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L’itinerario culturale religioso nella contemporaneità tra turismo e devozione Negli ultimi anni si è assistito ad una continua crescita e riscoperta di itinerari religiosi intorno a figure di santi e beati o verso luoghi protagonisti di eventi sacri. Per fede, per ricerca personale o per ritrovare un proprio equilibrio interiore, molti sono i motivi che spingono a compiere questi itinerari che ripercorrono le tappe e i luoghi del culto religioso popolare. Lo sviluppo di itinerari culturali, tema a cui attori pubblici e privati, locali e internazionali sono sempre più attenti, chiama in causa la complessa relazione fra territorio, identità e sviluppo locale nell’analisi del rapporto fra produzione di patrimonio e pratiche turistiche di viaggio e di cammini religiosi. Viaggi che risultano essere un mezzo per riscoprire luoghi, paesaggi, architetture e città in molti casi con un percorso di avvicinamento lento che contribuisce ad una diversa percezione degli spazi e dei luoghi attraversati e incontrati nell’itinerario e nel cammino. L’identificazione e il riconoscimento da parte dell’UNESCO (Heritage and Properties of Religious Interest) o del Consiglio d’Europa come Itinerari Culturali Europei ha permesso, agli itinerari religiosi, una crescita strutturata e guidata da precise politiche di accoglienza e di gestione che hanno contribuito ad una maturazione di percorsi e cammini, dando consapevolezza culturale e spirituale alle strade europee dei pellegrinaggi, nati nel corso dei secoli come movimenti quasi “spontanei” di persone e oggi occasioni per un turismo che unisce componenti religiose a quelle culturali. I casi studio indagano il pellegrinaggio contemporaneo quale memoria storica e patrimonio culturale di tradizioni, di culti, di architetture e di paesaggio (Convenzione europea del Paesaggio) e come nuove reti-sistemi del turismo del sacro; il viaggio religioso come trama unificante e inclusiva di luoghi e paesaggi nella prospettiva sociale e di politica internazionale; il patrimonio sacro urbano tra dismissione, abbandono e futuro; la sostenibilità del turismo religioso; la valorizzazione degli itinerari culturali e pellegrinaggi per le comunità locale. Federico Silvia Beltramo, Fiorella Dallari, Alessia Mariotti 1855

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L’itinerario culturale religioso nella contemporaneità tra turismo e devozione

Negli ultimi anni si è assistito ad una continua crescita e riscoperta di itinerari religiosi intorno a figure di santi e beati o verso luoghi protagonisti di eventi sacri. Per fede, per ricerca personale o per ritrovare un proprio equilibrio interiore, molti sono i motivi che spingono a compiere questi itinerari che ripercorrono le tappe e i luoghi del culto religioso popolare. Lo sviluppo di itinerari culturali, tema a cui attori pubblici e privati, locali e internazionali sono sempre più attenti, chiama in causa la complessa relazione fra territorio, identità e sviluppo locale nell’analisi del rapporto fra produzione di patrimonio e pratiche turistiche di viaggio e di cammini religiosi. Viaggi che risultano essere un mezzo per riscoprire luoghi, paesaggi, architetture e città in molti casi con un percorso di avvicinamento lento che contribuisce ad una diversa percezione degli spazi e dei luoghi attraversati e incontrati nell’itinerario e nel cammino. L’identificazione e il riconoscimento da parte dell’UNESCO (Heritage and Properties of Religious Interest) o del Consiglio d’Europa come Itinerari Culturali Europei ha permesso, agli itinerari religiosi, una crescita strutturata e guidata da precise politiche di accoglienza e di gestione che hanno contribuito ad una maturazione di percorsi e cammini, dando consapevolezza culturale e spirituale alle strade europee dei pellegrinaggi, nati nel corso dei secoli come movimenti quasi “spontanei” di persone e oggi occasioni per un turismo che unisce componenti religiose a quelle culturali. I casi studio indagano il pellegrinaggio contemporaneo quale memoria storica e patrimonio culturale di tradizioni, di culti, di architetture e di paesaggio (Convenzione europea del Paesaggio) e come nuove reti-sistemi del turismo del sacro; il viaggio religioso come trama unificante e inclusiva di luoghi e paesaggi nella prospettiva sociale e di politica internazionale; il patrimonio sacro urbano tra dismissione, abbandono e futuro; la sostenibilità del turismo religioso; la valorizzazione degli itinerari culturali e pellegrinaggi per le comunità locale.

Federico Silvia Beltramo, Fiorella Dallari, Alessia Mariotti

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Gli itinerari religiosi nella Regione Siciliana Silvana Cassar, Salvo Creaco

Università di Catania – Catania – Italia Parole chiave: Sostenibilità, turismo culturale, turismo religioso, itinerari religiosi, Regione Siciliana, Progetti di eccellenza.

1. I progetti di eccellenza per lo sviluppo e la promozione del sistema turistico nazionale 1.1. Itinerari religiosi e Progetti di eccellenza

Sugli itinerari religiosi esiste ormai un’ampia e crescente letteratura, alla quale contribuiscono studiosi appartenenti a differenti discipline sociali. All’interesse accademico verso i percorsi sacri ha fatto seguito la formulazione di nuove proposte di itinerari e cammini da parte di associazioni, fondazioni, enti pubblici e privati. La Regione siciliana non è rimasta estranea a questa esperienza propositiva, avendo previsto la realizzazione di attività finalizzate alla creazione di itinerari turistici dedicati al segmento religioso nell’ambito di una nuova tipologia di intervento statale denominata “Progetto di eccellenza”, la quale trova fondamento nell’art. 1 della legge finanziaria 2007, per come modificato della legge 69/2009, il quale prevede che per assicurare lo sviluppo del settore del turismo ed il suo posizionamento competitivo quale fattore produttivo di interesse nazionale, il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei Ministri può stipulare appositi protocolli di intesa con le regioni e gli enti locali”. Lo stesso articolo stabilisce, altresì, il cofinanziamento statale dei Progetti di eccellenza “attraverso accordi di programma con le regioni territorialmente interessate”. In base al Protocollo di intesa stipulato il 24 giugno 2010, il Progetto di eccellenza riguarda alcuni specifici segmenti turistici, tra cui rientra il turismo religioso (art. 1). Condizione necessaria ai fini del riconoscimento dell’eccellenza ai Progetti è la loro idoneità a soddisfare almeno tre dei seguenti criteri (art. 3): 1. carattere e qualità dei processi innovativi dell’offerta turistica; 2. ambito interregionale della proposta progettuale; 3. sostenibilità ambientale e capacità di impatto sociale degli interventi; 4. capacità di utilizzare le nuove tecnologie; 5. impatto sull’attrazione dei flussi turistici dall’estero e sulla destagionalizzazione; 6. stretta interrelazione geografica e funzionale con reti infrastrutturali e di trasporto; 7. capacità di prosecuzione in autofinanziamento dell’iniziativa al termine del periodo

assistito dal contributo statale; 8. progetti a valenza pluriennale. 1.2. Processo di selezione dei Progetti di eccellenza

Il processo di selezione dei Progetti di eccellenza inizia con la presentazione di una istanza da parte delle Regioni e delle Province autonome al Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo. Alla valutazione delle istanze provvede una Commissione paritetica composta dal Ministro del turismo, o da un suo delegato, che la presiede, e da altri sei membri, di cui tre in rappresentanza del Dipartimento e tre in rappresentanza delle Regioni e delle Province autonome (art. 6). La Commissione si pronuncia entro i successivi 45 giorni dalla presentazione dell’istanza. In caso di valutazione positiva dei Progetti di eccellenza, il Dipartimento provvede al loro cofinanziamento attraverso la stipula di Accordi di programma con le Regioni e le Province autonome interessate, adottando il decreto di assegnazione delle risorse. Nel caso in

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cui la Commissione ritenga il Progetto di eccellenza bisognevole di ulteriore istruttoria, assegna un termine per la produzione di nuovi atti e/o documenti integrativi, che possono comportare anche una eventuale rimodulazione dell’intervento. 2. Il progetto “Culto & Cultura – Progettazione e realizzazione di itinerari per la valorizzazione del turismo religioso” della Regione Siciliana

