68
SCENARI Il dramma delle carceri nell’emergenza PRIMO PIANO Africa paura del virus e fame Rivista della Fondazione Missio • Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C / RM • Euro 2,50 MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA In caso di mancato recapito, restituire all’ufficio di P.T. ROMA ROMANINA previo addebito DOSSIER La Parola di Dio in tutte le lingue dell’uomo 5 ANNO XXXIV MAGGIO 2020 Covid-19 e Sud del mondo ANCORA UNA SFIDA

MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

  • Upload
    others

  • View
    10

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

SCENARIIl dramma delle carcerinell’emergenza

PRIMO PIANOAfricapaura del virus e fame

Rivista della Fondazione Missio • Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C / RM • Euro 2,50

M E N S I L E D I I N F O R M A Z I O N E E A Z I O N E M I S S I O N A R I A

In caso di m

ancato recapito, restituire all’ufficio di P.T. R

OMA ROMANINA previo addebito

DOSSIERLa Parola di Dioin tutte le lingue dell’uomo

5ANNO XXXIV

MAGGIO2020

Covid-19 e Sud del mondo

ANCORA UNA SFIDA

Page 2: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIATrib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore: Fondazione di religione MISSIO Direttore responsabile: GIULIO ALBANESERedazione: Miela Fagiolo D’Attilia, Chiara Pellicci, Ilaria De Bonis. Segreteria: Emanuela Picchierini, [email protected]; tel. 06 6650261- 06 66502678; fax 06 66410314. Redazione e Amministrazione: Via Aurelia, 796 - 00165 Roma. Abbonamenti: [email protected]; tel. 06 66502632; fax 06 66410314. Hanno collaborato a questo numero: Giuseppe Andreozzi, MassimoAngeli, Chiara Anguissola, Mario Bandera, Roberto Bàrbera, Gaetano Borgo,Loredana Brigante, Franz Coriasco, Riccardo Cristiano, Vittorio Farronato,Fraternità Cavanis Gesù Buon Pastore, Stefano Femminis, Francesca Lancini,Paolo Manzo, Pierluigi Natalia, Enzo Nucci, Michele Petrucci, Ilaria Tinelli.Progetto grafico e impaginazione: Alberto Sottile.Foto di copertina: Jekesai Njikizana / AfpFoto: Vatican Media/Afp , Mauro Ujetto / Nurphoto /Afp, Str / Nurphoto /Afp,David Lillo / Afp, Olivier Douliery / Afp, Mauro Ujetto / Nurphoto /Afp, PhilippeLissac / Leemage /Afp, Maria Tan / Afp, Sebastian Gollnow / Dpa / Picture-Alliance/Afp, Sumy Sadurni / Afp, Marco Longari / Afp, Olukayode Jaiyeola /Nurphoto /Afp, Schneyder Mendoza / Afp , Handout / Vatican Media / Afp, YaraNardi / Pool / Afp, Noel Celis / Afp, Ho / Sindapen / Afp, Sebastian Kaulitzki /Science Phot / Skx / Science Photo Library/Afp,Yara Nardi / Pool / Afp, PascalDeloche / Leemage/Afp, Archivio Missio, Gerald Aruna, Gaetano Borgo, CarloCastelluccio, Battista Cimino, Vittorio Farronato, Fraternità Cavanis Gesù BuonPastore Di Bereina, Silvano Garello,Palacio Do Planalto, Ministerio Da Saude,Af/Fraternità Missionaria, Chiara Pellicci, Matteo Pinotti, Archivio FotograficoMissioni Carmelitane, Ilaria Tinelli, Renato Zilio.Abbonamento annuale: Individuale € 25,00; Collettivo € 20,00;Sostenitore € 50,00; Estero €40,00.Modalità di abbonamento:- Versamento sul C.C.P. 63062327 intestato a Missio o bonifico postale (IBAN IT 41 C 07601 03200 000063062327)

- Bonifico bancario su C/C intestato a Missio Pontificie OpereMissionarie presso Banca Etica (IBAN IT 03 N 05018 03200000011155116)

Stampa:Graffietti Stampati - S.S. Umbro Casentinese km 4,5 - Montefiascone (VT)Manoscritti e fotografie anche se non pubblicati non si restituiscono.

Mensile associato alla FeSMI e all’USPI, Unione StampaPeriodica Italiana.Chiuso in tipografia il 27/04/20Supplemento elettronico di Popoli e Missione:www.popoliemissione.it

Fondazione MissioDirezione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie

Via Aurelia, 796 - 00165 RomaTel. 06 6650261 - Fax 06 66410314E-mail: [email protected]

Presidente: S.E. Mons. Francesco Beschi

Direttore:Don Giuseppe Pizzoli

Vice direttore: Dr. Tommaso Galizia

Tesoriere: Gaetano Crociata

• Missio – adulti e famiglie(Pontificia Opera della Propagazione delle Fede)

• Missio – ragazzi(Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria)

• Missio – consacrati (Pontificia Unione Missionaria)

Segretario nazionale: Don Valerio Bersano

Pontificia Opera di San Pietro ApostoloSegretario nazionale: Dr. Tommaso Galizia

Missio – giovaniSegretario nazionale: Giovanni Rocca

Centro unitario per la formazione missionaria - CUM (Verona)Direttore: Don Marco Testa

CON I MISSIONARI A SERVIZIO DEI PIÙ POVERI:

- Offerte per l’assistenza all’infanzia e alla maternità, formazione dei seminaristi, sacerdoti e catechisti, costruzione di strutture perle attività pastorali, acquisto di mezzi di trasporto.

- Offerte per la celebrazione di Sante Messe, anche Gregoriane.Conto corrente postale n. 63062855 intestato a: Missio - Pontificie Opere MissionarieConto corrente bancario presso Banca Etica (IBAN IT 03 N 05018 03200 000011155116)- Eredità, Lasciti e Legati La Fondazione MISSIO, costituita il 31 gennaio 2005 dalla Conferenza Episcopale Italiana, ente ecclesiastico civilmente riconosciuto(Gazzetta Ufficiale n. 44 del 22 febbraio 2006), è abilitata a ricevere Eredità e Legati anche a nome e per conto delle Pontificie OpereMissionarie.Informazioni: amministrazione (tel. 06 66502629; fax 06 66410314; E-mail: [email protected]).

Page 3: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

1P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

L’argomento che domina e quasimonopolizza le cronache degliultimi mesi è sicuramente la

pandemia del Coronavirus e le crisi inatto a livello planetario. La crisi sanitaria,ma anche economica, produttiva e so-ciale è una crisi globale e investe tuttigli ambiti della vita del pianeta. Sisente ripetere frequentemente che ilmondo non sarà più come prima. Rat-trista però osservare come, nei maggiorimezzi di comunicazione sociale italiani,fatte le debite eccezioni, non si parli menti, l’interruzione dei percorsi di ca-quasi per nulla di quello che succede aldi fuori del nostro Paese. Solo qualcheinformazione da alcuni Stati europei oda quei Paesi che hanno avuto un nu-mero di vittime superiore al nostro,quasi a consolarci del fatto che nonsiamo quelli messi peggio.Allo stesso tempo, nei nostri siti mis-sionari e nelle nostre riviste, con irelativi profili social, sono rimbalzatenumerosissime testimonianze allarmatedei nostri missionari sparsi nelle regionipiù povere del mondo, che ci raccontanogli sforzi che stanno facendo per istruirela popolazione e tentare di prevenire ilcontagio che, in quelle situazioni, po-trebbe trasformarsi in un’ecatombe.Sostenuti e incoraggiati da papa Fran-cesco, perseveriamo nella preghiera per-ché il Signore liberi l’intera umanità daquesto flagello, ma soprattutto invo-chiamo la sua misericordia perché pro-tegga e liberi quei popoli che sono già

oltre modo martoriati da altre epidemiee sofferenze.In questo sconvolgimento globale, anchela vita della Chiesa ha sofferto in tuttii continenti: la mancata celebrazionecomunitaria della Pasqua è un’esperienzainedita che costringe anche la Chiesa aripensare la sua azione pastorale e mis-sionaria: nulla sarà come prima! Lamancanza della partecipazione dei fedelialla messa domenicale, la sospensionedella celebrazione solenne dei sacra-

tecumenato e di catechesi di iniziazionecristiana, la difficoltà di dare continuitàa tutte quelle attività pastorali cheriempivano le nostre agende e i nostricalendari, comprese le innumerevoliiniziative di carattere caritativo, tuttoquesto deve insegnare qualcosa.Alcune riflessioni ci vengono dallanostra esperienza missionaria ad gentes.Le limitazioni alla vita ecclesiale co-munitaria che abbiamo subito ci sug-geriscono la necessità di rivedere e ri-valorizzare il “sacerdozio comune deifedeli” che il Concilio Vaticano II ha ri-chiamato. Nelle regioni in cui laici efamiglie erano già abituati a vivere lacomunità cristiana, non solo in parroc-chia con la guida di un presbitero, mada protagonisti anche in piccole co-munità di vicinanza, di quartiere o divillaggio (dove la partecipazione allasede centrale della parrocchia risultadifficile e la presenza del “ministro

EDITORIALE

di GIUSEPPE [email protected]

(Segue a pag. 2)

»

Rimbocchiamoci le maniche

Page 4: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

Indice

EDITORIALE

1 _ Rimbocchiamoci le maniche di Giuseppe PizzoliPRIMO PIANO

4 _ Sanità in America Latina Epidemie dimenticate e nuove emergenze di Paolo Manzo

7 _ Africa, l’ennesima prova Paura del virus e fame di Ilaria De BonisATTUALITÀ

10 _ Tra interessi privati e scoordinamento internazionale

Nessuno si salva da solo di Pierluigi NataliaFOCUS14 _ Le risorse della rete

nell’emergenza Rivoluzione digitale e post pandemia di Michele Petrucci

SCENARI18 _ Il dramma delle carceri nel Sud del mondo

«Trattateci come esseri umani»

di Roberto Bàrbera MO(N)DI DI FARE

21 _ Baciare i piedidel fratello

di Loredana Brigante

SCATTI DAL MONDO

22 _ La preghiera di papa Francesco

«Siamo tutti sullastessa barca»

Testo di Riccardo Cristiano A cura di Emanuela Picchierini

PANORAMA

26 _ La genialità in missione Banche dei

cereali contro fame e usura

di Chiara Pellicci

POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 02

dei sacramenti” è molto saltuaria), le difficoltàdi questo periodo sono state vissute con mag-giore serenità. Nelle zone in cui la pastorale èsempre stata focalizzata intorno alla figuradel presbitero, le difficoltà sono state percepitecome un peso molto maggiore. Questo ci fapensare che dobbiamo aiutare e formare ifedeli laici a vivere meglio, da veri protagonisti,il loro battesimo, come ci aveva suggeritomolto bene il tema del Mese Missionario Stra-ordinario, nell’ottobre scorso “Battezzati e In-viati”. I fedeli laici sono chiamati a realizzarela loro vocazione vivendo la Chiesa domestica,in famiglia e nelle piccole comunità di prossi-mità, da protagonisti. Per tale obiettivo i fedelilaici hanno bisogno di nutrirsi non solo del-l’Eucaristia e dei sacramenti, il cui valore è in-discutibile, ma molto di più del pane dellaParola di Dio, da cui possono attingere forza,coraggio, ma soprattutto la luce dello Spiritoche li sostiene nella vita cristiana, anche inforzata assenza dei sacramenti.Ci auguriamo che da questa crisi globale ilmondo intero rinasca migliore, ma anche chela Chiesa possa trovare rinnovata forza evan-gelizzatrice. E in questo percorso di rinnova-mento della vita della Chiesa il mondo missio-nario è disponibile a mettere a frutto la suaesperienza. È pronto, si è già rimboccato lemaniche.

(Seg

ue d

a pa

g.1)

10

14

Page 5: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

DOSSIER

29 _ Il Vangelo incarnato nelle culture La Parola di Dio in tutte

le lingue dell’uomo A cura della Redazione

37 _ Umanesimo digitale Una carta per l’uso etico Intelligenza Artificiale

e valori umani di Michele Petrucci

MISSIONE, CHIESA, SOCIETÀ

38 _ La fede al tempo della pandemia E ora la parrocchia diventa una community di Giuseppe Andreozzi

40 _ L’opera di padre Renato Zilio Europa, terra di missione di Loredana Brigante

42 _ Sierra Leone La rinascita arriva col riso di Massimo Angeli

44 _ L’altra edicola Post Covid-19

nel Sud del mondo Dittature più forti,

meno soldi al popolo di Ilaria De Bonis

46 _ Posta dei missionari Laudato Si’ in Congo

a cura di Chiara Pellicci

48 _ Papua Nuova Guinea, la terra dell’inaspettato

a cura di Chiara Pellicci

50 _ Beatitudini 2020 Carlo, il giovane “patrono di internet” di Stefano Femminis

RUBRICHE51 _ Libri Nel mondo interconnesso di Chiara Anguissola Significati e tradimenti del Corano di Miela Fagiolo D’Attilia

3POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

n

d

d

T A

d

OSSERVATORIDONNE IN FRONTIERA PAG. 6

Salomè e la Foresta viventedi Miela Fagiolo D’Attilia

GOOD NEWS PAG. 8

L’idroambulanza è in Congo!di Chiara Pellicci

MEDIO ORIENTE PAG. 15

Il Covid-19 in Palestinadi Ilaria De Bonis

AFRICA PAG. 16

Fake news e untori della retedi Enzo Nucci

ASIA PAG. 17

Cristiani Chin, tra guerra e pandemiadi Francesca Lancini18

52 _ Ciak dal mondo Pitza e datteri L’imam Saladino sbarca a Venezia di Miela Fagiolo D’Attilia54 _ Musica Haiti Canzoni per la pace di Franz Coriasco VITA DI MISSIO

55 _ Missio Ragazzi Anniversario della POSI

La Santa Infanzia compie 177 anni di Chiara Pellicci

56 _ Missione andata e ritorno Don Battista Cimino, fidei donum di Cosenza-Bisignano La follia della guerra in Burundi di Loredana Brigante

57 _ Don Matteo Pinotti, fidei donumdi Mantova

Tra i cristiani di Gighessa di Loredana Brigante

58 _ Missio Giovani «Il mio nome è madame Mouafon» di Ilaria Tinelli

60 _ Don Paolo Martino, Segretario regionale Ufficio per la Cooperazione tra le Chiese

Calabria, terra di emigranti e di approdo di Loredana Brigante

MISSIONARIAMENTE

62 _ Intenzione di preghiera Fedeli all’esempio di Cristo di Mario Bandera

63 _ Inserto PUM Beira, per una Chiesa della visitazione di Gaetano Borgo

Page 6: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

4 POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

PRIMO PIANO Sanità in America Latina

a Popoli e Missione - spiega lo scarsointeresse delle multinazionali a risolvereil problema».

LA CHIESA IN PRIMA LINEAE allora, se le big pharma (le grandisocietà dei vaccini che finanziano perl’85% l’Oms) ora si concentrano spa-smodicamente sulla ricerca per trovareuna cura del Coronavirus che ha colpitosoprattutto l’Occidente e la Cina, e se la

Controlli e disinfezione al confinetra Venezuela e Colombia.

di PAOLO [email protected]

Epidemiedimenticate e nuove emergenze

Epidemiedimenticate e nuove emergenze

Brasile, Ecuador, Cile, ma anche Paraguay,Bolivia e regione Panamazzonica: tutta l’AmericaLatina è investita dall’ondata pandemica, mentresi cerca - dove possibile - di contenere il contagioe curare i malati di Covid-19. Intanto le grandisocietà farmaceutiche, le big pharma, lavoranonella ricerca di farmaci e vaccini.

C i mancava solo il Coronavirusper i poveri dell’America Latina,continente dove i sistemi sanitari

pubblici sono ovunque precari e soventenon accessibili alla popolazione più bi-sognosa. Al momento in cui scriviamo ilPaese con il maggior numero di casi è ilBrasile, seguito da Ecuador e Cile ma, aseconda dei tempi in cui la pandemia èesplosa in ogni nazione, anche gli altriseguiranno, a detta di tutti gli analistidella regione. Il Coronavirus si va ad in-serire in un contesto molto fragile giàdi per sé, con problemi irrisolti da decenni.Basti pensare, ad esempio, alla dengue,una malattia che può essere mortale esi trasmette attraverso la stessa zanzaradella febbre gialla. Solo nei primi tremesi del 2020 ci sono stati oltre mezzo

milione di casi accertati di dengue,60mila nella metropoli brasiliana di SanPaolo, con centinaia di morti in Paraguaye Brasile. Non c’è ancora un vaccinodella dengue che funzioni, nonostantequesta epidemia sia mortale e abbiacolpito oltre tre milioni di latinoamericaninel 2019 secondo le statistiche ufficialidell’Organizzazione mondiale della sanità(Oms), ma il fatto che «sia un virus delTerzo mondo - dice un virologo brasiliano

Page 7: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

sanità pubblica è “unmezzo disastro” in SudAmerica, per le epidemiedimenticate scende incampo la Chiesa catto-lica. A cominciare dallaConferenza episcopalebrasiliana (Cnbb), che inun appello ha chiesto«la collaborazione di sa-cerdoti, dirigenti, fedelie di tutte le persone dibuona volontà che ap-prezzano la vita, per fer-mare alcune malattiecome la dengue, al finedi combattere gli scoppidi accumulo di acquastagnante». Già, perchéè proprio nell’acqua sta-gnante che si moltiplicala zanzara Aedes Aegyptiche diffonde questo ter-ribile morbo. «Control-late, soprattutto dopola pioggia, luoghi comecortili, grondaie, canalidi scolo, pozzi e serbatoid’acqua» perché la zan-

zara killer prospera lì, chiede da mesi laCnbb, mobilitando tutte le sue parrocchiee diocesi.«Ci siamo subito attivati per l’emergenzaCoronavirus e abbiamo le nostre suoree i nostri preti in prima linea», chiarisce

5POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

Henrique Mandetta,ministro dellaSanità in Brasile.

Jair Bolsonaro,presidente del Brasile.

in epidemie. Oltre ad avere potenziato iletti di terapia intensiva che il Brasile hain tempi normali, Mandetta ha infattitriplicato la produzione di mascherine,respiratori, camici e guanti. Una produ-zione interna mai come oggi strategica.Il Brasile è uno Stato federale e subito ilParlamento ha approvato la dichiarazionedi “calamità da Covid-19”, con conse-guente eliminazione del tetto di spesa,cominciando a programmare gli interventianche senza l’input di Bolsonaro, semprepiù impopolare tra la popolazione.A prescindere dal presidente, relegatoad un ruolo irrilevante nella gestionedella crisi, a San Paolo (con Rio, la cittàpiù colpita dal Covid-19) lo scorso marzoè stata sancita dal governatore JoãoDoria la quarantena prorogabile sino afine emergenza che, si prevede, dureràmesi. Chiusi tutti gli stabilimenti che«non forniscono servizi o prodotti es-senziali» e molti stadi di calcio trasformatiin ospedali da campo a tempo di recorde con accesso separato per i malati diCovid-19 in crisi respiratoria in ogniospedale. Agli anziani che devono vac-cinarsi contro l’influenza tradizionale(in America Latina si va verso l’inverno)a San Paolo viene dato appuntamentovia WhatsApp ai cittadini e l’iniezioneviene fatta all’aperto. Obiettivo ovunqueè garantire la distanza tra le persone,che il Ministero della sanità brasilianoha fissato in due metri, per evitare

dom Odilo Scherer, arcivescovo metro-politano di San Paolo, la città latinoa-mericana più colpita dal Covid-19. Come?«Innanzitutto consigliamo agli anzianie agli appartenenti ai gruppi più vulne-rabili di rimanere nelle loro case eassistere alle celebrazioni religiose at-traverso i media». Ma, aggiunge il car-dinale brasiliano, «è importante che lepersone possano avere chiese aperte peril loro tempo di preghiera, conforto spi-rituale e speranza. In questo seguiamole linee guida di papa Francesco, che haordinato di riaprire le chiese di Romadopo che sono state chiuse per alcunigiorni». Niente assembramenti e messeall’aperto insomma, ma templi apertiper raccogliersi in preghiera, alla distanzadi almeno un metro.

INATTENDIBILE BOLSONAROCon 55mila letti di terapia intensiva, 11volte più dell’Italia, il Brasile è la più at-trezzata di tutte le nazioni latinoameri-cane per affrontare l’emergenza Covid-19. Nonostante le follie del presidenteJair Bolsonaro che consigliava abbraccisenza mascherina sino a quando l’epi-demia non ha cominciato a mieterecentinaia di vittime, costringendo subitogli amministratori locali ad adottare mi-sure restrittive. Per fortuna poi che ilministro della Sanità, Henrique Mandetta,è un luminare della medicina ed è af-fiancato da un’ottima équipe di esperti »

Page 8: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

6 POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

PRIMO PIANO

N ell’Amazzonia ecuadoriana quattro donnecoraggiose - Patricia Gualingua, Nema

Grefa, Margot Escobar e Salomè Aranda - sibattono per la difesa dell’ambiente e i dirittidei popoli indigeni, per salvare la KawsakSacha, la “Foresta vivente”. Non solo habitatma patrimonio identitario di chi vi abita, laterra (già oggetto di interessi economici, defo-restazione e inquinamento) è la ragione chespinge queste leader a rischiare la vita per sal-vare la loro gente. In particolare una di loro,Salomè, dirigente del Comitato delle donne edella famiglia della comunità di Moretecochanella provincia Pastaza, è stata scelta come te-stimonial da Amnesty International per soste-nere i diritti del popolo Kichwa di Sarayacu,minacciato dagli interessi di imprese petrolifere.Fiera come il suo popolo e orgogliosa di di-fendere le terre ancestrali, il 22 marzo 2018Salomè ha denunciato pubblicamente davantial presidente ecuadoriano Lenin Moreno le ri-percussioni sull’ambiente delle attività estrattiferenell’area del bacino del fiume Villano nellaprovincia di Pastanza, e le violenze sessualisubite dalle donne indigene. Per questo, ladonna e la sua famiglia hanno subito numeroseminacce e attacchi con lanci di pietre sullacasa. Malgrado le denunce però, non le èstata concessa nessuna protezione e anche iltema degli abusi sulle donne Sarayaku èrimasto lettera morta. I Kichwa si sono guada-gnati la diffidenza del governo ecuadorianodopo la vittoria storica del 2012 contro unacompagnia argentina che aveva speculato sul-l’acquisto delle terre, senza avere prima con-sultato gli abitanti. A decretarla fu la Corte in-tramericana dei diritti umani che stabilì la re-sponsabilità del governo ecuadoriano nell’averignorato i diritti del popolo Kichwa. Unasentenza che ha fatto storia, perché per laprima volta in un’aula di tribunale sono statiriconosciuti diritti alle etnie minoritarie in difesadella “Madre Terra”. Nonostante questo, lavita dei popoli ancestrali in Amazzonia, comeha dimostrato il recente Sinodo speciale perla regione Panamazzonica, resta difficile etroppe concessioni continuano ad essere rila-sciate dai governi dei vari Paesi a grandiimprese che puntano al business selvaggio.

di Miela Fagiolo D’Attilia

SALOMÈ E LAFORESTA VIVENTE

OSSERVATORIO

DONNE INFRONTIERA

Sanità in America Latina

Test per Coronavirus.

Imponendo il coprifuoco e proibendocategoricamente i raduni di balli funk,quelli che tra i più poveri in Brasilesono equiparabili alle serate nelle nostrediscoteche.Differente e assai più grave la situazionenei Paesi andini, in Bolivia, Perù edEcuador, dove il sistema sanitario, siapubblico che privato, è assai scadente.Emblematico il disastro della città por-tuale ecuadoriana di Guayaquil dovegià a fine marzo molti morti da Covid-19 venivano lasciati per giorni nellecase e a volte per strada.Un discorso a parte, poi, deve esserefatto per gli indigeni dell’Amazzoniache vivono in zone sperdute e soventecontrollate da latifondisti. Qui per orail numero maggiore di morti – rendenoto il Consiglio indigenista missionario(Cimi) - si conta per gli omicidi deileader, l’ultimo dei quali è avvenutonella regione del Maranhão. Lo scenariopiù drammatico è quello in cui l’epidemiariesca a penetrare nelle riserve perchéin quelle aree le strutture sanitarie scar-seggiano e i posti letto di terapia in-tensiva sono ancora troppo pochi. Ap-pena 35 nella riserva del popolo GuaraníKaiowá, in Brasile. Il rischio è quello del“genocidio virale”, come giustamentedenunciato da papa Francesco.

il contagio. Nelle favelas di Rio (a Cidadede Deus c’è stato il primo caso) i narcose le milizie hanno addirittura impostoil coprifuoco, mentre le associazioniumanitarie si sono mobilitate per con-tenere il maledetto Coronavirus.

SANITÀ PUBBLICA E PRIVATAStoricamente il problema in AmericaLatina è la grande differenza tra sanitàpubblica - in molti casi inesistente odisastrosa - e quella privata, che inPaesi come il Brasile tocca punte di ec-cellenza. Inoltre, solo un 15% della po-polazione, quella più ricca, può per-mettersi assicurazioni private che costanoin media centinaia di euro al mese. «Lasoluzione - spiega Mandetta, diventatoquasi presidente in Brasile in questacrisi - è integrare il Sistema sanitarionazionale con quello privato, come ab-biamo fatto qui». I letti di terapia in-tensiva e pre-intensiva, dunque, sonostati messi a disposizione di tutti, aprescindere dal reddito, mentre nellefavelas sono state distribuite milioni dimascherine autoprodotte. Inoltre, perparadossale che possa sembrare, persinola criminalità organizzata, che gestisceil narcotraffico e controlla il territoriodelle periferie degradate, ha capito dasubito l’emergenza e si è attivata. Come?

