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NOTE SULL' ARENGA DELLE LETTERE DI GREGORIO VII 1. - Il Registro di Gregorio VII E' noto che la serie dei Registri Pontifici, a noi pervenuta, ha inizio con il pontificato di Innocenzo III (1). Dei papi precedenti esistono re- gistri o frammenti di registri o collezioni di lettere, che contribuiscono in maniera rilevante, alla ricostruzione della storia della cancelleria pontificia (2). Particolare interesse ha suscitato, dagli inizi del secolo ai nostri giorni, il Registro di Gregorio VII (3), sia per la poliedrica figura del pontefice, sia per i problemi diplomatistici che il registro pone (4). E' merito del Caspar aver dato una edizione critica del Registrum Gregorii papae VII, conservato nell'archivio Vaticano (Reg. Vat. 2), in MGH Epistulae selectae 2, Berlin 1920-1923, fino allora edite senza alcun valore scientifico dal Migne, PL 48 e dallo Jaffè (5). Diamo qui un breve saggio di uno studio più vasto ed impegnativo condotto sotto la guida di Ovidio Capitani con la speranza di poter pre- sto pubblicare il risultato completo della nostra indagine. (1) Con il 1198 iniziano le raccolte dei registri conservati nell'Archivio Vaticano; la serie non è completa perché molti volumi sono andati smarriti ed altri sono di- spersi in varie biblioteche. (F. KEMPF, Das Register Innocenz III, Misceli. Hist. Pont. 9 Roma 1945). (2) Per notizie riguardanti i registri pontifici rimane fondamentale l'opera di H. BRESSLAU, Handbuch der Urkundenlehre, I, 2 ed. Lipsia 1912; pp. 104-124, e la guida di R. A. FTNK, Das Vatikanische Archive Einfiihrung in die Bestdnde und ihre Erforschung, 2 ed., Roma 1951. Utile il lavoro di C. SILVA TAROUCA, Sulle antiche lettere dei papi, in Gregorianum 12 (1931) pp. 3-56. (3) Il Registro si compone di 381 lettere, divise in 9 libri secondo gli anni di pontificato. In esso troviamo inserite notizie relative a concili del tempo ed il famoso testo del Dictatus Papae. (4) Cfr. E. CASPAR, Studien zum Register Gregors VII, in Neues Archiv. 38 (1913), pp. 143-226. (5) PH. JAFFE, Epistolae collectae, Monumenta Gregoriana (Biblioteca Rerum Germanicarum, Berolini, 1865, Vol. 2). 24 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDS (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce

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NOTE SULL' ARENGA DELLE LETTERE

DI GREGORIO VII

1. - Il Registro di Gregorio VII

E' noto che la serie dei Registri Pontifici, a noi pervenuta, ha iniziocon il pontificato di Innocenzo III (1). Dei papi precedenti esistono re-gistri o frammenti di registri o collezioni di lettere, che contribuisconoin maniera rilevante, alla ricostruzione della storia della cancelleriapontificia (2).

Particolare interesse ha suscitato, dagli inizi del secolo ai nostrigiorni, il Registro di Gregorio VII (3), sia per la poliedrica figura delpontefice, sia per i problemi diplomatistici che il registro pone (4).

E' merito del Caspar aver dato una edizione critica del RegistrumGregorii papae VII, conservato nell'archivio Vaticano (Reg. Vat. 2), inMGH Epistulae selectae 2, Berlin 1920-1923, fino allora edite senza alcunvalore scientifico dal Migne, PL 48 e dallo Jaffè (5).

Diamo qui un breve saggio di uno studio più vasto ed impegnativocondotto sotto la guida di Ovidio Capitani con la speranza di poter pre-sto pubblicare il risultato completo della nostra indagine.

(1) Con il 1198 iniziano le raccolte dei registri conservati nell'Archivio Vaticano;la serie non è completa perché molti volumi sono andati smarriti ed altri sono di-spersi in varie biblioteche. (F. KEMPF, Das Register Innocenz III, Misceli. Hist.Pont. 9 Roma 1945).

(2) Per notizie riguardanti i registri pontifici rimane fondamentale l'opera diH. BRESSLAU, Handbuch der Urkundenlehre, I, 2 ed. Lipsia 1912; pp. 104-124, e laguida di R. A. FTNK, Das Vatikanische Archive Einfiihrung in die Bestdnde und ihreErforschung, 2 ed., Roma 1951. Utile il lavoro di C. SILVA TAROUCA, Sulle antichelettere dei papi, in Gregorianum 12 (1931) pp. 3-56.

(3) Il Registro si compone di 381 lettere, divise in 9 libri secondo gli anni dipontificato. In esso troviamo inserite notizie relative a concili del tempo ed ilfamoso testo del Dictatus Papae.

