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Carlo Curatola MANUALE DI ITALIANO PER STRANIERI CORSO DI GRAMMATICA PREPARATORIO ALL'ESAME CONCLUSIVO DI SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO PRESSO I CPIA (PRIMO PERIODO – PRIMO LIVELLO) PIUTTOSTO CHE... MA PERÒ... SALUTA LA GIOVANNA! UN RAGAZZO CHE GLI VOGLIO BENE... DIGLI A TUA SORELLA CHE LA CHIAMO DOMANI... DICIAMO CHE... CIOÈ, NEL SENSO... SE SAREBBE COSÌ... TI SALGO LA SPESA!

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Carlo Curatola

MANUALE DI ITALIANO PER STRANIERI

CORSO DI GRAMMATICA PREPARATORIO ALL'ESAME CONCLUSIVO DI SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO PRESSO I CPIA

(PRIMO PERIODO – PRIMO LIVELLO)

PIUTTOSTO CHE...

MA PERÒ...

SALUTA LA GIOVANNA!

UN RAGAZZO CHE GLI VOGLIO BENE...

DIGLI A TUA SORELLA CHE LA CHIAMO DOMANI...

DICIAMO CHE...

CIOÈ, NEL SENSO...

SE SAREBBE COSÌ...TI SALGO LA SPESA!

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PREMESSA

Questo manuale viene concepito partendo da un'esperienza diretta di insegnamento di italiano presso un CPIA. In esso quindi vengono considerati i tempi, le modalità, le priorità e i bisogni formativi specifici dell'utenza in questione (per lo più adulti stranieri, ma anche italiani 'in debito' di scolarizzazione), senza tuttavia voler suggerire un ordine nella scansione didattica degli argomenti, operazione nei fatti assolutamente soggettiva e da calare di volta in volta nel singolo contesto. Non si vuole neanche proporre un metodo, nel nome di qualsivoglia teoria didattica pseudoinnovativa, essendo tra l'altro convinzione di chi scrive che una giusta dose di frontalità sia una condizione irrinunciabile di ogni apprendimento, laddove l'insegnante dovrà sempre essere una guida esperta, un bagaglio di informazioni e uno sciamano del sapere.Un lettore sufficientemente critico (un collega per esempio, ma non solo) non faticherà a riscontrare nel presente lavoro omissioni e approssimazioni, ma ciò che è qui contenuto corrisponde a ciò che ambiziosamente si riesce in concreto a svolgere ed a verificare in un anno scolastico di una scuola media per adulti, adempimenti burocratici permettendo. Rispetto ad un normale corso di scuola media triennale, i contenuti sono perciò ridotti, schematizzati e talvolta semplificati per risultare maggiormente comprensibili e immediatamente spendibili dagli studenti, alle prese nel quotidiano con una lingua viva e oscillante piuttosto che quella rigidamente incasellata in una grammatica prescrittiva che i classici manuali ci consegnano. Di conseguenza, anche il registro linguistico qui proposto – nelle nozioni teoriche come negli esercizi – cerca di essere quanto più semplice e pragmatico possibile, con il giusto grado di astrazione per il livello di riferimento. Nella pratica, mantenere un registro semplice e sempre comprensibile è la vera sfida dell'insegnante, alle prese quotidianamente con tassonomie e linguaggi disciplinari spesso inutilmente tecnicistici o, peggio, baroccamente autocompiaciuti. Gli esercizi che seguono le nozioni teoriche sono a nostro avviso non solo esercizi in senso stretto, ma anche, nella consuetudine didattica, delle possibilità di approfondimento e di chiarimento, laddove la sola enunciazione della norma non sia stata esaustiva o, come facilmente accade, abbia lasciato zone di ambiguità.

Nota: nel testo ricorre l'uso del corsivo con il proposito di evidenziare i concetti e i termini ritenuti più importanti. L'uso dell'asterisco prima di una parola o di un'espressione intende invece segnalare forme scorrette, desuete o marcate regionalmente (es. *la Giovanna).

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INDICE

PARTE PRIMA pag. 5

ELEMENTI DI FONETICA

1) I suoni e le lettere dell'alfabeto italiano …............................................................ pag. 5 1.1) Suoni particolari …............................................................ pag. 6

PARTE SECONDA pag. 8

LE PARTI DEL DISCORSO

1) Gli articoli1.1) Gli articoli determinativi …...................................................... pag. 81.2) Gli articoli indeterminativi …...................................................... pag. 101.3) Gli articoli partitivi …...................................................... pag. 12

2) I nomi2.1) I nomi invariabili …...................................................... pag. 142.2) Casi particolari …...................................................... pag. 152.3) I nomi irregolari …...................................................... pag. 152.4) I nomi alterati …...................................................... pag. 16

3) Gli aggettivi e i pronomi3.1) Gli aggettivi qualificativi …...................................................... pag. 183.2) I possessivi …...................................................... pag. 203.3) I dimostrativi …...................................................... pag. 223.4) I numerali …...................................................... pag. 233.5) I comparativi e i superlativi …...................................................... pag. 253.6) Gli indefiniti …...................................................... pag. 28

4) I verbi4.1) Le tre coniugazioni …............................................................ pag. 314.2) I verbi irregolari …............................................................ pag. 314.3) Il presente indicativo …............................................................ pag. 324.4) Il passato prossimo …............................................................ pag. 354.4.1) La scelta dell'ausiliare: “essere” o “avere”? ….................................... pag. 364.4.2) Le forme del participio passato …............................................................ pag. 364.5) L'imperfetto indicativo …............................................................ pag. 394.6) Il passato remoto …............................................................ pag. 414.7) Il futuro semplice …............................................................ pag. 434.8) Il condizionale …............................................................ pag. 454.9) Il congiuntivo …............................................................ pag. 474.10) La forma passiva …............................................................ pag. 494.11) La forma impersonale …............................................................ pag. 52

4.12) Il verbo “stare” + gerundio …............................................................ pag. 53 4.13) Il verbo “stare per” + infinito …............................................................ pag. 55 4.14) La concordanza …............................................................ pag. 55

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5) Le preposizioni5.1) Le preposizioni semplici …...................................................... pag. 575.2) Le preposizioni articolate …...................................................... pag. 58

6) I pronomi diretti e indiretti6.1) I pronomi diretti …...................................................... pag. 616.2) I pronomi personali diretti e indiretti ….......................................... pag. 646.3) La particella “ci” …............................................................ pag. 666.4) I pronomi relativi …...................................................... pag. 67

7) Gli avverbi7.1) Gli avverbi di modo …...................................................... pag. 697.2) Gli avverbi di tempo …...................................................... pag. 707.3) Gli avverbi di luogo …...................................................... pag. 717.4) Gli avverbi di quantità …...................................................... pag. 727.5) Gli avverbi interrogativi …...................................................... pag. 737.5.1) Altri interrogativi (aggettivi e pronomi) ….................................... pag. 73

8) Le congiunzioni …............................................................ pag. 75 9) Le interiezioni …............................................................ pag. 76

PARTE TERZA pag. 78

LE FUNZIONI E I CONTESTI DELLA COMUNICAZIONE

1) Il parlato 1.1) I registri linguistici …............................................................ pag. 80 1.2) I dialetti …............................................................ pag. 81

2) Lo scritto 2.1) La lettera ….................................................................. pag. 82 2.2) Il curriculum vitae ….................................................................. pag. 84 2.3) Il tema: narrazione, descrizione, argomentazione ….............................. pag. 87 2.4) Un esempio di testo narrativo: la favola ….......................................... pag. 89 2.5) I testi regolativi: leggi, regolamenti, istruzioni ….............................. pag. 90

2.6) Un esempio di testo regolativo: le istruzioni d'uso …........................ pag. 90

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI pag. 92

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PARTE PRIMA

ELEMENTI DI FONETICA

1) I suoni e le lettere dell'alfabeto italiano

Si riportano nella tabella di seguito le ventuno lettere dell'alfabeto italiano e la loro pronuncia. In grassetto sono evidenziate le cinque1 vocali (nella cui articolazione l'aria esce liberamente dalla bocca), mentre le restanti si chiamano consonanti (la cui articolazione necessita dell'uso di naso, labbra, lingua, denti e/o cavo orale, che suonano insieme all'aria prodotta dall'apparato fonatorio).

LETTERA PRONUNCIA ALFABETICA

PAROLE

A - a a acqua, aereo, amore

B - b bi bambino, bocca, bicchiere

C - c ci caldo, cielo, cuore

D - d di dente, donna, dottore

E - e e elefante, erba, euro

F - f effe fame, foglio, fungo

G - g gi gatto, gelato, gusto

H - h acca hobby, hostess, hotel

I - i i infermiera, isola, italiano

L - l elle ladro, lavoro, libro

M - m emme mamma, mano, moto

N - n enne naso, nave, nemico

O - o o occhio, orso, ospedale

P - p pi pane, pizza, posta

Q - q qu quaderno, quadro, questura

R - r erre rana, resto, rumore

S - s esse sale, sedia, soldi

T - t ti tavolo, terreno, topo

U - u u uovo, uscita, uva

V - v vu/vi vaso, vento, vulcano

Z - z zeta zaino, zio, zucchero

Le lettere internazionali utilizzate in italiano sono cinque: J (i lunga), K (cappa), W (doppia vu), X (ics) e Y (ipsilon, i greca).

1 L'italiano nella pronuncia presenta in realtà sette suoni vocalici, prodotti dalla distinzione tra una è aperta ed una é chiusa e tra una ò aperta ed una ó chiusa. Detta distinzione è tuttavia rara nei parlanti italiani, confinata per lo più ai soli parlanti toscani.

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1.1) Suoni particolari

In italiano le consonanti c e g hanno due suoni differenti (dolce o duro) a seconda delle vocali che le seguono:

COMBINAZIONI PRONUNCIA* ESEMPI DI PAROLE

C + A, O, U ka – ko – ku (suono duro) casa, corso, cuore

C + E, I tʃe – tʃi (suono dolce) cena, cielo, cipolla

G + A, O, U ɡa – ɡo – ɡu (suono duro) gatto, gonna, guanto

G + E, I dʒɛ – dʒi (suono dolce) gesto, giacca, giro

Per ottenere il suono duro (k – ɡ) davanti alle vocali e ed i le consonanti c e g hanno bisogno della lettera muta h:

COMBINAZIONI PRONUNCIA* ESEMPI DI PAROLE

C + H + E kɛ barche, chele, scheda

C + H + I ki chiave, chiesa, chiodo

G + H + E ɡɛ ghetto, righe, spaghetti

G + H+ I ɡi ghiaccio, ghiro, luoghi

In alcune parole italiane il suono -ku è rafforzato dalla consonante q, come in tutte le parole che fanno riferimento all'acqua:

COMBINAZIONI PRONUNCIA* ESEMPI DI PAROLE

C + Q + U kku acquario, acquedotto, acquisto

In molte parole è presente il gruppo -gli-, con una pronuncia particolare che si articola nel palato:

COMBINAZIONI PRONUNCIA* ESEMPI DI PAROLE

G + L + I ƛ bottiglia, figlio, maglia

Sempre la consonante g, accanto alla n, produce un altro caratteristico suono palatale/nasale:

COMBINAZIONI PRONUNCIA* ESEMPI DI PAROLE

G + N ɲ bagno, gnomo, spugna

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Il gruppo consonantico sc presenta anch'esso diverse possibilità sonore, a seconda della vocale che segue:

COMBINAZIONI PRONUNCIA* ESEMPI DI PAROLE

SC + A, O, U ska – sko – sku scala, scopa, scuola

SC + E, I ʃɛ - ʃi scena, scienza, sciroppo Per ottenere il suono duro sk davanti alle vocali e ed i occorre ancora una volta aggiungere la lettera h dopo sc-:

COMBINAZIONI PRONUNCIA* ESEMPI DI PAROLE

SC + H + E skɛ scheda, schema, scherzo

SC + H + I ski schiaffo, schiena, schizzo

Queste diverse combinazioni, legate a differenti grafie e pronunce, risultano essenziali per la distinzione di molte parole simili tra loro (coppie oppositive). Il seguente esercizio ne indica qualche esempio:

Esercizio: Leggi ad alta voce le parole che seguono, prestando attenzione alle differenze di pronuncia e significato di ogni coppia:

1) CAMPANA CAMPAGNA

2) PESCE PESCHE

3) RICCI RICCHI

4) GIRO GHIRO

5) FILO FIGLIO

*Si prenda in considerazione l'alfabeto fonetico dell'AFI.

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PARTE SECONDA

LE PARTI DEL DISCORSO

1) Gli articoli1.1) Gli articoli determinativi

In italiano la frase inizia spesso con un articolo, che a sua volta precede un nome (in particolare un nome comune, es. “il libro”, “la casa”, ma anche alcuni nomi propri come quelli geografici, es. “il Po”, “l'Italia”).Gli articoli determinativi si usano davanti a nomi “determinati”, conosciuti; ad esempio, nella frase “porto fuori il cane”, l'articolo il indica un nome conosciuto, ovvero il cane di famiglia e nessun altro. In altri casi, l'articolo determinativo accompagna un'idea, un concetto di ordine generale, universale, come “l'amore”, “la pace”, “gli esseri umani”.Per la scelta dell'articolo occorre tenere presente il genere (maschile/femminile) e il numero (singolare/plurale) del nome a cui è riferito. In base a queste categorie si distinguono perciò i seguenti articoli:

ARTICOLI MASCHILI:

– SINGOLARI:

IL - si usa davanti a quasi tutti i nomi che iniziano con una consonante (es. “il banco”, “il

lavoro”, “il naso”, “il poliziotto”);

LO - si usa davanti ai nomi che iniziano con: s + consonante, z-, ps-, gn-, x- e y- (es. “lo

specchio”, “lo zio”, “lo psicologo”, “lo gnomo”, “lo xilofono”, “lo yogurt”);

L' - si usa davanti ai nomi che iniziano con una vocale (es. “l'albero”, “l'elefante”,

“l'idraulico”, “l'ombrello”, “l'uovo”).

– PLURALI:

I - plurale di IL (il cane/i cani; il libro/i libri; il tavolo/i tavoli);

GLI - plurale di LO e L' (lo zaino/gli zaini; l'architetto/gli architetti; l'uomo/gli uomini).

ARTICOLI FEMMINILI:

– SINGOLARI:

LA - davanti a tutti i nomi che iniziano con una consonante (es. “la bambola”, “la favola”,

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“la macchina”;

L' - davanti a tutti i nomi che iniziano con una vocale (es. “l'anima”, “l'erba”, “l'isola”,

“l'ora”; “l'uva”).

– PLURALE:

LE - plurale sia di LA che di L' (la scuola/le scuole; l'amica/le amiche; l'uscita/le uscite).

Esercizio: Scrivi l'articolo determinativo (singolare e plurale) prima dei seguenti nomi:

a)

1) …......... camera …......... camere

2) …......... ristorante …......... ristoranti

3) …......... strada …......... strade

4) …......... albergo …......... alberghi

5) …......... ora …......... ore

6) …......... signora …......... signore

7) …......... università …......... università

8) …......... cassa …......... casse

9) …......... piazza …......... piazze

10) …......... studente …......... studenti

b)

1) …......... tavolo …......... tavoli

2) …......... città …......... città

3) …......... mobile …......... mobili

4) …......... palazzo …......... palazzi

5) …......... ambiente …......... ambienti

6) …......... signore …......... signori

7) …......... moto …......... moto

8) …......... banco …......... banchi

9) …......... problema …......... problemi

10) …......... cinema …......... cinema

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1.2) Gli articoli indeterminativi

Gli articoli indeterminativi si usano davanti a nomi “indeterminati”, cioè sconosciuti o comunque non riferiti a qualcuno/qualcosa di preciso; ad esempio, nella frase “oggi ho visto un uomo che piangeva” la persona che parla fa riferimento ad un uomo sconosciuto o del quale comunque non si specifica l'identità.

ARTICOLI MASCHILI:

– SINGOLARI:

UN - si usa davanti ai nomi che iniziano con una vocale o con quasi tutte le consonanti; il

suo utilizzo corrisponde agli articoli determinativi il e l' (es. il banco/un banco; l'autista/un autista);

UNO - si usa davanti ai nomi che iniziano con s + consonante, z-, ps-, gn-, x- e y-; il suo

utilizzo corrisponde all'articolo determinativo lo (es. lo zio/uno zio; lo specchio/uno specchio).

– PLURALI: per la forma plurale degli articoli indeterminativi si prendono in prestito i plurali

degli articoli partitivi del, dello, dell'2:

DEI - plurale di UN, solo quando precede un nome che inizia con consonante (un cane/dei

cani; un libro/dei libri; un vaso/dei vasi);

DEGLI - plurale di UNO e di UN quando precede un nome che inizia con vocale (uno

zaino/degli zaini; uno psicologo/degli psicologi; un uomo/degli uomini).

ARTICOLI FEMMINILI:

– SINGOLARI:

UNA - si usa davanti ai nomi che iniziano con una consonante; il suo utilizzo corrisponde

all'articolo determinativo la (es. la banca/una banca; la valigia/una valigia);

UN' - si usa davanti ai nomi che iniziano con una vocale; il suo utilizzo corrisponde

all'articolo determinativo l' (es. l'amica/un'amica; l'estetista/un'estetista).

2 Per i quali v. oltre, paragrafo 1.3.

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– PLURALI: per la forma plurale si prende in prestito il plurale degli articoli partitivi

femminili della, dell':

DELLE - plurale sia di UNA che di UN'3 (una donna/delle donne; un'oca/delle oche).

Gli articoli indeterminativi sono utili in particolare quando incontriamo nomi di persona, per lo più

legati a professioni, che terminano in -a o in -e e che possono essere sia maschili che femminili; in

questi casi è solo l'articolo a indicarci il genere del nome: un insegnante (maschile)/un'insegnante

(femminile); un estetista (maschile)/un'estetista (femminile); un dentista/una dentista...

Esercizio: Scrivi l'articolo indeterminativo (singolare e plurale) prima dei seguenti nomi:

1) …......... balcone …......... balconi

2) …......... sgabello …......... sgabelli

3) …......... sedia …......... sedie

4) …......... tavolo …......... tavoli

5) …......... letto …......... letti

6) …......... lavatrice …......... lavatrici

7) …......... comodino …......... comodini

8) …......... specchio …......... specchi

9) …......... camera …......... camere

10) …......... televisore …......... televisori

11) …......... poltrona …......... poltrone

12) …......... scrivania …......... scrivanie

13) …......... armadio …......... armadi

14) …......... ascensore …......... ascensori

15) …......... cucina …......... cucine

16) …......... libreria …......... librerie

17) …......... lampada ….......... lampade

18) …......... frigorifero …......... frigoriferi

19) …......... mansarda …......... mansarde

20) …......... scala …......... scale

3 Si noti che l'indeterminativo un con l'apostrofo è solo femminile.

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1.3) Gli articoli partitivi

Gli articoli partitivi si usano accanto a quei nomi che indicano oggetti o concetti non numerabili, dei

quali si vuole considerare solo una parte. Ad esempio, se voglio addolcire il mio caffè non chiederò

uno zucchero o due zuccheri, ma dello zucchero (cioè un po' di zucchero), in alternativa a quantità

misurabili come un cucchiaio di... o 50 grammi di...

Come scritto più sopra, al plurale questi articoli coincidono con i plurali degli articoli

indeterminativi, sia nella forma che nel significato di un po', alcuni.

ARTICOLI MASCHILI:

– SINGOLARI:

DEL - si usa come il davanti alla maggior parte dei nomi che iniziano con consonante (il

denaro/del denaro; il pane/del pane; il vino/del vino);

DELLO - si usa come lo davanti ai nomi che iniziano con s + consonante, z-, ps-, gn-, x- e y-

(lo spezzatino/dello spezzatino; lo zucchero/dello zucchero; lo yogurt/dello yogurt);

DELL' - si usa come l' davanti ai nomi che iniziano con vocale (l'aglio/dell'aglio;

l'imbarazzo/dell'imbarazzo; l'olio/dell'olio).

– PLURALI:

DEI - plurale di DEL (del vino/dei vini);

DEGLI - plurale di DELLO (dell'olio/degli oli).

ARTICOLI FEMMINILI:

– SINGOLARI:

DELLA - si usa – come la – con tutti i nomi che iniziano con consonante (la pasta/della pasta;

la pazienza/della pazienza; la zuppa/della zuppa);

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DELL' - si usa come l' con tutti i nomi che iniziano con vocale (l'erba/dell'erba;

l'insalata/dell'insalata; l'uva/dell'uva).

– PLURALE:

DELLE - plurale di DELLA e di DELL' (della carne/delle carni; dell'erba/delle erbe).

Esercizio: Aggiungi l'articolo partitivo adeguato nelle seguenti frasi:

1) Quest'insalata è insipida. Mi passeresti …......... sale?

2) Nel frigo c'è …......... mortadella. Ti va?

3) Vorrei ….......... caviale e da bere un prosecco, grazie.

4) Abbiamo …......... zucchero in casa per fare la torta?

5) Cara, vuoi ancora …......... spezzatino?

6) Tra me e Giorgia si è creato …......... imbarazzo stamattina in ufficio.

7) Per frutta c'è …......... ananas, se lo gradisci.

8) In questo caso occorre solo …......... buon senso.

9) Per fare la torta mi servono …......... uova, puoi prendermele?

10) Vuoi …......... spaghetti per primo?

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2) I nomi

I nomi, o sostantivi, costituiscono la maggior parte delle parole di una lingua. Essi rispondono al

bisogno di indicare le cose, le persone, gli animali e i fenomeni che ci circondano, quindi di dare un

nome alle cose.

La prima distinzione utile da fare è quella tra nomi propri e nomi comuni. I primi, da scrivere con

l'iniziale maiuscola, indicano per l'appunto il nome proprio, specifico di una persona, di un luogo

geografico o altro (es. Paolo, Roma, Po...); i secondi indicano invece categorie generiche e vanno

scritti con l'iniziale minuscola (es. casa, cane, ragazzo...).

I nomi propri di persona e di città non richiedono l'articolo davanti (Paolo, non “il Paolo”; Roma,

non “la Roma”) mentre generalmente i nomi comuni sì (“la casa”, “il cane”, “il ragazzo”).

A seconda di come termina un nome (desinenza), si distinguono i seguenti casi:

Genere maschile:

SINGOLARE PLURALE ESEMPI

-o -i libro/libri; naso/nasi; forno/forni

-e -i cane/cani; limone/limoni; professore/professori

-a -i diploma/diplomi; problema/problemi; tema/temi

Genere femminile:

SINGOLARE PLURALE ESEMPI

-a -e casa/case; gallina/galline; tromba/trombe

-e -i fede/fedi; luce/luci; mente/menti

-i -i analisi/analisi; crisi/crisi; sintesi/sintesi

2.1) I nomi invariabili

In alcuni nomi, detti invariabili, la forma del plurale è uguale a quella del singolare. Essi sono:

– Nomi che terminano con vocale accentata: es. il caffè/i caffè; la città/le città; la virtù/le virtù

– Nomi stranieri o terminanti con consonante: es. il film/i film; il garage/i garage; lo sport/gli

sport; il tram/i tram

– Nomi monosillabi (composti da una sola sillaba): es. il bar/i bar; il gas/i gas; lo sci/gli sci

– Nomi abbreviati: es. l'auto (automobile)/le auto; la foto (fotografia)/le foto; la moto

(motocicletta)/le moto.

