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ANNO X NUMERO 64 APRILE 2012 DISTRIBUZIONE GRATUITA www.lisolaweb.com COMITATO D’ONORE Pina Amarelli Mengano, Carla Angeloni, Giuseppe Aquila, Roberto Aversa, Alessandro Bergonzoni, Anna Maria Boniello, Tonino Cacace, Alessandro Cecchi Paone, Antonio Cianniello, Franca Coin, Maurizio d’Albora, Pier Luigi de Caro, Tommaso Di Tommaso, Antonio Di Palma Castiglione, Michele Mantovani, Andrea Mingardi, Michele Moselli, Vittorio Paliotti, Giulio Pane, Carlo Pontecorvo, Ciro Sandomenico, Paolo Signorini, Giovanni Spinelli, Chicco Testa, Edoardo Vianello, Iva Zanicchi. Reg. Tribunale di Napoli n. 25 del 28 / 02 / 03 La spezzina bionda con parrucca nera cantava “forse è il colore sì di questi occhi tuoi”. Era Alexia, la vincitrice di Sanremo. Sullo schermo il neozelandese Russel Crowe, 39 anni, coman- dante di Sua Maestà britannica a bordo della “Surprise” inseguì fino a Capo Horn la nave corsara francese “Acheron” per affon- darla. Le furiose onde degli oce- ani inondarono le sale cinema- tografiche. Aurelio De Laurentiis sfornò il nono cinepanettone: “Natale in India”. La Juve, in aprile, era in testa al campionato e vinse lo scudetto. Era la squa- dra di Marcello Lippi con Buffon, Ferrara, Nedved e Del Piero che giocava ancora a tempo pieno e fece 16 gol. Una siciliana di 18 anni, Fran- cesca Chillemi, occhi marroni e capelli scuri, fu Miss Italia. A Sanya, in Cina, una scugnizza irlandese di 19 anni, Rosanna Davison, fu eletta Miss Mondo. Nacque la patente a punti. Sul palco dello Sporting Club di Montecarlo, fra una canzone e l’altra, si baciarono appassiona- tamente Madonna, la ballerina e cantante della Louisiana Brit- ney Spears e l’ugola bionda di New York Christina Aguilera. Il peggio successe a Sanremo nelle serate del Festival quando ap- parve Sharon Stone in abito nero lungo e schiena scoperta. Correndo incontro a Pippo Bau- do, gli gridò “buona sera, amore mio”. Era il 2003, bellezza. Berlusconi festeggiò dieci anni dalla discesa in campo e cancellò il falso in bilancio, dette del “kapò” al socialdemocratico te- desco Martin Schulz in pieno parlamento europeo e alla Borsa di New York dichiarò che l’Italia è un ottimo paese dove investire perché ci sono tante belle segre- tarie. Napoli dette l’addio all’America’s Cup che venne as- segnata a Valencia (Bagnoli morì sempre di più). Il Concorde smise di volare: raggiungeva New York da Parigi in 3 ore e 33 minuti. Michael Jordan, il più grande giocatore di pallacanestro di tutti i tempi, smise di giocare. Aveva 40 anni. E fu l’anno in- ternazionale dell’acqua. Questo e altro fu il 2003 quando da una mente di fantasia e da un cuore colorato apparve “L’Isola”, questo giornale nato fra due bicchieri di whisky che s’incontrarono in un bar di via Orazio a Napoli. Dieci anni. Un numero magico il 10. Il numero di Maradona e Pelè, di Zico e Platini, di Baggio, Del Piero, Ronaldinho, Messi, Totti. Per Pitagora è il numero perfetto. E’ un numero felice, il numero di Harshad, così definito dal sanscrito “harsa” che significa grande gioia. Tutti i numeri “che danno 1” sono numeri felici ha detto il matematico indiano Dat- tatreya Ramachandra Kaprekar sviluppando un processo com- plicato. Il 12 per cento dei nu- meri sono felici sebbene non esista una dimostrazione di ciò, ma prendiamola per buona. 10 è anche il titolo di un film del 1979, una commedia sexy, che lanciò quello splendore di ragazza dell’Oklahoma che è la repubblicana d’America Bo De- rek. Aveva 23 anni e fu una rivelazione per gli occhi del mondo. 10 è il numero atomico del Neon e quello di un asteroide (10 Hygiea, da Igea dea greca della salute, con un diametro di 400 chilometri). Dieci sono i comandamenti di Dio. Dieci sono gli anni che ha com- piuto “L’Isola”. Un’avventura di sogni e di parole. Siamo nati sotto il segno dell’Ariete. Lo Zodiaco ci impone creatività e coraggio. Facciamo del nostro meglio. Pietra portafortuna è il corallo rosso. Ne abbiamo. Na- vighiamo felici sui 57 mari del mondo, spesso senza muoverci neanche da casa, affacciati sul golfo di Napoli. Abbiamo pa- zienza e Vele Bianche. Navighia- mo informati. E non è che na- vigare necesse est, come diceva Plutarco aggiungendo et non est necesse vivere esortando i ro- mani a imbarcarsi sulle navi da guerra. Navigare è vivere. L’Isola è la nostra roccia sulla quale costruiamo fantasie. Sorge su un mare di sentimento. I gab- biani ci guardano. L’orizzonte è rosa. Sogniamo sempre di anda- re oltre. L’Isola in un mare di fantasia di Mino Rossi Pazza idea di Roberto Gianani I nostri dieci anni Antonio Ghirelli di Mimmo Carratelli Julius Hans Spiegel di Maria Rispoli L’altopiano delle Murge di Alessandro Robles Il mestiere di marinaio di Raffaele Gargiulo Il signore delle stilografiche di Mimmo Carratelli Il cavallo di Platone di Nicola Dal Falco L’aurora boreale di Mino Rossi I giganti del Golfo di Giuseppe Farace Il ragazzo di Porto Venere di Francesca Pappacena Il sogno dei delfini di Mimmo Carratelli Mountain bike in Romagna Eolie in fotografia di Antonio Famularo Amici su un gommone di Antonio Cianniello Brindiamo ai dieci anni del nostro giornale che apparve per la prima volta nell’aprile 2003. Un’avventura appassionante navigando con la fantasia sui 57 mari del mondo, raccogliendo racconti e reportage dalle isole e dalle coste, liberando sogni e collezionando avventure. 10 è un numero felice secondo un matematico indiano, è il numero di maglia di Maradona, è il nome di un asteroide e il titolo di un film. Che cosa succedeva nell’anno in cui le rotative sfornarono le prime copie del nostro mensile. La canzone di Alexia, la nave di Russel Crowe, i baci lesbici di Montecarlo, Sharon Stone a Sanremo, il decennale del Cavaliere, l’ultima partita di Michael Jordan. di Mimmo Carratelli Immagine di copertina: Gianni Riva 10 ANNI, l’ISOLA CHE C’È

L'Isola

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Periodico di Capri, Anacapri, delle isole e delle costiere

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Page 1: L'Isola

ANNO X NUMERO 64 APRILE 2012

DISTRIBUZIONE GRATUITA

www.lisolaweb.com

COMITATO D’ONORE

Pina Amarelli Mengano, Carla Angeloni, GiuseppeAquila, Roberto Aversa, Alessandro Bergonzoni, AnnaMaria Boniello, Tonino Cacace, Alessandro CecchiPaone, Antonio Cianniello, Franca Coin, Mauriziod’Albora, Pier Luigi de Caro, Tommaso Di Tommaso,Antonio Di Palma Castiglione, Michele Mantovani,Andrea Mingardi, Michele Moselli, Vittorio Paliotti,Giulio Pane, Carlo Pontecorvo, Ciro Sandomenico, PaoloSignorini, Giovanni Spinelli, Chicco Testa, EdoardoVianello, Iva Zanicchi.

Reg. Tribunale di Napolin. 25 del 28 / 02 / 03

La spezzina bionda con parruccanera cantava “forse è il coloresì di questi occhi tuoi”. EraAlexia, la vincitrice di Sanremo.Sullo schermo il neozelandeseRussel Crowe, 39 anni, coman-dante di Sua Maestà britannicaa bordo della “Surprise” inseguìfino a Capo Horn la nave corsarafrancese “Acheron” per affon-darla. Le furiose onde degli oce-ani inondarono le sale cinema-tografiche. Aurelio De Laurentiissfornò il nono cinepanettone:“Natale in India”. La Juve, inaprile, era in testa al campionatoe vinse lo scudetto. Era la squa-dra di Marcello Lippi con Buffon,Ferrara, Nedved e Del Piero chegiocava ancora a tempo pienoe fece 16 gol.Una siciliana di 18 anni, Fran-cesca Chillemi, occhi marroni ecapelli scuri, fu Miss Italia. ASanya, in Cina, una scugnizzairlandese di 19 anni, RosannaDavison, fu eletta Miss Mondo.Nacque la patente a punti. Sulpalco dello Sporting Club diMontecarlo, fra una canzone el’altra, si baciarono appassiona-tamente Madonna, la ballerinae cantante della Louisiana Brit-ney Spears e l’ugola bionda diNew York Christina Aguilera. Ilpeggio successe a Sanremo nelleserate del Festival quando ap-parve Sharon Stone in abitonero lungo e schiena scoperta.Correndo incontro a Pippo Bau-do, gli gridò “buona sera, amoremio”. Era il 2003, bellezza.Berlusconi festeggiò dieci anni

dalla discesa in campo e cancellòil falso in bilancio, dette del“kapò” al socialdemocratico te-desco Martin Schulz in pienoparlamento europeo e alla Borsadi New York dichiarò che l’Italiaè un ottimo paese dove investireperché ci sono tante belle segre-tarie. Napoli dette l’addioall’America’s Cup che venne as-segnata a Valencia (Bagnoli morìsempre di più). Il Concorde smisedi volare: raggiungeva New Yorkda Parigi in 3 ore e 33 minuti.Michael Jordan, il più grandegiocatore di pallacanestro ditutti i tempi, smise di giocare.Aveva 40 anni. E fu l’anno in-ternaz ionale de l l ’acqua .Questo e altro fu il 2003 quandoda una mente di fantasia e daun cuore colorato apparve“L’Isola”, questo giornale natofra due bicchieri di whisky ches’incontrarono in un bar di viaOrazio a Napoli. Dieci anni. Unnumero magico il 10. Il numerodi Maradona e Pelè, di Zico ePlatini, di Baggio, Del Piero,Ronaldinho, Messi, Totti. PerPitagora è il numero perfetto.E’ un numero felice, il numerodi Harshad, così definito dalsanscrito “harsa” che significagrande gioia. Tutti i numeri “chedanno 1” sono numeri felici hadetto il matematico indiano Dat-tatreya Ramachandra Kaprekarsviluppando un processo com-plicato. Il 12 per cento dei nu-meri sono felici sebbene nonesista una dimostrazione di ciò,ma prendiamola per buona.

10 è anche il titolo di un filmdel 1979, una commedia sexy,che lanciò quello splendore diragazza dell’Oklahoma che è larepubblicana d’America Bo De-rek. Aveva 23 anni e fu unarivelazione per gli occhi delmondo. 10 è il numero atomicodel Neon e quello di un asteroide(10 Hygiea, da Igea dea grecadella salute, con un diametro di400 chilometri). Dieci sono icomandamenti di Dio.Dieci sono gli anni che ha com-piuto “L’Isola”. Un’avventura disogni e di parole. Siamo natisotto il segno dell’Ariete. LoZodiaco ci impone creatività ecoraggio. Facciamo del nostromeglio. Pietra portafortuna è ilcorallo rosso. Ne abbiamo. Na-vighiamo felici sui 57 mari delmondo, spesso senza muovercineanche da casa, affacciati sulgolfo di Napoli. Abbiamo pa-zienza e Vele Bianche. Navighia-mo informati. E non è che na-vigare necesse est, come dicevaPlutarco aggiungendo et non estnecesse vivere esortando i ro-mani a imbarcarsi sulle navi daguerra. Navigare è vivere. L’Isolaè la nostra roccia sulla qualecostruiamo fantasie. Sorge suun mare di sentimento. I gab-biani ci guardano. L’orizzonte èrosa. Sogniamo sempre di anda-re oltre.

L’Isola in un mare di fantasiadi Mino Rossi

Pazza ideadi Roberto Gianani

I nostri dieci anni

Antonio Ghirellidi Mimmo Carratelli

Julius Hans Spiegeldi Maria Rispoli

L’altopiano delle Murgedi Alessandro Robles

Il mestiere di marinaiodi Raffaele Gargiulo

Il signore delle stilografichedi Mimmo Carratelli

Il cavallo di Platonedi Nicola Dal Falco

L’aurora borealedi Mino Rossi

I giganti del Golfodi Giuseppe Farace

Il ragazzo di Porto Veneredi Francesca Pappacena

Il sogno dei delfinidi Mimmo Carratelli

Mountain bike in Romagna

Eolie in fotografiadi Antonio Famularo

Amici su un gommonedi Antonio Cianniello

Brindiamo ai dieci anni del nostro giornale che apparve per la prima voltanell’aprile 2003. Un’avventura appassionante navigando con la fantasia sui57 mari del mondo, raccogliendo racconti e reportage dalle isole e dallecoste, liberando sogni e collezionando avventure. 10 è un numero felicesecondo un matematico indiano, è il numero di maglia di Maradona, è ilnome di un asteroide e il titolo di un film. Che cosa succedeva nell’annoin cui le rotative sfornarono le prime copie del nostro mensile. La canzonedi Alexia, la nave di Russel Crowe, i baci lesbici di Montecarlo, Sharon Stonea Sanremo, il decennale del Cavaliere, l’ultima partita di Michael Jordan.

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Immagine di copertina:Gianni Riva

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Dieci anni di Isola e mare, centoventimesi di navigazioni, porti, vele e lucidi fari. Sono passati tremilaseicento-centocinquanta giorni da quandochiedemmo al vento di accompa-gnarci nella pazza idea di un giornaleche parlasse di isole e costiere, fugheverso il sole, sogni ad ali aperte,marinai arsi di sale, taverne ebre divino, amori di oggi, amori lontani,lenzuola stropicciate e sortilegi dicuore. Da allora abbiamo raccontatoil mare e i suoi colori, “tutti quelliche ha”. Isole famose e piccoli borghidi pescatori affacciati su rive colmedi luce e leggende. Abbiamo attra-versato rotte vicine e lontane concuriosità e rispetto disegnandoun’isola del desiderio tutta nostraper difenderci “dalle brutture degliinglesismi, dal grigiore dei giornidella noia e dalla malattia delle città”.Una piccola isola di giornalisti conil vizio di sognare, lettori appassionatie inserzionisti generosi. Pagine ba-gnate dalla schiuma di una risaccache, ancora oggi, un po’ sale e unpo’ si ritrae, un po’ indugia, un po’accelera facendo dondolare l’animae i sentimenti, le passioni e le ma-linconie. C’era bisogno della solitu-dine di un mare aperto e senza finee la voglia di un viaggio tra caletteincontaminate e bellezze primitive.Insenature vergini e scogli affilati.C’era l’ardore di raccontare il maredi tutte le stagioni e di tutte le ban-diere. A bordo dell’Isola giornalistisenza padroni, penne di valore coninquietudini mai spente, pescatoridi sogni e di stelle. Una stiva pienadi parole per raccontare le cose vistedal mare, viste da un’isola, vistesoprattutto con il mare dentro. Ilsilenzio, l’onda, la tempesta, la deriva,la quiete, la riva. L’azzurro di unfondale e le fiamme di un tramontorosso come vigna d’Aglianico, comela discesa del sole sul porticciolo diCetara, come le labbra di Nanettesul corpo di Bibi il marinaio. Comel’edera che in autunno incendia ipergolati di Praiano, come ruga dilava. Abbiamo navigato lagune ebufere, acque verdi, rosa e nere peresorcizzare i guasti del tempo, lavelocità sciagurata di un mondo chegira la schiena alla bellezza e correincontro alla violenza delle ore. Ab-biamo evitato “le cartoline già viste”e puntato lo sguardo lontano dal

turismo di massa e dalla pazza folladi internet e del web. Il vento ci haportato l’odore della lavanda e delrosmarino, il giallo delle ginestre eil rosso del lentisco, il ricordo diMario Soldati e le passioni clande-stine di George Simenon. I giornicapresi di Goffredo Parise e le ma-linconie di Jacqueline Kennedy aRavello, i capricci di Brigitte Bardotin Costa Azzurra e le corse sfrenatedi Jean Louis Trintignant e VittorioGassmann sulla via Aurelia. Abbiamonavigato negli occhi di bouganvilleadi Liz Taylor e nel wisky di RichardBurton, nel porto di Marsiglia e neilibri di Jean Claude Izzo, “nell’incantodi notti di glicine” alla Maddalenae nelle baie della Polinesia franceseinsieme alle canzoni di Jacques Brel.“Abbiamo cercato bussole di stellead indicare rotte ormai perdute”.Siamo stati vele bagnate di mare epenne di inchiostro ardente per rac-contare luoghi antichi e storie pococonosciute, cercando di non esserebanali. Nell’era delle mail e di facebook, abbiamo voluto un giornaledi carta da toccare e di idee chefanno a pugni con la noia dei giornitutti uguali. Abbiamo volato con glialbatros, gli uccelli marini cari aColeridge e a Baudelaire.Volevamo tempo dopo tanto temposprecato. Abbiamo apprezzato il gu-sto del silenzio nella piccola baia diGinostra e la lentezza di una bottigliadi Frassitelli sotto gli scogli del Ca-stello Aragonese, la compagnia diWisky il cane di bordo e le paginedi un libro di Conrad. Abbiamo scrit-to di lune che bucano fazzoletti dinuvole e delle ciglia di peccato dellamarchesa Casati. Abbiamo inseguitola scia dei delfini e sogni di avventurain taverne di porti lontani. Il suonodella chitarra di un artista squattri-nato, la complicità di una abat-jour,donne di baci ardenti, il sapore delrhum e il caffè del risveglio. Pensieri,parole, fantasie, sentimenti. Un viag-gio a piedi nudi con i jeans arrotolatialle caviglie e il sole che rotolavasul mare. Un viaggio d’amore sullenote scritte da Debussy ad Anacapri,dentro c’è la musica della vita e lavoce delle conchiglie.Avevamo voglia di un giornale cheparlasse di lettere e fari, di barche epescatori, di amici e di osterie, dialbe di sole e colori di smeraldo. Un

giornale che raccontasse di lettid’amore e tavole apparecchiate, delprofumo dei capperi, del rosso deipomodori e di bucatini al sugo diconiglio.Di amicizia e strette di mano,dell’isola dei sogni e di baci di miele.Sono passati dieci anni.Il mare è ancora emozione, felicità,pericolo, tentazione, rischio, avven-tura. Le nostre rughe sono onde e levogliamo navigare. Ci lasciamo pren-dere dal mare a braccia aperte. Unabbraccio dentro un soffio di vento.L’Isola è un modo per lasciare nelgrigio delle città pezzi di noi chenon ci piacciono. Bisogna tagliaregli ormeggi del quotidiano, bisognarallentare la fretta della vita, bisognaandare dove porta il mare e nonl’abitudine. Il mare è lento, anchenoi dell’Isola cerchiamo lentezza.Siamo partiti per vedere la luna nuda,per ascoltare la risacca, per dondo-larci nel silenzio di un cielo stellato.Navighiamo per vincere la paura diinvecchiare, per trovare nuove spe-ranze, per cantare la libertà. Luciintense negli occhi, luci sul mare dirive lontane. Dopo dieci anni di mare,l’Isola naviga con la meraviglia dellaprima volta, con l’emozione del pri-mo appuntamento.Riflessi sull’acqua, auguri e brillii.C’è la vela di Paolo Signorini invitataalla festa e una piccola flotta dibarche da pesca incantate e indolenti.L’equipaggio si affaccia e ringrazia.Ma queste cime alla banchina deidieci anni non sono ancora l’apprododi una vita.Mimmo Carratelli allenta le vele, ilviaggio dell’Isola continua.

L’ISOLA

Periodico di Capri e Anacapri,delle isole e delle costiere.Anno X - Numero 63 - Marzo 2012Registrazione Tribunaledi Napoli n. 25 del 28/02/03Vele Bianche Editori srlPiazza Matteotti, 7 - 80133 NapoliDirettore responsabileRoberto GiananiCoordinamento redazionaleMimmo CarratelliPubbliche relazioniPatrizia SignoriniRelazioni editorialiValeria SerraUfficio StampaMaria [email protected] GraficoStudio l’Albero_Cava de’ Tirreniwww.lisolaweb.com

collaboratori:Dora Celeste Amato, Giuseppe Aprea, Alessandro Bergonzoni, Anna Maria Boniello,Antonio Brundu, Tina Cacciaglia, Claudio Calveri, Francesco Canessa, Patrizia Carrano,Maria Gisella Catuogno, Alessandro Cecchi Paone, Ciro Cenatiempo, Ester Chica,Adriano Cisternino, Franca Coin, Marilù D’Auria, Nicola Dal Falco, Carlo D’Andrea,Giorgio De Flammineis, Aldo de Francesco, Adriano de Luna, Rosanna di Giaimo,Antonella Durazzo, Antonio Maria Fiorillo, Monica Florio, Anna Folli, Claudia Forlani,Pietro Gargano, Raffaele Gargiulo, Lia Giovanelli, Franco Iaccarino, Peppe Iannicelli,Rosario Iannuzzi, Laura Lilli, Teodoro Lorenzo, Nino Masiello, Andrea Mingardi,Carlo Missaglia, Sergio Moitre, Carlo Nicotera, Vittorio Paliotti, Benedetta Palmieri,Giulio Pane, Vito Pinto, Giuseppe Pompameo, Dario Reginelli, Renata Ricci Pisaturo,Maria Rispoli, Alessandro Robles, Raffaele Sandolo, Ciro Sandomenico, Mariella Scotto,Valeria Serra, Annamaria Siena Chianese, Antonino Siniscalchi, Gianni Siniscalchi,Clodomiro Tarsia, Chicco Testa, Piero Antonio Toma, Miki Trezzani, Giuseppe Ulivi,Leonardo Vanzi, Gino Verbena, Edoardo Vianello.

L’Isola: via Soraveta, 2 - 80071 Anacapri (NA) - tel/fax. 081 8373587 - mobile: 336 86 10 27e.mail: [email protected] - [email protected] - [email protected]

Impaginazionelalberocom.it

StampaGrafica Metelliana_Cava de’ Tirreni (Sa)

La riproduzione, anche parziale, dei testi è consentita citando la fonte (L’ISOLA).

CON LE VELENEL VENTO

ANNO X NUMERO 64 APRILE 2012

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di Roberto Gianani

Walzer di mareQuesto cielo blu mi regala il risarcimento per un anno di peneospedaliere e paure laceranti che mi avevano portato in abissibui e sconosciuti. Ho vissuto per mesi dentro un’aria giallastra,un’atmosfera cupa con il sole bianco come le mie lenzuola. Hosofferto ma sono guarito dalla leucemia. Questa luce è unacanzone e mi balla negli occhi e nel cuore. Ricomincio da medentro un walzer di vento e di mare.Ho fretta di ritornare me stesso. Tutto si ravviva. Ho fretta dirinascere e abbracciare la vita. Ho tinteggiato la casa di azzurro,Francesca mi ha riportato Panna, la cucciola di golden retriver.In loro compagnia navigherò sotto i tetti del cielo, sulle rotte delsole. Saranno le mie vele, i miei sogni, i miei approdi. Sarannocanti di vento e libri di poesia, suono di chitarre e bicchieri divino. Con loro brinderò al volo delle rondini della mia nuovaprimavera, ai volontari dell’AIL, al fiammeggiare del sole a PuntaCarena, al suono del mare sulla scogliera, all’armonica di Tuanil marinaio.Cin – cin alle scarpe da tennis con le quali voglio camminare ilmondo insieme a Francesca e al mio cane. Dentro le onde delmio cuore si agita il profumo di sentieri nuovi.

Filippo

L’ingegnere Migliorinoe il Marina d’Arechi

Per uno spiacevole disguido, negli articoli sul Marinad’Arechi-Port Village pubblicati nel numero scorso,non abbiamo dato rilievo all’ingegnere GuglielmoMigliorino progettista della fantastica realizzazionecome abbiamo invece riportato nella versione webde L’Isola. Ce ne scusiamo con l’interessato.

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ANNO X NUMERO 64 APRILE 2012

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di Mino Rossi

L’avventura editoriale cominciata dieci anni fa da una “pazza idea” di Roberto

Gianani tocca un traguardo prestigioso. Collaboratori romantici hanno reso possibile

la realizzazione di un mensile fatto di passione e di sogni. Il giornale è l’approdo

di racconti e reportage da tutte le isole e le coste del mondo. E l’avventura continua.

