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L’ECOSOSTENIBILITA’
NASCE NELLA SCUOLA
I.T.I.S. “A. PACINOTTI”
Taranto
Ing. Luca Mezzetti
Marzo 2012
Di che cosa ci occuperemo ……..
• RECUPERO ACQUE REFLUE
• RIFIUTI
• ENERGIE RINNOVABILI : IL
FOTOVOLTAICO
Cosa vuol dire
SVILUPPO SOSTENIBILE?
…. a ben vedere quindi ….
Sviluppo sostenibile non è sinonimo di ambiente ma fa
riferimento ad una dimensione ben più ampia che considera tutti
gli aspetti socio-economici e culturali dello sviluppo.
Ma perché tutto questo interesse alla sostenibilità ambientale?
La crescita economica e demografica ha determinato un aumento
del fabbisogno di risorse e causato impatti sull’ambiente
naturale con la conseguente necessità di valutazione della
capacità di carico e rinnovabilità delle risorse naturali.
La Normativa Nazionale che
disciplina gli aspetti ambientali è …..
IL TESTO UNICO AMBIENTALE
D.GLS. 152/06 del 3 Aprile 2006
“Norme in materia ambientale”
Aspetti Generali
� Entrato in vigore il 29 aprile 2006;
� Strutturato in 6 parti, per complessivi 318 articoli e 45
allegati;
� Obiettivo primario è la promozione dei livelli di qualità
della vita umana, da realizzare attraverso la salvaguardia
ed il miglioramento delle condizioni dell’ambiente e
l’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali.
IL TESTO UNICO AMBIENTALE
PARTE PRIMA: Disposizioni comuni
PARTE TERZA: Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di
tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione delle risorse idriche
PARTE QUARTA: Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati
PARTE QUINTA: Norme in materia di tutela dell'aria e di riduzione delle emissioni in
atmosfera
PARTE SESTA: Norme in materia di tutela risarcitoria contro i danni all'ambiente
IL TESTO UNICO AMBIENTALE
Struttura
PARTE SECONDA: Procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la
valutazione d’impatto ambientale (VIA) e per l’autorizzazione ambientale integrata
(IPPC)
Struttura Testo Unico Ambientale
LE ACQUE
Il ciclo dell’acqua
L’acqua dall’atmosfera giunge a terra sottoforma di precipitazioni, penetrando nel terreno o
scorrendo su di esso, raggiungendo rispettivamente le falde sotterranee ed i corpi idrici superficiali;
questi a loro volta si riversano negli oceani. Dagli oceani, dai corpi idrici superficiali e dal terreno
l’acqua, per effetto dell’irraggiamento solare, evapora in atmosfera per formare i corpi nuvolosi e
riprendere il ciclo.
L’acqua è una
risorsa di
importanza
universale: essa è
all’origine della
vita, è
fondamentale in
tutti i processi
biologici, è
indispensabile alla
sopravvivenza
dell’uomo e
costituisce il
materiale
fondamentale per
tutte le attività
civili, agricole ed
industriali.
Sino a qualche decennio fa si riteneva che l’acqua idonea agli usi civili,
agricoli e industriali fosse un bene disponibile senza riserve.
Oggi questo concetto è superato: l’aumento della popolazione e lo
sviluppo socio-tecnologico, hanno reso l’acqua un bene prezioso, tra
l’altro distribuito sulla superficie terrestre in maniera disomogenea.
In effetti l’acqua dolce rappresenta solo il 2,5% del volume totale di acqua
presente sulla Terra (il restante 97,5% è salata), di questo volume il 68,7%
è immagazzinato sotto forma di ghiaccio e nevi perenni, il 29,9%
costituisce le riserve idriche sotterranee, mentre quello immediatamente
disponibile (laghi e corpi idrici superficiali) rappresenta solo lo 0,26% e
ciò spiega la necessità di un impiego oculato di questa risorsa.
La Risorsa Acqua
La Risorsa Acqua
L’acqua oggi è vista e trattata nella sua duplice veste:
componente ambientale e materia prima.
Come componente ambientale essa spesso non è più gratuitamente né
naturalmente rinnovabile, in quanto i tempi necessari al ripristino
qualiquantitativo dei corpi idrici superficiali e sotterranei compromessi sono
spesso molto lunghi. Anche quando vengono messi in atto complessi e costosi
interventi di bonifica, questi di rado riportano i corpi idrici alle condizioni
“naturali”, lasciando un degrado residuo che andrà a ripercuotersi sulla
possibilità delle future generazioni di avere acqua sufficiente, non inquinata e
quindi disponibile.
