accompagnamento dell’ottimo
vino Righetti produce una sempre più crescente
euforia…)
Nel primo pomeriggio è prevista l’ inaugurazione
ufficiale, quindi torniamo nel piazzale dove
arrivano le autorità: il sindaco, e l’assessore alla
cultura. Con loro Maurizio e Chiara spiegano
come è nata l’ iniziativa e confessano la speranza
che si ripeta nei prossimi anni; poi Stefano illustra
il progetto nella sua effettiva struttura e presenta il
gruppo degli artisti, che vengono poi premiati con
delle targhe.
Durante la “cerimonia” mi giro: Igino fa finta di
asciugarsi una lacrimuccia, ma è evidente che lo
fa per nascondere la commozione vera e il
legittimo orgoglio…
Finalmente ci inoltriamo nel percorso
completato… Ed è una sorpresa dietro l’altra!
Nessuna traccia della confusione di ieri!
Miracolosamente “tutte le caselline sono andate al
loro posto” e tutto ha un profondo significato,
anzi molti! Il pubblico presente è sempre più folto
e rapito dagli affascinanti messaggi che gli artisti
hanno affidato al bosco e alla natura, alla ricerca
di un tramite per vivere più efficacemente un
cammino da “uomini naturali”.
Grazie a questo meraviglioso, eccentrico, solidale,
onirico gruppo di artisti che ci ha permesso di
immergerci per un giorno in un’esperienza così
suggestiva!
I sentieri del Moscal e del S. Michele aspettano
adesso la loro land art…
Daniela Zanetti
Le meraviglie del TOMTOM
Questa rubrica è aperta al pubblico e tutti
potranno mandare indicazioni, soluzioni, o
anche fare delle domande cui nessuno ha mai
saputo rispondere. Nei numeri successivi
forniremo agli interessati una risposta.
Scrivete quindi le vostre richieste a:
"LA POSTA DELLA GINA PIENA"
(vdpcavaion@live. it)
LA POSTAdella
GINA PIENAGentilissima Gina,
Sono un vecchio signore in pensione, e appena
finita la mia vita lavorativa, ho pensato di
investire il frutto del mio lavoro in una casetta
bifamigliare in località Pezze di Cavaion. Tutto
incominciò una domenica di ottobre del 1999, io e
mia moglie, usciti dalla superstrada e passato il
ponte, ci troviamo davanti a un gigantesco cartello
con su scritto “CAVAIO� A SPASSO TRA
VIG�E E LAGO”. Superata la curva appare
davanti a noi un paese incantevole, bello, disteso
sul pendio del monte San Michele; la chiesa
domina tutto intorno e le case, ben distribuite sul
crinale, sono avvolte dal grigioverde degli ulivi ed
illuminate dalle foglie rosse e gialle dei filari delle
vigne. Alle sue spalle, il contorno delle rocce
bianche ed il verde scuro del Moscal, rubano la
scena al Monte Baldo che si intravede in
lontananza un po’ annoiato ed offuscato da una
timida nebbiolina autunnale. Siamo rimasti
estasiati, è stato proprio il classico “colpo di
fulmine”. Quando ci siamo accorti che in 10
minuti potevi andare sia sul lago di Garda che sul
Baldo, abbiamo deciso che questo sarebbe stato il
paese in cui sognavamo di invecchiare. Purtroppo
il nostro innamoramento è durato poco, nel giro di
pochi anni il nostro territorio ha subito un
saccheggio dissennato. Tutti quelli che avevano
un pezzo di terra, lusingati da facili guadagni,
l’hanno venduta ad imprese senza scrupoli, e con
il contributo di amministratori mediocri che non
pensavano minimamente al futuro del paese ma al
profitto ed al prestigio personale, ora siamo qua a
piangerci addosso, pieni di debiti e con il futuro
dei nostri figli compromesso irrimediabilmente.