2.1. Il quadro di riferimento

Nel giugno 2011 la Commissione paritetica esprimeva una valutazione positiva nei riguardi della proposta progettuale avanzata congiuntamente dalla Regione Siciliana e dalla Regione Calabria denominata “Culto & Cultura – Progettazione e realizzazione di itinerari per la valorizzazione del turismo religioso”, in cui la Regione Siciliana assumeva il ruolo di soggetto capofila. Nel marzo del 2015 la Regione Siciliana pubblicava l’avviso pubblico ed i relativi allegati finalizzati all’acquisizione di proposte coerenti con tale Progetto di eccellenza. La dotazione finanziaria del Progetto ammontava a € 1.800.000. Per beneficiare di questo stanziamento potevano presentare domanda: Enti pubblici; Organismi di diritto pubblico; Organizzazioni non di profitto; Piccole e medie imprese, in forma singola o associata (costituita o costituenda). Le proposte dovevano prevedere il coinvolgimento di almeno di 5 di questi soggetti, appartenenti al comparto turistico e dell’indotto, ed articolarsi all’interno del territorio regionale in almeno 5 diversi ambiti comunali. Non erano ammessi partenariati costituiti soltanto da soggetti pubblici. Tutti i soggetti coinvolti (almeno la metà dei quali con sede legale nelle aree degli interventi), dovevano essere funzionalmente legati da una logica progettuale. La domanda era presentata dal soggetto capofila (beneficiario) e doveva indicare per ciascuna attività della proposta il soggetto attuatore. Il contributo regionale era determinato nella misura massima dell’80% del costo della proposta e, comunque, entro il limite massimo di € 160.000 per ogni istanza presentata; il co-finanziamento, in misura non inferiore al 20% del costo del progetto, poteva anche essere assicurato in kind. Erano oggetto di sostegno finanziario gli interventi riguardanti: 1) l’ideazione, la progettazione e la realizzazione di itinerari religiosi; 2) l’attività di formazione di operatori; 3) la promozione e la commercializzazione. Le proposte dovevano essere immediatamente attivabili e quindi, laddove finanziate, debitamente fornite di ogni parere, nulla-osta, autorizzazione e concessione eventualmente necessaria per la loro pronta implementazione. Le attività delle proposte dovevano concludersi entro gli otto mesi successivi, pena la revoca dell’assegnazione concessa.1 La mancata realizzazione dell’intervento entro il termine previsto comportava la revoca del finanziamento. Ai fini dell’ammissibilità della proposta si teneva anche conto della prosecuzione nel tempo del progetto, “in linea alla logica del consolidamento del prodotto turistico e del suo radicamento territoriale e di mercato”. Ulteriori aspetti riguardanti l’ammissibilità della proposta facevano riferimento ad elementi di puro carattere formale, come carenze nella documentazione da accludere alla domanda di finanziamento, la mancanza della firma del legale rappresentante negli atti in cui necessitava ovvero l’inoltro della domanda oltre il termine previsto dal bando. Non erano giudicate ammissibili le proposte ritenute “generiche”. All’accertamento dei requisiti di ammissibilità segue la valutazione “di merito” delle istanze presentate. Questa valutazione è demandata ad una Commissione appositamente costituita, composta da tre componenti (oltre ad un membro in qualità di segretario), la quale formula una graduatoria attraverso l’attribuzione ad ogni istanza di un punteggio complessivo risultante da otto criteri di selezione (Figura 1).

1 A seguito dell’applicazione dei disposti di cui al D.lgs. 118/2011, la data di ultimazione delle attività progettuali nonché delle conseguenti rendicontazioni veniva prorogata al 15 luglio 2017.

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Figura 1 – Criteri di selezione, parametri valutativi e punteggi per la valutazione di merito delle proposte

2.2. Ammissibilità delle proposte di istituzione di itinerari religiosi Alla data di scadenza del bando, la Regione riceveva n. 78 proposte di finanziamento di itinerari religiosi. All’accertamento dei requisiti di ammissibilità provvedeva l’Area 2 del Dipartimento Regionale Turismo, Sport e Spettacolo. Lo svolgimento di questa fase si concludeva valutando: • n. 12 proposte “ammesse”; • n. 38 proposte “ammesse sotto condizione”; per cui laddove le istanze avessero occupato dopo la valutazione di merito un posto utile in graduatoria, il soggetto capofila avrebbe assunto l’obbligo dell’effettuazione dei compiti progettuali assegnati ai partner esclusi; • n. 1 proposta “ammessa con riserva”; per la quale l’organo istruttorio si riservava l’accertamento dei requisiti del soggetto capofila prima dell’ammissione o meno alla valutazione di merito2; • n. 27 proposte “non ammesse”, per il mancato rispetto di uno o più degli altri elementi posti a base della ammissibilità. Avendo il soggetto istruttorio ritenuta congrua la figura del soggetto capofila della proposta “ammessa con riserva”, le proposte sulle quali esprimere il giudizio di preferibilità risultavano conseguentemente n. 51, pari al 65,38% delle istanze presentate. La Figura 2 ne riporta il numero, il titolo, il soggetto capofila e la provincia cui questo soggetto appartiene.

2 Si trattava della proposta n. 69, La via dei santuari, avente come soggetto capofila la Diocesi di Piazza Armerina.

N. Valutazione Punteggio1 Coerenza del partenariato con Capacità del progetto a promuovere la creazione di reti alta 7-10

le finalità del progetto funzionali dell'attività prevista. media 4-6bassa 0-3

2 Numero di soggetti (oltre al Capacità di coinvolgere un ampio partenariato. da 6 a 9 soggetti 5numero minimo previsto) oltre 9 soggetti 10

3 Innovazione e creatività Capacità del progetto di attivare processi innovativi alta 7-10attraverso, anche, interventi creativi ed originali in media 4-6relazione agli obiettivi progettuali. bassa 0-3

4 Coerenza tra obiettivi e azioni Capacità del progetto a perseguire gli obiettivi richiesti dal alta 7-10bando attraverso la realizzazione delle azioni programmate. media 4-6

bassa 0-35 Incisività di prodotto Capacità di incidere nel rapporto prodotto/target/mercato. alta 16-25

media 8-15bassa 0-7

6 Integrazione dell'offerta Capacità di promuovere una integrazione tra i soggetti alta 11-15proponenti ed il territorio in relazione alle potenzialità media 6-10di proseguimento temporale dell'attività. Accordi operativi. bassa 0-5

7 Misura del cofinanziamento Capacità di intercettare risorse economiche da destinare aumenti dal 5% al 10% 5al progetto oltre il 20% richiesto. aumenti oltre il 10% 10

8 Azioni di verifica Determinazione di indicatori di realizzazione e di risultato alta 7-10attendibili e coerenti con il progetto. media 4-6

bassa 0-3

Parametro valutativoCriterio di selezione

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Figura 2 – Le proposte ammissibili al finanziamento Per territorio di provenienza (Figura 3), le proposte ammissibili provenivano per la gran parte dalla provincia di Palermo (39,22%); seguiva la provincia di Messina (23,53%). Entrambe le province registravano incidenze percentuali a due cifre. Dalla provincia di Caltanissetta non proveniva alcuna proposta, essendo le altre posizioni del ranking occupate dalle province di Siracusa (9,80%), Agrigento (7,84%), Catania (7,84%), Trapani (5,88%), Enna (3,92%) e Ragusa (1,96%).

N. Pr.2 Vino e sacralità nella val di Mazara Istituto regionale del vino e dell'olio Pa4 La lava dei miracoli Agenzia di viaggi Magma Travel & Tourism Ct5 Culti e culture negli Iblei Associazione culturale Cosmo-ibleo Rg7 La via Matris Fondazione Distretto turistico Sicilia occ. Tp8 Le vie sacre GAL Terre normanne Pa9 Nebrodi in cammino GAL Nebrodi Plus Me