Come materia prima è diventata indispensabile per poter sostenere il modello
di vita e di sviluppo su cui ci si è attestati; ad essa va quindi attribuito un
valore economico e va gestita secondo le regole dell’economia, mai però
dimenticando che essa costituisce un bene indispensabile alla sopravvivenza.
Le Linee guida per una gestione
sostenibile della risorsa idrica
• Riduzione dei flussi:
• Riduzione degli sprechi;• Promozione di un cambiamento degli stili di vita
• Salvaguardia delle risorse idriche
• Riuso delle acque reflue
• Messa a punto di un sistema efficiente di monitoraggio e controllo, orientato alla prevenzione del danno ambientale
PARTE TERZAPARTE TERZAPARTE TERZAPARTE TERZA“Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di
tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione delle risorseidriche”
DIRETTIVA 2000/60/CE Water Framework Directive
Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23
ottobre 2000, istituisce un quadro di riferimento per
l’azione comunitaria in materia di acque.
OBIETTIVO: Entro 2015 BUONO STATO
DECRETO LEGISLATIVO 152/2006 – PARTE TERZA-
Recepimento della Direttiva Comunitaria
2000/60/CE
IL TESTO UNICO AMBIENTALE
Obiettivi (art. 73, c. 1)
� Prevenire e ridurre l’inquinamento
� Attuare il risanamento dei corpi idrici
� Conseguire il miglioramento dello stato delle acque
� Conseguire una adeguata protezione delle acque destinate ad usi particolari
� Perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche (priorità le acque potabili)
� Preservare la naturale capacità di autodepurazione dei corpi idrici, la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ben diversificate
� Mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità;
� Impedire un ulteriore deterioramento pertanto proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici, terrestri e delle zone umide
IL TESTO UNICO AMBIENTALE – PARTE TERZAIL TESTO UNICO AMBIENTALE – PARTE TERZA
Strumenti (art. 73, c. 2)
� Individuazione degli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici;
� Tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi;
� Adozione di adeguati sistemi di controllo e sanzioni;
� Rispetto dei valori limite agli scarichi fissati dallo Stato;
� Definizione di adeguati valori limite in relazione agli obiettivi di qualità del corpo recettore;
� Adeguamento dei sistemi di fognatura, collettamento e depurazione degli scarichi idrici;
� Individuazione di misure per la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento nelle zone vulnerabili e nelle aree sensibili;
� Adozione di misure per la graduale riduzione degli scarichi e fonti di inquinamento diffuso contenente sostanze pericolose;
� Adozione di misure volte al controllo degli scarichi nelle acque superficiali
CONCETTO DI SCARICOCONCETTO DI SCARICOCONCETTO DI SCARICOCONCETTO DI SCARICO
DISCIPLINA DELLE ACQUE
IMMISSIONI DIRETTEPassaggio immediato del refluo dal produttore al corpo idrico di destinazione
IMMISSIONI INDIRETTEPassaggio interrotto da attività intermedie (es. trasporto in autobotte, stoccaggio in vasche)
DISCIPLINA DEI RIFIUTI
(gestione di rifiuti allo stato liquido)
IL TESTO UNICO AMBIENTALE – PARTE TERZA
Qualsiasi immissione (diretta tramite condotta) di acque reflue (liquide, semiliquide e
comunque convogliabili) in acque superficiali, sul suolo, nel sottosuolo ed in rete
fognaria, indipendentemente dalla loro natura inquinante, anche sottoposte a
preventivo trattamento di depurazione
DISCIPLINA DEGLI SCARICHI (art. 101)
IL TESTO UNICO AMBIENTALE – PARTE TERZA
Tutti gli scarichi sono disciplinati in funzione del rispetto degli obiettividi qualità dei corpi idrici e devono comunque rispettare i valori limite previsti in Allegato 5.
AUTORIZZAZIONE AGLI SCARICHI (art. 124)AUTORIZZAZIONE AGLI SCARICHI (art. 124)AUTORIZZAZIONE AGLI SCARICHI (art. 124)AUTORIZZAZIONE AGLI SCARICHI (art. 124)
D. Lgs 152/2006 art. 124 CRITERI GENERALI
1. Tutti gli scarichi devono essere preventivamente autorizzati.
2. L’autorizzazione è rilasciata al titolare dell’attività da cui origina lo scarico. Ove uno o più stabilimenti conferiscano ad un terzo soggetto, titolare dello scarico finale, le acque reflue provenienti dalle loro attività, oppure qualora tra più stabilimenti sia costituito un consorzio per l’effettuazione in comune dello scarico delle acque reflue provenienti dalle attività dei consorziati, l’autorizzazione è rilasciata in capo al titolare dello scarico finale o al consorzio medesimo, ferme restando le responsabilità dei singoli consorziati e del gestore del relativo impianto di depurazione del presente decreto.
