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II . 2 6 1 4 5 3 Il giovane Lynch pensò di approfittarne e andare a studiare con Kokoshka. Ma non lo fece e quando tornò in America, e cominciò a dipingere, ebbe d’un tratto l’uzzolo di filmare una sua propria tela. Comprò una cinepresa Bolex di seconda mano, ap- partenuta a un medico che non l’aveva mai usata. Ma quando portò a sviluppare il filmato, non s’era impresso nulla, solo una specie di caramella mou allungata perché l’apparecchio era rotto. Insomma un disastro che avrebbe scoraggiato chiunque. Lynch, invece, tenace, ci riprovò con The Alphabet. Quattro minuti che mescolavano riprese dal vivo e d’animazione. E i vagiti di sua figlia Jennifer, appe- na nata, incisi su un registratore a cassette, guasto pure quello, ma con un effetto sonoro straordina- rio. L’aspirante pittore David Lynch aveva realizza- to il suo primo film. E non smise più. Animato dal- l’ambizione di ambientare storie sì in America, ma anche di portare le persone dentro universi nei quali non potrebbero mai spingersi. Nei penetrali più profondi e allucinati del loro essere. c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI S otto il titolo, rosso, «Io vedo me stesso» c’è lui, David Lynch, il protagonista dell’auto- biografia che ti guarda fisso negli occhi, sug- gendo la sigaretta stretta tra pollice indice e me- dio, con i capelli perfettamente pettinati a ciuffo. La perfetta fotografia in bianco nero è stata scat- tata da Jeremy & Claire Weiss, marito e moglie durante un pomeriggio di pose. È l’immagine che domina la copertina di un bel volume fatto appo- sta per saziare i lynchiani, o i cinefili in genere, perché per oltre 400 pagine il visionario cineasta americano racconta come dice il sottotitolo «la mia arte, il cinema, la vita». E sebbene nella quar- ta di copertina, bianca, con una lunga frase tra virgolette affermi che «ciò che puoi dire con un film non può essere espresso a parole», il regista non si risparmia affatto nelle conversazioni che ebbe per dieci anni con Chris Rodely. I due diva- gano sulla pittura; su attori, produttori, set; su scampoli di vita privata e ossessioni; lavorazioni dettagliate di ogni film, da Eraserhead a Mullhol- land Drive; sull’anima gotica del paesaggio ameri- cano che Lynch ha assaporato durante l’adolescen- za «felicissima» e raminga per gli States al seguito del padre, simpatico botanico che studiava le ma- lattie degli alberi e portava un cappellaccio da cowboy che imbarazzava il figliolo. Verso i 19 anni, un ricco esercente cinematogra- fico gli pagò un biglietto per l’Europa a patto che controllasse che la figlia prendesse davvero l’aereo. «Io vedo me stesso» di David Lynch, con Chris Rodley Il Saggiatore, pp. 424,Ä 25 La copertina Lynch allo specchio vede i fantasmi della felix America L’innocenza dei bambini di fronte alla guerra, visti con gli occhi dei soldati, innocenti di fronte a una guerra che non dimenti- cheranno mai di avere do- vuto combattere. Gli un- dici racconti che Gordana Grubac raccoglie in La normalità negata scavano nelle viscere della co- scienza europea. Nelle sue pagine (dure, inten- se, vive) echeggia l’alto dolore di Ungaretti: «È il mio cuore il paese più straziato». Non sappiamo quanto ancora il cuore di Gordana Grubac sarà un paese straziato: sappiamo che è un cuore pie- no di storie da raccontare. Alberto Infelise 1 La normalità negata di Gordana Grubac Besa Editrice pp. 85, 13 Che Tania Cagnotto piaccia ai bambini non lo scopriamo adesso: i tuf- fi, arte in cui lei è regina, sono il primo gesto spe- ricolato che si fa non ap- pena prendiamo un po’ di confidenza con l’ac- qua. Logico allora che quando Tania taglia l’aria prima di accarezzare l’acqua accenda la fantasia. Sarà anche per questo si è cimen- tata in una favola che ha per protagonista il pinguino Pino, uno strano esemplare in bian- co e nero che non ama l’acqua. Come capita a tanti bambini prima di scoprirne il fascino. Paolo Brusorio 2 Il pinguino che non voleva tuffarsi di Tania Cagnotto Mondadori pp. 32, 16 Una meteora sfolgoran- te, come è accaduto in alcuni momenti, e per al- cuni talenti, della musi- ca rock. E che musica, quella di Syd Barrett (1946-2006), fondatore dei Pink Floyd, leader carismatico della psi- chedelica britannica e dell’art rock, e uomo tormentatissimo (e malato). Nel 1974, a 28 anni, dopo avere contribuito in maniera uni- ca a cambiare la scena musicale giovanile, il geniale «diamante pazzo» Barrett si ritira. E intraprende un’interminabile discesa agli in- feri, mentre decolla il suo mito che, dal punk a David Bowie, da