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8. L’INTEGRAZIONE INTRODUZIONE Negli ultimi cento anni ci sono stati grandi cambiamenti sociali. Il mondo di oggi offre, a molti di noi, condizioni di vita migliori e, grazie al progresso tecnologico, è cresciuto trasformandosi in un solo mondo”. Per esempio: nel giro di poche ore possiamo andare ovunque in aereo e comunica- re con internet con tutto il mondo in modo semplice e gratuito. Questi cambiamenti hanno con- sentito anche allindustria di produrre molto di più in modo più conveniente e di allargare il cam- po del mercato. La globalizzazione accelerata non significa però che tutti i Paesi siano sviluppati allo stesso modo e che tutti gli esseri umani riescano ad approfittare del collegamento in rete. Al contrario, proble- mi come la povertà, la fame, la mancanza di educazione, una cattiva assistenza sanitaria e la vio- lazione dei diritti umani, sono ancora di estrema attualità. Non di rado la globalizzazione contri- buisce addirittura ad aumentare i problemi. I Paesi più poveri sono spesso profondamente dipendenti da quanto i Paesi più sviluppati decido- no di produrre e comprare. Allo stesso tempo i salari che vengono pagati ai lavoratori dei Paesi più poveri sono estremamente bassi. Questo fa sorgere ingiustizie che privano molte persone dei diritti umani fondamentali. Tale situa- zione viene peggiorata dal cambiamento climatico che intensifica ancora di più i problemi soprat- tutto nei Paesi del sud non ancora sviluppati. La globalizzazione non presenta quindi solo vantag- gi, ma rafforza molti problemi, oppure li fa addirittura sorgere. Strettamente connesso alla globalizzazione e ai problemi che ne derivano è il fenomeno della mi- grazione definito come trasferimento permanente o spostamento temporaneo di persone in un paese diverso da quello dorigine. I motivi per lasciare la propria patria possono essere molteplici: la povertà e la miseria della popolazione, la mancanza di libertà e di democrazia, la persecuzione politica, così come i conflitti e le guerre. LItalia, dal punto di vista migratorio, risulta essere un paese molto particolare poiché nel corso della storia ha conosciuto i due lati della stessa medaglia: flussi prima in uscita e più recentemen- te in entrata. Punto di partenza e arrivo, lItalia non è sempre stata un territorio di approdo per mi- gliaia di stranieri in cerca condizioni di vita migliori. Al contrario l Italia è stata soprattutto un luogo di partenze e struggenti addii: sono stati gli italiani, infatti, ad essere i protagonisti del più grande esodo migratorio che ha interessato lepoca moderna. Arcidiocesi Salerno-Campagna-Acerno Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile Sussidio per Giovani Anno pastorale 2017/2018 #DATTIDAFARE Scheda 8 DOCAT Un solo mondo, una sola umanità: la la comunità internazionale” dom. 229-255

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8. L’INTEGRAZIONE INTRODUZIONE

Negli ultimi cento anni ci sono stati grandi cambiamenti sociali. Il mondo di oggi offre, a molti di noi, condizioni di vita migliori e, grazie al progresso tecnologico, è cresciuto trasformandosi in un “solo mondo”. Per esempio: nel giro di poche ore possiamo andare ovunque in aereo e comunica-re con internet con tutto il mondo in modo semplice e gratuito. Questi cambiamenti hanno con-sentito anche all’industria di produrre molto di più in modo più conveniente e di allargare il cam-po del mercato. La globalizzazione accelerata non significa però che tutti i Paesi siano sviluppati allo stesso modo e che tutti gli esseri umani riescano ad approfittare del collegamento in rete. Al contrario, proble-mi come la povertà, la fame, la mancanza di educazione, una cattiva assistenza sanitaria e la vio-lazione dei diritti umani, sono ancora di estrema attualità. Non di rado la globalizzazione contri-buisce addirittura ad aumentare i problemi. I Paesi più poveri sono spesso profondamente dipendenti da quanto i Paesi più sviluppati decido-no di produrre e comprare. Allo stesso tempo i salari che vengono pagati ai lavoratori dei Paesi più poveri sono estremamente bassi. Questo fa sorgere ingiustizie che privano molte persone dei diritti umani fondamentali. Tale situa-zione viene peggiorata dal cambiamento climatico che intensifica ancora di più i problemi soprat-tutto nei Paesi del sud non ancora sviluppati. La globalizzazione non presenta quindi solo vantag-gi, ma rafforza molti problemi, oppure li fa addirittura sorgere. Strettamente connesso alla globalizzazione e ai problemi che ne derivano è il fenomeno della mi-grazione definito come trasferimento permanente o spostamento temporaneo di persone in un paese diverso da quello d’origine. I motivi per lasciare la propria patria possono essere molteplici: la povertà e la miseria della popolazione, la mancanza di libertà e di democrazia, la persecuzione politica, così come i conflitti e le guerre. L’Italia, dal punto di vista migratorio, risulta essere un paese molto particolare poiché nel corso della storia ha conosciuto i due lati della stessa medaglia: flussi prima in uscita e più recentemen-te in entrata. Punto di partenza e arrivo, l’Italia non è sempre stata un territorio di approdo per mi-gliaia di stranieri in cerca condizioni di vita migliori. Al contrario l’Italia è stata soprattutto un luogo di partenze e struggenti addii: sono stati gli italiani, infatti, ad essere i protagonisti del più grande esodo migratorio che ha interessato l’epoca moderna.

