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COPYRIGHT©UNIMARCONI Psicologia del linguaggio: percezione, memoria, apprendimento Unità 1 Giorgia Turchetto Master

Linguistica italiana 1

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Linguistica italiana 1

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  • COPYRIGHTUNIMARCONI

    Psicologia del linguaggio: percezione, memoria, apprendimento

    Unit 1

    Giorgia Turchetto

    Master

  • 1

    Indice

    PREMESSA -------------------------------------------------------------------------------------------- 2

    OBIETTIVI ---------------------------------------------------------------------------------------------- 4

    1. STUDIARE IL LINGUAGGIO------------------------------------------------------------------ 5

    2. LA COMUNICAZIONE LINGUISTICA ---------------------------------------------------- 35

    RIEPILOGO ------------------------------------------------------------------------------------------ 82

    GLOSSARIO --------------------------------------------------------------------------------------- 101

    BIBLIOGRAFIA ----------------------------------------------------------------------------------- 103

  • 2

    PREMESSA

    Questa unit didattica si sviluppa secondo unottica di approfondimento successivo degli

    argomenti. Dal generale al particolare, lunit approfondisce le diverse tematiche: parte

    dalla definizione di concetti generali, passa attraverso la trattazione di certe teorie fino ad

    arrivare ad analizzare i campi dindagine della psicologia del linguaggio ed in particolare

    alcune tematiche di studio, quale lacquisizione della competenza comunicativa (cfr.

    capitolo 5). Il corso si propone di fornire unintroduzione alla psicologia del linguaggio,

    presentando i processi di acquisizione ed elaborazione del linguaggio, analizzandone

    criticamente i diversi approcci teorici. Lobiettivo prioritario quello di comprendere

    lacquisizione del linguaggio allinterno del contesto dello sviluppo dellindividuo

    specificando i possibili aspetti di continuit tra prerequisiti biologici e situazioni di

    interazione sociale. trattato lo sviluppo della capacit di produrre e comprendere

    espressioni linguistiche e in particolare espressioni figurate che associano ad un

    significato verbale anche un valore mnestico. Diverse ricerche hanno dimostrato la

    validit che lacquisizione del linguaggio figurato avviene parallelamente, in modo

    interconnesso e dipendente dalla pi generale capacit di elaborare il linguaggio. Infatti,

    nei bambini lacquisizione della competenza figurata, quella cio per cui un bambino in

    grado di comprendere e produrre espressioni non letterali, un aspetto dellevoluzione

    pi generale della competenza linguistica e comunicativa e non , pertanto, necessario

    invocare meccanismi o principi specifici, come ipotizzano alcuni modelli dellelaborazione

    negli adulti. Chiarire che cosa la Psicolinguistica, come si sviluppata nel tempo, quali

    sono stati i contributi delle altre discipline che studiano il linguaggio, illustrare quali sono

    gli strumenti teorici e metodologici di cui si avvale di fondamentale importanza, se si

    vogliono fornire delle conoscenze, non certo esaustive, ma che consentano, almeno, ad

    un insegnante di progettare e in seguito realizzare il suo piano educativo-didattico in

    relazione alla classe e alle caratteristiche dei singoli alunni. Lesposizione di teorie,

    modelli interpretativi, contributi di diversi autori che verranno presentati nel corso della

    trattazione, costituiscono un quadro di riferimento per meglio delineare gli obiettivi e le

    competenze, ma anche per dare dei suggerimenti nella scelta degli strumenti, delle

    metodologie di verifica e degli interventi didattici in modo consapevole e mirato. NellUnit

    didattica si fa riferimento ai contributi apportati da alcune discipline allo studio del

    linguaggio e della comunicazione e si sono richiamati in modo, speriamo quanto pi

    completo possibile, i processi cognitivi, meta-cognitivi ed emotivo-motovazionali

    nellelaborazione dellinformazione e nellapprendimento del linguaggio.

  • 3

    Lunit Didattica termina con un glossario di termini utili al sottocodice linguistico proprio

    delle scienze che studiano il linguaggio, che crediamo utile per acquisire da subito un

    sottocodice linguistico consono alla trattazione della tematica. Lunit didattica, lungi

    dallesaurire la complessit e la molteplicit degli argomenti afferenti allo studio della

    Psicologia del linguaggio, fornisce un valido approccio al tema, suggerendo ulteriori spunti

    di riflessione e di approfondimento per i quali si rimanda alla sezione bibliografica.

  • 4

    OBIETTIVI

    Gli obiettivi di questa unit didattica sono:

    conoscere le caratteristiche principali del linguaggio;

    enunciare il concetto di segno linguistico identificando le sue caratteristiche

    peculiari;

    comprendere le principali differenze tra linguaggio e lingua;

    analizzare i contributi della filosofia del linguaggio, della linguistica e della

    psicologia alla Psicologia del linguaggio;

    comprendere la Psicologia del linguaggio secondo il cognitivismo, viceversa

    secondo il comportamentismo;

    elencare alcuni modelli applicati dalla disciplina comprendendo le differenze

    metodologiche alla base di ciascuno;

    valutare i processi alla base della competenza comunicativa;

    entrare in possesso di nuovi elementi conoscitivi propedeutici allorganizzazione

    degli interventi didattici.

  • 5

    1. STUDIARE IL LINGUAGGIO

    Lorigine del linguaggio

    Il cervello di Homo sapiens, grande in media 1400 cm, ha un volume quasi doppio

    rispetto a quello dei primi esseri umani che producevano utensili litici. Tale aumento di

    dimensioni, avvenuto nellarco di circa due milioni di anni, stato accompagnato da un

    adeguato incremento della capacit e della forma del cranio: mentre nei primi ominidi

    questo era relativamente piccolo, costituito da ossa massicce e caratterizzato da arcate

    sopraccigliari prominenti e da fronte e mento sfuggenti, nellHomo sapiens ha acquisito

    una forma arrotondata, con ossa facciali pi sottili, conformate in modo da risultare

    disposte approssimativamente su un piano frontale. Laumento di dimensioni del cervello

    ha consentito il graduale sviluppo di unaltra delle caratteristiche distintive di Homo

    sapiens, vale a dire il linguaggio. In particolare, i requisiti fisiologici necessari

    allacquisizione di questa facolt si sono affermati in associazione allespansione e alla

    specializzazione di una regione della corteccia cerebrale, chiamata area di Broca, adibita

    al controllo dei movimenti delle labbra e della lingua.

    La questione dellorigine del linguaggio ha occupato costantemente nella storia del

    pensiero uno spazio significativo. Questo perch il linguaggio, dal momento in cui ogni

    essere umano nasce, accompagna non solo ogni istante della vita di relazione con gli

    altri, ma anche la dimensione della propria interiorit. Da questo punto di vista il

    linguaggio sembra qualche cosa di ovvio, di banale, di congenito, come il respirare. Basta

    per volgere lo sguardo intorno, cosa avvenuta assai per tempo nella storia della nostra

    tradizione culturale e dellumanit, per accorgersi che nel linguaggio c qualche cosa di

    profondamente diverso dal respirare, dal camminare, dal nutrirsi e che questa diversit

    data dallesistenza di un grandissimo numero di lingue profondamente difformi tra di loro.

    come dire che respiriamo tutti allo stesso modo, ma che poi il respiro si realizza con

    nasi diversi.

    Oggi sappiamo bene che le lingue sono profondamente diverse perch, anche se con

    qualche problema, con strumenti di indagine accurati le possiamo censire una per una;

    oggi, nel mondo, ne contiamo di viventi oltre seimila. Ma questa proliferazione di lingue

    differenti era evidente anche nel passato, si tratta di una diversit singolare, perch non

    ha nulla a che fare con lambiente naturale in cui ci troviamo. Il processo di diffusione

    delle lingue fuori dal luogo di origine geografico, infatti, un fenomeno noto. Nel caso

    delle lingue, quindi, la riduzione a cause ambientali non c. Ed questo che, da epoche

  • 6

    remote, ha colpito lattenzione e la riflessione di chi ha osservato la pluralit delle lingue.

    Gi gli scribi del vicino oriente antico, del terzo millennio avanti Cristo - che redigevano le

    lettere dei loro sovrani per altri sovrani, in egiziano, in ittita o in sumerico - avvertivano la

    problematicit del mettere in corrispondenza due testi redatti in due lingue diverse. da

    allora che noi sappiamo che la diversit delle lingue un fatto profondo e il perch le

    lingue siano diverse, stato sempre motivo di curiosit intellettuale. Altrettanto remoto il

    chiedersi da parte degli studiosi del linguaggio quale possa essere stata la forma della

    lingua primigenia.

    In un antico testo, nelle Storie dErodoto, lo scrittore, profondo osservatore della diversit

    dei costumi tra i popoli sostiene come la diversit delle lingue sia fondamento del

    costituirsi delle distinzione tra i popoli, nazioni e culture. Egli, lungo la trattazione racconta

    di esperimenti un po ingenui, come quello di un faraone, che avrebbe preso due bambini

    e li avrebbe nutriti, nei primi giorni e nelle prime settimane di vita, al di fuori di ogni

    contatto con esseri umani. Lobiettivo del faraone era vedere se questi bambini sarebbero

    riusciti a parlare e quale lingua avrebbero parlato. I bambini, a un certo punto, avrebbero,

    secondo quanto dice Erodono, cominciato a dire la parola becos, che in frigio, una

    lingua delloriente antico, una delle tante lingue dellattuale Turchia, vuole dire pane, cio

    cibo, alimento. Questo, quindi, avrebbe consentito al faraone di stabilire, in modo

    incontrovertibile, che il frigio era la lingua primigenia dellumanit. Come si vede, dunque,

    cercare di capire perch le lingue sono diverse tra loro e quale sia la loro origine un

    problema antico, pi antico della stessa cultura greca da cui noi, ormai, si pu dire in tutto

    il mondo, traiamo tanta parte dellossatura, dello scheletro profondo delle nostre

    costruzioni intellettuali e filosofiche.

    Certamente, il tema delle origini del linguaggio, inteso come ricostruzione della forma

    della ipotetica, o delle ipotetiche, lingue primigenie del genere umano cade sotto i colpi

    dei linguisti professionali, dei glottologi, che spiegano che non si pu risalire in modo

    attendibile cos indietro nel tempo e constatano, quindi, lineluttabilit della registrazione

    della profonda diversit tra i gruppi linguistici. Nello stesso tempo una parte delle filosofie

    dominanti svalutano il tema stesso delle origini, da De Saussure a Von Von Humboldt

    fino a Benedetto Croce si sente ripetere che inutile occuparsi del problema delle origini

    del linguaggio, perch questo problema si risolve studiando come funziona nellattualit

    una lingua. La cosa interessante capire che ruolo ha il linguaggio nella vita dello spirito

    umano. Allostracismo professionale dei linguisti, quindi, si aggiunge anche una messa in

    mora filosofica. Unaltra questione legata allo studio del linguaggio ruota intorno al fatto

    che esso stato considerato, da sempre, come un privilegio riservato alluomo.