Brian Eno ai Rem, non è mai tramontato, come mostra questo album di parole e immagini su di lui. Massimiliano Panarari 3 Syd Barrett. Alle soglie dell’alba a cura di Nino Gatti Edizioni Clichy pp. 144, 7,90 «Una cultura che è ancora fatta d’aria, di pietre e tempo». Sintetizza con queste semplici parole, Simone Zoppellaro, il fascino dell’Armenia. So- speso tra storia e tradizioni millenarie, l’autore racconta in modo agile un paese in eterno equilibrio tra i drammi del passato (le vittime del genocidio) e l’incertezza del presente: la guerra dimenticata nel Kara- bakh, la povertà che dilaga, i profughi che premono dalla Siria. Una na- zione però viva perché caparbiamente pronta a scommettere sul futuro. Roberto Travan 4 Armenia Oggi di Simone Zoppellaro Guerini Associati, pp. 88, 9,50 All’inizio degli Anni 70, nell’America lacerata dalle tensioni razziali, irruppe sulla scena letteraria un vigoroso detective nero immaginato da uno scrittore bianco. John Shaft. Un fascio di muscoli possenti arabescati di cicatrici, che s’è fatto le ossa nei bassi- fondi di Harlem ed è sopravvissuto alla giungla del Vietnam. Con una licenza da investigatore privato scorrazza per New York, dividendosi tra noiosi divorziandi e pericolosi inghippi. Manesco (uccide senza pensarci due volte), astuto, ruvidamente ironico, superstallone con le fanciulle (anche bian- che), fu uno dei simboli della blacksploitation (al cinema ci finì subito, con il volto di Richard Roun- dtree). In questa prima avventura (1971), per ritrova- re la figlia rapita di un boss di Harlem, finisce in una guerra criminal-razziale tra neri e mafiosi italiani, con servizi segreti, papponi, poliziotti sbrigativi, militanti armati del black power (un po’ babbei, e pure mammoni). Molto hard boiled. Molto politica- mente scorretto. Molto tarantiniano (antelitteram). Deliziosamente e violentemente vintage. [B. V.] c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Shaft di Ernest Tidyman (trad. Ettore Capriolo) Sur pp. 229, 15 Guida più di nicchia non ce n’è. Della Fuoricasello (www.fuori- casello.it) nessuno ne parla ep- pure chi percorre per lavoro o per diletto le autostrade d’Italia la conosce bene. Tanto che in pochi anni ha venduto 650 mila copie. Un esperto di soste come Bruno Pizzul l’ha definita una «compagna di viaggio». L’idea è di fornire 812 indirizzi per un pasto alle uscite di autostrade e tangenziali del Belpaese con tanto di descrizione, chilometri per arrivarci, tempi di percor- renza e durata prevista dell’operazione. Una guida di appassionati per altrettanto tali. Francesco Rigatelli 5 Fuoricasello Guida Longo pp. 455, 20 Un inventario di Torino, un promemoria poetico per la nuova classe dirigente, come colonna sonora i Subsonica («...il cielo su Torino sembra muoversi al tuo fianco...»). Un ventaglio di scrittori, da Culic- chia a Marina Jarre (appena scomparsa), da Geda a Pastorin, da Romagnoli a Gianni Romeo, a Tawfik. Una staffetta narrativa fra le generazioni. Di racconto in racconto, tra il mondo di ieri e la nuova Capitale (le taumaturgiche Olimpiadi invernali 2006). Verso il futuro, coltivando il magico cuore antico. Bruno Quaranta 6 Cieli su Torino a cura di Renzo Sicco Claudiana pp. 139, 12,90 L O S CAFFALE LA SAGA DI MARCELLO SIMONI Il Medioevo in tumulto per la preziosa reliquia A gguati e duelli, agnizioni e cavalierati, epidemie di peste nera, pergamene segrete, padri crudeli e giovani innamorati infelici, badesse inquiete e abati misteriosi. Il Medioevo di Marcello Simoni è una cavalcata a perdifiato nel piacere puro, fanciullesco della lettura: come quando - prima dell’era digitale - a tredici anni si scoprivano Il Conte di Montecristo o Ivanhoe. E quindi non stupisce affatto il successo della sua Codice Millenarius Saga, che si conclude oggi con L’abbazia dei cento inganni, dopo L’abbazia dei cento peccati e proseguita con L’abbazia dei cento delitti. Il Medioevo in cui ambienta le sue storie non è quello dotto ed elitario del Nome della rosa di Umberto Eco (che peraltro Simoni cita doverosamente come apripista del genere), ma quello veloce e ricco di emozioni dei feuilleton ottocenteschi, da Salgari a Dumas, con una sorpresa a ogni pagina. Il che nulla toglie al suo valore, anzi. Prima di tutto perché Simoni, quarantenne di Comacchio, in materia è preparato: laurea in Lettere, gavetta da archeologo e bibliotecario, nel curriculum saggi storici, soprattutto per la rivista specialistica Analecta Pomposiana. E poi perché sa mescolare con grande efficacia passato e presente, con lo sguardo pop di un RAFFAELLA SILIPO Thriller BRUNO VENTAVOLI