Diceva Totò: com’è passato iltempo. Dieci anni sono passatidal primo numero de “L’Isola”.Aprile 2003. Sembra ieri. RobertoGianani, il manager mago dellaceramica con l’eterno cuore digiornalista, penna di fantasia esentimento, ebbe la “pazza idea”in un giorno di marzo, il meseadatto, il mese più pazzo dell’an-no. Facciamo un giornale, libe-riamo i nostri sogni, navighiamofelici su ali di carta. Facciamo unmensile di grande formato e chia-miamolo “L’Isola”. Un posto diarrivi e partenze in mezzo al maredell’editoria. Verranno in moltisulla nostra Isola, disse. Appena

un mese dopo partì questa avven-tura di carta e di passione. Ales-sandra de Martino, architetto conla matita magica, disegnò ungiornale di fascino. I collaboratori,come aveva previsto Gianani, siaffollarono sulle banchine de“L’Isola”. Il nostro approdo eraaperto a tutti. Marinai di pennae di computer arrivarono con illoro carico di immaginazione eparole. Le pagine presero forma.Si arricchirono, numero doponumero, di nuovi viaggiatori difantasia che sbarcarono su“L’Isola”.Accanto alla testata del giornalel’Orologio della Piazzetta e il Faro

di Punta Carena, i vessilli di Capri,l’isola per eccellenza. L’attrazionemassima.Dalle isole italiane e del mondoarrivarono i primi dispacci diracconti, reportage, ricordi, fan-tasie. Le rotative della tipografiaGuarino e Trezza cominciaronoa girare vorticosamente, poi sisono aggiunte quelle della GraficaMetelliana di Cava de’ Tirreni.Peppe Senatore dello Studio gra-fico cavese “L’Albero” ci consegnale dritte di una impaginazionesontuosa. Roberto Gianani da uninvisibile desk di coraggio e cre-atività dispensa i suoi ordini dimaster & commander.

Brindiamo ai dieci anni de“L’Isola”.Brindiamo a nuovi viaggi e av-venture. La crisi è pesante e lacrisi dell’editoria è forte. Sponsorromantici vengono in soccorso,conquistati dall’eleganza del men-sile. “L’Isola” vuole essere unperiodico di ottimismo, un cuorepulsante di piccole e grandi gioie.Di chi scrive, di chi legge.Il mare è mosso, le onde sonoalte, il cielo si illumina di lampiminacciosi. “L’Isola” resiste.E’ il nostro orgoglio e la nostrapassione. Orgogliosamente siamoandati sul web dove è possibiletrovare tutti gli articoli di dieci

anni del giornale. Ci scrivono datutto il mondo. Conquistiamonuovi collaboratori. La “pazzaidea” è riuscita.La casa editrice si chiama “VeleBianche”, nata per ricordare unagrande ragazza che non c’è più,stroncata nel fiore degli anni dallaleucemia. Si chiamava Luciana.Un nome luminoso per una donnaluminosa. Ogni numero de“L’Isola” dedica uno piccolo spa-zio all’Ail, l’organizzazione italia-na contro le leucemie-linfomi.Piccoli racconti di sofferenza, divittorie e di sconfitte e, sempre,un messaggio di speranza.

L’Isolain un mare di fantasia

L’Isolain un mare di fantasia

L'Isola nasce da uno schizzo di mare. Il vento le disegnaun profilo di donna imbronciata, capricciosa, a volteirraggiungibile, misteriosa. I guarracini le fanno com-pagnia in lucidi frac, un vecchio pescatore le sorrideda sotto le rughe. Un nostalgico signore ozioso sbirciala prima di copertina e sorride incuriosito.Come bambini curiosi abbiamo fatto volare la fantasiae siamo partiti, a piedi nudi, su scogliere levigate dalmare con il sole negli occhi chiedendogli in regalo unaquilone. Pazza idea: un giornale, un'isola per camminilontani da casa, da luoghi comuni e stupide vetrine.Un giornale per stampare i sogni, per staccare, perbloccare l'orologio sull'argine del tempo, per sentirciliberi di "frequentare l'anima" senza le scosse elettrichedella routine di tutti giorni.Abbiamo portato a bordo occhi golosi e penne prontea raccontare sognando approdi poco frequentati, ilprofumo di un vino nuovo, la carezza di una donna,cieli diversi, tramonti lontani, sapori sconosciuti.

Pazza idea; dire basta e andare via.Sì, partire come viaggiatori che cercano un rifugio,un'emozione, una poesia o solo pagine bianche perraccontare di isole e costiere, di equipaggi fracassonio di uomini solitari alla ricerca di una cima che arrivida lontano. L'Isola perché Capri è l'isola dell'amore,della storia, dei sogni. E' il gabbiano, è il volo che èdentro di noi. E' la piazzetta del mondo. E' il luogo diun mare difficile e di un monte scontroso come ilSolaro.E' l'isola che, d'estate, si addormenta tardi e si svegliastanca e indolente e d'inverno va a letto con le gallinee si stropiccia al mattino nei colori dell'alba.Il giornale è un'isola per chi vuole navigare, fermarsiin banchina o gettare l'ancora in rada.L'approdo di qualche giorno o il porto di una vita.L'Isola parlerà di Capri e Anacapri e di tutte le isolee le costiere sbattute dal vento. Tra i collaboratori firmenote e molte promesse con penna e cuore.

Sarà un giornale scritto con sentimento, curioso delletradizioni, della cultura, del sociale. Avrà un'ironiasorridente ma senza contorsioni e, innanzitutto, saràattento e rispettoso dei lettori.In un'epoca che ha trasformato emozioni e sogni inuna marmellata da "Grande Fratello" cercheremo dievitare arlecchinate, banalità, melodrammi e tacchi aspillo. Il carattere dell'Isola sarà mediterraneo, il cuorequello della gente di mare, le logiche e lo stile editorialirappresenteranno una casa editrice piccola ma con leidee chiare.Il giornale nasce così. Il "timone" seguirà la rotta deimarinai perché è tra le isole e lungo le coste chevogliamo navigare, pagina dopo pagina, scendendoalla radice degli uomini, delle cose e di un tempo che,sul mare, è capace di tenerezze dolcissime e solitudinitremende.La pazza idea è questa. Le presentazioni sono esaurite.Rimane il batticuore del primo appuntamento.

PAZZA IDEAdi Roberto Gianani

Page 4: L'Isola

CAPRI - via Fuorlovado, 21 c - 80073 (NA)Negozio Tel. e fax 081 8375243 - Laboratorio Tel. 081 8345431 - [email protected] - www.farella.it

collezioni made in Capri

Un’arte antica sulle note di un telaio

Cachemire, seta e cotone lavorati a mano

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ANNO X NUMERO 64 APRILE 2012

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Ripercorriamo, numero per numero, dalla prima uscita nell’aprile 2003, la storia di carta e di fantasia de “L’Isola”

consultabile sul web (www.lisolaweb.com). Abbiamo pubblicato 1062 articoli di 262 autori. Vogliamo ricordarli

tutti in questo elenco che comprende i sommari di 63 numeri. Storie, personaggi e avventure di mare,

racconti da isole e coste, diari di bordo, viaggi e approdi, porti e paesi, una navigazione libera intorno al mondo.

I NOSTRI DIECI ANNI IN 1846 PAGINE

Numero 1 – Aprile 2003I 130 anni della Piazzetta – Giuseppe Aprea

Orologio Piazzetta – Antonella DurazzoPrimo residente straniero a Capri – Mimmo Carratelli

Massimo Ranieri – Wilma MartuscielloTiberio – Riccardo Pazzaglia

Gianni Agnelli a Capri – Anna Maria BonielloVele a Capri – Teo MasciaAncim – Roberto GiananiSorrento – Pietro Gargano

Lettera dal Faro – Carlo NicoteraAlessandro Bergonzoni

In riva al mare - Bruno LauziLa storia del pescatore biondo – Francesco Signorini

36 campanili in mezzo al mare, Ancim – Roberto GiananiSul bordo di Capri - Claudia Forlani

Numero 2 – Maggio 2003Casa Rossa Pinacoteca – Roberto Gianani

Raccontino - Erri De LucaSelene D’Alessio – Roberto Gianani

Monika Mann e Toni – Mimmo CarratelliSalotti di Caprile – Giulio Pane

Grotta dello champagne a Capri – Petra ReskiAntonella Puttini – Roberto Gianani

Buzzanca e Taormina – Wilma MartuscielloOrologi Anacapri – Mino Rossi

AlMartino sax Anacapri – Roberto GiananiMona Bismarck – Mimmo Carratelli

Totò film a Capri – Raffaele RivieccioIsola Montecristo – Antonella Durazzo

Ischia e il Rancio – Pietro GarganoRavello – Carmine D’Angelo

Dio è napoletano – Bruno LauziPinne e occhiali – Edoardo Vianello

Poesia ad Anacapri – Ezio VendrameIl compleanno del pescatore biondo – Francesco Signorini

Lettera dal faro – Carlo NicoteraAlessandro Bergonzoni

Numero 3 – Giugno 2003Vacanze a Capri – Antonio Ghirelli

I napoletani isolani in tre categorie – Maurizio d’AlboraLillino Ciccagliene – Giuseppe Aprea

Fidapa Capri – Roberto GiananiStrade di Capri – Salvatore Borà

Segreti della Grotta Azzurra – Raffaele RivieccioLe stoffe di Ugo Cilento – Carmine D’Angelo

L’eremo di Cetrella – Roberto GiananiIl pescatore di Positano racconta - Carmine D’Angelo

La donna del Michigan a PositanoMarisa Laureto – Wilma Martusciello

Hemingway a Cuba – Mimmo CarratelliLo scalatore di Taormina – Cino RestucciaPittore Grotta Arsenale – Annarita di Pace

L’Isola Tiberina – Edoardo VianelloViaggio antico nel Tirreno – Giuseppe Ulivi

Sant’Andrea di Gallipoli – Piero Antonio TomaNureyev ai Galli – Pietro Gargano

Isola Simi, Egeo – Adriano De LunaIl napoletano in cielo – Bruno Lauzi

Lettera dal faro – Carlo NicoteraAlessandro BergonzoniCercasi isola familiare

I nostri amici

Numero 4 – Luglio 2003Sorrento – Max Vajro

Il pane di Axel Munte – Anna Maria Boniello

Maiuri e Carmelina – Giuseppe ApreaStromboli: Ingrid e Rossellini – Mimmo Carratelli

Vulcano e Anna Magnani – Raffaele RivieccioPiano bar Caesar Augustus – Mimmo Carratelli

I torresi e il corallo – Antonella DurazzoEdwin Cerio e il Rosaio – Gino VerbenaMontanelli a Capri – Roberto Gianani

L’atollo di Brando – Bob ReedPizzaioli di Tramonti – Nino D’Antonio

Montecarlo chiama Napoli – Mimmo CarratelliCosì ho visto i Faraglioni – Alessandra de Martino

La bussola di Amalfi – Pippo Dalla VecchiaG.B. Vico a Satolla – Clodomiro Tarsia

Nantucket e Martha’s – Adriano De LunaBindi ad Anacapri – Roberto Gianani

Alessandro BergonzoniIl reato in Italia – Bruno LauziCasinò a Capri – Mino Rossi

Numero 5 – Agosto 2003Estate con Marotta – Vittorio Paliotti

La Piazzetta di Vincenzone – Roberto GiananiEstati hollywoodiane a Capri – Mimmo Carratelli

Liz e Burton a Capri – Eddy MonettiFiona Swarovski – Roberto Gianani

La strada di Krupp – Giulio PaneLa Canzone del Mare – Giuseppe Aprea

Ciro Paone – Nino D’AntonioSettembrata Anacapri – Gino Verbena

Fiordo Furore – Carmine d’AngeloVentotene – Maria Clara Nitti

Hotel San Pietro, Positano – Carmine d’AngeloCorsaro Eolie – Leandro Del Gaudio

Venezia – Giannino StringhetaSergio Endrigo – Bruno Lauzi

Abbronzantissima a Sant’Angelo – Edoardo VianelloCalciatore a Napoli – Ezio Vendrame

Alessandro BergonzoniRosaria Cuomo, la cinarra

Numero 6 – Dicembre 2003Natale a Capri – Vincenzo De Gregorio

Christmas a New York – Selene D’AlessioNatale ’43 a Capri – Giuseppe Aprea

Renato Carosone – Maurizio CarosoneFilm di Natale – Raffaele RivieccioPeppe Ferrigno – Pietro Gargano

Carla Della Corte – Caterina Ruggi d’AragonaFilastrocca Natale – Vittorio Paliotti

Cometa di Amalfi – Carmine D’AngeloLa luce di Alfano – Nino D’Antonio

Guido Lembo – Roberto GiananiContessa androgina a Capri – Mimmo Carratelli

Gianni Minervini – Wilma MartuscielloUlisse – Alessandro Cecchi Paone

Camillone di Ustica – Carmen BonazzaIl narratore dell’Isola del Giglio – Giuseppe Ulivi

La magia della Corricella – Ezio VendrameAlessandro Bergonzoni

Pranzo della vigilia – Gianmaria RobertiBoungainville a Capri

Numero 7 – Marzo 2004Una bandiera per Capri – Laura Lilli

Barca “L’Isola” – Mino RossiSabaudia – Chicco Testa

L’Ancim chiede fondi – Catalina SchezziniMare di Capri – Giuseppe Aprea

Giuseppe Scarola – Pietro Gargano

La Capitana di Procida – Nino D’AntonioSentiero Anacapri – Franca Coin

I Virno – Roberto GiananiL’antologia delle isole – Mino RossiIsola di Wight – Mimmo Carratelli

Filicudi – Claudia ForlaniFavignana – Antonella Durazzo

Attilio Lembo pittore – Luisa Federico“Crociera totale” Bologna – Maura Nessi

Lezzi e Rolandi ad Anacapri – Ermanno CorsiSucchivo – Ezio Vendrame

Alessandro Bergonzoni

Numero 8 – Aprile 2004Lettera da Capri – Roberto Gianani

Lady Mastella – Mino RossiRosina Ferrario, Anacapri – Giuseppe Aprea

Riccardo d’Ambra – Mimmo CarratelliPupetto Sirignano – Vittorio Paliotti

I corsari dell’isola azzurra, “L’Isola” – Luca dei GriziottiL’uomo della Maddalena – Wilma Martusciello

Lampedusa – Claudia ForlaniIl porto di Napoli – Bianca D’Antonio

Circolo Italia – Roberto BiancoUna vita da inviato – Roberto Gianani

L’antologia delle isole – Mino RossiSul “Magia Quattro” di Signorini – Vincenzo Siniscalchi

Pantelleria – Carlo NicoteraIsola di Pasqua – Mimmo Carratelli

Stromboli – Maurizio Carosone“Il mare”, Roma – Giulio De Flammineis

Approdi di bellezza - Mino RossiAlessandro BergonzoniBrussa – Ezio Vendrame

Numero 9 – Maggio 2004Il tempo delle vele a Capri – Mimmo Carratelli

Tomahawk – Oreste AlbanesiCostantino Federico – Mimmo Carratelli

Franco Cerrotta – Mimmo CarratelliLe rotte di Neruda – Fiorella Taglialatela

Il pianista di Anacapri, Longobardi – Gino StampacchiaCircolo Savoia – Roberto Bianco

Mostri degli oceani/1 – Alessandro Cecchi PaonePeppino Di Capri – Pietro Gargano

Snaidero – Mino RossiLibro su “Don Alfonso”, Sant’Agata – Pina Amarelli

Il fascino delle Eolie, le sette sorelle – Piero Antonio TomaL’antologia delle isole – Mino Rossi

Saba, la regina delle Antille olandesi – Vincenzo AbateSanremo cancella Napoli – Clodomiro Tarsia

Isola Ferdinandea – Vittorio PaliottiCenacolo Retel ad Anacapri – Antonella Basilico Pisaturo

Alessandro BergonzoniI totani del pescatore biondo – Francesco Signorini

Numero 10 – Giugno 2004Napoli al tempo di Neruda – Mimmo Carratelli

Artisti a Villa San Michele – Vittorio BernardiniNeruda e Matilde a Capri – Giuseppe ApreaL’Arco della Fontelina – Marina Federico

Vascotto volante, regate – Mino RossiCircolo Nautico – Roberto Bianco

Mostri degli oceani/2 – Alessandro Cecchi PaoneCiro Ferrara – Angelo Caroli

Ustica – Aldo MessinaMozzarella al Messico – Carmen Bonazza

L’antologia delle isole – Mino RossiParroco di Malfa, Eolie – Antonio Brundu

Page 5: L'Isola

ANNO X NUMERO 64 APRILE 2012

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Ancim a Ponza – Giuseppe UliviIl settimanale di Antonio Scarfoglio – Roberto Marra

“I calzini di Hegel” di Zap MangustaAlessandro Bergonzoni

L’isola infelice - Peppe Lanzetta

Numero 11 – Luglio 2004La riviera romagnola – Alessandro Bergonzoni

Le cipolle di Neruda – Giuseppe ApreaGiuliano Zincone – Roberto GiananiCapri e le canzoni – Clodomiro TarsiaIschia e le canzoni – Vittorio Paliotti

La lancetta marchigiana – Maura NessiPescatore di Stromboli con Rossellini – Antonio Brundu

Furino e Ustica – Salvatore lo PrestiLinosa – Sergio Moitre

Il mare di Portici – Pietro GarganoCarthusia – Eva Lupin

L’antologia delle isole – Mino RossiBorgo dell’amicizia, Case Gialle – Claudia Forlani

Mirna Doris – Pietro GarganoLe isole agli isolani – Giuseppe Tricoli

Piscine Sardegna e Anacapri – Alessandro CarditoIl viaggio di Eva – Aldo Tosolini

Il passerotto del Giglio – Giuseppe Ulivi

Numero 12 – Agosto 2004150 anni del porto d’Ischia – Ciro Cenatiempo

Neruda, l’amante del mare – José GoniL’Angelo della Grotta Azzurra – Giuseppe ApreaYourcenar, nozze capresi – Ciro Sandomenico

Cacace, il Signore di Anacapri – Roberto GiananiE l’uomo creò i mostri / 3 – Alessandro Cecchi Paone

Il Rinascimento di Forio nel nome di Maria – Nino MasielloLa crociata del frate solitario di Anacapri – Gino Verbena

Insula - Laura LilliAsperula Stellina – Mimmo Carratelli

Le Piccole Antille – Angelo CaroliCarlo Missaglia – Pietro GarganoLa Rari Nantes – Roberto Bianco

L’antologia delle isole – Mino RossiIl porto di Ginostra – Claudia Forlani

Libreria Guida al VomeroI collages di Laura LilliAlessandro Bergonzoni

Numero 13 – Dicembre 2004Pulcinella balla a Venezia – Franca Coin

Una stella di nome Rita – Roberto GiananiMadame Cavolfiore e Mister Ravanello a Capri – Giuseppe Aprea

Punta Campanella – Vittorio PaliottiL’arco di Santarcangelo – Cristina Gambini

C’è Pulcinella a Venezia – Nino MartelliMatrimoni delle straniere a Capri – Vittorio Paliotti

L’inverno a Pantelleria – Carlo NicoteraMarsala che guarda le isole – Angelo Caroli

Africa – Laura LilliVittorio De Sica – Pietro Gargano

Il pittore Gino Coppa di Forio – Nino MasielloIl lago Titicaca – Alessandra de Martino

Alessandro Magno / 1 – Alessandro Cecchi PaoneL’arcipelago di Nola – Mimmo Carratelli

Alessandro BergonzoniL’eremita di Santo Stefano – Paolo Cutolo

I progressi dell’Ancim – Giuseppe Ulivi

Numero 14 – Marzo 2005Le isole dei bambini – Benedetta PalmieriLe 12 sindromi capresi – Renato Esposito

La trattoria di Costantina – Giuseppe ApreaL’angelo biondo della Colombaia – Nino Masiello

Su uno sloop a Mykonos – Sergio MoitrePiccola Roccia va per mare – Mimmo Carratelli

Diario di bordo – Wilma MartuscielloLa leggenda di Alessandro / 2 – Alessandro Cecchi Paone

L’isola diventa spugna – Gaetano VespoliHo visto un re – Caterina Baffigi Ulivi

Il gossip della regina Giovanna – Vittorio PaliottiL’architetto della Versilia – Carmen Bonazza

Inseguendo l’isola di Napoleone – Clara CaroliL’elbano del Rio delle Amazzoni – Margherita Mellini

L’isola in fondo al viale – Maurizio CarosoneLa donna di Panarea – Claudia Forlani

Fuga da Capri – Caterina Ruggi d’AragonaIl tempo dei vaporetti – Nellino Cilento

Dolce vita a Castellammare – Cinzia Brancato

Numero 15 – Aprile 2005Svegliatevi bambini – Mimmo Carratelli

Wojtyla a Ischia – Roberto SereniL’esilio di Lucilla a Capri – Giuseppe ApreaLa bellezza delle elbane – Mimmo CarratelliViaggiare in etichetta – Luciano Garofano

Visioni d’acqua – Paolo CalcagnoRoger Rabbit mai a Ischia – Ciro Cenatiempo

Alessandro Magno, un film – Alessandro Cecchi PaonePolignano a Mare – Nino Masiello

Alang, cimitero delle navi – Claudio CalveriDesiderio di silenzio – Andrea Mingardi

L’isola di Evelino Pidò – Angelo CaroliLa spiaggia del Campese – Giuseppe Ulivi

La voce e la chitarra – Pietro GarganoUna viaggiatrice di sogno – Carmen Bonazza

Assunta e l’aliscafo – Cinzia Brancato

Numero 16 – Maggio 2005Pronti a diventare Mascalzoni Latini – Mimmo Carratelli

Il mondo è un’isola – Raffaele RivieccioUn faraglione a ogni donna – Alessandro Cardito

La casa di Malaparte – Angela Del GaudioA Capri si parlava russo – Giuseppe Aprea

Le passeggiate del professore – Roberto GiananiL’incanto di Valeria Corvino – Benedetta Palmieri

Punta Tombo – Adriano CisterninoL’isolotto d’Isca – Nino MasielloAurelio Fierro – Pietro Gargano

Fucini ad Amalfi – Vittorio PaliottiMar del Plata – Paolo Calcagno

Il principe del tempo – Benedetta PalmieriLa farfalla sulla scogliera d’Anacapri – Renato Esposito

Dalle Eolie all’America – Antonio BrunduIl libro di Pironti – Mino Rossi

Un’isola sospesa nel cielo – Angelo Caroli

Numero 17 – Giugno 2005La televisione e l’ultima isola – Mimmo Carratelli

Tropici a Berlino – John NicholsonC’erano una volta a Capri – Salvatore Cosentino

Maiuri a Tiberio – Vittorio PaliottiSimenon all’Elba – Maria Gisella Catuogno

Le pietre di Stromboli – Maria Rosaria CafieroIl professore della Lobra – Carlo Franco

Quando la ceramica diventa canzone – Mino RossiL’ambra e il corallo – Benedetta PalmieriLa fine del mondo – Adriano CisterninoL’Italia in Giappone – Daniele TrosinoL’isola di Pironti – Rosario Iannuzzi

Celeste e i colori di Capri – Maria Pina SaccoLouise Salomè – Alessandro Cecchi Paone

Josephine Baker a Istanbul – Claudia ForlaniLeonardo segreto a Capodimonte – Paolo Calcagno

L’Angelo di Messina – Antonio Brundu

Numero 18 – Luglio 2005Casomai si va in Dubai – Mino RossiL’assalto ad Anacapri – Gino Verbena

Da Capri all’Elba – Maria Gisella CatuognoLe mie dodici Capri – Gianluigi Di Franco

L’isola invisibile – Claudio CalveriLa Maddalena e Volontè – Alessandra DeleuchiI ragazzi di Ischia a caccia – Ciro Cenatiempo

Asolo – Franca CoinIl pittore delle isole – Vittorio Paliotti

Cento di questi anni – Simona d’AlboraLa riviera romagnola anni ’60 – Andrea Mingardi

Il soldato Gargiulo – Nino MasielloAl mare con Fido – Paola Di Pace e Alessandra Maltese

Libro di Silvana GiustoLa scommessa di Houdini – Alessandro Cecchi Paone

Numero 19 – Agosto 2005L’imperatore di Capri – Mimmo Carratelli

La villa sottomarina di Posillipo – Luigi NicolòIl cronista di Anacapri – Gino Verbena

Misteri italici – Sergio MoitreLa sfida del Giglio – Giuseppe Ulivi

La trattoria di Meino – Caterina Baffigi UliviRelitti e sirene – Claudio Calveri

Miti e superstizioni di mare – Carlo AricòL’archeologo subacqueo – Pietro Gargano

Una vita in jeans – Roberto GiananiVecchio e nuovo Egitto – Angelo CaroliL’isola del blues – Benedetta PalmieriPiazza Mercato – Rosario Iannuzzi

Marinetti al Cavo – Maria Gisella CatuognoLeni Riefensthal – Alessandro Cecchi Paone

Numero 20 – Dicembre 2005Vele a Trapani – Mimmo Carratelli

Il mare degli scrittori – Claudio CalveriCapri e Mussolini – Ciro Sandomenico

Passeggiate capresi della Sonnentag – Mino RossiLady Liquirizia – Mimmo Carratelli

Colette ad Anacapri – Pietro GarganoLa guida di Sorrento – Luca Pane

Il sogno di Eleonora – Claudia ForlaniGallipoli – Angelo Caroli

Il commenda di Ischia – Monica FlorioL’estate al Giglio – Giuseppe Ulivi

La spiaggia del Cavo – Maria Gisella CatuognoGoletta Verde – Giovanni Valentini

Le 91 candeline della nonna dell’Elba – Raffaele Sandolo

Numero 21 – Marzo 2006Marzo, il mese delle donne – Mimmo Carratelli

La leggenda di Straulino - Mino RossiLa Canzone del Mare - Salvatore CosentinoPalinuro uccide Palinuro - Vittorio Paliotti