  • 7

    Dagli anni Trenta del novecento per questa credenza muta radicalmente, studiosi

    diversi, come lamericano come John Lilly, laustriaco Karl Von Frisch, diventato, poi per

    questi studi, Premio Nobel, hanno cominciato a scoprire che il mondo della

    comunicazione pi vasto di quello degli esseri umani, che forme di comunicazione,

    molto sofisticate, esistono tra i mammiferi acquatici. Dai primi lavori classici di Von Frisch,

    condotti sulle api, un po alla volta nata una disciplina nuova, la zoosemiotica, vale a

    dire lo studio sistematico dei modi di semiosi, dei modi di comunicazione per simboli e per

    segni, propri di specie animali diverse dal genere umano. Questi studi si sono ormai

    allargati, si pu dire, non solo a tutte le specie, ma gli sviluppi della biologia molecolare,

    della genetica ci hanno portato negli ultimi quindici anni fino alle estreme frontiere della

    vita. A questo punto, noi sappiamo che forme rudimentali di interazione comunicativa si

    trovano anche in piccoli organismi unicellulari, in quelli archeozoi e protozoi da cui

    cominciata la storia della vita sulla terra. Sembrerebbe oggi sempre di pi, che non solo,

    come diceva Wittgenstein, un linguaggio una forma di vita, ma che il linguaggio la

    forma della vita: l dove c qualcosa che vive, c qualcosa che comunica. Uno

    scossone, dunque, che porta a chiedersi, in che misura, le forme di linguaggio degli

    esseri umani abbiano qualcosa a che fare con le forme di linguaggio degli altri animali,

    quali siano le loro affinit e le loro diversit. Quello che noi chiamiamo, per eccellenza,

    linguaggio, non che una variante delle forme di comunicazione, il che non significa che

    sia riducibile alle altre, evidentemente, ma questo ci pone un problema di comprensione

    di ci che continuo e discontinuo nellemergere del linguaggio non solo come categoria

    ma anche nel tempo, nella storia delle specie. Anche un altro colpo stato dato alla

    esclusiva identificazione della comunicazione con il linguaggio. Questo scossone

    venuto dallallargarsi del nostro orizzonte conoscitivo per quanto riguarda le forme di

    comunicazione che, lessere umano gestisce e che sono diverse dal linguaggio verbale a

    quello grammaticalizzato. Limportanza di questo aspetto stato compreso bene da

    Wittgenstein che ha compreso la problematica esistente tra la specificit del linguaggio

    fatto di parole parlate e scritte e le altre forme di interazione comunicativa. In tanti casi il

    gesto, per esempio, sostituisce completamente la formulazione verbale e cos accade

    anche per la postura del corpo, labbigliamento e molta altra parte della simbologia di cui

    intessuta la nostra vita di relazione e di comunicazione non verbale. A sostituire il

    linguaggio verbale ci sono anche forme pi alte di comunicazione come i linguaggi

    matematici e i linguaggi simbolici che noi abbiamo creato a partire dalle lingue.

    Ci si interrogati allora su che rapporto c tra il mondo linguistico umano, che ormai ci

    appare non pi un mondo fatto solo di parole e di lingue, ma di codici di comunicazione

  • 8

    diversi, e il mondo della comunicazione delle altre specie animali. Se le nostre unghie, i

    nostri capelli, il nostro sangue, il nostro scheletro, il nostro DNA, il nostro patrimonio

    genetico, si riportino a momenti diversi della scala evolutiva, abbiamo a che fare, diciamo,

    nella loro genesi, in modo ipotetico, ma ben documentato, con tappe successive della

    scala evolutiva. Ci si chiesti se solo il linguaggio sia un unicum, o se non abbia

    anchesso una sua preistoria evolutiva, ricostruibile, documentabile, che possa aiutarci a

    comprendere la sua struttura. La discussione sullorigine del linguaggio ripresa negli

    anni cinquanta-sessanta, un po in sordina, fino a diventare, di nuovo, un tema di grande

    interesse scientifico. A questo punto, per, con la differenza che non si tratta pi di sapere

    se i primi esseri umani hanno detto parole come becos, ma si tratta, invece, di capire e

    di ricostruire, se possibile, attraverso la comparazione con le forme di comunicazione

    delle altre specie viventi, quali sono state le tappe attraverso cui il linguaggio si sia

    formato. Diventa allora possibile, dare una spiegazione genetica teoricamente

    convincente della costituzione del linguaggio verbale in base alle componenti che ne

    regolano il funzionamento. La discussione teorica su ci che necessario e su ci che

    contingente, su ci che struttura dura e ci che, invece, struttura contingente, nelluso

    di una lingua un dibattito, da questo punto di ancora molto acceso.

    Alcuni studiosi, soprattutto Lieberman, insistono molto sui prerequisiti di tipo anatomico e

    neurologico. Secondo Lieberman bisogna avere una struttura pienamente eretta perch

    si abbassi la laringe e questo ci permetta di avere il controllo di suoni cos diversificati

    come quelli che sono presenti effettivamente e non accidentalmente nelle lingue.

    Abbiamo bisogno anche di una sottile possibilit di differenziare i suoni per potere

    costruire decine e decine di migliaia di parole, sottilmente diverse tra di loro, ma fatte degli

    stessi elementi. Contemporaneamente vi bisogno di un apparato neurologico, quello

    preposto al controllo della produzione e alla discriminazione acustica di questi suoni, di

    poco diversi tra loro. Quindi la forma della calotta cranica, ricostruibile

    paleontologicamente, molto importante per capire quando queste condizioni si sono

    create. Lieberman ipotizza una datazione molto bassa dellorigine della capacit

    linguistica che lo porta a concludere che, forse, neanche gli uomini di Neanderthal, cos

    simili a noi e gi con una vita sociale molto sviluppata, parlavano una lingua analoga alla

    nostra; lhomo sapiens avrebbe imparato a parlare solo a tre quarti della sua storia.

    Altri studiosi, come Leroi-Gourhan, ragionano in termini diversi, sostenendo che, nel

    vedere i reperti di un milione e mezzo di anni fa, ci si accorge che questi ominidi erano

    capaci di andare a cercare materie prime in terre lontane per formare degli strumenti che

    servono loro per costruire altri arnesi con i quali costruire ancora altri utensili per

  • 9

    procurare cibo e per difendersi. Quando ci si accorge che c una struttura sociale,

    fondata sul lavoro e quindi sulluso razionale delle mani, ci si trova di fronte a dei quadri

    culturali che ci fanno pensare che questi esseri, gi in qualche modo, dovessero disporre

    di quella forma di vita comunicativa cos complessa, da giustificare luso di una lingua

    storico-naturale. Essi retrodatano quindi fortemente lorigine del linguaggio, da

    cinquantamila a un milione e mezzo di anni fa. Quale delle due ipotesi si pi pertinente

    molto difficile da dire. Alcuni studiosi fanno un ragionamento semplice, sostenendo che le

    parole delle lingue hanno la possibilit di trasferire il significato delle parole, di allargarne i

    confini a seconda delle necessit, riferendosi alla indeterminatezza semantica che,

    accanto alla ricchezza del patrimonio lessicale e sintattico la propriet chiave delle

    lingue. Questa propriet, secondo questi studiosi non pu non essere stata sfruttata nel

    momento in cui il lavoro di trasformazione dellambiente passava, per esempio, attraverso

    le tecniche di cottura del cibo, nel momento in cui, cio, si inizia ad usare il fuoco

    razionalmente, in modo programmato. In quella circostanza, lessere umano deve

    obbligatoriamente aver cominciato a fare quelloperazione che noi compiamo,

    quotidianamente, quando dicendo: oggi ho mangiato maiale, con la parola [maiale]

    intendendo dire diverse cose nel senso che la carne di maiale ha in s il significato di

    carne di maiale cotta, ma anche di carne cruda di maiale, o anche semplicemente sta

    a significare il povero simpatico suino che grufola per nutrirsi e per vivere. La stessa

    parola, per effetto del fuoco, per cos dire, ha dovuto imparare a dilatare i suoi significati,

    cio gli essere umani hanno dovuto imparare a possedere un sistema simbolico, ricco di

    indeterminatezza semantica e di possibili determinazioni, in vie, su vie diverse. Altri

    ancora pensano che trecentomila anni sia una buona datazione intermedia ma, aldil di

    questo, il grande interesse lesplorazione in termini genetico-evolutivi delle precondizioni

    che reggono e regolano la vita del linguaggio verbale, cos come noi lo conosciamo, in

    rapporto alle altre forme di comunicazione dellintero mondo vivente.

    Il linguaggio e la comunicazione

    La capacit di comprendere e comunicare uno dei maggiori traguardi raggiunti

    dallessere umano. Una caratteristica sorprendente dello sviluppo del linguaggio la

    velocit con cui esso acquisito: la prima parola viene pronunciata intorno ai 12 mesi ed

    entro i due anni, la maggior parte dei bambini possiede un vocabolario di 270 parole, che

    diventano 2600 a sei anni. Partendo dal presupposto che quasi impossibile stabilire il

    numero di frasi che si possono costruire allinterno di una lingua, certo, comunque, che i

    bambini cominciano ad utilizzare proposizioni sintatticamente corrette fin dallet di tre

    anni e frasi molto complesse allet di cinque.

  • 10

    Questo straordinario fenomeno non pu essere spiegato semplicemente attraverso le

    teorie dellapprendimento. Il linguista americano Noam Chomsky ha ipotizzato che il

    cervello umano funzionale alla percezione e riproduzione del linguaggio; pertanto il

    sistema mentale deputato al linguaggio non richiede un apprendimento formale, ma si

    attiva spontaneamente in un contesto che ne stimola la produzione verbale. Sebbene non

    tutti gli studiosi del linguaggio condividano le affermazioni di Chomsky sullacquisizione

    del linguaggio, lidea di uno speciale sistema mentale addetto alla produzione linguistica

    comunemente accettata. Attualmente, i teorici che si occupano della relazione tra

    sviluppo cognitivo e acquisizione del linguaggio, affermano che questultimo riflette le

    concezioni del bambino e si evolve insieme con esse.