10 Sicilia sacra network Associazione Rotta dei fenici Pa11 Itinerari e cammini sulla via Francigena nelle Madonie SO.SVI.MA. s.p.a Pa14 Arte e devozione Comune di Sant'Angelo di Brolo Me15 I cammini francescani in Sicilia Associazione A.S.T.E.S. Pa16 Marialis cultus in montibus sicanis Pro Loco Araba Fenice Ag17 Sicilia armonia di culti e culture GLOBEST di Axia viaggi s.a.s Pa18 Per le vie Francigene di Sicilia Associazione culturale Facitur Pa19 Il beato Giuseppe Puglisi: guida di un cammino senza tempo Società cooperativa Terradamare Pa21 Tindari e il culto Mariano: viaggi di fede e devozione Comune di Patti Me22 Sicilia ortodossa Comune di Bivona Ag23 Peregrinatio fidei: luoghi e viaggi della fede Comune di Roccapalumba Pa25 Rete degli itinerari religiosi: dalla città all'entroterra Madonie.it s.r.l. Pa27 Itinerari di fede e cultura: alla scoperta di Monreale e dintorni Comune di Monreale Pa28 Via Pulchritudinis Consorzio universitario prov. Palermo Pa29 Da Solunto ai monti Sicani Comune di Baucina Pa30 Triunfi di Sicilia Società cooperativa Pulcherrima res Pa33 Itinerari mariani delle vallate joniche dei Peloritani Unione dei comuni delle valli joniche Me34 I sentieri nel Val di Noto Intermed s.r.l. Sr37 Il turismo religioso nel Golfo di Castellammare GAL Golfo di Castellammare Tp38 Tracce di culto GAL Elimos Tp43 Il sacro nelle terre dei Sicani Comune di Campobello di Licata Ag45 Ego Rosaliae GAL Sicani Ag46 Dai Tindaridi alla Madonna nera Associazione AFEIP Me49 S'Agathae (Sicilia di Agata) Università di Catania Ct50 U' votu, u' viaggiu, a festa Circolo ANSPI Chiara Luce Me51 Magna via Francigena fra Palermo ed Agrigento Comune di Castronovo di Sicilia Pa53 Turismo religioso bizantino arabo normanno Ulisse viaggi e turismo s.r.l. Pa54 Il cammino di San Filippo Comune di Acicatena Ct56 I camminamenti del venerabile servo di Dio Paolo Gravina Edrisi Viaggi Tour Operator di Onda s.r.l. Pa57 Sui passi della croce Comune di Enna En58 Turismo religioso nel Val Demone Accademia A.F.E.L. Me59 Sulla via di San Corrado Confalonieri Museo diocesano di Noto Sr60 Monachesimo e cultura in età normanna nella Sicilia sud occ. Eligotur s.r.l. Me61 4 Cult tour Cooperativa sociale La valle verde Pa62 La Madonna del lume: tra spiritualità e cultura Associazione culturale Segno indelebile Pa63 Il pellegrinaggio alle falde dell'Etna Comune di Mascalucia Ct64 Il cammino di San Felice da Nicosia Comune di Tusa Me65 Il percorso religioso dei Nebrodi albergo diffuso Comune di Ficarra Me69 Le vie dei santuari Diocesi di Piazza Armerina En71 Gratia plena Consorzio Centro sviluppo turismo culturale Me72 Art.Mu.Re. Sicilvision s.r.l. Sr73 Siracusa e comuni Iblei: santi e patroni nei luoghi della devozione Comune di Siracusa Sr74 Beata Pina Suriano e turismo religioso Associazione Accademia della cultura Pa76 Trekking del Santo Comune di Alcara Li Fusi Me77 Via Micaeliche e dei Santi patroni di Sicilia GAL Eloro Sr

Titolo della proposta Soggetto capofila

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Proposte ammissibili Proposte finanziate Province N. % N. % (1) (2) (3) (4=3/1)

Ag 4 7,84 0 0,00 Cl 0 0,00 0 0,00 Ct 4 7,84 2 50,00 En 2 3,92 0 0,00 Me 12 23,53 2 16,67 Pa 20 39,22 7 35,00 Rg 1 1,96 0 0,00 Sr 5 9,80 1 20,00 Tp 3 5,88 1 33,33

Totale 51 100,00 13 25,49

Figura 3 – Proposte ammissibili e finanziate per territorio di provenienza

2.3. La valutazione della preferibilità delle proposte di istituzione degli itinerari religiosi

Esperita la fase di ammissibilità, l’Amministrazione regionale nominava la Commissione incaricata della valutazione di preferibilità delle proposte eleggibili al finanziamento. Preso atto dei verbali di tale Commissione, con il Decreto n. 1550 del 23 luglio 2015 l’Amministrazione approvava la graduatoria di merito del Progetto di eccellenza “Culto & Cultura”. Gli elementi di tale valutazione consentono di determinare (Figura 4): • per ciascun criterio: 1. il punteggio assegnato ad ogni proposta; 2. lo scarto tra questo punteggio e quello massimo potenzialmente attribuibile; 3. il punteggio registrato da tutte le proposte; 4. lo scarto tra questo punteggio e quello massimo potenzialmente attribuibile; • per ciascuna proposta: 1. il punteggio totale conseguito; 2. il numero degli scarti registrati rispetto al massimo punteggio attribuibile a ciascun criterio. • per l’insieme delle proposte: 1. il punteggio totale conseguito; 2. lo scarto tra questo punteggio e quello massimo potenzialmente attribuibile. Sulla base di questi dati, è possibile calcolare alcuni indici: • per ciascun criterio: a) la % del punteggio assegnato rispetto al punteggio massimo attribuibile; b) il numero degli scarti registrati da tutte le proposte; c) la % dello scarto del punteggio rispetto allo scarto registrato dall’insieme dei criteri; • per l’insieme dei criteri: d) la % del punteggio totale assegnato rispetto al massimo punteggio attribuibile; e) la % del punteggio totale non assegnato rispetto al massimo punteggio attribuibile. L’insieme dei criteri otteneva 3.865 punti, pari al 75,8% del punteggio massimo complessivo attribuibile dalla Commissione (5.100). A questo risultato contribuivano in maniera differente i diversi criteri. La Figura 5 riporta la graduatoria dei criteri sulla base degli indici a), b), c). Il ranking permette di individuare tre scaglioni di posizionamento. Del primo scaglione fanno parte i criteri n. 1 e n. 4, i quali conseguono, nell’ordine, i migliori risultati. Nel secondo scaglione rientrano i criteri n. 2, n. 3 e n. 6.

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Figura 4 – Risultati della valutazione di merito delle proposte

Nel terzo scaglione si collocano i criteri n. 5, n. 7 e n. 8, a dimostrazione delle maggiori difficoltà che i proponenti hanno incontrato nel soddisfare i parametri valutativi ad essi connessi.

Ranking Indici a) b) c) 1 1 1 1 2 4 4 4 3 6 2 3 4 3 6 2 5 2 3 6 6 5 7 8 7 8 5 7 8 7 8 5

Figura 5 – Graduatoria di soddisfazione dei criteri

N.1 scarto 2 scarto 3 scarto 4 scarto 5 scarto 6 scarto 7 scarto 8 scarto totale diff.

29 10 0 10 0 10 0 10 0 25 0 15 0 10 0 10 0 100 04 10 0 10 0 10 0 10 0 25 0 15 0 10 0 6 4 96 45 10 0 10 0 6 4 10 0 25 0 15 0 10 0 10 0 96 4

10 10 0 10 0 10 0 10 0 25 0 15 0 10 0 6 4 96 411 10 0 10 0 10 0 10 0 25 0 15 0 10 0 6 4 96 427 10 0 10 0 10 0 10 0 25 0 15 0 10 0 6 4 96 446 10 0 10 0 10 0 10 0 25 0 15 0 10 0 6 4 96 477 10 0 10 0 6 4 10 0 25 0 15 0 10 0 10 0 96 456 10 0 5 5 10 0 10 0 25 0 15 0 10 0 10 0 95 554 10 0 10 0 6 4 10 0 25 0 15 0 10 0 6 4 92 871 10 0 10 0 6 4 10 0 25 0 15 0 10 0 6 4 92 851 10 0 10 0 10 0 10 0 25 0 15 0 5 5 6 4 91 915 10 0 10 0 6 4 10 0 25 0 15 0 5 5 10 0 91 938 10 0 10 0 6 4 10 0 25 0 10 5 10 0 6 4 87 1334 10 0 10 0 10 0 10 0 15 10 15 0 10 0 6 4 86 1445 10 0 10 0 10 0 10 0 25 0 15 0 0 10 6 4 86 1450 10 0 10 0 10 0 10 0 15 10 15 0 10 0 6 4 86 147 10 0 10 0 3 7 10 0 25 0 10 5 10 0 6 4 84 16

58 10 0 10 0 3 7 10 0 15 10 15 0 10 0 10 0 83 1737 10 0 10 0 10 0 10 0 15 10 15 0 10 0 3 7 83 1773 10 0 10 0 6 4 10 0 15 10 15 0 10 0 6 4 82 1821 10 0 10 0 6 4 10 0 15 10 15 0 10 0 6 4 82 1816 6 4 10 0 10 0 10 0 15 10 15 0 10 0 6 4 82 1825 10 0 10 0 10 0 10 0 15 10 10 5 10 0 6 4 81 1949 10 0 5 5 10 0 10 0 25 0 15 0 0 10 6 4 81 1964 10 0 10 0 10 0 10 0 7 18 15 0 10 0 6 4 78 2261 10 0 5 5 6 4 10 0 25 0 15 0 0 10 6 4 77 2363 10 0 10 0 6 4 10 0 15 10 10 5 10 0 6 4 77 2322 10 0 10 0 10 0 10 0 15 10 10 5 5 5 6 4 76 2453 10 0 5 5 10 0 10 0 15 10 10 5 10 0 6 4 76 249 10 0 10 0 10 0 10 0 15 10 15 0 0 10 6 4 76 24

