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Le Voci di Notiziario promozionale del Gruppo di lavoro via Piave Numero 2 - Aprile 2008 LE FOTO EDITORIALE I risultati ci sono, ora bisogna continuare D all’uscita del precedente notizia- rio la situazione di via Piave è migliorata sotto tutti i punti di vista anche se, purtroppo, in alcune persone persiste una sensazione di insicurezza. Sembra, infatti, che a qualcuno faccia piacere che questa zona mantenga una reputazione nega- tiva, aiutato da certa stampa che ama le tinte forti. Anche dal recente qua- dro fatto dalla Polizia - che ringrazia- mo per la costante presenza sul terri- torio - viene confermata la migliore vivibilità della zona. Dal punto di vi- sta urbanistico, con la ristrutturazione del verde di via Piave e del giardinet- to di via Sernaglia, le cose sono cam- biate in modo positivo. Affinché i buo- ni cambiamenti rimangano nel tempo, i residenti devono utilizzare i luoghi riqualificati. Nell’ambito delle manifestazioni culturali di via Piave stiamo preparando una mostra fotografica storica per rivivere assieme la nascita e l’evoluzione della zona. Naturalmente per un valido risultato della mostra dobbiamo raccogliere il maggior numero di vecchie fotografie, soprattutto raffiguranti scene di vita come cerimonie familiari o manifestazioni pubbliche am- bientate nella nostra zona. Invitiamo coloro che sono in possesso di queste foto a contattarci per permetterci di effettuare la loro ripro- duzione. Da parte nostra assicuriamo la massima cura nel trattare il materiale ed una immediata restituzio- ne degli originali. Per informazioni o comunicazioni potrete chiamare il numero 349.8011584. Il Gruppo di lavoro via Piave DELLA NOSTRA STORIA «Cerchiamo imma- gini d’epoca per ri- costruire il passato delle famiglie di via Piave» continua a pagina 12

Notiziario 02_2008

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Notiziario promozionale del Gruppo di lavoro di via Piave - Mestre (VE).

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Le Voci di

Notiziario promozionale del Gruppo di lavoro via Piave

Numero 2 - Aprile 2008

LE FOTO

EDITORIALE

I risultati ci sono, ora bisogna continuare

D all’uscita del precedente notizia-rio la situazione di via Piave è migliorata sotto tutti i punti di

vista anche se, purtroppo, in alcune persone persiste una sensazione di insicurezza. Sembra, infatti, che a qualcuno faccia piacere che questa zona mantenga una reputazione nega-

tiva, aiutato da certa stampa che ama le tinte forti. Anche dal recente qua-dro fatto dalla Polizia - che ringrazia-mo per la costante presenza sul terri-torio - viene confermata la migliore vivibilità della zona. Dal punto di vi-sta urbanistico, con la ristrutturazione del verde di via Piave e del giardinet-

to di via Sernaglia, le cose sono cam-biate in modo positivo. Affinché i buo-ni cambiamenti rimangano nel tempo, i residenti devono utilizzare i luoghi riqualificati.

Nell’ambito delle manifestazioni culturali di via Piave stiamo preparando una mostra fotografica storica per rivivere assieme la nascita e l’evoluzione della zona. Naturalmente per un valido risultato della mostra dobbiamo raccogliere il maggior numero di vecchie fotografie, soprattutto raffiguranti scene di vita come cerimonie familiari o manifestazioni pubbliche am-bientate nella nostra zona.

Invitiamo coloro che sono in possesso di queste foto a contattarci per permetterci di effettuare la loro ripro-duzione. Da parte nostra assicuriamo la massima cura nel trattare il materiale ed una immediata restituzio-ne degli originali. Per informazioni o comunicazioni potrete chiamare il numero 349.8011584.

Il Gruppo di lavoro via Piave

DELLA NOSTRA STORIA

«Cerchiamo imma-gini d’epoca per ri-costruire il passato delle famiglie di via Piave»

� continua a pagina 12

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Pagina 2 Numero 2 - Aprile 2008

«V ia Piave deve crescere, elevando la qualità dell’of-ferta dei suoi negozi. Solo

così sarà possibile scacciare dalla zona un certo tipo di frequentazione che genera insicurezza tra gli abitanti e tra gli stessi operatori commerciali. E, parallelamente, tra operatori eco-nomici italiani e stranieri bisogna vincere i pregiudizi, iniziando a cono-scersi reciprocamente per costituire una “comunità” di commercianti». È come una catena, che si compone anello dopo anello perché ogni ele-mento è strettamente collegato all’al-tro. Una sfida non facile, ma che per Maurizio Franceschi è l’unica strada percorribile per ottenere dei risultati

concreti. «Ne sono convinto - conferma il segre-tario provinciale della Confeser-centi -. Se da un lato bisogna agire sul fron-te della sicurezza e del rispetto delle regole da parte di tutti, dall’altro il rilancio di questa strada può avvenire solo se si superano i pregiudizi e si avvia un percorso si conoscenza reci-proca tra italiani e stranieri. Tutti i commercianti, indistintamente, chie-dono interventi per garantire più sicu-rezza della zona, anche va detto che in via Piave non si registra un maggior numero di reati rispetto ad altre parti della città. Semmai si tratta più di un’insicurezza percepita, dovuta alla vicinanza della stazione o all’apertura

IL PUNTO

Ne avevamo accennato già nel primo numero de “Le voci di via Piave”. Da alcuni mesi, assieme agli altri interventi mirati a ri-qualificare via Piave e le strade limitrofe, il Servizio ETAM e il Servizio Immigrazione e promo-zione dei diritti di cittadinanza del Comune di Venezia hanno contattato i negozianti della zo-na in quanto anche gli operatori commerciali, oltre agli abitanti, sono interessati a migliorare la convivenza nel territorio. È subito emerso che le sorti del commercio in questa zona stia-no a cuore e dipendano allo stesso modo sia dai negozianti italiani che da quelli immigrati, e in questo percorso sono state direttamente coinvolte le asso-ciazioni di categoria. La Confesercenti si è dimostra-ta subito interessata e disponi-bile a costruire le basi per avvi-cinare e avviare un dialogo tra negozianti stranieri e italiani per rendere maggiormente di qualità la rete commerciale del-la zona. Un’esperienza “pilota” della quale vale la pena di parla-re con Maurizio Franceschi, segretario provinciale della Confesercenti.

