5
MILO E VALENTINA, LA DIVERSITÀ SPARITA … TRA MIELE E VANIGLIA Erano usciti insieme in canoa, Milo e Valentina, i gemelli-goccia-d’acqua e poi…Valentina era sparita. Un attimo c’era e un attimo dopo non c’era più traccia né di lei né della sua canoa. “Dai, non fare la scema!”, aveva strillato Milo, pensando che si fosse nascosta dietro una roccia, per fargli uno scherzo. Ma niente. Allora, s’era messo a pagaiare come un forsennato fino alla caletta e aveva arrancato, trascinando la sua gamba secca, lungo le scale che portavano alla villa. “Valentina s’è persa”, aveva detto, quasi senza fiato. “L’hai persa”, lo aveva corretto il padre, mentre saliva precipitosamente su una barca e chiamava aiuto per cercare sua figlia. Milo ci aveva provato a seguirlo ma lui gli aveva fatto segno di no, che non ce lo voleva. “Che vieni a fare? Hai già fatto il danno… e poi saresti solo d’intralcio…”, aveva mormorato. Non lo voleva. Come sempre. A sentire le parole del padre, Milo chinò la testa, gli voltò le spalle e, zoppicando, si rifugiò in camera sua. Si buttò sul letto, abbracciò il cuscino e si accorse di bagnarlo di lacrime, ripensando a tutte le volte che si era sentito trattato come un inutile rottame. Si rese conto di non aver mai reagito alle cattiverie di suo padre e pensò che fosse venuto il momento di dimostrare il suo valore. Si asciugò gli occhi, si alzò dal letto, aprì l’armadio e prese il suo zaino. Lo svuotò dei libri di scuola e ci mise un binocolo, una torcia, una coperta per la notte e il cellulare, nella speranza che, là dove voleva andare, ci fosse rete telefonica. Corse in bagno, aprì l’armadietto dei medicinali e prese dei cerotti, delle garze, un disinfettante e gli antidolorifici per la sua gamba zoppa, indispensabili quando la sentiva affaticata. Si precipitò in cucina e finì di riempire lo zaino con due brioche alla marmellata di mirtilli, una bottiglia d’acqua, del succo d’arancia e un pacchetto di quei biscotti alla vaniglia che piacevano tanto a Valentina. Chiuse la porta di casa e saltò sulla canoa che aveva ormeggiato sulla spiaggia di fronte alla villa. Pagaiando con tutta la forza che aveva, decise di ripercorrere il tratto di fiume, dove era stato con la sorella, fino al punto in cui si erano persi di vista. Si ricordò che, lì vicino, c’era la loro casa segreta, il rifugio dove si ritrovavano quando la sofferenza per la sua gamba secca diventava insopportabile o quando il padre li rimproverava per un brutto voto o, ancora, quando Valentina e la sua squadra perdevano le partite di pallavolo.

MILO e VALENTINA, LA DIVERSITA' SPARITA TRA MIELE ......era sparita. Un attimo c’era e un attimo dopo non c’era più traccia né di lei né della sua canoa. “Dai, non fare la

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

  • MILO E VALENTINA, LA DIVERSITÀ SPARITA … TRA MIELE E VANIGLIA

    Erano usciti insieme in canoa, Milo e Valentina, i gemelli-goccia-d’acqua e poi…Valentina

    era sparita. Un attimo c’era e un attimo dopo non c’era più traccia né di lei né della sua

    canoa. “Dai, non fare la scema!”, aveva strillato Milo, pensando che si fosse nascosta

    dietro una roccia, per fargli uno scherzo. Ma niente. Allora, s’era messo a pagaiare come

    un forsennato fino alla caletta e aveva arrancato, trascinando la sua gamba secca, lungo

    le scale che portavano alla villa. “Valentina s’è persa”, aveva detto, quasi senza fiato.

    “L’hai persa”, lo aveva corretto il padre, mentre saliva precipitosamente su una barca e

    chiamava aiuto per cercare sua figlia. Milo ci aveva provato a seguirlo ma lui gli aveva

    fatto segno di no, che non ce lo voleva. “Che vieni a fare? Hai già fatto il danno… e poi

    saresti solo d’intralcio…”, aveva mormorato. Non lo voleva. Come sempre.