Giovedì 27 settembre ho assistito all’assemblea
pubblica organizzata dalla minoranza Progetto
Paese, e sposando in pieno le parole di un
cittadino presente, ritengo che pur apprezzabile il
loro sforzo sia insufficiente. Atteggiamento
rassegnato nel sostenere le varie tesi, utilizzo di
strumenti insufficienti per coinvolgere la
popolazione, e mancanza totale di grinta e di
passione, o se c’era, io non l’ho avvertita. Una
minoranza per diventare maggioranza deve
lavorare al doppio non la metà, deve dimostrare di
avere le “Palle” vere e non di “gomma”. L’unica
cosa che ci accomuna entrambi, è aver scoperto
che da almeno 5 anni le scritte, sul famoso
cartello all’entrata del paese sono sparite, e ora è
sparito perfino il cartello. La natura
vergognandosi di noi ha pensato bene di far
sparire questa presa per “Il Lato B” un po’ alla
volta. Qualcuno ha detto che un popolo ha gli
amministratori che si merita, se va avanti cosi
chiedo l’asilo politico al comune di Affi.
Domenica 30 Settembre uscendo da messa delle
1 1 .00 sento bisbigliare tra la gente che, durante la
notte, il paese è stato “Invaso da striscioni di
natura equivoca” con scritte che mettevano in
cattiva luce la nostra amministrazione: in via
Berengario c’era: SMETTETE DI FARCI LA
CORTE; sui ruderi del “Borgo del Sole”, coperti
dalla vegetazione, c’era: SALVAGUARDIAMO
I �OSTRI BE�I CULTURALI; in Piazza della
Chiesa c’era: CAVAIO� A SPASSO TRA GRU
E CEME�TO; e all’entrata sud del paese c’era
una ESSE davanti a Cavaion per correggere
l’errore sulla scritta e testimoniare le vere origini
del nostro paese, come ci dicono gli archivi storici
(popolo di scavatori), SCAVAGIO�E. Tra me e
me ho pensato, ma guarda anche il resto della
minoranza (Sabaini\Duello) in quota Bunga
Bunga invece di fare come in tutti i consigli
comunali, la minoranza della maggioranza, presi
da un scatto di orgoglio hanno voluto testimoniare
la loro vicinanza agli amici del Progetto Paese
(Righetti\Tramonte\Mancini). Hanno voluto
testimoniare molto civilmente il loro grido di
protesta con dei semplici ed ecologici striscioni.
Non come quel pazzo scatenato che qualche anno
fa, essendo sprovvisto di cellulare, lasciava qua e
la messaggi di “stima e di affetto” ad un noto
assessore di quel tempo, imbrattando di vernice il
La Posta della Gina Pienamunicipio, la chiesa, e qualche altra casa.
Confesso che quella notte non riuscivo a prendere
sonno dalla gioia, finalmente qualcuno prendeva
la propria coscienza in mano e decideva di
rispettare gli impegni presi con i propri elettori.
La mattina seguente vedendo l’operaio del
Comune che in fretta e furia toglieva gli striscioni,
dopo che li avevano già visti tutti quanti, scopro
che mi ero sbagliato di grosso, nessuno di quelli
succitati aveva fatto cose del genere, per loro le
cose vanno bene così. La triste notizia fu subito
scacciata dal pensiero che gli autori di questa
PROVOCAZIONE non erano i soliti noti, ma
erano persone nuove, diverse, essi davano voce
all’ indignazione di tanti SUDDITI Cavaionesi che
condividono le proteste ma non vogliono metterci
la faccia. ERA ORA CHE QUALCU�O
ALZASSE LA TESTA!!!
Chiunque voi siate: Io in cantina ho un rotolo di
stoffa di 85 metri, doppia altezza, occhio croce
potrebbero essere fatti 35 striscioni. Cosa ne dite
se sotto le feste facciamo “gli auguri” a tutti e
incartiamo il paese per benino! ! ?
Cordialmente saluto Gregoretti Ugo.
La Gina Piena risponde:Caro Ugo,capisso la tua disperassione, per questo
“innamoramento” non corrisposto, ma siccome
me fiol el gà da ristutturarse la casa, ho pensà che
nò l’è miga el caso che te diga cosa penso.
Comunque tè rispondo citando un anedoto che me
contava sempre me nono quando sera ancora
zoena, e chè el mè restà impresso. En giorno tutta
contenta e innamorata del me Bepi, go dito:
«�ono!!! gò avù en colpo dè fulmine. . . doman me
sposo!!!» E me nono èl mà risposto: «Aspeta
n’atimo… sa ela tutta stà pressia? tè l’è appena
conossuo!» No ghè stà gnente da far… l’amor le
orbo caro Ugo.. . e sèrte robe, anca se iè grosse,
quando tè sé inamorà nò te le vede miga.