SANZIONI AMMINISTRATIVESANZIONI AMMINISTRATIVESANZIONI AMMINISTRATIVESANZIONI AMMINISTRATIVE
IL TESTO UNICO AMBIENTALE – PARTE TERZA
Art. 133, c. 1: Chiunque, salvo che il fatto costituisca reato, nell’effettuazione di uno scarico
superi i valori limite di emissione fissati nelle tabelle di cui all’Allegato 5, oppure i diversi valori limite stabiliti dalle regioni a norma dell’art. 101, c. 2, o quelli fissati dall’autorità competente a norma dell’art. 107, c.1, o dell’art. 108, c. 1, è punito con la sanzione amministrativa da €3.000 euro a € 30.000. Se l’inosservanza dei valori limite riguarda scarichi recapitanti nelle aree di salvaguardia delle risorse idriche destinate al consumo umano oppure in corpi idrici posti nelle aree protette, si applica la sanzione amministrativa non inferiore a € 20.000.
Art. 133, c. 3: Chiunque, salvo che il fatto costituisca reato, al di fuori delle ipotesi di cui al
comma 1, effettui o mantenga uno scarico senza osservare le prescrizioni indicate nel provvedimento di autorizzazione o fissate ai sensi dell’art. 107, c.1, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da € 1.500 a € 15.000.
Art. 133, c. 2: Chiunque effettui scarichi di acque reflue domestiche o di reti fognarie, servite o
meno da impianti pubblici di depurazione, senza l’autorizzazione di cui all’art. 124, oppure continui ad effettuare o mantenere detti scarichi dopo che l’autorizzazione sia stata sospesa o revocata, è punito con la sanzione amministrativa da € 6.000 a € 60.000. Nell’ipotesi di scarichi relativi ad edifici isolati adibiti ad uso abitativo la sanzione è da € 600 a € 3.000.
SANZIONI PENALISANZIONI PENALISANZIONI PENALISANZIONI PENALI
IL TESTO UNICO AMBIENTALE – PARTE TERZA
Art. 137, c. 1: Chiunque apra o comunque effettui nuovi scarichi di acque reflue industriali
senza l’autorizzazione, oppure continui ad effettuare o mantenere detti scarichi dopo che l’autorizzazione sia stata sospesa o revocata, è punito con l’arresto da 2 mesi a 2 anni o con l’ammenda da € 1.500 a € 10.000.
Art. 137, c. 3: Chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui al comma 5, effettui lo scarico di acque
reflue industriali contenenti le sostanze pericolose comprese nelle famiglie e nei gruppi di sostanze indicate nelle tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5 senza osservare le prescrizionidell’autorizzazione è punito con l’arresto fino a 2 anni.
Art. 137, c. 2: Quando le condotte descritte al comma 1 riguardano gli scarichi di acque reflue industriali contenenti le sostanze pericolose comprese nelle famiglie e nei gruppi di sostanze indicate nelle tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5, la pena è dell’arresto da 3 mesi a 3 anni.
Art. 137, c. 11: Chiunque non osservi i divieti di scarico previsti dagli art. 103 (scarichi sul
suolo) e 104 (scarichi nel sottosuolo e nelle acque sotterranee) è punito con l’arresto fino a 3 anni.
Le Caratteristiche delle acque reflue civili:- microrganismi patogeni: le acque reflue contengono popolazioni
ben diversificate di microrganismi dai 5 ai 6 milioni
Agenti patogeni presenti nelle acque reflue e malattie trasmesse
Paralisi infantile, meningite
Meningite, eczema
Meningite, diarrea
Epatite infettiva
Criptosporidiosi
Amebiasi
Giardiasi
Ascaridosi
Teniasi
VIRUS
Polio virus
Coxsackievirus A, B
Echo virus
Hepatitis A
PROTOZOI
Cryptosporidium
Entamoeba histolytica
Giardia lamblia
ELMITI (VERMI)
Ascaris lumbricoides
Taenia species
Tifo
Paratifo
Dissenteria
Enterite, enterotossine
Enterite
Febbre maltese
Colera
Enterite
Leptospirosi
Listeriosi
Antrace
Botulismo
Gangrena gassosa
Tubercolosi
Congiuntivite
BATTERI
Salmonella typhi
Salm. Paratyphi A,B,C
Shigella species
Enteropathogenic E-Coli
Yersinia species
Brucella species
Vibrio cholerae
Campylobacter jejuni
Leptospira species
Listeria monocytogenes
Bacillus anthracis
Clostridium botulinum
Clostridium perfrigens
Mycobacterium species
Chlamydia trachomatis
MalattieAgente Patogeno
- carico organico: la portata in massa delle sostanze organiche da
trattare (espressa globalmente come g BOD5/d o Kg BOD5/d). Il BOD
(biochemical oxigen demand ovvero la richiesta biochimica di
ossigeno) indica la quantità di ossigeno richiesta dai microrganismi
aerobici per poter degradare e assimilare le sostanze organiche presenti
nei liquami, costituenti il loro cibo, Il BOD corrisponde all’ossigeno
sottratto all’acqua dai batteri per poter decomporre la sostanza organica
biodegradabile, ed è pertanto una misura indiretta della quantità di
sostanza organica attraverso la determinazione dell’ossigeno
consumanto dai batteri per degradarla ed assimilarla. La richiesta
biochimica di ossigeno aumenta progressivamente nel tempo e dipende
fortemente dalla temperatura. Convenzionalmente, si fa riferimento al
ossia al BOD a 5 giorni e alla temperatura di riferimento di 20°C.
