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Il Sole 24 Ore Martedì 30 Luglio 2013 - N. 207 Impresa&territori 37 ? Le spese dirappresentanza possono essere deducibili? Segnali di distensione per il dossier-vino È la domanda del giorno. Chi pagherà dazio a cau- sa dell’attesissimo accor- do Europa-Cina sull’import di pannelli solari cinesi incentra- to sull’undertaking, vale a dire il doppio principio del prezzo minimo e del massimo quanti- tativo esportabile? Cominciamo dalla rispo- sta: i consumatori europei, vittime di una concorrenza falsata da meccanismi come l’undertaking che si basano sulla mutua accettazione di un livello tollerabile di com- petizione sleale. Ma riavvolgiamo il nastro e ripartiamo dalle decisioni in cantiere. Se i 28 commissari saranno d’accordo la Cina non potrà esportare più di 7 gigawatts di pannelli solari in Europa (con- tro i 12 dell’anno scorso) e po- trà farlo al prezzo minimo di 57 centesimi per watt. In caso di sforamento, infatti, scatterà il temutissimo antidumping del 47,6 per cento. Nel 2012 la capacità cinese è stata di oltre 55 gigawatt, pari al 150% del consumo glo- bale. Una volta e mezza il fab- bisogno mondiale, l’eccesso di capacità cinese era pari al doppio del fabbisogno euro- peo, 15 gigawatt. Nel 2009, appena quattro an- ni fa, la Cina ne produceva ap- pena 6,5, ratificando l’accordo d’ora in poi potrà esportare in Europa una quantità di poco su- periore, 7 gigawatt. Un simile sistema farà bene anche alla concorrenza che, lo sappiamo, è il sale della compe- tizione leale? Il pericolo dei dazi aveva aperto alla concorrenza di al- tri operatori asiatici, giappone- si, taiwanesi, coreani. Oggi che alla Cina viene permesso di vendere i pannelli a un prez- zo prestabilito i concorrenti vedono sfumare le prospetti- ve sull’Europa. Il minimum pri- ce fixing, illegale se praticato da privati, è appunto il cuore dell’accordo europeo. Bene ha fatto l’Europa a ne- goziare con la Cina, nonostan- te la pressione delle procedure a raffica – dal poly-silicon statu- nitense e coreano, al vino euro- peo, alla toluidina tedesca – aperte da Pechino in un pugno di settimane. Bene ha fatto Pechino a idea- re e a chiedere, come previsto dalla normativa antidumping, un’alternativa al muro contro muro che avrebbe pregiudica- to le relazioni sinoeuropee da qui all’eternità. Ma la via dell’undertaking è di quelle che possono produr- re danni collaterali. Perché Europa e Cina si so- no accordati su un livello de- cente di concorrenza sleale che l’Europa si impegna a subi- re dietro l’impegno della Cina a monitorare container su con- tainer. La Commissione avrà la possibilità di controllare le im- portazioni vendita per vendita e questo è pesante per i cinesi. Ma il prezzo lo pagheranno gli europei, come dimostrano le contestazioni di Prosun, la lobby che minaccia il ricorso alla Corte europea di Giusti- zia, non solo i produttori ma, soprattutto, i consumatori che avrebbero potuto aspirare a una scelta tra più offerte, scel- ta che d’ora in poi sarà condi- zionata dalle tariffe minime "made in China". E la concorrenza con altri operatori forse è morta ancor prima di nascere. In realtà, il vero regalo indi- retto che l’Europa ha fatto a Pe- chino sta nello stesso meccani- smo che garantisce un assorbi- mento standard del surplus produttivo, liberando preziose risorse per la ricerca. Se la Cina farà questo, compirà sicura- mente un passo da gigante ver- so prodotti di qualità e più com- petitivi. La Cina potrà e sarà co- stretta a investire in ricerche. Forse è questo il miglior regalo che l’Europa potesse fargli. ©RIPRODUZIONERISERVATA La questione industriale DOGANE E FOTOVOLTAICO EmanueleScarci Sospiro di sollievo delle 1.300aziende vinicole italiane do- pol’accordofra Uee Cinasuipan- nellisolari. Sonoinfatti 1.300ipro- duttori (su 1.500 esportatori nel 2012) che si sono registrati presso ilministero delloSviluppo econo- mico ai fini dell’indagine anti- dumping e antisussidi promossa da Pechino. «L’intesa Ue-Cina non chiude l’indagine antidum- ping sul vino – osserva Domeni- co Zonin, presidente dell’Unione italiana vini – Governo e Com- missione europea devono anco- ralavorare per farla archiviare re- almente. Ora la Cina ha guada- gnato un punto, la prossima ma- no deve premiare gli europei». Il governo cinese però è alla fi- nestra: l’unica apertura che po- trebbe concedere è la disponibili- tà a favorire il dialogo diretto fra i produttori di vino europei e quel- licinesi per raggiungereun accor- do economico di tipo generale. LaCommissionesembrerebbe fa- vorevole all’apertura del tavolo e all’accordo tra produttori e per questo starebbe consultando an- che l’associazione europea. E quest’ultima ieri avrebbe tenuto una conferencecall conle rappre- sentanze nazionali. «La risposta di 1.300 produtto- ri italiani – valuta il presidente dellaUiv – è importante. Dà la mi- sura della risposta italiana. I 200 operatori che non si sono regi- strati evidentemente esportano solo pochi cartoni di vino». Ma non si tratta solo del vi- no. «È aperto anche il dossier sulla chimica – aggiunge Zonin – che coinvolge pesantemente i tedeschi. Inutile dire che il rapporto di valore tra chimica e vino è di cento a uno». Sulla stessa lunghezza d’onda Sandro Boscaini, patron di Masi Agricola: «L’accusa alla Ue di sovvenzionare l’export di vino – sostiene mister Amarone – è ma- nifestamente infondata. I fondi Ocm vino sono diretti a finanzia- re le promozionali all’estero e non l’export fisicodi vino o i prez- zi praticati sugli scaffali cinesi. Credoche icinesiandranno avan- ti nella loro indagine, infatti han- no già detto che non si tratta di una ritorsione ma della sentenza di un tribunale cinese che ha ac- colto il ricorso depositato da un’associazione di produttori lo- cali. Forse però interrompere su- bitola proceduraavrebbe confer- mato la ritorsione mentre se la chiudessero tra un po’ di tempo si salverebbe la forma. Spero che la vicenda si chiuda presto». La Masi agricola è «stata fin dal pri- missimo momento sul mercato cinese - ricorda Boscaini -. È un lavoro lungo ma quello che è mancato all’Italia è stata una pro- mozione istituzionale di spesso- re. Solo l’Enoteca di Siena svolge un lavoro capillare, ma possiamo ancora recuperare e convincere i consumatori cinesi che il vino non è solo francese». «Si è fatto un passo avanti – in- terviene Giovanni Geddes de Fi- licaja, ceo di Frescobaldi – ma non va abbassata la guardia. Og- gi per noi il mercato cinese signi- fica poco, meno di un milione di fatturato, ma questo perché fran- cesi, australiani e persino cileni sono stati più aggressivi di noi. I fondi Ocm sono serviti ma biso- gna fare squadra». ©RIPRODUZIONERISERVATA TUTTELENOVITÀDELLE ULTIMESENTENZEFISCALI DOMANIINSERTOSPECIALE CONILSOLE24ORE In 16 pagine il punto sulle principali sentenze tributarie, con il quadro completo di un anno di novità Ilbracciodiferrosullebottiglie. Disponibiliaduntavolotraproduttoricinesiedeuropeiperunaccordocommerciale In vendita a 0,50 euro oltre al prezzo del quotidiano SOSPIRODISOLLIEVO Lavicendanonchiude automaticamentel’indagine delleautoritàsulsettore maindirizzailcontenzioso versounapossibilesoluzione LucaOrlando