«Comunque Gina ricordete sempre - el m’ha dito
me nono - che el matrimonio l’è come “en Baril
de mel e merda” subito te scomesie con el mel ma
man man che te ve en zò, prima o dopo tè cate
anca la “merda”». Vedeto Ugo, ti te sere inamorà
de Cavaion e mi de mé marì, el Bepi, e tutti dù
semo restè freghè. Probabilmente gavea reson me
nono, tutti dù avemo verto el baril... da la parte
roersa!! !
Tè mando èn strucon… Gina
�.B.
Tutti quelliche volesse
ro
esprimere dei pensieri,
dei sentimenti buoni o
cattivi, o suggeriment
i o altre
idee in merito ai temi t
rattati,
POSSONOINVIARCE
LI,
la Redazione della V.d
.P.
sarà lieta diprendere il
tutto
seriamentein consider
azione
e darne ampio risalto.
Si cercano persone che conoscano opere
pittoriche o scultoree di artisti cavaionesi e
affini e/o opere che riguardino il territorio
di Affi - Cavaion (scorci e vedute),
disponibi l i a prestarle per una mostra di
pittura.
I l gruppo C.T.G. "el Preon" intende infatti
organizzare una Mostra per ricordare
questi artisti scomparsi, che si terrà nel
mese di apri le 201 3.
Chi fosse interessato può scrivere o
telefonare a:
Pasqualina Tomezzoli 3478890400
ARTISTI NOSTRANI
Succede che una mattina d’inverno, a Cavaion,
entrando nel panificio Zambiasi, dopo essere stata
rapita dalle forme e dagli odori dei dolci e del
pane acquistati, e dopo aver lasciato cadere alcuni
spiccioli sul bancone di vetro, i miei occhi sono
attratti da una locandina, in bella vista sul muro
del negozio: “Autore del mese Georges Simenon”.
Sotto la sua foto, un elenco di titoli, messi a
disposizione dalla Biblioteca di Cavaion, e l’ invito
alla visione del film “Luci nella notte”.
Succede che una sera d’inverno arrivo con mio
marito alla Sala Arena Torcolo, e timidamente, ci
accomodiamo in prima fila, mentre nel resto
dell’ampia sala, sparpagliati come pedine su una
scacchiera, altri ospiti a me sconosciuti,
bisbigliano le vicende di una
giornata che terminerà in maniera
insolita. Fuori, il freddo e le luci
della nostra notte risplendono sulle
grandi vetrate prospicienti il
magnifico paesaggio lacustre.
Nazzareno Bernardi, promotore di
questa bella e interessante
iniziativa, dà inizio alle danze –
anzi – per meglio dire – a un
immaginario ciak. Le parole si
trasformano in scena e l’algida
bellezza di Carole Bouquet
inaugura la nascita di un gruppo, e
di una serie di appuntamenti, in cui
arte, scrittura e cinema s’ incontreranno per
fondersi e confluire in pareri eruditi e critiche
stimolanti, intervallati da assaggi di deliziosi
dolcetti e un bicchiere di buon vino.
Dopo Simenon, Dino Buzzati - nel precedere di
una primavera ancora lontana, e in un febbraio
gelido e nevoso - ci ha regalato due ore di estasi e
meditazione grazie al film “Barnabò delle
Montagne”, (primo romanzo dello scrittore
bellunese) incantevole affresco di un Veneto di
poche parole, di echi nelle rocce, di spari nel
vuoto, di corvi festanti sui cadaveri inattesi,
mentre lontano da tutto, un uomo cerca di capire
chi è e cosa vuole fare del suo fucile muto.
L’apparente leggerezza contemporanea di Nick
Hornby ci ha proiettato, in un marzo
abbondantemente piovoso, nella brumosa Londra
degli anni sessanta, attraverso il racconto di
un’adolescente colta e inquieta che s’ innamora di
un uomo più grande di lei, di una vita più grande
di lei. Il film “An Education” ha rappresentato
una piacevole pausa letteraria, in attesa di aprile e
dell’ impegno visionario di Italo Calvino, di cui
abbiamo visto – tratto dalla sua trilogia letteraria
– il film “Il Cavaliere inesistente”, cartone
animato diretto da Pino Zac, storia d’armi
d’amore a tratti incomprensibile, ma con punte
d’ironica suggestione.
In un maggio uggioso come non mai, Jane Austin
ci ha deliziato con la sua rigorosa eleganza in un
ineguagliabile “Lezioni di piano”, mentre in un
giugno finalmente solare e afoso,
Luigi Pirandello ci ha regalato
attraverso un memorabile episodio
cinematografico, uno scorcio di
Sicilia come solo lui la sapeva
raccontare.