    A sentire le parole del padre, Milo chinò la testa, gli voltò le spalle e, zoppicando, si rifugiò

    in camera sua. Si buttò sul letto, abbracciò il cuscino e si accorse di bagnarlo di lacrime,

    ripensando a tutte le volte che si era sentito trattato come un inutile rottame. Si rese

    conto di non aver mai reagito alle cattiverie di suo padre e pensò che fosse venuto il

    momento di dimostrare il suo valore. Si asciugò gli occhi, si alzò dal letto, aprì l’armadio e

    prese il suo zaino. Lo svuotò dei libri di scuola e ci mise un binocolo, una torcia, una

    coperta per la notte e il cellulare, nella speranza che, là dove voleva andare, ci fosse rete

    telefonica. Corse in bagno, aprì l’armadietto dei medicinali e prese dei cerotti, delle garze,

    un disinfettante e gli antidolorifici per la sua gamba zoppa, indispensabili quando la

    sentiva affaticata. Si precipitò in cucina e finì di riempire lo zaino con due brioche alla

    marmellata di mirtilli, una bottiglia d’acqua, del succo d’arancia e un pacchetto di quei

    biscotti alla vaniglia che piacevano tanto a Valentina.

    Chiuse la porta di casa e saltò sulla canoa che aveva ormeggiato sulla spiaggia di fronte

    alla villa. Pagaiando con tutta la forza che aveva, decise di ripercorrere il tratto di fiume,

    dove era stato con la sorella, fino al punto in cui si erano persi di vista. Si ricordò che, lì

    vicino, c’era la loro casa segreta, il rifugio dove si ritrovavano quando la sofferenza per la

    sua gamba secca diventava insopportabile o quando il padre li rimproverava per un brutto

    voto o, ancora, quando Valentina e la sua squadra perdevano le partite di pallavolo.

  • La visione della porta aperta lo lasciò ben sperare: pensò subito di aver avuto buon intuito

    e che Valentina fosse lì dentro ad aspettarlo.

    Per quanto potesse, accelerò il passo e spalancò l’uscio.

    “Valen…!” il nome della sorella gli si fermò tra le labbra “Tommy, che cosa ci fai qui?”

    “Per l’ennesima volta i miei genitori hanno litigato” rispose Tommaso “Mi sa che questa

    volta si separeranno. Non ne posso più. Avevo bisogno di stare un po’ da solo”.

    “Oh, mi spiace davvero!” disse Milo.

    “E tu?” chiese l’amico “Cosa ci fai qui?”.

    “Cerco mia sorella” disse Milo con voce affannata “È da quasi tre ore che è scomparsa.

    Speravo fosse qui. L’hai vista per caso?”

    “Ah, sì, mi è sembrato di vederla. Stava correndo verso l’albero dei desideri; ho provato a

    chiamarla ma non mi ha ascoltato. Andiamo, vengo con te a cercarla, intanto mi racconti

    cos’è successo”.

    I due ragazzi si incamminarono velocemente verso l’albero dei desideri, una quercia sul cui

    tronco i tre amici avevano inciso le loro iniziali: la quercia MTV, Milo, Tommaso, Valentina!

    Ai suoi rami erano soliti appendere bigliettini con i loro desideri e, nell’incavo del suo

    tronco, avevano l’abitudine di inserire oggetti che ricordassero i sogni che si erano

    avverati.

  • La camminata veloce provocava dolore alla gamba di Milo che fu costretto a fermarsi per

    prendere i suoi antidolorifici. Tommaso lo aiutò a sfilarsi lo zaino. I due amici si sedettero

    a terra, poco lontano dalla quercia ma, anche se stava cercando di riposarsi, Milo non

    riusciva a smettere di guardarsi intorno alla ricerca della sorella. Non trovò Valentina ma,

    poco distante, per terra, vide luccicare qualcosa. Chiese a Tommaso di andare a

    controllare di che cosa si trattasse. L’amico tornò con un ciondolo: era una goccia

    d’argento, con incisa la lettera “V”. Milo sorrise e Tommaso, incuriosito, gli chiese il motivo

    di quel cenno di felicità.

    “Valentina è passata di qui” spiegò Milo, con gli occhi che gli brillavano. Tommaso scosse il

    capo, facendo segno di non capire.

    Milo a quel punto gli mostrò il polso: c’era un bracciale a cui era legato un ciondolo, con

    incisa la lettera “M”, identico a quello appena trovato.