Le torri del vento di Bastakia - Daniele MorelliQuando Nisida era un’isola - Atanasio Mozzillo

L’incredibile traversata atlantica - Claudio CalveriUn’estate in Dalmazia - Maurizio Carosone

Le crèpes napoletane di Grace - Pietro GarganoL’angelo di Montecristo - Raffaele Sandolo

Storia di una casa a Maiorca - Carlo Cocozza di MontanaraLa cavalletta Gaia - Federica AratariLa rivolta dei pesci - Paolo Calcagno

Amalfitani a Salina - Antonio BrunduIl Faro dell’Asinara - Maria Rita Massidda

La spiaggia di Rio Marina - Francesco Bosi e Maria Gisella Catuogno

Numero 22 – Aprile 2006La goletta del bambino piemontese – Mimmo Carratelli

Quei vaporetti della Span - Alma Siracusa, Ermanno VuottoL’alloro magico di Virgilio - Claudio CalveriLa colomba di Cuma - Stefano Scamardella

Il muretto di Marina di Campo - Raffaele SandoloChiaia di Luna - Angelo Caroli

Le principesse del mare - Maura NessiIl narratore di Stromboli - Marco Pellegrini

La musica del mare – Anna Maria Liberatore SabiniSei uomini in barca - Mimmo Carratelli

Lettera da San Pietroburgo - Wilma MartuscielloQuella sfida a Parigi - Nino Masiello

Le ville di Posillipo - Adriano De LunaIl segreto dei Templari - Alessandro Cecchi Paone

L’officina delle navi nel porto di Napoli

Numero 23 – Maggio 2006E’ sorta a Valencia la Luna Nera – Mimmo Carratelli

Verdiana mon amour - Mino RossiMichelangelo, l’asino di Capri - Salvatore Cosentino

Il golfo di Salerno - Sergio MoitreLa roccia dei pirati - Francesca GiacchéBarche a Montecristo - Raffaele Sandolo

Isole minori alla riscossa - Claudio CalveriIl Granatello di Portici - Francesco Marolda

L’isola dei passeri - Giovannella Bruno di BelmonteMarina di Ascea - Vittorio PaliottiIl mare di Silvia - Paolo CalcagnoNostalgia di Paxos - Angelo Caroli

L’avamposto irlandese - Rosario IannuzziUn bastimento di calciatori - Luigi Nicolò

Un barbiere di qualità - Nino MasielloIl segreto di Einstein - Alessandro Cecchi Paone

Numero 24 – giugno 2006Un romanzo per l’estate – Mimmo Carratelli

Laetitia Cerio – Marta SaracenoIl Passetiello – Gino Verbena

Le due Carmeline di Capri – Adelaide Anastasio RuotoloLa Sibilla di Cuma – Vittorio Paliotti

C’era una volta a Positano – John SteinbeckUn palazzo a Venezia – Franca Coin

Il bacio di Estrella Azul – Mimmo CarratelliL’isolotto di Ellis – Claudio Calveri

Pescatori a Marina di Campo – Raffaele SandoloI bambini del Mar Rosso – Michela di Liddo Valentini

Le isole di Colombo – Benedetta PalmieriL’omosessualità nel Ventennio – Alessandro Cecchi Paone

Quant’è bella Torino – Patrizia DuranteLa bambina e il mare – Maria Gisella Catuogno

Numero 25 – luglio 2006Omaggio ai pallonisti di Capri – Giuseppe ApreaIl free climbing a Capri – Salvatore Cosentino

Quel poeta maledetto dalla Bretagna a Capri – Giuseppe ApreaLe case di Procida – Vittorio Paliotti

C’era una volta il Paradiso – Gino VerbenaIl circumnavigatore delle isole – Claudio Calveri

Il ceramista gentiluomo – Roberto GiananiIl meeting Cevi ad Anacapri – Ruben Rosa

Formia al tempo dei vip – Lina GrecoPino De Maio, il terrore dei cefali – Mino Rossi

Il lungomare delle ragazze blu – Mimmo CarratelliTra Scilla e Cariddi – Maria Froncillo Nicosia

Libri e menù – Wilma MartuscielloLa barca di Hemingway – Benedetta Palmieri

Le anime belle di Gordon Square – Alessandro Cecchi Paone

Numero 26 – agosto 2006Isole minori principesse del mare – Giuseppe Ulivi

Le città di mare – Rosario IannuzziLa più bella storia d’amore all’Hotel Bellevue – Giuseppe Aprea

Ci vediamo al Bar Caiolo – Mimmo CarratelliLa pazza avventura da Roccaraso a Procida – Ugo Giordano

La felice scoperta di Castellorizo – Laura SansoniViaggio alla marina di Novaglie – Ester ChicaLa Parisienne in Piazzetta – Benedetta Palmieri

La leggenda nera di George’s Island – Claudio CalveriRitorno a Ponza – Raffaele Sandolo

Appuntamento a Palmaria – Roberto BiancoLa bisnonna Desolina – Iva Zanicchi

L’erba dello stadio San Paolo – Pietro GarganoDal fiume al mare – Dorina Dato

Linneo, uno svedese ad Anacapri – GianfrancoLenzi

Page 6: L'Isola

CAPRI - via Fuorlovado, 21 c - 80073 (NA)Negozio Tel. e fax 081 8375243 - Laboratorio Tel. 081 8345431 - [email protected] - www.farella.it

collezioni made in Capri

Un’arte antica sulle note di un telaio

Cachemire, seta e cotone lavorati a mano

ANNO X NUMERO 64 APRILE 2012

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Numero 27- dicembre 2006La Cina è più vicina – Mimmo Carratelli

Il mistero di Stromboli - Benedetta PalmieriLe piratasse dei Carabi - Giuseppe ApreaIl rilancio di Lacco Ameno - Marko Nota

Le 5 scoperte di Positano - Vittorio PaliottiLa collina di Cetrella - Gino Verbena

Le torri luminose del mare - Marko NotaIl ragazzo del Bar Caiolo - Mimmo Carratelli

Viaggio all’Avana - Marco ReginelliCartolina dalla Corsica - Ester Chica

Sulla rotta dei delfini - a cura del Centro ricerca cetaceiLo chansonnier gentiluomo - Roberto GiananiSalviamo Pianosa - Maria Gisella Catuogno

Capresi di Sicilia - Vincenzo SimeoliIl tempo dei chiattilli - Giosi Campanino

Numero 28 – Marzo 2007Navigare necesse est. Su Internet – Mimmo Carratelli

Valencia a vele spiegate – Mino RossiPescatori a Montecristo – Raffaele Sandolo

L’uomo che divenne scrittore del mare – Valeria SerraL’isola di Stevenson – Anna Folli

La vita sull’isola di Ons – Francesca RomaldoC’è un vuoto a Gradola – Gino Verbena

Ponza in terra d’Africa – Giuseppe TricoliLe isole Kerkennah – Anna Folli

Un viaggio da Aversa a Capri – Sebastiano SaglimbeniIl guardiano del faro – Giuseppe Pompameo

Massalubrense – Alessio FanuzziRicchezza e miseria di Caracas – Marco Ottaiano

Un mondo tutto blu – Marilù d’AuriaSantuario all’Elba – Maria Gisella Catuogno

Difendiamo la Terra – Alessandro Cecchi Paone

Numero 29 – Aprile 2007Da Capri alla Coppa America – Mimmo Carratelli

Il postino delle isole – Valeria SerraIl museo di Sorrento – Vittorio Paliotti

Il cappellano di Procida – Francesca RomaldoLa pesca a Montecristo – Raffaele Sandolo

Cetrella d’inverno – Gino VerbenaCadaqués – Anna Folli

La ragazza del faro – Claudio CalveriLa tana dei pirati bretoni – Anna Folli

Il muro d’acqua – Alessandro Cecchi PaoneL’ombra del leopardo – Mino Rossi

Il santuario marino – Claudio CalveriL’angelo di Pukhet – Gloria Peria

Il mare di Caterina – Maria Gisella CatuognoI gelati capresi del sultano – Giovannella Bruno di Belmonte

L’australiano delle Eolie – Antonio Brundu

Numero 30 – Maggio 2007Tre secoli di canzoni capresi – Renato de FalcoLa gondoliera di Amburgo - Buc Kurtsenberger

I ragni del Gargano - Mimmo CarratelliIl porto di Venere – Sandro Tesoro

La regina di Palermo – Valeria SerraUna vita alla fine del mondo – Anna Folli

Leggende di Montecristo – Raffaele SandoloIl mestiere di scrivere – Valeria Serra

Il Mediterraneo del Solimano – Patrizia CarranoLe navi della mia vita – Maria Gisella Catuogno

L’occhio che racconta l’acqua – Michele PontecorvoLa casa napoletana dell’arte – Benedetta Palmieri

La moglie caprese del pirata – Mino RossiIl sogno di Nina – Ester Chica

La voce di CapriIl pilota dell’aereo pirata – Giuseppe Pompameo

Numero 31 – Giugno 2007Anacapri, la forza del coraggio – Valeria Serra

L’archivio del mare - Valeria SerraIl mito di Capri – Patrizia Carrano

Il mio sogno per Caprera - Giuseppe GaribaldiIl prigioniero di Porto Azzurro - Giuseppe Pompameo

Cartoline da Porto Venere - Sandro TesoroIl pino di Napoli - Vittorio Paliotti

Le letture dell’estate – Valeria Serra, Anna FolliIl Bagno Elena - Aldo De FrancescoSant’Angelo d’Ischia – Anna Folli

Il combattente di Rio Marina - Maria Gisella CatuognoMuri e foglie di Capri - Mino Rossi

Ritorno a Cetara - Francesca RomaldoLa Circe napoletana – Mimmo Carratelli

Il Meeting Cevi

Numero 32 – Luglio 2007Il trionfo di Valencia – Mino Rossi

Un treno chiamato Capri – Francesco CanessaL’anello di Alfonso Gatto – Sebastiano Saglimbeni

Le sirene non sono belle – Nicola Dal FalcoConca dei Marini – Vittorio Paliotti

Le campane di Lacco Ameno – Francesca RomaldoCurzio Malaparte – Marilù d’Auria

Meeting Cevi ad AnacapriMaratea – Vittorio Paliotti

L’isola di Marlon – Valeria SerraDall’Uruguay all’Italia – Benedetta Palmieri

Palmaria – Sandro TesoroL’uomo che divenne pesce – Giuseppe Pompameo

Graziella eoliana – Antonio BrunduLettera estiva – Luigi Pingitore

Numero 33 – Agosto 2007Le 5 vele del Cilento – Mino Rossi

A cena con la luna – Mimmo CarratelliLa Scuola di Capri – Francesco Canessa

Le Boffe – Gino VerbenaLa Colombaia – Anna Folli

Quelli del Victory – Giuseppe PompameoIn cargo a Rimatara – Valeria Serra

Un uomo di Pantelleria – Nicola Dal FalcoEdith e Marcel Cerdan – Pietro Gargano

Fotografo Ischia – Anna FolliIl cuore felice di Lud – Carlo Nicotera

Alfano – Valeria SerraIl marinaio di campagna – Francesco De LucaL’estate della “Rossellina” – Mariella Scotto

Fuga a Procida – Valerio LucarelliConvegno Palmaria

Numero 34 – Dicembre 2007Una bandiera napoletana al Polo Sud – Mimmo Carratelli

In viaggio con L’Isola – Peppe IannicelliLa bianca signora di Cesina – Giuseppe ApreaGli sbuffi di Stromboli – Adriano CisterninoLa Costiera delle sorprese – Vittorio PaliottiApprodo a Procida – Maurizio PartenopeParanal, l’isola di pietra – Leonardo Vanzi

Un mandolino disteso sul mare – Vittorio PaliottiIl leggendario comandante di Ponza – Giuseppe Tricoli

Sessantamila chilometri in bici – Giuseppe UliviSul Pellicano di Menico – Mimmo Carratelli

Un giardino in mezzo al mare – Maria Pia Cunico e Paola MuscariIl Museo di Lipari – Antonio Brundu

Il bazar di Portofino – Maria Gisella CatuognoChe cosa ci faccio a Procida – Luigi Pingitore

Numero 35 – Marzo 2008Il gemello nolano del Vesuvio – Mimmo Carratelli

L’isola di spazzatura - Rosario IannuzziL’altra Sicilia - Anna Folli

L’ultima estate di Krakatoa - Giuseppe PompameoVelia, porto di filosofi - Vittorio Paliotti

L’incanto di Astapiana - Antonio Maria FiorilloBelle Epoque e pallone - Mimmo CarratelliL’eco musicale di Anacapri - Gino Verbena

L’isola rotonda - Miki TrezzaniAlla scoperta di Marsiglia - Valeria SerraIn viaggio con Enea - Nicola Dal Falco

Un golfo incantato all’Elba - Raffaele SandoloIl profumo dei libri - Alessandro Olschki

A bordo del “Don Pedros” - Peppe IannicelliOmaggio a Renè Favoloso - Antonio Brundu

Numero 36 – Aprile 2008La Cina è vicinissima – Mimmo Carratelli

Un matrimonio caprese - Benedetta PalmieriIrlanda, tutto un film - Patrizia Carrano

I portici di Cava - Gino VerbenaLa città sommersa - Giorgio De Flammineis

La donna mito di Forio - Nino MasielloA Maracaibo per Jolanda - Mino Rossi

Piccolo mondo antico - Raffaele SandoloGli orologi da torre - Caterina Ruggi d’Aragona

Il piatto di Anna Magnani - Vito PintoL’uomo buono di Filicudi - Antonio Brundu

L’omino di Genova - Pietro GarganoUna notte con i Tuaregh - Carlo NicoteraIl vecchio e il fiume - Tommaso Chimenti

Il cecchino delle stelle - Giuseppe PompameoLa culla degli uomini - Tina Cacciaglia

Una flotta di Mascalzoni - Peppe Iannicelli

Numero 37 – Maggio 2008La balena di Montecarlo - Bob Reed

I transatlantici - Valeria SerraIl treno azzurro - Mino Rossi

Una terrazza sul mare - Vittorio PaliottiLa Malibù italiana - Patrizia Carrano

Quel bar di Forio - Nino MasielloLa dieta mediterranea - Clodomiro Tarsia

Fantasmi a Capri - Monica FlorioDiario di bordo - Tina Cacciaglia

La cartolina di Napoli - Pietro GarganoLa guerra all’Elba - Maria Gisella Catuogno

Vacanze a Procida - Mariella ScottoL’aereo di Khaled - Giuseppe Pompameo

La bacchetta dell’archeologo - Nicola Dal FalcoMare e cultura - Sandro Tesoro

Numero 38 – Giugno 2008E la chiamano estate – Mimmo CarratelliIschia, film e musica - Peppe IannicelliLe sciantose a Napoli - Pietro Gargano

Le Tavole amalfitane - Vito PintoTorna il Bucintoro - Patrizia Carrano

La Carta di Montecristo - Sandro TesoroViaggio a Itaca - Mimmo CarratelliUn veneto in Brasile - Anna Folli

Arturo Achab - Mino RossiL’Atene dell’Adriatico - Vito Pinto

L’Isola del Tesoro - Bob ReedIl Serapeo di Pozzuoli - Vittorio Paliotti

Il prigioniero di Ponza - Settimia CicinnatiL’Elba anni Trenta - Maria Gisella Catuogno

La bottiglia blu - Giuseppe PompameoI ricordi di Capri - Maura Nessi

Numero 39 – Luglio 2008I pirati son tornati – Bob Reed

Tiberio riappare a Capri - Vittorio PaliottiDiscesa a mare - Gino Verbena

Le bandiere di Sorrento - Antonino SiniscalchiLa fiaccola e i trucchi - Mimmo Carratelli

La strage delle balene – Valeria Serra

La tavola degli dei – Roberto GiananiLe 33 stelle della Sardegna - Maura Nessi

Il Festival del Gusto – Giuseppe De GirolamoLettere da Capri – Mimmo Carratelli

Vele biancheAlla scoperta della Libia – Adriano Cisternino

Il comandante Vanderdecker - Mino RossiL’isola del blues – Miki Trezzani

L’artista del mare caprese – Federica Mussoni

Numero 40 – Agosto 2008Dieci anni di Billionaire – Barbara Style

La presa di Capri - Mimmo CarratelliL’isola azzurra e i pittori - Gino Verbena

Marina Grande – Rosanna Di GiaimoAmalfi, capitale dei pigmei – Vito PintoGianluigi Aponte - Gianni Siniscalchi

Le frecce del golfo - Nino MasielloIsole dalmate - Nicola Dal Falco

Il mare a Milano – Mimmo CarratelliI quattro moschettieri – Mino RossiPeppino di Capri – Carlo Missaglia

Un giorno sul Nautilus - Mino RossiI viaggi di Napoli Canale 21

Le città di mare – Peppe IannicelliIl Premio Lauzi – Roberto Gianani

Numero 41 – Dicembre 2008Tempi duri per Babbo Natale – Mino RossiIl pittore e le due isole - Giuseppe Aprea

La casa caprese dell’inviato - Lavinia DaolioPremio Bruno Lauzi – Roberto Bianco

La voce di Radio Horn - Giuseppe PompameoHemingway e il mare - Vittorio Paliotti

L’arcipelago di Stoccolma - Flaminia PizziLa perla della Toscana - Anna FolliIl mare di sabbia - Nicola Dal FalcoLa bagnina di Brighton - Mino Rossi

Estate al Giglio - Giuseppe UliviBluduemila

La campionessa di Riva Fiorita - Sandra ValleLe mie nove Olimpiadi - Carlo RolandiLe storie del clown - Matteo Abbate

Babbo Natale viene dal mare - Mariella Scotto

Numero 42 – Marzo 2009Il presidente e il mare – Selene D’Alessio

Invito al tango - Rosanna Di GiaimoOnore al dio Nettuno - Carlo Missaglia

Gli anni del Number Two - Salvatore ArgenzianoIl faro di Anacapri - Gino VerbenaIl fiordo di Furore - Vittorio Paliotti

I cefali di Pantelleria - Nicola Dal FalcoIl paese di Quasimodo - Alessandra Ottieri

Uno scultore sfortunato - Maria Gisella CatuognoCala di Forno - Sandra Valle

Marina di Puolo – Antonio Maria FiorilloPasqua, le origini pagane - Maria Gisella Catuogno

L’irresistibile lady Hamilton - Mino RossiLa luna rossa - Ernesto Grassi

Il maestro di Gor’kij – Vincenzo SimeoliL’Isola all’Emeroteca Tucci – Mino Rossi

Numero 43 – Aprile 2009La Campania a Parigi – Mino Rossi

“L’Isola” su France 3Il “Tinello” di Peppino – Marco Milano

Il Rinascimento di Ischia - Nino MasielloWagner a Ravello – Vito Pinto

Le donne di Atrani - Tina CacciagliaRione Terra – Susanna Crispino

Venti anni di bellezza – Mino RossiIl nocchiero di Anacapri – Cristina Cantoni

La locanda di Mirleft - Nicola Dal FalcoUn caprese a New York – Salvatore Di Fede

Conca dei Marini – Maria RispoliLa Carovana di Campo - Raffaele SandoloL’uomo di Kirkwall - Giuseppe PompameoIl cacciatore di Vivara – Mariella Scotto

La fine del mondo - Mino Rossi

Numero 44 – Maggio 2009Cent’anni di Lysistrata – Mimmo CarratelliDa Parigi con amore – Carmen BonazzaSorrento sotterranea – Vittorio Paliotti

La costa d’Amalfi – Maria RispoliLa bagnante di Renoir – Giuseppe Aprea

La carta d’Amalfi – Vito PintoIl Magazzino dei pescatori – Raffaele Sandolo

Palazzo Donn’Anna – Sandro CastronuovoIl bambino di Scario – Aldo de FrancescoLa fiaba di Cabrera – Giuseppe Pompameo

Acireale – Sandra ValleCadice – Susanna Crispino

Il re dei jeans – Mimmo CarratelliViaggio in Mauritania – Nicola Dal Falco

Le nozze di Cecilia Ruffolo – Tina CacciagliaLe Riviere di Gisella – Mimmo Carratelli

Abruzzo – Guido Piovene

Numero 45 – Giugno 2009Da Nausica a Michelle – Mimmo Carratelli

Nude alla meta – Barbara StyleLetojanni – Matteo Abbate

Pensione Weber – Giuseppe ApreaL’Africana – Vito Pinto

Gente di night – Mino RossiCastiglioncello – Maria Rispoli

La Costiera di Alfonso Gatto – Alessandra Ottieri

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Roberto Pane – Gino VerbenaCetara – Vittorio Paliotti

La Malafemmena di Totò – Pietro GarganoIl tè del deserto – Nicola Dal FalcoTormentoni – Mimmo Carratelli

Un giorno a Madeira – Giuseppe Pompameo

Numero 46 – Luglio 200960 milioni di brava gente – Mino Rossi

I sette mari sono 71 – Carlo TelliIl mare bianco d’Anacapri – Roberto Gianani

Il Museo del mare – Mino RossiKamaran – Adriano Cisternino

La Garbo a Ravello – Maria RispoliQuella villa a Tragara – Giuseppe Aprea

La vedova di La Gomera – Mimmo CarratelliTeatro greco a Velia – Vito Pinto

Il magnifico Borbone – Mimmo CarratelliCorallo a Torre del Greco – Vittorio Paliotti

La Buca di Bacco – Vito PintoI bambini del vulcano – Rosanna Di Giaimo

Pianosa, da Diomede a Gheddafi - Robert Bianco

Numero 47 – Agosto 2009Cilento a dieci stelle – Mino Rossi

Ombrellone e solleone – Mino RossiScrittori in Piazzetta – Vittorio Paliotti

Il Premio Lauzi – Maria RispoliLa nave dei Mille – Mino JouakimL’eremita di Positano – Vito PintoFido va per mare – Silverio Scotti

Marsiglia – Maria RispoliI cantieri di Castellammare – Robert Bianco

Vespucci – Mimmo CarratelliLa Callas a Ischia - Erika Ricci TajaniVelisti a Capri - Monica Pasquarelli

I Piceni – Ugo Lanciotti e Adriano de LunaHamilton Island – Bob Reed

Le pietre di Poggio Rota – Nicola Dal Falco

Numero 48 – Dicembre 2009Isole nella corrente – Maura NessiWilde a Capri – Giuseppe Aprea

Premio Lauzi – Maria RispoliIl teatro a Capri – Marco Milano

Il profumo caprese – Maria RispoliParigi brucia – Carmen Bonazza

Megaride – Antonio Maria FiorilloVera Vergani a Procida– Vittorio Paliotti

Natale di una volta – Carlo MissagliaLe vie dell’acqua – Vito Pinto

Il nuotatore elbano – Raffaele SandoloVenezia – Fiorella Giovanni

Le case di Simenon – Maria Gisella CatuognoUn premio a L’Isola – Carlo NicoteraIl libro di Missaglia – Pietro GarganoVent’anni a Ischia – Monica Florio

Numero 49 – Marzo 2010Hispaniola, l’isola di Colombo

Quando Gemma era Capri – Maria Luisa d’AquinoIl porto di Ponza – Rita Bosso

Le miniere dell’Elba – Maria Gisella CatuognoLe avventure napoletane di Casanova – Vittorio Paliotti

Orient Express – Maria RispoliLa barca degli amanti – Nicola Dal Falco

Scrittori di mare – Vittorio PaliottiLa sagra del mare a Procida – Mariella ScottoLe eredi di Lady Godiva – Mimmo Carratelli

Edith Piaf – Carmen BonazzaJack London – Stefania Elena Carnemolla

I fratelli Moscarelli – Caterina Ruggi d’AragonaI pittori di Capri – Annamaria Siena Chianese

Un viaggio di sogno – Antonio BrunduL’istante supremo a Santa Cruz – Giuseppe Pompameo

Numero 50 – Aprile 2010Luna andata senza ritorno – Mimmo Carratelli

Caro petisso – Mimmo CarratelliAda Negri a Villa Lysis – Carlo Missaglia

Edwin Cerio sindaco di Capri – Gino VerbenaIl mare di Stella – Monica Florio

Claudio Ripa, l’uomo pesce – Alessandra GiordanoVulcano, l’isola dei crateri – Maria Rispoli

Le navi di Colombo – Samuel Eliot MorisonSicilia, l’isola plurale – Alessandra Ottieri

Un amore alla Gaiola – Peppe PariBelle tra le buche – Mino Rossi

Il traliccio di Punta Carena – Fabio Masiello e Elena RomanoFusaro, l’isola del gioiello – Vittorio Paliotti

La sognatrice dell’arcipelago – Giuseppe PompameoYamato, la nave senza ritorno – Takayuki Iwaki

Picnic a Kinshasa – Nicola Dal FalcoCittà di Milano, il piroscafo dei cavi marini – Stefania Elena Carnemolla

Numero 51 – Maggio 2010Sudafrica – Mimmo Carratelli

Buon compleanno, Las Vegas – Mino RossiIl dandy di Capri – Carlo MissagliaLa Grotta Azzurra – Lia Giovanelli