MILANO «Eravamo un’azienda flori- da, ora si sopravvive a malapena: se l’idea è quella di far chiudere il settore basta dirlo». L’umore di Luciano Brandoni non è al top e a rovinargli la giornata è l’annuncio dell’accordo «amichevole» rag- giunto sabato scorso tra Europa e Cina per risolvere la disputa con- correnziale sui pannelli solari. Il compromesso raggiunto, im- posizione di prezzi minimi senza però adottare dazi antidumping sui prodotti asiatici, è sale sulle fe- rite per Brandoni, uno dei pochi produttorinazionalidipannellifo- tovoltaici, 50 addetti e 30 milioni di ricavi nel 2012. Fatturato che quasicertamente scenderà,inpar- te per la frenata del mercato alla luce della riduzione degli incenti- vi, in parte per la progressiva per- ditadiquoteafavoredeiprodutto- ri asiatici. «L’accordo – aggiunge Brandoni – mi sembra soltanto un modo per dire "grazie" alla Cina, in particolare da parte della Ger- mania. Sono arrabbiato, e ovvia- mente preoccupato per la nostra attività: se non ci proteggiamo è impossibile fare ricerca e innova- re, così si muore». Appena più di- plomatica rispetto alla posizione di Brandoni è la linea dell’Ifi, asso- ciazione di riferimento per i pro- duttori italiani di pannelli, che ve- de un’Europa più debole alla luce di questo accordo. «La Commis- sione – spiega il presidente di Ifi AlessandroCremonesi–perlapri- ma volta nella storia è uscita dal proprio ruolo tecnico e si è fatta persuadere da spinte politiche di alcuni paesi preoccupati per le ri- torsioni che la Cina avrebbe potu- to adottare: da oggi l’Europa è ne- gozialmente più debole». L’intesa raggiunta–ieridifesa dal commis- sario al Commercio Karel De Gu- cht come «una boccata d’ossige- no» e accettata secondo fonti Ue dal 70% dei produttori cinesi, mentre per il restante 30% ci sa- ranno dazi del 47,6% – prevede l’ipotesi di un prezzo minimo di 56 centesimi per watt (ma la con- ferma formale della soglia ancora non c’è ndr.) con la possibilità per Pechino di vendere a questi valori fino a sette gigawatt all’anno, cir- ca il 70% della domanda europea. Prezzo minimo che suscita più di una perplessità tra le imprese, an- che perché secondo le ultime sti- me di mercato alla fine del 2012 eraproprioquestosul mercatoeu- ropeoilvalore medio per ipannel- li cinesi di alta gamma. Prezzo di vendita che secondo le stime del Politecnico di Mila- no (Solar Energy Report 2013, Ndr) era inferiore di quasi dieci centesimi ai soli costi di produ- zione in Italia, di 13 centesimi in rapporto ai prezzi di vendita dell’output nazionale, con un gap stimato nell’ordine del 20%. «Il prezzo minimo non risolve un bel niente – commenta il presi- dente di Anie Claudio Andrea Gemme – perché allora il ragiona- mento si potrebbe estendere a molti altri prodotti dell’elettroni- ca, ai motori ai cavi. Credo che l’industria italiana andrebbe pro- tetta e in questa situazione i dazi lo avrebbero fatto di più». Posizione intermedia invece quella di Assorinnovabili (recen- te fusione tra Assosolare e Aper), con il vicepresidente Gio- vanni Simoni che ritiene necessa- rio salvare i produttori italiani di pannelli perché si tratta di azien- de importanti e di alta qualità, «tenendo conto però che l’intera filiera per essere competitiva ha bisogno di prezzi adeguati e gli impianti italiani, oltre a dover ac- quistare all’estero il silicio, non hanno la massa critica per com- petere con i big asiatici. «Ad ogni modo – aggiunge – il controllo sui prezzi minimi sarà molto dif- ficile da realizzare». L’imposizione di dazi, forte- mente caldeggiata tra i (pochi) produttori italiani di pannelli non è comunque sostenuta all’unani- mitàdall’industriafotovoltaicana- zionale, che in gran parte opera nelle fasi a valle di distribuzione, progettazione e installazione. Attività che rappresentano la quota preponderante del giro d’affari del settore in Italia, più che dimezzato a 6,2 miliardi di eu- ro nel 2012 dopo la rivisitazione del sistema di incentivi. Lo stes- so report del Politecnico di Mila- no evidenziava in un sondaggio la visione opposta delle imprese a seconda della posizione nella fi- liera: dazi contro la Cina necessa- ri per il 100% dei produttori di pannelli, da evitare per la totalità dei distributori. Posizione, quest’ultima, criticata dall’ad di Solsonica, leader italiano dei pan- nelli, 205 addetti e 64 milioni di ricavi. «La teoria per cui l’intro- duzione di queste misure com- porterebbe un rialzo nei prezzi e il conseguente rallentamento del mercato – spiega Paolo Mutti – è miope perché il calo dei listini è garantito solo da una competi- zione equilibrata. In assenza di questi meccanismi una volta che i produttori cinesi avranno fatto fuori tutti i concorrenti occiden- tali si verrebbe a creare una sorta di monopolio. E a quel punto sa- ranno loro a decidere il prezzo e non il mercato». «È positivo che si vada a con- cludere il contenzioso con la Ci- na sui pannelli fotovoltaici con un accordo – ha evidenziato il vi- ce ministro dello Sviluppo Econo- mico Carlo Calenda –. Ma non sia- mo affatto soddisfatti su un even- tuale protrarsi dell’indagine cine- se sui vini fino a giugno 2014. Le nostre imprese hanno bisogno di certezze. Chiediamo quindi alla Commissione di fare uno sforzo ulteriore e di chiudere definitiva- mente ed immediatamente an- che la questione del vino». ©RIPRODUZIONERISERVATA di RitaFatiguso (*) Valore complessivo considerando anche imprese estere con stabilimento produttivo in Italia Fonte: Solar Energy Report Così Pechino ha ottenuto quel che voleva Un confronto difficile L’Unione europea ha ceduto alle richieste di alcuni partner e si è dimostrata debole di fronte alle minacce della Cina ANALISI LA FILIERA ITALIANA Il volume d’affari del fotovoltaico italiano nel 2012 mostra una contrazione del 58% sul 2011 Fatturato complessivo. In milioni di euro Quota imprese italiane. In percentuale LA TENSIONE SUI PREZZI €/W 872 2.390 547 903 1.532 6.237 0,8 0,4 0,2 0,5 0,6 0,3 0,1 0 0,7 2% 13% 35% (64%*) 40% 75% 80% Silicio e wafer “Made in Cina” bassa gamma “Made in Cina” Costo medio di produzione in Italia Prezzo medio di vendita moduli italiani Celle e moduli Inverter Altri componenti Distribuzione Progettazione installazione Gap prezzo moduli cinesi e costo di produzione moduli italiani a fine 2012 Prezzo moduli cinesi a fine 2012 0,225 0,44 0,095 0,57 0,665 0,7 MARKA «Il prezzo minimo non basta» Per i produttori di pannelli, l’assenza di dazi danneggerà lo stesso le aziende Ue QUADRODIFFICILE InItaliaricavidimezzati perlariduzionedegli incentivieicostidelsilicio Calenda:positivochesichiuda conunaccordo Inumeridellacompetizione PROVALO SUBITO! www.lavoro24.ilsole24ore.com PUOI CERCARE NELLA RETE, MA TROVI TUTTO SU LAVORO 24 Il nuovoservizioonline che offre un punto di accesso in tempo reale all’in- formazione e all’aggiornamento quotidiano in diritto del lavoro e ammini- strazione del personale. News, approfondimenti dei più autorevoli autori delGruppo24OREsullepiùimportanti novitànormativeeamministrative, commentieinterpretazionisusentenzeecircolaridegliorganiufficiali. COMMENTI MINISTERO DELLAVORO GAZZETTA UFFICIALE CIRCOLARI INAIL CIRCOLARI INPS ARTICOLI NEWS SENTENZE Il Sole 24 Ore Martedì 30 