Una sfida per migliorare la convivenza

COMMERCIO Continuano gli incontri tra gli operatori economici della zona.

Franceschi: «Più QUA Solo migliorando l’offerta dei nuovi negozi si può modificare la clien

Una cartolina storica tratta dalla collezione di Massimo Massarenti

Notiziario promozionale del Gruppo di lavoro via Piave

In redazione: Italo Trentin, Rita Bersanetti, Tamara Pozdnyakova, Alberto Montalto, Palma Gasparrini, Lidia Lopez, Fabrizio Preo, Franco Nube, Elda Scatto, Roberta Zanovello, Loris Trevisiol, Gabriele Vesco, Cristiana Catapano e Fulvio Fenzo.

Le Voci di

Notiziario realizzato in collaborazione con le Unità operative ETAM - Animazione di Comunità e territorio (Servizio Adulti) e Attivazione Risorse (OPW), della Direzione Politiche Sociali, Partecipative e dell’Accoglienza. Stampa: Stamperia del Comune di Venezia

Il Gruppo di lavoro via Piave è APERTO

alla partecipazione di tutti coloro che vorranno

darci una mano

PER CONTATTARE il Gruppo di lavoro

via Piave: TEL. 328.8623273

E-MAIL levocidiviapiave@

yahoo.it

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Pagina 3 Le Voci di via Piave

INSIEME AL QUESTORE

Maurizio France-schi

(a destra) insieme al Questore

di Venezia Carlo Morselli durante

il sopralluogo in via Piave del

17 ottobre scorso

Un’esperienza da seguire per il segretario provinciale della Confesercenti LITÀ per via Piave» tela che li frequenta. «E i commercianti stranieri lo hanno capito»

Continuano gli incontri tra gli operatori economici della zona.

di un gran numero di negozi gestiti da stranieri frequentati da un flusso di-verso di clientela». Un’insicurezza che rischia di trasfor-marsi in paura quando si vedono per-sone che stazionano fuori da un call-center bevendo, fumando e, magari, anche buttando cartacce, mozziconi di sigarette e bottiglie per terra. «I negozianti italiani di via Piave lot-tano da anni per cercare in tutti i mo-

di di resistere alla crisi, e Confeser-centi ha sempre puntato sulle poten-zialità di questa strada - riprende Maurizio Franceschi -. Dall’altra par-te, gli stessi commer-cianti stranieri sanno benissimo che se i loro colleghi italiani mollano, si dequalifica tutta via Piave peggiorando la situazione». E se lungo l’asse di via Piave vi è or-mai un numero rilevantissimo di ne-gozi gestiti da stranieri, è chiaro che

debba iniziare un dialogo tra tutti gli operatori della zona. «E’ qui che di-venta fondamentale la formazione anche per i nuovi commercianti che sono arrivati in città - prosegue il re-sponsabile della Confesercenti vene-ziana -. Per rivitalizzare via Piave bisogna che anche gli stranieri capi-scano l’importanza di riqualifica-re l’offerta commerciale, e la formazione che offriamo come associazione punta proprio ad aiutarli a capire il tessuto urbano di Mestre. I negozi sono ovvia-mente aperti a tutti, ma se si eleva la qualità dell’offerta allora è possibile diminuire quel tipo di frequentazione che genera insi-curezza. Ragionare da imprenditori vuol dire curare le vetri-ne e fare in modo che chi si avvicina alla vetrina non sia impaurito dal fat-to che vede un gruppo di gen-te che fuma e be-ve davanti al negozio. In-som-ma, abbiamo spiegato ai com-mercianti stranie-ri come si sta in-sieme in una via che continua ad ave-

re le poten-zialità di un cuore com-merciale del-la città. E loro lo hanno capito». Basterà tutto que-sto a garan-tire una maggior sicu-rezza in via Pia-ve? «Noi ci cre-diamo - conclude Franceschi -, fer-mo restando il fatto che anche la presenza di una divisa, un poli-ziotto o un carabi-niere, aumenta la fiducia nel con-trollo del territo-rio. Contempo-raneamente, an-

che se la legge prevede che i negozi possano tenere aperto fino alle 22, vista la delicatezza della situazione l’amministrazione comunale può an-che decidere che è meglio farli chiu-dere prima».

«Le forze dell’ordine aumentano

la fiducia nel controllo del territorio. Qui siamo anche di fronte ad un problema

di “insicurezza percepita”»

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Pagina 4 Numero 2 - Aprile 2008

pratiche non solo per imparare a coto-nare ciuffi, perchè Ijeoma ha dovuto studiare materie impegnative come anatomia, conta-bilità e chimica. Viene allora a sapere che c’è la possi-bilità di ottenere un prestito con tassi di interesse accessibili grazie al pro-getto “Microcredito” promosso dal Comune di Venezia. Attraverso la coo-perativa “Terre in valigia” ottiene così i soldi necessari per aprire il ne-gozio: un piccolo locale individuato con il passaparola degli amici che la sostengono e la aiutano. E, alla fine dell’anno scorso, riesce finalmente ad inaugurare il suo piccolo salone in via Monte S. Michele. Ijeoma lavora dal mattino fino alle 8 di sera e, con un sorriso radioso ed un sottofondo di hip hop e reggae, acco-glie clienti stranieri ed italiani come fosse ad una festa! «Sono molto felice di questo risultato - racconta - e spero che la mia esperienza possa far capire che non si deve avere solo un’idea negativa dei cittadini stranieri in que-sta città perché molti, come me, han-no il desiderio di riuscire a realiz-zarsi, facendo le cose per bene». Ijeoma, infatti, crede molto nella col-laborazione con gli abitanti del quar-tiere, «perché solo così - aggiunge - possiamo contribuire a migliorare la

Q uando si è costretti a fare di ne-cessità virtù, può accadere che i risultati superino le aspettative,

com’ è successo ad una giovane che voleva solo darsi una ritoccatina ai capelli ed è, invece, diventata la pri-ma acconciatrice straniera della città. Ijeoma Samson-Onuoha è una ragazza nigeriana arrivata in Italia dodici anni fa e, senza mai scorag-giarsi, ha af-frontato con determina-zione tutte le difficoltà che i grandi cambiamenti comportano. Ijeoma inizia a lavorare come assi-stente agli anziani al Policlinico S. Marco e, per otto faticosissimi anni, tiene duro tra turni di notte e levatac-ce. Ma un bel giorno, mentre si conce-deva un’ora di relax dal parrucchiere, l’idea che le avrebbe cambiato nuova-mente la vita si è fatta spazio grazie ad una acconciatura che non le piace-va per niente. «Io posso fare di me-glio», si è detta Ijeoma, ed ha quindi iniziato ad informarsi su un corso di formazione per parrucchieri che, ol-tre al diploma, rilasciasse anche il certificato di abilità alla professione per poter avviare una attività in pro-prio. Trova così un corso riconosciuto dalla Regione Veneto e, ogni giorno per due anni, si reca a Padova per seguire le lezioni. Lezioni teoriche e