(4) Cfr. E. CASPAR, Studien zum Register Gregors VII, in Neues Archiv. 38(1913), pp. 143-226.

(5) PH. JAFFE, Epistolae collectae, Monumenta Gregoriana (Biblioteca RerumGermanicarum, Berolini, 1865, Vol. 2).

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Nella prefazione alla sua opera il Caspar espone i criteri seguiti edin particolare documenta la collezione del manoscritto Vaticano con ilregistro conservato nella biblioteca di Troyes, cod. 952, opportunamenteintegrate con altri manoscritti citati (6) e con le precedenti edizioni.Un lavoro, questo, di alto valore scientifico sia per i criteri usati, sia perl'accurata indagine condotta sui manoscritti esistenti delle lettere diGregorio VII.

Precedentemente V.M. PEITZ, aveva affrontato la questione dellaoriginalità del Registro Gregoriano in uno studio apparso in Sitzungsbe-richte der kais. Akademie der Wissenschaften in Wien, phil. hist., kl.165, n. 5, Wien 1911, dal titolo Das Originalregister Gregors VII..., risol-vendola positivamente. Infatti, egli afferma, forse con troppa sicurezza,che il Registro Vaticano è senz'altro il registro originale, il protocollodella cancelleria di Gregorio VII. Solo di recente sono stati mossi seridubbi sull'originalità di detto Registro, vale a dire, ci si è chiesto severamente il Reg. Vat. 2, sia sorto come protocollo di cancelleria, ovverose piuttosto non sia una collezione di lettere di Papa Gregorio VII, nonaventi comunque la portata diplomatistica di un vero e proprio registrodi cancelleria.

Leo Santifaller per prima in Beitriige zur Geschichte der Beschreibs-toffe in Mittelalter (7), in seguito il Borino, Può il Reg. Vat. 2 essereregistro della cancelleria?, hanno avanzato seri dubbi in proposito. An-che F. Bock in diversi scritti e principalmente in Bemerkungen zu denaltester Papstregister und zum Liber Diurnus Romanorum Pontifi-cum (9), segue questa scia.

Partendo da una visione quasi esclusivamente storica R. Morghenin Ricerche sulla formazione del Registro di Gregorio VII (10) risolve ilproblema giungendo alle medesime conclusioni del Borino. Grandeaspettativa suscitò, appena edita, la prima parte delle Quellen undForschungen zum Urkunden und Kanzleiwesen Papst Gregors VII (11)pubblicata dallo stesso Santifaller nel 1957, con la collaborazione diH. Feigl, H. Schmidinger, W. Szevert e H. Zimmermann, soprattuttoperché annunciava una seconda parte, che avrebbe criticamente impo-

(6) Cfr. Registrum Gregorii papae VII ed. Caspar, introduzione pp. 1-10 e spe-cialmente p. 7.

(7) I Teil, Graz-Koin, 1953.(8) Studi Gregoriani, V. pp. 391-402, Roma 1956 e VI pp. 363-389, Roma 1959-61.(9) Archivalische Zeitschrift, 57 (1961) pp. 11-51.(10) Bullettino Istituto Storico Italiano per il Medioevo e Archivio Muratoriano,

78 (1961) pp. 1-40.(11) Studi e Testi 190, Città del Vaticano, 1957.

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stato, per non dire capovolto, il problema intricato ed avvincente della ,« Kanzleiwesen » dei tempi di Gregorio VII (12).

Purtroppo è passato un decennio ed ancora desideriamo, forse in-vano, la seconda parte delle Quellen... dove, come si augura O. Capitani« criteri ed intendimenti troveranno la più ampia e convincente esposi-zione » (13). Non è nostro compito entrare nel merito di una così com-plessa questione.

Ci si propone invece di dare un modesto contributo ai problemi di-plomatici che suscita un accurato ed attento esame delle arenghe dipapa Gregorio VII.

2. - Motivi ideologici nelle arenghe

E' noto come sotto l'aspetto giuridico l'arenga non sia necessariaper la validità del documento: essa tuttavia gli conferisce solennità, men-tre sotto l'aspetto storico-ideologico fornisce elementi preziosi per laricostruzione delle concezioni politiche e teologiche del tempo (14).

La circostanza che la grande maggioranza di documenti pubblici edin minor numero dei documenti privati è priva di arenga e la retoricache spesso si nota in questa parte del documento « hanno indotto, trop-po facilmente storici e diplomatici a considerarla un puro ornamentoletterario, da valutare tutt'al più come testimonianza per la storia dellacultura » (15); come allo storico può riuscire utile « sorprendere il mo-mento e l'ambiente in cui determinate arenghe sono formate, così aIdiplomatista interessa seguire la diffusione di ognuna » (16).

