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L’AMBIENTE PERIODICO TECNICO-SCIENTIFICO DI CULTURA AMBIENTALE POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1 COMMA 1, DCB MILANO ANNO XXII Periodico di informazione raccomandato dalla Camera Europea per la Cooperazione ed incentivo al Parlamento G.I.R.S.A. 2 MARZO - APRILE 2015 I.C.S.A. Biagio Giannì Le ANALISI CHIMICHE AMBIENTALI METODI DI CAMPIONAMENTO DI ACQUE SOLIDI E ARIA PARAMETRI CHIMICO-FISICI DELLE ACQUE COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI PREPARATIVA DEL CAMPIONE PARAMETRI ORGANICI LC-MS NELLE ANALISI CHIMICHE AMBIENTALI > > > > > > Seconda Edizione MANUALE APPLICATIVO Edizione riveduta e ampliata utile per le analisi secondo la normativa IPPC WWW.RANIERIEDITORE.IT

Lambiente 22015

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Fascicolo di marzo-aprile della storica rivista

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L’AMBIENTEPERIODICO TECNICO-SCIENTIFICO DI CULTURA AMBIENTALE

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Periodico di informazione raccomandatodalla Camera Europea per la Cooperazione

ed incentivo al Parlamento

G.I.R.S.A.

2 MARZO - APRILE

2015

I.C.S.A.INIZIATIVE CULTURALI SOCIETÀ AMBIENTE

€ 30,00

Biagio Giannì

Le ANALISICHIMICHEAMBIENTALI

Le ANALISICHIMICHEAMBIENTALILa normativa ambientale, in continua evoluzione, è la risposta politica alle tematiche ambientali che ormai si sono consolidate a tutti i livelli della società occidentale. L’offerta di libri divulgativi e tecnici su queste tematiche è molto vasta. Rivolgendosi in questi adempimenti ora anche a molte attività industriali e commerciali mai coinvolte prima. Le analisi chimiche ambientali, che spesso sono parte integrante delle leggi, non sono sempre esposte in modo unitario e coordinato, dando in questo modo pochi riferimenti a chi si affaccia per la prima volta nel settore. La normativa ambientale nella sua applicazione ha diverse prospettive di lettura e si rivolge a diversi tipi di professioni e di professionisti.L’obiettivo d’enti di controllo e dei professionisti è quello di ottenere dati ambientali validi attraverso l’adozione di tecniche di campionamento e di analisi uffi ciali o condivise dalla comunità scientifi ca. Sappiamo che esistono diverse metodologie di campionamento e analisi che provengono da enti tecnici di normazione o scientifi ci che possono confondere un professionista come disorientare un neofi ta della materia.Per ogni parametro chimico esistono diverse norme tecniche emanate da organismi nazionali ed internazionali che non sono sempre degli organismi di normazione. Nella maggior parte dei casi l’aggiornamento della legislazione ha tempi più lunghi rispetto a quelli delle norme tecniche che viceversa si evolvono più velocemente.In quest’ottica rispetto alla prima edizione, oltre alla rivisitazione di alcuni capitoli, la grossa novità consiste nell’introduzione di un capitolo ampliato sul campionamento che riguarda le analisi delle emissioni industriali e della qualità dell’aria. Si è cercato di trattare un’ampia panoramica cercando di dare un supporto pratico, offrendo una trattazione unitaria di alcuni argomenti specifi ci del settore che normalmente non trovano spazio nei libri di chimica analitica.

METODI DI CAMPIONAMENTO DI ACQUE SOLIDI E ARIA

PARAMETRI CHIMICO-FISICI DELLE ACQUE

COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI

PREPARATIVA DEL CAMPIONE

PARAMETRI ORGANICI

LC-MS NELLE ANALISI CHIMICHE AMBIENTALI

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Seconda Edizione

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9 788890 427909

ISBN 978-88-904279-0-9

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Via Don Fracassi 41, 20010 Bareggio - Milano - ITALY | Tel: +39.02.90361622 | Fax: +39.02.90366880 | [email protected] | www.megasystemsrl.com

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I nostri campionatori d’aria personali e ambientali serie LIFE e LIFETEK si rivolgono ai laboratori, agli enti di controllo ed alle aziende che operano nel settore Controllo Ambientale e delle Emissioni.

Caratteristiche fondamentali dei nostri strumenti sono:- Conformità alle normative vigenti

- Affidabilità e precisione

- Ampio range di portata

- Portata costante

- Compensazione automatica delle perdite di carico

- Semplicità d’uso

- Dimensioni e peso ridotti

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Questo fa dei nostri strumenti la scelta dei principali operatori del settore.

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L’AMBIENTEPERIODICO TECNICO-SCIENTIFICO DI CULTURA AMBIENTALE

Anno XXII – n. 2

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 70 del 5 febbraio 1994

ProduzioneStudio L’Ambiente

Diffusione (Abbonamenti, reclami, disdette)POLIEDIT srlVia Petruzzi, 16 – 70017 Putignano (BA)Tel./Fax 080.4911732Email: [email protected]

Coordinamento editorialeValentina FerrariEmail: [email protected]

Ufficio marketing (Pubblicità)G.I.R.S.A.Email: [email protected]

Consulente comunicazioneGianfranco Carrettoni

Direttore responsabileFranco Ranieri

Direttore ScientificoBernardo Ruggeri

Comitato scientificoRoberto Cavallo, Daniele Cazzuffi,Alessandro Cocchi, Biagio Gianni’,Maurizio Gorla, Luigi Fanizzi, Vincenzo Francani,Luca G. Lanza, Angelo Selis, Luca Talamona,Giorgio Temporelli, Federico Valerio,Alberto Verardo, Renato Vismara

Hanno collaborato a questo numeroL. Albertalli, M. Albertazzi, C. Bassan, G.F. Carrettoni, S. Cicchiello, C. D’Antonio, P. D’Antonio, V. Doddato, L. Fanizzi, V. Ferrari, G. Ghiringhelli, D. Grimaldi, R. Lauri, M. Mangano, M. Mazzei, F. Ranieri, B. Sera, S. Susani, T. Toto, M. Votta

Grafica ed impaginazioneGrafica Ripoli snc – Tivoli (RM)

TipografiaGrafica Ripoli snc – Tivoli (RM)

Abbonamento annuale (6 numeri)Poliedit srl – Putignano (BA)Abbonamento ordinario € 130,00Socio sostenitore € 180,00Fascicolo arretrato € 15,00Tiratura 9000 copie

Diffusione 8.500 copieSpedizione in abb. postale bimestra-le/50% - MilanoTutto il materiale verra’ restituito esclusi-vamente dietro richiesta degli interresati ed in ogni caso non oltre sei mesi. Spese di spedizione a carico del richiedente. La redazione non risponde del contenuto degli articoli firmati.

L’ abbonamento e’ deducibile al 100%.Per la deducibilita’ del costo ai fini fiscali vale la ricevuta del versamento postale a norma (DPR 22/1286 n.917 Art. 50 e Art. 75). Conservate il tagliando - ricevu-ta, esso costituisce documento idoneo e sufficente ad ogni effetto contabile.Non si rilasciano, in ogni caso, altre quie

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Via Washington, 83 – 20146 MilanoTel. 02.87396852 – Fax 02.87396834E-mail: [email protected]

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Anno XX - N. 4Autorizzazione del Tribunale di Milano

N. 69 del 5 febbraio 1994

ProduzioneStudio L’Ambiente

EdizioneI.C.S.A. Edizioni

Direttore responsabileFranco Ranieri

Direttore ScientificoBernardo Ruggeri

Coordinamento editoriale e relazioni esterneValentina Ferrari

Consulente comunicazioneGian Franco Carrettoni

Comitato ScientificoRoberto Cavallo, Daniele Cazzuffi,Alessandro Cocchi, Biagio Giannì,

Maurizio Gorla, Luigi Fanizzi, Vincenzo Francani,Luca G. Lanza, Angelo Selis, Luca Talamona,

Giorgio Temporelli, Federico Valerio,Alberto Verardo, Renato Vismara

Hanno collaborato a questo numero:G.F. Carrettoni, M. Centemero, S. Ceradini,

S. Cicchiello, P. D’Antonio, A. Di Giulio, V. Doddato, L. Fanizzi, V. Ferrari, G. Ghiringhelli, M. Giavini, M. Grasmug, S. Kromus, A. Molinari,

P. Pastore, L.C. Preti, F. Ranieri, R. Sozzi, S. Squillaci, T. Toto, M. Votta

Ufficio marketingStudio L’Ambiente

Grafica e impaginazioneGrafica Elettronica srl - Napoli

TipografiaGrafica Ripoli snc - Tivoli (RM)

Abbonamento annuale(6 numeri) €. 60,00 (comprese spese di spedizione)

Abbonamento estero €. 100,00Fascicolo singolo €. 11,00 (+ spese di spedizione)

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Tutto il materiale verrà restituito esclusivamente dietro richiesta degli interessati ed in ogni caso non oltre sei mesi. Spese di spedizione a carico

del richiedente. La redazione non risponde del contenuto degli articoli firmati.

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(DPR 22/12/86 n.917 Art. 50 e Art. 75). Conservate il tagliando - ricevuta, esso costituisce documento

idoneo e sufficiente ad ogni effetto contabile. Non si rilasciano, in ogni caso, altre quietanze

o fatture per i versamenti c.c.p.

N. 4 luglio - agosto 2013N. 4 luglio - agosto 2013

Caprari spaVia Emilia Ovest, 900 - 41123 Modena

Tel. 059.8976111 - Fax 059.897897E-mail: [email protected]

Web: www.caprari.com

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www.megasystemsrl.com www.argal.it

www.cial.it www.tecam.it

www.depurpadana.it www.rivoiragas.it

www.abb.it www.flygt.it

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ed incentivo al Parlamento

G.I.R.S.A.

2 MARZO - APRILE2015

I.C.S.A.INIZIATIVE CULTURALI SOCIETÀ AMBIENTE

€ 30,00

Biagio Giannì

Le ANALISICHIMICHEAMBIENTALI

Le ANALISICHIMICHEAMBIENTALILa normativa ambientale, in continua evoluzione, è la risposta politica

alle tematiche ambientali che ormai si sono consolidate a tutti i livelli

della società occidentale. L’offerta di libri divulgativi e tecnici su queste

tematiche è molto vasta. Rivolgendosi in questi adempimenti ora anche a

molte attività industriali e commerciali mai coinvolte prima.

Le analisi chimiche ambientali, che spesso sono parte integrante delle

leggi, non sono sempre esposte in modo unitario e coordinato, dando in

questo modo pochi riferimenti a chi si affaccia per la prima volta nel settore.

La normativa ambientale nella sua applicazione ha diverse prospettive di

lettura e si rivolge a diversi tipi di professioni e di professionisti.

L’obiettivo d’enti di controllo e dei professionisti è quello di ottenere dati

ambientali validi attraverso l’adozione di tecniche di campionamento e di

analisi uffi ciali o condivise dalla comunità scientifi ca. Sappiamo che esistono

diverse metodologie di campionamento e analisi che provengono da enti

tecnici di normazione o scientifi ci che possono confondere un professionista

come disorientare un neofi ta della materia.

Per ogni parametro chimico esistono diverse norme tecniche emanate

da organismi nazionali ed internazionali che non sono sempre degli

organismi di normazione. Nella maggior parte dei casi l’aggiornamento

della legislazione ha tempi più lunghi rispetto a quelli delle norme tecniche

che viceversa si evolvono più velocemente.

In quest’ottica rispetto alla prima edizione, oltre alla rivisitazione di alcuni

capitoli, la grossa novità consiste nell’introduzione di un capitolo ampliato

sul campionamento che riguarda le analisi delle emissioni industriali e

della qualità dell’aria. Si è cercato di trattare un’ampia panoramica

cercando di dare un supporto pratico, offrendo una trattazione unitaria

di alcuni argomenti specifi ci del settore che normalmente non trovano

spazio nei libri di chimica analitica.METODI DI CAMPIONAMENTO DI ACQUE SOLIDI E ARIA

PARAMETRI CHIMICO-FISICI DELLE ACQUE

COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI

PREPARATIVA DEL CAMPIONEPARAMETRI ORGANICI

LC-MS NELLE ANALISI CHIMICHE AMBIENTALI

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Seconda Edizione

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ISBN 978-88-904279-0-9

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Edizione riveduta e ampliata utile per le analisi secondo la normativa IPPC

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editoriale.Crimini e scenari globali 5

scienza e inquinamento

legislazione

analisi e strumentazione

reportenergia e ambiente

tecnologie applicative

rubriche

le aziende informano

osservatorio ambientale

Il littering e abbandono rifiuti

I cento anni del Canale di Panama

La ricostruzione delle piene nei bacini idrografici

Le acque meteoriche di dilavamento contaminate da sostanze inquinanti, anche pericolose, sono acque di prima pioggia

Sistemi per il controllo dell’inquinamento da polveri sottili

Monitoraggio della qualità dell’aria in ambienti confinati

I sistemi satellitari e la gestione ambientale

Ecologiche, intelligenti, eleganti

Acqua: dalle novità regolatorie e normative alle emergenze irrisolte

Le misure di protezione attiva applicabili ai depositi di bioetanolo

Recupero di calore da acque reflue

Il Libro 41

Attivi per l’ambiente 46

Euronews 48

Prodotti & Servizi 58

Libri 60

Xylem 54

ABB 55

Moreschini 56

Prominent 57

Importanza della logistica nel settore ambientale

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Missione rovente per un generatore 44

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Editoriale

CRIMINI E SCENARI GLOBALI

.

il direttore responsabile

2/2015 5

Uno studio americano di diversi anni fa, realizzato al computer, sui prossimi scenari che avrebbero investito i popoli del Pianeta non presagiva nulla di confortante per il futuro, sia a livello di degrado ambientale che riguardo agli sconvolgimenti di massa all’interno delle compagini nazionali e delle relazioni fra gli Stati.Purtroppo quel voluminoso rapporto sta trovando puntuale rea-lizzazione e, per quanto si ricava dagli avvenimenti degli ultimi anni, con largo anticipo sulle previsioni, assumendo un anda-mento esponenziale in linea con tutto quanto sta accadendo nella società globale degli ultimi lustri: nella ricerca scientifica, nello sviluppo talora abnorme delle tecnologie, comprese le deformazioni di cui essa si rende responsabile, nel malessere delle collettività industrializzate, nella dissacrazione di storiche tradizioni, nella durezza incivile e routinaria derivazione del pro-gresso civile, nell’avvenuta disgregazione di molte nazioni, nelle guerre locali, negli eccidi inammissibili, nella crudeltà ributtante e, infine, nella disarmante solitudine di un convivere collettivo troppo spesso insipiente e caotico.Tutto questo, a considerare il Rapporto sopracitato, come an-teprima di un inevitabile confronto fra le grandi nazioni che do-minano gli affari e gli andamenti di quanto avviene quotidiana-mente sulla Terra. Un pianeta che oramai si sta dimostrando del tutto insufficiente e limitato per assorbire le esigenze della specie umana.

L’editoriale presente, ossia le mie riflessioni, traggono spun-to dall’ultima allucinante tragedia (inevitabile?) consumata nel mare Mediterraneo: oltre settecento persone (la punta conosciu-ta di un Iceberg), che perdono la vita in mare su un barcone rovesciatosi.Vi è di tutto in questa tragedia che credevamo impossibile da realizzarsi ai tempi nostri: il tentativo di fuga di masse disere-date da territori che non offrono più nulla tranne guerre, fame endemica, morte. Il lungo calvario di avvicinamento alla costa mediterranea, quindi il tentativo di oltrepassare indenni il brac-cio di mare divenuto cimitero pietoso in contrapposizione al duro cinismo umano.Abbiamo detto che vi si trova di tutto: la brutalità degli scafisti, il cinismo degli organizzatori e connesse connivenze politiche

locali, il business della tratta umana, l’indifferenza spregevole di una società industrializzata la quale ha saputo non solo scon-quassare intere aree del pianeta ma, pure, ancora persevera a considerare il continente africano come regione da depredare delle risorse e meta di safari (fino a quando rimarrà in vita l’ulti-mo animale selvatico).Nel passato ottocento vi fu la grande tratta degli schiavi. I ve-lieri, con la complicità dei boss locali (il che vale anche adesso, sia pure con modalità più raffinate) trasportavano forzatamente centinaia e centinaia di esseri umani ad ogni viaggio, stivandoli nella pancia degli scafi al fine di farli lavorare come schiavi nelle immense piantagioni di cotone.Molti si perdevano durante la traversata trovando fine ad umilia-zioni e sofferenze; quanti sfortunatamente giungevano a desti-nazione trovavano ad attenderli maltrattamenti, frustate, torture, cani addestrati alla cattura dei negri, e, naturalmente, un lavoro disumano. Stando alle cronache che si susseguono, per certi aspetti l’America di oggi, tranne che nelle modalità, non è dis-simile da quella di ieri. Invero oggi non è cambiato nulla dal passato, anche in Europa e nei Paesi di emergente industria-lizzazione. Anzi, qualora fosse possibile (forse lo è), gli orrori si sono moltiplicati in linea alle coerenze della globalità.Ma, facciamo ben attenzione, il nostro mondo industrializzato che oggi assiste palesemente indifferente e falsamente interes-sato (ipocritamente interessato) alle allucinanti tragedie altrui dell’oggi, domani sarà destinato ad essere teatro delle mede-sime situazioni ed oggetto dei crimini che vi si consumano; con modalità ripetitive, qualora si voglia stralciare la traversata del Mare Nostrum, o Mare Mortis. E’ risaputo, le città sono assai più vulnerabili di un mare aperto.

Chi ha creato la situazione attuale per sete di dominio ed in-gordigia di finanza (sempre che ne sia capace) si renda conto che i futuri scenari planetari possono riservare scadenze non proprio gradevoli. Le Cancellerie politiche dominanti prendano coscienza come condoglianze e ipocriti atteggiamenti compunti non siano più sufficienti a celare responsabilità oggettive.

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Il littering e abbandono rifiuti Un progetto transfrontaliero di controllo e prevenzione

Giorgio Ghiringhelli, ARS ambiente Srl - Email: [email protected]

Figura 1 - Littering in un’area pubblica.

Scienza & Inquinamentoò

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Che cos’è il litteringOggi sempre più spesso si sente parlare di littering ovvero dell’inquinamento di strade, piazze, parchi o mezzi di trasporto pubblici causato gettando intenzionalmente o lasciando cadere rifiuti e abbandonandoli. Anche se in termini assoluti le quantità di rifiuti lasciate sul suolo sono relativamente ridotte, la mag-gioranza della popolazione percepisce il fenomeno come fa-stidioso. Il littering compromette la qualità di vita e il senso di sicurezza negli spazi pubblici, genera costi elevati per i servizi di pulizia e nuoce all’immagine delle località. Le cause della crescente mole di rifiuti abbandonati sono molte-plici. Sempre più persone trascorrono la pausa pranzo sul posto di lavoro o di formazione e mangiano per strada. La conseguenza quasi inevitabile di queste nuove abitudini di consumo, abbinate a un’accresciuta utilizzazione degli spazi pubblici, è la presenza di una quantità maggiore di rifiuti ab-bandonati all’aperto. Un’altra tendenza accentuatasi negli ul-timi anni è il boom della diffusione di giornali gratuiti e della pubblicità condominiale, che spesso vengono subito gettati o abbandonati da qualche parte durante il tragitto. Il littering dalle automobili che interessa alcuni tratti di strade urbane ed extra urbane è un fenomeno diffuso che comporta l’accumulo di rifiuti in aree difficilmente ripulibili (1).

A questi fenomeni si somma quello più circoscritto ma grave delle vere e proprie discariche abusive o incontrollate dove ven-gono abbandonati quantitativi ingenti di rifiuti, urbani o speciali, pericolosi e non, soprattutto in aree periferiche e naturali.I rifiuti gettati nell’ambiente, oltre a comportare diversi danni di natura ambientale in senso lato possono comportare, per le loro caratteristiche chimiche, biologiche e tossicologiche, danni an-che sulla qualità dei suoli o delle acque e in ultima analisi sulla qualità della vita e sulla salute umana.Il problema deve essere affrontato in modo attivo e continuo dalle Amministrazioni preposte, utilizzando un approccio inte-grato, ovvero operando sia in termini preventivi (mediante lo strumento dell’informazione ed educazione verso i cittadini) che repressivi (tramite l’applicazione delle sanzioni che l’or-dinamento prevede). Infatti l’articolo 192 “divieto di abbando-no” del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. stabilisce, al primo comma, che “l’abbandono e il deposito incontrollati di rifiuti sul suolo e nel suolo sono vietati”. Peraltro, anche il secondo comma riprende il divieto di abbandono di rifiuti, estendendone la portata alle ac-que superficiali e sotterranee: “É altresì vietata l'immissione di rifiuti di qualsiasi genere, allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali e sotterranee”.Per capire l'importanza del fenomeno basta verificare l'interes-se del legislatore nazionale che nel Disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica 2014 (Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali), in discus-sione in Parlamento, ha inserito all’art. 29 (Rifiuti di prodotti da fumo e gomme da masticare) specifiche disposizioni per la modifica dell’art. 232, 255, 263 del T.U.A. per il contrasto del fenomeno del getto dei mozziconi di sigaretta e delle gomme da masticare.

Che danni causano i rifiuti nell’ambienteI problemi causati dal comportamento incivile di alcuni cittadini che abbandonano i rifiuti nell’ambiente sono di ordine igieni-co-sanitario oltre che ambientale ed evidentemente anche eco-nomico. A ciò va poi aggiunto il danno ingenerato dal degrado estetico delle strade e del territorio in genere. E’ possibile ri-assumere i danni causati dal fenomeno dell’abbandono e dal littering in queste categorie sintetiche:• ambientale diretto (ad esempio l’inquinamento del suolo o

l’uccisione di animali che si cibano dei rifiuti abbandonati);• ambientale indiretto;• sanitario;

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Il littering e abbandono rifiuti Un progetto transfrontaliero di controllo e prevenzione

Giorgio Ghiringhelli, ARS ambiente Srl - Email: [email protected]

Figura 1 - Littering in un’area pubblica.

Scienza & Inquinamentoò

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Che cos’è il litteringOggi sempre più spesso si sente parlare di littering ovvero dell’inquinamento di strade, piazze, parchi o mezzi di trasporto pubblici causato gettando intenzionalmente o lasciando cadere rifiuti e abbandonandoli. Anche se in termini assoluti le quantità di rifiuti lasciate sul suolo sono relativamente ridotte, la mag-gioranza della popolazione percepisce il fenomeno come fa-stidioso. Il littering compromette la qualità di vita e il senso di sicurezza negli spazi pubblici, genera costi elevati per i servizi di pulizia e nuoce all’immagine delle località. Le cause della crescente mole di rifiuti abbandonati sono molte-plici. Sempre più persone trascorrono la pausa pranzo sul posto di lavoro o di formazione e mangiano per strada. La conseguenza quasi inevitabile di queste nuove abitudini di consumo, abbinate a un’accresciuta utilizzazione degli spazi pubblici, è la presenza di una quantità maggiore di rifiuti ab-bandonati all’aperto. Un’altra tendenza accentuatasi negli ul-timi anni è il boom della diffusione di giornali gratuiti e della pubblicità condominiale, che spesso vengono subito gettati o abbandonati da qualche parte durante il tragitto. Il littering dalle automobili che interessa alcuni tratti di strade urbane ed extra urbane è un fenomeno diffuso che comporta l’accumulo di rifiuti in aree difficilmente ripulibili (1).

A questi fenomeni si somma quello più circoscritto ma grave delle vere e proprie discariche abusive o incontrollate dove ven-gono abbandonati quantitativi ingenti di rifiuti, urbani o speciali, pericolosi e non, soprattutto in aree periferiche e naturali.I rifiuti gettati nell’ambiente, oltre a comportare diversi danni di natura ambientale in senso lato possono comportare, per le loro caratteristiche chimiche, biologiche e tossicologiche, danni an-che sulla qualità dei suoli o delle acque e in ultima analisi sulla qualità della vita e sulla salute umana.Il problema deve essere affrontato in modo attivo e continuo dalle Amministrazioni preposte, utilizzando un approccio inte-grato, ovvero operando sia in termini preventivi (mediante lo strumento dell’informazione ed educazione verso i cittadini) che repressivi (tramite l’applicazione delle sanzioni che l’or-dinamento prevede). Infatti l’articolo 192 “divieto di abbando-no” del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. stabilisce, al primo comma, che “l’abbandono e il deposito incontrollati di rifiuti sul suolo e nel suolo sono vietati”. Peraltro, anche il secondo comma riprende il divieto di abbandono di rifiuti, estendendone la portata alle ac-que superficiali e sotterranee: “É altresì vietata l'immissione di rifiuti di qualsiasi genere, allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali e sotterranee”.Per capire l'importanza del fenomeno basta verificare l'interes-se del legislatore nazionale che nel Disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica 2014 (Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali), in discus-sione in Parlamento, ha inserito all’art. 29 (Rifiuti di prodotti da fumo e gomme da masticare) specifiche disposizioni per la modifica dell’art. 232, 255, 263 del T.U.A. per il contrasto del fenomeno del getto dei mozziconi di sigaretta e delle gomme da masticare.

Che danni causano i rifiuti nell’ambienteI problemi causati dal comportamento incivile di alcuni cittadini che abbandonano i rifiuti nell’ambiente sono di ordine igieni-co-sanitario oltre che ambientale ed evidentemente anche eco-nomico. A ciò va poi aggiunto il danno ingenerato dal degrado estetico delle strade e del territorio in genere. E’ possibile ri-assumere i danni causati dal fenomeno dell’abbandono e dal littering in queste categorie sintetiche:• ambientale diretto (ad esempio l’inquinamento del suolo o

l’uccisione di animali che si cibano dei rifiuti abbandonati);• ambientale indiretto;• sanitario;

Figura 2 - Danni alla fauna selvatica causati dal littering di rifiuti.

Figura 3 - Copertina del libro “L’abbando rifiuti e il littering”, Giorgio Ghiringhelli, Edizioni Ambiente.

l’Ambiente

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• estetico;• culturale, in quanto riduce la sensibilità dei cittadini nel ri-

spetto dell’ambiente;• sicurezza (ad esempio i mozziconi di sigaretta che vengono

gettati nell’ambiente possono essere causa di incendi);• economico diretto, per i costi di rimozione e pulizia dei luoghi;• economico indiretto.

Quanto costa gettare i rifiutiLa gestione del littering e il risanamento delle discariche abusive comporta costi supplementari rispetto alla normale gestione dei rifiuti urbani e dell’igiene urbana. L’entità di questi extra costi non è nota analiticamente e normalmente tali costi vengono ri-compresi in costi generali di igiene urbana e ripianati attingendo alle casse comunali e quindi direttamente alle tasche dei cittadi-ni attraverso le imposizioni fiscali. Il littering genera quindi costi supplementari diretti e indiretti, di cui si fanno carico per lo più i comuni e gli enti che gestiscono i trasporti.

In Italia non è mai stato effettuato uno studio analitico sui costi presunti del littering e nemmeno una ricognizione dei costi so-stenuti dagli Enti coinvolti per la pulizia dei luoghi, ma sulla base degli studi e ricerche di altri paesi (Svizzera, Regno Unito, Sco-zia, USA) è possibile stimare un costo del fenomeno del littering e dell’abbandono rifiuti superiore a 1 miliardo di Euro (2).

Cosa fare per contrastare efficacemente il fenomenoGli studi e le ricerche sul littering hanno dimostrato la comples-sità del tema, soprattutto in relazione alla complessità psicologi-ca del fenomeno che impedisce di avere uno “stereotipo” di chi abbandona. L’atto di gettare i rifiuti nell’ambiente è influenzato dal luogo, da cosa si ha da gettare e se le persone sono sole o in gruppo. Un elemento chiave di qualsiasi percorso contro il littering e l’ab-bandono dei rifiuti è introdurre elementi per educare i cittadini al rispetto dell’ambiente e cambiare quindi le abitudini e la per-

cezione dell’importanza del fenomeno e dei gesti di ciascuno.Il problema deve essere affrontato in modo attivo e continuo dalle Amministrazioni preposte, utilizzando un approccio inte-grato, ovvero operando sia in termini preventivi (mediante lo strumento dell’informazione ed educazione verso i cittadini) che repressivi (tramite l’applicazione delle sanzioni che l’ordi-namento prevede). Per agire sul fronte preventivo e soprattutto su quello repressivo occorre però conoscere il fenomeno sia dal punto di vista gene-rale e sia dal punto di vista specifico al fine di fornire agli organi competenti gli strumenti conoscitivi atti a permettere il coordi-namento delle azioni di pattugliamento e presidio del territorio.

Un web-gis come strumento di controllo e prevenzione del littering tra Italia e SvizzeraIl progetto sperimentale “Insubria Pulizia Sconfinata”, all’in-terno del Piano Integrato Transfrontaliero (P.I.T.) “Rifiuti: nuo-vi percorsi di responsabilità transfrontaliera”, finanziato nel Programma di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Svizzera 2007-2013, ha avuto come obiettivo principale la creazione di un sistema web-GIS che consenta di mappare le aree che si presentano degradate a causa dell’abbandono dei rifiuti, co-struendo un database dinamico fruibile da tutti gli stakeholder (www.puliziasconfinata.it) (3).

FREEBOOK AMBIENTE

Biblioteca gratuita on line di

Giorgio Ghiringhelli

L’abbandono di rifiuti e il litteringStrumenti per conoscere il fenomeno e contrastarlo

FREEBOOK AMBIENTE

Biblioteca gratuita on line di

Giorgio G

hiringhelli L’abbandono di rifi

uti e il littering

I chewing gum, le bottiglie e le lattine, le confezioni di bevande, i pezzi di carta e di vetro, i mozziconi di sigaretta, i sacchetti di plastica, gli avanzi di cibo, le confezioni di alimenti e i piccoli imballaggi in genere: tutto ciò è litter. Si tratta di quei rifiuti gettati via impropriamente e illegalmente su suolo pubblico e anche privato senza prestarci troppa attenzione.Quest’incivile abitudine di gettare rifiuti dove capita senza curarsi dell’ambiente purtroppo rappresenta un fenomeno in crescita, legato a uno stile di vita improntato all’usa e getta diffuso nei diversi paesi del mondo. Le ripercussioni però sono assai pesanti: inquinamento ambientale, degrado e danno estetico, effetti sulla qualità di vita, nonché elevati costi diretti di igiene urbana.Giorgio Ghiringhelli con L’abbandono di rifiuti e il littering mette insieme per la prima volta tutti gli elementi che definiscono questo fenomeno, analizzandoli con le lenti della psi-sociologia, dell’ecologia, della normativa, dell’economia e della co-municazione. Dal quadro che ne emerge risulta urgente una sinergia tra cittadinanza e amministrazione, con strategie di contrasto che solo grazie a un approccio corale e condiviso e alla valorizzazione delle nuove tecnologie di supporto alle decisioni pos-sono riuscire vincenti.

Giorgio Ghiringhelli Imprenditore, consulente ambientale per la gestione integrata dei rifiuti, do-cente universitario. È Dottore agronomo e ha conseguito il master in Economia e gestione delle im-prese. Titolare e Presidente di ARS ambiente Srl dal 2001, dal 2002 è responsabile dell’Osservatorio rifiuti della Provincia di Varese, e dal 2009 è coordinatore tecnico-scientifico dell’Osservatorio rifiuti della Regione Valle d’Aosta. È Professore a contratto presso la Università Carlo Cattaneo – LIUC. È coordinatore del progetto di collaborazione transfrontaliera Italia-Svizzera “Insubria Pulizia Sconfinata” per il contrasto del fenomeno dell’abbandono rifiuti. Ha pubblicato numerosi articoli e ha partecipato in qualità di relatore a seminari tecnici. Questo è il suo primo libro.

www.edizioniambiente.itwww.nextville.itwww.reteambiente.ithttp://freebook.edizioniambiente.it

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ISBN: 978-88-6627-062-1

9 788866 270621

00,00 euro

Pubblicazione elettronica gratuita

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Prefazione di Lorenzo Pinna

FB_EdA_A5_Littering_stesa.indd 1 26/11/12 12.23

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Scienza & Inquinamentoò

Il progetto ha avuto come promotori la Provincia di Varese, la Repubblica e Cantone Ticino, ARS ambiente Srl e Terraria Srl. Il tool di segnalazione è affiancato da una serie di strumenti di analisi dei dati raccolti e di individuazione di indicatori prede-finiti e personalizzabili che permettono alle forze dell’ordine e agli Enti proposti di essere coadiuvati nelle loro azioni di moni-toraggio e controllo (3).

Al fine di interessare tutti i soggetti sono state attuate alcune azioni specifiche per coinvolgere i principali stakeholder nel progetto: • il sistema web-gis e la Mappa dell’abbandono;• strumenti per la segnalazione;• il tavolo tecnico permanente contro l’abbandono rifiuti;• attività di formazione e convegni;• gli studi di approfondimento e i report di progetto;• articoli e pubblicazioni;• il sito web divulgativo (www.modusriciclandi.it).

L’applicativo web consente agli stakeholder di interagire in tempo reale e di condividere dati, informazioni, immagini e analisi in relazione alle aree che si presentano degradate a causa dell’abbandono dei rifiuti. Tale applicazione sostituisce le modalità tradizionali di segnalazione dei rifiuti abbandonati che si basano su comunicazioni su carta, telefoniche, via fax/email.Il sistema è multi-utente e multi-canale, prevede l’interazione sia attraverso internet che mediante Smart-phone/Tablet, ed

integra un Web-GIS che consente di indicare le aree oggetto di abbandono. La carta geografica che ne deriva costituisce la Mappa dell’abbandono e interessa tutto il territorio della Pro-vincia di Varese e parte del Cantone Ticino. Gli utilizzatori prin-cipali del sistema sono la Provincia di Varese, il Canton Ticino, le Guardie Ecologiche Volontarie (GEV), i Comuni, la Polizia Provinciale, il Corpo Forestale e altre Forze dell’ordine. Anche i cittadini, dopo essersi registrati al sistema, possono inviare le proprie segnalazioni che passeranno alla validazione delle GEV o del Comune territorialmente competente.Ciascun utilizzatore può localizzare un abbandono puntua-le, inoltre nel caso di piccole discariche o abbandoni diffusi è possibile disegnare su mappa l’area o anche il tratto di strada coinvolti (nel caso ad esempio di rifiuti gettati dal finestrino del-le automobili in coda su un tratto di strada predefinito). Il sistema gestisce il processo evolutivo delle segnalazioni (validazione, aggiornamento, reiterazione, chiusura – ovvero pulizia del luogo) ed è integrato con le modalità di accerta-mento amministrativo utilizzate dalle autorità che presidiano il territorio.

L’utente mediante un wizard può specificare le caratteristiche dell’abbandono, e le informazioni variano a seconda del profilo dell’utente. Tutti gli utenti hanno la possibilità di associare alle segnalazioni delle fotografie e tale opzione è molto utile per mo-nitorare l’evoluzione dei luoghi nel tempo. Ciascun utente inol-tre è dotato di un proprio “cassetto delle segnalazioni” nel quale può ritrovare agevolmente ciò che ha inserito e monitorarne l’e-voluzione o aggiornarne lo stato. Una segnalazione può essere ovviamente anche “chiusa” e ciò avviene quando i luoghi sono ripuliti o bonificati, riportandone anche i costi sostenuti. I dati raccolti nella Mappa sono omogenei e georeferenziati, pertanto univocamente localizzati, verificati e validati, costantemente ag-giornati, consultabili da tutti i soggetti che hanno competenza, che possono accertare/comminare sanzioni.

Questo sistema è stato sperimentato per 2 anni da oltre 100 Comuni della Provincia di Varese e 5 Comuni del Cantone Tici-no dimostrando che è possibile e utile coordinare le attività dei vari Enti coinvolti e avere un archivio storico e dinamico delle informazioni per orientare le iniziative di contrasto al littering e soprattutto monitorarne efficienza ed efficacia.

Note(1) Giorgio Ghiringhelli, Michele Giavini, “L’abbandono di rifiuti nell’ambiente e il littering: il progetto “strade pulite” della Pro-vincia di Varese”, in Ecomondo, atti dei seminari, Maggioli Ed, 2008;(2) G. Ghiringhelli, “L’abbando rifiuti e il littering: strumenti per conoscere il fenomeno e contrastarlo”, freebook Edizioni Am-biente, 2012, ISBN: 978-88-6627-091-1;(3) G. Ghiringhelli, S. Greco, G. Maffeis, “Controllo e prevenzio-ne dell’abbandono rifiuti e del littering”, GSA - Igiene Urbana, aprile-giugno 2013.

Figura 4 - Schema del progetto “Pulizia Sconfinata”.

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Scienza & Inquinamentoò

Il progetto ha avuto come promotori la Provincia di Varese, la Repubblica e Cantone Ticino, ARS ambiente Srl e Terraria Srl. Il tool di segnalazione è affiancato da una serie di strumenti di analisi dei dati raccolti e di individuazione di indicatori prede-finiti e personalizzabili che permettono alle forze dell’ordine e agli Enti proposti di essere coadiuvati nelle loro azioni di moni-toraggio e controllo (3).

Al fine di interessare tutti i soggetti sono state attuate alcune azioni specifiche per coinvolgere i principali stakeholder nel progetto: • il sistema web-gis e la Mappa dell’abbandono;• strumenti per la segnalazione;• il tavolo tecnico permanente contro l’abbandono rifiuti;• attività di formazione e convegni;• gli studi di approfondimento e i report di progetto;• articoli e pubblicazioni;• il sito web divulgativo (www.modusriciclandi.it).

L’applicativo web consente agli stakeholder di interagire in tempo reale e di condividere dati, informazioni, immagini e analisi in relazione alle aree che si presentano degradate a causa dell’abbandono dei rifiuti. Tale applicazione sostituisce le modalità tradizionali di segnalazione dei rifiuti abbandonati che si basano su comunicazioni su carta, telefoniche, via fax/email.Il sistema è multi-utente e multi-canale, prevede l’interazione sia attraverso internet che mediante Smart-phone/Tablet, ed

integra un Web-GIS che consente di indicare le aree oggetto di abbandono. La carta geografica che ne deriva costituisce la Mappa dell’abbandono e interessa tutto il territorio della Pro-vincia di Varese e parte del Cantone Ticino. Gli utilizzatori prin-cipali del sistema sono la Provincia di Varese, il Canton Ticino, le Guardie Ecologiche Volontarie (GEV), i Comuni, la Polizia Provinciale, il Corpo Forestale e altre Forze dell’ordine. Anche i cittadini, dopo essersi registrati al sistema, possono inviare le proprie segnalazioni che passeranno alla validazione delle GEV o del Comune territorialmente competente.Ciascun utilizzatore può localizzare un abbandono puntua-le, inoltre nel caso di piccole discariche o abbandoni diffusi è possibile disegnare su mappa l’area o anche il tratto di strada coinvolti (nel caso ad esempio di rifiuti gettati dal finestrino del-le automobili in coda su un tratto di strada predefinito). Il sistema gestisce il processo evolutivo delle segnalazioni (validazione, aggiornamento, reiterazione, chiusura – ovvero pulizia del luogo) ed è integrato con le modalità di accerta-mento amministrativo utilizzate dalle autorità che presidiano il territorio.

L’utente mediante un wizard può specificare le caratteristiche dell’abbandono, e le informazioni variano a seconda del profilo dell’utente. Tutti gli utenti hanno la possibilità di associare alle segnalazioni delle fotografie e tale opzione è molto utile per mo-nitorare l’evoluzione dei luoghi nel tempo. Ciascun utente inol-tre è dotato di un proprio “cassetto delle segnalazioni” nel quale può ritrovare agevolmente ciò che ha inserito e monitorarne l’e-voluzione o aggiornarne lo stato. Una segnalazione può essere ovviamente anche “chiusa” e ciò avviene quando i luoghi sono ripuliti o bonificati, riportandone anche i costi sostenuti. I dati raccolti nella Mappa sono omogenei e georeferenziati, pertanto univocamente localizzati, verificati e validati, costantemente ag-giornati, consultabili da tutti i soggetti che hanno competenza, che possono accertare/comminare sanzioni.

Questo sistema è stato sperimentato per 2 anni da oltre 100 Comuni della Provincia di Varese e 5 Comuni del Cantone Tici-no dimostrando che è possibile e utile coordinare le attività dei vari Enti coinvolti e avere un archivio storico e dinamico delle informazioni per orientare le iniziative di contrasto al littering e soprattutto monitorarne efficienza ed efficacia.

Note(1) Giorgio Ghiringhelli, Michele Giavini, “L’abbandono di rifiuti nell’ambiente e il littering: il progetto “strade pulite” della Pro-vincia di Varese”, in Ecomondo, atti dei seminari, Maggioli Ed, 2008;(2) G. Ghiringhelli, “L’abbando rifiuti e il littering: strumenti per conoscere il fenomeno e contrastarlo”, freebook Edizioni Am-biente, 2012, ISBN: 978-88-6627-091-1;(3) G. Ghiringhelli, S. Greco, G. Maffeis, “Controllo e prevenzio-ne dell’abbandono rifiuti e del littering”, GSA - Igiene Urbana, aprile-giugno 2013.

Figura 4 - Schema del progetto “Pulizia Sconfinata”.

2/2015 9

l’Ambiente

Premio Innovazione Amica dell’Ambiente 2015

130 le candidature, 7 premi e 10 segnalazioni

“Energie, economie e bellezza per la vita”: vuole echeggiare il claim di Expo ed è il titolo del Bando

del Premio all’Innovazione Amica dell’Ambiente 2015, il premio nazionale ambientalista, giunto or-

mai alla sua quattordicesima edizione, sempre molto partecipato (ben 130 candidature) dedicato a

quelle innovazioni appena realizzate o alla soglia della commercializzazione.

Il Premio è promosso da Legambiente in partenariato con Confindustria, Camera di Commercio

di Milano Regione Lombardia, Politecnico di Milano, Università Commerciale L. Bocconi e con il

contributo di Fondazione Cariplo. La cerimonia ha avuto luogo all’interno dell’evento “L’innovazione

ai tempi di Expo2015” organizzato da BioEcoGeo Magazine. Durante la mattinata i maggiori prota-

gonisti della sharing economy si sono confrontati sull’evoluzione di questo settore economico che

nel giro di pochi anni ha saputo trovare il proprio spazio crescendo velocemente. Start Up e giovani

imprenditori sempre più attenti all’ambiente e alla sua sostenibilità.

Ecco le 7 principali innovazioni che sono state premiate: case in legno da 20 piani con Rothoblaas,

il condominio Leed Oro Habitaria Paullo, il pannello solare (tutto italiano) della Energyka Electrosy-

stem, il sistema di gestione dell’energia dei processi industriali della Albasolar; la App “LastMinute-

SottoCasa” che consente di acquistare a prezzo scontato i cibi in scadenza dei negozi, l’illu-

minazione pubblica smart di Roncade e l’esemplare rete energetica (smart grid) della Siemens a

Savona.

Completano il quadro 10 segnalazioni, che rappresentano innovazioni incrementali o miglioramenti

di sistemi e di tecnologie in fase di sviluppo: tutte pubblicate su www.premioinnovazione.legam-

biente.org, insieme alle schede tecniche degli oltre 1800 progetti candidati nelle passate edizioni.

Fra i progetti segnalati quello di ARS ambiente, in collaborazione con Terria Srl e con capofila Provin-

cia di Varese e Repubblica e Cantone Ticino per il monitoraggio integrato del fenomeno del littering

e dell’abbandono rifiuti.

Il progetto è stato meritorio di segnalazione perché la giuria del premio ha individuato la peculiarità,

rispetto ad altri sistemi di segnalazione, del tentativo di integrazione tra i diversi stakeholder coinvolti

nella gestione del fenomeni: dai cittadini, che possono essere litterer o segnalatori o virtuosi ripulitori,

alle forze dell’ordine nelle loro molteplici rappresentanze, ai volontari, fino ai Comuni che sono gli

Enti territoriali principalmente coinvolti nella gestione del fenomeno.

Inoltre il progetto, in test da oltre 2 anni, ha permesso di individuare criticità e specificità del fenome-

no, fornendo preziose informazioni per future iniziative di monitoraggio e contrasto.

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I cento anni del Canale di PanamaStefano Susani, Amministratore Delegato MWH in Italia e responsabile divisione Energia, Industria e Risorse Naturali in Europa e Africa – Email: [email protected]

Figura 1 – Le attuali conche di navigazione. Figura 2 - Il nuovo sistema di conche.

Tabella 1 - La tabella mostra che i transiti dal Canale si sarebbero ridotti se l’infrastruttura non fosse stata potenziata (previsioni e proiezioni fatte dall’Autorità del Canale di Panama)

Scienza & Inquinamentoò

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Il 15 agosto 2014, il Canale di Panama ha compiuto 100 anni. Inaugurato nel 1914, viene percorso da circa 15000 vascelli l’an-no e vede transitare il 5% dell’intero traffico commerciale del globo. Ancora oggi, è uno dei traguardi più spettacolari che l’in-gegneria abbia raggiunto ed ha contribuito a plasmare in modo determinante la strada verso la globalizzazione e a rafforzare la nostra poco sostenibile certezza che merci e beni possano essere disponibili sempre e dappertutto.