Page 9: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

di ILARIA DE [email protected]

Tra paura delvirus e fameTra paura delvirus e fame

7POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

Da settimane missionari, ong e agenziedelle Nazioni Unite lanciano Sos pre-occupanti, soprattutto per i Paesi sottol’Equatore. Qui il virus non è ancoraesploso, ma se penetrasse a fondo sa-rebbe una catastrofe umanitaria, dicono. I 54 Stati presentano caratteristichefisiche, politiche e sociali divergenti. Afare la differenza è anche la vicinanzao meno al resto del mondo: non a casoil Nord Africa, che ha scambi quotidianicon l’Europa, è stato aggredito con piùfacilità. Così come il Sudafrica più

dedito al business, al turismo e al com-mercio con l’Occidente. Ma queste sonoanche le zone relativamente più ricchee dunque più attrezzate. Il repentinolockdown (gli aeroporti internazionalisono stati chiusi quasi subito ovunque)non è servito a scongiurare il peggio.Adesso la scommessa è evitare che ilcontagio dilaghi.

APPRENSIONE ONU SOTTO IL SAHARANel momento in cui scriviamo, i numeritotali dell’infezione in tutta l’Africa

Africa, l’ennesima prova

Forze paramilitari distribuiscono beni diprima necessità a Kampala, Uganda.

A l centro di un’attenzione me-diatica polarizzata (si è parlatonel contempo di “bomba ad

orologeria pronta ad esplodere” e di“eccezione” africana), l’Africa si con-fronta con il Covid-19 mostrando unanotevole disparità di casi al suo interno.Da una parte troviamo un Nord Africain grande affanno - Algeria, Egitto,Marocco, Tunisia e Libia contano dasoli oltre 13.000 casi di infezione - eun Sudafrica con 4.500 casi accertati e87 morti (al momento in cui scriviamo,ndr). Dall’altra, c’è l’immensa compagine del-l’Africa sub-sahariana ed equatorialecon numeri in crescita, ma ancora ab-bastanza contenuti. In queste aree ildistanziamento sociale è un’utopia e itamponi sono introvabili. »

Il continente africano appare diviso in tre zonesegnate dalla pandemia: tutto il Nord Africa èin fiamme. Il Sudafrica è ugualmente colpito dalCoronavirus. In mezzo c’è l’Africa più poverache sembra per ora aver scongiurato il peggio.Ma fame e paura avanzano.

Page 10: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

8 POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

PRIMO PIANO

D ue anni fa, proprio dalle pagine di Popoli eMissione, Fulvio Rostagno, fondatore e pre-

sidente di ForAfricanChildren (piccola onlustorinese, dal cuore grande), lanciò un accoratoappello affinché un’idroambulanza fluviale -clinica medica viaggiante, nuova e completa ditutto punto, che da tempo attendeva sulla ban-china del porto di Cremona - potesse partireper la Repubblica Democratica del Congo(RDC). Il mezzo era stato realizzato grazie allagenerosità di singoli, imprese, comunità, marischiava la rottamazione poiché le persone«che ci avevano garantito di seguire gli aspettilogistici del trasporto e quelli burocratici del-l’ingresso in Congo – spiegava amaramenteRostagno - ci hanno tradito e si sono dilegua-te».Era il giugno 2018. Poi la svolta: il contattogiusto; l’impegno instancabile di Luca Attanasio,ambasciatore italiano in RDC, e del console Al-fredo Russo, che si sono presi a cuore la que-stione e sono stati fondamentali nel risolvere iproblemi burocratici locali; l’infinita determi-nazione di Rostagno, che non si è mai arresodi fronte alle difficoltà succedutesi nel rocam-bolesco trasporto del mezzo, reso possibileanche grazie al contributo del Lions Clubs In-ternational. E finalmente, nel febbraio 2019,l’idroambulanza è approdata al porto di Matadi,in Congo. Sembrava fatta, ma la burocraziaper lo sdoganamento ha tenuto in ostaggioancora per un anno la clinica viaggiante. Solol’8 marzo scorso è giunta a destinazione, aKinshasa. Per l’occasione l’ambasciatore Atta-nasio si è espresso così: «Bellissimo progettocongiunto a beneficio della popolazione localefluviale di Kinshasa, che rafforzerà la coopera-zione in tema sanitario tra Italia e Congo».Adesso il Ministero della sanità congolese è inattesa che Rostagno, che conosce ogni centimetrodell’idroambulanza meglio di chiunque altro,possa andare in Congo per poterla mettere infunzione. Lo ha bloccato in Italia l’emergenzaCovid-19, scatenatasi proprio nei giorni di arrivoa destinazione del mezzo sanitario. Ma dopole infinite peripezie superate, non sarà il virusa infrangere il sogno di vedere finalmente inazione la clinica medica viaggiante.

di Chiara Pellicci

L’IDROAMBULANZA È IN CONGO!

OSSERVATORIO

GOODNEWS

SVELATO IL MISTERO SUD SUDANApparentemente immune, tanto da farparlare di “mistero”, il Sud Sudan è en-trato tra i Paesi positivi al virus loscorso 6 aprile. Oggi conta appena seicasi di contagio, ma la cifra è eviden-temente sottostimata, perché fare itamponi è quasi impossibile e questapare la ragione del numero basso dicontagiati. «L’isolamento è la misurapiù efficace per prevenire i contagi edè comunque l’unica opzione possibile– ha spiegato padre Cristian Carlassare,comboniano, in una lettera da Juba –.Però è una pratica difficile da attuarein un Paese dove le case sono stanzeuniche che ospitano famiglie numerosee dove la vita si svolge principalmenteall’aperto. La grande maggioranza dellapopolazione lavora tutti i giorni perpoter comprare da mangiare nei mercatilungo la strada o nelle piazze».Nicolò Binello, medico del Cuamm -Medici con l’Africa, al telefono ci haspiegato che «i tamponi non sono di-sponibili in Sud Sudan e il Coronavirusè più pericoloso della Sars e dell’Ebola,poiché gli asintomatici lo trasmettonosenza saperlo. Con Ebola, che pure era

ammontano ad oltre 21mila casi, i mortisono più di 1.000. Ma nei sistemi sanitarie sociali fragili anche poche migliaia diammalati possono mandare in tilt unapopolazione e un’economia. In Egitto preoccupa la tensione sociale,che era già alta prima del virus con ladittatura militare di Al-Sisi. Ulteriori re-strizioni, fame e paura di ammalarsifanno crescere il malcontento egiziano.L’Organizzazione mondiale della sanitàha scritto che «il numero totale continuaa crescere ad un ritmo allarmante» eche «il rapido aumento dei contagi inAlgeria (3.382 e 425 morti) e in Camerun(1.621 casi e 56 morti) richiede un’in-tensificazione delle misure per mitigarnel’impatto». L’Africa Center for StrategicStudies ha intrecciato diversi fattori dirischio (densità urbana, trasparenza go-vernativa, gravità dei conflitti interni,sistemi sanitari e libertà di stampa) ene è risultato che Sud Sudan, RepubblicaDemocratica del Congo, Sudan, Came-run, Somalia, Ciad e Repubblica Cen-trafricana sono i più deboli e borderline. Seppure i numeri restassero limitatiil sistema sanitario sarebbe messo adura prova.

Controlli di polizia per i senzatetto nelle strade di Johannesburg, Sudafrica,

Page 11: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

9POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

Africa, l’ennesima prova

Padre Patrick ha parlato di due situazionial limite, soprattutto nelle zone piùurbanizzate e popolate: la violenza do-mestica ai danni delle donne, e la par-ticolare condizione dei senza tetto chenelle grandi città sono una realtà nu-mericamente molto elevata. «Si sono registrati duemila casi di vio-lenza in casa contro le donne nel girodi due settimane - ha spiegato –. Perquesto la Chiesa si è attivata in accordocon le autorità statali: sacerdoti epastori possono essere chiamati al te-lefono in caso di violenza grave ed in-tervengono direttamente». La Chiesaha poi attivato un servizio di volonta-riato, sia per la distribuzione di cibo aisenza tetto (che sono oltre cinquemilaa Pretoria), che per le visite ai contagiatiin quarantena, completamente soli. Inquesto caso «con speciali protezioni ivolontari possono andare e portare damangiare. Ma il rischio è molto elevato».Per quanto riguarda la cura negli ospe-dali, padre Patrick spiega che il sistemaè binario: la sanità privata funzionameglio di quella pubblica che è semprein grande sofferenza.

LO ZAMBIA DI PADRE GUARINOPadre Antonio Guarino, combonianodallo Zambia, ci ha raccontato, invece,come vive l’attesa dei contagi un Paese

più letale, non c’era rischio di venirecontagiati da un asintomatico. Inoltrequi il sistema sanitario è già al collasso,a seguito di anni di guerra civile. Ab-biamo la sensazione di una fragilitàdel sistema in tutte le sue sfaccettature».Il primo Paese ad infettarsi, con l’arrivodel virus dall’Italia, è stato la Nigeriache oggi presenta 1.273 casi e 40decessi. Subito dopo è arrivato il Kenyacon 355 casi e 14 morti.

FAME A NAIROBI E ALLARME A PRETORIA«È una progressione molto lenta – ciconferma padre Kizito Sesana, missionariocomboniano a Nairobi - ma io ho paurache la fame arrivi prima della morte perCoronavirus. L’82% dei casi sono nell’areametropolitana di Nairobi, il resto nelleprovince di Kilifi, Kwale e Mombasa, letre più popolate della costa. I collegamentiterrestri, aerei e marittimi col resto delPaese sono per ora sospesi. Oltre il 50%delle persone che vivono a Nairobi senon esce al mattino presto per lavorare,la sera non ha di che mangiare. Noistiamo cercando di dare ai nostri bambinila moringa, una pianta iperproteica perrafforzare le difese immunitarie». PadreKizito è riuscito a portare nella missionedi Koinonia una quarantina di ragazzidi strada che altrimenti sarebbero allamercé del virus.Il peggio lo sta affrontando comunqueil Sudafrica. «Il paziente zero in Sudafricaè stato diagnosticato lo scorso 5 marzo:si trattava di un trentottenne appenarientrato da un viaggio in Italia – ci haspiegato da Pretoria padre Patrick Ra-keketsi, vicesegretario della Conferenzaepiscopale sudafricana e missionariostimmatino –. Il 15 marzo il presidenteCyril Ramaphosa ha dichiarato lo statodi emergenza con la chiusura delle scuolee il blocco totale dei trasporti; il 23marzo il lockdown totale, isolamentodel Paese e quarantena, estesi fino allafine di aprile. Ramaphosa sta facendobene in Sudafrica e tutti i partiti politici,anche quelli di opposizione, stanno col-laborando con lui».

Distribuzione di generialimentari a Lagos, Nigeria.

che per ora è tra i meno colpiti, con 88casi e tre morti. «L’africano, anche sesorride sempre, si porta dentro tantepaure quando sente la minaccia – dicepadre Guarino –. Qui poi c’è l’aggravantedella povertà estrema: i venditori am-bulanti sulla strada, povere famiglie checercano di vendere un po’ di frutta, po-modori, patate, hanno dovuto chiuderel’attività e perciò qualcuno protesta. Ilgoverno dello Zambia ha chiuso gli ae-roporti interni, ma non i confini terrestricon gli altri Paesi. La nostra percezioneè che la gente stia continuando la vitacome sempre. Quando il fuoco è ancoralontano, non ci si pensa, ma pian pianoche si avvicina il virus la paura cresce».Padre Guarino e altri tre confratelli se-guono un Seminario per missionari com-boniani con 18 studenti che vengonoda tutta l’Africa. «Abbiamo seminaristidal Sudan, dal Sud Sudan e dall’Ugandae Malawi – dice -. Come regola internaabbiamo quella di non uscire per tuttala settimana e ora siamo ancora piùchiusi dentro, ma i ragazzi hanno paura.Perciò abbiamo dato ai seminaristi ilcompito di fare delle mascherine incasa, con la carta da cucina. Se dovessesuccedere il peggio nello Zambia, cimetteremo in macchina e andremo instrada a distribuire mascherine alle per-sone».

Page 12: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

10 POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

ATTUALITÀ

Nessuno sisalva da solo

I tempi della ricerca farmacologicainseguono quelli dell’invasione daCoronavirus, alla ricerca di un vaccino chepermetta al mondo di superare la pandemiaattuale. Tra inattesi traguardi, speculazionimiliardarie e scenari geopolitici incerti, iltema dell’uso di medicinali vecchi e nuovicontemplati dall’Organizzazione mondialedella sanità, è riaperto.

Page 13: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

11POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

A lla metà del secolo scorso AlbertBruce Sabin non brevettò il suovaccino contro la poliomelite,

per donarlo gratuitamente ai bambinidel mondo. Sono passati 60 anni e nellasanità internazionale non sembra essercipiù spazio per l’etica di Sabin. Anche ivaccini sono un settore della ricercascientifica ridotta a campo di battagliadi giganteschi interessi privati. Interessifavoriti dal progressivo indebolimentodella sanità pubblica anche in quei Paesiche ne avevano fatto un caposaldodella scelta di civiltà, rappresentatadallo Stato sociale. Un sistema che lasciasenza tutela milioni di persone, non

solo nel Sud devastato del mondo, maanche nelle sue regioni opulente. E valeper ogni aspetto della farmacologia,basti pensare che Brasile e India, cheavevano sfidato lo strapotere dei titolaridi brevetti per garantire cure a bassocosto ai propri cittadini poveri e nonsolo a quelli (un esempio eclatante èquello dei farmaci antiretrovirali perl’Aids forniti all’Africa), hanno dovutoin gran parte rinunciarvi per ottenerel’ammissione all’Organizzazione mondialedel commercio (Wto), indispensabile inun mondo globalizzato e interdipen-dente.Ma è mancata la globalizzazione deisaperi, con lo schiacciamento dei pro-tocolli dell’Organizzazione mondialedella sanità (Oms) sugli schemi di pro-duzione e diffusione della farmacologiaoccidentale, senza un reale confrontocon le altre tradizioni curative plurise-colari, addirittura almeno bimillenarienel caso della Cina. Un discorso analogovale per l’India e per le meno conosciuteesperienze africane e sudamericane.Certo non si possono negare i successidella ricerca scientifica occidentale, bastipensare agli antibiotici e ai vaccini, maneppure l’uso eccessivo e in alcuni casidistorto della farmacopea: per esempio,il ricorso massiccio agli antibiotici fornitiagli allevamenti di polli e bovini in bat-teria. Per non parlare di quella forzaturadella natura che da decenni si attuanegli allevamenti intensivi di bestiame,nutrendo animali erbivori con farineanimali. Si ricordi qualche anno fa ilmorbo cosiddetto della “mucca pazza”il cui virus fu tra quelli con una muta-zione che colpì gli esseri umani. Inrealtà, i virus del cosiddetto spillover, ilsalto di specie da animali all’uomo, esi-stono da sempre. Per esempio, a giudiziodi molti studiosi il morbillo sarebbe unaderivazione, circa 10mila anni fa, dellapeste bovina. Ma un tempo queste epi-demie si muovevano lentamente. Oggidiventano pandemiche nel giro di »

di PIERLUIGI [email protected]

Tra interessi privati e scoordinamento internazionale

Page 14: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

ATTUALITÀ

12 POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

qualche mese, grazie agli spostamentisempre più veloci, ma anche alle mega-lopoli e alle attività estrattive che de-vastano ecosistemi e creano squilibriotra natura ed esseri umani.

RISCHI COMUNI, NUOVI FARMACIMa non è tutto. A rendere più difficilefronteggiare epidemie improvvise dinuove malattie contribuisce il mancatocoordinamento tra le diverse istituzioni,anche all’interno di una singola nazionee soprattutto a livello internazionale.Un fatto che ha reso tutti più deboli difronte a tali minacce, come sta dimo-strando la cronaca di questi mesi dipandemia di un nuovo Coronavirus. Tracompetenze regionali, egoismi sovranisticie debolezza delle istituzioni interna-zionali, l’impegno dell’Oms serve a poco.È rimasto di fatto sulla carta il Regola-mento sanitario internazionale (Ihr, nel-l’acronimo inglese) varato 13 anni faper rafforzare la difesa comune controi rischi che il mondo globalizzato deveaffrontare. Un insieme di regole e pro-cedure che, se applicate davvero, mini-mizzerebbero, oltre ai pericoli per lepersone, anche quelli del commercio edell’economia in generale, due aspettiche in questi mesi stanno subendo colpipesantissimi.E gli effetti si vedono anche in questaoccasione. Nessuno può ragionevolmentecontestare il principio di precauzioneche rende ovviamente lunghi i tempi diindividuazione, sperimentazione, produ-zione e diffusione di un vaccino o di unfarmaco. Tuttavia, la mancanza di glo-balizzazione dei saperi ha prodotto inquesti mesi effetti negativi anche riguardoa una sollecita sperimentazione generalenelle aree colpite dal Covid-19 di farmacigià esistenti e impiegati per altre malattie,che in alcuni Paesi sembrano aver avutosuccesso contro questo Coronavirus.Come spesso accade, i nodi vengono alpettine quando li si è lasciati intricaresempre più. Da anni, le voci più sagge,

L'ESPERIENZA DI CARLO URBANI

UN UOMO, UN MEDICO, NON UN EROEdi Miela Fagiolo D'Attilia

Nel 2003 aveva scoperto una forma di pol-monite atipica scatenata da un

Coronavirs chiamato Sars. È riuscito a com-batterlo e ha pagato questa sfida con la vita,lasciandoci il Protocollo Urbani, adottatodall'Oms per evitare il dilagare delle epidemie.All'epoca la sfida, il mostro da vincere si chia-mava Severe acute respiratory syndrom, piùnoto come Sars Cov, una polmonite anomalacausata da un virus partito dalla provincia diGandong in Cina. Era il 2003 e nessuno pote-va immaginare gli scenari futuri della pande-mia mondiale del Covid-19. Ma Carlo Urbani, infettivologo tra i più esperti al mondo,ucciso il 29 marzo di 17 anni fa a Bangkok dal Coronavirus che aveva scoperto, avevagià messo a punto alcune misure di prevenzione e cura che, anche dopo la sua morte,riuscirono a contenere il numero dei contagi e delle vittime. «Se non riusciamo a fer-mare il contagio, questa nuova malattia sarà una nova Spagnola» aveva detto ai colle-ghi dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS )per cui lavorava nel Sud-est asia-tico, poco meno di un mese prima di ammalarsi. Nell’ospedale di Hanoi dove era statoinviato dall’OMS, dopo essere stato in missione per molti anni con Medicins sans fron-tieres (era presidente della sezione italiana e nel 1999 ritirò il Nobel per la pace asse-gnato a Msf) aveva infatti visitato il "paziente 1", un uomo d'affari americano colpito dauna polmonite atipica. Urbani fece subito partire l'allarme all'OMS e la richiesta di adot-tare tempestivamente misure di quarantena per evitare il contagio ad altri Paesi.Durante un volo da Hanoi a Bangkok Carlo viene però assalito da febbre alta e sintomirespiratori e chiede ai colleghi di essere immediatamente ricoverato in quarantenaall'atterraggio. Ai medici che lo curano chiede gli vengano prelevati campioni di tessutopolmonare da analizzare per la ricerca di farmaci efficaci. Muore dopo qualche giornoa 46 anni, lasciando la moglie Giuliana e i tre figli piccoli Tommaso, Luca e Maddalena.Nato a Castelplanio nelle Marche nel 1956, Urbani ha dedicato la sua vita a garantire lasalute per tutti, combattendo per dare ai più poveri accesso a cure e farmaci in Africa,in Etiopia, Mauritania, e poi in Asia, in Cambogia, Laos, Filippine e Vietnam. Carlo eradavvero una persona speciale, come testimoniano le parole dei suoi cari. La madrediceva che «era umile, schivo, non amava che si parlasse di lui, ma era una voce chesi levava per difendere i diritti dei più poveri. Carlo è stato un uomo di pace, un testi-mone della pace che si trasmette agli altri». E il figlio Tommaso ricorda: «Mio padre èstato spesso chiamato eroe. Non sono d'accordo. Mio padre è stato un medico, unuomo che si è messo a disposizione dei più bisognosi. Ma non è l'unico. In tutto ilmondo ci sono persone che rischiano la loro vita per aiutare i più deboli, i più sfortu-nati. Questo non va dimenticato». Un ricordo personale ci viene da Tommaso Galizia,vicedirettore della Fondazione Missio: «Ho conosciuto Carlo ai tempi del Liceo a Jesi,facevamo parte della stessa sezione e ci frequentavamo durante la ricreazione.Provenivamo da paesi diversi. Cosa ci accomunava? Una partecipazione intensa allavita delle nostre parrocchie; un marcato interesse verso bisognosi e situazioni di disa-gio; la lettura di grandi testimoni della carità: Raoul Follerau, l'Abbé Pierre, Gandhi...; lapartecipazione ai campi di lavoro per finanziare l'invio di medicinali ai missionari; ilvolontariato a favore dei disabili. Era animato da una profonda interiorità, frutto di unafede semplice, essenziale, desiderosa di tradursi in testimonianza. Credo sia stato que-sto a spingerlo a coltivare ed inseguire sogni apparentemente irraggiungibili».

Page 15: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

13

Tra interessi privati e scoordinamento internazionale

vita, qualità del lavoro, quando c’è, ac-cesso ai beni fondamentali, cibo e acquapulita - ora hanno in comune il doubleburden of disease, figlio soprattutto diuna globalizzazione senza diritti e senzaprincipi.Se una nota di speranza può esserci, èche questa volta la lezione serva, che sirafforzi e diffonda la consapevolezzadella necessità di considerare davvero,come proclamato da tante convenzioniinternazionali troppo spesso rimastesulla carta, la salute come diritto fon-damentale. E per essere tale deve essereper tutti. Perché nessuno si salva dasolo. Vale per l’appartenenza religiosae vale per quella sociale.

BURDEN INFETTIVOOra anche i Paesi ricchi, quelli che dadecenni hanno fatto della sanità unaquestione di soldi, devono farci i conti,con tutte le conseguenze sulla salute,sulla vita quotidiana e, da ultimo, suquel tipo di economia del quale si conti-nuano a vantare le magnifiche sorti e ilprogressivo incremento. E non è un casose questo virus ha trovato impreparatitali Paesi, dove ora il “burden infettivo”attrae tutta l’attenzione e quasi tuttal’assistenza, a scapito del “burden croni-co”.Sì, ricchi e poveri del mondo, cosìlontani per tanti aspetti - Prodotto in-terno lordo per persona, aspettativa di

purtroppo soverchiate da una cacofoniadi egoismi e pregiudizi, ammonisconoche i Paesi più poveri, quasi tutti quellidell’Africa subsahariana, molti asiatici ediversi latino-americani, avrebbero dovutoaffrontare un’ondata di malattie cronichementre sono ancora alle prese con la se-colare presenza di malattie infettive, pernon parlare della malnutrizione. C’è unaformula usata dagli epidemiologi perdescrivere lo scenario in cui sistemisanitari debolissimi, come quelli africani,si trovano ad affrontare le epidemie dimalaria e di tubercolosi insieme a car-diopatie e altre sindromi tipo il diabete:lo chiamano double burden of disease,doppio onere della malattia.

POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

Page 16: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

14 POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

FOCUS Le risorse della rete nell’emergenza

Un bambino con il tablet, cedutoa malincuore dal papà, segue lamaestra in videolezione, con i

compagni di classe, ognuno da casa sua.Sul divano, fatto buon viso “a cattivoschermo”, il papà, in giacca e cravatta(ma con pigiama e ciabatte), è al computerin riunione. In un angolo la mamma hauna chat con l’oculista a cui ha inviatocon whatsapp la foto di un occhio ar-rossato. Infine la nonna che prepara unciambellone in cucina, facendo attenzionea non finire nelle inquadrature, e intantopaga la bolletta del gas dallo smartphone.

Non è la sceneggiatura di un regista vi-sionario ma quanto accade sempre piùspesso nelle case italiane durante l’emer-genza Covid-19. Tutti in casa a fare, conun misto di orgoglio e pregiudizio, ciòche qualche settimana prima non avreb-

bero nemmeno immaginato.Le tecnologie digitali sono ormai parteintegrante delle nostre giornate. Unbrusco cambiamento degli stili di vitache, oltre l’accelerazione di tendenze giàin atto, può avere effetti sociali positivi

Rivoluzione digitalee post pandemiaRivoluzione digitalee post pandemia

di MICHELE [email protected]

L’innovazione e l’ampliamento dei servizi tecnologicisaranno due chiavi di volta fondamentali dellaricostruzione che tutto il pianeta dovrà affrontare amano a mano che la pandemia sarà superata. Unarivoluzione di cui già oggi stiamo toccando con mano ibenefici, superando le barriere del distanziamentosociale per evitare il contagio.

Page 17: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

15POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

come la moltiplicazione dei servizi inrete con possibilità di accesso anche achi è in condizioni economiche, fisiche ogeografiche disagiate o a rischio. Purchél’Italia recuperi il suo ritardo, che l’indicedi digitalizzazione dell’economia e dellasocietà della Commissione europea cer-tifica, investendo in reti di telecomuni-cazione e relativi sistemi di sicurezza,capaci di sostenere volumi di trafficomolto superiori agli attuali.