Per la nostra indagine abbiamo preso come testo base l'edizione delCaspar opportunamente completata con le Quellen... di L. Santifaller econ le Epistole collectae (17) edite dallo Jaffè, stabilendo necessari con-fronti con i formulari del Liber Diurnus (18) e delle lettere dei Papi

(12) Cfr. La recensione dell'opera curata da O. Capitani in Rivista Storica Ita-liana, (1958) pp. 586-589.

(13) Ibidem.

(14) Cfr. FICHTENAU, Arenga, Mitteilungen des Instituts fur eisterreichischeGeschichtsforschung, Wien, 1957.

(15) A. PRATESI, Elementi di diplomatica generale, Adriatica Editrice, Bari,pp. 68-69.

(16) Ibidem.

(17) Op. cit.

(18) Ed. Tu. E. v. SICKEL, Liber Diurnus, Vindobonae 1889.

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Leone IX (19), Vittore II (20), Stefano IX (21), Nicola II (22), Ales-sandro II (23).

I) Tradizione e rinnovamento nei formulari delle lettere gregoriane

L'analisi delle arenghe delle lettere di Gregorio VII attesta chiara-mente il proposito di rinnovamento, attuato con tenacia, nelle istituzioniecclesiastiche durante quel periodo fecondo di idee, riconosciutto comegregoriano. Meglio che nelle altre parti del documento, troviamo indivi-duate nelle arenghe alcune linee programmattiche, assolutamente origi-nali, che non si riscontrano nei formulari statici del Liber Diurnus.

Se, come afferma il DI CAPUA, Urbano II, « amante delle lettere edeloquente oratore » (24), operò una trasformazione stilistica nella can-celleria, possiamo, per quanto riguarda l'originalità, affermare che Gre-gorio VII, definito da USSANI « rusticanus stilus » (25) contribuì alrinnovamento del pensiero di essa.

L'originalità delle lettere di Gregorio VII rivela molte volte un inter-vento personale del pontefice, un verso e proprio « dictatus » (26).

Una concezione quasi fatalistica della provvidenza divina domina laprospettiva da cui Gregorio VII guarda la realtà. Si potrebbe definireun religioso pessimismo, temperato dalla speranza, o meglio dalla cer-tezza che Dio è giudice giusto ed imparziale.

Così nella lettera (I, 11): « Sicut beatus Gregorius in quodam supermoralia Job explanationum libro ait, statutum est apud supernum iudi-cem, quanta unumquemque aut ferire adversitas aut debeat mulcereprosperitas.

Quicumque ergo sive spe huius vel timore illius in tempore tempta-tionis ah his quae retta sunt deviat... ».

Dinanzi al disegno di Dio l'uomo non può far altro che assentirereligiosamente: « ...Sed quoniam via hominis non in manu eius, sed illiusest dispositione... » (I, 39).

(19) PL 143 coll. 457-800.(20) Idem coll. 799-838.(21) Idem coll. 869-884.(22) Idem coll. 1299-1366.(23) PL 146 coll. 1271-1430.(24) DI CAPUA, Il ritmo prosaico nelle lettere dei papi e nei documenti della

cancelleria romana dal IV al XIV secolo (3 vol., Roma 1937-1946), pp. 56 e seg.(25) V. USSANI, Gregorio VII scrittore nella sua corrispondenza e nei suoi

dettati, in « Studi Gregoriani » II (1947).(26) Tali interventi sono stati addirittura enucleati dal BT,AUL, Studien zum

Register Gregors VII - Archiv fiir Urkundenforschung (IV) 1912, che ha riconosciu-to un vero e proprio stile di Gregorio VII. Il Caspar ha nella sua edizione richia-mato con asterisco la lettera ove il Blaul aveva 'riconosciuto l'intervento personaledel papa.

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Le fedeltà dell'esecuzione del piano divino formerà l'oggetto dell'e-terno giudizio: « ...quam districto iudici de dispensatione crediti nohisper beatum Petrum apostolorum principem ministerii rationem reddi-turi sumus » (III, 10), ed ancora: « ...ne susceptae me apud supernumiudicem neglegentia... » (I, 39). Il premio è condizionato dalla testimo-nianza delle opere: « Si ad coelestia regna pervenire desideramus, nonpigri studio laborare debemus... » (72).

La condizione del cristiano è quella del perseguitato per amore dellagiustizia: « ...qui pie volunt vivere in Christo Iesu, persecutionem pa-tiuntur ».

Tale è anche la sorte della Chiesa: « ...multis perturbationum flucti-bus concussa est paene quasi quodam naufragio periclitatae onus etregimen... » (I, 33) « ...quantis perturbationum fluctibus ecclesia sit usque-quoque concussa... » (I, 42-23), la ragione è evidente « ...quodque tiran-nicae persecutionis hactenus rabiem patitur,... » (VIII, 9. Ma la causa,oltre che nella malizia generica, va ricercata nello strapotere temporale,che attenta alla missione salvifica della Chiesa: « Rectores enim et prin-cipes huius mundi, singuli quaerentes sua sunt ».