    Il linguaggio , dunque, in senso generico la facolt di comunicare, nello specifico, un

    sistema simbolico di comunicazione, ovvero un dispositivo in cui linformazione che

    passa tra un emittente ed un destinatario codificata attraverso un codice convenzionale

    e condiviso. Se, dunque la comunicazione lazione che luomo compie per rendere noto

    ai suoi simili, il pensiero, le emozioni, le decisioni, il linguaggio verbale il mezzo che egli

    usa per attuare la comunicazione. Abbiamo avuto gi modo di vedere nellintroduzione

    dellunit didattica che la comunicazione non un fatto esclusivo del genere umano e lo

    stesso uomo non usa come unica forma di comunicazione solo il linguaggio verbale. Il

    contesto, ovvero la condizione in cui si comunica (es. in aula, a casa, in famiglia, nel caso

    di portatori di handicap), le molteplici combinazioni dei soggetti (es. uomo-donna, madre-

    figlio, capo-dipendente, inseganti-alunni, ecc), e la variet delle strutture simboliche (es.

    parole, numeri, simboli) definiscono i diversi tipi di linguaggio. Il livello della

    comunicazione pu essere superficiale (cognitivo-informativo) o profondo (motivazionale-

    persuasivo). Il linguaggio, infatti, comunica:

    dati di conoscenza (oggettivi e opinionali): far conoscere il proprio stato danimo

    persuadere;

    modalit di operazione su di essi: far conoscere una procedura farla acquisire

    concretamente come automatismo;

    stati danimo ed emozioni (sia volontariamente che involontariamente): far

    conoscere il proprio stato danimo ottenere che venga condiviso;

    atteggiamenti e valori: farli conoscere, esplicitarli ottenere che vengano assunti.

  • 11

    Se il linguaggio possiamo, dunque, definirlo lo strumento o il mezzo attraverso cui si

    comunica bisogna chiarire subito che esistono una pluralit di linguaggi che interagiscono

    e si combinano tra loro nellatto della comunicazione. Il pi comune il linguaggio verbale

    orale, poi il verbale scritto, quello grafico (schemi, diagrammi, disegni), il linguaggio

    gestuale che accompagna spesso quello verbale orale, il mimico (limitato alle espressioni

    facciali), il linguaggio comportamentale, i suoni non verbali (il clacson, le campane, il

    fischio, il telefono), le immagini comunicative (il semaforo, i fari dellautomobile, il razzo

    di segnalazione), il silenzio (dal significato fortemente contestualizzato). Nella

    comunicazione si possono distinguere alcuni elementi essenziali:

    LEMITTENTE O FONTE colui che avvia la comunicazione, elabora un messaggio

    mentalmente, gli da un codice espressivo, lo affida ad un canale con lobiettivo di farlo

    arrivare a destinazione;

    IL CODICE il sistema convenzionale di segni, di elementi sintattici e semantici che

    costituiscono un certo linguaggio, es. una lingua (italiano, inglese, dialetto) comune a chi

    parla e a chi ascolta che permette di capire le regole attraverso cui passa il messaggio

    per raggiungere lascoltatore. I linguisti definiscono i segni come significanti che in

    relazione ad un codice stabilito hanno un significato. Secondo il codice della strada, ad

    esempio, il colore rosso (significante) indica lo stop (significato), lo stesso colore, secondo

    un altro codice, pu avere significato differente.

    IL CANALE il mezzo utilizzato per attivare la comunicazione far passare il messaggio e

    i segni. il punto di collegamento tra emittente e ricevente, letteralmente tutto ci che si

    trova tra emittente e ricevente. In relazione alla diversa modalit di comunicare possono

    usare differenti canali: verbale (parole, rumori, suoni); paralinguistico (tono della voce,

    volume, velocit, pause delleloquio); visivo (aspetto esteriore, look); prossemico

    (posizione occupata nello spazio); cinestesico (posizione del corpo e gesti); tattile (dare la

    mano, abbracciare), olfattivo-gustativo (sapori, odori, ecc.). Il Canale o pi propriamente il

    mezzo pu essere considerato anche lo strumento che si utilizza per comunicare (il

    telefono, la posta tradizionale, le-mail, la registrazione radiofonica e quella televisiva,

    ecc.).

    IL RICEVENTE O DESTINATARIO colui che riceve il messaggio. Il modo in cui lo

    riceve non dipende soltanto da come il messaggio stato trasmesso, ma anche dalle

    condizioni del destinatario al momento della ricezione (apertura, chiusura, attenzione,

  • 12

    disattenzione, interesse disinteresse, ecc.) e dalle condizioni di contesto presente o

    assente ( es. de visu o telefonicamente) o presente virtualmente (lettera, video).

    IL CONTESTO il complesso delle idee e dei fatti che consente di determinare il senso

    di una frase, di una parola, di un brano. Il complesso delle circostanze in cui si sviluppa un

    determinato fatto (es. c. familiare, culturale, aziendale, ecc.). Il contesto a volte coincide

    con il referente, ossia largomento a cui si riferisce il messaggio.

    IL FEEDBACK letteralmente lalimentazione di ritorno o linformazione di ritorno. Il

    feedback pu essere immediato e completo (de viso), limitato (telefono), ridotto e differito

    (lettera). Il feedback pu comunicare molto: attenzione, distrazione, noia, stanchezza,

    saturazione psichica, comprensione, assenso, dissenso, ecc. La mancanza di feedback

    generalmente provoca disagio comunicativo nellemittente del messaggio che non

    percepisce alcun ritorno. Il feedback ha quindi una funzione regolatrice che permette al

    sistema comunicativo di ordinare la propria azione sulla base dei risultati ottenuti.

    Il feedback serve per:

    1. fare chiarezza (ascolto);

    2. evitare malintesi (correggere la comprensione del messaggio);

    3. costruire la relazione (trasmettere un reale interesse per la comprensione

    dellaltro).

    LE INTERFERENZE rappresentano tutti gli impedimenti, gli ostacoli, che disturbano il

    canale usato per la comunicazione (lo sbattere di una porta, i caratteri troppo piccoli nelle

    slide, ecc.). Sono presenti in tutti gli elementi della comunicazione.

    LA RIDONDANZA tutto ci che facilita la comunicazione. La ridondanza coincide con la

    capacit del linguaggio di ripetere lo stesso messaggio utilizzando forme espressive

    differenti. Essa implica, anche, che una parte di un messaggio (lettere, parole,) pu

    essere eliminata senza sostanziale perdita di informazione. La ridondanza

    essenzialmente misura la flessibilit del linguaggio essendo proprio questultima che fa

    s che noi capiamo un testo anche quando ci sono errori di stampa. Ovviamente in un

    messaggio composto di parole scelte a caso non v informazione e quindi neanche

    ridondanza.

  • 13

    Gli elementi della comunicazione

    La mancanza di feedback e le interferenze possono provocare unassenza o una non

    comprensione del codice e quindi il rifiuto del messaggio da parte del ricevente. Questo

    fenomeno chiamato decodifica aberrante e pu realizzarsi per:

    incomprensione per disparit dei codici, il codice dellemittente non ben

    compreso dal destinatario (es. lingua straniera);

    incomprensione del messaggio per interferenze circostanziali, il codice

    dellemittente compreso dal destinatario, ma modellato sul proprio orizzonte di

    attese, di conoscenze, di valori, credenze, ecc.;

    rifiuto del messaggio per delegittimazione dellemittente, il codice dellemittente

    compreso dal destinatario, ma il senso viene stravolto per motivi ideologici (partiti

    politici).

    La decodifica aberrante pu interessare tutti gli elementi della comunicazione. La

    composizione del messaggio, ad esempio, pu evidenziare unassenza di struttura, una

    mancanza di ordine logico, ne sono un esempio, le argomentazioni in ordine sparso, le

    inversione, i ritorni improvvisi, le ripetizioni superflue, i passaggi non mediati o le

  • 14

    omissioni. In questi casi il messaggio risulta piatto, monotono, confuso e carente. Anche il

    codice pu essere inadatto al messaggio: usare un linguaggio comune per affrontare un

    tema specialistico, senza ricorrere al sottocodice linguistico appropriato per quella

    determinata tematica o disciplina (es. linguaggio della geografia, della filosofia, della

    matematica, ecc.) rappresenta un caso di questo genere. Il canale pu presentare una

    variet di disturbi. Le scariche elettriche del telefono, la grafia illeggibile di una lettera, le

    pagine strappate del libro, un rumore di fondo durante una conversazione o una lezione o

    linvisibilit dellemittente (per esempio il professore nascosto dietro alla lavagna) sono

    tutte condizioni che pregiudicano la comprensione. Ricorrere alla leggera ridondanza

    che consiste nel ripetere, presentando con termini leggermente diversi il contenuto del

    messaggio, unutile strategia per evitare o ridurre la decodifica aberrante.

    In contesti come quello daula la ridondanza diventa uno strumento enormemente

    efficace per dare la possibilit di ricevere il messaggio a chi si perso la prima

    esposizione e per capire di aver capito a chi invece lo ha gi recepito. Il significato vero

    della comunicazione, infatti, sta nel responso che se ne ottiene e non nelle intenzioni.

    Anche latteggiamento egocentrico di emittente e destinatario pu determinare episodi di

    decodifica aberrante. Legocentrismo dellemittente spesso sfocia in un atteggiamento

    auto-centrato cognitivo e valutativo, mentre nel ricevente nella supponenza di aver

    recepito tutto quanto c da capire nel messaggio, senza pensare ai significati incompresi

    o sfuggiti. Emittente e ricevente dovrebbero, dunque nel processo comunicativo

    sviluppare due attitudini: il primo la tendenza al dubbio sistematico; il secondo la tendenza

    a chiedersi/chiedere chiarimenti. Lemittente, inoltre, deve privilegiare il feedback

    completo e possibilmente immediato, cercando di provocarlo quando non si verifica

    spontaneamente. indispensabile abituarsi a leggere e cogliere il feedback attribuendo e

    interpretando il significato anche dei minimi segnali.

    Per lemittente molto pi difficile dare al messaggio una forma adatta a tutti, utilizzare

    cio un codice davvero comune, conoscere ci che i destinatari gi sanno, cogliere tutti i

    feedback. Una strategia per attuare una comunicazione pluridirezionale efficace si fonda

    sulladottare un codice di livello medio con oscillazioni in grado di coinvolgere tutti i

    destinatari del messaggio, pi o meno dotati e pi o meno capaci di comprendere i

    contenuti della comunicazione. Sul piano didattico, molto importante facilitare la

    comunicazione attraverso la ridondanza. La ripetizione, possibilmente con codici diversi,

    dello stesso messaggio una modalit spesso utilizzata in classe.