Rea a Capri – Vittorio PaliottiGli sbandieratori di Cava – Vito PintoL’andaluso di Venezia – Maria Rispoli

La Napoli del petisso – Mimmo CarratelliI casali di Sorrento – Riccardo Iaccarino

Pinne, fucili e occhiali – Mino RossiLa costa del Vesuvio – Peppe IannicelliFunerali in Ghana – Adriano Cisternino

Dalle Eolie All’Australia – Antonio Brundu

L’isola di Rosa – Giuseppe PompameoIl cuoco Marchesi – Nicola Dal Falco

Mattanza alle Faroer – Roberto BiancoUn amore a Procida – Mariella Scotto

Numero 52 – Giugno 2010Mare Nostrum – Mino Rossi

Il pennacchio del Vesuvio – Raffaele AragonaLipari – Maria Rispoli

La Torre di Fornillo – Vito PintoMegaride – Vittorio Paliotti

Il Sud di Veneziani – Piero Antonio TomaUn marinaio sorrentino – Franco Iaccarino

Ferlaino – Mimmo CarratelliLa Gallina del Pacifico – Jean Globtrotter

La Tunisia di Simenon – Maria Gisella CatuognoDino va alla guerra – Stefania Elena Carnemolla

L’uomo di Setubal – Mimmo CarratelliIl porto invisibile – Giuseppe PompameoIl mistero delle Sirene – Nicola Dal Falco

Costa d’Amalfi – Peppe IannicelliLa Scala Fenicia – Imma Sommaruga

Numero 53 – Luglio 2010La ragazza di luglio – Mino RossiPrezzolini vietrese – Vito PintoLisbona – Alessandro Robles

Storia dei fari – Raffaele GargiuloFrancesco Caracciolo – Vittorio Paliotti

Mariella Nava, Premio Lauzi – Pietro GarganoIl pendolare dell’Antartide – Alessandra Giordano

Le sigarette del petisso – Mimmo CarratelliItinerario siriano – Nicola Dal Falco

Simenon sull’Araldo – Maria Gisella CatuognoDa Viareggio alla Martinica – Caterina Calandrino

Ristoranti a Capri – Lia GiovanelliLa vertigine di Mesola – Imma Sommaruga

Il cuore a pedali – Gian Paolo Porreca

Numero 54 – Agosto 2010L’estate delle donne – Mino RossiIl Premio Lauzi – Maria Rispoli

La Stazione zoologica – Vittorio PaliottiFrancesco Cedrangolo – Silvia Cedrangolo e Mario Soscia

I gatti di Stromboli – Adriano CisterninoLe terrazze di Positano – Vito Pinto

Le lampade del mare – Raffaele GargiuloLa Settembrata anacaprese – Annamaria Siena Chianese

Le vie del vino – Carlo NicoteraUn’estate a Scauri – Gian Paolo Porreca

La ragazza di Buenos Aires – Teodoro LorenzoUna giornata in mare – Giorgio De Flammineis

Capodanno alla Martinica – Caterina CalandrinoLa vita in versi – Roberto Bianco

Le piastrelle delle Eolie – Antonio BrunduAlfio e il lago – Nicola Dal Falco

Numero 55 – Dicembre 2010Grand Hotel Rimini – Mino Rossi

Portoferraio – Maria Gisella CatuognoLa favola di Maradona – Mimmo Carratelli

La Certosa di Capri – Rossana MuziiLe taverne della fantasia – Carlo NicoteraLa vera regina di Ischia – Carlo Missaglia

Una guerra di pesci – Vittorio PaliottiLa marchesa Casati Stampa – Maria Rispoli

Il Natale di Andrea – Vito PintoIl Premio Lauzi – Mino Rossi

Confessioni di un velista – Antonio CiannielloI gelati di Leopardi – Teodoro Lorenzo

La leggenda di Marie Galante – Miki TrezzaniMiseno, anni Quaranta – Raffaele MazzucaNatale a Capri – Marco Milano

Numero 56 – Marzo 2011Capri-Napoli – Mimmo Carratelli

Oscar Wilde a Capri – Mimmo CarratelliLa vendetta di Moby Dick - Teodoro LorenzoUn glorioso macchinista - Franco IaccarinoLa finestra di Marechiaro - Vittorio PaliottiLe cento canzoni di Capri - Carlo MissagliaI gatti di Kastellorizo - Alessandro Robles

Un rifugio caprese - Maria RispoliI pirati dell’antichità - Raffaele GargiuloIl canto delle Sirene - Nicola Dal Falco

Le giornate capresi di Edda Ciano – Ciro SandomenicoL’estate delle perle nere - Renata Ricci Pisaturo

Il Vermont – Dario ReginelliL’isola di Robinson - Giuseppe Pompameo

Le quaglie di Ferdinando - Dorothea SalveminiLe Eolie e il Giappone - Antonio Brundu

Numero 57 – Aprile 2011La Cina è più bella e vicina – Mimmo Carratelli

Il bar di Kalavarda – Alessandro RoblesI cervi diventati delfini – Mino Rossi

La “Naiade” a Capri – Antonio CiannielloMistero di una canzone – Carlo Missaglia

Ginostra – Maria RispoliUn maestro d’ascia – Francesca Pappacena

Le case-barca dei Toraja – Viviano DomeniciIn volo per Orlando – Lia Giovanelli

I pirati barbareschi – Raffaele GargiuloQuelle estati a Vulcano – Renata Ricci PisaturoIn mare con Simenon – Maria Gisella Catuogno

Gli amanti delle isole Aran – Giuseppe PompameoNavigazione nel golfo – Maurizio AppicelliLe Eolie e l’Argentina – Antonio Brundu

Numero 58 – Maggio 2011Le rose di Maometto – Mimmo CarratelliLe isole di Viviano – Mimmo Carratelli

Cartoline dall’isola che c’è – Viviano DomeniciLe mie trenta barche – Valeria SerraLe navi di Garibaldi – Maura Nessi

Gli uccelli marini di Hirta – Mino RossiEsther Williams – Mimmo CarratelliIl nobile di Capri 3 – Dario ReginelliL’estate di Pablito – Alessandro RoblesCara mamma, ti scrivo – Lia GiovanelliMarrale dei Matia Bazar – Maria RispoliLa fortuna di Preneste – Nicola Dal Falco

A spasso per le Eolie – Renata Ricci PisaturoL’onda cinese – Roberto Bianco

Il campanello di Salina – Antonio BrunduIl cuore di Rio Elba – Maria Gisella Catuogno

L’amante di Batiroa – Monica Florio e Giuseppe Della Monica

Numero 59 – Giugno 2011Museo del mare – Piero Antonio Toma

Altri naufragi – Viviano DomeniciL’ospitalità di Capri – Giuseppe Aprea

Emilio Salgàri – Mimmo CarratelliLa pietra di Trani – Alessandro Robles

Le ragazze-lattuga di Manila – Mino RossiUna casa a Paestum – Dora Celeste AmatoIl dragone “Ausonia” – Mimmo Carratelli

Marettimo e le foche monache – Roberto BiancoPonza – Maria Rispoli

Naufragio dell’Ercole – Fausta SamaritaniLa canzone napoletana di Missaglia – Giuseppe Giorgio

Città e scrittura nate in Siria – Nicola Dal FalcoLa tragedia di Cefalonia – Antonio Brundu

Numero 60 – Luglio 2011Marija Sharapova – Mimmo Carratelli

Capri anni Trenta – Francesca MaccaroniCapri nell’Ottocento (2) – Giuseppe Aprea

Ucraina terrore dei mari – Mimmo CarratelliAlla scoperta di Malta – Alessandro Robles

L’Isola di Masiello – Mimmo CarratelliCarlo Pontecorvo – Roberto Gianani

Il tram di Sorrento – Franco IaccarinoCapri, o cara … - Lia GiovanelliVilla San Michele – Luca GrossiEllis Island – Dora Celeste Amato

Fairwind, club di amici – Maria RispoliL’anarchico errante – Maria Gisella Catuogno

Il “caso” Leopardi – Agostino IngenitoMuseo cetacei a Ischia – Mino Rossi

Salina e la Svizzera – Antonio Brundu

Numero 61- Agosto 2011Lady Gaga – Mimmo Carratelli

Le vele gialle di Spugna – Maura NessiPrimo porto a Capri (3) – Giuseppe Aprea

Il mulino a vento di Anacapri – Mario SciosciaOtranto – Carlo D’Andrea

Premio Lauzi – Maria RispoliCentro tradizioni nautiche – Mimmo Carratelli

Laurino – Dora Celeste AmatoPianoforti Napolitano – Maria Rispoli

Museo del Mare di Cesenatico – Maura NessiSebeto – Carlo Missaglia

E. A. Mario – Annamaria Siena ChianeseManolete – Maria Rispoli

Monastero bizantino nel Cilento – Vito PintoMimì De Maio – Vincenzo De Lucia

La “tavuliata” di Malfa – Antonio Brundu

Numero 62 – Dicembre 2011Azzurro Natale – Mimmo Carratelli

La contessa del Fortino – Carmen BonazzaCapri (4) – Giuseppe Aprea

L’isola-farfalla – Alessandro RoblesMediterraneo – Piero Antonio Toma

Premio Lauzi – Maria RispoliLa fotografa di Procida – Maria Rispoli

I piceni nel Salernitano – Ugo Lanciotti, Adriano de LunaGuadalupa – Miki Trezzani

Oj vita mia, la scrittrice tifosa – Mimmo CarratelliLibreria Internazionale Il Mare – Gesine BorcherdtI gioielli di Chiaia – Anna Maria Siena Chianese

L’Italia s’è desta – Maria Gisella CatuognoLibro Tiberio Mitri – Mimmo Carratelli

Karpathos – Liliana MosenaI 100 anni di Salina – Antonio Brundu

Numero 63 – Marzo 2012Salerno nel futuro – Mimmo Carratelli

Il Salento – Alessandro RoblesL’isola-porto di Salerno – Mimmo Carratelli

Viaggio a Capri – Annafortuna CifuniL’Elba anni Cinquanta – Maria Gisella Catuogno

Donna Letizia – Maria RispoliAndare per mare – Ilaria Puglia

La barca dei Kennedy – Mimmo CarratelliPigafetta, il primo giro del mondo – Mino Rossi

La filibusta della Somalia – Bob WhiteIl Fantasma di Montecristo – Giuseppe Pompameo

Fuoco su Napoli – Dora Celeste AmatoIl cargo Fantasia alle Lofoten – Mino Rossi

Il lago di Lamartine – Carmen BonazzaUn portolano tirrenico – Nicola Dal Falco

Il libro del mondo – Giovanni OnoratoIl richiamo delle Eolie – Antonio Brundu

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Oltre il Giardinoi sentieri del profumo

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Era un ragazzo del 1922 con lagrinta maturata negli anni diffi-cili, la guerra e il dopoguerra,“l’Italia mai stata così bella comenel periodo intercorso tra il 1943e la fine del 1956” come eglistesso ricordava, “un periodo stra-ordinario di grandi dolori e nu-trito di grandi speranze”, el’irresistibile attrazione per la“carta stampata”, il virus sottiledel giornalismo che lo prese atredici anni redigendo per suoconto “una specie di quotidianoprima sportivo e poi politico” ecomponendolo su un quadernoscolastico.Antonio Ghirelli giornalista eranato così, nel 1935, con quelprimo “giornale” del tutto perso-nale sul quaderno di scuola. E,poi, quelle erano le occasionidell’epoca per un debutto in pienaregola, il primo, un regolare arti-colo pubblicato in prima paginasul “IX Maggio”, il giornale dellagioventù universitaria fascistache aveva sede a Largo Ferrandi-na nel cuore della Napoli-bene,tra Via dei Mille e Piazza deiMartiri, un obbrobrio di retoricaaderente ai tempi. Era il 1939 ela pubblicazione colpì la sua va-nità “in misura non facilmenteimmaginabile da chi non conoscala licenziosa passione delgiornalismo”. La vanità di affer-mare la propria esistenza conqui-stando una popolarità per giuntapagata, scrivendo su un giornale.Prima di nobili ideali, ambizionigrandiose e alti propositi profes-sionali, è la molla che spinge a“fare il giornalista”.Quale sia stato, in seguito, il per-

corso prodigioso di Antonio Ghi-relli nel giornalismo italiano ènoto a tutti. Venuto a mancare ilprimo giorno di aprile, il ragazzodel ’22 avrebbe compiutonovant’anni il 10 maggio. Addio,maestro, gli diciamo. E’ stato ungrande napoletano, un napoleta-no di via Chiaia e dintorni, cre-sciuto, da borghese povero neglianni della guerra, in una Napolidi bombe ed espedienti, studenteal liceo Umberto, vedendo lasquadra del Napoli per la primavol ta contro i l Bolognaall’Ascarelli, suggestionato dallepellicole americane al CinemaCorona che era all’angolo di viaNisco, spettatore incantato alTeatro Nuovo con i De Filipposulla scena, e Totò, e Nino Taran-to, lo swing di Bing Crosby eFrank Sinatra per innamorarsi diuna biondina dell’istituto tecnico“Mario Pagano, imparando a “farsoldi” vendendo libri usati, laradio “Magnadyne” da ascoltarein casa di parenti più agiati.Crescendo, non ebbe le raccoman-dazioni giuste per entrare neigiornali napoletani mentre, fattosigiovanotto, trovava lavori insod-disfacenti, ma necessari. Finchédopo le peripezie della guerra, equella giornata indimenticabiledell’8 settembre 1943, il giornodell’armistizio, che lo colse sullalinea del fuoco sui monti tra Cavae Castellammare di Stabia, gliAlleati da una parte e i tedeschidall’altra, cavandosela e raggiun-gendo Napoli, ecco l’occasioneche gli aprì la carriera giornali-stica. L’approdo l’8 maggio 1944a Radio Napoli, che aveva sede

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di Mimmo Carratelli

Antonio Ghirelli

Antonio Ghirellifoto: libreriaguidacapua.blogspot.com

Napoletano di Chiaia, attratto dal giornalismo, a tredicianni redigeva un suo personalissimo “quotidiano” su unquaderno scolastico. Il primo articolo e l’inizio di unacarriera prodigiosa a Radio Napoli. L’incontro con Barbara,la donna della sua vita. I ricordi degli anni difficili a cavallodell’ultima guerra mondiale. Il tenero affetto per la madre.Un maestro per tutti i suoi discepoli napoletani. È venutoa mancare quaranta giorni prima che compisse i 90 anni.

LA CARRIERAIl giornalismo lo attrasse dabambino. Cominciò scrivendo sul“IX Maggio”, un giornale stu-dentesco universitario di Napoli.Iscritto al Partito comunista italianodal 1942. Partecipò alla Resistenzaitaliana e diresse “Radio BolognaLibera”, un’emittente che dipendevadalla Quinta Armata Usa dopo averelavorato a “Radio Napoli”, il suoesordio professionale.Ha collaborato a Milano con“l’Unità” e “Milano Sera”. Insiemealla moglie, per un breve periodoha fatto anche il traduttore per“Topolino”. Incaricato dal direttoredi “Paese Sera” di curarne le paginesportive e di collaborare anche perla terza pagina. A seguito dellarivoluzione ungherese del 1956

lasciò il Pci per aderire al Partitosocialista. Interruppe la collabo-razione con “Paese Sera” e diventòimpaginatore dell’edizione romanade “La Gazzetta dello Sport”. Venne quindi chiamato a dirigere ilquotidiano torinese “Tuttosport”.Ha collaborato con varie testate(“Sud”, “Nord e Sud”, “Il Poli-tecnico”) ed è stato capo redattoredi “Repubblica d’Italia”.Collaboratore di molti giornali:l’”Avanti!”, il “Corriere della Sera”e “Il Mondo”. E’ stato direttore de“Il Globo”. Dal 1966 al 1977 hadiretto il “Corriere dello Sport”.Nel 1978, dopo l’elezione di SandroPertini alla presidenza dellaRepubblica, divenne capo ufficiostampa del Quirinale. Si dimise nel1980 per le polemiche generate dalla

diffusione di un comunicato stampain merito alla richiesta di dimissionidel ministro dell’Interno FrancescoCossiga che Pertini avrebbeauspicato in seguito alle voci difavoreggiamento a beneficio delterrorista di Prima Linea MarcoDonat Cattin, figlio del parlamentaredemocristiano Carlo. In seguito,Ghirelli dichiarò di aver offerto leproprie dimissioni in accordo conPertini per tutelare un suo giovanecollaboratore che aveva scritto ilcomunicato in sua vece.Durante i due governi Craxi (1983-1986) è stato capo ufficio stampadella presidenza del Consiglio deiministri.Nel 1986 fu nominato direttore delTg2. Dal 1988 al 1989 ha direttol’”Avanti!”.

I LIBRIStoria del calcio in Italia (Einaudi 1954).Storia di Napoli (Einaudi 1973).Napoli italiana. Storia della città dopo il 1860 (Einaudi 1977).Effetto Craxi. Profilo di un nuovo leader (Rusconi 1981).Napoli sbagliata. Storia della città tra le due guerre (Edizioni del Delfino).L’eccidio di Fantina (Sellerio 1986).E intanto tu crescevi (Rusconi 1987).I fantasmi del Lirico (Rusconi 1989).Moro tra Nenni e Craxi. Cronaca di un dialogo tra il 1959 e il 1978 (Franco Angeli 1991).Un’altra Napoli (Marsilio Editori 1993).Cent’anni insieme (rai-Eri 1993).Tre volte campioni del mondo. Tutte le partite degli azzurri dal 1934 al 1990 nel racconto dei più grandi giornalisti(Marsilio Editori 1994).Donna Matilde. La Serao “a signora” di Napoli, la prima donna che diresse un quotidiano (Marsilio Editori 1995).Napoli dalla guerra a Bassolino (Edizioni Giuridiche Simone 1998).Una bella storia. Italia 1943-1956 (Avagliano Editori 2001).Tiranni. Da Hitler a Pol Pot: gli uomini che hanno insanguinato il Novecento (Mondadori 2002).Un secolo di risate – Con Eduardo, Totò e gli altri (Avagliano 2004).Democristiani. Storia di una classe politica dagli anni Trenta alla Seconda Repubblica (Mondadori 2004).Aspettando la rivoluzione. Cento anni di sinistra italiana (Mondadori 2008).Una moglie incantevole (Tullio Pironti Editore 2010).

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a Pizzofalcone, con Giuseppe Pa-troni Griffi, Francesco Rosi, Raf-faele La Capria, Luigi Compagno-ne, Maurizio Barendson, unacompagnia di futuri assi del gior-nalismo, del teatro, del cinema,della letteratura, reclutati dagliamericani con un corso rapidodi giornalismo. Era la radio deiliberatori. E a Radio Napoli, quan-do l’emittente si trasferì al Retti-filo, nel palazzo della Singer,Antonio Ghirelli incontrò la don-na della sua vita, Barbara, annun-ciatrice e protagonista di unarubrica radiofonica del mattino,che gli apparve “tutta vestita dibianco, snella, s lanciata,sorridente”. Amore a prima vistae moglie ideale, paziente, intelli-gente, vivace, colta, che l’ha se-guito per 65 anni nei continuispostamenti professionali, cam-biando case e giornali, un amoreda romanzo.Il prossimo 10 maggio, il suogiorno mancato nel gong dei 90anni, lo trascorrerò leggendo erileggendo i suoi tre libri che misono più cari, “Napoli sbagliata”,“Una bella storia” e “Una moglieincantevole”, nei quali Ghirelli siè raccontato a cuore aperto. De-licato e struggente il rapportocon sua madre. Serrato e affasci-nante il racconto della città aisuoi tempi di ragazzo, e poi laguerra, e poi il mestiere di gior-nalista, e la vita politica, le bat-taglie e le delusioni, però rico-minciando sempre daccapo conun entusiasmo irrinunciabile.Andando via da Napoli, lavoran-do a Bologna, Milano, Torino,sistemandosi stabilmente a Roma,Antonio Ghirelli, giornalista edirettore di giornali, scrittore earguto commentatore, conversa-tore amabile e ironico, direttoredel Tg2 lanciando a Roma Dietlin-de Gruber detta Lilli dopo averlascovata nella redazione Rai diBolzano, è stato il maestro attentoe affettuoso di tutti noi che aNapoli ci siamo tuffati in questostesso mestiere di passione e va-nità. Ghirelli ci seguiva. Nulla glisfuggiva. E’ stato il direttore lon-tano e vicino che valutava, ap-prezzava, commentava il nostrolavoro, sempre pronto con unatelefonata, una nota scritta, unincontro a incoraggiarci, fare unrilievo, segnalare un fatto, ricor-darne un altro parlando sempredi Napoli. La sua attenzione eraun conforto, uno sprone a farmeglio, a non deludere prima luidei lettori.Ghirelli è stato una guida, uncostante punto di riferimento. Ilsuo carisma mi ha sempre impe-dito di dargli del tu, pur avvici-nandomi ai suoi anni. “Vuje siteancora ‘nu giuvinotto” lui diceva.Nelle nostre conversazioni, neinostri incontri, decisi di usare un“voi” borbonico, deferente e af-fettuoso. Direttore carissimo, oggimi mancate molto. Mi mancheretesempre.

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Capri è un’isola speciale. Magica,indimenticabile, eterna. Ricciolidi mare, sorrisi, notti vestite diluna. Il vento sa di salsedine e dieuforia. Capri è uno scrigno checontiene tante storie. Nel corsodi questi anni mi sono imbattutain alcune di queste. Uomini edonne. Italiani e stranieri. Legamisaldi e passioni fugaci. Cultura edivertimento. Riposo e frenesia.Il desiderio di seguire il propriocuore ed essere se stessi in un’isolache non cerca altro.E così, ho imparato da Axel Mun-the che l’amore per la natura eper l’arte possono portarti a fare

cose incredibili. Ho respirato ilfascino della sua meravigliosacasa ad Anacapri. Una pioggia difiori colorati, uccelli e piante rare.Tutt’intorno l’azzurro dell’acquae del cielo. Sui muri le foto dellasua vita. Persone, incontri, valoriimportanti.Ho scoperto che il grande BrunoLauzi adorava rifugiarsi nel“paesino di sopra” e passeggiarelungo il sentiero dei Fortini osalutare lo straordinario blu diGradola in compagnia del silenzio.Mi sono sorpresa nel vedere leimmagini di una Jacqueline Ken-nedy con indosso t-shirt candide

e deliziosi pantaloni alla caviglia.Spontanea, serena, spensierata.Semplice, elegantissima. Ho co-nosciuto Silvio Ruocco e la suaCarthusia. Ne ho ammirato i pro-getti ed i successi tra petali, es-senze ed antichi alambicchi. Lesue bottigline di charme da anniportano i profumi e le malie diCapri in giro per il mondo.Ho fantasticato sui giorni d’amoredi Curzio Malaparte e VirginiaBourbon del Monte. Lei splendidadonna dal sangue blu. Sofisticatae fuori dalle regole. Lui intelligen-te, caustico, senza mezze misure.Grande personalità, grandi azioni,

grande penna. All’interno dellaresidenza di Punta Masullo loscrittore e la vedova Agnelli ospi-tavano i più esclusivi salotti mon-dani di allora. Intellettuali. Artisti.Ideologie, spunti, guizzi, idee.Ribellioni.Ho ammirato l’amore di ToninoCacace per la sua isola. Quel ca-valiere dagli occhi di zaffiro nonè solo un manager ma anche unprodigo mecenate. Investe, ascol-ta, aiuta. Ha carisma, intuito,riservatezza, sensibilità. Accogliescultori, pittori e letterati. Nepromuove le opere ed il pensiero.All’interno del suo Capri Palace

tutto ha il sapore del lusso edell’arte. La poesia ha inizio conle “Rive dei mari”, monumentaleopera del maestro Arnaldo Pomo-doro che accompagna l’ingressonell’esclusivissimo albergo. Unlungo altorilievo in fiberglass conpolvere di marmo bianco si di-stende per decine di metri sino aconcludersi con la fiocina di unpescatore immaginario che fuo-riesce dal soffitto per conficcarsinel pavimento. Ci sono, poi, lemetafisiche pennellate di GiorgioDe Chirico e le provocatorie in-stallazioni di Allen Jones. Labarca di Plessi e l’elmo di Paladi-

Quel sublime berlineseche visse gratis a Capri

di Maria Rispoli

L’incredibile vita

di Julius Hans Spiegel

che divenne uno dei personaggi

più noti dell’isola azzurra.

Sordo dalla nascita ed ebreo

fu sospettato di essere una spia.

Perseguitato e arrestato.

Magro e scattante, un po’ burattino,

un po’ elfo, i calzini gialli,

il gilet rosso, gli amuleti,

la pipa di creta,

d’estate un sombrero di paglia,

fotografatissimo dai turisti.

Ballerino noto in tutta Europa

per le sue danze giavanesi e indù.

Amico di Clark Gable,

di Orson Welles, di Lana Turner,

di Liz Taylor che incantava

con i suoi balli rituali.