L’apporto organico unitario, ossia relativo a un singolo individuo
(apporto pro capite) per i centri ove si abbia un elevato valore di vita è
dell’ordine di 60 e 75 g BOD5/(ab d).
Le Caratteristiche delle acque reflue civili:
Le Caratteristiche delle acque reflue civili:
solidi sospesi: sono sostanze presenti nell’acqua sotto forma di particelle
sospese. Sono i principali responsabili della torbidità dell’acqua; qualsiasi
trattamento di depurazione, deve garantirne un abbattimento tale che
nell’effluente finale siano presenti in concentrazione normalmente non
superiori a 20 ÷ 30 mg/l.
Le Caratteristiche delle acque reflue civili:
Le Caratteristiche delle acque reflue civili:
Le Caratteristiche delle acque reflue civili:
Le Sostanze Organiche:
-Proteine costituite di carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto. Si trovano in tutti i tessuti
animali e alcuni tessuti vegetali. Insieme all’urea sono le fonti principali di AZOTO
ORGANICO
-Carboidrati includono gli zuccheri , gli amidi la cellulosa e si trovano nei tessuti
vegetali
-Grassi e oli hanno la caratteristica di essere più leggeri dell’acqua e di essere
insolubili
190Totali
90
60
30
100
Solidi sospesi totali di cui
Sedimentabili
Non sedimentabili
Solidi filtrabili (disciolti)
Apporto unitario di solidi
g/ (ab d)Parametro
Apporto unitario di
carico inquinante in
un liquame civile di
una piccola comunità
Le Caratteristiche delle acque reflue civili:
fosforo: la presenza del fosforo è legato all’uso dei detersivi questo
ha la funzione di coadiuvare l’azione dei detersivi portando in
sospensione lo sporco. L’apporto unitario del fosforo un tempo era
assai elevato [3÷6 g/(ae d)].
In tempi recenti in tutti i paesi industrializzati ha subito una notevole
riduzione, in conseguenza delle legislazioni che hanno imposto l’uso di
detersivi a basso tenore di fosforo: attualmente l’apporto unitario si
attesta su valori dell’ordine di 1,1 ÷ 2,5 g/ (ae d).
Metalli Pesanti: i metalli pesanti sono presenti sotto forma di ioni
quali di ferro, rame, zinco, cadmio, manganese, mercurio, cromo,
cobalto, nichel e piombo. La presenza di tali metalli è dovuta a polveri
sulle strade, corrosione di lamiere, grondaie, tetti metallici, presenza di
prodotti farmaceutici. Le massime concentrazioni tollerabili per i
processi biologici sono dell’ordine di 5-10 mg/l.
Definizioni e classificazione
dei metodi di trattamento
delle acque reflue
Gli inquinanti possono essere rimossi attraverso:
TRATTAMENTI FISICI: nei quali le forze fisiche sono predominanti
grigliatura, sedimentazione, flottazione
TRATTAMENTI CHIMICI: nei quali la depurazione avviene tramite l’aggiunta di reagenti chimici
disinfezione
TRATTAMENTI BIOLOGICI: nei quali la rimozione dei contaminanti è
effettuata dall’attività biologica. Trattamenti
biologici vengono utilizzati per rimuovere le
sostanze organiche biodegradabili.
La Grigliatura
La Dissabbiatura
La Disoleatura
L’Equalizzazione
Chiariflocculazione
Chiariflocculazione
Chiariflocculazione
Chiariflocculazione
Chiariflocculazione
La Sedimentazione
il processo di sedimentazione è il trattamento primario per eccellenza, cioèquello che permette una chiarificazione del liquame grezzo in arrivo (circa il 40 - 60% di abbattimento dei solidi sospesi senza l’aiuto di flocculanti) e una riduzione del carico organico BOD5 tra il 20 e il 35% circa.