Luglio 2013 - N. 207 Impresa&territori 37 ? Le spese dirappresentanza ? ? possono essere deducibili? Segnali di distensione per il dossier-vino È la domanda del giorno. Chi pagherà dazio a cau- sa dell’attesissimo accor- do Europa-Cina sull’import di pannelli solari cinesi incentra- to sull’undertaking, vale a dire il doppio principio del prezzo minimo e del massimo quanti- tativo esportabile? Cominciamo dalla rispo- sta: i consumatori europei, vittime di una concorrenza falsata da meccanismi come l’undertaking che si basano sulla mutua accettazione di un livello tollerabile di com- petizione sleale. Ma riavvolgiamo il nastro e ripartiamo dalle decisioni in cantiere. Se i 28 commissari saranno d’accordo la Cina non potrà esportare più di 7 gigawatts di pannelli solari in Europa (con- tro i 12 dell’anno scorso) e po- trà farlo al prezzo minimo di 57 centesimi per watt. In caso di sforamento, infatti, scatterà il temutissimo antidumping del 47,6 per cento. Nel 2012 la capacità cinese è stata di oltre 55 gigawatt, pari al 150% del consumo glo- bale. Una volta e mezza il fab- bisogno mondiale, l’eccesso di capacità cinese era pari al doppio del fabbisogno euro- peo, 15 gigawatt. Nel 2009, appena quattro an- ni fa, la Cina ne produceva ap- pena 6,5, ratificando l’accordo d’ora in poi potrà esportare in Europa una quantità di poco su- periore, 7 gigawatt. Un simile sistema farà bene anche alla concorrenza che, lo sappiamo, è il sale della compe- tizione leale? Il pericolo dei dazi aveva aperto alla concorrenza di al- tri operatori asiatici, giappone- si, taiwanesi, coreani. Oggi che alla Cina viene permesso di vendere i pannelli a un prez- zo prestabilito i concorrenti vedono sfumare le prospetti- ve sull’Europa. Il minimum pri- ce fixing , illegale se praticato da privati, è appunto il cuore dell’accordo europeo. Bene ha fatto l’Europa a ne- goziare con la Cina, nonostan- te la pressione delle procedure a raffica – dal poly-silicon statu- nitense e coreano, al vino euro- peo, alla toluidina tedesca – aperte da Pechino in un pugno di settimane. Bene ha fatto Pechino a idea- re e a chiedere, come previsto dalla normativa antidumping, un’alternativa al muro contro muro che avrebbe pregiudica- to le relazioni sinoeuropee da qui all’eternità. Ma la via dell’undertaking è di quelle che possono produr- re danni collaterali. Perché Europa e Cina si so- no accordati su un livello de- cente di concorrenza sleale che l’Europa si impegna a subi- re dietro l’impegno della Cina a monitorare container su con- tainer. La Commissione avrà la possibilità di controllare le im- portazioni vendita per vendita e questo è pesante per i cinesi. Ma il prezzo lo pagheranno gli europei, come dimostrano le contestazioni di Prosun, la lobby che minaccia il ricorso alla Corte europea di Giusti- zia, non solo i produttori ma, soprattutto, i consumatori che avrebbero potuto aspirare a una scelta tra più offerte, scel- ta che d’ora in poi sarà condi- zionata dalle tariffe minime "made in China". E la concorrenza con altri operatori forse è morta ancor prima di nascere. In realtà, il vero regalo indi- retto che l’Europa ha fatto a Pe- chino sta nello stesso meccani- smo che garantisce un assorbi- mento standard del surplus produttivo, liberando preziose risorse per la ricerca. Se la Cina farà questo, compirà sicura- mente un passo da gigante ver- so prodotti di qualità e più com- petitivi. La Cina potrà e sarà co- stretta a investire in ricerche. Forse è questo il miglior regalo che l’Europa potesse fargli. ©RIPRODUZIONERISERVATA La questione industriale DOGANE E FOTOVOLTAICO EmanueleScarci Sospiro di sollievo delle 1.300aziende vinicole italiane do- pol’accordofra Uee Cinasuipan- nellisolari. Sonoinfatti 1.300ipro- duttori (su 1.500 esportatori nel 2012) che si sono registrati presso ilministero delloSviluppo econo- mico ai fini dell’indagine anti- dumping e antisussidi promossa da Pechino. «L’intesa Ue-Cina non chiude l’indagine antidum- ping sul vino – osserva Domeni- co Zonin, presidente dell’Unione italiana vini – Governo e Com- missione europea devono anco- ralavorare per farla archiviare re- almente. Ora la Cina ha guada- gnato un punto, la prossima ma- no deve premiare gli europei». Il governo cinese però è alla fi- nestra: l’unica apertura che po- trebbe concedere è la disponibili- tà a favorire il dialogo diretto fra i produttori di vino europei e quel- licinesi per raggiungereun accor- do economico di tipo generale. LaCommissionesembrerebbe fa- vorevole all’apertura del tavolo e all’accordo tra produttori e per questo starebbe consultando an- che l’associazione europea. E quest’ultima ieri avrebbe tenuto una conferencecall conle rappre- sentanze nazionali. «La risposta di 1.300 produtto- ri italiani – valuta il presidente dellaUiv – è importante. Dà la mi- sura della risposta italiana. I 200 operatori che non si sono regi- strati evidentemente esportano solo pochi cartoni di vino». Ma non si tratta solo del vi- no. «È aperto anche il dossier sulla chimica – aggiunge Zonin – che coinvolge pesantemente i tedeschi. Inutile dire che il rapporto di valore tra chimica e vino è di cento a uno». Sulla stessa lunghezza d’onda Sandro Boscaini, patron di Masi Agricola: «L’accusa alla Ue di sovvenzionare l’export di vino – sostiene mister Amarone – è ma- nifestamente infondata. I fondi Ocm vino sono diretti a finanzia- re le promozionali all’estero e non l’export fisicodi vino o i prez- zi praticati sugli scaffali cinesi. Credoche icinesiandranno avan- ti nella loro indagine, infatti han- no già detto che non si tratta di una ritorsione ma della sentenza di un tribunale cinese che ha ac- colto il ricorso depositato da un’associazione di produttori lo- cali. Forse però interrompere su- bitola proceduraavrebbe confer- mato la ritorsione mentre se la chiudessero tra un po’ di tempo si salverebbe la forma. Spero che la vicenda si chiuda presto». La Masi agricola è «stata fin dal pri- missimo momento sul mercato cinese - ricorda Boscaini -. È un lavoro lungo ma quello che è mancato all’Italia è stata una pro- mozione istituzionale di spesso- re. Solo l’Enoteca di Siena svolge un lavoro capillare, ma possiamo ancora recuperare e convincere i consumatori cinesi che il vino non è solo francese». «Si è fatto un passo avanti – in- terviene Giovanni Geddes de Fi- licaja, ceo di Frescobaldi – ma non va abbassata la guardia. Og- gi per noi il mercato cinese signi- fica poco, meno di un milione di fatturato, ma questo perché fran- cesi, australiani e persino cileni sono stati più aggressivi di noi. I fondi Ocm sono serviti ma biso- gna fare squadra». ©RIPRODUZIONERISERVATA TUTTELENOVITÀDELLE ULTIMESENTENZEFISCALI DOMANIINSERTOSPECIALE CONILSOLE24ORE In 16 pagine il punto sulle principali sentenze tributarie, con il quadro completo di un anno di novità Ilbracciodiferrosullebottiglie. Disponibiliaduntavolotraproduttoricinesiedeuropeiperunaccordocommerciale In vendita a 0,50 euro oltre al prezzo del quotidiano SOSPIRODISOLLIEVO Lavicendanonchiude automaticamentel’indagine delleautoritàsulsettore maindirizzailcontenzioso versounapossibilesoluzione LucaOrlando MILANO «Eravamo un’azienda flori- da, ora si sopravvive a malapena: se l’idea