TUTTI A SCUOL@Come servirebbe per la scuola, dovepresidi e insegnanti di buona volontàancora devono ingegnarsi con messaggivocali e videochat. A dispetto del Piano

Nazionale Scuola Digitale che indica daanni nella rivoluzione digitale un obiettivoeducativo del Paese. E nonostante lacertezza che le scarse abilità digitalisiano un ostacolo anche per il lavoroagile, lo smart working, che consentemaggiore flessibilità e autonomia nellascelta dell’orario e del luogo di lavoro,con evidenti benefici per la conciliazionedei tempi e degli impegni della vitaprivata e familiare. Anche nello smartworking l’Italia è in ritardo, come affer-mato dall’Osservatorio del Politecnico diMilano, per il quale ancora a fine ottobre2019 la percentuale di grandi impreseche lo utilizzano è solo del 58%, mentrei lavoratori dipendenti solo pari al 2%.Una condizione di retroguardia rispettoai Paesi del Nord Europa dove, secondodati Eurostat 2018, si arriva al 31% (inGran Bretagna al 20%, in Francia al16,6%, in Germania all’8,6%). Natural-mente con l’emergenza il quadro è mutatoradicalmente in Italia: l’80% circa deidipendenti pubblici ha operato da remotoma con le modalità di vera e propriasperimentazione “fai da te” e in un con-testo organizzativo improvvisato. Anchequi l’obiettivo, con il ritorno alle condizioniordinarie, è stabilizzare questi ordini digrandezza.

VIRTUALE VS CONTAGIO VIRALEDiverso discorso per l’utilizzo delle tec-nologie digitali nella sanità, ormai inso-stituibili nella diagnostica, che si è avvalsadell’Intelligenza Artificiale anche percombattere l’epidemia. In questo campo,dove l’Italia è all’avanguardia, la sfidadigitale, ma anche etica, è il contacttracing, il tracciamento degli spostamentiper contrastare diffusione e rischi delcontagio ricostruendo con applicazioniweb, tramite droni, sistemi di riconosci-mento, celle delle reti cellulari, la catenadei contatti e i comportamenti scorrettidi alcuni cittadini. Si tratta infatti distrumenti il cui impiego da parte delleautorità suscita perplessità poiché i datiraccolti, incrociati magari con le in- »

I l Coronavirus non ha risparmiato la TerraSanta. Anzi. In alcune zone della Cisgior-dania (compresa Betlemme, ancora chiusadal muro di separazione), e soprattutto aGaza, la pandemia ha il doppio effetto diminare la salute delle persone e di limitaredi molto la loro libertà già ridotta all’osso.Ma soprattutto intacca i redditi, già quasiinesistenti. C’è un dato che ad alcuni analistinon è sfuggito: il virus è arrivato per laprima volta in Palestina proprio dallo Statoebraico. Molti dei contagiati sono operaiche andavano in Israele dove il Coronaviruscorre veloce. «Qualche giorno fa sono ri-sultati positivi una dozzina di manovali pa-lestinesi impiegati nell’area industriale diAtarot, tra Gerusalemme e Ramallah»,spiega il dottor Ali Abed Rabbo, medicopalestinese, al giornalista Michele Giorgio.Ma se il Covid-19 ha colpito soprattutto legrandi città, da Gerusalemme e Tel Aviv,ad Haifa, la vera difficoltà è per quellaparte di popolazione palestinese già moltoemarginata. Primi fra tutti i beduini del de-serto attorno a Jerico e Gerusalemme. Ilpensiero va alla scuola elementare e agliasili che servono questa popolazione esono stati chiusi, con enorme disagio peralunni e insegnanti. Di recente le missionarieche gestiscono alcune scuole per la popo-lazione beduina hanno lanciato un appello:«Noi Comboniane – hanno scritto sui canalisocial - abbiamo deciso di continuare apagare i nostri lavoratori, anche in tempodi crisi, per sostenere loro e le loro famiglie.La maggioranza sono Palestinesi. Soste-niamo le famiglie più povere, inviandoaiuti alle maestre degli asili. Il contatto conloro è quotidiano, un messaggio, una tele-fonata, una preghiera». Ancora una volta,il peso di una emergenza sanitaria ed uma-nitaria globale ricade sulle spalle dei mis-sionari. Il pensiero va a loro, a questesuore ma anche ai tanti religiosi della TerraSanta e ai volontari italiani che sono lì, eche aiutano le popolazioni locali a viverela quarantena.

di Ilaria De Bonis

IL COVID-19IN PALESTINA

OSSERVATORIO

MEDIO ORIENTE

Page 18: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

FOCUSFOCUS

16 POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

L e fake news al tempo del Coronavirus si dif-fondono in maniera esponenziale. In Africa

c’è il rischio di una “pandemia di falsità” in gradonon solo di inquinare il sistema informativo, madi avere anche pericolose ripercussioni sulla vitaquotidiana delle persone.In Kenya un giovane di 23 anni è stato arrestatocon l’accusa di aver pubblicato notizie false (di-ventate poi virali) su un profilo Twitter fasullo.L’anonimo “untore dei social media” ha scrittoche il paziente zero del Kenya era un italiano ori-ginario di Roma e non uno statunitense arrivatovia Londra, come dichiarato dal governo. Lalegge sui crimini informatici qui prevede multefino a 50mila dollari, carcere fino a 10 anni o en-trambe le sanzioni.Il governo del Sudafrica ha varato norme che cri-minalizzano la disinformazione sull’epidemia diCoronavirus anche rispetto alle risposte dell’ese-cutivo per fermarne la diffusione. Anche in questocaso sono previste multe pecuniarie e reclusione.Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ)mette in guardia. Bisogna prendere sul serio glieventi ma l’approvazione di leggi che enfatizzanola criminalizzazione della disinformazione sul-l’educazione del pubblico presenta rischi che po-trebbero spingere altri Paesi a varare leggi ancorapiù restrittive.Le Nazioni Unite condividono che le false infor-mazioni sulla pandemia possano creare problemidi salute e ordine pubblico, ma ritengono essenzialeche i governi diffondano informazioni affidabiliproprio per combattere la disinformazione.Il ricorso alla censura limita l’accesso ad infor-mazioni utili per la salute pubblica, secondol’Onu, e la criminalizzazione delle informazionisulla pandemia può creare sfiducia nelle istituzionied avere un effetto “agghiacciante” sulla libertàdi espressione. In Sudafrica i giornalisti affermanoche l’impegno post apartheid è stato un faro perla libertà di stampa in tutto il continente, maquesti nuovi regolamenti rischiano di spegnerela luce, aprendo la porta ad abusi e limitazionedella libertà.Il dibattito in corso in Europa e Stati Uniti su de-mocrazie limitate per fronteggiare il virus è didrammatica attualità anche in Africa.

FAKE NEWS EUNTORI DELLA RETE

AFRICAOSSERVATORIO

di Enzo Nucci

formazioni di telecamere in strada o pa-gamenti telematici, potrebbero alimentareun gigantesco sistema di sorveglianza dimassa. L’utilizzo massivo dei dati raccolti,combinato con i dati già presenti in rete,può inoltre agevolare forme di profilazioneche ledono il diritto alla privacy. Per dipiù con il rischio che passata l’emergenzanon si torni più indietro (vedi, ad esempio,i controlli post 11 settembre 2001 negliaeroporti internazionali). Preoccupazionidunque non sul principio di salvaguardiadella salute (da sempre i medici indaganosui contatti dei malati per bloccare uncontagio), quanto sulle modalità pervasive,con compressione delle libertà e rischinell’equilibrio delicato tra diritti individualie collettivi. Al riguardo, la legislazioneeuropea con il General Data ProtectionRegulation (GDPR) garantisce la tutela ela riservatezza dei dati personali ma, pursottoponendo i dati sanitari ad un regime

di tutela stringente, prevede anche cheil consenso dei singoli individui non ènecessario quando il trattamento deidati è svolto per motivi di interesse pub-blico. L’emergenza Covid-19 suggerisce,però, la necessità di affrontare le sceltetra diritto alla salute e diritto alla privacycon un supplemento di cautela. Il giuristaAlberto Gambino, presidente dell’Acca-demia italiana del Codice di internet,suggerisce ad esempio per «un interventonormativo straordinario» che legittimi iltracciamento di spostamenti e dati sanitariche potrebbero «alimentare traffici illegalie per le finalità più bieche». Da cui anchela necessità che chi gestisce tali datioperi «con affidabilità e trasparenza» e licancelli, terminate le condizioni straor-dinarie. La privacy, quindi, come affermail garante italiano, Antonello Soro, «nonè un lusso che non possiamo permettercinei tempi difficili, perché essa consente

Page 19: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

17

I l nuovo Coronavirus è arrivato anche inMyanmar e la guerra non si è fermata. Al-

meno, nel momento in cui scriviamo. Continuanole violenze in due Stati federali confinanti:Rakhine (ex Arakan) e Chin. È rimasto finorainascoltato l’appello per un cessate il fuocoglobale di Antonio Guterres, Segretario generaledelle Nazioni Unite. Secondo l’Onu, per scon-figgere la pandemia, «la crisi più grande dallaSeconda guerra mondiale», è indispensabileporre fine a ogni conflitto, riunire tutta l’umanitàin un approccio solidale. L’infezione da Covid-19, già devastante in Occidente e in Iran,potrebbe essere ancor più catastrofica neiterritori martoriati da guerre e povertà. Dei 16casi ufficiali (al momento in cui scriviamo) diCovid-19 nell’ex Birmania, uno è nello StatoChin. «Dove sono cresciuto, la gente muore enon sa perché», dice a Popoli e Missione LianThawn Ngam, direttore dell’organizzazione TheHills che ha fondato nel 2017 con la moglieSena Galazzi, per promuovere l’istruzione uni-versitaria e la ricerca sulla comunità Chin (perapprofondire: www.thehillseducation.com). «LoStato Chin - aggiunge Lian Thawn Gnam - èuna delle zone più isolate e dimenticate, dovescarseggiano acqua potabile ed elettricità. Perraggiungere i villaggi non ci sono strade emezzi di trasporto. Il governo ha imposto illockdown, ma mancano gli ospedali, i macchinari,i medici e gli infermieri. Speriamo che si riescaa tenere la situazione sotto controllo». Latriestina Galazzi, che ora non lavora per TheHills ma in un progetto Unesco, ricorda: «Hosentito spesso dire: “Ha avuto la febbre ed èmorto”. Nelle zone rurali non c’è diagnosi oaccesso a cure scientifiche. Ci si affida a credenzee rimedi naturali». Per questo preoccupa ancordi più la situazione dei civili coinvolti nel conflittotra l’esercito Arakan, che vuole espandersi nellaregione Chin, e quello governativo. Migliaia glisfollati di entrambi le parti, cristiani Chin (chevivono in tutti e due gli Stati) e buddisti Rakhine.Gli scontri sono riesplosi alla fine del 2018,dopo la pulizia etnica che aveva costrettoun’altra comunità, quella dei musulmani Ro-hingya, a fuggire in massa dal Rakhine.

di Francesca Lancini

CRISTIANI CHIN, TRAGUERRA E PANDEMIA

OSSERVATORIO

ASIA

POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

Le risorse della rete nell’emergenza

rismo, discesa del prezzo del petrolioper i Paesi produttori). Ma pur se perl’elevato debito si ridurranno, almenotemporaneamente, le risorse destinatealla cooperazione, lo scenario mondialepost pandemia sembra mostrare unaprospettiva che apre opportunità aiPaesi emergenti, dove l’innovazione co-stituisce un passaggio obbligato delcammino per assicurare democrazia, be-nessere, diritti e garanzie sociali. E in-vestire nelle tecnologie digitali può in-nescare un effetto moltiplicatore addi-rittura superiore a quello delle economiesviluppate. A causa del pessimo statodelle infrastrutture di settori essenziali(trasporti, telecomunicazioni, energia,sanità) che trarrebbero beneficio da unprogramma di digitalizzazione sociale.E dell’interesse, per geopolitica e business,delle superpotenze digitali. Come laCina che, grazie alla posizione di rilievosul piano economico e nelle principali edecisive tecnologie (reti 5G, applicazionidi intelligenza artificiale, computingquantistico e supercomputer), si sta pro-ponendo come partner di riferimento,non solo commerciale, dell’Africa. O labig tech Ali Baba, che ha siglato un ac-cordo con l’Etiopia per la creazione diuna piattaforma (eWTP), per la diffusionedell’e-commerce e la digital economy.Una opportunità anche per l’Unioneeuropea che include la trasformazionedigitale nei cinque pilastri della suastrategia per l’Africa (insieme a transi-zione verde; accesso all’energia; crescitasostenibile e lavoro; pace, sicurezza egovernance; migrazione e mobilità).La ripresa post emergenza è dunqueanche una formidabile occasione per ilpianeta e le tecnologie digitali possonoessere un volano per la ripresa dell’eco-nomia mondiale. Senza rinnegare laglobalizzazione, che, come affermatoda Romano Prodi, «ha dato da mangiarea due miliardi di persone», ma ripen-sandone il modello di sviluppo, con alcentro la sostenibilità, la solidarietà e idiritti fondamentali.

tutto ciò che è ragionevole, opportunoe consigliabile fare». La chiave, secondoSoro, sta «nella proporzionalità, lungi-miranza e ragionevolezza dell’intervento.Oltre che nella sua temporaneità. Ancheperché occorre evitare il rischio di con-fondere la rinuncia a ogni libertà perl’efficienza e la delega cieca all’algoritmoper la soluzione salvifica».

NUOVI SCENARI GEOPOLITICIQuestioni che come l’emergenza coin-volgono tutti i Paesi, inclusi quelli piùvulnerabili di Africa, America Latina eAsia dove le sofferenze sono maggiori.Per problematiche endemiche (instabilitàpolitica, più corruzione e sprechi nellaspesa pubblica, servizi sociali e sanitarimeno sviluppati) e nuovi fattori (bloccodelle catene di approvvigionamento glo-bali delle economie colpite di Unioneeuropea, Cina e Stati Uniti, calo del tu-

Page 20: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

18 POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

SCENARI

Nel marzo scorso, quando il Coro-navirus ha cominciato a colpireil mondo intero, il capo dell’Or-

ganizzazione mondiale della sanità, l’etio-pe Tedros Adhanom Ghebreyesu, dichia-rava che almeno 47 Paesi africani eranostati coinvolti nel contagio. Nello stessotempo in diverse carceri del Continentenero sono esplose rivolte. In Sudan, nelcarcere di al-Houda, nella capitale Khar-tum, i prigionieri hanno protestato perl’assenza di servizi essenziali. Nel peni-

Il dramma delle carceri nel Sud del mondo

«Trattatecicome esseriumani»

«Trattatecicome esseriumani»

L’istituto penitenziario dovrebbe essere il luogonel quale ricostruire in chi sbaglia le regole delvivere civile. Invece spesso diventa un posto incui sono cancellati i più elementari diritti dellapersona umana, a partire da quello alla salute ealla cura delle malattie. Un giro di orizzonte sualcune realtà carcerarie ci permette di vedere chequeste difficoltà diventano drammatiche in alcuniPaesi meno sviluppati d’Africa e d’Asia.

di ROBERTO BÀ[email protected]

Page 21: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

tenziario viene distribuito poco cibo enon di rado manca la corrente elettricama, peggio ancora, botte e torture sonoall’ordine del giorno. La pandemia hamostrato ancora una volta lo scarso ri-spetto dei diritti dei detenuti.Se già in molti Paesi del ricco Occidentela dottrina del recupero sociale dei con-dannati fa fatica ad affermarsi, nel Suddel mondo - in Africa, Asia ed AmericaLatina - è quasi del tutto sconosciuta.Violenza, crudeltà, condizioni di vita di-sumane sono all’ordine del giorno neipenitenziari di quella parte del pianeta.Nelle Filippine, ad ottobre dello scorso

19POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

metro e mezzo circa e senza alcunaapertura o ventilazione. «I detenuti muo-iono lentamente a causa di una mancataassistenza medica e per mancanza dicoperte» ha scritto un ex carcerato edun altro ha aggiunto che «avere un raf-freddore equivale a morire».

TORTURE E MALATTIELa situazione nel grande Paese africanoè molto seria. Il centro Adalah per iDiritti e le Libertà ha denunciato lamorte di almeno 22 detenuti nei primisette mesi del 2019 a causa di negligenzamedica. In un rapporto pubblicato dallaArab Organisation for Human Rights,con sede nel Regno Unito, si legge chein Egitto dal 2013 ad oggi più di 600persone sono decedute a causa dellepessime condizioni igienico-sanitarie oper la mancanza delle cure medichenecessarie. Altri detenuti, invece, sonostati torturati a tal punto da causarnela morte. Secondo quanto riportato dal-l’organizzazione per la difesa dei diritticivili, 717 persone sono morte nel 2018in vari centri di detenzione. Tra queste,122 a causa delle torture subite, 480per negligenza medica e altre 32 per ilsovraffollamento e le pessime condizionidi sopravvivenza.Disperata la situazione in Brasile, dovesi calcola che i detenuti superino del70% il numero di capienza previstonegli istituti penitenziari. D’altra parteil Paese sudamericano ha la terza po-polazione carceraria al mondo. Riuscirea lavorare in prigione è difficilissimo eci riesce soltanto il 18,95% dei detenuti.Quasi ovunque sono le organizzazionicriminali più potenti a controllare leopportunità di lavoro. Sono le bandecriminali a gestire la vita all’interno deipenitenziari e naturalmente concedonomaggiori vantaggi ai propri membri.Succede allora che persone arrestateper piccoli reati e non legate alle grandiorganizzazioni, prevalentemente di nar-cos, si lascino reclutare per sopravvivereai mali del sistema carcerario diventandogangster professionisti. »

Detenuti nel carcere di Quezon, Filippine.

anno, il vescovo di Caloocan, PabloVirgilio David, ha detto: «Il governo e ifunzionari delle prigioni hanno il doveredi trattare i detenuti con dignità» emonsignor David, vicepresidente dellaConferenza episcopale, ha aggiunto:«Questa non è un’affermazione dei diritti,è un grido di misericordia. I detenutinon chiedono un trattamento specialecome quello che viene riservato ai de-tenuti più ricchi, nella prigione di NewBilibid a Muntinlupa. Chiedono solo diessere trattati come esseri umani».

SISTEMA CORROTTOLa descrizione della situazione nel Paeseasiatico non è differente da quella ditanti altri posti del pianeta. Il vescovoracconta che tanti detenuti hanno com-messo solo piccoli reati, non di radospinti dalla povertà e dalla disperazione,e «languiscono in prigione a causa dellamancanza di istruzione, dell’assenza diassistenza legale, della povertà, a causadi un sistema giudiziario scadente». Spes-so, ha continuato monsignor David, «ri-mangono in prigione, molto tempo dopoche il loro periodo di detenzione è statoscontato» solo perché il loro numero dicodice carcerario è stato scambiato conquello di qualcun altro, in un sistemacorruttivo che premia chi ha i mezzi il-legali «per abbreviare ad alcuni il periododi prigionia».Il 4 gennaio scorso un giornalista egizianooppositore del governo del Cairo è mortonella casa circondariale di massima si-curezza al-Aqrab, “Lo scorpione”, nelcomplesso penitenziario di Tora. Secondoi racconti della sorella, il dissidentesarebbe deceduto per la trascuratezzadel personale di sorveglianza che avrebbeignorato l’aggravarsi del suo stato disalute causato dalle pessime condizioniigienico-sanitarie e dal freddo estremo.Dopo l’episodio sono state diffuse in in-ternet numerose testimonianze di chi èscampato a quell’inferno e dalle qualiemerge un quadro desolante sulla si-tuazione. Si tratterebbe di un grandecomplesso con celle minuscole, di un

Page 22: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

sua missione educativa. Lo scopo del-l’iniziativa è sostenere materialmentechi esce da quella durissima galera. Allavoro delle suore, collaborano anche ivolontari italiani della Caritas ambrosianache partecipano di anno in anno allemissioni umanitarie al Sjcch.Rendere il carcere non un luogo nelquale abbandonare i “cattivi” a sé stessi,ma luogo nel quale ricostruire in chisbaglia le regole etiche del vivere civileed in comunità, è una questione che ri-guarda in egual modo sia il Nord che ilSud del mondo. Tuttavia, nei Paesi menosviluppati la negazione dei diritti dellapersona è più grave e colpisce duramentechi sta saldando i propri debiti con lagiustizia. Così l’esempio delle suore diKamiti dovrebbe essere bussola per in-dicare ovunque la strada a chi nonvuole buttar via la chiave delle celleper sempre, ma desidera impegnarsi peroffrire un futuro sereno anche a chi hatradito la legge.

20 POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

SCENARI

ai minorenni, una per i ragazzi, lo YouthCorrectional and Training Centre (Yctc),e un’altra femminile, il Kamae GirlsBorstal.La maggior parte dei giovani arrivadalle campagne o dalla vita di strada, èspesso analfabeta o ha frequentato soloper poco scuole dalle quali è stataespulsa per comportamenti devianti edha una esperienza di emarginazione so-ciale e povertà. Si tratta di ragazzinicondannati per piccoli reati, furti com-messi non di rado per poter sopravvivere.Le possibilità di reinserimento per chiesce da Kamiti sono pochissime. Perquesto nell’area del carcere, ma fuoridalle mura perimetrali dei blocchi, lesuore della Consolata hanno costruitola Saint Joseph Cafasso ConsolationHouse (Sjcch), chiamata così in onoredi San Giuseppe Cafasso che nella Torinodi metà Ottocento iniziò una profeticaazione di apostolato nelle carceri diquella città, e ispirò don Bosco nella

NEL CARCERE-CITTÀ DI KAMITIIl carcere di Kamiti è in una delle tanteperiferie di Nairobi, in Kenya, nellacontea di Kiambu. È considerato unposto terribile, anche se per arrivarci sipercorre una strada costeggiata da unanatura irresistibilmente rigogliosa. È unastruttura di massima sicurezza nellaquale vivono almeno cinquemila personetra detenuti e agenti di custodia. Nellasua lunga storia, cominciata durante ladominazione britannica, le sue cellehanno visto: gli indipendentisti kikuyuprotagonisti della rivolta dei Mau Maucontro Londra negli anni Cinquanta; glioppositori politici dopo la caduta delcolonialismo; i più crudeli assassini ecriminali del Paese e persino il nonnodell’ex presidente statunitense BarakObama, Hussein Onyango Obama, uncuoco patriota che fu torturato e im-prigionato lì dentro per due anni. Ilcarcere, caso raro nel Sud del mondo,dispone anche di due sezioni destinate

Il penitenziario brasiliano di Maceio.

Il dramma delle carceri nel Sud del mondo

Page 23: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

cano la terra, dimora di vari esseri e spiriti impuri (Beng,

mule, ćhoxanâ)». Anche il Corano prevede la loro ablu-zione prima di pregare; tuttavia, è attribuita a Maomet-to la frase: «Il Paradiso si stende sotto i piedi delle ma-dri». Padre Giovanni Gargano, saveriano, ci raccon-ta che in Bangladesh un gesto significativo è il “Pro-

nam” (dal sanscrito: omaggio, prostrazione) che con-siste nel toccare i piedi. «è una forma di rispetto ver-so coloro ai quali si riconosce un’esperienza di vita osi chiede una benedizione». Nei confronti di un anzia-no, è come dire accetto la tua sapienza. «Se nella men-talità occidentale, può essere letto come un segno disottomissione, qui ha un significato profondo e positi-vo». Il missionario si emoziona quando vede i giova-ni toccare i piedi dei genitori nel lasciare la casa pater-na, per un lavoro o perché si sposano. O anche primadi andare all’altare per un’ordinazione sacerdotale. In-fine, un ultimo bacio ai piedi, che rimarrà certamentealla Storia, è quello di papa Francesco ai leader del SudSudan, per invocare la pace. Un’immagine forte, tan-to quanto il gesto.Il profeta Isaia direbbe: «Come sono belli sui monti ipiedi del messaggero […] di buone notizie».

Papa Francesco bacia i piedi del presidente del

Sud Sudan Salva Kiir Mayardit l’11 aprile 2019

a Santa Marta in Vaticano.

di Loredana Brigante

21P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

Baciare i piedidel fratello

MO(n)DI DI FARECi sono gesti che aprono mondi:

di valori, atteggiamenti,

approcci alla vita.

Approfondiamo modi di fare

diversi, attraversando popoli e

culture dei cinque continenti e

attingendo all’esperienza diretta

di persone del luogo, missionari,

volontari, migranti.

I l bacio dei piedi richiama certamente alla memoria laliturgia del Giovedì santo. Ma i piedi sono presenti

anche in tanta letteratura e iconografia. Per esempio,i santi che calpestano draghi o serpenti, come nel casodi san Michele, sono rappresentazioni del potere. Al-tre volte, invece, c’è un rimando al concetto di povertà,tant’è che Gesù e san Francesco sono spesso scalzio “scalzati”.Nel saggio “Con i piedi nel Medioevo. Gesti e calza-ture nell’arte e nell’immaginario” (Il Mulino, 2018), Vir-tus Zallot si sofferma sul rituale del bacio al piede pa-pale e precisa che i potenti dell’epoca, in realtà, bacia-vano il calzare del vicario di Cristo, su cui era ricama-ta una croce.Baciare i piedi, in altri periodi storici e in altre culture,può essere simbolo di asservimento a qualcuno (da quiil termine dispregiativo “leccapiedi”) o, al contrario, diospitalità ed accoglienza, come si può leggere nel Van-gelo di Luca (7, 37-38). «Una peccatrice […] portò unvaso di alabastro pieno di olio profumato. […] Piangen-do, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciuga-va con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi eli ungeva con l’olio».Per i Rom, invece, come spiega Santino Spinelli in“Rom, genti libere”, i piedi sono “impuri” «perché toc-

Page 24: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

22 P O P O L I E M I S S I O N E - MAGG I O 2 0 2 0

«Siamo tutti sullastessa barca»U na data che è storia: il 27 marzo 2020 sarà ricordato

come la data della prima video-enciclica, che ha peroggetto la fratellanza umana. Una enciclica che resta impressanella memoria, negli sguardi. Al centro papa Francesco, ilvescovo di Roma, nel segno della meditazione pronunciataquella sera, all’ora del tramonto, da solo, in Piazza San Pietro.Il primo capitolo di questa enciclica è composto dall’ingressodel papa. Lo vediamo arrivare al microfono, posto nella partealta della Piazza, non dalla Basilica, ma dal fondo. Il papa hascelto di capovolgere la prospettiva dello stesso colonnato.