Arcidiocesi Salerno-Campagna-Acerno Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile

Sussidio per Giovani Anno pastorale 2017/2018

#DATTIDAFARE Scheda 8

DOCAT “Un solo mondo, una sola umanità: la

la comunità internazionale” dom. 229-255

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L’immigrazione sembra rappresentare una grande sfida non solo per il nostro Paese, ma per tutta l’Europa. Purtroppo, l’opinione pubblica corre spesso il rischio di avere una distolta vi-sione del fenomeno dell’immigrazione. A ciò contribuisce l’azione dei grandi mass-media che si occupano soprattutto di gravi e continue emergenze le quali portano a trascurare una corretta percezione del fenomeno, riguardante milioni di cittadini stranieri.

Si tende a parlare di immigrati solamente quando accadono gravi fatti che attentano all’ordi-ne pubblica; si parla di immigrati collegandoli alla criminalità organizzata, si parla insomma di immigrati come un “problema”. Ed è per questo che il fenomeno dell’immigrazione viene trattato come un “problema”. Da qui la nascita negli Stati europei di una politica di integra-zione, cioè una politica dell’alloggio, dell’assistenza sociale e dell’istruzione, ma anche pur-troppo di una politica di chiusura di frontiere, nata da una visione ingenua o strumentale del fenomeno. Un paradosso se si pensa che giorno dopo giorno ci si incammina verso un “allargamento”dell’Europa. Ed è appunto come “Europa” che bisogna affrontare il problema. Bisogna considerare l’integrazione non alla stregua di un problema politico ma come una sfi-da che ha come premio la crescita dell’intera Comunità Europea.

“Un passo, un nuovo Stato, un’altra terra, una cultura estranea, un mondo ignoto, un’altra lingua e tanta voglia di tornare a quelle radici da cui forzatamente e necessariamente mi al-lontano”. Forse questi o tanti altri pensieri affollano la mente di un immigrato. Difficile rico-struire quell’emozioni che mai si sono provate, difficile immaginare di essere un “esule”. Forse disagio, nient’altro che disagio, prova chi si trova ad affrontare questo difficile passo, o peggio solitudine. Ecco che l’immigrazione diviene necessità di integrazione, ecco che il problema del singolo diviene problema della collettività.

Al fine di non fare del problema dell’integrazione una mera dissertazione retorica, bisogna necessariamente esplicare i termini attraverso i quali tale integrazione si attua.

Cosa vuol dire, in sostanza, integrazione?

Innanzitutto l’integrazione non è altro che quel processo attraverso il quale si va ad istituire una fitta rete di relazioni fra lo “Stato” e il “singolo individuo”, un processo in cui, poi, va a sovrapporsi l’azione di diversi enti, governativi e non, come datori di lavoro, sindacati, asso-ciazioni religiose, centri di accoglienza e formazione che sostengono gli immigrati.

Integrazione diviene, inoltre, sinonimo di istruzione. Molti, infatti, sono gli ostacoli che l’im-migrato si trova ad affrontare, primo tra tutti quello della lingua. L’impatto con la lingua e la conoscenza del Paese di permanenza viene ulteriormente reso difficile dalla presenza di dia-letti locali, di uso comune fra colleghi, amici e parenti, che non consentono allo straniero rap-porti o comunque gli procurano un rallentamento in virtù anche di una scarsa cultura di acco-glienza.