  • 15

    Sono state esposte molte teorie sulla comunicazione e su quando essa effettivamente si

    realizza, molti studiosi concordano sul fatto che:

    vi comunicazione solo, quando si in presenza di un emittente ed un ricevente

    in condizione di codificare/decodificare il messaggio;

    ci che conta nella comunicazione non quello che detto, ma ci che

    recepito.

    necessario che ci sia intenzionalit e consapevolezza. Lintenzionalit, che, potremmo

    parafrasare come volont di significazione, una caratteristica fondamentale, oltre che

    del linguaggio, anche di ogni sistema di comunicazione in genere, e di ogni stato mentale.

    Lintenzionalit in realt un concetto molto complesso, e rappresenta uno dei nodi

    problematici della moderna filosofia della mente e del linguaggio. Senza approfondire

    troppo il concetto, possiamo accontentarci di sapere, che lintenzionalit caratteristica

    degli stati mentali in genere, soprattutto di quelli linguistici (provare una sensazione od un

    sentimento non unattivit linguistica, esprimerlo di solito s).

    Per intenzionalit i filosofi intendono la propriet che uno stato faccia riferimento a un

    altro stato: lo stato di un oggetto non fa, generalmente, riferimento a nullaltro che al fatto

    che quelloggetto si trovi in quello stato, viceversa la mente umana si pu permettere il

    lusso di trovarsi in uno stato che fa riferimento a un altro stato: posso credere che

    questo libro sia ben scritto, posso sperare che molti lettori lo compreranno, posso

    temere che molti filosofi lo stroncheranno, e cos via. Tralasciando la filosofia, per

    semplificare, potremmo spiegare lintenzionalit dei segni linguistici partendo da un

    esempio banale: la febbre un sintomo di uno stato patologico nellorganismo, sicch

    potremmo considerarlo, e nel linguaggio ordinario di fatto lo facciamo, un segno della

    malattia, ma non c alcuna intenzionalit (volont di significazione) in questa relazione

    simbolica, vale a dire che non c alcuna comunicazione: manifestare la febbre non

    certo un atto linguistico.

    Per altri studiosi del linguaggio, invece, la comunicazione un semplice scambio

    dinformazione che investe il tipo di relazione che intercorre tra interlocutori. Pu quindi

    esistere comunicazione a prescindere dallintenzionalit. Secondo Watziawick lo studio

    della comunicazione pu avvenire a tre livelli:

    1) un primo che sinteressa dei problemi della codifica/decodifica dei canali, della

    ridondanza e di tutti gli aspetti sintattici;

  • 16

    2) un secondo livello che si occupa del significato dei simboli della comunicazione,

    ovvero della convenzione semantica che sottost ad ogni scambio di segni;

    3) lultimo livello (quello pragmatico) che altrimenti detto metacomunicazione

    (comunicare sulla comunicazione) cura laspetto pragmatico.

    Secondo questa prospettiva, il messaggio contiene sempre in se stesso due informazioni

    diverse che qualche volta possono essere disgiunte: - il messaggio di contenuto; - il

    messaggio di relazione. Il primo si esprime sostanzialmente attraverso il codice verbale o

    numerico, mentre il secondo meglio espresso dai codici non verbali detti analogici.

    Spesso si verifica che questo secondo genere di codice sfugge al controllo dellemittente

    producendo un messaggio ambiguo, esempio dire a parole (codice digitale) che una cosa

    ci piace e fare una smorfia di disgusto (codice analogico). Possiamo quindi dire che il

    linguaggio umano si fonda su tre livelli:

    VERBALE (parole) codice digitale;

    PARAVERBALE (tono, timbro, volume, voce) codice misto. Il paraverbale usa

    un codice misto nel senso che ricorre sostanzialmente ad un codice analogico

    (tono delle voce, colore, timbro, ecc.) che per nel linguaggio verbale scritto

    spesso riprodotto con luso dei segni diacritici (punteggiatura);

    NON VERBALE (linguaggio del corpo) codice analogico.

    Il livello verbale per lappunto quello che utilizza un codice digitale costruito sulluso di

    segnali discreti (fonemi, morfemi, lessemi) per rappresentare dati in forma di numeri o di

    lettere alfabetiche. Questo linguaggio pone connessioni digitali nellaspetto di contenuto

    della comunicazione ed collocato nellemisfero celebrale destro. Al contrario il livello

    paraverbale e quello non verbale utilizzano un codice analogico che utilizza le immagini,

    le metafore ed collocato nell emisfero celebrale sinistro.

  • 17

    I tre livelli della comunicazione

    Ogni livello impatta diversamente nel processo di comunicazione. Di seguito uno schema

    che illustra il peso di ciascuna componente.

    Impatto di ogni livello

    Il nostro schema sensoriale ci consente di prendere contatto con il mondo, farne

    esperienza e quindi conoscerlo. La conoscenza tradotta da un sistema di linguaggio i

  • 18

    cui canali dingresso che ci permettono di entrare in contatto con la realt circostante

    sono tre:

    1) VISIVO (vista);

    2) AUDITIVO (udito);

    3) CINESTESICO (tatto, olfatto, gusto, sensazioni).

    Il sistema visivo si distingue in esterno quando utilizzato per osservare la realt. In

    interno per riprodurre internamente lo stesso procedimento, visualizzando le immagini.

    Parimenti il sistema auditivo e quello cinestesico si differenziano in esterno, quando

    ascoltiamo suoni reali, o proviamo sensazioni tattili relative alla consistenza, alla

    temperatura e allumidit e in interno quando ricreiamo i suoni nella mente o le sensazioni

    ricordate, le emozioni in rapporto alla consapevolezza interiore del nostro corpo. Quando

    si elaborano informazioni si favorisce un sistema preferenziale rispetto allaltro. Questo

    dipende dalloggetto dei nostri pensieri o delle nostre azioni. Il canale di processo

    sensoriale di cui lindividuo consapevole denominato Sistema Rappresentazionale

    Preferenziale o dominante o primario.

    La comunicazione educativa

    La comunicazione ha unimportante funzione educativa che pu essere facilmente

    riassunto in alcuni obiettivi:

    AIUTARE A CRESCERE culturalmente ed umanamente. Linsegnante non

    trasmette solamente le conoscenze ma incarna un modello di adulto con

    influenza tanto maggiore quanto pi seguito dai suoi studenti. Traducendolo in

    unoperazione matematica linsegnante il prodotto di ci che dice + ci che +

    ci che fa;

    LA PROMOZIONE DI UNO SPIRITO CRITICO. La comunicazione educativa non

    deve mirare ad indottrinare (pi o meno consapevolmente), ma deve puntare a

    promuovere la capacit degli studenti di riflettere, confrontare e valutare idee

    diverse con spirito critico;

    LA CIRCOLARIT DELLINFORMAZIONE. Emittenti e destinatari del messaggio

    contemporaneamente devono avere ruoli interscambiabili, con lobiettivo da parte

    dellinsegnante di promuovere e stimolare lattivit comunicativa;

  • 19

    MOTIVAZIONE ALLASCOLTO, insegnando che esso alla base della

    comunicazione. La comunicazione si fonda infatti su un processo a due vie di

    circolarit e scambio che non pu realizzarsi senza lascolto.

    Gli psicologi insistono sulla funzione e limportanza del cosiddetto imprinting, ovvero sul

    primissimo approccio che si ha con qualcuno o qualcosa, che condiziona tutto ci che si

    svilupper in seguito. Pertanto, in un processo comunicativo formativo, compresa la

    centralit della questione, limprinting dovr essere fortissimo e lattenzione dovr essere

    attivata nel modo pi efficace possibile. Seguendo questottica, durante il momento

    formativo, diventa fondamentale riuscire ad attivare e colpire le fantasie del discente,

    ricordandogli, in modo provocatoriamente brutale, che chi conosce mille parole ragiona,

    pensa e conosce meglio rispetto a chi riesce a controllarne ed usarne soltanto cento. A

    tale provocazione il discente potr reagire in molti modi e va tenuto in conto anche la

    possibilit di una indifferenza, spesso soltanto apparente. Verosimilmente, per, ci sar

    chi contester tale affermazione, ma sar proprio latteggiamento contestativo a dare il

    segno di una primissima riflessione sullidentit del pensiero e sul rapporto che lo lega al

    linguaggio. Se, poi, si vuole fornire un ulteriore spunto di riflessione volto a far

    comprendere tanto la complessit, quanto i percorsi e la logica di sviluppo della lingua

    che parliamo, si potrebbe fare una rapidissima incursione nella psicologia medica

    parlando delle afasie. Particolarmente interessante quella detta afasia del Wernicke

    (dal nome del suo scopritore) che, non a caso, oggetto di riflessione tanto per i cultori di

    linguistica quanto per i filosofi del linguaggio, quanto per gli psicolinguisti. Tale perdita del

    linguaggio, si manifesta con un calo progressivo della conoscenza grammaticale dalle

    funzioni linguistiche pi complesse a quelle pi semplici. Chi affetto da tale afasia,

    infatti, pur continuando a parlare fluentemente comincia a non comprendere pi il

    significato degli avverbi, poi dei verbi ed infine, procedendo con la stessa logica

    distruttiva, non distingue pi aggettivi e nomi. Con tale esempio, il discente comincer a

    sospettare che lacquisizione di una lingua proceda seguendo una logica; il docente,

    pertanto dovr stabilire utili rapporti di collaborazione con tutti gli insegnanti in questo

    caso, soprattutto, con linsegnante di latino e greco, dato che lacquisizione di una lingua,

    ad un tempo vicina e distante dalla lingua italiana, comporta sia particolari difficolt

    quanto la possibilit di cogliere analogie nella misura in cui lo studente della lingua latina

    riceve una proposta che parte dalle funzioni linguistiche pi elementari per andare in

    direzione delle funzioni linguistiche pi complesse e poi procedere alla grammatica alla

    sintassi.

  • 20

    Un altro effetto sicuramente incisivo pu essere dato da unanalisi della cosiddetta ipotesi

    Sapir - Whorf altrimenti detta del determinismo linguistico. Secondo tale ipotesi piuttosto

    che parlare una lingua siamo parlati dalla lingua di appartenenza. stato soprattutto

    Whorf a proporre tale concezione dopo aver notato labissale differenza tra le lingue

    indoeuropee e lingue altre come quelle amerindiane. Tali lingue, infatti, ignorano quella

    distinzione che sembrerebbe universale tra sostantivi e verbi sostenendo che la cosa

    (sostantivo) e lazione che la cosa compie o subisce (verbo), fanno un tuttuno.