LA CITTÀ CHE CAMBIA Negli ultimi 20 anni è mutato il tessuto urbano

Possiamo provare a capire

situazione di tutti. Partecipo alle riu-nioni tra i commercianti italiani e stranieri di via Piave promosse dal Comune e dalla Confesercenti, perché il lavoro di gruppo produce un atteg-giamento forte che serve a scoraggia-re i più molesti e malintenzionati che vogliono rovinare l’immagine di que-sta zona». E conclude Ijeoma: «Noi commer-cianti non incoraggiamo nel modo più assoluto le persone che passano il loro tempo sui marciapiedi dando fastidio ai passanti. Anzi, spesso li mandiamo via anche perché non sembra proprio che siano del nostro quartiere, ma pare che vengano da altri luoghi per creare disagio qui». Dai cassetti del suo salone, tra bigodi-ni e treccine colorate, spunta anche il suo sogno: riuscire a saldare in breve tempo il debito per iniziare ad essere più tranquilla e aprire un negozio più grande e sempre più accogliente.

D iversi articoli di questo numero de “Le Voci di via Pia-ve” fanno riferimento ad iniziative, imprendi-torialità, presenza scolastica di persone e gruppi di nazionalità

straniera. Sappiamo che questo può destare un certo diso-rientamento in chi fatica a riconoscere i cambiamenti in atto nelle nostre città da una ventina di anni a questa parte, ma in questo numero abbiamo deciso di affrontare questi temi essenzialmente per due ragioni. La prima è che questo è lo specchio della situazione reale: il nostro quartiere, come pure le nostre città, sono abitate da persone di diversa provenienza e di diversa cultura. Quindi hanno pari dignità di qualsiasi altro cittadino, che rientri nelle cronache del luogo in cui abita, transita o lavora. La seconda ragione ha a che fare con il senso di insicurezza che spesso ci pervade nell’assistere a questi cambiamenti. Ebbene, a nostro giudizio conoscere chi è il nostro vicino di casa, sapere che attività si svolge nel negozio sotto il portico o le abitudini culturali della persona che siede sulla panchi-

na, ci aiuta in modo determinante ad essere meno intimoriti, a giudicarne i meriti oltre alle presunte originalità. Capire quindi che è avvicinabile e che, di frequente, lui stesso si trova a fare i conti con problemi molto simili ai nostri. Insomma, rendere visibili le differenze presenti nel nostro territorio è un modo per tentare di comprenderle rendendo-le perciò meno “minacciose”.

«Bisogna rendere visibili le differenze per iniziare a comprenderle»

Con il REGGAE in testa In via Monte San Michele ha aperto un’acconciatrice straniera

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Pagina 5 Le Voci di via Piave

«N on si può descrivere via Piave come il Far West o, peggio, come se fosse il Bronx. Perché gli abitanti di via Piave vogliono declassare la loro strada? Dovrebbero essere loro

i primi a riconoscere che, rispetto a 15 anni fa quando tantissimi ne-gozi erano chiusi, questa zona è migliorata anche grazie agli stranieri che sono venuti qui per lavorare». Luca Pan ha 32 anni ed è arrivato in Italia un quarto di secolo fa. Prima a Cremona, con il padre che faceva il ristoratore, poi a Pado-va e, da 15 anni, a Mestre dove gestisce un grande negozio proprio in via Piave. Luca Pan è un po’ il punto di riferimento per la comuni-tà cinese a Mestre e a Venezia. Una comunità spesso accusata (non sempre a torto) di essere chiusa rispetto al resto della città. «Tra Mestre e Venezia la comunità cinese conta circa 4 mila persone. Abbiamo tanti negozi? Tra via Piave, via Cappuccina e via Trento quelli gestiti dai cinesi saranno sette o otto. Non di più. Molti cinesi vivono da queste parti, perché si è vicini alla stazione ed è una zona comoda per chi si deve spostare per lavoro. E poi ci sono i bar gestiti dai miei connazionali, ma per un cinese che arriva in Italia è uno dei

pochi lavori possibili. È un settore sempli-ce, dove si possono superare i problemi con la lingua. Basta imparare parole come “caffè”, “birra” o “panino”… È ancora pre-sto per immaginare un cinese che apre un’-officina o un concessionario di auto». Lei come vede via Piave? «Ne sono convinto. Via Piave è migliorata negli ultimi anni. Quando sono arrivato a Mestre era un po’ come sono attualmente via Cappuccina o Corso del Popolo, con buo-na parte dei negozi chiusi. I problemi di via

Piave sono creati soprattutto dall’opinione pubblica. Non è come a Padova, che era bellissima ed ora è peggiorata. Qui ci sono dei pro-blemi, ma sono dovuti solo ad alcune “teste calde». La presenza della stazione ferroviaria non è un’opinione della gente. «La stazione di Mestre è forse la più importante di tutto il Nordest. C’è un viavai di gente e, tra tutte queste persone, ci sono anche i de-linquenti. Non si può però dare tutta la colpa agli stranieri: noi ci consideriamo degli ospiti, ma tanti italiani devono iniziare a trattare in modo diverso chi viene qui per lavorare e chi, invece, per ubria-carsi o fare qualcos’altro. Bisogna capire quali sono gli stranieri che generano il degrado». Anche voi chiedete più poliziotti in strada? «Gli agenti devono arrivare quando scoppia una rissa o c’è un’emer-genza. La polizia non può certo presidiare costantemente il territorio se c’è gente che dorme nel parco… Piuttosto, con gli ultimi lavori che sono stati fatti per riqualificare l’area verde di via Piave avrebbero dovuto prevedere anche una recinzione perché, proprio per la vici-nanza della stazione, è logico che poi ci siano sbandati che vanno lì a passare la notte». Ma allora cosa si può fare per migliorare la zona di via Piave? «Lo ripeto: se c’è degrado, non è solo qua. Via Piave è la prima strada che si trova uscendo dalla stazione, ma è anche vero che la microde-linquenza è un fenomeno che, al massimo, si può spostare da una parte all’altra della città. Però non si può cancellare». E voi cinesi cosa proponete? «Ci piacerebbe organizzare una festa per il carnevale cinese in via Piave. Magari l’anno prossimo, in concomitanza con il carnevale di Venezia».