è quella di far chiudere il settore basta dirlo». L’umore di Luciano Brandoni non è al top e a rovinargli la giornata è l’annuncio dell’accordo «amichevole» rag- giunto sabato scorso tra Europa e Cina per risolvere la disputa con- correnziale sui pannelli solari. Il compromesso raggiunto, im- posizione di prezzi minimi senza però adottare dazi antidumping sui prodotti asiatici, è sale sulle fe- rite per Brandoni, uno dei pochi produttorinazionalidipannellifo- tovoltaici, 50 addetti e 30 milioni di ricavi nel 2012. Fatturato che quasicertamente scenderà,inpar- te per la frenata del mercato alla luce della riduzione degli incenti- vi, in parte per la progressiva per- ditadiquoteafavoredeiprodutto- ri asiatici. «L’accordo – aggiunge Brandoni – mi sembra soltanto un modo per dire "grazie" alla Cina, in particolare da parte della Ger- mania. Sono arrabbiato, e ovvia- mente preoccupato per la nostra attività: se non ci proteggiamo è impossibile fare ricerca e innova- re, così si muore». Appena più di- plomatica rispetto alla posizione di Brandoni è la linea dell’Ifi, asso- ciazione di riferimento per i pro- duttori italiani di pannelli, che ve- de un’Europa più debole alla luce di questo accordo. «La Commis- sione – spiega il presidente di Ifi AlessandroCremonesi–perlapri- ma volta nella storia è uscita dal proprio ruolo tecnico e si è fatta persuadere da spinte politiche di alcuni paesi preoccupati per le ri- torsioni che la Cina avrebbe potu- to adottare: da oggi l’Europa è ne- gozialmente più debole». L’intesa raggiunta–ieridifesa dal commis- sario al Commercio Karel De Gu- cht come «una boccata d’ossige- no» e accettata secondo fonti Ue dal 70% dei produttori cinesi, mentre per il restante 30% ci sa- ranno dazi del 47,6% – prevede l’ipotesi di un prezzo minimo di 56 centesimi per watt (ma la con- ferma formale della soglia ancora non c’è ndr.) con la possibilità per Pechino di vendere a questi valori fino a sette gigawatt all’anno, cir- ca il 70% della domanda europea. Prezzo minimo che suscita più di una perplessità tra le imprese, an- che perché secondo le ultime sti- me di mercato alla fine del 2012 eraproprioquestosul mercatoeu- ropeoilvalore medio per ipannel- li cinesi di alta gamma. Prezzo di vendita che secondo le stime del Politecnico di Mila- no (Solar Energy Report 2013, Ndr ) era inferiore di quasi dieci centesimi ai soli costi di produ- zione in Italia, di 13 centesimi in rapporto ai prezzi di vendita dell’output nazionale, con un gap stimato nell’ordine del 20%. «Il prezzo minimo non risolve un bel niente – commenta il presi- dente di Anie Claudio Andrea Gemme – perché allora il ragiona- mento si potrebbe estendere a molti altri prodotti dell’elettroni- ca, ai motori ai cavi. Credo che l’industria italiana andrebbe pro- tetta e in questa situazione i dazi lo avrebbero fatto di più». Posizione intermedia invece quella di Assorinnovabili (recen- te fusione tra Assosolare e Aper), con il vicepresidente Gio- vanni Simoni che ritiene necessa- rio salvare i produttori italiani di pannelli perché si tratta di azien- de importanti e di alta qualità, «tenendo conto però che l’intera filiera per essere competitiva ha bisogno di prezzi adeguati e gli impianti italiani, oltre a dover ac- quistare all’estero il silicio, non hanno la massa critica per com- petere con i big asiatici. «Ad ogni modo – aggiunge – il controllo sui prezzi minimi sarà molto dif- ficile da realizzare». L’imposizione di dazi, forte- mente caldeggiata tra i (pochi) produttori italiani di pannelli non è comunque sostenuta all’unani- mitàdall’industriafotovoltaicana- zionale, che in gran parte opera nelle fasi a valle di distribuzione, progettazione e installazione. Attività che rappresentano la quota preponderante del giro d’affari del settore in Italia, più che dimezzato a 6,2 miliardi di eu- ro nel 2012 dopo la rivisitazione del sistema di incentivi. Lo stes- so report del Politecnico di Mila- no evidenziava in un sondaggio la visione opposta delle imprese a seconda della posizione nella fi- liera: dazi contro la Cina necessa- ri per il 100% dei produttori di pannelli, da evitare per la totalità dei distributori. Posizione, quest’ultima, criticata dall’ad di Solsonica, leader italiano dei pan- nelli, 205 addetti e 64 milioni di ricavi. «La teoria per cui l’intro- duzione di queste misure com- porterebbe un rialzo nei prezzi e il conseguente rallentamento del mercato – spiega Paolo Mutti – è miope perché il calo dei listini è garantito solo da una competi- zione equilibrata. In assenza di questi meccanismi una volta che i produttori cinesi avranno fatto fuori tutti i concorrenti occiden- tali si verrebbe a creare una sorta di monopolio. E a quel punto sa- ranno loro a decidere il prezzo e non il mercato». «È positivo che si vada a con- cludere il contenzioso con la Ci- na sui pannelli fotovoltaici con un accordo – ha evidenziato il vi- ce ministro dello Sviluppo Econo- mico Carlo Calenda –. Ma non sia- mo affatto soddisfatti su un even- tuale protrarsi dell’indagine cine- se sui vini fino a giugno 2014. Le nostre imprese hanno bisogno di certezze. Chiediamo quindi alla Commissione di fare uno sforzo ulteriore e di chiudere definitiva- mente ed immediatamente an- che la questione del vino». ©RIPRODUZIONERISERVATA di RitaFatiguso (*) Valore complessivo considerando anche imprese estere con stabilimento produttivo in Italia Fonte: Solar Energy Report Così Pechino ha ottenuto quel che voleva Un confronto difficile L’Unione europea ha ceduto alle richieste di alcuni partner e si è dimostrata debole di fronte alle minacce della Cina ANALISI LA FILIERA ITALIANA Il volume d’affari del fotovoltaico italiano nel 2012 mostra una contrazione del 58% sul 2011 Fatturato complessivo. In milioni di euro Quota imprese italiane. In percentuale LA TENSIONE SUI PREZZI €/W 872 2.390 547 903 1.532 6.237 0,8 0,4 0,2 0,5 0,6 0,3 0,1 0 0,7 2% 13% 35% (64%*) 40% 75% 80% Silicio e wafer “Made in Cina” bassa gamma “Made in Cina” Costo medio di produzione in Italia Prezzo medio di vendita moduli italiani Celle e moduli Inverter Altri componenti Distribuzione Progettazione installazione Gap prezzo moduli cinesi e costo di produzione moduli italiani a fine 2012 Prezzo moduli cinesi a fine 2012 0,225 0,44 0,095 0,57 0,665 0,7 MARKA «Il prezzo minimo non basta» Per i produttori di pannelli, l’assenza di dazi danneggerà lo stesso le aziende Ue QUADRODIFFICILE InItaliaricavidimezzati perlariduzionedegli incentivieicostidelsilicio Calenda:positivochesichiuda conunaccordo Inumeridellacompetizione PROVALO SUBITO! PROVALO SUBITO! www.lavoro24.ilsole24ore.com PUOI CERCARE NELLA RETE, MA TROVI TUTTO SU LAVORO 24 Il nuovoservizioonline che offre un punto di accesso in tempo reale all’ in- formazione e all’aggiornamento quotidiano in diritto del lavoro e ammini- formaz zione e all’aggiornamento quotidiano in diritto del lavoro e ammini- strazio one del personale. News, approfondimenti dei più autorevoli autori delGru uppo24OREsullepiùimportanti novitànormativeeamministrative, comm mentieinterpretazionisusentenzeecircolaridegliorganiufficiali. COMMENTI MINISTERO DELLAVORO GAZZETTA UFFICIALE CIRCOLARI INAIL CIRCOLARI INPS ARTICOLI NEWS SENTENZE