60 10 0 10 0 6 4 10 0 25 0 10 5 0 10 3 7 74 2676 10 0 10 0 10 0 10 0 15 10 10 5 5 5 3 7 73 2762 10 0 5 5 6 4 10 0 15 10 10 5 10 0 6 4 72 2865 10 0 10 0 6 4 10 0 15 10 10 5 5 5 6 4 72 2814 10 0 5 5 10 0 10 0 15 10 15 0 0 10 6 4 71 2918 10 0 5 5 10 0 10 0 15 10 15 0 0 10 6 4 71 2969 10 0 5 5 6 4 10 0 15 10 15 0 0 10 6 4 67 3359 10 0 0 10 10 0 10 0 15 10 10 5 5 5 6 4 66 3423 3 7 10 0 6 4 10 0 15 10 15 0 0 10 6 4 65 3572 10 0 10 0 6 4 6 4 15 10 10 5 0 10 6 4 63 3730 10 0 5 5 3 7 3 7 15 10 15 0 5 5 6 4 62 388 6 4 5 5 6 4 10 0 15 10 10 5 0 10 6 4 58 42

17 10 0 5 5 6 4 10 0 15 10 5 10 0 10 6 4 57 4319 10 0 0 10 10 0 10 0 15 10 5 10 0 10 6 4 56 4474 10 0 5 5 6 4 6 4 15 10 10 5 0 10 3 7 55 452 10 0 5 5 10 0 6 4 7 18 10 5 0 10 3 7 51 49

57 10 0 5 5 6 4 6 4 7 18 10 5 0 10 6 4 50 5033 10 0 5 5 6 4 6 4 7 18 10 5 0 10 3 7 47 5343 3 7 0 10 10 0 3 7 7 18 10 5 0 10 6 4 39 61

Tot. 478 22 395 105 395 105 466 34 900 350 640 110 285 215 306 194 3865 1135

a) 93,7 77,5 77,5 91,4 70,6 83,7 55,9 60,0

b) 4 19 24 7 32 21 26 45

c) 1,9 9,3 9,3 3,0 30,8 9,7 18,9 17,1

d) 75,8

e) 22,3

N. N. N.Criteri di valutazione Punteggio

per propostaN. N. N. N. N.

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Proposta Cofinanziamento Finanziamento N. Costo Richiesto Erogato

(€) % (€) (€) (€) 29 200080 30,01 60050 140030 140030 4 200000 30,25 60500 139500 139500 5 199969 30,10 60191 139779 139779

10 232000 31,03 72000 160000 160000 11 213120 24,92 53120 160000 160000 27 231622 30,92 71622 160000 160000 46 200000 20,00 40000 160000 160000 77 230000 30,43 70000 160000 160000 56 231000 30,74 71000 160000 160000 54 232000 31,03 72000 160000 160000 71 200000 31,00 62000 138000 138000 51 213500 25,10 53589 159912 159912 15 200000 25,00 50000 150000 150000 38 197306 31,43 62006 135300 0 34 200000 30,10 60200 139800 0 45 200000 20,00 40000 160000 0 50 200000 30,10 60200 139800 0 7 160000 31,00 49600 110400 0

58 197360 31,65 62464 134896 0 37 235000 31,91 75000 160000 0 73 231900 31,00 71900 160000 0 21 231946 31,02 71946 160000 0 16 199999 30,92 61840 138159 0 25 236000 32,20 76000 160000 0 49 200000 20,00 40000 160000 0 64 235000 31,91 75000 160000 0 61 157500 20,00 31500 126000 0 63 230000 30,43 70000 160000 0 22 215160 26,23 56445 158715 0 53 230000 30,43 70000 160000 0 9 200000 20,00 40000 160000 0

60 140000 20,00 28000 112000 0 76 95000 25,00 23750 71250 0 62 163000 30,43 49600 113400 0 65 230000 30,43 70000 160000 0 14 79447 20,00 15891 63556 0 18 200000 20,00 40000 160000 0 69 200000 20,00 40000 160000 0 59 216000 26,00 56160 159840 0 28 200000 20,00 40000 160000 0 23 200000 20,00 40000 160000 0 72 90000 20,00 18000 72000 0 30 213184 25,00 53296 159888 0 8 160000 31,00 49600 110400 0

17 170000 20,00 34000 136000 0 19 160000 20,00 32000 128000 0 74 200000 20,00 40000 160000 0 2 200000 20,00 40000 160000 0

57 200000 20,00 40000 160000 0 33 200000 20,00 40000 160000 0 43 133000 20,00 26600 106400 0

Tot. 9990093 26,50 2647070 7343024 1987220

Figura 6 – Finanziamento del Progetto di eccellenza “Culto & Cultura”

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Dall’applicazione dell’insieme dei criteri risulta che la proposta n. 29, dal titolo Da Solunto ai monti Sicani: i cammini della fede tra mare, riserve naturali e tradizioni, è l’unica ad aver conseguito il massimo punteggio per ciascun criterio, e quindi il massimo punteggio conseguibile da ciascuna proposta (100 punti). 2.4. Il finanziamento del Progetto “Culto & Cultura”

Considerato che le 11 proposte alle quali era stato attributo un punteggio da 100 a 92 comportavano un finanziamento complessivo di € 1.677.309 e che altre 2 proposte, con lo stesso punteggio di 91, richiedevano un finanziamento addizionale di € 309.911, ai fini dell’ampliamento dell’offerta e della sua più ampia diversificazione, la Regione riteneva utile ammettere al finanziamento anche questi ultimi due progetti. Con questa integrazione, la dotazione del Progetto di eccellenza passava da € 1.800.000 a € 1.987.220, così permettendo di soddisfare le richieste relative alle proposte collocatesi nella graduatoria di merito con i punteggi da 100 a 91. Le 51 proposte di itinerari religiosi eleggibili al finanziamento avevano un costo complessivo pari a € 9.990.093, con un costo medio per istanza pari a € 191.963. Il finanziamento erogato dalla Regione era pari al 19,89% del costo totale delle proposte avanzate. A queste proposte corrispondevano una richiesta di finanziamento di € 7.343.024 ed un cofinanziamento di € 2.647.069, con una quota di cofinanziamento complessivo pari al 26,50%. Disaggregando in due parti questa quota risulta che il tasso di cofinanziamento delle proposte finanziate (28,60%) è superiore sia al tasso di cofinanziamento delle proposte ammissibili (26,50%) che al tasso di cofinanziamento delle proposte non finanziate (25,68%). Si registra, peraltro, che il maggior tasso di cofinanziamento (32,20%) appartiene alla proposta n. 25, Rete degli itinerari religiosi, i cui interventi ricadono nel territorio delle Madonie, che non fa parte di quelle finanziate (Figura 6). Per territorio di provenienza (Figura 3), il tasso di finanziamento delle proposte, dato dal rapporto fra il numero delle istanze ammissibili e quello delle proposte finanziate, determina la seguente graduatoria. Al primo posto si colloca la provincia di Catania (50%); seguono le province di Palermo (35%), Trapani (33,33%), Siracusa (20%) e Messina (16,67%). Le province di Agrigento, Enna e Ragusa, pur avendo espresso proposte ammissibili, vengono escluse dal finanziamento. Solo le province di Palermo e Trapani registrano un tasso di finanziamento che eccede il tasso di finanziamento complessivo (25,49%). In estrema sintesi, solo 5 province sulle 9 del territorio siciliano accedono alle risorse rese disponibili per il conseguimento degli obiettivi del Progetto di eccellenza “Culto & Cultura”.

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È ancora possibile un turismo religioso nel centro storico di Firenze? Turismi in conflitto nel cuore spirituale di una