Un progetto per i prossimi 100 anniNegli ultimi anni, tuttavia, le rotte hanno cominciato ad esclude-re Panama vista la sua incapacità infrastrutturale di soddisfare la domanda di transito. La spinta è stata tale da aver alimen-tato rotte alternative che sfruttano (a) i sistemi intermodali del Nord America o (b) la circumnavigazione dell’India, via Oceano Pacifico e Indiano, e l’accesso al Mar Mediterraneo prima e all’Oceano Atlantico poi, grazie al Canale di Suez e alla rete di transhipment del Mediterraneo.

Per questa ragione l’Autorità per il Canale di Panama, dopo aver ottenuto un larghissimo consenso popolare attraverso un refe-rendum indetto nell’ottobre del 2006, ha deciso di raddoppiarne la capacità, grazie ad un nuovo sistema di chiuse dalla conce-zione innovativa. Il transito attraverso il canale richiede il superamento (in ingres-so e in uscita) di un dislivello di circa 26m, per cui l’accesso e l’uscita possono avvenire solo grazie a delle conche di naviga-zione, che agiscono come veri e propri ‘montacarichi’ per le im-barcazioni. Sulla scorta di una intuizione che ci piace attribuire a Leonardo, le conche di navigazione, in tre salti sostanzialmente della medesima altezza, risolvono il dislivello.Le conche furono dimensionate sul naviglio dell’epoca e sono ormai inadatte al transito delle gigantesche navi portacontainer di oggi, le Post-Panamax o, addirittura, le Superpost-Panamax. Capita che, nei periodi in cui ai tempi di attesa si sommano i tempi di manutenzione, le imbarcazioni arrivino ad attendere fino ad una settimana prima di poter passare.

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Containerized cargo 6,7% 6,5 6,2 6,0 5,3 5,1 4,7Grains 12,4 9,8 9,7 12,6 11,9 10,3 10,6Oil and Oil Derivatives 1,3 1,3 1,3 1,4 1,3 1,3 1,3Coal and Coke 0,7 0,9 1,5 0,9 1,1 1,5 1,3Minerals and Metals 1,5 1,1 2,3 3,0 2,7 2,8 1,8Chemical Products 8,5 7,4 7,4 7,7 6,6 6,2 5,8Total Canal Participations 3,0 2,8 2,7 2,7 2,5 2,5 2,3

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I cento anni del Canale di PanamaStefano Susani, Amministratore Delegato MWH in Italia e responsabile divisione Energia, Industria e Risorse Naturali in Europa e Africa – Email: [email protected]

Figura 1 – Le attuali conche di navigazione. Figura 2 - Il nuovo sistema di conche.

Tabella 1 - La tabella mostra che i transiti dal Canale si sarebbero ridotti se l’infrastruttura non fosse stata potenziata (previsioni e proiezioni fatte dall’Autorità del Canale di Panama)

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Il 15 agosto 2014, il Canale di Panama ha compiuto 100 anni. Inaugurato nel 1914, viene percorso da circa 15000 vascelli l’an-no e vede transitare il 5% dell’intero traffico commerciale del globo. Ancora oggi, è uno dei traguardi più spettacolari che l’in-gegneria abbia raggiunto ed ha contribuito a plasmare in modo determinante la strada verso la globalizzazione e a rafforzare la nostra poco sostenibile certezza che merci e beni possano essere disponibili sempre e dappertutto.

Un progetto per i prossimi 100 anniNegli ultimi anni, tuttavia, le rotte hanno cominciato ad esclude-re Panama vista la sua incapacità infrastrutturale di soddisfare la domanda di transito. La spinta è stata tale da aver alimen-tato rotte alternative che sfruttano (a) i sistemi intermodali del Nord America o (b) la circumnavigazione dell’India, via Oceano Pacifico e Indiano, e l’accesso al Mar Mediterraneo prima e all’Oceano Atlantico poi, grazie al Canale di Suez e alla rete di transhipment del Mediterraneo.

Per questa ragione l’Autorità per il Canale di Panama, dopo aver ottenuto un larghissimo consenso popolare attraverso un refe-rendum indetto nell’ottobre del 2006, ha deciso di raddoppiarne la capacità, grazie ad un nuovo sistema di chiuse dalla conce-zione innovativa. Il transito attraverso il canale richiede il superamento (in ingres-so e in uscita) di un dislivello di circa 26m, per cui l’accesso e l’uscita possono avvenire solo grazie a delle conche di naviga-zione, che agiscono come veri e propri ‘montacarichi’ per le im-barcazioni. Sulla scorta di una intuizione che ci piace attribuire a Leonardo, le conche di navigazione, in tre salti sostanzialmente della medesima altezza, risolvono il dislivello.Le conche furono dimensionate sul naviglio dell’epoca e sono ormai inadatte al transito delle gigantesche navi portacontainer di oggi, le Post-Panamax o, addirittura, le Superpost-Panamax. Capita che, nei periodi in cui ai tempi di attesa si sommano i tempi di manutenzione, le imbarcazioni arrivino ad attendere fino ad una settimana prima di poter passare.

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Containerized cargo 6,7% 6,5 6,2 6,0 5,3 5,1 4,7Grains 12,4 9,8 9,7 12,6 11,9 10,3 10,6Oil and Oil Derivatives 1,3 1,3 1,3 1,4 1,3 1,3 1,3Coal and Coke 0,7 0,9 1,5 0,9 1,1 1,5 1,3Minerals and Metals 1,5 1,1 2,3 3,0 2,7 2,8 1,8Chemical Products 8,5 7,4 7,4 7,7 6,6 6,2 5,8Total Canal Participations 3,0 2,8 2,7 2,7 2,5 2,5 2,3

Figura 3 - Schema d’accesso lato Atlantico.

Figura 4 - Nuovo set di conche lato Atlantico.

l’Ambiente

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Il costo che ne deriva è talvolta inaccettabile e, sempre più spes-so, si opta per soluzioni meno costose o meno lunghe. Si con-sideri anche che il ridotto prezzo del petrolio rende sostenibili circumnavigazioni che solo l’anno scorso sarebbero state one-rosissime.

L’Autorità del Canale di Panama ha risposto a questo stimolo con un programma veramente ambizioso pianificando la realiz-zazione di una terza serie di conche che prolunghi la vita del canale per almeno altri cent’anni.

Innovazione e grande attenzione alle risorse idricheDopo una gara internazionale nel 2007, il Grupo Unido Por El Canal, che vede tra le imprese principali l’italiana Salini-Impregi-lo ed ha come capofila progettista MWH Global, si è aggiudicato il progetto e la realizzazione delle opere. La realizzazione è at-tualmente nella sua fase conclusiva.Si tratta della realizzazione di tronconi di canale navigabili per l’accesso alle conche, più ampi degli esistenti, e di due set di conche, uno sul lato Atlantico ed uno sul lato Pacifico, sufficien-temente capaci da consentire il transito delle nuove navi porta-contenitori. Il terzo set di conche, di cui si sta ultimando la costruzione, per-metterà un agevole transito ad imbarcazioni della lunghezza di più di 366m, larghezza di 50m e con un pescaggio fino a 14m. Ciò rappresenta un vantaggio sia in termini di ottimizzazione dei tempi sia di incremento della capacità ricettiva: le stime di ritorno finanziario dell’investimento indicano che ciò renderebbe possi-bile un raddoppio degli introiti annui.Ciascun set di conche, lato Atlantico e lato Pacifico, sarà costitu-ito da tre camere (quindi il dislivello superato in tre fasi), e sarà caratterizzato da un sistema decisamente innovativo, rispetto a quello esistente, sia per i criteri/modalità di riempimento e svuo-tamento sia per le caratteristiche delle porte e della movimenta-zione delle imbarcazioni nelle camere.Innovativa è, innanzitutto, la filosofia di gestione delle acque nell’ambito delle concate. All’epoca della fondazione del cana-le, non potendo realizzarsi un attraversamento a livello (come

ad esempio fu fatto per Suez) per ragioni geotecniche e geo-morfologiche, si dovette realizzare un bacino artificiale (il lago di Gatún) che potesse “alimentare” il canale stesso e che fosse a garantire la perenne disponibilità di acqua, nonostante ogni con-cata disperdesse in mare una quota di acqua dolce derivante dalle vie di navigazione interna.

La storia della realizzazione del canale è molto bella e intrigante. Alla fine del secolo scorso Ferdinand de Lesseps (il realizzatore del canale di Suez) cerca di completare una soluzione “a livello”, pensando di poter replicare il successo già ottenuto in Egitto. Questo non sarà possibile e i successivi progettisti americani decidono di realizzare un bacino artificiale, con la costruzione della diga di Gatun e di ricorrere alle conche per “livellare” il tran-sito. Col tempo il lago di Gatún è venuto a costituire una parte rilevante dell’ecosistema naturale di Panama e, non ultimo, una preziosa risorsa idrica per le popolazioni che, nel tempo, hanno ‘costituito “lo Stato di Panama”. Il lago di Gatún fornisce il 95% della risorsa idrica necessaria al paese. Di qui una particola-re sensibilità al tema della conservazione della risorsa idrica e quindi la ricerca di soluzioni ingegneristiche che consentissero la riduzione al minimo del consumo d’acqua dolce per ogni con-cata.

La soluzione è stata trovata nell’adozione dei cosiddetti “wa-ter saving basins”, impiegati per la prima volta pochi anni fa in Germania a Magdeburgo. Si tratta di bacini nei quali, per pura gravità, vengono stoccati volumi d’acqua durante le fasi di svuo-tamento e riempimento delle camere, in maniera tale che sia possibile riutilizzare fino al 60% di volume d’acqua dolce per ogni concata.

Si consideri che il nuovo set di conche, pur essendo decisa-mente più grande di quello esistente, “consuma” l’8% di acqua in meno ad ogni concata! Il sistema funziona a gravità senza la necessità di pompe e sistemi di sollevamento, ed è basato su sofisticati calcoli idraulici. Si tratta di un reticolo di cunicoli che alimentano la camera attraverso 20 punti di prelievo o immissio-ne distribuiti in maniera uniforme lungo le pareti, così da ridurre

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Scienza & Inquinamentoò

al minimo le turbolenze sulla superficie durante le operazioni di livellamento. Quello della turbolenza è un aspetto importante in quanto incide direttamente sulla sicurezza strutturale e di assetto delle imbar-cazioni. Un modo di misurare la turbolenza è quello di valutare l’inclinazione della superficie libera dell’acqua nella camera: la condizione di progetto imposta dall’Autorità del Canale era par-ticolarmente ambiziosa, vale a dire di non generare pendenze superiori allo 0,14%.

Le opere di espansione e i materialiOltre alla realizzazione delle conche è in atto l’allargamento e l’approfondimento dei canali di accesso alle conche. Si tratta di opere titaniche sia in termini di movimentazione di materiali sia di calcestruzzi da gettare. Ogni set di conche avrà una lunghez-za di quasi due chilometri, per una profondità di quasi trenta metri (il pescaggio del canale si attesterà attorno ai 18m) e una larghezza di 55m.

Come tutte le opere strategiche progettate negli ultimi anni, il life-cycle (la vita di progetto) dell’infrastruttura è pari a 100 anni. Questo ha comportato delle ripercussioni sulla natura dei cari-chi considerati (tempi di ritorno particolarmente importanti) e, di conseguenza, sulle contromisure da adottare nella progettazio-ne dei materiali per far fronte ad una esposizione così lunga agli agenti corrosivi ambientali.La scelta del calcestruzzo come materiale primario per la realiz-zazione dell’opera ha comportato una particolare attenzione nel-la prevenzione dei fenomeni fessurativi, specialmente per quello che concerne le fessurazioni nelle prime fasi di maturazione dei getti. Le proporzioni dell’opera e la sistematica presenza di get-ti massivi hanno richiesto l’adozione di tecniche mutuate dalla realizzazione di dighe. Una fra tutte: l’adozione di sistemi di ri-duzione della temperatura dei getti (il limite di progetto è stato fissato in 10 °C) per garantire, unitamente all’impiego di speciali mix design, il massimo contenimento del calore di idratazione e quindi il massimo risultato in termini di governo dei fenomeni fessurativi.

La scelta delle porteLa grande novità nella concezione della camera delle conche è costituita dall’impiego di porte flottanti a scorrimento, al posto delle più tradizionali porte vinciane. Si tratta di una scelta in linea con quanto attualmente in corso nelle conche di pari importan-za nei mari europei del Nord (Anversa, Le Havre, Imuijden). Le porte a scorrimento hanno tempi di apertura minimi, possono essere installate con maggiore facilità, rispondono agli stringenti criteri antisismici del progetto, ma, soprattutto, presentano una maggiore facilità di gestione in fase di manutenzione.

In particolare, la configurazione delle testate scelte per il pro-getto di Panama, permetterà una messa a secco del recesso e la manutenzione ordinaria e straordinaria in loco delle porte. Per consentire l’esercizio ininterrotto del canale, le porte sono sempre a coppie, in maniera che la manutenzione o il danneg-giamento di una di esse non comprometta la funzionalità della camera. Fra l’altro, il fatto di potersi ritrarre nei recessi consente, a fronte di una certa complessità delle testate in calcestruzzo, di poter ri-durre la lunghezza della camera rispetto ad una corrispondente soluzione con porte a battente.

Si tratta di una soluzione ampiamente collaudata negli ultimi anni. Le porte sono di fatto dei natanti dotati di casse di galleg-giamento riempite d’aria; ciò consente di ridurre di circa due terzi il peso scaricato sui punti di appoggio. Se nelle prime versioni (ad esempio Imujiden), gli appoggi erano costituiti da carrelli su rotaie completamente immersi, nella versione di Panama i car-relli sono uno emerso (posteriore) e uno immerso, ma manu-tenibile a secco (anteriore). Si tratta di un altro passo verso la riduzione al minimo degli oneri di manutenzione. Altro particolare vantaggio di questo sistema è la possibilità di registrare l’assetto di galleggiamento nel tempo, così da poter compensare l’incremento di peso generato dalle incrostazioni di flora e fauna marina (il cosiddetto “fouling”) che nei mari tropicali può dar luogo a produzioni che incrementano il peso del natante

Figura 5 – Schema di funzionamento delle camere.

Figura 6 - Il trasporto e l’approdo delle paratie a Panama.

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Scienza & Inquinamentoò

al minimo le turbolenze sulla superficie durante le operazioni di livellamento. Quello della turbolenza è un aspetto importante in quanto incide direttamente sulla sicurezza strutturale e di assetto delle imbar-cazioni. Un modo di misurare la turbolenza è quello di valutare l’inclinazione della superficie libera dell’acqua nella camera: la condizione di progetto imposta dall’Autorità del Canale era par-ticolarmente ambiziosa, vale a dire di non generare pendenze superiori allo 0,14%.

Le opere di espansione e i materialiOltre alla realizzazione delle conche è in atto l’allargamento e l’approfondimento dei canali di accesso alle conche. Si tratta di opere titaniche sia in termini di movimentazione di materiali sia di calcestruzzi da gettare. Ogni set di conche avrà una lunghez-za di quasi due chilometri, per una profondità di quasi trenta metri (il pescaggio del canale si attesterà attorno ai 18m) e una larghezza di 55m.

Come tutte le opere strategiche progettate negli ultimi anni, il life-cycle (la vita di progetto) dell’infrastruttura è pari a 100 anni. Questo ha comportato delle ripercussioni sulla natura dei cari-chi considerati (tempi di ritorno particolarmente importanti) e, di conseguenza, sulle contromisure da adottare nella progettazio-ne dei materiali per far fronte ad una esposizione così lunga agli agenti corrosivi ambientali.La scelta del calcestruzzo come materiale primario per la realiz-zazione dell’opera ha comportato una particolare attenzione nel-la prevenzione dei fenomeni fessurativi, specialmente per quello che concerne le fessurazioni nelle prime fasi di maturazione dei getti. Le proporzioni dell’opera e la sistematica presenza di get-ti massivi hanno richiesto l’adozione di tecniche mutuate dalla realizzazione di dighe. Una fra tutte: l’adozione di sistemi di ri-duzione della temperatura dei getti (il limite di progetto è stato fissato in 10 °C) per garantire, unitamente all’impiego di speciali mix design, il massimo contenimento del calore di idratazione e quindi il massimo risultato in termini di governo dei fenomeni fessurativi.

La scelta delle porteLa grande novità nella concezione della camera delle conche è costituita dall’impiego di porte flottanti a scorrimento, al posto delle più tradizionali porte vinciane. Si tratta di una scelta in linea con quanto attualmente in corso nelle conche di pari importan-za nei mari europei del Nord (Anversa, Le Havre, Imuijden). Le porte a scorrimento hanno tempi di apertura minimi, possono essere installate con maggiore facilità, rispondono agli stringenti criteri antisismici del progetto, ma, soprattutto, presentano una maggiore facilità di gestione in fase di manutenzione.

In particolare, la configurazione delle testate scelte per il pro-getto di Panama, permetterà una messa a secco del recesso e la manutenzione ordinaria e straordinaria in loco delle porte. Per consentire l’esercizio ininterrotto del canale, le porte sono sempre a coppie, in maniera che la manutenzione o il danneg-giamento di una di esse non comprometta la funzionalità della camera. Fra l’altro, il fatto di potersi ritrarre nei recessi consente, a fronte di una certa complessità delle testate in calcestruzzo, di poter ri-durre la lunghezza della camera rispetto ad una corrispondente soluzione con porte a battente.

Si tratta di una soluzione ampiamente collaudata negli ultimi anni. Le porte sono di fatto dei natanti dotati di casse di galleg-giamento riempite d’aria; ciò consente di ridurre di circa due terzi il peso scaricato sui punti di appoggio. Se nelle prime versioni (ad esempio Imujiden), gli appoggi erano costituiti da carrelli su rotaie completamente immersi, nella versione di Panama i car-relli sono uno emerso (posteriore) e uno immerso, ma manu-tenibile a secco (anteriore). Si tratta di un altro passo verso la riduzione al minimo degli oneri di manutenzione. Altro particolare vantaggio di questo sistema è la possibilità di registrare l’assetto di galleggiamento nel tempo, così da poter compensare l’incremento di peso generato dalle incrostazioni di flora e fauna marina (il cosiddetto “fouling”) che nei mari tropicali può dar luogo a produzioni che incrementano il peso del natante

Figura 5 – Schema di funzionamento delle camere.

Figura 6 - Il trasporto e l’approdo delle paratie a Panama.

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l’Ambiente

di 80-100 kg al metro quadrato di superficie esposta. Regolando i volumi d’aria nelle casse di registrazione, la por-ta riacquista l’assetto di galleggiamento originario e può essere tenuta in esercizio fino al raggiungimento del termine di manu-tenzione previsto. La presenza di due porte per ogni accesso conferisce al sistema la necessaria “ridondanza”, per garantire la continuità di esercizio a fronte di malfunzionamenti o fermi di manutenzione di una delle due porte. Grazie alla presenza della “porta di riserva” la concata può comunque avere luogo e il

Figura 7 - Vista aerea dell’arrivo delle prime paratie a Panama.

canale rimane in esercizio. Lo schema del terzo set di conche è stato progettato, infatti, con l’idea di assicurare un funzionamen-to continuo per il 99,6% delle volte.

La movimentazione delle porte, grazie al fatto che il loro peso in acqua è così ridotto, può essere effettuata con un sistema di funi, tamburi e pulegge. Anche in questo caso il sistema è doppio, in maniera da garantire la continuità di esercizio. No-nostante la raffinatezza e la complessità di queste strutture, la movimentazione avviene in un tempo straordinariamente breve: si pensi che la manovra di apertura di una porta non dura più di cinque minuti.E, a proposito di movimentazione, le 16 paratie in acciaio, pro-dotte dalla friulana Cimolai, sono partite dall’Italia e stanno rag-giungendo Panama via mare in gruppi di quattro, trasportate su navi costruite ad hoc per attraversare l’Oceano Atlantico con a bordo questi veri e propri giganti. Le porte, infatti, hanno le di-mensioni e il peso di un edificio: sono mediamente alte 30 metri, larghe 10 metri e lunghe 58 metri, per un peso che varia tra 3000 e 4000 tonnellate. Questo progetto di espansione è destinato a ridefinire nuovamente le dinamiche globali del trasporto di merci. Verranno ridisegnate le rotte e i punti di scambio del sistema di tranship-ment e di intermodalità attualmente consolidato a livello mondia-le, almeno fino a quando un’altra opera così straordinaria non verrà pensata e realizzata.

ABB, Gruppo leader nelle tecnologie per l’energia e l’automa-zione, ha presentato YuMi, il primo robot industriale a due brac-ci realmente collaborativo, alla fiera delle tecnologie industriali Hannover Messe.L’assemblaggio di componenti di piccole dimensioni vive una fase di grande evoluzione come pochi altri ambiti produttivi. In particolare, nell’industria elettronica la domanda di prodotti ha ampiamente superato la disponibilità di manodopera qualifica-ta. Con la progressiva perdita di valore aggiunto dai metodi di assemblaggio tradizionali, le aziende produttrici hanno capito l’importanza strategica ed economica di investire in nuove so-luzioni. BCG Research prevede che, entro il 2025, l’adozione di robot evoluti garantirà un incremento della produttività del 30 percento in molti settori industriali e ridurrà i costi di manodo-pera del 18 percento in Paesi come Corea del Sud, Cina, Stati Uniti, Giappone e Germania.YuMi è stato progettato specificamente per le esigenze di fles-sibilità e agilità in produzione dell’industria elettronica di largo consumo, ma può essere impiegato in qualsiasi processo di assemblaggio di piccoli componenti, grazie al doppio braccio, alle “mani” flessibili, al sistema universale per l’alimentazione dei componenti, alla telecamera per l’individuazione dei pezzi, alla programmazione lead-through e al controllo di movimento avanzato ad alta precisione.YuMi può lavorare a stretto contatto con addetti umani grazie alla sua progettazione a sicurezza intrinseca. Il robot ha uno scheletro di magnesio leggero ma estremamente rigido, rivestito da un involucro di plastica con morbide imbottiture per attutire eventuali colpi. YuMi è compatto, con dimensioni e movimenti

simili a quelli dell’uomo, per trasmettere un senso di sicurezza e tranquillità ai suoi colleghi in carne e ossa: grazie a queste caratteristiche YuMi si è aggiudicato il prestigioso “Red Dot ‘best of the best’ design award”.Quando YuMi si imbatte in un ostacolo imprevisto, ad esempio il contatto con un addetto, si arresta nel giro di pochi millise-condi, dopodiché il suo funzionamento può essere ripristinato facilmente premendo un pulsante sul telecomando. YuMi non ha punti di aggancio, cosicché non sussiste alcun rischio di lesioni dovute all’apertura e chiusura degli assi.

Ad EXPO MILANO 2015, di cui ABB è sponsor ufficiale per l’Automazione e la Robotica, i clienti potranno interagire con YuMi , all’interno del Future Food Disctrict.

YuMi®, il primo robot a due bracci realmente collaborativo al mondo

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La ricostruzione delle piene nei bacini idrografici Il metodo CN-SCS

Luigi Fanizzi – ECOACQUE – Email: [email protected]

Scienza & Inquinamentoò

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Il metodo del Numero della Curva di deflusso (chiamato, più semplicemente, Numero di Curva o CN), sviluppato dal Soil Conservation Service (SCS, 1972), del Dipartimento dell’Agri-coltura degli Stati Uniti d’America (USDA), viene considerato come uno dei più importanti modelli, non deterministici, molto applicato, in ambiente idrogeologico (L. Borselli et Al., 1992), che consente la ricostruzione delle piene in bacini idrografici, di superficie non superiore ai 20 km2 (V. Ferro, 2013). Il meto-do consente sia la semplice determinazione del volume della piena ovvero della sua portata al colmo, sia la completa rico-struzione del suo idrogramma. Per la determinazione del vo-lume di piena, il metodo si basa sull’ipotesi che sia sempre valida la seguente relazione di bilancio idrologico (F. Cazorzi, 1983), in cui tutte le grandezze, che vi figurano, sono espresse in millimetri:

[1]ove:

V = volume di deflusso;hn = precipitazione netta (cd p. efficace);W = invaso del suolo;S = massimo valore d’invaso specifico del suolo.

La precipitazione netta (mm), si ottiene sottraendo, alla preci-pitazione totale h, le perdite idrologiche iniziali Ia, dovute all’in-vaso superficiale, imputabili, essenzialmente, alla presenza, sulla superficie del bacino, di zone che, per la loro morfolo-gia, consentono l’accumulo di volumi idrici, all’intercettazione operata dalla copertura vegetale presente ed all’infiltrazione, prima della formazione del deflusso (L. Fanizzi a,b, 2012). La pre cipitazione netta cumulata si ripartisce, completamente, tra il volume di deflusso superficiale e l’invaso del suolo:

hn = V + W [2]

Sostituendo il valore di W, ricavato dalla [2], nella [1], con semplici pas saggi, si ottiene:

V = [3]

Poiché le perdite iniziali possono essere correlate all’invaso massimo del suolo:

Ia = 0,2∙S [4]

e tenendo conto che hn = h – Ia, dalla [3] e che, per la [4], hn = h – 0,2∙S, si ottiene:

V = [5]

L’applicazione della [5] presuppone, oltre la conoscenza della precipitazione totale h, la stima del valore del massimo invaso S del suolo che, teoricamente, può assumere tutti i valori po-sitivi, compresi tra i due limiti:0 = superficie perfettamente impermeabile ad elevata capaci-tà di deflusso;∞ = superficie perfettamente permeabile con nessuna forma-zione di deflusso.

La valutazione di S viene condotta mediante la seguente equazione:

S = [6]

in cui figura un parametro CN (inversamente correlato, in modo non lineare, al parametro S), denominato curve number, che assume valori compresi tra 0 e 100. I l CN rappresenta l’attitudine del bacino esaminato a produrre deflusso e si stima sulla base di valori tabellati (Tabella 2; mod. F. Cazorzi, 1983), in relazione alle caratteristiche idrogeologiche dei suoli, del loro uso e della coper tura vegetale, ivi presente. Tale attitudine, dei suoli, è considerata dipendente, essenzial-mente, da tre fattori:• caratteri di permeabilità del terreno superficiale e del sub-

strato immediatamente sottostante;• copertura vegetale ed uso del suolo;• stato di imbibimento del terreno, al momento dell’evento

meteorico considerato.

La stima del CN presuppone, inizialmente, la determinazione del gruppo idrogeologico di ciascun tipo di suolo ricadente nel bacino e, all’interno di ciascun gruppo, l’individuazione di aree

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La ricostruzione delle piene nei bacini idrografici Il metodo CN-SCS

Luigi Fanizzi – ECOACQUE – Email: [email protected]

Scienza & Inquinamentoò

2/201514

Il metodo del Numero della Curva di deflusso (chiamato, più semplicemente, Numero di Curva o CN), sviluppato dal Soil Conservation Service (SCS, 1972), del Dipartimento dell’Agri-coltura degli Stati Uniti d’America (USDA), viene considerato come uno dei più importanti modelli, non deterministici, molto applicato, in ambiente idrogeologico (L. Borselli et Al., 1992), che consente la ricostruzione delle piene in bacini idrografici, di superficie non superiore ai 20 km2 (V. Ferro, 2013). Il meto-do consente sia la semplice determinazione del volume della piena ovvero della sua portata al colmo, sia la completa rico-struzione del suo idrogramma. Per la determinazione del vo-lume di piena, il metodo si basa sull’ipotesi che sia sempre valida la seguente relazione di bilancio idrologico (F. Cazorzi, 1983), in cui tutte le grandezze, che vi figurano, sono espresse in millimetri:

[1]ove:

V = volume di deflusso;hn = precipitazione netta (cd p. efficace);W = invaso del suolo;S = massimo valore d’invaso specifico del suolo.

La precipitazione netta (mm), si ottiene sottraendo, alla preci-pitazione totale h, le perdite idrologiche iniziali Ia, dovute all’in-vaso superficiale, imputabili, essenzialmente, alla presenza, sulla superficie del bacino, di zone che, per la loro morfolo-gia, consentono l’accumulo di volumi idrici, all’intercettazione operata dalla copertura vegetale presente ed all’infiltrazione, prima della formazione del deflusso (L. Fanizzi a,b, 2012). La pre cipitazione netta cumulata si ripartisce, completamente, tra il volume di deflusso superficiale e l’invaso del suolo:

hn = V + W [2]

Sostituendo il valore di W, ricavato dalla [2], nella [1], con semplici pas saggi, si ottiene:

V = [3]

Poiché le perdite iniziali possono essere correlate all’invaso massimo del suolo:

Ia = 0,2∙S [4]

e tenendo conto che hn = h – Ia, dalla [3] e che, per la [4], hn = h – 0,2∙S, si ottiene:

V = [5]

L’applicazione della [5] presuppone, oltre la conoscenza della precipitazione totale h, la stima del valore del massimo invaso S del suolo che, teoricamente, può assumere tutti i valori po-sitivi, compresi tra i due limiti:0 = superficie perfettamente impermeabile ad elevata capaci-tà di deflusso;∞ = superficie perfettamente permeabile con nessuna forma-zione di deflusso.

La valutazione di S viene condotta mediante la seguente equazione:

S = [6]

in cui figura un parametro CN (inversamente correlato, in modo non lineare, al parametro S), denominato curve number, che assume valori compresi tra 0 e 100. I l CN rappresenta l’attitudine del bacino esaminato a produrre deflusso e si stima sulla base di valori tabellati (Tabella 2; mod. F. Cazorzi, 1983), in relazione alle caratteristiche idrogeologiche dei suoli, del loro uso e della coper tura vegetale, ivi presente. Tale attitudine, dei suoli, è considerata dipendente, essenzial-mente, da tre fattori:• caratteri di permeabilità del terreno superficiale e del sub-

strato immediatamente sottostante;• copertura vegetale ed uso del suolo;• stato di imbibimento del terreno, al momento dell’evento

meteorico considerato.

La stima del CN presuppone, inizialmente, la determinazione del gruppo idrogeologico di ciascun tipo di suolo ricadente nel bacino e, all’interno di ciascun gruppo, l’individuazione di aree

Tabella 1 – Classifica e descrizione dei gruppi idrogeologici omogenei.

l’Ambiente

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omogenee per destina zione d’uso, sistemazione e condizione idrica. A ciascuna area omogenea, di nota superficie, viene attribuito l’appropriato CN sulla base di quelli riportati nella Ta-bella 2 (mod. F. Cazorzi, 1983). Il valore del curve number, dell’intero bacino, CN b, si ottiene come media pesata, con peso la superficie, dei valori stimati per le singole aree omogenee. Per la stima del CN, si di-stinguono i quattro gruppi idrogeologici, di cui all’elenco della Tabella 1 (F. Cazorzi, 1983).

(cinque) giorni precedenti l’evento in esame che, sulla base della Tabella 3 (F. Cazorzi, 1983), consente di definire la condizione di umidità, antecedente l’evento (AMCI, AMCII e AMCIII). Nel caso in cui si ricada nella condizione secca (AMCI) od in quella umi-da (AMCIII), devono essere utilizzati i valori di CN corretti (CN’), utilizzando i fattori FI ed FIII, rispettivamente per la condizione secca e per quella umida, aventi le seguenti espressioni (V. Fer-ro, 2013):

CN’ = CN ∙ FI = CN ∙ (0,30 + 0,00636 ∙ CN) (7)

valida per valori di 20 ≤ CN ≤ 95; e:

CN’ = CN ∙ FIII = CN ∙ [3,4212 – 1,1999 ∙ Log (CN)] (8)

valida, pressoché, in tutto il campo dei valori di CN ( 5 ≤ CN ≤ 100).

Utilizzando l’espressione del Turazza ossia il cosiddetto metodo razionale, che trova frequente applicazione per i piccoli bacini (D. B. Thompson, 2006), è possibile valutare la portata di piena da utilizzare per l’analisi idraulica. Tale metodologia cinematica, si basa sulle seguenti tre ipotesi:• precipitazione costante, h, uniformemente distribuita sul

bacino, di durata critica pari al tempo di corrivazione; • pioggia efficace, calcolata tramite il coefficiente di deflusso

(CN);• idrogramma di piena, di forma triangolare.

Si considera, pertanto, un idrogramma, approssimato, di for-ma triangolare che ha una fase crescente di durata ta (tempo di accumulo o concentrazione) ed una fase decrescente te (tempo di esaurimento) ed il cui volume V [m3], ha la seguente espressione:

V = (9)

avendo indicato, con tb, la durata dell’evento di piena:

tb = 2,67 ∙ ta (10)

Utilizzando la (9) e la (10), esprimendo il volume di deflusso V, in millimetri [mm], il tempo ta in ore [h] e l’area A del bacino, in chilometri quadrati [km2], si ottiene il valore della portata al colmo Qp [m3/s]:

Qp = 0,208 ∙ (11)

La determinazione di ta, nell’ipotesi di precipitazione di inten-sità costante, di durata tp ed indicato con tL il tempo di ritardo (distanza tra il baricentro dello ietogramma ed il picco dell’idro-gramma triangolare, vedi Figura 1), si effettua con la relazione:

ta = 0,5 ∙ tp + tL (12)

GRUPPO DESCRIZIONE

A Suoli con bassa capacità di formazione del deflusso. Sono suoli con elevata infil-trabilità anche in condizioni di completa saturazione. Si tratta di sabbie grossolane profonde (con scarsissimo limo e argilla), silt calcarei non consolidati o ghiaie pro-fonde molto ben drenate. La conducibilità idrica (capacità di infiltrazione), alla satu-razione, è molto elevata.

B Suoli con modesta infiltrabilità se saturi (il gruppo comprende la maggior parte dei suoli sabbiosi meno profondi che nel gruppo A e con maggiore aliquota di limo ed argilla). Sono suoli discretamente dre-nati e profondi, sono caratterizzati da una tessitura medio-grossa e da una conduci-bilità idrica, alla saturazione, non molto elevata.

C Suoli con bassa infiltrabilità, se saturi. Sono per lo più suoli con uno strato che impedisce il movimento dell'acqua ver-so il basso (a drenaggio impedito), come le argille oppure suoli con tessitura me-dio-fine e bassa infiltrabilità, come limi con contenuti organici. La conducibilità idrica è bassa.

D Suoli a elevata capacità di formazione del deflusso. Appartengono a questo gruppo i suoli ricchi di argilla con capacità rigon-fianti (a. plastiche), i suoli con uno strato di argilla presso la superficie, i suoli poco profondi su substrati impermeabili. La conducibilità idrica, a saturazione, è estremamente bassa.

Il metodo tiene anche conto delle condizioni di umidità del suolo antecedenti all’i nizio dell’evento (Antecedent Moisture Conditions, cd AMC) e, a tal fine, va precisato che i valori di CN riportati nella Tabella 2, si riferiscono a condizioni medie del parametro AMC, denominate AMCII. La definizione di AMC ri-chiede la determinazione della precipitazione totale, caduta nei 5

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Scienza & Inquinamentoò

Per la determinazione del tempo di ritardo tL [h], si utilizza la formula di V. Mockus (1949):

tL = (13)

in cui y [%] è la pendenza media del bacino (p. media dei versan-ti) ed L [km], è la lunghezza dell’asta principale, prolungata fino

alla displuviale. Il Soil Conservation Service (SCS) americano, ha dedotto il seguente rapporto fra il tempo di ritardo ed il tempo di corrivazione (A.D. Ward et Al., 1995):

(14)

Combinando la (14) con la relazione tp = 2 ∙ tc 0,5 (con tc = tempo di

Tabella 2 – Valori di CN relativi a AMCII e Ia = 0,2∙S, per le quattro classi idrogeologiche ed usi del suolo.

DESTINAZIONE D’USO DEL SUOLO E COPERTURA VEGETALE CONDIZIONE IDRICA

GRUPPO

A B C DTerreno incolto ---- 77 86 91 94Terreno coltivato:Coltivazioni in filari senza trattamenti di conservazione Povera 72 81 88 91Coltivazioni in filari con interventi di conservazione Buona 62 71 78 81Cereali da granella senza trattamenti di conservazione Povera 65 76 84 88Cereali da granella con trattamenti di conservazione Buona 59 70 78 81Prati di leguminose od a rotazione senza interventi conservativi Povera 66 77 85 89Prati di leguminose od a rotazione con interventi conservativi Buona 51 67 76 80Terreno da pascolo:Senza sistemazioni Povera 68 79 86 89Senza sistemazioni Buona 39 61 74 80Con sistemazioni Povera 47 67 81 88Con sistemazioni Discreta 16 35 70 79Prato permanente:Buone condizioni Buona 30 58 71 78Terreni boscosi o forestati:Terreno sottile sottobosco povero senza foglie Povera 45 66 77 83Sottobosco e copertura buoni Buona 25 55 70 77Fattorie ---- 59 74 82 86Spazi aperti, prati rasati e parchi:Buone condizioni con almeno il 75% dell’area con copertura erbosa ---- 39 61 74 90Condizioni normali con copertura erbosa intorno al 50% ---- 49 69 79 84Aree commerciali (impermeabilità 85%) ---- 89 92 94 95Distretti industriali (impermeabilità 72%) ---- 81 88 91 93Aree residenziali:Impermeabilità media 65% ---- 77 85 90 92Impermeabilità media 38% ---- 61 75 83 87Impermeabilità media 30% ---- 57 72 81 86Impermeabilità media 25% ---- 54 70 80 85Impermeabilità media 20% ---- 51 68 79 84Parcheggi impermeabilizzati, tetti ---- 98 98 98 98Strade:Pavimentate con cordoli e fognature ---- 98 98 98 98Inghiaiate o selciate con buche ---- 76 85 89 91In terra battuta (non asfaltate) ---- 72 82 87 89Terreni paludosi e superfici d’acqua ---- 100 100 100 100

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Scienza & Inquinamentoò

Per la determinazione del tempo di ritardo tL [h], si utilizza la formula di V. Mockus (1949):

tL = (13)

in cui y [%] è la pendenza media del bacino (p. media dei versan-ti) ed L [km], è la lunghezza dell’asta principale, prolungata fino

alla displuviale. Il Soil Conservation Service (SCS) americano, ha dedotto il seguente rapporto fra il tempo di ritardo ed il tempo di corrivazione (A.D. Ward et Al., 1995):

(14)

Combinando la (14) con la relazione tp = 2 ∙ tc 0,5 (con tc = tempo di

Tabella 2 – Valori di CN relativi a AMCII e Ia = 0,2∙S, per le quattro classi idrogeologiche ed usi del suolo.

DESTINAZIONE D’USO DEL SUOLO E COPERTURA VEGETALE CONDIZIONE IDRICA

GRUPPO

A B C DTerreno incolto ---- 77 86 91 94Terreno coltivato:Coltivazioni in filari senza trattamenti di conservazione Povera 72 81 88 91Coltivazioni in filari con interventi di conservazione Buona 62 71 78 81Cereali da granella senza trattamenti di conservazione Povera 65 76 84 88Cereali da granella con trattamenti di conservazione Buona 59 70 78 81Prati di leguminose od a rotazione senza interventi conservativi Povera 66 77 85 89Prati di leguminose od a rotazione con interventi conservativi Buona 51 67 76 80Terreno da pascolo:Senza sistemazioni Povera 68 79 86 89Senza sistemazioni Buona 39 61 74 80Con sistemazioni Povera 47 67 81 88Con sistemazioni Discreta 16 35 70 79Prato permanente:Buone condizioni Buona 30 58 71 78Terreni boscosi o forestati:Terreno sottile sottobosco povero senza foglie Povera 45 66 77 83Sottobosco e copertura buoni Buona 25 55 70 77Fattorie ---- 59 74 82 86Spazi aperti, prati rasati e parchi:Buone condizioni con almeno il 75% dell’area con copertura erbosa ---- 39 61 74 90Condizioni normali con copertura erbosa intorno al 50% ---- 49 69 79 84Aree commerciali (impermeabilità 85%) ---- 89 92 94 95Distretti industriali (impermeabilità 72%) ---- 81 88 91 93Aree residenziali:Impermeabilità media 65% ---- 77 85 90 92Impermeabilità media 38% ---- 61 75 83 87Impermeabilità media 30% ---- 57 72 81 86Impermeabilità media 25% ---- 54 70 80 85Impermeabilità media 20% ---- 51 68 79 84Parcheggi impermeabilizzati, tetti ---- 98 98 98 98Strade:Pavimentate con cordoli e fognature ---- 98 98 98 98Inghiaiate o selciate con buche ---- 76 85 89 91In terra battuta (non asfaltate) ---- 72 82 87 89Terreni paludosi e superfici d’acqua ---- 100 100 100 100

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l’Ambiente

corrivazione), si conclude che se tL < 1,67 h si ha tp > ta per cui, in tal caso, per non far cadere i presupposti statistici di definizione della pioggia critica, occorre porre, praticamente, ta = 2 ∙ tL. La portata al colmo, Qp, dell’idrogramma unitario, si ottiene dalla (11) per V = 1 [mm] e, pertanto, ha la seguente espressione:

Qp = 0,208 ∙ (15)

La durata tp della precipitazione che produce l’idrogramma unita-rio, viene correlata al tempo di accumulo ta ed al tempo di ritardo, tL, dalla seguente relazione:

tp = 0,2 ∙ ta = (16)

da cui deriva la relazione:

ta = (17)

L’idrogramma unitario del SCS, si costruisce a partire dalla matri-ce adimensionale dell’idrogramma unitario di V. Mockus (Tabella 4), che mette in relazione il rapporto tra la generica portata Q, all’istante t e la portata al colmo Qp, che si verifica all’istante ta, con la variabile t/ta. Nota, dunque, la curva di probabilità pluvio-metrica, di assegnato tempo di ritorno idrologico, la ricostruzione

dell’idrogramma di piena necessita la preliminare determinazio-ne degli incrementi di deflusso, relativi agli intervalli di precipi-tazione tp, cioè pari alla durata della precipitazione che provoca l’idrogramma unitario. Amplificando le ordinate dell’idrogramma unitario di Mockus, con ciascuno di tali incrementi di deflusso, si ottengono una serie di idrogrammi le cui ordinate, sommate per ogni istante t, fornisco-no quelle dell’idrogramma di piena. Nel caso di intensità costante di durata tp, si può semplicemente utilizzare, come idrogramma, quello triangolare di Figura. 1, che è, pertanto, una semplifica-zione dell’idrogramma di V. Mockus, costruito facendo in modo che i due idrogrammi abbiano la stessa portata di picco, Qp, e sottendano la stessa area (abbiano, cioè, lo stesso volume totale di deflusso).

Ad esemplificazione di quanto teoricamente esposto, si riporta, di seguito, l’applicazione del metodo, per il calcolo della porta-ta, al colmo di piena, con tempo di ritorno idrologico di 30 anni, conseguente ad una precipitazione, che si abbatte con intensità costante, su un piccolo bacino idrografico (B. Lama Lamalunga), ubicato nel territorio pugliese di Monopoli (BA). Nella Tabella 5, sono indicate le caratteristiche fisiografiche, determinate dal modello digitale del terreno (Digital Terrain Model o DTM del-

Tabella 3 – Condizioni d’umidità individuate in base alla precipitazione nei 5 giorni antecedenti (AMC).

Figura 1 – Idrogramma di piena triangolare.

AMC PERIODO VEGETATIVO

RIPOSO VEGETATIVO

I

Altezza di precipita-zione piovosa nei cin-que giorni precedenti

l’evento < 35 mm

Altezza di precipita-zione piovosa nei cin-que giorni precedenti

l’evento < 13 mm

II

Altezza di precipita-zione piovosa nei cin-que giorni precedenti l’evento compresa tra

35 mm ÷ 53 mm

Altezza di precipita-zione piovosa nei cin-que giorni precedenti l’evento compresa tra

13 mm ÷ 28 mm

III

Altezza di precipita-zione piovosa nei cin-que giorni precedenti

l’evento > 53 mm

Altezza di precipita-zione piovosa nei cin-que giorni precedenti

l’evento > 28 mm

Figura 1 – Idrogramma di piena triangolare.

Figura 2 – Delimitazione del bacino idrografico Lama Lamalunga.

Figura 1 – Idrogramma di piena triangolare.

Figura 2 – Delimitazione del bacino idrografico Lama Lamalunga.

Tabella 4 – Matrice adimensionale dell’idrogramma unitario di V. Mockus.

Figura 2 – Delimitazione del bacino idrografico Lama Lamalunga.

t/ta0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,80,9 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 1,6

Q/Qp0,03 0,10 0,19 0,31 0,47 0,66 0,82 0,930,99 1,00 0,99 0,93 0,86 0,78 0,68 0,56

t/ta1,7 1,8 1,9 2,0 2,2 2,4 2,6 2,83,0 3,2 3,4 3,6 3,8 4,0 4,5 5,0

Q/Qp0,46 0,39 0,33 0,28 0.207 0,147 0,107 0.077

0,055 0,04 0,029 0,021 0,015 0,011 0,005 0,00

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la Regione Puglia) del bacino, così come delimitato in Figura 2 (con sezione di chiusura della lama, nel punto di foce nel mar Adriatico), utilizzando, a tal fine, sia la cartografia IGM, in scala 1÷25.000, della Regione Puglia che il reticolo idrografico, della carta idrogeomorfologica, della Regione Puglia.

Ai fini, pertanto, della determinazione del deflusso, il valore del runoff Curve Number (SN), si ricava con riferimento alle seguenti: • classe di appartenenza del suolo;• tipo di copertura;• destinazione d’uso del suolo;• condizioni idrologiche.