“L’anno prossimo sarebbe bello organizzare

anche qui una festa per il carnevale

cinese”

L’INTERVISTA Luca Pan è il punto di riferimento per i cinesi di Mestre

La strada vista da CHINATOWN «La sicurezza è fondamentale, ma smettiamola di pensare che qui ci sia il Bronx»

Via Col Moschin Il luogo dell’incontro

O ltre 4 mila immigrati bengalesi che vivono a Mestre e Venezia non lavorano soltanto nell’indu-

stria metalmeccanica, nella ristorazio-ne, negli alberghi o nell’edilizia e non aprono solo negozi di alimentari, phone center ed Internet point, ma una buona parte lavora anche nel volontariato e al servizio della cittadinanza. All’interno della comunità bengalese l’associazione "Socio Cultural Immi-grant Journalist Forum" si distingue per il suo dinamismo e la sua particola-re inclinazione a favore dell’integrazio-ne dei suoi concittadini. L'associazione ha aderito, sin dall’inizio, al "Gruppo di lavoro via Piave", tanto che proprio nella sua sede di via col Moschin 1 si sono tenute le prime riunioni del grup-po. Ma questa sede è anche il luogo dove i bengalesi aiutano altri bengalesi for-nendo loro le informazioni necessarie per il disbrigo di pratiche burocrati-che, rinnovo dei permessi di soggior-no, iscrizione dei bambini alle scuole ed altro ancora. Ogni giorno, poi, si tengono lezioni di lingua madre per i bambini nati e cresciuti in Italia, per metterli in grado di comunicare meglio con i loro genitori e nonni, oppure corsi di lingua italiana per donne e uomini allo scopo di agevolare il loro inseri-mento nella società. Tra le altre iniziative, il 24 febbraio scorso nel Centro civico di via Serna-glia l’associazione "Socio cultural im-migrant journalist forum" ha organiz-zato la "Festa della lingua" del Bangla-desh (Shaheed Minar), per commemo-rare l’episodio di repressione violenta avvenuto il 21 febbraio 1952 da parte della polizia pakistana nei confronti di numerosi studenti e ragazzi bengalesi che manifestavano per il diritto al mantenimento della propria lingua, il bangla.

COMUNITÀ BENGALESE

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Pagina 6 Numero 2 - Aprile 2008

A nna Giudici racconta che già 15 anni fa si pose il problema di come gestire l’arrivo di bambini

stranieri nelle scuole. «In questo isti-tuto - sottolinea la dirigente del circolo didattico “Cesare Battisti” - gli inse-gnanti danno il massimo e le circo-stanze complesse obbligano tutti, uten-ti ed operatori scolastici, a mobilitare energie e capacità per individuare le strategie migliori. Per ottenere buoni risultati è fon-damentale una grande collaborazione, fatta di relazioni co-stanti tra inse-gnanti, mediatori cultu-rali e famiglie, abbandonando le vec-chie certezze in favore di nuovi pro-cessi, dato che tutto è in perenne cam-biamento». Un aspetto che spaventa gli adulti è proprio quello della novità e della di-versità, ma nei bambini ha miglio-rato la socializzazione diventando una ri-sorsa. «Abbiamo favorito l’emergere di ruoli di "tutor" che alcuni alunni tendo-no spontaneamente ad assumere nei confronti di un compagno straniero - riprende Anna Giudici -, constatando che anche i bambini italiani traevano un beneficio, responsabilizzandosi e migliorando i processi di pensiero, stimolati dalla necessità di far ordine nelle proprie conoscenze per poter spiegare i concetti ai compagni stra-nieri». Non solo, a volte sono i bambini stessi ad aiutare i genitori nella com-prensione di alcuni scenari, diventan-do loro stessi mediatori, il tutto rispet-tando i ruoli che ogni cultura possiede. Nel rapporto tra istituzione scolastica e famiglie, l’intervento dei mediatori culturali ha rafforzato la comunica-zione tra genitori ed insegnanti, ma anche tra genitori italiani e stranieri. Inizialmente, alcune famiglie italiane hanno protestato per la costituzione delle classi miste, temendo che pena-lizzassero l’andamento dei programmi, ma il rispetto della diversità e il fatto che questa può arricchire anche la nostra cultura ha fatto sì che altri ge-nitori italiani prendessero le difese dei nuovi arrivati. «La prova - spiegano alla Pellico - è un episodio in cui una famiglia turca si è trovata in difficoltà a causa di uno

INCHIESTA I programmi innovativi avviati dal circolo didattico Cesare Battisti

A SCUOLA di integrazione Gli alunni italiani “tutor” dei compagni stranieri. E tutti imparano qualcosa

sfratto: molti genitori si sono così mo-bilitati per trovare una soluzione». Alcune mamme straniere hanno inve-ce chiesto mediatrici femminili per-ché, per cultura, non possono rappor-tarsi con persone dell'altro sesso. «In questi casi cerchiamo di venire incon-tro alle necessità che si presentano di volta in volta - riprende la dirigente scolastica -. Bisogna considerare che siamo in presenza di 24 etnie diverse, e soprattutto da Bangladesh, Romania, Ucraina e Cina, e che ognuna ha biso-gno di mantenere le proprie tradizioni ed abitudini. Bisogni comprensibi-li, ed è per questo che ha messo a di-

sposizione spazi per le associazio-ni straniere che vogliono organizzare corsi della loro lingua. Qui, infatti, si tengono lezioni di cinese e greco, per non perdere di vista le proprie radici». E conclude Anna Giudici: «La società è in continuo cambiamento. Anche gli allievi italiani hanno bisogno di svilup-pare una mentalità sufficientemente elastica da renderli adattabili ai nuovi assetti sociali, e questo può essere rea-lizzato solo da una scuola inclusiva, che sappia metabolizzare le diversità, integrandole ed armonizzandole».