Scrivendo a Suenio re dei Danni il pontefice ricorda con un certorimpianto, in verità non privo di retorica, i costumi di un tempo, costu-mi, che purtroppo sono cambiati: « heu inversi mores » (II, 28) si la-menta il papa con Lemaro arcivescovo di Brema (II, 28).

La causa dell'infedeltà degli stessi pastori preposti alle chiese parti-colari, infedeltà che tanto addolora Gregorio VII è da individuare, neilegami terreni: « ...nunc vero reges et presides terrae contemptioresfacti... » (II, 75).

Non vi è tra « sacerdotium et imperium » opposizione essenziale,anzi essi devono essere mirabilmente concordanti e ciò il papa dimostrascrivendo a Rodolfo duca della Svevia (I, 19).

E' significativo notare come nel Registro di Gregorio VII compaiauna lettera di Enrico IV che concorda in pieno con la dottrina grego-riana, ma è altrettanto significativa la trasposizione dei termini; mentreil papa parla di « sacerdotium et imperium » Enrico IV parla di « re-gnum et sacerdotium ».

La potestà apostolica e imperiale sono destinate da Dio a governareil mondo e la concordia di ambedue le potenze era la meta, che per lasalvezza della cristianità Gregorio VII, si prefiggeva nel suo agire.

Egli sente la responsabilità delmandato apostolico che è mirabil-mente e ripetutamente sottolineato nelle arenghe, con i termini di solli-citudo, officium, ministerium, onus et regimen, et pondus (27).

La sua cura si estende a tutti i cristiani (I, 53), sino a raggiungere

(27) Termini che abbiamo analizzato alla fine del presente studio.

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nella lettera confidenziale a Matilde il desiderio di « mare transeundi utchristianis more pecudum a paganis occiduntur, Christo favente valeamsuccurrere » (28).

Tale missione scaturisce dal fatto che Gregorio VII ha coscienza diessere il vero successore di S. Pietro (I, 82) sulla cattedra episcopaleromana.

Infatti il papa lo afferma nella lettera tutti i vescovi della Britan-nia (II, 1) e meglio ancora lo precisa nella già citata lettera a Lemaroarcivescovo di Brema (II, 28) « quem mutua inexpugnabile » ed ancoranelle lettere (II, 72 - V, 13 - VIII, 16 - 202 - 210) (29).

La sollecitudine per tutte le chiese (VI, 3) si estende in modo par-ticolare agli enti sotto tutela della sede apostolica (198) sino a divenirecura particolare per le singole persone (I, 47), cura che possiamo direpiena di tenero affetto (II, 32 - II, 44 - II, 50 - II, 70), tanto da estendersicon mirabile visione anche agli infedeli (II, 72).

E' la cura del pastore vigilante che sta attento ai lupi rapaci chepossono in tutti i modi attentare all'incolumità del gregge a lui affidato(V, 5 - V, 2 - V, 7). Perciò, se Gregorio VII non risparmia apprezza-menti lusinghieri per coloro che hanno a cuore le sorti della Chiesa (III,14 - IV, 12) parimenti richiama con dure parole e non esita ad infliggerela massima punizione ecclesiastica, la scomunica, a coloro che si dimo-strano figli infedeli (II, 28 - V, 1).

La stessa visione dell'errante è delineata con speranza di ravvedi-mento (I, 77 - V, 13 - VIII, 1 - VIII, 9) e l'applicazione delle sanzionicanoniche è fatta con oculatezza (II, 35 - V, 17).

Questi ideali sono in perfetta connessione con la tradizione deiPadri della Chiesa (VI, 34), la loro attuazione richiama i vescovi chepiù degli altri dovrebbero essere preparati alla difesa della verità (VIII,21) ad una più scrupolosa osservanza della legge divina.

Non mancano nelle arenghe alcuni spunti autobiografici che ci rive-lano la personalità di papa Gregorio; dall'accenno delicato della suafanciullezza tutelata dalla devozione a S. Pietro (I, 39) ai sentimenti diamicizia e di paterno affetto per Matilde e la madre Beatrice (I, 17) edall'umana comprensione per il sacerdote Mitprando ingiuriosamente mu-tilato di naso e di orecchie (12) (30).

Questi motivi che abbiamo enucleato dallo studio delle arenghe cisembrano abbastanza significativi per una più completa comprensionedella personalità di Gregorio VII e della sua opera riformatrice anche inseno alla cancelleria pontificia.

(28) Cfr. ed. CASPAR, pag. 80.(29) Cfr. ed. SANTIFALLER.

(30) Cfr. ed. JAFFt.

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« Aveva richiamato la chiesa al senso dei suoi grandi ideali ed allacoscienza della sua missione e da essa erano derivati al papato un nuovoprestigio ed una autorità che la ponevano alla testa delle più vive forzedella civiltà europea... » (31).