Non scendendo dalla Basilica, quelle del colonnato non sonopiù due braccia, le braccia di San Pietro e della sua Chiesaaperte al mondo. La scena è capovolta: il papa arriva dal fondodella Piazza, dopo essere passato sotto l’arco che sul fiancodestro della Basilica porta direttamente all’interno della Cittàdel Vaticano e quindi anche a Casa Santa Marta. Così facendo,il cammino è molto più lungo: Francesco scende verso il cen-tro della Piazza e poi da laggiù comincia un lungo, faticosocamminare, sotto la pioggia, dalla quale non ha neanche unombrello per proteggersi. Immaginando le misure di sicurezzache avrebbero potuto esserci in un’occasione del genere,compie lo stesso percorso che avremmo fatto tutti, entrandoin Piazza, per ascoltarlo. Così trasforma il colonnato delBernini, che diventa la linea d’orizzonte, i confini del mondo. Sì,seguendo quel tragitto Francesco è entrato nel mondo, nel

S C A T T I D A L M O N D O

A cura di EMANUELA [email protected]

Testo di RICCARDO [email protected]

Page 25: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

LA PREGHIERA DI PAPA FRANCESCO

nostro mondo, in questo mondo chiuso, impaurito dalla pan-demia, trasformando la Piazza vuota nel mondo pieno di tele-connessi. Dunque non è sceso a portare a noi una verità calatadall’alto, disconnessa dalla nostra vita e dalle nostre esperien-ze. No, ha costruito il suo messaggio attraversando con noi lanostra storia. Quelle parole non arrivano da un luogo sperato,“sacro”. No, arrivano dalla vita, dalla storia, dal mondo. Perconnettere i connessi a un’idea: «Siamo tutti sulla stessabarca»...La seconda immagine è quella del successivo trasferimento,all’interno della Basilica o, per meglio dire, nel suo atrio. Lì ilpapa siede davanti all’altare, nel posto in cui un tappeto mar-moreo ricorda il giorno di apertura del Concilio Vaticano II.Davanti all’altare, per terra, è ben visibile quella data scritta coni numeri romani: XI-X-MCMLXII. Non tutti sono tenuti a saperlo,

ma quel giorno è stato anche il giorno del discorso più famosodi un altro papa, il “Discorso della luna” di Giovanni XXIII. Cosìfacendo le immagini ci ricordano le parole di papa Roncalli equella carezza esce dagli archivi della storia ed entra nellanostra attualità, chiedendoci di girarci verso i nostri cari, i bam-bini, gli anziani della nostra famiglia o la persona che amiamo.Per una carezza, la carezza del papa. Questa carezza non puòessere limitata a bambini cattolici o ad anziani credenti. È unacarezza per tutti, come l’invito a scoprirci sulla stessa barca.Non siamo in guerra, siamo tutti sulla stessa barca.La terza immagine non è costruita tutta dall’impostazione pre-scelta da Francesco. È un’immagine che non può essere sepa-rata dalla “colonna sonora” di questa video-enciclica. Quandoil papa alza il Santissimo, al momento della benedizione Urbi etOrbi, il suono delle campane si accavalla con le sirene di

23P O P O L I E M I S S I O N E - MAGG I O 2 0 2 0

»(Segue a pag. 25)

Page 26: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

S C A T T I D A L M O N D O

24 P O P O L I E M I S S I O N E - MAGG I O 2 0 2 0

Page 27: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

LA PREGHIERA DI PAPA FRANCESCO

25P O P O L I E M I S S I O N E - MAGG I O 2 0 2 0

alcune ambulanze che passano in quelmomento nelle vicinanze di Piazza SanPietro. La cultura condivisa, trasversale,comune a tanti, del mutuo soccorso, hachiuso così questa video-enciclica e latrasformazione di Piazza San Pietro, checome tutte le piazze è fatta per essereriempita, non per essere vuota. LaPiazza si è fatta piena, con quell’incontrodi suoni di campane e sirene d’ambulan-ze. La video-enciclica della fratellanzaumana è questa.Crediamo sia questo il motivo per cuiFrancesco ha voluto con sé, accanto asé, l’icona di Maria Salus Populi Romanie il Crocifisso di San Marcello al Corso.Perché sono i simboli di una storia checontinua, di una comunità che, cometutte le comunità che costituiscono lafamiglia umana, non dimentica il propriopassato: così la connessione non è solonello spazio, ma anche nel tempo. Siunisce la memoria del passato all’impe-gno per domani, insieme.

Page 28: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

26 POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

PAN

ORAM

ADI

CHIARA

PEL

LICC

Ic.

pelli

cci@

mis

sioi

talia

.it

LA G

ENIA

LITÀ

IN M

ISSI

ONE

Osservandoli da fuori, sono forzieri in muratura, senza aperture né pun-ti vulnerabili. Ma i temuti intrusi non sono ladri o scassinatori, quanto

piuttosto ratti e insetti voraci. A dover essere protetti, infatti, sono centina-ia di pesanti sacchi di miglio o sorgo, non oro e banconote. Perché qui, nelcentro del Ciad, concretamente hanno molto più valore le granaglie rispet-to al denaro o ai gioielli. Ecco perché in molti villaggi della diocesi di Mon-go sono state costruite “banche per cereali”.L’idea è venuta a padre Franco Martellozzo, gesuita, 53 anni di missione inAfrica, cercando un modo per sconfiggere fame, povertà, usura. Ed è sta-ta vincente, tanto che oggi le “Banche dei cereali” sono riunite in una fede-razione che ne conta 346 per un totale di circa 35mila aderenti ed il bene-ficio di 350mila persone. Nel frattempo altri cento villaggi sono sulla lista d’at-tesa o in formazione per aprire la loro banca. Quelle che ad oggi sono giàfunzionanti si estendono su un territorio di circa 500 chilometri quadrati diterreno arido, dove la siccità avanza a vista d’occhio anche a causa delladesertificazione dovuta ai cambiamenti climatici sempre più pressanti. Quil’agricoltura è praticata per sussistenza, ma la stagione dei raccolti è una sola:si tratta del periodo dell’anno durante il quale si può coltivare il terreno a mi-

Banche dei cerealiBanche dei cerealicontro fame e usuraIn Ciad, dove padre Franco

Martellozzo, gesuita, opera da53 anni, si è diffusa una rete di

banche per cereali. Ad oggisono riunite in una federazione

che ne conta 346, per untotale di circa 35mila aderenti

ed il beneficio di 350milapersone. Ma il progettocontinua ad espandersi,

proprio dove i raccolti sonomolto più preziosi dell’oro.

Page 29: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

glio, sorgo, arachidi, grazie alle piogge chevanno da aprile a settembre. Ad ottobre siraccoglie, ma poi, fino all’anno successi-vo, la terrà non dà più frutti.Prima dell’apertura delle “Banche dei ce-reali”, i mesi in cui le famiglie rischiavanodi non avere niente da mangiare erano sem-pre più lunghi. Inoltre c’era un grave pro-blema di sbilanciamento tra domanda-of-ferta e una conseguente speculazione suiprezzi: tutti gli agricoltori, infatti, vendeva-no nello stesso periodo gran parte delle gra-naglie al momento del raccolto, per guada-gnare piccole somme di denaro da desti-nare ad altre necessità (scuola, salute, ve-stiario, ecc.); ma immettere sul mercato inuna sola volta grandi quantità di cereali vo-leva dire abbassarne i prezzi e favorire icommercianti che compravano, imma-gazzinavano e aspettavano di poter riven-dere ad un costo molto più alto qualchemese dopo. Anche agli stessi agricoltori,

27POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

quando le riserve avrebberoscarseggiato. Inutile dire che lefamiglie, ormai senza scortealimentari, non erano in gradodi ricomprare i prodotti ai prez-zi imposti dai commercianti, senon indebitandosi, vendendocapi di bestiame e aratri, espesso entrando nel circolo vi-zioso dell’usura.Per rompere questa forma di schiavitù, ènata «l’avventura delle “Banche dei cerea-li”, una storia che ha il sapore di fiaba», rac-conta padre Martellozzo. Tutto inizia con lacostruzione del primo magazzino dove cia-scuna famiglia aderente al progetto depo-sita una parte di raccolto, che va a costi-tuire una riserva generale. Durante il perio-do di scarsità, l’agricoltore riceve uno o piùsacchi di granaglie che si trovano in ban-ca, con l’impegno di restituire la stessaquantità, più una piccola parte, quando avrà

il nuovo raccolto nella stagione successi-va. All’inizio, spiega il missionario, non è sta-to facile far passare l’idea del “rimborso delcredito”, ma era fondamentale poiché per-metteva «di creare uno stock importante dicereali per far fronte a future necessità e in-staurava una mentalità nuova. Infatti ilrimborso del credito non faceva parte del-le categorie mentali, ben ancorate sull’ideache tutto ciò che veniva dato dal governo,dalle ong o dalla Chiesa cattolica era pret-tamente “dono”. Ci furono quindi incontridi chiarimento e venne espresso il deside-rio di fissare un regolamento chiaro e tas-sativo per chi aveva beneficiava del cre-dito». Presto i contadini si sono gettati «sul-le banche come il naufrago sul galleggian-te di salvataggio, abbandonando abbastan-za in fretta il ricorso agli usurai» che han-no visto i loro affari sgonfiarsi lentamen-te ma inesorabilmente. Purtroppo, però,questi ultimi non sono rimasti a guarda-re: «Quando presero coscienza del proble-ma – racconta ancora il gesuita - reagiro-no attraverso gli imam delle moschee checondannarono le nostre banche come “ha-ram”, cioè impure, poiché con il rimbor-so dei cereali veniva chiesto anche un in-teresse, chiamato “riba”, condannato dal-la legge islamica». Occorre notare che “l’in-teresse” era fissato al 10% e serviva per »

La banca, un edificio in pietre e mattoni

Nella diocesi di Mongo (Ciad), dopo anni di esperienza con le “Banche dei cereali”tutti sanno che non è possibile stoccare il raccolto nei granai tradizionali: non sono

sicuri; possono essere attaccati da topi, parassiti, insetti; vengono danneggiati con lepiogge; sono troppo piccoli per contenere le granaglie di più famiglie. Servono inevita-bilmente magazzini in muratura, per la cui costruzione c’è necessariamente bisogno difondi. Gli abitanti del villaggio si danno da fare in prima persona: costruiscono mattonicon la terra rossa, portano sabbia, acqua, ghiaia e assicurano la manovalanza per tuttala durata del cantiere. Ma serve anche del denaro per completare gli edifici che ospite-ranno le banche dei cereali. La generosità di tanti singoli donatori e intere associazioninon è mai mancata. Anche la Conferenza episcopale italiana con il Comitato per gliinterventi caritativi a favore del Terzo Mondo, grazie ai fondi dell’8xmille, ha fatto la suaparte.La costruzione degli edifici destinati a diventare banche dei cereali è anche occasione disviluppo di nuove tecniche produttive e di convivenza fra fedi ed etnie diverse. C.P.

Sotto:“Banche per cereali” viste dall’esterno e dall’interno.

Padre Franco Martellozzo sempre a fianco della popolazione locale.

Page 30: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

28 POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

PAN

ORAM

A

L a lavorazione ideale del terreno della regione centrale del Ciad avviene con mac-chine a trazione animale. Gli strumenti più diffusi tra i contadini della zona sono

gli aratri, finora importati dalla Cina. Con la diffusione pandemica del Coronavirus leimportazioni dall’Asia sono state bloccate, ma nella diocesi di Mongo non si sono datiper vinti: cinque fabbri locali, provvisti di saldatrici elettriche, sono stati formati per laproduzione di aratri ed erpici per buoi, cavalli e asini. Poi, grazie all’officina di salda-tura meccanica “Foi et Joie-Rusconi”, messa in funzione nel febbraio scorso con l’aiutodi amici italiani della missione, gli attrezzi prodotti sono stati modificati e migliorati.E oggi la fabbricazione in proprio di aratri procede spedita. C.P.

Il Coronavirus e la produzione di aratri

Lo stoccaggio di granaglie nella “banca percereali” assicura a tutto il villaggio ilnutrimento in ogni stagione dell’anno.

Un granaio tradizionale. Pur essendo opered’arte, tutti ormai sanno che non sono sicuriper lo stoccaggio dei cereali.

si tecnica – conclude il missionario - sa-rebbe giunta alla conclusione dell’impos-sibilità di una tale impresa e mi meraviglioche non mi crolli sulla testa. Per questo miguardo bene dal cantare vittoria». Certa-mente, però, i risultati non mancano. Se-gno che, con il coinvolgimento assemblea-re e l’impegno personale, il successo è as-sicurato.

le spese di conservazione degli stock e peraiutare i poveri del villaggio che non face-vano parte della banca. «Ad ogni modo –precisa padre Martellozzo - questa mag-giorazione era stata stabilita dall’assembleagenerale dei contadini e restava come unbene proprio della banca stessa, permet-tendo tra l’altro di aumentare lo stock a di-sposizione e quindi il numero dei beneficia-ri. Purtroppo per designare questo appor-to usarono il termine “riba”, che è condan-nato dalla legge islamica. La faccenda di-venne talmente seria che chiesi un incon-tro ad alto livello presso il deputato loca-le: parteciparono il vescovo, l’imam dellamoschea centrale col suo segretario e il rap-presentante di tutti i musulmani della zona.Dopo lunghe discussioni si giunse finalmen-te a definire che la nostra maggiorazionedel 10% non era definibile “riba”, ma“ciukka”, che significa “libero apporto”».Ormai le “Banche dei cereali” sono una re-altà più che avviata, apprezzata e indispen-

sabile nell’economia locale. I risultati sonosotto gli occhi di tutti con un evidente rie-quilibrio dei prezzi dei cereali, un migliora-mento della produttività attraverso l’intro-duzione delle macchine a trazione anima-le, una selezione accurata delle sementi eun’efficace formazione dei contadini.«Quando considero le difficoltà incontra-te, mi sembra di sognare: qualsiasi anali-

Page 31: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

Dos

sier

Dos

sier

29

IL VANGELO INCARNATO NELLE CULTURE

P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

La Parola diDio in tuttele lingue

dell’uomo

DALLA CINA ALLA GUINEA BISSAU, DALLA PATAGONIA ALLA REPUBBLICA CENTRAFRICANA,FINO ALLE SPONDE DEL FIUME MEKONG: OVUNQUE L’INFATICABILE LAVORO DI MOLTEGENERAZIONI DI MISSIONARI, L’INCONTRO CON POPOLI E CULTURE, LA TRADUZIONE DELVANGELO NELLE LINGUE DI TUTTI I CONTINENTI. È L’AFFASCINANTE TESTIMONIANZADELL’EVANGELIZZAZIONE AD GENTES CHE ATTRAVERSO L’INCULTURAZIONE SEMINA LAPAROLA DI DIO FINO AGLI ESTREMI CONFINI DELLA TERRA.

A cura della [email protected]

Page 32: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 030

«Sono un viaggiatore proveniente da lontanoe la mia lingua parlata e scritta è diversa

da quella cinese; non posso aprire bocca né muo-vere le mani. A causa della mia ottusità, più cercodi spiegare meno riesco a essere chiaro». Conumiltà e rispetto così scriveva il gesuita MatteoRicci, introducendo il suo Catechismo per raccontareai cinesi il Dio dei cristiani, ovvero Tianzhu, il“Signore del Cielo” (Pechino, 1603). Il testorappresenta una delle prime forme di incul-turazione e di dialogo con culture diverse acui portare l’annuncio del Vangelo. Poiché,come diceva ancora il gesuita macerateseche assunse il nome di Li Madou: «la Viadel Signore del Cielo è già presente neicuori degli uomini, ma essi non la com-prendono immediatamente». Il suo profeticoapostolato nell’inaccessibile Impero Celesteè rimasto paradigmatico: aveva imparatola lingua, la scrittura, i costumi dei mandarini,si era messo in ascolto delle tradizioni spi-rituali e filosofiche (buddismo, taoismo, con-fucianesimo). Ricci definiva questo modellodi evangelizzazione una forma di “acco-modamento culturale” che di fatto prefiguravaquella che dal Concilio Vaticano II in poisarebbe stata l’inculturazione, ovvero unnuovo stile di evangelizzazione intesa comeannuncio che agisce dall’interno delle varieculture, ognuna con i propri peculiari segnie significati trascendenti.Di fatto una svolta che portava oltre il pro-

selitismo, introducendo un nuovo modo di viverela missio ad gentes: non più l’introduzione diformule e prassi liturgiche consolidate nelle Chiesedi antica cristianità, ma uno stile di testimonianzafatto di rispetto verso culture e religioni diverse.Sempre in dialogo con la gente, condividendonelingua e costumi, sposandone spesso il destino disofferenze e la lotta per la giustizia fino al donodella propria vita. Questa evoluzione pastorale al-l’incrocio tra teologia e antropologia colloca il mes-saggio evangelico letteralmente “all’interno di unacultura”. La divulgazione dei testi sacri come fulcrodell’evangelizzazione è sempre stata una costantedell’impegno di molte generazioni di missionarifedeli e coraggiosi, arrivati “fino agli estremi confinidella terra” per portare il messaggio di salvezza diGesù Cristo a quanti non lo conoscevano. Lohanno fatto le grandi Famiglie religiose tra iMapuche della Patagonia, tra i Khmer in Cambogia,tra gli Shuar dell’Ecuador, tra gli Inuit in Canada ein mille altre realtà, a partire dai primi anni del XXsecolo, studiando idiomi orali per tradurli in formascritta e consolidare l’opera di annuncio attraversotesti sacri e liturgici - messali, libri di preghiere eVangelo - nelle più svariate lingue dell’uomo. Tra-ducendo lingue orali in forma scritta e valorizzandoin questo modo l’identità culturale di etnie minoritarie,cosa che ci ha permesso di mantenere memoriastorica di etnie che nel frattempo si sono estinte.

Padre Matteo Ricci

Page 33: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

«Restituendo la Paola di Dio al popolo Khmer,abbiamo ridato vita alla Chiesa». Così

padre François Ponchaud, classe 1939, delleMissioni Estere di Parigi, commenta il risveglioreligioso della Cambogia, anche grazie alla tra-duzione della Bibbia in lingua khmer, dove oggi sicontano 30mila cristiani su una popolazione dicirca 15 milioni di persone. Negli anni Novantaerano solo cinquemila in un Paese che si stavarialzando da decenni terribili: dal bagno di sanguedella dittatura di Pol Pot alla fine degli anniSettanta in cui morirono due milioni di cambogiani,fino al ritorno alla monarchia nel 1993. Mutamentistorici di cui padre Ponchaud è stato testimone

Dos

sier

Dos

sier

IL V

ANG

ELO

INCA

RNAT

O N

ELLE

CU

LTU

RE

31P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

diretto, dato che già nel 1970 era vi-cario della diocesi di Kampong Cham,proprio alla vigilia del colpo di Statodel generale Lon Nol. In quei dram-matici giorni il missionario francese ècostretto ad abbandonare la Cambogiacome tutti gli stranieri, ma anche dal-l’esilio comincia a tradurre la Bibbiae a raccogliere appunti per il suo bestseller “Cambogia anno zero” (1977)che svelò al mondo il dramma che sistava compiendo in quell’angolo delSud-est asiatico ignorato dal mondo.Negli anni Ottanta padre Ponchaud èal confine con la Thailandia ad occu-parsi dei profughi radunati in campidi fortuna. Nel 1993 può finalmentetornare in Cambogia, dove la tradu-zione della Bibbia viene data allestampe nel 1997.

Oggi la piccola Chiesa di Cambogiaparla ai fedeli nella loro lingua, anche facendomemoria dei 35 cristiani uccisi durante la rivoluzionedi Pol Pot, nei confronti dei quali papa Francesconel 2015 ha voluto aprire la fase diocesana delprocesso di beatificazione. Tra loro anche duereligiosi amici di padre Ponchaud: il missionariofrancese Pierre Rapin, che decise di restare vicinoalla gente, e il vescovo cambogiano JosephChhmar Salas, morto di stenti a 39 anni. Paginevive del Vangelo e della storia del popolo Khmer,come racconta padre Ponchaud nel suo libro del2014 “Cristo sul Mekong. Storia della Chiesa inCambogia”.

M.F.D’A.

Di fatto, ad oggi più della metà delle oltre settemilalingue parlate sulla Terra non hanno traduzionedelle Scritture. A dirlo è il teologo tedesco AlexanderMarkus Schweitzer, chiamato da Benedetto XVIcome esperto al Sinodo sulla Parola di Dio nel2008, direttore della Global Bible Translation chesottolinea: «È giusto che ogni persona che lodesideri possa leggere la Parola di Dio nella sualingua e non in un linguaggio estraneo o magaricoloniale». Un lavoro impegnativo che richiede

anni per tradurre anche solo il Nuovo Testamento,magari in idiomi rari parlati da poche decine dimigliaia di persone. La questione è stata affrontataanche durante il recente Sinodo per la regione Pa-namazzonica, e il teologo tedesco ha commentato:«È essenziale che sia la comunità cristiana localea volere una traduzione e sia coinvolta nel lavoro.Non approviamo un atteggiamento coloniale, da“primo mondo” che decide per gli altri».

Miela Fagiolo D’Attilia

PADRE PONCHAUD IN CAMBOGIA

Il Vangelo sulle rive del Mekong

Padre François Ponchaud

Page 34: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

32 P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

tolomei, missionario del Seminario della Yolé dellacittà di Bouar, che concretamente ha lavorato al-l’adattamento del testo sacro, insieme ad unaéquipe della capitale Bangui.«Da anni – spiega padre Bartolomei - eranoesaurite le copie del Nuovo Testamento in tutto ilterritorio nazionale. Si trattava di una traduzionedi diversi decenni fa, effettuata non da testioriginali, ma dalla versione francese della Bibbiadi Gerusalemme per quanto riguarda i Vangeli egli Atti degli Apostoli, e dalla versione ecumenicaTOB per le Lettere e l’Apocalisse. Non bastavaquindi semplicemente riprendere lo stesso testoe trascriverlo. Occorreva tenere conto che nelfrattempo alcune espressioni linguistiche si eranoaggiornate e bisognava rendere il testo più com-prensibile, maneggevole e adatto alla mentalitàdi oggi. Senza voler introdurre espressioni tropponuove. Così abbiamo cercato di correggere e re-visionare i testi, trascritti in forma digitale daalcuni studenti universitari. Il lavoro ha richiestopiù di due anni ma ha raggiunto il suo scopo». Fi-nalmente nel 2019 la nuova traduzione è statadata alle stampe con il contributo economico diAiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) e di altri enti,come le Pontificie Opere Missionarie e la Confe-renza episcopale italiana.La Bibbia in sango è l’unico libro scritto in linguaautoctona, in quanto non esiste una letteratura inquest’idioma. Sapere che il nuovo Vangelo èanche un modo per contribuire a preservare una

REPUBBLICA CENTRAFRICANA

La lingua nazionale della Repubblica Centrafri-cana gode di una caratteristica singolare: la

parola “sango”, in lingua sango, significa “notizia”.Sembra un gioco di parole, ma non lo è affatto.Anzi, si tratta di una particolarità che lascia ancorapiù stupiti se osserviamo che “Vangelo”, in que-st’idioma, si dice “nzoni sango” (letteralmente,“buona notizia”). Pensare che il termine che defi-nisce la lingua di un popolo definisca, in qualchemodo, anche la Parola del Signore, è davveroappassionante. Soprattutto se scopriamo che nel125esimo anniversario dell’evangelizzazione delCentrafrica (celebrato lo scorso anno), questoPaese si è arricchito di una nuova edizione delVangelo in lingua sango.A raccontare i dettagli del progetto di traduzionedel Nuovo Testamento, commissionato dall’epi-scopato locale ai Carmelitani Scalzi presenti inRepubblica Centrafricana, è padre Marcello Bar-

SOPRA:Padre Bartolomei con parte dell’équipeche ha lavorato alla traduzione.

