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Luca Stanchieri SCOPRI LE TUE POTENZIALITÀ Come trasformare le tue capacità nascoste in talenti con la psicologia positiva e il coaching FrancoAngeli Trend Trend

Luca Stanchieri POTENZIALITÀ FrancoAngeli con la ... · 2. La psicologia dell’autenticità 3. L’integrità come conquista Esercizio 4. La vitalità 1. Esseri vitali 2. Forme

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SCOPRI LE TUE POTENZIALITÀCome trasformare le tue capacità nascoste in talenti con la psicologia positiva e il coaching

Luca Stanchieri

Nella selezione del personale, nel-la formazione, nelle scuole o nelle im-prese, nella ricerca di una vita appa-gante e soddisfacente, è determinantecapire quali capacità sono necessariee chi le possiede.

Per prevenire disagi, sofferenze epatologie, c’è bisogno di alimentareabilità e competenze che rendanola vita migliore.

Per sviluppare le organizzazioni ele relazioni, c’è bisogno di individuarei talenti e realizzarli nella pratica.

Capacità, abilità, competenze etalenti sono forme di espressionedelle potenzialità umane.

Cosa sono, allora, queste potenzia-lità? Come si manifestano nella triplicedimensione dell’individuo, delle re-lazioni, dei contesti organizzativi?Come “tirarle fuori”?

Grazie al contributo della psicologiapositiva e del coaching, le potenzia-lità cominciano ad avere dei nomiprecisi e un percorso di sviluppo.Escono da un certo genericismo,dove tutti le invocano ma nessunole conosce davvero.

Le potenzialità sono risorse, poteri,talenti, abilità che servono a vivere

meglio nelle relazioni, come nelle or-ganizzazioni. Sono il patrimonio piùprezioso che l’umanità ha accumulatoe che la caratterizza positivamentecome specie.

Questo libro accompagnerà allorail lettore in un vero e proprio per-corso di “coaching”, e lo inciterà aprovarsi, attraverso test e questionari,per individuare le pr oprie poten-zialità dentr o di sé ed elaborareuna mappa che le sintetizzi. Per ognipotenzialità troverete esercizi chepermettono di trasformarle in veri epropri poteri in grado di inciderenella realtà e svilupparla in terminidi soddisfazione e benessere.

Luca Stanchieri, laureato in Eco-nomia e Commercio ed in Psicologiapresso la Sapienza di Roma, si oc-cupa di formazione, consulenzaorganizzativa ed executive/life coa-ching, è responsabile didattico del-la Scuola Italiana di Life Coaching(www.scuoladicoaching.it), e ha pub-blicato Il Life coaching (Verdechiaro,2004), Il meglio di sé (FrancoAngeli,2004), Essere leader non basta(FrancoAngeli, 2006).

Luca Stanchieri

SCOPRI LE TUE POTENZIALITÀCome trasformare le tue capacità nascoste in talenti con la psicologia positiva e il coaching

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TrendTrend1796.198 L. STANCH

IERI SCOPRI LE TUE POTENZIALITÀ

1796.198 22-07-2008 9:27 Pagina 1

Trend/Le guide nel mondo che cambia

In testi agili, di noti esperti, le conoscenze indispensabili nella società di domani

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Luca Stanchieri

SCOPRI LE TUE POTENZIALITÀCome trasformare le tue capacità nascoste in talenti con la psicologia positiva e il coaching

Copyright © 2008 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy.

L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sul diritto d’autore. L’Utente nel momento in cui effettua il download dell’opera accetta tutte le condizioni della licenza d’uso dell’opera previste e

comunicate sul sito www.francoangeli.it

Indice

Introduzione

Parte primaPresupposti metodologici

1. La ricerca della felicità1. Il principio edonico e la cultura pseudoterapeutica2. Il pessimismo dell’inconscio e la crescita nelle avversità3. Eudaimonia

2. Le virtù come matrici del potere1. Una svolta psicologica2. Le virtù producono il bene ed il piacere3. Le High Six4. Le virtù in pratica: potenzialità e poteri5. Talento e simpatia6. Criteri di individuazione delle potenzialità

