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MILO E VALENTINA, LA DIVERSITÀ SPARITA … TRA MIELE E VANIGLIA
Erano usciti insieme in canoa, Milo e Valentina, i gemelli-goccia-d’acqua e poi…Valentina
era sparita. Un attimo c’era e un attimo dopo non c’era più traccia né di lei né della sua
canoa. “Dai, non fare la scema!”, aveva strillato Milo, pensando che si fosse nascosta
dietro una roccia, per fargli uno scherzo. Ma niente. Allora, s’era messo a pagaiare come
un forsennato fino alla caletta e aveva arrancato, trascinando la sua gamba secca, lungo
le scale che portavano alla villa. “Valentina s’è persa”, aveva detto, quasi senza fiato.
“L’hai persa”, lo aveva corretto il padre, mentre saliva precipitosamente su una barca e
chiamava aiuto per cercare sua figlia. Milo ci aveva provato a seguirlo ma lui gli aveva
fatto segno di no, che non ce lo voleva. “Che vieni a fare? Hai già fatto il danno… e poi
saresti solo d’intralcio…”, aveva mormorato. Non lo voleva. Come sempre.
A sentire le parole del padre, Milo chinò la testa, gli voltò le spalle e, zoppicando, si rifugiò
in camera sua. Si buttò sul letto, abbracciò il cuscino e si accorse di bagnarlo di lacrime,
ripensando a tutte le volte che si era sentito trattato come un inutile rottame. Si rese
conto di non aver mai reagito alle cattiverie di suo padre e pensò che fosse venuto il
momento di dimostrare il suo valore. Si asciugò gli occhi, si alzò dal letto, aprì l’armadio e
prese il suo zaino. Lo svuotò dei libri di scuola e ci mise un binocolo, una torcia, una
coperta per la notte e il cellulare, nella speranza che, là dove voleva andare, ci fosse rete
telefonica. Corse in bagno, aprì l’armadietto dei medicinali e prese dei cerotti, delle garze,
un disinfettante e gli antidolorifici per la sua gamba zoppa, indispensabili quando la
sentiva affaticata. Si precipitò in cucina e finì di riempire lo zaino con due brioche alla
marmellata di mirtilli, una bottiglia d’acqua, del succo d’arancia e un pacchetto di quei
biscotti alla vaniglia che piacevano tanto a Valentina.
Chiuse la porta di casa e saltò sulla canoa che aveva ormeggiato sulla spiaggia di fronte
alla villa. Pagaiando con tutta la forza che aveva, decise di ripercorrere il tratto di fiume,
dove era stato con la sorella, fino al punto in cui si erano persi di vista. Si ricordò che, lì
vicino, c’era la loro casa segreta, il rifugio dove si ritrovavano quando la sofferenza per la
sua gamba secca diventava insopportabile o quando il padre li rimproverava per un brutto
voto o, ancora, quando Valentina e la sua squadra perdevano le partite di pallavolo.
La visione della porta aperta lo lasciò ben sperare: pensò subito di aver avuto buon intuito
e che Valentina fosse lì dentro ad aspettarlo.
Per quanto potesse, accelerò il passo e spalancò l’uscio.
“Valen…!” il nome della sorella gli si fermò tra le labbra “Tommy, che cosa ci fai qui?”
“Per l’ennesima volta i miei genitori hanno litigato” rispose Tommaso “Mi sa che questa
volta si separeranno. Non ne posso più. Avevo bisogno di stare un po’ da solo”.
“Oh, mi spiace davvero!” disse Milo.
“E tu?” chiese l’amico “Cosa ci fai qui?”.
“Cerco mia sorella” disse Milo con voce affannata “È da quasi tre ore che è scomparsa.
Speravo fosse qui. L’hai vista per caso?”
“Ah, sì, mi è sembrato di vederla. Stava correndo verso l’albero dei desideri; ho provato a
chiamarla ma non mi ha ascoltato. Andiamo, vengo con te a cercarla, intanto mi racconti
cos’è successo”.
I due ragazzi si incamminarono velocemente verso l’albero dei desideri, una quercia sul cui
tronco i tre amici avevano inciso le loro iniziali: la quercia MTV, Milo, Tommaso, Valentina!
Ai suoi rami erano soliti appendere bigliettini con i loro desideri e, nell’incavo del suo
tronco, avevano l’abitudine di inserire oggetti che ricordassero i sogni che si erano
avverati.
La camminata veloce provocava dolore alla gamba di Milo che fu costretto a fermarsi per
prendere i suoi antidolorifici. Tommaso lo aiutò a sfilarsi lo zaino. I due amici si sedettero
a terra, poco lontano dalla quercia ma, anche se stava cercando di riposarsi, Milo non
riusciva a smettere di guardarsi intorno alla ricerca della sorella. Non trovò Valentina ma,
poco distante, per terra, vide luccicare qualcosa. Chiese a Tommaso di andare a
controllare di che cosa si trattasse. L’amico tornò con un ciondolo: era una goccia
d’argento, con incisa la lettera “V”. Milo sorrise e Tommaso, incuriosito, gli chiese il motivo
di quel cenno di felicità.