E’ un trattamento insufficiente rispetto agli odierni standard previsti dallanormativa vigente (D:Lgs. 152/06) per l’immissione in acque superficiali o direttamente nel suolo.
Le vasche di sedimentazione sono conformate per ottimizzare:
- la separazione dal mezzo liquido delle particelle;- la raccolta come fango delle particelle;- la concentrazione del fango;- l’allontanamento del fango.
La Sedimentazione
La Sedimentazione
La Sedimentazione
La Sedimentazione
La Sedimentazione
La Sedimentazione
La Sedimentazione
La Sedimentazione
La Sedimentazione
• Sistemi a fanghi attivi • Letti percolatori
sono fondati sulla riproduzione di fenomeni biochimici naturali e consiste nel creare le condizioni
necessarie affinché tali processi naturali possano compiersi in uno spazio limitato anziché, come
avviene in natura, estensivamente, e in un periodo di tempo molto più breve.
Nei sistemi a fanghi attivati si riproduce in limitato spazio il processo di trasformazione delle
sostanze organiche che avviene naturalmente nei corsi d'acqua, nel mare nei laghi, ecc.
Nei letti percolatori si compiono processi di trasformazione dei liquami del tutto simili a quelli che
si verificano in un terreno naturale, ma, a parità di liquame trattato in uno spazio molto minore.
In un terreno naturale, anche se molto poroso e ben drenato, e nei corsi d'acqua e similari, la quantità di aria disponibile per la massa batterica che elabora e trasforma la materia organica, è relativamente scarsa.Invece i suddetti sistemi sono rendere possibile, mediante un razionale ed abbondante afflusso d'aria, un elevato sviluppo di microrganismi aerobi capaci di compiere la detta trasformazione in uno spazio assai minore e in un tempo ridotto.
Trattamenti Biologici
Fanghi AttiviTrattamento di tipo aerobico condotto mediante una più o meno prolungata aerazione dello
scarico in contatto con una numerosa popolazione batterica precostituita.
La biomassa attiva è costituita numerosi microrganismi (batteri, protozoi, metazoi, rotiferi, larve di
insetti, vermi) ed è prodotta continuamente all’interno del reattore in seguito alle reazioni
biochimiche di degradazione del carbonio organico e di utilizzazione dei nutrienti, con
conseguente sintesi di nuovo materiale cellulare.
Schematicamente, un impianto a fanghi attivi è rappresentato da una vasca di aerazione dove avviene il contatto tra la popolazione batterica e lo scarico da depurare introdotto in continuità; la miscela aerata in uscita dalla vasca viene inviata alla sedimentazione ove i fiocchi
di fango attivo vengono separati dall'effluente che può quindi essere scaricato, mentre il fango
viene reintrodotto parzialmente nel sistema, a mezzo di un circuito di ricircolo, e in parte viene
estratto periodicamente come fango di supero.
Nella vasca di aerazione (ossidazione) avviene il processo di demolizione della sostanza
organica per mezzo dei batteri che la trasformano in sostanze semplici (CO2, H2O) ed energia
che poi usano per accrescersi e moltiplicarsi.
Fanghi AttiviContemporaneamente avvengono dei processi di assorbimento e bioflocculazione per cui anche le sostanze colloidali e sospese del liquame unitamente alla biomassa formatasi determinano la formazione di fiocchi e la separazione dalla fase liquida del materiale non solubile in un processo di coagulazione favorito anche dalla presenza di particolari specie batteriche. Si ha in tal modo la formazione di fanghi, di composizione chimica
variabile e, complessa, che sedimenta quando la massa liquida viene immessa in una vasca di decantazione.In definitiva il risultato che si ottiene con un impianto a fanghi attivi è l'eliminazione della sostanza organica
biodegradabile mediante trasformazione in materiale inerte e in una soluzione fangosa concentrata di sostanza organica che deve essere sottoposta ad ulteriori trattamenti prima dello smaltimento finale.
Fanghi Attivi
Fanghi Attivi
Letti Percolatori
Il liquame da trattare, effluente dalle vasche di sedimentazione primaria, viene sparso a pioggia sul letto percolatore mediante distributori mobili.Il liquame percola attraverso il letto senza sommergerlo in modo da lasciare libera circolazione all'aria, e si raccoglie sul fondo.Il fondo dei letti percolatori è costituito da una piastra in cemento armato realizzata con conveniente pendenza verso il sistema di drenaggio che convoglia l'effluente fuori dal percolatore.Adesa alla superficie di ciascun elemento costituente il letto filtrante, sopra il quale il liquame percola, si forma una pellicola biologica aerobica in cui sono presenti, oltre che al liquame iningresso anche i batteri saprofiti capaci di degradare le sostanze organiche presenti.L'accrescimento dei batteri presenti porta alla formazione di una pellicola sempre più spessa con conseguente formazione di zone anaerobiche nello strato più interno e sviluppo di gas tipici delle reazioni metaboliche in condizioni anaerobiche, ad esempio N
2
(azoto) e CH4
(metano).Tali gas inducono il distacco dal materiale di riempimento della pellicola batterica che segue quindi il refluo fuori dal letto percolatore verso una sedimentazione secondaria, in cui il sistema liquame+pellicola decanta.