Parte seconda Virtù: saggezza e conoscenza

1. La creatività1. Siamo tutti creativi?2. La creatività come merce rara3. La creatività come relazioneEsercizio

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2. La curiosità1. La curiosità, una spinta indomabile2. La curiosità condivisa3. Curiosità e autodeterminazioneEsercizio

3. L’apertura mentale1. L’arte di essere aperti2. L’apertura mentale per lo sviluppo delle relazioni affettive3. L’apertura mentale come base per la democrazia4. Autonomia, apertura mentale e motivazioneEsercizio

4. L’amore per l’apprendimento1. L’amore per l’apprendimento come destino individuale2. L’amore per l’apprendimento non è mai solitario3. Stimolare ad apprendereEsercizio

5. La saggezza (lungimiranza) 1. La saggezza come sommo bene2. La saggezza come relazione3. La teoria dell’equilibrio della saggezzaEsercizio

Parte terza Virtù: coraggio

1. L’audacia1. Il futuro richiede l’audacia2. Essere audaci insiemeEsercizio

2. La persistenza (perseveranza, industriosità)1. Perseveranza e pessimismo2. Favorire la costanzaEsercizio

3. L’integrità (autenticità, onestà)1. L’integrità come realizzazione personale

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2. La psicologia dell’autenticità3. L’integrità come conquistaEsercizio

4. La vitalità1. Esseri vitali2. Forme di vitalità3. La cura di séEsercizio

Parte quarta Virtù: umanità

1. L’amore1. Forme d’amore2. Le prime cure3. La necessità d’amare4. L’amore di séEsercizio

2. La gentilezza (generosità, cura, compassione, altruismo) 1. La gentilezza come fonte di felicità2. La gentilezza risuonaEsercizio

3. L’intelligenza sociale (intelligenza emotiva, intelligenzapersonale)1. Intelligenza calda2. Allenare l’intelligenza socialeEsercizio

Parte quinta Virtù: giustizia

1. La cittadinanza (responsabilità sociale, lealtà, teamwork)1. I poteri del cittadino2. L’educazione alla cittadinanza terrestreEsercizio

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2. Imparzialità (correttezza)1. L’etica come guida della vita2. Identità individuale e imparzialità3. Regole del giocoEsercizio

3. Leadership1. La leadership come fenomeno complesso2. Essere leader non basta...Esercizio

Parte sestaVirtù: temperanza

1. La capacità di perdonare1. Le ricerche sul perdono e le esortazioni religiose2. Perdonare, è sempre possibile?Esercizio

2. L’umiltà (modestia)1. Per una rivalutazione dell’umiltà2. L’autostima narcisistica e l’umiltà al lavoroEsercizio

3. La prudenza 1. Un approccio al futuro2. Prudenza come potereEsercizio

4. Autoregolazione1. Autoregolazione e armonia2. Dove va la nostra attenzioneEsercizio

Parte settimaVirtù: trascendenza

1. Apprezzamento della bellezza e dell’eccellenza1. Rapiti in un’altra dimensione2. Creare la creazione

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3. Essere coltiEsercizio

2. Gratitudine1. Grati di essere grati2. Esperimenti di gratitudineEsercizio

3. La speranza1. I diversi volti della speranza 2. Il principio di realtàEsercizio

4. Umorismo1. La vita con ironia2. L’utilità dell’umorismoEsercizio

5. Spiritualità1. La spiritualità come sensazione2. Le ambivalenze degli spiriti3. Spiritualità e scopoEsercizio

Esercizio: traccia il tuo ritratto finale

Conclusioni: le potenzialità del futuro1. Il futuro come minaccia2. Costruire il futuro3. Esprimere le potenzialità, trasformarle in talenti4. La potenzialità del futuro

Appendice. Scheda applicazione delle potenzialità allecompetenze manageriali

Bibliografia essenziale

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Introduzione

Le ombre contrastano solo apparentemente con il colore acceso, in realtà sono proprio le ombre che con la loro forma e la loro storia

danno valore e importanza alle tinte calde e solari. Così sono le ombre e i colori delle nostre vite

e le tinte e i colori del nostro amore. G.M.