LO SCAFFALE - SUR · che si conclude oggi con L’abbazia dei cento inganni, dopo L’abbazia dei cento peccati e proseguita con L’abbaziad eic entod elitti. Il Medioevo in cui

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Il giovane Lynch pensò di approfittarne e andare a studiare con Kokoshka. Ma non lo fece e quando tornò in America, e cominciò a dipingere, ebbe d’un tratto l’uzzolo di filmare una sua propria tela. Comprò una cinepresa Bolex di seconda mano, ap-partenuta a un medico che non l’aveva mai usata. Ma quando portò a sviluppare il filmato, non s’era impresso nulla, solo una specie di caramella mou allungata perché l’apparecchio era rotto. Insommaun disastro che avrebbe scoraggiato chiunque. Lynch, invece, tenace, ci riprovò con The Alphabet. Quattro minuti che mescolavano riprese dal vivo e d’animazione. E i vagiti di sua figlia Jennifer, appe-na nata, incisi su un registratore a cassette, guastopure quello, ma con un effetto sonoro straordina-rio. L’aspirante pittore David Lynch aveva realizza-to il suo primo film. E non smise più. Animato dal-l’ambizione di ambientare storie sì in America, ma anche di portare le persone dentro universi nei quali non potrebbero mai spingersi. Nei penetrali più profondi e allucinati del loro essere.

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Sotto il titolo, rosso, «Io vedo me stesso» c’èlui, David Lynch, il protagonista dell’auto-biografia che ti guarda fisso negli occhi, sug-

gendo la sigaretta stretta tra pollice indice e me-dio, con i capelli perfettamente pettinati a ciuffo. La perfetta fotografia in bianco nero è stata scat-tata da Jeremy & Claire Weiss, marito e moglie durante un pomeriggio di pose. È l’immagine chedomina la copertina di un bel volume fatto appo-sta per saziare i lynchiani, o i cinefili in genere, perché per oltre 400 pagine il visionario cineastaamericano racconta come dice il sottotitolo «la mia arte, il cinema, la vita». E sebbene nella quar-ta di copertina, bianca, con una lunga frase tra virgolette affermi che «ciò che puoi dire con un film non può essere espresso a parole», il regista non si risparmia affatto nelle conversazioni che ebbe per dieci anni con Chris Rodely. I due diva-gano sulla pittura; su attori, produttori, set; su scampoli di vita privata e ossessioni; lavorazioni

dettagliate di ogni film, da Eraserhead a Mullhol-land Drive; sull’anima gotica del paesaggio ameri-cano che Lynch ha assaporato durante l’adolescen-za «felicissima» e raminga per gli States al seguito del padre, simpatico botanico che studiava le ma-lattie degli alberi e portava un cappellaccio da cowboy che imbarazzava il figliolo.