Infine, in una sala attraversata da
una scia di vento odorosa di terra
bagnata, con l’acquolina in bocca
per l’ imminente assaggio di un
Mojito, preparato dalle sapienti
mani di due gentili colleghe
spettatrici in onore dello scrittore
del mese di luglio, abbiamo goduto
della visione del film “Gangster”
tratto dall’omonimo romanzo di Ernest
Hemingway, splendidamente interpretato da un
affascinante Burt Lancaster e da una splendida
Ava Gardner, in un susseguirsi di colpi di scena e
flashback in bianco e nero.
Questa è la nostra storia, quella di un gruppo
accessibile a tutti, che continuerà ad attingere
nell’ inesauribile patrimonio cinematografico
italiano e straniero, perché, come dice il grande
Cecil de Mille: “Il cinema è la nuovaletteratura”.
Noi ne saremo ancora spettatori, e ancor prima
lettori, in agosto, con il premio Nobel Grazia
Deledda, a settembre con l’atmosfera americana
di F.Scott Fitzgerald, e a ottobre con la sensualità
misteriosae cerebrale di Alberto Moravia.
E voi? Catia Simone
“appuntamenti,
in cui arte,
scrittura e cinema
s’incontreranno per
fondersi e confluire
in pareri eruditi
e critiche stimolanti,
intervallati da assaggi
di deliziosi dolcetti
e un bicchiere
di buon vino.”
AUTORE FILM DEL MESE
Cavaion, riapproda in consiglio comunale la
convenzione per l’assegnazione della gestione
all’A.C. Cavaion del campo di calcio. La
convenzione fu approvata, in prima battuta, dal
C.C. nella seduta del 29 febbraio; in quella
occasione, noi di “Progetto Paese”, ponemmo in
risalto alcuni aspetti critici, fra i quali: l’eccessiva
responsabilità che si concentrava nei volontari
dell’A.C. Cavaion ed un aspetto fiscale non
chiaro. La maggioranza sicura della bontà di
quanto proposto volle approvarla comunque.
La convenzione andava così bene che l’A.C.
Cavaion non se la sentì di sottoscriverla ed eccola
ritornare, modificata, in Consiglio nella seduta
dell’8 agosto. Purtroppo le modifiche non
risolvono i problemi da noi evidenziati, anzi.
In primo luogo non viene modificata la
posizione dell’A.C. Cavaion che
continua ad assumere la figura del
gestore unico ponendosi nella
posizione di garanzia prevista
dall’art. 40 cod. pen. ed art. 2051
cod. civ.; posizione più volte
confermata da sentenze della Corte
di Cassazione. Per effetto di ciò
l’A.C. Cavaion deve verificare che gli
impianti e le attrezzature siano a norma
di legge ed adatte all’uso che ne viene
fatto incombendo su di essa la responsabilità
civile e penale. A nulla serve il trafiletto inserito
fra le righe della convenzione ove il Comune si
accolla l’onere della manutenzione straordinaria e
solleva il concessionario da ogni responsabilità,
perché non modifica di fatto la posizione del
gestore tanto più che successivamente viene
formulato un articolo ad hoc denominato
“Responsabilità” nel quale il Comune si dichiara
estraneo ad ogni tipo di responsabilità. Ma l’A.C.
Cavaion non è proprietaria degli impianti e non ha
i mezzi per metterli o mantenerli a norma.
Non è neppure risolta la questione fiscale in
quanto, è pur vero, che ora le somme erogate dal
comune all’A.C. Cavaion sono denominate
“contributi” e non “corrispettivi” ma è anche
altrettanto vero che nel nostro ordinamento non
conta il “nomen iuris” attribuito bensì la natura di
quanto pattuito. Ora difronte ad una obbligatorietà
per il comune di corrispondere il contributo
inserita in una convenzione piena di obblighi per
il gestore è facile prevedere che il verificatore
fiscale attribuirà a tali somme la natura di
corrispettivo pretendendo, per lo meno, il
pagamento dell’ IVA.