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2.2) Casi particolari

Nella formazione del plurale, vi sono alcune regole in base alle desinenze (terminazioni) dei nomi:

DESINENZA SINGOLARE DESINENZA PLURALE ESEMPI

-ca/-ga -chi/-ghi se sono maschili-che/-ghe se sono femminili

duca/duchi; collega/colleghibanca/banche; collega/colleghe

-co/-go -chi/-ghi se hanno l'accento sulla penultima sillaba;-ci/-gi se hanno l'accento sulla terzultima sillaba

cuoco/cuochi; fuoco/fuochi; sfogo/sfoghimedico/medici; sindaco/sindaci;asparago/asparagi*eccezioni: amico/amici; incarico/incarichi; obbligo/obblighi; profugo/profughi

-logo -loghi se sono cose;-logi se sono persone

dialogo/dialoghi; catalogo/cataloghi; psicologo/psicologi

-cia/-gia -ce/-ge se prima del gruppo -cia/-gia c'è una consonante;-cie/-gie se prima c'è una vocale

arancia/arance; pioggia/piogge; camicia/camicie; valigia/valigie

-cìa/-gìa4 -cìe/-gìe bugia/bugie; farmacia/farmacie; magia/magie

-io -i bacio/baci; figlio/figli; stadio/stadi;

-ìo -ìo fruscio/fruscii; pendio/pendii; zio/zii

2.3) I nomi irregolari

Alcuni nomi, anche di uso frequente, non seguono le regole sin qui elencate e vanno considerati – e

memorizzati – come eccezioni, talvolta cambiando anche genere nel passaggio dal singolare al

plurale. In certi casi anche l'articolo che li precede ha il plurale irregolare.

Esempi: il braccio/le braccia; il bue/i buoi; il dio/gli dei; il dito/le dita; il paio/le paia; l'uomo/gli

uomini; l'uovo/le uova.

Esercizio: Scrivi l'articolo (determinativo o indeterminativo) solo davanti ai nomi che lo

richiedono:

1) …......... Svizzera non fa parte dell'Unione Europea.

2) …......... francese è una lingua neolatina.

3) …......... signora Rosati vive in …......... appartamento fuori città.

4) Scusi, dov'è …......... stazione degli autobus?

4 L'accento qui è posto solo come accento fonico e non come accento grafico. Quindi normalmente non va segnato nelle parole.

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5) C'è …......... ristorante giapponese vicino casa tua?

6) …......... amicizia è tra le cose più belle nella vita.

7) Stasera esco con …......... amici di Loredana.

8) Come si chiama …......... direttore della società del gas?

9) Guarda! C'è …......... gatto in giardino!

10) Che carino! È …......... gatto di tua zia?

11) …......... figli di Gianluca sono al campeggio.

12) Ti racconto …......... storia molto interessante.

13) …......... Sicilia è …......... regione del Sud Italia.

14) …......... Milano è …........ città importante per la moda.

15) …......... Europa è detta “…......... vecchio continente”.

16) …......... Perù è un Paese del Sud America.

17) …......... mia città è …......... Parma e …......... mia regione è …......... Emilia Romagna.

18) …......... Po è …......... fiume più lungo d'Italia.

19) …......... Torre di Pisa è …......... monumento conosciuto in tutto …......... mondo.

20) Ho …......... fame, ma …......... negozi di alimentari sono già tutti chiusi.

Esercizio: Scrivi il plurale o il singolare dei seguenti nomi mettendo l'articolo determinativo:

Es. …il... libro/...i... ...libri...; …la... ...casa.../...le... case.

1) …......... medico/............ …..................... 11) …......... …...................../............ dialoghi

2) …......... valigia/ ............ …..................... 12) …......... …...................../............ camicie

3) …......... amico/ …......... …..................... 13) …......... …...................../............ cuochi

4) …......... arancia/............ …..................... 14) …......... …...................../............ banche

5) …......... oca/ …............. …..................... 15) …......... …...................../.…....... ciliegie

6) …......... banco/............ …....................... 16) …......... …................../............ alberghi

7) …......... faccia/............ …...................... 17) …......... …................../............ psicologi

8) ............. amica/............ …...................... 18) …......... …................../............ colleghi

9) ............. bugia/............ …...................... 19) …......... ….................../.…........ tracce

10) …...... polpaccio/........... ….................. 20) …......... …................../….......... strategie

2.4) I nomi alterati

Frequentemente i parlanti italiani modificano i nomi, li alterano, per dar loro delle ulteriori

sfumature di significato. Ad esempio, al nome “ragazzo” possono essere attribuite qualità

intervenendo direttamente sul nome con dei suffissi: -ino (“ragazzino”) se si vuol indicare un

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ragazzo piccolo di statura e/o di età; -one (“ragazzone”) se invece il ragazzo è particolarmente alto

e/o robusto; -accio (“ragazzaccio”) se si vuole esprimere un giudizio negativo sul suo carattere.

In base all'aggiunta di significato che le alterazioni portano al nome, se ne possono classificare

quattro tipologie:

ALTERAZIONE SUFFISSO ESEMPI

Diminutivo -ino/-ina; -etto/-etta; -olo/-ola; -ello/-ella

pallina, tavolino; borsetta, armadietto; figliola, figliolo; fornello, pecorella

Vezzeggiativo -ino/-ina; -uccio/-uccia

mammina, papino; Paoluccia; tesoruccio

Accrescitivo -one/-ona donnona, pallone

Dispregiativo -accio/-accia; -astro/-astra

miseriaccia, uccellaccio; figliastro, nipotastra

Attenzione! Talvolta la presenza di questi suffissi in molti nomi non è da considerare

un'alterazione, ma appartiene alla loro etimologia e quindi al loro senso specifico; ad esempio,

“postino” non indica un piccolo posto ma un funzionario delle Poste, “regione” è altresì un termine

approdato in questa forma dal greco al latino e quindi all'italiano, ecc... in questi casi si parla di falsi

alterati.

Esercizio: Indica accanto ai seguenti nomi l'appartenenza ad una delle categorie diminutivo,

vezzegiativo, accrescitivo, dispregiativo, falso alterato:

cartellone …..................... tavolo …...................... tempaccio …......................

limone ….......................... tendina ….................... amoruccio …......................

archetto …........................ figuraccia …................ corona …............................

pastorello …..................... insalatina …................. figliastra ….........................

padella …......................... botteguccia ….............. maglione …........................

cannolo ….......................... ombrello ….................. patatina ….....................….

In contesti per lo più confidenziali, ai nomi possono essere attaccati anche più di uno di questi

suffissi, per esaltarne o arricchirne di sfumature il carattere (es. “librettino” = libro + -etto + -ino;

“santarellina” = santa + -[r]ella + -ina).

Si noti infine che con l'aggiunta dell'accrescitivo talvolta cambia anche il genere del nome (es. la

palla/il pallone; la maglia/il maglione; la polpetta/il polpettone).

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3) Gli aggettivi e i pronomi

Alcune parole italiane possono essere sia aggettivi che pronomi; per questo motivo ne studiamo

alcune categorie nella stessa unità.

Data questa affinità (omografia) è utile considerare innanzitutto cosa ci permette di distinguere un

aggettivo da un pronome: l'aggettivo accompagna (precede o segue immediatamente) il nome a cui

è riferito, mentre il pronome lo sostituisce. Ad esempio, nella frase “il mio orologio segna le cinque,

il tuo?”, mio e tuo sono entrambi dei possessivi (indicano di chi è l'orologio), ma mio è un aggettivo

perché accompagna il nome “orologio”, tuo invece è un pronome perché lo sostituisce e ci permette

di non ripetere due volte un nome, in questo caso “orologio”.

Chiarita questa differenza, possiamo studiare le categorie dei qualificativi, dei possessivi e dei

dimostrativi ricordando che, mentre i qualificativi accompagnano sempre un nome (o un pronome)

e quindi sono sempre aggettivi, i possessivi e i dimostrativi – a seconda del ruolo giocato rispetto al

nome – possono essere sia aggettivi che pronomi.

Ad ogni modo, gli aggettivi come i pronomi e in varia misura anche gli altri elementi della frase

devono tenere conto del genere e del numero del nome a cui si riferiscono. Questo meccanismo si

chiama concordanza, che è fondamentale – soprattutto nello scritto – per dare connessione logica e

un senso non ambiguo alla frase. Ad esempio, se voglio parlare del nome “casa”, dovrò iniziare il

pensiero considerando il suo genere e il suo numero (femminile, singolare), mettendo quindi

davanti a esso il giusto articolo (la/una); se poi voglio aggiungere ad esso una qualità, esprimerò

subito dopo un aggettivo qualificativo femminile singolare (bella, antica, nuova, gialla...) e per lo

stesso principio dovrò usare un verbo coniugato alla giusta persona (in questo caso alla terza

singolare: è, costa, si trova...).

Dopo aver già imparato ad accordare articolo e nome, procediamo in questa unità studiando le

caratteristiche di genere e numero di aggettivi e pronomi.

3.1) Gli aggettivi qualificativi

Gli aggettivi qualificativi servono a dare una qualità, una caratteristica o anche un nostro giudizio

rispetto a qualcuno/qualcosa. A seconda di come terminano, si possono distinguere anch'essi nelle

quattro categorie maschile/femminile, singolare/plurale:

PRIMO GRUPPO (aggettivi con le quattro forme):

MASCHILE SING.

FEMMINILE SING.

MASCHILE PLUR.

FEMMINILE PLUR.

ESEMPI

-o -a -i -e alto/alta/alti/alte

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SECONDO GRUPPO (aggettivi con tre forme, una per il singolare e due per il plurale):

MASCHILE E FEMMINILE SINGOLARE

MASCHILE PLUR.

FEMMINILE PLUR.

ESEMPI

-a -i -e altruista/altruisti/altruiste

TERZO GRUPPO (aggettivi con due forme, singolare/plurale):

MASCHILE E FEMMINILE SINGOLARE

MASCHILE E FEMMINILE PLURALE

ESEMPI

-e -i grande/grandi; dolce/dolci

QUARTO GRUPPO (aggettivi con una sola forma):5

MASCHILE/FEMMINILE/SINGOLARE/PLURALE ESEMPI

-a rosa, viola

Esercizio: Concorda i seguenti nomi con l'aggettivo e forma il plurale:

1) Il problema gross........ / I …........... gross........

2) Il pub affollat........ / I …................ ….....................

3) L'università pubblic......../ Le …................. ….....................

4) La ricetta facil......../ Le …............. ….....................

5) L'auto verd......../ Le …................ ….....................

6) La moto sportiv......./ Le ….............. ….....................

7) Il film appassionant....../ I …............. ….....................

8) La radio antic......../ Le …................ ….....................

9) Il motorino veloc......./ I …..................... ….....................

10) Il taxi giall.........../ I …................... ….....................

11) L'albero fiorit...../ Gli …................. ….....................

12) Il bus elettric....../ I …................... ….....................

5 Per lo più si tratta di colori, come per fucsia ed anche con terminazioni diverse come in amaranto o blu; si considerino tuttavia in questo gruppo di invariabili anche gli aggettivi provenienti da lingue straniere e molto frequenti nell'uso, come chic, cool, kitsch e tanti altri.

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3.2) I possessivi

Gli aggettivi e i pronomi possessivi indicano il possesso, la proprietà (concreta o ideale) di qualcosa

o una relazione di parentela/amicizia/affinità di qualcuno rispetto al soggetto di cui si parla nella

frase. Nel caso degli aggettivi, a seconda del contesto della frase, essi possono precedere o seguire

immediatamente il nome; nel caso dei pronomi, come si diceva sopra, essi prendono il posto dei

nomi, sostituendoli.

In quanto al genere e al numero da utilizzare, occorre considerare la persona o la cosa oggetto del

possesso/relazione e non la persona cui si riferisce; ad esempio, se parlo della macchina di Claudio,

il possessivo dovrà concordare con il nome “macchina” e non con il nome “Claudio”, quindi dirò

“la sua macchina” se uso l'aggettivo, “la sua” se uso il pronome al posto del nome (in contesti

comunicativi dove è già chiaro che sto parlando di una macchina e quindi posso non ripetere il

nome). Chiarito ciò, riportiamo tutte le forme dei possessivi:

PERSONA MASCHILE SING. MASCHILE PLUR. FEMMINILE SING. FEMMINILE PLUR.

Io Mio Miei Mia Mie

Tu Tuo Tuoi Tua Tue

Lui/Lei Suo Suoi Sua Sue

Noi Nostro Nostri Nostra Nostre

Voi Vostro Vostri Vostra Vostre

Loro Loro Loro Loro Loro

Quando si tratta di relazione di parentela, occorre ricordare che al singolare il possessivo non vuole

l'articolo (es. “mia madre”, non “la mia madre”) se non in particolari contesti comunicativi, per lo

più colloquiali e confidenziali (es. “tu sei la mia mammina”).

MASCHILE SINGOLARE FEMMINILE SINGOLARE

Mio figlio Mia figlia

Tuo figlio Tua figlia

Suo figlio Sua figlia

Nostro figlio Nostra figlia

Vostro figlio Vostra figlia

Il loro figlio La loro figlia

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Esercizio: Completa le seguenti frasi con gli aggettivi possessivi:

1) Dario, puoi restituirmi il …............. libro di grammatica?

2) Brava Sandra, la …............. domanda è intelligente!

3) Non camminare da solo, prendi la …............. mano.

4) Sono brave persone: perché non vuoi il …............. aiuto?

5) Luca ha detto che i …............ genitori sono all'estero la prossima settimana.

6) Maria e Luigi, so che le …............. sorelle vanno all'Università. In quale città?

7) Marco, se …............. cugino vive a Roma potrebbe ospitarci una notte?

8) Vorrei partire adesso, ma …............ figlia dorme ancora.

Esercizio: Completa le seguenti espressioni con l'articolo determinativo e il possessivo (tra

parentesi si indica il soggetto a cui è riferito il possesso/relazione):

1) (Giovanna) …...................... casa

2) (voi) …..................... automobili

3) (io) …..................... sciarpa

4) (Sergio e Laura) …..................... amiche

5) (tu) …..................... orologio

6) (io) …..................... cane

7) (voi) …..................... occhiali

8) (tu) …..................... chitarra

9) (noi) …..................... amici

10) (Patrizia e Giada) …..................... borse

Esercizio: Completa con l'articolo determinativo (se necessario) e il possessivo adatto:

1) Chi sono …..................... amici, Mario?

2) Signora, è …..................... quest'ombrello?

3) Anna parla sempre di …..................... zio e dei …..................... cugini.

4) Signora Ferri, ieri ho visto …..................... marito con …..................... figli.

5) Alla festa Emilia porterà anche …..................... cugine.

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3.3) I dimostrativi

Gli aggettivi e i pronomi dimostrativi indicano se qualcuno/qualcosa si trova vicino o lontano

rispetto a chi parla. Questa vicinanza o lontananza può riferirsi sia allo spazio (es. “quella casa è

disabitata”) che al tempo (es. “questo mese ho guadagnato di più”).

Si usa il dimostrativo questo nelle sue varie forme per indicare qualcuno/qualcosa di vicino, mentre

quello – nelle sue varie forme – indica qualcuno/qualcosa di lontano.

– QUESTO:

MASCHILE SINGOLARE PLURALE ESEMPI

Davanti a consonante Questo Questi questo cane/questi cani

Davanti a vocale Quest' Questi quest'albero/questi alberi

FEMMINILE SINGOLARE PLURALE ESEMPI

Davanti a consonante Questa Queste questa casa/quella casa

Davanti a vocale Quest' Queste quest'opera/queste opere

– QUELLO:6

MASCHILE SINGOLARE PLURALE ESEMPI

Davanti a consonante Quel Quei quel libro/quei libri

Davanti a S + consonante, Z-, PS-, GN-, X-

Quello Quegli Quello specchio/quegli specchi; quello zaino/quegli zaini

Davanti a vocale Quell' Quegli quell'ombrello/quegli ombrelli

FEMMINILE SINGOLARE PLURALE ESEMPI

Davanti a consonante Quella Quelle quella macchina/quelle macchine

Davanti a vocale Quell' Quelle Quell'amica/quelle amiche

Esercizio: inserisci il dimostrativo corretto, seguendo le indicazioni vicino o lontano:

1) …..................... negozio è chiuso (vicino).

2) …..................... centro commerciale ha appena aperto (vicino).

3) …..................... semaforo è giallo (lontano).

6 Si noti la maggiore complessità rispetto a questo, data dalla presenza di più forme. Per semplificare, si può evidenziare come le varianti di quello rispondano alle stesse regole dell'articolo determinativo.

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4) …..................... farmacia è aperta (lontano).

5) …..................... palazzi sono pericolanti (lontano).

6) …..................... ville sono antiche (vicino).

7) …..................... stivali sono eleganti (lontano).

8) …..................... albero ha più di cento anni (lontano).

9) …..................... isola è meravigliosa (vicino).

10) …..................... specchio è rotto (lontano).

Esercizio: inserisci il giusto dimostrativo, segnando poi una crocetta su “A” se è aggettivo o su

“P” se invece è pronome:

1) Questa è la mia valigia. …..................... è la tua. A P

2) …..................... orologi qui sono bellissimi. A P

3) Vedo che …..................... castello laggiù ti affascina! A P

4) Non mi piace …..................... vestito che hai messo. A P

Preferisco …..................... che portavi ieri. A P

5) …..................... divano costa 500 euro. A P

…..................... ne costa 750. A P

6) …..................... che dici non è vero! A P

7) …..................... storia mi ha stancato. Adesso basta! A P

8) Per gli ospiti abbiamo …..................... camera in fondo. A P

9) Questo albergo è come …..................... dell'ultima volta. A P

10) Non capisco perché …..................... vecchia situazione non sia stata ancora risolta.

A P

3.4) I numerali

I numerali (aggettivi e pronomi) servono a indicare con precisione la quantità di ciò di cui stiamo

parlando. Si distinguono in cardinali (numeri naturali interi che utilizziamo per contare: uno, due,

tre...) e ordinali (numeri naturali che servono per indicare l'ordine di qualcuno/qualcosa all'interno

di un gruppo di elementi). Eccone alcuni tra i più rappresentativi:

NUMERI CARDINALI NUMERI ORDINALI7

1 uno 1° primo/a/i/e

2 due 2° secondo/a/i/e

7 Gli ordinali si possono scrivere anche usando i numeri romani.

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3 tre 3° terzo/a/i/e

4 quattro 4° quarto/a/i/e

5 cinque 5° quinto/a/i/e

6 sei 6° sesto/a/i/e

7 sette 7° settimo/a/i/e

8 otto 8° ottavo/a/i/e

9 nove 9° nono/a/i/e

10 dieci 10° decimo/a/i/e

11 undici 11° undicesimo/a/i/e

12 dodici 12° dodicesimo/a/i/e

13 tredici 13° tredicesimo/a/i/e

20 venti 20° ventesimo/a/i/e

23 ventitre/ventitré 23° ventitreesimo/a/i/e

30 trenta 30° trentesimo/a/i/e

33 trentatre/trentatré 33° trentatreesimo/a/i/e

100 cento 100° centesimo/a/i/e

103 centotre/centotré 103° centotreesimo/a/i/e

523 cinquecentoventitre 523° cinquecentoventitreesimo/a/i/e

1000 mille 1000° millesimo/a/i/e

1000000 un milione 1000000° milionesimo/a/i/e

10000000000 un miliardo 1000000000° miliardesimo/a/i/e

Esercizio: Nelle seguenti frasi metti il numerale cardinale oppure l'ordinale a seconda dei casi:

1) Il …..................... è l'anno della fuga di Maometto a Medina. 622 / 622°

2) Leonardo da Vinci è vissuto nel …..................... secolo. 16 / XVI

3) Capodanno è il …..................... giorno dell'anno. 1 / primo

4) Questa è la …..................... volta che si guasta il telefono! 5/ quinta

5) Settembre ha …..................... giorni. 30 / 30a

6) L'alfabeto italiano è composto da …..................... lettere. 21 / 21e

7) La regina Elisabetta …..................... è in carica dal 1952. 2 / II

8) Il pilota italiano è arrivato …..................... al GP di Montecarlo. 3 / terzo

9) La scoperta dell'America è avvenuta nel …..................... 1492 / 1492°

10) La Roma e la Lazio sono …..................... in classifica. 4 / quarte

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3.5) I comparativi e i superlativi

Nella comunicazione di tutti i giorni è frequente dover fare confronti tra due o più elementi

(persone, cose, animali...); “confrontare” in italiano si dice anche “comparare”: è da quest'ultimo

verbo che prendono il nome i comparativi, che usiamo per stabilire appunto se qualcuno/qualcosa

ha una determinata qualità in misura minore/uguale/maggiore rispetto a qualcun'altro/qualcos'altro;

oppure se vogliamo confrontare due diverse qualità rispetto alla stessa persona/animale/cosa.

I superlativi (dal latino super = sopra) si usano invece per indicare che qualcuno/qualcosa possiede

una determinata qualità al di sopra di tutti gli altri elementi presi a confronto.

COMPARATIVI FORME ESEMPI

- di maggioranzapiù .......... di8 ..........più .......... che ..........più ......... di quello che ..........più …..... di quanto ..........

Sara è più alta di Maurizia.Lui è più simpatico che bello.L'esame è più difficile di quello che pensavo.L'auto è più cara di quanto dicevi.

- di uguaglianza (così)9 ..........come ..........(tanto) ..........quanto ..........

Enzo è (così) bravo come gli altri.Rosina è (tanto) bella quanto dolce.

- di minoranzameno .......... di ..........meno .......... di quello che …..meno …...... che …......meno …...... di quanto …......

Gigi è meno alto di suo fratello.Sei meno stupido di quello che credevo.Gloria è meno intelligente che furba.Oggi fa meno freddo di quanto previsto.

SUPERLATIVI FORME ESEMPI

- relativo il più10 .......... di/fra ..........

il meno .......... di/fra ..........

Andrea è il più bravo della classe.Andrea è il più bravo fra di noi.Vera è la meno brava della squadra.Vera è la meno brava fra di noi.

- assoluto -issimo/-issimi,-issima, -issime, molto, assai,estremamente...

I tuoi figli sono bellissimi.Tua figlia è bellissima.Il film è estremamente interessante.

I comparativi degli aggettivi buono, cattivo, grande e piccolo presentano varianti irregolari:

POSITIVI COMPARATIVI RELATIVI ASSOLUTI

buono - più buono - migliore

- il più buono- il migliore

- buonissimo- assai buono- molto buono- ottimo

8 Nel caso dei nomi comuni si utilizzano le forme articolate del, dello, dell', della...9 Così e tanto sono tra parentesi perché nell'uso possono essere sottintesi, quindi trascurabili. 10 L'articolo determinativo deve rispettare il genere e il numero del nome o dell'aggettivo che segue, quindi si dice: il

più, la più, i più, ecc.