Verso i 19 anni, un ricco esercente cinematogra-fico gli pagò un biglietto per l’Europa a patto che controllasse che la figlia prendesse davvero l’aereo.

«Io vedo me stesso»di David Lynch, con Chris Rodley

Il Saggiatore, pp. 424,Ä 25

La copertinaLynch allo specchiovede i fantasmidella felix America

L’innocenza dei bambini di fronte alla guerra, visti con gli occhi dei soldati, innocenti di fronte a una guerra che non dimenti-cheranno mai di avere do-vuto combattere. Gli un-dici racconti che GordanaGrubac raccoglie in La normalità negata scavano nelle viscere della co-scienza europea. Nelle sue pagine (dure, inten-se, vive) echeggia l’alto dolore di Ungaretti: «È ilmio cuore il paese più straziato». Non sappiamoquanto ancora il cuore di Gordana Grubac sarà un paese straziato: sappiamo che è un cuore pie-no di storie da raccontare.

Alberto Infelise

1La normalità

negatadi Gordana Grubac

Besa Editricepp. 85, � 13

Che Tania Cagnottopiaccia ai bambini non loscopriamo adesso: i tuf-fi, arte in cui lei è regina,sono il primo gesto spe-ricolato che si fa non ap-pena prendiamo un po’di confidenza con l’ac-qua. Logico allora chequando Tania taglial’aria prima di accarezzare l’acqua accendala fantasia. Sarà anche per questo si è cimen-tata in una favola che ha per protagonista ilpinguino Pino, uno strano esemplare in bian-co e nero che non ama l’acqua. Come capita atanti bambini prima di scoprirne il fascino.

Paolo Brusorio

2Il pinguino

che non voleva tuffarsi

di Tania CagnottoMondadori

pp. 32, � 16

Una meteora sfolgoran-te, come è accaduto inalcuni momenti, e per al-cuni talenti, della musi-ca rock. E che musica,quella di Syd Barrett(1946-2006), fondatoredei Pink Floyd, leadercarismatico della psi-chedelica britannica e dell’art rock, e uomotormentatissimo (e malato). Nel 1974, a 28anni, dopo avere contribuito in maniera uni-ca a cambiare la scena musicale giovanile, ilgeniale «diamante pazzo» Barrett si ritira. Eintraprende un’interminabile discesa agli in-feri, mentre decolla il suo mito che, dal punka David Bowie, da Brian Eno ai Rem, non èmai tramontato, come mostra questo albumdi parole e immagini su di lui.

Massimiliano Panarari

3Syd Barrett. Alle soglie dell’alba

a cura di Nino GattiEdizioni Clichy

pp. 144, � 7,90

«Una cultura che è ancora fatta d’aria, di pietre e tempo». Sintetizza conqueste semplici parole, Simone Zoppellaro, il fascino dell’Armenia. So-speso tra storia e tradizioni millenarie, l’autore racconta in modo agileun paese in eterno equilibrio tra i drammi del passato (le vittime delgenocidio) e l’incertezza del presente: la guerra dimenticata nel Kara-bakh, la povertà che dilaga, i profughi che premono dalla Siria. Una na-zione però viva perché caparbiamente pronta a scommettere sul futuro.