Pittore, regalava i suoi quadri

chiedendo in cambio qualche soldo,

un gelato, un caffè.

ilgabibbo.blogspot

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no. Ed ancora, Velasco, Schifano,Esposito, Chiossi. Onde di talento.Incessanti. Altissime. Preziose.Infine, leggendo la storia di JuliusHans Spiegel ho capito che Capriè l’isola dove tutto può accadere.Nato a Berlino il 5 giugno 1891,all’età di soli tre mesi una gravemalattia lo rese sordo. Suo padreLouis e sua madre Martha loiscrissero alla scuola reale prus-siana per i non udenti. Poco piùche ventenne iniziò la sua bril-lante carriera di studenteall’Accademia Reale per le ArtiFigurative di Berlino e di Monacodi Baviera, seguendo i corsi deimaggiori professori di disegnodell’epoca. Amava la pittura edil ballo. Nella capitale tedescaconobbe un principe indiano chelo introdusse alla danza orientale.Hans non era in grado di sentirela musica eppure ballava divina-mente. Aveva un marcato ed in-nato senso del ritmo. Il suo mododi esprimere i sentimenti attra-verso la perfezione dei movimentiera considerato da molti insupe-rabile. Decise così di abbandonarela pittura per dedicarsi all’artetersicorea. Iniziò ad esibirsi inspettacoli fatti di note e ritualiorientali utilizzando i sontuosiabiti e le maschere lasciategli ineredità dall’amico indiano.

Negli anni Venti le sue danzegiavanesi ed indù spopolavanonei teatri d’avanguardia di mezzaEuropa. Da Locarno ad Amster-dam, da Bruxelles a Vienna. Nel1922 fu invitato in Italia. Lavoròa Milano ed a Roma e, poi, perAnton Giulio Bragaglia al Teatrodegli Indipendenti. Fu in quelperiodo che venne per la primavolta a Capri. Lo spirito e la bel-lezza dell’isola gli graffiarono ilcuore. Quella felicità, però, nondurò molto. Spiegel non era solosordo ma, anche, ebreo. Partico-lare abbastanza sfortunato inun’epoca martoriata dalla piùignobile delle persecuzioni raz-ziali. Quando gli fu rinnovato ilpassaporto, il 1° Marzo 1939, aisuoi nomi fu aggiunto quello diIsrael. Una J di colore rosso sot-tolineava che il titolare era unebreo. Sul documento di viaggioc’era scritto in tedesco: “Artistapittore”, “viso lungo, occhi ceru-lei, capelli castani, segni partico-lari: muto”. La fitta corrisponden-za con l’amico Thomas Mannfece il resto.L’autorità di regime iniziò a so-spettare che non fosse sordomutoe che svolgesse attività di spio-naggio per gli inglesi. Per questomotivo, il 18 giugno 1940, fuarrestato e rinchiuso nel carcere

di Napoli. Successivamente, ven-ne trasferito, con un carro bestia-me, in tre diversi campi di con-centramento dall’isola del GranSasso a Ferramonti, in Calabria.Axel Munthe intercesse per luipresso Mussolini. Spiegel tornòin libertà per essere, di lì a poco,arrestato di nuovo. Anche i tede-schi sospettavano fosse un dop-piogiochista. Fu salvato dagliAlleati nel ’43 ma dovette affron-tare i dubbi degli stessi americani.La sua condizione fisica apparivaai più uno stratagemma per car-pire segreti ed ordire complotti.Gli statunitensi lo condussero inuna cella di sicurezza e lo sotto-posero ad una serie infinita dicrudeltà. Fu, infine, rilasciatoperché ritenuto “innocuo”.Fu allora che Hans Julius Spiegelsi trasferì definitivamentesull’isola azzurra. Il suo ritornoa Capri lo vide deciso a non met-tere mai mano al portafoglio. Siguadagnava da vivere ritraendogli aviatori del Rest Camp e cat-turando i paesaggi dell’isola sutele dai colori vivaci. Gli piacevaregalare i suoi quadri chiedendoin cambio qualche soldo, un dolceo un caffè. La gente ci mise pocoa ribattezzarlo “Gratis”. Del restoquesta era una delle poche paroleche riusciva a pronunciare.

Non poteva parlare ma elargivadanze e piroette di ringraziamen-to. A volte i camerieri si diverti-vano a surriscaldargli la tazzaper farlo scottare. Lui batteva ipiedi a terra e sorrideva. Ognimattina la prima tappa era al“Gran Caffè” per un cappuccino“offerto”. La sua benefattrice delbar era diventata la “SignoraCappuccino”.Nonostante la rinomata ritrosiaper lo spendere non esitava adonare quotidianamente una sca-tola di fiammiferi piena di mone-tine ad una donna sfortunatapresente in piazzetta. Lo amavanotutti. Turisti ed isolani. La suacorporatura minuta lo rendevaancora più simpatico. Era magroe scattante. Un po’ burattino, unpo’ elfo. Andava in giro con cal-zini gialli e scarpe blu di corda.Gilet rosso ed amuleti al collo edalla cintura. Una grande pipa dicreta, la doppia borsa di magliaa tracolla con un piccolo quader-no per raccogliere firme ed indi-rizzi. D’inverno il fez di lana rossacon il fiocco multicolore. D’estateun enorme sombrero di paglia.Sulle dita sottili una cascata dianelli. Lo fotografavano conti-nuamente e lui adorava mettersiin posa. Negli anni ’50 fu immor-talato tra bionde bevitrici del

brandy Cavallino Rosso e mac-chine di caffè Gaggia. Con la suainimitabile mimica esotica ballavacon la bottiglia in una mano edil cavallino di panno in un’altra.Frequentava gente comune e per-sonaggi famosi. Tra i suoi amiciEdwin Cerio, Clark Gable, OrsonWelles. Le sue danze rituali diCeylon, Giava e della Polinesiafacevano impazzire Lana Turner,Grace Fields, Joan Crawford eLiz Taylor. Attraverso l’uso ma-gistrale del corpo Julius esprime-va le emozioni in modo sublime.La sua danza non nasceva dallenote. Erano l’armonia e la musicaa prendere vita dai suoi movi-menti. Il danzatore di Berlinodall’aspetto un po’ buffo sapevaincantare e fare entrare tutti nelsuo mondo carico di allegria elibertà.Julius Hans Spiegel morì nel 1974alcune settimane dopo aver avutoun infarto. La sua casa era pienadi libri con dediche personalidegli autori e di regali che i suoitanti amici gli avevano speditonel corso degli anni da ogni partedel mondo. Sparse ovunque lemaschere, i sari e i sarong con iquali aveva mirabilmente danzatodurante tutta la sua straordinariaed intensissima vita.

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Terra di acque, pietre e caverne.La Puglia è un’agrodolce distesa,uno spartiacque. L’unico promon-torio, il Gargano, si incunea nelmare. Dalla costa adriaticas’avvista soprattutto all’ora deltramonto, i giorni in cui il ventospazza via i drappi di foschia dalcielo. Per il resto è un landa ches’innalza di poche centinaia dimetri. Dopo il subappennino dau-no, parte finale dei rilievi campa-ni, ci sono pianure a varie e bassealtitudini. L’altopiano carsico delleMurge segue il litorale dall’in-terno. E’ un’area estesa dove spa-rute oasi di vegetazione interrom-pono chilometri di territorio bru-sco e sassoso. Ciuffi e cespuglidi piante spontanee sono prontia comparire ai primi raggi diprimavera e ad ogni imprevistacalura durante l’intero arcodell’anno.La massiccia bancata di rocciacalcarea è segnata da strade eappezzamenti. Dove la Murgia èalta, regna il deserto dei massi edelle masserie. Una zona per ere-miti. Tredici territori comunalisegnati da tratturi e strade pro-vinciali, pascoli e seminativi. Unregno di doline, lame e gravine.La parte più a sud si raggiungepercorrendo la Statale 96 checollega Bari alla Basilicata. Ma èdalle vie secondarie che si vivel’attraversamento dell’altopianopugliese. Serpentine di asfalto inlievi saliscendi. Durevoli panora-mi e repentini cambi di scena.

Aperture d’orizzonte e fusti soli-tari. In tutte le stagioni, il pae-saggio cattura attraverso i suoiracconti scarnificati, le variabilicromatiche delle radure.La flora si distingue episodica-mente negli anfratti come nellegrandi distese. Costruzioni ruralisi intravedono in parte scopertee in parte camuffate dalle erbealte. Nastri dipinti di vita agricolasi dispiegano e s’aggomitolano.Fienili, mangiatoie, muri a secco.Ciascun dettaglio è frammentodella Murgia e della sua storia.Nei periodi caldi, i fiori di finoc-chietto selvatico spuntano daicampi e sembrano segnali di ri-conoscimento offerti dalla natura.E possono profumare piatti tipici,decorare pietanze caserecce. Adesempio, le insalate di pane. Fettedi Altamura imbevute d’olio ex-travergine e coronate da cilieginirossissimi. Il pane di semola el’olio di oliva sono vessilli gastro-nomici. In autunno regna il fungocardoncello. Il cappello brunoche cela lamelle bianche è in bellavista nelle cassette degli ortolani.E poi tutta un’infinità di prodottidella terra e della tradizione localeche riempie di colori i centri abi-tati a confine con la Lucania,dove s’avvicendano chiasso disagre e lunghi silenzi fra le muracittadine.Per immergersi nella Murgia èpossibile imboccare la strada cherasenta la foresta di Mercadante.E’ un’oasi di natura situata nel

territorio di Cassano delle Murge,sulla via che collega il municipioalla città del pane. Da sempremeta delle gite fuoriporta di chiabita le province di Bari e Taranto,la macchia verde è un’occasioneper fuggire dalle tossine dellearee urbane vicine. All’interno,pochi tragitti permettono di ad-dentrarsi nella boscaglia. Meglioandarci in tempi meno frequen-tati. Meglio quando l’aria uggiosabagna le foglie, quando nuvolesfrangiate e innocue lentamentesi muovono nel cielo di cobaltoal di là delle cime svettanti. Me-glio quando non ci sono voci dapicnic a coprire il ticchettare deipicchi o i richiami dei colibri inamore. Durante le mezze stagioniè più facile appagare le naricicon odori di gemme appena sboc-ciate o di terra umettata. E’ iltempo equidistante dall’aggres-sione del freddo e il frinire assor-dante delle cicale.Il bosco a sudovest del capoluogodella regione è stato creato inmodo artificiale negli anni ’30per contrapporre uno sbarramentonaturale all’acqua prodotta daeccezionali alluvioni ed oggi rap-presenta una delle esigue ma vi-tali macchie verdi lungo l’aridotacco della penisola. Varietà divegetazione autoctona arboreaed erbacea s’affollano in un’areaben delimitata. Ma è di coniferel’essenza della foresta. Tronchilunghi, aghi, pigne. Inseriti ingran numero per la robustezza

delle radici, cipressi e pini sonovedette ai lati dei percorsi pedo-nali. La varietà “d’Aleppo” colpassar del tempo si ingobbiscealla ricerca di luce, lasciandosecchi i rami più bassi. Di fre-quente, le pinete della zona subi-scono la violenza di brutali pota-ture nelle proprietà private.Eppure, per un secolo, hanno datoombra a chi ha cercato refrigeriodurante i mesi d’insostenibilecanicola. E la natura andrebberispettata partendo dal propriogiardino. Questo si dovrebbe sa-pere.Nel parco brullo, la foresta diMercadante è una periferica isoladi piante e aria pregna d’ossigeno.S’incontra per caso e si rincontraper desiderio. Andando oltre, ilpaesaggio si modifica nella suapiù tipica conformazione. Cresce,decresce. È la parte terminaledella sottoregione pugliese chefinisce in Basilicata. Le pietrediventano case e chiese.Siamo a Matera. La città dei sassiè sul lembo sudoccidentale delleMurge dove l’altopiano terminacon la fossa del fiume Bradano.Il nucleo antico è a ridosso dellagravina, gola di origine carsicache divide il territorio. Le ampieincisioni erosive per molti inse-diamenti sono state una difesaper secoli e secoli, l’abbracciomaterno della natura.Le origini di Matera sono anti-chissime. La vita organizzata esi-ste dai primi passi dell’homo sa-

piens. E dai primi insediamentiurbani la “civita” non è mai tra-slocata. Sarà forse perché è sca-vata in quella roccia calcarea,custodita dalla morfologia e pre-servata dall’umanità, della qualeè patrimonio. Dal 1993 è ricono-sciuta dall’Unesco.L’organizzazione delle NazioniUnite per la prima volta inserìun sito del meridione d’Italia.Impossibile non considerare nelproprio elenco un luogo talmentepeculiare, così unico da calamitarel’attenzione di scrittori e registi.Decine di pellicole sono stategirate per le strade come nell’agromaterano. Fra queste spicca, perle controversie che sollevò, “Lapassione di Cristo” diretto da MelGibson.Nel 2004 i sassi si tramutaronoin scenografie. Alcune viste illu-devano appassionati viandanti.Per un attimo si giungeva in TerraSanta. E santa è l’atmosfera pro-dotta dalle luci che illuminano ilborgo ogniqualvolta il buios’abbatte sugli antri scavati esulle mura assiepate da millennial margine del torrente.Agli occhi di chi osserva, Materaforma un presepe in scala reale,avvolto da un tempo immobile.Non importa il periodo in cui lesi fa visita. La suggestione è lastessa anche in giorni lontanidalle feste cristiane della natività.L’antico borgo allocato nella de-pressione carsica ha tutt’attornoun suolo che cresce. Il centro

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di Alessandro Robles

Alla scoperta di un paesaggio di tratturi e pascoli, di doline e gravine, fra panorami durevoli e repentini cambi di scena.

Fienili e mangiatoie, muri a secco, l’odore del finocchietto selvatico e il pane di Altamura, il fungo cardoncello e i colori

di un’infinità di prodotti della terra. La foresta di Mercadante, creata artificialmente negli anni Trenta, sbarramento

alle alluvioni, è un’oasi di verde con i tronchi lunghi degli alberi, i pini e i cipressi, gli aghi, le pigne, l’odore delle gemme

appena sbocciate, il ticchettare dei picchi e i richiami dei colibrì in amore. Un’isola di piante nell’isola di pietra dell’altopiano.

L’aspra bellezza di pietradell’altopiano delle Murge

Murgia barese, foto: di tommasorenzulli/panoramio.com

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urbano moderno si è sviluppatosalendo verso nordovest. Dallasponda opposta del torrente sipuò apprezzare la forma comples-siva dell’agglomerato appollaiatosopra un costone.Osservandola, si può pensare auna città fantasma poco distante:Craco. Il nucleo antico situato asud nella provincia di Matera èdisabitato, abbandonato dallapopolazione dopo frane e crolli.Da quelle parti, ci vive solo unafamiglia di pastori con quattro-cento capre. Il municipio si ètrasferito più in là con tutti i suoiabitanti.I crachesi hanno tenuto duro finoalla fine degli anni ’70, ai tempiin cui Francesco Rosi girò inquelle campagne il film “Cristosi è fermato ad Eboli”. La civiltàmagica e pagana del romanzo diCarlo Levi fu definitivamentesegnata dal terremoto dell’Irpiniache cambiò molte cose, vincendol’ultima ostinazione.Ma nell’antichissimo quartiere diMatera ci abitano tuttora. Passarcid’estate per le vie principali per-mette d’ammirare lo spettacolodei sassi illuminati partendo dallacentrale piazza Vittorio Veneto.Suggestiona quanto seguire iltorrente che fluisce sussurrandodi fianco alla gravina. Qui trovanospazio hotel a cinque stelle oltre-ché locali di cucina tipica lucana.C’è da lottare con l’umidità chelà dentro non si sa mai da dovearriva. Ma le avversità nelcomfort abitativo scendono insecondo piano. Luoghi abbando-nati ma meta di percorsi di turi-smo culturali sono le chiese ru-pestri disposte a dominare i rionidella “civita”. Il Caveoso e il Ba-risano nonché le sponde pietrosedel torrente accolgono cavernedi religiosità millenaria. Richiamiall’arte bizantina si trovano intempli scavati nella roccia e rica-vati alla maniera dei Paesi me-diorientali.La cristianità è una traccia anti-chissima. Cultura e credenze localisi sono mescolate nel corso dimillenni. Ma il rito più radicatoè nella processione del 2 luglio.Qui, infatti, c’è chi aspetta ognianno la secolare festa della MariaSantissima della Bruna. La patro-na viene portata sul carro trion-fale ricostruito di volta in volta.La gente s’accalca e inzeppa levie battute dalla tradizionale sfi-lata. Cavalli bardati di vellutisono montati da persone in abitida cerimonia.L’epilogo del rito prevede che ilcarro faccia tre giri in piazzaledel Duomo. Nel fuggifuggi gene-rale l’opera d’artigianato, chepoche ore addietro aveva fattobella mostra di sé, viene letteral-mente spezzettata. Prima però laMadonna è messa in salvo.Da Minervino a Cassano, la Mur-gia si distende in seno alla Pugliae raccorda luoghi e memorie,usanze e leggende. Potrebbe sem-brare monotona, abulica, emar-ginata. Fu addirittura base pertestate nucleari durante la GuerraFredda. Ciononostante non stan-ca. È una traccia primigenia dellavita dell’uomo, un forziere dicultura contadina. E, nella durez-za e nelle ferite, è ancora unaterra vera.

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I l naufragio della “CostaConcordia”, avvenuto il 13 gen-naio 2012, è rimasto a lungo sottoi riflettori della cronaca e deicommenti. Tra le tante dichiara-zioni, citazioni, scoop giornalisticie dicerie varie - che la diconolunga sulla cultura marittimadegli italiani – fa riflettere quelladel Comandante della nave: «….mentre navigavamo abbiamo im-pattato uno sperone di roccia chenon era segnalato. Secondo lacarta nautica, doveva esserci ac-qua a sufficienza sotto di noi …».Perché un esperto uomo di mareha fatto una simile dichiarazione?Si può affermare che nel 2012esistono acque marittime nonsicure alla navigazione per lapresenza di ostacoli non segnala-ti?Forse non tutti sanno chel’idrografia (dalle parole di originegreca idros, prefisso indicantel’acqua, e grafeo, scrivere) è unabranca delle scienze applicate chesi occupa di misurare e descriverele caratteristiche morfologichedei mari e delle aree costiere,nonché la distribuzione delle ac-que sulla superficie terrestre (siacontinentali che marine). Il suoscopo principale è la sicurezzadella navigazione marittima, acui si affiancano numerose altrefinalità ed attività come la pro-duzione di carte geografiche enautiche, l’esecuzione di studi ericerche di carattere civile e mili-

tare, il monitoraggio ambientalee la modellizzazione oceanogra-fica e meteorologica.In Italia, il servizio idrografico ègestito dall’Istituto Idrograficodella Marina, che è uno dei cinqueOrgani Cartografici dello Stato,deputato alla produzione delladocumentazione nautica ufficialenazionale. Per assolvere tale com-pito, detto Istituto conduce il

rilievo sistematico dei mari italia-ni, avvalendosi delle navi idro-oceanografiche della Marina Mi-litare, appositamente attrezzate,e di proprie spedizioni. Esso va-lorizza e controlla i dati raccoltiper organizzarli e finalizzarli allaproduzione della cartografia edella documentazione nautica,sia tradizionale sia in formatoelettronico e, infine, cura la dif-

fusione delle informazioni nauti-che in ambito nazionale ed inter-nazionale.Da tale premessa si evince cheper mare devono essere utilizzatidocumenti legalmente validi perla navigazione marittima, tra cuiin primis la carta nautica - siaessa digitale che tradizionale (car-tacea), come previsto dal Codicedella Navigazione. E’ sconvolgen-

te aver constatato che nei varidibattiti televisivi che si sonosusseguiti dopo il sinistro marit-timo, oltre ad udire un linguaggionautico inappropriato, nessuno,inizialmente, ha mai mostrato lacarta nautica: documento forsesconosciuto ai diportisti delladomenica, ma certamente notoai naviganti esperti. Solo qualchegiorno dopo il triste evento, unpescatore dell’Isola del Giglio hadichiarato che lo scoglio è bensegnalato sulla carta nautica invigore ove è ben dettagliata lasecca delle Scole il cui sinistrorichiamo ci fa rimembrare le mi-tologiche figure delle sirene cheattiravano a sé i naviganti dipassaggio. Un pescatore, un uomodi mare! Personaggi sapienti etaciturni che incontriamo lungole coste della nostra bella peniso-la.E se studiassimo con un po’ piùdi attenzione la geografia e lastoria, scopriremmo che PublioFlavio Vegezio Renato, nel lonta-no V secolo d.C. nel libro IV delfamoso “De Re militari” al capi-tolo XLIII denominato “La cono-scenza delle acque e importanzadei rematori” cita: “La perizia deimarinai ["nauticorum"] e dei ti-monieri ["gubernatorum"] consi-ste nel prendere conoscenza delleacque nelle quali si naviga e deiporti, onde evitare i luoghi peri-colosi per gli scogli affioranti osommersi, i bassi fondi e le sec-

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di Raffaele Gargiulo

Il mestiere di marinaio

Riflessioni e voci stonate dopo il naufragio al largo dell’Isola del

Giglio. L’antica lezione di Flavio Vegezio e la saggezza dei vecchi

“lupi di mare”. Le qualità dell’arte di navigare: senso di orientamento,

intuito, capacità di manovrare con prudenza e perizia, conoscenze

acquisite nel tempo. La secca delle Scole e i rilievi sistematici delle

navi idro-oceanografiche per la sicurezza della navigazione.

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che; infatti, si avrà tanta maggiorsicurezza quanto il mare sarà piùprofondo. Nei comandanti navali["navarchis"] si predilige la dili-genza, nei timonieri ["gubernato-ris"] l’esperienza, nei rematori["remigibus"] la valentia. Infatti,la battaglia navale ["navalis pu-gna"] si combatte in mare tran-quillo; e la mole delle navi daguerra, non per il soffio dei venti,ma per impulso di remi percuotecon il rostro gli avversari e schivainvece il loro impeto. In tali cir-costanze, i muscoli dei rematori["remigum"] e l’arte del pilotache regge il timone ["clavum re-gentis magistri"] sono i principaliartefici della vittoria.”Questa saggia lezione che provie-ne dal remoto passato potrebbestupire e disorientare il lettoredistratto, ma essa rappresental’antico legame tra l’uomo, lanave e il mare, immutato dallanotte dei tempi e l’Arte del navi-gare così come definita dai mari-nai del passato, non è stata supe-rata dalla recente tecnologia. E’indubbio che l’Arte nautica èsenso di orientamento, intuito,capacità di manovrare la navecon prudenza e perizia grazie allenumerose conoscenze tramandatee acquisite nel tempo con il con-tinuo contatto con il mare. Talelegame si acquisisce anche e so-prattutto ascoltando la saggezza

dei vecchi lupi di mare,“personaggi taciturni ed esperti”,che possiamo incontrare lungole coste, da Ventimiglia a Trieste,e che purtroppo molto spessoignoriamo in nome di una frene-sia tutta moderna di rincorrerechissà cosa. Tutto deve esserefatto in nome del profitto,l’anziano è superato, il pescatoreè disprezzato, l’artigianato mari-naro esala gli ultimi respiri. Tuttisono esperti, tutti invocano lacompetenza e l’efficacia osannan-do rinnovamento e risparmio. Achi giova tutto ciò? Ci sentiamotutti velici quando ci sono le garedella Coppa America e della LouisVuitton Cup con “Luna Rossa” o“Mascalzone Latino” che veleg-giano con le insegne del tricolore.C’è da chiedersi è davvero così?Non crediamo proprio. Bastaguardare cosa accade ogni estatelungo le spiagge e le coste delBel Paese. Intanto la marineriasorrentina e quella italiana ingenerale sono gravemente ferite.Lacerate dal triste evento della“Costa Concordia” e soprattuttoda un esercito di esperti sapientie loquaci azzeccagarbugli che, innome di un “audience mediatico”esasperato ed esasperante, scoraz-zano tra un canale all’altro neivari programmi televisivi conallusioni svilenti al mestiere delmarinaio.