    Whorf, quindi, si spinge a sostenere che limmagine del mondo che noi produciamo ci

    viene indotta dalle caratteristiche strutturali della lingua di appartenenza. Attraverso la

    lingua e la sua struttura luomo nomina il mondo, lo conosce, lo indaga. Il rapporto tra

    comunicazione educativa e riflessione etica, non si sviluppa soltanto in una dimensione

    teorica ma anche nella concretezza dellazione didattica. Pertanto, qualora qualche

    alunno dovr contestare violentemente la suddetta ipotesi, non come espressione di

    reattivit e ragionamento, ma come forma di chiusura, il docente deve intervenire non

    forzando la mano, ma aiutandosi con esempi che possano limare le resistenze.

    Lo swaili rappresenta un buon esempio cui ricorrere. In questa lingua, come ha notato,

    Sapir, esistono ben sei generi grammaticali che servono per classificare gli oggetti duri,

    molli, leggeri, pesanti, etc. in realt questi generi grammaticali non sono altro che un puro

    criterio di classificazione formale interno alla lingua centro-africana e che si riconosce in

    base ad una marca fonica o ad un articolo. Se lesempio sar proposto bene sar

    possibile generare un vero e proprio aggancio con il proprio vissuto linguistico che

    operer una prima somatizzazione di una nuova consapevolezza. Termini come canale,

    codice, messaggio, emittente, destinatario farebbero bene ad entrare subito nel

    lessico concettuale del contesto daula. In questo modo gli studenti ritrovandosi in un

    qualcosa che loro in un qualche modo familiare, anche se non epistemologicamente

    conosciuto, saranno indotti ad assumere un atteggiamento costruttivo e propositivo nella

    riflessione su linguaggio in quanto percepiranno la possibilit di mettere ordine in ci che

    quotidianamente usano da sempre e che li riguarda da vicino.

    Il linguaggio tra linguistica e psicologia: la psicolinguistica

    La psicologia del linguaggio o Psicolinguistica un campo di ricerca interdisciplinare tra la

    psicologia e la linguistica. Lindagine psicologica sul linguaggio procede principalmente

    secondo i metodi della psicologia sperimentale e ha il fine di comprendere i processi

    psicologici alla base dellacquisizione, dellelaborazione e delluso comune della lingua. A

  • 21

    partire dagli anni Cinquanta del Novecento numerose ricerche sul linguaggio si sono

    ispirate al comportamentismo, derivandone un approccio spiccatamente scientifico che si

    attiene allanalisi dei soli dati osservabili e verificabili sperimentalmente.

    Nellambito degli studi che hanno per oggetto il linguaggio, la psicolinguistica definibile

    come la scienza che studia la capacit umana di parlare e di capire, cio il

    comportamento e le attivit mentali coinvolte nelluso del linguaggio (Parisi 1974). La sua

    nascita ufficiale si fa risalire al 1953, anno in cui in un convegno interdisciplinare, tenutosi

    presso lIndiana University negli Stati Uniti, si riunirono studiosi appartenenti ad ambiti di

    ricerca diversi (i linguisti Sebeok e Lenneberg, gli psicologi Carrol, Osgood, Miller,

    lantropologo Casagrande) al fine di programmare e sviluppare ricerche sul

    comportamento linguistico. La sua caratteristica peculiare, configuratasi chiara gi in

    quella sede, riconoscibile in un nuovo approccio allo studio del linguaggio, collocato in

    una prospettiva interdisciplinare ed analizzato tramite laccostamento e talora la fusione di

    contributi concettuali e strumenti metodologici mutuati dalle diverse discipline, soprattutto

    dalla linguistica e dalla psicologia. Sappiamo che la linguistica si tradizionalmente

    occupata di quellinsieme di conoscenze relative alla competenza linguistica che ciascun

    parlante possiede in varia misura, la psicologia, invece si tradizionalmente occupata del

    comportamento umano alla luce del quadro emotivo e mentale individuale. Pur non

    sottovalutando i contributi provenienti alla psicolinguistica dalla cibernetica, dalla teoria

    matematica dellinformazione, dalle discipline biologiche, da sottolineare come da una

    parte la linguistica ha fornito dei modelli di descrizione formale della lingua indispensabili

    per affrontare lo studio analitico dei sottili e complicati meccanismi linguistici, e come

    daltra parte la psicologia ha contribuito ad ascrivere lanalisi, sulla percezione e

    produzione linguistica, entro il pi ampio orizzonte dei problemi inerenti i processi cognitivi

    di base e i comportamenti ad essi correlati. Muovendo, dunque, dalla considerazione che

    il processo reale di produzione e comprensione delle frasi condizionato da variabili

    psicologiche che influenzano e modificano le predizioni basate su un modello di pura

    competenza proposto dai linguisti, la psicolinguistica rivolge la sua ricerca

    allindividuazione dei processi mentali e delle conoscenze individuali attraverso cui la

    competenza dei linguisti viene acquisita e tradotta nelluso del linguaggio. Loggetto di

    ricerca della psicologia del linguaggio rappresentato dai processi mentali che

    sottostanno allacquisizione della lingua e dalla capacit che i parlanti devono

    possedere fin dallinfanzia per imparare ad usare il linguaggio. (Slobin 1971).

    Dal punto di vista psicologico la conoscenza del meccanismo linguaggio una recente

    acquisizione, legata proprio alla nascita della psicolinguistica, in quanto prima di essa gli

  • 22

    psicologi hanno mostrato poco interesse per il comportamento linguistico, attribuendo ad

    esso un ruolo marginale nellambito dellanalisi del comportamento umano, probabilmente

    anche per la scarsa familiarit con le formulazioni teoriche che la linguistica andava

    sviluppando nel tempo, e per labitudine di studiare il linguaggio solo in relazione ad altri

    fenomeni, quali ad esempio la memoria e lapprendimento. In seno allo strutturalismo

    linguistico si attribuita particolare importanza allo studio sincronico del linguaggio e alla

    formulazione di modelli teorici rigorosi nei campi di indagine da esso privilegiati, quali la

    fonologia e la morfologia. A questa predilezione ha fatto riscontro una produzione di studi,

    daltra parte, poco significativa nel campo della sintassi, del lessico e della semantica.

    da notare che la linguistica strutturale ha rappresentato la prima significativa svolta della

    linguistica nel nostro secolo (la seconda sar rappresentata dalla linguistica generativo-

    trasformazionale), ed ha preso le mosse dagli insegnamenti di De Saussure. Poich

    impossibile dare in poche righe un panorama esauriente delle concezioni saussuriane, ci

    si limita ad accennare alla grande dicotomia tra langue e parole, cardine del pensiero

    dellautore. Per il linguista ginevrino la langue il corpo ideale di una lingua e linsieme

    delle regole che la determinano, oggetto principale dello studio della linguistica,

    costituita dal sistema grammaticale, lessicale, fonematico virtualmente esistente in

    ciascun cervello. La parole, invece, la concreta esecuzione linguistica, laspetto

    individuale del linguaggio. Lo stesso De Saussure cita: Lesecuzione sempre

    individuale, lindividuo ne sempre il padrone; noi la chiameremo la parole (De Saussure

    1916). La parole sottoposta alle regole della grammatica e quindi alla influenza

    descrittiva della langue, ma anche un processo di creazione. Pur avendo affermato pi

    volte che il linguaggio un fenomeno sociale, De Saussure, identificando la langue

    quale oggetto specifico della linguistica, opera una distinzione funzionale allo scopo della

    sua ricerca, che daltra parte determina il carattere astratto di questa sul piano della

    descrizione dei sistemi linguistici; un carattere astratto che i linguisti delle diverse scuole

    strutturaliste hanno pi tardi accentuato. Nonostante lo strutturalismo abbia difeso in sede

    teorica generale lautonomia della linguistica dalla psicologia, esso ha contribuito alla

    impostazione teorico-pragmatica della psicolinguistica del primo periodo saldandosi,

    tramite il behaviorismo, con lorientamento del comportamentismo e dellassociazionismo

    dominante la psicologia dellepoca. Negli anni in cui si fonda la psicolinguistica, viene

    pubblicato un testo, il Verbal Behavior di Skinner del 1957, che contiene quella che si pu

    definire la teoria psicologica del linguaggio pi completa di quegli anni, la cui elaborazione

    realizza la saldatura tra comportamentismo in campo psicologico e strutturalismo in

    campo linguistico, che appunto allorigine della psicolinguistica.

  • 23

    Il comportamentismo basa la sua ricerca sulla possibilit di studiare e spiegare il

    comportamento attraverso losservazione e la sperimentazione; il comportamento non

    altro che il modo con cui lindividuo, con la sua disposizione, reagisce agli stimoli esterni.

    Lo studio del comportamento consiste nello stabilire le relazioni ed il rapporto causale

    esistenti tra gli stimoli e le risposte dellorganismo. Secondo il comportamentismo il

    significato di una parola una risposta interna provocata dallo stimolo sonoro e visivo

    costituito dalla parola stessa, ed il vocabolario , in pratica, un repertorio di risposte

    condizionate, ovvero apprese durante lo sviluppo tramite la ripetuta associazione tra

    parola-oggetto e parola-situazione e relazionate a degli stimoli. Tali connessioni sono

    ripetute pi volte nel corso dellapprendimento e sono sottoposte ad un rinforzo

    proveniente dallambiente. Questo approccio allo studio del linguaggio e stato mutuato dal

    comportamentismo scientifico che va anche sotto il nome di behaviourismo. Questa

    corrente della scuola di psicologia privilegia luso della ricerca sperimentale per studiare il

    comportamento (detto risposta) in relazione allambiente (detto stimolo). il

    comportamentismo nasce sotto linfluenza dellassociazionismo inglese, del funzionalismo

    americano e della teoria darwiniana dellevoluzione, dottrine che enfatizzano tutte,

    limportanza delladattamento dellindividuo allambiente e il modo in cui gli organismi

    cambiano in seguito allesperienza, cio in seguito alle loro modalit di apprendimento.

    Molte di queste ricerche sono state effettuate su animali (topi, piccioni e cani). Due sono i

    pi importanti tipi di apprendimento individuati: il condizionamento classico e il

    condizionamento strumentale. Il condizionamento classico noto anche come

    condizionamento pavloviano, in onore del suo scopritore, il fisiologo russo Ivan Pavlov.