Uno sguardo alla questione immigratoria oggi

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“.....Bisogna ridare un volto preciso agli immigrati, un volto identificabile a conoscere in loro persone umane. Al volto si è abituati ad associare una voce

e questo ci prepara all’ascolto....” (Duccio Demetrio)

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Da qui la necessità di promuovere un programma di accoglienza dell’immigrato, mirato a fornirgli un bagaglio linguistico sufficiente, almeno, ad un suo facile inserimento nel tessuto sociale e lavorativo. Non bisogna, però, nemmeno trascurare la necessità di fornire all’immi-grato una coscienza civile, basata sulla consapevolezza dei propri diritti e sul rispetto dei pro-pri doveri.

Tutto ciò è finalizzato all’abbattimento delle discriminazioni da parte dello stesso mercato del lavoro e dei servizi che, non riconoscendo titoli di studio o qualifiche conseguite in pa-tria, impiegano una manodopera di basso profilo o costringono persone altamente specializ-zate a svolgere mansioni umili e degradanti.

Ecco che il processo integrativo diviene lotta contro quelle chiusure mentali di derivazione xenofoba, ecco che l’istruzione diviene, per l’immigrato, l’unica arma per difendersi da astrusi preconcetti. Mai come oggi la “paura dello straniero”, la sfiducia nelle sue capacità, quell’assurdo considerarlo come “diverso”, solo perché appartenente a modelli etici e cultu-rali differenti, diviene un concetto del tutto fuori luogo in Europa, come altrove. Non si cresce chiudendo le porte al mondo!

Domande per riflettere insieme

Cosa condividi o cosa ti lascia perplesso della riflessione proposta?

Qual è la tua esperienza di rapporto con chi è “straniero”?

Sei mai uscito dall’Italia? Come ti sei sentito accolto all’estero?

Cosa pensi della questione degli immigrati?

Ne hai approfondito le motivazioni e le conseguenze?

Come si vive nel tuo paese, nella tua parrocchia, nel tuo ambiente famigliare e

di gruppo, il discorso degli immigrati?

“Il mio sogno sulla Chiesa è il sogno di porte aperte proprio agli stranieri, a co-loro che parlano, mangiano, odorano diversamente. Desidero una casa non co-

me fortezza impenetrabile per gli altri, ma con molte porte. La patria che possediamo solo per noi ci fa diventare ottusi e sospettosi. Ogni

ospite porta con sé nella casa qualcosa che noi non abbiamo” (Dorothee Solle)

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Sul tema dell'immigrazione, Giovanni Paolo II si sofferma nella sua enciclica Centesimus An-nus quando parla di evangelizzazione. La sfida dell'immigrazione "interpella la capacità della chiesa di accogliere ogni persona, a qualunque popolo o nazione essa appartenga. Esso stimola anche l’intera società europea e le sue istituzioni alla ricerca di un giusto ordine e di modi di convivenza rispettosi di tutti, come pure della legalità, in un processo d’una integrazione possi-bile". Integrazione possibile, ma ad alcune condizioni: "E’ responsabilità delle autorità pubbli-che - scriveva il Papa polacco - esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione del-le esigenze del bene comune. L’accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi". Per Wojtyla era inoltre necessario "salvaguardare il patrimonio culturale proprio di ogni nazione". Nell’enciclica Caritas in veritate (2009) di papa Benedetto XVI vengono evidenziati, rispetto a povertà e immigrazione, tre principi fondamentali. Il primo consiste nella salvaguardia dei «diritti delle persone e delle famiglie emigrate» (n.62): chi è costretto a lasciare il proprio Pae-se, scrive Benedetto XVI, deve vedersi riconosciuti i propri «diritti fondamentali inalienabili». Accanto ai «diritti delle persone e delle famiglie emigrate» vi sono – afferma la Caritas in veri-tate – vanno considerati «al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati». rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad ob-bedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri»: dunque il diritto di un Paese che accoglie è, in primo luogo, quello di vedere rispettate le proprie tradizioni culturali e religiose, oltre che le proprie leggi. E non finisce qui. Infatti la Chiesa considera come prioritario pure «il migliora-mento delle situazioni di vita delle persone concrete di una certa regione, affinché possano as-solvere a quei doveri che attualmente l’indigenza non consente loro di onorare», sia perché «nessun Paese da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori del nostro tem-po», sia perché anche coloro che non emigrano e rimangono nei loro Paesi, evidentemente, sono persone umane e vanno assistiti nella loro condizione di povertà. Quest’ultima sottolineatura non va considerata marginale giacché, da quando la Chiesa ha ini-ziato a pronunciarsi sui flussi migratori – cioè almeno dalla Costituzione apostolica Exsul fami-lia (1952) di papa Pio XII (1876-1958) in poi –, il Magistero è stato sempre molto chiaro nel ribadire che esiste, ancorché spesso taciuto, un diritto fondamentale di ogni cittadino ed essere umano: quello di non emigrare; o meglio, di non essere messo dalle circostanze nelle condizio-ni di doverlo fare.