Lespese dirappresentanza possonoessere - assorinnovabili.it di Noi/2013...IlSole24Ore Martedì30Luglio2013-N.207 Impresa&territori 37 Lespese? dirappresentanza possono essere Segnalididistensioneperildossier-vino

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Il Sole 24 Ore

Martedì30Luglio2013 -N.207 Impresa&territori 37

?Lespesedi rappresentanzapossonoesserededucibili?Segnali di distensioneper il dossier-vino

Èla domanda del giorno.Chi pagherà dazio a cau-sa dell’attesissimo accor-

do Europa-Cina sull’import dipannelli solari cinesi incentra-to sull’undertaking, vale a direil doppio principio del prezzominimo e del massimo quanti-tativoesportabile?

Cominciamo dalla rispo-sta: i consumatori europei,vittime di una concorrenzafalsata da meccanismi comel’undertaking che si basanosulla mutua accettazione diun livello tollerabile di com-petizione sleale.

Ma riavvolgiamo il nastro eripartiamo dalle decisioni incantiere.

Se i 28 commissari sarannod’accordo la Cina non potràesportare più di 7 gigawatts dipannelli solari in Europa (con-tro i 12 dell’anno scorso) e po-trà farlo al prezzo minimo di57centesimi per watt. In caso disforamento, infatti, scatterà iltemutissimo antidumping del47,6percento.

Nel 2012 la capacità cineseè stata di oltre 55 gigawatt,pari al 150% del consumo glo-bale. Una volta e mezza il fab-bisogno mondiale, l’eccessodi capacità cinese era pari aldoppio del fabbisogno euro-peo, 15 gigawatt.

Nel2009,appenaquattroan-ni fa, la Cina ne produceva ap-pena 6,5, ratificando l’accordod’ora in poi potrà esportare inEuropaunaquantitàdipocosu-periore,7 gigawatt.

Un simile sistema farà beneanche alla concorrenza che, losappiamo,èilsaledellacompe-tizioneleale?

Il pericolo dei dazi avevaaperto alla concorrenza di al-trioperatoriasiatici,giappone-si, taiwanesi, coreani. Oggiche alla Cina viene permessodivendereipannelliaunprez-zo prestabilito i concorrentivedono sfumare le prospetti-vesull’Europa. Ilminimumpri-ce fixing, illegale se praticatoda privati, è appunto il cuoredell’accordo europeo.

Bene ha fatto l’Europa a ne-goziare con la Cina, nonostan-te la pressione delle procedurearaffica–dalpoly-siliconstatu-nitenseecoreano,alvinoeuro-peo, alla toluidina tedesca –aperte da Pechino in un pugnodisettimane.

BenehafattoPechinoaidea-re e a chiedere, come previstodalla normativa antidumping,un’alternativa al muro contromuro che avrebbe pregiudica-to le relazioni sinoeuropee daquiall’eternità.

Ma la via dell’undertaking èdi quelle che possono produr-redanni collaterali.

Perché Europa e Cina si so-no accordati su un livello de-cente di concorrenza slealeche l’Europa si impegna a subi-redietrol’impegnodellaCinaamonitorare container su con-tainer.LaCommissioneavrà lapossibilità di controllare le im-portazioni vendita per venditaequestoèpesante per i cinesi.

Ma il prezzo lo pagherannogli europei, come dimostranole contestazioni di Prosun, lalobby che minaccia il ricorsoalla Corte europea di Giusti-zia, non solo i produttori ma,soprattutto, i consumatori cheavrebbero potuto aspirare auna scelta tra più offerte, scel-ta che d’ora in poi sarà condi-zionata dalle tariffe minime"made in China".

E la concorrenza con altrioperatori forse è morta ancorprimadinascere.

In realtà, il vero regalo indi-rettochel’EuropahafattoaPe-chinostanellostessomeccani-smo che garantisce un assorbi-mento standard del surplusproduttivo, liberando prezioserisorseperlaricerca.SelaCinafarà questo, compirà sicura-menteunpasso da gigantever-soprodottidiqualitàepiùcom-petitivi.LaCinapotràesaràco-stretta a investire in ricerche.Forse èquesto il miglior regalochel’Europa potessefargli.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

LaquestioneindustrialeDOGANE E FOTOVOLTAICO

Emanuele Scarci

Sospiro di sollievo delle1.300aziendevinicoleitalianedo-pol’accordofraUeeCinasuipan-nellisolari.Sonoinfatti1.300ipro-duttori (su 1.500 esportatori nel2012)chesisonoregistratipressoilministerodelloSviluppoecono-mico ai fini dell’indagine anti-dumping e antisussidi promossada Pechino. «L’intesa Ue-Cinanon chiude l’indagine antidum-ping sul vino – osserva Domeni-coZonin,presidentedell’Unioneitaliana vini – Governo e Com-missione europea devono anco-

ralavorareperfarlaarchiviarere-almente. Ora la Cina ha guada-gnato un punto, la prossima ma-nodevepremiareglieuropei».

Ilgovernocineseperò èallafi-nestra: l’unica apertura che po-trebbeconcedereèladisponibili-

tàafavorire ildialogodirettofraiproduttoridivinoeuropeiequel-licinesiperraggiungereunaccor-do economico di tipo generale.LaCommissionesembrerebbefa-vorevoleall’aperturadel tavoloeall’accordo tra produttori e perquesto starebbe consultando an-che l’associazione europea. Equest’ultima ieri avrebbe tenutounaconferencecallconlerappre-sentanzenazionali.

«Larisposta di 1.300 produtto-ri italiani – valuta il presidentedellaUiv–èimportante.Dàlami-sura della risposta italiana. I 200

operatori che non si sono regi-strati evidentemente esportanosolopochicartonidivino».

Ma non si tratta solo del vi-no. «È aperto anche il dossiersulla chimica – aggiunge Zonin– che coinvolge pesantementei tedeschi. Inutile dire che ilrapporto di valore tra chimicae vino è di cento a uno».

Sulla stessa lunghezza d’ondaSandro Boscaini, patron di MasiAgricola: «L’accusa alla Ue disovvenzionare l’export di vino –sostienemisterAmarone –èma-nifestamente infondata. I fondi

Ocmvino sono diretti a finanzia-re le promozionali all’estero enonl’exportfisicodivinooiprez-zi praticati sugli scaffali cinesi.Credocheicinesiandrannoavan-ti nella loro indagine, infatti han-no già detto che non si tratta diuna ritorsione ma della sentenzadi un tribunale cinese che ha ac-colto il ricorso depositato daun’associazione di produttori lo-cali.Forseperòinterromperesu-bitolaproceduraavrebbeconfer-mato la ritorsione mentre se lachiudessero tra un po’ di temposi salverebbe la forma. Spero chela vicenda si chiuda presto». LaMasi agricola è «stata fin dal pri-missimo momento sul mercatocinese - ricorda Boscaini -. È un

lavoro lungo ma quello che èmancatoall’Italiaèstataunapro-mozione istituzionale di spesso-re. Solo l’Enoteca di Siena svolgeunlavorocapillare,mapossiamoancorarecuperareeconvincereiconsumatori cinesi che il vinononèsolofrancese».