destinazione turistica di massa Gian Luigi Corinto

Università di Macerata – Macerata – Italia Parole chiave: Turismo religioso, Turismo di massa, Teoria non-rappresentazionale, Turismo esperienziale, Performance, Itinerari urbani, Firenze, Governance, Sostenibilità. 1. Homo viator et residens. La destinazione turistica come teatro di pratiche esperienziali In vista del 2013, dichiarato anno della Fede da Papa Benedetto XVI, l’Opera di Santa Maria del Fiore ha promosso i Cammini di fede e arte proponendo la città di Firenze non solo come destinazione di grandi flussi turistici, ma come meta di pellegrinaggi (Verdon, 2013). Gli itinerari progettati terminano tutti nella Cattedrale e sono denominati La Maternità di Maria, Le cattedre dei Vescovi, I luoghi della carità e Uomini di Dio al servizio della città (FOE, s.d.). Il presente lavoro vuole rispondere alle domande se il turista religioso possa ancora fare un’esperienza spirituale a Firenze e se il turismo di massa ne condizioni l’intensità. A tale scopo, il testo è così organizzato. Il paragrafo corrente tratta del rapporto tra turisti e residenti in una destinazione come pratica esperienziale, il secondo è dedicato al turismo religioso nel centro storico di Firenze e ai Cammini di fede e arte, l’ultimo propone alcuni commenti critici in vista di un turismo migliore e più sostenibile. Il viaggio per motivi religiosi, il pellegrinaggio, accomuna le maggiori religioni mondiali ed è fenomeno sia culturale sia spirituale (Collins-Kreiner, 2010). La mobilità come esigenza umana interiore è di primario interesse per antropologi e psicologi ma interessa anche la geografia culturale. Il corpo umano è in grado di muoversi nello spazio e il progresso tecnico ha reso accessibili destinazioni lontane, per la crescente efficienza e i minori costi di mobilità. Per la completa comprensione del fenomeno turistico, è rilevante l’analisi teorica delle esperienze (Pine e Gilmore, 2011) e delle pratiche culturali attuate in una destinazione (Timothy e Olsen, 2006). Nella realtà, i turisti contribuiscono a creare la destinazione che a sua volta, per caratteristiche e tracce storiche, permette alcune determinate esperienze e non altre (Bærenholdt, 2016). È quindi necessario indagare l’interazione turisti/residenti, ovvero come la presenza di turisti stimoli i residenti a cambiare i modi di vivere e adottare strategie per accogliere o respingere la presenza aliena. L’umanità mostra oggi sia l’attaccamento al luogo di vita (la casa) sia la forte ricerca di mobilità. Ponendo in relazione teorica casa e super-mobilità contemporanea (Morley, 2000) si vede che locale e globale sono in relazione di dipendenza (Lury, 1997; Martin, 2004; Sassen, 2003). Il turismo è quindi un campo di indagine adatto perché è un fenomeno globale, praticato viaggiando per visitare località distanti, dove altri sono residenti. La qualità di destinazioni ed esperienze dipende dalla variabile interazione tra turisti e residenti in un luogo, il cui assetto dipende anche da una governance locale che sia in grado di limitare il potere degli agenti dannosi (Corinto, 2016). La teoria non-rappresentazionale (Thrift, 2008) propone ai geografi l’analisi dei fatti non nella loro fissità, ma mentre avvengono, cioè mentre si praticano azioni concrete (performance). In tal senso, il turismo è una pratica performativa che contribuisce a creare i caratteri materiali e immaginati di una destinazione (Bærenholdt et al., 2004; Edensor, 2001). Oggigiorno, anche l’azione di consumo turistico avviene sempre più dentro un’aurea magica (Benjamin, 2008), cioè di fascino e di enchantment (Ritzer, 2005). Il turista che prende possesso attivo di un

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luogo, ne fa propri i caratteri per viverli direttamente, attivando i comportamenti tipici di un’avventura, provando distrazione e sorpresa (Bærenholdt, 2016) la cui esperienza reale dipende dalla relazione viatores/residentes propria di ogni destinazione. 2. Turismo culturale e religioso nel centro di Firenze

Per rispondere alle domande formulate, si sono analizzati dati estratti dal portale Tripadvisor, servizio di commenti online ritenuto credibile (Viglia et al. 2014) e si sono svolti colloqui con attori interessati ai Cammini di fede e arte. Un primo risultato è la classifica dei primi quattro luoghi d’arte e religiosi per numero totale di commenti (Tabella 1).

Luogo d’arte n. commenti

Luogo religioso n. commenti

1 Galleria dell’Accademia 24.267 1 Duomo – Cattedrale di Santa Maria del Fiore 19.840

2 Galleria degli Uffizi 24.121 2 Campanile di Giotto 6.453

3 Piazzale Michelangelo 22.952 3 Basilica di San Miniato a Monte 4.526

4 Duomo – Cattedrale di Santa Maria del Fiore 19.840 4 Battistero 3.273

Tabella 1. Firenze, classifica dei primi quattro luoghi d’arte e religiosi per numero di commenti su Tripadvisor. Fonte: Tripadvisor, accesso il 30 giugno 2017

Secondo questi dati si può ritenere che i turisti frequentino il centro storico fiorentino principalmente allo scopo di visitare luoghi d’arte, compreso il Duomo. I luoghi d’arte attraggono molti commenti probabilmente per essere già noti ai visitatori, indipendentemente dal valore artistico. Per esempio, la Basilica di San Miniato al Monte merita pochi commenti pur essendo un capolavoro assoluto (Gurrieri et al., 1988). Il secondo risultato deriva dal confronto tra i numeri precedenti e quelli dei luoghi religiosi inclusi nei Cammini di fede e arte (Tabella 2).

Tabella 2. Firenze, classifica dei luoghi religiosi nei Cammini di fede e arte per numero di commenti su Tripadvisor. Fonte: Tripadvisor, accesso 30 giugno 2017

Con esclusione della Duomo, il luogo religioso più commentato, risalta il diverso ordine di grandezza (al massimo qualche migliaio) di commenti meritati dai singoli luoghi di fede e arte rispetto ai quattro luoghi delle classifiche precedenti (decine di migliaia).

Luogo n. commenti 1 Duomo – Cattedrale di Santa Maria del Fiore 19.840 2 Basilica di Santa Croce 6.564 3 Battistero 3.273 4 Basilica di San Lorenzo 696 5 Chiesa e Museo di Orsammichele 663 6 Cripta di Santa Reparata 94 7 Badia Fiorentina 60 8 Loggia del Bigallo 55 9 Ospedale di Santa Maria Nuova 27 10 Oratorio dei Buonomini 20 11 San Salvatore al Vescovo 7

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È possibile che i turisti siano davvero meno interessati ai luoghi selezionati oppure che questi siano meno commentati perché meno noti. Vale però l’idea che tali luoghi siano visitati da turisti di nicchia in cerca di esperienze mistiche: una frazione minima degli arrivi totali, poco interessata a commentare online (Cattolico, 2017). Anche nei rari commenti che fanno cenno ad un’esperienza religiosa appare inevitabile il riferimento all’aspetto artistico-culturale dei luoghi: “Non parlerò della chiesa [Badia fiorentina], anche se meriterebbe una recensione, tra le più antiche chiese fiorentine [...]. Desidero invece raccontare l’esperienza che ho vissuto andando alla Messa in questo luogo sacro, dove i monaci e le monache della Fraternità di Gerusalemme pregano prostrate avvolte in un candido saio. Una emozione che non dimenticherò mai.” (Tripadvisor, pmandrich, 2017). Per approfondire altri aspetti del turismo religioso, si descrivono alcune evidenze e si riassume il senso delle interviste svolte. L’offerta di viaggi religiosi e pellegrinaggi verso Firenze è quasi assente dai cataloghi delle agenzie, compreso l’Agenzia turistica della Diocesi di Firenze che ha in catalogo molte destinazioni religiose nel mondo. Per l’incoming propone solo una visita guidata alla Firenze della Misericordia, nell’ambito del recente Giubileo tematico. Il percorso, più culturale che religioso, include la Venerabile Arciconfraternita della Misericordia, la Loggia del Bigallo e l’annesso Museo, lo Spedale di Santa Maria Nova e la Chiesa di Sant’Egidio (Turishav, s. d.). Altre agenzie, come turismo religioso, offrono prevalentemente ospitalità in edifici gestiti da enti religiosi. Inopinatamente, oltre ai consueti itinerari culturali nel centro fiorentino, un’agenzia offre un Tour Inferno di Dan Brown (Turismo celeste, s. d.). A proposito dei Cammini proposti dall’Opera del Duomo significative sono alcune opinioni raccolte. “Mai ho venduto Firenze come meta religiosa. L’unica destinazione religiosa in Toscana che propongo è il Santuario Francescano de La Verna in provincia di Arezzo. Oggi, il turismo religioso per me è la via Francigena.” (Artenio, 2017). “Io sono un vaticanista e seguo qualsiasi iniziativa di cultura religiosa a Firenze. Dopo il 2013 non c’è stato nessun riscontro, né un’attività di comunicazione che desse continuità all’iniziativa. Ne deduco che dal punto di vista economico la convenienza non c’è affatto stata.” (Mariani, 2017). “La cooperativa Opera d’Arte è stata incaricata di progettare percorsi religiosi fattibili in luoghi aperti al pubblico, di modo che i visitatori fossero autonomi nelle visite e, a richiesta, assistiti da audioguide o guide turistiche. I percorsi organizzati hanno un carattere veramente religioso e di fede, ma è inevitabile che l’esperienza avvenga nel ‘frastuono’ provocato dal turismo di massa. La cooperativa ha avuto modo di accompagnare nelle visite due soli gruppi di giovani iscritti ai corsi di catechismo e non è possibile dare numeri totali precisi. Sono molte le parrocchie che organizzano visite a Firenze, ma fare un viaggio puramente religioso è impossibile, visto che la città offre una serie infinita di luoghi culturali e artistici. È certo però che un percorso progettato e aggiunto dalla cooperativa, il Percorso delle reliquie, tutto all’interno della Cattedrale, ha avuto un grande successo. I luoghi religiosi fiorentini sono visitati anche da molti turisti di fedi diverse. Per esempio, l’Oratorio dei Buonomini, che su Tripadvisor raccoglie pochi commenti, è visitatissimo durante tutto l’anno da molte persone di fede ortodossa.” (Cattolico, 2017). 3. Commenti e proposte