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cattivo - più cattivo - peggiore

- il più cattivo- il peggiore

- cattivissimo- assai cattivo- molto cattivo- pessimo

POSITIVI COMPARATIVI RELATIVI ASSOLUTI

grande - più grande- maggiore

- il più grande- il maggiore

- grandissimo- assai grande- molto grande- massimo

piccolo - più piccolo- minore

- il più piccolo- il minore

- piccolissimo- assai piccolo- molto piccolo- minimo

Esercizio: Inserisci i comparativi di maggioranza nelle seguenti frasi:

1) Angela è …............. bella …............. Antonietta.

2) Filippo è …............. alto …............. suo cugino.

3) Questo lavoro è …............. faticoso …............. utile.

4) La Sicilia è …............. calda …............. Lombardia.

5) Il vestito è …............. caro …......................... pensavo.

6) L'Etna è …............. alto …............. Vesuvio.

7) Ilario è …............. intelligente …............. simpatico.

8) È …............. divertente fare shopping …............. studiare.

9) Questo esercizio è …............. difficile …......................... abbiamo fatto ieri.

10) L'Europa è …............. piccola …............. Asia.

Esercizio: Inserisci i comparativi di uguaglianza nelle seguenti frasi:

1) Gianna è alta …............. sua sorella.

2) Gli abiti di Valentino sono …............. belli …............. cari.

3) Tania ha lasciato il suo studio …............. ordinato …............. l'ha trovato.

4) Michelangelo è …............. famoso …............. Leonardo.

5) Le tue sigarette sono …............. pesanti …............. maleodoranti.

6) I pittori francesi sono …............. celebri …............. quelli italiani.

7) Il tè nero è forte …............. il caffè.

8) Studiare una lingua straniera può essere …............. utile …............. divertente.

9) Andrea è …............. furbo …............. suo fratello.

10) A me piace …............. il kebab …............. la pizza.

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Esercizio: Inserisci i comparativi di minoranza nelle seguenti frasi:

1) Silvia è …............. colta …............. Beatrice.

2) L'Arno è …............. lungo …............. Po.

3) Marzia è …............. bella …............. simpatica.

4) La Croazia è …............. lontana …............. Ungheria.

5) Conosco la storia …............. …............. te.

6) Giulio mangia …............. ….. ........... sembra.

7) Davide è …............. furbo ….. …............. …. sospettavo.

8) L'Italia è …............. estesa …............. Francia.

9) I gatti sono …............. affettuosi …............. cani.

10) Gli uomini sono spesso …............. sensibili …............. donne.

Esercizio: Inserisci i superlativi relativi nelle seguenti frasi:

1) Venezia è …....... città …....... romantica …....... mondo.

2) Il Louvre è …....... museo …....... visitato …....... Francia.

3) Riccardo è …....... studente …....... bravo …....... classe.

4) Michael Jackson è stato …....... artista …....... famoso …....... musica pop-dance.

5) Roma e Milano sono …....... città …....... popolate …....... Italia.

6) Sophia Loren e Anna Magnani sono …....... attrici …....... brave …....... cinema italiano.

7) Il Monte Bianco è …....... vetta …....... alta …....... Europa.

8) I Beatles sono …....... gruppo …....... ascoltato …....... anni '60.

9) Paperino è …....... papero …....... sfortunato …....... famiglia.

10) Il Po è …....... fiume …....... lungo …....... Italia.

Esercizio: Nelle seguenti frasi trasforma gli aggettivi positivi in superlativi assoluti:

1) Clara è una ragazza bella. Clara è ____________________________________

2) Helsinki è una città fredda. Helsinki ___________________________________

3) Le lasagne sono buone. Le lasagne _________________________________

4) Il Monte Bianco è alto. Il Monte Bianco _____________________________

5) Ieri ero stanco. Ieri _______________________________________

6) Ragazzi, siete stati bravi. Ragazzi, ___________________________________

7) Questo esercizio è difficile. Questo esercizio _____________________________

8) Bleah! Questa bibita è amara! Bleah! _____________________________________

9) Venezia è una città romantica. Venezia ____________________________________

10) Il tuo libro è interessante. Il tuo libro __________________________________

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3.6) Gli indefiniti

In questa categoria la grammatica raggruppa quegli aggettivi e pronomi che indicano cose e/o

persone senza specificarne la quantità o qualità. Gli indefiniti più usati sono i seguenti:

– AGGETTIVI:

Ogni invariabile, si usa sempre prima di un nome singolare; significa tutti/tutte:

– Ogni volta (= tutte le volte) che la incontro, mi batte il cuore.

Qualche invariabile, si usa sempre prima di un nome singolare; significa alcuni/alcune:

– Mia madre ha preso qualche lezione (= alcune lezioni) di inglese.

Qualsiasi/11 invariabili, si usano prima o dopo un nome singolare; significano tutti/tutte:

qualunque

– Qualsiasi decisione (tutte le decisioni che) prenderai, per me andrà bene.

– Qualunque decisione (tutte le decisioni che) prenderai, per me andrà bene.

– AGGETTIVI E PRONOMI:

Alcuni/12 variabile, corrisponde al plurale di qualche:

alcune

– Ad alcuni uomini piacciono le soap opera. (aggettivo)

– Le soap opera piacciono solo ad alcuni. (pronome)

Ciascuno/13 variabile solo al singolare, corrisponde al significato di ogni, ognuno/ogni cosa:

ciascuna

– A ciascun bambino sarà regalato uno zainetto. (aggettivo)

– Ciascuno avrà ciò che si merita. (pronome)

Nessuno/14 variabile solo al singolare, se segue il verbo va rafforzato con l'avverbio non:

nessuna

– Nessun parente ha chiamato per chiedere di te. (aggettivo)

– Ho provato a suonare da Lia ma non c'è nessuno. (pronome)

11 La pronuncia è qualsìasi, non qualsiàsi.12 Da non confondere con l'aggettivo/pronome alcuno/alcuna, il cui significato è nessuno/nessuna.13 Quando è aggettivo, e quindi precede il nome, segue le regole degli articoli indeterminativi un/uno/una.14 Si comporta come ciascuno, per il quale v. nota precedente.

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– PRONOMI:

Chiunque invariabile, si usa solo al singolare con lo stesso significato di qualunque riferito a

persona:

– Chiunque potrebbe copiare la password ed entrare nel sistema.

Niente/ invariabili e riferiti solo a cose (=nessuna cosa); se seguono il verbo necessitano del

nulla rafforzativo non:

– Niente è meglio di una cena in famiglia!

– Non ho capito niente di quello che mi hai detto.

Ognuno/ variabile, si usa solo al singolare ed è riferito solo a persone (=ogni persona):

ognuna

– Ognuno fa cosa vuole della propria vita.

Qualcosa invariabile, si usa solo al singolare ed è riferito solo a cose (=qualche cosa):

– Mi è entrato qualcosa nell'occhio.

Qualcuno/ variabile, si usa solo al singolare ed è riferito a persone e cose:

qualcuna

– Ho sentito un rumore: dev'esserci qualcuno là dentro.

– Sembrano buone queste fragole: ne assaggerò qualcuna.

Uno/ variabile, si usa solo al singolare per indicare una persona in generale:

una

– C'era uno che non voleva farci entrare al concerto.

Per comodità ed economia non riportiamo altre tipologie di indefiniti, come quelli che esprimono

quantità e che ritroveremo nella categoria avverbi di quantità. Oltre a scegliere termini difficili per

dare nomi alle cose, la grammatica italiana talvolta fatica a distinguere con chiarezza le categorie.

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Esercizio: Completa le seguenti espressioni usando ogni, qualche, qualsiasi/qualunque:

1) Piera ...................... volta inventa una scusa per non venire a casa nostra.

2) Cortesemente, conoscete ...................... ferramenta nei paraggi?

3) Giannina ...................... sera ha bisogno di una favola per addormentarsi.

4) Lo studio medico è chiuso. Per ...................... necessità chiamare il 333444555.

5) Dario, non preoccuparti: lo sai che puoi chiamarmi in ...................... momento.

6) Rodolfo è un tipo lunatico: ...................... volta non gli si può dire nulla!

7) ...................... studente che avrà frequentato con profitto sarà ammesso all'esame.

8) In ...................... regione d'Italia ti trovi, puoi sempre trovare un'ottima cucina.

9) Che brava Rosanna! Per Natale regalerà un portachiavi a ...................... amico.

10) Mi piacerebbe che la zia coltivasse ...................... interesse, anziché stare sempre a casa.

Esercizio: Completa le seguenti espressioni usando nessuno/a, alcuni/e, ciascuno/a:

1) ...................... di voi ha visto i miei occhiali?

2) Vi avverto: Per ...................... di voi l'esame non sarà affatto facile!

3) Katia, dividi la torta e danne una fetta a ...................... .

4) ...................... pensano che la vita sia tutta un gioco.

5) In una squadra ...................... deve dare il proprio contributo.

6) ...................... studente che supererà la prova scritta svolgerà la prova orale.

7) Sto lavorando a una cosa importante: non voglio essere disturbato da ...................... .

8) Ai ladri sono bastati ...................... minuti per svuotare la cassaforte.

9) Ci sono ...................... cose del suo carattere che mi danno molto fastidio.

10) Sei matta! Non ho ...................... intenzione di tornare adesso al centro commerciale!

Esercizio: Completa le seguenti espressioni usando niente, qualcuno, qualcosa, uno:

1) ...................... di voi sa dirmi che ore sono?

2) Che uomo strano Fulvio: c'è ...................... di indecifrabile nel suo sguardo.

3) Sono molto stanco: non farò ...................... di particolare questo weekend.

4) Non ho fame, grazie, non voglio ...................... .

5) È sempre meglio mangiare ...................... prima di mettersi in viaggio.

6) Al negozio c'era ...................... che conoscevo, così ho pagato meno.

7) ...................... vuole lo zucchero nel caffè?

8) Ho invitato Enzo e Ciro: ...................... mi ha detto di sì, l'altro ci deve pensare.

9) Willy è caduto ma non si è fatto ...................... .

10) Perché Silvio non arriva? Non vorrei che gli sia successo ...................... .

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4) I verbi

All'interno della frase, il verbo è l'elemento più importante, l'unico a informarci su cosa succede e a

dare un senso compiuto. Per intenderci, normalmente non possiamo limitarci a un enunciato che

contiene solo un nome (es.: “Maurizio.”) o un articolo o altre parti del discorso, a meno che esso

non sia una risposta o un'integrazione a un precedente enunciato (es.: “Chi ha comprato quel

libro?”/“Maurizio.”); Invece, un verbo da solo può contenere un enunciato di senso compiuto, come

nel caso dei verbi atmosferici (es.: “Piove”).

4.1) Le tre coniugazioni

In italiano i verbi si possono classificare in tre gruppi in base alla loro desinenza 15 nel modo infinito.

Conoscere il modo infinito dei verbi è del resto indispensabile da subito per poter cercare e trovare

un qualsiasi verbo nel vocabolario. Ad ogni modo, le tre coniugazioni che incontriamo nei

vocabolari come nei libri di grammatica sono le seguenti:

CONIUGAZIONE DESINENZA ESEMPI

PRIMA -are guardare, lavorare, mangiare

SECONDA -ere bere, leggere, volere

TERZA -ire dormire, guarire, partire

4.2) I verbi irregolari

Nei verbi regolari, la coniugazione funziona in maniera abbastanza semplice e meccanica,

sostituendo alla desinenza dell'infinito quella del modo, del tempo e della persona cui ci si riferisce:

guardare → guardo (modo indicativo, tempo presente, prima persona singolare); leggere → leggevi

(modo indicativo, tempo imperfetto, seconda persona singolare); dormire → dormiremo (modo

indicativo, tempo futuro semplice, prima persona plurale).

Ci sono tuttavia diversi verbi, anche molto importanti e frequenti nell'uso, che non rispettano questa

regola; essi sono perciò irregolari e occorre studiarli e impararli a parte, come eccezioni; uno di

questi è il verbo andare, che se fosse regolare sarebbe così coniugato al presente indicativo: io

*ando, tu *andi, lui/lei *anda... trattandosi invece di un'eccezione alla regola, nel suo caso si

coniuga correttamente in quest'altro modo: io vado, tu vai, lui/lei va...

Le forme irregolari si possono incontrare già al presente indicativo, come nel caso dei verbi essere

(io sono, non io *esso) e avere (io ho, non io *avo), dire e fare; in molti altri, soprattutto della

15 Parte finale della parola che fornisce informazioni di carattere puramente grammaticale (nel caso dei verbi essa ci informa su modo, tempo e persona a cui si riferiscono). La parte iniziale si chiama radice e contiene il significato della parola, quindi spesso è invariabile.

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seconda coniugazione (per sempio i tre verbi servili dovere, potere e volere), anche in altri modi e

tempi. Di particolare importanza, nella formazione del passato prossimo e degli altri tempi

composti,16 sono le numerose forme irregolari del participio passato, che andranno memorizzate

singolarmente o per piccoli sottogruppi.

Una parte considerevole dei verbi della terza coniugazione (-ire) hanno un tipo particolare di

coniugazione del presente (indicativo e congiuntivo), nel quale le tre persone singolari (io, tu,

lui/lei) e la terza persona plurale (loro) richiedono l'aggiunta del gruppo -isc- tra radice e desinenza.

Per la loro quantità e importanza questi verbi si possono definire come un vero e proprio

sottogruppo della terza coniugazione. Ne riportiamo alcuni al presente indicativo:

CAPIRE FINIRE PULIRE SPEDIRE

Io cap-isc-o Io fin-isc-o Io pul-isc-o Io sped-isc-o

Tu cap-isc-i Tu fin-isc-i Tu pul-isc-i Tu sped-isc-i

Lui/Lei cap-isc-e Lui/Lei fin-isc-e Lui/Lei pul-isc-e Lui/Lei sped-isc-e

Noi capiamo Noi finiamo Noi puliamo Noi spediamo

Voi capite Voi finite Voi pulite Voi spedite

Loro cap-isc-ono Loro fin-isc-ono Loro pul-isc-ono Loro sped-isc-ono

4.3) Il presente indicativo

Il presente indicativo ci serve per riferire di qualcosa (attività, stato d'animo, condizione...) che

avviene nello stesso tempo/periodo in cui parliamo o scriviamo, per esempio quando vogliamo

descrivere cosa facciamo oggi (es.: “oggi lavoro dalle 9 alle 14”), o cosa facciamo attualmente in

riferimento anche ad un tempo durativo (es.: “vivo a Roma con la mia compagna”). Nel parlato, si

usa sempre di più il presente per riferire di attività che si svolgeranno in un futuro non lontano

(presente pro futuro), quale può essere il prossimo weekend (es.: “il prossimo weekend andiamo al

mare”) o anche oltre (es.: “l'anno prossimo si sposa mia cugina”). Nello scritto invece, specie nei

testi scientifici, il presente ha un valore atemporale, cioè assoluto, come appunto le leggi, i principi

e le regole delle scienze (es.: “un corpo immerso in un fluido in equilibrio subisce una spinta diretta

dal basso verso l'alto di intensità pari al peso del volume del fluido spostato”; ma anche più

semplicemente “il sole tramonta a Ovest”).

16 Si chiamano composti i tempi costituiti da due parole, cioè dall'ausiliare (essere o avere) più il participio passato del verbo da coniugare (es. “io sono andato”). Si chiamano semplici invece i tempi composti da una sola parola (es. “io vado”). Ogni tempo semplice ha il suo relativo composto, che solitamente nelle tabelle dei verbi lo affianca a destra.

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Esercizio: trasforma le seguenti frasi coniugando i verbi secondo le persone suggerite:17

1) La mamma accompagna i bambini a scuola.

Noi ________________________________________________________________

Voi ________________________________________________________________

Loro _______________________________________________________________

2) Angelo saluta gli amici al bar.

Io _________________________________________________________________

Tu _________________________________________________________________

Voi ________________________________________________________________

3) Tu dimentichi sempre le chiavi dell'auto.

Io ________________________________________________________________

Voi _______________________________________________________________

Loro ______________________________________________________________

4) I ragazzini guardano i cartoni in TV.

Lei ________________________________________________________________

Noi ________________________________________________________________

Voi ________________________________________________________________

5) Voi preparate la cena per gli amici.

Io ________________________________________________________________

Lui _______________________________________________________________

Noi _______________________________________________________________

6) Noi cantiamo solo le canzoni di una volta.

Tu ________________________________________________________________

Lei ________________________________________________________________

Loro _______________________________________________________________

17 Quasi sempre in italiano l'indicazione della persona prima del verbo è superflua, grazie alla morfologia verbale che propone sei diverse forme per le sei persone io/tu/lui-lei/noi/voi/loro. Negli esercizi perciò esse sono indicate solo come guida per lo svolgimento. L'allievo può rendersene conto rileggendo le frasi scritte nell'esercizio evitando di nominare la persona all'inizio delle stesse.

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7) Io porto la macchina dal meccanico per il tagliando.

Lui ________________________________________________________________

Noi ________________________________________________________________

Voi ________________________________________________________________

8) Luisa telefona a Claudio cinque volte al giorno.

Tu ________________________________________________________________

Voi ________________________________________________________________

Loro _______________________________________________________________

9) Tu cucini sempre la pasta con il pesto.

Io _________________________________________________________________

Lui ________________________________________________________________

Noi ________________________________________________________________

10) Noi partiamo domattina per il Canada.

Tu ________________________________________________________________

Lei ________________________________________________________________

Voi ________________________________________________________________

Esercizio: coniugare al presente indicativo i verbi irregolari delle seguenti frasi:

1) Antonio (uscire) con gli amici.

______________________________________________________________

2) Loro (salire) su a prendere un caffè.

______________________________________________________________

3) Io (andare) a giocare la schedina al tabacchino.

______________________________________________________________

4) Tu (bere) un altro mojito?

______________________________________________________________

5) Io (venire) a trovarvi nel pomeriggio.

______________________________________________________________

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4.4) Il passato prossimo

Il passato prossimo è un tempo del modo indicativo (modo della certezza) che utilizziamo per

riferire di azioni o condizioni già avvenute. “Prossimo” vuol dire “vicino”, quindi per “passato

prossimo” si intende un passato non troppo distante dal momento della comunicazione, dai cinque

minuti a qualche mese; per i parlanti dell'Italia settentrionale l'utilizzo si estende molto di più nel

passato (es.: “Dieci anni fa siamo stati in Egitto”), al posto del passato remoto, a sua volta utilizzato

estensivamente dai parlanti meridionali (es.: “Stamattina incontrai Giulio”).

Il passato prossimo è un tempo composto, perché è formato da due parole, cioè due verbi, un

ausiliare e un participio passato (v. precedente nota n. 16). In particolare, il passato prossimo è il

composto del presente, tempo da cui coniuga l'ausiliare essere o avere; lo si può notare nel

confronto tra presente e passato prossimo dei verbi essere e avere che riportiamo:

ESSERE

PRESENTE PASSATO PROSSIMO

Io sono Io sono stato/a

Tu sei Tu sei stato/a

Lui/Lei è Lui/Lei è stato/a

Noi siamo Noi siamo stati/e

Voi siete Voi siete stati/e

Loro sono Loro sono stati/e

AVERE

PRESENTE PASSATO PROSSIMO

Io ho Io ho avuto

Tu hai Tu hai avuto

Lui/Lei ha Lui/Lei ha avuto

Noi abbiamo Noi abbiamo avuto

Voi avete Voi avete avuto

Loro hanno Loro hanno avuto

È utile notare subito come in questi due esempi di passato prossimo ci sia una evidente differenza:

nel primo ci sono due opzioni (maschile/femminile; singolare/plurale) per ogni persona, mentre nel

secondo il participio si ripete sempre uguale; questo perché se si utilizza il verbo essere come

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ausiliare diventa necessario specificare se il verbo è riferito a una persona/cosa di genere maschile o

femminile, mentre non è così quando si utilizza l'ausiliare avere.

Resta adesso da capire quando utilizzare come ausiliare essere e quando avere. Anche se non sono

sempre valide, ci sono tuttavia alcune regole da cui possiamo partire per superare le prime difficoltà

di questa scelta.

4.4.1) La scelta dell'ausiliare: “essere” o “avere”?

Dovrebbe essere chiaro a questo punto che in italiano la coniugazione dei tempi composti richiede

l'utilizzo dei verbi essere e avere da mettere davanti al participio passato del verbo da coniugare. A

seconda del verbo da coniugare, dobbiamo scegliere uno dei due ausiliari; in generale, la regola ci

dice che si usa:

AVERE - con i verbi transitivi attivi18 (es. comprare, mangiare, uccidere...)

- con alcuni verbi intransitivi (es. dormire, parlare, viaggiare...)

ESSERE - con i verbi intransitivi (es. essere), tra cui la maggior parte dei verbi di movimento (es. andare, tornare, entrare, uscire, salire, scendere...);19

- con i verbi riflessivi propri (es. addormentarsi, lavarsi, pettinarsi...) e impropri20 (es. comprarsi, mangiarsi, vedersi...);- con i verbi pronominali (es. arrabbiarsi, comportarsi, pentirsi...);21

- con i verbi impersonali (es. avvenire, capitare, succedere...);22

- con la forma passiva dei verbi transitivi (es. essere amato, essere salvato).

4.4.2) Le forme del participio passato

Generalmente, il participio passato risponde alla regola riportata nella seguente tabella:

CONIUGAZIONE PARTICIPIO ESEMPI

-are -ato guardare/guardato; mangiare/mangiato; tornare/tornato

-ere -uto avere/avuto; dovere/dovuto; sapere/saputo

-ire -ito dormire/dormito; partire/partito; salire/salito

18 Si chiamano così quei verbi che trasmettono direttamente l'azione verso qualcuno/qualcosa: comprare → cosa? - uccidere → chi?

Si chiamano intransitivi invece quei verbi nei quali l'azione riguarda il solo soggetto che la compie o di cui si parla.19 Le eccezioni più comuni sono i verbi camminare, nuotare, passeggiare. Fanno anche eccezione i verbi salire e

scendere se usati transitivamente (es.: “stamattina ho salito le scale di corsa”).20 Nei verbi riflessivi propri il soggetto agisce su se stesso (es.: “mi sono svegliato da poco”); quelli impropri sono per

lo più verbi transitivi che vengono trasformati in riflessivi per dare maggiore importanza ed enfasi all'azione (es.: “mi sono comprato una Ferrari!”).

21 I verbi pronominali richiedono obbligatoriamente l'uso dei pronomi mi-ti-si-ci-vi-si: io mi pento, tu ti penti, ecc...22 I verbi impersonali non hanno persona, cioè il soggetto che compie l'azione o di cui si parla.