Un nuovoVangeloin sango

Page 35: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

33

di “Apostolato e Spiritualità Biblica”, testo di 976pagine, dove, «senza alcuna ripetizione – commentòlui stesso - mi riferisco a tutti i temi già disponibilinei nostri libri stampati in bengali».Padre Garello non fu il solo a dedicarsi alla diffusionedella letteratura cristiana in bengali. Oltre al com-mentario pastorale dell’Antico Testamento, editoda padre Gianni Martoccia, ricordiamo una edizionepopolare della Bibbia in bengali scritta dal save- »

P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

«Le parole possono sfuggire ma i libri no, re-stano. Per questo ho fondato la mia missione

sulla scrittura: credo che per il Bangladesh sia unodei metodi più fruttuosi. E anche molti musulmanine hanno trovato giovamento». Sono parole dipadre Silvano Garello. Era un missionario della PiaSocietà di San Francesco Saverio per le MissioniEstere e trascorse oltre 40 anni in Bangladesh,Paese che amò profondamente. Quando parlavadi libri, padre Silvano, deceduto nel 2017, siilluminava: ne scrisse più di 40 e ne tradussediverse decine in bengali, per far conoscere aquesto popolo asiatico dalle tante potenzialità, nonsolo la parola di Dio ma anche la dottrina cattolica.Gli inizi furono molto duri per i Saveriani che nonpotevano contare su una tradizione missionariaconsolidata: appena arrivati in Bangladesh, nel1952 a Jessore, conoscevano pochissimo la lingua,ma trovarono grande sostegno nei fratelli missionaridel Pime. Poi tutto cambiò e divennero anche loropromulgatori della lingua.Tra le produzioni più significative di padre Silvanotroviamo le biografie di 50 santi e più di 200 volumi,tra cui commentari alla Bibbia, libri di liturgia, di pre-ghiera e per la catechesi, rivolti a sacerdoti, religiosi,bambini e studenti. Scrisse anche un utile manuale

cultura che di per sé si tramanda solo per tradizioneorale, rende ancora più preziosa l’opera compiuta.Soprattutto se si tiene conto del fatto che la linguain questione è uno dei pochi fattori di unità nazio-nale: dal Nord al Sud, dall’Est all’Ovest – casopressoché unico nel continente africano – in tuttoil Paese viene parlata la stessa lingua, sebbeneanni di guerra abbiano cercato di dividere il popolodel Centrafrica. La speranza è che questo nuovoVangelo possa portare quella pace che l’interoPaese attende da troppo tempo.

Chiara Pellicci Dos

sier

Dos

sier

IL V

ANG

ELO

INCA

RNAT

O N

ELLE

CU

LTU

RE

L’opera deiSaverianiin bengali

SOPRA: Un libro scritto da padre Garello che raccoglie le letture della liturgiadomenicale dell’Anno C in lingua bengali.

BANGLADESH

Page 36: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

I PIONIERI DELLA MISSIONE AD GENTES

Patiru Domingotra i Mapuchedella Patagonia

34 P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

Nel gruppo dei primi pionieri missionari che siimbarcarono nel 1878 da Genova alla volta

di Buenos Aires per inoltrarsi in Patagonia c’eraanche lui, don Domenico Milanesio. Nato nel1843 a Settimo Torinese, aveva conosciuto gio-vanissimo don Bosco facendo il muratore percostruire la basilica salesiana di Santa MariaAusiliatrice al Valdocco. A 31 anni diventa sacer-dote e sente in cuor suo il desiderio di diventaremissionario. Sono i sogni di don Bosco ad indi-cargli la strada: l’inesplorato territorio che si allar-gava a dismisura in fondo al continente latinoa-mericano, senza città né strade, fino allo stretto diMagellano oltre il quale la catena delle Ande siaffacciava sulla “fin do mundo” e la Terra delFuoco. Ripensando alla vita di quegli anni nella

piccola capitale del regno sabaudo, il salto versol’Argentina, verso cui partivano come emigrantitanti italiani, era davvero una avventura senzaritorno, come è stato per molti missionari e mis-sionarie che nell’epopea di quei primi anni hanno

mass media” -. La pubblicazione in bengalese deiDocumenti del Concilio Vaticano II ha suscitato unrinnovato interesse. La gente ha intuito di avere ache fare con una fonte importante che viene subitodopo la Bibbia. I Documenti del Concilio non sonopassati di moda, ma richiede molto sacrificio spez-zettarne il messaggio per formare il popolo cristianoalla nuova visione della Chiesa e del ministero lai-cale».Padre Orlando raccontò in un’intervista un episodiointeressante: «Un giorno, viaggiando in corriera, ungiovane musulmano mi raccontò un fatto che avevaletto in un libro stampato da me. Alla fine mi rivelòche quella lettura lo aveva determinato a riconciliarsicon una famiglia vicina con la quale egli avevarotto i ponti da alcuni anni. Mi pare che proprioquesto sia il succo dei miei libri. Sono contento diaverli scritti perché in qualche modo sono serviti astabilire un ponte tra i lettori e Cristo. Resto tuttaviaben cosciente che, prima che su una medaglia oattraverso un libro, il volto di Cristo deve rivelarsiparlante attraverso la mia vita».

Ilaria De Bonis

riano padre LucidioCeci. E poi i moltitesti di padre OrlandoGhirardi, che tradusseper il Bangladesh icommenti ai Vangelisinottici.Il Vecchio Testamentoin bengalese vennetradotto per la primavolta agli inizi del No-vecento dal pastorebattista William Carey.Ma nel corso del tem-po si resero neces-sarie nuove traduzionie ogni nuovo pas-saggio, diceva padreGhirardi, suscitavaproblemi di linguag-

gio. «I laici cristiani vogliono essere aiutati aconoscere meglio la loro fede – si legge in un testopubblicato dai Saveriani col titolo “Apostolato dei

Padre Silvano Garello

Donna di etnia Mapuche.

Page 37: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

35

Quando parla della sua “scommessa” padreZè ride sotto i baffi. Lo si “sente” ridere, e

anche sorridere, persino a distanza, senza guar-darlo in faccia, solo ascoltandolo al telefono.Registro le sue parole senza fiatare, in una lun-ghissima (e sorprendente) conversazione dallaGuinea Bissau, durante la quale il missionarioricorda con gioia il passato. E ricostruisce unatitanica impresa: quella di imparare, senza l’aiutodi grammatiche e dizionari, la lingua felupe ed ini-ziare a tradurre i Vangeli. Questa lingua appartie-ne al ceppo Bantu, spiega lui, con struttura e

P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

perso la vita. Don Milanesiofaceva parte di quella genera-zione di salesiani come donGiovanni Cagliero, donGiuseppe Fagnano, donAlberto De Agostini, destinatia cambiare col loro impegnola storia di quei luoghi e levite di tanti indigeni.Nel 1880 don Milanesio arrivanella regione del Rio Negro, aViedma, in una parrocchiacon un territorio di centinaiadi chilometri che percorre acavallo, traversando lapampa, fiumi in piena, villaggidi indigeni Fueghini: gli Onas,i Mapuche, i Teuhelche, gliAlakalufe. Grazie alla cono-scenza degli idiomi locali èinfaticabile nell’apostolato, tanto da essere chia-mato “padre degli Indi”, Patiru Domingo. Si dedi-ca con passione a dare forma scritta alla lingua

orale dei Mapuche, adattandosignificati e note storicheall’edizione del “Piccolo cate-chismo” (“Puchi que zugu tañiquimael pu winca che”,Buenos Aires, 1898) e a pre-ghiere, storie e testi sacri tra-dotti dal castigliano in linguaindigena, il mapuzungun.Oltre agli idiomi originali, per imissionari italiani c’era daintraprendere una mediazionelinguistica che passasse attra-verso la diffusione dello spa-gnolo per permettere ai ragaz-zi di essere scolarizzati.Questa ampia produzione ditesti religiosi era anche ilprimo passo per lo sviluppodelle popolazioni autoctone o,

come si diceva un tempo che oggi sembra lonta-nissimo, per la loro “civilizzazione”.

M.F.D’A.

Dos

sier

Dos

sier

IL V

ANG

ELO

INCA

RNAT

O N

ELLE

CU

LTU

RE

GUINEA BISSAU

Padre Zè, primo traduttoredei Vangeliin felupe

regole che erano, all’epoca, tutte da scoprire perun missionario appena arrivato nell’allora coloniaportoghese della Guinea Bissau nel 1968. Lascommessa, padre Zè la vinse relativamente pre-sto: era il 1970 quando celebrò l’intera liturgia infelupe. Erano trascorsi solo due anni dal suo arri-vo in Guinea Bissau. Poi ce ne vollero altri setteper perfezionare la lingua.All’anagrafe nasce come Giuseppe Fumagalli,ma per tutti oggi è padre Zè, diminutivo di José, inportoghese. «Non so stare lontano dall’Africanemmeno adesso», dice. E così alterna peri- »

Don Domenico Milanesio

Giuseppe Fumagalli, padre Zè.

Page 38: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

36 P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

IL V

ANG

ELO

INCA

RNAT

O N

ELLE

CU

LTU

RED

ossi

erD

ossi

erodi di soggiorno milanese a lunghi periodi nellasua Guinea, dove si trova anche adesso, nei mesidi allarme per il Coronavirus. Ci racconta il suoarrivo in missione negli anni Sessanta, la gioiadella scoperta e l’incontro con un missionario chegli insegna le prime nozioni di due lingue oscure.«All’origine di tutto il mio lavoro c’è un missionarioformidabile, padre Spartaco Marmugi, anche luidel Pime – ricorda -. Oltre a una fede rocciosa ead una intelligenza superiore, era una vera guida.Morì a soli 56 anni; ho trascorso con lui appenacinque anni di missione, ma gli sono profonda-mente debitore».Padre Zè ricorda che, appena arrivato nel villag-gio di Suzana il 6 settembre 1968 si chiuse dentroad imparare la lingua. «Padre Spartaco, che par-lava portoghese, francese e criolo, ma anche ilfelupe, mi disse che dovevo iniziare da quellaintermedia e così feci». Imparò prima il criolo epoi la più difficile. «Ho avuto la grande fortuna dipartecipare alla preparazione dei primi battesimi.Poiché non sapevo parlare mi mettevo a cantare.Studiavo la loro musica e su che ritmi si muove-vano e intonavo i canti – ricorda -. Poi interpreta-vo delle scenette mimando i passi del Vangelo: leparabole le recitavo, le persone mi rispondevanoa parole, e così ho cominciato a capire la lingua».Come fare per tradurre il Vangelo in felupe? «Ho

iniziato da quello di Luca perché più storico e piùpiano – racconta -. E così ogni giorno appuntan-domi le parole che conquistavo, andavo avanti.Non c’erano dizionari, dovevo ricavare le paroledalla loro stessa bocca. Pian piano ho cominciatoa capire la struttura delle frasi e della lingua. Èstata una bellissima avventura, perché partivodalla realtà, dall’imitazione delle parole e colmetodo induttivo costruivo il discorso scritto».Una fatica enorme che ha dato frutti abbondanti.«Studiavo ovunque: andavo in giro nei villaggi, inbici, in barca o a piedi, e mi fermavo in capannuc-ce di fortuna – ricorda -. La mattina avevo qualcheora di assistenza sanitaria, la sera la catechesi, epoi studiavo con una piccola torcia. Ho ancora quidue o tre quadernetti con la traduzione delleLettere ai Corinti. Lo facevo nei ritagli di tempo».In questo modo, avendone capito i meccanismi,padre Zè scriverà anche la grammatica. Il missio-nario ci tiene a far sapere che il suo studio «èsempre stato finalizzato a far conoscere la paroladi Dio». Da allora ha tradotto, oltre ai Vangeli, tuttii testi liturgici dal latino alla lingua felupe. La suaopera rimane un punto di riferimento essenziale,un caposaldo per questo popolo africano che hapotuto così conoscere direttamente, senza filtriculturali, la Parola di Cristo.

I.D.B.

Page 39: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

37POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

L’internet delle cose, la connessionedigitale sempre attiva tra dispositivi esensori che permette agli oggetti di inte-ragire, con maggiore autonomia, fra loroe con le persone, evidenzia la rilevanzaassunta anche nella vita quotidiana dai si-stemi di Intelligenza Artificiale (termineconiato nel 1955 dall’informatico americanoJohn McCarty). Un cambiamento epocale,con molti potenziali vantaggi (ad esempio,in medicina e in agricoltura) ma non menoevidenti rischi, da governare con respon-sabilità e impegni sul piano politico, eco-nomico e della società civile.Sono le finalità per cui è nata “Rome Callfor AI Ethics”, la carta di intenti della Pon-tificia Accademia per la vita, predispostacon i maggiori esperti mondiali. Già oggiraffinati algoritmi, gestiti dei giganti tecno-logici, utilizzano dati e informazioni disse-

di Michele [email protected]

Intelligenza Artificialee valori umani

UNA CARTA PER L’USO ETICO

UMANESIMO DIGITALE

minati incautamente nel web per prevederecomportamenti, manipolare opinioni oorientare scelte personali, non solo com-merciali. Per scongiurare l’ennesima ete-rogenesi dei fini della storia, occorregarantire la regolazione delle tutele demo-cratiche delle libertà, dei diritti e delladignità della persona. Come indica il do-cumento, già sottoscritto da Microsoft,IBM, FAO, a conclusione del recente sim-posio su “The ‘Good’ Algorithm? ArtificialIntelligence: Ethics, Law, Health”, che par-tendo dalla esigenza di consapevolezzadell’uso dei sistemi di intelligenza artificiale,ne promuove una visione etica al serviziodell’uomo. E soluzioni condivise, ispiratealla Dottrina sociale della Chiesa secondoprincipi di “trasparenza, inclusione, respon-sabilità, imparzialità, tracciabilità, sicurezzae privacy”, valorizzando il ruolo dell’edu-cazione, della ricerca, della produzione edella distribuzione equa delle tecnologie.

“Rome Call for AI Ethics” non è unaccordo né una dichiarazione congiunta,ma un appello ad affrontare responsabil-mente le profonde trasformazioni che ilmondo sta vivendo. Un «punto non diarrivo, ma di partenza» come affermatoda monsignor Vincenzo Paglia, presidentedella Pontificia Accademia per la vita,con l’obiettivo di «sviluppare l’umanesimonell’era digitale». L’Intelligenza Artificialeè nuovo territorio di missione per unaChiesa al passo dei tempi e degli uomini,è la sfida lanciata a tutti noi, nessunoescluso: occorre raccoglierla e far sì chela tecnologia digitale costituisca un’op-portunità reale per tutti e non un privilegioper pochi. Nella consapevolezza che lemacchine, per quanto in grado di ap-prendere senza la necessità di istruzionispecifiche, imparano da ciò che l’uomoinsegna loro. Perché nemmeno l’algoritmosi salva da solo.

Page 40: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

38 POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

MISSIONE, CHIESA, SOCIETÀ

E ora la parrocchiaE ora la parrocchiadiventa una communitydi GIUSEPPE ANDREOZZI

[email protected]

Le norme per evitare il contagio del Coronavirus hannovisto chiudere le chiese, gli oratori, le agorà di incontro epreghiera. Come Piazza San Pietro, deserta durante ilpotente messaggio che papa Francesco ha voluto lanciarealla Chiesa universale per pregare per la finedell’epidemia mondiale. Come lui tanti sacerdoti affidanoai social l’incontro con i fedeli e la cura pastorale dellacomunità. Eccone una testimonianza.

«L a Messa è finita». Si salutacosì quando, chiusa la cele-brazione eucaristica, tor-

niamo alla vita quotidiana. Un’espres-sione apparentemente banale, ma il 15marzo scorso è divenuta improvvisa-mente potente: è stata la prima dome-nica, infatti, in cui in tutta Italia non

Page 41: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

sono state celebrateMesse partecipate daifedeli. Non solo sono ri-maste vuote le chiese,ma anche le stanze par-rocchiali e gli oratori.Che Quaresima e chePasqua! L’emergenza sa-nitaria ha imposto unacondizione di “deserto”vero: quello delle stradee delle piazze vuote;quello delle chiusure diattività sociali, commer-ciali e dell’isolamentoforzato in casa; quellodove si “digiuna” dai ge-sti familiari che riem-piono le giornate, pri-vandoci dei ritmi del la-voro e della compagniadegli amici; quello diuna pratica ascetica ine-dita: il “digiuno” euca-ristico.Di “digiuno eucaristico”ricordo di averne fattoesperienza in un’altracircostanza e per motivimolto diversi da quellirecenti. Mi trovavo a RioBranco, in Brasile, coifidei donum della mia

diocesi di Lucca. Era l’estate del 1987.In quei giorni esplose un’impressionanteserie di omicidi ai quali la popolazionesi stava rassegnando e, peggio, assue-facendo. Domenica 9 agosto il vescovodom Moacyr Grechi chiuse le chiese li-standole a lutto, sospendendo la cele-brazione dell’eucarestia. «Un digiuno –motivò - per ripensare l’annuncio delVangelo della pace in una situazione diinsostenibile degrado sociale».Questa volta è l’emergenza del dilagaredel Coronavirus a imporre una lungaastensione dal “pane” che sostiene ilcammino. Un sacrificio grande. In una

emergenza così dolorosa, moltissimi sa-cerdoti hanno avvertito il bisogno dirimanere attivi e coraggiosi nel sostenerele persone affidate alle loro cure pa-storali. Sono quelli che papa Francescoall’Angelus di domenica 15 marzo rin-graziò perché con creatività «pensanoa mille modi di essere vicini al popolo,perché il popolo non si senta abban-donato». Aggiungendo che sono preti«che hanno capito bene» come in unapandemia non si possa essere «don Ab-bondio».Il telefono in canonica squilla più fre-quentemente che mai, come si molti-plicano i trilli delle diverse forme dimessaggistica. Vivere la vicinanza ri-spondendo a tutti, dando il tempo cheserve, è un contatto virtuale ma ancheprofondamente reale. Il desiderio distare vicini a tutti spinge a trovarenuove forme di contatto, come quellodi navigare on line. Un mondo nelquale fino ad oggi vedevamo preti gio-vani presenti in chat e proposte for-mative. In questa emergenza è invecedivenuto un mare aperto in cui anchesettantenni come me si son messi anavigare. Vi assicuro che non è semplice.Ma il desiderio di dire con intensitàancora più grande che il «Signore è vi-cino» raddoppia il coraggio. Soprattuttoproponendo attraverso i social la par-tecipazione alla Messa festiva.E così anch’io mi sono ritrovato a cele-brare nella grande chiesa vuota. Mi èvenuto il groppo alla gola. Poi pianopiano mi è sembrato di vederle tutte,le persone con le quali ci incontriamoogni domenica. Lo sapevo che eranolontane, ma le ho sentite unite. Nonaverle davanti agli occhi mi ha aiutatoad allargare il cuore e sentirmi in pienacomunione. C’è chi si interroga sulsenso del celebrare in assenza dei fedeli.E, però, non sono poche le personeche, a seguito di quelle celebrazioni, sifanno vive per dire grazie ed esprimere

39

La fede al tempo della pandemia

POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

il desiderio di ricevere appena sarà pos-sibile l’Eucaristia. Non mi sento quindidi dire che a quelle Messe manca lapartecipazione del popolo. E se la genteringrazia dell’aiuto ricevuto, anch’ioringrazio perché so che porto all’altarei loro dolori e le loro speranze.Se non sapessimo cogliere l’occasionedello stato eccezionale dei giorni diisolamento per dare inizio a un possibilemodo altro di incrementare la vita dellenostre comunità, perderemmo un’oc-casione di intelligenza pastorale. Sentodalla testimonianza di alcune famiglieche, nella semplicità delle case, da solio coi bambini, sono nati modi propri dileggere i racconti del Vangelo e di pre-gare. Magari è solo esigenza riempitivadi chi nei giorni incerti chiede di vederepasso dopo passo dove posare il piede.Ma perché non provare a guardare piùlontano? La narrazione familiare delVangelo, e una semplice celebrazionein casa, non potrà che aiutare a far cir-colare nei rapporti quotidiani la caricadi fiducia necessaria per affrontare confede la concretezza della vita. Un’occa-sione provvidenziale perché la concezionedella famiglia come “piccola Chiesa”torni quanto mai concreta nelle realtà.Non mi sfugge infine come l’uso deisocial porti la pastorale ben oltre ilterritorio di competenza. Dopo le Messein diretta ho ricevuto svariati contattida tante parti d’Italia e del mondo.Persone con cui ho condiviso camminidi fede, e anche no. Il che mi porta apensare che ci aspetta una Chiesa chenon tornerà in maniera pura e semplicea fare solo quello che sempre avevafatto. Anche perché, provati nei senti-menti e nei comportamenti, nessunosarà più quello di prima. “Vino nuovoin otri nuovi”, ammonisce il Vangelo.Tra quegli otri nuovi non mancherannoi social. E magari anche per questo laChiesa si scoprirà un po’ più viva. Pas-siamo parola!

Page 42: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

40

MISSIONE, CHIESA, SOCIETÀ

Padre Renato Zilio

POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

d’islam, a Fès, a Casablanca, a Marra-kech».Padre Zilio è una mappa umana, su cuinon sono tracciati confini. E tra i luoghidel cuore, c’è anche il suo «che, comescrive il mistico arabo Ibn Arabi, “è dive-nuto capace di accogliere ogni forma”».Per 18 anni, dal 1980, è stato in Francia,con una pausa di due in Lussemburgo(1995-97). Parigi la sua prima tappa e,dal 1987, Ecoublay, tra i boschi di Fon-tainebleau, dove ha fondato e direttoper 10 anni il Centro Interculturale. «Ve-nivano gruppi di giovani italiani, porto-ghesi, spagnoli, armeni» e la periferia erail luogo dove «far posto all’altro e mettersiin ascolto».In Svizzera, dal 2000 al 2006, la Missione

Per 37 anni, prima di stabilirsi a Loreto, ilcarisma scalabriniano lo ha inviato tragli emigranti nel mondo.A segnare il suo cammino, al primo annodi Teologia all’Università di Friburgo, fuun viaggio di studi in Cina e in Giappone:«Scoprii che non si è davvero cattolici senon si conosce la religione di milioni dialtri esseri umani». E si ritrovò a meditareper ore tra i monaci buddisti: «Un’espe-rienza intensa, esigente, indimenticabile».Come quella dei ritiri quaresimali neldeserto del Sahara con i figli di emigranti,ma nati all’estero. «Era per loro cambiaremondo. Entrare nel mondo musulmano,dove lo spazio e il tempo sono segnatidalla presenza di Dio. Ed essere accoltidalle piccole comunità cristiane in terra

di LOREDANA [email protected]

Padre Renato Zilio è stato emigrante con gliemigranti, annunciatore del Vangeloovunque nel mondo, dall’Africa all’Asia. Ma ilsuo cuore non ha mai smesso di battere perl’Europa, il Vecchio continente, semprebisognoso della Parola di Dio.

Europa, terradi missione

«U n’identità plurale, fatta di varieculture e spiritualità e deitanti volti incontrati»: è l’au-

toritratto di padre Renato Zilio, autoredel libro “Dio attende alla frontiera”, allasua 29esima edizione. Originario di Dolo(Venezia), classe 1950, è un missionarioscalabriniano e direttore Migrantes a livelloregionale per le Marche. La sua terra dimissione è stata l’Europa: da Parigi a Gi-nevra, da Londra a Marsiglia. Con unaparentesi a Gibuti, Repubblica islamicanel Corno d’Africa, dove i 400 chilometridel venerdì erano «per celebrare una messaa Obock con sei, sette cristiani».

Padre Zilio nella medina di Casablanca,in occasione del viaggio della Commissionemissionaria regionale delle Marchein Marocco, settembre 2019.

Il Centro di alfabetizzazione Enfantsd’aujourd’hui, monde de demain a Marsiglia.

Page 43: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

Infine, dal 2013 al 2017, c’è Marsiglia,«la città più magrebina d’Europa, un cro-giuolo etnico dai mille volti, lingue ecolori».Nei suoi reportage torna la periferia,«con i problemi dovuti anche all’immi-grazione, ma ricca di risorse umane».Padre Renato era nel terzo arrondisse-ment, il famoso «quartiere degli italianigià da fine Ottocento», oggi diventato“il più povero d’Europa” e abitato da«capoverdiani, vietnamiti, spagnoli, afri-

cattolica italiana di Ginevra ha rappre-sentato «un’occasione per incontraretanti italiani che lavoravano presso Onu,Cern, Croce Rossa Internazionale e perorganizzare stimolanti esperienze di scam-bio interculturale».Al rientro da Gibuti, nel 2007, una nuovasfida: «La città più multiculturale e mul-tireligiosa d’Europa», dove avviene «ilmiracolo di sentirsi tutti migranti».Il missionario ci porta con i suoi raccontinel quartiere inglese di Brixton Road,parlandoci dell’interreligious walk: inpratica, buddisti, musulmani, induisti eanglicani si visitano reciprocamente inuna marcia comune nei rispettivi luoghidi culto (templi, chiese, pagode o mo-schee).«Il passaggio al mondo anglosassone nonè stato semplice», dice, ma «ha apertoaltre finestre nella dinamica dell’incontrocon l’altro».Per esempio, quella che negli anni Sessantaera “la parrocchia degli italiani”, con iltempo ha accolto anche una comunitàfilippina ed una portoghese. «Ognuno sisente “at home” e, pur celebrando nellapropria lingua e organizzando le festetipiche, ci sono iniziative comuni».

41POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

L’opera di padre Renato Zilio

cani, qualche vecchio italiano, qualchefrancese, che solo Dio può tenere uniti».Della vicina Rue Crimée, ricorda i 200ragazzi musulmani dell’Associazione En-fants d’aujourd’hui, monde de demainche le suore Scalabriniane, padre Elia euna sessantina di volontari aiutano nellostudio, e non solo. «Un giorno, una mam-ma algerina mi disse: “Ringrazio Allah,perché ci siete. Non sono mai stata ascuola, ma voi preparate il futuro di miofiglio”».

R istampato 29 volte in nove anni, “Dio attende allafrontiera” (Emi, 2011) è «un invito forte e urgente a

crescere in apertura di mente e di cuore, a passare dalprincipio di identità a quello di alterità e di solidarietà».A metà tra diario e reportage, il libro raccoglie i racconti diviaggio di padre Renato Zilio e i suoi incontri con l’Altro: «Ilfratello che non hai mai incontrato».Quadri della missione in Europa, dove immigrazione/emi-grazione, periferie, dialogo tra culture e religioni fanno dacornice e da sfondo al tema principale: la frontiera. Che «èluogo per eccellenza dell’incontro e del confronto».C’è bisogno di tempo per andare oltre la geografia, la lingua,le abitudini, noi stessi. Tant’è che l’autore scrive che «uomo di frontiera è coluiche vive con empatia e sa camminare nei sandali dell’altro; che ha la lungapazienza di cucirsi sulla pelle un vestito di terre e di cieli nuovi».Di padre Zilio ricordiamo anche le altre pubblicazioni: “Lettere da Gibuti” (EdizioniEMP, 2008), “Le Parole dal deserto” (Paoline, 2009), “Vangelo dei migranti”(Emi, 2010). L.B.