Perplessità genera, inoltre, l’art. 5 là dove indica
quali fonti di finanziamento per il gestore gli
incassi del pubblico pagante, le
sponsorizzazioni, l’esposizione di cartelli
pubblicitari, ecc. e poi vieta ogni utilizzo
a scopo di lucro; ma queste non sono
attività a scopo di lucro? Evidente
l’ incongruenza. Non è tutto perché di
seguito si dice che gli introiti
derivanti dallo sfruttamento
economico dell’ impianto, che sono
sempre quelli appena citati, devono
essere utilizzati esclusivamente per
manutenzioni ordinarie e straordinarie.
Quindi non per acquistare le magliette o le
scarpe ai ragazzini?
Dello stesso tenore sono anche le convenzioni per
gli altri impianti sportivi.
La nostra posizione critica non è dettata dalla
contrarietà a queste convenzioni, bensì dalla
preoccupazione che qualche concittadino subisca
guai patrimoniali e/o penali per il semplice fatto
di aver gratuitamente impegnato il proprio tempo
libero per lo sport a Cavaion.
Corrado Mancini
Consigliere Comunale Progetto Paese Cavaion
A.C. CAVAION NEL PALLONE
E’ uscito il volume che presenta la chiesa di San Giovanni Battista
In occasione delle celebrazioni per il duecentesimo anniversario della chiesa parrocchiale di Cavaion, è
stato realizzato un volume sulla storia della chiesa (di 1 30 pagine con numerose foto) da parte di
Maurizio Delibori e Daniela Zanetti, con la collaborazione di don Maurizio Guarise, Sabrina Tramonte e
Flavia Maria Benato. Il volume è stato presentato a fine agosto assieme ai lavori di restauro della chiesa.
Racconta la storia non solo della chiesa ma anche della parrocchia di Cavaion.
Una prima chiesetta romanica di forme rettangolari sorse al posto dell’attuale parrocchia¬le nel XIII sec.,
dedicata a San Giovanni Battista ed officiata la domenica ed in occasione di festività particolari, da un
sacerdote che saliva dalla Pieve di Santa Maria di Cisano. Dal 1460, dopo un primo ampliamento, vicino
alla chiesa risiedeva anche un sacerdote che ne era il rettore.
Divenuta parrocchiale nel 1 585, nella prima metà del XVII sec. la chiesa venne ampliata raggiungendo le
dimensioni dell’attuale presbi¬terio. Anche il campanile venne ulteriormente innalzato nel 1749. Ma
l'ampliamento più consistente ed una radicale ricostruzione, la chiesa li subì tra il 1 810 ed il 1 830 quando
raggiunse le attuali propor¬zioni sotto la direzione del parroco don Angelo Voltolini e venne costruita la
monumentale facciata a sud, dato che quella ad ovest era sacrificata dalla strada per Incaffi. In seguito
venne aggiunto l’Oratorio nel 1930, si sistemò la cella campanaria e vennero rifatte le pitture interne ed
esterne nel XX sec.
Nel libro sono presentate tutte le pitture e le decorazioni interne; in particolare Daniela Zanetti si
sofferma sulla storia degli altari, sulla pala “Madonna con Bambino tra San Giovanni e San Bartolomeo”
di Antonio Badile (metà XVI sec.), posta dietro l’altar maggiore, e sulla pala “Salita di Gesù al Calvario”
di Francesco Ligozzi del 1 595 sul’altare dello “spasmo”, oggi della Vergine del Carmelo. Vengono
descritte da Delibori la pala dei “Santi Giacomo e Filippo” di Giuseppe Corte da Cima del 1 594, quella di
San Giuseppe e di Sant’Antonio e gli altri numerosi quadri ed arredi. Il parroco don Maurizio Guarise
illustra il significato di parrocchia e di comunità cristiana oggi e presenta i Santi patroni di Cavaion.
Vengono inoltre descritti i 22 parroci che si sono succeduti nella cura della parrocchia dal 1485 ad oggi e
vengono presentate alcune curiosità emerse da ricerche nell’archivio parrocchiale. Infine, Sabrina
Tramonte e Flavia Benato illustrano gli interventi di restauro compiuti nel 2012 e i lavori che restano da
compiere per la completa ristrutturazione e sistemazione della chiesa.
Il volume è disponibile per l’acquisto nelle edicole di Cavaion o in parrocchia.