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Le eccezioni sono tuttavia molte e riguardano anche verbi importanti e di uso frequente (v. elenco di

seguito); talvolta sopravvivono entrambe le forme regolare/irregolare, come nel caso del verbo

vedere, dove al più comune e frequente visto è sopravvissuta la variante veduto, limitatamente al

linguaggio alto della letteratura.23

Le principali eccezioni, dove cioè il participio passato è irregolare, sono i verbi:

1) Ausiliare “avere”

accendere/acceso aprire/aperto assumere/assunto bere/bevuto

chiedere/chiesto chiudere/chiuso conoscere/conosciuto correggere/corretto

correre/corso cuocere/cotto decidere/deciso dire/detto

dirigere/diretto discutere/discusso distruggere/distrutto dividere/diviso

fare/fatto leggere/letto mettere/messo muovere/mosso

nascondere/nascosto offendere/offeso offrire/offerto perdere/perso

piangere/pianto prendere/preso pretendere/preteso produrre/prodotto

proteggere/protetto ridere/riso ridurre/ridotto risolvere/risolto

rispondere/risposto rompere/rotto scegliere/scelto sciogliere/sciolto

scrivere/scritto soffrire/sofferto sospendere/sospeso spegnere/spento

spendere/speso spingere/spinto tradurre/tradotto uccidere/ucciso

vedere/visto vincere/vinto vivere/vissuto

2) Ausiliare “essere”

accorrere/accorso assumere/assunto comparire/comparso crescere/cresciuto

dipendere/dipeso essere/stato giungere/giunto intervenire/intervenuto

morire/morto nascere/nato piacere/piaciuto rimanere/rimasto

scendere/sceso succedere/successo venire/venuto vivere/vissuto

Da questi participi sono derivati poi molti nomi (es. fatto, pianto, prodotto) e aggettivi (es. aperto,

corretto, mosso) che mantengono solitamente il legame semantico (il significato) originario.

Resta da notare come tra le eccezioni siano comunque individuabili dei sottogruppi nei quali

funzionano 'sottoregole', cioè dei casi di regolarità limitati a pochi casi ma significativi: è il caso dei

verbi che terminano in -urre (condurre, dedurre, produrre, tradurre) che presentano il participio in

23 Varianti che rispettano la regola ma non l'uso comune dell'italiano sono presenti anche in certi dialetti meridionali, come nei casi di *leggiuto anziché letto, *romputo anziché rotto e simili.

Esemplare è il caso, registrato dalla letteratura pedagogica, nel quale un parlante di età infantile dice *aprito anziché aperto; anche se si tratta di un errore, esso segnala un legittimo tentativo del bambino di applicare la regola che ha appreso.

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-otto (condotto, dedotto, prodotto, tradotto); di molti verbi che terminano in -endere (accendere,

spendere, tendere) che hanno il participio in -so (acceso, speso, teso); dei verbi che terminano in

-eggere (correggere, leggere, proteggere) che hanno il participio in -etto (corretto, letto, protetto).24

Esercizio: inserisci la forma corretta del passato prossimo (ausiliare essere):

1) …..................................... a Roma l'anno scorso (noi – andare).

2) Ieri non mi sentivo bene e …..................................... a casa (io – rimanere).

3) La conferenza su Freud …..................................... tre ore (essa – durare).

4) Lo spettacolo …..................................... già da un quarto d'ora (esso – cominciare).

5) …..................................... già sulla Torre di Pisa? (voi – salire).

6) Stamattina …..................................... troppo presto da lavoro (tu – tornare).

7) Poco fa ho sentito un gran trambusto. Cosa …..................................... (succedere)?

8) La settimana scorsa …..................................... da Fabio per salutarlo (noi – passare).

9) Questo cappotto …..................................... davvero troppo (esso – costare)!

10) L'altro ieri a che ora …..................................... da Bologna (voi – partire)?

Esercizio: inserisci la forma corretta del passato prossimo (ausiliare avere):

1) Paola …..................................... ieri sera al suo ragazzo (lei – scrivere).

2) Giovanni e Nicola …..................................... amicizia a scuola (loro – fare).

3) La nonna …..................................... la sua fetta di torta (lei – non avere)!

4) …..................................... la dieta stamattina (io – sospendere).

5) Bravi! …..................................... splendidamente le prove dello spettacolo (voi – dirigere).

6) …..................................... tutti i soldi che ti avevo prestato (tu – spendere)?

7) Ragazzi, …..................................... ancora il problema (noi – non risolvere)!

8) Raimondo …..................................... la notizia dalla sorella (lui – sapere).

9) Cara, …..................................... alla lettera di tuo cugino (tu – rispondere)?

10) Oggi fa così caldo che …..................................... il riscaldamento (io – non accendere).

Esercizio: inserisci la forma corretta del passato prossimo (ausiliari avere e essere):

1) …..................................... qualche volta a uscire in bici (tu – provare)?

2) …..................................... di cambiare lavoro (io – decidere).

3) Luisa …..................................... la loro offerta di lavoro (lei – accettare).

24 Oltre a questi possono essere individuati ulteriori sottogruppi, dei quali per motivi di sintesi non ci occupiamo, lasciando per il resto libera iniziativa a docenti e/o studenti rispetto a tale eventuale ricerca.

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4) L'arbitro …..................................... i due giocatori per condotta antisportiva (lui – espellere).

5) Dino e Laura …..................................... un brutto momento per sposarsi (loro – scegliere).

6) Bambini, …..................................... voi il vaso della nonna (voi – rompere)?

7) Nel 2012 la situazione economica …..................................... (essa – non migliorare).

8) …..................................... per paura di essere coinvolti nell'episodio (noi – tacere).

9) Sabato sera …..................................... tutta la notte (io – ballare).

10) Il sospettato …..................................... di fronte al giudice (lui – comparire).

11) Al terzo sparo …..................................... la polizia (essa – intervenire).

12) …..................................... la mia fiducia (voi – tradire)!

13) Mariella …..................................... di telefonare a suo marito (lei – dimenticarsi).

14) Se …..................................... l'arrosto prendi del bicarbonato (tu – non digerire).

15) …..................................... i capelli prima di uscire (io – non asciugarsi).

16) I critici …..................................... quest'opera un milione di euro (loro – valutare).

17) Io e Patrizia …..................................... sei mesi fa (noi – divorziare).

18) …..................................... molto per la partenza di Sandra (voi – soffrire)?

19) …..................................... che la gomma davanti è sgonfia (io – accorgersi).

20) Paolino, …..................................... per tutto il viaggio (tu – dormire)!

4.5) L'imperfetto indicativo

L'imperfetto è un altro tempo passato del modo indicativo (il modo della certezza); esso si chiama

“imperfetto”, cioè “non perfetto”, perché indica un tempo passato non precisato, non determinato,

perciò spesso legato a narrazioni e racconti di un passato generico, volendo anche fiabesco (“c'era

una volta...”). Per sintetizzare, gli usi dell'imperfetto sono i seguenti:

1) espressione di un'azione passata durante il suo svolgimento (es.: “Mentre facevo la doccia ha

suonato il postino.”); in questo caso, si può notare come ad esso sia contrapposto il passato

prossimo per segnalare invece un'azione puntuale, precisa nel tempo.

2) espressione di un'azione abituale nel passato, cioè di un'abitudine (es.: “A quel tempo,

fumavo solo sigarette americane.”).

3) descrizione di stati o condizioni (fisici, emotivi, atmosferici...) riferiti al passato (es.: “Anna

era di carnagione chiara e di corporatura robusta.”; “Stavo male pensando a lei.”; “Quel giorno

pioveva e faceva freddo).

4) espressione di cortesia (es.: “Salve, volevo un'informazione.”).

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5) uso “ludico-fantastico”, frequente nei giochi di ruolo dei bambini (es.: “io ero la principessa

e tu eri il mostro del castello...”).

La coniugazione dell'imperfetto indicativo segue le tre coniugazioni dei verbi (-are, -ere, -ire),

presentando le seguenti tre diverse forme:25

Imperfettoindicativo

1a coniugazione (-are) 2a coniugazione (-ere) 3a coniugazione (-ire)

Desinenza Esempio Desinenza Esempio Desinenza Esempio

Io -avo amavo -evo leggevo -ivo dormivo

Tu -avi amavi -evi leggevi -ivi dormivi

Lui/Lei -ava amava -eva leggeva -iva dormiva

Noi -avamo amavamo -evamo leggevamo -ivamo dormivamo

Voi -avate amavate -evate leggevate -ivate dormivate

Loro -avano amavano -evano leggevano -ivano dormivano

Esercizio: Nelle seguenti frasi coniuga i verbi tra parentesi all'imperfetto indicativo:

1) Mentre Gianni ….............................. (preparare) le valigie, Sonia …..............................

(piangere).

2) Da piccoli ….............................. (voi – giocare) a nascondino tutto il giorno.

3) In quegli anni ….............................. (noi – accendere) sempre la TV alle otto in punto.

4) A scuola l'intervallo ….............................. (durare) mezz'ora... quanti ricordi!

5) Mentre la nonna ….............................. (cucinare), io ….............................. (assaggiare) tutto.

6) Che bello! Questo momento lo ….............................. (io – aspettare) da anni!

7) Tutti ….............................. (dire) che quell'anno avrebbe nevicato più del solito.

8) Quando ….............................. (voi – avere) diciott'anni la ….............................. (voi – pensare)

diversamente.

9) Giulio, mentre ….............................. (tu – essere) in vacanza, una bella ragazza

….............................. (chiedere) sempre di te.

10) Quando tutti ….............................. (dormire), io ….............................. (scrivere) le mie poesie.

Esercizio: Nelle seguenti frasi inserisci la forma corretta dell'imperfetto quando l'azione è

durativa e il passato prossimo quando l'azione è puntuale:

1) ….............................. (io – vedere) Daniele ieri sera mentre ….............................. (io – andare) in

banca.

25 Tra i verbi irregolari ci sono principalmente essere (io ero, tu eri, lui/lei era...), dire (io dicevo, tu dicevi, lui/lei diceva...) e fare (io facevo, tu facevi, lui/lei faceva...)

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2) Quando ….............................. (noi – uscire) di casa, ….............................. (fare) molto freddo.

3) ….............................. (tu – avere) molta sete: ….............................. (tu – bere) tutta l'aranciata!

4) Mentre ….............................. (lei – dormire) il ladro ….............................. (lui – entrare) al piano

di sotto.

5) Quando ….......................................... (voi – conoscerci) ….............................. (noi – essere) in un

brutto periodo.

6) ….............................. (io – chiedere) un prestito a mia zia perché ….............................. (io – non

avere) i soldi per l'assicurazione.

7) I due giovani ….............................. (loro – non potere) chiedere aiuto perché

….............................. (loro – trovarsi) in una zona deserta.

8) Il televisore ….............................. (esso – non funzionare), così ….............................. (io –

dovere) portarlo in assistenza.

9) Luigino, ….............................. (tu – andare) molto bene a scuola fino a quando

….............................. (tu – conoscere) Davide.

10) Il medico ….............................. (lui – capire) che ….............................. (io – non stare) bene e

….................................. (lui – dirmi) che ….............................. (io – dovere) stare a letto tre giorni.

11) Mentre ….............................. (noi – andare) al supermercato ….............................. (noi –

vedere) Patrizia che ….............................. (lei – fare) jogging nel parco.

12) Rina e Amedeo ….............................. (loro – visitare) la nonna tutte le domeniche, finché non

….......................................... (loro – trasferirsi).

13) ….............................. (io – preparare) il pranzo quando ….............................. (io – sentire) la

vicina urlare.

14) Sicuramente ….............................. (tu – perdere) il portafogli quando ….............................. (tu –

essere) in fila per i biglietti.

15) Fabio ….............................. (lui – non andare) al lavoro la scorsa settimana perché

….......................................... (lui – non sentirsi) bene.

4.6) Il passato remoto

Se il passato prossimo indica un'azione finita, relativa ad un passato non troppo lontano (prossimo,

appunto, cioè vicino) e i cui effetti possono esistere nel presente, il passato remoto esprime

un'azione finita, lontana nel tempo (almeno di molti mesi) e di cui non ci sono effetti nel presente:

– Ho finito di lavare i piatti ed ora mi rilasso. (passato prossimo + presente)

– Finii il servizio militare e tornai al mio paese. (passato remoto + passato remoto)

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Per i verbi regolari la formazione del passato remoto è la seguente:

Passato remoto

1a coniugazione (-are) 2a coniugazione (-ere) 3a coniugazione (-ire)

Desinenza Esempio Desinenza Esempio Desinenza Esempio

Io -ai parlai -ei credei -ii partii

Tu -asti parlasti -esti credesti -isti partisti

Lui/Lei -ò parlò -é (-ette) credé/credette -ì partì

Noi -ammo parlammo -emmo credemmo -immo partimmo

Voi -aste parlaste -este credeste -iste partiste

Loro -arono parlarono -erono (-ettero) crederono/credettero

-irono partirono

I verbi con una coniugazione irregolare sono innanzitutto avere ed essere;26 la maggior parte di essi

presenta irregolarità solo in tre persone (prima e terza singolare; terza plurale): chiedere, chiudere,

cogliere, decidere, perdere, piangere, rispondere, scendere, togliere, vincere...

Bere, dare, dire, fare e stare seguono invece una loro coniugazione particolare:

BERE DARE DIRE FARE STARE

Io bevvi diedi (detti) dissi feci stetti

Tu bevesti desti dicesti facesti stesti

Lui/Lei bevve diede (dette) disse fece stette

Noi bevemmo demmo dicemmo facemmo stemmo

Voi beveste deste diceste faceste steste

Loro bevvero diedero (dettero)

dissero fecero stettero

Il passato remoto ha un uso abbastanza circoscritto e limitato nell'italiano d'uso, specialmente nelle

regioni settentrionali, dove viene sistematicamente sostituito dal passato prossimo:

– Dieci anni fa siamo stati in Egitto.

anziché il più corretto ma antiquato:

– Dieci anni fa fummo in Egitto.

Più frequente è la sua ricorrenza nei libri di storia e nelle narrazioni, anche romanzesche, nelle quali

si parla di un passato lontano. Per questa sua poca utilità nella vita di tutti i giorni, possiamo

tralasciare la parte dedicata agli esercizi, bastandoci l'osservazione e il riconoscimento di questo

tempo verbale.

26 Avere: Io ebbi, tu avesti, lui/lei ebbe, noi avemmo, voi aveste, loro ebbero. Essere: Io fui, tu fosti, lui/lei fu, noi fummo, voi foste, loro furono.

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4.7) Il futuro semplice

Il futuro semplice è anch'esso un tempo del modo indicativo; assieme al suo composto, il futuro

anteriore (ed al condizionale, solo in determinati casi), è l'unico tempo verbale utile per esprimere

un'azione o una condizione futura. Quando questi due tempi sono presenti nello stesso periodo, il

futuro anteriore indica qualcosa di precedente e spesso necessario rispetto a ciò che viene espresso

dal futuro semplice, che a sua volta risulta perciò posteriore nel tempo:

- “Quando avrai convinto (anteriore) anche tua madre ti presterò (posteriore) la mia auto.”

Utilizziamo dunque il futuro essenzialmente per due scopi:

a) descrivere azioni/situazioni future (in alternativa al presente pro futuro, v. sopra):

– “L'anno prossimo andremo in Turchia.”

b) fare previsioni o ipotesi

– “Domani la partita sarà difficile, vedrai...”

– “A quest'ora Mattia e Pasquale saranno arrivati a Torino.”

Rispetto alle tre coniugazioni, il futuro semplice dei verbi regolari presenta le seguenti forme:

Futuro semplice

1a coniugazione (-are) 2a coniugazione (-ere) 3a coniugazione (-ire)

Desinenza Esempio Desinenza Esempio Desinenza Esempio

Io -erò amerò -erò leggerò -irò dormirò

Tu -erai amerai -erai leggerai -irai dormirai

Lui/Lei -erà amerà -erà leggerà -irà dormirà

Noi -eremo ameremo -eremo leggeremo -iremo dormiremo

Voi -erete amerete -erete leggerete -irete dormirete

Loro -eranno ameranno -eranno leggeranno -iranno dormiranno Ci sono poi dei verbi, anche importanti, che presentano forme irregolari ma tra loro assimilabili in

sottogruppi: andare e dare per la prima coniugazione; bere, rimanere, tenere per la seconda; dire

per la terza. Altri verbi con il futuro irregolare sono avere ed essere,27 fare, stare, dovere, potere,

sapere, vedere, vivere, volere, venire:

ANDARE RIMANERE DIRE

Io andrò Io rimarrò Io dirò

Tu andrai Tu rimarrai Tu dirai

Lui/Lei andrà Lui/Lei rimarrà Lui/Lei dirà

Noi andremo Noi rimarremo Noi diremo

Voi andrete Voi rimarrete Voi direte

Loro andranno Loro rimarranno Loro diranno

27 Avere: Io avrò, tu avrai, lui/lei avrà, noi avremo, voi avrete, loro avranno. Essere: Io sarò, tu sarai, lui/lei sarà, noi saremo, voi sarete, loro saranno.

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Vanno aggiunti per completezza i verbi che finiscono in -care e -gare come cercare e pagare:

CERCARE PAGARE

Io cercherò Io pagherò

Tu cercherai Tu pagherai

Lui/Lei cercherà Lui/Lei pagherà

Noi cercheremo Noi pagheremo

Voi cercherete Voi pagherete

Loro cercheranno Loro pagheranno

Esercizio: Inserisci nelle seguenti frasi la giusta forma del futuro semplice:

1) L'anno prossimo i nonni …............................. (viaggiare) in treno per l'Europa.

2) Patrizia e Claudio …............................. (sposarsi) tra sei mesi.

3) Io …............................. (non fare) più quest'errore!

4) Luca, promettimi che …............................. (impegnarti) di più in matematica!

5) Antonella …............................. (arrivare) sabato con il treno delle 9.00.

6) Io e la mia famiglia …............................. (traslocare) il prossimo mese.

7) Cara, domani sera …............................. (tu – indossare) quel vestito di Armani?

8) Hanno suonato al citofono. Chi …............................. (essere) a quest'ora?

9) Il padre di Tiziana ha già molti capelli bianchi. …............................. (avere) una settantina

d'anni.

10) Non ho l'orologio: …............................. (essere) le tre.

11) Quest'estate …............................. (io – visitare) tutti i parenti di mia madre.

12) Non dovresti fumare: quando poi …............................. (tu – stare) male non lamentarti!

13) Domenica a pranzo la zia …............................. (preparare) le lasagne.

14) Questo negozio non è conveniente: …............................. (noi – non comprare) più nulla qui!

15) Siete dei villani! …..................................... (pentirvi) di quello che avete detto!

Esercizio: Completa i seguenti periodi alternando futuro semplice e futuro anteriore:

1) Sergio, …......................................... (io – rispettarti) quando ….........….............................

(tu – imparare) a comportarti bene con gli altri.

2) Ragazzini, quando ….........…............................. (noi – arrivare) a casa ….........

…............................. (voi – potere) aprire i regali.

3) Quando Fabiana …......................................... (laurearsi) ….........................................

(trovare) sicuramente un buon lavoro.

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4) Una volta che …......................................... (tu – restituirmi) il prestito che ti ho fatto,

…......................................... (io – decidere) se darti altri soldi.

5) …......................................... (io – prendere) una decisione solo quando

…......................................... (io – valutare) bene tutti gli aspetti.

4.8) Il condizionale

Il condizionale è un modo verbale che utilizziamo per esprimere un'azione o un pensiero legati a

una condizione, quindi incerti. Esso indica volontà/desiderio, eventualità, indecisione/dubbio:

– “Se voi foste d'accordo verremmo volentieri anche noi dalla zia.”

In questo esempio, noi vogliamo esprimere la volontà di andare dalla zia, a condizione che/a patto

che gli altri (voi) siano d'accordo; al condizionale si affianca il congiuntivo per esprimere la

condizione (Se voi foste...) dalla quale dipende l'azione espressa dal congiuntivo (periodo

ipotetico).28

Altri utilizzi del condizionale rientrano più che altro nell'ambito delle forme di cortesia, ad esempio

per dare un consiglio garbato o per formulare un invito con discrezione e/o eleganza:

– “Sonia, ti andrebbe un caffè a casa mia?”

– “Ciro, questa cosa dovresti chiederla a tua moglie!”

In base alle tre coniugazioni, il condizionale assume queste forme:

Condizionale presente

1a coniugazione (-are) 2a coniugazione (-ere) 3a coniugazione (-ire)

Desinenza Esempio Desinenza Esempio Desinenza Esempio

Io -erei comprerei -erei prenderei -irei partirei

Tu -eresti compreresti -eresti prenderesti -iresti partiresti

Lui/Lei -erebbe comprerebbe -erebbe prenderebbe -irebbe partirebbe

Noi -eremmo compreremmo -eremmo prenderemmo -iremmo partiremmo

Voi -ereste comprereste -ereste prendereste -ireste partireste

Loro -erebbero comprerebbero -erebbero prenderebbero -irebbero partirebbero

I verbi irregolari al futuro sono irregolari anche al condizionale:

INFINITO FUTURO CONDIZIONALE

essere sarò sarei, saresti, sarebbe, saremmo, sareste, sarebbero

avere avrò avrei, avresti, avrebbe, avremmo, avreste, avrebbero

28 Nell'uso quotidiano questa costruzione congiuntivo+condizionale, abbastanza impegnativa, viene sostituita (erroneamente) da espressioni alternative che utilizzano l'imperfetto, come nella frequente “*se lo sapevo te lo dicevo”; oppure, ancor più erroneamente e in situazioni di scarso controllo linguistico, si estende il condizionale anche nell'ipotesi: “*se sarebbe possibile...”.

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fare farò farei, faresti, farebbe, faremmo, fareste, farebbero

andare andrò andrei, andresti, andrebbe, andremmo, andreste, andrebbero

bere berrò berrei, berresti, berrebbe, berremmo, berresti, berrebbero

vivere vivrò vivrei, vivresti, vivrebbe, vivremmo, vivreste, vivrebbero

cominciare comincerò comincerei, cominceresti, comincerebbe, cominceremmo, comincereste, comincerebbero

Il condizionale passato, sempre composto con gli ausiliari essere e avere, aggiunge la possibilità di

riferire su un'azione che non si è potuta realizzare nel passato a causa di un altro evento, o su

qualcosa che non è possibile fare nel presente e neanche nel futuro:

– “Sarei venuto anch'io a Parigi lo scorso mese, se non fossi stato male.”

– “Io avrei preso solo un panino, ma possiamo ordinare quello che volete.”

– “Mi sarei iscritto volentieri all'Università ma lavoro già moltissimo.”

Esercizio: Inserisci il verbo al condizionale semplice nelle seguenti frasi:

1) Cosa …............................. (tu – volere) vedere a Firenze?

2) Cosa …..................................... (piacerti) fare domenica prossima?

3) Io …..................................... (non essere) capace di fare questo a una persona.

4) Salve, …............................. (io – desiderare) un preventivo per un impianto a gas.

5) Luisa …............................. (dovere) chiamarci stasera, se non l'ha dimenticato.

6) Avvocato, …..................................... (andarLe) bene se ci accordassimo con l'altra parte?

7) Se fosse per noi …............................. (bere) tutte le birre subito!

8) Per favore ragazzi, …............................. (voi – andare) in camera vostra a giocare?

9) Quei due monelli …............................. (avere) proprio bisogno di una lezione!

10) Signorina, …............................. (potere) essere così gentile da abbassare la voce?

11) Carissima, …..................................... (farmi) molto piacere rivederti questo weekend!