LA FRONTIERA DOVE DIO CI ASPETTA

Pellegrinaggio a Roma per un gruppo di “marsigliesi”(capoverdiani, vietnamiti, francesi, siciliani, africani).

Nel 2005 a Ouarzazate, nel Sud del Marocco.

Page 44: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

L a notizia non è nuova ma, si sa, lebelle notizie fanno una grandefatica a raggiungere l’obiettivo e

a diventare patrimonio comune. Sì, perchégià nel 2015, in quello che era allora ilpadiglione della società civile all’Expo diMilano, si parlò di come i contadini dellaSierra Leone avessero imparato a produrreil 30% in più di riso grazie ad una tecnicainnovativa che, oltretutto, impiega il40% di acqua in meno ed esclude i con-cimi chimici. Per chi nutrisse qualchedubbio sulla bontà della notizia, facciamopresente che nel mondo oltre 500 milioni

42 POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

di poveri dipendono dal riso come danessun altro alimento, e che per produrlosi consuma un terzo dell’acqua dolcedella Terra. Il fatto che la notizia avesse,allora, attirato l’attenzione solo degli ad-detti ai lavori, adesso è ben poca cosa difronte alla soddisfazione dei produttorilocali.«Siamo molto contenti di questo metododi produzione perché funziona, i nostri

MISSIONE, CHIESA, SOCIETÀ

di MASSIMO [email protected]

La rinascitaarriva col risoLa rinascitaarriva col riso

In Sierra Leone un metododi coltivazione del riso, inuso sin dal 2015, permettedi produrre il 30% in più diraccolto grazie ad unatecnica innovativa che,oltretutto, impiega il 40% diacqua in meno ed esclude iconcimi chimici. Si tratta diun progetto dell’EnteNazionale Giuseppini delMurialdo (ENGIM), che inquesti anni ha dato i suoifrutti. E l’efficace metodo diproduzione adesso vieneutilizzato anche in altriPaesi africani.

Page 45: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

43

dei prodotti agricoli. E, quel che piùconta, ogni impresa agricola ha triplicatola propria produzione, passando da duetonnellate per ettaro a 6,3 tonnellate.La FAO stima che l’agricoltura forniscalavoro al 75% della popolazione (con ledonne come forza lavoro predominante)e che i tre quarti della superficie delPaese siano adatti per la coltivazione.Nonostante questo, l’80% degli agricoltoricoltiva meno del 10% di quella terra(per una cattiva governance del possessofondiario). Ma Gerald, con il supportotecnico della Cornell University (Ithaca,New York) continua a girare il Paese e aformare altri formatori. Cinquemila icontadini raggiunti negli ultimi tempianche con l’aiuto di corsi on line, attra-verso social media e web services.Negli ultimi tre anni la fame nel mondoè, però, tornata a crescere – sottolineacon preoccupazione la FOCSIV - regre-dendo ai livelli dello scorso decennio:un’inversione che allontana in manieradefinitiva l’obiettivo di “Sviluppo So-stenibile di Fame Zero” entro il 2030.Secondo l’ultimo rapporto delle NazioniUnite, presentato lo scorso settembre,sono 821 milioni le persone che oggisoffrono la fame – una su nove – fracui 150 milioni di bambini. Limitati iprogressi nell’affrontare le moltepliciforme di malnutrizione o cattiva nutri-zione, che provocano ritardi nella crescitadei bambini e l’obesità negli adulti, met-tendo a rischio la salute di centinaia dimilioni di persone.

Sierra Leone

POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

contadini vedono implementare i lororaccolti ed abbiamo la possibilità di coin-volgerne molti altri attraverso progettifinanziati da vari enti – spiega GeraldAruna, coltivatore locale e responsabiledei progetti dell’Ente Nazionale Giuseppinidel Murialdo (ENGIM) in Sierra Leone -.La Banca Mondiale, ad esempio, ne hafinanziato uno per promuovere questometodo nei 13 Paesi della ComunitàEconomica degli Stati dell’Africa Occi-dentale (ECOWAS) e si è ripromessa diaumentare del 30% la raccolta in ognunodi essi».Messa a punto in Madagascar da unmissionario francese, padre Henri de Lau-lanié - che ha passato 35 anni della suavita lavorando a fianco dei contadinilocali e cercando di implementare la rac-colta del riso -, il System of Rice Inten-sification (SRI) è una pratica basata suquattro fondamenti: semina veloce edin maniera salubre; riduzione della densitàdelle piantagioni; arricchimento del suolocon concimi organici; riduzione e costantecontrollo dell’uso di acqua.«Il Paese sta lottando per uscire dallacrisi economica aperta dall’epidemia di

Ebola nel 2014-2016 e recuperare illivello raggiunto dopo la fine della guerracivile – continua Gerald -. L’agricolturaè la spina dorsale del nostro sistemaeconomico, contribuisce al 50% del Pil;perciò facciamo molto affidamento suquesta metodica».Nel 2016, tramite i fondi dell’8xmille,l’ENGIM ottiene un primo finanziamentoda parte della Presidenza del Consiglioed inizia, nel distretto di Port Loko, unprogetto più strutturato. Grazie a questointervento, 500 contadini di sei villaggisono formati sul metodo SRI, sono co-struiti pozzi e magazzini, acquistate at-trezzature necessarie per la lavorazione

Page 46: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

L’altraedicola

44 POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

LA NOTIZIA

DOPO LA PANDEMIAANCHE I PAESI IN VIA DISVILUPPO NON SARANNOPIÙ GLI STESSI. LE LOROFRAGILITÀ DIVENTERANNOCRONICHE. E SOPRATTUTTOI REGIMI AUTORITARI NEAPPROFITTERANNO PERMANTENERE A LUNGO ILLORO POTERE. LA STAMPADEL SUD DEL MONDO GIÀNE PARLA.

di ILARIA DE [email protected]

I regimi autoritari e le fragili democrazie africane - ma anche le dittatureasiatiche e quelle sudamericane - si rafforzeranno grazie al Coronavi-rus. E già lo stanno facendo. Il dopo Covid-19 sarà una sofferenza per

molti popoli sottoposti agli arbìtri della politica. La stampa del Sud delmondo (perlomeno quella antisistema) è testimone della svolta autoritaria.

Manila, Filippine.

DITTATURE PIÙ MENO SOLDI A

Page 47: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

Già solo raccontare la cronaca della pandemia in al-cuni Paesi è un reato. I regimi non amano che si de-nuncino le inefficienze o le debolezze dello Stato nelgestire le crisi.Nelle Filippine, i giornalisti Mario Batuigas e Amor Vi-rata di Latigo News TV rischiano due mesi di carce-re per un reportage sul Covid-19. Il presidente Duter-te ha inasprito ancora di più gli ordini violenti impar-titi alle forze di polizia. L’ultimo è quello di sparare sul-la gente che non rispetta le distanze di sicurezza peril Covid-19. E i giornalisti che lo raccontano finisco-no dietro le sbarre. Nel Venezuela di Maduro, BeatrízRodríguez del quotidiano Verdad de Vargas è stataarrestata e poi rilasciata per avere documentato casipositivi al Coronavirus a Caracas. Di lei parla il quo-tidiano La Prensa, riportando un comunicato del sin-dacato dei giornalisti che denuncia l’abuso.Lo stato di crisi nazionale è spesso usato strumental-mente dai regimi, come sta avvenendo in Egitto. Inprima linea nel denunciare gli abusi di potere del ge-nerale Al-Sisi, già prima della pandemia, c’è il quoti-diano indipendente Mada Masr (praticamente l’uni-co non di regime rimasto in piedi), con sede al Cairo.Composta da giovani giornalisti-attivisti nel mirino deldespota, la redazione di Mada Masr dedica molto spa-zio all’inasprimento delle regole liberticide. E alle cro-nache dal carcere, dove giacciono i ribelli alla ditta-

45POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

l’attivista Mona Seif, che assieme alla madre, l’accademica Lai-la Soueif e la zia, Ahdaf Soueif, nonché al docente di Scien-ze politiche Rabab al-Mahdi, sono stati arrestati per aver chie-sto garanzie di sicurezza contro la pandemia in tutte le car-ceri egiziane. Li hanno poi rilasciati dietro pagamento di unaconsistente cauzione.Tornando al caso delle Filippine, forse il più tragico, poiché ladittatura di Duterte è ormai una carneficina senza eguali almondo, il quotidiano on line Philippines news racconta la vi-cenda dei due cronisti di Latigo News TV accusati di aver dif-fuso fake news e di altre 17 persone alle prese con l’accusadi aver violato l’articolo 154 del Codice penale rivisitato. A par-larne è anche il Philippine Daily Inquirer report, riferendole reazioni dei gruppi in difesa dei diritti umani, che si dico-no «molto preoccupati» per queste violenze. Le notizie false,secondo Duterte, riguardano anche la denuncia dell’uso ec-cessivo della forza da parte della polizia. A questo riguardo,davvero inquietante è un reportage di Foreign Policy che ti-tola: “La risposta di Duterte a Coronavirus: colpiteli a morte!”.La polizia ha minacciato la gente che era in fila per la stra-da: “Tutti quelli che violano la fila saranno giustiziati qui”, ri-ferisce il giornale.Altra conseguenza nefasta per i popoli del Sud del mondo cheusciranno fisicamente indenni dalla pandemia, sarà la crisi eco-nomica. Economie fragili che si basano quasi completamen-te sul turismo, come quella kenyana, ma anche tunisina e ma-rocchina, sono destinate alla rovina. Una carrellata di titoli epezzi allarmanti su questo tema è fornita da Jeune Afrique,che pubblica tra l’altro un dossier intitolato: “Coronavirus: lacrisi economica è già arrivata”. In particolare «la Costa d’Avo-rio si prepara ad uno choc economico», si legge. E questo per-ché il terzo partner commerciale del Paese francofono, dopola Francia e il Marocco, è la Cina. Debilitata dai postumi delCoronavirus, la Cina stessa avrà difficoltà ad esportare in Co-sta d’Avorio e ad importare beni da questo Paese. Il commer-cio ne risentirà, dice il giornale. In Africa, per crisi non si in-tende solo l’aumento del debito pubblico o il calo della pro-duzione, ma carestia e probabile flessione dell’economia in-formale (che è quella che dà da mangiare al popolo). Privatidella possibilità di condurre piccoli commerci o servizi nel mer-cato nero, i cittadini africani subiranno pesantemente le ri-percussioni della pandemia. Sarà una ripresa lenta e dura pertutti. E anche stavolta, come molte altre, l’ancora di salvatag-gio del Fondo monetario internazionale (se usata), rappresen-terà un’ipoteca sul futuro, poiché ad ogni prestito esigerà re-stituzioni condizionate e pesanti.

tura militare. Ma anche semplici cittadini ritenuti “pericolo-si”. Approfittando dello stato d’emergenza per il Covid-19 (chein Egitto picchia duro più che altrove in Africa), Al Sisi ha ac-centrato ancora di più i poteri nelle mani dell’esercito, ampli-ficando il malcontento della gente comune che è sempre piùpovera e affamata. Quanto più la gente soffre e se ne lamen-ta, tanto più Al Sisi la reprime. In un pezzo dal titolo “Le car-ceri ai tempi del Covid-19”, il giornale Mada riporta il caso del-

Post Covid-19 nel Sud del mondo

IÙ FORTI, AL POPOLO

Page 48: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

46

Laudato Si’ in CongoLaudato Si’ in Congol’Oceano Indiano. Poi sono arrivati ibelgi che hanno allontanato gli arabisés(concorrenti nel possesso coloniale) eliberato gli schiavi: la popolazione servivaa raccogliere il caucciù per la nascenteindustria europea. La colonizzazione èstata efficiente e brutale. I missionari,come regola generale, hanno difeso idiritti della gente.Oggi a Yanonge metà della popolazionediscende dagli schiavi in una mescolanzadi etnie. Stiamo crescendo nell’impararela coesione sociale: la comunità cristianaè una grande forza per creare solidarietà.Tra le sfide missionarie abbiamo preso acuore anche il miglioramento dell’agri-coltura in zone di foresta.Un pomeriggio che a Yanonge eravamoin raduno comunitario, sono passatedue donne forestiere, accompagnatedalla gente. «Padre, siamo solo di pas-saggio, non vogliamo disturbare. Siamodi un organismo finanziato dalla Co-munità europea – hanno spiegato - perproteggere la foresta e migliorare l’eco-nomia della gente che vi vive. Il nomedi Yanonge non è neppure scritto sui

a cura diCHIARA PELLICCI

[email protected]

POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

MISSIONE, CHIESA, SOCIETÀ

Sebbene la pandemia del Coronavirus metta inginocchio interi Paesi, la vita quotidiana prosegue. In ogni angolo del mondo l’opera dei missionari èsempre determinata e costante: chi evangelizza con latestimonianza e l’esempio continua ad avere a che farecon gli stessi problemi concreti di sempre, come povertà,fame, mancanza di assistenza sanitaria, di istruzioneper i più piccoli. E non si tira indietro nel rimanereaccanto ai più bisognosi.

indicazioni della Laudato Si’ insieme aun organismo che si chiama CIFOR e atutta la popolazione.Per comprendere la situazione attualedi quest’area, occorre conoscere un po’di storia e geografia. Yanonge è un vil-laggio sul fiume Congo, non lontano daKisangani; si trova sulla linea dell’Equatoree vive una prolungata stagione dellepiogge. Il clima è caldo e umido tuttol’anno. Nei decenni dell’Ottocento unfamoso schiavista arabo, Tippo Tip, invasetutta la regione portando via avorio eschiavi, che conduceva verso Zanzibar e

Nella Missione di Yanonge siamonel cuore delle foreste della Re-pubblica Democratica del Congo.

I comboniani presenti in questo Paesehanno messo tra le priorità missionarie,insieme a Pace e Giustizia, la Custodiadel Creato; e davvero l’impegno è portatoavanti con serietà e metodo, coinvolgendoanche realtà culturali e religiose. A Ya-nonge stiamo mettendo in pratica le

Page 49: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

confronti sul cambiamen-to climatico e l’importanzadella foresta. Abbiamo co-minciato con i vivai, dap-prima di piante da frutto,poi di alberi per fare car-bone di legna. A Kisangani,città con un milione diabitanti, non c’è legna ogas, e preparano da man-giare con carbone di foresta: ogni setti-mana le piroghe portano centinaia disacchi in città. Continuiamo anche convivai di piante di legno pregiato per fa-legnameria: la domanda mondiale stasaccheggiando le nostre foreste, a pocoprezzo, in una distruzione irreversibile.L’agricoltura locale è perdente: i contadinidisboscano la foresta cercando spazinuovi, vendono riso, mais e arachidi peravere un po’ di moneta e mangiano po-lenta di manioca. I giovani non accettanodi coltivare i campi per restare senzadenaro e senza dignità, e fanno solocarbone intaccando la foresta. Moltefamiglie non hanno diritto alla terra,ma abbiamo una concessione parrocchialesu un terreno che una volta era pianta-gione di alberi da gomma per l’autofi-nanziamento della missione (scuole, sa-nità, catecumenati): abbiamo messo adisposizione 15 ettari, dove 60 famigliecoltivano orti. Nel prossimo futuro in-

stalleremo arnie diapi per il miele epollai per galline dauova o da carne, alivello familiare.Un’idea diffusa tranoi è che la gentenon ha voglia di la-vorare. Non è così.Il confronto con chilavora ed è pagatoumilia chi passa lagiornata sotto unsole spietato per

47POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

Al centro della foto padre Vittorio Farronato.

Posta dei missionari

nostri documenti: volevamo solo salutare,prima di continuare il cammino». Ho ri-sposto: «Nella Bibbia è scritto che Abramoha detto ai suoi visitatori: “Non è percaso che voi siete passati di qui. Vi invitoa restare e ripartire domani”». Abbiamoparlato di Laudato Si’ e visitato la mis-sione. Il giorno seguente Silvia (di Rovigo)e Hulda (congolese) hanno detto: «Padre,a noi Yanonge piace tanto. C’è forestada tutti i lati e soprattutto c’è genteabituata a incontrarsi, a riflettere, a col-laborare, grazie alla presenza dei mis-sionari. Ma la decisione spetterà al Con-siglio che sarà tenuto in Europa, a gen-naio». Era prima di Natale. Coi collabo-ratori abbiamo preparato un documentodi presentazione. A febbraio abbiamoavuto risposta positiva: il nome di Ya-nonge è arrivato lontano, c’è fierezza ecoraggio e l’organismo ha detto che è ilposto migliore dove lavorare.Ci sono stati incontri, visite nei villaggi,

raccogliere molto poco. Abbiamo mol-tiplicato le iniziative e le possibilità dilavoro salariato: Yanonge ha attirato lafiducia di alcune ong serie. Stiamo co-struendo scuole tecniche, il lavoro c’èe la moneta comincia a girare. Sì, c’èmovimento e fiducia in quest’Africadolente. Noi vogliamo essere parrocchiamissionaria che incoraggia e mostrapiccole vittorie che danno ragione allasperanza.Come missionari possiamo dire che Gesùe il Vangelo sono il dono più grande chepossiamo offrire alla gente. L’esperienzache Dio è Padre pacifica il cuore e facircolare bontà nelle relazioni umane.L’annuncio che Gesù ha vinto la Mortee il Maligno toglie tante paure di stre-gonerie e spiriti cattivi. Ogni impegnoper lo sviluppo e la promozione umanavuole raccontare la premura di Dio versoi suoi figli e la dignità di ogni nato dadonna. Facciamo il possibile per nonessere e non apparire come persone da-narose: il volto del dollaro non deve co-prire il volto di Gesù. Per questo la co-munità missionaria vive in grande sobrietà,partecipa alla fatica del lavoro, lasciaspazio agli organismi vegliando su tra-sparenza e onestà. L’impegno che sca-turisce dalla Laudato Si’ è fondamentale:piccoli e grandi devono sapere che laTerra è affidata alle nostre mani.

Padre Vittorio Farronato,missionario comboniano

Yanonge (Rep. Dem. Congo)

Page 50: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

48 POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

per un “sopralluogo” di un mesetto, cisiamo rese conto di quanta povertà emiseria può esserci in questo giovaneStato dell’Oceania. Colonia australianafino a pochi decenni fa, nel 1975 laPapua Nuova Guinea ha ottenuto l’Indi-pendenza. Non ci sono ancora veri epropri registri dell’anagrafe, per cui sistima una popolazione di circa ottomilioni di persone, in una terra moltovasta ed estremamente ricca di risorse

C ari amici di Popoli e Missione, cipresentiamo: siamo una piccolacomunità di donne consacrate,

la Fraternità Missionaria Cavanis GesùBuon Pastore. Seguiamo Gesù con i gio-vani e i bambini in Papua Nuova Guinea(un’altra nostra comunità si trova nelSud delle Filippine). Dal 2013 siamo pre-senti a Bereina, nella provincia centrale.Siamo state invitate dal vescovo localedella diocesi e, quando siamo venute

naturali: giacimenti di petrolio e gas,oro, terreno molto fertile. Eppure, no-nostante queste ricchezze naturali, lagente qui versa ancora in uno stato dimiseria, arretratezza culturale e grandepovertà.Spesso la Papua viene definita la “terradell’inaspettato” ed è proprio vero. Èdifficile credere che nel 2020 ci sianopersone che vivono ancora di sussistenza,masticano quotidianamente delle piccolenoci (le betel nut) per evitare di sentire imorsi della fame, muoiono di tubercolosi,vivono in capanne senza acqua e correnteelettrica, vanno a scuola (dove c’è) senza

MISSIONE, CHIESA, SOCIETÀ

Papua NuovaGuinea, la terradell’inaspettato

Page 51: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

49POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

vengono distrutti. Nonostante tutto, c’èsperanza e la possiamo testimoniare. Inquesti anni abbiamo visto come il Signoreha aperto la strada alla nostra missione:con l’aiuto di volontari dall’Italia e dalleFilippine, che hanno lavorato con ungruppo di ragazzi locali, è stata costruitauna scuola e nel 2015 abbiamo iniziatoil primo anno scolastico con 140 bambiniiscritti. Dal 2016 abbiamo aperto anche

libri né scarpe. L’analfabetismo è altissimo,tantissimi sono i bambini che non varcanola soglia della classe prima. La mortalitàinfantile è tra le più alte in Oceania. Gliospedali sono solo nella capitale: nellecliniche dei villaggi delle zone remote(come la nostra) si trova, ogni tanto,qualche infermiere. Le vie di comunica-zione sono ancora merce rara.La Chiesa è arrivata in Papua NuovaGuinea 130 anni fa, con i primi missionarifrancesi e australiani, Maristi e del SacroCuore, che hanno perso la vita per an-nunciare Gesù Cristo. È una Chiesa moltogiovane, che ha ancora tanto bisogno disostegno e guida. Spesso i fedeli praticanoancora l’animismo e i riti tribali anti-chissimi.Durante la stagione delle piogge i villaggimolto spesso si allagano, e gli orti, unicafonte di sopravvivenza di tante famiglie,

il Centro Fode, un sistema di studioassistito per adulti per recuperare glianni scolastici persi: le iscrizioni sonomolte, e questo è per noi un grandesegno di speranza, che vediamo dipintanei visi di tanti giovani e meno giovaniche hanno la possibilità di tornare suibanchi di scuola. Nel 2017 abbiamo co-struito e inaugurato una fornitissima eallegra panetteria, la St. Philip Neri Bakery:ogni giorno quasi 50 chilogrammi dipane vengono sfornati per noi, per inostri bambini e ragazzi, per le signoreche ci aiutano nei lavori di casa e per itanti che bussano quotidianamente allanostra porta.Stando a contatto con i bambini a scuola,siamo venute a conoscenza di tante tristisituazioni familiari di abusi e maltratta-menti. Qui in Papua i diritti di bambini edonne sono molto spesso calpestati. Nel2018 con l’aiuto di volontari dall’Italia edei nostri ragazzi che collaborano nellamissione, è stata costruita la Angels’house,la casa famiglia che accoglie bambinebisognose di protezione e cura. Adessone ospitiamo 10, di età compresa tra i 5e i 13 anni. Ringraziamo il Signore ancheper questa meravigliosa “avventura” checi dà da vivere.

La Fraternità Cavanis Gesù Buon PastoreBereina (Papua Nuova Guinea)

Posta dei missionari

Page 52: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

delle sue frasi più famose) e che è statapunteggiata da gesti di solidarietà versoi più poveri, gesti in alcuni casi scopertisolo dopo la morte. «Il giorno delfunerale - ha raccontato la madre -,vidi in chiesa diversi signori indiani efilippini mai incontrati prima; erano iportinai della zona, di cui Carlo era di-ventato amico nei suoi giri con l’inse-parabile bicicletta». Giri in cui si im-batteva anche in diversi clochard, per iquali - all’insaputa dei genitori - com-prava dei sacchi a pelo con i suoirisparmi di adolescente e a cui portava

50 P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

MISSIONE, CHIESA, SOCIETÀ

Carlo, il giovane “patrono di internet”

di STEFANO [email protected]

la cena o una bevanda calda. Una coe-renza e una radicalità che hanno colpitoanche il domestico di famiglia, Rajesh,induista convintosi a chiedere il batte-simo.Ma Carlo non era un asociale perso trale nuvole: amatissimo dagli amici per lasua allegria, suonava il sassofono, amavagiocare a calcio, divertirsi con i video-giochi e guardare i film polizieschi.«Tutti nasciamo come degli originali,ma molti muoiono come fotocopie» eraun’altra frase ripetuta spesso da Carlo:certamente non è stato il suo caso.