Il mestiere del marinaio non èuna semplice professione, non èun lavoro, benché molti la pos-sano pensare così. Questi inevita-bilmente si sbagliano. L’andareper mare è metafora di vita, unvero e proprio modus vivendi cheinsegna ad affrontare e superarele sfide e se stessi, regalandosensazioni incomparabili, dovel’abilità, l’intelligenza, l’emozionee il coraggio si fondono in untutt’uno. Né va dimenticato chechi va per mare fa i conti con unsentimento nobile e gentile comel’amore, un amore che spesso èdal sentore un po’ nostalgico. Siparte e si brama il ritorno. Ricordocon piacere la poesia di UmbertoSaba intitolata Ulisse: “(…) isolottia fior d’onda emergevano overaro un uccello sostava intentoa prede (…) vele sotto vento sban-davano più a largo per fuggirnel’insidia”. Lo stesso poeta ci de-scrive la pericolosità e l’insidiadegli scogli costieri, scogli chelui ha ben conosciuto durante lasua giovinezza, quando da mozzoa bordo di un mercantile naviga-va lungo le coste “dalmate”. Eglistesso conclude la poesia affer-mando :“Me a largo sospingeancora il non domato spirito edella vita il doloroso amor”.Probabi lmente, l ’episodiodell’Isola del Giglio è proprio unametafora inversa rispetto al con-

cetto poetico suddetto, ma unquadro sincero e tragico dellasituazione attuale. Forse il popoloè stanco e sempre meno personepossiedono un non domato spiri-to, la voglia di intraprendere,sperimentare e scoprire. Ancorameno persone riescono a sobbar-carsi il peso del doloroso amoreper la vita e, in preda ad un in-calzante lassismo, si lascianoinevitabilmente andare alla derivasu quegli scogli dove invece sa-rebbe bene fuggirne l’insidia. Sechi va per mare dimentica tuttoquesto allora vuol dire che siamoal tracollo, ciò segna inevitabil-mente l’ennesimo vulnus in unPaese che è già abbastanza mar-toriato sia nella fede che nellapropria poeticità (dove per poesiasi intende anche la poietica, cioèl’arte di saper fare e creare). Finoad oggi ciò che ci restava, la parteintonsa infatti, erano solo i nostrinaviganti. Sembra non esser piùcosì.Spero, a questo punto, che i piùcomprendano lo spirito della miariflessione. Bisogna “saper vederee non guardare in aria, occorreagire e non parlare” per dirla conBrecht. C’è ormai un oportet im-perativo che aleggia sul nostropopolo, è giunto il momento diuna rinascita sia etica che moralee pratica. A far da guida ci do-vrebbe essere innanzi tutto

l’orgoglio di essere stato e dicontinuare ad essere un popolodi santi, poeti e navigatori. C’èda aggiungere che queste tre ca-ratteristiche, nel corso dei secoli,hanno dato una connotazioneelitaria all’Italia, che ci ha fattoin un certo qual senso vivere direndita. Però occorre specificareche si deve anche essere capacidi conservare e gestire i lascitiereditari, cosa che spesso noi nonfacciamo o incuranti e sprezzantiviviamo in maniera superficiale,convinti che l’abbondanza, cheper carità del destino ci è statadonata, sia eterna. Non è così!Solo un attento studio, una pro-fonda conoscenza e una fortevolontà ci possono spingere ariportare in alto il nostro Paese.Solamente allora avremo impara-to a saper vedere, avremo agitoe non vanamente parlato.E allora ricordiamoci che condur-re in sicurezza una nave sul marerichiederà sempre sensibilità,buon senso, esperienza e cultura,mentre, a dispetto dell’alta sofi-sticazione tecnologica, i moderniausili alla navigazione possono,per loro natura, diventare improv-visamente inefficaci e chi si av-ventura per mare deve esseresempre in grado di dirigere cor-rettamente la prora, anche senzadi essi, come insegnato da Vegeziogià da qualche millennio.

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Il signoredelle

stilografiche

Una bottega di penne stilogra-fiche in via Milano, la pastic-ceria Attanasio (sfogliate calde)poco lontana, il cinema Excel-sior, via Palermo e Vico Vene-zia com’erano, e la stazione diNapoli centrale com’era allora,in quell’anno, il 1938, l’ultimoanno di pace. Venne a NapoliHitler, ricevuto da Mussolinie da Vittorio Emanuele III.Manto stradale rifatto e la sta-tua di Nicola Amore confinatanei giardini di Piazza Vittoriaperché il Corso Umberto fosseuna strada dritta, senza osta-coli, il Rettifilo, com’è chiama-to ancora oggi. Il corteo delleauto del Cancelliere del Reich,giunto in treno e in guerra conil mondo, doveva avere unpercorso dritto, facile ed ele-gante, mentre nel golfo era inattesa una straordinaria paratanavale con corazzate, caccia-torpediniere, 90 sommergibilie il mitico “Rex” con a bordogli invitati speciali.Il 1938 a Napoli. Cominciava-

no le esercitazioni antiaeree.Un elettrotreno giunse da Ro-ma in un’ora e 23 minuti. Altroche Frecciarossa! Ma torniamoa via Milano. Qui cominciauna storia fantastica raccontatada Claudio Ruggiero in un ele-gante volume, “Il signore dellepenne”, dedicato, con numero-se testimonianze e il raccontoin prima persona del protago-nista, a un imprenditore e auna famiglia di imprenditori,i “pennaioli di Napoli”, checompirono una straordinariaimpresa, fino alla conquista diBassano. Il coraggio, l’audacia,l’inventiva di Napoli attraversotre generazioni in un suggesti-vo settore commerciale: le pen-ne stilografiche. Quelle straor-dinarie penne stilografiche,inseritesi fra il calamaio e lepenne Bic, portate nel taschino,un’autonomia di scrittura deitempi romantici e degli scrittoidi pelle, oggetto prezioso ecompagne fedeli. Hanno avutoa Napoli questa storia straor-

dinaria, suggestivamente rac-contata nel libro di Ruggiero,unitamente ai ricordi della cittàdel dopoguerra.Il protagonista si chiama Gian-franco Aquila, napoletano delquartiere Vasto, che dal nonnoBenvenuto e soprattutto dalpadre Leopoldo Tullio, il suomaestro sul lavoro, ha prose-guito e spinto in alto il loromestiere di rappresentanti digioielli e oggetti preziosi, inparticolare l’attività del padrenella vendita e nella creazionedi penne e accessori di ricam-bio punteggiata dal successodella “Superpenna Aquila”,precursore di un successo cheil figlio Gianfranco avrebbeportato alla stelle entrandonell’azienda di famiglia a 18anni.L’apprendistato di Gianfrancofu duro e disciplinato (scuolasevera al Collegio Bianchi) co-me s’usava a quei tempi e lasua passione per il mestieredel padre, “commerciante di

La straordinaria storia del napoletano Gianfranco Aquila da un negozio di via

Milano nel dopoguerra e da uno stabilimento ad Agnano alla conquista

dell’azienda Montegrappa inventando le penne speciali, esclusive e autentici

oggetti d’arte. La scuola del padre, un severo apprendistato e il successo. Le

particolari realizzazioni per papa Wojtila, Lech Walesa, Pelè, Paulo Coelho. Una

vita ricca di piacevoli aneddoti raccontata nell’elegante libro di Claudio Ruggiero.

di Mimmo Carratelli

Gianfranco Aquila_foto: www.ilgiornale.it

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penne”, si rivelò immediata-mente. Nell’azienda di famigliaGianfranco portò l’energia,l’inventiva e il coraggio dellasua giovane età. Era, Gianfran-co, un giovane bruno dibell’aspetto, la fronte alta, gliocchi intensi e vivaci, nato inun palazzo di via Milano nondistante dal negozio dove ilpadre, “importante grossistadi penne”, smerciava le stilo-grafiche “Aurora” e aveva unproprio marchio, le penne“Lalex”, laminate in oro e re-alizzate dall’industria Elmo-Montegrappa di Bassano.“Volevo fare quello che facevamio padre, ma in mododiverso” racconta GianfrancoAquila. Intanto, dal negoziodi via Milano, lo sviluppodell’azienda paterna imposenel 1959 la necessità di unasede più grande al Corso Um-berto e la creazione di un nuo-vo stabilimento ad Agnano perla produzione in proprio dellepenne. Gli Aquila erano ormaiuna delle più importanti fami-glie imprenditoriali nel settoredelle penne d’Italia, poi delmondo.Nella realizzazione delle penneGianfranco portò il suo gustoartistico e l’attenzione per gliastucci eleganti, ma fu l’ideageniale di accoppiarle con altrioggetti il primo strepitoso suc-cesso. Quei “coordinati daregalo”, le penne “Lalex” ab-binate a un fermasoldi, a unorologio da polso, ad accendinie calcolatrici, a rasoi laminatiin oro e alle riproduzioni diauto antiche, sfondarono sulmercato.L’incontro di Gianfranco Aqui-la con la Montegrappa fu lasvolta clamorosa nel pienodella sua maturità, quasi qua-rantenne, ormai sicuro e lan-ciatissimo, richiesto dall’a-zienda bassanese a fare daconsulente. Gianfranco pensòinvece ad uno splendido azzar-do: l’acquisizione dell’aziendastessa che avvenne, con varipassaggi, nel 1981. GianfrancoAquila aveva 38 anni. Leopol-do, il padre, morirà due annidopo, orgoglioso dell’audaciadel figlio.Gianfranco diversificò le dueproduzioni, quella napoletanae quella bassanese, puntandonell’azienda vicentina alla re-alizzazione di penne e acces-sori d’alta gamma. Ebbe l’ideadelle “penne speciali” che fos-sero uniche e riconoscibili,finendo col diventare veri og-getti di culto. Produsse penneparticolari per la Unoerre, perTrussardi, per la Ronson, perla Bugatti. Una produzionepersonalizzata, segnata da pic-

coli particolari che le rendeva-no esclusive. Nacquero le pen-ne in vetro di Murano, le Seriesportive con fermagli differen-ziati per il tennis, il basket, losci. Nacque la penna per Italia90 con l’omino tricolore cheera la mascotte dei Mondali diquell’anno nel nostro Paese. Ealle penne si accompagnò laproduzione di cinture, portafo-gli, borselli. La lavorazione amano assicurava un’altissimaqualità. Erano penne griffatis-sime.Presto si unirono a Gianfrancoi suoi tre figli, Leopolto, CiroMaria e Giuseppe. L’inventiva,l’entusiasmo, le energie si mol-tiplicarono. Gianfranco, poi,era un vulcano di idee.Nacque un mito. Il mito dellepenne stilografiche speciali, diproduzione limitata, legate adavvenimenti e personaggimondiali. Nacque la pennacome oggetto d’arte attraversotecniche di lavorazione raffi-nate e l’utilizzo di materialipreziosi. L’idea del bello erala filosofia di vita di Gian-franco Aquila e l’applicava allagrande nella sua attività diimprenditore. Nacque la penna“Dragon” nel 1995, il primoesemplare di penna interpretatacome opera d’arte, fantasticanel disegno, nei colori, neimateriali, nei particolari.Nacquero i “capolavori unici”destinati a persone di fama.Come la Penna Papale donataa Karol Wojtila in occasionedel Giubileo 2000, platinata ebicolore, decorata con le chiavidi San Pietro. La Montegrappaprodusse le penne per LechWalesa in occasione del con-ferimento del Premio Nobel,per il più noto conduttore te-levisivo d’America Larry King,per Stirling Moss campionis-simo delle auto, per l’attore eproduttore cinematograficobritannico Gary Oldman, perla regina Sirikit della Thai-landia, per Paulo Coelho. E,ancora, per Pelè, fusto in oro18 carati, tempestata da 274smeraldi e 718 diamanti, e perAntonio Banderas. E la pennamolto speciale per SylvesterStallone, collezionista di penne.Ma ci sono state anche lepenne “Tibaldi” in ebanite nerae liscia con pennino rientrantein oro 14 carati, marchio ac-quistato dalla famiglia Aquilanel 2004. Tutte insieme po-trebbero comporre un museosuggestivo.Gianfranco Aquila, dall’ora-toria brillante, dall’inflessionenapoletana, dalla simpatiadell’uomo che non ha più icapelli di una volta, non li haproprio, ma ha un volto aperto

e accattivante, racconta nellibro aneddoti inediti, storieappassionanti e la Napoli chegli sta nel cuore. Alto e armo-nioso, indossa al mattino ca-micie azzurre, ma il pomerig-gio e la sera rigorosamentebianche, e completi in grigio-nero, fumo di Londra e in tes-suto Tasmania. Perché è unuomo elegante. La sua storiad’amore con Diana, sposatanel 1964, è fra le storie delicatedel libro. Il primo incontro asedici anni ad una festa orga-nizzata da uno zio di lei, ilcolpo di fulmine, la LanciaFlaminia in prestito per con-quistarla, il viaggio di nozzesu una Fiat 1500, le vacanzea Maratea.

Il libro, con una presentazionedi Jean Alesi, l’asso francesedel volante, amico di Gianfan-co Aquila, è ricco di piacevolisquarci di vita. La passione diGianfranco Aquila per il canto.“Avevo orecchio e una bellavoce. Una volta, in un albergodi Maratea, cantai ‘Indifferen-temente’, una canzone del re-pertorio napoletano, e uncliente mi regalò diecimila lire”.Era il 1965. Ancora più fortela passione per le auto. “Le hoguidate tutte”. Dalla prima Fiat600 grigia alle macchine piùprestigiose, la Jaguar, la FerrariMaranello, la Rolls Royce euno scooterone Honda per …diversificarsi. Giocatore di ten-nis al Circolo delle Rose di

Portici. “Il rovescio mi venivabene, il diritto così così”. Ilcalcio. “A dieci anni andavoallo stadio del Vomero con gliamici del babbo per vedereJeppson”. Poi l’infatuazioneper Maradona e l’amicizia conAntonio Juliano, capitano degliazzurri. La polvere di piselli aitempi della guerra, i ceci sottole ginocchia nelle punizioniscolastiche.Ricca e generosa è la vita diGianfranco Aquila (“Ma il mionome di battesimo è Giovanni,classe 1943”). A una sola do-manda non sa rispondere:“Imprenditori si nasce o si di-venta?”. Potrebbe risponderecome Totò: “Io lo nacqui”.

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Vincenzo è uno dei pochi chequando viene al Pantano percacciare tartufi, entra ed escecon passo leggero, silvano.Riconosco la macchina, ma, avolte ho l’impressione che unsuo doppio sottile, vi abiti inpermanenza, comparendoquando meno te lo aspetti oproprio perché te lo aspetti.

In un tempo immemorabile, lanatura mischiava le forme, leteneva vicine e anche un essereumano poteva mostrare le fat-tezze di un luogo o viceversa.Ecco spiegate le ninfe, i fauni,i centauri. Figli come un massoo una siepe di pruni di quellacollina, di quel pianoro, di quelcocuzzolo.

L’ho visto ripercorrere le stessetracce di altri e trovarne sem-pre: scorzoni, pietrosi fuori eteneri dentro, che esalano unprofumo di grembo, di caglioe zolfo, combinando l’elementoumido con quello igneo; semi-nati, come si credeva, diretta-mente dal cielo, a colpi di ful-mine.

Il merito è dei cani che adde-stra e di cui ha assimilato qual-cosa che sta al confine tra noi,loro e il passato remoto. I suoicani lavorano sodo, ma lo fan-no ancora con un misto dimassima attesa e di giubilo.Incitamento, pacche e conten-tini sono le regole del gioco,poi però c’è il gioco in sé persé. Il piacere di condivideretanto la strategia che lo scopo,di prepararsi, di imporre allecircostanze e agli altri un pro-prio stile.Solo così l’utile, pur restandotale, si trasforma piano pianoin un pretesto, un buon prete-sto per stare al mondo. Cosaben diversa da chi, invece, èabituato a subordinare ogniazione all’interesse e, in ma-niera ancora più schizofrenica,al punto di vista altrui.Potrei dire che, rispetto a certivandali o ad altri visitatorirumorosi quanto inconcluden-ti, Vincenzo e il suo cane pal-pano il terreno, lo annusanoe ci si rotolano insieme. Il loroè un conoscere e un sentire,un fare d’artisti, facendosi cor-po col paesaggio, diventando-ne a secondo dei momenti laparte fissa e mobile, la duratae la felicità. Si avvicinano alvecchio uliveto come ci si siedeal tavolo, per una, due tre,dieci mani di carte.Al contrario, può capitare chegiocatore e socio arrivino, di-ano un’occhiata e passino oltre.Quel giorno non è aria, qual-cosa sulla scena o negli imme-diati dintorni li disturba, to-gliendo alla serietà del giocoquel pizzico di bellezza che loapparenta a un rito.Anche i luoghi chiamano equando un posto tace, non c’èda insistere.Più che allungarsi verso l’alto,Vincenzo si assottiglia. La pri-ma impressione è di vedere unramo che cresca al centro della

pianta e ondeggi in cima. Poi,l’immagine si precisa in quelladi una lama che danza semprein sintonia col più reconditodei pensieri. Perciò, la camiciaaperta non è un vezzo, nonserve a mostrare il petto. Indi-ca, piuttosto, un modo naturaledi stare in guardia senza com-plessi, di farsi avanti per quelloche già sei. O così o niente,perché va bene lo stesso, per-ché, girando nei boschi, genti-lezza e fermezza né barano néfanno sconti.Prima che del cavallo di questastoria, Indio era il nome di uncane da caccia. Un cane sve-glio, esuberante, tenace anchequando era costretto ad im-provvisare, a giocare a calcio,nel ruolo di portiere. Gli eracapitato quel nome per via delpelo a chiazze, passato poi alcavallo che aveva un mantellose non proprio uguale altret-tanto pasticciato.Indio, corto ma dolce, esoticosenza apparire troppo estraneo,è un bel nome. Ha la sua ma-gia. Uno di quei nomi che ripetivolentieri e che ti aiutano adentrare in contatto, ad intrec-ciare un dialogo di note comesuccede tra due strumenti afiato che si interrogano e siprovocano. La testardagginefa il resto, ma possedere laparola magica, il nome segretoè essenziale anche se si trattadello stesso nome per due ani-mali di taglie e ambizioni di-verse.E’ forse proprio questo il talen-to di Vincenzo: riconoscere eseguire le vie che prendonocerte incarnazioni.Allora, a Faiolo, lungo la viadel Fosso, si ripeteva l’identicascena con un numero variabiledi animali che camminavanoin fila indiana dietro ad Indio,montato da Vincenzo. Fila in-diana appunto, sorvegliata conruvido zelo da una capretta,

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di Nicola Dal Falco

La volta che Indiosi finse morto

Storia dello “scherzo” che il cavallo pezzato di Vincenzo

fece al suo padrone a Faiolo e di quando Platone e Antistene

si sfidarono in un duello verbale sull’idea di cavallo.

Dopo l’enorme successo dello scorso anno parte la V edizione delPremio Anacapri Bruno Lauzi - Canzone d’Autore 2012. Il premioè dedicato ai cantautori ed alle loro canzoni inedite.

La manifestazione, che vede la direzione artistica dello scrittoree giornalista Roberto Gianani, vanta la partecipazione, in qualitàdi giurati, di alcuni tra i più importanti nomi della musica d’autoreitaliana: Giorgio Calabrese, Mariella Nava, Edoardo Vianello, CarloMarrale, Maurizio Lauzi, Franco Fasano; dei giornalisti AndreaVianello, Marino Bartoletti, Pietro Gargano e Alberto Zeppieri edel maestro Gianfranco Reverberi, in qualità di presidente di giuria.

La serata di gala con le premiazioni avrà luogo nell’estate 2012nello splendido scenario di piazza San Nicola ad Anacapri allapresenza dei giornalisti della carta stampata e della televisione.

Il Premio Anacapri Bruno Lauzi - Canzone d’Autore è diventatoun appuntamento fisso nel panorama della canzone italiana d’autore.Le domande di iscrizione dovranno pervenire entro il 31.05.2012.Il bando, con il regolamento per le ammissioni, è pubblicato allapagina web http://www.comunedianacapri.it/it/premio-lauzi

Ufficio Stampa: Maria [email protected]

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presa anche lei in questo stranoballo dove ognuno si mette alpasso, cercando di intuire illinguaggio umano o bestialedell’altro.Un giorno qualsiasi, un giornodi lavoro, da casa cercano Vin-cenzo. Non è normale e Vin-cenzo si preoccupa. Immaginail peggio, non certo che Indiosia sdraiato a terra senza darsegni di vita. Da quandol’hanno trovato così, sono statifatti diversi tentativi per riani-marlo, ora avvicinandogli lafiamma di un accendino, oratirandogli la coda, ora gridan-dogli qualcosa nell’orecchio,ma sempre invano. Indio “èun po’ morto” come qualcunoarriva a dirgli, andandogli pre-murosamente incontro .Vincenzo si ferma, l’intera sce-na è comica e solenne al tempostesso; per un po’ osserva iparenti, poi guarda Indio elancia un unico fischio. Il ca-vallo scatta in piedi, è vivo,stava solo facendo il morto.Dei presenti il più stupito è lostesso padrone. Si ricorda cheandandosene l’aveva accarez-zato, salutandolo con un“Muori!”. E l’altro aveva ese-guito, restando di sasso perqualche ora.Come definire l’accaduto, ilfelice trapasso dello stesso no-me da un cane ad un cavalloche si attiene scrupolosamenteal macabro scherzo? Mi vienein mente il duello verbale traAntistene, il cinico, e Platone.“O Platone, vedo il cavallo –affermava il primo – ma nonla cavallinità”. “Perché non hail'occhio per vederla” gli risposel’altro. Ad Antistene, che nonammetteva l’esistenza degliuniversali, il cavallo parevasolo un animale, una realtàcorporea, materiale, mentreper Platone la sua essenza tra-scendeva il caso e l’individuo.Era l’idea di cavallo che per-mette di pensarlo e di cono-scerlo.Indio come il cavallo di Plato-ne non era solo un cavallopezzato, vissuto a Faiolo, maaveva a che fare con il concettodi cavallinità. Il quale abbrac-cia molte e misteriose cose.

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Col cargo “Fantasia” facciamo tappa nella città più a nord della Norvegia, metà su un’isola e metà sulla terraferma,

unite da un fantastico ponte e da un tunnel sottomarino. Sullo sfondo di un cielo nero un mantello di luminose scie

verdi con lampi rossastri. Il mozzo Jim ha molto successo con Hannah. Con la lunga barba rossiccia Raymond sembra

un vichingo. Una bevuta al Bla Rock Café, il pranzo all’Emma’s Drommekjokken, la cena da Skarven e una conclusione

molto interessante sulla nave bevendo cognac dell’ovest francese con Gunhild, Grethe e altre bionde del nord.

A Peter, che ha una moglie inEuropa, una in America e la terzain qualche isola del Pacifico, gliè venuta la voglia delle auroreboreali. Dice che questo è un pe-riodo magnifico perché il Sole sista agitando molto e il fenomenodelle aurore boreali se ne avvan-taggia. Charles, che ha appenaricevuto un rassicurante sms dallasua ragazza di Francoforte, sidichiara d’accordo. “Vada perl’aurora boreale” dice. Raymondobietta che sarebbe meglio farerotta sulla Polinesia. Lui sogna disistemarsi da quelle parti, suun’isola, magari a Tahiti, anchese è oggi è molto affollata, e pas-sarci il resto della vita con unapolinesiana compiacente. Il mozzoJim non dice nulla. Lui dice sem-pre “okay”. E allora andiamo peraurore boreali.La prua del nostro cargo, che,

come ormai saprete, si chiama“Fantasia”, punta il nord della

Norvegia. Siamo navigatori mattidi mari e oceani e non ci facciamomancare nessuna meta. Fuggiamoda amori incompiuti, abbiamoragazze labili nei porti, il grandeamore ci è passato sopra e qual-cuno di noi ne porta ancora isegni. Meglio andare dove ci portail cargo.La meta è Tromsø che si scriveproprio così con la “o” spaccatada un segnetto. Una parte dellacittà, diciamo il centro cittadino,è su un’isola che si chiama ovvia-mente Isola di Tromsø, il restodella città è sulla terraferma, epoi c’è Kvaløya che pare significhiIsola delle balene. C’è un pontespettacolare di un chilometro cheunisce la terraferma all’isola. Ec’è un tunnel sottomarino di trechilometri.