«Sièfattounpassoavanti– in-tervieneGiovanni Geddes de Fi-licaja, ceo di Frescobaldi – manon va abbassata la guardia. Og-gipernoiilmercatocinesesigni-fica poco, meno di un milione difatturato,maquestoperchéfran-cesi, australiani e persino cilenisono stati più aggressivi di noi. Ifondi Ocm sono serviti ma biso-gnafaresquadra».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

TUTTELENOVITÀDELLEULTIMESENTENZEFISCALIDOMANIINSERTOSPECIALECONILSOLE24OREIn16pagineilpuntosulleprincipalisentenzetributarie,conilquadrocompletodiunannodinovità

Ilbracciodi ferro sullebottiglie.Disponibili adun tavolo traproduttori cinesi edeuropei perunaccordo commerciale

Invenditaa0,50eurooltrealprezzodelquotidiano

SOSPIRODISOLLIEVOLavicendanonchiudeautomaticamente l’indaginedelleautoritàsul settoremaindirizza il contenziosoversounapossibilesoluzione

LucaOrlandoMILANO

«Eravamo un’azienda flori-da, ora si sopravvive a malapena:se l’idea è quella di far chiudere ilsettore basta dirlo». L’umore diLuciano Brandoni non è al top e arovinarglilagiornataèl’annunciodell’accordo «amichevole» rag-giunto sabato scorso tra Europa eCina per risolvere la disputa con-correnzialesuipannellisolari.

Ilcompromessoraggiunto, im-posizione di prezzi minimi senzaperò adottare dazi antidumpingsuiprodottiasiatici,èsalesullefe-rite per Brandoni, uno dei pochiproduttorinazionalidipannellifo-tovoltaici, 50 addetti e 30 milionidi ricavi nel 2012. Fatturato chequasicertamentescenderà,inpar-te per la frenata del mercato allalucedellariduzionedegli incenti-vi, in parteper laprogressiva per-ditadiquoteafavoredeiprodutto-ri asiatici. «L’accordo – aggiungeBrandoni–misembrasoltantounmodo per dire "grazie" alla Cina,in particolare da parte della Ger-mania. Sono arrabbiato, e ovvia-mente preoccupato per la nostraattività: se non ci proteggiamo èimpossibile fare ricerca e innova-re,così si muore». Appena più di-plomatica rispetto alla posizionediBrandonièlalineadell’Ifi,asso-ciazione di riferimento per i pro-duttori italianidipannelli,cheve-de un’Europa più debole alla lucedi questo accordo. «La Commis-sione – spiega il presidente di IfiAlessandroCremonesi–perlapri-ma volta nella storia è uscita dalproprio ruolo tecnico e si è fattapersuadere da spinte politiche dialcuni paesi preoccupati per le ri-torsionichelaCinaavrebbepotu-toadottare: da oggi l’Europa è ne-gozialmentepiùdebole».L’intesaraggiunta–ieridifesadalcommis-sarioal Commercio KarelDe Gu-cht come «una boccata d’ossige-no» e accettata secondo fonti Uedal 70% dei produttori cinesi,mentre per il restante 30% ci sa-ranno dazi del 47,6% – prevedel’ipotesi di un prezzo minimo di56 centesimi per watt (ma la con-

ferma formale della soglia ancoranonc’èndr.)conlapossibilitàperPechinodivendereaquestivalorifino a sette gigawatt all’anno, cir-ca il 70% della domanda europea.Prezzo minimo che suscita più diunaperplessità tra le imprese,an-che perché secondo le ultime sti-me di mercato alla fine del 2012eraproprioquestosulmercatoeu-ropeoilvaloremedioperipannel-licinesidialtagamma.

Prezzodi venditache secondole stime del Politecnico di Mila-no (Solar Energy Report 2013,Ndr) era inferiore di quasi diecicentesimi ai soli costi di produ-zione in Italia, di 13 centesimi inrapporto ai prezzi di venditadell’outputnazionale,conungapstimato nell’ordine del 20%. «Ilprezzo minimo non risolve unbel niente – commenta il presi-dente di Anie Claudio Andrea

Gemme–perchéallorailragiona-mento si potrebbe estendere amoltialtriprodottidell’elettroni-ca, ai motori ai cavi. Credo chel’industriaitalianaandrebbepro-tetta e in questa situazione i dazilo avrebberofatto dipiù».

Posizione intermedia invecequelladiAssorinnovabili (recen-te fusione tra Assosolare eAper),conilvicepresidenteGio-vanniSimonicheritienenecessa-rio salvare i produttori italiani dipannelliperchési trattadiazien-de importanti e di alta qualità,«tenendocontoperòche l’interafiliera per essere competitiva habisogno di prezzi adeguati e gliimpianti italiani,oltreadoverac-quistare all’estero il silicio, nonhanno la massa critica per com-petereconibigasiatici.«Adognimodo – aggiunge – il controllo

sui prezzi minimi sarà molto dif-ficileda realizzare».

L’imposizione di dazi, forte-mente caldeggiata tra i (pochi)produttori italiani dipannelli nonè comunque sostenuta all’unani-mitàdall’industriafotovoltaicana-zionale, che in gran parte operanelle fasi a valle di distribuzione,progettazioneeinstallazione.

Attività che rappresentano laquota preponderante del girod’affari del settore in Italia, piùchedimezzatoa6,2miliardidieu-ro nel 2012 dopo la rivisitazionedel sistema di incentivi. Lo stes-soreportdelPolitecnicodiMila-no evidenziava in un sondaggiola visione opposta delle impreseasecondadellaposizionenellafi-liera:dazicontrolaCinanecessa-ri per il 100% dei produttori dipannelli,daevitareper la totalitàdei distributori. Posizione,quest’ultima, criticata dall’ad diSolsonica,leaderitalianodeipan-nelli, 205 addetti e 64 milioni diricavi. «La teoria per cui l’intro-duzione di queste misure com-porterebbe un rialzo nei prezzi eil conseguente rallentamentodelmercato – spiega Paolo Mutti–èmiopeperchéilcalodei listiniè garantito solo da una competi-zione equilibrata. In assenza diquesti meccanismi una volta chei produttori cinesi avranno fattofuori tutti i concorrenti occiden-talisiverrebbeacreareunasortadi monopolio. E a quel punto sa-ranno loro a decidere il prezzo enon il mercato».

«È positivo che si vada a con-cludere il contenzioso con la Ci-na sui pannelli fotovoltaici conun accordo – ha evidenziato il vi-ceministrodelloSviluppoEcono-micoCarloCalenda–.Manonsia-moaffattosoddisfattisuuneven-tualeprotrarsidell’indaginecine-se sui vini fino a giugno 2014. Lenostre imprese hanno bisogno dicertezze. Chiediamo quindi allaCommissione di fare uno sforzoulterioreedichiuderedefinitiva-mente ed immediatamente an-chela questionedelvino».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

diRita Fatiguso

(*)Valore complessivo considerandoanche impreseestere constabilimentoproduttivo in Italia Fonte:Solar EnergyReport

CosìPechinohaottenutoquelchevoleva

Unconfrontodifficile

L’Unioneeuropeahacedutoalle richiestedialcunipartneresièdimostratadeboledi frontealleminaccedellaCina

ANALISI

LA FILIERA ITALIANA

Il volume d’affari del fotovoltaico italiano nel 2012 mostra una contrazione del 58% sul 2011

Fatturato complessivo. In milioni di euro Quota imprese italiane. In percentuale

LA TENSIONE SUI PREZZI

€/W

872

2.390

547

903

1.532

6.237

0,8

0,4

0,2

0,5

0,6

0,3

0,1

0

0,7

2%

13%

35% (64%*)

40%

75%

80%

Silicio e wafer

“Made in Cina”bassa gamma

“Made in Cina” Costo mediodi produzione in Italia

Prezzo mediodi vendita moduli italiani

Celle e moduli

Inverter

Altri componenti

Distribuzione

Progettazione installazione

Gap prezzo moduli cinesi e costo di produzione moduliitaliani a fine 2012

Prezzo moduli cinesi a fine 2012

0,225

0,44

0,095

0,57

0,665 0,7

MARKA

«Ilprezzominimononbasta»Per i produttori di pannelli, l’assenzadi dazi danneggerà lo stesso le aziendeUe

QUADRODIFFICILEIn Italia ricavidimezzatiper la riduzionedegliincentivie icostidel silicioCalenda:positivochesi chiudaconunaccordo

Inumeridella competizione

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Martedì30Luglio2013 -N.207Martedì30Luglio2013 -N.207 Impresa&territoriImpresa&territoriImpresa&territori 37

?Lespesedi rappresentanza??possonoesserededucibili?Segnali di distensioneper il dossier-vino

Èla domanda del giorno.Chi pagherà dazio a cau-sa dell’attesissimo accor-

do Europa-Cina sull’import dipannelli solari cinesi incentra-to sull’undertaking, vale a direil doppio principio del prezzominimo e del massimo quanti-tativoesportabile?