II. Presupposti ideologici del pensiero gregoriano

E' merito indiscusso di A. Nietschke aver condotto una analisi at-tenta delle lettere di Gregorio VII, che gli ha permesso di individuare ipresupposti di indole teologica « Religiose - veransetzungen », vero sub-strato informatore del pensiero gregoriano.

Proprio in relazione all'assunto generale del lavoro, converrà pren-dere brevemente in esame il saggio di A. Nietschke (32), del quale, comevedremo, si potranno ricavare delle indicazioni generali circa i temi ideo-logici e spirituali specifici che trovano attestazione, nell'epistolario delpapa.

L'uomo ha nella concezione di papa Gregorio un ruolo fondamentalein quanto si rivela protagonista nella storia, sia che congiunto con Diopuò eternamente « governare con il Sommo Imperatore », sia che schiavodel « Principe dell'oscurità » è destinato a perdersi per sempre.

Il punto di partenza è da Dio e dall'eternità, solo sotto questo pro-filo l'uomo ha importanza.

Ma quando un uomo diviene vero cristiano?A questa domanda che ancora oggi stimola i pensatori cristiani,

Gregorio risponde affermando la necessità da parte dell'uomo di entrarenel circuito d'amore di Dio che prende le mosse dal duplice comanda-mento dell'amore di Dio e del prossimo, sino a tendere ad una fusionedefinitiva dell'anima con il suo creatore.

Il vero amore, dono di Dio, si estrinseca nell'uomo e diviene ope-rante.

Per questo Gregorio VII richiama il dovere della « imitatio Christi »che racchiude i due momenti della vita cristiana: l'amore e l'ascesi. Ilsuo sguardo attento sul mondo, schierato in due blocchi, ma stretta-mente fuso, gli richiama l'idea di « due corpi »: il corpo di Cristo e quellodi Satana, che Nietschke così delinea:

« Queste due comunità erano nel mondo di Gregorio preferibili alsingolo uomo. Questo non era affatto capace di esistere come essere

(31) R. MORGHEN, Gregorio II, Torino 1942.

(32) A. NIETSCHKE, Die Wirksamkeit Gottes in der Welt Gregors VII. Eine Untersuchung iffier die religibsen Aeusserungen und politischen Handlungen des Papstes,

Studi Gregoriani », V, Roma 1956, pagg. 115-219.

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singolo, poiché formava sempre il « membro di un corpo ». Tre spe-cialità di queste comunità indicherò ancora: la dipendenza del singolodal suo corpo, la stretta unione dei vari membri e l'alto significato del-l'amore ».

Non solo l'appartenenza del singolo alla sua comunità era per Gre-gorio ovvia, ma secondo l'opinione di Gregorio il singolo conservava permezzo di essa anche la capacità di agire: il Papa prendeva la sua forzadall'appartenenza al « Corpo di Cristo ». Ciò significa la espressione « Inme io muoio sempre, ma in Gesù io posso qualche volta vivere ».

Anche la gioia o la tristezza del Papa dipendeva strettamente daltrionfo o dalle necessità della chiesa.

Quando Gregorio parlava della sua persona e dei suoi stati d'animoindividuali, come Egli stesso metteva in rilievo, affermava che eranonati dalla momentanea situazione del « Corpo di Cristo ».

Questa omogeneità di amore e di azione, nota il Nietschke, era perGregorio così ovvia che traspirava anche dall'inversione della frase: ogniazione effettuata con vero amore, dimostra che chi agisce è colmo, permezzo di Dio, di vero amore.

Una testimonianza significativa l'abbiamo nella lettera XXI del IIIlibro in cui si dichiara, su questa base, cristiano un principe maomettano.

Da qui il dovere della responsabilità: un sentimento e un pensieroche divengono quasi angosciosi, in vista del giudizio finale e si manife-stano soprattutto verso quanti sono soggetti alla sua autorità pastorale.

Il « vero amore », che non lega l'uomo ad alcun oggetto fugace, èsorgente di « vera libertà » che il Papa contrapponeva alla misera libertà,fondata esclusivamente sull'autodeterminazione. « Gregorio stesso sisforzò nella sua vita di realizzare severamente l'ascesi. Allungava, i suoidigiuni ogni giorno fino alla sera e rifiutava alle sue stanche membrail riposo. Egli si imponeva la sete e il tormento fisico sebbene avessea disposizione tutte le comodità. Un segno visibile di questo atteggia-mento rimane l'abito monacale che portò sempre durante il suo ponti-ficato ». A contrastare il dominio d'amore di Dio nel mondo, vi è l'azionedi Satana, alla quale Papa Gregorio ricollega non solo l'operato deglieretici e infedeli, ma anche di quei cristiani e prelati che, nell'ambitodella Chiesa, si lasciavano possedere dal « vecchio nemico » con le con-seguenti aspirazioni ed attaccamenti alle realtà contingenti e terrene.Agli assalti del demonio, sono particolarmente soggetti i principi, affer-ma ancora il Nietschke, che il maligno spesso soggioga con i miraggidella gloria terrena.