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IL PENSIERO DEI PAPI

“Migranti e rifugiati non sono pedine sullo scacchiere dell’umanità. Si tratta di bambini, donne e uomini che abbandonano o sono costretti

ad abbandonare le loro case per varie ragioni, che condividono lo stesso desiderio legittimo di conoscere, di avere, ma soprattutto di essere di più”

(Papa Francesco)

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PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2018 [14 gennaio 2018]

“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati” Sono quattro i verbi fondamentali nel pensiero di Papa Francesco per il tema che riguarda i mi-granti e i rifugiati: “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Accogliere – scrive il papa – “significa innanzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione”, auspicabili “un impegno concreto affinché sia incrementata e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungi-mento familiare”, ma anche programmi di sponsorship, l’apertura di corridoi umanitari per i rifugiati più vulnerabili. Per Francesco inoltre le “espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso Paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali” non sono una soluzione e ricordando la “Caritas in Veritate” di Bene-detto XVI richiama il principio della centralità della persona e la necessità di “anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale”. Il verbo Proteggere, per il Papa si declina in tutta una ser ie di azioni in difesa dei dir itti e della dignità di migranti e rifugiati “indipendentemente dal loro status migratorio”. Occorre quindi assicurare “un’adeguata assistenza consolare, il diritto di conservare sempre con sé i do-cumenti di identità personale, un equo accesso alla giustizia, la possibilità di aprire conti banca-ri personali e la garanzia di una minima sussistenza vitale. Se opportunamente riconosciute e valorizzate, le capacità e le competenze dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati, rappresentano una vera risorsa per le comunità che li accolgono”. L’inserimento socio-lavorativo dei migranti e rifugiati, la cura della dimensione religiosa, l’at-tenzione a coloro che vivono situazioni di disabilità e la promozione del ricongiungimento fa-miliare “senza mai farlo dipendere da requisiti economici”: sono alcune delle buone prassi in cui può essere declinato il verbo Promuovere, cui è legato anche la dimensione che deve avere il riconoscimento del valore della dimensione religiosa “garantendo a tutti gli stranieri presenti sul territorio la libertà di professione e pratica religiosa”. L’ultimo verbo è integrare che, ricorda Francesco citando Papa Giovanni Paolo II, non è «assimilazione che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità culturale. Il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il “segreto”, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti va-lidi e contribuire così ad una maggior conoscenza reciproca». Il processo di integrazione per il pontefice può invece essere accelerato “attraverso l’offerta di cittadinanza slegata da requisiti economici e linguistici e di percorsi di regolarizzazione straordinaria per migranti che possano vantare una lunga permanenza nel Paese”. È una necessità anche “favorire in ogni modo la cul-tura dell’incontro, moltiplicando le opportunità di scambio interculturale, documentando e dif-fondendo le buone pratiche di integrazione e sviluppando programmi tesi a preparare le comu-nità locali ai processi integrativi”.

IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO

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Se sfogliamo la Bibbia, cercheremo inutilmente il termine astratto immigrazione, troveremo invece il sostantivo “immigrato” e il verbo “immigrare”. L’Antico Testamento usa con una cer-ta frequenza il vocabolo dell’immigrazione: 81 volte utilizza il verbo gûr e 92 il sostantivo ger. Chi è il ger per l’Antico Testamento? È una persona che da un punto di vista giuridico non go-de dei diritti degli autoctoni, ma non è considerata nemmeno straniero. Dunque non possiede legami di sangue con le persone in mezzo alle quali vive, ma innegabilmente condivide la stes-sa terra nella quale abitano. Ger corrisponde dunque al nostro sostantivo “immigrato”. Perché questo ‘straniero’ lascia la sua terra di origine e va a vivere in un’altra e diventa un ger? Il motivo classico è la carestia. Anche un figlio di Israele può diventare un ger quando esce dal-la Palestina e va a vivere in un’altra terra. “Al tempo dei giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo con la moglie e i suoi due figli emigrò da Betlemme di Giuda nei campi di Moab”. Così inizia il libro di Rut. L’Antico Testamento nomina diverse carestie che spingono gli Israeliti ad emigrare; così tro-viamo personaggi illustri costretti a vivere in condizione di immigrati (gerim): Abramo (Gen 12,10), Isacco (Gen 26,3), Elia (1Re 17,30). Un fatto sicuramente è importante prendere in con-siderazione è che l’intero popolo d’Israele sperimenta la condizione dell’immigrato; i fratelli di Giuseppe interrogati dal faraone si esprimono così: "Siamo venuti per soggiornare come fore-stieri (siamo emigrati) nella regione, perché non c'è più pascolo per il gregge dei tuoi servi; in-fatti è grave la carestia nella terra di Canaan. E ora lascia che i tuoi servi si stabiliscano nella terra di Gosen!” (Gen 47,4). Proprio dalla ‘storia di Giuseppe’, raccontata negli ultimi capitoli di Genesi, sappiamo che la schiavitù in Egitto iniziò con un processo migratorio avvenuto a causa della carestia. La pacifica permanenza degli Ebrei in Egitto si trasformò in seguito in una dura schiavitù (cfr. Es 1). Siamo di fronte al fallimento di un processo migratorio. Una seconda causa che individuiamo nei testi biblici come causa dell’immigrazione è la guerra: così in Is16,4 i dispersi di Moab trovano rifugio in Giuda, e 2Sam 4,3 racconta come gli abitan-ti di Beeroth (località che probabilmente sorgeva a nord ovest di Gerusalemme, a circa 7 miglia di distanza) siano fuggiti a Gittaim e vi si siano stabiliti in condizione di immigrati. Altra causa può essere la persecuzione o un pericolo che mette a repentaglio la vita: è il caso di Mosé fuggiasco dall’Egitto e, guardando al Nuovo Testamento, della Sacra Famiglia che lascia frettolosamente Betlemme e si rifugia in Egitto.

Fiorella Mannoia- Non è un film https://www.youtube.com/watch?v=yahzqVHtGRg

John Lennon-Give Peace A Chance https://www.youtube.com/watch?v=RkZC7sqImaM

Piero Pelù-UFO su Firenze https://www.youtube.com/watch?v=Fx127nF_YH0

Samuele Bersani-Barcarola Albanese https://www.youtube.com/watch?v=WTm70hh8iAw

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IL TEMA NELLA SACRA SCRITTURA

LA POLITICA IN MUSICA

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UFFICIO DIOCESANO MIGRANTES Chiese apritevi all’accoglienza! «Ero forestiero e mi avete ospitato», è sulle orme di una delle più pregnanti frasi racchiuse nel Vangelo di Matteo che l’Ufficio diocesano Migrantes Sa-lerno-Campagna-Acerno, diretto da Antonio Bonifacio, ha deciso di muover-si fin dal suo primo momento di vita. Per il direttore Migrantes della diocesi campana “diviene sempre più impor-