“Valentina è passata di qui” spiegò Milo, con gli occhi che gli brillavano. Tommaso scosse il
capo, facendo segno di non capire.
Milo a quel punto gli mostrò il polso: c’era un bracciale a cui era legato un ciondolo, con
incisa la lettera “M”, identico a quello appena trovato.
“Siamo i gemelli gocce d’acqua” esclamò Milo “Per questo la mamma, alla nascita, ci
regalò due ciondoli identici, con le nostre iniziali”.
Quel ritrovamento diede ai due ragazzi la forza di proseguire; subito ripresero il cammino,
sperando di trovare altre tracce.
Effettivamente Valentina era passata di lì durante la sua fuga. Ma, guardando l’albero dei
desideri, le erano tornati alla mente i ricordi della sua infanzia, di quando lei e Milo
trascorrevano le loro giornate estive nel bosco, sognando il loro futuro. Aveva quindi
pensato a quanto potesse essere preoccupato il fratello e, di conseguenza, aveva ripreso
la strada verso casa.
Anche Milo e Tommaso erano parecchio stanchi. Si stava facendo buio e, come se non
bastasse, sentivano dei rumori provenire da dietro un cespuglio; pensarono che potesse
trattarsi anche di una vipera e i battiti del loro cuore accelerarono. La paura prevalse,
insieme alla stanchezza: temevano che Valentina potesse essere davvero in pericolo.
I due si guardarono negli occhi, ponendosi la stessa domanda. Fu Tommaso ad esprimersi
per primo:
“Non sarebbe meglio tornare a casa a chiamare aiuto?”
“Certo” reagì Milo “Ma forse ci siamo allontanati troppo! Dove ci troviamo?”
Tommaso salì su un ramo alto di un albero e con il binocolo si guardò intorno. Dall’alto si
godeva di una bellissima visuale, ma non era il momento di stare tanto ad ammirarla: la
casa era piuttosto lontana e si dovevano incamminare immediatamente. Ci volle più di
un’ora perché i due arrivassero alle scale di casa, cercarono di percorrerle il più
velocemente possibile. Affannati aprirono la porta, si guardarono intorno scrutando ogni
angolo, ma la casa sembrava deserta. Solo quando corsero in salotto rimasero impietriti:
Valentina era rannicchiata sul divano, pensierosa. Milo corse incontro alla sorella e l’
abbracciò stretta stretta, per più di un minuto. Quando si sciolsero dall’abbraccio, Milo non
poté fare a meno di chiedere a Valentina il motivo della sua fuga e della sua scomparsa:
“Vale, mi hai fatto prendere un colpo! Dove ti eri cacciata?! Cosa ti è successo? Perché sei
sparita così?”
Valentina cercò a stento di trattenere le lacrime, poi rispose singhiozzando:
“Sai Milo, fin da piccola mi sono accorta che il babbo mi ha sempre preferita a te…
insomma, che ti ha sempre trattato male, magari anche per colpa mia! Non riuscivo più a
sopportare questa situazione, i tuoi pianti, le tue sofferenze. Tu non dicevi niente, subivi in
silenzio, ma alla fine io non ce l’ ho più fatta. Sono scappata. Pensavo così che,
togliendomi di mezzo, il babbo avrebbe voluto bene anche a te”.
Proprio mentre Valentina stava parlando, il padre rientrò, dopo una giornata di ricerche
lungo il fiume, nel bosco, in città, anche con l’aiuto dei vicini e della polizia.
Sentendo la voce della ragazza, si fermò in cucina e non poté fare a meno di ascoltare
quello che stava confidando al fratello. Dentro si sentiva morire: come poteva, sua figlia,
pensare queste cose di lui? Un nodo gli si stringeva in gola, quelle parole erano come un
pugno nello stomaco. Scoppiò in lacrime e si precipitò in salotto, pensando di essere stato
davvero ingiusto con Milo. Quando i figli lo videro, intuirono di essere stati sentiti e
sperarono per una volta di essere capiti entrambi. Andò loro incontro e li abbracciò forte.
Ma l’abbraccio più stretto e più lungo fu quello riservato al figlio. Valentina e Tommaso si
commossero, nel vedere Milo così felice. Dopo quella giornata così faticosa, i tre ragazzi si
rilassarono sul divano. Il babbo andò in cucina, prese i biscotti alla vaniglia che tanto
piacevano a Valentina e, questa volta, non si scordò di quelli al miele che Milo adorava.
(Racconto progettato scritto e illustrato collettivamente
da tutti gli alunni della classe 3G
nel mese di novembre 2015 per il concorso “Scrittori di classe”)