Al principio del funzionamento dei percolatori, non ha luogo una
depurazione biologica dei liquami poiché sul materiale filtrante non si è
ancora formata la pellicola biologica che si forma normalmente dopo un
periodo di maturazione che può variare da alcune settimane o anche alcuni mesi se l'entrata in funzione dell'impianto avviene nel periodo
invernale.
Il liquame prima di essere inserito nel letto percolatore deve essere
precedentemente pre-trattato con grigliatura, disoleatura e dissabbiaturaoltre ad essere sottoposto ad una sedimentazione primaria,
indispensabile per rimuovere quelle parti che ostruirebbero alcune zone
del letto.
Vantaggi di letti percolatori
• basso consumo energetico;• funzionamento semplice che richiede meno interventi di
manutenzione e di controllo rispetto agli impianti a fanghi
attivi;• minore sensibilità alle variazioni di carico e agli agenti
tossici rispetto ai fanghi attivi;• solitamente adatti ai piccoli insediamenti;
Inconvenienti di letti percolatori
• rese generalmente minori rispetto alla tecnica dei fanghi attivi• costi di investimento abbastanza elevati (possono superare di circa 20% quelli di un impianto di fanghi attivi)• necessità di processi di pretrattamento efficaci• elevati rischi di ostruzione
Rimozione dell’Azoto e del Fosforo
La limitata attitudine dei trattamenti primari e secondari a rimuovere in
modo sostanziale azoto e fosforo, ha determinato la necessità, in quei
casi particolari in cui si richieda una consistente riduzione di questi
elementi negli effluenti finali, di ricorrere a trattamenti specifici.
Nitrificazione e Denitrificazione
La nitrificazione è un trattamento biologico aerobico a biomassa sospesa o
adesa in cui opportune specie batteriche realizzano l’ossidazione dell’azoto
ammoniacale (NH4+-N) ad azoto nitroso (NO2_-N) prima e nitrico (NO3_-N) poi.
Lo scopo è di ottenere un effluente povero di azoto ammoniacale in modo da
preservare i corsi d’acqua da fenomeni di deossigenazione e di tossicità nei
confronti della fauna ittica.
Il processo di nitrificazione è strettamente aerobico e può quindi svolgersi nello
stesso tipo di reattori in cui ha luogo la rimozione della sostanza organica:
fanghi attivi, letti percolatori
Rimozione dell’Azoto e del Fosforo
Nitrificazione e Denitrificazione
La denitrificazione è un trattamento biologico operato in condizioni anossiche (assenza di
ossigeno molecolare con presenza di ossigeno combinato) in cui opportune specie batteriche
realizzano la rimozione dell’azoto nitrico (NO3_-N) riducendolo ad azoto molecolare (N2).
Le più comuni configurazioni impiantistiche prevedono due reattori in serie, uno aerato (per
ottenere la nitrificazione dell’effluente) ed uno anossico (per ottenere la rimozione dell’azoto).
In genere il reattore anossico precede quello aerato ed è alimentato con liquame
preferibilmente grezzo oppure con effluente primario.
Rimozione dell’Azoto e del Fosforo
Defosfatazione
l processo di defosfatazione delle acque di tipo chimico,
consiste nella rimozione del fosforo inorganico presente tramite dosaggio di reattivi, come sali di ferro e sali di alluminio
tra i più utilizzati. La presenza di eccessivo fosforo nelle acque reflue civili ed
industriali porta alla formazione di fenomeni di eutrofizzazione
nel corpo ricettore. Attualmente le leggi italiane impongono come limite allo scarico del refluo che si immette in un corpo
ricettore, una concentrazione di fosforo pari a 10 mg/l, come contemplato dal D.L. 152/06 (allegato 5 alla III parte tabella 3).
Rimozione dell’Azoto e del Fosforo
Defosfatazione
Esistono 3 tipologie impiantistiche:
Pre-defosfatazione
consiste nell'immissione di una unità di dosaggio di reattivo a monte della
sedimentazione primaria.