12) Gino, ….....…............................. (tu – passarmi) il sale che è vicino a te?

13) Che buono! …..................................... (io – mangiarne) ancora un altro piatto!

14) Se io fossi in te …............................. (io – avvertire) subito la polizia.

15) Amici, ho perso l'accendino: …..................................... (voi – farmi) accendere?

16) Amici, sono rimasto al verde: …..................................... (voi – prestarmi) 7.647 euro?

17) Rodolfo, …............................. (tu – passare) a prendere il pane rientrando a casa?

18) Il dottore mi ha detto che …............................. (io – dovere) mangiare meno pasta.

19) Se comprassimo un'auto nuova …............................. (noi – spendere) il doppio.

20) Se ci fossero Piera e Anna …............................. (loro – dire) che ho ragione io.

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Esercizio: Inserisci il verbo al condizionale composto nelle seguenti frasi:

1) …......................................... (io – volere) esserci stasera al ballo, ma ho un altro impegno.

2) Elisa, …......................................... (venire) a Roma se ti avessi invitata?

3) Mai …......................................... (noi – pensare) di trovarci in questa situazione.

4) Se non lo avessi visto con i tuoi occhi ….................................................. (tu – non crederci).

5) Voi l'…..................................... (accettare) quell'offerta di lavoro?

6) Federico ha detto che …......................................... (lui – piacergli) partire il prossimo mese.

7) La povera zia Ada …................................. (essere) contenta di vederti sposato!

4.9) Il congiuntivo

Similmente al condizionale e diversamente dal modo indicativo, il congiuntivo è un modo utilizzato

per esprimere l'incertezza, la possibilità, il desiderio, la soggettività di un'opinione personale. Come

il passato remoto dell'indicativo, il suo utilizzo non è granché diffuso e per decenni ha contribuito a

evidenziare il divario presente nella società italiana tra la classe istruita della medio-alta borghesia e

il resto della popolazione, svantaggiata su entrambi i fronti della scolarizzazione e delle possibilità

economiche.

Del resto, il modo congiuntivo si usa solo in particolari e non elementari costruzioni sintattiche; un

esempio lo abbiamo osservato precedentemente con il periodo ipotetico, in coordinazione con il

modo condizionale; sempre in dipendenza da un altro modo, l'indicativo, esso regge una frase

secondaria (detta subordinata) che esprime dubbio, desiderio, opinione...:

– Mi chiedo se sia giusto comportarsi così.

INDICATIVO CONGIUNTIVO

Il congiuntivo svolge questa funzione anche in dipendenza da una frase principale che presenta i

verbi bisognare, occorrere, essere (necessario, opportuno, preferibile) ecc. usati alla terza persona

singolare, quindi come impersonali (v. oltre, forma impersonale):

– Bisogna che gli studenti frequentino le lezioni.

– Sarebbe opportuno che il colpevole si facesse avanti.

Inoltre, si usa il congiuntivo in particolari espressioni introdotte da: prima che, senza che,

qualsiasi/qualunque, comunque, sempre in dipendenza da un'altra frase, la principale:

– Comunque vada, sarà un successo.

– Dirò tutto a tua moglie, prima che lo sappia da qualcun'altro.

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Per i verbi regolari, il congiuntivo si coniuga così:

Congiuntivopresente29

1a coniugazione 2a coniugazione 3a coniugazione 3a coniugazione+ -isc

Desinenza Esempio Desinenza Esempio Desinenza Esempio Desinenza Esempio

Che io -i parli -a legga -a parta -isca finisca

Che tu -i parli -a legga -a parta -isca finisca

Che lui/lei -i parli -a legga -a parta -isca finisca

Che noi -iamo parliamo -iamo leggiamo -iamo partiamo -iamo finiamo

Che voi -iate parliate -iate leggiate -iate partiate -iate finiate

Che loro -ino parlino -ano leggano -ano partino -iscano finiscano

Congiuntivoimperfetto30

1a coniugazione 2a coniugazione 3a coniugazione

Desinenza Esempio Desinenza Esempio Desinenza Esempio

Che io -assi parlassi -essi leggessi -issi partissi

Che tu -assi parlassi -essi leggessi -issi partissi

Che lui/lei -asse parlasse -esse leggesse -isse partisse

Che noi -assimo parlassimo -essimo leggessimo -issimo partissimo

Che voi -aste parlaste -este leggeste -iste partiste

Che loro -assero parlassero -essero leggessero -issero partissero

In generale, si usa il congiuntivo presente quando il pensiero espresso nella frase principale è al

presente (effettivo o atemporale); il congiuntivo imperfetto quando il verbo della frase principale è

in un tempo passato o nel periodo ipotetico (in coordinazione col condizionale):31

– Avevo paura che gli esami andassero male.

– Se fosse possibile, vivrei in un'altra città.

Esercizio: completa i seguenti periodi con il verbo al congiuntivo presente o imperfetto:

1) Cara, spero che …................................. (tu – accettare) questo regalo.

2) Sarebbe bello che tutti …................................. (loro – essere) felici.

3) È arrivata una lettera. Credo che …................................. (essa – essere) per te.

4) Da ragazzo pensavo che la vita …................................. (essa – essere) più facile.

5) Marinella è una donna giovanile: sembra che …................................. (lei – avere) vent'anni.

29 Avere: che io abbia, che tu abbia, che lui/lei abbia, che noi abbiamo, che voi abbiate, che loro abbiano. Essere: che io sia, che tu sia, che lui/lei sia, che noi siamo, che voi siate, che loro siano.30 Avere: che io avessi, che tu avessi, che lui/lei avesse, che noi avessimo, che voi aveste, che loro avessero. Essere: che io fossi, che tu fossi, che lui/lei fosse, che noi fossimo, che voi foste, che loro fossero.31 Tralasciamo i composti del congiuntivo, passato e trapassato, per motivi di spazio e opportunità.

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4.10) La forma passiva

Come abbiamo potuto sin qui notare, l'ordine della frase semplice italiana è SOGGETTO – VERBO

– COMPLEMENTO:

Il lupo – mangia – l'agnello

(sogg.) - (verbo) - (complemento)

Normalmente, siamo abituati a considerare il soggetto come la persona/animale/cosa che compie

l'azione; tuttavia, grazie anche alla forma passiva, ci possiamo facilmente rendere conto che non è

sempre così, cioè che il soggetto è più in generale la persona/animale/cosa di cui si parla nella

frase. Quindi, nella frase dell'esempio precedente, il ruolo di soggetto può essere svolto anche

dall'agnello, anche se è esso a subire l'azione del lupo; ciò è possibile con la forma passiva:

L'agnello – è mangiato – dal lupo

(sogg.) - (verbo) - (complemento)

Come si può facilmente capire, la forma passiva si può ottenere solo dai verbi transitivi, da quei

verbi cioè che trasmettono l'azione dal soggetto all'oggetto; quello che era il soggetto nella forma

attiva, diventa nella forma passiva un complemento, in particolare un complemento di agente, un

complemento che specifica chi agisce nella frase (introdotto dalle varie forme della preposizione

da). La forma passiva si può costruire nei seguenti modi:

– verbo essere + participio passato del verbo transitivo da coniugare:

FORMA ATTIVA FORMA PASSIVA

Il Parlamento approva la legge. La legge è approvata dal Parlamento.

La mamma ha preparato la torta. La torta è stata preparata dalla mamma.

L'Italia vincerà i mondiali. I mondiali saranno vinti dall'Italia.

Risultando coniugato con il verbo ausiliare essere, il participio deve concordare in genere e numero

con il soggetto (legge/approvata; torta/preparata; mondiali/vinti).

– verbo venire + participio passato del verbo transitivo da coniugare (solo per i tempi semplici

e in alternativa alla forma col verbo essere):

FORMA ATTIVA FORMA PASSIVA

Mario adotta un cane. Il cane viene adottato da Mario.

I Barbari conquistavano Roma. Roma veniva conquistata dai Barbari.

La Giuria premierà il migliore. Il migliore verrà premiato dalla Giuria.

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-- con la particella si + la terza persona (singolare o plurale) del verbo attivo; in questa

costruzione manca il soggetto:

FORMA ATTIVA FORMA PASSIVA

Gli italiani bevono il caffè al bar Il caffè si beve al bar.

La stampa critica il nuovo premier. Si critica il nuovo premier.

Alla riunione abbiamo discusso il tuo caso. Alla riunione si discute il tuo caso.

Utilizzando questa forma, nei tempi composti si usa sempre l'ausiliare essere:

Il caffè si è bevuto al bar.

Si è criticato il nuovo premier.

Alla riunione si è discusso il tuo caso.

– con i verbi dovere e potere, aggiungendo il senso di obbligo/necessità/possibilità + il

participio passato del verbo attivo:

FORMA ATTIVA FORMA PASSIVA

Cristina deve comprare il pane. Il pane deve essere comprato da Cristina.

Cristina deve comprare i biglietti. I biglietti devono essere comprati da Cristina.

Cristina può comprare il pane. Il pane può essere comprato da Cristina.

Cristina può comprare i biglietti. I biglietti possono essere comprati da Cristina.

– con la terza persona (singolare e plurale) dei tempi semplici del verbo andare, per

aggiungere il senso di necessità o dovere + participio passato del verbo attivo:

Il lavoro va terminato entro oggi. I lavori vanno terminati entro oggi.

Il lavoro andava terminato lo scorso mese. I lavori andavano terminati lo scorso mese.

Il lavoro andrà terminato il prossimo mese. I lavori andranno terminati il prossimo mese.

Esercizio: Riscrivi le seguenti frasi dalla forma attiva a quella passiva:

1) Lo zio lava la macchina.

_______________________________________________________________________

2) I poliziotti hanno catturato i banditi.

_______________________________________________________________________

3) La segretaria ha preparato il documento da firmare.

_______________________________________________________________________

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4) I giornali hanno pubblicato la notizia del sequestro.

_______________________________________________________________________

5) I bambini mangiano le caramelle.

_______________________________________________________________________

6) Il collaboratore scolastico suona la campanella dell'intervallo.

_______________________________________________________________________

7) L'orchestra suonava un valzer di Strauss.

_______________________________________________________________________

8) Tutti i ragazzi seguivano il concerto in TV.

_______________________________________________________________________

9) Tutti noi leggevamo “Il Corriere dei Piccoli”.

_______________________________________________________________________

10) Nicolino ha rotto il vaso cinese della nonna.

_______________________________________________________________________

11) La mamma cucina l'arrosto di maiale.

_______________________________________________________________________

12) Youssef deve fare ancora tutti i compiti.

_______________________________________________________________________

13) Il meccanico può aggiustare la macchina in tre giorni.

_______________________________________________________________________

14) La signora delle pulizie ha lavato già l'ingresso.

_______________________________________________________________________

15) Il Presidente deve promulgare la legge entro 30 giorni dall'approvazione del Parlamento.

_______________________________________________________________________

16) Il fumo può provocare il cancro ai polmoni.

_______________________________________________________________________

17) Marco deve avvertire gli invitati del ritardo.

_______________________________________________________________________

18) Alcuni testimoni hanno visto i ladri mentre scappavano con la refurtiva.

_______________________________________________________________________

19) I commercianti fanno gli sconti a gennaio.

_______________________________________________________________________

20) Lo zio Pino cambia il vetro della finestra.

_______________________________________________________________________

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4.11) La forma impersonale

Questa forma è molto utilizzata sia nel parlato che nello scritto quando non si vuole, o non è

necessario o possibile, indicare il soggetto dell'azione: “impersonale” vuole dire appunto “senza

persona”, quindi in questo caso “senza soggetto”. Per costruire la forma impersonale si utilizza

esclusivamente la terza persona, per lo più singolare, secondo i seguenti casi:

– Verbi atmosferici:

Piovere, nevicare, grandinare, ecc. per loro natura non hanno un soggetto grazie al quale agiscono,

quindi possono costituire da soli una frase di senso compiuto, coniugati alla terza persona singolare:

– Nevica.

Essi sono associabili ad un soggetto solo quando parliamo in senso figurato, astratto:

– Cosa credi, che i soldi piovano dal cielo?

– Verbo “fare” seguito da un aggettivo o da un nome:

– Oggi fa freddo.

– In questo periodo fa notte molto presto.

– Verbi impropriamente impersonali:

1) “essere” e “andare” seguiti da aggettivo, nome o avverbio

– È bene guidare con prudenza.

– Va bene, hai ragione tu.

– Adesso è il momento giusto!

2) “bisognare”, “capitare”, “sembrare”, “occorrere”, “convenire”, “necessitare”...

– Bisogna riconoscere i meriti altrui.

3) “dire”, “pensare”, “ritenere”, “suggerire”... preceduti dalla particella “si”

– Si dice che essere felici allunghi la vita.

4) qualunque verbo preceduto dalla particella “si”, coniugato alla terza persona

singolare e seguito da un avverbio o da un verbo all'infinito

– Si prega di non disturbare.

– Nei paesi anglosassoni si beve molto.

I tempi composti dei verbi impersonali richiedono l'ausiliare essere, tranne quelli atmosferici, per i

quali funzionano sia essere che avere:

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– Si è creduto che la crisi fosse finita.

– Ieri ha diluviato tutto il giorno.

Anche i verbi riflessivi (alzarsi, divertirsi, svegliarsi...) hanno la forma impersonale, che prevede

l'aggiunta della particella ci prima del verbo:

– In campagna ci si sveglia presto al mattino.

– A Las Vegas ci si diverte sempre.

Nel ricco panorama dei vari contesti comunicativi, si possono incontrare altre forme impersonali,

tra cui:

– l'utilizzo della terza persona plurale:

es.: - Dicono che quest'anno si pagherà molto per il bollo auto.

– l'utilizzo del pronome “uno”:

es.: - In questo quartiere uno deve sempre guardarsi le spalle.

– l'utilizzo del pronome “tu”, come nell'inglese, con il verbo alla seconda persona singolare:

es.: - Quando (tu) ti accorgi che la vita è una sola, spesso è troppo tardi.

Esercizio: Scrivi delle frasi con la forma impersonale utilizzando le parole suggerite:

Es.: In Toscana/bere/ottimo vino → In Toscana si beve dell'ottimo vino.

1) In quella scuola/studiare/il tedesco ____________________________________________

2) In questo posto/mangiare/a buon prezzo _________________________________________

3) In Svizzera/vivere/benissimo ____________________________________________

4) In ufficio/parlare/male/di Giuditta ____________________________________________

5) In treno/viaggiare/comodamente ____________________________________________

6) Nelle scuole/non fumare/per legge ____________________________________________

7) A Natale/poter andare/in montagna ____________________________________________

8) Nelle vacanze/poter svegliarsi/tardi ____________________________________________

9) L'albergo/dover prenotare/un mese prima ________________________________________

10) Nella vita/non poter prevedere/nulla ____________________________________________

4.12) Il verbo “stare” + gerundioPer esprimere un'azione durante il suo svolgimento esiste una particolare costruzione, nella quale il

verbo stare si accompagna al gerundio, un modo non finito che presenta le caratteristiche desinenze

-ando (prima coniugazione) ed -endo (seconda e terza coniugazione).

Questa forma, assimilabile al present ed al past continuous dell'inglese (-ing form), si usa per lo più

con l'imperfetto e con il presente; raramente con il futuro per fare ipotesi sul presente o previsioni

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sul futuro; mai con i tempi composti (es. passato prossimo). La forma stare + gerundio non è

obbligatoria ma alternativa al presente e all'imperfetto dell'indicativo:

– Faccio la dieta. - Sto facendo la dieta.

– Facevo la doccia. - Stavo facendo la doccia.

Normalmente, questa forma si usa con i verbi che esprimono azione, anche se talvolta si possono

descrivere con essa condizioni o stati d'animo:

– Sto pensando alla mia terra.

– Dottore, sto avvertendo un forte dolore al petto.

Esercizio: Riscrivi i seguenti periodi o frasi utilizzando la forma stare + gerundio:

1) Fa molto caldo in questo mese.

__________________________________________________________________________

2) Cucino il pollo alla diavola.

__________________________________________________________________________

3) Fumo cinque sigarette al giorno.

__________________________________________________________________________

4) A cosa pensi da un'ora?

__________________________________________________________________________

5) La situazione economica dell'Italia peggiora.

__________________________________________________________________________

6) Ornella e Said vengono a trovarci.

__________________________________________________________________________

7) Cosa facevi l'altro giorno in via Mazzini, 32?

__________________________________________________________________________

8) Pioveva quando sono uscito di casa.

__________________________________________________________________________

9) Stamattina parlavi al telefono quando ti ho salutato.

__________________________________________________________________________

10) A quest'ora mio fratello rientrerà a casa.

__________________________________________________________________________

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4.13) Il verbo “stare per” + infinito

Questa forma è utile quando vogliamo esprimere qualcosa (per lo più un'azione/evento, ma anche

una condizione o stato) che sta per accadere, che è cioè imminente:

– Prendo l'ombrello. Sta per piovere.

– Che nervi: sto per esplodere!

Come la precedente forma stare + gerundio, questa costruzione si usa quasi esclusivamente

all'imperfetto e al presente, più raramente al futuro, mai con i tempi composti:

– Valeria, smetti di giocare: stiamo per mangiare!

– Quella sera stavo per impazzire!

– In questo momento la banca starà per chiudere.

Esercizio: Leggi e comprendi le seguenti espressioni, quindi scrivi frasi o periodi con la forma

stare per + infinito per prevedere cosa sta per succedere:

1) La mamma è in cucina. Mette la pentola con l'acqua sul fornello.

La mamma _________________________________________________________

2) I ciclisti sono sulla linea di partenza e aspettano il “via!”

I ciclisti ____________________________________________________________

3) La festa è finita e gli ospiti si stanno rivestendo.

Gli ospiti ___________________________________________________________

4) Alla cassa del supermercato un cliente ha preso il portafogli dalla tasca.

Il cliente ___________________________________________________________

5) Le porte del treno sono già chiuse e il capotreno fischia per la partenza.

Il treno ____________________________________________________________

4.14) La concordanza

Con il congiuntivo abbiamo conosciuto una struttura del discorso più complessa e ampia della frase,

il periodo. Esso si ottiene quando mettiamo in relazione due o più frasi tra loro, secondo legami

sintattici (congiunzioni, segni di punteggiatura...) e di significato. La costruzione di un periodo

corretto e fluido non è un'operazione semplice e di norma è difficile da raggiungere nei primissimi

anni di apprendimento della lingua; tuttavia, secondo un'idea di miglioramento costante e

quotidiano della propria produzione scritta e orale (al di là di certificazioni e diplomi vari) riteniamo

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importante fornire delle indicazioni schematiche su come può funzionare un periodo di due frasi,

nel quale una delle due frasi ha il ruolo di principale, l'altra quello di secondaria, coordinata o

subordinata alla prima. Oltre alle congiunzioni, di cui parleremo più oltre, sono molto importanti i

verbi, e in particolar modo i rapporti di dipendenza che essi hanno nelle due frasi; la frase

secondaria può esprimere infatti un evento anteriore, contemporaneo o posteriore nel tempo rispetto

alla frase principale, quindi a seconda dei casi il tempo e il modo di quest'ultima richiederà uno

specifico tempo e modo dalla frase secondaria.

MODO INDICATIVO

FRASE PRINCIPALE FRASE SECONDARIA TEMPO

Penso che/ho pensato (poco fa) che

Laura ha sbagliato/sbagliava/sbagliò anteriore

Laura sbaglia/sta sbagliando contemporaneo

Laura sbaglierà posteriore

Ho pensato/ pensavo/pensai che

Laura aveva sbagliato/sbagliò anteriore

Laura sbagliava/stava sbagliando contemporaneo

Laura avrebbe sbagliato posteriore

Penserò che

Laura ha sbagliato/sbagliava/sbagliò/avrà sbagliato

anteriore

Laura sbaglia/sbaglierà contemporaneo

Laura sbaglierà posteriore

MODO INDICATIVO + CONGIUNTIVO

FRASE PRINCIPALE FRASE SECONDARIA TEMPO

Penso cheLaura abbia sbagliato anteriore

Laura sbagli contemporaneo

Laura sbagli (sbaglierà) posteriore

Ho pensato/pensavo cheLaura avesse sbagliato anteriore

Laura sbagliasse contemporaneo

Laura sbagliasse (avrebbe sbagliato) posteriore

MODO CONDIZIONALE + CONGIUNTIVO

FRASE PRINCIPALE FRASE SECONDARIA TEMPO

Penserei/avrei pensato cheLaura avesse sbagliato anteriore

Laura sbagliasse contemporaneo

Laura sbagliasse posteriore

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5) Le preposizioni

Le preposizioni sono piccole parole molto frequenti nella costruzione della frase in italiano. Se

prendiamo in considerazione una frase minima, come può essere “la mamma fa la spesa”, possiamo

facilmente renderci conto che, per ampliarla e aggiungere informazioni, abbiamo bisogno di

elementi di raccordo, in altre parole di connettivi logici; quindi, se vogliamo ampliare la frase

minima “la mamma fa la spesa” aggiungendo per esempio l'informazione su dove viene fatta la

spesa, introduciamo il nuovo segmento con una preposizione, con soluzioni di questo tipo:

- la mamma fa la spesa al mercato

- la mamma fa la spesa in centro

Se poi vogliamo anche specificare con quale mezzo la mamma fa la spesa, ricorriamo sempre ad

una preposizione per introdurre questa nuova informazione:

- la mamma fa la spesa al mercato in bici

- la mamma fa la spesa al mercato a piedi

Con lo stesso meccanismo possiamo continuare aggiungendo sempre nuove informazioni, che in

grammatica sono riconosciute come complementi, cioè “completamenti” della frase; nell'esempio

proposto, “al mercato” e “in centro” sono classificati perciò come complementi di luogo, “in bici” e

“a piedi” come complementi di mezzo.

In sintesi, le preposizioni servono ad aggiungere nuove informazioni all'interno della frase,

introducendo vari complementi indiretti (di luogo, di mezzo, di modo, di tempo...).