Roberto Travan

4Armenia Oggi

di Simone ZoppellaroGuerini Associati, pp. 88, �9,50

All’inizio degli Anni 70, nell’America lacerata dalle tensioni razziali, irruppe sulla scena letteraria un vigoroso detective nero immaginato da uno scrittore bianco. John Shaft. Un fascio di muscoli possenti arabescati di cicatrici, che s’è fatto le ossa nei bassi-fondi di Harlem ed è sopravvissuto alla giungla del Vietnam. Con una licenza da investigatore privato scorrazza per New York, dividendosi tra noiosi divorziandi e pericolosi inghippi. Manesco (uccide senza pensarci due volte), astuto, ruvidamente ironico, superstallone con le fanciulle (anche bian-che), fu uno dei simboli della blacksploitation (al cinema ci finì subito, con il volto di Richard Roun-dtree). In questa prima avventura (1971), per ritrova-re la figlia rapita di un boss di Harlem, finisce in una guerra criminal-razziale tra neri e mafiosi italiani, con servizi segreti, papponi, poliziotti sbrigativi, militanti armati del black power (un po’ babbei, e pure mammoni). Molto hard boiled. Molto politica-mente scorretto. Molto tarantiniano (antelitteram). Deliziosamente e violentemente vintage. [B. V.]

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Shaftdi Ernest Tidyman

(trad. Ettore Capriolo)

Surpp. 229, �15

Guida più di nicchia non ce n’è.Della Fuoricasello (www.fuori-casello.it) nessuno ne parla ep-pure chi percorre per lavoro oper diletto le autostrade d’Italiala conosce bene. Tanto che inpochi anni ha venduto 650 milacopie. Un esperto di soste comeBruno Pizzul l’ha definita una «compagna di viaggio».L’idea è di fornire 812 indirizzi per un pasto alle uscitedi autostrade e tangenziali del Belpaese con tanto didescrizione, chilometri per arrivarci, tempi di percor-renza e durata prevista dell’operazione. Una guida diappassionati per altrettanto tali.

Francesco Rigatelli

5FuoricaselloGuida Longopp. 455, � 20

Un inventario di Torino, unpromemoria poetico per lanuova classe dirigente, comecolonna sonora i Subsonica(«...il cielo su Torino sembramuoversi al tuo fianco...»). Unventaglio di scrittori, da Culic-chia a Marina Jarre (appenascomparsa), da Geda a Pastorin, da Romagnoli aGianni Romeo, a Tawfik. Una staffetta narrativa fra legenerazioni. Di racconto in racconto, tra il mondo diieri e la nuova Capitale (le taumaturgiche Olimpiadiinvernali 2006). Verso il futuro, coltivando il magicocuore antico.

Bruno Quaranta

6Cieli su Torino

a cura di Renzo SiccoClaudiana

pp. 139, � 12,90

LO SCAFFALE

LA SAGA DI MARCELLO SIMONI

Il Medioevo in tumultoper la preziosa reliquia

A gguati e duelli, agnizioni e cavalierati,epidemie di peste nera, pergamene segrete,padri crudeli e giovani innamorati infelici,

badesse inquiete e abati misteriosi. Il Medioevo diMarcello Simoni è una cavalcata a perdifiato nelpiacere puro, fanciullesco della lettura: come quando- prima dell’era digitale - a tredici anni si scoprivano IlConte di Montecristo o Ivanhoe. E quindi non stupisce

affatto il successo della sua Codice Millenarius Saga,che si conclude oggi con L’abbazia dei cento inganni,dopo L’abbazia dei cento peccati e proseguita conL’abbazia dei cento delitti.

Il Medioevo in cui ambienta le sue storie non èquello dotto ed elitario del Nome della rosa diUmberto Eco (che peraltro Simoni citadoverosamente come apripista del genere), ma quelloveloce e ricco di emozioni dei feuilleton ottocenteschi,da Salgari a Dumas, con una sorpresa a ogni pagina. Ilche nulla toglie al suo valore, anzi. Prima di tuttoperché Simoni, quarantenne di Comacchio, in materiaè preparato: laurea in Lettere, gavetta da archeologoe bibliotecario, nel curriculum saggi storici,soprattutto per la rivista specialistica AnalectaPomposiana. E poi perché sa mescolare con grandeefficacia passato e presente, con lo sguardo pop di un

RAFFAELLA SILIPO

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BRUNO VENTAVOLI