Nel caso in esame, si è cercato di pervenire ad una determina-zione del coefficiente CN, il più possibile obiettiva. Per tali ragioni si è valutato:• la Classe di appartenenza, in base al grado di permeabilità

dei suoli, stabilita all’interno del Piano Urbanistico Generale (PUG) del Comune di Monopoli;

• il tipo di copertura e la destinazione d’uso del suolo, in fun-zione della Carta del progetto Corine Land Cover, inter-pretata secondo la metodologia del Portale Cartografico Nazionale (PCN), attraverso le dispense “Concetti di base sui processi idrologici e idraulici oggetto di rappresentazione modellistica”(2007);

• le condizioni idrologiche considerando i suoli in condizio-ni medie (AMC II) e che, nella zona in esame, essendo gli eventi meteorici estremi, solitamente preceduti da periodi di siccità e, soprattutto, dato che la piovosità media annua è dell’ordine dei 638 mm, la piovosità, rapportata a cinque giorni, fornisce una precipitazione media non superiore a 8,74 mm, che fa corrispondere alla condizione AMC I.

Tabella 5 – Caratteristiche fisiografiche del bacino Lama Lamalunga.

In Figura 3 è riportata la carta idrogeologica del PUG di Monopo-li, in cui sono distinte le aree, per grado di permeabilità: “Elevata”, “Alta”, “Discreta” e “Scarsa”. A tali aree sono assegnate le rispet-tive Classi di appartenenza del suolo: A, B, C e D. Nella Figura 4, è mostrata la mappa, di terzo livello, del Progetto Corine Land Cover, riportata sull’estensione del bacino idrografico in esame. Intersecando le informazioni contenute nelle precedenti figure è possibile ottenere una terza che rappresenta il tipo di copertura nel complesso. Sulla base della precedente classificazione dei suoli, infine, si è provveduto all’assegnazione dei corrispondenti valori del coefficiente CN, in funzione della già descritta metodo-logia. Tale assegnazione è avvenuta mediante l’utilizzo di Tabelle di conversione (vedi Tabella 6).

Nella Tabella 7, infine, sono riportati i risultati dell’operazione di conversione, applicati al bacino idrografico in esame, compreso il calcolo del coefficiente CN, medio pesato.

Utilizzando la funzione (7) ed il Curve Number per l’intero bacino, si ottiene il valore del fattore di correzione FI e, pertanto, il curve number per l’intero bacino, per la condizione AMC I, pari a:

CN’ = 81 ∙ (0,3 + 0,00636 ∙ 81) = 66 [n.p.]

Applicando la (6), si ottiene il valore del massimo invaso del suo-lo:

S = 25,4 ∙ = 130,85 [mm]

Ai fini del calcolo dell’altezza di pioggia netta, si utilizza il metodo VAPI Puglia (GNDCI), così come consigliato dalla Relazione di Piano del PAI (AdB Puglia). Tale metodo prevede il calcolo delle altezze di precipitazione critica, utilizzando la seguente espres-

CARATTERISTICHE FISIOGRAFICHE

Bacino IdrograficoA

(km2)Hmax

(m s.m)Hmed

(m s.m)Hmin

(m s.m)L

(km)i

(%)y

(%)

Lama Lamalunga 10,523 396,23 120,18 0,00 9,33 3,76 10,26

Figura 3 – Carata idrogeologica del PUG di Monopoli.Figura 4 – Carte del Corine Land Cover (2007), senza e con l’intersezione con la carta idrogeologica.

Figura 3 – Carata idrogeologica del PUG di Monopoli.

Figura 4 - Carte del Corine Land Cover (2007), senza e con l’intersezione con la carta idrogeologica.

Figura 3 – Carata idrogeologica del PUG di Monopoli.

Figura 4 - Carte del Corine Land Cover (2007), senza e con l’intersezione con la carta idrogeologica.

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la Regione Puglia) del bacino, così come delimitato in Figura 2 (con sezione di chiusura della lama, nel punto di foce nel mar Adriatico), utilizzando, a tal fine, sia la cartografia IGM, in scala 1÷25.000, della Regione Puglia che il reticolo idrografico, della carta idrogeomorfologica, della Regione Puglia.

Ai fini, pertanto, della determinazione del deflusso, il valore del runoff Curve Number (SN), si ricava con riferimento alle seguenti: • classe di appartenenza del suolo;• tipo di copertura;• destinazione d’uso del suolo;• condizioni idrologiche.

Nel caso in esame, si è cercato di pervenire ad una determina-zione del coefficiente CN, il più possibile obiettiva. Per tali ragioni si è valutato:• la Classe di appartenenza, in base al grado di permeabilità

dei suoli, stabilita all’interno del Piano Urbanistico Generale (PUG) del Comune di Monopoli;

• il tipo di copertura e la destinazione d’uso del suolo, in fun-zione della Carta del progetto Corine Land Cover, inter-pretata secondo la metodologia del Portale Cartografico Nazionale (PCN), attraverso le dispense “Concetti di base sui processi idrologici e idraulici oggetto di rappresentazione modellistica”(2007);

• le condizioni idrologiche considerando i suoli in condizio-ni medie (AMC II) e che, nella zona in esame, essendo gli eventi meteorici estremi, solitamente preceduti da periodi di siccità e, soprattutto, dato che la piovosità media annua è dell’ordine dei 638 mm, la piovosità, rapportata a cinque giorni, fornisce una precipitazione media non superiore a 8,74 mm, che fa corrispondere alla condizione AMC I.

Tabella 5 – Caratteristiche fisiografiche del bacino Lama Lamalunga.

In Figura 3 è riportata la carta idrogeologica del PUG di Monopo-li, in cui sono distinte le aree, per grado di permeabilità: “Elevata”, “Alta”, “Discreta” e “Scarsa”. A tali aree sono assegnate le rispet-tive Classi di appartenenza del suolo: A, B, C e D. Nella Figura 4, è mostrata la mappa, di terzo livello, del Progetto Corine Land Cover, riportata sull’estensione del bacino idrografico in esame. Intersecando le informazioni contenute nelle precedenti figure è possibile ottenere una terza che rappresenta il tipo di copertura nel complesso. Sulla base della precedente classificazione dei suoli, infine, si è provveduto all’assegnazione dei corrispondenti valori del coefficiente CN, in funzione della già descritta metodo-logia. Tale assegnazione è avvenuta mediante l’utilizzo di Tabelle di conversione (vedi Tabella 6).

Nella Tabella 7, infine, sono riportati i risultati dell’operazione di conversione, applicati al bacino idrografico in esame, compreso il calcolo del coefficiente CN, medio pesato.

Utilizzando la funzione (7) ed il Curve Number per l’intero bacino, si ottiene il valore del fattore di correzione FI e, pertanto, il curve number per l’intero bacino, per la condizione AMC I, pari a:

CN’ = 81 ∙ (0,3 + 0,00636 ∙ 81) = 66 [n.p.]

Applicando la (6), si ottiene il valore del massimo invaso del suo-lo:

S = 25,4 ∙ = 130,85 [mm]

Ai fini del calcolo dell’altezza di pioggia netta, si utilizza il metodo VAPI Puglia (GNDCI), così come consigliato dalla Relazione di Piano del PAI (AdB Puglia). Tale metodo prevede il calcolo delle altezze di precipitazione critica, utilizzando la seguente espres-

CARATTERISTICHE FISIOGRAFICHE

Bacino IdrograficoA

(km2)Hmax

(m s.m)Hmed

(m s.m)Hmin

(m s.m)L

(km)i

(%)y

(%)

Lama Lamalunga 10,523 396,23 120,18 0,00 9,33 3,76 10,26

Figura 3 – Carata idrogeologica del PUG di Monopoli.Figura 4 – Carte del Corine Land Cover (2007), senza e con l’intersezione con la carta idrogeologica.

Figura 3 – Carata idrogeologica del PUG di Monopoli.

Figura 4 - Carte del Corine Land Cover (2007), senza e con l’intersezione con la carta idrogeologica.

Figura 3 – Carata idrogeologica del PUG di Monopoli.

Figura 4 - Carte del Corine Land Cover (2007), senza e con l’intersezione con la carta idrogeologica.

Scienza & Inquinamentoò

2/201518

sione (valida all’interno della “Zona Omogenea 5”; ove ricade il bacino in esame, vedi Figura 5):

x = a’ ∙ = dove:z [m s.m.] = 120,18 quota caratteristica del bacino;t (h) = tempo di pioggia critico per il bacino.

A seconda del tempo di ritorno idrologico considerato (Tr = 30

anni), poi, l’altezza di pioggia viene moltiplicata per un coefficien-te di crescita dato dalla seguente espressione:

kTr = 0,1599+0,5166 ∙ Ln (Tr) = 1,92 [n.p.]

Con i dati calcolati, mediante la (13), è possibile ricavare il tempo di ritardo:

tL = 0,342 ∙ = 2,27 [h] > 1,67 [h]

Tabella 6 – Valori di CN per le Classi d’umidità AMC II per le quattro Classi idrogeologiche e d’uso del suolo.

l’Ambiente

2/2015 19

CODICE C.L.C. DESCRIZIONE CORINE LAND COVER CN (A) CN (B) CN (C) CN (D)

111 Tessuto urbano continuo 89 92 94 95

112 Tessuto urbano discontinuo 77 85 90 92

121 Aree industriali o commerciali 81 88 91 93

122 Reti stradali e ferroviarie e spazi accessori 98 98 98 98

123 Aree portuali 98 98 98 98

131 Aree estrattive 72 82 87 89

133 Cantieri 77 86 91 94

141 Aree verdi urbane 39 61 74 80

211 Seminativi in aree non irrigue 72 81 88 91

212 Seminativi in aree irrigue 72 81 88 91

213 Risaie 72 81 88 91

221 Vigneti 72 81 88 91

222 Frutteti e frutti minori 62 71 78 81

223 Oliveti 72 81 88 91

231 Prati stabili 30 58 71 78

241 Colture annuali associate a colture perman.ti 68 79 86 89

242 Sistemi colturali e particellari complessi 68 79 86 89

243 Aree con colture agrarie e spazi naturali 45 66 77 83

244 Aree agroforestali 45 66 77 83

311 Boschi di latifoglie 45 66 77 83

312 Boschi di conifere 36 60 73 79

313 Boschi misti 25 55 70 77

321 Aree a pascolo naturale e praterie a. quota 68 79 86 89

322 Brughiere e cespuglieti 49 69 79 84

323 Aree a vegetazione sclerofila 39 61 74 80

324 Aree a vegetazione boschiva e arbustiva 36 60 73 79

332 Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti 72 82 87 89

333 Aree con vegetazione rada 30 58 71 78

334 Aree percorse da incendi 30 58 71 78

421 Paludi salmastre 100 100 100 100

512 Bacini d’acqua 100 100 100 100

Page 22: Lambiente 22015

Poiché il rapporto tL/tc = 0,6, il tempo di corrivazione è pari a tc = 3,79 h, la precipitazione critica per il bacino è quella avente una durata pari al tempo di corrivazione (tp = tc) e, pertanto, si deduce dalla curva di probabilità pluviometrica per tp = 3,79 [h]:

hTr = x ∙ kTr = a’ ∙ tn ∙ kTr = 28,2 ∙ 3,79 0,205 ∙ 1,92 = 71,2 mm

come previsto, inoltre, all’interno della relazione di Piano del PAI, viene calcolato il fattore di riduzione areale mediante l’espressio-ne seguente:

kr = 1 – (1 – 2,71828 − 0,0021 ∙ A) ∙ = 0,98956

con:A = 10,523 [km]; superficie del bacino;tc = 3,78 [h]; tempo di corrivazione.

Onde il valore della pioggia totale, ragguagliata all’area del ba-cino, vale:

h = 71,2 ∙ 0,98956 = 70,5 mm

Scienza & Inquinamentoò

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Tabella 7 – Classi di appartenenza dei suoli e calcolo del coefficiente CN medio pesato.

Figura 5 – Zone pluviometriche omogenee del metodo VAPI Puglia.

Figura 6 – Idrogramma semplificato utilizzato per il calcolo della piena.

USO DEL SUOLO + LITOLOGIA

CODICECLC DESCRIZIONE GRUPPO

IDROGEOLOGICO PERMEABILITA’ CN(n.p.)

AREA(m2)

AREA x CN(m2)

211 Seminativi in aree non irrigue

A ELEVATA 72 28.578 2.057.616B ALTA 81 18.595 1.506.195C DISCRETA 88 4.851 426.888D ELEVATA 91 0 0

223 Oliveti

A ELEVATA 72 346.680 24.960.960B ALTA 81 5.334.782 432.117.342C DISCRETA 88 3.390.106 298.329.328D ELEVATA 91 0 0

242Sistemi colturali

e particellari complessi

A ELEVATA 68 0 0B ALTA 79 93.532 7.389.028C DISCRETA 86 0 0D ELEVATA 89 0 0

311 Boschi di latifo-glie

A ELEVATA 45 0 0B ALTA 66 1.301.892 85.924.872C DISCRETA 77 0 0D ELEVATA 83 0 0

MEDIA PESATA 81 10.519.015 852.712.229

Figura 5 – Zone pluviometriche omogenee del metodo VAPI Puglia.

Figura 6 – Idrogramma semplificato utilizzato per il calcolo della piena.

Figura 5 – Zone pluviometriche omogenee del metodo VAPI Puglia.

Figura 6 – Idrogramma semplificato utilizzato per il calcolo della piena.

Page 23: Lambiente 22015

Poiché il rapporto tL/tc = 0,6, il tempo di corrivazione è pari a tc = 3,79 h, la precipitazione critica per il bacino è quella avente una durata pari al tempo di corrivazione (tp = tc) e, pertanto, si deduce dalla curva di probabilità pluviometrica per tp = 3,79 [h]:

hTr = x ∙ kTr = a’ ∙ tn ∙ kTr = 28,2 ∙ 3,79 0,205 ∙ 1,92 = 71,2 mm

come previsto, inoltre, all’interno della relazione di Piano del PAI, viene calcolato il fattore di riduzione areale mediante l’espressio-ne seguente:

kr = 1 – (1 – 2,71828 − 0,0021 ∙ A) ∙ = 0,98956

con:A = 10,523 [km]; superficie del bacino;tc = 3,78 [h]; tempo di corrivazione.

Onde il valore della pioggia totale, ragguagliata all’area del ba-cino, vale:

h = 71,2 ∙ 0,98956 = 70,5 mm

Scienza & Inquinamentoò

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Tabella 7 – Classi di appartenenza dei suoli e calcolo del coefficiente CN medio pesato.

Figura 5 – Zone pluviometriche omogenee del metodo VAPI Puglia.

Figura 6 – Idrogramma semplificato utilizzato per il calcolo della piena.

USO DEL SUOLO + LITOLOGIA

CODICECLC DESCRIZIONE GRUPPO

IDROGEOLOGICO PERMEABILITA’ CN(n.p.)

AREA(m2)

AREA x CN(m2)

211 Seminativi in aree non irrigue

A ELEVATA 72 28.578 2.057.616B ALTA 81 18.595 1.506.195C DISCRETA 88 4.851 426.888D ELEVATA 91 0 0

223 Oliveti

A ELEVATA 72 346.680 24.960.960B ALTA 81 5.334.782 432.117.342C DISCRETA 88 3.390.106 298.329.328D ELEVATA 91 0 0

242Sistemi colturali

e particellari complessi

A ELEVATA 68 0 0B ALTA 79 93.532 7.389.028C DISCRETA 86 0 0D ELEVATA 89 0 0

311 Boschi di latifo-glie

A ELEVATA 45 0 0B ALTA 66 1.301.892 85.924.872C DISCRETA 77 0 0D ELEVATA 83 0 0

MEDIA PESATA 81 10.519.015 852.712.229

Figura 5 – Zone pluviometriche omogenee del metodo VAPI Puglia.

Figura 6 – Idrogramma semplificato utilizzato per il calcolo della piena.

Figura 5 – Zone pluviometriche omogenee del metodo VAPI Puglia.

Figura 6 – Idrogramma semplificato utilizzato per il calcolo della piena.

La durata della fase crescente dell’idrogramma di piena (f. di concentrazione), espressa in ore, è quindi, pari a:

ta = 0,5 ∙ 3,79 + 2,27 = 4,17 [h]

Utilizzando la (5) si deduce il valore del volume di deflusso:

V = = 11,23 [mm] ≡ (11,23 ∙ 10,523) ∙ = 118.173,29 [m3]

La portata al colmo di piena è calcolabile, infine, mediante la (11):

Qp = 0,208 ∙ = 5,89 [m3/s]

In Figura 6, è riportato l’idrogramma CN-SCS, semplificato di Mockus, per la piena trentennale del bacino, in esame.

Bibliografia[1] L. Fanizzi-a [2012]: “Perdite idrologiche: l’invaso nelle picco-le depressioni superficiali”, Rivista L’Ambiente, n. 3, Ed. ICSA, Milano.[2] L. Fanizzi-b [2012]: “Perdite idrologiche: l’intercettazione delle coperture vegetali”, Rivista L’Ambiente, n. 2, Ed. ICSA, Milano.

[3] SOIL CONSERVATION SERVICE, (1972): “National Engi-neering Handbook”, Section 4, Hydrology, U.S. Department of Agriculture, Washington D.C., U.S.A.[4] F. Cazorzi (1983): “Indagine sul metodo dell’idrogramma uni-tario del S.C.S”, Quaderni di Idronomia Montana, N. 3, Vol. 3, Ed. Associazione Italiana di Idronomia, Legnaro.[5] V. Ferro (2013): “Elementi di idraulica e idrologia”, Ed. Mc-Graw-Hill, Milano.[6] L. Borselli, E. Busoni e D. Torri (1992): “Applicabilità del S.C.S. Curve Number method: il fattore lambda per la stima del deflusso superficiale”, Linea 1, Rapporto 1989, Ed. CNR-GNDCI, Roma.[7] D.B. Thompson (2006): “The rational method”, Engineering Hydrology, Civil Engineering Department, Ed. Texas Tech Uni-versity, Lubbock.[8] V. Mockus (1949): “Estimation of total (peak rates) surface runoff for individual storms”, Exhibit A of Appendix B, Interim Survey Report Grand (Neosho) River Watershed, USDA, Wash-ington.[9] A.D. Ward e W.J. Elliot (1995): “Environmental Hydrology”, Ed. CRC Press, New York. [10] G. Benini (1990): “Sistemazioni idraulico-forestali”, Ed. UTET, Torino.

l’Ambiente

2/2015 21

7° Rapporto Annuale sul sistema (RAEE)È stato presentato a Milano il “Rapporto Annuale 2014 sul Sistema di Ritiro e Trattamento dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettro-niche in Italia”, a cura del Centro di Coordinamento RAEE. Nel corso del 2014 sono state molte le novità che hanno interessato il comparto dei RAEE, a partire dall’entrata in vigore del nuovo Decreto Legislativo 49/2014, che ha introdotto nel nostro Paese alcune importanti novità nella gestione di questa tipologia di rifiuti. Andando a vedere le statistiche, nel 2014 il Sistema RAEE risulta in generale rafforzato, con un incremento sia della raccolta complessiva (+2,56%) gestita dai Sistemi Collettivi, sia dei Centri di Conferimento (+1%) a disposizione dei cittadini. La raccolta complessiva è stata pari a 231.717.031 kg, con un incremento di quasi 6 milioni di chilogrammi rispetto all’anno precedente e un dato medio pro capite pari a 3,8 Kg di RAEE raccolti per abitante, in linea con l’obiettivo minimo previsto dalla normativa europea. In crescita anche i Centri di Conferimento attivi sul territorio nazionale, che arrivano a quota 3.801, con un miglioramento del servizio a disposizione dei Cittadini che desiderano conferire correttamente i propri RAEE.Risultati che sembrerebbero indicare una timida ripresa dalla crisi economica, che negli scorsi anni aveva condizionato fortemente il mercato delle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Nonostante il quadro complessivamente positivo, è bene sottolineare come non sia possibile quantificare il fenomeno dei RAEE sottratti dalla filiera ufficiale di smaltimento organizzata dai Sistemi Collettivi, che oltre a sfuggire alle statistiche ufficiali, potrebbero subire un trattamento non conforme agli standard di legge, con notevoli danni ambientali per la collettività. I dati del 7° Rapporto Annuale sul Sistema RAEE, seppure positivi, rivelano una situazione diversificata all’interno del Paese. Nord e Centro trainano la ripresa della raccolta complessiva, mentre Sud e Isole registrano ancora un segno negativo. Stessa situazione per quanto riguarda la raccolta pro capite, in crescita al Nord e al Centro, ma che registra un -3,79% nel Sud e Isole. Nella classifica delle Regioni, la Valle d’Aosta si conferma anche quest’anno la più virtuosa d’Italia con una media pro capite di 7,8 kg/ab. Andando a guardare i valori assoluti, al primo posto in Italia troviamo la Lombardia, con oltre 49 milioni di kg di RAEE raccolti, dato in crescita del 5,42% rispetto allo scorso anno. Nell’area Centro la Toscana si conferma al primo posto, con 20.277.847 Kg di raccolta complessiva, pari a 5,41 kg/ab., mentre tra le Regioni del Sud e Isole il primo posto va alla Sardegna, con 5,38 kg/ab. Nelle ultime posizioni della classifica tro-viamo Puglia, Calabria e Sicilia. Andando a vedere la diffusione dei Centri di Raccolta, al primo posto troviamo il Trentino Alto Adige, con 21 CdR ogni 100.000 abitanti.

Per informazioni:

Ufficio Stampa Centro di Coordinamento RAEEMGP & Partners - Maria Grazia Persico Tel: +39 0255199416 - Chiara Gallina Tel: +39 331 6117476 - [email protected]

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Ecologiche, intelligenti, elegantiUfficio stampa Ipack-Ima – Email: [email protected]

Report

2/2015

è

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Figura 1 - Particolare da Ipack-Ima

In passerella a Milano le confezioni del futuro. L’industria mondia-le del packaging premia gli imballaggi che aiuteranno ad affronta-re le sfide del terzo millennio. Aprire una bustina di dolcificante con una mano sola è possibile, facile, e soprattutto aiuta anziani e disabili. Anche loro, ma non solo, vorrebbero confezioni del latte più semplici da usare e ri-ciclare. Senza parlare della sicurezza: i farmaci vanno sempre tenuti lontano dai bambini, ma… se ci mettono le mani, la confe-zione non si lascerà aprire da loro.A Milano, il prossimo 19 maggio, queste ed altre numerose con-fezioni innovative, provenienti da tutto il mondo, saranno premiate con il World Star Packaging 2015 durante Ipack-Ima (19-23 mag-gio) e le fiere correlate, evento di filiera che riunisce oltre 2.000 espositori internazionali e che si terrà tre settimane dopo l’inaugu-razione di EXPO 2015, a due passi e con un collegamento diret-to tra il quartiere fieristico e il villaggio della grande Esposizione Universale.Dei 265 candidati, già vincitori nelle rispettive nazioni di un premio locale, sono stati nominati con il prestigioso World Star Packa-ging Award ben 148 prodotti che saranno premiati in occasione di Ipack-Ima; in più saranno nominati il premio del Presidente, il premio per la Sostenibilità, il premio per il Marketing. In atte-sa dell’evento, sfogliando il ricco catalogo di novità mondiali, si scoprono confezioni intelligenti capaci di semplificarci la vita, di

Alimentare: pratico e belloDalla Norvegia arriva il salame preaffettato in confezione “salva-spazio”. Solitamente siamo abituati alla pratica vaschetta, ma questa in frigo, come a tavola, occupa spazio in orizzontale e quasi mai si richiude. Invece il produttore Grilstad ha scelto un sistema molto comodo e compatto per confezionare le tipiche fet-te rotonde del salame: è una coppetta di plastica col coperchio a vite. Dagli Stati Uniti arriverà Schwan’s Soft Serve, una busta a forma di coppetta contenente una crema gelato da tenere nel congela-tore: basterà spremere il suo contenuto in una ciotola e grazie alla forma dell’erogatore una cremosa dose uscirà con tanto di volute sinuose; una divertente sac à poche monouso, per dare un tocco di eleganza al gelato in tavola.

Bevande: fascino ed eleganzaUn distillato è il protagonista del cofanetto-regalo del produttore spagnolo Miguel Torres. A vederlo da fuori sembra annunciare gli intensi aromi di tabacco dei sigari latino-americani. Invece, ecco apparire tre sigari di ve-tro: sono provette trasparenti ma abbigliate ad arte (dall’agenzia Savia Design) tali da sembrare, complice il colore ambrato del brandy, quel sigaro che spesso viene accompagnato nella degu-stazione da un pregiato liquore.

evitare sprechi, di rendere piacevole il momento del consumo alimentare.

Si apre e si dosa con due ditaNel gruppo dei vincitori già designati e presenti all’evento, il miele turco Balpar-mak Snap & Squeeze, che si avvale di una tecnologia tutta italiana. Si tratta di una piccola bustina semirigida, grande come un biglietto da visita, che contiene una monodose di miele. Basta piegare fra pollice e indice i due lati corti: la bu-stina si ripiega e si apre un piccolo foro. Il miele scivola nel tè o caffè, nella tisa-na, nella bevanda che si vuol rendere dolce. La magica bustina che si apre con una mano sola, che dosa quanto e come si vuole, è di un’azienda bologne-se, specialista in macchine automatiche per l’imballaggio, un settore in cui l’Italia è leader e che fattura oltre 5 miliardi di euro, in gran parte destinati ai mercati esteri (85%).

Importante per il nostro comparto vitivini-colo, impegnato sempre di più sul fronte dell’esportazione, l’intelligente scatola anti-urto per prodotti fragili ideata dalla tedesca Klingele Papierwerke per le spedizio-ni postali e con corrieri. Si tratta di una confezione singola, pensata per bottiglie di valore. Funziona così: immaginate una scatola lunga e stretta che può contenere una bottiglia, poi pensate ad una secon-da scatola, uguale alla prima e dentro di essa, ma ruotata di 45° lungo lo stesso asse. Ecco fatto! La bottiglia va nella se-conda scatola. Può urtare quanto vuole sui quattro lati ma sbatterà sempre e sol-tanto su pareti di morbido cartone ondula-to, che al di là hanno il vuoto della prima scatola.

Ambiente: raccolta differenziata e sicurezzaDall’Italia arriva un’altra soluzione intel-ligente: si tratta di Tetra Top Separable,

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Ecologiche, intelligenti, elegantiUfficio stampa Ipack-Ima – Email: [email protected]

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Figura 1 - Particolare da Ipack-Ima

In passerella a Milano le confezioni del futuro. L’industria mondia-le del packaging premia gli imballaggi che aiuteranno ad affronta-re le sfide del terzo millennio. Aprire una bustina di dolcificante con una mano sola è possibile, facile, e soprattutto aiuta anziani e disabili. Anche loro, ma non solo, vorrebbero confezioni del latte più semplici da usare e ri-ciclare. Senza parlare della sicurezza: i farmaci vanno sempre tenuti lontano dai bambini, ma… se ci mettono le mani, la confe-zione non si lascerà aprire da loro.A Milano, il prossimo 19 maggio, queste ed altre numerose con-fezioni innovative, provenienti da tutto il mondo, saranno premiate con il World Star Packaging 2015 durante Ipack-Ima (19-23 mag-gio) e le fiere correlate, evento di filiera che riunisce oltre 2.000 espositori internazionali e che si terrà tre settimane dopo l’inaugu-razione di EXPO 2015, a due passi e con un collegamento diret-to tra il quartiere fieristico e il villaggio della grande Esposizione Universale.Dei 265 candidati, già vincitori nelle rispettive nazioni di un premio locale, sono stati nominati con il prestigioso World Star Packa-ging Award ben 148 prodotti che saranno premiati in occasione di Ipack-Ima; in più saranno nominati il premio del Presidente, il premio per la Sostenibilità, il premio per il Marketing. In atte-sa dell’evento, sfogliando il ricco catalogo di novità mondiali, si scoprono confezioni intelligenti capaci di semplificarci la vita, di

Alimentare: pratico e belloDalla Norvegia arriva il salame preaffettato in confezione “salva-spazio”. Solitamente siamo abituati alla pratica vaschetta, ma questa in frigo, come a tavola, occupa spazio in orizzontale e quasi mai si richiude. Invece il produttore Grilstad ha scelto un sistema molto comodo e compatto per confezionare le tipiche fet-te rotonde del salame: è una coppetta di plastica col coperchio a vite. Dagli Stati Uniti arriverà Schwan’s Soft Serve, una busta a forma di coppetta contenente una crema gelato da tenere nel congela-tore: basterà spremere il suo contenuto in una ciotola e grazie alla forma dell’erogatore una cremosa dose uscirà con tanto di volute sinuose; una divertente sac à poche monouso, per dare un tocco di eleganza al gelato in tavola.

Bevande: fascino ed eleganzaUn distillato è il protagonista del cofanetto-regalo del produttore spagnolo Miguel Torres. A vederlo da fuori sembra annunciare gli intensi aromi di tabacco dei sigari latino-americani. Invece, ecco apparire tre sigari di ve-tro: sono provette trasparenti ma abbigliate ad arte (dall’agenzia Savia Design) tali da sembrare, complice il colore ambrato del brandy, quel sigaro che spesso viene accompagnato nella degu-stazione da un pregiato liquore.

evitare sprechi, di rendere piacevole il momento del consumo alimentare.

Si apre e si dosa con due ditaNel gruppo dei vincitori già designati e presenti all’evento, il miele turco Balpar-mak Snap & Squeeze, che si avvale di una tecnologia tutta italiana. Si tratta di una piccola bustina semirigida, grande come un biglietto da visita, che contiene una monodose di miele. Basta piegare fra pollice e indice i due lati corti: la bu-stina si ripiega e si apre un piccolo foro. Il miele scivola nel tè o caffè, nella tisa-na, nella bevanda che si vuol rendere dolce. La magica bustina che si apre con una mano sola, che dosa quanto e come si vuole, è di un’azienda bologne-se, specialista in macchine automatiche per l’imballaggio, un settore in cui l’Italia è leader e che fattura oltre 5 miliardi di euro, in gran parte destinati ai mercati esteri (85%).

Importante per il nostro comparto vitivini-colo, impegnato sempre di più sul fronte dell’esportazione, l’intelligente scatola anti-urto per prodotti fragili ideata dalla tedesca Klingele Papierwerke per le spedizio-ni postali e con corrieri. Si tratta di una confezione singola, pensata per bottiglie di valore. Funziona così: immaginate una scatola lunga e stretta che può contenere una bottiglia, poi pensate ad una secon-da scatola, uguale alla prima e dentro di essa, ma ruotata di 45° lungo lo stesso asse. Ecco fatto! La bottiglia va nella se-conda scatola. Può urtare quanto vuole sui quattro lati ma sbatterà sempre e sol-tanto su pareti di morbido cartone ondula-to, che al di là hanno il vuoto della prima scatola.

Ambiente: raccolta differenziata e sicurezzaDall’Italia arriva un’altra soluzione intel-ligente: si tratta di Tetra Top Separable,

l’Ambiente

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Figura 2 - Nuovi strumenti proposti nella scorsa edizione.

le confezioni che un numero crescente di aziende nel mondo sta adottando. E’ un contributo ulteriore al recupero e al riciclo degli imballaggi in cartone per bevande, che in Italia ha oramai rag-giunto oltre il 50% delle quantità immesse sul mercato.E’ dell’olandese Ecobliss l’idea Locked4Kids, il nuovo brevetto che trasforma un semplice astuccio di farmaci in un rompicapo irrisolvibile per i più piccoli, ma piuttosto semplice per gli adulti. I blister che contengono le pillole stanno in una vaschetta traspa-rente di plastica: l’aletta laterale della scatola si apre ma provate a tirare fuori la vaschetta. Non esce, perché non può scorrere dentro la scatola: i suoi bordi incontrano subito degli ostacoli, dei rilievi stampati nel cartone che funzionano come ganci. Per sganciare bisogna premere sulla scatola, in due punti contempo-raneamente e comunque troppo distanti fra loro per le manine dei bambini. Inoltre il cartone è anti-strappo. Niente da fare!

ConclusioniSono queste soltanto alcune delle 148 confezioni che segnano lo stato dell’arte, le evoluzioni, le prestazioni e le tecnologie del futuro prossimo. Ma prototipi e progetti non mancheranno: alla premiazione in programma a Ipack-Ima si aggiungeranno quel-le di 3 giovani che riceveranno il World Star Student Award. Un ragazzo turco, uno cinese e uno sudafricano, scelti a fatica fra decine e decine di altri giovani inventori e creativi delle scuole di tutto il mondo. Menzioni speciali sono previste per decine di studenti provenienti perlopiù da paesi emergenti, Cina su tutti e poi Turchia, Medio Oriente, India, Brasile. Anche fra i 148 vincitori del WorldStar Packaging Award le confezioni asiatiche sono state numerosissime. Specchio dei tempi: degli 800 miliardi di euro di valore del mercato, la quota dell’Asia è 34,81% sul totale, seguita dal nord America (22,16%) e dall’Europa (19,84%).

cartone per latte e bevande in cui la parte alta in plastica col tappo a vite si può staccare per avviare alla raccolta differenziata plasti-ca e cartone separatamente. Un gesto semplice, a prova anche di bambino, reso possibile da una modifica altrettanto semplice nella preparazione delle bobine di cartone dalle quali poi nascono

Granarolo S.p.A., il maggiore operatore agro-industriale del Paese a capitale italiano, presenta il suo primo prototipo di bottiglia da latte compostabile al 100% in 12 settimane.La bottiglia è realizzata con PLA, bioplastica di origine vegetale prodotta con la Cassava (tubero di arbusto originario del Brasile Nord Orientale e del Messico Sud Occidentale) che ha la peculiarità di essere 100% biodegradabile e di poter essere restituita alla terra tramite compostaggio. La scelta dell’utilizzo della Cassava è anche etica: il materiale non deriva da prodotti vegetali utilizzati per soddisfare il fabbisogno alimentare e di conseguenza non intacca la

catena alimentare umana.Il prototipo sarà presentato per la prima volta in occasione di Expo 2015, in una Special Edition. La prima bottiglia compostabile di Granarolo è anche tra i finalisti dell’Oscar dell’Imballaggio 2015, uno storico contest che dal 1957 rappresenta un osservatorio sull’evoluzione del packaging, delle sue prestazioni e del servizio che offre a chi lo utilizza. I risultati del contest si sapranno in concomitanza con l’inizio dell’Esposizione Universale 2015.Il prototipo della bottiglia è stato sviluppato in collaborazione con HISUN, produttore di polimero, e Sacmi, società realizzatrice degli stampi prototipi.Per chi verrà a “conoscere” il prototipo all’Esposizione Universale, da giugno ci saranno disponibili anche delle preforme della bottiglia contenenti delle filastrocche d’autore.

Granarolo realizza la prima bottiglia 100% compostabile

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Acqua: dalle novità regolatorie e normative alle emergenze irrisolteMaria Mazzei – Federutility – [email protected]

Report

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Figura 1 - A2A, Acquedotto di Bergamo.

In ritardo di 20 anni, con 3 italiani su 10 non allacciati a fogna-ture o depuratori, con dispersioni di rete fino al 37% dell’acqua immessa, con le tariffe idriche più basse d’Europa e 1.025 ag-glomerati urbani fuori norma. Questa la fotografia del sistema idrico italiano, illustrata di re-cente dalla Struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dis-sesto e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, grazie alla raccolta dati realizzata dai Ministeri, dall’Istat e da Federutility. Una fotografia impietosa, che aggiorna un quadro delineato per la prima volta nel 1971 e successivamente nel 1999, che descrive il patrimonio idrico nazionale in grave deterioramen-to, connettendo l’inquinamento dei corsi d’acqua per mancata o scarsa depurazione ai ritardi nella prevenzione del rischio idro-geologico. Una fotografia che immortala il danno ambientale e quello finanziario, con una stima delle sanzioni comunitarie a partire dal 2016 pari a 500mila euro all’anno fino al completa-mento delle opere.

Servizio idrico, governance territoriale e fabbisogno investimentiIl servizio idrico ha conosciuto negli ultimi anni una forte acce-lerazione nel quadro normativo d’insieme. In particolare, l’attri-buzione delle funzioni regolatorie poste in capo all’Autorità per l’Energia elettrica, il Gas e i Sistemi idrici – Dl. 201/2011 – ha consentito l’uniformità sul piano nazionale delle norme che so-vrintendono il servizio soprattutto in materia tariffaria, permet-tendo di superare gradualmente localismi e incrostazioni che negli anni avevano paralizzato il sistema impedendone lo svi-luppo.

Se oggi – dopo una prima fase di avvio del Metodo tariffario prima transitorio e infine definitivo da parte dell’Autorità – il si-stema può dirsi salvato dall’ancoraggio alla disciplina nazionale, permangono tuttavia rilevanti difficoltà nella crescita dimensio-nale dei soggetti industriali e nell’affidamento del servizio su scala – almeno – d’ambito. Da tempo Federutility – la Federazione che associa i gestori del servizio idrico e dell’energia, che a breve si fonderà con Federambiente per un’unica grande associazione di rappresen-tanza dei servizi pubblici - sottolinea la necessità di completare le procedure di affidamento in conformità alla legge, ovvero per ambito territoriale ottimale.

Alcune recenti norme – per scongiurare il protrarsi di affidamen-ti non conformi o transitori – hanno infatti previsto il ripristino del principio della unicità della gestione a livello d’ambito e l’indivi-duazione di un percorso verso la gestione unica; l’introduzione di termini perentori entro cui procedere all’individuazione del gestore d’ambito; il trasferimento della gestione delle infrastrut-ture al gestore del servizio; l’ampliamento dei poteri sostitutivi in caso di inerzia degli enti locali nell’adempimento degli obblighi di affidamento e programmazione. A questo - sulla base dell’esperienza industriale che affonda or-mai le radici nel primo Novecento – Federutility associa l’auspi-cio che si possa giungere alla definizione di dimensioni d’ambito ottimali almeno su scala regionale, se non addirittura su scala di distretto idrografico.

Non si tratta solo di organizzazione istituzionale del servizio, piuttosto della pianificazione di una industria idrica nazionale. La recente legge di Stabilità 2015, che punta ad una drastica ri-duzione degli organismi partecipati dagli enti locali, rappresenta un ulteriore segnale importante, con le agevolazioni economi-che riconosciute agli enti che procedono alla dismissione e gli stimoli previsti per accelerare gli auspicati processi di aggre-gazione. Solo soggetti industriali forti e robusti possono infatti affrontare e sostenere l’ingente massa di investimenti che il set-tore idrico aspetta da decenni; come solo norme stabili e certe – a partire dal quadro tariffario - possono costituire le garanzie finanziarie per la realizzazione delle opere. Anche l’Autorità - nel corso della Conferenza nazionale sulla regolazione dei servizi idrici – ha ribadito la necessità di aumen-tare gli investimenti, in particolare per il superamento delle pro-cedure di infrazione aperte in sede comunitaria. L’Autorità stima

Page 27: Lambiente 22015

Acqua: dalle novità regolatorie e normative alle emergenze irrisolteMaria Mazzei – Federutility – [email protected]

Report

2/2015

è

24

Figura 1 - A2A, Acquedotto di Bergamo.

In ritardo di 20 anni, con 3 italiani su 10 non allacciati a fogna-ture o depuratori, con dispersioni di rete fino al 37% dell’acqua immessa, con le tariffe idriche più basse d’Europa e 1.025 ag-glomerati urbani fuori norma. Questa la fotografia del sistema idrico italiano, illustrata di re-cente dalla Struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dis-sesto e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, grazie alla raccolta dati realizzata dai Ministeri, dall’Istat e da Federutility. Una fotografia impietosa, che aggiorna un quadro delineato per la prima volta nel 1971 e successivamente nel 1999, che descrive il patrimonio idrico nazionale in grave deterioramen-to, connettendo l’inquinamento dei corsi d’acqua per mancata o scarsa depurazione ai ritardi nella prevenzione del rischio idro-geologico. Una fotografia che immortala il danno ambientale e quello finanziario, con una stima delle sanzioni comunitarie a partire dal 2016 pari a 500mila euro all’anno fino al completa-mento delle opere.

Servizio idrico, governance territoriale e fabbisogno investimentiIl servizio idrico ha conosciuto negli ultimi anni una forte acce-lerazione nel quadro normativo d’insieme. In particolare, l’attri-buzione delle funzioni regolatorie poste in capo all’Autorità per l’Energia elettrica, il Gas e i Sistemi idrici – Dl. 201/2011 – ha consentito l’uniformità sul piano nazionale delle norme che so-vrintendono il servizio soprattutto in materia tariffaria, permet-tendo di superare gradualmente localismi e incrostazioni che negli anni avevano paralizzato il sistema impedendone lo svi-luppo.

Se oggi – dopo una prima fase di avvio del Metodo tariffario prima transitorio e infine definitivo da parte dell’Autorità – il si-stema può dirsi salvato dall’ancoraggio alla disciplina nazionale, permangono tuttavia rilevanti difficoltà nella crescita dimensio-nale dei soggetti industriali e nell’affidamento del servizio su scala – almeno – d’ambito. Da tempo Federutility – la Federazione che associa i gestori del servizio idrico e dell’energia, che a breve si fonderà con Federambiente per un’unica grande associazione di rappresen-tanza dei servizi pubblici - sottolinea la necessità di completare le procedure di affidamento in conformità alla legge, ovvero per ambito territoriale ottimale.

Alcune recenti norme – per scongiurare il protrarsi di affidamen-ti non conformi o transitori – hanno infatti previsto il ripristino del principio della unicità della gestione a livello d’ambito e l’indivi-duazione di un percorso verso la gestione unica; l’introduzione di termini perentori entro cui procedere all’individuazione del gestore d’ambito; il trasferimento della gestione delle infrastrut-ture al gestore del servizio; l’ampliamento dei poteri sostitutivi in caso di inerzia degli enti locali nell’adempimento degli obblighi di affidamento e programmazione. A questo - sulla base dell’esperienza industriale che affonda or-mai le radici nel primo Novecento – Federutility associa l’auspi-cio che si possa giungere alla definizione di dimensioni d’ambito ottimali almeno su scala regionale, se non addirittura su scala di distretto idrografico.

Non si tratta solo di organizzazione istituzionale del servizio, piuttosto della pianificazione di una industria idrica nazionale. La recente legge di Stabilità 2015, che punta ad una drastica ri-duzione degli organismi partecipati dagli enti locali, rappresenta un ulteriore segnale importante, con le agevolazioni economi-che riconosciute agli enti che procedono alla dismissione e gli stimoli previsti per accelerare gli auspicati processi di aggre-gazione. Solo soggetti industriali forti e robusti possono infatti affrontare e sostenere l’ingente massa di investimenti che il set-tore idrico aspetta da decenni; come solo norme stabili e certe – a partire dal quadro tariffario - possono costituire le garanzie finanziarie per la realizzazione delle opere. Anche l’Autorità - nel corso della Conferenza nazionale sulla regolazione dei servizi idrici – ha ribadito la necessità di aumen-tare gli investimenti, in particolare per il superamento delle pro-cedure di infrazione aperte in sede comunitaria. L’Autorità stima

l’Ambiente

2/2015 25

che siano state realizzate meno del 56% delle opere necessarie e che gli interventi più urgenti per superare carenze croniche e mettersi in regola con gli adempimenti europei richiedano circa 5 miliardi di euro all’anno. Una somma significativa se parago-nata agli attuali 1,3 miliardi spesi (2012).Federutility – grazie alla raccolta dati realizzata tra i Gestori idri-ci associati e poi presentata al governo nel corso dei recenti Stati Generali dell’Acqua - ha calcolato che il fabbisogno per investimenti si ponga tra i 4,5 e i 5,5 mld all’anno. Nel detta-glio, ammonta ad 1 mld/anno il fabbisogno per recuperare il gap infrastrutturale in tema di depurazione dei reflui urbani (Dir. 91/271); tra i 2,5 e i 3,5 mld/anno il fabbisogno per il rimpiazzo delle opere e la manutenzione straordinaria; 1 mld/anno per il raggiungimento dello stato ecologico buono dei corpi idrici su-perficiali (Dir. 2000/60).Dal consuntivo degli investimenti (2012) calcolato dalla fede-razione, si è arrivati alla cifra di 34 euro/abitante/anno per gli investimenti realizzati. La stima del fabbisogno, invece, porte-rebbe un incremento a circa 80 euro/abitante/anno, in linea con i Paesi Ocse. Dall’analisi comparata con i Paesi Ue, risulta chia-ramente il gap esistente tra gli investimenti realizzati in Italia e lo standard internazionale, essenzialmente connesso ad un livello delle tariffe insufficiente a garantire le risorse necessarie. Se in Italia si investono poco più di 30 euro/abitante/anno, in Ger-mania sono 80 euro/abitante/anno, in Francia 88 euro/abitante/anno, nel Regno Unito 102 euro/abitante/anno e in Danimarca 129 euro/abitante/anno. Risulta dunque evidente la stretta con-nessione tra tariffe e livello degli investimenti.