L’indagine svolta contribuisce a mettere in luce alcuni aspetti interessanti per una governance del turismo a Firenze, dove quello di massa mette in ombra quello religioso, che tuttavia non è del tutto espulso. L’esperienza religiosa e di fede ha senza dubbio un carattere personale anche se praticata in gruppo e in destinazioni affollate da altri tipi di turisti. La risposta alla

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domanda se sia ancora possibile un turismo religioso nel centro storico fiorentino non può quindi essere che positiva, pur dipendendo strettamente dall’attitudine individuale e non tanto dal contesto. Chi ha progettato gli itinerari di fede e arte in Firenze ha avuto a cuore sia una più intensa e diffusa partecipazione religiosa durante la visita ai luoghi sacri sia un obiettivo più ampio di mitigazione degli effetti negativi della presenza massiva di turisti nel centro urbano. La fruizione mistica dei luoghi religiosi in Firenze è senza dubbio un fatto che riguarda una frazione molto limitata degli arrivi totali, ma la presenza di turisti più propriamente religiosi dà un esempio reale di uso rispettoso di un luogo e si configura perfino come modello di miglioramento dell’esperienza turistica in quanto tale. Una proposta interessante anche per l’amministrazione civile viene proprio dal Cardinale Giuseppe Betori: “La città ha bisogno di presenze vive, di istituzioni che sappiano valorizzare e promuovere contemporaneamente il loro portato culturale con la loro vocazione all’incontro tra gli uomini. Non solo contenitori, ma soggetti attuali di esperienze. […] E poi, non si dovrà anche noi cominciare a pensare a partire dalle periferie, come spesso invita il Papa, scommettendo sulle loro potenzialità di rigenerare l’intero corpo sociale cittadino, di una città che deve concepirsi in modo unitario, fino alla sua più ampia dimensione metropolitana?” (Betori, 2017). E questo è senza dubbio vero non solamente per Firenze. Bibliografia

G. Artenio, Comunicazione personale, 21 giugno 2017. J. O. Bærenholdt et al., Performing Tourist Places, Aldershot, Ashgate, 2004. J. O. Bærenholdt, «Experiencing the enchantment of place and mobility», Journal of Consumer Culture, 16(2), 2016, pp. 393-411. W. Benjamin, The work of art in the age of mechanical reproduction. Translation of J.A Underwood, London, Penguin, 2008. G. Betori, «San Giovanni. L’omelia del Cardinale Giuseppe Betori», #gonwes.it, http://www.gonews.it/2017/06/24/san-giovanni-lomelia-del-cardinale-giuseppe-betori/, accesso il 11 luglio 2017. Firenze dal tardo antico al Rinascimento, Firenze, Le lettere, 1996. M. P. Cattolico, Comunicazione personale, 28 giugno 2017. N. Collins-Kreiner, «The geography of pilgrimage and tourism: Transformations and implications for applied geography», Applied geography, 30 (1), 2010, pp. 153-164. G. L. Corinto, «Per una prospettiva di governance del processo politico di gestione sostenibile di una destinazione turistica: il caso di Cala Gonone», in Turismo sostenibile: Retorica e Pratiche, (A. Pecoraro-Scanio, a cura di), Ariccia (RM), Aracne editrice, pp. 189-210. T. Edensor, «Performing tourism, staging tourism. (Re)producing tourist space and practice, Tourist Studies, 1, 2001, pp. 59-81. FOE, Cammini di fede e arte a Firenze, Opera del Duomo di Firenze, s. d. http://www.foe.it/Resource/CamminiFedeArteFirenze.pdf, accesso il 14 luglio 2017. F. Gurrieri, et al., La Basilica di San Miniato al Monte a Firenze, Firenze, Giunti, 1988. C. Lury, «The Objects of Travel», in Touring Cultures, C. Rojek and & J. Urry, eds., pp.75-95, London, Routledge, 1997. F. Mariani, Comunicazione personale, 21 giugno 2017. R. Martin, «Geography: Making a Difference in a Globalizing World», Transactions of the Institute of British Geographers, 29, 2004, pp. 147-152. D. Morley, «Belongings: Place, Space and Identity in a Mediated World», European Journal of Cultural Studies, 4, 2000, pp. 425-448. B. J. Pine, Gilmore J. H., The experience economy, Cambridge, MA, Harvard Business Press, 2011.

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L’altra faccia di Milano. Moderni pellegrini alla scoperta della rete delle abbazie metropolitane

Paolo Mira Diocesi di Novara – Novara – Italia

Parole chiave: abbazia, strade di pellegrinaggio, ospitalità, spiritualità, Benedettini, Cistercensi, Certosini, Umiliati, Canonici lateranensi. 1. Introduzione

L’economia, la borsa, l’alta finanza e, più in generale, la produttività, la concorrenza e l’efficientismo, sono i primi pensieri che saltano alla mente pensando alla metropoli milanese, da molti definita la vera capitale economica dell’Italia. Invece, basta uscire dal centro cittadino, percorrere pochi chilometri nell’anello che ne costituisce la periferia – o, come si usa dire oggi, l’area metropolitana – per accorgersi che, fuori porta, esiste un mondo assai diverso, una realtà ancora a misura d’uomo, a tratti addirittura rurale, dove natura, storia, arte, religiosità non sono stati sopraffatti, o per lo meno non così marcatamente, dalla modernità. Ed è proprio qui che, da parecchi secoli, dal pieno Medioevo o dai primi decenni dell’epoca rinascimentale, sorgono importanti centri monastici, dove la ricerca del trascendente, unitamente a una forma concreta per praticare le opere di misericordia spirituali e corporali, aveva animato e guidato i padri fondatori a dar vita a questi cenobi. Cluniacensi, cistercensi, certosini, canonici lateranensi, umiliati, ordini mendicanti, ognuno con caratteristiche e spiritualità specifiche, hanno caratterizzato per secoli un territorio vasto, creando una rete di collegamenti, tracciando strade, canalizzando acque1, bonificando terreni2, offrendo riparo a viandanti e pellegrini negli hospitales3. Ed è così che le abbazie cistercensi di Chiaravalle e Morimondo, quelle degli umiliati di Mirasole e Viboldone, di Calvenzano e Monluè, di San Pietro in Gessate, la certosa di Garegnano o la canonica lateranense di Bernate Ticino, solo per ricordare le realtà più conosciute, connotando fortemente il paesaggio circostante, si inseriscono in un “apparato circolatorio”, quasi costituendone le vene e le arterie principali, alimentate però dalla presenza imprescindibile dei capillari più piccoli, rappresentati dalla miriade di edifici sacri che costellano l’intero territorio. 2. Pellegrini di ieri e di oggi

Negli ultimi decenni, soprattutto a partire dagli anni in preparazione al grande giubileo del Duemila, anche nel Milanese, molteplici e diversificate sono state le idee, più o meno riuscite, per valorizzare e legare fra loro queste importanti realtà storiche e architettoniche e, contemporaneamente, permettere all’uomo del terzo millennio di continuare a perseguire il proprio bisogno culturale e spirituale. Ecco allora che accanto alla nota “Via Francigena”, che soprattutto in Lombardia non è possibile identificare in un unico percorso, ma in veri e proprio “fasci di strade”, che conducevano all’attraversamento del fiume Po, per proseguire quindi il cammino in Italia centrale su percorsi meglio identificabili, si sono affiancate recentemente nuove proposte di percorsi artistici, culturali e religiosi attraverso diverse aree territoriali: dal “Sentiero del Giubileo” promosso della Regione Lombardia, si è arrivati alla “Strada delle Abbazie”, ideato dalla Provincia di Milano e oggi manifestazione della Città

1 M. Comincini, La prima conca dei navigli milanesi (1438), Sant’Angelo Lodigiano, Grafica Sant’Angelo, 2012. 2 M. Comincini, La marcita. Mito cistercense nella storia del Milanese, Sant’Angelo Lodigiano, Grafica Sant’Angelo, 2012. 3 M. Loi, «L’ospitalità attraverso la Regola benedettina, gli statuti cistercensi e l’esemplarità monastica», in Quaderni dell’Abbazia, 1, 2013, pp. 35-47.