    Questi mostra che se alcuni eventi casuali, come il suono di un campanello, precedono

    regolarmente un evento biologicamente importante per un animale, come la comparsa di

    cibo, il campanello diventa un segnale del cibo, per cui lanimale inizia a salivare e si

    appresta a mangiare ogni volta che il campanello suona. Il comportamento dellanimale

    diventa, cos, una risposta condizionata al suono del campanello. In termini pavloviani,

    lassociazione di uno stimolo condizionato (campanello) con uno stimolo incondizionato

    (cibo) genera lapprendimento. Inoltre, alcuni aspetti della risposta incondizionata

    (salivazione) possono essere provocati solo dallo stimolo condizionato. Lapprendimento

    dipende anche dal numero e dalla frequenza di associazione degli stimoli (campanello e

    cibo). Se, tuttavia, al suono del campanello non pi associato il cibo, lanimale smette di

    rispondere. In questo caso si parla di estinzione della risposta. Allo stesso modo se una

    lingua non viene pu parlata molto lentamente se ne perde il ricordo.

  • 24

    Nel condizionamento radicale o operante, il cui massimo esponente Skinner, invece,

    lenfasi posta su ci che lanimale fa e sulle conseguenze della sua azione. In generale,

    se alcuni atti sono seguiti da un rinforzo positivo (ricompensa), questi sono ripetuti

    quando lanimale si trova di nuovo nella stessa situazione: ad esempio, se un animale

    affamato viene ricompensato con del cibo per essere uscito da un labirinto semplice,

    quando verr rimesso nel labirinto prover a cercare di nuovo luscita. Se cessa la

    ricompensa, si verificano altri comportamenti. Questi paradigmi di ricerca si riferiscono

    agli aspetti elementari dellapprendimento. Nel condizionamento classico lenfasi posta

    sullaccoppiamento dello stimolo condizionato con quello incondizionato; nel

    condizionamento strumentale si studia, invece, lassociazione tra risposta e rinforzo. Il

    primo si occupa, quindi, degli eventi associati allesperienza di apprendimento, il secondo

    delle conseguenze delle azioni. La maggioranza delle situazioni dapprendimento

    prevede la presenza di entrambe le forme di condizionamento. Gli studi

    sullapprendimento umano del linguaggio sono naturalmente pi complessi rispetto agli

    studi condotti sugli animali e non possono essere semplicemente spiegati facendo ricorso

    al condizionamento classico o a quello strumentale. Lapprendimento e la memoria

    delluomo sono stati studiati tramite materiale verbale (liste di parole, storie ecc.) o in

    compiti relativi a specifiche capacit motorie (scrivere a macchina, suonare uno

    strumento musicale ecc.). Queste indagini hanno messo in evidenza laccelerazione

    negativa della curva di apprendimento, cio la presenza di ampi progressi iniziali seguiti

    da un apprendimento via via pi lento e la corrispondente accelerazione negativa della

    curva delloblio (gran parte del materiale appreso viene dimenticato in fretta, il resto

    invece pi lentamente).

    Nellambito del comportamentismo lo studio del linguaggio si sviluppato

    sostanzialmente in termini di apprendimento, e quindi su unanalisi delle tecniche di

    controllo verbale.

    Proprio Skinner ci fornisce un esempio di studio del linguaggio da questo punto di vista

    molto interessante. Egli propone di distinguere i seguenti tipi di comportamento verbale:

    mand, comportamento controllato da particolari stati di pulsione (comandi, domande);

    comportamento ecoico, controllato da parole udite in precedenza; comportamento

    testuale, controllato da stimoli ortografici; comportamento intra-verbale, controllato da altri

    stimoli verbali; comportamenti duditorio, controllati da variabili legate alla compresenza di

    un uditorio; e infine comportamento tattile, controllato da variabili oggettuali. Il linguaggio

    per Skinner non altro che il comportamento di un oratore rinforzato dallopera di

    mediazione di altre persone, gli ascoltatori, che sono stati condizionati proprio per

  • 25

    rinforzare il comportamento. Da una parte gli orientamenti del comportamentismo che

    abbiamo brevemente delineato, dominanti allepoca in cui nasceva la psicolinguistica, e

    dallaltra gli orientamenti dello strutturalismo linguistico hanno influenzato la disciplina nei

    primi anni di vita; a queste posizioni si aggiungono anche i contributi della scienza dei

    calcolatori. attraverso questo collegamento tra discipline diverse che la psicolinguistica

    di questi anni sviluppa un certo numero di ricerche, che oggi potrebbero essere

    variamente valutate; a questo proposito osserva Parisi: se si guarda a quelle ricerche

    prendendo come riferimento i successivi sviluppi cos ricchi della psicolinguistica, il

    giudizio complessivo non pu essere che negativo. Del resto, evidente che i ristretti

    principi teorici, su cui il modello allora dominante del linguaggio si fondava impedirono ai

    primi psicolinguisti di fare molto di pi che aprire una nuova area di ricerca (Parisi 1974).

    Due anni pi tardi la comparsa del testo di Skinner, nel 1959, Chomsky pubblic una

    recensione critica molto dura nei confronti del Verbal Behavior, criticando fortemente i

    concetti di base in esso contenuti e le nozioni di stimolo, risposta, rinforzo. Chomsky

    osserva che: se si prendono tali termini in senso letterale, la descrizione non in grado di

    coprire quasi nessun aspetto del comportamento verbale e che, se li prendiamo invece in

    senso metaforico, la descrizione non offre nessun vantaggio rispetto alle formulazioni

    tradizionali. Utilizzati con questa estensione, i termini presi a prestito dalla psicologia

    sperimentale vengono semplicemente a perdere il loro significato obiettivo ed assumono

    la stessa imprecisione del linguaggio quotidiano (Chomsky 1968).

    Chomsky critica la convinzione, espressa da Skinner, secondo la quale il linguaggio non

    altro che un tipo di comportamento, quello verbale, sottoposto agli stimoli ed ai rinforzi

    provenienti dallesterno; tale prospettiva riduttiva implicherebbe che ad ambienti diversi

    facciano riscontro caratteristiche di linguaggio diverse. Al contrario, osserva Chomsky, la

    regolarit che osservabile nello sviluppo del linguaggio infantile non trova spiegazione

    limitando il problema del linguaggio ad una semplice interazione tra uomo e ambiente.

    Lintellettuale americano parte dalla considerazione che le caratteristiche del linguaggio

    nei primi anni di vita sono simili in tutti i bambini affermando lesistenza di una

    predisposizione innata allacquisizione, che si manifesta fin dalla nascita ed

    indipendente dallambiente. Vi qui il richiamo ad un elemento fondamentale della teoria

    chomskiana, lesistenza di una grammatica universale, un sistema di principi, condizioni e

    regole presenti in tutti i linguaggi umani e rispondenti ad una necessit biologica.

    Larticolo di Chomsky segna il passaggio ad una nuova fase della psicolinguistica, in cui

    essa adotter la posizione della linguistica generativa mentre, in campo psicologico, si va

  • 26

    affermando un nuovo orientamento, quello cognitivista. In seguito alla critica del modello

    Chomskiano classico, la psicolinguistica ha rivalutato la semantica e gli aspetti contestuali

    e pragmatici della lingua e proposto un modello interattivo dellacquisizione del linguaggio.

    I campi dindagine della psicolinguistica contemporanea sono riassumibili a quattro:

    1. la comprensione (riconoscimento di parole, comprensione di parole, frasi, testi

    e discorsi);

    2. la produzione del linguaggio;

    3. lo sviluppo (origine del linguaggio, fasi di sviluppo dal preverbale al verbale);

    4. la patologia (afasia, dislessia) grazie anche ai contributi dati dalle

    neuroscenze.

    Negli ultimi decenni la ricerca psicologica ha rivolto sempre maggior attenzione al ruolo

    dei processi di pensiero nellapprendimento umano, liberandosi dagli aspetti pi restrittivi

    degli studi comportamentali. Questo filone di ricerca giunto a sottolineare il ruolo

    dellattenzione, della memoria, della percezione, del riconoscimento e del linguaggio

    (psicolinguistica) nellapprendimento. I processi mentali pi evoluti, come quelli coinvolti

    nella formazione dei concetti e nella risoluzione di problemi (in inglese problem solving), si

    sono rivelati particolarmente complessi. Il metodo dindagine pi frequentemente utilizzato

    consiste nella cosiddetta elaborazione delle informazioni (in inglese information

    processing). Tale approccio studia il modo in cui le informazioni vengono codificate,

    trasformate, classificate, recuperate e trasmesse dallindividuo; in questo senso, si ritiene

    che luomo possegga le stesse caratteristiche funzionali di un computer. Sebbene

    lelaborazione delle informazioni abbia permesso di costruire modelli di problem solving

    successivamente confermati, ha anche mostrato il limite di applicabilit dei modelli

    generali del pensiero umano.

    Il cognitivismo

    La teoria linguistica di Chomsky, ed il modello di grammatica elaborato dallo studioso,

    influenzano profondamente gli studi psicolinguistici dalla fine degli anni 50 in poi;

    contemporaneamente, nel versante pi strettamente psicologico, contributi importanti a

    tale fase della disciplina sono stati forniti dal cognitivismo, un nuovo orientamento di studi

    che, segnando il superamento del comportamentismo, rivolge il proprio interesse ai

    problemi relativi al funzionamento della mente, ai suoi processi e alle sue elaborazioni. Il

    cognitivismo una corrente della psicologia che studia principalmente come luomo

  • 27

    acquisisce informazioni e conoscenze sul mondo circostante e come si comporta

    nellambiente a partire da queste conoscenze. Obiettivo fondamentale di questa

    impostazione teorica quello di rivelare i processi che intervengono nella formazione

    delle conoscenze.

    Il principale oggetto di studi del cognitivismo quindi la mente intesa come sistema

    complesso di regole, indipendente dai fattori biologici (le ricerche cognitive non si

    occupano del funzionamento del cervello dal punto di vista organico) o dai fattori sociali e

    culturali; la mente pu essere studiata senza tenere in considerazione gli affetti e le

    emozioni collegati alle percezioni, ai ricordi e ai pensieri.

    Il cognitivismo analizza soprattutto i processi mentali ritenendo che la mente organizzi le

    informazioni operando sui dati di cui dispone, secondo delle complesse serie di

    sequenze, di processi cognitivi considerati in parte innati e in parte appresi

    dallesperienza. In tale prospettiva la ricerca su cui il cognitivismo si concentra lanalisi

    dei processi di raccolta e trattamento dellinformazione; in questo senso, i modelli derivati

    dalla cibernetica risultano adeguati a descrivere questo tipo di analisi con luso della

    simulazione sui calcolatori. I computer, con i loro meccanismi di ingresso

    dellinformazione e di uscita del dato elaborato, e con le loro memorie, rivelano una

    somiglianza con luomo che riceve, elabora e trasforma linformazione, con i processi

    cognitivi umani che sono sempre uno scambio di informazione tra individuo e ambiente.