    “Siamo i gemelli gocce d’acqua” esclamò Milo “Per questo la mamma, alla nascita, ci

    regalò due ciondoli identici, con le nostre iniziali”.

    Quel ritrovamento diede ai due ragazzi la forza di proseguire; subito ripresero il cammino,

    sperando di trovare altre tracce.

    Effettivamente Valentina era passata di lì durante la sua fuga. Ma, guardando l’albero dei

    desideri, le erano tornati alla mente i ricordi della sua infanzia, di quando lei e Milo

    trascorrevano le loro giornate estive nel bosco, sognando il loro futuro. Aveva quindi

  • pensato a quanto potesse essere preoccupato il fratello e, di conseguenza, aveva ripreso

    la strada verso casa.

    Anche Milo e Tommaso erano parecchio stanchi. Si stava facendo buio e, come se non

    bastasse, sentivano dei rumori provenire da dietro un cespuglio; pensarono che potesse

    trattarsi anche di una vipera e i battiti del loro cuore accelerarono. La paura prevalse,

    insieme alla stanchezza: temevano che Valentina potesse essere davvero in pericolo.

    I due si guardarono negli occhi, ponendosi la stessa domanda. Fu Tommaso ad esprimersi

    per primo:

    “Non sarebbe meglio tornare a casa a chiamare aiuto?”

    “Certo” reagì Milo “Ma forse ci siamo allontanati troppo! Dove ci troviamo?”

    Tommaso salì su un ramo alto di un albero e con il binocolo si guardò intorno. Dall’alto si

    godeva di una bellissima visuale, ma non era il momento di stare tanto ad ammirarla: la

    casa era piuttosto lontana e si dovevano incamminare immediatamente. Ci volle più di

    un’ora perché i due arrivassero alle scale di casa, cercarono di percorrerle il più

    velocemente possibile. Affannati aprirono la porta, si guardarono intorno scrutando ogni

    angolo, ma la casa sembrava deserta. Solo quando corsero in salotto rimasero impietriti:

    Valentina era rannicchiata sul divano, pensierosa. Milo corse incontro alla sorella e l’

    abbracciò stretta stretta, per più di un minuto. Quando si sciolsero dall’abbraccio, Milo non

    poté fare a meno di chiedere a Valentina il motivo della sua fuga e della sua scomparsa:

    “Vale, mi hai fatto prendere un colpo! Dove ti eri cacciata?! Cosa ti è successo? Perché sei

    sparita così?”

    Valentina cercò a stento di trattenere le lacrime, poi rispose singhiozzando:

    “Sai Milo, fin da piccola mi sono accorta che il babbo mi ha sempre preferita a te…

    insomma, che ti ha sempre trattato male, magari anche per colpa mia! Non riuscivo più a

    sopportare questa situazione, i tuoi pianti, le tue sofferenze. Tu non dicevi niente, subivi in

    silenzio, ma alla fine io non ce l’ ho più fatta. Sono scappata. Pensavo così che,

    togliendomi di mezzo, il babbo avrebbe voluto bene anche a te”.

    Proprio mentre Valentina stava parlando, il padre rientrò, dopo una giornata di ricerche

    lungo il fiume, nel bosco, in città, anche con l’aiuto dei vicini e della polizia.

    Sentendo la voce della ragazza, si fermò in cucina e non poté fare a meno di ascoltare

    quello che stava confidando al fratello. Dentro si sentiva morire: come poteva, sua figlia,

    pensare queste cose di lui? Un nodo gli si stringeva in gola, quelle parole erano come un

    pugno nello stomaco. Scoppiò in lacrime e si precipitò in salotto, pensando di essere stato

  • davvero ingiusto con Milo. Quando i figli lo videro, intuirono di essere stati sentiti e

    sperarono per una volta di essere capiti entrambi. Andò loro incontro e li abbracciò forte.

    Ma l’abbraccio più stretto e più lungo fu quello riservato al figlio. Valentina e Tommaso si

    commossero, nel vedere Milo così felice. Dopo quella giornata così faticosa, i tre ragazzi si

    rilassarono sul divano. Il babbo andò in cucina, prese i biscotti alla vaniglia che tanto

    piacevano a Valentina e, questa volta, non si scordò di quelli al miele che Milo adorava.

    (Racconto progettato scritto e illustrato collettivamente

    da tutti gli alunni della classe 3G

    nel mese di novembre 2015 per il concorso “Scrittori di classe”)