M issionario ed evangelizzatorea 14 anni, da casa propria.Tra i lasciti più belli di Carlo

Acutis c’è una mostra sui miracoli eu-caristici messa sul web nel 2005, quandointernet non era il fenomeno di massache conosciamo oggi e l’era dei socialnetwork era agli albori. È una mostra,quella ancora oggi visitabile all’indirizzowww.miracolieucaristici.org, dalla graficaessenziale e con un taglio decisamentedevozionalistico ma che, dopo la mortedi Carlo, ha iniziato a girare il mondo,venendo esposta nei cinque continenti,dalla Cina all’Australia, da Fatima aGuadalupe. Così, insieme all’importanzadell’eucarestia per i cristiani, si è diffusaanche la storia di questo ragazzo, delquale, lo scorso 21 febbraio, papa Fran-cesco ha ufficialmente approvato labeatificazione, dopo che è stato attestatoun miracolo attribuito all’intercessionedel giovane e avvenuto in Brasile.Nato nel 1991, primogenito di una fa-miglia della buona borghesia milanese,Carlo è riuscito a essere molte cose in-sieme: catechista, riferimento moraleper tanti suoi coetanei, amico nascostodei poveri, genio dell’informatica emolto altro. Tutto fatto bene e in fretta,quasi che Carlo sapesse di avere un ap-puntamento con il destino: il 12 ottobre2006, dopo soli tre giorni di ospedale,una leucemia fulminante se lo è portatovia.Appassionato di informatica (c’è giàchi lo definisce il “patrono di internet”),Carlo non ne ha fatto però il centrodella sua vita, che ruotava invece intornoalla messa quotidiana («l’eucarestia èla mia autostrada per il Cielo» è una

BEATITUDINI 2020

Page 53: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

51POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

Conoscere il vero patrimonio spirituale della re-ligione islamica per riconoscerne le distorsioni

e le strumentalizzazioni. Questo è lo scopo che siè prefisso Ghazi bin Muhammad, principe giordano,professore di Filosofia islamica e primo consigliereper gli Affari religiosi e culturali di re Abdullah diGiordania, nello scrivere il corposo saggio “Guidaall’Islam per persone pensanti. L’essenza dell’Islamin 12 versetti del Corano” (Edizioni Dehoniane Bo-logna, 2019).Oggi i musulmani rappresentano un quarto dellapopolazione mondiale, ma solo una piccolissimaminoranza di fedeli sembra essere decisa ad appropriarsi dellareligione islamica per condurla a un conflitto perpetuo con il restodel mondo. A causa delle loro azioni risulta difficile comprenderela reale differenza tra l’islam come è sempre stato e le distorsionicontemporanee. Per questo l’autore del libro parte da una attentalettura filologica del dizionario basico della fede musulmana, apartire dalla stessa parola “religione” che in arabo si traduce din:il suo significato è “umiltà, restrizione, ubbidienza”, ed è connessaalla parola dayn che significa “debito”. Gli esseri umani hannodunque un debito di gratitudine con Dio che li ha creati con uno

R itorno ad una guerra fredda? Guerramondiale a pezzi? Per rispondere a

queste domande Maurizio Simoncelli nelsuo libro “Terra di Conquista - Ambientee risorse tra conflitti e alleanze”, cerca dichiarire l’attuale situazione mondiale. Èinfatti più che mai necessario avere unavisione multidisciplinare e globale percapire un mondo dinamico e complessocome quello attuale, senza dimenticare lastoria di ogni Paese. Avere uno sguardogeopolitico serve a comprendere cosa stasuccedendo al di là delle semplificazioniche spesso vengono presentate, taciuteo ignorate dagli stessi media. Il mondo èinterconnesso, ogni cosa prima o poi toccatutta l’umanità. Avere una visione d’insiemesignifica avere elementi per comprenderela realtà globalizzata.L’autore prende in considerazione tema-tiche e avvenimenti legati a conflitti espan-sionistici, tensioni internazionali, migrazionidi popoli, cambiamenti climatici, land

della conflittualità che affligge gran partedel nostro pianeta con il coinvolgimentodi grandi masse di persone. Occorre unatto di coraggio lungimirante e d’impegnoattivo per comprendere che ci si salva oci si perde tutti insieme, scrive l’autore.Non ci sono alternative alla distruzione.

Chiara Anguissola

stretto legame anche con gli altri uomini. La religioneè una forza di bene che rifugge dalla violenza, dal-l’omicidio e dalla guerra; ma è anche un “programmacompleto”, un vero e proprio paradigma esistenzialecon regole precise a cui attenersi per essere un verocredente. Questa visione viene approfondita nella

lettura di alcuni versetti delle 12 sure del Corano, ad ognuna dellequali viene abbinato uno specifico tema. Si può quindi comprenderemeglio il significato della parola shari’ah, intesa oltre che comelegge sacra, anche come codice morale; anche il termine jihad èricco di riferimenti e non indica soltanto la chiamata alla “guerrasanta” ma lo sforzo di affrontare la lotta interiore con l’ego umano.Un’appendice del volume è dedicata all’Isis e consente di com-prendere i meccanismi, il funzionamento, l’amministrazione e ilreclutamento dei jihadisti.

Miela Fagiolo D’Attilia

LIB

RI

Ghazi bin MuhammadGUIDA ALL’ISLAM PER PERSONE PENSANTIL’ESSENZA DELL’ISLAM IN 12 VERSETTI DEL CORANOEdizioni Dehoniane Bologna - € 28,00

Significati e tradimenti del Corano

Maurizio SimoncelliTERRA DI CONQUISTAAMBIENTE E RISORSE TRA CONFLITTI E ALLEANZEEdizioni Città Nuova - € 16,00

Nel mondo interconnesso

grabbing, accaparramento di risorse ener-getiche e alimentari e lotta per l’acqua.Tutti elementi che sono alla base delle re-lazioni internazionali che condizionanoaccordi, alleanze, antagonismi, concor-renze, boicottaggi, ecc.Molti i conflitti in corso: in America Latinasi segnala la vicenda della Colombia, non-ché la guerra contro i narcos in Messico.La Russia è impegnata nello scacchieresiriano contro l’estremismo islamico e asostegno del regime di Assad. L’area me-diorientale e l’Africa sono tra le più instabili.Non vanno dimenticate le tensioni tra Indiae Pakistan, la persecuzione dei Rohingyain Myanmar, la guerriglia islamica nelleFilippine, in Indonesia, in Thailandia. PapaFrancesco parla di «Terza guerra mondialea pezzi» proprio per indicare la diffusione

Page 54: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

52 POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

del tempo insieme, tra una citazione delCorano e una sosta in pizzeria. Davanti allaex moschea trasformata in parrucchiereunisex gestito da Zara (l’attrice Maud Bu-quet), una giovane donna turca tutt’altroche sottomessa e timorosa di Allah, il grup-petto di fedeli (di diverse nazionalità cheparlano come lingua comune l’italiano) siinterroga perplesso sul futuro della comunitàdella Serenissima. Karim (Hassani Shapi),che ricopre il ruolo di presidente, ha deciso:bisogna chiamare un imam a risolvere l’in-tricata situazione e a vincere il disorienta-mento dei fedeli. Così da Kabul arriva ilgiovane Saladino (Mehdi Meskar) che dellafede ha ancora una concezione scolasticae acriticamente radicale. Tutti lo accolgonocome un dono del cielo, a partire da Bepi(uno straordinario Giuseppe Battistoni)spiantato discendente della nobile famigliaVendramin con un palazzo sul Canal Grandepignorato per morosità. Proprio nella ma-gnifica casa di famiglia ormai in disarmo,Bepi, scrupoloso convertito all’islam colnome d Mustafà, ospita Saladino, guidaspirituale e amico con cui condividere i di-giuni del Ramadan, oltre ai truci progetti dieliminare la parrucchiera ribelle, sfacciataimmagine della seduzione del demonio.La commedia scorre veloce sulle note della

CIA

K D

AL

MO

ND

O

Pitza e datteriPitza e datteriPitza e datteriPitza e datteri

L’imam

Saladino

sbarca a

Veneziasiti (alcuni free) che permettono di scegliere,tra una vasta biblioteca di titoli, quello chepiù ci piace da guardare in streaming, re-stando comodamente seduti sul divano dicasa.Sfogliando l’offerta di Raiplay.it abbiamotrovato una commedia di qualche anno fa,eppure dal significato attuale. Perché parladi integrazione multireligiosa, un tema chein “Pitza e datteri” (2015) del regista e sce-neggiatore iraniano di origine curda FariborzKamkari, assume i toni di una favola ironicanelle calli di una Venezia alternativa allecartoline turistiche. Dal Ghetto al Porto diMarghera al quartiere universitario Dorso-duro, molti angoli nascosti della città di-ventano luoghi di preghiera, compresi unachiatta in movimento e i cortili dei palazzifatiscenti affacciati sul Canal Grande. Inqueste location di una bellezza quotidianae straordinaria, il regista Kamkari, già autorede “I fiori di Kirkuk” (2010), racconta conmano leggera le vicende della piccola co-munità islamica della Serenissima, un cu-rioso gruppo di fedeli senza imam che siritrova in un locale per la preghiera in col-legamento Skype con una vera moschea.Lo sfratto forzato della polizia lascia la co-munità senza un punto di riferimento, vistoche i personaggi passano la maggior parte

I n tempi di autoisolamento domestico edi chiusura di tutte le attività culturaliaperte al pubblico - comprese le sale ci-nematografiche - perché non dedicare unaserata alla visione di un film interessante e- perché no? - anche divertente? Ancorauna volta la risposta arriva dalla rete e dai

Page 55: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

53POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

L’ironia del titolo che avvicina l’italianissimapizza, storpiata in “pitza”, ai datteri in unimprobabile connubio gastronomico, è giàil senso di questo film gradevole e veloceche fa riflettere su come, al di là delle isti-tuzioni e delle tradizioni culturali, ci sianosolo uomini e donne che nella quotidianitàdei loro vissuti, compiono piccoli gesti chediventano grandi scelte. In una Veneziasenza turisti e con pochi abitanti, sempreall’altezza del suo ruolo millenario di croceviatra Oriente e Occidente, alla fine la piccola

colonna sonora (premiata con un Nastrod’Argento nel 2015) dell’Orchestra multiet-nica di Piazza Vittorio, dando voce a per-sonaggi come Ala (Giovanni Martorana),il curdo che non ha una casa dove tornare,perché «il curdo deve sempre andare»; ocome alcune figure femminili che si inter-rogano sul ruolo della donna nell’islam, daFatima (Esther Elisha), l’intellettuale col fou-lard che le copre i capelli, alla figlia di Karimche veste all’occidentale e porta la mini-gonna come tutte le ragazze italiane.

comunità islamica trova ospitalità in un’aladel Tempio ebraico, a testimonianza delfatto che, al di là dei preconcetti e deglischieramenti ideologici, gli uomini possonosempre trovare soluzioni, dialogando inpace in nome della preghiera.A proposito del suo film, Fariborz Kamkariha detto di aver voluto mettere in scena il«disagio sociale di questa comunità e dellasua ricerca di un equilibrio. Una tematicamolto vecchia del mondo islamico. Sonopiù di cento anni che sta cercando la viagiusta per essere presente nel mondo mo-derno». E ha precisato che «per la miastoria personale conosco bene sia la realtàe la cultura europea contemporanea, dovesi svolge il racconto, sia quelle da cui pro-vengono i personaggi immigrati. Da questadoppia conoscenza sono partito per darealla storia una prospettiva non basata susemplici clichés. L’umorismo nasce all’in-terno di due mentalità contrapposte, conl’ironia del genere della commedia all’ita-liana».

Miela Fagiolo D’[email protected]

CIA

K D

AL

MO

ND

O

Page 56: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

MU

SIC

A

Haiti

54 POPOL I E M I SS I ONE - MAGG I O 2 0 2 0

L a musica ai tempi del lockdown ac-quisisce nuove valenze, o rinnova

quelle che da sempre la caratterizzano: te-rapeutiche, balsamiche, taumaturgiche,consolatorie. Una forma di benefico esor-cismo contro le nostre paure, che talvoltaserve anche a veicolare valori importanti.In quasi perfetto sincronismo con questitempi difficili è uscito un disco che inqualche modo assolve in pieno ai succitaticompiti. Si intitola Let the Rhythm Lead,ha come eloquente sottotitolo Haiti SongSummit ed è il primo volume di un progettofirmato dall’associazione no profit Artistsfor Peace and Justice, guidata in questocaso da quello stagionato umanista e pa-cifista che corrisponde al nome di JacksonBrowne, il quale ha riunito sull’isola caraibica

Jenny Lewis

In tutto questo, il progetto sottolinea findalle prime note il comune desiderio di fra-tellanza, lo struggimento e la tenerezza, lasperanza, la solidarietà e la voglia di costruireponti fra culture – anche musicali – diverse:quasi «un’alleanza musicale», come l’hadefinita l’autorevole rivista Rolling Stone.Da qui un suggestivo intersecarsi di colorie d’atmosfere sonore, morbide ballatecountry folk di chiara matrice statunitense(oltre a Jackson e alla sua deliziosa Loveis love, spiccano le presenze di artistiemergenti come Jonathan Wilson e JennyLewis) e i ritmi caldi di stelline locali comela band haitiana dei Lakou Mizik e il loroconterraneo cantautore Paul Beaubrun,ma anche artisti provenienti da altri lidi,come il maliano Habib Koité e il chitarristaspagnolo Raúl Rodriguez. Il frutto è unamanciata di canzoni assemblate in diversesessioni che incrociano diversi idiomi, dal-l’inglese al creolo, dal francese al khassonkémaliano e allo spagnolo. Ma quel che sirespira tra i solchi è soprattutto un’esperienzadi vita, l’allegria che solo certe condivisionidel cuore sanno regalare. E tuttavia il vecchioJackson è un’idealista coi piedi per terra:«Non m’illudo, questo disco non provocheràalcun cambiamento, ma se non altro apreuna finestra su Haiti». E tuttavia ciascunoha tratto da questa esperienza tesori cosìgratificanti che lui ha già in mente di repli-carla, magari allargandola ad altri musicistidi madrelingua francese (la lingua ufficialedell’isola) come i Daft Punk e Bruce Cock-burn.Sarà solo un’altra goccia nei rivoli della so-lidarietà in musica, ma proprio di questi sinutrono anche i grandi oceani.

Franz [email protected]

CANZONIPER LA PACE

alcuni amici e colleghi statunitensi e un belpo’ di artisti locali.Haiti porta ancora le stimmate del cata-strofico terremoto di dieci anni fa che causòben 230mila morti, oltre mezzo milione di

feriti e un numero incalcolabile disenzatetto. A peggiorare le cosein un Paese già provato dalla po-vertà e dal regime di Aristide, arrivòdi lì a poco un’epidemia di coleracui seguirono altre bagarre politi-che. Da quei giorni tragici poco ècambiato, neanche l’insopprimibilearte di sopravvivere della sua gen-te. Un popolo in gran parte figliodell’importazione di schiavi dal-l’Africa, e una terra dove il cristia-nesimo ancora s’incrocia con setteavventiste, con l’animismo e ritualivoodoo.

Jackson Browne

Page 57: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

55

dell’Infanzia Missionaria (POIM). Religio-sa della congregazione delle Suore An-celle Missionarie del Santissimo Sacra-mento, suor Roberta riveste l’incarico dal-l’ottobre 2017 e in questi tre anni ha vi-sitato personalmente varie realtà POIMdegli oltre 120 Paesi dove l’Infanzia Mis-sionaria è presente. «I bambini aiutanoi bambini. I bambini evangelizzano i bam-bini. I bambini pregano per i bambini ditutto il mondo», spiega suor Tremarelli.E aggiunge: «Oggi la maggioranza dei ra-gazzi riceve tutto, qualunque cosa di cuihanno bisogno o che chiedono. Invecelo slogan invita a pensare che esistonoanche altri bambini, nello stesso palaz-zo, nella stessa città ma anche nel restodel mondo. Il motto invita a superare latentazione di pensare solo a sé. Quandoil fondatore dell’Opera, monsignor Char-les de Forbin Janson, ideò questo slogan,pensava ai bambini in Cina che moriva-no senza essere stati battezzati. Allora glivenne in mente di chiedere una cosasemplice ai ragazzini europei: pregare

di CHIARA [email protected]

VITA DI mIssIo

E ra il 19 maggio 1843 quandonacque ufficialmente l’Operadella Santa Infanzia, grazie al-

l’idea di monsignor Charles de ForbinJanson, vescovo di Nancy. In questomese, dunque, compie 177 anni l’istitu-zione missionaria della Chiesa universaleche nei decenni ha coinvolto milioni dibambini, sia nel protagonismo attivoche vede i ragazzi impegnati in primapersona nella preghiera e nella solida-rietà, sia nel protagonismo dei benefi-ciari che in molti Paesi del Sud delmondo ricevono il sostegno grazie allemigliaia di progetti realizzati.Il fermento missionario dei più piccoli èmosso da uno slogan centenario, ma at-tualissimo: “I bambini aiutano i bambi-ni”. A commentarlo è suor Roberta Tre-marelli, Segretario Generale della Pon-tificia Opera della Santa Infanzia (POSI),più conosciuta come Pontificia Opera

Suor Roberta Tremarelli, segretario generale della PontificiaOpera della Santa Infanzia (POSI), nel suo ufficio di Roma.

POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

A Roma, nellasede della POSI,è esposto ilricco e variegatomaterialerealizzato daidiversi Paesidel mondoper l’animazionemissionariadei bambini.

ogni giorno semplicemente per questibambini con un’Ave Maria; poi, una vol-ta al mese, offrire qualcosa, perché rite-neva che anche i bambini possono im-pegnarsi, essere responsabili e avere unruolo importante nella missione dellaChiesa e nel mondo».Nacque così l’Opera della Santa Infan-zia, che presto si diffuse in Francia e inaltri Paesi d’Europa, prima, e del mon-do, poi. Solo nel 1922 l’Opera venne di-chiarata “pontificia” da papa Pio XI e di-ventò la Pontificia Opera della Santa In-fanzia.Oggi la POSI ha la sua sede presso il Pa-lazzo vaticano di Propaganda Fide aRoma. Le offerte raccolte dai ragazzi ditutto il mondo arrivano qui, nel FondoUniversale di Solidarietà che sostiene mi-gliaia di progetti per milioni di bambi-ni nei cinque continenti.

La Santa Infanziacompie 177 anni

Anniversario della POSI

Page 58: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

Don Battista Cimino tra i bambini orfanisieropositivi nel villaggio di Kyumbi, Kenya.

VITA DI mIssIo

56 POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

di LOREDANA [email protected]

DON BATTISTA CIMINO, FIDEI DONUM DI COSENZA-BISIGNANO

Q uando si torna dalla missione,di solito, lì si lascia il cuore. DonBattista Cimino, della diocesi di

Cosenza-Bisignano, in Africa ci ha lascia-to anche un dito. «Era il 10 settembre2003, fui oggetto di un attentato daparte dei militari», racconta il sacerdo-te calabrese. «Rimasi miracolosamenteindenne, ma il proiettile sulla mano si-nistra mi portò via il terzo dito». E rien-trò in Italia per un anno. Don Cimino,però, a fare il fidei donum ci è ritorna-to, collezionando 24 anni di servizio: dal1995 al 2003 in Burundi e dal febbra-io 2005 all’agosto 2019 in Kenya.«La Chiesa diocesana è depositaria delmandato missionario», sottolinea, per-ciò non ha mai pensato ad una congre-gazione. Anzi «pur nella crisi vocaziona-le, ogni diocesi dovrebbe avere una mis-sione ad gentes di riferimento».I benefici sarebbero immensi, a partiredal fermento di tutto ciò che manca: le

minato» e che «i frutti li conosce solo ilSignore», ma in realtà ha lasciato un se-gno.In Burundi si è attivato su più fronti:promozione dei Pigmei, gruppo vocazio-nale, adesione dei preti diocesani all’Isti-tuto dei Missionari della Regalità di Cri-sto fondato da padre Gemelli.In Kenya ha organizzato una sezione di“Stella Cometa Onlus”, fondata a Cosen-za nel 2004. «Quella di Machakos assi-ste centinaia di poveri in più dipartimen-ti: salute, scolarizzazione, disabilità,promozione della donna», spiega.E mentre in Kenya, su una collina, sor-ge il Santuario della Divina Misericor-dia che lui ha fondato, don Battista, daSan Giovanni in Fiore (CS), si ripete che

«dai poveri s’impara».Molte sue esperienzesono racchiuse nei libriche ha scritto: “Via Cru-cis di un popolo in guer-ra”, “Prete senza fron-tiere”, “E il mondo sta aguardare”, “Provocazionimissionarie per il 2000”,“Ti condurrò nel deserto”,“Fioretti nel deserto”, “Suipassi dei poveri”.

comunità di base, l’impegno dei laici,l’autosostentamento, le liturgie gioiose,le vocazioni, la vivacità dei gruppi e mo-vimenti, la vita comunitaria dei preti.Un programma che si può riassumerenell’espressione “Chiesa in uscita”, ov-vero: «Dobbiamo abbandonare una pa-storale di conservazione fatta di riti, de-vozioni, paura del nuovo».Parla poi «dell’arma della Parola diDio», lui che in Burundi le armi le ha vi-ste davvero, in «una guerra-follia dellamente umana», come quella tra Hutu eTutsi. Prima nella missione di Rwaran-gabo (diocesi di Ngozi) e, dal 1999, a Bu-banza «dove il conflitto era più aspro peri movimenti ribelli in Burundi, Rwandae Congo». Dice, infine, di «aver solo se-

La folliadella guerra in Burundi

Nel 2014 a Makutanoin Kenya con le donne del progetto “Mama smile”. In Burundi nel 2002 tra i Pigmei.

Page 59: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

57POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

Missione andata e ritorno

di LOREDANA [email protected]

la presenza cristiana è molto più diffu-sa; in ogni caso, comunque, al di là chela missione si trovi su un altopiano o unapianura, si mette in moto «la libertà disperimentare forme nuove di annuncio».

Soprattutto per questaragione don Pinotti,classe 1963, si rese di-sponibile fin dalla suaordinazione sacerdota-le, nel 1988: «Anche sepoi sono partito 15 annidopo».Con il passare del tem-po, «non è cambiataneppure l’idea fonda-mentale di partire come

missionario a nome di una Chiesa loca-le e in vista di un rientro».Lui che di cambi ne ha fatti diversi, hacapito la specificità di questo servizio espiega che «i preti delle giovani Chiese,pur avendo incontrato molti bravi mis-sionari, hanno bisogno di modelli di pre-sbiteri diocesani che hanno un modo di-verso di legarsi alla propria comunitàparrocchiale».Sottolinea poi l’importanza di collabo-rare con i laici. Oggi la Chiesa manto-vana continua la sua presenza in Etio-pia ad Abol, ma restano i legami con lepersone e le realtà di Gighessa (riparti-ta nonostante il saccheggio del 2016) edi Lare, dove il Catholic Hostel con 15capanne circolari garantisce istruzionee accoglienza a ragazzi e ragazze Nuere ai profughi del Sudan ospitati nei cam-pi dei rifugiati.Don Matteo Pinotti, a febbraio scorso, èrientrato nella diocesi di Mantova, in unaregione sofferente: «Sono collaborato-re parrocchiale a San Benedetto Po, an-che se con l’emergenza del Coronavirusnon ho ancora potuto occuparmi di nul-la». Intanto, pensa agli africani che in ge-nere «vivono anche la malattia in una di-mensione religiosa e comunitaria».

Tra i cristianidi Gighessa

DON MATTEO PINOTTI,FIDEI DONUM DI MANTOVA

Don Pinotti all’inaugurazione di un pozzo.

L’ Etiopia, don Matteo Pinotti laconosce bene. L’ha attraversatada Sud a Ovest, nei suoi 17 anni

di missione: dal 2002 al 2012 a Gi-ghessa, nel vicariato di Meki, e fino afebbraio 2020 a Lare, nel vicariato diGambella, a dieci chilometri dal confinecon il Sud Sudan, afflitto da una guerrache va oltre il trattato di pace del 2018.Due culture diverse di cui il fidei donumdella diocesi di Mantova ha provato a“toccare il cuore”, entrando sempre inpunta di piedi. Anche riguardo alle coseda fare.«Fin dall’inizio, mi sono detto: chi ver-rà dopo di me sarà un parroco locale.Non devo avviare attività, anche belle eutili, poi impossibili da gestire». Ha pre-ferito quindi una strada diversa: «Lavo-rare con le persone per aiutare la fedea scendere oltre la superficie dei com-portamenti religiosi».A Gighessa la maggior parte della po-polazione era musulmana, mentre a Lare

A fianco:Don Matteo Pinotti,

fidei donum delladiocesi di Mantova in

Etiopia.

Sotto:Incontro ecumenico

in Sud Sudan.