Defosfatazione simultanea
il reattivo viene inoculato direttamente nel reattore biologico che però deve
essere per forza a fanghi attivi. Questo metodo può però portare a inibizione
nei processi dei batteri nitrificanti presenti anch'essi utili per la rimozione
dell'azoto.
Post-defosfatazione
immissione di una unità di dosaggio e sedimentatore per raccogliere il fango
chimico che si viene a creare a valle della sedimentazione secondaria. Risulta
il metodo più utilizzato per la capacità di trattare il fango chimico e quello
biologico separatamente e per gli ottimi livelli di rimozione che si conseguono.
TRATTAMENTI TERZIARI
Possibili interferenze fra i solidi sospesi nell’acqua da disinfettare mediante raggi ultravioletti.
Configurazione di una lampada a vapori di mercurio a bassa pressione per la produzione di UV
Il riutilizzo delle acque reflue
L’interesse al riuso nasce dall’insufficienza delle risorse idriche tradizionali.
le tecnologie per il trattamento delle acque reflue oggi disponibili sono in grado di produrre acqua di qualitàelevata, utilizzabile per qualsiasi uso.
Le limitazioni al riguardo derivano, oltre che dai reali vincoli di natura economica, anche dai problemi di accettazione da parte degli organismi decisori, degli utilizzatori e più in generale dall’opinione pubblica.
Il riutilizzo delle acque reflue
Decreto Ministeriale n. 185/03“Regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue”
le destinazioni d’uso ammissibili delle acque reflue recuperate, previste dal D.M., sono
le seguenti:
1) irriguo: per l’irrigazione di colture destinate sia alla produzione di alimenti per il consumo umano ed animale sia a fini non alimentari, nonchè per l’irrigazione di aree destinate al verde o ad attività ricreative o sportive;
2) civile: per il lavaggio delle strade nei centri urbani; per l’alimentazione dei sistemi di riscaldamento o raffreddamento; per l’alimentazione di reti duali di adduzione, separate da quelle delle acque potabili, con esclusione dell’utilizzazione diretta di tale acqua negli edifici uso civile, ad eccezione degli impianti di scarico nei servizi igienici;
3) industriale: come acqua antincendio, di processo, di lavaggio e per i cicli termici dei processi industriali, con l’esclusione degli usi che comportano un contatto tra le acque reflue recuperate e gli alimenti o i prodotti farmaceutici e cosmetici.
Il riutilizzo delle acque reflueL’Allegato al D.M. n.185 prescrive i requisiti minimi di qualità
non si prevedono limiti
diversificati in funzione del tipo
di riutilizzo (es. tipo di coltura da
irrigare)
non si prendono in
considerazione i processi biotici
e abiotici che avvengono nel
terreno e che comportano una
degradazione fisica chimica e
biologica degli elementi
introdotti nel terreno a seguito
dell’irrigazione.
Tabella 5: Confronto dei valori limite (parametri più rappresentativi) per lo scarico o
il riuso delle acque reflue.
assente-Salmonella
10 UFC/ 100 ml-Escherichia coli
100125COD (mg/l)
2035SST (mg/l)
1025BOD5
(mg/l)
D.M. 185/2003
Riuso
D.lgs. 152/06
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Il riutilizzo delle acque reflue
Riguardo all’uso ricreativo e nel verde pubblico possiamo ricordare:• Parchi e Aree giochi: l’impiego in questi settori richiede acque di elevata qualitàspecie sotto il profilo igienico-sanitario. • Cimiteri: l’irrigazione delle aree cimiteriali e le fontane per il prelievo di acqua per i fiori recisi.• Bordure stradali: le siepi o le alberature a bordo delle strade• Vivai Ornamentali: i vivai per la produzione e la vendita di piante ornamentali
I possibili utilizzi del refluo in agricoltura possono essere così sintetizzati:• Colture alimentari • Colture non alimentari con colture da fibra o da legno o da seme non commestibili, che non possano avere accesso come aree ricreative• Pascolo per animali da latte.• Frutteti e Vigneti in questo caso è possibile utilizzare reflui trattati sospendendo l’irrigazione almeno 14 giorni prima del raccolto senza rischi per la salute e per la qualità delle produzioni, se non sono presenti composti fitotossici.
Il riutilizzo delle acque reflue
Gli utilizzi industriali sono:
•Acqua di raffreddamento;•Acqua di alimentazione per boiler;•Acque di processo;•Nell’edilizia per la produzione di cemento, la compattazione del suolo l’abbattimento delle polveri;•Pulizia e autolavaggio.