L’emergenza depurazione, tra rischio ambienta-le e sanzioni UeÈ il tratto intermedio e finale del servizio idrico integrato - ovvero il segmento di fognatura e depurazione - a registrare i più mar-cati e gravi ritardi infrastrutturali, contribuendo negativamente al degrado delle acque. In particolare nel Mezzogiorno, ampie fasce di popolazione – anche in aree metropolitane – sono sprovviste di reti fognarie, di reti di collettamento ed infine di impianti di depurazione dei reflui. Il picco è in Sicilia, dove 6 abi-tanti su 10 scaricano direttamente nei corsi d’acqua, nel mare o nelle campagne. Il recepimento da parte dell’Italia della Direttiva comunitaria (Dir. 91/271) - che obbliga gli stati membri al trattamento dei re-flui prima dello scarico nei corpi idrici ricettori - è avvenuto allo scadere della prima data posta per l’adempimento. Il Codice Ambientale (D.lgs. 152/1999 e ss.mm.ii.) è stato infatti approvato dopo il 1998, quando il nostro Paese avrebbe dovuto attrezzarsi per depurare almeno i reflui nelle aree sensibili. Di lì, gli inadempimenti si sono susseguiti, fino all’apertura di pro-cedure di infrazione e infine di condanne da parte della Corte di Giustizia Europea (2012 e 2014).

Nello specifico, la Corte di Giustizia ha condannato l’Italia per l’inadeguatezza dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue in Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli Venezia-Giulia,

Festival dell’Acqua – Milano 5-9 ottobre 2015

Il Festival dell’Acqua è la manifestazione più articolata e

completa, a livello nazionale, del settore idrico. Ideato e

promosso da Federutility - la federazione che associa tutti i

gestori italiani del servizio idrico e rappresenta l’Italia negli

organismi europei e mondiali - il Festival dell’Acqua non è

una fiera, ma una convention che ogni due anni, per una

settimana, raccoglie le 400 aziende associate alla Federa-

zione e tutti i soggetti che a diverso titolo si occupano di

servizi idrici e di pubblica utilità.

Le diverse tipologie di eventi possono essere così classifi-

cate: incontri di carattere Istituzionale / Tecnico / Scientifico;

incontri di carattere Culturale e Artistico; eventi di spettacolo

ed intrattenimento.

L’edizione 2015 – che si svolgerà all’interno del prestigioso

Castello Sforzesco e in altri luoghi messi a disposizione dal-

la Città di Milano - prevede 11 conferenze plenarie, una serie

numerosa di seminari di approfondimento, eventi culturali e

spettacoli. Una partecipazione stimata in circa 3.000 con-

vegnisti, suddivisi tra i vari appuntamenti, cui si aggiungerà

la partecipazione dei cittadini agli eventi aperti al pubblico.

Per il pubblico che segue i lavori dal punto di vista tecnico

gestionale, le giornate del Festival offrono valutazioni su-

gli scenari nazionali ed internazionali, analisi degli aspetti

gestionali e di regolazione, approfondimenti formativi sulle

tecnologie ed ogni altro elemento utile al lavoro quotidiano

del complesso comparto industriale del servizio idrico.

L’approfondimento culturale e di informazione fornisce in-

vece un’occasione unica di scoperta del ruolo evocativo

dell’acqua. L’acqua come elemento presente in tutte le re-

ligioni, nell’arte e nella filosofia, l’acqua come elemento di

pace o di conflitto.

Oltre ad un programma di iniziative didattiche per scuole

ed università, al pubblico ed alla città ospitante sono este-

si gli eventi di spettacolo e intrattenimento, con l’offerta di

pomeriggi e serate di divertimento, di riflessione e di diretta

partecipazione.

L’inserimento del Festival entro la cornice dell’EXPO (grazie

ad un protocollo siglato da Expo Spa con la Federazione nel

2012), la vicinanza tematica tra “Nutrire il pianeta, energia

per la vita” e le declinazioni dell’acqua nell’alimentazione,

rendono il tema dell’acqua particolarmente flessibile per ini-

ziative congiunte, parte delle quali si svolgeranno nell’EXPO

Gate di fronte al Castello.

Page 28: Lambiente 22015

Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sarde-gna, Sicilia, Valle d’Aosta e Veneto. Tali sentenze di condanna si aggiungono all’apertura di un’ulteriore procedura di infrazione tuttora in corso.

Quasi tutte le Regioni sono oggi in infrazione. Il numero di ag-glomerati urbani non a norma è pari a 1.025. Tra le più nume-rose: 175 in Sicilia, 130 in Calabria, 128 in Lombardia e 125 in Campania. Per Erasmo D’Angelis, coordinatore della Struttura di missione governativa, le penalità di mora possono giungere “fino a un massimo di 714.000 euro per ogni giorno di ritardo nell’adeguamento, a decorrere dalla pronuncia della sentenza entro il 2016. A ciò si aggiungerà una somma forfettaria cal-colata sulla base del PIL, minimo 9,92 milioni, oltre a finanzia-menti europei che possono essere sospesi. Multe salate – sot-tolinea D’Angelis – per le Regioni e per i circa 2.500 Comuni fuorilegge. Circa mezzo miliardo di euro l’anno dal 2016 e fino al completamento delle opere”. Ed ecco le possibili sanzioni per Regione, qualora il sistema politico e industriale insieme non si dimostrassero capaci della virtuosa sinergia attesa: Sicilia 185 (in milioni di euro), Lombardia 74, Friuli Venezia Giulia 66, Cala-bria 38, Campania 21, Puglia e Sardegna 19, Liguria 18, Marche 11, Abruzzo 8, Lazio 7, Piemonte e Val d’Aosta e Veneto 5, per complessivi 482 milioni.A questa cifra, la Commissione Europea può inoltre richiedere la comminazione di una ulteriore sanzione forfettaria calcolata

Portale dell’Acqua – acqua.gov.it

Nato da un progetto di collaborazione tra la Struttura di mis-

sione di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idroge-

ologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche e l’Istitu-

to Nazionale di Statistica, il portale #acquepulite si sviluppa

nei contenuti tecnici relativi al mondo dell’acqua forniti da

diverse Amministrazioni e disponibili in formato open data,

garantendo così la massima Trasparenza e la piena possi-

bilità di accesso a tutti i cittadini.

Per la prima volta sono online tutte le informazioni del set-

tore idrico; per ogni argomento rappresentato è disponibile

una pagina con una breve descrizione del contenuti, nella

quale è possibile visualizzare i dati ed effettuare il download

degli stessi, in modalità open data.

In ogni sezione è presente il tasto “Mappa Interattiva”, che

restituisce una cartografia interrogabile con i dati relativi alla

sezione da cui è effettuato l’accesso, oltre al tasto “Docu-

menti”, che permette di accedere e scaricare diversi docu-

menti e normative sull’argomento trattato. I tasti “cerca” o

“Visualizza” permettono rispettivamente di filtrare i dati per

cercare più velocemente le informazioni di interesse o di

visualizzare gli stessi in diverse modalità di aggregazione.

Le diverse sezioni sono organizzate per argomento:

#investimenti: gli investimenti pubblici su acquedotti, fogna-

ture e depuratori in tutto territorio e il loro stato di attuazione;

#infrazioni: lo stato delle infrazioni comunitarie relative alla

depurazione per ogni comune e gli interventi in corso per il

loro superamento;

#gestori: le informazioni sui gestori dei servizi idrici dei di-

versi comuni;

#acquereflue #acquepotabili #risorsenaturali: lo stato dei

servizi idrici sul territorio, dalle acque potabili (prelievo, ad-

duzione e distribuzione) al servizio di fognatura e trattamen-

to delle acque reflue urbane.

Online, inoltre, la mappa interattiva con i dati georeferenziati

relativi alle infrazioni, agli investimenti, alla governance, ai

gestori e le carte tematiche dei dati sulle acque potabili e

sulle acque reflue.

Figura 2 - Iren, acquedotto Caprara (RE).

2/201526

Reportè

Page 29: Lambiente 22015

Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sarde-gna, Sicilia, Valle d’Aosta e Veneto. Tali sentenze di condanna si aggiungono all’apertura di un’ulteriore procedura di infrazione tuttora in corso.

Quasi tutte le Regioni sono oggi in infrazione. Il numero di ag-glomerati urbani non a norma è pari a 1.025. Tra le più nume-rose: 175 in Sicilia, 130 in Calabria, 128 in Lombardia e 125 in Campania. Per Erasmo D’Angelis, coordinatore della Struttura di missione governativa, le penalità di mora possono giungere “fino a un massimo di 714.000 euro per ogni giorno di ritardo nell’adeguamento, a decorrere dalla pronuncia della sentenza entro il 2016. A ciò si aggiungerà una somma forfettaria cal-colata sulla base del PIL, minimo 9,92 milioni, oltre a finanzia-menti europei che possono essere sospesi. Multe salate – sot-tolinea D’Angelis – per le Regioni e per i circa 2.500 Comuni fuorilegge. Circa mezzo miliardo di euro l’anno dal 2016 e fino al completamento delle opere”. Ed ecco le possibili sanzioni per Regione, qualora il sistema politico e industriale insieme non si dimostrassero capaci della virtuosa sinergia attesa: Sicilia 185 (in milioni di euro), Lombardia 74, Friuli Venezia Giulia 66, Cala-bria 38, Campania 21, Puglia e Sardegna 19, Liguria 18, Marche 11, Abruzzo 8, Lazio 7, Piemonte e Val d’Aosta e Veneto 5, per complessivi 482 milioni.A questa cifra, la Commissione Europea può inoltre richiedere la comminazione di una ulteriore sanzione forfettaria calcolata

Portale dell’Acqua – acqua.gov.it

Nato da un progetto di collaborazione tra la Struttura di mis-

sione di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idroge-

ologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche e l’Istitu-

to Nazionale di Statistica, il portale #acquepulite si sviluppa

nei contenuti tecnici relativi al mondo dell’acqua forniti da

diverse Amministrazioni e disponibili in formato open data,

garantendo così la massima Trasparenza e la piena possi-

bilità di accesso a tutti i cittadini.

Per la prima volta sono online tutte le informazioni del set-

tore idrico; per ogni argomento rappresentato è disponibile

una pagina con una breve descrizione del contenuti, nella

quale è possibile visualizzare i dati ed effettuare il download

degli stessi, in modalità open data.

In ogni sezione è presente il tasto “Mappa Interattiva”, che

restituisce una cartografia interrogabile con i dati relativi alla

sezione da cui è effettuato l’accesso, oltre al tasto “Docu-

menti”, che permette di accedere e scaricare diversi docu-

menti e normative sull’argomento trattato. I tasti “cerca” o

“Visualizza” permettono rispettivamente di filtrare i dati per

cercare più velocemente le informazioni di interesse o di

visualizzare gli stessi in diverse modalità di aggregazione.

Le diverse sezioni sono organizzate per argomento:

#investimenti: gli investimenti pubblici su acquedotti, fogna-

ture e depuratori in tutto territorio e il loro stato di attuazione;

#infrazioni: lo stato delle infrazioni comunitarie relative alla

depurazione per ogni comune e gli interventi in corso per il

loro superamento;

#gestori: le informazioni sui gestori dei servizi idrici dei di-

versi comuni;

#acquereflue #acquepotabili #risorsenaturali: lo stato dei

servizi idrici sul territorio, dalle acque potabili (prelievo, ad-

duzione e distribuzione) al servizio di fognatura e trattamen-

to delle acque reflue urbane.

Online, inoltre, la mappa interattiva con i dati georeferenziati

relativi alle infrazioni, agli investimenti, alla governance, ai

gestori e le carte tematiche dei dati sulle acque potabili e

sulle acque reflue.

Figura 2 - Iren, acquedotto Caprara (RE).

2/201526

Reportèin base all’andamento dell’inflazione e del PIL, oltre alla sospen-sione dei finanziamenti europei.Come sottolineato in più occasioni anche dall’Autorità, il proble-ma degli investimenti è cruciale per il superamento delle pro-cedure di infrazione. Ma condizione necessaria al rilancio degli investimenti è l’accelerazione del processo di consolidamento industriale del settore.

L’obiettivo di ridisegnare l’assetto dell’offerta, con lo sviluppo di grandi operatori capaci di competere con i principali player europei e di porsi in maniera credibile sul mercato finanziario, richiede certamente uno sforzo da parte dei tutti i soggetti isti-tuzionali interessati per dare piena applicazione alla disciplina nazionale relativa all’affidamento del servizio idrico integrato, recentemente interessata da una profonda modifica ad opera del DL 133/2014. Secondo il monitoraggio realizzato da Fede-rutility, ammontano a circa 1.300 gli interventi necessari al su-peramento delle condanne riportate e della procedura di infra-zione ancora in corso. Il 14% degli interventi sono al Nord (con il 7% tra condanne e procedure), il 25% al Centro (64%) e il 61% al Sud (77%). Il 14% degli interventi rientrano nella provvista finanziaria prevista dal Cipe con la del. 60/2012, pari a 1,6 mld e per la maggior parte non spesa. Per il governo, “è realistico e responsabile prevedere l’aumento dell’investimento dei gestori

Figura 3 - Festival dell’Acqua, Palazzo Ducale, Genova.

da 1,3 miliardi l’anno a 2,5 miliardi l’anno”. D’Angelis scandisce che insieme ai “nuovi fondi pubblici (FSC, POR, Regionali), ab-biamo una cifra annua nei prossimi 6 anni di circa 3 miliardi. Se aggiungiamo poi i 2,7 miliardi non spesi e da spendere siamo a investimenti nel ciclo 2015-20 di oltre 20 miliardi”. Ovvero – con-clude il coordinatore della Struttura di missione – “la condizione minima per iniziare a portare il settore a livello europeo”.

2/2015 27

l’Ambiente

É stato presentato a Vercelli, il nuovo Master Universitario di primo livello in Manager ambientale per la gestione del decommissioning e dei rifiuti radioattivi in ambito sanitario, industriale e di ricerca. Il Master, primo in Italia del suo genere, è nato dalla collaborazione tra l’Università del Piemonte Orientale (UPO) e il Gruppo Sogin che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi. Sogin ha, inoltre, il compito di localiz-zare e realizzare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico.L’obiettivo del Master, diretto da Michele Arneodo, docente di fisica presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’UPO, è trasferire le competenze per pianificare e gestire programmi e progetti fina-lizzati allo smantellamento degli impianti nucleari e alla gestione dei rifiuti radioattivi, creando una nuova figura di manager che coniughi cono-scenze e abilità tecniche, mediche, am-bientali e di comunicazione. Le lezioni si svolgono, da settembre 2015 a luglio 2016 (venerdì e sabato), presso la Scuola di Medicina, ma posso-no essere anche seguite dagli studenti in streaming on demand.Alle 31 giornate di corso in aula, si ag-giungono 70 ore di formazione on the job

all’interno di uno degli otto impianti Sogin in fase di smantellamen-to: le centrali nuclea ri di Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Garigliano (Caserta), gli impianti FN di Bosco Marengo (Alessan-dria), IPU e OPEC di Casaccia (Roma), Itrec di Rotondella (Matera) e l’impianto Eurex di Saluggia (Vercelli).I docenti sono professori dell’Università del Piemonte Orientale, insegnanti della Radwaste Management School di Sogin e profes-sionisti del settore.Sogin offrirà la possibilità di effettuare stage ai due studenti più meritevoli.

La domanda di ammissione deve essere redatta secondo il mo-dello disponibile sul sito www.uniupo.it, nella sezione Alta Formazione > I Master > Modulistica, e presentata entro il pros-simo 7 settembre.Il programma del Master è articolato in moduli e, complessivamente, la quota di partecipazione è di 3.500 euro, com-prensiva del materiale didattico e delle sessioni a distanza. Agli studenti più pro-mettenti Sogin coprirà parzialmente con borse di studio le spese di iscrizione.

Master in Manager ambientale per la gestione del decommissioning e dei rifiuti radioattivi

Page 30: Lambiente 22015
Page 31: Lambiente 22015

MILANO • 23-25 SETTEMBRE 2015

w w w . c h e m - m e d . e u

La fiera internazionaLe DeDiCata a ChimiCa, strumentazione, ControLLo Di proCesso, sistemi Di automazione e impiantistiCa per L’inDustria e i Laboratori

organizzato da in collaborazione con in contemporanea con

2015_RBS_A4.indd 1 01/12/14 15.27

Page 32: Lambiente 22015

Le acque meteoriche di dilavamento contaminate da sostanze inquinanti, anche pericolose, sono acque di prima pioggiaLuigi Fanizzi, Ecoacque® - Email: [email protected]

Legislazione

2/201530

2

Escluso il caso degli scarichi delle acque meteoriche di dilava-

mento, provenienti dalle reti fognarie separate degli agglomerati

(già sottoposti alla disciplina degli scarichi, in funzione del rispet-

to dei valori limite previsti nell’Allegato 5 alla Parte III del D. Lgs.

3 aprile 2006, n. 152 e s.m.i. ed a forme particolari di controllo),

le immissioni delle acque meteoriche di dilavamento, effettua-

te tramite altre condotte separate, in linea di principio generale,

sono escluse da autorizzazioni o prescrizioni, ancorché concer-

nino aree esterne utilizzate per attività produttive. Le norme che

disciplinano la fattispecie sono:

• l’art. 74, comma 1, lettera h), del D. Lgs. 3 aprile 2006, n.

152 e s.m.i. (cd TUA) che, nel definire le acque reflue indu-

striali, diversifica, da queste, le acque meteoriche di dila-

vamento non qualificandole, contestualmente, come acque

reflue;

• l’art. 113, comma 1, lettera b) del TUA che consente alle

Regioni di sottoporre a particolari prescrizioni, ivi compresa

l’autorizzazione all’immissione (diversa dall’autorizzazione

allo scarico), in determinati casi, le acque meteoriche di di-

lavamento;

• l’art. 74, comma 1, lettera n) del TUA che, nella definizione

dello scarico, presuppone, in via esclusiva, la sussistenza di

un sistema stabile di collettamento che collega, senza solu-

zione di continuità, il luogo di produzione delle acque reflue

(domestiche, industriali od urbane), con il corpo ricettore,

indipendentemente dalla loro natura inquinante;

• l’art. 113, comma 3 del TUA che, nel considerare i casi di

particolare contaminazione delle acque meteoriche di di-

lavamento, delle superfici impermeabili scoperte, da so-

stanze pericolose ovvero ambientalmente pregiudizievoli

(s. inquinanti), relazionate alle attività ivi svolte, introduce,

cautelativamente, il concetto di acque di prima pioggia, ne-

cessitanti di specifiche prescrizioni, quali il convogliamento

separato e l’appropriato trattamento depurativo, ivi com-

presa l’autorizzazione all’immissione, funzionale al rispetto

degli obiettivi di qualità dei corpi idrici.

Da queste norme discende che le acque meteoriche di dilava-

mento non possono essere considerate acque reflue industria-

li, né a queste assimilabili, anche quando provengono dalle aree

esterne di uno stabilimento, poiché la circostanza dirimente, ai

fini della normale qualificazione di uno scarico, risiede nella cir-

costanza che le immissioni provengano da un ciclo di produzio-

ne, per iniziativa umana, ascrivibile alla specifica attività ivi svol-

ta e, non già, incidentalmente, come da precipitazione piovosa.

E’ importante sottolineare, infatti, come, ai fini della summenzio-

nata nozione, sia irrilevante la natura inquinante dell’immissione

idrica che, invero, può, al più, rilevare sotto altro profilo e, cioè,

quello dell’obbligo di adottare, come nel caso specifico delle ac-

que di prima pioggia, un impianto di trattamento appropriato, ad

abbattere gli inquinanti veicolati dalle acque stesse onde riporta-

re l’immissione al rispetto degli obiettivi di qualità dei corpi idrici.

Bibliografia

[1] www.lexambiente.it

Page 33: Lambiente 22015

Le acque meteoriche di dilavamento contaminate da sostanze inquinanti, anche pericolose, sono acque di prima pioggiaLuigi Fanizzi, Ecoacque® - Email: [email protected]

Legislazione

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2

Escluso il caso degli scarichi delle acque meteoriche di dilava-

mento, provenienti dalle reti fognarie separate degli agglomerati

(già sottoposti alla disciplina degli scarichi, in funzione del rispet-

to dei valori limite previsti nell’Allegato 5 alla Parte III del D. Lgs.

3 aprile 2006, n. 152 e s.m.i. ed a forme particolari di controllo),

le immissioni delle acque meteoriche di dilavamento, effettua-

te tramite altre condotte separate, in linea di principio generale,

sono escluse da autorizzazioni o prescrizioni, ancorché concer-

nino aree esterne utilizzate per attività produttive. Le norme che

disciplinano la fattispecie sono:

• l’art. 74, comma 1, lettera h), del D. Lgs. 3 aprile 2006, n.

152 e s.m.i. (cd TUA) che, nel definire le acque reflue indu-

striali, diversifica, da queste, le acque meteoriche di dila-

vamento non qualificandole, contestualmente, come acque

reflue;

• l’art. 113, comma 1, lettera b) del TUA che consente alle

Regioni di sottoporre a particolari prescrizioni, ivi compresa

l’autorizzazione all’immissione (diversa dall’autorizzazione

allo scarico), in determinati casi, le acque meteoriche di di-

lavamento;

• l’art. 74, comma 1, lettera n) del TUA che, nella definizione

dello scarico, presuppone, in via esclusiva, la sussistenza di

un sistema stabile di collettamento che collega, senza solu-

zione di continuità, il luogo di produzione delle acque reflue

(domestiche, industriali od urbane), con il corpo ricettore,

indipendentemente dalla loro natura inquinante;

• l’art. 113, comma 3 del TUA che, nel considerare i casi di

particolare contaminazione delle acque meteoriche di di-

lavamento, delle superfici impermeabili scoperte, da so-

stanze pericolose ovvero ambientalmente pregiudizievoli

(s. inquinanti), relazionate alle attività ivi svolte, introduce,

cautelativamente, il concetto di acque di prima pioggia, ne-

cessitanti di specifiche prescrizioni, quali il convogliamento

separato e l’appropriato trattamento depurativo, ivi com-

presa l’autorizzazione all’immissione, funzionale al rispetto

degli obiettivi di qualità dei corpi idrici.

Da queste norme discende che le acque meteoriche di dilava-

mento non possono essere considerate acque reflue industria-

li, né a queste assimilabili, anche quando provengono dalle aree

esterne di uno stabilimento, poiché la circostanza dirimente, ai

fini della normale qualificazione di uno scarico, risiede nella cir-

costanza che le immissioni provengano da un ciclo di produzio-

ne, per iniziativa umana, ascrivibile alla specifica attività ivi svol-

ta e, non già, incidentalmente, come da precipitazione piovosa.

E’ importante sottolineare, infatti, come, ai fini della summenzio-

nata nozione, sia irrilevante la natura inquinante dell’immissione

idrica che, invero, può, al più, rilevare sotto altro profilo e, cioè,

quello dell’obbligo di adottare, come nel caso specifico delle ac-

que di prima pioggia, un impianto di trattamento appropriato, ad

abbattere gli inquinanti veicolati dalle acque stesse onde riporta-

re l’immissione al rispetto degli obiettivi di qualità dei corpi idrici.

Bibliografia

[1] www.lexambiente.it

Seminario di approfondimento

L’ANALISI DI RISCHIO NELLE BONIFICHE E NELLE DISCARICHE

Metodologie, modelli ed esercitazioni su casi studio 16 - 18 giugno 2015

Centro Congressi FAST, P.le R. Morandi 2, 20121 Milano

Programma e scheda di iscrizione:

www.fast.mi.it PROGRAMMA AMBIENTE 2015

PRESENTAZIONE

Il seminario propone un approfondimento tecnico e pratico sull’analisi di rischio, durante il quale si esamineranno criteri, metodologie e modelli applicati all’analisi di rischio alla luce delle ultimi orientamenti normativi e giurisprudenziali, la gestione del percorso inalazione vapori, anche attraverso una sessione apposita. Il seminario è articolato in tre moduli, uno introduttivo per l’utente che sta avvicinandosi o è alle prime esperienze con questa tematica e con i Criteri ISPRA; il secondo modulo intermedio con esercitazione sui punti vendita carburante e con successivo approfondimento sulla vapor intrusion e un ultimo modulo di livello avanzato al quale sarà fornito il quadro normativo ed esercitazioni per l’applicazione dell’AdR alle discariche e alle aree agricole.

PROGRAMMA _________________________________________________________________________________________________

Martedi 16 giugno 2015

Modulo 1 - Introduttivo

L’analisi di rischio

9.15 Registrazione dei partecipanti 9.30 Presentazione seminario Dott.ssa Olga Chitotti - Fast

9.40 Quadro normativo sulle bonifiche

alla luce degli ultimi interventi in campo ambientale

Dott. Beatrice Melillo – ARPA Lombardia 10.40 Pausa caffe 10.55 I Criteri metodologici dell’ISPRA:

Costruzione del modello concettuale Dott. Marco Falconi – ISPRA

12.00 Calcolo della portata effettiva di

esposizione Dott. Marco Falconi – ISPRA

13.00 Pausa pranzo 14.00 Calcolo del rischio e degli obiettivi di bonifica

Dott. Marco Falconi – ISPRA 15.00 Modelli F&T: inalazione indoor e outdoor Dott. Alessandro Girelli – Ordine Chimici Liguria 16.00 Pausa caffè 16.15 Modelli F&T: lisciviazione e trasporto in falda Dott. Alessandro Girelli – Ordine Chimici Liguria 17.15 Panoramica di 3 casi studio: criticità insormontabili e come è andata a finire Dott. Alessandro Girelli – Ordine Chimici Liguria

18.15 Chiusura della giornata

Mercoledì 17 giugno 2015

Modulo 2 – Livello intermedio

Applicazione AdR a punti vendita carburante

9.00 Appendice V – Applicazione AdR ai

punti vendita carburante Dott. Marco Falconi – ISPRA

10.00 Presentazione del software Risk-net

2.0 Ing. Iason Verginelli – Università Tor Vergata

10.45 Pausa caffe 11.00 Esercitazione: applicazione dell’AdR

ad un punto vendita carburante Ing. Iason Verginelli – Università Tor Vergata Dott. Marco Falconi – ISPRA

13.00 Pausa pranzo

Vapor Intrusion

14.00 Problematiche analitiche legate alla validazione del soil gas Gianni Formenton – ARPA Veneto 16.00 Pausa caffè 16.15 L’esperienza di ARPA Veneto

nell’applicazione della camera di flusso, del soil gas e dell’aria ambiente: come garantire l'affidabilità dei valori derivanti dalle attività di campo

Gianni Formenton – ARPA Veneto

18.15 Chiusura della giornata

Giovedì 18 giugno 2015

Modulo 3 – Livello Avanzato

Applicazione AdR a discariche 09.15 AdR discariche. Inquadramento

tecnico normativo specifico a livello nazionale Ing. Diego De Caprio – Regione Veneto

10.30 Pausa caffe 10.45 AdR discariche. Documentazione

tecnica di riferimento: Manuale ISPRA e procedura ISPRA 2011 Ing. Andrea Forni – Libero Professionista

12.00 Tutorial del software Leach

Ing. Andrea Forni – Libero Professionista

12.45 Pausa pranzo 13.45 Esercitazione con Leach a caso studio

Ing. Andrea Forni – Libero Professionista

15.15 Pausa caffè

Applicazione AdR ad aree agricole 15:30 La Banca dati ISS-ISPESL 2015 e il

documento di supporto Dott.ssa Eleonora Beccaloni – ISS

16:00 Il DL 136/2013 “terra dei fuochi” Dott.ssa Eleonora Beccaloni – ISS 16.30 Criteri per la valutazione del rischio

sanitario connesso alla presenza di aree agricole all’interno di siti contaminati Dott.ssa Eleonora Beccaloni – ISS

18.00 Conclusione del seminario

N. 19 Crediti Formativi Professionali - Il riconoscimento di 19 CFP al presente evento è stato autorizzato dall'Ordine Ingegneri di Milano, che ne ha valutato anticipatamente i contenuti

formativi professionali e le modalità di attuazione

Responsabile del seminario: Dott.ssa Olga Chitotti - Capo Area Ambiente Fast Tel. 02 77790 318 – e-mail: [email protected]

Seminario di approfondimento

L’ANALISI DI RISCHIO NELLE BONIFICHE E NELLE DISCARICHE

Metodologie, modelli ed esercitazioni su casi studio 16 - 18 giugno 2015

Centro Congressi FAST, P.le R. Morandi 2, 20121 Milano

Programma e scheda di iscrizione:

www.fast.mi.it PROGRAMMA AMBIENTE 2015

PRESENTAZIONE

Il seminario propone un approfondimento tecnico e pratico sull’analisi di rischio, durante il quale si esamineranno criteri, metodologie e modelli applicati all’analisi di rischio alla luce delle ultimi orientamenti normativi e giurisprudenziali, la gestione del percorso inalazione vapori, anche attraverso una sessione apposita. Il seminario è articolato in tre moduli, uno introduttivo per l’utente che sta avvicinandosi o è alle prime esperienze con questa tematica e con i Criteri ISPRA; il secondo modulo intermedio con esercitazione sui punti vendita carburante e con successivo approfondimento sulla vapor intrusion e un ultimo modulo di livello avanzato al quale sarà fornito il quadro normativo ed esercitazioni per l’applicazione dell’AdR alle discariche e alle aree agricole.

PROGRAMMA _________________________________________________________________________________________________

Martedi 16 giugno 2015

Modulo 1 - Introduttivo

L’analisi di rischio

9.15 Registrazione dei partecipanti 9.30 Presentazione seminario Dott.ssa Olga Chitotti - Fast

9.40 Quadro normativo sulle bonifiche

alla luce degli ultimi interventi in campo ambientale

Dott. Beatrice Melillo – ARPA Lombardia 10.40 Pausa caffe 10.55 I Criteri metodologici dell’ISPRA:

Costruzione del modello concettuale Dott. Marco Falconi – ISPRA

12.00 Calcolo della portata effettiva di

esposizione Dott. Marco Falconi – ISPRA

13.00 Pausa pranzo 14.00 Calcolo del rischio e degli obiettivi di bonifica

Dott. Marco Falconi – ISPRA 15.00 Modelli F&T: inalazione indoor e outdoor Dott. Alessandro Girelli – Ordine Chimici Liguria 16.00 Pausa caffè 16.15 Modelli F&T: lisciviazione e trasporto in falda Dott. Alessandro Girelli – Ordine Chimici Liguria 17.15 Panoramica di 3 casi studio: criticità insormontabili e come è andata a finire Dott. Alessandro Girelli – Ordine Chimici Liguria

18.15 Chiusura della giornata

Mercoledì 17 giugno 2015

Modulo 2 – Livello intermedio

Applicazione AdR a punti vendita carburante

9.00 Appendice V – Applicazione AdR ai

punti vendita carburante Dott. Marco Falconi – ISPRA

10.00 Presentazione del software Risk-net

2.0 Ing. Iason Verginelli – Università Tor Vergata

10.45 Pausa caffe 11.00 Esercitazione: applicazione dell’AdR

ad un punto vendita carburante Ing. Iason Verginelli – Università Tor Vergata Dott. Marco Falconi – ISPRA

13.00 Pausa pranzo

Vapor Intrusion

14.00 Problematiche analitiche legate alla validazione del soil gas Gianni Formenton – ARPA Veneto 16.00 Pausa caffè 16.15 L’esperienza di ARPA Veneto

nell’applicazione della camera di flusso, del soil gas e dell’aria ambiente: come garantire l'affidabilità dei valori derivanti dalle attività di campo

Gianni Formenton – ARPA Veneto

18.15 Chiusura della giornata

Giovedì 18 giugno 2015

Modulo 3 – Livello Avanzato

Applicazione AdR a discariche 09.15 AdR discariche. Inquadramento

tecnico normativo specifico a livello nazionale Ing. Diego De Caprio – Regione Veneto

10.30 Pausa caffe 10.45 AdR discariche. Documentazione

tecnica di riferimento: Manuale ISPRA e procedura ISPRA 2011 Ing. Andrea Forni – Libero Professionista

12.00 Tutorial del software Leach

Ing. Andrea Forni – Libero Professionista

12.45 Pausa pranzo 13.45 Esercitazione con Leach a caso studio

Ing. Andrea Forni – Libero Professionista

15.15 Pausa caffè

Applicazione AdR ad aree agricole 15:30 La Banca dati ISS-ISPESL 2015 e il

documento di supporto Dott.ssa Eleonora Beccaloni – ISS

16:00 Il DL 136/2013 “terra dei fuochi” Dott.ssa Eleonora Beccaloni – ISS 16.30 Criteri per la valutazione del rischio

sanitario connesso alla presenza di aree agricole all’interno di siti contaminati Dott.ssa Eleonora Beccaloni – ISS

18.00 Conclusione del seminario

N. 19 Crediti Formativi Professionali - Il riconoscimento di 19 CFP al presente evento è stato autorizzato dall'Ordine Ingegneri di Milano, che ne ha valutato anticipatamente i contenuti

formativi professionali e le modalità di attuazione

Responsabile del seminario: Dott.ssa Olga Chitotti - Capo Area Ambiente Fast Tel. 02 77790 318 – e-mail: [email protected]

Page 34: Lambiente 22015

Sistemi per il controllo dell’inquinamento da polveri sottiliMega System srl – Email: [email protected]

Analisi e Strumentazione

2/201532

@

Figura 1 - Campionatore Lifetek PMS.

Il particolato (PM) è costituito da un insieme di particelle molto pic-cole disperse nell’atmosfera. Le particelle sono classificate secondo le loro dimensioni caratteristiche: le polveri sottili, dette anche PM10, includono tutte le particelle di dimensioni fino a 10 micrometri di dia-metro e il PM2,5 comprende tutte le particelle fini, di diametro fino a 2,5 micrometri. Date le loro minuscole dimensioni, le polveri sottili, in particolare le componenti più fini, possono penetrare nelle rami-ficazioni più sottili dei polmoni, per poi raggiungere, in parte, i vasi linfatici e sanguigni.Fonti importanti di polveri fini sono il traffico, la combustione del le-gno, i cantieri edili, ecc.. Anche all’interno delle nostre abitazioni o dei nostri uffici siamo esposti alle polveri sottili provenienti principalmen-te dal fumo di sigaretta, oltre che da stufe e da fornelli.

L’azienda Mega System Srl di Bareggio (MI) produce strumenti per il controllo dell’inquinamento da polveri sottili di elevata qualità e preci-sione, completamente made in Italy.La progettazione hardware e software, la realizzazione delle schede elettroniche, l’assemblaggio della strumentazione, il collaudo, la ta-ratura e l’assistenza, sono totalmente svolte all’interno della struttura con elevata efficienza ed accuratezza, da personale altamente qua-lificato ed esperto.La società offre, inoltre, flessibilità nella configurazione dei sistemi proposti, in funzione di particolari esigenze del cliente.Mega System mette a disposizione una vasta gamma di prodotti tra i quali:• sistemi di campionamento per gli ambienti di lavoro e igiene in-

dustriale. Prodotti di punta sono i campionatori personali della serie Life e i campionatori ambientali Life One, Life XP Plus e Life XMF Plus;

• sistemi di monitoraggio ambientale per il campionamento di PM10 e PM2,5, giornaliero o sequenziale e sistemi per il campio-namento giornaliero o sequenziale di polveri totali;

• sistemi per il controllo della portata; elaboratori della serie Iso-check, tubi di Darcy e Pitot;

• sistemi per il controllo e monitoraggio delle emissioni; campio-natori isocinetici della serie Lifetek oltre che la nuova linea di strumentazione della serie X1;

• campionatori specifici per il prelievo di gas in emissione Life Gas, Life Duo e gli analizzatori della serie Emicheck. A com-pletamento dei sistemi di campionamento vengono proposte sonde riscaldate e non riscaldate per il prelievo in camino. Sono disponibili, inoltre, sistemi per la raccolta della condensa e re-frigeratori.

Lifetek PMSNel mese di maggio 2014 la norma di riferimento per il campionamen-to delle polveri sottili è stata aggiornata, abrogando definitivamente le precedenti versioni UNI EN 12341:2001 e UNI EN 14907:2005.Il 17 Luglio 2014 in Italia è stata recepita la versione UNI EN 12341:2014 (versione ufficiale della EN 1234:2014 del maggio 2014) che descrive il metodo di riferimento per la determinazione del PM10 e PM2,5 in aria ambiente. La portata di campionamento di riferimento è di 2,3 m3/h per un periodo nominale di 24h.

Il modello Lifetek PMS è la centralina sequenziale sviluppata per il campionamento delle polveri sottili in ambienti outdoor in conformi-tà alla norma UNI EN 12341:2014. All’entrata in vigore della nuova norma sono stati immediatamente recepiti gli aggiornamenti richiesti e sono state effettuate le necessarie modifiche hardware e software alla strumentazione. Sono inoltre state avviate le procedure di certifi-cazione dei sistemi AMS presso il TUV Rheinland di Colonia.

Il sistema è compatto e facile da trasportare. Può essere utilizzato in ambienti esterni grazie alla cabina in cui viene alloggiato l’intero sistema oppure all’interno di un mezzo mobile dotando la centralina di apposito sostegno della testa di prelievo.Realizzata con materiali in grado di garantire un’adeguata protezio-ne contro gli agenti atmosferici, Lifetek PMS è una centralina per il monitoraggio in continuo del particolato atmosferico mediante il

Page 35: Lambiente 22015

Sistemi per il controllo dell’inquinamento da polveri sottiliMega System srl – Email: [email protected]

Analisi e Strumentazione

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Figura 1 - Campionatore Lifetek PMS.

Il particolato (PM) è costituito da un insieme di particelle molto pic-cole disperse nell’atmosfera. Le particelle sono classificate secondo le loro dimensioni caratteristiche: le polveri sottili, dette anche PM10, includono tutte le particelle di dimensioni fino a 10 micrometri di dia-metro e il PM2,5 comprende tutte le particelle fini, di diametro fino a 2,5 micrometri. Date le loro minuscole dimensioni, le polveri sottili, in particolare le componenti più fini, possono penetrare nelle rami-ficazioni più sottili dei polmoni, per poi raggiungere, in parte, i vasi linfatici e sanguigni.Fonti importanti di polveri fini sono il traffico, la combustione del le-gno, i cantieri edili, ecc.. Anche all’interno delle nostre abitazioni o dei nostri uffici siamo esposti alle polveri sottili provenienti principalmen-te dal fumo di sigaretta, oltre che da stufe e da fornelli.

L’azienda Mega System Srl di Bareggio (MI) produce strumenti per il controllo dell’inquinamento da polveri sottili di elevata qualità e preci-sione, completamente made in Italy.La progettazione hardware e software, la realizzazione delle schede elettroniche, l’assemblaggio della strumentazione, il collaudo, la ta-ratura e l’assistenza, sono totalmente svolte all’interno della struttura con elevata efficienza ed accuratezza, da personale altamente qua-lificato ed esperto.La società offre, inoltre, flessibilità nella configurazione dei sistemi proposti, in funzione di particolari esigenze del cliente.Mega System mette a disposizione una vasta gamma di prodotti tra i quali:• sistemi di campionamento per gli ambienti di lavoro e igiene in-

dustriale. Prodotti di punta sono i campionatori personali della serie Life e i campionatori ambientali Life One, Life XP Plus e Life XMF Plus;

• sistemi di monitoraggio ambientale per il campionamento di PM10 e PM2,5, giornaliero o sequenziale e sistemi per il campio-namento giornaliero o sequenziale di polveri totali;

• sistemi per il controllo della portata; elaboratori della serie Iso-check, tubi di Darcy e Pitot;

• sistemi per il controllo e monitoraggio delle emissioni; campio-natori isocinetici della serie Lifetek oltre che la nuova linea di strumentazione della serie X1;

• campionatori specifici per il prelievo di gas in emissione Life Gas, Life Duo e gli analizzatori della serie Emicheck. A com-pletamento dei sistemi di campionamento vengono proposte sonde riscaldate e non riscaldate per il prelievo in camino. Sono disponibili, inoltre, sistemi per la raccolta della condensa e re-frigeratori.

Lifetek PMSNel mese di maggio 2014 la norma di riferimento per il campionamen-to delle polveri sottili è stata aggiornata, abrogando definitivamente le precedenti versioni UNI EN 12341:2001 e UNI EN 14907:2005.Il 17 Luglio 2014 in Italia è stata recepita la versione UNI EN 12341:2014 (versione ufficiale della EN 1234:2014 del maggio 2014) che descrive il metodo di riferimento per la determinazione del PM10 e PM2,5 in aria ambiente. La portata di campionamento di riferimento è di 2,3 m3/h per un periodo nominale di 24h.

Il modello Lifetek PMS è la centralina sequenziale sviluppata per il campionamento delle polveri sottili in ambienti outdoor in conformi-tà alla norma UNI EN 12341:2014. All’entrata in vigore della nuova norma sono stati immediatamente recepiti gli aggiornamenti richiesti e sono state effettuate le necessarie modifiche hardware e software alla strumentazione. Sono inoltre state avviate le procedure di certifi-cazione dei sistemi AMS presso il TUV Rheinland di Colonia.

Il sistema è compatto e facile da trasportare. Può essere utilizzato in ambienti esterni grazie alla cabina in cui viene alloggiato l’intero sistema oppure all’interno di un mezzo mobile dotando la centralina di apposito sostegno della testa di prelievo.Realizzata con materiali in grado di garantire un’adeguata protezio-ne contro gli agenti atmosferici, Lifetek PMS è una centralina per il monitoraggio in continuo del particolato atmosferico mediante il

332/2015

l’Ambiente

Figura 2 – Pannello di controllo. Figura 3 – Sistema cambio filtro automatico.

metodo gravimetrico su membrana filtrante del diametro 47 mm. Il sistema di cambio sequenziale della membrana con un’autonomia di 16 filtri, unitamente al controllo elettronico del flusso, consentono il monitoraggio in continuo e senza il presidio dell’operatore; nonché di sostituire i filtri esposti senza dover interrompere il campionamento in corso.

Il sistema di ventilazione della rampa di prelievo garantisce una dif-ferenza di temperatura tra filtro e punto di prelievo non superiore a 5 °C, come richiesto dalla vigente normativa.Il percorso rettilineo del tubo di aspirazione e la separazione della zona di permanenza dei filtri da fonti di calore interne o radianti con-sentono di raccogliere e mantenere l’integrità dei campioni.

L’intero sistema è stato ingegnerizzato con il fine di eliminare tutte le possibili cause di inceppamento nel carico dei filtri. Pertanto il carico dei filtri avviene per gravità (caduta dall’alto verso il basso) e non per mezzo di un compressore che li spinge. La pompa lavora sull’effettiva potenza necessaria per campionare e non al massimo delle sue pos-sibilità così da garantire una durata maggiore delle palette incidendo notevolmente sui costi di assistenza.La pompa inoltre è completamente insonorizzata. Questo permette di poter utilizzare la centralina anche in ambienti urbani residenziali dove, fondamentale, è avere un basso rumore di fondo per non di-sturbare la quiete nelle ore notturne. Il sistema di campionamento è predisposto per l’installazione di un modem GSM per la gestione in remoto del prelievo e degli allarmi tramite l’invio di SMS.

Un sistema di condizionamento e riscaldamento termoregolato per-mette di utilizzare la cabina in condizioni ambientali estreme senza compromettere le componenti elettroniche e garantendo la conserva-zione dei filtri campionati ad una temperatura controllata inferiore ai 23 °C (UNI EN 12341:2014 – punto 5.1.8).

Il sistema sequenziale lo si può dotare anche di sensori per la rileva-zione dei parametri meteorologici (velocità e direzione vento, umidità, ecc) o interfacciarla con una centralina meteo esistente acquisendo-ne i relativi valori. La modularità delle teste di prelievo consente di utilizzare il sistema anche con teste Usepa 40, CFR Part 50.La centralina può essere dotata anche di interfaccia opzionale per la connessione di un sistema di elettrovalvole esterne (Select 8) per poter campionare le polveri totali (PTS) con autonomia di 8 o 16 filtri.

Caratteristiche TecnicheEstremamente significative le caratteristiche di questo modello:• pompa rotativa a palette da 6m3/h ad elevata prevalenza: >

600 mmHg,• range operativo: 5 ÷ 70 l/min,• contatore volumetrico con errore massimo ± 2%,• sensore per la rilevazione della temperatura ambiente,• sensore per la rilevazione della temperatura al contatore,• sensore per la rilevazione della temperatura del filtro in cam-

pionamento,• sensore per la rilevazione della temperatura dei filtri stoccati,• sensore per la rilevazione della perdita di carico della linea di

campionamento,• sensore per la rilevazione della pressione barometrica,• portata costante con compensazione automatica delle perdi-

te di carico,• sistema elettronico per la regolazione della portata che per-

mette l’aggiornamento in tempo reale del flusso di campiona-mento e garantisce una portata volumetrica costante di 2,3 m3/h nella zona di prelievo dove avviene la separazione gra-nulometrica in modo tale da mantenere costante la velocità dell’aria all’ingresso dei frazionatori,

• tastiera e display LCD per la programmazione e la visualiz-zazione dei dati,

• impostazione del flusso digitale per mezzo della tastiera,• registrazione e visualizzazione della temperatura e del volu-

me campionato,• segnalazione, memorizzazione e gestione degli allarmi an-

che tramite modulo GSM (opzionale),• memoria per l’archiviazione dei dati relativi ai campionamenti,• batteria “tampone” per il riavvio del campionatore in caso di

mancanza di rete e la registrazione dell’evento stesso,• campionamenti ambientali a portata costante: PTS, PM10,

PM2,5 e PM1 in conformità alla normative europee e ameri-cane,

• interfaccia RS232 per lo scarico a PC dei dati memorizzati,• interfaccia USB per lo scarico dei dati su chiavetta (anche a

campionamento in corso),• temperatura operativa: -10 °C ÷ +45 °C; 95 %UR.• grado di protezione: IP55,• potenza acustica : LW inferiore a 33 dB (A) rilevato a 8mt,• alimentazione: 230 Vac / 50 Hz.