È difficile parlare di potenzialità e virtù umane. Il nostro contesto cultu-rale non lo facilita. Ma è difficile soprattutto per chi scrive e per chi ci crede,come me. Parlare e scrivere di potenzialità, virtù, poteri, significa fare iconti con le proprie debolezze, fragilità, meschinità. È come se, studiandole potenzialità, si viaggiasse in una dimensione parallela della nostra stessaesistenza. Da un lato i vizi, i limiti, le debolezze, le incongruenze, gli smar-rimenti, le miserie, dall’altra le virtù, le passioni, le gratificazioni, le soddi-sfazioni, i sentimenti che donano alla vita una straordinaria bellezza. Difronte allo studio delle potenzialità, ci si sente spesso smarriti. Soprattuttoperché vizi e virtù, impotenze e poteri non sono così separati come spessoli immaginiamo. Si alimentano, si intrecciano, si confondono e confondono.Come quando il successo e il riconoscimento per le proprie fatiche e la pro-pria opera creativa inducono alla superbia, all’arroganza, alla saccenteria,invece che alla gratitudine. Questo libro non è la fine di un percorso di illu-minazione, né il diario di un guru, ma la fatica di uno studioso ai suoi inizi.Un inizio con grandi incertezze, paure di sbagliare, timori di ipocrisie dema-gogiche, dubbi. Sarebbe stato più semplice forse immergersi nei difetti.Sono assolutamente certo di praticare più il vizio che la virtù. Eppure è pro-prio per questo che è nata la ricerca. Non basta capire le cause profonde deinostri limiti per superarli. Abbiamo bisogno di un viaggio in positivo sullenostre virtù, perché le stiamo smarrendo, non le conosciamo, non sappiamodefinirle, verbalizzarle, renderle oggetto di cura, di crescita, formazione eallenamento.

D’altra parte parlare di felicità nel contesto contemporaneo è comeinfrangere un tabù. Vivere una vita felice significa vivere una vita piena digratificazioni, soddisfazioni, interessi appaganti e coinvolgenti; significacreare e ricreare l’esistenza come un’opera d’arte; ma soprattutto significaamare: una competenza e un sentimento che richiedono lealtà, impegno,

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cura, ascolto, dialogo, incontro, scambio. È l’amore in tutte le sue forme cheè alla base dello sviluppo della conoscenza, della convivenza, della coope-razione, dell’educazione, della gentilezza diffusa.

Eppure oggi si fa largo una concezione dell’essere umano che oscilla frala malattia e la malvagità. Il privato, da dimensione di potere e di autogo-verno individuale, diviene luogo ospedaliero, di quarantena e di isolamen-to; il confronto e la ricerca comune per la conoscenza e la soluzione dei pro-blemi diviene scambio di diagnosi e di ricette.

Esiste una sorta di cultura pseudoterapeutica (Furedi, 2005) che ci con-sidera esseri malati, fragili; incapaci di affrontare le avversità, pronti a soc-combere. Così ogni evento negativo, come una perdita o una sconfitta,diventa “trauma”, da cui possiamo riprenderci solo con l’aiuto di medici emedicine. Se ci convinciamo di essere fragili e indifesi di fronte alla mal-vagità umana, lo diventiamo. Perché perdiamo fiducia in noi stessi. Ci pri-viamo della convinzione che possiamo reagire, che possiamo affrontaretraumi, e avversità. Che possiamo anche crescere.

Puntare sulle potenzialità e le virtù degli individui, delle relazioni, deicontesti significa operare un ricerca/intervento completamente innovativa emolto complessa. “Virtuoso è in primo luogo colui che è dotato di agilità,che sa trarsi fuori dalle difficoltà. Divenire legge a se stessi significa coglie-re la propria potenza in forma, il proprio desiderio in carattere. Questa e nonaltra era la ragione per cui gli antichi dicevano che ciò che è buono è belloe ciò che bello è buono” (Natoli, 1996, p. 9).

In questo percorso di studio mi sono dotato soprattutto di due fontistraordinarie: da un lato la psicologia positiva americana, dall’altro ilRinascimento italiano.

La ricerca sulle potenzialità umane della psicologia positiva, aperta daMartin P. Seligman, parte da un presupposto di fondazione teorica: creareuna scienza e una filosofia che studi quali sono le potenzialità costruttive,creative, soddisfacenti della natura umana.