Il porto è accogliente e Tromsø èbella a prima vista. L’hanno chia-mata “la Parigi del Nord” perchéè una città vivace che fa moltacultura, ha una vita notturna no-tevole e pare ci abitino i norvegesipiù simpatici, molto disponibili eospitali. Poiché è una città uni-versitaria, la più settentrionale almondo delle città universitarie,ci sono moltissimi studenti. Leragazze ci piacciono molto.Raymond, che sogna la Polinesiama ora è qui a poche migliaia dichilometri dal Polo Nord, dice chedovremmo andare in qualche ni-ght e trovare un po’ di ragazzecon cui guardare le aurore boreali.Il cargo è bene ancorato e noibighelloniamo sull’isola di Tromsø.Ci dicono che qui ci sono bar,ristoranti, pub, night, club e caffèin numero talmente abbondanteche se gli abitanti di Tromsø uscis-

sero di casa tutti insieme per an-dare a divertirsi troverebbero postiliberi. Lungo una strada che sichiama Stortorget ci sono nume-rosi club. Peter, che è quello dinoi che sceglie i posti, ci indicail “Bla Rock Café”. E vada per il“Bla Rock Café” a 68 gradi latitu-dine nord. Beviamo della buonagrappa e siamo moderatamentefelici.E’ un pomeriggio di febbraio efuori è già notte perché qui il soleviene su alle 9,06 e tramonta alle14,51 come è esattamente previstoda un depliant che Charles,l’intellettuale del nostro gruppo,ha preso al porto.Ci sono ragazze sicuramente in-teressanti sotto i loro abbigliamen-ti polari che lasciano intravedereocchi azzurri, ciuffi biondi, bocchegustose e nasini piacevoli. Il moz-zo Jim ha fame, lui ha sempre

fame, è piccolo e magro e gli vienesempre fame, e allora Peter ciconsiglia di andare all’Emma’sDrommekjokken perché ci sonocameriere graziose che servonobistecche di renna e granchi gi-ganti con una buona birra ed èun posto carino, piccolo e anima-to. Solo lui sa queste cose perchési informa molto sui posti doveandiamo.Le cameriere ci trovano simpaticie cerchiamo di avere qualche utileapproccio per andare a vedereinsieme le aurore boreali. Sorri-dono. Usciamo a mani e cuorivuoti.Proprio dinnanzi al porto c’è laCattedrale Artica, molto modernae affascinante. E’ a triangolo conuna struttura tutta bianca e lafacciata, con una immensa croce,è proprio un triangolo con ungrande mosaico di vetri colorati

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Con le ragazze di Tromsøa guardare

l’aurora borealedi Mino Rossi

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sui quali, con grande suggestione,si riflettono le aurore boreali.Questo leggiamo nel depliant.La cameriera Ingvild, non propriola più carina dell’Emma’s Drom-mekjokken, ci ha detto che leaurore boreali sono visibili fra lesei di sera e mezzanotte. Gradiscevederle con noi e con qualcunadelle sue colleghe? Dice che lei,le aurore boreali, le conosce amemoria. Non ha voluto dire dino per educazione.Ed eccoci, i cinque marinai delcargo “Fantasia”, il mozzo Jim,Peter, Raymond, Charles e il sot-toscritto, che fissiamo il cielo diTromsø fra le diciotto e mezza-notte senza nessuna camerieradell’Emma’s Drommekjokken arenderle più interessanti, ma cisono molte ragazze in giro cheaspettano di vedere l’aurora bore-ale e si può familiarizzare a settegradi sotto zero. I rapporti sonomolto simpatici ma anche moltofreddi.Adesso vi racconterò la meravigliache ci ha presi in mezzo alla follache guardava le aurore boreali.Pare che Tromsø sia il posto idealeper questo spettacolo, il miglioredei posti per le aurore boreali. Edora siamo insieme a un gruppodi studentesse che si stringono anoi, ma è per il freddo el’emozione dell’attesa. Ridono congli occhi e ci guardano senza uninteresse particolare. Jim, però, ènotevolmente abbracciato a unadelle ragazze. Piccolo e magro,

ma di una simpatia straripante,Jim ha questo dono di attrarrel’altro sesso. Raymond dice che èperché Jim non punta al sodo, fail micetto e le ragazze si fidanodi lui. Jim è il mozzo che ha piùamiche nelle città di mare delmondo. Raymond dice che noiabbiamo gli occhi che ci tradisco-no. Gli occhi di lupo. Le ragazzecapiscono al volo quello che vo-gliamo e restano in guardia, tran-ne quelle che vogliono la stessacosa.Raymond da qualche tempo si èfatta crescere la barba che è unpo’ rossiccia e perciò potrebbesomigliare a un vichingo. A Tahitipotrebbe essere un dio, da questeparti i vichinghi si sprecano. Peter,che è alto, e altezza è mezza bel-lezza, ha il fascino dell’uomo ma-gro e bruno. Insomma, non siamomessi male, ma questa è solo lasera delle aurore boreali. Jim diceche la ragazza con cui è abbrac-ciato si chiama Hannah.Quello che le ragazze guardanocon grande interesse è il cielo.Poiché qui è notte fonda, il cieloè nero e non potrebbe esserci unfondale più indicato per quelloche sta per succedere. E’ una cosache bisogna vedere almeno unavolta nella vita. Ho vicino a meuna brunetta, una delle pochebrunette di questi posti, credo,che mi guarda con simpatia. Sichiama Grethe. Raymond fa lospaccone con una ragazza moltoincappucciata e sicuramente vi-

stosa anche senza tutta la robache ha addosso. “Si chiamaGunhild” mi informa Raymond.Lo spe t taco lo cominc iaall’improvviso. I corpuscoli pro-venienti dal Sole (il vento solare?)si incendiano per l’attrito (è esattodire così?) quando investono loscudo magnetico della Terra. Que-sto avviene a 500 chilometri soprale nostre teste. Gemiti e “oh!” dimeraviglia, saltelli e battimaniaccompagnano i primi lampi diluce. Ma non sono lampi e nonsono lampi bianchi. E’ come unascia immensa e colorata che per-corre il cielo da nord verso est,da sotto a sopra. E’ una scia verdecon i bordi rosati che si staglianel cielo di Tromsø accompagnatada lampi rossastri. E’ l’auroraboreale.Jim e Hannah sembrano moltofelici. Peter guarda sbalordito lascia colorata. A volte sembra piùazzurra che verde, ma è soprat-tutto verde. Guardo Grethe. Guar-do il suo viso incorniciato dalcappuccio di pelliccia morbida.“Hai gli occhi verdi?” dico. Noncapisce.Nell’emozione del momento, unlungo momento, l’aurora borealee là e resiste nel cielo, Charlesdice: “Gli svedesi l’hanno parago-nata ai riflessi di un banco diaringhe”. “Non ricordo di averevisto mai un banco di aringhe –dico. – Ma mi sembra un paragonemediocre”. Più consapevolmenteCharles aggiunge: “E’ l’ossigeno

dell’atmosfera che dà il coloreverde”. Poi si corregge: “Aquell’altitudine è più corretto direesosfera”. Charles sa molte cose esi è molto informato sulle auroreboreali. “L’azoto dà il rosso el’azzurro” conclude.Si fa una gran musica per l’auroraboreale. E’ il Nordlysfestivalen diTromsø. Jazz, opera lirica, musicada camera, danze. Le ragazze ciportano a vedere la Danza delleRenne eseguita da due artistelapponi che sembrano proprio duerenne con le ramificazioni in testae una tuta con i peli. C’è poi unaband di nove musicisti che suo-nano jazz, rock e musica elettro-nica. Peter dice che è una bellafesta. L’aurora boreale è semprelà come il mantello luminoso ecolorato di una sposa spaziale.“Symfoniske konserter?” chiedeGunhild. E andiamo al Symfoniskekonserter guardando semprel’aurora boreale. Ci seguono lealtre ragazze. Vedo Jim che dà unbacio artico ad Hannah.Quando si fa tardi, Grethe chiedese si va a mangiare. Si va a man-giare. Ci porta verso il mare sullaStradtorget. Qui c’è lo “Skarven”,un ristorante dei più noti per ilmerluzzo secco alla griglia e labalena essiccata. Le ragazze sonoallegre ed ora, togliendosi gliimmensi giacconi col cappuccio,sono più piacevolmente visibili.Peter dice che sono molto simpa-tiche. Scartiamo il merluzzo articocompleto di fegato e uova servito

con fragole e andiamo per le bi-stecche di renna, più rassicuranti.Le ragazze scelgono carne di alce.Ci sono anche dei ragazzi connoi. Uno si chiama Kristoffer edè molto interessato a Jim.Sul cargo abbiamo delle buonebottiglie di cognac dell’ovest dellaFrancia. Dico a Grethe che po-tremmo concludere con una be-vuta sulla nostra nave. Le ragazzeaccettano. Non sono mai state suun cargo e sembrano molto inte-ressate al cargo e al cognac.E’ stata una serata molto interes-sante senza ubriacarci ma svuo-tando molti bicchieri. Abbiamoguardato ancora l’aurora borealedalla tolda del “Fantasia”. Gunhildha chiesto a Raymond di parlarledella Polinesia. Peter ha fatto colposu una bionda di nome Charlotte.Jim è stato molto felice con Han-nah e molto gentile con Kristoffer.Si sono ripromessi di scriversi.Charles, dimenticando la sua te-desca di Francoforte, ha chiestoqualcosa di molto impegnativo aHelene, la ragazza con cui hasimpatizzato. Io mi sono appartatocon Grethe che mi ha raccontatotante cose e ne aveva sempre unanuova da raccontare proprio men-tre mi avvicinavo alle sue labbra.Promettiamo tutti di tornare aTromsø perché è buona educazio-ne dei marinai dire sempre arri-vederci. “Näkemiin!” in finlandese.Arrivederci. “Näkemiin!, Grethe”.Lei dice “yes” e se ne va senzaimpegnarsi troppo.

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Non è possibile descriverel’emozione che si prova immer-gendosi accanto a un enormecapodoglio e incrociando il suosguardo curioso e mite. È statasicuramente una delle esperienzepiù intense che abbia vissutonel corso della mia carriera direporter.

Ho voluto documentare fotogra-ficamente la presenza dei grandicetacei nel mio mare, il Golfodi Napoli, per mostrare a tuttiquesta realtà poco conosciuta.Un lungo lavoro svolto con ilsupporto dell’associazione“Oceanomare Delphis onlus”(www.oceanomaredelphis.org),

che ha una delle sue sedi ope-rative a Forio d’Ischia e studiai cetacei nel nostro mare.Un reporter non deve limitarsia documentare aspetti inconsue-ti e poco noti, come la presenzadi balene nel Golfo di Napoli;bisogna anche evidenziare si-tuazioni negative che danneg-

giano l’ambiente. Desidero in-fatti contribuire attivamente allatutela di questi “giganti buoni”che vivono al largo delle nostrecoste, attraverso una campagnadi informazione e soprattuttouna denuncia contro le reti de-rivanti, trappole mortali fuori-legge, vietate da anni ma tuttora

usate nel Mediterraneo.Questa micidiale pesca di frodouccide anche specie protette, tracui balene, delfini e tartarughemarine.Coloro che ascoltano la storiadel mio reportage sui grandicetacei nelle acque di Ischiamanifestano di solito stupore e

L’incontro con un capodoglio giovane di 15 metri che si lascia fotografare sott’acqua, mentre una

balenottera di 20 metri si sottrae all’obiettivo. Una barca a vela d’epoca è la base per l’avvistamento

dei cetacei che si ritrovano in particolare nel “Canyon di Cuma”, un’ampia vallata sottomarina tra

Ischia e Ventotene. Il “Regno di Nettuno” è un’area tutelata in mare aperto creata dall’associazione

“Oceanomare Delphis” che da dieci anni studia la presenza di sette specie di cetacei nel Mar Tirreno.

Foto tratta dalla mostra “I giganti del Golfo”, © Giuseppe Farace

di Giuseppe Farace

Si chiama Brunoneil mio gigante

del Golfo di Napoli

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incredulità. Quando poi vedonole foto, in cui il dorso di unabalenottera comune lunga oltre20 metri si staglia sulla superfi-cie del mare, davanti al litoraledi Forio d’Ischia, ogni dubbioviene fugato.Desideravo allestire una mostracon una selezione di queste im-magini. Grazie alla cortese ospi-talità di “La Feltrinelli – Napoli”,mi è stato possibile presentarlaquest’anno in gennaio e febbra-io. Sono stato felice di verificarel'interesse del pubblico per que-sta esposizione.Com’è possibile che animalimarini giganteschi siano pre-senti in prossimità del Golfo diNapoli dal traffico marittimointenso? Gli studi condottinell’arco di decenni dall’asso-ciazione “Oceanomare Delphisonlus” hanno evidenziato chein questo tratto del Mar Tirrenosono presenti ben sette speciedi cetacei: stenella (Stenellacoeruleoalba), tursiope (Tursiopstruncatus), delfino comune(Delphinus delphis), grampo(Grampus griseus), globicefalo(Globicephala melas) e soprat-tutto capodoglio (Physetermacrocephalus) e balenotteracomune (Balaenoptera physa-lus).Queste ricerche indicano che icetacei frequentano soprattuttol’area del Canyon di Cuma,un’ampia vallata sottomarinacon profondità comprese tra200 e 800 metri circa, situatatra Ischia, Ventotene e la costaflegrea che risale verso il Lazio.La conformazione del fondalegenera un particolare gioco dicorrenti; ciò crea una riccacatena alimentare che va dalplancton fino ai grandi preda-tori, come i tonni, i pescespadae i cetacei.Grazie agli studi e all’impegnodell’associazione ischitana, èstata tra l’altro istituita recen-temente un’area tutelata in mareaperto, nell’ambito del parcomarino “Regno di Nettuno”. Diparticolare rilievo, la presenzadi una delle ultime colonie didelfino comune del Mediterra-neo, specie un tempo moltodiffusa che oggi è a rischio diestinzione.Per documentare questa realtà,veramente speciale, mi sonoimbarcato a bordo del “JeanGab”, imbarcazione a velad’epoca impiegata da “Oceano-mare Delphis”. Si tratta di uncutter lungo circa 17 metri,varato a Marsiglia nel 1930 eprogettato dall’architetto navaleAndré Mauric, noto per averfirmato imbarcazioni di CoppaAmerica.Il vasto tratto di mare da per-lustrare si estende tra Casa-

micciola, Lacco Ameno, Forio,Sant’Angelo e l’isola di Vento-tene. E' talvolta possibile avvi-stare grandi gruppi di delfini abreve distanza dal litorale ischi-tano, anche in piena estate. Laparte meno profonda delCanyon di Cuma inizia pochemiglia a nord-ovest di Ischia.L’incontro con i giganti del mareè di solito più frequente nellezone profonde, situate tra Foriod’Ischia, Sant’Angelo e Ventote-ne. I capodogli hanno infattil’abitudine di cacciare i grossitotani che vi si concentrano.

I ricercatori di “OceanomareDelphis” sono in grado di rico-noscere i singoli esemplari, gra-zie alla fotoidentificazione; sitratta spesso di maschi solitarima è anche possibile incontraregruppi di femmine con giovani.A bordo del “Jean Gab” vengo-no impiegati idrofoni che con-sentono di localizzare i cetaceiin immersione, grazie ai suoniemessi per comunicare o loca-lizzare le prede. Ogni capodoglioidentificato ha ricevuto un no-me; quello che sono riuscito afotografare anche sott’acqua,

grazie alla preziosa collabora-zione del mio amico AngeloMiragliuolo, comandante del“Jean Gab”, si chiama Brunoneed è un maschio abbastanzagiovane, lungo circa 15 metri.Brunone ha accettato la miapresenza in acqua e si è fattoriprendere per alcuni minuti,prima di inabissarsi con un po-tente colpo di coda.L’incontro con una balenotteracomune lunga oltre 20 metri èstato altrettanto entusiasmante.Il colossale cetaceo (palesementepiù lungo della nostra barca)

nuotava velocemente e non miha consentito di effettuare ripre-se subacquee; i tre tentativi,effettuati con il gommone indotazione del “Jean Gab”, sonofalliti. Soltanto le immagini scat-tate dal ponte della barca docu-mentano questo avvistamentospettacolare.Dalla primavera all'autunno,“Oceanomare Delphis” organizzacampi di studio settimanali,aperti ai volontari che intendonocollaborare con i ricercatori escoprire così l’affascinante mon-do dei cetacei.

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Ciro Paone S.p.a. - 80022 Arzano (NA) - Viale Delle Industrie - Tel. +39.081.5855111 - Fax +39.081.7318617 - www.kiton.it

Questo mio breve scrittos’ispira alla pubblicazione diPaolo Noceti “Gino Montefina-le (un ragazzo di Porto Vene-re)” per offrire a voi lettori ilricordo di un personaggio sto-rico della mia Porto Venere.Ai tempi dell’esame di maturitàincentrai la mia “tesina” sullafigura del Golfo della Speziatra il 1800 e la fine della se-conda guerra mondiale, pas-sando dalla nascita del futuri-smo e della pittura aerea agli

esperimenti di Guglielmo Mar-coni nelle acque di Porto Ve-nere.Proprio in quell’occasione ebbila possibilità di approfondirela mia conoscenza su GinoMontefinale che fu uomo dimare e tecnologia.Nato a Porto Venere (9 giugno1881) ebbe un lungo percorsodi formazione militare, di stu-dio e lavoro nello sviluppodelle nuove scienze tecnologi-che di comunicazione.

L’avventura marconiana del“ragazzo di Porto Venere”iniziò, idealmente, nel luglio1887 quando, nelle acque an-tistanti Porto Venere comparveil rimorchiatore numero 8 dellaMarina militare a bordo delquale Guglielmo Marconi fa-ceva le sue prove radiotelegra-fiche.Ufficialmente la collaborazionedi Montefinale e Marconi iniziòcon il trasferimento del“ragazzo” a Roma. Nel 1927

venne inviato dal Ministeroalla Conferenza radio diWashington come delegatodella Marina italiana. Nel 1932a Madrid fu presente alla ste-sura del primo Regolamentointernazionale sull’impiegodelle radiofrequenze. Insiemea Tittoni, Mascagni ed altriillustri dell’epoca, fece partedel primo Organismo nazionaledi controllo sulle radiofrequen-ze.Nel 1931, al fianco di Marconi,

assiste all’attivazione di unastazione Marconi nei giardinivaticani. Poco tempo dopo fuproprio Montefinale a dirigerela realizzazione della primastazione radiotelegrafica vati-cana. La sua collaborazionecon Marconi fu duratura e pro-ficua, permettendo al Coman-dante di conoscere l’uomo die-tro l’Inventore.Nel dicembre del 1934 il Co-mandante Montefinale lasciòla Marina militare per assume-

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Quel ragazzodi Porto Venere

tra mare e nuovetecnologie

di Francesca Pappacena

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re, su richiesta dello stessoMarconi, la direzione delle Of-ficine Marconi di Genova, dicui continuerà ad occuparsifino al 1944, anche dopo lospostamento delle Officine daGenova negli Uffici di direzio-ne a Montecatini Terme, loStabilimento a Pistoia, per ef-fetto della guerra.Con l’armistizio le Officinevennero spostate nuovamente,con trasferimento dello stessoMontefinale, questa volta in“solitario”. Infatti il Comandan-te tornò a Genova senzal’amata famiglia vivendo conloro un rapporto a distanza.Nei suoi diari è palpabile ilclima di tensione e pressionea cui l’uomo era sottoposto.Nel 1944 Montefinale fu co-stretto, per ordine delle autoritàtedesche di occupazione, a di-mettersi dalla carica di direttoredelle Officine. Nonostante sia

avvenuto quanto sopra, dopola Liberazione, nel 1945, ilComandante fu accusato dicollaborazionismo e processa-to. Era in atto “l’epurazione”.Durante un’udienza processua-le il Pubblico ministero accusòMontefinale di avere operatoe fatto operare nelle OfficineMarconi durante tutto il con-flitto con identico impegno estessa intelligenza. Conl’onestà, la calma e la chiarezzache da sempre lo hanno distin-to, Montefinale ebbe a rispon-dere: “Ma io credevo che laguerra dovessimo cercare divincerla”.

Fu assolto per sopravvenutospontaneo intervento della Cu-ria arcivescovile genovese, gui-data allora dal cardinale Siri,e per onesto, intelligente ope-rare di giudici apolitici.Altro avvenimento legatoall’avventura marconiana delComandante Montefinale fu ilconferimento della “Frondad’Oro”, riconoscimento cultu-rale ai liguri benemeriti che inpatria o nel mondo hannoonorato ed onorano, in qualcheforma dell’attività umana, laterra ligure e la sua gente.Il conferimento della “Frondad’Oro” avvenne a Chiavari nel

settembre del 1963 con la se-guente motivazione: “Tecnicodi grande valore, collaboratoredi Guglielmo Marconi nellestoriche esperienze dell’Elettra,ha dato agli studi della radio-telegrafia efficacia di volgariz-zazione, contribuendo così,specialmente per la conoscenzadell’uso del radar, alla prepa-razione dei giovani aspirantialla carriera del mare e dell’a-viazione”.Numerose sono state le colla-borazioni giornalistiche del“ragazzo di Porto Venere” suargomenti scientifici e storici.Fu consulente dell’Enciclopedia

Hoepli nel settore telecomuni-cazione-radio, dei Musei e dellaTecnica di Milano e del Navaledella Spezia.Nel corso della sua vita il Co-mandante ricordò spesso ilborgo natio in scritti e disegnioggi custoditi dalla figlia AnnaMaria e dal marito Paolo.Gino Montefinale morì a Ge-nova il 21 dicembre 1974. Permantenere viva memoria delComandante, in corrisponden-za della casa/torre numero 25dello storico carruggio, è statacollocata la targa/lapide cheriporta questa scritta: “In que-sta casa nacque il 9 giugno1881 e visse la sua giovinezzaGino Montefinale, strico, scrit-tore, artista, dotto nella scienzadelle onde elettriche.A trent’anni dalla sua morteil 21 dicembre 2004 il Comunee la Pro Loco di Porto Venere”.

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Ricordo di Gino Montefinale, “dotto nella scienza delle onde elettriche”,

che collaborò con Guglielmo Marconi (insieme nella foto). La

suggestione del rimorchiatore della Marina militare sul quale il genio

bolognese faceva le sue prove di radiotelegrafia. Le missioni alla

Conferenza radio di Washington e a Madrid per la stesura del primo

regolamento sull’impiego delle radiofrequenze, la direzione delle

Officine Marconi a Genova fra le tappe del percorso di successi del

Comandante ligure, successivamente gran divulgatore scientifico.

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Mi prende una passione improv-visa per i delfini. Il mio amicostrizzacervelli ha questa spiega-zione: “E’ perché tu sogni di essereun delfino, vorresti diventare undelfino”. Lo rassicuro che questonon rientra nei miei progetti,almeno quelli più immediati. Luiinsiste: “Non te ne rendi conto.E’ il subconscio che lavora. Tusogni di essere un delfino, poi tisvegli e non te ne ricordi più”.Va bene. Io sogno di essere undelfino e i delfini sognano? Mi

sembrava una domanda sciocca,ma ho avuto una risposta stupe-facente. I delfini sognano. Me neriferisce un “professore di delfini”al corrente delle ultime novità suquesti fantastici mammiferi delmare.“Non è una domanda sciocca –dice. – Perché i delfini sognano.E sai che cosa sognano? Le bale-ne.”-Le balene?“Proprio così” mi dice.-E tu come lo sai?

“Tempo fa i guardiani notturnidell’Acquarium Planète Sauvagedi Port-Saint-Pere, nella regionefrancese della Loira, si accorseroche i delfini dell’acquario emette-vano di notte dei suoni, comeuna specie di litania.”-I delfini dormono?“E perché non dovrebbero? – diceil Professore. – Essi dormono gal-leggiando sulla superficiedell’acqua e una metà del lorocervello rimane ‘sveglia’ a vigila-re.”

-Metà dormono e metà no?“Non fare lo sciocco. E’ così. Tor-niamo all’acquario francese. Iguardiani riferiscono della litanianotturna dei delfini e una ricer-catrice dell’Università di Rennes,di quelli che studiano il compor-tamento degli animali nel loroambiente naturale, inserisce nellavasca dei delfini di Port-Saint-Pere dei microfoni sottomariniper catturare i loro suoni notturni.Ve li lascia per otto notti.”-Una vera violazione della privacydi quei delfini!“Sta a sentire. I suoni vengonoscomposti su registratori digitalie si scopre che i delfini di Port-Saint-Pere sognano le balene.”-Come hanno fatto a scoprirlo?“Hanno identificato venticinquepiccoli suoni dei delfini di Port-Saint-Pere che non avevano maiemesso.”-E allora?“Ecco la scoperta sensazionale. Iricercatori francesi si sono trovatidi fronte a una identica sequenzadi quei venticinque suoni dei del-fini nelle emissioni della balenamegattera.”-Megattera? E che vuol dire?“E’ il nome di una delle tantefamiglie delle balene”.-E com’è questa megattera?“Ti stai distraendo dai delfini, mati accontento. Però non farti ideestrane. Le megattere non sono lepin-up del mare. Hanno un corpotozzo e una gobba sul dorso.”-Brutte, direi.“Stai buono. Sono maschi e fem-mine. Tu hai sentito megattera ehai creduto che fossero solo fem-mine.”-L’ho creduto.“Bene. Le balene megattere, ma-schi e femmine, sono le baleneche hanno le più strambe abitu-dini di corteggiamento amoroso.Si girano e si rigirano più voltesulla superficie del mare battendol’acqua con le loro grandi pinnee schiaffeggiandosi tra loro conle pinne.”-Un’orgia marina, direi.“I maschi poi emettono un ‘canto’che dura dai dieci ai venti minuti.Non si sa bene di che cosa si tratti,ma potrebbe essere un invitoall’accoppiamento.”-Noi siamo più semplici. Fischia-mo.“Torniamo ai delfini. Quelli

dell’acquario francese non eranomai stati nell’oceano. Sono natiin cattività. Quindi non hannomai visto le balene e perciò nonne potevano imitare il suono.”-E come si fa a sognare una cosamai vista?“E’ possibile perché si può fanta-sticare nei sogni.”-Spiegami meglio il sogno deidelfini di Port-Saint-Pere.“L’ha spiegato un biologo britan-nico esperto di linguaggio anima-l e . Me s s o a l c o r r e n t edell’esperimento di Port-Saint-Pere ha detto che i delfini imitanoinconsapevolmente le balene du-rante il sonno perché sono lebalene che stanno sognando.”-Sapevo che i delfini sono estre-mamente intelligenti. E allora nonmi meraviglio che sognino le ba-lene come io sogno Sharon Stone.“Ma ha 54 anni e da venti nonaccavalla più le gambe!”-Basic Instinct è di vent’anni fa?“Hai già dimenticato la tua im-provvisa passione per i delfini.-Hai ragione. Cos’altro puoi dirmi.“Per esempio, i delfini hannoun’enorme capacità comunicativa.Sono socievolissimi. Hanno svi-luppato una particolare capacitàdi comprendere certi tipi di lin-guaggio umano.”-Ci capiscono?“Capiscono il linguaggio dei nostrisegni. Per ora. Ma ci sono studiosiche si dicono certi che un giornoriusciremo a dialogare con i del-fini. Oggi lo facciamo con il lin-guaggio dei sordomuti. A segni.I delfini ‘parlano’ tra loro. Esistonodiverse registrazioni del linguag-gio dei delfini e c’è una notevoledocumentazione sulla loro straor-dinaria intelligenza.”-Non vorrei che rimanessero de-lusi quando avranno imparato aparlare con noi.“I delfini hanno un ‘vocabolario’ricchissimo. Essi ‘parlano’ tra lorofischiando, grugnendo, strillando.Emettono una vasta gamma disuoni e di ultrasuoni. I primi lipercepiamo, i secondi hanno fre-quenze troppo elevate per il nostrolimitatissimo orecchio e ci sfug-gono.”-Allora, gli ultrasuoni sono unloro linguaggio segreto. Ci guar-dano e magari ‘parlano’ tra diloro con gli ultrasuoni e noi nonscopriremo mai che cosa si stanno

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di Mimmo Carratelli

La sensazionale scoperta nell’acquario francese di Port-Saint-Pere. Straordinariamente

intelligenti, socievoli e giocherelloni, vorrebbero “parlare” con gli uomini. Ci si intende già

col linguaggio dei sordomuti. In guerra gli americani li hanno usati come kamikaze e i russi

da guardiani delle loro basi navali. Uno spettacolo indimenticabile al Sea World di San Diego.