Page 36: Lambiente 22015

Monitoraggio della qualità dell’aria in ambienti confinatiMassimo Albertazzi, Labservice Analytica – Email: [email protected]

Analisi e Strumentazione

2/201534

@

Figura 1 - Certificazione IAQ.

Figura 2 - Corvus, detector fisso per il monitoraggio dei VOC.

La parola indoor assume un significato particolare quando si parla di qualità dell’aria: il termine definisce gli ambienti di vita e di lavoro non industriali ed in particolare quelli adibiti a dimora, svago, lavoro e trasporto. Le attività di monitorag-gio dei VOC in ambenti indoor sono condotte in particolare per conoscere i livelli di concentrazione dei composti organi-ci volatili in funzione delle loro caratteristiche tossicologiche, chimiche e fisiche e per identificare le sorgenti di emissione. Per pianificare le attività di monitoraggio e per individuare le opportune tecniche di campionamento dei VOC in ambiente indoor IAQ (Indoor Air Quality) occorre prima definire il perio-do temporale di osservazione, ossia la durata della misura, al fine di ottenere il valore di concentrazione di interesse che può essere istantaneo, medio orario, medio giornaliero, me-dio settimanale, medio mensile e medio annuale. In relazione agli obiettivi del monitoraggio si possono pianifi-care campionamenti a breve termine, il cui tempo è compreso tra alcuni minuti e diverse ore, o campionamenti a lungo ter-mine, la cui durata può arrivare a qualche settimana.

Riguardo alle caratteristiche delle sorgenti potrebbe risultare utile effettuare accertamenti mediante strumenti a misura di-retta, ad esempio con un fotoionizzatore PID portatile, con la

finalità di valutare la concentrazione totale nell’ambito di una indagine preliminare. Successivamente - una volta identifica-to il periodo di campionamento - si possono utilizzare diversi strumenti:• canister, ossia contenitori in acciaio inox con un volume

variabile da 400 ml a 15 litri;• cartucce adsorbenti, cioè tubi contenenti materiale adsor-

bente; il campionamento viene effettuato tramite idonei sistemi di aspirazione come pompe a volume costante con portata selezionata e calibrata in base al tempo;

• detector fissi a diffusione posizionati nei punti sensibili. Tali detector montano una lampada fotoionizzante da 10.0 eV che permette la rilevazione dei VOC a livelli di qualche ppb..

L’utilizzo di PID fissi è una strategia abbastanza recente nel campionamento dei VOC in ambiente indoor IAQ, ma a diffe-renza delle prime due tipologie di campionamento dove obbli-gatoriamente si deve seguire una fase di analisi in laboratorio per avere un dato tracciabile, con un rete di monitoraggio che utilizza dei detector PID fissi si possono ottenere in tempo reale i risultati analitici finali, in termini qualitativi e qualitativi.

Uno strumento rivoluzionarioIn anteprima, al Convegno Nazionale degli Igienisti Industriali a Corvara, è stato presentato dalla LabService Analytica il Corvus, un detector fisso per il monitoraggio dei VOC in am-bito Air Quality Indoor.Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un progressivo deterioramento della qualità dell’aria negli ambienti confinati. Numerosi studi hanno infatti dimostrato la presenza di agen-ti inquinanti a bassa concentrazione di difficile misurazione,

Rilevatori per sicurezza personale

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Monitoraggio siti contaminati

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Monitoraggio della qualità dell’aria in ambienti confinatiMassimo Albertazzi, Labservice Analytica – Email: [email protected]

Analisi e Strumentazione

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Figura 1 - Certificazione IAQ.

Figura 2 - Corvus, detector fisso per il monitoraggio dei VOC.

La parola indoor assume un significato particolare quando si parla di qualità dell’aria: il termine definisce gli ambienti di vita e di lavoro non industriali ed in particolare quelli adibiti a dimora, svago, lavoro e trasporto. Le attività di monitorag-gio dei VOC in ambenti indoor sono condotte in particolare per conoscere i livelli di concentrazione dei composti organi-ci volatili in funzione delle loro caratteristiche tossicologiche, chimiche e fisiche e per identificare le sorgenti di emissione. Per pianificare le attività di monitoraggio e per individuare le opportune tecniche di campionamento dei VOC in ambiente indoor IAQ (Indoor Air Quality) occorre prima definire il perio-do temporale di osservazione, ossia la durata della misura, al fine di ottenere il valore di concentrazione di interesse che può essere istantaneo, medio orario, medio giornaliero, me-dio settimanale, medio mensile e medio annuale. In relazione agli obiettivi del monitoraggio si possono pianifi-care campionamenti a breve termine, il cui tempo è compreso tra alcuni minuti e diverse ore, o campionamenti a lungo ter-mine, la cui durata può arrivare a qualche settimana.

Riguardo alle caratteristiche delle sorgenti potrebbe risultare utile effettuare accertamenti mediante strumenti a misura di-retta, ad esempio con un fotoionizzatore PID portatile, con la

finalità di valutare la concentrazione totale nell’ambito di una indagine preliminare. Successivamente - una volta identifica-to il periodo di campionamento - si possono utilizzare diversi strumenti:• canister, ossia contenitori in acciaio inox con un volume

variabile da 400 ml a 15 litri;• cartucce adsorbenti, cioè tubi contenenti materiale adsor-

bente; il campionamento viene effettuato tramite idonei sistemi di aspirazione come pompe a volume costante con portata selezionata e calibrata in base al tempo;

• detector fissi a diffusione posizionati nei punti sensibili. Tali detector montano una lampada fotoionizzante da 10.0 eV che permette la rilevazione dei VOC a livelli di qualche ppb..

L’utilizzo di PID fissi è una strategia abbastanza recente nel campionamento dei VOC in ambiente indoor IAQ, ma a diffe-renza delle prime due tipologie di campionamento dove obbli-gatoriamente si deve seguire una fase di analisi in laboratorio per avere un dato tracciabile, con un rete di monitoraggio che utilizza dei detector PID fissi si possono ottenere in tempo reale i risultati analitici finali, in termini qualitativi e qualitativi.

Uno strumento rivoluzionarioIn anteprima, al Convegno Nazionale degli Igienisti Industriali a Corvara, è stato presentato dalla LabService Analytica il Corvus, un detector fisso per il monitoraggio dei VOC in am-bito Air Quality Indoor.Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un progressivo deterioramento della qualità dell’aria negli ambienti confinati. Numerosi studi hanno infatti dimostrato la presenza di agen-ti inquinanti a bassa concentrazione di difficile misurazione,

Rilevatori per sicurezza personale

LabService Analytica s.r.l.Via Emilia 51/c – 40011 Anzola Emilia (BO)- tel. 051732351

www.labservice.it [email protected]

Analizzatori di Biogas

Detector PID per monitoraggio di VOC

…ora la qualità dell’aria è nelle tue mani!

Monitoraggio siti contaminati

ION SCIENCE Authorised Service Centre

352/2015

l’Ambiente

Figura 3 - Fotoionizzatore portatile.

per questo motivo un fotoionizzatore fisso che rileva tracce di VOC è senza dubbio rivoluzionario.

Si tratta di uno strumento wireless, contenente sensori per temperatura, pressione atmosferica e umidità. Corvus uti-lizza la nuova tecnologia di lampade PID miniaturizzate ad alta sensibilità in grado di rilevare Composti Organici Volatili (COV) fino a livelli bassi (ppb, parti per miliardo).Le sue funzionalità wireless consentono di predisporre una rete costituita anche da venti strumenti distribuiti in tutto l’e-

dificio, con i dati scaricati e gestiti dallo strumento Master.Il monitor Corvus IAQ rileva in modo continuo i VOC e regi-stra una grande varietà di composti organici volatili tra cui benzene, tetracloroetilene e stirene permettendo di protegge-re i lavoratori dai gas pericolosi. Il software Intelligente di mappatura interattiva dello strumen-to mostra la tendenza dei livelli reali acquisiti all’interno di ogni stanza. La raccolta di informazioni a lungo termine elimi-na la necessità di visite in loco frequenti e controlli a campio-ne, risparmiando tempo e denaro. Piccolo, elegante e com-patto nel design, il monitor Corvus IAQ, visto il suo minimo ingombro, si inserisce bene nell’ambiente di lavoro. Il Monitor Corvus IAQ incorpora la tecnologia dei sensori Ion Science PID, considerati nel mondo come i migliori e più affidabili sul mercato per velocità, accuratezza e soprattutto resistenza all’umidità.Il brevetto unico anti-contaminazione, chiamato Fence, for-nisce una estesa fase di monitoraggio air quality indoor ne-gli ambienti più difficili, fornendo risultati accurati e affidabili. Tra i principali Gas monitorati possiamo includere il benzene, etilbenzene, stirene, tetracloroetilene, Trimethlybenzene, to-luene e xilene.

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I sistemi satellitari e la gestione ambientale Paola D’Antonio, Marco Mangano, Carmen D’Antonio, Vito Doddato, Sandro Cicchiello.Università degli Studi di Basilicata, Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari e Ambientali (SAFE) - Email: [email protected]

Analisi e Strumentazione

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@

Figura 1 - Schermata di campionamento del suolo.

L’agricoltura di precisione (AP) sviluppata a supporto dell’agricol-tura convenzionale trova, nell’ambito delle colture estensive, la sua più efficace applicazione nell’agricoltura conservativa (AC) e all’interno di questa, soprattutto nella semina su sodo. Entrambe le tecniche mirano a ridurre fortemente gli input nella coltivazio-ne, comportando un risparmio di lavoro manuale, ed entrambe richiedono una buona conoscenza agronomica, necessaria per valorizzare le informazioni (AP) e interpretare tempestivamente le esigenze agronomiche della coltura (AC). Il loro connubio è quindi auspicabile proprio perché genera una serie di ulteriori vantaggi per entrambe le tecniche rispetto alla loro applicazione separata. Anche se le due tecniche possono essere adottate per gradi (ad esempio solo i sistemi di guida automatica o assistita nel caso della agricoltura di precisione, o solo minime lavorazioni superficiali nel caso della agricoltura conservativa) nel prosieguo si farà prevalentemente riferimento a un’adozione completa delle sue tecniche di gestione.La presenza di variabilità spaziale dei fattori pedologici e biologi-ci che concorrono a determinare la fertilità di un sito costituisce dunque la condizione necessaria per l’adozione di tale tecnica, che, se applicata in modo corretto in tutte le sue varie accezioni, può portare a degli innegabili vantaggi sia dal punto di vista eco-nomico per l’azienda agricola, sia per la qualità dell’ambiente, un aspetto apprezzabile dall’intera comunità.A tal proposito si ricorda e si sottolinea il ruolo di pratiche eco-compatibili come l’agricoltura conservativa. L’agricoltura conser-vativa (o agricoltura blu) è costituita da un insieme di pratiche agricole complementari, il cui obiettivo è quello di promuovere la produzione agricola, ottimizzando l’uso delle risorse e riducendo il degrado del terreno, attraverso la gestione integrata del suolo, dell’acqua e delle risorse biologiche esistenti.

L’applicazione di questa tecnica agronomica porta a numerosi vantaggi, alcuni dei quali (aumento delle rese, della biodiversità, ecc.) diventano evidenti quando il sistema si stabilizza. Essi sono, riassumendo: miglioramento delle riserve di carbonio organico, dell’attività biologica con formazione di macropori ben connessi e verticali che aumentano l’infiltrazione dell’acqua, minore perdita di suolo unitamente a una più rapida degradazione dei fitofarmaci e maggior adsorbimento che comportano un miglioramento della qualità dell’acqua, diminuiscono le emissioni di CO2 per l’utiliz-zo minore di macchinari, diminuiscono i costi di manodopera ed energia relativi alle operazioni di preparazione e sarchiatura del terreno, diminuisce la necessità di fertilizzanti e gli interventi per il recupero dei terreni. L’Agricoltura Conservativa (AC), con le sue tecniche di minima lavorazione del suolo (minimum tillage) e non

lavorazione (no tillage), si propone come strategia di mitigazione verso certi fenomeni di eccessivo depauperamento della risorsa suolo, laddove contribuire a mantenere inalterata la fertilità del suolo può voler dire contribuire al mantenimento dei terreni in coltivazione. La letteratura asserisce che l’uso di tecniche conservative gene-ra: a) effetti sul cambiamento climatico aumentando il conteni-mento del carbonio nel suolo e riducendo le emissioni di CO2; b) controllo sull’erosione; c) miglioramento della qualità del suolo e della resilienza del terreno; d) effetti positivi sulla conservazione della biodiversità con conseguenze sulla sicurezza alimentare.Tuttavia l’agricoltura conservativa possiede degli svantaggi quali, ad esempio, periodi di transizione di 5-7 anni prima che un siste-ma di tale agricoltura raggiunga l’equilibrio, rischio di lisciviazione dovuto al più rapido movimento dell’acqua attraverso i biopori se non vengono presi in considerazione i fattori stagionali nell’uso di sostanze chimiche, aumento delle emissioni di N2O nel periodo di transizione, investimento iniziale in macchinari specializzati e formazione esaustiva degli agricoltori.

I principali parametri considerati durante l’analisi dei campiona-menti sono quelli riguardanti la tessitura dei terreni, ovvero la costituzione dei terreni espressa come rapporto tra le particelle di diverse dimensioni che li compongono, in funzione del loro dia-metro equivalenti. I terreni si distinguono in tre classi: • sabbia: particelle di diametro comprese tra 0,02 e 2,0 mm,• limo: particelle di diametro comprese tra 0,002 e 0,02 mm,• argilla: particelle di diametro minore di 0,002 mm.

La conoscenza e lo studio della tessitura è molto importante per-ché serve a una migliore comprensione dei dati analitici raccolti, essendo correlata alla concimazione.

Figura 1 – Schema di campionamento del suolo.

Figura 2 – Carotaggio per campionamento del suolo.

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I sistemi satellitari e la gestione ambientale Paola D’Antonio, Marco Mangano, Carmen D’Antonio, Vito Doddato, Sandro Cicchiello.Università degli Studi di Basilicata, Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari e Ambientali (SAFE) - Email: [email protected]

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Figura 1 - Schermata di campionamento del suolo.

L’agricoltura di precisione (AP) sviluppata a supporto dell’agricol-tura convenzionale trova, nell’ambito delle colture estensive, la sua più efficace applicazione nell’agricoltura conservativa (AC) e all’interno di questa, soprattutto nella semina su sodo. Entrambe le tecniche mirano a ridurre fortemente gli input nella coltivazio-ne, comportando un risparmio di lavoro manuale, ed entrambe richiedono una buona conoscenza agronomica, necessaria per valorizzare le informazioni (AP) e interpretare tempestivamente le esigenze agronomiche della coltura (AC). Il loro connubio è quindi auspicabile proprio perché genera una serie di ulteriori vantaggi per entrambe le tecniche rispetto alla loro applicazione separata. Anche se le due tecniche possono essere adottate per gradi (ad esempio solo i sistemi di guida automatica o assistita nel caso della agricoltura di precisione, o solo minime lavorazioni superficiali nel caso della agricoltura conservativa) nel prosieguo si farà prevalentemente riferimento a un’adozione completa delle sue tecniche di gestione.La presenza di variabilità spaziale dei fattori pedologici e biologi-ci che concorrono a determinare la fertilità di un sito costituisce dunque la condizione necessaria per l’adozione di tale tecnica, che, se applicata in modo corretto in tutte le sue varie accezioni, può portare a degli innegabili vantaggi sia dal punto di vista eco-nomico per l’azienda agricola, sia per la qualità dell’ambiente, un aspetto apprezzabile dall’intera comunità.A tal proposito si ricorda e si sottolinea il ruolo di pratiche eco-compatibili come l’agricoltura conservativa. L’agricoltura conser-vativa (o agricoltura blu) è costituita da un insieme di pratiche agricole complementari, il cui obiettivo è quello di promuovere la produzione agricola, ottimizzando l’uso delle risorse e riducendo il degrado del terreno, attraverso la gestione integrata del suolo, dell’acqua e delle risorse biologiche esistenti.

L’applicazione di questa tecnica agronomica porta a numerosi vantaggi, alcuni dei quali (aumento delle rese, della biodiversità, ecc.) diventano evidenti quando il sistema si stabilizza. Essi sono, riassumendo: miglioramento delle riserve di carbonio organico, dell’attività biologica con formazione di macropori ben connessi e verticali che aumentano l’infiltrazione dell’acqua, minore perdita di suolo unitamente a una più rapida degradazione dei fitofarmaci e maggior adsorbimento che comportano un miglioramento della qualità dell’acqua, diminuiscono le emissioni di CO2 per l’utiliz-zo minore di macchinari, diminuiscono i costi di manodopera ed energia relativi alle operazioni di preparazione e sarchiatura del terreno, diminuisce la necessità di fertilizzanti e gli interventi per il recupero dei terreni. L’Agricoltura Conservativa (AC), con le sue tecniche di minima lavorazione del suolo (minimum tillage) e non

lavorazione (no tillage), si propone come strategia di mitigazione verso certi fenomeni di eccessivo depauperamento della risorsa suolo, laddove contribuire a mantenere inalterata la fertilità del suolo può voler dire contribuire al mantenimento dei terreni in coltivazione. La letteratura asserisce che l’uso di tecniche conservative gene-ra: a) effetti sul cambiamento climatico aumentando il conteni-mento del carbonio nel suolo e riducendo le emissioni di CO2; b) controllo sull’erosione; c) miglioramento della qualità del suolo e della resilienza del terreno; d) effetti positivi sulla conservazione della biodiversità con conseguenze sulla sicurezza alimentare.Tuttavia l’agricoltura conservativa possiede degli svantaggi quali, ad esempio, periodi di transizione di 5-7 anni prima che un siste-ma di tale agricoltura raggiunga l’equilibrio, rischio di lisciviazione dovuto al più rapido movimento dell’acqua attraverso i biopori se non vengono presi in considerazione i fattori stagionali nell’uso di sostanze chimiche, aumento delle emissioni di N2O nel periodo di transizione, investimento iniziale in macchinari specializzati e formazione esaustiva degli agricoltori.

I principali parametri considerati durante l’analisi dei campiona-menti sono quelli riguardanti la tessitura dei terreni, ovvero la costituzione dei terreni espressa come rapporto tra le particelle di diverse dimensioni che li compongono, in funzione del loro dia-metro equivalenti. I terreni si distinguono in tre classi: • sabbia: particelle di diametro comprese tra 0,02 e 2,0 mm,• limo: particelle di diametro comprese tra 0,002 e 0,02 mm,• argilla: particelle di diametro minore di 0,002 mm.

La conoscenza e lo studio della tessitura è molto importante per-ché serve a una migliore comprensione dei dati analitici raccolti, essendo correlata alla concimazione.

Figura 1 – Schema di campionamento del suolo.

Figura 2 – Carotaggio per campionamento del suolo.

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l’Ambiente

Figura 3 – Area di campionamento.

Figura 4 – Mappe e istogrammi riferiti alla presenza di limo, argilla e sabbia.

Figura 2 – Carotaggio per il campionamento del suolo.

Esistono principalmente due metodi di campionamento: • campionamento sistematico: consiste nel dividere il campo

in tante aree uguali, formando una griglia, in cui verranno poi raccolti i campioni. A ogni singolo area viene poi attribuito un valore per il proprio risultato dell’analisi, avvalendosi dell’uso di un ricevitore satellitare per individuare il punto esaminato;

• campionamento selettivo: prevede l’individuazione di zone del terreno con caratteristiche pedologiche o produttive uguali, tramite lo studio di mappe e dei campionamenti degli anni precedenti e successivamente esse vengono campio-nate (Figura 1).

In agricoltura di precisione, il campionamento rappresenta un pas-saggio di fondamentale importanza per la conoscenza e la ge-stione della variabilità di un appezzamento e se viene unita alla mappatura delle rese può massimizzarne l’efficacia di esecuzione. Il campionamento rappresenta il primo step di un’analisi chimica, si rende necessario in quanto i suoli sono eterogenei e consiste nel saper prelevare un campione significativo da portare in labora-torio; a tal proposito fondamentale è l’individuazione del numero di campioni da prelevare ed i siti, all’interno dell’appezzamento, dove prelevare i campioni. Nel nostro caso, la conformazione rettango-lare degli appezzamenti ha suggerito la necessità di prelevare 10 provini.Lo spessore di campionamento è stato di 20 cm per ciascuno dei dieci carotaggi (Figura 2).

RisultatiLo studio della variabilità spaziale tramite le mappe di tessitura, è stato arricchito dallo studio delle analisi dei terreni. Le analisi delle caratteristiche del suolo sono state effettuate con metodo di campio-namento selettivo, rilevando più punti all’interno degli appezzamenti. I punti selezionati sono poi stati individuati con l’ausilio del ricevitore satellitare, in modo da poter essere localizzati e utilizzati facilmente. Una volta eseguiti i carotaggi sui punti stabiliti e l’analisi dei cam-pionamenti del terreno in laboratorio, è stato possibile l’utilizzo di strumenti di analisi geo-statistica, allo scopo di stimare la variabilità spaziale a carico di un parametro analizzato all’interno del campo attraverso modelli statistici, funzioni matematiche e correlazioni che portano ad ottenere un analisi geo-referenziata del terreno esamina-to, oltre alla creazione di mappe delle struttura del terreno per uno o più parametri presi in considerazione. I campioni di ogni singolo appezzamento (Figura 3) sono stati successivamente analizzati. Dalle indagini condotte sui campioni è risultata una composizione granulometrica media costituita dal 23,8% di sabbia, 43,8% di limo e 32,4% di argilla, comportando che il terreno sia classificabile, secondo il metodo del Soil Survey america-no modificato, come argilloso.

Prendendo in esame le mappe della tessitura del suolo dei campio-namenti si può osservare una grande diversificazione delle zone con composizione strutturale simile ed anche i valori in percentuale della composizione differiscono, a volte, di molto. Non è possibile imputare

Figura 1 – Schema di campionamento del suolo.

Figura 2 – Carotaggio per campionamento del suolo.

Figura 3 – Area di campionamento.

osservare una grande diversificazione delle zone con composizione strutturale simile ed anche i valori in percentuale della composizione differiscono, a volte di molto. Non è possibile imputare ciò al cambiamento del terreno che, pur essendo variabile nel corso degli anni e in relazione soprattutto alla disponibilità degli elementi nutritivi, mantiene pressoché invariata la propria tessitura. Questa differenza tra i campionamenti è piuttosto riconducibile al fatto che essi sono stati eseguiti in zone diverse dell’intera superfice aziendale. I campionamenti sono ritenuti comunque utili per conoscere le caratteristiche del terreno e, in secondarie analisi, per i cambiamenti dei singoli elementi nutritivi.

Limo

Argilla

Sabbia

Figura 4 – Mappe e istogrammi riferiti alla presenza di limo, argilla e sabbia.

Nelle figure sopra riportate (Figura 4) si evidenziano le mappe e gli istogrammi riferiti alla presenza di limo, argilla e sabbia dell’appezzamento oggetto della sperimentazione. Possiamo notare che per quanto riguarda la presenza di limo nel terreno: la zona a sud dell’appezzamento, di colore blu indica una composizione minore in limo compresa tra 5,48-8,17% mentre la chiazza di colore rosso-nero rappresenta la zona con maggior contenuto di limo, attorno al 27,1%. Mentre per la presenza di argilla nel terreno: la zona a sud dell’appezzamento, di colore blu indica una composizione minore di argilla compresa tra 8,74-11,69% mentre la zona a nord di colore rosso-nero è caratterizzata dalla maggior quantità in argilla, compresa tra 20,88-27,92%. Per l’analisi della presenza di sabbia nel terreno: la zona a sud dell’appezzamento, di colore rosso indica una composizione maggiore di sabbia compresa tra 35,80-42,30% mentre le due chiazze di colore azzurro-blu rappresentano due zone con la minor composizione, tra 13,35-20,2%. La maggior parte dell’appezzamento, ha un composizione attorno al 23,7% di sabbia, con riferimento il color verde. Discussione e conclusioni

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ciò al cambiamento del terreno che, pur essendo variabile nel corso degli anni e in relazione soprattutto alla disponibilità degli elementi nutritivi, mantiene pressoché invariata la propria tessitura. Questa dif-ferenza tra i campionamenti è piuttosto riconducibile al fatto che essi sono stati eseguiti in zone diverse dell’intera superfice aziendale.I campionamenti sono ritenuti comunque utili per conoscere le carat-teristiche del terreno e, in secondarie analisi, per i cambiamenti dei singoli elementi nutritivi.

Nelle figure sopra riportate (Figura 4) si evidenziano le mappe e gli istogrammi riferiti alla presenza di limo, argilla e sabbia dell’appez-zamento oggetto della sperimentazione.Possiamo notare che per quanto riguarda la presenza di limo nel terreno: la zona a sud dell’appezzamento, di colore blu, indica una composizione minore in limo compresa tra 5,48-8,17% mentre la chiazza di colore rosso-nero rappresenta la zona con maggior con-tenuto di limo, attorno al 27,1%.Mentre per la presenza di argilla nel terreno: la zona a sud dell’ap-pezzamento, di colore blu, indica una composizione minore di argilla compresa tra 8,74-11,69% mentre la zona a nord, di colore rosso-nero, è caratterizzata dalla maggior quantità in argilla, compresa tra 20,88-27,92%.Per l’analisi della presenza di sabbia nel terreno: la zona a sud dell’appezzamento, di colore rosso, indica una composizione mag-giore di sabbia compresa tra 35,80-42,30% mentre le due chiazze di colore azzurro-blu rappresentano due zone con la minor compo-sizione, tra 13,35-20,2%. La maggior parte dell’appezzamento, ha un composizione attorno al 23,7% di sabbia, con riferimento il color verde.

Discussione e conclusioniLo studio della variabilità spaziale di questo appezzamento tramite il monitoraggio delle condizioni pedologiche rilevate e i periodici cam-pionamenti permette all’imprenditore agricolo di gettare le basi su cui elaborare il progetto e stabilire delle strategie e dei piani per la gestione tecnico - agronomica del terreno. In particolare si è potuto osservare un’evoluzione tecnologica del-le tecniche e delle strumentazioni per i campionamenti che ha per-messo di studiare con una accuratezza sempre maggiore le carat-teristiche dei suoli, fino ad ottenere la completa conoscenza della tessitura degli appezzamenti aziendali con un livello di precisione centimetrica.Gli studi delle mappe dei terreni consentirà, quindi, un processo di elaborazione ed evoluzione delle mappe di prescrizione delle ope-razioni agronomiche da adottare, anch’esse con un’accuratezza maggiore.Un altro aspetto della gestione agronomica tramite i sistemi satellitari è il minor impatto ambientale: infatti vi è una distribuzione puntuale di concime ed ogni dose è calcolata in base alla necessità e alle caratteristiche delle varie zone del terreno, limitandone quindi gli eccessi. Inoltre, grazie anche ai sistemi di guida semi-automatica che permettono un’accuratezza maggiore nelle operazioni colturali, i terreni sono meno soggetti a calpestamenti e compattamenti, ridu-cendo così l’impatto negativo delle lavorazioni sugli appezzamenti.

Si può quindi concludere che le aziende che si adopereranno nell’u-tilizzo progressivo di tecnologie di Precision Farming potranno rag-giungere dei risultati positivi sia dal punto di vista economico, dove gli investimenti saranno ripagati da un incremento della produttività con conseguente aumento del reddito, sia dal punto di vista ambien-tale.L’agricoltura di precisione (AP) trova la sua più efficace applicazione nell’agricoltura conservativa (AC): entrambe le tecniche mirano a ri-durre fortemente gli input nella coltivazione, comportando un rispar-mio di lavoro manuale, ed entrambe richiedono una buona cono-scenza agronomica, necessaria per valorizzare le informazioni (AP) e interpretare tempestivamente le esigenze agronomiche della coltu-ra (AC). Il loro connubio è quindi auspicabile proprio perché genera una serie di ulteriori vantaggi per entrambe le tecniche rispetto alla loro applicazione separata. La presenza di variabilità spaziale dei fattori pedologici e biologici che concorrono a determinare la fertilità di un sito costituisce dunque la condizione necessaria per l’adozione di tale tecnica, che, se applicata in modo corretto in tutte le sue varie accezioni, può portare a degli innegabili vantaggi sia dal punto di vi-sta economico per l’azienda agricola, sia per la qualità dell’ambiente.

Bibliografia[1] Bakhsh A., Colvin T:, Jaynes D., Kanwar R. (2000): “Using soil attributes and GIS for interpretation of spatial variability in yield”. Transaction of the ASAE, 43(4): 819-828;[2] Basso B., Sartori L., Bertocco M., Oliviero G. (2003): “Evalua-tion of variable depth tillage: economic aspects and simulation of long term effects on soil organic matter and soil physical proper-ties”. Proceedings of the 4th European Conference on Precision Agricolture, Berlino, 15-18 June 2003;[3] Basso B., Sartori L., Amato M., Bitella G., Rossi R., Kravchenko A., Gomes J. (2010): “Two-dimensional spatial and temporal vari-ation of soil physical properties in tillage systems using electrical resistivity tomography”. Agronomy Journal, 102(2): 440-449; [4] Bongiovanni R., Loweenberg-De Boer J. (2004): ”Precision Ag-ricolture and Sustainability”. Precision Agricolture, 5: 359-387;[5] Gupta R.K. (1999): “Modeling spatial variability of soil chemical parameters for site-specific farming using methods” Water, Air and Soil Pollution, 110: 17-34;[7] Jacobs J. A., Siegford J.M. (2012): “Invited review: the impact of automatic milking systems on dairy cow management, behavior, health, and welfare”. Journal of Dairy Science, 95 (5): 2227-2247, 2012;[8] Lillesand T. M., Keifer R.W., 1994: “Remote sensing and Image Interpretation”. Wiley, New York;[9] Margotti A., 2000: “Una precision farming per la concimazione azotata”, Macchine e motori agricoli, 4: 51-63; [10] Pierce F.J., Sadler E.J. (ed), 1997: “The state of site specif-ic management for agriculture”. ASA Publ., ASA, CSSA e SSSA, Madison, WI, USA.[11] Robert P.C., Rust R.H., Larson W.E. (1993): “Proceedings of soil specific crop management: a workshop on research and devel-opment issues”, SSSA Spec. Publ.,SSSA, Madison, WI, USA.

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ciò al cambiamento del terreno che, pur essendo variabile nel corso degli anni e in relazione soprattutto alla disponibilità degli elementi nutritivi, mantiene pressoché invariata la propria tessitura. Questa dif-ferenza tra i campionamenti è piuttosto riconducibile al fatto che essi sono stati eseguiti in zone diverse dell’intera superfice aziendale.I campionamenti sono ritenuti comunque utili per conoscere le carat-teristiche del terreno e, in secondarie analisi, per i cambiamenti dei singoli elementi nutritivi.

Nelle figure sopra riportate (Figura 4) si evidenziano le mappe e gli istogrammi riferiti alla presenza di limo, argilla e sabbia dell’appez-zamento oggetto della sperimentazione.Possiamo notare che per quanto riguarda la presenza di limo nel terreno: la zona a sud dell’appezzamento, di colore blu, indica una composizione minore in limo compresa tra 5,48-8,17% mentre la chiazza di colore rosso-nero rappresenta la zona con maggior con-tenuto di limo, attorno al 27,1%.Mentre per la presenza di argilla nel terreno: la zona a sud dell’ap-pezzamento, di colore blu, indica una composizione minore di argilla compresa tra 8,74-11,69% mentre la zona a nord, di colore rosso-nero, è caratterizzata dalla maggior quantità in argilla, compresa tra 20,88-27,92%.Per l’analisi della presenza di sabbia nel terreno: la zona a sud dell’appezzamento, di colore rosso, indica una composizione mag-giore di sabbia compresa tra 35,80-42,30% mentre le due chiazze di colore azzurro-blu rappresentano due zone con la minor compo-sizione, tra 13,35-20,2%. La maggior parte dell’appezzamento, ha un composizione attorno al 23,7% di sabbia, con riferimento il color verde.

Discussione e conclusioniLo studio della variabilità spaziale di questo appezzamento tramite il monitoraggio delle condizioni pedologiche rilevate e i periodici cam-pionamenti permette all’imprenditore agricolo di gettare le basi su cui elaborare il progetto e stabilire delle strategie e dei piani per la gestione tecnico - agronomica del terreno. In particolare si è potuto osservare un’evoluzione tecnologica del-le tecniche e delle strumentazioni per i campionamenti che ha per-messo di studiare con una accuratezza sempre maggiore le carat-teristiche dei suoli, fino ad ottenere la completa conoscenza della tessitura degli appezzamenti aziendali con un livello di precisione centimetrica.Gli studi delle mappe dei terreni consentirà, quindi, un processo di elaborazione ed evoluzione delle mappe di prescrizione delle ope-razioni agronomiche da adottare, anch’esse con un’accuratezza maggiore.Un altro aspetto della gestione agronomica tramite i sistemi satellitari è il minor impatto ambientale: infatti vi è una distribuzione puntuale di concime ed ogni dose è calcolata in base alla necessità e alle caratteristiche delle varie zone del terreno, limitandone quindi gli eccessi. Inoltre, grazie anche ai sistemi di guida semi-automatica che permettono un’accuratezza maggiore nelle operazioni colturali, i terreni sono meno soggetti a calpestamenti e compattamenti, ridu-cendo così l’impatto negativo delle lavorazioni sugli appezzamenti.

Si può quindi concludere che le aziende che si adopereranno nell’u-tilizzo progressivo di tecnologie di Precision Farming potranno rag-giungere dei risultati positivi sia dal punto di vista economico, dove gli investimenti saranno ripagati da un incremento della produttività con conseguente aumento del reddito, sia dal punto di vista ambien-tale.L’agricoltura di precisione (AP) trova la sua più efficace applicazione nell’agricoltura conservativa (AC): entrambe le tecniche mirano a ri-durre fortemente gli input nella coltivazione, comportando un rispar-mio di lavoro manuale, ed entrambe richiedono una buona cono-scenza agronomica, necessaria per valorizzare le informazioni (AP) e interpretare tempestivamente le esigenze agronomiche della coltu-ra (AC). Il loro connubio è quindi auspicabile proprio perché genera una serie di ulteriori vantaggi per entrambe le tecniche rispetto alla loro applicazione separata. La presenza di variabilità spaziale dei fattori pedologici e biologici che concorrono a determinare la fertilità di un sito costituisce dunque la condizione necessaria per l’adozione di tale tecnica, che, se applicata in modo corretto in tutte le sue varie accezioni, può portare a degli innegabili vantaggi sia dal punto di vi-sta economico per l’azienda agricola, sia per la qualità dell’ambiente.

Bibliografia[1] Bakhsh A., Colvin T:, Jaynes D., Kanwar R. (2000): “Using soil attributes and GIS for interpretation of spatial variability in yield”. Transaction of the ASAE, 43(4): 819-828;[2] Basso B., Sartori L., Bertocco M., Oliviero G. (2003): “Evalua-tion of variable depth tillage: economic aspects and simulation of long term effects on soil organic matter and soil physical proper-ties”. Proceedings of the 4th European Conference on Precision Agricolture, Berlino, 15-18 June 2003;[3] Basso B., Sartori L., Amato M., Bitella G., Rossi R., Kravchenko A., Gomes J. (2010): “Two-dimensional spatial and temporal vari-ation of soil physical properties in tillage systems using electrical resistivity tomography”. Agronomy Journal, 102(2): 440-449; [4] Bongiovanni R., Loweenberg-De Boer J. (2004): ”Precision Ag-ricolture and Sustainability”. Precision Agricolture, 5: 359-387;[5] Gupta R.K. (1999): “Modeling spatial variability of soil chemical parameters for site-specific farming using methods” Water, Air and Soil Pollution, 110: 17-34;[7] Jacobs J. A., Siegford J.M. (2012): “Invited review: the impact of automatic milking systems on dairy cow management, behavior, health, and welfare”. Journal of Dairy Science, 95 (5): 2227-2247, 2012;[8] Lillesand T. M., Keifer R.W., 1994: “Remote sensing and Image Interpretation”. Wiley, New York;[9] Margotti A., 2000: “Una precision farming per la concimazione azotata”, Macchine e motori agricoli, 4: 51-63; [10] Pierce F.J., Sadler E.J. (ed), 1997: “The state of site specif-ic management for agriculture”. ASA Publ., ASA, CSSA e SSSA, Madison, WI, USA.[11] Robert P.C., Rust R.H., Larson W.E. (1993): “Proceedings of soil specific crop management: a workshop on research and devel-opment issues”, SSSA Spec. Publ.,SSSA, Madison, WI, USA.

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Dopo l’eccezionale successo del 2014, torna a Milano mcTER Forest, l’evento dedicato a soluzioni, tecnologie, componenti per impianti alimentati a biomassa di potenza termica superiori a 35 kW fino a tagli di interesse degli impianti di teleriscaldamento, anche in assetto cogenerativo. mcTER Forest si rivolge a progettisti, ingegneri, impiantisti, responsabili tecnici, manager, installatori, manutentori, utilizzatori di energia e calore dall’industria, dal terziario e dai servizi.

Il programma prevede:✔ una sessione congressuale plenaria mattutina a cura di CTI✔ una parte espositiva✔ una sessione pomeridiana con workshop e corsi di formazione ✔ buffet e coffee break offerti dagli sponsor

Registrazione gratuita per gli operatori professionali

PREVISTI OLTRE 1.000

OPERATORI QUALIFICATI

Crowne Plaza Hotel - San Donato Milanese (MI)25 giugno 2015

Termotecnica IndustrialePompe di CaloreTermotecnica IndustrialePompe di Calore

Organizzato daSupported by

In concomitanza con:Bio-GasTermotecnica IndustrialePompe di CaloreCogenerazioneTermotecnica IndustrialePompe di Calore TermoindustriaTermotecnica IndustrialePompe di Calore

Page 42: Lambiente 22015

La diffusione crescente dei metodi statistici nell’interpre-tazione dei dati delle analisi chimiche e microbiologiche impone oramai al chimico, al tecnico e al biologo un certo volume di conoscenze della materia che superino decisamente le nozioni di calcolo degli errori.Alla luce della normativa tecnica di settore (ISO 17025), in questo volume vengono esposte tutte le modalità di controllo qualità interno attraverso una panoramica completa delle “carte di controllo”; vengono inoltre ap-profonditi i modelli di determinazione dell’incertezza di misura e di campionamento.

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IL CONTROLLO STATISTICO DELLE ANALISI CHIMICHE E MICROBIOLOGICHE

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(firma).............................................................................

Nei paesi industriali la politica ambientale che riguarda l’inquinamento atmo -

di qualità, valori limite, metodologie di controllo e criteri autorizzativi, tutte

Uno degli strumenti fondamentali per il controllo dell’inquinamento atmosferico è rappresentato dalla disciplina delle emissioni. La legislazione nazionale, anche sotto la spinta delle direttive europee, ha subito un rapido processo di evoluzione

nel decreto legislativo 152/06. Parallelamente allo sviluppo del quadro legislativo di settore, gli enti di norma -zione tecnica quali UNICHIM e UNI a livello nazionale, CEN a livello europeo, l’americana EPA e ISO hanno prodotto una serie di norme tecniche sulle quali si basa il processo di controllo, descrivendo nel dettaglio le modalità di e�ettuazio -ne del campionamento e dell’analisi dell’emissione industriale. In questo ambito, la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025 per l’accreditamento delle prove, ormai di�usa e adottata in tutto il territorio nazionale, enfatizza l’importanza del piano di campionamento come parte integrante del processo di analisi. Il processo di campionamento deve tenere conto di fattori che devono essere controllati per assicurare la validità dei risultati di prova e di taratura. In questo senso l’UNI ha recepito in una norma UNI CEN TS 15675 2008 come applicazione della UNI EN ISO/IEC 17025 alle misurazione periodiche.

MANUALE OPERATIVOPER IL MONITORAGGIO DELLE EMISSIONI E DELLA QUALITÀ DELL’ARIA

Per informazioni:G.I.R.S.A. Edizioni - Via Washington, 49 - 20146 MilanoTel. 02.87396852 02.87380978 Fax 02.87396834e-mail: [email protected] web: www.ranierieditore.it

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Nei paesi industriali la politica ambientale che riguarda l’inquinamento atmo -

di qualità, valori limite, metodologie di controllo e criteri autorizzativi, tutte

Uno degli strumenti fondamentali per il controllo dell’inquinamento atmosferico è rappresentato dalla disciplina delle emissioni. La legislazione nazionale, anche sotto la spinta delle direttive europee, ha subito un rapido processo di evoluzione

nel decreto legislativo 152/06. Parallelamente allo sviluppo del quadro legislativo di settore, gli enti di norma -zione tecnica quali UNICHIM e UNI a livello nazionale, CEN a livello europeo, l’americana EPA e ISO hanno prodotto una serie di norme tecniche sulle quali si basa il processo di controllo, descrivendo nel dettaglio le modalità di e�ettuazio -ne del campionamento e dell’analisi dell’emissione industriale. In questo ambito, la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025 per l’accreditamento delle prove, ormai di�usa e adottata in tutto il territorio nazionale, enfatizza l’importanza del piano di campionamento come parte integrante del processo di analisi. Il processo di campionamento deve tenere conto di fattori che devono essere controllati per assicurare la validità dei risultati di prova e di taratura. In questo senso l’UNI ha recepito in una norma UNI CEN TS 15675 2008 come applicazione della UNI EN ISO/IEC 17025 alle misurazione periodiche.

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Page 43: Lambiente 22015

Il Libro

2/2015 41

§2 C ( 2 Gradi )Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia. Autore: Gianni Silvestrini - Casa editrice: Edizioni Ambiente

Gianni Silvestrini può essere considerato (giustamente) una delle più rappresentative figure pro-fessionali del settore ambientale nel nostro Paese. Di certo non ha necessità di essere presentato al pubblico perché è stato protagonista - grazie alle sue iniziative - dell’attenzione divulgativa dei “Media”. Di lui ci accontenteremo di dire che ha ricoperto la carica di Direttore Generale al Ministe-ro dell’Ambiente, ed attualmente è Direttore Scientifico del KYOTO Club e Presidente del Green Building Council Italia. E tanto basta per additarlo sicuramente come appassionato e convinto assertore della sostenibilità ambientale; un atto di fede a cui non è mai venuto meno l’impegno associativo a favore della comunità sociale.Se però può rivolgersi un appunto a questo convinto e pugnace paladino dell’ambiente sostenibile (opinione del tutto personale del sottoscritto), esso non va visto come rivolto alle analisi per lo più giustissime, interessanti, spesso di alto significato bensì a quella che a me appare come una Fede incondizionata nella dirompente (e per certi versi anche entusiasmante) tecnologia moderna, la quale si proietta inarrestabile nel futuro oramai prossimo. Tale impostazione mentale, che in realtà da sempre ha caratterizzato la vita professionale di Silvestrini, ha avuto, ed ha, influenze importan-ti e positive sulle decisioni in materia ambientale, soprattutto in campo energetico. Sarebbe difficile provare il contrario. Ma, faccio osservare io, la tecnologia, quantunque spinta, resta pur sempre un’espressione confinata ai nostri parametri coassiali finiti (almeno nell’utilizzo). La scienza è qual-

cosa di più della tecnologia, rappresenta l’uovo da cui essa deriva per assumere le multidirezionali espressioni che le conosciamo, col rischio che esse si addensino in un vaso di Pandora. Questo è il vero rischio finale da temere nel futuro ormai non più lontano.La razionalità pura ci rende edotti (per lo meno lo dovrebbe) come i processi evolutivi rappresentino sempre percorsi la cui ultima desti-nazione permane un’incognita. Dei suddetti percorsi noi viviamo gli stadi intermedi, contribuendo a preparare i successivi.Comunque, questo libro di Silvestrini non solo è bello anche sotto il profilo letterario, ma rappresenta un documento reale, estremamente esaustivo, delle radicali trasformazioni di vita in un futuro alle porte. Immaginando, proiettandoci col pensiero ai prossimi anni avremo molto da stupirci; se in meglio od in peggio, è tutt’altro discorso. Una cosa risulta indubbia: l’attuale rivoluzione tecnologica renderà l’umanità consapevole dei suoi limiti e delle sue capacità innovative effettive. Questo libro è assolutamente da leggere, può insegnarci soprattutto una cosa… a meditare. Franco Ranieri

Il controllo statistico delle analisi chimiche e microbiologicheAutore Biagio Gianni’ - Casa editrice: G.I.R.S.A. Edizioni

Questa ultima fatica del dr. Biagio Giannì, già autore di testi fondamentali sulle metodiche analitiche del laboratorio chimico (Excel per chimici – Le analisi chimiche ambientali – Ma-nuale operativo delle emissioni e della qualità dell’aria) è incentrato su un argomento molto tecnico, basilare per l’attendibilità dei risultati ottenuti da qualsiasi processo di analisi.In effetti l’interpretazione dei dati delle analisi chimiche richiede al chimico analitico ed al mi-crobiologo di oltrepassare i limiti propri al “calcolo degli errori”, metodo non più sufficiente per verificare l’attendibilità dei dati ottenuti. Si presenta quindi l’esigenza di acquisire conoscenze decisamente maggiori che solo lo sviluppo dei metodi statistici può colmare positivamente. Invero, bisogna riconoscere che la normativa tecnica sui laboratori di analisi chimiche e di microbiologia ha imposto di addentrarsi per necessità nelle conoscenze di statistica e relative applicazioni, un compito del resto enormemente facilitato dall’uso dei computer e di software molto specialistici.L’ISO 17025 rispecchia la normativa tecnica dei laboratori chimici e microbiologici, ed in base ad esso, nel libro qui presentato, il dr. Giannì espone tutte le modalità di controllo qualità interno, grazie a una panoramica completa sulle “Carte di Controllo”. Nel testo è compresa anche un’ampia trattazione dei modelli sulla determinazione dell’incertezza di misura e del

campionamento. Considerato a livello pratico il testo del dr.Giannì si pone come una guida di consultazione Immediata, molto comple-ta ed esaustiva, certamente in grado di colmare quelle carenze di conoscenza disciplinare che impediscono a troppi chimici analitici di raggiungere l’eccellenza del dato finale in fatto di attendibilità.