Rita e Cristiana

Il mondo della scuola del quartiere Piave rappre-senta un esempio confortante di convivenza. Ba-sta una visita alla primaria Silvio Pellico, ac-compagnate dalla dirigente del Circolo Anna Giudici, per scoprire come funziona il primo punto di incontro di ogni società, sia per i bambini italiani che per gli stranieri.

Scuola Alunni totali Alunni stranieri Percentuale

Cesare Battisti (primaria) 377 86 23%

Silvio Pellico (primaria) 99 41 41%

Cesare Battisti (scuola dell’infanzia) 125 20 16%

Giulio Cesare (scuola dell’infanzia) 98 69 70%

I NUMERI

Il Circolo didattico è costituito da due istituti della scuola per l’infan-zia ("Cesare Battisti" e "Giulio Cesare") ed altrettanti per la scuola pri-maria (la "Battisti" e la "Silvio Pellico"), per un totale di 699 alunni di-visi in nove classi nella scuola per l’infanzia e ventidue nella primaria.

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Pagina 7 Le Voci di via Piave

La Pellico istituto “pilota” Collaborazione con il Comune e l’Università

L' istituto Silvio Pellico è una scuola “pilota” per altri istituti, sperimentando un modello di accoglienza dei bambini stra-nieri rivelatosi molto valido.

Ci si attiene scrupolosamente al "Protocollo di accoglienza per il primo ciclo", collaborando proficuamente con l’amministrazione comunale e l'Università. Il Comune di Venezia mette a disposizio-ne professionalità fondamentali come i mediatori culturali, che affiancano il lavoro degli insegnanti soprattutto nell’agevolare il rapporto scuola-famiglie. Per una buona accoglienza, viene poi istituita una commissione in cui gli insegnanti di italiano valutano, assieme al mediatore cultu-rale, la scolarità pregressa del nuovo alunno. Attraverso un test di ingresso viene stabilito il livello di inserimento degli alunni stra-nieri nelle classi, in relazione all'età ed alle competenze, anche quando il bambino arriva in corso d'anno. Se alcuni bambini figli di stranieri, ma nati in Italia, hanno una conoscenza della lingua più avanzata, altri possono aver bisogno di supporti ulteriori. Ogni classe dichiara così quanti sono gli scolari di prima alfabetiz-zazione che necessitano di lezioni integrative di lingua italiana usufruendo del personale docente disponibile. I Servizi educativi del Comune e l’Università provvedono anche alla formazione dei docenti, necessaria per insegnare nelle classi miste: periodica-mente si svolgono incontri con i "team di classe" per verificare il lavoro e proseguire l’itinerario dei docenti con nuovi aggiorna-menti. E se è vero che l’alunno straniero fatica di più per stare al passo con i programmi ministeriali, rendendo necessaria una mo-difica ed una facilitazione del percorso di studio, non ha pregiudi-cato l’andamento generale dell’apprendimento da parte degli sco-lari, grazie ad un costante supporto tra compagni di classe e degli insegnanti stessi. «Questa sperimentazione ha, di fatto, reso possi-bile il raggiungimento degli standard prefissi, sebbene si trattasse di una sfida», concludono alla Silvio Pellico.

Affido familiare per minori di altri Paesi

L’affido familiare rappresenta uno strumento di intervento finalizzato a garantire a un bambino o ad un adolescente, impossibilitato a permanere nella propria famiglia, l’accoglienza presso un al-tro nucleo familiare in grado di assicurargli l’affet-to e l’educazione necessari alla sua crescita. Il ser-vizio Politiche Cittadine per l’infanzia e l’adole-scenza sta promuovendo una campagna di infor-mazione che punta soprattutto a favorire un’atten-zione maggiore attorno a questo tema. In collaborazione con l’associazione Sumo è stata avviata la promozione dell’affido di minori stranie-ri presso famiglie delle diverse comunità migranti presenti nel territorio. Una necessità che nasce dalla volontà di costruire nuovi modelli di integra-zione ed accoglienza, oltre che di sensibiliz-zazione rispetto alla presenza nel territorio di minori stra-nieri e di minori stranieri non accompagnati. Un minore può essere accolto da famiglie, coppie o singoli, anche parenti del minore residenti in Ita-lia; è necessario essere maggiorenni, avere un re-golare permesso di soggiorno, uno spazio adeguato ed essere disponibili ad aiutarlo nelle attività lega-te alla scuola, alla ricerca del lavoro, alla cura del-la salute e al tempo libero e a mantenere i rapporti con la famiglia oltre che con i servizi del Comune. Per maggiori informazioni rivolgersi a: Centro per l’affido e la solidarietà familiare, tel. 041.921191.

IL PROGETTO

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Pagina 8 Numero 2 - Aprile 2008

R idare valore al territorio attra-verso interventi di riqualifi-cazione ambientale, significa

ristabilire un equilibrio che agisce anche sul senso di sicurezza delle per-sone che lo abitano e si riconoscono nel posto in cui vivono, facendo cre-scere un atteggiamento di cura dei luoghi stessi. È quanto sta avvenendo nel giardino di fronte alle case dei fer-rovieri. Ora è certamente piacevole camminarci e il nuovo arredo rende gradevole tutta la zona, in cui sta an-che nascendo un’attenzione partico-lare per la cura del luogo. Identica attenzione va però ora rivolta anche a piazzale Olivotti, a pochi passi dall’incrocio tra via Piave e via Mira-nese. Una zona diventata critica per l’abbandono e la scarsissima cura del verde pubblico, per l’accumularsi di rifiuti e, spesso, per il fatto di essere diventata punto d’incontro per persone non proprio raccomandabili. Gli abi-tanti della zona hanno sottoscritto una petizione per attirare l'attenzione ver-so questo luogo problematico ed otte-nere, al più presto, provvedimenti con-creti. Più volte é stato chiesto l’inter-vento degli uomini di Vesta, ora Veri-tas, per iniziare a sistemare la zona verde, potando e ripulendo i cespugli incolti e pieni di rifiuti. Parallelamen-te sono anche stati proposti due pro-getti per cambiare finalmente volto a questo piazzale: la riqualificazione di questa area potrebbe addirittura esse-re realizzata da un privato. Va ricorda-to che qui si trova anche la galleria espositiva "Contemporaneo" che ha programmato mostre ed eventi di qua-lità riportando i mestrini a frequentare via Piave: basti pensare a quante per-sone hanno visitato la mostra fotogra-fica su Mestre di Gabriele Basilico. Non è quindi possibile lasciare questa zona in uno stato di degrado; l'arredo urbano è una necessità per rendere più vivibile e sicura la città. I due pro-getti (nelle foto qui a destra) sono un esempio di come potrebbe essere riva-lutata tutta la zona di piazzale Olivotti e, sicuramente, sono una proposta per cominciare a discutere e riflettere su come restituire un'altra importante parte di via Piave ai suoi abitanti.