Il presupposto è quello di fornire un vocabolario comune per i ricercato-ri, gli psicologi, i coach, gli insegnanti in grado di sviluppare una riflessio-ne, un confronto ed una ricerca comuni. Le potenzialità del carattere e dellerelazioni sono quelle caratteristiche, quei punti di forza che permettono ilperseguimento della “vita buona”, ovvero di una vita che sia felice e soddi-sfacente secondo le principali virtù, elaborate dalla filosofia.

Spesso durante il corso del libro, userò esempi tratti dal Rinascimento.Ho appositamente scelto un periodo straordinario nella vita di questo paese.Non presumo di essere esperto del campo; ma un semplice ammiratore. Daappassionato, ho pensato di usare il Rinascimento perché nel suo essere unperiodo storico creativo è anche uno dei simboli storici che hanno permes-

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so a personalità geniali di esprimere alcune delle più straordinarie potenzia-lità umane, che ancora oggi ammiriamo, conserviamo, visitiamo con mera-viglia e soggezione. Il Rinascimento ha presupposto sul piano artistico ilriconoscimento della soggettività complessa che accompagna ogni operad’arte e questo lo differenzia in modo sostanziale da tutti i periodi prece-denti della storia dell’arte umana. Soggettività complessa, individuale erelazionale al tempo stesso. L’artista del Rinascimento tiene in conto trepunti di vista soggettivi contemporaneamente: la volontà e le emozioni dellacosa rappresentata; l’esperienza visiva dell’artista, ciò che egli vuole rap-presentare di sé; l’esperienza visiva di un potenziale osservatore.

“Il Rinascimento per la prima volta non solo afferma, ma formalmente legitti-ma e razionalizza queste tre forme di soggettività. (…) Quanti amano interpretare ifatti storici simbolicamente possono vedere in questo lo spirito di una concezionespecificatamente ‘moderna’ del mondo, che consente al soggetto di affermare sestesso di contro all’oggetto come qualcosa di autonomo ed eguale” (Panovsky,1999, pp. 98-99).

Il Rinascimento ha potuto farlo perché preparato e generato da un amplioe profondo umanesimo. Mettere l’essere umano al centro della propriaopera letteraria, artistica, scientifica ha significato produrre una delle fasipiù straordinarie nella storia della creatività e della convivenza umana.

Le potenzialità verranno analizzate attraverso tre piani: l’individuale, ilrelazionale e il contestuale. L’idea infatti è che anche le relazioni e i conte-sti organizzati in quanto dotati di soggettività e cultura, siano dotati anchedi potenzialità, o possano diventarlo.

Vedremo come le potenzialità individuate, curate, allenate, trasformatein progetti e relazioni possano divenire poteri, ovvero un modo di esseredella mente umana capace di incidere nella realtà in cui è inserita. Il pote-re è una potenzialità in atto che si manifesta come tratto del carattere, comeattività, come processo relazionale ed è accompagnato da un intrinsecoappagamento, cioè da una serie di piaceri tutti diversi gli uni dagli altri aseconda dei poteri, ma tutti accomunati dall’essere sensazioni piacevoli.Potere psicologico non è solo forza; potere significa anche possibilità, è unpoter essere/fare che soggiace all’attività volitiva, alle scelte coscienti eincoscienti che facciamo. I poteri sono una dotazione della nostra specie eservono per instaurare un rapporto attivo con la realtà fatto di collegamen-to, cambiamento, integrazione, costruzione, creazione. Quando i poteri ven-gono riconosciuti dagli altri come atti eccezionali ed universali al tempostesso si trasformano in talenti.

Nel viaggio attraverso le potenzialità umane, proporremo dei test chepermettono un’autovalutazione. I test non hanno un valore “scientifico”.