Quando i delfinisognano le balene

Via V. Emanuele, 36 - Capritel/fax 081 837 06 21

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dicendo. Possono guardarci gio-condamente e parlare male di noi.Potrebbero fare gli agenti segreti.“Non scherzare. I delfini hannofatto la guerra.”-Hanno fatto gli agenti segreti inguerra?“Non proprio. E’ noto che gliamericani li hanno impiegati inVietnam e poi nella prima Guerradel Golfo. Gli piazzavano un or-digno esplosivo sul naso e li man-davano contro i bersagli da col-pire.”-Addestrati a fare i delfini-kamikaze? Da non credere. Mane ho sentito parlare.“I russi hanno sfruttato meglio laloro intelligenza.”-Anche i russi?“Quando c’era ancora l’Urss, ave-vano una base di addestramentodei delfini a Sebastopoli, sul MarNero. Li addestravano nel control-lo degli accessi alle basi militari.I delfini erano addestrati a pre-mere col muso un pulsante diallarme segnalando le presenzenemiche. Altri venivano addestratiper sostenere un vero e propriocombattimento corpo a corpocontro i sommozzatori avversari.Erano dotati di un arpione sullaschiena per uccidere.”-Se queste sono le premesse, noncredo che i delfini avranno piacerea conoscerci meglio.“Ne hanno una gran voglia.”-Tu dici?“Hanno una gran voglia di socia-lizzare ed è riconosciuta la loroparticolare abilità a entrare incontatto con noi.”-Se ne pentiranno.“Ma tu li hai visti mai i delfini?”-In mare, no. Mai. Molti anni fasono stato a San Diego per laCoppa America di vela e in ungiorno di riposo sono andato alSea World, l’immenso parco rica-vato negli anni ‘40 e ’60 da unazona paludosa. Nel parco sorgonoacquari sensazionali. Ce ne sonodi quelli tradizionali, poi ci sonoimmense piscine con grandi ve-

trate sul fondo attraverso le qualisi possono vedere leoni marini,squali, orche, e ancora grandivasche all’aperto dove è possibile,in certi orari, dare da mangiaree magari toccare delfini e foche.Dalle orche è meglio tenersilontani. Pinguini e fenicotteri rosapasseggiano nelle vicinanze. AlSea World ho visto le più stra-ordinarie esibizioni di delfini.Tutta qui la mia esperienza conloro.“Ti sono piaciuti molto?”-Mi piacevano le ragazze che glifacevano fare le acrobazie piùstraordinarie. Se avessi già saputodella loro straordinaria intelli-genza, gli avrei fatto l’occhiolinochiedendogli a segni di agevo-larmi nel fissare un appuntamentocon una delle ragazze.“L’avresti potuto fare con i segniappropriati.”-Ma, forse, i delfini erano gelosidelle loro, come chiamarle?, do-matrici e mi avrebbero segnalatoun indirizzo sbagliato.“No, domatrici no. Compagne dilavoro, di giochi, è meglio. Maavevi puntato una ragazza inparticolare?”-Una brunetta sdegnosa delMississippi.“Sdegnosa, perché?”-Non mi filava e faceva un saccodi moine al suo delfino. Lo ca-valcava e aveva delle magnifichegambe nude sotto gli shortscortissimi e terribilmente aderenti.“Avresti potuto provare con unaragazza della Pennsylvania se cen’erano. Sharon Stone è dellaPennsylvania.”“Non c’erano ragazze della Pen-nsylvania. Ce n’era una delWisconsin. Ma a me piaceva labrunetta sdegnosa del Mississippi.“Mi stai prendendo in giro. Lafilastrocca la conosco, ma dicevadiversamente. Diceva ombrettasdegnosa del Mississippi.”-Professore, ti trovo più intelli-gente dei delfini. Ed è quantodire. E con questo ti saluto.

Esibizione di delfini al Sea World di San DiegoFoto: www.international-student-office.com

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Grande attesa per il Rally di Ro-magna in Mountain Bike, kermes-se sportiva e turistica in program-ma dal 19 al 25 maggio prossimidopo la prima conferenza stampatenutasi a Faenza.La compet iz ione g iungequest’anno alla terza edizione eavrà un taglio ben preciso comeha voluto la neonata associazionedi gestione Romagna Bike GrandiEventi.L'obiettivo è coniugare la passio-ne della bicicletta con il turismoambientale, con la conoscenzadel territorio e le peculiarità am-bientali che il rally incontra du-rante le sue sette tappe, dall’assecollinare fino al mare di Cervia,attraversando il Parco della venadel gesso, il Parco Carnè, le Fore-

ste casentinesi, le pinete litoraneee la cava del gesso di Monte Ton-do, nella quale i partecipanti alrally avranno in esclusiva il per-messo di transito.Alla presentazione dell’eventosono intervenuti Stefano Quarneti(presidente di Romagna BikeGrandi Eventi), Stefano Dal Fiume(direttore tecnico), Raffaele Babini(direttore di corsa Rcs, societàorganizzatrice del Giro d'Italia)e Christian Fabbri (vincitoredell'edizione 2011).Numeri e tipologia di svolgimentosono stati descritti dal segretarioorganizzativo Alessandro Zanotti.Dai trenta atleti della prima edi-zione si stima quest’anno la par-tecipazione sarà di 90/100 corri-dori (numero chiuso) impegnati

in un percorso complessivo di450 chilometri e 19,500 metri didislivello totale.In evidenza il rilevante lavorodietro le quinte svolto da volon-tari, gruppi di motociclisti, radio-amatori e fruitori dei sentieri, trai quali i soci dell'Unione operaiaescursionisti italiani di Faenzache festeggia i cento anni dallafondazione e gruppi di cacciatoricinghialisti. A questi si aggiun-gono amici, familiari e tifosi alseguito degli atleti.Determinante è la collaborazionedei Comuni attraversati e interes-sati a promuovere con questakermesse i loro territori .L’ospitalità dell’evento è grandecome la fiducia degli sponsor:enti come Regione Emilia Roma-

gna e Azienda di promozioneturistica; Province di Bologna,Firenze, Forlì-Cesena e Ravenna;aziende di sostegno quali la Spe-cialized e Columbia per il suppor-to tecnico e la Gyproc Saint Go-bain, main sponsor del Rally,leader mondiale di cristalli percase automobilistiche (anche laFiat), che per la sua produzioneimpiega il gesso della cava diBorgo Rivola.Il vincitore della passata edizioneChristian Fabbri ha detto: ”Il per-corso di quest’anno si mostra giàsulla carta più impegnativo delprecedente. La sfida si farà avvin-cente, saranno sette tappe conlivelli di difficoltà unici che ne-anche sulle Dolomiti sono abitua-to ad affrontare”.

Per Raffaele Babini, vice direttoredel Giro d'Italia, “l'impegno degliorganizzatori giustifica il parterredi partecipanti dando insieme unplus valore all’iniziativa”. “Il Rally– ha aggiunto – si può definireun modello per il movimentoitaliano, europeo e mondiale diciclismo in mountain bike. Ilmondo della bici è aria aperta elibertà e questi scenari sono unapalestra a cielo aperto e un bi-glietto da visita senza precedentiper i turist i e le realtàattraversate”.Grande è il merito degli organiz-zatori nell'aver disegnato un per-corso impegnativo e selettivo peruna gara intesa anche come“inno” al grande Alfredo Oriani,poeta e ciclista di Casola Valsenio,

Tra sport e turismoin mountain bike

sulle colline romagnole

La terza edizione del Rally di Romagna richiamerà cento concorrenti dal 19 al 25 maggio. Un percorso spettacolare

in sette tappe per complessivi 450 chilometri comprendenti Cervia, il Parco della vena del gesso, le foreste Casentinesi

e le pinete litoranee, Riolo Terme, la valle del Tramazzo, il crinale di Monte Busca, Palazzuolo sul Senio, Ravenna.

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pioniere della bicicletta edell'abbinamento collina-mare.Quest’anno la competizione nonsarà caratterizzata da un prologo,come nelle precedenti edizioni,ma da un cross country di 35chilometri (dislivello di 1500 me-tri), sabato 19 maggio, snodatiall’interno del Parco della venadel gesso, nella zona di MonteMauro, con partenza dalla cavadi Monte Tondo.L’attenzione a questa zona è fragli scopi degli organizzatori delRomagna Bike Grandi eventi chehanno condotto un gruppo dibambini delle scuole per una vi-sita guidata lungo il percorso.“Anche questo è un modo perincentivare lo sport tra i giova-nissimi facendo nel contempopromozione di attività fisica enatura” ha dichiarato AlessandroZanotti.Domenica 20 maggio “è conside-rata la tappa iniziale – ha spiegatoil direttore tecnico Stefano Dal-fiume – con 75 chilometri di per-corso e 3600 metri di dislivello,partenza da Riolo Terme e arrivoa Marradi in concomitanza conla Festa del pane”.Sarà una tappa bella ma provantequella di lunedì quando i corri-dori affronteranno 72 chilometri(dislivello 3200), lambendo lazona di Gamogna e percorrendoi sentieri che dividono la zona diLutirano con la valle del Tramaz-zo, scendendo poi lungo il crinaledi Monte Busca fino all’arrivo aTredozio dove sono attesi ad unafesta locale.Sui generis si prospetta il percorsodi martedì 22 maggio, con par-tenza da Marradi, tappa di 70chilometri (dislivello 3400 metri)con pochi momenti di respiroperché, dal crinale di Monte Bu-sca, saranno ben tre le salite im-portanti da affrontare per guada-gnare quota sulla Valle delTramazzo, sui poggi del MonteCarnevalone e lungo i sentieriche porteranno a Palazzuolo sulSenio.La quinta tappa, mercoledì, partiràda Palazzuolo sul Senio e arriveràa Riolo Terme: un paio sarannole scalate importanti nella zonadi Fontana Moneta sui sentierigestiti dai volontari dell’Unioneoperaia escursionisti italiani, poinell'area del torrente Sintria eMonte Mauro.La tappa principe del Rally saràla sesta, giovedì 24 maggio, quan-do si attraverserà il Parco dellavena del gesso alla quale saràdedicata. Il percorso tuttonell'ambito del Parco è stato for-temente voluto dal presidenteMassimiliano Costa, con partenzae arrivo da Riolo Terme. Contacinque salite importanti alla voltadi Monte Rontana e lungo lospartiacque Senio/Santerno finoal comune di Borgo Tossignano.Il Rally si conclude venerdì 25maggio con la settima tappa, unacronometro attraverso i comunidi Ravenna e Cervia, con partenzadalla Piazza del Popolo ravennatee arrivo al Parco delle Terme diCervia, lungo sentieri che lambi-scono il mare e si snodano insuggestive pinete litoranee.

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Ogni volta che ritorno nell’isoladi Salina, mi reco volentieria rivisitare la Biblioteca comu-nale di Malfa, dove AntonioBrundu (dopo esserne statoartefice, nel 1995, insieme aGraziella Crisà) organizza unaserie di irrinunciabili iniziativeculturali (incontri con autori,artisti e personaggi, mostrefotografiche e pittoriche, pre-sentazione di libri, intratteni-menti musicali) che caratteriz-zano il programma annualedelle attività predisposte diconcerto con l’assessore allacultura Elsa Saltalamacchia.Un lavoro meritorio per il qua-le, nel 2000, Antonio ha rice-vuto il prestigioso “PremioCulturale Fondazione Salina”,

ente morale creato dallo scrit-tore svizzero Adrian WolfgangMartin, che opera sull’isola dal1976 specie in favore dei gio-vani isolani.Nei locali della Biblioteca hoammirato, in varie occasioni,le mostre fotografiche sulleIsole Eolie di Antonio Brundu.Ogni immagine da lui realiz-zata racconta una storia conquella capacità di sintesi chesolo un narratore ispirato saavere. Le sue “narrazioni” fo-tografiche colgono e rivelanoun mondo non solo geograficoe paesaggistico, ma anche disituazioni e stati d’animo realiritraendo momenti peculiari esingolari che “narrano” le bel-lezze naturali e paesaggistiche

dell’arcipelago eoliano, la vitae le consuetudini degli abitantidelle sette isole.Brundu ha dato vita ad unaraccolta considerevole di im-magini che”parlano”, appunto,del mondo eoliano e cura varieiniziative a carattere culturalee soc i a l e ne l l e i s o l edell’arcipelago e fra le comu-nità isolane d’oltreoceano, spe-cie quelle d’Australia, dove siè recato sette volte. Le imma-gini di Antonio Brundu rac-chiudono, inoltre, le atmosferedi un mondo dove le varietonalità di colori ed ombre, diluci e chiaroscuri, s’inseguonoe si cercano in un uso sapientedegli spazi e dei volumi pro-spettici delle raffigurazioni

artistiche. Quando si guardanoe si osservano le immaginisembra di ascoltare musiched’altri tempi, che si promananodalle “descrizioni” dei paesag-gi, e di percepire ancora gliechi lontani delle voci dellegenti che hanno segnato e fattola storia della comunità eolia-na, di scorgerle ancora intentenelle loro attività tradizionalie immersi nei loro ritmi e ritiquotidiani.Così, in un’atmosfera intrisadi una velata malinconia,l’animo dell’osservatore si dis-seta, si ristora e si acquieta.Attraverso il racconto fotogra-fico di Antonio Brundu si hala possibilità di riscoprire ilpaesaggio delle Eolie nel suo

aspetto più autentico, lontanoda quella immagine stereotipa-ta “da cartolina”, spesso troppopatinata e artificiosa delle isolesiciliane. L’attività artistica diBrundu è integrata da articolipubblicati su vari giornali eriviste insieme a servizi televi-sivi e pubblicazioni monogra-fiche.Il passato ed il presente si uni-scono e si fondono. Nelle im-magini e nelle descrizioni deiluoghi, delle consuetudini edei soggetti sono evidenziati icolori, gli odori, i sapori e isuoni che caratterizzano lacultura eoliana fra storia, bel-lezze naturali, religiosità, emi-grazione, attività lavorative,arte, folklore e valori etno-antropologici.

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Storia e fascino delle Eolienelle foto di un artista

di Antonio Famularo

L’isola di Salina vista da Quattropani di Lipari.

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Un’amicizia natasu un gommone

Quest’anno febbraio è statogelido. Sono in barca, nel bel-lissimo golfo di Pozzuoli, tuttoè freddo ed umido, persino illegno, ma niente a confrontodi altri posti del nostro Tirreno.Basta spostarsi di cinquantamiglia verso nord-ovest checambia tutto. Da Capo Circeoin poi l’inverno in barca èdavvero freddo. Brina ghiac-ciata sul ponte fino alle ore12, condensa e ghiaccio sottole cornici degli osteriggi, scotteindurite anch’esse dal ghiaccio,winch che girano a fatica, cimedi ormeggio come incollatealle bitte, teak scuro e scivolo-so, vele croccanti, tutte le ma-novre scorrono a fatica e silavora il doppio.Ma da noi non è così. Il nostrogolfo in inverno è un angolodi paradiso, è mite e regalaanche nei giorni più freddimomenti climatici imperdibiliper chi ama godersi il mare.Basta attendere le ore più caldee via, rubare al vento i suoimomenti migliori, godere queltepore del sole e quei coloriforti e definiti, sentire le piccoleonde infrangersi a ritmi co-stanti sul bordo della barca.Qui oggi non passa nessuno,sono solo col vento e con ilmare e, da lontano, piccolebarche di pescatori mi fannosentire sempre a casa. Chiudoil fiocco ed ammaino la randa.Con l’abbrivio che mi restacalo l’ancora al vento a ridossodi Capo Miseno. Attendo qual-che minuto che la catena vain tiro e scendo sotto coperta.Tufo in abbondanza e marepiatto, una leggera brezza danord-ovest che stende il mare,i raggi di sole che filtrano incabina ed un paio di sub incerca di pesce per la loro cena.Prendo una bic dal carteggio,anche l’inchiostro è indurito e

timido ma presto si scioglierà.Tiro fuori dei fogli di carta daun quaderno inumidito. Hovoglia di scrivere ho voglia dicalore. Oggi racconto di unuomo che ho conosciuto circadieci anni fa; non ricordo dovee non svelerò il suo nome. Unuomo affascinante ed elegantedalla voce calda e lo spirito diavventura. Non lo avevo maivisto prima eppure è semprestato lì, ad Anacapri, sul pizzodi roccia della sua amata isola.Non sapevo nulla di lui, nonavevo ricordi, né chiacchiere,né riporti. Per me fu una verae sincera novità; era uscito dalnulla in compagnia di unabellissima figlia e di una fedelecompagna. In poche ore è natauna solida amicizia, priva diinteressi reciproci, proprio co-me quella che nasce tra i bam-bini quando rimangono attrattidai loro sguardi e basta.Oggi che tutti parlano solo esempre di sé, e dilagano pro-tagonismo, egocentrismo ededonismo, e tutti si sentono alcentro del mondo, e il proble-ma più grande è quello di sestessi e mai degli altri, il mioamico e lì e mi ascolta, propriolui, che potrebbe e dovrebbeparlare a lungo di sé, mi faparlare e presta attenzione coninteresse e passione anchequando racconto le cose piùbanali, mi consiglia, mette inrisalto i miei pochi pregi ecancella i mie difetti.Non è un confessore, lui parla,progetta, immagina, “alza levele” e mi fa partire, mi coin-volge in mille iniziative. Nonpassa occasione, bella, triste,in cui squilla il telefono e sentola sua voce che con calda ac-coglienza, parole eleganti eraffinato dialetto napoletanochiede, si informa, mi abbrac-cia, mi propone, mi coinvolge

e mi ricarica.“Chi mi vuole?” Dice così “chimi vuole?”. Tanti lo vogliono,credo che tanti si appoggianoe ricevono un consiglio, unaiuto. Dopo che chiudi il tele-fono, o paghi il caffè perchéil tuo incontro con lui è con-cluso, torni a casa con il cuorepieno ed un rinnovato sensodi amicizia. Ho tanti ricordi diquest’uomo. Era giugno o forseluglio, i primi bagni attorno aCapri, la brezza termica tiravada sud-ovest nella baia di Pa-lazzo a Mare. Fui invitato conmio figlio sul suo splendidogommone bianco, un motorepotente ed affidabile, un gom-mone per velisti, poca appa-renza e molta sostanza e so-brietà. Arrivarono da terra conun gozzetto rosso tre paninicon prosciutto crudo, pomodoridi Sorrento e birra fredda; ilpiacere di gustare quei saporinostrani seduti sui tubolari coni piedi nell’acqua e gli sguardiall’orizzonte. La sensazione diuna forte vicinanza con il ma-re, di una forte amicizia chenasceva mentre le briciole ca-devano in acqua in attesa dipoter gustare la sua Marlbororossa. Chiudo la mia bic. Hole lacrime agli occhi ed il cuorepieno di gioia. Tiro l’ancora eparto a “vele bianche”, stringouna bolina. Sono il tuo mari-naio, caro amico, e ora ti vorreiqui accanto a me.

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di Antonio Cianniello

Sono un cane nostalgico. Un reporter di stradacon la lacrima facile e l’illusione per un mondomigliore, più lento e musicale. Non mi piace questarepubblica fondata sullo spettacolo, questa societàche premia l’apparenza. Calendari, mini calendari,inglesismi, scintillii. Show-biz, cast e fashion,reality e isole dei famosi. Amo i faraglioni e lepiccole case con i pergolati di glicini e gelsomini.Odio il Pirellone-bis, la cafonissima residenza delfaraone Formigoni. La vergognosa dimora di ungovernatore megalomane pagata con i soldi pubblici.Milioni e milioni di euro per divani, tappeti, poltrone,puff, sala da pranzo, bouvette, il lettone matri-moniale, la foresteria, il maxi ascensore e l’eliporto.Mi piacciono le cose semplici, le partite a briscolaal Circolo Diaz con la facciata bianca della chiesadi Santa Sofia e il suono delle campane che cantanola nuova primavera. Amo le madeleine con lacrema e le mamme che preparano le marmellate.I ricami gentili di Tina Mariniello e la festa delledonne alle quali mi inchino e bacio la mano. Adoroil gelato al limone di Paolo Conte, i tortellini inbrodo della domenica e il caffè del bar Ferraro incompagnia di Salvatore Vivo e del ricordo diAntonio Arcucci, occhi di mare e un cuore generoso.La scia della sua barca “Vado e vengo” continuaa navigare nel mio cuore. Sono un vecchio cronistabrontolone. Amo i teatrini di stoffa, le quintecolorate, i burattini tenuti dalle cordicelle e ilsorriso incantato dei bambini. Antiche nostalgie.I cavalieri e Pulcinella, Pinocchio, il Gatto e laVolpe. Amo tutto ciò che sogno e che vogliocontinuare a sognare. I libri delle favole, Alice nelPaese delle Meraviglie, Le Mille e Una Notte, lemalinconie struggenti e il Piccolo Principe. Odiol’iPad, internet, il dominio tecnologico, la TV e imille altri schermi. La fantascienza e il mondo globale. L’eradigitale, il web, gli e-book e l’e-commerce. Non ho un sitoné un blog. Sono lontano da Facebook e da Twitter. Nonamo i luoghi virtuali. Mi piace frequentare luoghi veri earrampicarmi sul Solaro per una preghiera alla Madonninadi Cetrella. Non capisco come la mia vita possa dipenderedal default della Grecia, dai chewingum di Obama, dallebaguettes di Sarkozy o dai crauti della signora Merkel. Noncapisco la new economy e il suo linguaggio incomprensibile,la finanza corrotta e le mode mediocri. I fanatici dello spread,i bond e i destini di molte vite appesi ai titoli di borsa. Detestoil capitalismo malato, gli egoismi assortiti, la gente chepredica bene e razzola male e gli imprenditori che pensanosolo ai profitti e mai agli operai. Amo i quaderni e i libri dicarta, i diari e le bic, i volumi rilegati e le biblioteche, lelibrerie e le emeroteche. Amo tutti i ritagli di giornale diPeppino Aprea e i suoi racconti isolani, il profumodell’inchiostro, il graffio del pennino e le macchie blu sullacarta assorbente. Il calamaio e le stilografiche, il gesso sullalavagna e il cassino, i dischi di vinile e le foto in bianco enero di Andrea D’Alessandro, fotografo di sentimento: cartolinedi una Capri profumata di poesia. Fumo, bevo e tiro tardi lanotte. Amo i vizi e le proteste, gli zingari e gli anticonformisti.I cani sciolti e gli ultimi. Gli esclusi e i gatti di banchina.Odio i “talebani del salutismo” e i proibizionisti, i predicatorie i bacchettoni, la carne in scatola e i vegetariani. Non miconvince questo mondo di anziani sempre giovani, questaarmata di mai vecchi che corre incontro all’illusione pateticadi una eterna giovinezza. Amo le Gauloises di Jean PaulBelmondò aspirate con voluttà nel film “Fino all’ultimorespiro”. Adoro Humphefry Bogart in Casablanca e la nuvoladelle sue sigarette piene di tenebre e mistero. Vado pazzoper i Negroni, per Hemingway e per le pagine scritte quando

l’alcool ti dà malinconia. Amo starmene a Gradola conalle spalle Anacapri, a galleggiare nel sole

e davanti un orizzonte spalancato.Intorno il mare si muove lenta-mente. Le pagine dell’Isola mifanno compagnia. Amo pro-fondamente il giornale per ilquale scrivo. Questa rivista checompie dieci anni e ospita lafollia delle mie parole. Lo amoperché ci metto la passionee il sogno, la libertà e l’inco-scienza. Maledetto segno delSagittario che mi fai essereromantico. Ma a me questi

dieci anni, che volete, mi com-muovono. Abbracci e baci amici

e un milione di lacrime di gioia.

IL REPORTER D

ELL’ISOLA

In un freddo giorno di febbraio, sulla mia barca nel

golfo di Pozzuoli scrivo a un amico straordinario

che trascina sempre all’ottimismo: “Alza le vele!”.

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