Gregorio VII fu sempre premuroso della salvezza eterna dei suoisudditi, preoccupandosi a che i legami di essi con la sede apostolicafossero ispirati d'amore. Sul piano sacramentale egli fu vigile custodedell'ortodossia e all'occorrenza non risparmiò sospensioni e scomunicheper gli ecclesiastici che con la loro indegnità, sembrava che compromet-

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tessero lo stesso ordine della grazia. Quando fu necessario Gregorio VIIsi avvalse anche del braccio secolare, affermando il suo diritto di con-vocare i principi alla guerra, anzi si creò una propria truppa, chiamata« militia S. Petri », permettendo così l'uso delle armi « per la difesadella giustizia ». Chiunque lacerava l'unità dei cristiani si poneva sottoil dominio di Satana e ledeva l'onore di S. Pietro: il papa invitò i laicia non ricevere i sacramenti dagli ecclesiastici eretici, come pure sciolsedal vincolo di ubbidienza i sudditi dei principi secolari, poco rispettosidelle esigenze della Chiesa. L'unione con Roma, necessaria per la vitaeterna era inculcata attraverso il sano insegnamento il culto e i pelle-grinaggi « ad limina apostolorum ».

Una delle grandi aspirazioni del pontefice fu quella di guidare per-sonalmente un esercito nella Terra Santa allo scopo di riavvicinare laChiesa orientale agli insegnamenti apostolici e per liberare i cristianidel regno bizantino dalla dominazione pagana. Tale desiderio, al qualeavevano aderito gli intimi del Papa, come Matilde di Toscana e l'impe-ratrice Agnese, non poté realizzarsi, perché presto cominciò la lotta conEnrico IV, che occupò tutta la vita di Gregorio VII.

Un altro motivo ispiratore della concezione cristiana della realtà daparte di Gregorio VII fu il concetto di libertà.

« Poiché il Papa era una sola cosa con Pietro, egli stava sempresotto la dominazione di Dio. Perciò Dio gli infondeva vero amore e veralibertà. Nel Papa dunque c'era vera libertà che si basava sulla dipen-denza da Dio. Invece ogni membro nel « corpo di Cristo » riceveva lalibertà che gli spettava con i suoi rapporti con il successore di Pietro.Quando più uno stava vicino al Papa, tanto più grande era la sua libertà.La più grande libertà sulla terra era la « romana libertas », che fu conquistata con l'immediata obbedienza al Papa ».

Dio trasmetteva altresì alla comunità cristiana, attraverso il papala vera giustizia: da questo convincimento, Gregorio VII, trasse per lesue idee sul diritto, decisivo conseguenze, il contenuto del diritto si ac-cordava con il contenuto dell'esperienza del « divenire giusto » e in ul-tima analisi ogni mutamento di diritto dipendeva dalla volontà del papapoiché solo di lui si poteva dire con certezza che era giusto. Il singolocristiano diveniva giusto con un'azione dello Spirito Santo. Alla base poidi questa giustizia e di questo diritto vi era il presupposto che il legamecon i canoni e con Pietro era condizione indispensabile.

Al papa spettava formare e riformare il diritto positivo conforme-mente alle necessità della comunità e nessun cristiano poteva rifiutaretali prescrizioni.

Il papa aveva la suprema potenza di giurisdizione: a lui spettava de-cidere sulle « maiores causae » e il suo giudizio era definitivo. I legati,suoi rappresentanti, potevano essere riformati nei loro giudizi dall'auto-

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rità infallibile del papa, poiché solo egli era nella pienezza della giusti-zia divina.

Se si ripensa, alla fine di questo saggio, alle sollecitazioni che eranoscaturite dall'affermazione del Pratesi, che l'arenga » sotto l'aspetto sto-rico-ideologico fornisce elementi preziosi per la ricostruzione delle con-cezioni politiche e teologiche del tempo » (33) dobbiamo trarre unaserie di indicazioni:

1) su di un numero 381 di lettere contenute nel Registro, si ri-scontrano 94 arenghe; cioè si viene a stabilire un rapporto tra arenghee lettere pari al 24,6%;

2) su di un numero di 51 lettere delle Epistolae collectae (34) del-lo Jaffè, 7 arenghe, pari a 13,7%;

3) sulla base dell'articolo del Nitschke i teneri individuati si ri-partiscono così:

Temi Lettere Edizione Pagina

VIII,21 Caspar 62H,73 Caspar 32V,10 Caspar 42

VI,1 Caspar 48VI,13 Caspar 53

1,61 Caspar 17L'uomo sotto Dio. 1,77 Caspar 19

L11 Caspar 7111,14 Caspar 35

VIII,16 Caspar 611,72 Caspar 18

VII,6 Caspar 567 Jaffé 527

Percentuale pari al 13,8%

(33) Op. cit.(34) Op. cit.