CAPONATA SICILIANA DI MELANZANE
Per ricordare i profumi e i piaceri dell’estateappena conclusa, vi propongo un contorno diverdure: la caponata siciliana, un piatto tipico dicui esistono però diverse varianti della ricetta.Quella che vi descrivo l’ho sperimentatapersonalmente e “semplificata” per i notiproblemi di mancanza di tempo che abbiamoormai tutti.INGREDIENTI per 6 persone 34 melanzane tonde un bel sedano croccante una grossa cipolla una tazza di olive verdi snocciolate un paio di cucchiai di capperi una ciotola di salsa di pomodoro mezzo bicchiere di aceto due cucchiaini di zucchero sale e pepe.1. Tagliate le melanzane a cubetti piuttostogrossi (io lo faccio dopo averle sbucciate, maè un parere personale) salatele e mettetele aperdere l’acqua amara in un colino perun’ora. Friggetele in olio bollente emettetele a sgocciolare su carta assorbente.2. Fate appassire la cipolla con l’olio in unalarga padella, aggiungete il sedano tagliatoa pezzettini e rosolatelo. Unite la salsa dipomodoro, le olive e i capperi e cuocete unquarto d’ora circa, regolando di sale e pepe.3.Unite poi le melanzane fritte e insaporiteancora qualche minuto. Fate sciogliere lozucchero nell’aceto e versate nella padella.Fate sfumare un po’ e la caponata è pronta.
È un piatto che si apprezzameglio se consumato freddo.di Betta Castani
LE RICETTE
di BETTAANCHE A SEGA
FESTA DELLA COMUNITA’
L’anniversario del 200° anno di ricostruzione
della Chiesa Parrocchiale, ai primi di settembre, è
stato l’occasione di un festoso incontro col
vescovo di tutta la comunità parrocchiale. Il
pranzo comunitario che ne è seguito è stato un
bell’esempio di ciò che i gruppi di persone sanno
fare, mettendosi insieme: ottima organizzazione e
tanta allegria. C’è stato, dopo gli onori di casa da
parte di Don Maurizio, anche lo spazio per un
breve intervento di tutti i parroci, curati, religiosi
che a vario titolo sono legati a Cavaion e alla sua
chiesa.
Ma nello stesso periodo anche a Sega si è
verificata un’occasione del genere. La
tradizionale festa di S. Gaetano è stata
completamente “ridisegnata” con la
collaborazione del nuovo parroco Don
Salamandra. Allargata nelle attività e nelle
strutture, ha permesso al comitato, che da sempre
finanzia in questo modo le necessità parrocchiali,
di raggiungere un ottimo risultato con l’aiuto di
molte più persone, e soprattutto la collaborazione
delle delegazioni di S. Benedetto di Lugana e di
Bure (precedenti parrocchie di Don Salamandra).
La cena conclusiva, per ringraziare chi ha
lavorato durante la sagra, è stata quindi molto più
affollata del solito e si è svolta presso la sala
Leardini della Parrocchia di Piovezzano.
La gratitudine verso chi si è particolarmente
distinto nelle attività è stata espressa con una
serie di menzioni e di targhe che hanno
riconosciuto il ruolo particolare di parecchie
persone.
Ma tutti i presenti si sono sentiti parte di un
progetto comune, trascinati dall’entusiasmo di
Don Gianfranco e coinvolti nella piacevolezza di
una serata speciale.
Hai qualche ricettaper "sfidare" lanostra Betta?
Spedisci la al la VdP!
Cosa spinge un gruppo di giovani ad unirsi per affrontare problematiche del proprio paese? Sicuramente
lo spirito di amicizia, la voglia di stare assieme, ma soprattutto la consapevolezza che a Cavaion le cose
non sempre vanno nella giusta direzione, anche a scapito della giovane generazione che aumenta sempre
più. Ora un gruppo di ragazzi vuole confrontarsi con i vari problemi presenti sul territorio cavaionese. Per
dare voce alle proprie idee bisogna esporsi, e far conoscere il proprio programma alla popolazione…
Proprio come sta facendo l’associazione “LiberaMente Cavaion”! E’ quello che farà mercoledì 7
Novembre alle ore 21 .00 nella sala civica di corte Torcolo, organizzando una serata di presentazione
dell’associazione, con la popolazione ed il sindaco Lorenzo Sartori.
Sono stato al cosidetto “circolo Bernardi”, luogo e sede dell’associazione, e dopo aver incontrato i
componenti effettivi del neonato direttivo ho cercato di raccogliere informazioni utili.