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Recupero di calore da acque reflueDavide Grimaldi, Business Developer Clivet spa - Email: [email protected]

Tecnologie Applicate

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Tabella 1 – Parti interessate all’intervento e team operativo.

Figura 1 - Depuratore di Nosedo, impianto dall’alto.

Il depuratore di Nosedo è il primo e più grande impianto di trat-tamento delle acque reflue della città di Milano. In esso vengono “rigenerati” ogni anno 150 milioni di metri cubi di acque di scarico provenienti dal bacino scolante centro orientale della Città di Mila-no, pari al 50% dell’intera città con una capacità di trattamento di 1.250.000 Abitanti Equivalenti.Il depuratore sorge in un’area compresa tra la città costruita e la vasta fascia irrigua che si estende a sud, nei pressi dell’Abbazia di Chiaravalle, un territorio ricco di valori paesistici e culturali legati all’operato dei monaci cistercensi.

La SfidaElemento integrante del polo depurativo di Nosedo era il progetto di inserimento non solo estetico, ma anche ambientale, necessa-rio per un impianto di dimensioni così imponenti, che insieme al parco copre un’area di 400.000 metri quadrati e fornisce acque depurate ad uso irriguo a circa 90 aziende agricole per un’esten-sione di 3700 ettari.Il Comune di Milano voleva inoltre rivalutare il ruolo del depuratore in modo da rivalorizzare l’area in cui esso sorgeva, che nell’im-maginario della gente era visto solo come luogo di cattivi odori, penalizzando anche le zone circostanti.

Per fare ciò non era sufficiente eliminare gli eventuali odori molesti attraverso un sistema di captazione ed abbattimento, bisognava dare al depuratore una valenza green, sfruttando sia la sua po-tenzialità in termini di riuso dell’acqua, che in termini di sfrutta-mento delle rinnovabili, facendolo assurgere a vettore energetico. Il Gestore del Depuratore, Siba Spa, desiderava infine rendere gli impianti di climatizzazione esistenti più efficienti, pur contenendo l’investimento.

La soluzioneIl progetto di riqualificazione ed ottimizzazione energetica dell’impianto di climatizzazione a servizio delle palazzine uffici e servizi del depuratore di Nosedo ha visto la sostituzione dei pre-

esistenti generatori, basati su pompe di calore condensate ad aria, con due pompe di calore reversibili di tipo multi compressore ad acqua con scambio da fonte idrotermica.

Le pompe di calore utilizzano le acque reflue deputate, rese dispo-nibili a fine ciclo con temperature variabili tra un minimo di 10 °C con clima rigido e un massimo di 24 °C in estate. Nel periodo invernale, esse vengono usate come sorgente ter-mica dalla quale le pompe di calore estraggono il calore mediante il lavoro del compressore. Nel periodo estivo permettono invece la condensazione ad acqua con efficienze nettamente superiori alle unità condensate ad aria.

La distribuzione dell’acqua calda - prodotta a 45 °C - avviene tramite radiatori, quella dell’acqua refrigerata - prodotta a 7 °C - av-viene per mezzo di ventilconvettori, mantenendo in toto il sistema di trasferimento dei fluidi termovettori preesistente.

La gestione delle due pompe di calore è effettuata tramite un re-golatore di tipo digitale diretto (DDC) per l’inserimento in cascata delle due unità, in funzione del fabbisogno termico o frigorifero da erogare per il riscaldamento od il raffrescamento dei due edifici ser-viti, rilevato attraverso una sonda di temperatura posta sul ritorno generale dei fluidi provenienti dai due edifici.Il sistema di regolazione provvede inoltre a gestire l’alternanza pe-riodica di funzionamento sia delle unità a pompa di calore che delle elettropompe relative ai circuiti sorgente, utilizzo ed acque reflue.

L’edificio

• Due palazzine a due piani dedicate a Servizi Generali,

Servizi Decentrati e Rappresentanza

• 160.000 m2 di impianto

Il team

• Committente: Vettabbia scarl, Milano, Italy

• Gestione del Depuratore: Siba Spa, Milano, Italy

• Progettazione impianto: Tekser S.r.l., Milano, Italy

• Installazione impianti: Meregalli Impianti Ter-

motecnici S.r.l., Monza Brianza, Italy

Page 45: Lambiente 22015

Recupero di calore da acque reflueDavide Grimaldi, Business Developer Clivet spa - Email: [email protected]

Tecnologie Applicate

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Tabella 1 – Parti interessate all’intervento e team operativo.

Figura 1 - Depuratore di Nosedo, impianto dall’alto.

Il depuratore di Nosedo è il primo e più grande impianto di trat-tamento delle acque reflue della città di Milano. In esso vengono “rigenerati” ogni anno 150 milioni di metri cubi di acque di scarico provenienti dal bacino scolante centro orientale della Città di Mila-no, pari al 50% dell’intera città con una capacità di trattamento di 1.250.000 Abitanti Equivalenti.Il depuratore sorge in un’area compresa tra la città costruita e la vasta fascia irrigua che si estende a sud, nei pressi dell’Abbazia di Chiaravalle, un territorio ricco di valori paesistici e culturali legati all’operato dei monaci cistercensi.

La SfidaElemento integrante del polo depurativo di Nosedo era il progetto di inserimento non solo estetico, ma anche ambientale, necessa-rio per un impianto di dimensioni così imponenti, che insieme al parco copre un’area di 400.000 metri quadrati e fornisce acque depurate ad uso irriguo a circa 90 aziende agricole per un’esten-sione di 3700 ettari.Il Comune di Milano voleva inoltre rivalutare il ruolo del depuratore in modo da rivalorizzare l’area in cui esso sorgeva, che nell’im-maginario della gente era visto solo come luogo di cattivi odori, penalizzando anche le zone circostanti.

Per fare ciò non era sufficiente eliminare gli eventuali odori molesti attraverso un sistema di captazione ed abbattimento, bisognava dare al depuratore una valenza green, sfruttando sia la sua po-tenzialità in termini di riuso dell’acqua, che in termini di sfrutta-mento delle rinnovabili, facendolo assurgere a vettore energetico. Il Gestore del Depuratore, Siba Spa, desiderava infine rendere gli impianti di climatizzazione esistenti più efficienti, pur contenendo l’investimento.

La soluzioneIl progetto di riqualificazione ed ottimizzazione energetica dell’impianto di climatizzazione a servizio delle palazzine uffici e servizi del depuratore di Nosedo ha visto la sostituzione dei pre-

esistenti generatori, basati su pompe di calore condensate ad aria, con due pompe di calore reversibili di tipo multi compressore ad acqua con scambio da fonte idrotermica.

Le pompe di calore utilizzano le acque reflue deputate, rese dispo-nibili a fine ciclo con temperature variabili tra un minimo di 10 °C con clima rigido e un massimo di 24 °C in estate. Nel periodo invernale, esse vengono usate come sorgente ter-mica dalla quale le pompe di calore estraggono il calore mediante il lavoro del compressore. Nel periodo estivo permettono invece la condensazione ad acqua con efficienze nettamente superiori alle unità condensate ad aria.

La distribuzione dell’acqua calda - prodotta a 45 °C - avviene tramite radiatori, quella dell’acqua refrigerata - prodotta a 7 °C - av-viene per mezzo di ventilconvettori, mantenendo in toto il sistema di trasferimento dei fluidi termovettori preesistente.

La gestione delle due pompe di calore è effettuata tramite un re-golatore di tipo digitale diretto (DDC) per l’inserimento in cascata delle due unità, in funzione del fabbisogno termico o frigorifero da erogare per il riscaldamento od il raffrescamento dei due edifici ser-viti, rilevato attraverso una sonda di temperatura posta sul ritorno generale dei fluidi provenienti dai due edifici.Il sistema di regolazione provvede inoltre a gestire l’alternanza pe-riodica di funzionamento sia delle unità a pompa di calore che delle elettropompe relative ai circuiti sorgente, utilizzo ed acque reflue.

L’edificio

• Due palazzine a due piani dedicate a Servizi Generali,

Servizi Decentrati e Rappresentanza

• 160.000 m2 di impianto

Il team

• Committente: Vettabbia scarl, Milano, Italy

• Gestione del Depuratore: Siba Spa, Milano, Italy

• Progettazione impianto: Tekser S.r.l., Milano, Italy

• Installazione impianti: Meregalli Impianti Ter-

motecnici S.r.l., Monza Brianza, Italy

l’Ambiente

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Figura 3 - Depuratore di Nosedo, trasferimento acque depu-rate alla centrale.

Figura 2 - Depuratore di Nosedo, pompe di calore dedicate acqua-acqua.

I risultatiGrazie agli avanzati sistemi di abbattimento odori, ad una struttura architettonica armonizzata con il paesaggio circostante ed alla tra-sformazione delle acque reflue in fonte energetica rinnovabile per le pompe di calore che provvedono alla climatizzazione degli edifi-ci, il depuratore di Nosedo è una struttura perfettamente integrata con il territorio ed all’avanguardia dal punto di vista energetico ed ecologico.

L’uso delle acque depurate come pozzo termico per l’impianto di climatizzazione, ha migliorato sensibilmente l’efficienza energetica del sistema di climatizzazione rispetto al preesistente impianto con scambio in aria, passando da un COP di 3,0 ad un COP di 3,5 e da un EER 4,5 ad un EER di 5,5 con risparmi nei consumi energetici e di conseguenza nei costi di gestione di oltre il 50% su base annua. Alle condizioni estreme i vecchi gruppi a pompa di calore avevano

una potenza assorbita di 132 kW elettrici con 300 kW termici e 168 kW elettrici con 400 kW frigoriferi. Al carico di punta, i nuovi gruppi hanno invece un consumo di 110 kW elettrici (80 per le pompe di calore, 15 per le pompe delle acque depurate e 15 per le pompe di trasferimento all’edificio di rappresentanza) per 300kW termici, il 16% in meno, e 98 kW elettrici (65 per le pompe di calore, 15 per le pompe delle acque depurate e 15 per le pompe di trasferimen-to all’edificio di rappresentanza) per 400 kW frigoriferi, il 41.7% in meno.Questi risultati hanno posto le basi per un progetto più ampio di sfruttamento termico delle acque reflue del depuratore, con l’instal-lazione di una vera e propria centrale termica presso il depuratore stesso, da sfruttare per i fabbisogni di energia termica e frigorifera (teleriscaldamento e teleraffreddamento) di alcuni potenziali utenti, tutti situati entro 1 km di distanza da Nosedo: gli edifici di edilizia economica-popolare Aler, l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e il futuro complesso del Cerba (Centro Europeo di Ricerca Biomedica Avanzata).

Il Sistema

• Due pompe di calore acqua-acqua reversibili sul

circuito frigo ElfoEnergy Ground Medium WSHN-

XEE 602 in versione acqua di falda per il riscalda-

mento ed il raffreddamento delle aree dedicate

agli uffici ed ai servizi.

• Potenza totale 508 kW.

ElfoEnergy Ground Medium

• Pompa di calore acqua-acqua con la massima

efficienza stagionale grazie alla tecnologia Scroll

modulare con più compressori scroll per circuito

frigorifero. Ideale per gli edifici plurifamiliari e com-

merciali, è disponibile anche in versione acqua di

falda o geotermia. La costruzione compatta con

attacchi idrici verso l’alto permette di affiancare

più unità in spazi ridotti, realizzando centrali di ele-

vata potenza. Il controllo consente di coordinare

fino a 6 unità, gestendo automaticamente il fun-

zionamento con la massima efficienza. Disponibile

anche in versione Multifunzione per la produzione

di energia termica e frigorifera in modo contem-

poraneo ed indipendente.

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Missione rovente per un generatore: generazione autonoma di energia elettrica nel desertoLuciano Albertalli, General Manager WEG Italia - Email: [email protected]

Tecnologie Applicate

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Figura 1 - Impianto di trattamento del gas Wintershall a Jakhira (Fonte: Wintershall).

Figura 2 - Forza bruta: il generatore WEG di Nakhla ha una capacità di 10,2 MVA e pesa circa 36 tonnellate (Fonte: Weg).

Wintershall, una consociata di BASF, è passata da un impianto di generazione a gasolio ad uno a turbina a gas con generatore sincro-no per fornire energia elettrica al proprio impianto gas-oil separation package (GOSP) di Nakhla, nel deserto libico. Il generatore sincro-no personalizzato, che comprende un pacchetto di strumentazione e controllo, è stato realizzato da WEG, specialista mondiale nel campo degli azionamenti. Il risultato è un impianto di generazione autonomo che utilizza il gas associato proveniente dal GOSP, con conseguente riduzione dell’impatto ambientale e potenziamento della disponibilità dell’impianto stesso.Wintershall, il maggior produttore tedesco a livello mondiale di petro-lio e gas naturale, è attivo nel campo dell’esplorazione e trattamento del petrolio in Libia dal 1958. Oggi la società opera nel deserto libi-co 1.000 km a sud della capitale Tripoli, con otto campi petroliferi onshore nelle concessioni C 96 e C 97. Wintershall possiede inoltre una partecipazione nella produzione della piattaforma offshore Al Jurf situata al largo della costa nord-occidentale e detiene una licenza per un’altra area esplorativa nella regione sud-orientale del paese. Win-tershall, una delle maggiori società di estrazione presenti nel paese nordafricano, produce fino a 90.000 barili al giorno con una capacità annua massima di 30 milioni di barili. L’azienda opera inoltre come leader tecnologico nel settore dell’esplorazione e della produzione (E&P) locale. Invece di bruciare il gas che viene liberato durante la fase estrattiva, una pratica piuttosto comune, Wintershall segue una politica “no flaring” e tratta il gas in modo estensivo, riducendo in tal modo significativamente le emissioni di CO2 in Libia.

Sfruttamento dell’energia disponibileLa domanda di energia di Wintershall all’interno dell’impianto di Nakhla e Hamid è andata aumentando in seguito all’introduzione del processo di iniezione di acqua. Prima degli interventi di moder-nizzazione nell’impianto GOSP di Nakhla nel 2009, l’unico modo di soddisfare la richiesta di gasolio da circa 40.000 litri alla settimana dell’impianto di Hamid era tramite camion. Con migliaia di chilometri da percorrere ogni anno, il trasporto su strada risultava costoso e comportava inoltre il rischio di incidenti. Dal momento che la fornitura dipendeva interamente dai camion, vi era anche il rischio latente di mancanza di energia in caso di ritardi nelle consegne con conse-guente interruzione della produzione, che avrebbe inevitabilmente penalizzato la produttivitá dell’impianto.

Wintershall ha deciso di centralizzare la produzione di energia elet-trica nel GOSP del sito di Nakhla, a soli 26 km di distanza, in modo

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Missione rovente per un generatore: generazione autonoma di energia elettrica nel desertoLuciano Albertalli, General Manager WEG Italia - Email: [email protected]

Tecnologie Applicate

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Figura 1 - Impianto di trattamento del gas Wintershall a Jakhira (Fonte: Wintershall).

Figura 2 - Forza bruta: il generatore WEG di Nakhla ha una capacità di 10,2 MVA e pesa circa 36 tonnellate (Fonte: Weg).

Wintershall, una consociata di BASF, è passata da un impianto di generazione a gasolio ad uno a turbina a gas con generatore sincro-no per fornire energia elettrica al proprio impianto gas-oil separation package (GOSP) di Nakhla, nel deserto libico. Il generatore sincro-no personalizzato, che comprende un pacchetto di strumentazione e controllo, è stato realizzato da WEG, specialista mondiale nel campo degli azionamenti. Il risultato è un impianto di generazione autonomo che utilizza il gas associato proveniente dal GOSP, con conseguente riduzione dell’impatto ambientale e potenziamento della disponibilità dell’impianto stesso.Wintershall, il maggior produttore tedesco a livello mondiale di petro-lio e gas naturale, è attivo nel campo dell’esplorazione e trattamento del petrolio in Libia dal 1958. Oggi la società opera nel deserto libi-co 1.000 km a sud della capitale Tripoli, con otto campi petroliferi onshore nelle concessioni C 96 e C 97. Wintershall possiede inoltre una partecipazione nella produzione della piattaforma offshore Al Jurf situata al largo della costa nord-occidentale e detiene una licenza per un’altra area esplorativa nella regione sud-orientale del paese. Win-tershall, una delle maggiori società di estrazione presenti nel paese nordafricano, produce fino a 90.000 barili al giorno con una capacità annua massima di 30 milioni di barili. L’azienda opera inoltre come leader tecnologico nel settore dell’esplorazione e della produzione (E&P) locale. Invece di bruciare il gas che viene liberato durante la fase estrattiva, una pratica piuttosto comune, Wintershall segue una politica “no flaring” e tratta il gas in modo estensivo, riducendo in tal modo significativamente le emissioni di CO2 in Libia.

Sfruttamento dell’energia disponibileLa domanda di energia di Wintershall all’interno dell’impianto di Nakhla e Hamid è andata aumentando in seguito all’introduzione del processo di iniezione di acqua. Prima degli interventi di moder-nizzazione nell’impianto GOSP di Nakhla nel 2009, l’unico modo di soddisfare la richiesta di gasolio da circa 40.000 litri alla settimana dell’impianto di Hamid era tramite camion. Con migliaia di chilometri da percorrere ogni anno, il trasporto su strada risultava costoso e comportava inoltre il rischio di incidenti. Dal momento che la fornitura dipendeva interamente dai camion, vi era anche il rischio latente di mancanza di energia in caso di ritardi nelle consegne con conse-guente interruzione della produzione, che avrebbe inevitabilmente penalizzato la produttivitá dell’impianto.

Wintershall ha deciso di centralizzare la produzione di energia elet-trica nel GOSP del sito di Nakhla, a soli 26 km di distanza, in modo

l’Ambiente

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Figura 3 - Il nuovo sistema autonomo, costituito da un gene-ratore e una turbina a gas, genera elettricità senza interruzio-ne utilizzando il gas associato proveniente dal GOSP a Nakhla (Fonte: Wintershall).

Figura 4 - Tutti i dispositivi di sincronizzazione, strumentazione e protezione sono alloggiati in un singolo armadio (raffigurato qui prima della spedizione dalla fabbrica). WEG ha progettato il sistema generatore come package autonomo (Fonte: WEG).

da sfruttare il gas associato disponibile per la generazione di energia elettrica. La soluzione è stata una nuova turbina a gas ad alte presta-zioni con potenza nominale di 7 MW equipaggiata con un generatore sincrono WEG.A causa delle gravose condizioni ambientali, come temperature ele-vate e frequenti tempeste di sabbia, le apparecchiature elettriche de-vono rispettare requisiti molto rigorosi. Ad esempio, è necessario pre-venire la formazione di depositi di sabbia all’interno del generatore e le particelle fini di sabbia che possono penetrare anche nelle fessure più piccole devono essere immediatamente rimosse per evitare dan-ni. Inoltre, a causa dell’ubicazione remota del sito, le parti di ricam-bio non sono prontamente disponibili e tutti i materiali da costruzione devono essere trasportati al sito (la realizzazione del calcestruzzo da materiali presenti in loco non è possibile per via della sabbia ec-cessivamente salata).

Per far fronte a tutti questi problemi, Wintershall ha scelto i robusti e affidabili generatori WEG. Con una capacità di 10,2 MVA, il generato-re sincrono WEG opera in modo autonomo e ha già totalizzato oltre 20.000 ore di funzionamento continuativo. Trattandosi di un modello personalizzato, la realizzazione del generatore ha richiesto circa un anno e una delle sue caratteristiche peculiari consiste nel raffredda-mento ad aria con uno scambiatore di calore aria/aria montato nella parte superiore e ventilatori esterni. Il filtro dell’aria è progettato per prevenire l’accumulo di sabbia con convogliamento diretto dei granuli di sabbia attraverso apposite fenditure. Inoltre, il generatore a quattro poli - con livello di protezione IP55 - è progettato per una tensione di 6.000 V alla frequenza di 50 Hz e per temperature fino a 55 °C ed è verniciato di bianco per ridurre al minimo l›assorbimento di calore. Per fornire un’alimentazione elettrica di riserva è stata costruita una linea elettrica aerea da 30 kV che collega Nakhla all’impianto di ge-nerazione a gasolio di Hamid. Il GOSP può essere ora alimentato dalla turbina a gas e dal generatore o dall’impianto di generazione a gasolio in caso di emergenza. I 14 MW di surplus di calore generati dalla turbina a gas vengono utilizzati per riscaldare il petrolio estratto a 70 °C in sostituzione di cinque caldaie ad acqua bollente.

Molti vantaggi da un unico generatoreCol passaggio alla soluzione turbina a gas e generatore sincrono, Wintershall ha ottenuto vantaggi significativi. Il più importante di que-sti è rappresentato dalla maggiore sicurezza operativa dell’impianto, grazie alla generazione di energia elettrica in modo affidabile, auto-nomo e ridondante. Inoltre, il nuovo sistema di generazione richiede meno manutenzione rispetto al precedente impianto a gasolio. In aggiunta, il trasporto del combustibile diesel via camion, costoso ed esposto ad incidenti, si rende ora necessario solo in caso di emer-genza. Come risultato, il consumo di gasolio si è ridotto significativa-mente, con conseguente riduzione dei costi e delle emissioni di CO2. Il calore in eccesso viene inoltre utilizzato per riscaldare il greggio.

“Questo progetto non rappresenta l’unica collaborazione di succes-so con Wintershall in Libia,” ha dichiarato Andreas Schulte Mesum, Direttore Prodotti energetici di WEG Germania. “Due generatori sin-croni con design similare sono già in uso nell’impianto di Jakhira. Uno di questi è integrato da una turbina a gas per la generazione di energia elettrica, mentre l’altro serve da generatore di riserva. I no-stri generatori sono particolarmente idonei in caso di sostituzioni dal momento che il nostro alto livello di integrazione verticale ci consente di adattarci in modo molto flessibile alle richieste dei singoli clienti. Il generatore di rimpiazzo di Jakhira, ad esempio, è dotato di giunti differenti per gli alberi e piastre di adattamento per l’installazione, il che consente ad un singolo modello di generatore di essere utilizzato per sostituire due diversi tipi di generatori”.

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Un costo sempre più altoTiziana Toto, Responsabile energia e ambiente – Email: [email protected]

Attivi per l’ambiente a cura di Mariano Votta e Tiziana Toto

2/201546Tabella 1 - Spesa media annua per singole voci e per regioni (Importi comprensivi di Iva).

L’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva ha realizzato per il decimo anno consecutivo un’indagine sui costi sostenuti dai cittadini per il servizio idrico integrato nel corso del 2014. A livello regionale (Tabella 1) il triste primato va alla Toscana: la spesa media in un anno è di € 526, con una variazione del 5,6% rispetto al 2013; inoltre, sette delle dieci città più costose sono capoluoghi toscani, la cui spesa è aumentata rispetto al 2013. Non sono da meno le altre regioni centrali: le Marche (€ 451), con una variazione del 5,1%, e l’Umbria (€ 439) con una variazione del 4,3%. Fra i capoluoghi di provincia, le città più care sono le toscane: Firen-ze, Pistoia e Prato con € 563 euro, seguono Grosseto e Siena con € 562. Il primato positivo va ad Isernia (€ 120, tariffa invariata rispetto all’anno precedente); segue Milano con i suoi € 136 (ed un aumento dell’8,7%). I maggiori incrementi rispetto all’anno precedente si regi-strano a Latina e Cuneo (+17%). Più virtuose le regioni del nord: delle 10 città più economiche, cinque di esse sono capoluoghi delle regioni settentrionali (Tabella 2).Prendendo in considerazione le singole componenti del servizio idrico

integrato, la tariffa più alta per il servizio di acquedotto è applicata nella città di Reggio di Calabria (€ 355) con una spesa di oltre 39 volte superiore a quella riscontrata nella città di Aosta (€ 9). Depurazione e fognatura costano complessivamente di più a Carrara (€ 298), circa 6 volte di più rispetto a Cremona (€ 49). La quota fissa più elevata è a Gorizia (€ 99), 28 volte superiore a quella di Milano (€ 3,50).Non è migliore il dato sulla dispersione idrica: in Italia in media il 37% dell’acqua immessa nelle tubature va sprecata, in aumento di tre punti percentuale rispetto al 2013. Il problema è particolarmente grave nelle aree meridionali del Paese, contraddistinte da perdite ben al di sopra della media nazionale: spiccano in negativo Calabria (60%) e Basilicata (58%). Non va meglio al centro: nel Lazio c’è una dispersione idrica del 60% e in Abruzzo con il 53%. Relativamente più virtuose la Valle d’Aosta con il 20% di dispersione, Marche e Trentino Alto Adige con il 26%.

Nonostante il quadro poco confortante, si riscontra la presenza di age-volazioni tariffarie nel 56% dei casi. La situazione resta però molto

Regione Totale 2014 Totale 2013 Totale 2007 Variazione 2013/14

Variazione 2007/14

Abruzzo € 294 € 285 € 207 3,2% 42,2%Basilicata € 304 € 295 € 224 3,1% 35,7%Calabria € 282 € 282 € 186 0,0% 51,6%Campania € 262 € 259 € 190 1,2% 37,9%Emilia € 439 € 406 € 284 8,1% 54,6%Friuli € 283 € 266 € 168 6,4% 68,5%Lazio € 371 € 334 € 216 11,1% 71,8%Liguria € 320 € 305 € 227 4,9% 41,0%Lombardia € 255 € 239 € 168 6,7% 51,8%Marche € 451 € 429 € 270 5,1% 67,0%Molise € 143 € 143 € 138 0,0% 3,6%Piemonte € 342 € 315 € 229 8,6% 49,3%Puglia € 412 € 390 € 299 5,6% 37,8%Sardegna € 368 € 321 € 232 14,7% 58,6%Sicilia € 344 € 337 € 254 2,1% 35,4%Toscana € 526 € 498 € 312 5,6% 68,6%Trentino € 265 € 258 € 192 2,7% 38,4%Umbria € 439 € 421 € 290 4,3% 51,4%V. d'Aosta € 220 € 220 € 147 0,0% 49,7%Veneto € 351 € 326 € 207 7,7% 69,6%Italia € 355 € 333 € 233 6,6% 52,3%

Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio prezzi e tariffe, 2015

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Un costo sempre più altoTiziana Toto, Responsabile energia e ambiente – Email: [email protected]

Attivi per l’ambiente a cura di Mariano Votta e Tiziana Toto

2/201546Tabella 1 - Spesa media annua per singole voci e per regioni (Importi comprensivi di Iva).

L’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva ha realizzato per il decimo anno consecutivo un’indagine sui costi sostenuti dai cittadini per il servizio idrico integrato nel corso del 2014. A livello regionale (Tabella 1) il triste primato va alla Toscana: la spesa media in un anno è di € 526, con una variazione del 5,6% rispetto al 2013; inoltre, sette delle dieci città più costose sono capoluoghi toscani, la cui spesa è aumentata rispetto al 2013. Non sono da meno le altre regioni centrali: le Marche (€ 451), con una variazione del 5,1%, e l’Umbria (€ 439) con una variazione del 4,3%. Fra i capoluoghi di provincia, le città più care sono le toscane: Firen-ze, Pistoia e Prato con € 563 euro, seguono Grosseto e Siena con € 562. Il primato positivo va ad Isernia (€ 120, tariffa invariata rispetto all’anno precedente); segue Milano con i suoi € 136 (ed un aumento dell’8,7%). I maggiori incrementi rispetto all’anno precedente si regi-strano a Latina e Cuneo (+17%). Più virtuose le regioni del nord: delle 10 città più economiche, cinque di esse sono capoluoghi delle regioni settentrionali (Tabella 2).Prendendo in considerazione le singole componenti del servizio idrico

integrato, la tariffa più alta per il servizio di acquedotto è applicata nella città di Reggio di Calabria (€ 355) con una spesa di oltre 39 volte superiore a quella riscontrata nella città di Aosta (€ 9). Depurazione e fognatura costano complessivamente di più a Carrara (€ 298), circa 6 volte di più rispetto a Cremona (€ 49). La quota fissa più elevata è a Gorizia (€ 99), 28 volte superiore a quella di Milano (€ 3,50).Non è migliore il dato sulla dispersione idrica: in Italia in media il 37% dell’acqua immessa nelle tubature va sprecata, in aumento di tre punti percentuale rispetto al 2013. Il problema è particolarmente grave nelle aree meridionali del Paese, contraddistinte da perdite ben al di sopra della media nazionale: spiccano in negativo Calabria (60%) e Basilicata (58%). Non va meglio al centro: nel Lazio c’è una dispersione idrica del 60% e in Abruzzo con il 53%. Relativamente più virtuose la Valle d’Aosta con il 20% di dispersione, Marche e Trentino Alto Adige con il 26%.

Nonostante il quadro poco confortante, si riscontra la presenza di age-volazioni tariffarie nel 56% dei casi. La situazione resta però molto

Regione Totale 2014 Totale 2013 Totale 2007 Variazione 2013/14

Variazione 2007/14

Abruzzo € 294 € 285 € 207 3,2% 42,2%Basilicata € 304 € 295 € 224 3,1% 35,7%Calabria € 282 € 282 € 186 0,0% 51,6%Campania € 262 € 259 € 190 1,2% 37,9%Emilia € 439 € 406 € 284 8,1% 54,6%Friuli € 283 € 266 € 168 6,4% 68,5%Lazio € 371 € 334 € 216 11,1% 71,8%Liguria € 320 € 305 € 227 4,9% 41,0%Lombardia € 255 € 239 € 168 6,7% 51,8%Marche € 451 € 429 € 270 5,1% 67,0%Molise € 143 € 143 € 138 0,0% 3,6%Piemonte € 342 € 315 € 229 8,6% 49,3%Puglia € 412 € 390 € 299 5,6% 37,8%Sardegna € 368 € 321 € 232 14,7% 58,6%Sicilia € 344 € 337 € 254 2,1% 35,4%Toscana € 526 € 498 € 312 5,6% 68,6%Trentino € 265 € 258 € 192 2,7% 38,4%Umbria € 439 € 421 € 290 4,3% 51,4%V. d'Aosta € 220 € 220 € 147 0,0% 49,7%Veneto € 351 € 326 € 207 7,7% 69,6%Italia € 355 € 333 € 233 6,6% 52,3%

Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio prezzi e tariffe, 2015

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Tabella 2 – Le dieci città in cui il servizio idrico integrato costa di meno (Importi comprensivi di Iva, anno 2014).

Tabella 3 – Dati sulla dispersione idrica: il 37% dell’acqua immersa nelle tubature va sprecata.

CITTADINANZATTIVA-ONLUSC.F.: 80436250585

centralino: 06367181 (dal lunedì al venerdì 9.00/17.00 orario continuato);Per la tutela dei tuoi diritti, contatta il PiT Servizi: 0636718555(lun. - merc. - ven. 9.30/13.30); [email protected];Per saperne di più sulle attività di Cittadinanzattiva, visita il sito, iscriviti alla newsletter gratuita su www.cittadinanzattiva.it

e seguici su

Città Spesa annua 2014 Variazione 2013/14 Variazione 2007/14

Isernia € 120 0,0% 9,4%

Milano € 136 8,7% 28,2%

Campobasso € 166 0,0% 0,0%

Cosenza € 171 0,0% 0,0%

Caserta € 184 0,0% 0,0%

Catania € 194 2,1% 5,6%

Varese € 198 11,9% 23,8%

Udine € 207 10,1% 56,8%

Savona € 211 3,7% 20,6%

Imperia € 212 0,0% 16,5%Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio prezzi e tariffe, 2015.

disomogenea nelle diverse aree del Paese e le misure risultano esse-re spesso poco incisive. Gli aventi diritto vengono individuati in base alla soglia dell’indicatore Isee nel 79% dei casi; per quanto riguarda l’entità dell’agevolazione, nel 31% dei casi è uguale per tutti gli aventi diritto e in un ulteriore 31% è stabilita in base alla numerosità del nu-cleo familiare. Infine, per quanto riguarda la tipologia di agevolazione, nel 39% dei casi si configura come contributo forfettario. Il Commissario Europeo Vĕra Jourová per la Giornata europea del consumatore ha affermato in maniera chiara che è urgente mettere al centro delle politiche la figura dei cittadini-consumatori, rafforzandone i diritti ed aumentando i luoghi della partecipazione.Nell’ambito dei servizi idrici, nel nostro paese abbiamo anche ulteriori traguardi: garantire la fornitura di acqua potabile in tutte le aree del paese, ridurre il dato sulla dispersione idrica che rimane elevatissimo, ovvero garantire a tutti l’accessibilità e la qualità nell’erogazione del servizio. Coinvolgere i cittadini nella definizione e nella valutazione del servizio, applicando il comma 461 dell’art.2 delle Legge Finanziaria per il 2008, può rappresentare un atto di coraggio da parte delle am-ministrazioni ed un’assunzione di responsabilità da parte di cittadini ed organizzazioni di consumatori, per considerare la qualità e l’effi-cienza “un bene comune”.

Regione Dispersione rete 20131

Dispersione rete 20072

Abruzzo 53% 51%

Basilicata 58% -

Calabria 60% 49%

Campania 46% 39%

Emilia Romagna 27% 22%

Friuli Venezia Giulia 31% 37%

Lazio 60% 37%

Liguria 28% 20%

Lombardia 27% 15%

Marche 26% 23%

Molise - 56%

Piemonte 28% 24%

Puglia 34% 40%

Sardegna - 43%

Sicilia 49% 36%

Toscana 36% 34%

Trentino Alto Adige 26% 27%

Umbria 40% 35%

Valle d'Aosta 20% 39%

Veneto 31% 26%

Italia 37% 34%Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio prezzi e tariffe su dati Legambiente – Ecosistema Urbano 2014.

l’Ambiente

1 Dato non disponibile per Pescara, Crotone, Avellino, Caserta, Viterbo, Genova, Lodi, Campobasso, Isernia, Cagliari, Nuoro, Oristano, Agrigento, Caltanissetta, Grosseto, Pistoia, Prato, Rovigo. 2 Per il 2007 non sono disponibili i dati relativi alle seguenti città: Agrigento, Brin-disi, Chieti, Enna, Isernia, Matera, Nuoro, Oristano, Potenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia.

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Finanziamenti europei senza frontiere

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Qualche lettore ricorda con nostalgia i “Giochi senza frontiere”? Eravamo incollati davanti alla televisione in bianco e nero, pronti a tifare per la squadra italiana che doveva sfidare le squadre euro-pee in una piccola olimpiade di giochi. La prima edizione andò in onda nel 1965 e poi, ogni estate, ininterrottamente fino al 1982 per poi chiudere il programma nel 1999. Anche la Commissione Europea ha finalmente compreso che la crescita si misura a livello mondiale ed ha abbattuto le frontiere offrendo alle aziende, alle organizzazioni senza scopo di lucro, alle ONG, alle università e ai centri di ricerca europei un pacchetto di finanziamenti da condividere con soggetti di altri paesi interessati a collaborare a “Horizon 2020”. Questo nuovissimo Programma Quadro ha una dotazione di circa ottanta miliardi di euro e ri-unirà per la prima volta tutti i finanziamenti dell’Unione Europea esistenti per la ricerca e l’innovazione (CIP e IET). Horizon 2020 indirizzerà le risorse finanziarie verso tre priorità di-stinte che corrispondono alle priorità della strategia Europa 2020 e dell’iniziativa “L’Unione dell’Innovazione” che attribuiscono alla ricerca e all’innovazione un ruolo fondamentale per conseguire gli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Horizon

2020 ha una marcia in più: introduce una notevole semplificazione sia nelle regole di partecipazione sia grazie all’accorpamento in un unico programma dei finanziamenti

Il progetto: chi partecipa e comePossono partecipare ad Horizon 2020 qualsiasi impresa, associa-zione senza scopo di lucro, ONG, fondazione, università e centro di ricerca stabiliti in uno Stato membro oppure in un paese associato o in un paese terzo in grado di soddisfare le condizioni minime di partecipazione stabilite dai bandi comunitari. Ogni progetto deve essere presentato da almeno 3 soggetti giuridici, ognuno dei quali deve essere stabilito in uno Stato membro o in un paese associato diverso. In nessun caso 2 di questi soggetti giuridici possono esse-re stabiliti nello stesso Stato membro o paese associato. Inoltre tutti e tre i soggetti giuridici devono essere indipendenti l’uno dall’altro.Il programma prevede solo due tipologie di cofinanziamento o contributo alla spesa, in base al tipo di attività previsto per quella misura indicato in ogni bando. I soggetti no-profit ottengono la stra-ordinaria opportunità di ottenere fino il 100% dei costi sostenuti, mentre per tutti gli altri soggetti è previsto un flat rate del 25% per i costi indiretti. Le porte sono aperte a tutti gli Stati Membri UE, ai paesi partecipan-ti dei Paesi associati al Programma Quadro di Ricerca dell’Unione Europea (cioè quei Paesi che contribuiscono al budget dell’Unione) dato che hanno gli stessi diritti degli enti degli Stati Membri mentre per gli altri Paesi la situazione può variare a seconda dell’azione finanziata. Ad esempio possono candidarsi i soggetti residenti nei paesi membri dell’ European Free Trade Association (EFTA), nei paesi e territori associati al settimo programma quadro, nei paesi terzi selezionati che hanno una buona capacità in scienza, tecno-logia e innovazione. Per ricercare un partner qualificato e in grado di collaborare seriamente ci si può rivolgere alla Camera per la Cooperazione italiana visitando il sito web http://chamberofcooperation.wix.com/ccip oppure inviare una email a [email protected]

La dotazione finanziaria per l’attuazione di HORIZON 2020 è così fissata:

Priorità 1 - Eccellenza scientifica, € 22.274 milioni, 31,73% del budget totalePriorità 2 - Leadership industriale € 15.507 milioni, 22,09% del budget totalePriorità 3 - Sfide per la società € 27.048,06 milioni, 38,53% del budget totaleIl restante budget è assegnato ai programmi trasversali

Euronews a cura di Roberto Alzetta

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Finanziamenti europei senza frontiere

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Qualche lettore ricorda con nostalgia i “Giochi senza frontiere”? Eravamo incollati davanti alla televisione in bianco e nero, pronti a tifare per la squadra italiana che doveva sfidare le squadre euro-pee in una piccola olimpiade di giochi. La prima edizione andò in onda nel 1965 e poi, ogni estate, ininterrottamente fino al 1982 per poi chiudere il programma nel 1999. Anche la Commissione Europea ha finalmente compreso che la crescita si misura a livello mondiale ed ha abbattuto le frontiere offrendo alle aziende, alle organizzazioni senza scopo di lucro, alle ONG, alle università e ai centri di ricerca europei un pacchetto di finanziamenti da condividere con soggetti di altri paesi interessati a collaborare a “Horizon 2020”. Questo nuovissimo Programma Quadro ha una dotazione di circa ottanta miliardi di euro e ri-unirà per la prima volta tutti i finanziamenti dell’Unione Europea esistenti per la ricerca e l’innovazione (CIP e IET). Horizon 2020 indirizzerà le risorse finanziarie verso tre priorità di-stinte che corrispondono alle priorità della strategia Europa 2020 e dell’iniziativa “L’Unione dell’Innovazione” che attribuiscono alla ricerca e all’innovazione un ruolo fondamentale per conseguire gli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Horizon

2020 ha una marcia in più: introduce una notevole semplificazione sia nelle regole di partecipazione sia grazie all’accorpamento in un unico programma dei finanziamenti

Il progetto: chi partecipa e comePossono partecipare ad Horizon 2020 qualsiasi impresa, associa-zione senza scopo di lucro, ONG, fondazione, università e centro di ricerca stabiliti in uno Stato membro oppure in un paese associato o in un paese terzo in grado di soddisfare le condizioni minime di partecipazione stabilite dai bandi comunitari. Ogni progetto deve essere presentato da almeno 3 soggetti giuridici, ognuno dei quali deve essere stabilito in uno Stato membro o in un paese associato diverso. In nessun caso 2 di questi soggetti giuridici possono esse-re stabiliti nello stesso Stato membro o paese associato. Inoltre tutti e tre i soggetti giuridici devono essere indipendenti l’uno dall’altro.Il programma prevede solo due tipologie di cofinanziamento o contributo alla spesa, in base al tipo di attività previsto per quella misura indicato in ogni bando. I soggetti no-profit ottengono la stra-ordinaria opportunità di ottenere fino il 100% dei costi sostenuti, mentre per tutti gli altri soggetti è previsto un flat rate del 25% per i costi indiretti. Le porte sono aperte a tutti gli Stati Membri UE, ai paesi partecipan-ti dei Paesi associati al Programma Quadro di Ricerca dell’Unione Europea (cioè quei Paesi che contribuiscono al budget dell’Unione) dato che hanno gli stessi diritti degli enti degli Stati Membri mentre per gli altri Paesi la situazione può variare a seconda dell’azione finanziata. Ad esempio possono candidarsi i soggetti residenti nei paesi membri dell’ European Free Trade Association (EFTA), nei paesi e territori associati al settimo programma quadro, nei paesi terzi selezionati che hanno una buona capacità in scienza, tecno-logia e innovazione. Per ricercare un partner qualificato e in grado di collaborare seriamente ci si può rivolgere alla Camera per la Cooperazione italiana visitando il sito web http://chamberofcooperation.wix.com/ccip oppure inviare una email a [email protected]

La dotazione finanziaria per l’attuazione di HORIZON 2020 è così fissata:

Priorità 1 - Eccellenza scientifica, € 22.274 milioni, 31,73% del budget totalePriorità 2 - Leadership industriale € 15.507 milioni, 22,09% del budget totalePriorità 3 - Sfide per la società € 27.048,06 milioni, 38,53% del budget totaleIl restante budget è assegnato ai programmi trasversali

Euronews a cura di Roberto Alzetta

Il Sardinia Symposium è uno dei principali forum di riferimento a livello mondiale per gli esperti del settore che ogni due anni si ritrovano in Sardegna per presentare e discutere nuove strategie e tecnologie in una delle vetrine più prestigiose per la ricerca nazionale e internazionale:

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Page 52: Lambiente 22015

Le misure di protezione attiva applicabili ai depositi di bioetanoloRoberto Lauri, Inail Ricerca, Certificazione e Verifica, Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti ed Insediamenti Antropici – Email: [email protected]

Energia e Ambiente

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+ P

Tabella 1 – Classificazione dei liquidi infiammabili.

Sulla base delle esperienze e delle evoluzioni delle politiche energetiche, che hanno visto un crescente integrarsi delle de-cisioni ambientali con quelle di natura energetica, l’Unione Eu-ropea ha definito una strategia, finalizzata a raggiungere entro il 2020 tre principali obiettivi: la riduzione dell’entità dei consumi globali delle fonti energetiche, il decremento delle emissioni di gas capaci di alterare le condizioni climatiche e infine l’aumento al 20% della presenza di fonti rinnovabili nel computo totale del-le risorse utilizzate a fini energetici. Considerando questo ultimo aspetto è importante sottolineare il fatto che si fa riferimento a tutte le forme di energia e dunque anche ai consumi per il riscal-damento e il raffrescamento sia nelle industrie che nel settore civile ed al ramo dei trasporti, per il quale si prevede che i fab-bisogni siano coperti almeno per il 10% da biocombustibili. Una forte accelerazione alla produzione di biocombustibili può essere impressa dalle bioraffinerie che consentono, attraverso tecnolo-gie e processi che producono minimi scarti e limitano le ricadute sull’ambiente, la trasformazione delle biomasse in vettori ener-getici (combustibili), prodotti di chimica di base e di chimica fine. Nell’ambito dei combustibili di pregio di origine vegetale l’articolo prende in esame il bioetanolo, che viene miscelato in proporzioni variabili nei carburanti per l’autotrazione ed anche impiegato per il riscaldamento civile. In alcuni Paesi, come Brasile e Francia, esso è in vendita da diversi anni nelle pompe di distribuzione come componente delle benzine verdi, mentre in Italia si potrebbero creare scenari inte-ressanti per un suo crescente utilizzo. La diffusione delle bioraf-finerie deve avvenire non solo nell’ottica della riduzione dell’im-patto ambientale e della massimizzazione delle rese, ma anche del miglioramento del livello di sicurezza del loro ciclo produttivo. Il presente lavoro focalizza l’attenzione sullo stoccaggio del bio-etanolo, illustrando le misure di protezione attiva più efficaci per limitare gli effetti di possibili incendi di etanolo e fornendo delle indicazioni per il dimensionamento di tali sistemi di sicurezza.