(35) Op. cit.

sa

2 - LA ZAGAGLIA

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tessero lo stesso ordine della grazia. Quando fu necessario Gregorio VIIsi avvalse anche del braccio secolare, affermando il suo diritto di con-vocare i principi alla guerra, anzi si creò una propria truppa, chiamata« rnilitia S. Petri », permettendo così l'uso delle armi « per la difesadella giustizia ». Chiunque lacerava l'unità dei cristiani sí poneva sotto-il dominio di Satana e ledeva l'onore di S. Pietro: il papa invitò i laicia non ricevere i sacramenti dagli ecclesiastici eretici, come pure sciolsedal vincolo di ubbidienza i sudditi dei principi secolari, poco rispettosidelle esigenze della Chiesa. L'unione con Roma, necessaria per la vitaeterna era inculcata attraverso il sano insegnamento il culto e i pelle-grinaggi « ad limina apostolorum ».

Una delle grandi aspirazioni del pontefice fu quella di guidare per-sonalmente un esercito nella Terra Santa allo scopo di riavvicinare laChiesa orientale agli insegnamenti apostolici e per liberare i cristianidel regno bizantino dalla dominazione pagana. Tale desiderio, al qualeavevano aderito gli intimi del Papa, come Matilde di Toscana e l'impe-ratrice Agnese, non poté realizzarsi, perché presto cominciò la lotta conEnrico IV, che occupò tutta la vita di Gregorio VII.

Un altro motivo ispiratore della concezione cristiana della realtà daparte di Gregorio VII fu il concetto di libertà.

« Poiché il Papa era una sola cosa con Pietro, egli stava sempresotto la dominazione di Dio. Perciò Dio gli infondeva vero amore e veralibertà. Nel Papa dunque c'era vera libertà che si basava sulla dipen-denza da Dio. Invece ogni membro nel « corpo di Cristo » riceveva lalibertà che gli spettava con i suoi rapporti con il successore di Pietro.Quando più uno stava vicino al Papa, tanto più grande era la sua libertà.La più grande libertà sulla terra era la « romana libertas », che fu con-quistata con l'immediata obbedienza al Papa ».

Dio trasmetteva altresì alla comunità cristiana, attraverso il papala vera giustizia: da questo convincimento, Gregorio VII, trasse per lesue idee sul diritto, decisivo conseguenze, il contenuto del diritto si ac-cordava con il contenuto dell'esperienza del « divenire giusto » e in ul-tima analisi ogni mutamento di diritto dipendeva dalla volontà del papapoiché solo di lui si poteva dire con certezza che era giusto. Il singolocristiano diveniva giusto con un'azione dello Spirito Santo. Alla base poidi questa giustizia e di questo diritto vi era il presupposto che il legamecon i canoni e con Pietro era condizione indispensabile.

Al papa spettava formare e riformare il diritto positivo conforme-mente alle necessità della comunità e nessun cristiano poteva rifiutaretali prescrizioni.

Il papa aveva la suprema potenza di giurisdizione: a lui spettava de-cidere sulle « maiores causae » e il suo giudizio era definitivo. I legati,suoi rappresentanti, potevano essere riformati nei loro giudizi dall'auto-

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Temi Lettere Edizione Pagina

Dio e l'azione politica (Dilectio VIII,21 Caspar 61

e guerra). 111,10 Caspar 34111,15 Caspar 36

1V,7 Caspar 37IX,2 Caspar 63

Percentuale pari al 5,31%

Dio e l'azione politica (libertas VIII,21 Caspar 62ed il legame con il volere papale) III,10 Caspar 34

V,5 Caspar 41V1,2 Caspar 49H,75 Caspar 33

Percentuale pari

VIII,21

al 6,31%

Caspar 62

Dio e gli stati. VIII,21 Caspar 621,26 Caspar 10

111,15 Caspar 36IX,2 Caspar 63

1,42 Caspar 13V,10 Caspar 421,21 Caspar 9

III,10 Caspar 34

Percentuale pari al 8,51%

4) Le arenghe collegate con temi generali (quelli individuati dalNitschke) sono complessivamente 55, che rappresenta il 57,44% delnumero complessivo di arenghe da noi individuate.

5) nella prevalenza del tema « L'uomo sotto Dio » sugli altri, sipuò stabilire che, tenendo conto delle conclusioni di cui al punto n. 4,la percentuale del 57,44% dimostra che nell'ambito delle lettere di Gre-gorio VII la funzione propriamente ideologica dell'arenga, senza esserepredominante, ricorre tuttavia con notevole frequenza, il che confermain buona misura le ipotesi iniziali.