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Metropolitana4, oppure al “Cammino di Sant’Agostino”, un percorso che si snoda da Pavia a Monza, fissando tappe e luoghi legati alla figura del celebre santo di Ippona. Tutti questi percorsi uniscono fra loro bellezze monumentali e naturalistiche davvero invidiabili, che riportano il calendario della storia indietro di secoli, almeno a partire dai decenni successivi all’anno Mille, quando, passata la grande paura, si assistette a un generale risveglio dei popoli, che in poco tempo portò a ricoprire il territorio dell’intera Europa di una fitta rete di monasteri e cenobi5. Realtà che, oltre ad aver permesso la trasmissione di un patrimonio culturale di inestimabile valore, grazie anche alla produzione codicologica uscita dai loro celebri scriptoria, hanno sempre garantito un’attenzione particolare e un occhio di riguardo agli ospiti, fossero essi personalità illustri o semplici pellegrini in cammino verso le “mete sante”, quali Santiago de Compostela, Roma o la Terra Santa6; uomini e donne che, ben consapevoli dei rischi che avrebbero affrontato durante il viaggio, si erano messi in cammino per sciogliere un voto, espiare una colpa o, addirittura, farlo a nome di altri impossibilitati a spostarsi. Quella dell’accoglienza dei viandanti e pellegrini è una costante talmente radicata e importante da essere ricordata anche nelle regole e nelle consuetudini di molti ordini religiosi. Negli Statuti Capitolari (Capitula) di Cîteaux, che sono alla base della spiritualità cistercense, ad esempio, alla sezione “IX. La costruzione delle abbazie”, si legge: “È stabilito che tutti i nostri monasteri debbano essere dedicati in onore della Regina del cielo e della terra. Nessuna abbazia dovrà essere costruita nelle città, nelle borgate e nei villaggi. Non si deve inviare un nuovo abate in una nuova fondazione senza almeno dodici monaci, né senza questi libri: il salterio, l’innario, il collectario, l’antifonario, il graduale, la Regola e il messale; e neppure se prima non siano stati costruiti questi locali: l’oratorio, il refettorio, il dormitorio, l’ambiente per gli ospiti e per il portinaio, affinché subito in quel luogo si possa servire Dio e vivere secondo la Regola”. Come si può notare, alla nascita di una nuova abbazia, possono anche mancare ambienti utili, non ritenuti però di primaria importanza, ma non certamente un luogo dove accogliere gli ospiti… rifacendosi alla sacralità del pellegrino, con un rimando diretto all’esortazione evangelica. Ma dopo questa doverosa digressione storica è necessario comprendere la realtà attuale, fornendo ai moderni pellegrini una corretta chiave di lettura dei rapporti che normavano la società del tempo. Se è pur vero che i pellegrini – senza particolari problemi da parte loro – trovavano ospitalità lungo il loro cammino, in strutture amministrate da ordini religiosi differenti, è altrettanto vero che questa fitta rete di centri monastici, manteneva stretti contatti “verticali e orizzontali” all’interno del proprio ordine, ma difficilmente coltivavano rapporti con altre realtà religiose presenti su territorio. Ecco allora il rischio, oggi, di voler affiancare a tutti i costi realtà differenti tra loro e accomunare identità di vedute e di carismi spirituali che, nei secoli, non hanno mai avuto una matrice comune. Oggi – tranne casi sporadici – molti di questi luoghi non sono più gestiti da ordini religiosi, come pure mutato e variegato è il popolo di turisti, visitatori e pellegrini che raggiungono e fruiscono di queste realtà per scopi a volte totalmente differenti. Ecco, quindi, che senza una particolare preparazione sui diversi ordini religiosi, è possibile nell’area milanese presa in esame essere fuorviati dal comune stile padano delle costruzioni dovuto all’utilizzo di medesimi materiali e maestranze alla guida dei diversi cantieri.

4 P. Mira, «Il progetto “Strada delle Abbazie. Fede arte e natura nella grande Milano”», in Quaderni dell’Abbazia, 2, 2013, pp. 79-86. 5 P. Mira, «Mille e non più Mille», in Quaderni dell’Abbazia, 1, 2010, pp. 59-70. 6 M. Loi, «In partenza per Santiago e Gerusalemme. Motivi di una mostra», in Quaderni dell’Abbazia, 1, 2014, p. 51.

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3. Alcuni esempi architettonici di grande impatto

Certo la connotazione turistica dell’area milanese è oggi ancora più sulla carta che nella realtà; molte altre Regioni e aree geografiche, da tempo, infatti, hanno saputo sviluppare significativamente le proprie potenzialità, ma è altrettanto vero che il numero di turisti e pellegrini che visitano ogni anno queste mete fuori Milano è in costante aumento e ciò rappresenta un dato che fa ben sperare per il futuro, impegnando da subito chi opera in questo settore a strutturare un’offerta sempre più qualificata che possa accontentare pubblici differenti. Se per la maggior parte degli attuali fruitori si tratta di visite “mordi e fuggi”, a volte mete occasionali per trascorrere una piacevole domenica pomeriggi, per altri, invece, la visita è stata studiata e programmata con attenzione. Questi ultimi, pur essendo una minoranza, sono turisti e pellegrini che si sono documentati, che vogliono verificare di persona quanto hanno potuto apprendere sui libri o attraverso i più moderni sistemi di ricerca e vogliono conoscere più nello specifico la storia, le vicende, la spiritualità e i dettagli dei singoli complessi monumentali. Senza alcuna pretesa di completezza desideriamo, in questa sede, presentare alcune di queste architetture, che pur legate a una scelta soggettiva, ci sembrano rappresentare una realtà e una presenza artistica variegata e di altissima qualità, che è necessario continuare a far conoscere e valorizzare. Immerso nel verde del parco del Ticino, anche se ancora forse poco conosciuto, una prima tappa potrebbe essere certamente dedicata a uno dei complessi architettonici più importanti dell’Altomilanese: la Canonica di Bernate Ticino.

Il palazzo Visconti inserito nel complesso della Canonica lateranense di Bernate Ticino

La sua fondazione risale al 1186, quando papa Urbano III Crivelli, ne decretò l’erezione affidandone la cura all’ordine dei Canonici regolari di Sant’Agostino7. Chi giunge oggi a 7 P. Mira, «Bernate Ticino: la canonica del Papa», in Segno nel mondo, 3, marzo 2009, pp. 54-55; P. Mira, «Cenni sul tema dell’accoglienza in Sant’Agostino e negli ordini religiosi ispirati alla sua “regola”. La Canonica di Bernate e il suo ospedale», in Quaderni dell’Abbazia, 1, 2013, pp. 93-107.

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Bernate, infatti, è subito colpito dalla maestosità del complesso; accanto alla chiesa di San Giorgio si erge il campanile in stile tardo-gotico, il chiostro e il palazzo Visconti. La chiesa è stata edificata su una preesistente costruzione e si presenta oggi nelle forme progettate da Martino Bassi, uno dei più importanti architetti del Rinascimento italiano. Dalla sacrestia, posta a destra del presbiterio, si accede a quella che comunemente è chiamata “cripta”, un luogo suggestivo che ci riporta a un’epoca anteriore il IX secolo in quanto si tratta proprio della cappella castrense di una struttura fortificata, che sorgeva a Bernate ed è documentata con sicurezza nel 10978. Di grande suggestione è anche il chiostro con le ampie arcate a tutto sesto in cotto, sorrette da eleganti e slanciate colonne in serizzo e granito, su cui poggiano anche le volte a crociera del porticato. Altrettanto si deve dire per il palazzo Visconti, la parte più rappresentativa e certamente la più nota del complesso monastico; un edificio di raffinata e chiara impronta quattrocentesca, ingentilito al piano superiore da un elegante loggiato a nove arcate che si affaccia sul Naviglio grande. Lasciata Bernate, passiamo dalla regola di Sant’Agostino a quella cistercense, nata come riforma benedettina nel cuore della Francia, nel 10989.

La sala di lavoro dei monaci nell’abbazia di Morimondo

Pochi anni più tardi il 4 ottobre 1134 dodici monaci guidati dall’abate Gualchezio, provenienti dall’abbazia madre di Morimond in Borgogna, giunsero a Coronate – località a circa un miglio dall’attuale insediamento di Morimondo – alla ricerca di un luogo solitario, dove poter riportare alle origini gli insegnamenti contenuti nell’ora et labora della Regola di San Benedetto da Norcia, che i padri fondatori cistercensi – Roberto di Molesme, Alberico e

8 E. D’Erario, Un castello per una canonica. Bernate Ticino e la sua canonica, Magenta, tipografia Garanzini, 1988, pp. 87-88. 9 S. Bandera, Da Cîteaux nasce la nuova Europa, Milano, V. M. M. srl, 1996, pp. 15-28.