tante ed essenziale proiettarsi in questo nuovo mondo” con una prospettiva in cui “accogliere l’altro” vada nella direzione “reciproca della responsabilità, speranza, coraggio, paura”. L'Ufficio Migrantes si prefigge di: - assicurare l’assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri, - accompagnare e sostenere le Chiese particolari nella conoscenza, nell’opera di evangelizzazione e nella cura pastorale dei migranti, italiani e stranieri, - promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti e opere di fraterna accoglienza nei riguardi dei migranti, per stimolare nella società civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità in un clima di pacifica convivenza, - promuovere l'attenzione alla tutela dei diritti della persona e della famiglia migrante e alla promo-zione della cittadinanza responsabile dei migranti Tra le attività che l’Ufficio Migrantes promuove e propone vi sono: - il cammino mensile di incontro e condivisione con le comunità straniere presenti nel territorio sa-lernitano, attraverso la Festa dei Popoli, iniziato nel 2008 - sostenere le cappellanie cristiane nel loro vivere i momenti celebrativi secondo le tradizioni e riti dei propri paesi di origine, vivendo coloro anche i connessi momenti di festa e di comunità - dal 01 dicembre 2016, come da invito della CEI, l’Arcidiocesi ha iniziato l’accoglienza, attraverso i Corridoio Umanitari, di una famiglia siriana di sette componenti (2 genitori e 5 ragazzi), accompa-gnandoli costantemente nel loro percorso di ripresa della vita familiare, dopo la fuga dalla Siria e 3 anni di vita nel campo profughi di Homs, della vita scolastica ed anche della vita lavorativa - incontrare i gruppi parrocchiali i movimenti cattolici per la formazione, riflessione ed impegno nell’esperienza con i migranti, anche in riferimento a quanto sta vivendo in questo periodo il nostro territorio - promuovere nel territorio diocesano incontri pubblici di riflessione, analisi, confronto sul tema della migrazione, dell’Accoglienza anche con la presenza di testimoni locali e nazionali - sostenere le progettualità di Accoglienza del migrante - stimolare nelle Parrocchie la colletta in occasione della Giornata Mondiale del Migrante, al fine di sostenere le attività e progetti nazionali ed internazionali per i migranti Tante esperienze, incontri, relazioni in nome della Chiesa universale, della Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno con il fine di testimoniare la scelta della chiesa locale di vivere il momento di GRAZIA dell’incontro con l’altro. È stata costituita una Equipe per un lavoro di squadra, con l’intento di aggregare ancora persone e/o movimenti che vogliono affiancare al loro percorso di fede e seguendo il loro carisma, anche l’espe-rienza della pastorale migrantes. Email: [email protected]

FB: Ufficio Diocesano Migrantes Salerno-Campagna-Acerno

L’ANGOLO DELLE TESTIMONIANZE

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Dio di misericordia,Ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini, che sono morti dopo aver lasciato le loro terre in cerca di una vita migliore.

Benché molte delle loro tombe non abbiano nome, da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto. Che mai siano da noi dimenticati, ma che possiamo onorare il loro sacrificio con le opere più che con le parole.

Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio, sopportando paura, incertezza e umiliazione, al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza.

Come Tu non hai abbandonato il tuo Figlio quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe, così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie attraverso la nostra tenerezza e protezione.

Fa’ che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace.

Dio di misericordia e Padre di tutti, destaci dal sonno dell’indifferenza, apri i nostri occhi alle loro sofferenze e liberaci dall’insensibilità, frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi.

Ispira tutti noi, nazioni, comunità e singoli individui, a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste sono nostri fratelli e sorelle.

Aiutaci a condividere con loro le benedizioni che abbiamo ricevuto dalle tue mani e riconoscere che insieme, come un’unica famiglia umana, siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te, che sei la nostra vera casa, là

dove ogni lacrima sarà tersa, dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio.

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PREGHIERA DI PAPA FRANCESCO

Incontrare una realtà di accoglienza per migranti oppure invitare persone provenienti da altri

paesi per conoscerne la storia, la cultura, il pensiero.

Se sono presenti ragazzi stranieri nel paese o nella parrocchia, verificare cosa si sta facendo

per integrarli meglio e programmare un’attività o una festa dove possano sentirsi protagonisti.

IMPEGNO PER I GIOVANI

INTEGRAZIONE IN FILM

Alì ha gli occhi azzurri Un film di genere drammatico del 2012, diretto da Claudio Giovannesi, con Nader Sarhan e Stefano Rabatti. Ostia, il lungomare di Roma, inverno. Due ragazzi di sedici anni, alle otto del mattino, rubano un motorino, fanno una rapina, e alle nove entrano a scuola. Nader e Stefano: uno è egiziano ma è nato a Roma, l’altro è italiano ed è il suo migliore amico. Anche Brigitte, la fidanzata di Nader, è italiana, ma proprio per questo i genitori del ragazzo sono contrari al loro amore. Na-der allora scappa di casa. Alì ha gli occhi azzurri racconta una settimana della vita di un adole-scente che prova a disubbidire ai valori della propria famiglia. In bilico tra l’essere arabo o italiano, coraggioso e innamorato, come il protagonista di una fiaba contemporanea, Nader dovrà sopportare il freddo, la solitudine, la strada, la fame e la paura, la fuga dai nemici e la perdita dell’amicizia, per tentare di conoscere la propria identità.