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Terni_

Lettere Edizione Pagina—

VIII,21 Caspar 62

L'uomo sotto il diavolo. VI,1 Caspar 481,72 Caspar 18

VIII,16 Caspar 61

Percentuale pari al 4,2%

I,11H,73

VII,6VII1,21

VI,11,72

111,15

III,10VIII,21

1,191,46

11,7211,73

VI,14VII1,16

111,151,61

VI1,6

Caspar 7Caspar 32Caspar 56Caspar 62Caspar 48Caspar 18

Caspar 36

Caspar 34Caspar 62Caspar 8Caspar 14Caspar 31Caspar 32Caspar 54Caspar 61Caspar 36Caspar 17Caspar 56

Le due comunità nel loro rap-porto con il singolo uomo.

Le due comunità nel loro rap-porto reciproco.

La Chiesa (i sacramenti, S. Pie-tro).

Percentuale pari al 6,3%

Percentuale pari al 12,76%

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I termini « onus et regimen »

Onus et regimen suscipere . . . . 1,39 (CASPAR)Regimen universalis ecclesiae regendum VI,3 (CASPAR)Apostolici regiminis honor et onus . 1 (JAFFE')Pastoralis regiminis . . 88 (SANTIFALLER)

Il termine « pondus »

Tanto ponderi . . . 1,39 (CASPAR)Grave enim pondus gerendum . . 1,53 (CASPAR)Pondera pericolorum . . 23 (JAFFE')

Il termine « Sollicitudo »

Piae sollicitudinis .

Privatam sollicitudinisQuanta sollicitudineDebitum sollicitudinis .Curam nostrae sollicitudinisSollicite nobis .Tanto sollicitus .Sollicite pensantesQuia sollicitum .Nostrae sollicitudini

Sollicitudinem invigilaveri .Sollicite nos vigilare .Magnam sollicitudinem habere .Sollicitudinem ger. imus . .

Sollicitudo . .Sollicitudinem .Sollícitudo non desitGraviori sollicitudine

1,26 (CASPAR),217 (SANTIFALLER)1,29 (CASPAR)

• 1,339, 47 - V,16 (CASPAR)1,53 (CASPAR)

▪ 1,53 (CASPAR)1,82 (CASPAR)11,73 (CASPAR)III,10 (CASPAR)111,15 (CASPAR)V,2 (CASPAR), 84, 129, 130, 1.34(SANTIFALLER)V,10; 1,39 (CASPAR)VI,3 (CASPAR)VI,7 (CASPAR)VI,12 (CASPAR),28-29-30-87-95-96- 100-103-104-107-108-111-1.12-1.28 - 148 - 150 - 151 - 160 - 161(SANTIFALLER)VI,12 (CASPAR)IX,8 (CASPAR)109 (SANTIFALLER)210 (SANTIFALLER)

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6) La percentuale delle arenghe legate a temi generali rispetto aquelle « svincolate » è di 37,6% per il Registro, e di 14,2% per le Col-lectae, dal che si può dedurre che la raccolta delle lettere nel Registrodi Gregorio VII, anche sotto questo aspetto attesta una innegabile vo-lontà di documentazione che trascende l'aspetto puramente cancellere-sco del Registro.

Termini significativi ricorrenti nelle arenghe

Il termine « dilectio »

Tantis dilectionis amplexibusTanto dilectionis .Cum multa dilectioneEiusdem dilectionisVestrae dilectionis .Quanta dilectionis .Paterna dilectione .Speciali delectione . .Non dilectionem ex vobisTuae quoque dilectioni .

11,32 (CASPAR)• 11,32 (CASPAR)

11,73 (CASPAR)• 111,14 (CASPAR)• IV,12 (CASPAR)• V,10 (CASPAR)• VI,2 (CASPAR)▪ V,19 - VIII - 12 (CASPAR)• IX,8 (CASPAR)• VIII,8 (CASPAR)

Il termine « ministerium »

Ministerium evangelizandi . . 1,53 (CASPAR)Curam ministerii . . 11,73 (CASPAR)Principem ministerii . III,10 (CASPAR)

Il termine

Nos offici .Ex consideratione officiiOfficio suo . .Si officii nostri .

Officiaque suscipiuntur .Ex pastoralis officii . .Pontificalis officii .Episcopalis officiiOffIcii apostolatus .

officium »

126 (SANTIFALLER)• 11,28 (CASPAR)

11,70 - 98 (SANTIFALLER)11,73; VI,19 (CASPAR),84 - 114 - 129 - 130 - 145 (SAN-TIFALLER)

• 11,73 (CASPAR)▪ VI,7 (CASPAR)• VI,14 (CASPAR)• 7 (JAFFE')

217 (SANTIFALLER)

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