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Sono degli spunti di riflessione e di comprensione. Ogni volta il lettorepotrà verificare il suo grado di potenzialità. Ogni potenzialità è stata deco-struita in sei affermazioni. Queste affermazioni sono semplici ed è facile checi si identifichi in esse. Sono infatti altamente auspicabili e condivisibili.Ciò che va considerato però non è un semplice accordo o un riscontro “filo-sofico” con esse. La risposta di identificazione (il “sì” nel test) va inseritasolo quando per ogni affermazione ci sia:

1. un riscontro emotivo di identificazione palese che risuoni come “sì, que-sto sono io al cento per cento”;

2. un riscontro dell’affermazione nella vostra vita concreta. Ogni afferma-zione che voi contrassegnate con il “sì”, deve essere rappresentabile inun vostro comportamento/attività di vita quotidiana; immaginate di avereuna sorta di interlocutore davanti che vi chiede: “dimostrami come con-cretamente esprimi questa affermazione nella tua vita”.

Una potenzialità infatti è un tratto, un’emozione ma anche un’attivitàconcreta.

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Parte prima

Presupposti metodologici

1. La ricerca della felicità

1. Il principio edonico e la cultura pseudoterapeutica

Ci sono due filoni di ricerche psicologiche sul benessere e sulla felicità:uno denominato edonico; l’altro eudaimonico. Il primo è incentrato sul con-cetto di benessere soggettivo, lo riferisce alla dimensione affettiva e allastima della soddisfazione di vita (Diener, 2000); il secondo utilizza inveceil benessere psicologico (PWB = Psychological Well-Being) e lo riferiscefondamentalmente all’autorealizzazione, considerata come attualizzazionedelle potenzialità, risorse e predisposizioni individuali, costruzione di signi-ficati e realizzazione di obiettivi (Delle Fave, 2001).

Il principio edonico sostiene che la felicità è data dal piacere immediato,attuale e presente, goduto momento per momento. L’edonismo, come cor-rente filosofica, ha avuto l’indubbio merito di aver sottolineato come il prin-cipio del piacere possa rappresentare un valore in funzione dello sviluppoarmonico dell’individuo. Nella nostra cultura però, questo principio si èemancipato dalla saggezza degli antichi greci ed è diventato ispiratore di uncarpe diem sempre meno ambizioso e sempre più irrequieto.

Il principio del piacere immediato diventa in alcuni casi una sorta di pos-sibilità di fuga dalla realtà. Non cambia né le relazioni affettive né quellelavorative, ma promette il piacere mantenendo i contesti invariati. Persinola droga cambia il suo target. Non si tratta più di sballare; ma di esseremigliori, più tonici, assertivi, “gagliardi”.

Siamo come in una morsa: da un lato la sfida della complessità odiernae dall’altro la ricerca di un piacere immediato, che riesca a compensare l’ir-requietezza del destino. Che succede allora? Che, spesso, invece di trovarepiacere, stiamo male. Ansiosi, inquieti, sofferenti di fronte alla tristezza e aldolore della vita, disorientati.

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Nonostante le terme e le discoteche, i ristoranti “dove si mangia bene esi spende poco” e i week-end dove “finalmente stacco la spina”, continuia-mo a stare male. Il ritorno dalle “vacanze” è sempre un dramma.

Ma il principio del piacere non ammette fallimenti. E se si sta ancoramale dopo averlo praticato, significa che si è malati. Ecco che nasce la cul-tura pseudoterapeutica: ogni emozione negativa diviene sintomo di malat-tia e dunque necessita di terapia. L’egemonia culturale della medicina hadefinitivamente trionfato sulla psicologia, la pedagogia, l’educazione, lafilosofia, la religione, l’arte ovvero su tutte quelle branche del sapereumano, preposte all’analisi dei nostri drammi originari. Come un nuovoesercito di terracotta, atto a difendere i privilegi dell’industria edonistica,sono emersi una serie infinita di Dottor House, medici o terapeutici, santo-ni o nuovi guru, pronti a dispensare diagnosi e conseguenti terapie. I pro-blemi sono diventati sintomi, malattie, morbi da debellare, a costo di noncomprenderne la loro reale natura e dunque limitando le possibilità di svi-luppo, di cambiamento, di lotta (Furedi, 2005).

La cultura pseudoterapeutica non è un’ideologia, ma una nuova emozio-ne, una neoemozione, che veicola fantasie di controllo, di potere, di impos-sessamento dell’altro e dei suoi problemi sociali e psicologici sotto formamedico-diagnostica. Sostituisce la diagnosi alla conoscenza e la terapia allosviluppo. Suo oggetto di applicazione sono le stesse relazioni d’amore e diamicizia, di educazione e di formazione, di lavoro e di scambio, che susci-tano emozioni negative, producono disorientamenti, inducono domande acui non sappiamo ancora rispondere.