Page 60: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

di Ilaria Tinelli

58 POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

«IL MIO NOMEÈ madame

MOUAFON»M i chiamo Ilaria Tinelli, anche se da un paio di mesi

sono diventata “madame Mouafon” e nella Settima-na Santa ho compiuto 27 anni. Nata e cresciuta a Bre-scia, in una famiglia da sempre missionaria, all’età di 18anni, sulle orme dello zio missionario comboniano inMozambico e su quelle di mio fratello maggiore, det-to “giramondo”, ho vissuto la mia prima esperienza interra africana. Spinta dall’entusiasmo dei miei genito-ri che da sempre mi hanno insegnato a donarmi agli al-tri, ai più poveri, agli ultimi, ho colto al volo la propostache mi era stata fatta al liceo, quella di partire perun’esperienza di un mese in un villaggio chiamato Pome-rini, nella provincia di Iringa, in Tanzania. Da quella primaesperienza che ho vissuto con altri giovani di alcune scuo-le superiori di Brescia e della provincia, ho potuto inizia-re ad assaporare ciò che sarebbe diventato di lì a pocoil mio mondo, la mia missione.Negli anni successivi ho iniziato a frequentare il Centromissionario diocesano di Brescia (che già era di fami-glia) ed il corso “Nuovi Stili di Viaggio” per poter cono-scere di più quello che stavo vivendo, per avere l’op-portunità di confrontarmi con altri giovani che avevanofatto la mia stessa esperienza, per vivere la fede conocchi e cuore un po’ più missionari nella mia quotidia-nità.Ho così avuto l’occasione di poter partire per un’altraesperienza di missione a Morrumbene, nella diocesi diInhambane (Mozambico), e l’anno successivo nuova-mente in Tanzania, questa volta in un villaggio chiamatoNyabula. E ancora, nell’anno della mia maturità, ho deci-so di mettermi in gioco per i giovani e, affiancandol’équipe nel corso annuale, sono partita con alcuni ragaz-zi per il Burundi, nelle missioni delle Suore Operaie

della Santa Casa di Nazareth. È stata proprio nella terra“delle mille colline”, con la presenza di queste suorecon le quali ho stretto un rapporto di amicizia, che ilmio cuore è rimasto “intrappolato” per sempre nella“mia Africa” e che mi sono innamorata della missione.Appena laureata ho, però, voluto provare a vivere quel-la che sentivo essere la mia vocazione per un periodopiù lungo e così, nonostante avessi fatto richiesta perfare l’anno di Servizio Civile con Focsiv in Madagascar, ilSignore ha voluto che partissi per vivere questa espe-rienza in Camerun, detto anche “l’Africa in miniatura” peri suoi differenti tipi di ambiente: dalla foresta equatoria-le del Sud (da dove vi sto scrivendo), alla savana aridadel Nord.Nessuno avrebbe immaginato che dal quel 5 dicembre2017 in cui ho messo piede in questa terra per la primavolta, mi ci trovassi ancora tutt’oggi. Eppure eccomi qui,sposata e felice, mentre vi scrivo dalla mia umile e sem-plice casa, illuminata dal bagliore di una candela.Eh già, il Signore, nonostante le mie intenzioni fosserocompletamente diverse, mi ha voluta in questa terra. Mavi dirò di più: quel “tipetto” con cui ogni tanto ci arrab-biamo perché pensiamo non ci ascolti, o perché fa cose

Page 61: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

59POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

che non ci piacciono, o ancora quando pensiamo chenon esista perché in questo mondo ci sono tante ingiu-stizie, sì, proprio Lui, quell’unico Dio che è Padre di tuttinoi, ha voluto che il mio cuore si incontrasse e si intrec-ciasse con quello di un giovane camerunese, senza cheio chiedessi nulla. Che meraviglia!E quel ragazzo non è un uomo qualsiasi. Ahamdou, dal13 febbraio 2020, giorno in cui è stata scattata questafoto, oltre ad essere il mio infermiere preferito, il miomigliore amico, il mio confidente speciale, è diventatala persona che ogni sera mi avvolge tra le sue braccia,mio marito. Ecco perché all’inizio vi dicevo che dapoco mi chiamo “madame Mouafon”. Guardateci evedete quante sono le diversità che ci arricchiscono,che ci completano a vicenda. Lui musulmano, vestitocon l’abito tipico, il boubou, ed io cristiana, innamoratadella terra rossa, con il mio vestito bianco unito al pagne,il tessuto africano.Siamo così diversi e così uguali, complici di un grandee unico amore. Così diversi e così uguali nel lodare quo-tidianamente l’unico Dio che abbiamo in comune, chelui chiama Allah ed io invece chiamo Cristo, quell’unicoDio che ci ha dato questo grande dono prezioso che èla nostra vita insieme, per sempre. Un dono immensoper noi perché davanti a tante discriminazioni e pregiu-dizi possiamo testimoniare quanto sia bello amarsi nellediversità. E’ davvero un dono meraviglioso, perché guar-dandoci negli occhi, ogni giorno, per il resto dellanostra vita, troviamo quella pace interiore che tantoaspettavamo, quell’Amore vero che tanto cercavamo,quella gioia grande che da sempre Dio riservava per noi.Ecco, questa sono un po’ io, piccola matita nelle manidel Signore; questi siamo un po’ noi, figli diversi ma fra-telli dell’unico Dio Padre.Certamente non è sempre facile vivere ogni giorno in unPaese così diverso da quello in cui sono nata o accetta-re la proposta del vescovo locale di lavorare in un ambi-to che mai avrei pensato, visti i miei studi universitari ineducazione. Eppure tutto ciò che arriva cerco di veder-lo come dono del Signore, come missione a cui Egli miha chiamata, perché questa è la mia vocazione: esseremissionaria là dove il Signore mi vuole, testimoniando atutti i fratelli che una convivenza tra diversità è possibi-le, che un mondo pacifico può esistere, anche nel-l’amore tra due religioni e culture diverse.

VITA DI mIssIo

E sulla Missione Giovani Dashboard, l’itinerarioper giovani e adolescenti, trovi spunti perl’animazione missionaria nella tua realtà.www.mgd.missioitalia.it

Contest Missio Giovani

SOCIAL�Ogni mese una foto

sarà pubblicata su

Popoli e Missione

1 - Segui @missio.giovani su Instagram e Facebook2 - Like all’ultimo post pubblicato3 - Pubblica la tua foto con l’hashtag del mese etagga @missio.giovani

4 - Lo scatto migliore sarà pubblicato su Popoli eMissione e sulle nostre pagine accompagnatodalla storia che racconta

COME PARTECIPARE:

Marzo 2020

(Quaresima)

Febbraio 2020

Gennaio 2020

Dicembre 2019 (Avvento/Natale)

Novembre 2019

Aprile 2020

Maggio 2020 (Pentecoste)

Page 62: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

il Segretario regionale della Calabriatiene a sottolineare. «È l’occasione permettere in relazione gli Uffici e i suoimembri», dice don Paolo Martino, cheracconta anche delle «varie forme dicollaborazione» che ne sono derivate.Dal 1992, nei tre incontri annuali, laCommissione regionale «si sforza di cu-

di LOREDANA [email protected]

VITA DI mIssIo

60

V entotto anni ininterrotti di con-vegni missionari. Con la parteci-pazione, in media, di un centina-

io di persone e relatori di alto livello. Nonè un record, ma una delle prime cose che

Calabria, terradi emigranti edi approdo

Il pozzo, realizzato dalla diocesi di Oppido Mamertina-Palmi,a Divo in Costa d’Avorio.

POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

rare la formazione e l’animazione mis-sionaria attraverso l’approfondimentodei temi proposti». Appuntamenti acui, da 12 anni, non è mai mancatomonsignor Giuseppe Fiorini Morosini,«anima della pastorale missionaria in Ca-labria».Qui non sono molti gli Istituti missiona-ri, ma si è riusciti a creare un punto diforza: i Centri missionari diocesani, «in-tesi come luoghi dove incontrarsi, sosta-re, confrontarsi, pianificare proposte».Il percorso è ancora in atto «perché a vol-te si fa fatica a intraprendere camminicondivisi», ma il Segretario ribadisce «lanecessità di formare collaboratori sta-bili attorno al direttore e di creare rete

Don Paolo Martino,Segretario regionaledell’Ufficio per laCooperazioneMissionaria tra leChiese della Calabria.

Page 63: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

lawi; Lamezia-Nicastro in Uruguay.Una regione vivace e generosa,questa, che può contare su testi-moni come don Battista Cimino, inAfrica per 24 anni, e su realtà comeil Movimento di Cooperazione In-ternazionale (MOCI), attivo inRwanda, Benin e Kenya.Anche Missio Giovani, nato neglianni Settanta grazie a padre Buo-no e a don Amendolia, è una signi-ficativa presenza, come confermaGiovanni Rocca, di Lamezia Terme,Segretario nazionale: «L’attività dianimazione missionaria per giovaniin Calabria ha una lunga tradizione; mol-ti gruppi erano già presenti 50 anni fa,prima della nascita del MovimentoGiovanile Missionario (MGM). E nonmancano le partecipazioni agli eventi alivello nazionale».Don Paolo Martino, nominato Segreta-rio regionale per tre volte, svolge questoservizio da 15 anni, parallelamente al suoincarico di direttore diocesano e alle sue

61

Nel 2019 ha compiuto cento anni, ma in Calabriaè una presenza vitale e mantiene giovane la sua Chie-sa. Si tratta dell’Eparchia di Lungro degli italo-al-banesi dell’Italia continentale, istituita nel 1919 daBenedetto XV; in pratica, è una sede della Chiesabizantina cattolica di rito orientale, immediata-mente soggetta alla Santa Sede.«È un richiamo forte e costante ai valori dell’ecu-menismo e un riconoscimento della fedeltà alla fedecristiana degli esuli dell’Impero bizantino nei se-coli XV-XVIII», dice don Martino, che evidenzia la ric-chezza di lingua, costumi e tradizioni della cultu-ra arbereshe. Negli anni Novanta, l’intensificarsidei rapporti con l’Albania ha dato diversi frutti:la Caritas a Tirana, il sostegno alle Suore Picco-le Operaie e Basiliane di Albania e Kosovo, le iniziative di sacerdoti e laici,

specie di Azione Cattolica. Infine, oltre all’amichevole relazione con il Patriar-

cato ecumenico di Costantinopoli, in Romania ed Ucraina è attiva una for-

ma di cooperazione fra Gerarchi cattolici per l’inserimento di 15 sacerdo-

ti dei due Paesi di tradizione orientale. L.B.

L’EPARCHIA DI LUNGRO: UN PONTE TRA ORIENTE E OCCIDENTE

POPOL I E M I SS I ONE - M A G G I O 2 0 2 0

nelle diocesi». Problematiche comuni inuna società secolarizzata, nella quale«non è facile passare dall’impegno peril sostegno alle missioni (concentrato nelmese di ottobre e nella Giornata Missio-naria Mondiale) ad una pastorale che ri-sponda ai bisogni della Nuova Evange-lizzazione».Tant’è che la Calabria, terra di emigran-ti e luogo di approdo, si misura su duefronti, in una rilettura della missio adgentes, come ci spiega il sacerdote: daun lato, «i calabresi sparsi in Australia, Ca-nada, Usa, Argentina, Brasile, Europa eNord Italia, portatori di tradizioni cultu-rali e religiose, mantengono viva la fedecattolica nel mondo»; dall’altro, la pre-senza di centinaia di migranti, anche mu-sulmani, che interpella la Chiesa locale.A tal proposito, a dimostrazione dell’in-teresse verso il tema, molto partecipa-to è stato il Convegno di studi “L’islamtra noi”. Si ricordino poi le tante dioce-si scese prontamente in campo per ac-cogliere i migranti, come quella di Op-pido Mamertina-Palmi intervenuta nel-l’emergenza di Rosarno (tendopoli, ba-raccopoli).È un dato che, in questa regione, non cisiano molti fidei donum, ma è anche undato di fatto l’aumento del numero deisacerdoti stranieri (circa 60) e delle re-ligiose provenienti dall’Africa, dalle Filip-pine, dall’India.Da una parte, quindi, si ribalta l’idea dicooperazione e, dall’altra, si intensifica-no i gemellaggi. Per fare alcuni esempi,la diocesi di Cosenza è presente in Bu-rundi e in Kenya; quella di Reggio Cala-bria in Rwanda; Mileto in Sud Sudan,Tanzania, Filippine; Oppido Mamertina-Palmi in Amazzonia, Costa d’Avorio e Ma-

A fianco:Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini,arcivescovo di Reggio Calabria-Bova,delegato regionale per la CooperazioneMissionaria tra le Chiese.

Giovanni Rocca,Segretarionazionaledi Missio Giovani.

Don Paolo Martino, Segretario regionaleUfficio per la Cooperazione tra le Chiese

precedenti esperienze come animatoremissionario, rettore del Seminario dioce-sano e vicario episcopale per la NuovaEvangelizzazione. Perciò, conosce benela sua Calabria. E ha continuato «il suoministero di parroco in una piccola co-munità di mille anime» perché «il sacer-dote, pur essendo al servizio di tutta laChiesa, vive la sua paternità spiritualestando a contatto con la gente».

Page 64: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

IntenzioniM A G G I O

I N T E N Z I O N E D I P R E G H I E R AMISSIONARIA

men

te

di MARIO [email protected]

C on il sacramento dell'Ordi-ne il diacono, in comunionecon il vescovo e il presbiterio

della diocesi, partecipa delle stesse fun-zioni pastorali, ma le esercita inmodo diverso, inserendosi nel solcodi questo ministero, riscoperto dalConcilio Vaticano II. Questa parte-cipazione, in quanto operata dal sa-cramento, fa sì che i diaconi servanoil Popolo di Dio in nome di Cristo.Ma proprio per questo motivo, la par-tecipazione deve essere esercitata conumile carità a modello del Signore, ilquale si è fatto servo di tutti. Il servi-zio del diacono, esercitato in comu-nione con il vescovo e con i sacerdo-ti, è una preziosa testimonianza di ca-rità ed ha lo scopo di aiutare e di pro-muovere le comunità di una Chiesaparticolare. Per questo i diaconi fede-li al servizio della Parola e soprattut-to dei poveri, sono un segno vivifican-te per tutta la Chiesa.Nel loro specifico ministero essi si con-figurano a Cristo-Servo che scelgonodi rappresentare e sono soprattuttoimpegnati a livello pastorale sui ver-santi della carità e della solidarietà. Perquesto nella preghiera di ordinazio-

stanze, le necessità spirituali e mate-riali degli uomini, a cui la Chiesa èchiamata a dare risposte, sono mol-to diversificate e in questa prospetti-va i diaconi sono chiamati a serviretutti senza discriminazioni, prestan-do particolare attenzione ai più sof-ferenti e bisognosi. Così facendopossono superare qualsiasi interesse diparte, per non svuotare lo specificodella missione della Chiesa che è la ca-rità di Cristo. Il servizio diaconale, in-fatti, deve testimoniare con coerenzaall'uomo di oggi l'amore di Dio, aiu-tandolo a percorrere un cammino diconversione e ad aprire il suo cuore allaGrazia del servizio.

ne, il vescovo chiedeper loro a Dio Padreche «siano pieni di ognivirtù: sinceri nella cari-tà, premurosi verso ipoveri e i deboli, umi-li nel loro servizio... af-finché siano immaginedel tuo Figlio, che nonvenne per essere servi-to ma per servire». Conl'esempio e la fedeltàalla Parola, essi devonoadoperarsi affinché tutti i fedeli, se-guendo il modello di Cristo, si pon-gano in costante servizio dei fratelli.Le opere di carità, diocesane o parroc-chiali, che sono tra i primi doveri delvescovo e dei presbiteri, sono daquesti, secondo la testimonianza del-la tradizione della Chiesa, trasmesseai servitori nel ministero ecclesiasti-co, cioè ai diaconi; così pure il servi-zio di carità nell'area dell'educazionecristiana. L'animazione degli oratori,dei gruppi ecclesiali giovanili e delleprofessioni laicali, la promozionedella vita in ogni sua fase sono cam-pi in cui il loro servizio è particolar-mente prezioso. Nelle attuali circo-

62 P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

AFFINCHÉ I DIACONI,FEDELI AL SERVIZIODELLA PAROLA E DEIPOVERI, SIANO UNSEGNO VIVIFICANTEPER TUTTA LA CHIESA.

Fedeliall’esempiodi Cristo

Page 65: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

63

I N S E R T O P U M

di GAETANO [email protected]

siamo operanti qui, soprattutto nelNord del Paese. La prima diocesi inquesti decenni ne ha fatto nascere al-tre quattro dal suo grande territorio.Il fatto di essere prete di questa con-gregazione è entrato nel mio Dna,quindi ha modellato un atteggia-mento di disponibilità, di solidarie-tà, uno stile che noi chiamiamo diriparazione. Dunque il verbo “rico-struire” in questi mesi dopo l’uraga-no Idai (4 marzo 2019, ndr) ha si-gnificato per me non solo ripararegli edifici, ma soprattutto i legamitra le persone, specie tra il popolo eDio. Un’esperienza che mi sta se-gnando e la dimensione spirituale as-

P O N T I F I C I A U N I O N E M I S S I O N A R I A

Beira, per una Chiesadella visitazione

similata in congregazione mi sta ve-ramente accompagnando. La Chie-sa mozambicana è molto giovane, le-gata per contingenze storiche a unavisione quasi di Chiesa di Stato, no-nostante siamo una minoranza all’in-terno del Paese. Per vari motivi ab-biamo una voce, anche un peso so-ciale molto maggiore rispetto allapercentuale numerica. In qualchemaniera questo ciclone ci ha fatti en-trare nella realtà dei nostri quartie-ri, ha spinto molti parroci a infan-garsi mani e piedi nelle periferie, aconoscere persone lontane dalle no-stre parrocchie. Siamo una Chiesa,come ci ha chiesto papa France- » M

ISSIONARIA

men

te

In questa emergenza Coronavi-rus è importante mettersi anco-ra una volta in ascolto del Sud

del mondo, di quella parte del Mo-zambico più fragile, colpita poco piùdi un anno fa dal potente uraganoIdai. Anche allora accadde tutto al-l’improvviso e in modo inaspettato.Allora un popolo reagì e questo puòinsegnare qualcosa a ciascuno di noi.Mi trovo così con il cuore a Beira,città mozambicana che si affacciasull’Oceano Indiano. Gentilmentemonsignor Claudio Dalla Zuanna,conosciuto alcuni decenni fa, mi “ri-ceve” senza appuntamento, via socialnaturalmente, con familiarità e ami-cizia.

Già da alcuni decenni sei missiona-rio in questa terra. Come ti sei in-culturato con le tradizioni autocto-ne?«Sono un sacerdote della Congrega-zione del Sacro Cuore di Gesù, matutti ci conoscono come Dehonia-ni, dal nome del nostro fondatorepadre Leon Gustave Dehon. Fin dal-la nascita della diocesi di Beira, ne-gli anni Quaranta del secolo scorso,

P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

Page 66: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

64

MISSIONARIA

men

te

sco nella sua visita del settembrescorso, chiamata a diventare “Chie-sa della visitazione”, non autorefe-renziale, ma che va verso il fratello.Una Chiesa “da Gerusalemme aNazareth”, dal tempio alla casa, allavita quotidiana. Sono le linee trac-ciate dal Santo Padre e che sarannoispirazione per un prossimo conve-gno nazionale sulla pastorale».

È passato un anno ormai dall’ura-gano Idai, come avete vissuto que-sti tragici eventi, quanto hannosconvolto la vita di tutte le famiglie?Enumerare le perdite forse è impos-sibile. Come ha reagito il Paese?«All’indomani del passaggio del-l’uragano Idai ci siamo ritrovati deltutto impreparati, eppure questasituazione ci ha stimolato a cercaredelle risposte alle necessità che sisono improvvisamente presentate.Prima di tutto abbiamo svolto un ri-lievo della situazione dei nostriquartieri in città o nelle parrocchiedelle zone agricole, grazie a deigruppi che abbiamo chiamato “at-

tivisti della carità” presenti in ogniparrocchia. In questi primi mesi gliattivisti sono stati formati con unaserie di incontri in cui veniva inse-gnato loro come raccogliere dati,come classificare le necessità, ma an-che come comprendere che la cari-tà non è un accessorio ma un ele-mento essenziale della vita cristiana.L’Evangelii Gaudium è stato il filoconduttore che ci ha aiutato ad ap-profondire il tema sociale presentenel Vangelo. Continua ancora que-sto lavoro ad un anno dall’uraganocon occhi attenti alle famiglie, alleloro necessità impellenti, dal cibo allaricostruzione di luoghi di riparo. An-che qui ho potuto vedere quanto lacomunità è ricca di un laicato gene-roso e desideroso di crescere».

Dopo gli sconvolgimenti, comesiete riusciti a riprendere il passodella normalità o quanto ancora civorrà? Quali solidarietà si sono ri-svegliate tra le comunità cristiane?«Nella zona colpita 18 chiese parroc-chiali sono state scoperchiate, tre ad-

P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

dirittura abbattute. La comunità cri-stiana ha perso il luogo dove ritro-varsi e quindi tutto il “ritmo parroc-chiale” è stato enormemente scom-bussolato. Ogni persona nei primimesi era concentrata su di sé, perraggiungere almeno un minimo disussistenza, ma dopo questo primomomento che ci ha disorientato, hovisto famiglie ripartire anche nelleproprie comunità cristiane con sen-so di appartenenza molto bello e in-coraggiante».

La solidarietà internazionale è sta-ta presente? In che modi? C’è sta-ta una vera fratellanza con la Chie-sa universale?«Una grande esperienza di solidarie-tà è venuta dall’Italia e da altri Pae-si. Soprattutto si è riattivata una retedi amicizie, che ha aperto mille ca-nali, dalla distribuzione di alimen-ti ai materiali per la ricostruzione,agli aiuti economici. Anche la manod’opera di volontari venuti dal-l’estero e coordinati dalla nostra dio-cesi è stata fantastica: abbiamo ripa-

P O N T I F I C I A U N I O N E M I S S I O N A R I A

Page 67: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

65

MISSIONARIA

men

te

strada o con famiglie in difficoltà conun centro operativo dove risiedono. Lecongregazioni femminili sono presen-ti in diverse attività: chi è legato al cam-po universitario per la formazione in-fermieristica e chi insegna o studia».

I preti autoctoni come hanno vissu-to questa esperienza con le loro co-munità? Emergono i carismi del po-polo di Dio in queste situazioni di for-te disagio?«La diocesi di Beira è quella che ha piùsacerdoti diocesani nativi, sono 54.Solo quattro hanno compiuto 50anni. L’esperienza dell’uragano ha se-gnato non solo loro ma anche le lorofamiglie con danni materiali enormi.C’è un fondo di solidarietà, istituitodalla diocesi stessa, aiutato dalla sen-sibilità di sacerdoti esterni; attraversoquesto abbiamo potuto portare un po’di solidarietà nelle loro famiglie. Èemerso un forte legame di fratellanza,una maggior sensibilità, una carità ope-rosa, senza aspettare troppo gli inter-venti da enti esterni. Abbiamo inizia-to da alcuni mesi un lavoro pastora-le più missionario: in tutte le parroc-chie, oltre al gruppo Caritas, è nato ungruppo di laici missionari. Dopo unaserie di incontri formativi, gli appar-tenenti al gruppo vengono mandati inaltre parrocchie a testimoniare il Van-gelo, organizzare letture della Parola diDio, organizzare accampamenti mis-sionari per i giovani presso i campi disfollati nati dopo il passaggio catastro-fico di Idai. Carità e Vangelo: è que-sto il binomio che nasce ad un annodal ciclone. Sembra paradossale ma ladiocesi di Beira ora si trova più ricca,soprattutto per la coscienza che mol-ti laici hanno assunto di essere annun-ciatori del Vangelo e testimoni dellacarità».

rato chiese, scuole, case. Una siner-gia benefica. Ripeto spesso che,nella fatica di questa esperienza, hotoccato con mano una ricchezza im-pagabile: solidarietà concreta, ami-cizie tra volontari sconosciuti traloro, nell’episcopio diventato luogooperativo per le scelte ecclesialicondivise nell’emergenza di tutta lacittà. Un’esperienza che mi ha fat-to vedere una realtà diversa: il ciclo-ne, oltre a portare via, ha anche re-galato cose molto positive. Anche leorganizzazioni internazionali sonostate attive fin dai primi momenti diquesta sciagura. Gruppi specializza-ti di salvataggio hanno messo in sal-vo persone che per giorni erano ri-maste sui tetti o su alberi in zonecompletamente circondate dall’ac-qua; si sono organizzati campi pergli sfollati, distribuzione di alimen-ti, costruzione di un accampamen-to medico che serve circa tre milio-ni di abitanti».

I N S E R T O P U M

P O P O L I E M I S S I O N E - M A G G I O 2 0 2 0

Quali i missionari e le congregazio-ni presenti? Come si sono attivati nel-l’emergenza e dopo?«L’arcidiocesi di Beira, come granparte delle diocesi africane, è nata dallavoro di missionari religiosi di variecongregazioni. Ad oggi ce ne sono 13maschili e 18 femminili. Gli europeiappartenenti a queste congregazionisono già a numero ridotto, in gran par-te ora i sacerdoti sono africani. C’è unabella esperienza di sinergia con la dio-cesi di Vicenza e Rovigo assieme al-l’Opera di San Gaetano con diaconie preti, come pure con la congregazio-ne delle Orsoline. Ci sono circa 30 sa-cerdoti tra missionari fidei donum e va-rie congregazioni nel nostro territoriodiocesano, in gran parte provenientidal continente africano. Seguono es-senzialmente alcune parrocchie, in cit-tà e fino ai confini della diocesi, a 500chilometri dalla sede, nelle zone rura-li. Due padri somaschi spagnoli svol-gono il loro ministero con i ragazzi di

Page 68: MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA...MENSILE DI INFORMAZIONE E AZIONE MISSIONARIA Trib. Roma n. 302 del 17-6-86. Con approvazione ecclesiastica. Editore:Fondazione di religione

Abbonati per un anno con 25,00 €

Abbonati per un anno con 14,00 €

APPASSIONANTI RUBRICHE E ATTIVITÀDAREALIZZARE PERGIOVANI LETTORI, EDUCATORI ECATECHISTI INTERESSATI A: MONDO, VANGELO,PACE, STILI DI VITA, EQUITÀ, RISPETTODEL CREATO,MISSIONE, POPOLI, CULTURE.

IL MENSILE DELLA FONDAZIONE MISSIO PERUNA FAMIGLIA APERTA AL MONDO, ATTENTA ACOSA ACCADE AL DI LÀ DELLE NOSTREFRONTIERE, PER ACCOGLIERE LE SFIDE DELFUTURO E ESSERNE PROTAGONISTA.

PANORAMA

Traffico di esseri umani

Storia di ShaimaEDITORIALE

Coronavirus

Un mondo nuovo

Rivista della Fondazione Missio •

Poste Italiane S.p.A. - Spedizion

e in abbonamento postale - D.L.

353/2003 (conv. in L. 27/02/200

4 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA

/ C / RM • Euro 2,50

M E N S I L E D I I N F O R M A Z I O N E E A Z I O N E M I S S I O N A R I A

PRETI CORAGGIO

In caso di m

ancato recapito, restituire all’ufficio di P.T. R

OMA ROMANINA previo addebito

DOSSIER

Popoli oppressi

Dimenticati dalla storia

4ANNO XXXIV

APRILE

2020

Il Vangelonelle favelas

��������,�������������+ Numero 5

Rivi

sta

della

Fon

dazi

one

Miss

io •

Pos

te It

alia

ne S

.p.A

. – S

pedi

zion

e in

abb

onam

ento

pos

tale

– D

.L. 3

53/2

003

(con

v. in

L. 2

7/02

/200

4 n.

46) a

rt. 1

, com

ma

1 Au

t. GI

PA/ C

/ RM

• E

uro

1,40

- Conto corrente postale n. 63062327 intestato a MISSIO- Bonifico bancario su C/C intestato a Missio Pontificie Opere Missionarie presso Banca Etica(IBAN IT 03 N 05018 03200 000011155116)