Etanolo: individuazione dell’indicazione di pericolo ai sensi del Regolamento CE 1272/2008L’etanolo è caratterizzato da un campo di infiammabilità che è compreso tra il 3,5% e il 15% (le percentuali si riferiscono a va-lori volumetrici), da un punto di infiammabilità di circa 13 °C e da una temperatura di ebollizione di circa 78 °C. E’ bene precisare che tale biocombustibile, prodotto sfruttando biomasse lignocel-lulosiche, presenta proprietà chimico-fisiche praticamente iden-tiche a quelle dell’etanolo di origine sintetica. La definizione di

tali parametri è utile per classificare l’alcol etilico secondo i det-tami (Tabella 1), sanciti dal Regolamento CE 1272/2008, che ha modificato in ambito europeo la classificazione, l’etichettatu-ra e l’imballaggio delle sostanze e delle miscele. Osservando la tabella sottostante si ricava la categoria (2) di appartenenza dell’etanolo, a cui viene associata (dal medesimo Regolamento) l’indicazione di pericolo H 225, cioè liquido e vapore facilmente infiammabili. Ciò influenza sia la scelta dell’agente estinguente che il dimensionamento dei sistemi di protezione attiva.

Categoria Criteri

1 Punto di infiammabilità < 23 °C e punto iniziale di ebollizione ≤ 35 °C

2 Punto di infiammabilità < 23 °C e punto iniziale di ebollizione > 35 °C

3 23 °C ≤ Flash point ≤ 60 °C

L’agente estinguentePoiché il bioetanolo può generare incendi di classe B, l’agen-te estinguente più adatto per spegnere tali fuochi è la misce-la schiumogena (soluzione acquosa di un liquido schiumoge-no). Lo schiumogeno viene definito in base al suo rapporto di espansione. Lo schiumogeno a bassa espansione si espande da 1 a 20 volte il suo volume originale, lo schiumogeno a media espansione si espande da 20 a 200 volte e lo schiumogeno ad alta espansione si espande da 200 a 1000 volte. Gli impianti di estinzione a bassa espansione vengono generalmente im-piegati in zone dove bisogna affrontare bassi carichi di com-bustibile ed in cui la velocità di intervento è fondamentale. Nel caso di depositi di combustibile più consistenti si può ottene-re un miglior controllo con una schiuma avente un rapporto di espansione maggiore, creando una vera e propria “coperta” sulla zona da proteggere, arrivando fino al limite degli impianti a media espansione. Per gli impianti ad alta espansione il con-cetto di spegnimento cambia radicalmente, infatti l’obiettivo da conseguire è quello di una saturazione volumetrica, togliendo fisicamente l’ossigeno dall’ambiente. Per la protezione dei de-positi di bioetanolo sono ampiamente diffusi gli schiumogeni AFFF (Aqueous film-forming foam) resistenti all’alcool, essen-do questo biocombustibile miscibile con l’acqua. I concentrati schiumogeni consentono di creare un film in grado di separare

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Le misure di protezione attiva applicabili ai depositi di bioetanoloRoberto Lauri, Inail Ricerca, Certificazione e Verifica, Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti ed Insediamenti Antropici – Email: [email protected]

Energia e Ambiente

2/201550

+ P

Tabella 1 – Classificazione dei liquidi infiammabili.

Sulla base delle esperienze e delle evoluzioni delle politiche energetiche, che hanno visto un crescente integrarsi delle de-cisioni ambientali con quelle di natura energetica, l’Unione Eu-ropea ha definito una strategia, finalizzata a raggiungere entro il 2020 tre principali obiettivi: la riduzione dell’entità dei consumi globali delle fonti energetiche, il decremento delle emissioni di gas capaci di alterare le condizioni climatiche e infine l’aumento al 20% della presenza di fonti rinnovabili nel computo totale del-le risorse utilizzate a fini energetici. Considerando questo ultimo aspetto è importante sottolineare il fatto che si fa riferimento a tutte le forme di energia e dunque anche ai consumi per il riscal-damento e il raffrescamento sia nelle industrie che nel settore civile ed al ramo dei trasporti, per il quale si prevede che i fab-bisogni siano coperti almeno per il 10% da biocombustibili. Una forte accelerazione alla produzione di biocombustibili può essere impressa dalle bioraffinerie che consentono, attraverso tecnolo-gie e processi che producono minimi scarti e limitano le ricadute sull’ambiente, la trasformazione delle biomasse in vettori ener-getici (combustibili), prodotti di chimica di base e di chimica fine. Nell’ambito dei combustibili di pregio di origine vegetale l’articolo prende in esame il bioetanolo, che viene miscelato in proporzioni variabili nei carburanti per l’autotrazione ed anche impiegato per il riscaldamento civile. In alcuni Paesi, come Brasile e Francia, esso è in vendita da diversi anni nelle pompe di distribuzione come componente delle benzine verdi, mentre in Italia si potrebbero creare scenari inte-ressanti per un suo crescente utilizzo. La diffusione delle bioraf-finerie deve avvenire non solo nell’ottica della riduzione dell’im-patto ambientale e della massimizzazione delle rese, ma anche del miglioramento del livello di sicurezza del loro ciclo produttivo. Il presente lavoro focalizza l’attenzione sullo stoccaggio del bio-etanolo, illustrando le misure di protezione attiva più efficaci per limitare gli effetti di possibili incendi di etanolo e fornendo delle indicazioni per il dimensionamento di tali sistemi di sicurezza.

Etanolo: individuazione dell’indicazione di pericolo ai sensi del Regolamento CE 1272/2008L’etanolo è caratterizzato da un campo di infiammabilità che è compreso tra il 3,5% e il 15% (le percentuali si riferiscono a va-lori volumetrici), da un punto di infiammabilità di circa 13 °C e da una temperatura di ebollizione di circa 78 °C. E’ bene precisare che tale biocombustibile, prodotto sfruttando biomasse lignocel-lulosiche, presenta proprietà chimico-fisiche praticamente iden-tiche a quelle dell’etanolo di origine sintetica. La definizione di

tali parametri è utile per classificare l’alcol etilico secondo i det-tami (Tabella 1), sanciti dal Regolamento CE 1272/2008, che ha modificato in ambito europeo la classificazione, l’etichettatu-ra e l’imballaggio delle sostanze e delle miscele. Osservando la tabella sottostante si ricava la categoria (2) di appartenenza dell’etanolo, a cui viene associata (dal medesimo Regolamento) l’indicazione di pericolo H 225, cioè liquido e vapore facilmente infiammabili. Ciò influenza sia la scelta dell’agente estinguente che il dimensionamento dei sistemi di protezione attiva.

Categoria Criteri

1 Punto di infiammabilità < 23 °C e punto iniziale di ebollizione ≤ 35 °C

2 Punto di infiammabilità < 23 °C e punto iniziale di ebollizione > 35 °C

3 23 °C ≤ Flash point ≤ 60 °C

L’agente estinguentePoiché il bioetanolo può generare incendi di classe B, l’agen-te estinguente più adatto per spegnere tali fuochi è la misce-la schiumogena (soluzione acquosa di un liquido schiumoge-no). Lo schiumogeno viene definito in base al suo rapporto di espansione. Lo schiumogeno a bassa espansione si espande da 1 a 20 volte il suo volume originale, lo schiumogeno a media espansione si espande da 20 a 200 volte e lo schiumogeno ad alta espansione si espande da 200 a 1000 volte. Gli impianti di estinzione a bassa espansione vengono generalmente im-piegati in zone dove bisogna affrontare bassi carichi di com-bustibile ed in cui la velocità di intervento è fondamentale. Nel caso di depositi di combustibile più consistenti si può ottene-re un miglior controllo con una schiuma avente un rapporto di espansione maggiore, creando una vera e propria “coperta” sulla zona da proteggere, arrivando fino al limite degli impianti a media espansione. Per gli impianti ad alta espansione il con-cetto di spegnimento cambia radicalmente, infatti l’obiettivo da conseguire è quello di una saturazione volumetrica, togliendo fisicamente l’ossigeno dall’ambiente. Per la protezione dei de-positi di bioetanolo sono ampiamente diffusi gli schiumogeni AFFF (Aqueous film-forming foam) resistenti all’alcool, essen-do questo biocombustibile miscibile con l’acqua. I concentrati schiumogeni consentono di creare un film in grado di separare

l’Ambiente

2/2015 51Figura 1 – Impianto fisso di estinzione.

Figura 2 – Monitori (protezione del bacino).

il combustibile dal comburente in modo da estinguere l’incendio. Le percentuali utilizzate per gli AFFF sono 1%, 3% e 6% e tali valori indicano la quantità di schiumogeno da aggiungere all’ac-qua per creare la soluzione richiesta. I concentrati AFFF al 3% hanno un largo impiego nei sistemi antincendio fissi installati in campo industriale.

Le misure di protezione attiva per l’area di stoc-caggio del bioetanolo Ai fini di incrementare il livello di sicurezza delle aree di stoccag-gio del bioetanolo le misure di protezione attiva devono esse-re in grado sia di ridurre l’insorgere di pericolosi effetti domino, derivanti dall’incendio di uno o più serbatoi, che di estinguere rapidamente incendi di pozze di etanolo (pool fire), che possono verificarsi all’interno del bacino di contenimento che circonda il deposito, a causa di accidentali rilasci dai serbatoi stessi, da flange, da valvole, da connessioni di piccolo diametro (è il caso tipico dell’installazione della strumentazione di processo), etc.. Il primo requisito può essere conseguito mediante l’adozione di impianti fissi di estinzione applicati ai singoli serbatoi (Figura 1), mentre il secondo per mezzo di impianti schiuma fissi (monitori) installati lungo il perimetro del bacino (Figura 2).

Gli impianti fissi di estinzione a protezione dei serbatoiLa tipologia costruttiva più diffusa nel settore dello stoccaggio del bioetanolo è il serbatoio a tetto fisso esterno (generalmente di forma conica), avente un tetto flottante interno che si muove seguendo l’aumento o la diminuzione del livello del liquido con-tenuto in esso durante i riempimenti o gli svuotamenti. Si può ricorrere all’utilizzo di funicelle di acciaio, collegate tra fondo e tetto fisso, passanti attraverso il tetto flottante per garantirne lo scorrimento verticale, impedendone la rotazione. L’evaporazio-ne dell’alcool etilico nell’intercapedine presente tra tetto fisso e tetto flottante viene limitata da una guarnizione circolare po-sta su tutta la circonferenza esterna del tetto flottante e premu-ta da molle metalliche contro la parete del serbatoio. La solu-zione migliore per fronteggiare incendi nei serbatoi di etanolo consiste nell’installazione di impianti fissi a bassa espansione, che iniettano la miscela schiumogena all’interno del recipiente, al di sopra del tetto flottante (fixed surface system), per soffo-care eventuali incendi nell’intercapedine (Figura 3). Tale scelta impiantistica viene presa in esame nel paragrafo al fine di deter-minare i principali parametri di esercizio.

Figura 3 – Iniezione dell’agente estinguente sopra la super-ficie liquida (fixed surface system).

L’erogazione dell’agente estinguente al di sotto del livello del liquido stoccato (subsurface foam injection) è invece particolar-

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2/201552

Energia e Ambiente+ Pmente adatta allo stoccaggio di idrocarburi. Il dimensionamento dell’impianto fisso richiede la definizione delle seguenti grandezze:• la minima portata volumetrica (Qmin) erogabile di miscela

schiumogena (m3/s);• la minima durata di alimentazione dell’agente estinguente

(minuti);• il minimo numero di ugelli richiesti.

Per definire questi parametri si può fare riferimento alla Norma NFPA (National Fire Protection Association) 11, che definisce gli standard di progettazione e di esercizio dei sistemi schiumo-geni a bassa, media ed alta espansione. In particolar modo la minima portata volumetrica può essere ricavata dalla seguente equazione, riportata nella suddetta norma:

surfaceQDQ ⋅⋅= 785,02min (1)

in cui:• D indica il diametro del serbatoio, espresso in piedi (ft);• 0,785 è una costante adimensionale;• Qsurface indica la minima portata volumetrica per unità di area

ed è espressa in galloni al minuto per piede quadrato (gpm/ft2) = 0,16 gpm/ft2 (per l’etanolo).

Pertanto il valore calcolato di Qmin mediante l’equazione (1) ri-sulta espresso in galloni al minuto (gpm) e può essere conver-tito nelle unità di misura del Sistema Internazionale, ricordando che 1 gpm = 6,31⋅10-5m3/s. La Norma NFPA 11 impone un mini-mo tempo richiesto di erogazione della miscela schiumogena di 55 minuti per la protezione dei depositi di bioetanolo (siamo in presenza di un liquido infiammabile avente un punto di infiam-mabilità minore di 38 °C), mentre il numero minimo di ugelli di scarico per serbatoio viene riportato nella Tabella 2.

cendio da pozza (pool fire). La corretta progettazione ed instal-lazione degli impianti fissi (la trattazione è relativa all’utilizzo di monitori per l’immissione dello schiumogeno nel bacino) non è sufficiente a garantire un elevato livello di sicurezza, se la misura di protezione attiva non è supportata da un efficace sistema di rilevamento delle perdite e di trasmissione del segnale di allar-me, che sono fondamentali per ridurre il tempo di intervento del dispositivo protettivo. A seconda dell’estensione dell’area di stoc-caggio da proteggere possono essere impiegati sistemi a bassa o a media espansione. Nella protezione di depositi di bioetanolo la tipologia a bassa espansione trova un largo impiego, in quanto il sistema a lancio di schiuma (monitore) aumenta la gittata che riesce a coprire al diminuire del rapporto di espansione. Anche in questo caso, facendo riferimento alla Norma NFPA 11, è possibi-le definire sia la minima portata volumetrica erogabile (di schiu-mogeno) per unità di area (Qbasin) che la minima durata prevista per l’alimentazione dell’agente estinguente (Tabella 3).

Tali ugelli vengono collocati in modo equidistante lungo la cir-conferenza del serbatoio.

Impianti fissi a protezione del bacino di contenimentoLa possibilità di rilasci di alcol etilico nel bacino di contenimen-to non è inusuale e pertanto si deve predisporre un adeguato sistema di sicurezza in grado di estinguere in tempi brevi un in-

Diametro del serbatoio (m) Minimo numero di ugelli

D < 24 124≤ D <36 236≤ D <42 342≤ D < 48 448≤ D < 54 554≤ D < 60 6

Tabella 2- Minimo numero di ugelli (fixed surface system).

Tabella 3 – Minima portata erogabile e minimo tempo di alimentazione (monitori).

Sistema di iniezione dello schiumogeno

Qbasin (l/min m2)

Minimo tempo di alimentazione

(s)

Monitore 6,5 1800

E’ bene precisare che, relativamente al calcolo della più bassa portata richiesta, la superficie che deve essere considerata è data dalla differenza tra l’area del bacino e quella complessiva dei serbatoi in esso racchiusi. Il posizionamento e la scelta dei monitori devono garantire la co-pertura dell’intero deposito, considerando anche la presenza del vento. Questo implica una particolare attenzione alle loro carat-teristiche costruttive e ai parametri di esercizio. Sono preferibi-li monitori dotati di giunti girevoli, che consentano la rotazione orizzontale a 360° e in verticale fino a coprire un angolo di circa 160°. Questi dispositivi sono disponibili sia con azionamento manuale (mediante leva di brandeggio o volantini) che con co-mando remoto (telecomando elettrico). Questa ultima soluzione è particolarmente diffusa perché permette un’elevata precisione di puntamento. E’ possibile ricorrere anche a monitori aventi la duplice opzione di azionamento in modo da assicurare l’entrata in azione anche in presenza di guasti del sistema elettrico. Infatti possono es-sere predisposti dei comandi locali manuali sulla stessa unità, mediante un manipolatore diretto per ciascun movimento, che agisce sui servomeccanismi del sistema a lancio. Oggigiorno è disponibile su scala industriale un’ampia gamma di monitori, che sono in grado di garantire alte prestazioni anche in condizioni estreme e in ambienti molto ostili (raffinerie, industrie chimiche, etc.). Il range delle pressioni del getto di schiuma oscilla usual-mente tra 8-12 bar e le tipologie esistenti in commercio consen-tono di erogare grandissime portate (fino a 30000 l/min) e di coprire gittate molte lunghe (130-140 metri).

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2/201552

Energia e Ambiente+ Pmente adatta allo stoccaggio di idrocarburi. Il dimensionamento dell’impianto fisso richiede la definizione delle seguenti grandezze:• la minima portata volumetrica (Qmin) erogabile di miscela

schiumogena (m3/s);• la minima durata di alimentazione dell’agente estinguente

(minuti);• il minimo numero di ugelli richiesti.

Per definire questi parametri si può fare riferimento alla Norma NFPA (National Fire Protection Association) 11, che definisce gli standard di progettazione e di esercizio dei sistemi schiumo-geni a bassa, media ed alta espansione. In particolar modo la minima portata volumetrica può essere ricavata dalla seguente equazione, riportata nella suddetta norma:

surfaceQDQ ⋅⋅= 785,02min (1)

in cui:• D indica il diametro del serbatoio, espresso in piedi (ft);• 0,785 è una costante adimensionale;• Qsurface indica la minima portata volumetrica per unità di area

ed è espressa in galloni al minuto per piede quadrato (gpm/ft2) = 0,16 gpm/ft2 (per l’etanolo).

Pertanto il valore calcolato di Qmin mediante l’equazione (1) ri-sulta espresso in galloni al minuto (gpm) e può essere conver-tito nelle unità di misura del Sistema Internazionale, ricordando che 1 gpm = 6,31⋅10-5m3/s. La Norma NFPA 11 impone un mini-mo tempo richiesto di erogazione della miscela schiumogena di 55 minuti per la protezione dei depositi di bioetanolo (siamo in presenza di un liquido infiammabile avente un punto di infiam-mabilità minore di 38 °C), mentre il numero minimo di ugelli di scarico per serbatoio viene riportato nella Tabella 2.

cendio da pozza (pool fire). La corretta progettazione ed instal-lazione degli impianti fissi (la trattazione è relativa all’utilizzo di monitori per l’immissione dello schiumogeno nel bacino) non è sufficiente a garantire un elevato livello di sicurezza, se la misura di protezione attiva non è supportata da un efficace sistema di rilevamento delle perdite e di trasmissione del segnale di allar-me, che sono fondamentali per ridurre il tempo di intervento del dispositivo protettivo. A seconda dell’estensione dell’area di stoc-caggio da proteggere possono essere impiegati sistemi a bassa o a media espansione. Nella protezione di depositi di bioetanolo la tipologia a bassa espansione trova un largo impiego, in quanto il sistema a lancio di schiuma (monitore) aumenta la gittata che riesce a coprire al diminuire del rapporto di espansione. Anche in questo caso, facendo riferimento alla Norma NFPA 11, è possibi-le definire sia la minima portata volumetrica erogabile (di schiu-mogeno) per unità di area (Qbasin) che la minima durata prevista per l’alimentazione dell’agente estinguente (Tabella 3).

Tali ugelli vengono collocati in modo equidistante lungo la cir-conferenza del serbatoio.

Impianti fissi a protezione del bacino di contenimentoLa possibilità di rilasci di alcol etilico nel bacino di contenimen-to non è inusuale e pertanto si deve predisporre un adeguato sistema di sicurezza in grado di estinguere in tempi brevi un in-

Diametro del serbatoio (m) Minimo numero di ugelli

D < 24 124≤ D <36 236≤ D <42 342≤ D < 48 448≤ D < 54 554≤ D < 60 6

Tabella 2- Minimo numero di ugelli (fixed surface system).

Tabella 3 – Minima portata erogabile e minimo tempo di alimentazione (monitori).

Sistema di iniezione dello schiumogeno

Qbasin (l/min m2)

Minimo tempo di alimentazione

(s)

Monitore 6,5 1800

E’ bene precisare che, relativamente al calcolo della più bassa portata richiesta, la superficie che deve essere considerata è data dalla differenza tra l’area del bacino e quella complessiva dei serbatoi in esso racchiusi. Il posizionamento e la scelta dei monitori devono garantire la co-pertura dell’intero deposito, considerando anche la presenza del vento. Questo implica una particolare attenzione alle loro carat-teristiche costruttive e ai parametri di esercizio. Sono preferibi-li monitori dotati di giunti girevoli, che consentano la rotazione orizzontale a 360° e in verticale fino a coprire un angolo di circa 160°. Questi dispositivi sono disponibili sia con azionamento manuale (mediante leva di brandeggio o volantini) che con co-mando remoto (telecomando elettrico). Questa ultima soluzione è particolarmente diffusa perché permette un’elevata precisione di puntamento. E’ possibile ricorrere anche a monitori aventi la duplice opzione di azionamento in modo da assicurare l’entrata in azione anche in presenza di guasti del sistema elettrico. Infatti possono es-sere predisposti dei comandi locali manuali sulla stessa unità, mediante un manipolatore diretto per ciascun movimento, che agisce sui servomeccanismi del sistema a lancio. Oggigiorno è disponibile su scala industriale un’ampia gamma di monitori, che sono in grado di garantire alte prestazioni anche in condizioni estreme e in ambienti molto ostili (raffinerie, industrie chimiche, etc.). Il range delle pressioni del getto di schiuma oscilla usual-mente tra 8-12 bar e le tipologie esistenti in commercio consen-tono di erogare grandissime portate (fino a 30000 l/min) e di coprire gittate molte lunghe (130-140 metri).

l’Ambiente

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ConclusioniNell’ottica di favorire la diffusione nel nostro Paese di bioraffinerie in grado di produrre biocombustibili ed in particolare bioetanolo, assume un peso specifico importante la gestione in sicurezza dei depositi di stoccaggio, che può essere attuata e migliorata mediante il ricorso a misure di protezione attiva, che devono sia limitare l’insorgere di effetti domino, i quali spesso fungono da amplificatori degli eventi incidentali nell’industria di processo, che estinguere nel più breve tempo possibile incendi (pool fire) scatu-riti da rilasci accidentali nei bacini di contenimento. Questi sistemi di sicurezza sono caratterizzati da una grande versatilità e quindi ben si prestano ad essere applicati anche a depositi di conside-revole estensione e con alti quantitativi stoccati.

Bibliografia[1] Pietrangeli B., Lauri R., Accardi D.S. “Biotecnologie per lo sviluppo sostenibile: applicazioni e sicurezza”, Inail Pubblica-zioni, Settembre 2014;[2] NFPA 11 “Standard for low, medium and high expansion foam”, 2010;[3] Bryan and Bryan International “Ethanol Plant Development Handbook”, 4a Edizione, Cotopaxi, 2003;[4] Franceschin G., Sudiro M., Zamboni A., Bezzo F., Bertucco A. “Energy and economic assessment of bioethanol production by a dry milling process”, The Eight International Conference on Chemical and Process Engineering, Ischia 24-27 Giugno 2007.

Partite le operazioni di prelievo da parte di Ecopneus nel sito di Rapo-lano (SI) dove da oltre dieci anni erano abbandonate circa 2.700 ton-nellate di Pneumatici Fuori Uso, equivalenti al peso di circa 300.000 pneumatici vettura: una questione ambientale molto sentita dalla co-munità che troverà soluzione grazie all’intervento di Ecopneus. Le operazioni, totalmente a carico di Ecopneus, coinvolgono 12 aziende partner di Ecopneus e si stima si concluderanno entro l’estate.Grazie al corretto recupero dei PFU presenti nel sito sarebbe possibi-le realizzare oltre 68 km di strade sicure, fonoassorbenti e durature, oppure 24 campi da calcio in erba sintetica di ultima generazione o in alternativa soddisfare il bisogno energetico di una città grande come Siena per un intero quadrimestre. Ecopneus è la società senza scopo di lucro principale responsabile della gestione dei Pneumatici Fuori Uso in Italia: gestisce infatti le operazioni di rintracciamento, raccolta, trasporto e recupero finale di circa 250.000 tonnellate di PFU ogni anno, equivalenti in peso ad oltre 27milioni di pneumatici da auto, garantendo il loro recupero in super-fici sportive, asfalti modificati, isolanti acustici, arredo urbano, energia e molto altro ancora. Per Giovanni Corbetta, Direttore Generale di Ecopneus, “il sito di Ra-polano, nelle colline senesi, insiste su una delle aree più belle d’Italia e che tutto il mondo ci invidia. Riuscire ad intervenire qui significa quindi anche tutelare la bellezza e le qualità del nostro Paese, scon-giurando un pericolo per l’ambiente e la salute dei cittadini, senza co-

sti per la comunità e trasformando inoltre quello che era un problema in preziose Materie Prime Seconde per tante utili applicazioni. E’ il senso più alto e profondo di circular economy”.Le operazioni di svuotamento nel sito procedono parallelamente alla quotidiana attività Ecopneus di raccolta dei PFU presso gli oltre 3.000 “gommisti”, stazioni di servizio ed autofficine registrati in tutta la Re-gione e il successivo loro trasporto agli impianti di trattamento.Nel 2014, sono state 16.358 le tonnellate di Pneumatici Fuori Uso raccolte in tutta la Toscana, quasi 2milioni di singoli pneumatici, sud-divise tra le 1.362 tonnellate di PFU raccolte ad Arezzo, 4.208 ton a Firenze, 1.648 ton a Grosseto, 1.370 ton a Livorno, 1.446 ton a Lucca, 1.041 ton a Massa-Carrara, 1.265 ton a Pisa, 1.472 ton a Pistoia, 1.021 ton a Prato e 1.524 ton a Siena. Anche nel 2015 prosegue in linea la raccolta da parte del sistema Ecopneus di PFU in Toscana, che nel primo trimestre ha superato già le 4.000 tonnellate.I prelievi da stock storico di Ecopneus - La normativa sulla gestio-ne dei PFU in Italia, impone ai soggetti come Ecopneus di impiegare almeno il 30% dell’eventuale avanzo di gestione dell’esercizio eco-nomico in operazioni di prelievo straordinario da stock storici, come definiti dal DM 82/2011, dove spesso le Amministrazioni Comunali con le sole proprie risorse non riescono ad intervenire. Grazie ad una ge-stione efficiente ed oculata delle risorse, Ecopneus è riuscita dal 2012 ad oggi ad avviare a corretto recupero già oltre 60.000 tonnellate di PFU in dieci siti diversi dislocati in tutta Italia.

“Collina della vergogna”: iniziato il prelievo di Pneumatici Fuori UsoNel sito sulle colline senesi sono presenti circa 2.700 tonnellate di Pneumatici Fuori Uso che da oltre dieci anni costituiscono un serio

problema ambientale e paesaggistico. Grazie all’intervento di Ecopneus il sito sarà completamento svuotato senza costi per la comunità.

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Un bypass lungo lungo

Aziende Informano

2/201554

Xylem Water Solutions Italia SrlVia Rossini, 1/A - 20020 Lainate (MI) Tel. 02.90358.1 - Fax 02.9019990 Email: [email protected] - Web: www.xylemwatersolutions.com/it

Un depuratore può essere disattivato solo per brevissimi pe-riodi, non certamente per mesi. Così quando nel depuratore di Bulgarograsso (da 90mila Abitanti Equivalenti) in provincia di Como si dovevano effettuare lavori improrogabili di risanamen-to, ampliamento e ricostruzione del canale che porta i liquami al depuratore, si è reso necessario l’approntamento di un by-pass che portasse i liquami all’impianto di trattamento.

Xylem, che già negli anni ‘90 aveva dotato le vasche di ossi-dazione con diffusori a bolle fini Sanitaire per raddoppiarne la capacità di trattamento, ha proposto la soluzione della realiz-zazione del by-pass con la formula del noleggio. Le caratteri-stiche dell’intervento erano una prevalenza di oltre 10 m, una lunghezza delle tubazioni di oltre un chilometro e portate fino a 1100 mc/h di liquami per permettere il funzionamento del de-puratore per il tempo previsto per le opere sul canale: alcune settimane.

Tale soluzione si è rivelata vincente oltre che per l’aspetto tec-nologico ed economico, anche per l’ampiezza del servizio, che nella proposta includeva un team di progettisti e installatori specializzati in grado di fornire un impianto “chiavi in mano”,

tempi di realizzazione contenuti e il ripristino della situazione operativa con lo smontaggio finale del by-pass.Sono state installate quattro pompe con mandate che si dira-mavano a Y in modo da servire due linee di alimentazione delle due vasche di ossidazione, consentendo l’attivazione di una o entrambe le linee in funzione delle variazioni di carico del depuratore. Le due linee sono state realizzate con una serie di tubi da 150 mm di diametro.Il pompaggio è stato realizzato con una soluzione mista di due elettropompe sommerse NS 3153 da 13,5 kW, ideali per il pompaggio di liquame e due pompe autoadescanti esterne da 30 kW. Le pompe NS sono dotate di un proprio supporto d’appoggio e sono semplicemente state poste sul fondo della vasca di pompaggio, mentre le due pompe autoadescanti, facili da movimentare e poco ingombranti, sono state posizionate in esterno.Particolare non trascurabile è che la potenza delle pompe in-stallate per il by-pass è stata scelta in funzione della potenza installata nella stazione di pompaggio dell’impianto. In questo modo è stato possibile collegarle direttamente al si-stema di alimentazione e controllo del depuratore, basato su Plc, che ha gestito in automatico la loro accensione e spegni-mento in funzione della effettiva necessità.

I numeri finali sono stati ampiamente soddisfacenti per il com-mittente: funzionamento senza problemi per 29 giorni con una portata media giornaliera di 24000 mc di liquami.

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ABB SPAStefania PiantoniTel. 02.24147265 – Fax 02.24143892Email: [email protected] – Web: www.abb.it

l’Ambiente

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Nuovo Misuratore “radioactive-free”

Il Multi-Phase Flow Meter VIS (VEGA Isokinetic Sampling), compat-to e ad alte prestazioni, rappresenta la soluzione ideale per la misura e il monitoraggio delle portate di olio, gas e acqua prodotte in pros-simità delle teste pozzo. VIS permette la misura simultanea delle tre diverse fasi con estrema accuratezza.

CaratteristicheIl misuratore multiphase è in grado di fornire le stesse informazioni e la stessa accuratezza di misura dei separatori di test convenzio-nali in un prodotto di dimensioni contenute con un tempo di ritardo pari allo zero e a costi molto inferiori.

E’ basato su una tecnologia brevettata ed esclusiva, impostata sul principio del campionamento isocinetico (isokinetic sampling) che permette il prelievo di una piccola frazione della corrente multifase e la sua successiva separazione nelle diverse fasi, garantendo l’as-soluta accuratezza delle singole misure di portata.Il msuratore è stato sviluppato in collaborazione con TEA Sistemi, una società di Pisa impegnata nella ricerca e sviluppo di tecnologie avanzate nel campo dell’Oil and Gas, ed è progettato per soddisfa-re i più stringenti requisiti del settore. E’ lo strumento di misura più performante per l’analisi del pozzo, il controllo della produzione e della distribuzione e per una gestione ottimale dei giacimenti.

Il misuratore VIS di ABB può operare in tutti i tipi di campi di wet gas, dove la frazione volumetrica di gas (Gas Volume Fraction - GVF) è superiore all’80% e le sue prestazioni non sono inficiate neanche a fronte delle più difficili condizioni operative. Quando la frazione volumetrica di gas è estremamente alta, le sue prestazioni sono ineguagliate.Tale misuratore è anche il miglior modo per proteggere gli investi-menti in strumentazione a fronte dell’invecchiamento dei giacimen-ti, dove il GVF tende ad aumentare progressivamente e nei pozzi soggetti a gas lift – dove cioè grandi quantità di gas sono mescolate alle fasi liquide.

VantaggiUno dei maggiori benefici del misuratore VIS di ABB è che, a dif-ferenza di molte soluzioni per la misura di flussi multifase presenti sul mercato, non si basa su alcun componente radioattivo. Questa sua caratteristica è di fondamentale importanza in tutte le fasi che

richiedono la spedizione, lo sdoganamento, la messa in servizio e – infine – il decommissioning e lo smaltimento dello strumento. Fa-cilita inoltre sensibilmente la gestione dei permessi di import/export e tutte le azioni manutentive da eseguire sul misuratore.L’esclusiva tecnologia alla base del misuratore VIS lo rende inol-tre perfettamente indicato per il monitoraggio e l’ottimizzazione dei campi di stoccaggio gas (gas storage fields), dove può sostituire il tradizionale orifizio tarato, permettendo l’individuazione di tracce di acqua nel gas estratto.Lo strumento non ha limitazioni di taglia e può essere applicato su condutture di tutte le dimensioni. Un’ulteriore caratteristica esclu-siva è la possibilità di progettarlo in modo da incrementare il turn-down sulla misura del gas sino ad un rapporto 100:1, il più alto disponibile sul mercato.

La societàABB Measurement Products è tra i principali produttori e fornitori di strumentazione e analizzatori a livello mondiale. Con migliaia di esperti in tutto il mondo ed una tecnologia d alte prestazioni, il team di ABB si impegna per rendere sempre più semplici le operazioni di misura dei propri clienti.

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Aziende Informano

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Moreschini Rappresentanze snc Via Carlo Ignazio Giulio 1 10090 S. Giorgio Canavese (TO) Tel.: 0124/32.407 – Fax 0124/32.53.46Email: [email protected] – Web: www.moreschinisnc.it

La Moreschini Rappresentanze snc è rappresentante esclusiva in Italia per la vendita di raschiatori a catena in plastica e flottatori in plastica della Probig, ditta austriaca leader europea nella produ-zione e vendita di questa tipologia di prodotti, con stabilimenti in Austria, Germania ed Olanda e con centinaia di referenze sia in impianti comunali che industriali ed in particolare in raffinerie.

La Probig ha appena concluso un importante contratto con una raffineria: la fornitura di 28 raschiatori a catena API alla Naftan di Nowopolozk in Bielorussia per un importo di 2,6 Mio di euro. Si trat-ta di raschiatori di fondo e superficie per fanghi oleosi molto pesanti e con vasche di grandi dimensioni larghe dai 9 ai 12 m e lunghe fino a 140 m. Probig aveva già fornito, nel 2009, 12 raschiatori simili alla stessa raffineria e proprio la loro affidabilità e robustezza hanno permesso la stipula del nuovo contratto. Ha inoltre fornito, nel 2014, 52 raschiatori a catena per sedimentatori e dissabbiatori nel depuratore comunale di Vienna.

I vantaggi dei componenti in plasticaLa tecnologia moderna ha dimostrato i vantaggi dei componenti in plastica rispetto ai tradizionali ponti va e vieni in acciaio: minor peso, costruzione più facile ed accessibile, minor consumo di ener-gia e durata nettamente più lunga!Questi raschiatori sono specifici per ambienti aggressivi ed umidi. In presenza di tali caratteristiche il paragone con i ponti metallici è improponibile: i raschiatori a catena Probig sono più leggeri fino al 90%, hanno una durata da doppia a dieci volte tanto e permettono di risparmiare fino all’80% di energia!Le speciali plastiche usate, frutto dell’esperienza del gruppo Probig in questo campo, sono molto più pulite, semplici e flessibili nelle applicazioni quotidiane: corrosione, manutenzioni continue e lubri-ficazioni sono cose del passato. I vantaggi tecnici sono collegati a quelli economici: il costo di acqui-sto e gestione è nettamente inferiore a quello dei ponti tradizionali.

Raschiatori a catena in plastica Probig

ApplicazioniParticolarmente diffuse sono le applicazioni in impianti di depura-zione, come dissabbiatori, disoleatori, sedimentatori rettangolari, flottatori (Probig costruisce tra l’altro flottatori completamente in materie plastiche: vasca e raschiatori!) e nelle industrie chimiche e petrolifere.La società, nata come produttrice di materie plastiche, ha per tutte le applicazioni la soluzione perfetta ed è fornitrice per questo delle principali industrie europee: Agrana, Bayer, Borealis, Brau Union, BP/Texano, Daimler, Chrisler, Degussa, Esso, Henkel, Sca, Swa-rovski, Wacker, ecc.L’intera progettazione del raschiatore ed il suo eventuale montag-gio è effettuata da tecnici qualificati.

I ponti raschiatori a catena in plastica hanno nei depuratori un grande vantaggio rispetto ai tradizionali ponti va e vieni quando la vasca va coperta: bastano una semplice ed economica copertura piana senza tamponamenti laterali o senza speciali e costosi siste-mi di apertura delle coperture al passaggio del ponte. Moreschini Rappresentanze snc propone in questo caso l’abbinamento con le coperture in lega d’alluminio Global Ecology Industria, inattaccabili, economiche ed eterne!

Probig è inoltre produttrice di catene, ruote dentate e componenti in plastica di ogni tipo (nylon, poliacetato, polietilene ad alto peso molecolare, vetroresina, poliuretano, robolan, ecc.) ad altissima resistenza e di grande durezza, per qualsiasi applicazione industriale.

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X-tremely clever: la nuova gamma/X

ProMinent Italiana S.r.l. Via A. Dürer, 29 - 39100 BolzanoTel. 0471.920000 – Fax 0471.920099Email: [email protected] – Web: http://gammax.prominent.com

l’Ambiente

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ProMinent, l’azienda produttrice con sede a Heidelberg, Germania, ha sviluppato una nuova pompa dosatrice nella gamma da 1 ml/h a 45 l/h con una contro pressione da 25 a 2 bar. La nuova pompa elettromagnetica gamma/X si caratterizza per il design moderno, una nuova elettronica e tante funzioni aggiuntive. Si distingue per l’azionamento magnetico a bassa usura, la tecnologia di regolazio-ne innovativa e un sistema molto intuitivo di comando. A differenza delle tecnologie tradizionali, per il rilevamento della pressione o dei guasti idraulici, la gamma/X non necessita ad esempio di compo-nenti esterni soggetti a guasti. Garantisce in piena autonomia un processo di dosaggio senza intoppi, incrementando notevolmente l’efficacia e il rendimento di dosaggio.

Tecnologia innovativa di regolazioneNella nuova elettronica, unica al mondo, si nasconde molto di più di quello che può apparire dall’esterno. Prima pompa dosatrice nella sua classe di potenza, la gamma/X è azionata da un magnete re-golato in modo intelligente. Con l’innovativa tecnologia di regolazio-ne, la nuova pompa supera ampiamente le tecnologie tradizionali. La regolazione magnetica è in grado di rilevare ogni variazione di pressione e impedisce il sovraccarico dell’impianto. Viene inoltre visualizzata a display la pressione di lavoro effettiva della pompa. Tutto ciò senza sensori aggiuntivi. Rispetto ad altre pompe dosatri-ci, vengono così prevenuti possibili malfunzionamenti. È possibile impostare elettronicamente la lunghezza corsa nel ran-ge compreso tra 0 e 100%. Nel dosare - in modo proporzionale alla quantità - una sostanza chimica nel flusso principale, il do-

saggio continuo, effettuato con una corsa di dosaggio prolungata, rappresenta un vantaggio poiché permette di ottenere una perfetta miscelazione e di evitare l’impiego di miscelatori statici nel flusso principale o polmoni smorzatori. Per gli utenti, ciò rappresenta un’in-novazione nei processi di dosaggio e produzione.

Aumentare l’efficacia e ridurre i costiLa nuova pompa dosatrice magnetica a membrana gamma/X rico-nosce in tempo reale le variazioni di pressione e adatta il compor-tamento di dosaggio alle nuove condizioni, in modo completamente automatico. Nel caso in cui bolle di gas emesse da liquidi dovessero disturbare il dosaggio, il risultato viene ottimizzato mediante uno sfiato automatico. L’intelligente tecnologia di regolazione garanti-sce, in piena autonomia, un processo di dosaggio senza intoppi, accrescendo la produttività e la qualità del prodotto.

Facilità d’uso Grazie alla tecnologia Click Wheel, l’impostazione dei parametri non è mai stata così veloce. Quattro tasti consentono di accedere velo-cemente ai diversi livelli di gestione senza dover scorrere il cursore, garantendo una gestione e una programmazione estremamente in-tuitive della nuova gamma/X. La segnalazione LED di stato, a tre livelli, ubicata in alto sul lato anteriore dell’apparecchio, indica lo stato operativo, visibile da tutte le angolature e da lontano, permet-tendo di avere un quadro generale dello stato operativo corrente. La futura versione con tecnologia bluetooth consentirà di impostare i parametri di regolazione anche tramite smartphone o iPad.

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Prodotti e servizi

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Conad è la prima insegna della GDO ad adottare un’innovativa tecnologia a zero emissioni che consente di pro-durre freddo a temperature controllate con un notevole risparmio energetico rispetto al passato, grazie all’impiego di una speciale turbina “oil-free”, bre-vetto frutto della ricerca aerospaziale americana.L’innovativa tecnologia servirà a ge-stire in maniera ottimale la catena del freddo nel centro logistico di PAC 2000A-Conad a Fiano Romano nel Lazio, tra le maggiori piattaforme distributive d’Europa. Il nuovo impianto di trigenerazione farà risparmiare circa 47 euro all’ora rispetto alle tecnologie tradizionali, con un saving totale all’anno, in termini di energia primaria, superiore a 4.000 MWh e 350 Tep. La novità rispetto alle tecnologie tradizionali, è che il sistema riesce a massimiz-zare l’efficienza energetica complessiva, con punte oltre l’85 per cento per un fun-zionamento annuo di oltre 8 mila ore, grazie a un brevetto sviluppato dall’azienda americana Capstone leader mondiale nelle turbine a gas con tecnologia oil free, che consente a una turbina, con un principio di funzionamento simile a quello di un jet aeronautico, di operare senza olio e liquidi lubrificanti al suo interno. Grazie a questa caratteristica, i fumi di scarto della turbina, oltre ad avere tenori di NOx e CO molto bassi, sono puliti per la presenza di un alto contenuto di ossigeno. Le temperature dei gas di scarico consentono di ottenere un vettore termico pregiato per l’alimentazione di gruppi di assorbimento ad ammoniaca. Nelle specifico, l’impianto trigenerativo è composto da una turbina da 800 kWe che sfrutta l’energia fornita dal gas metano per produrre allo stesso tempo energia elettrica, utilizzata per tutti gli usi necessari del magazzino e, grazie a un sistema di recupero di calore, acqua surriscaldata da utilizzare come fonte di energia per

un sistema di assorbimento ad ammo-niaca da 360 kW frigoriferi che produ-ce acqua glicolata a -8 °C necessaria per refrigerare il magazzino. Inoltre, dagli esausti della turbina vengono ri-cavati ulteriori 240 kW di acqua calda a 65 °C per lavaggi, sbrinamenti Uta (Unità trattamento aria) e la climatiz-zazione degli uffici.

Ocean Optics ha lanciato una linea di spettrometri che combina l’esperienza nella progettazione di mini spettrometri con tecniche di fabbricazione di massimo li-vello. Lo spettrometro Flame offre un’alta stabilità termica e una bassa variabilità da un dispositivo all’altro, senza compromettere la flessibilità e la configurabilità tipiche dei mini spettrometri modulari. Le diverse caratteristiche, tra cui le fen-diture intercambiabili, gli indicatori LED e i connettori di dispositivo semplificati, forniscono una maggiore flessibilità per un’ampia gamma di applicazioni UV-Vis in laboratorio o sul campo. Le capacità di rilevazione remota di Flame possono essere utilizzate per la misurazione dell’irradianza solare, della dosimetria UV, dei colori riflessi di piante e animali, oppure per il controllo della qualità dell’acqua e il monitoraggio del suolo.Flame è interamente configurabile sulla gamma di lunghezza d’onda 190-1100 nm per uso nelle applicazioni di assorbanza, trasmissione, riflettanza, irradian-za e colore. Gli spettrometri vengono preconfigurati o configurati su misura, con fenditure intercambiabili che permettono agli utenti di regolare la risolu-zione e il rendimento su richiesta. Ad esempio, in pochi secondi l’utente può riconfigurare lo stesso spettrometro da un’alta risoluzione per l’assorbanza a un alto throughput per la fluorescenza. Flame non solo fornisce la misurazione del campione ma può essere anche affinato per la misura di parametri in cam-po. Per aumentare ulteriormente la flessibilità di misurazione, Flame si abbina perfettamente alla gamma di sorgenti luminose, fibre ottiche, accessori di cam-pionamento e software di Ocean Optics.Il perfezionamento del banco ottico e i metodi di allineamento ad alta precisio-ne accrescono la performance di Flame per le applicazioni più esigenti in la-boratorio e sul campo. Flame presenta una stabilità termica pari a 0,05 nm/°C da 200-850 nm e prestazioni altamente costanti da un dispositivo all’altro che

rispondono alle esigen-ze degli OEM e degli altri clienti con elevati volumi di produzione. Le piccole dimensio-ni (89x63x34 mm) e il peso ridotto (265 g) rendono Flame lo spet-trometro ideale per il trasporto sul campo op-pure per l’installazione nelle stazioni di monito-raggio remoto.

IBT GroupConad innova la catena del freddo

IggesundMeno emissioni in cartiera

Ocean OpticsMini spettrometro di ultima generazione

Per informazioni:Lavinia Colonna Preti, Ufficio Stampa IBT Group, Tel. 0422.616311 – Fax 0422.616363Email: [email protected] Web: www.ibtgroup.at

Per informazioniIggesund PaperboardStaffan Sjöberg - Public Relations ManagerEmail: [email protected] Web: www.iggesund.com

Per informazioni:Ocean Optics - Daniëlle RavenshorstTel. +31 (0)26.3190500 - Fax +31 (0)26.3190505Email: [email protected] Web: www.oceanoptics.com

Dal 2013 al 2014 lo stabilimento svedese di Iggesund Paperbo-ard per la produzione di polpa di cellulosa e cartoncino, ha ridotto le già modeste emissioni di ani-dride carbonica di origine fossile dell’86%. Questa riduzione è da attribuire in parte all’investimento della società nella nuova caldaia a recupero, completata nel 2012. Il miglioramento dell’impatto am-bientale della cartiera non ha riguardato la sola anidride carbo-nica. Le emissioni di anidride sol-forosa, se confrontate con quelle del 2011, ultimo anno di utilizzo della vecchia caldaia a recupero, hanno subito un taglio dell’82%, quelle di ossido di azoto del 19% e del 90% quelle dei particolati.