Palma Gasparrini

Luci per ricordare le vittime di Porto Marghera

Il primo progetto ideato per piazzale Olivotti riguarda la riqualificazione della parte della piazza con la fontana, affacciata su via Piave.

Si tratta di un elaborato di un gruppo di giovani architetti che prevedono il ridimensionamento dell’aiuola a raso terra, con l’istallazione di 157

punti luce (a risparmio energetico) sul pavimento per ricordare le vitti-me di Porto Marghera. Questo intervento conferisce un respiro maggiore a tutta la zona, creando una maggiore visibilità e valorizzando la presenza

della fontana stessa.

Una pensilina all’interno dell’area verde

Il secondo progetto, proposto da un privato, è la realizzazione di un padi-glione con un aumento volumetrico (da verificare se previsto dal piano

urbanistico) immerso nel giardino. L’area verde non sarà comunque mo-dificata, adibita a luogo di ristoro e di ritrovo situato nel piazzale Olivotti

tra via Piave a via Degan.

LE PROPOSTE

Piazzale Olivotti DIMENTICATO Due PROGETTI per farlo rinascere

Lo spazio è lasciato nell’incuria, nonostante le richieste di intervento

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L’incrocio tra via Piave e via Miranese con una vecchia filovia

Pagina 9 Le Voci di via Piave

VIABILITÀ Il Gruppo di lavoro ha incontrato i tecnici della Municipalità STOP alle auto in corsa Tra via Piave e via Piraghetto limite di 30 km e dissuasori di velocità

S top alle auto in corsa e nuovi marciapiedi per far camminare tranquillamente i pedoni. È que-

sta la filosofia degli interventi avviati nella zona compresa tra via Piave, via Piraghetto, via Trento e via Miranese. Un’area densamente popolata che, purtroppo, è spesso attraversata da un gran numero di automobilisti in cerca di “scorciatoie” per evitare il traffico sulle altre strade. Una piccola delegazione del Gruppo di lavoro Piave ha incontrato i due referenti dell’Area Servizi tecnici e manutentivi della Municipalità di Me-stre-Carpenedo: la dott.ssa Alice Ma-niero e l’architetto Lorita Caccin. Le due tecniche hanno illustrato l’anda-mento dei lavori di rifacimento stra-dale e di arredo urbano che si stanno svolgendo nella zona tra via Piraghet-to e via Piave, annunciando tra l’altro che i lavori recentemente cominciati in via Fagarè ed in via Trentin saran-no completati in linea generale entro il settembre prossimo, e che entro qualche mese inizieranno le nuove disposizioni sui sensi unici. L’inter-vento complessivo procederà a lotti, cioè zona per zona, e si prevede di concludere il tutto nell’arco di circa due anni se sarà mantenuta la caden-za degli impegni di spesa da parte dell’Amministrazione Comu-nale. «Quello che ci hanno spiegato essere la novità assoluta su questo tema -

sueta che dovrebbe naturalmente in-vitare a prestare una maggior atten-zione alla guida ed alla presenza di pedoni e biciclette;

� la guida veloce lungo le strade a senso unico verrà scoraggiata anche da dolci “disassamenti” e da continue sinuosità sulla traiettoria. Non più vie dritte da attraversare come se si fosse in pista, dunque, ma percorsi realizza-ti per rallentare la corsa degli auto-mobilisti.

Altro aspetto fondamentale riguarda la realizzazione dei nuovi marciapiedi nell’intera zona tra via Piave e via Piraghetto, che saranno molto più larghi arrivando anche fino a due me-tri, riducendo così la corsia delle auto proprio per far comprendere a tutti che ci si trova in un’area residenziale dove bisogna moderare la velocità. E ancora, per quanto riguarda i par-cheggi lungo le strade, questi sono stati progettati in grigliato erboso, riducendo così anche le alte tempera-ture raggiunte solitamente dall’asfalto d’estate. Su tutti i posti auto compariranno co-munque le strisce blu per la sosta a pagamento, in modo da contrastare con efficacia la tendenza al parcheg-gio davanti a cancelli, passi carrabili o, peggio ancora (ma come avviene ancora regolarmente), in prossimità degli incroci. «Ci sembra davvero importante evi-denziare questa nuova concezione di sistemazione delle strade - conclude la delegazione del Gruppo di lavoro via Piave che ha incontrato i tecnici della Municipalità - perché non ci appare affatto scontata nella prassi. Anzi, potremmo dire che la zona tra via Piraghetto e via Piave diviene in questa occasione teatro di una più che positiva sperimentazione a livello cit-tadino».

spiega il Gruppo di lavoro via Piave - è il modo interessante in cui è stata concepita la sistemazione di questa parte di territorio. L’impegno, riba-dito anche attraverso un articolo ap-parso di recente su “Gente Veneta” da parte dell’ingegnere Roberto Di Bus-solo (responsabile dell’Area tecnica della Municipalità di Mestre centro) è quello di attrezzare questi luoghi a tutti gli effetti a misura di zona resi-denziale. Premurandosi, nel far ciò, innanzitutto di mettere in sicu-rezza i pedoni al momento in difficol-tà nel muoversi per queste strade». Gli obiettivi principali sono dunque quelli di rendere più sicuri i tanti in-croci esistenti nella zona, migliorare l’arredo urbano e i marciapiedi e ri-durre la velocità delle automobili in questo modo:

� con il limite dei 30 chilometri all’-ora;

� con la sistemazione di attraver-samenti stradali sicuri, con ottima visibilità e privi di barriere architet-toniche;

� con la creazione di un livello stra-dale leggermente rialzato che forma un piccolo dosso ed è evidenziato da colonnine in metallo, faretti al suolo e pavimentazione in asfalto stampato e resinato. Tutte queste novità, non pre-senti in altre zone, fanno sentire gli automobilisti in una situazione incon-

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ASSOCIAZIONI Il gruppo mestrino impegnato in progetti di solidarietà e adozioni a distanza