5.1) Le preposizioni semplici

Riportiamo di seguito le preposizioni semplici e i loro principali usi:

PREPOSIZIONE COMPLEMENTO ESEMPI

DI

• possesso• specificazione• origine• argomento• materia• età• tempo

L'orologio di MarioHo mal di testaSalvatore è di PalermoParlami di teIl bicchiere di vetroUn signore di quarant'anniDi recente ho vinto 3000 euro

A

• termine• luogo• tempo• mezzo• età• qualità

Voglio bene a MariaAndiamo a Roma; resto a casaEsco a mezzanotteVado a piediMi sono sposato a trent'anniUna camicia a quadri

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DA• provenienza• luogo (persona)• tempo• qualità

Vengo da CasablancaVado da Gianni; Sono dal meccanicoTi aspetto da un'oraFerro da stiro; macchina da cucire

IN • luogo (dentro)• tempo• mezzo

In tasca ho 500 euro; vado in bagnoIn primavera sbocciano le mimoseViaggio in aereo

CON • compagnia• unione• mezzo• strumento• modo

Sono con MarisaPanino con la mortadellaViaggio con la macchinaTaglio la carne con il coltelloSuono il piano con passione

SU • luogo (sopra)• argomento

Abito su quella collinaUna conferenza su Leopardi

PER • motivo/fine/causa• luogo (attraverso/destinazione)• vantaggio• tempo (durata)• limitazione

Studio per imparare; tremo per il freddoPasso per il centro; il treno per GenovaVivo per leiRestiamo in Francia per tre settimane Per me ha ragione lui

FRA/TRA • luogo• relazione• limitazione/esclusione• tempo

Asti è tra Genova e TorinoTra loro c'è vero amoreTra di voi c'è un ingegnere?Arrivo tra mezz'oretta

Talvolta le preposizioni possono introdurre un verbo e quindi un'altra frase, attraverso costruzioni

che si sono cristallizzate similmente ai phrasal verbs nella lingua inglese. Alcuni esempi sono:

– andare a (fare qualcosa)

– pensare di (fare qualcosa); pensare a (qualcuno; a fare qualcosa)

– iniziare a (fare qualcosa)

– continuare a (fare qualcosa)

– finire di (fare qualcosa)

5.2) Le preposizioni articolate

Talvolta le preposizioni semplici non possono essere usate da sole davanti alle parole che seguono,

specie davanti a nomi comuni. Quando la parola che segue la preposizione ha bisogno dell'articolo

davanti, la preposizione semplice può trasformarsi in articolata fondendosi con l'articolo

determinativo necessario; quando ciò non è possibile, alla preposizione semplice deve seguire

l'articolo richiesto. Ad esempio, possiamo dire “il libro di Giacomo” ma non possiamo dire “il libro

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di amico di Giacomo”, perché il nome comune “amico” ha bisogno dell'articolo l' davanti; quindi,

dalla fusione tra di e l' si ottiene la preposizione articolata dell', che utilizziamo in questo caso: “il

libro dell'amico di Giacomo”. Altre preposizioni semplici, come con, per e tra/fra, non possono

combinarsi con gli articoli, quindi si mantengono staccate (“esco con l'amico di Luigi”; “questo

regalo è per la sorella di Giorgia”).32

Le possibili combinazioni tra preposizioni semplici e articoli sono le seguenti:

DI A DA IN CON SU PER TRA/FRA

IL del al dal nel col/con il sul / /

LO dello allo dallo nello / sullo / /

L' dell' all' dall' nell' / sull' / /

LA della alla dalla nella / sulla / /

I dei ai dai nei coi/con i sui / /

GLI degli agli dagli negli / sugli / /

LE delle alle dalle nelle / sulle / /

Esercizio: inserisci la preposizione semplice adeguata nelle seguenti frasi:

1) Antonio abita …............. via Garibaldi.

2) Vivo …............. Italia …............. molti anni.

3) Quel tavolo non è …............. legno ma …............. plastica.

4) Vado …............. Verona …............. Marcello.

5) Non c'è grande simpatia …............. il presidente e l'amministratore.

6) Nel documentario si parla …............. Galileo.

7) - …............. dove vieni? - Vengo dall'Albania, …............. Tirana.

8) - …............. chi è questa giacca? - È …............. mio cugino.

9) Pomeriggio andiamo …............. fare jogging …............. centro.

10) …............. che ora arrivano Flavio e Gabriella?

11) Vado …............. lavoro …............. tram.

12) - …............. chi esci stasera? - Esco …............. Alfonso.

13) Quella ragazza …............. gli occhi azzurri è mia sorella.

14) La zia Melina arriverà …............. due giorni.

15) Frequento l'università …............. Milano …............. diventare sociologo.

32 Esistono forme antiche e ormai desuete come *pel/pello/pella... o *colla/colle... che appartengono ormai solo alla letteratura fino al Novecento.

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Esercizio: Scegli per ogni frase la giusta preposizione (semplice o articolata) tra le tre

proposte:

1) Nell'ultimo mese ho lavorato quasi sempre …............ sera (di-della-a).

2) Ho comprato l'ultimo album …............ David Bowie (nel-di-con).

3) Quest'anno …............ vacanze andremo in Francia (a-in-per le).

4) Domenica vado …............ stadio con Mauro (sul-allo-da).

5) La madre di Clara è una bella donna …............ quarantina (sulla-per-tra).

6) Rosanna è nata …............ Emilia (con-in-del), …............ Ferrara (tra-in-a).

7) Ho letto un libro …............ Egizi (di-sui-sugli).

8) Lavoro …............ 15 km (con-sul-a) …............ casa (per-a-da).

9) Maria arriverà …............ aereo (con l'-sull'-su) …............ sette (nelle-delle-per).

10) Enrico ha sposato la sorella …............ mio collega (del-di-con).

Esercizio: inserisci la giusta preposizione articolata nelle seguenti frasi:

1) Voglio tanto bene …............ miei gatti, sono meglio …............ uomini!

2) Carlo è salito …............ autobus senza il biglietto.

3) Livio e Marta si sposeranno …............ chiesa di S. Rocco.

4) Stasera i bambini dormono …............ nonni. Noi possiamo andare …............ cinema.

5) L'ufficio anagrafe oggi è aperto …............ 8.30 …............ 13.30.

6) L'erba …............ vicino è sempre più verde!

7) Simone, metti i giocattoli …............ cassetto e vieni a mangiare!

8) Mi aspettavo più entusiasmo …............ sorella di Sergio!

9) Oggi …............ aeroporti di tutta Italia sono stati cancellati molti voli.

10) Rossella si è diplomata …............ massimo …............ voti.

11) Gli usignoli cantano …............ alberi.

12) I Beatles sono il gruppo più conosciuto …............ anni '60.

13) Pomeriggio la zia va a farsi la piega …............ parrucchiera.

14) Beatrice è una maniaca …............ bellezza: va ogni mese …............ estetista.

15) …............ ultimi anni la vita …............ grandi città italiane è peggiorata.

16) Ho lasciato il mio numero …............ fratello di Nicolino, se ne avesse bisogno.

17) Ho inviato stamattina il mio curriculum …............ azienda …............ zio di Paola.

18) Mi piace molto il gelato …............ amarena!

19) Le persone religiose credono …............ vita dopo la morte.

20) …............ ultime notizie sembra che non ci siano state vittime …............ incidente.

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6) I pronomi diretti e indiretti

6.1) I pronomi diretti

Precedentemente si è detto che i pronomi sono parole che sostituiscono dei nomi. Nel caso dei

pronomi diretti lo/li/la/le e ne questa funzione si può estendere a un'intera frase o episodio, come

nel seguente esempio:

– “Sai che Anna si è trasferita in Inghilterra e ha trovato lavoro a Londra presso un'importante

azienda di cosmetici?”

– “Sì, lo so.”

Rispetto alla struttura della frase semplice, costituita da soggetto + verbo + complemento (es.: “la

mamma fa la spesa.”), i pronomi diretti sostituiscono il complemento e più precisamente il

complemento oggetto, cioè quella parte della frase che risponde alla domanda “chi?”/“che cosa?”.

Essi seguono la distinzione di genere (maschile/femminile) e di numero (singolare/plurale) e sono:

Pronomi diretti SINGOLARE PLURALE

MASCHILE lo li

FEMMINILE la le

Per comodità, ad essi aggiungiamo il pronome diretto ne, che è invariabile (mantiene cioè sempre la

stessa forma) e che si può definire partitivo, svolgendo la funzione di indicare una parte di un

insieme, come nel seguente esempio:

– “Per dolce c'è la torta. Ne vuoi un po'?”

Il pronome diretto la viene usato anche nella forma di cortesia in cui si dà del “Lei”

all'interlocutore, sia al maschile che al femminile:

– “Gentile signore, La informo che il suo contratto è scaduto.”

– “Cara signora, La prego di recarsi al più presto al commissariato di polizia.”

Come si può notare dagli esempi riportati, questi pronomi – a differenza dei nomi che sostituiscono

– precedono il verbo:

– “Angelo? (Io) lo conosco da molti anni!”

– “Angela? (Io) la conosco da molti anni!”

– “Che buoni questi biscotti! (Io) ne prendo ancora!”

Nel caso della forma negativa, i pronomi diretti si inseriscono tra l'avverbio di negazione non e il

verbo:

– “Angelo? (Io) non lo vedo da molto tempo!”

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– “Angela? Non la vedo da molto tempo!”

– “Questi biscotti non mi piacciono. (Io) non ne voglio più!”

In alternativa, i pronomi diretti possono essere attaccati come desinenza all'infinito del verbo 33 che

agisce sull'oggetto. Quindi, spesso possiamo scegliere tra questa forma:

– “Signora, lo vuole provare (questo vestito)?”

e questa, in alternativa, con identico significato:

– “Signora, vuole provarlo (questo vestito)?”

In presenza di verbi di uso frequente come essere e avere, dire e fare, e specialmente nel parlato,

questi pronomi possono essere rafforzati dalla particella ce, con il significato di esserci (in un luogo

o in una situazione/condizione) e averci (qualcosa); essa quindi è assimilabile alle funzioni della

particella ci di cui parleremo più sotto:

– “Calici da vino? Ce ne sono degli altri in quella vetrina.”

– “Questo modello di Porsche ce l'ho34 soltanto io.”

– “Se Roberta ce la farà all'esame sarà felicissima di dircelo.”

Esercizio: nelle seguenti frasi sostituisci il complemento oggetto con il giusto pronome diretto

e forma poi il passato prossimo:

Es.: Compro il giornale → lo compro → l'ho comprato.

1) Federico visita i nonni.: ____________________________ ___________________________

2) La maestra controlla il quaderno.: ______________________ ___________________________

3) Pierino ripete la lezione.: ___________________________ ___________________________

4) Papà prepara il pranzo.: ___________________________ ___________________________

5) Raccolgo le olive.: ____________________________ ___________________________

6) Conosci i miei figli?: ____________________________ ___________________________

7) Dario guarda la televisione.: __________________________ ___________________________

8) Pippo mangia la torta.: ___________________________ ___________________________

9) I turisti ammirano le chiese.: _________________________ ___________________________

10) La professoressa spiega gli aggettivi.: __________________ ___________________________

33 O anche nel gerundio (“ti lascio porgendoti i miei più cari saluti”; “inizierò regalandole un mazzo di rose”) e nell'imperativo (“compralo!”, “lasciala!”, “prendili!”, ecc.).

34 Al singolare, dove possibile (per es. col passato prossimo), i pronomi la e lo si abbreviano in l'.

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Esercizio: rispondi alle seguenti domande (al presente o al passato prossimo) usando un

pronome diretto al posto del complemento oggetto:

Es.: - Sai leggere il cirillico? → - Sì, lo so leggere.

1) Hai ricevuto la mia email? _________________________________________________

2) Hai comprato le mele? _________________________________________________

3) Sai fare la torta al limone? Sì, ______________________________________________

4) Sai fare i biscotti al burro? No, _____________________________________________

5) Avete superato il test di scienze? _________________________________________________

6) I nonni hanno dimenticato i regali? ________________________________________________

7) Pina ha salutato suo cugino? _________________________________________________

8) Abbiamo deciso il menù di domani? _____________________________________________

9) Conosci Alberto Sordi? _________________________________________________

10) La sai guidare la moto? _______________________________________________________

11) L'hai vista la ragazza di Ludovico? _______________________________________________

12) Vedi spesso le mie cugine? _________________________________________________

13) Sai suonare il flauto? _________________________________________________

14) Avete fatto i compiti? _________________________________________________

15) I cani hanno mangiato tutti i croccantini? __________________________________________

16) Ida ha preparato l'esame di Biologia? _____________________________________________

17) Hai visto le mie sigarette? _________________________________________________

18) Chi ha aperto la porta del bagno? ________________________________________________

19) Sapete già cosa dovete fare? _________________________________________________

20) Che dici: cambiamo la macchina? ________________________________________________

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6.2) I pronomi personali

I pronomi personali servono in particolare per sostituire nomi (propri e comuni) di persona. A

seconda della funzione che i nomi svolgono nella frase, si distinguono:

- pronomi personali soggetto, quando è la persona che svolge l'azione o di cui si parla nella

frase (es.: “Io sono tedesco”, “Noi andiamo a teatro”, ecc.);35

- pronomi personali diretti (atoni o tonici), che rispondono alla funzione di complemento

oggetto (es.: “La zia ci chiama”, “Chiamami appena puoi”, “Questa storia riguarda solo me”, “Ho

incontrato loro al bar”, ecc.);

- pronomi personali indiretti (atoni o tonici), che rispondono a tutti gli altri complementi,

indiretti e introdotti da una preposizione (es.: “Parla di te”, “Dammi il tuo numero”, ecc.).

Pronomi personali

SOGGETTO COMPLEMENTO DIRETTO COMPLEMENTO INDIRETTO

ATONI TONICI ATONI TONICI

io mi me mi (a) me

tu ti te ti (a) te

lui (egli) lo lui gli (a) lui

lei (ella) la lei le (a) lei

noi ci noi ci (a) noi

voi vi voi vi (a) voi

loro (essi) li loro gli* loro/(a) loro

loro (esse) le loro gli* loro/(a) loro*forma più popolare e frequente nel parlato quotidiano rispetto alla variante tonica.

Come si vede dalla tabella, a forme simili se non identiche (tanto da apparire superflue) rispondono

funzioni sintattiche diverse, non sempre chiare al parlante, anche italiano, ma utili per una migliore

comprensione ed una più accorta produzione scritta e orale.

Le varianti della terza persona singolare del femminile (la, le, a lei), rispondenti al pronome

personale soggetto lei,36 si usano nella forma di cortesia:

– “Signorina, le posso offrire una bibita?”

– “Dottore, le chiedo un appuntamento per giovedì.”

35 Spesso questi pronomi sono sottintesi, quindi non espressi, grazie alla morfologia dei verbi italiani che distinguono solitamente le sei persone in sei diverse forme.

36 Da cui appunto l'espressione “dare del Lei”.

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Esercizio: completa le seguenti frasi con la forma di cortesia “la” (pronome diretto) o “le”

(pronome indiretto):

1) - Scusi, …......... posso chiedere un'informazione?

2) - Dottoressa, …......... posso disturbare pomeriggio?

3) - Signore, …......... invito ad allacciarsi la cintura di sicurezza.

4) - Gentile cliente, …......... informiamo che il suo abbonamento è scaduto.

5) - Salve, …......... chiamo per chieder…......... un appuntamento.

6) - Signor Fabbrini, …......... presento mia moglie.

7) - Adesso non ho tempo. …......... richiamo più tardi.

8) - Professore, come …......... dicevo, non ho potuto studiare.

9) - Signore, …......... invito a ripensare la sua decisione.

10) - Signorina, mi piacerebbe invitar…......... a cena venerdì sera.

Esercizio: completa le seguenti frasi con il giusto pronome personale:

1) Giovanni, …......... chiamo per chieder…......... un consiglio.

2) Quando ho visto Sandro e Gina …......... ho lasciato l'invito.

3) Quando ho visto Sandro e Gina ho lasciato …......... l'invito.

4) Bambini, adesso …......... dovete spiegare cos'è successo in questa camera!

5) Rina ama i suoi zii. …......... scrive sempre delle lettere affettuose.

6) Rina ama i suoi zii. Scrive sempre …......... delle lettere affettuose.

7) Appena incontro Enza …......... devo chiedere come sta sua madre.

8) Mio figlio inizia la scuola e devo comprar…......... un bel po' di libri.

9) …......... ha chiamato l'avvocato cercando di far…......... cambiare idea, ma ho rifiutato.

10) Giacomo, da troppo tempo non senti tua zia: telefona….........!

11) Walter, è un discorso lungo. …......... spiego tutto pomeriggio, davanti a un caffè!

12) Ho invitato Cesare a casa e …......... ho offerto un caffè e dei dolci siciliani.

13) Signore, abbiamo problemi con l'auto. Potrebbe aiutar….........?

14) Cari, non voglio far…......... spendere troppo per il regalo: basta il pensiero!

15) Gentile cliente, …......... ricordo che l'assicurazione non copre questo tipo di danno.

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6.3) La particella “ci”

Oltre ad avere la funzione di pronome personale con il significato “noi/a noi”, la particella

pronominale ci (o la sua variante più rara vi) può essere usata per indicare un'azione (a) o meglio un

luogo (b) qualsiasi che, nel contesto della comunicazione, non serve specificare:

a)

– “Quanto tempo impieghi ad andare al lavoro?”

– “Ci metto circa venticinque minuti.”

b)

– “Quando vai a Parigi?”

– “Ci vado a fine mese.”

Come nel caso dei pronomi atoni riportati sopra, anche la particella ci può essere attaccata alla parte

finale di un verbo; frequentissimo è ad esempio l'utilizzo del verbo esserci al posto di essere, con la

differenza rispetto a quest'ultimo di voler significare “essere/stare/trovarsi in un dato luogo”:

ESSERE ESSERCI

Io sono Io ci sono

Tu sei Tu ci sei

Lui/Lei è Lui/Lei c'è

Noi siamo Noi ci siamo

Voi siete Voi ci siete

Loro sono Loro ci sono

Esercizio: Completa le seguenti frasi con la particella ci associata al verbo tra parentesi:

1) – Quando arrivi a casa? - …......................... (arrivarci) verso le nove.

2) – Mino, la zia ti ha invitato a casa sua sabato. Perché non …......................... (andarci)?

3) – Annetta, in quel cassetto …......................... le caramelle (esserci).

4) – Che prezzi! In questo ristorante io …................................. (non tornarci) più!

5) – Quando …......................... (non esserci) la nebbia da qui si vede un bel paesaggio.

6) – In quella vecchia villa …................................. (non abitarci) più nessuno.

7) – Mi spiace Sig. Franchini, ma a queste condizioni io …......................... (non starci).

8) – Per arrivare a Nizza …......................... (volerci) altri venti minuti.

9) – Parigi è bellissima: io e mio marito …......................... (andarci) tutti gli anni.

10) – Cari amici, Parigi è bellissima: …......................... (voi – andarci)!

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6.4) I pronomi relativi

Sempre ricordando la funzione dei pronomi, che è quella di sostituire dei nomi o anche parti più

estese del discorso, possiamo considerare l'utilizzo dei pronomi invariabili che e cui e delle loro

forme equivalenti. Nello specifico:

- CHE può essere utilizzato al posto del soggetto o al posto del complemento oggetto (diretto):

“Il dolce che aveva quello strano colore era buonissimo.” (soggetto)

“Ho visto un uomo che mi ha insospettito.” (complemento oggetto)

In questi due periodi il pronome relativo mette in relazione un elemento della prima frase (il dolce;

un uomo) con uno della seconda, senza doverlo ripetere in due frasi separate:

“Il dolce aveva quello strano colore. Il dolce era buonissimo.”

“Ho visto un uomo. L'uomo mi ha insospettito.”

Soprattutto quando si fa riferimento a persone, si possono utilizzare le forme equivalenti il quale/i

quali, la quale/le quali:

“Ho visto un uomo il quale mi ha insospettito.”

- CUI può essere utilizzato al posto di un complemento indiretto, introdotto perciò da una

preposizione semplice (di cui, a cui, da cui...):

“Ho conosciuto una ragazza di cui mi sono subito innamorato.”

Come si vede, la funzione di mettere in relazione due distinti pensieri (Ho conosciuto una ragazza.

Mi sono innamorato subito della ragazza) è identica al pronome che, differenziandosi solo in quanto

complemento indiretto (innamorarsi di chi?). Le forme equivalenti già viste per il pronome relativo

che si utilizzano anche per cui, introducendole però con una preposizione articolata:

PREPOSIZIONE + CUI PREPOSIZIONE + FORMA EQUIVALENTE (QUALE)

SINGOLARE E PLURALE SINGOLARE PLURALE

di cui del quale/della quale dei quali/delle quali

a cui37 al quale/alla quale ai quali/alle quali

da cui dal quale/dalla quale dai quali/dalle quali

in cui38 nel quale/nella quale nei quali/nelle quali

con cui con in quale/con la quale con i quali/con le quali

su cui sul quale/sulla quale sui quali/sulle quali

per cui per il quale/per la quale per i quali/per le quali

fra/tra cui //

fra/tra i qualifra/tra le quali

37 Quando è complemento di termine si può usarlo senza la preposizione a: “Ho salutato la signora cui ho venduto la casa.”

38 Quando è complemento di luogo si può sostituire con l'avverbio dove: “Quella è la scuola dove andavo da piccolo.”

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Esercizio: Nelle seguenti frasi inserisci il pronome che o il pronome cui:39

1) Il Barbera è il vino …............. preferisco.

2) Questa è la ragazza …............. ho prestato il mio libro.

3) Si pregano i signori la …............. auto è parcheggiata in divieto di sosta di volerla spostare.

4) Non sopporto le persone …............. credono di sapere tutto!

5) Il negozio da …............. mi rifornisco si trova in quella traversa, sulla destra.

6) Sono ottimista: è un progetto in …............. credo molto.

7) Gli studenti …............. supereranno la prova scritta saranno ammessi all'orale.

8) Chi era quel signore …............. ci guardava con insistenza?

9) Quello è il film di …............. ti parlavo l'altro giorno.

10) A volte dici delle cose …............. mi lasciano stupefatto.

Esercizio: Unisci le seguenti coppie di frasi in periodi utilizzando il giusto pronome relativo:

1) Mi hai regalato un libro. Il libro mi piace tantissimo.

_____________________________________________________________________

2) La settimana prossima faremo una gita. La gita costerà 50 euro.

_____________________________________________________________________

3) Ieri siamo stati da alcuni amici. Gli amici sono molto ricchi.

_____________________________________________________________________

4) Sono entrata in un negozio. Il negozio ha molta scelta.

_____________________________________________________________________

5) Il film parla della shoah. Il film è appena iniziato.

_____________________________________________________________________

6) Giorgio dipinge dei quadri. I quadri sono davvero bellissimi.

_____________________________________________________________________

7) Avevo messo le chiavi in tasca. La tasca era bucata.

_____________________________________________________________________

8) Conosciamo una vecchia signora. La vecchia signora parla il tedesco.

_____________________________________________________________________

9) Questa è la mia nuova moto. Ti avevo parlato della mia nuova moto.

_____________________________________________________________________

10) Non hai risposto al messaggio. Ti ho inviato un messaggio.

_____________________________________________________________________

39 Sarà cura dell'insegnante suggerire dove è possibile inserire le forme equivalenti, da non preferire inizialmente.

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7) Gli avverbi

Gli avverbi sono una parte del discorso invariabile. Come suggerisce il loro nome, essi hanno a che

fare con i verbi, posizionandosi loro vicino per specificarne/modificarne il significato dell'azione

espressa (in realtà gli avverbi possono riferirsi anche ad aggettivi, ad altri avverbi o ad intere frasi).

Esistono avverbi di vario tipo, perché vari sono i significati che possono avere (modo, quantità,

affermazione, negazione, dubbio). Per motivi di spazio, ne tratteremo dettagliatamente solo alcuni,

limitandoci a menzionarne altri di uso frequente.