Cominciamo dalla rispo-sta: i consumatori europei,vittime di una concorrenzafalsata da meccanismi comel’undertaking che si basanosulla mutua accettazione diun livello tollerabile di com-petizione sleale.

Ma riavvolgiamo il nastro eripartiamo dalle decisioni incantiere.

Se i 28 commissari sarannod’accordo la Cina non potràesportare più di 7 gigawatts dipannelli solari in Europa (con-tro i 12 dell’anno scorso) e po-trà farlo al prezzo minimo di57centesimi per watt. In caso disforamento, infatti, scatterà iltemutissimo antidumping del47,6percento.

Nel 2012 la capacità cineseè stata di oltre 55 gigawatt,pari al 150% del consumo glo-bale. Una volta e mezza il fab-bisogno mondiale, l’eccessodi capacità cinese era pari aldoppio del fabbisogno euro-peo, 15 gigawatt.

Nel2009,appenaquattroan-ni fa, la Cina ne produceva ap-pena 6,5, ratificando l’accordod’ora in poi potrà esportare inEuropaunaquantitàdipocosu-periore,7 gigawatt.

Un simile sistema farà beneanche alla concorrenza che, losappiamo,èilsaledellacompe-tizioneleale?

Il pericolo dei dazi avevaaperto alla concorrenza di al-trioperatoriasiatici,giappone-si, taiwanesi, coreani. Oggiche alla Cina viene permessodivendereipannelliaunprez-zo prestabilito i concorrentivedono sfumare le prospetti-vesull’Europa. Ilminimumpri-ce fixing, illegale se praticatoda privati, è appunto il cuoredell’accordo europeo.

Bene ha fatto l’Europa a ne-goziare con la Cina, nonostan-te la pressione delle procedurearaffica–dalpoly-siliconstatu-nitenseecoreano,alvinoeuro-peo, alla toluidina tedesca –aperte da Pechino in un pugnodisettimane.

BenehafattoPechinoaidea-re e a chiedere, come previstodalla normativa antidumping,un’alternativa al muro contromuro che avrebbe pregiudica-to le relazioni sinoeuropee daquiall’eternità.

Ma la via dell’undertaking èdi quelle che possono produr-redanni collaterali.

Perché Europa e Cina si so-no accordati su un livello de-cente di concorrenza slealeche l’Europa si impegna a subi-redietrol’impegnodellaCinaamonitorare container su con-tainer.LaCommissioneavrà lapossibilità di controllare le im-portazioni vendita per venditaequestoèpesante per i cinesi.

Ma il prezzo lo pagherannogli europei, come dimostranole contestazioni di Prosun, lalobby che minaccia il ricorsoalla Corte europea di Giusti-zia, non solo i produttori ma,soprattutto, i consumatori cheavrebbero potuto aspirare auna scelta tra più offerte, scel-ta che d’ora in poi sarà condi-zionata dalle tariffe minime"made in China".

E la concorrenza con altrioperatori forse è morta ancorprimadinascere.

In realtà, il vero regalo indi-rettochel’EuropahafattoaPe-chinostanellostessomeccani-smo che garantisce un assorbi-mento standard del surplusproduttivo, liberando prezioserisorseperlaricerca.SelaCinafarà questo, compirà sicura-menteunpasso da gigantever-soprodottidiqualitàepiùcom-petitivi.LaCinapotràesaràco-stretta a investire in ricerche.Forse èquesto il miglior regalochel’Europa potessefargli.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

LaquestioneindustrialeDOGANE E FOTOVOLTAICO

Emanuele Scarci

Sospiro di sollievo delle1.300aziendevinicoleitalianedo-pol’accordofraUeeCinasuipan-nellisolari.Sonoinfatti1.300ipro-duttori (su 1.500 esportatori nel2012)chesisonoregistratipressoilministerodelloSviluppoecono-mico ai fini dell’indagine anti-dumping e antisussidi promossada Pechino. «L’intesa Ue-Cinanon chiude l’indagine antidum-ping sul vino – osserva Domeni-coZonin,presidentedell’Unioneitaliana vini – Governo e Com-missione europea devono anco-

ralavorareperfarlaarchiviarere-almente. Ora la Cina ha guada-gnato un punto, la prossima ma-nodevepremiareglieuropei».

Ilgovernocineseperò èallafi-nestra: l’unica apertura che po-trebbeconcedereèladisponibili-

tàafavorire ildialogodirettofraiproduttoridivinoeuropeiequel-licinesiperraggiungereunaccor-do economico di tipo generale.LaCommissionesembrerebbefa-vorevoleall’aperturadel tavoloeall’accordo tra produttori e perquesto starebbe consultando an-che l’associazione europea. Equest’ultima ieri avrebbe tenutounaconferencecallconlerappre-sentanzenazionali.

«Larisposta di 1.300 produtto-ri italiani – valuta il presidentedellaUiv–èimportante.Dàlami-sura della risposta italiana. I 200

operatori che non si sono regi-strati evidentemente esportanosolopochicartonidivino».

Ma non si tratta solo del vi-no. «È aperto anche il dossiersulla chimica – aggiunge Zonin– che coinvolge pesantementei tedeschi. Inutile dire che ilrapporto di valore tra chimicae vino è di cento a uno».

Sulla stessa lunghezza d’ondaSandro Boscaini, patron di MasiAgricola: «L’accusa alla Ue disovvenzionare l’export di vino –sostienemisterAmarone –èma-nifestamente infondata. I fondi

Ocmvino sono diretti a finanzia-re le promozionali all’estero enonl’exportfisicodivinooiprez-zi praticati sugli scaffali cinesi.Credocheicinesiandrannoavan-ti nella loro indagine, infatti han-no già detto che non si tratta diuna ritorsione ma della sentenzadi un tribunale cinese che ha ac-colto il ricorso depositato daun’associazione di produttori lo-cali.Forseperòinterromperesu-bitolaproceduraavrebbeconfer-mato la ritorsione mentre se lachiudessero tra un po’ di temposi salverebbe la forma. Spero chela vicenda si chiuda presto». LaMasi agricola è «stata fin dal pri-missimo momento sul mercatocinese - ricorda Boscaini -. È un

lavoro lungo ma quello che èmancatoall’Italiaèstataunapro-mozione istituzionale di spesso-re. Solo l’Enoteca di Siena svolgeunlavorocapillare,mapossiamoancorarecuperareeconvincereiconsumatori cinesi che il vinononèsolofrancese».

«Sièfattounpassoavanti– in-tervieneGiovanni Geddes de Fi-licaja, ceo di Frescobaldi – manon va abbassata la guardia. Og-gipernoiilmercatocinesesigni-fica poco, meno di un milione difatturato,maquestoperchéfran-cesi, australiani e persino cilenisono stati più aggressivi di noi. Ifondi Ocm sono serviti ma biso-gnafaresquadra».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

TUTTELENOVITÀDELLEULTIMESENTENZEFISCALIDOMANIINSERTOSPECIALECONILSOLE24OREIn16pagineilpuntosulleprincipalisentenzetributarie,conilquadrocompletodiunannodinovità

Ilbracciodi ferro sullebottiglie.Disponibili adun tavolo traproduttori cinesi edeuropei perunaccordo commerciale

Invenditaa0,50eurooltrealprezzodelquotidiano

SOSPIRODISOLLIEVOLavicendanonchiudeautomaticamente l’indaginedelleautoritàsul settoremaindirizza il contenziosoversounapossibilesoluzione

LucaOrlandoMILANO

«Eravamo un’azienda flori-da, ora si sopravvive a malapena:se l’idea è quella di far chiudere ilsettore basta dirlo». L’umore diLuciano Brandoni non è al top e arovinarglilagiornataèl’annunciodell’accordo «amichevole» rag-giunto sabato scorso tra Europa eCina per risolvere la disputa con-correnzialesuipannellisolari.