“Una Strada” per Paesi lontani

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L e foto storiche pubblicate su que-sto numero de “Le Voci di via Piave” sono tratte dalla colle-

zione di cartoline storiche di Mestre di Massimo Massarenti. Dipendente della pubblica ammini-strazione da oltre vent’anni, fin da giovanissimo Massarenti ha iniziato a collezionare cartoline di Mestre. Dopo aver cominciato a lavorare come “ragazzo di bottega” addetto alle con-segne (un mestiere che gli fa conosce-re la città sotto il profilo urbanistico e toponomastico), Massa-renti inizia a raccogliere testimonian-ze e racconti legati ad una Mestre che ormai non c’è più, ma che lui ha potuto intrave-dere. Dall’inizio degli anni ‘80 si avvicina alle vecchie cartoline della terrafer-ma, frequentando mercatini domeni-cali, tabaccherie e cercando le imma-gini più rare della città, fino alla crea-zione di un sito web interamente dedi-cato a Mestre attraverso le cartoline: www.mes3.org che raggrup-pa per sezioni temporali centinaia di cartoli-ne, pazientemente restaurate.

«L’obiettivo è quello di far diventare questa finestra sul mondo virtuale ancora più ricca, aggiornata e visibile - spiega Massimo Massarenti che illu-stra anche i suoi numerosi progetti -. Senza dubbio continuerò a collezio-nare le cartoline di una Mestre che, proprio in questi anni in occasione della celebrazione del Bicentenario del Duomo, ha ripercorso la sua storia

Anche Mestre ha le sue cartoline d’epoca Massimo Massarenti ha creato un sito Internet per conservare la memoria della terraferma

LE FOTO DI QUESTO NUMERO

ed è stata ribattezzata “città croce-via”, ricca di potenzialità da mettere a sistema». Una città che, grazie anche alle tante cartoline recuperate da Massarenti, potrà continuare a rima-nere viva nel ricordo di tutti. La redazione de “Le Voci di via Pia-ve” ringrazia Massimo Massarenti per aver concesso la riproduzione delle sue cartoline.

Una cartolina e, a sinistra, Massimo Massarenti

L’indirizzo del sito web è www.mes3.org

C on alcune centinaia di soci e l'im-pegno di un gruppo di volontari si possono fare grandi cose. L’asso-

ciazione "Una Strada" onlus è la dimo-strazione che, anche a livello locale, si può sviluppare la cultura della solida-rietà e l’educazione all’incontro tra culture diverse. "Una Strada" nasce a Mestre nel 1999, e da allora le adozioni a distanza e le iniziative di sviluppo socio-economico nei Paesi del Terzo Mondo hanno avuto una crescita co-stante ricca di risultati e soddisfazioni. In Asia, oltre alle adozioni a distanza in India, l’associazione sostiene lo svi-luppo di micro-progetti in ambito rura-le con un forte impatto nella crescita di alcuni piccoli villaggi del distretto di Srikakulam in Andra Pradesh, collega-ti ai collegi in cui sono ospiti i bambini adottati. «In Palestina, in una situazio-ne di estrema difficoltà, si sta aiutan-do suor Sophie, un’ intrepida suora che affronta tutto e tutti per cercare di salvare i bambini palestinesi abbando-nati lungo le strade di Betlemme - rac-contano a "Una Strada" -. In Kenia,

invece, in collaborazione con i padri Camilliani, stiamo sostenendo le cure di un piccolo gruppo di bambini orfani affetti da Aids, mentre in Brasile è avviato un progetto innovativo per recuperare i ragazzi abbandonati nelle periferie di Manaus utilizzando la cul-tura di strada “hip-hop” quale modello di espressione e comunicazio-ne socia-le, politica e ambientale». E concludo-no i volontari di "Una Strada": «Con

questo spirito siamo alla ricerca di incontrare comunità di immigrati pre-senti nel quartiere e nel territorio, per produrre iniziative utili alla reciproca comprensione attraverso l’incontro tra culture diverse e al dialogo». Per informazioni: tel. 329.5447253, e-mail: [email protected]

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Pagina 11 Le Voci di via Piave

U n coro di voci miste, di voci colo-rate, un coro di voci italiane e straniere che hanno voglia di es-

serci per dar vita ad un “canto nuovo” fatto dall’incontro di storie diverse. Si canta insieme perché il canto unisce, avvicina e in qualche modo genera un nuovo modo di stare al mondo. Esiste, infatti, un’eredità di millenni che ci racconta come il suono e la parola sia-no il principio primor-diale all’origine di ogni cosa; le prati-che vocali sor-prendono per la sempli-cità e per il rigore estremo cui costrin-gono l’atten-zione di chi canta. Tante voci che di-ventano una sola cosa. L’idea del coro “Voci dal mondo” nasce all’interno del gruppo di cittadini di via Piave che hanno voglia di far incontra-re attori di cultura diversa attraverso il canto. Una musica quindi che lega, che offre la possibilità di riunire le persone e di approfondire conoscenze culturali e sociali. Un’opportunità per scambiar-si le storie e le esperienze, per far co-noscere Paesi di provenienza e fram-menti di vita vissuta qui e altrove. «È un modo per raccontare chi siamo e quale futuro possiamo immaginarci, legati da un destino comune» spiegano all’unità operativa Etam della Direzio-ne Politi-che Partecipative e dell’Acco-glienza del Comune di Venezia, che ha deciso quindi di coinvolgere una can-tante legata al territorio: Beppa Casa-rin. Insegnante di musica e cantante della Compagnia delle Acque, Beppa conduce un laboratorio di ricerca in cui viene proposto un percorso non tanto sul coro, ma sulle canzoni, sulla neces-sità e sull’importanza di cogliere il si-gnificato profondo che le ha generate, oltre al valore che ancora oggi hanno questi brani. Sotto la guida di Beppa il gruppo deciderà il filone delle canzoni da interpretare. «Il canto unisce un essere umano con altro essere umano. Improvvisiamo, provia-mo a creare nell’azione un canto nuo-vo», è l’invito dell’Etam. Il coro aperto a donne e uomini si ri-trova ogni martedì alle ore 20 nel Cen-tro civico di via Sernaglia 43 (ingresso libero). Le “Voci dal mondo” vi aspet-tano!

Roberta

Una piazzetta di nuovo splendida, Peccato per le anguee...