7.1) Gli avverbi di modoGli avverbi di modo indicano come, in che modo avviene l'azione/evento della frase. Solitamente si

formano dall'aggettivo al femminile, e sono riconoscibili per il suffisso -mente:

AGGETTIVO FORMAZIONE CON AGGETTIVO AL FEMMINILE

AVVERBIO DI MODO

caldo calda + mente caldamente

lieve lieve + mente lievemente

abile abil + mente abilmente

regolare regolar + mente regolarmente

Tra gli avverbi irregolari ricordiamo in particolare bene (da buono) e male (da cattivo).

Esercizio: Ricava gli avverbi di modo dai seguenti aggettivi: 1) Facile ________________________ Difficile __________________________

2) Debole ________________________ Forte _____________________________

3) Deciso _________________________ Confuso ___________________________

4) Appassionato ____________________ Freddo ____________________________

5) Nuovo _________________________ Attento ____________________________

6) Felice __________________________ Infelice ____________________________

7) Cordiale ________________________ Scortese ___________________________

8) Chiaro _________________________ Incomprensibile _____________________

9) Pesante ________________________ Leggero ___________________________

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7.2) Gli avverbi di tempoGli avverbi di tempo precisano il tempo di un'azione o di un evento, cioè quando è

successo/succede/succederà qualcosa. Sono di uso frequentissimo i vari ieri/oggi/domani ma anche

prima/adesso/dopo oltre ad ancora, già, presto/tardi ecc. Spesso essi seguono il verbo ma possono

anche essere posti all'inizio della frase:

“Verrò a trovarti domani.”/ “Domani verrò a trovarti.”

Quando ci interessa esprimere la frequenza di un'azione, cioè quante volte essa si ripete nel tempo,

usiamo i seguenti avverbi, in ordine dal massimo della frequenza (sempre) al minimo (mai):

Es.: - Quante volte mangi fuori casa? L M M G V S D

SEMPRE ● ● ● ● ● ● ●

QUASI SEMPRE ● ● ● ● ● ●

SOLITAMENTE – NORMALMENTE ● ● ● ● ●

SPESSO ● ● ● ●

TALVOLTA – A VOLTE – OGNI TANTO ● ● ●

RARAMENTE – DI RADO ● ●

QUASI MAI ●

MAI

Esercizio: Scrivi cinque frasi utilizzando gli avverbi di tempo ieri/oggi/domani,

prima/adesso/dopo, ancora, già, presto/tardi, subito, durante/mentre:

Es.: “Quando sono arrivato a casa lei era già tornata dall'ufficio.”

1) _____________________________________________________________________________

2) _____________________________________________________________________________

3) _____________________________________________________________________________

4) _____________________________________________________________________________

5) _____________________________________________________________________________

Esercizio: Completa le seguenti frasi con gli avverbi di frequenza:

1) Danilo è ingrassato parecchio. Non va ….................................. a fare un po' di jogging.

2) Mi trovo abbastanza bene in quel supermercato: ci vado …................................... .

3) Io e Marisa ci vediamo molto poco: in giro non ci vediamo ….................................. .

4) Mi sveglio alle 7.00 e ….................................. faccio colazione solo con un caffè.

5) La sera sono molto stanco e vado ….................................. a letto molto presto.

6) A casa ….................................. mi capita di dimenticare cosa devo fare per primo.

7) Non mi piace granché stirare. Lo faccio solo ….................................. .

8) Lino, adesso basta! Stai ….................................. lì a giocare al computer!

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7.3) Gli avverbi di luogo

Gli avverbi di luogo indicano il luogo (conosciuto o sconosciuto) dove si svolge l'azione espressa

dal verbo, specificando talvolta rapporti di distanza (vicino/lontano), movimento e collocazione

nello spazio di qualcuno/qualcosa:

– Laggiù c'è la mia casa.

– Umberto abita lontano dal centro.

– Erika, cammina lungo il marciapiede!

– Il gatto è sotto la sedia.

I principali avverbi di luogo sono:

dentro fuori sopra/su sotto/giù accanto

vicino lontano davanti dietro intorno/attorno

Gli avverbi via e altrove esprimono allontanamento generico (concreto o figurato) da un luogo:

– Scusatemi, devo proprio andare via.

– Vorrei tanto vivere altrove.

Similmente ai dimostrativi questo e quello gli avverbi qui/qua e lì/là esprimono vicinanza o

lontananza di qualcuno/qualcosa:

– Michelino, vieni qui: devo parlarti!

– Il negozio che cerchiamo dev'essere là, in fondo alla strada.

Come detto più sopra, anche la particella pronominale ci (oltre a vi e ne) può funzionare come

avverbio di luogo (stato in luogo o moto a/da/per luogo):

– A messa? Non ci vado da un mese!

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– In questo bosco vi abitano alcuni lupi.

– Me ne andrò molto presto da questa città!

Ci sono poi molte espressioni di luogo formate da un avverbio e/o da una preposizione, come

davanti a, fuori da, di fianco a, fino a, vicino a, lontano da ecc.

Esercizio: Inserisci gli avverbi di luogo nelle seguenti frasi:

1) …..................... una vecchia scatola di dolci ho trovato 550 euro.

2) Una strana donna mi guardava da …..................... un cespuglio.

3) A Parigi è molto romantico passeggiare …..................... la riva della Senna.

4) Le hostess delle compagnie aeree vivono spesso …..................... da casa.

5) Guido è triste: è mio dovere stargli …..................... .

6) Casa mia è proprio …..................... al mare.

7) Io e la mamma sediamo ….....................; tu e Martina sedete …..................... .

8) Lo zio ha nascosto 100000 euro …..................... il tappeto.

9) La scatola dei giochi è …..................... quel ripiano.

10) Scusi signorina, il posto …..................... al suo è libero?

7.4) Gli avverbi di quantità

Per esprimere in modo indefinito una quantità o misura, senza dover usare il sistema metrico

decimale (metri, grammi, litri...), possiamo fare ricorso ai seguenti avverbi di quantità, che qui

presentiamo da quello che indica maggiore quantità in ordine decrescente:

TUTTO ● ● ● ● ●

MOLTO – TANTO – PARECCHIO – ASSAI ● ● ● ●

ABBASTANZA – PIUTTOSTO ● ● ●

ALQUANTO – UN PO' ● ●

POCO ●

NIENTE – NULLA

Rispetto a questo elenco approssimativo vi sono molti altri avverbi in grado di esprimere pensieri

legati a quantità ed a confronti tra quantità. Molto importante è l'opposizione tra le idee di

abbondanza (molto) e scarsità (poco), da cui noi partiamo per misurare/quantificare e valutare ciò

che ci circonda: si aggiungono così altri avverbi come sufficientemente, bastantemente (quantità

adeguata); troppo, moltissimo, più (quantità inadeguata per eccesso); meno, appena, pochissimo

(quantità inadeguata per difetto).

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Esercizio: Rispondi alle seguenti domande con un avverbio di quantità:

1) Quanto ti piace il cinema italiano? _______________________________________________

2) Ti piacciono le lasagne? _______________________________________________________

3) Hai lavorato molto questa settimana? ____________________________________________

4) Ti piace studiare le lingue straniere? _____________________________________________

5) Hai mangiato stasera? ________________________________________________________

6) Quanto costa una Ferrari secondo te? ______________________________________________

7.5) Gli interrogativi

Questi avverbi servono a fare una domanda diretta, che finisce cioè col punto interrogativo. A

seconda del tipo di domanda, si usano diversi avverbi:

– Dove? (quando ci riferiamo a un luogo nel quale andare, venire, o stare):

es.: - Dove abita tuo cugino?

– Quando? (quando ci riferiamo al tempo, generico o preciso, di un'azione):

es.: - Quando vi sposate tu e Nicola?

– Come? (per chiedere informazioni sulla qualità di qualcuno/qualcosa o sul modo con cui si

svolge un'azione):

es.: - Come è stato il vostro viaggio a Istanbul?

– Quanto?40 (per chiedere informazioni sulla quantità/misura di qualcosa):

es.: - Quanto fumi?

– Perché? (quando vogliamo conoscere la causa o il motivo di un'azione o comportamento)

es.: - Perché non parli con me?

7.5.1) Altri interrogativi (aggettivi e pronomi)

Anche alcuni aggettivi e pronomi vengono usati per fare domande, in particolare:

AGGETTIVI PRONOMI

- Chi? riferito a persone o animalies.: chi è quell'uomo?

- Che?/Che cosa? riferito a un fatto o ad una cosaes.: che dice tuo padre?

40 Quanto ha valore di avverbio quando si lega a un verbo e quindi non accompagna o sostituisce un nome, nel qual caso esso è aggettivo o pronome.

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- Quale?/- Quali? es.: quale vestito indossi? - Quale?/- Quali? es.: qual è il tuo numero di telefono?

- Quanto?- Quanti?- Quanta?- Quante?

es.: quanta cannella hai messo nel dolce?

- Quanto?- Quanti?- Quanta?- Quante?

es.: quanto è grande il tuo amore?

Nella funzione di interrogativi, aggettivi, pronomi e avverbi possono essere introdotti da una

preposizione, quando reggono un complemento (possesso, provenienza...):

– Di chi è la macchina parcheggiata in seconda fila?

– Da dove vengono Jasmin e Alex?

Alcuni interrogativi possono anche essere usati come esclamativi:

– Che sbadato! Ho dimenticato di prendere il portafogli in macchina!

– Come è bella Venezia in primavera!

Esercizio: Scrivi delle domande alle seguenti risposte, utilizzando gli interrogativi:

1) __________________________________________________________________

– Il campanile è alto 100 metri.

2) __________________________________________________________________

– Il mio colore preferito è il blu.

3) __________________________________________________________________

– Cristoforo Colombo.

4) __________________________________________________________________

– Ho detto ai ragazzi che se faranno i bravi li porteremo a Gardaland.

5) __________________________________________________________________

– Paul viene dalla Svezia.

6) __________________________________________________________________

– In tasca mi sono rimasti 457,60 euro.

7) __________________________________________________________________

– Mio figlio si chiama Abdullah.

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8) Le congiunzioniLe congiunzioni sono parti invariabili del discorso che servono per collegare, congiungere, elementi

di una frase o anche più frasi tra loro:

– Maria e Roberto vanno al cinema.– Faccio una doccia e vado a lavoro.

La congiunzione più comune è la copulativa e, che ha valore di collegamento e coordinamento

spazio-temporale tra vari elementi all'interno di una frase. Altre, più o meno frequenti, sono:

CONGIUNZIONI CATEGORIE ESEMPI

ma avversativa Tina è bella ma antipatica.

perché causale Oggi non esco perché sto male.

che comparativa Preferisco riposare che fare shopping.

benché, nonostante concessiva Benché sia una brutta giornata, andiamo lo stesso in gita.

quindi, perciò conclusiva Comando io, perciò farai come dico io.

qualora, in/nel caso condizionale Qualora ti volessi fermare a cena, sei il benvenuto.

così, sicché consecutiva Ero in pensiero, così l'ho chiamato al telefono.

sia, che correlativa Questo abito è carino sia di giorno sia per la sera.

infatti dichiarativa Mi piace molto studiare, infatti continuerò dopo il diploma.

o, oppure disgiuntiva Mangiamo a casa o mangiamo fuori?

a meno che, salvo che, eccetto che

eccettuativa A meno che voi non siate d'accordo, io procederei con l'operazione.

senza esclusiva Flavio se n'è andato senza salutare.

affinché, al fine di, in modo che

finale Ti ho scritto il mio numero, in modo che non lo dimentichi.

cosa, quanto interrogativa Mi chiedo cosa penserà di noi Eugenia.

rispetto a, quanto a limitativa Quanto a te, faremo i conti dopo!

Esercizio: Scrivi frasi o periodi a tua scelta utilizzando le varie categorie di congiunzioni:

1) _________________________________________________________________________

2) _________________________________________________________________________

3) _________________________________________________________________________

4) _________________________________________________________________________

5) _________________________________________________________________________

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9) Le interiezioniPer completezza rispetto alle parti del discorso che abbiamo voluto trattare in sintesi, riportiamo

quella categoria di parole invariabili che non hanno particolari legami sintattici all'interno della

frase, ma che si inseriscono casualmente nel discorso, nel parlato più che nello scritto, per esprimere

varie emozioni legate al momento della comunicazione (mediante esclamazioni). Possiamo

suddividere le interiezioni in due tipologie:

1) Le interiezioni proprie, che sono singole parole che hanno soltanto il valore di interiezione.

Le forme più usate sono:

• Ah, che può indicare molti sentimenti, tra cui rimprovero, meraviglia, rabbia, desiderio, tristezza,

soddisfazione, sorriso o riso (in questo caso viene ripetuta: - ah! ah!):

– Ah, quanto vorrei una cioccolata calda!

• Ahi/Ohi/Uhi, che indica un dispiacere/dolore o introdurre un'esclamazione ironica:

– Ahi! Stavolta Pierino l'ha fatta davvero grossa!

Questa interiezione può essere associata a un pronome personale e quindi ad una persona, in senso

proprio o ironico; si può scrivere con grafia separata (ahi me!, ahi noi!, ahi te!, ahi lui! ecc.) o unita

(ahimè!, ahinoi!, ahitè!, ahilui! ecc.).

• Bah, mah indicano perplessità, dubbio, indifferenza:

– Bah! A me questa situazione non piace!

– Mah! Questi discorsi proprio non li capisco!

• Be’ (proveniente da bene, con troncamento) si usa in frasi che contengono una conclusione,

un’osservazione, o in frasi interrogative con l'aggiunta della lettera h:

– Be', tutto sommato è andata bene.

– Beh? Questo è tutto quello che avete da dire?

• Boh indica incertezza, incredulità, ma anche disprezzo e disapprovazione:

– Boh! Io non ci capisco nulla!

• Eh, similmente ad ah!, permette di comunicare diversi sentimenti, tra cui rimprovero,

disapprovazione, speranza, incitamento, meraviglia, divertimento (nella forma raddoppiata Eh!

Eh!):

– Eh! Certo che potresti essere più attenta!

• Ehi41 si usa per richiamare l’attenzione di qualcuno:

– Ehi! Vieni qui!

• Ehm, uhm, indicano dubbio, incertezza, imbarazzo o una semplice pausa riflessiva:

41 Sono da evitare sia la grafia hey, proveniente dall’inglese, sia hei, in cui si mescolano grafia inglese e grafia italiana.

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– Ehm... non saprei...

• Ih indica meraviglia, mentre nella forma ripetuta Ih! Ih! corrisponde a un riso contenuto, anche

malizioso:

– Ih! Ih! Guarda che gonna buffa che indossa Carmelina!

• Oh, come tutte le altre interiezioni nate dalle vocali (vedi anche Uh!), esprime una vasta gamma di

sentimenti, tra cui meraviglia, rabbia, dolore, desiderio, tristezza o un particolare tipo di riso, un po'

alla Babbo Natale (Oh! Oh!), ma serve anche per richiamare l’attenzione:

– Oh! Che mal di testa!

– Oh! Sto parlando con voi!

• Ps, Pst, Sst si usano per richiamare l’attenzione di qualcuno a bassa voce o per richiedere silenzio:

– Pst! Puoi voltarti un momento?

– Sst! Parlate piano, per favore.

• Puh e puah indicano disgusto, ma anche disprezzo, rifiuto:

– Puah! Questa minestra è troppo salata!

• Sciò si usa per allontanare animali e in senso ironico anche le persone:

– Sciò! Via da qui!

• Uff e uffa esprimono fastidio, noia, insofferenza, stanchezza:

– Uff... Ho ancora tanto lavoro da fare...

• Uh esprime molti sentimenti, tra cui dispiacere, sorpresa, gioia, dolore:

– Uh! Non pensavo che ci fossi anche tu alla festa!

2) Le interiezioni improprie sono parole che in origine hanno altre funzioni (nomi, aggettivi,

verbi...) e che vengono usate impropriamente nelle esclamazioni (es.: Via! Bravo! Basta!). Vi sono

poi ancora delle locuzioni, cioè più parole appartenenti a diverse categorie grammaticali che

associandosi sono diventate espressioni esclamative, poi cristallizzate (es.: Santo cielo! Povero me!

Ora basta!).

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PARTE TERZA

LE FUNZIONI E I CONTESTI DELLA COMUNICAZIONE

1) Il parlatoQuando si inizia a conoscere meglio un Paese, succede sempre che si iniziano a notare tante

differenze e particolarità locali, del tutto assenti nell'immagine generica e stereotipata che ognuno di

noi ha di un luogo straniero.

Questa considerazione è quanto mai vera riguardo all'Italia, un Paese inefficacemente riassunto

nella triade descrittiva “pizza – sole – mandolino”. La penisola italiana ha innanzitutto

un'importante varietà di paesaggi e realtà climatiche, dovute alla sua notevole (rispetto alle

dimensioni) estensione in latitudine (Nord/Sud) e in longitudine (Ovest/Est); a ciò si accompagnano

variazioni significative nelle specie animali e vegetali ed anche, venendo al punto, nei caratteri

fisiognomici e culturali delle persone: risultato di diverse etnie, storie e tradizioni che solo di

recente sono state unificate in una nazione e in una lingua nazionale troppo giovani per esprimersi

con maturità e all'unisono.

Lo straniero che arriva in Italia si trova immediatamente immerso in un particolare, specifico e

unico contesto ambientale che difficilmente risponderà all'idea che egli si era fatto al momento del

viaggio verso “il bel Paese”. Con i primi spostamenti di lavoro o di piacere attraverso la penisola, il

neoarrivato può successivamente apprezzare la ricchezza e la varietà di paesaggi, di conoscenze

gastronomiche e di comportamenti linguistici (intendendo la lingua in senso ampio come

“comunicazione”): non solo gli accenti e le cadenze, ma i gesti e l'interpretazione scenica della

lingua cambiano notevolmente, anche a distanza di pochi chilometri.

Se l'Italia è tale e unita (più o meno) solo dal 1861, si capisce facilmente quanto può essere stata

lunga e diversificata la sua storia precedente, caratterizzata dalla presenza – o dalla dominazione –

di vari popoli, distribuiti ciascuno in una porzione di territorio; un territorio a sua volta troppo vario

e ambìto per essere conquistato e dominato interamente: così è stato solo durante le fasi imperiali

(Impero Romano, Sacro Romano Impero e Sacro Romano Impero Germanico), solo in parte nell'età

napoleonica, durante la quale iniziano a venir fuori le prime idee di Italia, di tricolore, di nazione.

Quando l'Italia viene finalmente unificata, essa è il frutto di tante divisioni e di diverse dominazioni.

A queste diverse dominazioni e vicende storiche sono legate le diverse fortune delle regioni italiane,

in particolare quando si pensa al divario (soprattutto economico) esistente tra Nord e Sud. Se nel

1861 le condizioni sono ovunque di generale arretratezza, la carta seguente mostra sensibili

differenze nel grado di alfabetizzazione tra le varie zone della penisola: la popolazione del Sud

risulta evidentemente più indietro nelle capacità di leggere e scrivere, e la situazione si aggrava

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nelle isole, Sicilia e Sardegna:

L'analfabetismo in Italia nel 1861.

A questa situazione oggettiva si affianca un panorama linguistico caratterizzato dall'uso prevalente,

talvolta esclusivo, dei dialetti al posto della lingua nazionale. Solo con la progressiva

scolarizzazione, con l'esperienza delle due guerre (dove si sono potuti trovare assieme un soldato

trentino ed uno siciliano) e con l'ingresso nelle case dei mass media (radio e televisione, oltre al

cinema) l'italiano si è diffuso sempre più ed ha iniziato ad entrare nell'uso, anche quotidiano, della

lingua verbale. Tuttavia la forza e la tradizione anche colta dei dialetti sono rimaste radicate nella

natura dei parlanti italiani, tanto da evidenziare a tutt'oggi delle tracce difficilmente eliminabili, se è

vero che allo stato attuale almeno la metà della popolazione italiana alterna l'uso del dialetto a

quello della lingua italiana, specialmente a casa e nei contesti informali; inoltre, la stessa lingua

italiana subisce fortemente l'influenza dei dialetti, dando vita a un repertorio linguistico variegato

che – dalla forma più “alta” a quella più “bassa” – presenta sinteticamente almeno questi livelli:

1) Italiano standard (la lingua della grammatica);

2) Italiano regionale (lingua contaminata da cadenze, accenti e costruzioni regionali);

3) Italiano popolare (lingua caratterizzata da bassa scolarizzazione e/o svantaggio socio-

economico;

4) Koiné dialettale (dialetto italianizzato dei centri urbani);

5) Dialetto puro (presente ancora nei centri isolati, particolarmente nelle persone anziane).

La realtà effettiva è così complessa che non esistono chiari confini tra un livello e l'altro, risultando

i livelli tra loro comunicanti e meglio rappresentabili da un continuum, cioè da un enorme repertorio

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(diverso poi da persona a persona) in grado di contenere elementi di tutti i livelli su elencati, che il

singolo parlante può selezionare in base alla sua competenza comunicativa e ai diversi contesti e

scopi della comunicazione.

In conclusione, la grammatica che si studia e si apprende dai libri e la pronuncia che si studia nelle

scuole di dizione non corrispondono quasi mai ai codici linguistici che si incontrano nella vita

quotidiana. Allo studente straniero conviene fare perciò un doppio sforzo: apprendere e utilizzare le

regole della grammatica; confrontare criticamente queste regole con le varie realtà con cui prende

contatto nel quotidiano, sviluppando passo dopo passo – oltre alla competenza grammaticale in

senso stretto – una più ampia competenza comunicativa che gli permetterà di trovarsi a proprio agio

sia in uno studio notarile che in uno stadio.

1.1) I registri linguisticiLo studio notarile e lo stadio sono solo due esempi – estremi e opposti – di contesti comunicativi

diversi e che richiedono codici linguistici specifici. I diversi contesti sono perciò classificabili in

livelli, dall'“alto” in “basso” o viceversa, che vengono chiamati dalla linguistica “registri”.

Dal momento che una situazione comunicativa può essere più o meno formale, dipende poi dalla

competenza del parlante selezionare il registro linguistico più adeguato per essere efficace con

l'interlocutore. Abbiamo già incontrato ad esempio l'uso del 'Lei' di cortesia, nei contesti dove il

parlante non conosce personalmente l'interlocutore o vuole mantenere un distacco per motivi

professionali o di rispetto/riverenza.

In linea generale distinguiamo tra le diverse situazioni comunicative un registro formale, adatto a

contesti 'alti', impegnativi, nei quali il linguaggio deve risultare più controllato, elegante ed esplicito

(per esempio in una conferenza, in un ufficio, dal medico), ed un registro informale, con il quale

possiamo esprimerci in contesti più familiari e rilassanti (con gli amici, in famiglia), laddove ci si

può permettere qualche approssimazione grammaticale e qualche espressione confidenziale.

Essendo i nomi la parte più ricca di una lingua, è proprio in quest'ambito che occorre selezionare

maggiormente durante la comunicazione, evitando ad esempio di richiedere a una ditta specializzata

in sanitari un preventivo per un “cesso”, come anche – in una conversazione in famiglia – di

definire “immobile ad uso abitativo” la casa dove si vive.

Rispetto poi alle varie professioni, si può notare facilmente come ciascuna di esse abbia un proprio

linguaggio, detto lingua settoriale, che permette di differenziare ad esempio il modo di parlare degli

avvocati da quello dei giornalisti sportivi o da quello dei fisici nucleari. È soprattutto in questi casi

per lo più una questione di lessico, cioè di termini (nomi) specifici delle diverse discipline o ambiti.