Ilcompromessoraggiunto, im-posizione di prezzi minimi senzaperò adottare dazi antidumpingsuiprodottiasiatici,èsalesullefe-rite per Brandoni, uno dei pochiproduttorinazionalidipannellifo-tovoltaici, 50 addetti e 30 milionidi ricavi nel 2012. Fatturato chequasicertamentescenderà,inpar-te per la frenata del mercato allalucedellariduzionedegli incenti-vi, in parteper laprogressiva per-ditadiquoteafavoredeiprodutto-ri asiatici. «L’accordo – aggiungeBrandoni–misembrasoltantounmodo per dire "grazie" alla Cina,in particolare da parte della Ger-mania. Sono arrabbiato, e ovvia-mente preoccupato per la nostraattività: se non ci proteggiamo èimpossibile fare ricerca e innova-re,così si muore». Appena più di-plomatica rispetto alla posizionediBrandonièlalineadell’Ifi,asso-ciazione di riferimento per i pro-duttori italianidipannelli,cheve-de un’Europa più debole alla lucedi questo accordo. «La Commis-sione – spiega il presidente di IfiAlessandroCremonesi–perlapri-ma volta nella storia è uscita dalproprio ruolo tecnico e si è fattapersuadere da spinte politiche dialcuni paesi preoccupati per le ri-torsionichelaCinaavrebbepotu-toadottare: da oggi l’Europa è ne-gozialmentepiùdebole».L’intesaraggiunta–ieridifesadalcommis-sarioal Commercio KarelDe Gu-cht come «una boccata d’ossige-no» e accettata secondo fonti Uedal 70% dei produttori cinesi,mentre per il restante 30% ci sa-ranno dazi del 47,6% – prevedel’ipotesi di un prezzo minimo di56 centesimi per watt (ma la con-

ferma formale della soglia ancoranonc’èndr.)conlapossibilitàperPechinodivendereaquestivalorifino a sette gigawatt all’anno, cir-ca il 70% della domanda europea.Prezzo minimo che suscita più diunaperplessità tra le imprese,an-che perché secondo le ultime sti-me di mercato alla fine del 2012eraproprioquestosulmercatoeu-ropeoilvaloremedioperipannel-licinesidialtagamma.

Prezzodi venditache secondole stime del Politecnico di Mila-no (Solar Energy Report 2013,Ndr) era inferiore di quasi diecicentesimi ai soli costi di produ-zione in Italia, di 13 centesimi inrapporto ai prezzi di venditadell’outputnazionale,conungapstimato nell’ordine del 20%. «Ilprezzo minimo non risolve unbel niente – commenta il presi-dente di Anie Claudio Andrea

Gemme–perchéallorailragiona-mento si potrebbe estendere amoltialtriprodottidell’elettroni-ca, ai motori ai cavi. Credo chel’industriaitalianaandrebbepro-tetta e in questa situazione i dazilo avrebberofatto dipiù».

Posizione intermedia invecequelladiAssorinnovabili (recen-te fusione tra Assosolare eAper),conilvicepresidenteGio-vanniSimonicheritienenecessa-rio salvare i produttori italiani dipannelliperchési trattadiazien-de importanti e di alta qualità,«tenendocontoperòche l’interafiliera per essere competitiva habisogno di prezzi adeguati e gliimpianti italiani,oltreadoverac-quistare all’estero il silicio, nonhanno la massa critica per com-petereconibigasiatici.«Adognimodo – aggiunge – il controllo

sui prezzi minimi sarà molto dif-ficileda realizzare».

L’imposizione di dazi, forte-mente caldeggiata tra i (pochi)produttori italiani dipannelli nonè comunque sostenuta all’unani-mitàdall’industriafotovoltaicana-zionale, che in gran parte operanelle fasi a valle di distribuzione,progettazioneeinstallazione.

Attività che rappresentano laquota preponderante del girod’affari del settore in Italia, piùchedimezzatoa6,2miliardidieu-ro nel 2012 dopo la rivisitazionedel sistema di incentivi. Lo stes-soreportdelPolitecnicodiMila-no evidenziava in un sondaggiola visione opposta delle impreseasecondadellaposizionenellafi-liera:dazicontrolaCinanecessa-ri per il 100% dei produttori dipannelli,daevitareper la totalitàdei distributori. Posizione,quest’ultima, criticata dall’ad diSolsonica,leaderitalianodeipan-nelli, 205 addetti e 64 milioni diricavi. «La teoria per cui l’intro-duzione di queste misure com-porterebbe un rialzo nei prezzi eil conseguente rallentamentodelmercato – spiega Paolo Mutti–èmiopeperchéilcalodei listiniè garantito solo da una competi-zione equilibrata. In assenza diquesti meccanismi una volta chei produttori cinesi avranno fattofuori tutti i concorrenti occiden-talisiverrebbeacreareunasortadi monopolio. E a quel punto sa-ranno loro a decidere il prezzo enon il mercato».

«È positivo che si vada a con-cludere il contenzioso con la Ci-na sui pannelli fotovoltaici conun accordo – ha evidenziato il vi-ceministrodelloSviluppoEcono-micoCarloCalenda–.Manonsia-moaffattosoddisfattisuuneven-tualeprotrarsidell’indaginecine-se sui vini fino a giugno 2014. Lenostre imprese hanno bisogno dicertezze. Chiediamo quindi allaCommissione di fare uno sforzoulterioreedichiuderedefinitiva-mente ed immediatamente an-chela questionedelvino».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

diRita Fatiguso

(*)Valore complessivo considerandoanche impreseestere constabilimentoproduttivo in Italia Fonte:Solar EnergyReport(*)Valore complessivo considerandoanche impreseestere constabilimentoproduttivo in Italia Fonte:Solar EnergyReport(*)Valore complessivo considerandoanche impreseestere constabilimentoproduttivo in Italia Fonte:Solar EnergyReport

CosìPechinohaottenutoquelchevoleva

Unconfrontodifficile

L’Unioneeuropeahacedutoalle richiestedialcunipartneresièdimostratadeboledi frontealleminaccedellaCina

ANALISI

LA FILIERA ITALIANA

Il volume d’affari del fotovoltaico italiano nel 2012 mostra una contrazione del 58% sul 2011

Fatturato complessivo. In milioni di euro Quota imprese italiane. In percentuale

LA TENSIONE SUI PREZZI

€/W

872

2.390

547

903

1.532

6.237

0,8

0,4

0,2

0,5

0,6

0,3

0,1

0

0,7

2%

13%

35% (64%*)

40%

75%

80%

Silicio e wafer

“Made in Cina”bassa gamma

“Made in Cina” Costo mediodi produzione in Italia

Prezzo mediodi vendita moduli italiani

Celle e moduli

Inverter

Altri componenti

Distribuzione

Progettazione installazione

Gap prezzo moduli cinesi e costo di produzione moduliitaliani a fine 2012

Prezzo moduli cinesi a fine 2012

0,225

0,44

0,095

0,57

0,665 0,7

MARKA

«Ilprezzominimononbasta»Per i produttori di pannelli, l’assenzadi dazi danneggerà lo stesso le aziendeUe

QUADRODIFFICILEIn Italia ricavidimezzatiper la riduzionedegliincentivie icostidel silicioCalenda:positivochesi chiudaconunaccordo

Inumeridella competizione

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