Quanti ricordi si accavallano in questi lunghi anni, dal 1941 ai giorni nostri. Allora andavo con mamma a fare la spesa. Vedevo questi banchi pieni di tutto in bella mostra, verdure, formaggi, pesce. Specie il banco del pesce, era in granito, ed il pesce era steso sul piano in bella mostra. Ma una cosa che mi ha sempre incuriosito era che il padrone, dopo aver servito mamma, diceva: “Siora Maria, ghe meto un pugneto de anguee per el gato”. Questo mi divertiva molto, perché sapevo che mamma friggeva proprio le anguee. Gera el bocon più bon, specie con la polentina gialla. Ora questo angolo di Mestre è ancora più vivibile e bello. La piazzetta si è ar-ricchita e modernizzata, specie i banchi sono più curati, le verdure, la frutta e tutto il resto fanno bella mostra di sé, con più ordine, se vogliamo più civettuo-lo, ed il pesce separato ben preparato e molto vario. Solo una cosa salta all’oc-chio, le anguee - che a quel tempo le davano via così - ora sono diventate pre-giate. Costano più dei branzini (pardon, spigole). Tornando alla piazzetta ora è cambiata, ci sono vari negozi, casalinghi, barbie-re, mercerie ed altro ancora, oltre ad un negozio di fiori che solo a guardarlo mette allegria, con tanti colori ed una carica di simpatia e disponibilità da par-te della conduttrice: una signora giovane, sempre allegra e brava nelle confe-zioni, figlia d’arte (il padre Carlo lo chiamavano l’Asso dei fiori). Così conti-nua, avvicendata dalla madre altrettanto brava, il percorso floreale iniziato. Si, ora possiamo dire che la piazzetta San Francesco è cambiata.

Gianni Grandesso

PASSATO E PRESENTE

Tante storie in un coro Arrivano le VOCI DAL MONDO

Ogni martedì alle ore 20 il Centro civico di via Sernaglia ospita le prove del nuovo gruppo diretto da Beppa Casarin, insegnante di musica e cantante della Compagnia delle Acque

PROVE DI CANTO Il coro “Voci dal mondo” nel centro civico di via Sernaglia

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EDITORIALE Preoccupa l’intenzione di vendere Galleria Contemporaneo e l’ex Gil

Per migliorare ora serve la collaborazione di tutti

abbiamo infatti rilevato una disponibi-lità ad accogliere le richieste e le se-gnalazioni dei residenti e restiamo in fiduciosa attesa degli effetti di questa collaborazione.

Speriamo che Comune e Municipalità vogliano continuare nel loro aiuto alle nostre iniziative permettendoci di por-tare avanti questi programmi, anche se non nascondiamo qualche preoccu-pazione motivata dalla notizia apparsa sulla stampa locale che riporta la vo-lontà di trasferire la Galleria Contem-poraneo per mettere in vendita i locali da essa occupati. La galleria sta diven-tando un elemento significativo per via Piave ed il suo trasferimento, pro-prio nel momento di massimo sforzo per la riqualificazione della zona, è un grave passo indietro. E a questo va aggiunto anche l’annuncio di voler cedere l’ex Gil per far quadrare il bi-lancio comunale. Aspettiamo spiega-zioni a proposito. Infine, sempre in questo secondo nu-mero de “Le Voci di via Piave” rite-niamo utile informare i cittadini sui lavori che la Municipalità sta effet-tuando nell’area tra via Piave e via Piraghetto, al fine di restituire a que-sti luoghi la dignità di zona residenzia-le con arredi urbani e dispositivi atti a tutelare la sicurezza stradale in ma-niera adeguata, sia a piedi che in bici-cletta. Questo comporta un periodo di disagi per gli abitanti che, comunque, non deve far dimenticare che alla fine il risultato dovrebbe essere la nascita di un quartiere residenziale esempla-re.

Italo Trentin Gruppo di lavoro via Piave

Integrazione? Non solo da una parte

Ho appena letto il vostro notiziario. Sono felice che ci sia il Gruppo di lavoro di via Piave, vuol dire che non siamo rimasti da soli, anche se non condivido appieno alcuni pas-saggi nei vostri articoli. Penso una cosa, se l’Italia lavorati-va ha bisogno di manodopera stra-niera, chi viene el nostro Paese do-vrebbe attenersi al rispetto delle leggi, al vivere civico e a integrarsi con noi, e non viceversa. Parlo per esperienza vissuta, non da me ma da i miei parenti. Spero con ansia che l'apertura del parco in via Pia-ve non faccia ritornare tutto come prima. Vedremo in futuro.

Paolo

LA LETTERA

SCRIVETE al “Le Voci di via Piave”:

E-MAIL [email protected] TEL. 328.8623273

� continua da pagina 1

Per tutelare il buono stato di queste aree verdi abbiamo chiesto a Vesta ed alla Municipalità l’installazione di cartelli in più lingue e la realizzazione di un piccolo recinto intorno all’edico-la di via Piave. Per quanto riguarda i rapporti con i cittadini e commercianti stranieri residenti nel nostro territorio si regi-strano miglioramenti nella convivenza e nel rispetto reciproco, ma riteniamo che per ottimizzare veramente la si-tuazione generale sarebbe necessario, nella tutela delle singole culture, un maggior impegno nella partecipazione e comprensione delle regole vigenti, per dimostrare attraverso i fatti la volontà di una civile convivenza. Per rafforzare la presenza degli abi-tanti sul territorio, oltre a conti-nuare con il Mercatino del baratto per i

bambini che si svolge ogni terzo sabato del mese, ab-biamo già in p r o g r amma nuove manife-stazioni pub-bliche e cul-turali sulla li-nea dello scor-so anno. Ma non basta. È inoltre ini-ziata l’attività di un coro aperto a tutti e sono in pre-parazione al-cuni incontri per approfon-dire gli aspetti

storici, urbanistici ed ambientali della nostra zona. In quest’ottica si inserisce una mostra fotografica di cui parliamo nella co-pertina del nostro notiziario, per con-dividere la storia di via Piave e dintor-ni. Ci auguriamo che chi fosse in pos-sesso di vecchie fotografie voglia met-terle a disposizione permettendoci di riprodurle, affinché diventino patri-monio collettivo. Nell’ambito del con-trollo del territorio è stato instaurato un rapporto permanente con la polizia locale che sta dando i primi frutti:

Due momenti della festa “A me via Piave di più” dell’ottobre scorso