Le acque reflue utilizzate nel campo industriale possono derivare da due fonti, o dal
riciclaggio interno delle acque generate dall’industria stessa o dall’impianto di
depurazione di acque reflue civili. Va detto che molte industrie preferiscono trattare e
mettere in riciclo le proprie acque reflue piuttosto che acquistarle da fonte esterna (acqua
di riuso e non). Il motivo consiste nel fatto che le industrie hanno l’obbligo di trattare o
pretrattare le acque reflue provenienti dai loro impianti prima della immissione in altri corpi
idrici, per cui il riciclaggio permette di ridurre, oltre i costi di approvvigionamento, anche il
quantitativo di acque reflue da trattare per raggiungere i sringenti limiti imposti agli
scarichi.
La depurazione nella municipalità di Taranto
Nella Provincia di Taranto risultano ubicati 25 impianti di depurazione
La città di Taranto è servita da tre depuratori: Taranto Gennarini, Taranto
PaoloVI e Taranto Bellavista.
Per ciò che attiene al riutilizzo delle acque depurate, la Provincia, dopo un
accordo preventivo con l’Ilva, ha proposto di far riutilizzare le acque reflue
in uscita dai due depuratori Taranto Gennarini e Taranto Bellavista
primario secondario terziario
CONDOTTA DI COLLEGAMENTO DEPURATORE TARANTO GENNARINI –
TARANTO BELLAVISTA
primario secondario terziario
DEPURATORE TARANTO –PAOLOVIIN DISMISSIONE
IL CASO TARANTOSTABILIMENTO ILVA
CONDOTTA DI COLLEGAMENTO DEPURATORE TARANTO BELLAVISTA – STABILIMENTO ILVA (APPALTATA MA NON ANCORA REALIZZATA)
DEPURATORE TARANTO – GENNARINI: 250 l/s
DEPURATORE TARANTO – BELLAVISTA:
250 l/s
AUSPICATO RADDOPPIO 500 l/s
COME FUNZIONA
� Necessita di una depurazione preliminare, data da una fossa Imhoff, che operi una sedimentazione primaria;
� Dalla fossa Imhoff esce il refluo privato delle parti solide, che viene pompato sul “filtro naturale”.
� L'acqua passando attraverso il filtro subisce un processo di depurazione effettuato prevalentemente da microrganismi aerobici;
Esempio di fossa Imhoff
COME FUNZIONA_1aI sistemi di fitodepurazione possono essere suddivisi in base alla
direzione di scorrimento dell’acqua in:
a) sistemi a flusso superficiale (FWS- Free water surface)Consistono in vasche o canali dove la superficie dell’acqua è esposta
all’atmosfera ed il suolo, costantemente sommerso, costituisce il
supporto per le radici delle piante.
Sono più adatti per il trattamento terziario dei reflui a valle di sistemi a
fanghi attivi.
COME FUNZIONA_1
b) sistemi a flusso sommerso (SSF- Subsurface Flow)In questi sistemi l’acqua scorre al di sotto della superficie e quindi non c’è un diretto
contatto tra la colonna d’acqua e l’atmosfera. L’acqua scorre attraverso il medium di
riempimento (ghiaia, sabbia, ecc.) in cui si trovano le radici delle piante radicate
emergenti.
Questi impianti stanno incontrando sempre più interesse rispetto ai FWS in virtù
dell’aumento delle rese depurative a parità di superficie occupata.
Sono sistemi particolarmente adatti e utili per il trattamento secondario di reflui
provenienti da
situazioni lontane dalla pubblica fognatura a valle di una fossa settica o fossa Imhoff
e/o per il
trattamento di acque grigie e meteoriche.
A loro volta i sistemi a flusso sommerso si distinguono in:
orizzontale ( HF) in cui l’acqua si depura in una o più vasche della
profondità di 70-80 cm contenenti materiale inerte su cui si
sviluppano le radici delle macrofite.
Il flusso dell’acqua rimane costantemente al di sotto della superficie
del medium e scorre in senso orizzontale grazie ad una leggera
pendenza del fondo del letto.
verticale ( VF) dove il refluo da trattare è immesso con carico alternato
discontinuo e percola verticalmente in un filtro di materiali inerti
profondo in genere 1 m in cui si sviluppano le radici delle macrofite.
VANTAGGI�semplicità ed economicità di gestione (assenza di parti meccaniche in movimento, bassa manutenzione, bassi consumi di energia, assenza di additivi chimici;
�alta flessibilità rispetto ai carichi in ingresso (temperatura, nutrienti, portate);
�recupero di aree depresse;�buona integrazione paesaggistica
SVANTAGGIRichiesta di estese superfici
Bassa efficienza di rimozione dei fosfati.
Manutenzione
Praticamente inesistente!!
� Sfalcio della vegetazione;
� Svuotamento periodico del sedimentatore.