    La psicologia cognitiva nasce tra il 1950 e il 1960 dalle ricerche di Ulric Neisser e da

    quelle di George Miller, Eugene Galanter e Karl H. Pribram che ipotizzano che il

    comportamento umano sia regolato da un meccanismo di retroazione, chiamato TOTE

    (test-operate-test-exit), che rappresenta il procedimento con cui si realizza unazione: si

    esamina la situazione esistente, la si mette a confronto con la meta da raggiungere, si

    elabora un progetto per realizzare il cambiamento desiderato, si mettono in pratica le

    azioni necessarie, si analizza nuovamente la situazione, se lo scopo raggiunto lazione

    finisce, in caso contrario si va avanti fino al risultato voluto. A partire dal 1980 circa, la

    teoria cognitivista propone un ulteriore punto di vista sullapprendimento, tanto da

    affermare che, un cambiamento a livello comportamentale sempre connesso e

    spiegabile in base a un cambiamento a livello cognitivo. In questottica, lapprendimento

    sarebbe il risultato della complessa interazione tra fattori interni ed esterni, e in particolare

    dei processi mentali attraverso cui vengono elaborati gli input esterni. Lapprendimento

    non consisterebbe, quindi, nel semplice trasferimento dellinformazione esterna allinterno,

    ma sarebbe piuttosto il risultato di una sua complessa trasformazione a livello cognitivo.

  • 28

    Il soggetto dunque un attivo costruttore delle sue conoscenze. Questa concezione

    dellapprendimento come processo costruttivo attivo prevede, inoltre, che lacquisizione di

    nuove conoscenze produca una modificazione di quelle gi possedute. Ogni volta che il

    soggetto impara qualcosa di nuovo modifica le sue strutture concettuali: riorganizza le

    sue conoscenze, ma anche le procedure atte a padroneggiarle e a utilizzarle.

    Questultimo aspetto oggetto di studio soprattutto del recente filone di ricerca

    sullapprendimento in et adulta.

    Il contributo della filosofia del linguaggio

    Le riflessioni sul linguaggio sono nate insieme alla filosofia. Aristotele e Platone possono

    essere considerati due filosofi antesignani nellapproccio e nellapprofondimento delle

    questioni legate al linguaggio. Ogni epoca a visto privilegiare le diverse componenti dello

    studio del linguaggio. Nel medioevo europeo, ad esempio, la discussione sul linguaggio

    ruota principalmente intorno alla grammatica e alla logica del linguaggio. Dimostrazione di

    questo il peso che durante let medioevale stato attribuito allo studio del latino e della

    sua sintassi logica nelle scuole medie e nei licei classici di un tempo. Uno stretto legame

    tra analisi filosofica, analisi del linguaggio ed analisi filosofica rintracciabile fin dalla

    filosofia antica. Legame che rimasto invariato nei secoli fino a perdersi nellet moderna.

    Verso la met del secolo scorso Austin (1911-1956) paragonava la filosofia ad un sole

    caldo e tumultuoso da cui, nel tempo, si sono staccati pezzi che costituiscono i freddi

    pianeti della scienza, quali la matematica, la fisica, la logica, la psicologia e lantropologia.

    Egli, nel corso dei suoi studi, si pi volte chiesto se il XXI secolo, avesse visto sorgere

    attraverso gli sforzi comuni di filosofi, linguisti e altri studiosi del linguaggio, una vera e

    comprensiva scienza del linguaggio che in qualche modo avrebbe decretato la fine della

    filosofia del linguaggio a favore di uno studio rigorosamente scientifico e non pi

    filosofico. Di fatto questo non accaduto, innanzitutto, perch, ad oggi, non si ancora

    sviluppata una scienza comprensiva del linguaggio, ma pi semplicemente sono in corso

    diverse ricerche scientifiche sul linguaggio in vari campi: linguistica, psicologia,

    neurofisiologia, biologia, logica, matematica, informatica e poi perch nel tempo si sono

    consolidate due tendenze: da un lato le riflessioni sul linguaggio nellambito della scienza

    cognitiva, frutto del lavoro congiunto di studiosi di tutte queste discipline insieme ai filosofi;

    dallaltro lo sviluppo di alcuni standard nella linguistica teorica, per quanto riguarda la

    semantica formale.

  • 29

    Premesso questo, consultare un buon dizionario dei termini filosofici continua ad essere

    indispensabile per comprendere come la filosofia del linguaggio possa essere

    considerata a tutti gli effetti una disciplina antesignana nello studio del linguaggio. Non

    c, infatti, attivit umana che non sia interessata dalla e alla riflessione pi o meno

    filosofica sulla natura del linguaggio.

    La logica, la metafisica, lontologia, lepistemologia, la gnoseologia, la psicologia

    sperimentale, la riflessione sulluomo in generale e nella totalit delle sue manifestazioni

    e, infine, letica e la morale, sono tutte scienze che spaziano ed indagano i diversi aspetti

    del linguaggio. Questo dipende dal semplice fatto che il linguaggio indissolubilmente

    legato ad ogni attivit umana poich strettissimo il rapporto che lo stringe al pensiero ed

    allelaborazione teorica, cos come evidente, il rapporto che lo congiunge allagire

    pratico dellessere umano ed alla concezione del mondo. Attraverso il linguaggio, infatti,

    luomo nomina le cose, le significa, le mette in relazione, veicola valori, esprime giudizi.

    Tuttavia nonostante sia importante mantenere costantemente aperto un approccio

    multidisciplinare allo studio del linguaggio necessario tenere sempre presente la

    distinzione tra filosofia del linguaggio, linguistica e psicologia, chiarito ormai ampiamente

    che si tratta di una distinzione e non di una separazione e che tra queste tre attivit

    umane esistono zone di sovrapposizione, interazioni e reciproci condizionamenti. La

    filosofia del linguaggio, infatti, sinterroga in modo prioritario sulla natura e sulla funzione

    del linguaggio, mentre la linguistica privilegia lesame dei meccanismi interni alla lingua

    considerandola come un insieme strutturato, e la psicolinguistica studia l i processi

    psicologici- cognitivi-comportamentali alla base dellacquisizione, dellelaborazione e

    delluso comune della lingua.

    Gli psicologi hanno costantemente insistito sulla cosiddetta mediazione verbale per la

    quale, tra un atto intellettivo ed un altro c sempre il filtro del linguaggio in una dinamica

    in cui, il possesso degli opportuni strumenti linguistico-concettuali, il pre-requisito per lo

    sviluppo ed il potenziamento della attivit cognitiva. Partendo da questa idea, non ci si

    pu non soffermare su un filosofo come Wittgenstein che, con il sue riflessioni sul

    linguaggio, prende le distanze dalla psicologia e nello stesso tempo enuncia dei principi

    che funzionano da agganci tra filosofia del linguaggio e psicologia del linguaggio. Nelle

    Ricerche filosofiche, opera pubblicata postuma nel 1953 e che rappresenta un evento

    nel panorama filosofico nazionale e in generale per tutti gli studiosi che si occupano dello

    studio del linguaggio, sono individuate le molteplici funzioni del linguaggio.

  • 30

    Il linguaggio, infatti non pi solo un mezzo per descrivere il mondo, ma sempre

    inestricabilmente connesso ad un contesto dazione. In questo, Wittgenstein non fa altro

    che portare avanti il principio di con testualit di Frege. Se Frege aveva detto che una

    parola ha significato solo nel contesto di un enunciato, Wittgenstein arriva a dire che una

    parola ha significato solo nel suo contesto duso, quindi in un contesto in cui le parole e le

    azioni inevitabilmente sintrecciano. Molteplici, infatti, sono le possibili funzioni del

    linguaggio ed esso serve alle operazioni pi svariate come il domandare, il pregare, il

    comandare, etc. Quella che potremmo definire funzione referenziale e che rimanda al

    linguaggio inteso essenzialmente come dimostrazione soltanto una funzione di uno dei

    possibili giochi linguistici. Nasce cos il concetto di gioco linguistico, ovvero un contesto

    di azioni e parole in cui si definiscono gli usi, o meglio i significati delle parole stesse.

    Se, significato diventa sinonimo di uso del linguaggio, allora questultimo perda ogni aurea

    metafisica: il significato di unespressione non n un oggetto n unimmagine mentale. Il

    termine gioco deve essere preso quasi alla lettera, poich, cos come un qualsiasi gioco

    viene, veramente appreso nel momento delle pratica, analogamente apprendiamo le

    regole di un gioco linguistico solo giocando e non certo attraverso una riflessione ed

    unanalisi teorica consumata a priori. Luso del linguaggio, infatti, si pu osservare

    oggettivamente, nel senso che si pu dare una descrizione oggettiva degli usi linguistici,

    dei significati delle nostre espressioni, riconducendole al contesto in cui vengono

    originariamente usate.

    Spesso molti fraintendimenti linguistici dipendono dallusare una parola fuori dal contesto

    che le appropriato. Questa nuova concezione filosofica del linguaggio apre anche

    unaltra questione legata alla comprensione del significato. Il filosofo studia la

    comprensione dal punto di vista delle pratiche sociali oggettive e controllabili. Per lui

    comprendere equivale a capire i segni. In questo prende le distanze da Frege che,

    partendo dallanalisi dei processi psichici interni, sostiene che comprendere un

    processo misterioso in cui il piano psichico e il regno dei pensieri vengono a contatto tra

    loro.

    Wittgenstein interrogandosi su come sia possibile capire luso dei segni e su che cosa

    garantisca la corretta comprensione e la giusta applicazione dei segni arriva a formulare

    la tesi per cui c comprensione a patto che si segua la regola. Egli nota, infatti, come

    luomo sia continuamente esposto al fraintendimento, alla comunicazione non riuscita.