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1.2) I dialetti

Giunto a questo punto della lettura, dell'anno scolastico e della conoscenza dell'Italia, lo studente

straniero avrà compreso che la lingua italiana non è un codice stabile e univoco, ma che essa cambia

di regione in regione42 e di situazione in situazione, oltre ad avere quel naturale cambiamento

dettato dal tempo, che fa sì che la lingua dei figli non sia mai perfettamente assimilabile a quella dei

genitori.

Il cambiamento legato alla diversità di luogo è dovuto alla resistenza – nel bene e nel male – dei

dialetti o delle parlate ad essi riconducibili. I dialetti in Italia hanno delle radici molto profonde, che

si possono far risalire al passaggio dal latino al volgare (la lingua parlata dal popolo); dobbiamo

pensare che in ogni luogo, con il tramonto della civiltà romana antica – in particolare dal V sec. d.C.

- la lingua latina si è mescolata con le varie parlate locali generando quelli che più tardi saranno

riconosciuti come dialetti. Questi dialetti possono risultare a loro volta più o meno vicini al latino,

essendosi anch'essi aggiornati con l'ulteriore apporto di altre lingue, dallo spagnolo al francese (altre

lingue neolatine) fino all'arabo ed alle lingue germaniche.

Le notevoli differenze esistenti tra i vari dialetti sono approssimativamente visualizzabili nella carta

riportata qui sotto, dove la complessa geografia dialettale viene riassunta in aree o macroregioni al

cui interno possono essere individuate parentele e caratteristiche comuni tra le parlate presenti.

Le aree dialettali dell'Italia.

42 Già Dante poteva notare delle differenze di linguaggio addirittura tra quartiere e quartiere della stessa città (Firenze). Anche oggi ciò è verificabile nelle grandi città.

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2) Lo scrittoScrivere è generalmente un'operazione più complessa del parlare, e lo stesso discorso vale rispetto

ad insegnare a scrivere piuttosto che a parlare: i tempi sono più lunghi e maggiori le cose da tenere

sotto controllo e da valutare. Le forme di scrittura per la scuola inoltre hanno caratteristiche

specifiche che le rendono diverse da tutte quelle della realtà al di fuori della scuola stessa (temi,

riassunti, appunti...). La considerazione ha ancora più peso se pensiamo alla scuola per adulti, nella

quale lo studente ha già maturato esperienze di vita e di espressione – scritta e orale – difficilmente

revisionabili in un percorso per lo più di durata annuale. Ci concentreremo di conseguenza su

tipologie di testo il più vicine possibili ai bisogni dello studente adulto, limitandoci a schemi e

suggerimenti operativi che possano facilitare la produzione.

Chi deve scrivere, deve passare necessariamente da quattro fasi:

1) Comprensione/definizione del compito: si legge e si rilegge la traccia per capire

dettagliatamente cosa viene richiesto. Si procede con una riflessione su cosa si sa

dell'argomento e se ne prende nota (a mente o su carta);

2) Pianificazione del compito: si inizia a ordinare le idee e ad organizzarle in una “scaletta”

(mentale o scritta, a seconda della complessità), cioè in una serie di punti che saranno

sviluppati nello scritto;

3) Produzione: si inizia a sviluppare le idee in forma più estesa, senza rinunciare alla possibilità

di aggiungere, eliminare o modificare continuamente ciò che si scrive o le stesse idee di

partenza, se ci si accorge che c'è qualcosa che non funziona o di cui non siamo sicuri;

4) Revisione: si rilegge ciò che si è scritto finora, distaccandosi il più possibile dal testo

prodotto per risultare maggiormente critici. È meglio pensare anche al destinatario ed

all'efficacia del testo rispetto a lui, che dovrà comprenderlo e apprezzarlo. È un'operazione

non semplice e da ripetere più volte durante il compito, specie se lungo e articolato (temi,

relazioni, tesi).

2.1) La lettera

Gli attuali mezzi di messaggistica istantanea (Messenger, Whatsapp, Twitter, ecc.) sono divenuti

padroni della corrispondenza quotidiana e non solo (anche per tenere vive amicizie lontane, ad

esempio). Ciò nonostante, la lettera continua – seppur faticosamente – a sopravvivere, anche in

forma di email, quando il contenuto da comunicare non è breve e volatile ma necessita di spazio,

riflessione, un po' più di calda vicinanza con il destinatario.

Mentre con gli smile della messaggistica online cerchiamo di concentrare significati e sentimenti in

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forma iconica, con le parole e con il tempo che impieghiamo a scriverle forse possiamo ancora

risultare più vicini e sinceri a chi ci legge.

Questo è ciò che pensiamo del valore intramontabile della lettera (o email...) personale; a questa si

aggiunge la lettera per scopi professionali, ancora oggi in uso per esempio come 'avvicinamento' di

un candidato ad un'azienda, una forma di presentazione personale più umana da affiancare al più

freddo e tecnico curriculum vitae.

Che sia indirizzata ad un amico o ad un'azienda che cerca personale, una lettera cartacea o in

formato elettronico ha questa struttura:

es.: lettera di presentazione ad un'azienda

LUOGO E DATA Roma, 22 febbraio 2016

DESTINATARIO Alla C. A. del Responsabile del Personaledr. Mario Rossetti

FORMULA DI APERTURA Gentile dr. Rossetti,

INTRODUZIONE mi chiamo Ernest Hohxa, ho 31 anni, sono ingegnere e vivo da molti anni in Italia con la mia famiglia.

CORPO DEL TESTO Ho letto con interesse il vostro annuncio di lavoro. Conosco la Vostra azienda e mi piacerebbe avere la possibilità di acquisire una stimolante esperienza professionale nella Vostra realtà.Ho svolto la professione di ingegnere in proprio e presso diverse aziende pubbliche e private (v. curriculum), sempre con compiti di responsabilità. Ho potuto maturare esperienze significative che spero di mettere a frutto in un'azienda ambiziosa come la Vostra.Mi piace lavorare sia in gruppo, preferibilmente come coordinatore e supervisore di progetti, sia individualmente su singole mansioni.Ho delle ottime competenze informatiche e conosco bene l'inglese e il tedesco, lingue che ho potuto praticare nella mia esperienza professionale.

FORMULA DI CHIUSURA In attesa di un Vostro cortese riscontro, porgo distinti saluti.Ing. E. [email protected]

POST SCRIPTUM (P.S.)43 Sono disponibile a orari di lavoro flessibili, anche part-time e inclusi i weekend.

43 Latino post (dopo) e scriptum (scritto), “dopo lo scritto”: si tratta di una parentesi, di un pensiero conclusivo in coda al testo, da preferire nelle lettere di tipo confidenziale.

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2.2) Il curriculum vitae

Il curriculum vitae (CV) è uno strumento oggi indispensabile per presentare se stessi nel mondo del

lavoro. In esso devono essere riportate le informazioni personali, le esperienze di studio e quelle

lavorative utili a chi deve valutare la nostra candidatura; quindi, se possibile, selezioneremo i dati

più significativi in base al destinatario del nostro CV, che va perciò considerato un documento

flessibile e da aggiornare costantemente, in una logica ormai diffusa di lifelong learning

(apprendimento lungo tutta la vita).

Si consiglia di riportare le esperienze lavorative e i titoli di studio in ordine di tempo inverso, dal

più recente (specie se maggiormente significativo) al più lontano.

Trattandosi di un testo compilativo, chi scrive deve mantenere una sintassi essenziale di tipo

nominale (cioè con un ricorrente uso dei nomi al posto dei verbi), visto che non occorre narrare o

descrivere azioni, ma menzionare luoghi, tempi, aziende e incarichi:

es.: 2007-2010: Aiuto cuoco presso Ristorante “Il Paradiso terrestre” di Novi Ligure.

Non:

es.: Dal 2007 al 2010 ho lavorato come aiuto cuoco in un ristorante che si chiama “Il Paradiso

terrestre” e si trova a Novi Ligure.

La parte più narrativa e descrittiva delle nostre esperienze, magari più legata alla nostra personalità,

ai nostri gusti o alle nostre aspettative, la riserviamo alla lettera di presentazione (v. sopra), senza

mai tuttavia entrare troppo nell'ambito personale, familiare e degli affetti, ma mantenendo un giusto

e professionale distacco che colpisce sempre positivamente un datore di lavoro serio di una ditta

seria.

Per i titoli di studio conseguiti in Paesi diversi dall'Italia, si consiglia sempre di confrontarli con

quelli esistenti in Italia (può anche capitare che non ci sia un percorso di studi corrispondente). Non

essendo semplice ed economico ottenere l'equivalenza o equipollenza del proprio titolo in Italia, è

molto utile cercare di riportarlo nel CV in forma comprensibile a un italiano, anche se generica (es.

scuola alberghiera; per il turismo; istituto professionale; liceo/istituto artistico; liceo linguistico;

liceo classico; liceo scientifico; diploma universitario in infermeria...).

Ricordiamo inoltre che in Italia i titoli di studio hanno valore legale, quindi possono essere

assolutamente necessari per accedere a un concorso o per svolgere una determinata attività. È

sempre preferibile perciò acquisire e indicare quanti più titoli italiani possibili nel proprio CV, non

trascurando l'aspetto della certificazione del livello di conoscenza linguistica raggiunto.

Riportiamo un modello di curriculum, come riferimento possibile per lo studente:

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F O R M A T O E U R O P E O P E R I L C U R R I C U L U M V I T A E

FOTO

INFORMAZIONI PERSONALI

Nome e cognome

Indirizzo

Telefono

Fax

E-mail

Nazionalità

Data di nascita

ESPERIENZA LAVORATIVA

• Tipo di azienda o settore• Tipo di impiego

• Principali mansioni e responsabilità

• Tipo di azienda o settore• Tipo di impiego

• Principali mansioni e responsabilità

ISTRUZIONE E FORMAZIONE

• Nome e tipo di istituto di istruzione/formazione

CAPACITÀ E COMPETENZE PERSONALI

Acquisite nel corso della vita e della carriera ma non necessariamente

riconosciute da certificati e diplomi ufficiali.

MADRELINGUA

ALTRE LINGUE

• Capacità di lettura• Capacità di scrittura

• Capacità di espressione orale

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CAPACITÀ E COMPETENZE ORGANIZZATIVE

Ad es. coordinamento e amministrazione di persone, progetti, bilanci; sul posto di lavoro, in attività di volontariato (ad es.

cultura e sport), a casa, ecc.

CAPACITÀ E COMPETENZE TECNICHE

Con computer, attrezzature specifiche, macchinari, ecc.

CAPACITÀ E COMPETENZE ARTISTICHE

Musica, scrittura, disegno ecc.

PATENTE O PATENTI

ULTERIORI INFORMAZIONI

ALLEGATI

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2.3) Il tema: narrazione, descrizione, argomentazione

Saper scrivere è una competenza complessa e variegata, in parte essa è una dote innata, in parte può

essere appresa e migliorata con l'esercizio. Anche se diversa dal parlato, sostanzialmente perché più

controllata,44 la pratica della scrittura come quella del parlato deve modificarsi, essere flessibile in

base allo scopo ed al destinatario della comunicazione.

Abbiamo già incontrato quali differenze ci sono tra scrivere una lettera, anche professionale, e

redigere un CV, differenze di forma e di contenuto. Passando al genere tema, ci spostiamo ancora un

po' nella direzione della scrittura di contenuti personali, un tipo di scrittura dove maggiormente si

possono apprezzare lo stile e la capacità argomentativa dello scrivente.

Nel tema il destinatario è l'insegnante di turno, con la sua specifica cultura e una propria

personalità; ma al di là di questo, chi scrive è chiamato a interloquire anche con se stesso, per

trovare dentro di sé dei contenuti da elaborare e sviluppare al meglio con carta e penna o al PC. Nel

tema lo studente può 'finalmente' riportare la propria opinione in forma articolata e ragionata

rispetto a problematiche varie. Una possibilità quindi unica per entrambe le parti in causa: per lo

studente è l'occasione di mettere in mostra l'insieme degli apprendimenti grammaticali e sintattici

acquisiti per esprimere contenuti e punti di vista che possono anche non riguardare la scuola; per

l'insegnante è un momento di valutazione globale, a 360°, della capacità espressivo-comunicativa

dell'allievo, oltre che della sua conoscenza del mondo. In più, il tema può essere l'occasione per

ripensare un dato acquisito e trasformarlo in qualcosa di più maturo e dettagliato.

Il tema è un testo 'ricco' anche perché può comprendere insieme le tre dimensioni della narrazione,

della descrizione e dell'argomentazione.

La narrazione riguarda la dimensione del tempo (quando?), per cui chi scrive deve avere la capacità

di raccontare un fatto o una storia utilizzando i giusti tempi (passato remoto e/o imperfetto

indicativo per un evento lontano; passato prossimo e/o imperfetto indicativo per un evento recente;

congiuntivo e condizionale passati per esprimere desideri, possibilità...).

La descrizione riguarda la dimensione dello spazio (dove?), quindi verifica la capacità di chi scrive

di descrivere, analizzare un luogo fisico o mentale, ma anche una persona. Immaginando sempre

che chi leggerà il testo non conosca la persona, la cosa o l'animale descritto, lo scrittore deve

sforzarsi di essere il più preciso e completo possibile.

L'argomentazione è un'operazione un po' più complessa e riguarda la capacità di cercare, trovare e

organizzare in forma scritta degli argomenti relativi ad un contenuto o ad un'opinione (o tesi). Nel

caso di un contenuto scolastico (es. un argomento di storia) il testo è più che altro di carattere

espositivo, essendo per lo più un'esposizione di ciò che si conosce e che ci si ricorda sul contenuto

44 Da cui il detto, riferito a rare persone, che “parlano come un libro stampato”.

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stesso; nel caso di un'opinione, individuale o sociale, si può andare più facilmente oltre la semplice

esposizione per riportare i motivi della propria opinione, ma anche i motivi di opinioni diverse dalla

propria, per arrivare a un confronto tra tesi che è già una prova significativa della capacità

argomentativa e critica dello studente.

Rispetto alla consegna, proponiamo dei modelli di scaletta, che è un ordine di punti che si possono

seguire nella strutturazione e nell'organizzazione di un tema. L'operazione di ordinare e progettare

un testo scritto prima dello svolgimento è decisamente consigliabile, anche agli scrittori esperti; in

questo modo mentre si scrive è sempre possibile governare l'intera struttura, ciò che abbiamo già

scritto e ciò che scriveremo in seguito, potendo così controllare – e in caso modificare –

costantemente i collegamenti logici e sintattici tra le parti.

TIPOLOGIA SCALETTA

Narrazione di un evento

1) Quando è avvenuto?2) Dove è avvenuto?3) Prima la situazione era diversa? Era successo qualcosa di importante?4) Chi sono i protagonisti coinvolti?5) Come è avvenuto (inizio-svolgimento-fine)?6) Le cose sono cambiate dopo l'evento?7) A quale insegnamento o conclusione fa pensare quello che è avvenuto?

Descrizione di un luogo

1) Dove si trova? In quale contesto ambientale, economico...?2) Qual è la sua funzione/destinazione d'uso?3) Ha una storia particolare?4) Ha uno stile caratteristico e/o forme e dimensioni particolari?5) Ci sono dei suoni, degli odori, dei ricordi o dei sentimenti associabili a questo luogo?6) Quali relazioni e attività umane ci sono?7) Qual è il tuo giudizio complessivo sul luogo? (ad es.: Potrebbe essere migliorato? Come?).

Descrizione di una persona 1) Descrizione fisica: altezza; colore degli occhi e dei capelli; caratteristiche particolari (es. naso lungo, orecchie grandi...); grado di bellezza o bruttezza...2) Età e professione.3) Carattere (gentile, piacevole, lunatico...) e modo di esprimersi (gesti, tic, modi di dire...).4) Abbigliamento e oggetti personali.5) Abitudini, interessi e opinioni.6) Tipo di rapporto che abbiamo con lui/lei.7) Giudizio complessivo che abbiamo di lui/lei (cosa ci piace/non ci piace; come preferiremmo che fosse; cosa ricordiamo volentieri di lui/lei...).

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Esposizione/Argomentazione di un contenuto o di un'opinione

1) Qual è il contenuto o l'opinione di cui si parla? (breve descrizione).2) In quale contesto/situazione si colloca?3) Qual è il problema/aspetto specifico su cui si discute?4) Qual è il mio punto di vista? Su quali ragioni mi baso per sostenerlo?5) Esistono altri punti di vista? Su quali elementi si basano?6) Quali critiche ho da fare agli altri punti di vista? Perché?7) Quali sono le mie conclusioni? Ci sono elementi poco chiari da conoscere meglio? Sono disposto a modificare o ad arricchire la mia conoscenza/opinione sull'argomento?

2.4) Un esempio di testo narrativo: la favola

La favola è un genere testuale molto antico. Grazie ad essa si potevano dare insegnamenti di vita ai

piccoli ma anche agli adulti.

Protagonisti sono animali che impersonano, cioè rappresentano vizi e virtù (difetti e pregi) degli

uomini (es. la volpe rappresenta l'astuzia, la formica l'operosità, il lupo l'ingordigia e la

prepotenza...).

La morale è l'insegnamento che la favola vuole dare al lettore. Essa può essere implicita, se il

lettore deve capirla da sé, esplicita se si trova già scritta in testa o in coda alla favola.

Proponiamo un esempio di favola classica, Il lupo e l'agnello di Fedro, scrittore latino:

Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, si ritrovarono a bere nello stesso ruscello. Il lupo era più a monte, mentre l'agnello beveva a una certa distanza, verso valle. La fame però spinse il lupo ad essere aggressivo e allora disse: "Agnello, come ti permetti a intorbidarmi l'acqua?" L'agnello tremando rispose: "Come posso fare questo se l'acqua scorre da te verso me?"Il lupo, non potendo negare che l'agnello avesse ragione, cambiò discorso: "Questo è vero, ma tu sei mesi fa mi hai insultato con brutte parole".L'agnello, innocente, rispose: "Impossibile, sei mesi fa non ero ancora nato"."Allora" riprese il lupo "fu certamente tuo padre a rivolgermi tutti quegli insulti!" - quindi saltò addosso all'agnello e se lo mangiò.Questo racconto è rivolto a tutti coloro che opprimono i giusti nascondendosi dietro falsi pretesti.

Proposta di attività:

1) La favola, raccontando un fatto accaduto in un passato lontano e misterioso, presenta molti

verbi al passato remoto ed all'imperfetto. Prova a coniugarli al presente.

2) Hai capito la morale della favola? Essa è implicita o esplicita?

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2.5) I testi regolativi: leggi, regolamenti, istruzioni

Questa tipologia di testo ha lo scopo di guidare e controllare un comportamento o un'azione del

destinatario. Leggi, regolamenti, istruzioni, ma anche ricette, avvisi, statuti, sebbene abbiano

ciascuno la propria specificità condividono la funzione generale di fondo, quella appunto

regolativa.

Leggi, codici, regolamenti, emanati da enti pubblici o privati, indicano dei princìpi e delle regole da

rispettare per non incorrere in pene e sanzioni.

Altri testi regolativi come avvisi, bandi, circolari hanno una funzione un po' più informativa e di

conseguenza un'utilità più concreta e quotidiana; ancor più utili nella vita di tutti i giorni sono testi

quali le ricette di cucina, le istruzioni d'uso di elettrodomestici o di oggetti di uso quotidiano, come

anche il foglio delle avvertenze che troviamo nei farmaci.

Data questa varietà testuale, è superfluo notare come siano utilizzati per ciascuna un proprio codice

linguistico, cioè un lessico, una sintassi e un registro specifico. Si parte da un registro alto e

spiccatamente tecnico di una legge o di un regolamento, farcito di termini burocratici di non

semplice comprensione, a un registro medio di una ricetta o di un libretto di istruzioni d'uso di un

lettore DVD, dove tuttavia sono sempre presenti parole (nomi o verbi) che fanno parte del lessico

specifico della materia: in una ricetta si possono incontrare termini come “pirofila”, “mantecare”,

“rosolare” che non appartengono al lessico normalmente studiato dai neoarrivati in Italia; altrettanto

nelle istruzioni d'uso, dove comunque sempre più si fanno spazio termini tecnici inglesi quali

“decoder”, “switch”, “driver” e via dicendo (talvolta perciò poco comprensibili agli stessi italiani).

2.6) Un esempio di testo regolativo: le istruzioni d'uso

Riportiamo un esempio di testo regolativo, delle semplici e brevi istruzioni per installare una

cartuccia di inchiostro in una stampante:

1 Strappa la linguetta che copre l'ingresso dell'aria.

2 Rimuovi la cartuccia dal supporto in plastica.

3 Inserisci la cartuccia nell'alloggiamento che corrisponde al suo colore.

4 Se la cartuccia non viene subito riconosciuta dalla stampante, toglila e inseriscila di nuovo.

A parte alcune parole tecniche, specifiche del settore (cartuccia, linguetta, ingresso dell'aria,

supporto, alloggiamento), possiamo notare come in questo tipo di testo venga utilizzato un altro

modo verbale, l'imperativo (dal latino imperare = comandare, dare ordini).

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L'imperativo si usa appunto per dare istruzioni, incitare, comandare qualcosa a qualcuno; nelle sue

forme regolari prende la seconda persona singolare (tranne per la prima coniugazione), la prima e la

seconda persona plurale dell'indicativo presente:

1a CONIUGAZIONE 2a CONIUGAZIONE 3a CONIUGAZIONE

(Tu) parla! (Tu) leggi! (Tu) dormi!

(Noi) parliamo! (Noi) leggiamo! (Noi) dormiamo!

(Voi) parlate! (Voi) leggete! (Voi) dormite!

Per le forme di cortesia Lei/Loro si prendono le corrispondenti voci del congiuntivo presente:

– Prego, Sig. Stoilov, entri!

– Sig.ra Müller, accetti le mie scuse!

– Spero che i Signori gradiscano fermarsi a cena!

La forma negativa si costruisce con l'avverbio non seguito dall'infinito del verbo; questa forma è

d'uso abituale nei divieti:

– Non fumare!

– Non usare gli abbaglianti incrociando altri veicoli.

Le istruzioni d'uso, le ricette e simili possono anche essere scritte all'infinito:

1 Strappare la linguetta che copre l'ingresso dell'aria.

2 Rimuovere la cartuccia dal supporto in plastica.

3 Inserire la cartuccia nell'alloggiamento che corrisponde al suo colore.

4 Se la cartuccia non viene subito riconosciuta dalla stampante, toglierla e inserirla di nuovo.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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Della Casa, M., Scrivere testi. Il processo, i problemi educativi, le tecniche, La Nuova Italia,

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Marcato, C., Dialetto, dialetti e italiano, Il Mulino, Bologna, 2002.

Mezzadri, M., Grammatica essenziale della lingua italiana con esercizi, Guerra Edizioni, Perugia,

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Pasqualini, T., Flammini, P., Noi. Corso base di italiano per stranieri, Zanichelli, Bologna, 2007.

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