La principale conseguenza è la visione agita di un nuovo essere umano,che è fondamentalmente malato perché soffre. L’individuo appare un esse-re fragile, friabile, che ha bisogno di cura più che di sviluppo. Non è ingrado di operare delle scelte. Le sue relazioni sono dipendenze, le sue pauresono fobie, la sua rabbia è sintomo di personalità anti-sociale, i suoi sbalzidi umore fenomenologie borderline, la sua tristezza è depressione. Le sueemozioni sono lette come sintomi di malattie, anzi sono le malattie stesse. Isuoi figli sono esseri limitati, vulnerabili o incontrollabili (mai come ora simoltiplicano le diagnosi di dislessia, disfasia, distrurbo comportamentale,d’attenzione, di apprendimento, ecc nelle scuole elementari). L’individuo èincapace di intessere relazioni d’amore e non è in grado di vivere la sua ses-sualità, senza un qualche aiuto artificiale.

Questa visione ideologica dell’essere umano, veicolata dalla culturapseudoterapuetica, è parte di un invito all’autolimitazione, alla ricerca dicure dal facile consumo. Alimenta di nuovo il principio del piacere, comevalvola di sfogo.

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La cultura pseudoterapeutica priva le emozioni negative del loro mes-saggio di verità, di conoscenza, di informazione, di mediazione con ilmondo, e con l’altro da sé. Toglie ogni significato mitologico, epico, tra-scendente alla sofferenza, all’inquietudine, alla paura. L’ambiguità, l’ambi-valenza, il perturbante, divengono minacciosi, nemici, e dunque patologici.Il vantaggio che se ne ricava è essere deresponsabilizzati, vittimizzati equindi oggetto di compassione e di cura. I momenti di serenità divengonoconvalescenze fra un benessere mai raggiunto e una sofferenza sempre inagguato.

Furedi (2005) è stato uno dei primi a porre l’accento su questo nuovofenomeno sociale, ma il sottotitolo del suo libro Troppa psicologia nella vitaquotidiana è fuorviante. La cultura pseudoterapeutica è un processo cultu-rale ed emozionale, spesso inconscio. Va analizzato anche in chiave psico-logica, fatto emergere dall’ombra dell’incoscienza, analizzato nella sua por-tata emotiva, per ridare alle diverse competenze creative il compito chespetta loro. La cultura pseudoterapeutica è cosa ben diversa dalla tecnicaclinica, medica o psicologica, competente. Per fronteggiare la cultura pseu-doterapeutica abbiamo bisogno di ritornare e rielaborare una cultura dellosviluppo. Sul piano psicologico, questo significa riabilitare la sofferenzacome parte della sana condizione umana e studiare le potenzialità, comeleve del cambiamento.

2. Il pessimismo dell’inconscio e la crescita nelle avversità

Il principio della felicità come piacere immediato e continuato fallisce difronte alla complessità della condizione umana. La sofferenza, privata delsuo senso relazionale e contestuale, diviene sintomo di malattia. La culturapseudoterapeutica non riesce a debellarla e, privando l’individuo del suorapporto riflessivo con l’esistenza, lo rinvia all’industria edonistica.

Edonismo e pseudoterapia si alimentano così l’uno con l’altro. Il fallimento del principio del piacere può indurre pessimismo. E questo

pessimismo può essere a sua volta foraggiato dalla natura del nostro incon-scio.

L’inconscio non è il contenitore della spazzatura umana e nemmeno loscrigno di segreti inconfessabili. O perlomeno non è solo questo. È un regnodai confini indistinguibili, che invade il pensiero e si irradia nel corpo. Èl’affetto, il calore, il significato caldo che contraddistingue le relazioni, igruppi, le organizzazioni. L’inconscio pervade gli incontri, gli scambi, leculture, i simboli, le reazioni affettive. È il mondo delle emozioni, comeveicolo del rapporto con la realtà, come collante delle relazioni, come fon-

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