Reputo doveroso pubblicare i nomi degli eletti all’ interno dell’associazione con le relative cariche:
- Alessandro Delibori (presidente)
- Jacopo Righetti e Alessio Tressanti (vicepresidenti)
- Andrea Jacopo Gallucci (tesoriere)
- Giulia Nuzzo (segretaria)
- Niccolò Morin e Andrea Vicenzi (consiglieri)
Conosciamo più a fondo questo giovane gruppo, attraverso un’intervista che ho fatto a Sirio Bernardi,
Niccolò Morin e Andrea Jacopo Gallucci:
1 ) Quale tipo di associazione?
E’ un gruppo libero, aperto a tutti i giovani (e meno giovani) cavaionesi che si vogliono mobilitare per
modificare la situazione attuale del comune.
2) Quali sono gli obiettivi vivi del gruppo?
Come punto all’ordine del giorno c’è il recupero di nuovi spazi/luoghi da adibire ai giovani, affinché
possano diventare punti di incontro fissi tra ragazzi di varie età.
Frenare la continua cementificazione del territorio, con relativa diminuzione di aree verdi e boschive.
Vi è inoltre la volontà di creare una comunità giovanile partecipativa e attiva all’ interno del comune.
Ultimo, ma non meno importante è la valorizzazione dello sviluppo sostenibile (un processo che lega la
tutela delle risorse naturali alla dimensione socio-economica). Tutto ciò è incompatibile con il degrado
delle risorse e del patrimonio.
3) Da chi è composto?
Da pochi giorni si è formata l’associazione i quali membri che vi partecipano ufficialmente sono una
quindicina. C’è da considerare un buon numero di aiutanti e sostenitori che danno il loro contributo.
4) Come è nato il gruppo?
L’associazione nasce molto semplicemente durante una discussione tra ragazzi sul comune di Cavaion i
quali hanno deciso subito di farsi sentire.
5) Qual’è il significato di LIBERAME�TE?
LiberaMente Cavaion allude al bisogno dei cittadini cavaionesi di liberare la mente dai problemi e dalle
solite polemiche paesane e re-inventare Cavaion, con nuove proposte, ed iniziative concrete. Guardare il
proprio paese con spirito costruttivo, non limitandosi solo ad osservare passivamente e criticare, al
contrario informarsi ed agire attivamente poiché solamente chi è informato è libero.
Un ringraziamento particolare a Stefano Dalle Vedove che ha realizzato il logo del gruppo che trovate ad
inizio pagina.
Chiunque volesse esprimere una propria opinione o seguire l’associazione può farlo accedendo a
facebook e digitando “LiberaMente Cavaion”.
Matteo Anteghini
voci&novità
voci&novità
voci&novità
Angolo della Poesia
CI TROVATE E LEGGETEANCHE ONLINE SU FACEBOOKPAGINA "La Voce Del Paese"
Vuoi___ricevere il periodicoin formato PDF_direttamente
a casa tua??Invia un e-mail a
"[email protected]"_____con scritto
"PDF"
'Stamatina, apena messo fora
el naso dai ninsoi che me cuerciava,
ho visto tante foie che cascava,
e g'ò pensado alora:
'Ste piante che le mora?
Le casca, le te cuerse la contrada,
le te imbastisse dei ricami in strada,
le manda tuti quanti a la malora,
par via de 'sta nebieta,
che sporca e che te neta
le piante e la campagna,
che tute la le bagna,
le foie che vien zo,
par farghe complimento
par farghe giuramento
de no cascar in do,
ma a una a una a una,
fin che ghe n' sarà una
tacada su la rama.
E za che se descanta el me çervel
voio contarve tante cose bele
de queste foie che vien zo dal çiel.
Le g'à parlà 'ta note co le stele,
le ha fato da vental, le l'à smorzade
gh'è vegnudo matina e i è cascade.
I è cascade così, a una a una,
maciandone le piasse e la campagna,
i è cascade così, fin che la luna
s'à sconto par de drio de la montagna.
E mi pensando
a questa pore foie,
me vien le voie
de continuar contarve,
quel che me boie drento,
e a çento, a çento,
ciaparli soto al brasso
'sti versi che me sbrissia
e po cindurli a spasso
en sieme co le foie
che le ghe fassa lissia.
I è cascade le morte a una, a una,
dal ramo che l'è verso al tramontan;
che n'abia savù dir, no gh'è stà una,
cosa sarà de mi, forse, doman. E. Ruzzenenti
CASCA LE FOIE