    Ogni espressione pu essere interpretata diversamente dai differenti parlanti. Postulato

    questo viene da chiedersi come, sia allora possibile seguire correttamente una regola se

  • 31

    si pu dare sempre e costantemente una diversa interpretazione della stessa. Per

    Wittgenstein, la risposta non nellinterpretazione della regola, n nellintenzione di

    seguire la regola, ma solo nella pratica della regola. Solo la pratica, infatti, in grado di

    assicurare la sicurezza della comprensione della conversazione. Pratica che si sviluppa

    nel contesto di una comunit linguistica: non si pu seguire una regola, privatim, non vi

    un linguaggio privato, e seguire la regola il fondamento dei giochi linguistici. Un altro

    elemento dapprofondimento viene fuori, se consideriamo che ogni singolo gioco

    linguistico, proponendo se stesso regala tanto il metodo della sua stessa comprensione,

    quanto un modo di rapportarsi al mondo. Ogni gioco di lingua, cio, una sorta di sonda

    lanciata verso un mondo possibile o, per meglio dire, verso un modo di organizzare un

    orizzonte di senso allinterno del quale agire. Per dirla con la terminologia delle ricerche

    filosofiche, tanti sono i giochi di lingua, tante sono le lebensform forme di vita e ogni

    linguaggio nasce da un insieme di bisogni sociali che si vengono a costituire ma, poi,

    dialetticamente, conferisce a tali bisogni un nuovo spessore e li costituisce in un mondo

    virtualmente autonomo. Una forma di vita unistituzione, un costume, una pratica

    allinterno della quale il linguaggio ha un ruolo speciale da giocare. Si consideri una

    persona che riporti le proprie sensazioni, diciamo, dopo aver subito un incidente, dopo

    essere stata investita da unautomobile. in ospedale ed ovviamente deve dire al dottore

    dove sente dolore. Questo riportare, localizzare e descrivere il dolore , secondo

    Wittgenstein, unattivit, un gioco linguistico. E lo si gioca in un contesto determinato:

    questo contesto pi lattivit stessa costituiscono una forma di vita.

    A questo punto diventa abbastanza facile constatare il rapporto che si viene a costituire

    tra il linguaggio e lesistenzialit, in una prospettiva nella quale lesistenzialit sempre

    considerata nella sua concretezza quotidiana qualunque sia la forma che essa assume.

    Questo atteggiamento di apertura e tolleranza viene ulteriormente messo in evidenza se

    puntualizziamo come nella prospettiva di Wittgenstein, i giochi di lingua devono essere

    semplicemente descritti e mai normativizzati. Chi pretende, infatti, di giudicare la

    correttezza o meno di questa o quellaltra regola mostra di non avere compreso cosa

    veramente sia un linguaggio, il quale sempre parametro di s stesso e non accetta

    intrusioni e normativit esterne. Assumendo allinterno dei linguaggi la dimensione

    pragmatico-sociale, Wittgeinstein non pu non assumere, anche la dimensione storica ed

    asserire che i giochi di lingua, portatori di vita e viventi essi stessi, nascono, crescono e

    muoiono. Una filosofia, una prospettiva estetica, una teoria pi o meno scientifica, in

    questottica, sono dei modi in cui la lingua ha giocato e quando essa ha toccato il punto

    finale e discensivo della sua parabola, si presenta come un reperto che, divenendo

  • 32

    oggetto di analisi ermeneutica (interpretazione), pu quasi vivere una seconda vita se

    capace di spingerci, nei nostri sforzi interpretativi, a determinare un nuovo modo di

    giocare del linguaggio. Wittgenstein d lincipit a quella filosofia analitica tipica dei paesi di

    lingua inglese che si dedicher sistematicamente allanalisi delle molteplici manifestazioni

    del linguaggio intese tutte come mondi autonomi.

    La comprensione complessiva del nostro filosofo emerge ancora meglio se analizziamo il

    concetto di lebensform, forma di vita, inquadrando la logica che sembra presiedere alla

    nascita, alla evoluzione e alla morte dei singoli giochi di lingua. Quando si dice che ogni

    gioco di lingua imparentato con una forma di vita bisogna cogliere la natura dialettica

    di tale rapporto. Ogni singolo gioco, cio, nasce dalla pressione di esigenze pratiche

    storicamente e culturalmente determinate che, nel momento del loro presentarsi, si

    trovano, diciamo cos, in una fase ancora magmatica e non ancora organizzata. il

    formarsi di questo o di quel particolare linguaggio che struttura tali pressioni, dando loro la

    forma di un mondo ed organizzandola nel segno della sistematicit. Luomo costituisce

    se stesso ed il suo mondo proprio producendo tali giochi linguistici le cui regole interne

    crescono su se stesse senza che se ne abbia una preventiva coscienza e senza che si

    operi con una chiara progettualit. I giochi di lingua, pertanto, sembrano essere i veri

    soggetti e luomo che li esercita ne risulta profondamente condizionato. Non possibile

    pertanto prevedere a priori levoluzione o la morte di questo o quellaltro linguaggio ed il

    momento della riflessione cosciente nei confronti di un gioco di lingua, che ha esaurito la

    sua funzione, pu avvenire solo a posteriori. Wittgenstein sottolinea come esista un

    rapporto di parentela tra i singoli giochi di lingua che, pur nella loro autonomia, mostrano

    delle affinit e dei tratti comuni che, raggiungendo una certa soglia, si compongono in

    famiglie. Intendendo il linguaggio come la totalit dei giochi di lingua, va sottolineato

    che, esso nasce e si sviluppa, ci sia lecito lossimoro, attraverso una logica caoticamente

    ordinata. Per esprimere tale modalit di evoluzione, Wittgenstein solito ricorrere alla

    metafora della citt. Cos come una citt, si sviluppa dal lato urbanistico, mettendo

    insieme quartieri che hanno origini diverse e differenti identit e funzioni, analogamente il

    linguaggio vede sorgere giochi di lingua che non fanno parte di un aprioristico piano

    regolatore ma che, tuttavia, trovando quartieri preesistenti, non possono non rispettarli

    senza rimanerne condizionati avendo di fronte a s questa o quella possibilit di sviluppo.

    normale, pertanto, che chi osserva tale evoluzione in questa o quellaltra sua fase, si

    trova di fronte ad un disordine che, per, quanto pi lo si guarda da vicino e nella

    specificit della funzione di ogni suo singolo elemento intero, tanto pi appare ispirato e

    motivato da una logica che trae alimento dalle diverse lebensform via via rintracciate.

  • 33

    Nellopera di Wittgenstein la filosofia terapia interna ai singoli giochi di lingua perch

    lanalisi filosofica porta a compiuta coscienza le regole che si sono sviluppate

    precedentemente e individua indebiti momenti di sovrapposizione tra questo o quellaltro

    sprachspiel (gioco di lingua). Le regole interne ai giochi di lingua non sono mai, n vere,

    n false, esse vanno considerate nelle loro relative posizioni e rispettate nelle autonomie

    del loro sviluppo. Diverso, per, il caso in cui i singoli giochi linguistici si sovrappongono,

    facendo s che ci si serva, inavvertitamente, di regole che appartengono ad un gioco

    diverso da quello iniziale. In tal caso, il linguaggio si avvita su se stesso, ed proprio in

    tale occasione che deve intervenire la funzione terapeutica della filosofia.

  • 34

    ESERCIZI

    a) Spiega il modo in cui si evoluto il linguaggio nellessere umano

    b) Dai una definizione di linguaggio

    c) Spiega il rapporto esistente tra linguaggio e comunicazione

    d) Indica su quanti livelli si fonda il linguaggio umano

    e) La comunicazione ha unimportante funzione educativa, indica quale

  • 35

    2. LA COMUNICAZIONE LINGUISTICA

    Un exursus di linguistica

    La linguistica lo studio della lingua secondo i metodi della scienza moderna ed opera

    nelle aree della fonologia, morfologia, sintassi che insieme formano la grammatica, e in

    quelle della metrica, che studia la struttura ritmica e la tecnica compositiva dei versi, della

    semantica, della lessicografia, che comprende letimologia. La lingua una creazione

    storica ed antropologica ed il risultato delluso del linguaggio da parte di una

    determinata societ di parlanti in un preciso momento della storia. Di conseguenza, tutti

    gli uomini hanno, e probabilmente hanno sempre avuto, la facolt del linguaggio; le

    lingue, invece sono molteplici e variano a seconda dei gruppi sociali che le esprimono e

    del periodo storico in cui sono state espresse. Il tempo, oltre alla convenzione sociale,

    laltra coordinata fondamentale per cui una lingua quella che si manifesta.

    La linguistica nasce, in prima istanza come esigenza di interpretare correttamente i testi

    sacri, quando ci si reso conto, nelle varie civilt, che la lingua con cui erano scritti i testi

    non risultava pi ben comprensibile. stata proprio la conoscenza del sanscrito da parte

    dellOccidente, avvenuta alla fine del Settecento, a porre le basi per una fondazione

    scientifica della linguistica. iniziata, cos, unopera di comparazione sistematica delle

    lingue (a partire dalle lingue indoeuropee) e una loro classificazione secondo criteri

    rigorosi, basati soprattutto sullo studio delle corrispondenze fonetiche e morfologiche

    (Glottologia). Parallelamente iniziato lo studio sistematico dei dialetti. Per tutto

    lOttocento la linguistica, assorbita dalle scoperte e dalle acquisizioni valide ancora oggi

    del metodo comparativo, stata una disciplina piuttosto compatta e orientata verso lo

    studio diacronico, ossia storico, della lingua.

    Nel XX secolo, e in particolare grazie allopera di Franz Boas, Ferdinand de Saussure e la

    scuola linguistica di Praga, la disciplina si sviluppata secondo una serie di orientamenti

    diversi: lanalisi diacronica viene ulteriormente sviluppata e perfezionata, ma nello stesso

    tempo prende piede lo studio sincronico, che si propone di studiare la lingua nel suo stato

    attuale e nel suo funzionamento reale. Lo strutturalismo nato e si sviluppato proprio in

    linguistica, con la considerazione che le lingue costituiscono sistemi complessi e

    strutturati, in cui ogni parte legata a tutte le altre e non modificabile o eliminabile senza

    che lintera struttura ne risenta. Possiamo, dunque parlare di due tipi di linguistica: una

    sincronica ed una diacronica. Con la prima, intendiamo lo studio del rapporto che occorre

    tra tutti gli elementi costitutivi del sistema linguistico, prescindendo dalla loro origine e

  • 36

    dallevoluzione del tempo, con la seconda, invece, ci riferiamo allaspetto dei fatti

    linguistici secondo la successione nel tempo, ad esempio la /i/ latina in sillaba aperta

    accentata che in italiano diventa /e/ chiusa. La distinzione tra langue e parole

    determina che al momento di un atto locutivo, tutti i rapporti paradigmatici che strutturano

    una langue sono, comunque, sempre e solo sincronici; laspetto diacronico si manifesta,

    allopposto, sullasse sintagmatico, ovvero nella parole. Studiare la grammatica di una

    lingua quindi eminentemente compito della linguistica sincronica.

    Negli Stati Uniti Franz Boas e Edward Sapir, nellambito della linguistica descrittiva, hanno

    applicato raffinate metodologie per identificare i suoni o le unit grammaticali delle lingue