La cartiera di Iggesund non è la sola, all’interno del gruppo Holmen, ad essersi affermata per il proprio impegno ambientale. Tra il 2013 ed il 2014 le emissioni di anidride carbonica per tonnellata di cartoncino e materiali cartacei prodotti dal gruppo, sono passate da 123 a 67 chilogrammi. Questo rappresenta un taglio di quasi il 50% e dimostra come il gruppo abbia compiuto un ulteriore passo avanti per ridurre l’impatto climatico dei propri processi produttivi.Nel 2013 Iggesund ha attivato l’impianto di cogenerazione a biomassa nello stabi-limento di Workington, Inghilterra. Passando dall’utilizzo del combustibile fossile alla biomassa come fonte energetica, lo stabilimento ha quasi interamente elimi-nato dal processo produttivo le emissioni di anidride carbonica di origine fossile. Nel 2014 la cartiera di Iggesund, Svezia, ha alimentato il proprio processo di pro-duzione con una percentuale del 99.1% di bioenergia. Attualmente, le emissioni provenienti dall’intera produzione di cartoncino del gruppo Holmen sono vicine all’essere del tutto fossil-free. “La strategia di investimento nella tecnologia fossil-free nelle nostre cartiere ha rappresentato un passo decisivo nel nostro impegno per uno sviluppo sostenibile,” sottolinea Strömberg. “L’essere stati premiati e l’a-ver raggiunto posizioni di rilievo in prestigiosi indici di sostenibilità dimostra che il nostro impegno per le problematiche energetiche e climatiche ha dato credibilità al Gruppo.

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Prodotti e servizi

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Conad è la prima insegna della GDO ad adottare un’innovativa tecnologia a zero emissioni che consente di pro-durre freddo a temperature controllate con un notevole risparmio energetico rispetto al passato, grazie all’impiego di una speciale turbina “oil-free”, bre-vetto frutto della ricerca aerospaziale americana.L’innovativa tecnologia servirà a ge-stire in maniera ottimale la catena del freddo nel centro logistico di PAC 2000A-Conad a Fiano Romano nel Lazio, tra le maggiori piattaforme distributive d’Europa. Il nuovo impianto di trigenerazione farà risparmiare circa 47 euro all’ora rispetto alle tecnologie tradizionali, con un saving totale all’anno, in termini di energia primaria, superiore a 4.000 MWh e 350 Tep. La novità rispetto alle tecnologie tradizionali, è che il sistema riesce a massimiz-zare l’efficienza energetica complessiva, con punte oltre l’85 per cento per un fun-zionamento annuo di oltre 8 mila ore, grazie a un brevetto sviluppato dall’azienda americana Capstone leader mondiale nelle turbine a gas con tecnologia oil free, che consente a una turbina, con un principio di funzionamento simile a quello di un jet aeronautico, di operare senza olio e liquidi lubrificanti al suo interno. Grazie a questa caratteristica, i fumi di scarto della turbina, oltre ad avere tenori di NOx e CO molto bassi, sono puliti per la presenza di un alto contenuto di ossigeno. Le temperature dei gas di scarico consentono di ottenere un vettore termico pregiato per l’alimentazione di gruppi di assorbimento ad ammoniaca. Nelle specifico, l’impianto trigenerativo è composto da una turbina da 800 kWe che sfrutta l’energia fornita dal gas metano per produrre allo stesso tempo energia elettrica, utilizzata per tutti gli usi necessari del magazzino e, grazie a un sistema di recupero di calore, acqua surriscaldata da utilizzare come fonte di energia per

un sistema di assorbimento ad ammo-niaca da 360 kW frigoriferi che produ-ce acqua glicolata a -8 °C necessaria per refrigerare il magazzino. Inoltre, dagli esausti della turbina vengono ri-cavati ulteriori 240 kW di acqua calda a 65 °C per lavaggi, sbrinamenti Uta (Unità trattamento aria) e la climatiz-zazione degli uffici.

Ocean Optics ha lanciato una linea di spettrometri che combina l’esperienza nella progettazione di mini spettrometri con tecniche di fabbricazione di massimo li-vello. Lo spettrometro Flame offre un’alta stabilità termica e una bassa variabilità da un dispositivo all’altro, senza compromettere la flessibilità e la configurabilità tipiche dei mini spettrometri modulari. Le diverse caratteristiche, tra cui le fen-diture intercambiabili, gli indicatori LED e i connettori di dispositivo semplificati, forniscono una maggiore flessibilità per un’ampia gamma di applicazioni UV-Vis in laboratorio o sul campo. Le capacità di rilevazione remota di Flame possono essere utilizzate per la misurazione dell’irradianza solare, della dosimetria UV, dei colori riflessi di piante e animali, oppure per il controllo della qualità dell’acqua e il monitoraggio del suolo.Flame è interamente configurabile sulla gamma di lunghezza d’onda 190-1100 nm per uso nelle applicazioni di assorbanza, trasmissione, riflettanza, irradian-za e colore. Gli spettrometri vengono preconfigurati o configurati su misura, con fenditure intercambiabili che permettono agli utenti di regolare la risolu-zione e il rendimento su richiesta. Ad esempio, in pochi secondi l’utente può riconfigurare lo stesso spettrometro da un’alta risoluzione per l’assorbanza a un alto throughput per la fluorescenza. Flame non solo fornisce la misurazione del campione ma può essere anche affinato per la misura di parametri in cam-po. Per aumentare ulteriormente la flessibilità di misurazione, Flame si abbina perfettamente alla gamma di sorgenti luminose, fibre ottiche, accessori di cam-pionamento e software di Ocean Optics.Il perfezionamento del banco ottico e i metodi di allineamento ad alta precisio-ne accrescono la performance di Flame per le applicazioni più esigenti in la-boratorio e sul campo. Flame presenta una stabilità termica pari a 0,05 nm/°C da 200-850 nm e prestazioni altamente costanti da un dispositivo all’altro che

rispondono alle esigen-ze degli OEM e degli altri clienti con elevati volumi di produzione. Le piccole dimensio-ni (89x63x34 mm) e il peso ridotto (265 g) rendono Flame lo spet-trometro ideale per il trasporto sul campo op-pure per l’installazione nelle stazioni di monito-raggio remoto.

IBT GroupConad innova la catena del freddo

IggesundMeno emissioni in cartiera

Ocean OpticsMini spettrometro di ultima generazione

Per informazioni:Lavinia Colonna Preti, Ufficio Stampa IBT Group, Tel. 0422.616311 – Fax 0422.616363Email: [email protected] Web: www.ibtgroup.at

Per informazioniIggesund PaperboardStaffan Sjöberg - Public Relations ManagerEmail: [email protected] Web: www.iggesund.com

Per informazioni:Ocean Optics - Daniëlle RavenshorstTel. +31 (0)26.3190500 - Fax +31 (0)26.3190505Email: [email protected] Web: www.oceanoptics.com

Dal 2013 al 2014 lo stabilimento svedese di Iggesund Paperbo-ard per la produzione di polpa di cellulosa e cartoncino, ha ridotto le già modeste emissioni di ani-dride carbonica di origine fossile dell’86%. Questa riduzione è da attribuire in parte all’investimento della società nella nuova caldaia a recupero, completata nel 2012. Il miglioramento dell’impatto am-bientale della cartiera non ha riguardato la sola anidride carbo-nica. Le emissioni di anidride sol-forosa, se confrontate con quelle del 2011, ultimo anno di utilizzo della vecchia caldaia a recupero, hanno subito un taglio dell’82%, quelle di ossido di azoto del 19% e del 90% quelle dei particolati.

La cartiera di Iggesund non è la sola, all’interno del gruppo Holmen, ad essersi affermata per il proprio impegno ambientale. Tra il 2013 ed il 2014 le emissioni di anidride carbonica per tonnellata di cartoncino e materiali cartacei prodotti dal gruppo, sono passate da 123 a 67 chilogrammi. Questo rappresenta un taglio di quasi il 50% e dimostra come il gruppo abbia compiuto un ulteriore passo avanti per ridurre l’impatto climatico dei propri processi produttivi.Nel 2013 Iggesund ha attivato l’impianto di cogenerazione a biomassa nello stabi-limento di Workington, Inghilterra. Passando dall’utilizzo del combustibile fossile alla biomassa come fonte energetica, lo stabilimento ha quasi interamente elimi-nato dal processo produttivo le emissioni di anidride carbonica di origine fossile. Nel 2014 la cartiera di Iggesund, Svezia, ha alimentato il proprio processo di pro-duzione con una percentuale del 99.1% di bioenergia. Attualmente, le emissioni provenienti dall’intera produzione di cartoncino del gruppo Holmen sono vicine all’essere del tutto fossil-free. “La strategia di investimento nella tecnologia fossil-free nelle nostre cartiere ha rappresentato un passo decisivo nel nostro impegno per uno sviluppo sostenibile,” sottolinea Strömberg. “L’essere stati premiati e l’a-ver raggiunto posizioni di rilievo in prestigiosi indici di sostenibilità dimostra che il nostro impegno per le problematiche energetiche e climatiche ha dato credibilità al Gruppo.

l’Ambiente

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FK è la nuova linea altamente professionale di pompe sommergibili Dab. La loro affidabilità, efficienza e la facilità di manutenzione si tradu-

cono in un importante risparmio per gli utilizzatori e gli installatori. Adatte per il drenaggio di grandi edifici pubblici, condomini, ospedali, industrie, sot-topassi e parcheggi, le pompe FK sono concepite per il pompaggio di liquidi gravosi: dalle grandi quantità di acque di scolo superficiali, alle acque reflue residenziali, anche con alto contenuto di fibre, fino alle acque cariche di tipo industriale. La linea si avvale delle nuove giranti Vortex anti intasamento che garantiscono un totale passaggio libero per i fluidi, e di una nuova linea di giranti monocali ad alta efficienza idraulica. Le pompe installano una cartuccia di tenuta che permette la massima protezione al vano motore da ogni possibile infiltrazione e una doppia tenuta completamente all’interno di una camera olio. Un grande vantaggio per la manutenzione della pompa perché permette la rimozione e l’inserimento delle tenu-te in minor tempo, avendo una totale garanzia di averlo fatto correttamente, senza l’uso di tamponi. Un’attenzione particolare è stata data al cavo: ora è unico sia per i cavi di potenza che di segnale e questo facilita di molto la sostituzione e la prevenzione di even-tuali infiltrazioni dai pressacavi. Inoltre, è realizzato con una mescola superiore H07RN8-F maggiormente adatta alle immersioni permanenti e resistente agli oli. Per l’impiantista che conosce gli alti costi di un fermo macchina dovuti alla manu-tenzione, l’optional di avere un sensore in camera olio, che permetta il controllo del-la macchina in modo da prevenire guasti al motore per una eventuale infiltrazione d’acqua, è un grosso vantaggio. La verniciatura bi-componente, a differenza delle normali vernici ad acqua, è estremamente resi-stente ad ossidazioni e al conseguente deteriora-mento della pompa. FK è dotata di una nuova maniglia; quindi atten-zione sì al design, ma soprattutto alla funzionalità e manovrabilità in fase d’installazione. L’affidabilità è certificata da un ente terzo secondo la normativa Europee EN 12050-1 e ATEX: la pri-ma garantisce la funzionalità anche in presenza di un elevato contenuto di corpi solidi nel liquido, la seconda invece la sicurezza anche in ambienti potenzialmente esplosivi o gravosi fino a 60 °C. Le FK montano motori ad alta efficienza IE3 riducen-do drasticamente i costi di funzionamento.

Millecinquecento riciclatori incentivanti installati su tut-to il territorio nazionale. È il traguardo raggiunto dalla veneta Eurven, pioniera della raccolta incentivante in Italia, una buona pratica innovativa che da alcuni anni va affermandosi in diverse zone del Paese.Questo nuovo tipo di raccolta differenziata viene effet-tuata attraverso l’installazione di appositi macchinari (riciclatori o eco-compattatori) in grado di selezionare e compattare materiali facilmente riciclabili come bot-tiglie di plastica o lattine di alluminio. Questi sistemi sono definiti “incentivanti” in quanto il cittadino che consegna alla macchina i rifiuti riceve un ecobonus per ogni pezzo conferito: il bonus potrà poi essere speso negli esercizi commerciali che aderiscono al progetto.I

riciclatori incentivanti offrono anche numerosi vantaggi che permettono elevati stan-dard in termini di qualità del materiale raccolto: sono predisposti per riconoscere la tipologia di rifiuto e differenziarlo anche automaticamente, possono pesare il mate-riale conferito ed avvisare, via email o per sms, quando il sistema è pieno. Sono in grado di ridurre fino al 90% il volume iniziale e trasformare il materiale conferito in una ecoballa pronta per essere inviata alla filiera del riciclo.Guardando la cartina dell’Italia, la geografia del riciclo incentivante targato Eurven presenta una situazione a macchia di leopardo. Il 60% delle macchine è instal-lato nelle regioni del Centro-Nord mentre il restante 40% è localizzato al Sud e nelle Isole. Il divario tra queste due zone, tuttavia, dovrebbe essere colmato nel cor-so del 2015. La collocazione di questi macchinari può avvenire in luoghi diversi a seconda dei casi. Il riciclatore può essere installato, ad esempio, in un centro commerciale oppure può accadere diventi protagonista della vita di un quartiere nel segno della sostenibilità. È accaduto a Roma, dove il primo macchi-nario installato in una piazza nel quartiere Colli Aniene è diventato subito meta quoti-diana degli abitanti della zona, ma anche a Genazzano dove in meno di due mesi sono stati conferiti oltre 70.000 bottigliette di pla-stica PET (circa 2500 chili di materiale).

CONAIObiettivo: 70% di raccolta

Dab PumpsNuove pompe sommergibili per usi civili e industriali

EurvenRaccolta differenziata incentivante in Italia

Per informazioni:Dab Pumps SpaTel. 049.5125000 - Fax 049.5125950Email: [email protected] Web: www.dabpumps.com

Per informazioniEurven srlTel. 0424.561072 – Fax 0424.561073Email: [email protected] Web: www.eurven.com

E’ stato sottoscritto, tra Expo 2015 S.p.A. e il Consorzio Nazionale Imbal-laggi (CONAI), un Protocollo di Intesa per la promozione di un programma di

Economia Circolare per l’Esposizione Universale.La produzione dei rifiuti urbani e assimilati negli spazi dell’Esposizione Universale è stimata in 17.000 tonnellate, una media di 70-80 tonnellate ogni giorno, con picchi produttivi di 130 tonnellate durante i week end. Per questo motivo, all’interno del sito espositivo, CONAI si farà portavoce insieme a Expo Milano 2015 dell’importanza del riciclo dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, mobilitando i visitatori e gli operatori.Almeno il 40% dei rifiuti sarà prodotto dai visitatori, mentre il 60% sarà realizzato all’interno delle aree espositive e delle aree di ristorazione. Proprio per informare e guidare gli addetti ai lavori e stimolare i turisti a tenere un comportamento virtuoso, CONAI realizzerà pannelli e materiali informativi così che tutti i rifiuti, di imballaggio e non, vengano correttamente differen-ziati permettendo la loro valorizzazione attraverso il riciclo. L’obiettivo per le attività di raccolta differenziata è il raggiungimento della soglia del 70% del totale dei rifiuti, da avviare a riciclo attraverso i Consorzi di Filiera e al compostaggio, mentre il sistema di raccolta differenziata previsto in Expo Milano 2015 sarà lo stesso già attualmente in vigore in Città. Carta e cartoni, Vetro, imballaggi in Plastica e Metalli, Frazione organica (con scarti di cibo e prodotti monouso, quali bicchieri, piatti e posate in materiale compostabile) sono le 5 frazioni da raccogliere separatamente e reimmettere nei circuiti produttivi, riducendo così il prelievo di nuove risorse.CONAI realizzerà inoltre una serie di pillole video, in italiano e in inglese, con indicazioni

sul corretto comportamento da tenere nella raccolta differenziata all’interno dell’Esposizione Universale, così da garantire lo svolgimento di una raccolta differenziata di qualità, la minimiz-zazione degli elementi estranei e il recupero di un maggior quantitativo di rifiuti.All’interno degli spazi dell’Esposizione Universale saranno inoltre allestite 30 panchine realiz-zate con materiali di imballaggio riciclati a rappresentare un esempio concreto di un modello, quello dell’economia circolare, che funziona e che è sostenibile sia da un punto di vista am-bientale che economico. Grazie all’attività di CONAI e dei Consorzi di filiera, che hanno sostenuto e dato impulso alla valorizzazione dei materiali di imballaggio provenienti dalla raccolta urbana, negli ultimi 15 anni lo scenario del recupero in Italia è completamente cambiato: nel 1998 veniva valorizzato il 33,2% degli imballaggi immessi al consumo, oggi ne viene recu-perato il 77,5%, pari a oltre 3 im-ballaggi su 4. Il raggiungimento di questi risultati ha permesso di non costruire almeno 100 discariche, evitato l’emissione di 125 milioni di tonnellate di CO2 e risparmiato 350 miliardi di KwH di energia, va-lore superiore alla domanda com-plessiva annuale italiana.

Per informazioni:CONAITel. 02.540441 – Fax 02.54122648Email: [email protected] Web: www.conai.org

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Libri

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Il presente testo verte in misura molto equilibrata sulle tematiche indicate dal titolo stesso, che compendia perfettamente gli argomenti del volume. Tale settore della scienza dell’alimentazione è caratterizzato dal fatto che il concetto di qualità vi costituisce una base essenziale, giacché gli sviluppi tecnologici che lo caratterizzano hanno il compito di analizzare l’origine degli alimenti, i vari gradi della trasformazione, l’innocuità delle additivazioni, la sicurezza nei vari sistemi di conservazione nel tempo; insomma, garantire la qualità globale nei confronti dei consumatori.Inoltre, giustamente fa notare l’autrice, l’alimentazione non rappresenta un mero fatto nutrizionale a livello biologico individuale ed anche collettivo (sotto il profilo biochimico e psicologico) bensì si ripercuote espressamente nell’area politico-sociale,Altro rilievo del prof. Lolita Liberatore (pur considerando che l’argomento non è affatto nuovo) consiste nel rimarcare come i cambiamenti degli stili di vita e la crescita della popolazione del pianeta hanno nella moderna civiltà industriale caratterizzato il conflitto fra disponibilità di risorse alimentari e le esigenze di corrispondenza nutrizionale, alimentando per conseguenza i perduranti conflitti sociali. La storia dell’umanità è costellata di queste conflittualità di sopravvivenza in cui i comparti sociali disagiati subiscono le maggiori privazioni, anche ai tempi attuali.Più che la sostanza del problema, sono le dinamiche a variare. Le cause vanno attribuite a contingenze di natura chimica, chimico biologica, fisica ma, specialmente, alle guerre e conflittualità varie.E l’autrice non trascura un altro elemento decisamente importante: l’impatto ambientale come conseguenza della produzione di alimenti e relativa trasformazione, in quanto tali processi comportano l’assorbimento di risorse energetiche con produzione di rifiuti da smaltire o riciclare. Ne consegue, conclude la Liberatore, l’innesco di un ciclo vizioso in cui l’unica soluzione dovrebbe essere l’equità in ambito sociale; associata all’uso oculato delle risorse. Obiettivo difficile, ma forse in futuro possibile.La trattazione del testo è pienamente esaustiva e, ci sembra volutamente, assume carattere informativo. Infatti è esente da linguaggio ac-cademico, per cui ne consigliamo la lettura.

Startup e Venture capital, termini di linguaggio anglosassone. Associazione di capitali, per esprimersi in idioma italiano. La sostanza però non cambia: si lavora intorno ad una idea, se ne verifica la fattibilità industriale, ini-ziando poi la ricerca di capitali e finanziamenti per la relativa realizzazione. Un qualcosa - qualora si trovi il giusto iter e si abbiano le necessarie introduzioni socio-finanziarie - laboriosa sì ma anche realizzabile, specialmente in settori merceologici di ultima generazione. In una filiera che abbia come fondamento lo “startup ed il venture capital”, protagonisti sono uno stuolo di personaggi i quali come impostazione mentale sono dominati dal concetto assiomatico del profitto: avvoca-ti mercantili, consulenti finanziari, imprenditori, soprattutto investitori. Dianzi ho precisato come purtroppo sia determinante potersi avvalere delle relazioni adeguate, cosa non sempre difficile però in un’epoca come la nostra dalle enormi eccedenze di liquidità monetaria confinate però nell’ambito delle lobbies finanziarie.Gli autori di questo volume, Brad Feld (investitore) e Jason Mendelson (avvocato), vantano una esperienza ven-tennale nel settore del venture capital, avendo nel percorso della carriera partecipato a centinaia di operazio-ni, molte di successo autentico. Pertanto essi riescono ad offrirci un discorsivo trasparente e di rara efficacia nel quale espongono tutte le strategie da utilizzare nel processo di negoziazione e nella ricerca di fondi e finanzia-menti. Dal punto di vista sia degli investitori sia da quello degli imprenditori fornendo anche indicazioni pratiche sulla strutturazione di contratti equilibrati tanto in termini economici che di controllo della società.Il loro non costituisce l’unico modello possibile, ma certamente riesce un vademecum di interessante atten-dibilità. Come in qualsiasi cosa l’attributo più importante e rappresentato dalla chiarezza. E’ proprio questa a rendere convincente la stesura del testo.

Senza alcun dubbio è un testo per “addetti ai lavori” e per quanti, interessati al settore, posseggono quel minimo di cultura tecnica che consenta loro di inserirsi nelle argomentazioni, caratterizzate da complessità notevoli. Per chi invece nel settore è inserito professionalmente questo volume può rappresentare un buon vademecum da consultare in maniera rapida e profi-cua. Gli autori sono rappresentativi docenti e ricercatori dell’Università di Genova con vasta esperienza industriale. I materiali metallici, soprattutto acciai e leghe in alluminio, rappresentano i materiali con cui sono realizzati molti dei manufatti e delle strutture che ci circondano. Elencare le loro applicazioni a livello individuale e collettivo rappresenterebbe un esercizio inutile. Ma, e questo nella quotidia-nità ci sfugge, affinché questi materiali vengano sfruttati in modo ottimale, si rende necessario correlare il loro comportamento alle caratteristiche microstrutturali intrinseche, le quali - con opportuni processi tecnologici - possono subire modificazioni so-stanziali.Il testo che presentiamo si prefigge soprattutto uno scopo: guidare il lettore lungo l’intero percorso che, partendo dalla scelta primaria dei materiali, passando attraverso i trattamenti e le tecniche di lavorazione, trova conclusione nella verifica dell’inte-grità dei pezzi realizzati.Gli autori si soffermano a delucidare ampiamente e con puntualità gli aspetti tecnici e scientifici che ruotano intorno ai due concetti basilari di “tensione” e “deformazione”; grandezze legate fra loro da relazioni talvolta molto complicate sia in campo elastico che plastico.Ma anche molteplici aspetti essenziali delle lavorazioni trovano ampia ed esaustiva trattazione in questo testo. Per ultimo, risulta assai interessante la sezione dedicata alle tecniche di controllo non distruttive, le quali consentono di individuare alterazioni presenti sia sulla superficie che all’interno (cosa estremamente importante) dei manufatti.

Merceologia degli alimenti

Startup e Venture CapitalGuida ai segreti di un rapporto ad alto potenziale

I materiali metalliciCome sceglierli, lavorarli e controllarli

AutoreCasa editrice

Prezzo

AutoriCasa editrice

Prezzo

AutoriCasa editrice

Prezzo

Brad Feld, Jason MendelsonFrancoAngeli€ 24,00 - Pagine 138

Carla Gambaro, Pietro Maria Lonardo, Enrico LertoraTecniche Nuove€ 49,90 - Pagine 382

Lolita LiberatoreFrancoAngeli€ 31,00 - Pagine 238

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Libri

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Il presente testo verte in misura molto equilibrata sulle tematiche indicate dal titolo stesso, che compendia perfettamente gli argomenti del volume. Tale settore della scienza dell’alimentazione è caratterizzato dal fatto che il concetto di qualità vi costituisce una base essenziale, giacché gli sviluppi tecnologici che lo caratterizzano hanno il compito di analizzare l’origine degli alimenti, i vari gradi della trasformazione, l’innocuità delle additivazioni, la sicurezza nei vari sistemi di conservazione nel tempo; insomma, garantire la qualità globale nei confronti dei consumatori.Inoltre, giustamente fa notare l’autrice, l’alimentazione non rappresenta un mero fatto nutrizionale a livello biologico individuale ed anche collettivo (sotto il profilo biochimico e psicologico) bensì si ripercuote espressamente nell’area politico-sociale,Altro rilievo del prof. Lolita Liberatore (pur considerando che l’argomento non è affatto nuovo) consiste nel rimarcare come i cambiamenti degli stili di vita e la crescita della popolazione del pianeta hanno nella moderna civiltà industriale caratterizzato il conflitto fra disponibilità di risorse alimentari e le esigenze di corrispondenza nutrizionale, alimentando per conseguenza i perduranti conflitti sociali. La storia dell’umanità è costellata di queste conflittualità di sopravvivenza in cui i comparti sociali disagiati subiscono le maggiori privazioni, anche ai tempi attuali.Più che la sostanza del problema, sono le dinamiche a variare. Le cause vanno attribuite a contingenze di natura chimica, chimico biologica, fisica ma, specialmente, alle guerre e conflittualità varie.E l’autrice non trascura un altro elemento decisamente importante: l’impatto ambientale come conseguenza della produzione di alimenti e relativa trasformazione, in quanto tali processi comportano l’assorbimento di risorse energetiche con produzione di rifiuti da smaltire o riciclare. Ne consegue, conclude la Liberatore, l’innesco di un ciclo vizioso in cui l’unica soluzione dovrebbe essere l’equità in ambito sociale; associata all’uso oculato delle risorse. Obiettivo difficile, ma forse in futuro possibile.La trattazione del testo è pienamente esaustiva e, ci sembra volutamente, assume carattere informativo. Infatti è esente da linguaggio ac-cademico, per cui ne consigliamo la lettura.

Startup e Venture capital, termini di linguaggio anglosassone. Associazione di capitali, per esprimersi in idioma italiano. La sostanza però non cambia: si lavora intorno ad una idea, se ne verifica la fattibilità industriale, ini-ziando poi la ricerca di capitali e finanziamenti per la relativa realizzazione. Un qualcosa - qualora si trovi il giusto iter e si abbiano le necessarie introduzioni socio-finanziarie - laboriosa sì ma anche realizzabile, specialmente in settori merceologici di ultima generazione. In una filiera che abbia come fondamento lo “startup ed il venture capital”, protagonisti sono uno stuolo di personaggi i quali come impostazione mentale sono dominati dal concetto assiomatico del profitto: avvoca-ti mercantili, consulenti finanziari, imprenditori, soprattutto investitori. Dianzi ho precisato come purtroppo sia determinante potersi avvalere delle relazioni adeguate, cosa non sempre difficile però in un’epoca come la nostra dalle enormi eccedenze di liquidità monetaria confinate però nell’ambito delle lobbies finanziarie.Gli autori di questo volume, Brad Feld (investitore) e Jason Mendelson (avvocato), vantano una esperienza ven-tennale nel settore del venture capital, avendo nel percorso della carriera partecipato a centinaia di operazio-ni, molte di successo autentico. Pertanto essi riescono ad offrirci un discorsivo trasparente e di rara efficacia nel quale espongono tutte le strategie da utilizzare nel processo di negoziazione e nella ricerca di fondi e finanzia-menti. Dal punto di vista sia degli investitori sia da quello degli imprenditori fornendo anche indicazioni pratiche sulla strutturazione di contratti equilibrati tanto in termini economici che di controllo della società.Il loro non costituisce l’unico modello possibile, ma certamente riesce un vademecum di interessante atten-dibilità. Come in qualsiasi cosa l’attributo più importante e rappresentato dalla chiarezza. E’ proprio questa a rendere convincente la stesura del testo.

Senza alcun dubbio è un testo per “addetti ai lavori” e per quanti, interessati al settore, posseggono quel minimo di cultura tecnica che consenta loro di inserirsi nelle argomentazioni, caratterizzate da complessità notevoli. Per chi invece nel settore è inserito professionalmente questo volume può rappresentare un buon vademecum da consultare in maniera rapida e profi-cua. Gli autori sono rappresentativi docenti e ricercatori dell’Università di Genova con vasta esperienza industriale. I materiali metallici, soprattutto acciai e leghe in alluminio, rappresentano i materiali con cui sono realizzati molti dei manufatti e delle strutture che ci circondano. Elencare le loro applicazioni a livello individuale e collettivo rappresenterebbe un esercizio inutile. Ma, e questo nella quotidia-nità ci sfugge, affinché questi materiali vengano sfruttati in modo ottimale, si rende necessario correlare il loro comportamento alle caratteristiche microstrutturali intrinseche, le quali - con opportuni processi tecnologici - possono subire modificazioni so-stanziali.Il testo che presentiamo si prefigge soprattutto uno scopo: guidare il lettore lungo l’intero percorso che, partendo dalla scelta primaria dei materiali, passando attraverso i trattamenti e le tecniche di lavorazione, trova conclusione nella verifica dell’inte-grità dei pezzi realizzati.Gli autori si soffermano a delucidare ampiamente e con puntualità gli aspetti tecnici e scientifici che ruotano intorno ai due concetti basilari di “tensione” e “deformazione”; grandezze legate fra loro da relazioni talvolta molto complicate sia in campo elastico che plastico.Ma anche molteplici aspetti essenziali delle lavorazioni trovano ampia ed esaustiva trattazione in questo testo. Per ultimo, risulta assai interessante la sezione dedicata alle tecniche di controllo non distruttive, le quali consentono di individuare alterazioni presenti sia sulla superficie che all’interno (cosa estremamente importante) dei manufatti.

Merceologia degli alimenti

Startup e Venture CapitalGuida ai segreti di un rapporto ad alto potenziale

I materiali metalliciCome sceglierli, lavorarli e controllarli

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Brad Feld, Jason MendelsonFrancoAngeli€ 24,00 - Pagine 138

Carla Gambaro, Pietro Maria Lonardo, Enrico LertoraTecniche Nuove€ 49,90 - Pagine 382

Lolita LiberatoreFrancoAngeli€ 31,00 - Pagine 238

l’Ambiente

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Quello che presentiamo in questa occasione è il primo volume della serie “Il sistema legislativo ed istituzionale”, edito da EPC Editore. I curatori, Rolando Dubini e Lorenzo Fantini, sono nomi troppo noti in ambito legislativo e legale del settore sicurezza ed ambiente perché abbiano bisogno di presentazione. Nel nostro Paese la normativa sulla salute e sicurezza del lavoro risulta alquanto complessa e, purtroppo, nella sua vasta articolazione, sovente contraddittoria.Il perché risulta intuitivo. Essa è derivazione di un mix ondeggiante di fonti nazionali di diverso livello, che a loro volta cer-cano armonizzazione nell’edificio normativo comunitario.Compito di questo primo volume è offrire una rassegna dei meccanismi di Diritto operanti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, altresì dell’assetto istituzionale chiamato a coordinare e garantire le attività pubbliche di prevenzione.Novità caratterizzante del volume è l’attenzione posta agli elementi di maggiore novità, con riferimento particolare alle sentenze, alle circolari, agli interpelli più recenti.L’obiettivo degli autori è quello di fornire uno strumento di conoscenza ed operativo agli addetti della prevenzione, i quali sono costretti a confrontarsi con un apparato normativo sempre più stratificato ed interpretativo.Ed un approccio particolarmente significativo gli autori lo dedicano alla vigilanza in materia di infortuni e malattie pro-fessionali: non solo vi vengono identificati ruoli e competenze di soggetti pubblici, bensì ci si sofferma su poteri e doveri degli ispettori chiamati alle verifiche ed ai controlli; ovviamente in tali requisiti sono comprese possibili azioni da parte dei destinatari di provvedimenti ispettivi.

Naturalmente ringraziamo Edizioni Ambiente per la cortese sollecitudine con cui ci trasmette i testi più significativi al fine di una libera recensione. Per restare nell’ambito di questo consueto rapporto Annuale di Legambiente, notiamo che esso risulta esente di tutte quelle elencazioni statistico numeriche che hanno forse appesantito le edizioni precedenti pur, bisogna ammetterlo, senza risultare carente in esaustività. Questo Rapporto ci sembra più di “nicchia”, ossia più aderente all’immediatezza dei concetti e molto chiaro nell’esposizione, secondo quanto richiesto dalla realtà italiana: vengono presentati i dati e gli indicatori che consentono di capire l’Italia di oggi e immaginare quella di domani. Crescita econo-mica, economia ed educazione, energia e trasporti, ambiente e turismo sono esaminati sia con riferimento alla situazione di altre nazioni europee sia nell’ambito di un orizzonte che guarda anche a prima della crisi del 2008. Riguardo ad alcune tematiche si può essere d’accordo con gli estensori del Rapporto, ma anche no. Per quanto può interessare la nostra opinione, l’approviamo solo in parte; il mix oscillante fra realtà oggettiva e le proiezione viste al futuro ci trova talvolta perplessi.Il promo dei cinque capitoli, ad esempio, titola: ”L’Italia all’uscita della recessione: alcuni numeri chiave”. Ma che signifi-ca? Chi, o quanti sono usciti dalla recessione? Le grandi aziende che formano un tutto compatto col mondo della finan-za, o la schiera di nuovi poveri? Le PMI a cui non è riuscito intrufolarsi nei mercati esteri? I nuovi emarginati della classe me-dia? E poi c’è da rilevare che chi esce dalla recessione non aumenta i debiti, così come è noto che in questi ultimi tempi (dati di Banca Italia) il debito pubblico del nostro Paese si è messo a viaggiare verso l’alto al ritmo di un miliardo al giorno.L’espressione del secondo capitolo…. “e pur si muove”, parafrasata da Galileo Galilei va accettata sìcuramente, ma con prudenza. La rivoluzione energetica degli edifici, per riuscire di fattibilità efficace, dovrà attendere la rivalutazione dell’edilizia, il che non è proprio dietro l’angolo; e Silvestrini, persona che stimo molto, lo sa bene.

Non vi è dubbio che Pierpaolo Masciocchi, autore del volume che presentiamo, sia uno dei più completi esponenti in materia di sicurezza sul lavoro. Avvocato del Foro di Roma e Membro del Comitato Consultivo per la sicurezza del lavoro in Lussemburgo, è autore di molte pubblicazioni di rilievo. Il volume, come si evince dal titolo stesso, disserta su un argomento non di secondo piano: gli obblighi di sicurezza in materia di garanzia della salute e sicurezza dei lavoratori. Disposizioni in tal senso ben fissate dal D,lgs 81/2008, il quale ha il merito di avere esteso l’area di applicazione della normativa di settore.Per cui il merito del volume di Pierpaolo Masciocchi è soprattutto quello di rappresentare un punto di riferimento - sotto la veste di strumento agevole e pratico - per datori di lavoro, responsabili del Servizio Prevenzione e Protezione, consulenti ed operatori vari. Il volume fornisce un quadro rigoroso dei principali obblighi normativi della Legislazione.Altro pregio del testo consiste nel suo arricchimento di tutta una serie di elementi pratici e replicabili accompagnati dalla principale modulistica di riferimento, da questionari e check-list per una più approfondita valutazione delle condizioni di rischio. Il CD-Rom che completa il testo contiene un esaustivo formulario per l’assolvimento dei princi-pali obblighi della sicurezza, una check-list in linea con la conformità legislativa, schede di sintesi sulle applicazioni sanzionatorie. I contenuti del volume risultano molto organici, architettura ed articolazione sono ottime, e non vi è dubbio che l’intera opera raggiunga lo scopo di rappresentare un manuale molto affidabile.

Il sistema legislativo ed istituzionaleVolume I

Ambiente Italia 2015Gli indicatori per capire l’Italia. Analisi e idee per uscire dalla crisi

Obblighi di sicurezza nei rapporti di lavoro atipiciSomministrazione – Distacco – Lavoro a progetto – Collaborazioni coordinate e continuative – Lavoro accessorio – Lavoro a domicilio – Lavoro a distanza – Volontariato.

Autori Casa editrice

Prezzo

A cura di Casa editrice

Prezzo

AutoreCasa editrice

Prezzo

Rolando Dubini, Lorenzo FantiniEPC Editore€ 15,00 - Pagine 222

Duccio Bianchi ed Edoardo ZanchinEdizioni Ambiente€ 12,00 - Pagine 88

Pierpaolo MasciocchiEPC Editore€ 35,00 - Pagine 528

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Osservatorio Ambientale

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Importanza della logistica nel settore ambientaleLa logistica, fuori dal contesto militare da cui deriva an-che come termine, rappresenta nel mondo economico (soprattutto l’attuale di libero scambio) una componen-te indispensabile ed assai importante per il buon anda-mento di ogni impresa; essa è la risolutrice di tutti i pro-blemi connessi alla gestione dei flussi di merci, dalle materie prime impiegate nei processi di trasformazione ai prodotti finiti esposti al mercato dei consumatori.E, naturalmente, in tale contesto non vanno dimenticati i rifiuti vari, i trasporti, le diverse tipologie di imballaggi, ecc. L’argomento assume valenza particolare giacché gli impatti ambientali di una buona o cattiva logistica nell’ambito di un’azienda possono risultare assai rile-vanti, e di sovente capita che gli sforzi messi in campo siano suscettibili di rapidi risultati in positivo.E’ necessario dire che generalmente in tutti i paesi (an-che per motivi di concorrenza) il miglioramento ottima-le del fattore logistica è stato recepito come aspetto determinante per un ottimale andamento dell’azienda, soprattutto economico ed amministrativo.

Le esigenze della logistica e gli impatti ambientaliCome prima riflessione passiamo ad esaminare un aspetto primario dell’argomento che ci siamo proposti: le necessarie e polivalenti modalità di espressione del-la logistica in relazione a quelle contrapposizioni che generalmente vengono definite “impatti ambientali”.Sotto tale profilo la logistica presenta un duplice aspetto:• l’organizzazione dei flussi di merci di un’azienda,

dal fornitore alla consegna alla clientela;• l’organizzazione dei flussi di rifiuti derivati dalle atti-

vità aziendali.

A tale proposito bisogna precisare come gli aspetti am-bientali della logistica non sono caratterizzati da una particolare tecnica applicabile, ma suscettibili di molte-plici settori in cui produce effetti importanti sull’ambien-te medesimo. Per cui, non è azzardato asserire che i grandi temi della logistica sono rappresentati da:• il trasporto, sia all’interno che all’esterno dell’azien-

da,• gli imballaggi necessari al trasporto delle merci,• lo stoccaggio all’interno dell’azienda, nelle aree in-

termedie di transizione, e finale nei magazzini,• l’organizzazione della distribuzione,

• le problematiche relative ai rifiuti, siano essi riferibili ai prodotti dei processi di lavorazione, o anche con-seguenti alle attività generali dell’azienda.

Resta evidente come tali temi si evidenzino per un’im-portanza assai variabile fra di loro sia qualitativamen-te che quantitativamente; infatti, per fare un esempio, il comparto della meccanica non presenterà gli stes-si problemi che si hanno usualmente nei settori della chimica o nell’agroalimentare. Generalmente, e risulta abbastanza ovvio, i rifiuti - sia in volume che in quali-tà - saranno differenti a seconda che li si ritrovi in una fabbrica manifatturiera o in altra tipologia merceologica, specialmente se alimentare.In ogni caso le attività della logistica generano gli stessi tipi di inconvenienti delle altre attività industriali. Som-mariamente possiamo così elencarli:• consumo di energia,• inquinamento dell’acqua e dell’aria,• inquinamento acustico, • inquinamento del suolo,• rifiuti,• sgradevole sensazione visiva.

In questo modo l’azienda viene assimilata ad un mix di costrizioni ambientali che si intrecciano fra loro o che si assommano ad altri impatti negativi della gestione nel suo globale. L’insieme di questi fattori induce un mix di inquinanti assai difficile da tenere sotto controllo giac-ché una tale complessità non consente di intervenire con provvedimenti completi e globali. Ne consegue come si renda necessario affrontare le varie problematiche singolarmente, aspetto per aspetto, inquinante per in-quinante, flussi dopo flussi, con un’attenzione tanto più grande quanto i regolamenti e gli obblighi legali a cui le aziende sono sottoposte di necessità.Fino a nuovo avviso non vi è nulla che obblighi un’azien-da a trasportare le proprie merci utilizzando la ferrovia piuttosto che inviarle su gomma; al pari, nulla obbliga l’azienda a preoccuparsi per i suoi fornitori e del grado di attenzione che essi dimostrano nei confronti dell’am-biente. Se ne deduce che gli atteggiamenti ambientali, la loro continuità e realizzazione nella logistica dipende-ranno dalla volontà e dalla politica ambientale adottata dall’azienda stessa. Ma anche dalle priorità che le im-prese sapranno esprimere a favore della preservazione ambientale.

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Per illustrare quanto detto riportiamo un esempio. Una catena di distribuzione alimentare concentrerà le sue at-tenzioni sulle problematiche determinate dagli imballi; al contrario, una compagnia aerea si soffermerà su tutt’altri problemi come il rumore ed i consumi di carburante.Da quanto si è detto risulta chiaramente come all’interno dei processi aziendali, anche nell’ambito della logistica, sia all’esterno quanto all’interno del complesso produt-tivo, le problematiche ambientali vadano affrontate (e trattate) singolarmente, ma anche in una connessione globale con tutti gli altri aspetti del complesso produttivo. La realtà concreta è che la logistica racchiude esigenze specifiche di tutta evidenza. A tale proposito cercheremo di sintetizzarle e raccoglierle in un grafico schematico.

e non più sui processi. In altre parole, le imprese subap-paltano la maggior parte della produzione per concentrar-si sulla preparazione dei prodotti ed il loro controllo finale. La pressione sui margini economici induce le aziende a spostare la produzione. Uno degli esempi più banali può essere rappresentato dalla delocalizzazione dell’elettroni-ca di consumo a Taiwan, nella penisola indocinese, in In-dia, paesi nei quali i costi sia del personale che gestionali risultano largamente inferiori a quelli occidentali. Va poi anche detto che l’apertura delle frontiere all’interno dell’Unione Europea ha comportato una diminuzione del numero di fabbriche, non dovendo più le imprese tenere in conto gli aspetti di frontiera, dogana, luogo di origine, ed altri.

Studio L’Ambiente

Rischi

Catena Logistica

Ecobilancio Prodotti e Processi

Inqu

inam

ento

Legi

slaz

ione

Trasporto

Distribuzione

Ecobilancio

Imballaggi

Prodotti Ecologici

Stoccaggio

Rifiuti

Gestione Rifiuti

Le esigenze operative della logisticaQuesto è un argomento molto esteso giacché lo sviluppo della logistica è avvenuto in maniera esponenziale, se-guendo di pari passo il processo evolutivo dell’industria-lizzazione, che a cominciare dal xx secolo ha proiettati l’intera umanità verso traguardi impensabili anche per le menti più fantasiose. La logistica risulta una componente intrinseca dell’industrializzazione nel suo complesso. Og-gigiorno, per fare un esempio, sarebbe impensabile che essa non adottasse largamente i sistemi informatici i quali permettono di ottenere una notevole efficienza operativa.Sulla base di quanto abbiamo appena illustrato, sia pure schematicamente, si può dire che nei paesi industrializza-ti le esigenze sia operative quanto globali relative alla logi-stica si sono accresciute a ritmi estremamente sostenuti; e tutto questo in termini di rapidità, flessibilità, ma anche (il che è importante) con una contrazione sostanziale dei costi rispetto ai vantaggi ottenuti. Peraltro, le aziende ma-nifatturiere tendono a concentrare i loro sforzi sui prodotti,

Una prima conseguenza di queste esigenze logistico-economiche è un aumento del traffico su gomma nei prossimi anni, fino a quando il trasporto ferroviario (nel no-stro Paese non troppo utiliz-zato per carenza dei neces-sari collegamenti logistici) non potrà diventare un’alter-nativa per le medie distan-ze o (è un’ipotesi) i problemi creati all’ambiente frenino l’espansione del trasporto su gomma.Vi è però un’altra conseguen-za derivata dalle esigenze in-trinseche alla logistica, ossia l’ottimizzazione della distribu-zione dei prodotti; il che va vi-sto come una ricollocazione

dei centri di distribuzione per un verso, per l’altro sotto il profilo di un rapporto diverso e diretto fra produttore e clientela. In ogni caso, la conseguenza inevitabile è un aumento della mobilità su strada. Per quanto riguarda i costi, il sovraccarico ambientale - tanto nel trasporto ferroviario che su gomma - si man-tiene a livelli stabili; ossia, considerato il breve termine, non si ha che una pressione contenuta di questi; nel lun-go termine però i costi saranno destinati ad aumentare sensibilmente.

E’ consigliabile, per coloro che dedicano le loro attività alla logistica, ricercare un giusto compromesso fra le problematiche del movimento merci e quelle che costi-tuiscono le imprescindibili attenzioni verso la sostenibi-lità ambientale.

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