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Stefano Harding – vedevano, in qualche modo, snaturata dalla riforma cluniacense10. Iniziava così la lunga storia dell’abbazia di Morimondo, un importante complesso monastico, a sud di Milano, a metà strada tra il capoluogo lombardo e Pavia, quarta fondazione, in ordine di tempo, dell’ordine cistercense a insediarsi nell’attuale territorio italiano, dopo la nascita delle abbazie di Santa Maria alla Croce a Tiglieto nel 1120, di Santa Maria di Lucedio nel 1124 e di Sant’Andrea di Sestri nel 1131. Sempre appartenente all’ordine cistercense è anche l’abbazia di Chiaravalle Milanese, fondata direttamente da San Bernardo di Clairvaux nel 113511.

Veduta della chiesa e della torre nolare dell’abbazia di Chiaravalle Milanese

Abbandonate le rigide disposizioni cistercensi di austerità e sobrietà, il grande complesso monastico – che dopo le soppressioni napoleoniche di inizio Ottocento ha potuto vedere il ritorno dei monaci nel 1952 – è stato arricchito di elementi architettonici e artistici di grande rilevanza, quali la possente e maestosa torre nolare, realizzata durante la prima metà del XIV secolo e, forse, uno dei maggiori esempi di gotico nordicizzante in Italia, come pure gli affreschi di scuola giottesca che ornano la cupola all’interno della chiesa abbaziale, dove hanno operato anche maestri del calibro di Bernardino Luini, dei fratelli Della Rovere detti Fiammenghini e dello scultore Carlo Garavaglia, autore dello splendido coro barocco.

10 Tra le numerose pubblicazioni sull’abbazia di Morimondo si vedano: M. Loi, L’Abbazia Cistercense di Morimondo. Guida artistica, Morimondo, Fondazione Abbatia Sancte Marie de Morimundo, 1996; M. Loi, L’Abbazia Cistercense di Morimondo. “È bello per noi stare qui”. Vita da monaci nel XII secolo, Morimondo, Fondazione Abbatia Sancte Marie de Morimundo, 1996; M. Loi, L’Abbazia Cistercense di Morimondo. “Tutto era tra loro in comune”. Il lavoro nell’esperienza cistercense, Morimondo, Fondazione Abbatia Sancte Marie de Morimundo, 1998; P. Mira, «Abbazia di Morimondo: un motore della fede», in Segno nel mondo, 5, maggio 2008, pp. 56-57; P. Mira, «Morimondo, un’abbazia fondata nel 1134 e ancora oggi riferimento culturale e territoriale grazie a un restauro trentennale», in Architettura e Città. Problemi di conservazione e valorizzazione. Atti del Convegno internazionale (La Spezia, 27-28 novembre 2015), edited by A. Marmori, L. Puccini, V. Scandellari, and S. Van Riel, Firenze Altralinea Edizioni, 2015, pp. 491-498. 11 Conoscere e scoprire le Abbazie a Sud di Milano. Lombardia percorsi di spiritualità, edited by S. Bandera, Milano, Regione Lombardia, s.d., pp. 4-11.

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Al 1176 risale, invece, l’abbazia di Viboldone12, fondazione degli Umiliati, un ordine religioso che ebbe vasta diffusione in Lombardia a partire dal XII secolo e che si ispirava alle prime comunità cristiane ricordate negli Atti degli Apostoli. Completato nel 1348 e passato nel Cinquecento ai monaci benedettini olivetani, il complesso architettonico, e in particolare la chiesa dedicata a San Pietro, si distingue per la sua elegante struttura architettonica in cotto e riprende in molti elementi la tipologia delle strutture cistercensi, sopra ricordate, in area milanese. Anche in questo caso, oltre all’architettura, notevole è l’apparato pittorico realizzato all’interno della chiesa e iniziato a partire dal 1349. Il ritorno di una comunità monastica benedettina femminile nel 1941, che si dedica tra l’altro al restauro di codici e libri antichi, ha contribuito a completare la naturale e originaria funzione del luogo. Appartenete allo stesso ordine degli Umiliati, sorge, poco distante da Viboldone, in Comune di Opera, l’abbazia di Mirasole13, fondata nella prima metà del XIII secolo. Una tipologia che unisce anche a livello architettonico gli ambienti destinati al lavoro manuale, che si affacciano sulla grande corte quadrangolare con ingresso sormontato da una torre duecentesca, con quelli più prettamente legati alla sfera spiritualità, quali la chiesa dedicata a Santa Maria Assunta e la sala capitolare. Un patrimonio architettonico e fondiario che, con la soppressione degli Umiliati, avventa nel 1582, è passato – come lo è tutt’ora – all’Ospedale Maggiore di Milano. Molti altri sarebbero gli esempi meritevoli di una particolare sottolineatura. Già feudo ecclesiastico della famiglia De Meregnano, la chiesa di Santa Maria in Calvenzano14, oggi in Comune di Vizzolo Predabissi, venne ceduta ai Cluniacensi nel 1093, diventando la prima delle numerosissime fondazioni dell’ordine in territorio italiano. Come pure interessanti sono le vicende legate alla Certosa di Garegnano15 a nord ovest del capoluogo che, fondata il 19 settembre 1349 da Giovanni Visconti, arcivescovo e signore di Milano, si presenta oggi come l’esito di elaborazioni architettoniche, ampliamenti e rifacimenti avvenuti nel XVI e XVII secolo. 4. Conclusione

Seppur brevemente e per piccoli cenni, gli esempi presi in esame forniscono, comunque, l’idea di un territorio ricco e che ha saputo nei secoli adattarsi alle diverse esigenze sociali, religiose, economiche e politiche. Spetta ora a chi “governa e gestisce” tutto questo patrimonio diffuso, fatto di abbazie e monasteri – siano essi ancora centri di spiritualità o strutture museali o centri museali di studio – saper intercettare i bisogni delle persone e nel cercare di dare loro una risposta, sulla base di una domanda più o meno esplicita, arrivare a tutti, tenendo però alto il livello della proposta specifica delle singole realtà. Prendendole in senso più ampio, vogliamo fare nostre le parole di Léo Moulin: “Senza la civiltà monastica, senza la sua azione secolare, è certo che l’Occidente sarebbe potuto sopravvivere e anche resuscitare (dopo le invasioni barbariche); ma non sarebbe assolutamente stati quel che è diventato e quello che è oggi. Profonda, originale, potentemente strutturata, la cultura monastica benedettina ha risposto per secoli, in maniera diretta e intima insieme, ai bisogni, alle domande, ai problemi dell’uomo occidentale, e l’ha segnato per sempre”16.

12 A. Cadei, «La chiesa di S. Pietro a Viboldone nel contesto dell’architettura lombarda di tre secoli» in Un monastero alle porte della città. Atti del convegno per i 650 anni dell’Abbazia di Viboldone, edited by La Comunità Monastica delle Benedettine di Viboldone, Milano, Vita e Pensiero, 1999, pp. 207-230. 13 Abbazie, Chiese e Santuari in Milano e Provincia, edited by Provincia di Milano, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1999, pp. 34-35. 14 D. Sant’Ambrogio, Le arcate cieche dell'atrio di Sant'Ambrogio e la chiesa di Santa Maria di Calvenzano presso Melegnano, Milano, Società Editrice Libraria, 1910, pp. 1-7. 15 M. De Biasi, Abbazie e Santuari in Lombardia, Milano, Edizioni Celip, 1992, pp. 26-27. 16 R. Grégoire, L. Moulin, and R. Oursel, La civiltà dei monasteri, Milano, Jaca Book, 1988, p. 278.

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Bibliografia

Abbazie, Chiese e Santuari in Milano e Provincia, edited by Provincia di Milano, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1999, pp. 34-35. S. Bandera, Da Cîteaux nasce la nuova Europa, Milano, V. M. M. srl, 1996, pp. 15-28. A. Cadei, «La chiesa di S. Pietro a Viboldone nel contesto dell’architettura lombarda di tre secoli» in Un monastero alle porte della città. Atti del convegno per i 650 anni dell’Abbazia di Viboldone, edited by La Comunità Monastica delle Benedettine di Viboldone, Milano, Vita e Pensiero, 1999, pp. 207-230. M. Comincini, La prima conca dei navigli milanesi (1438), Sant’Angelo Lodigiano, Grafica Sant’Angelo, 2012. M. Comincini, La marcita. Mito cistercense nella storia del Milanese, Sant’Angelo Lodigiano, Grafica Sant’Angelo, 2012. Conoscere e scoprire le Abbazie a Sud di Milano. Lombardia percorsi di spiritualità, edited by S. Bandera, Milano, Regione Lombardia, s.d., pp. 4-11. E. D’Erario, Un castello per una canonica. Bernate Ticino e la sua canonica, Magenta, tipografia Garanzini, 1988, pp. 87-88. M. De Biasi, Abbazie e Santuari in Lombardia, Milano, Edizioni Celip, 1992, pp. 26-27. R. Grégoire, L. Moulin, and R. Oursel, La civiltà dei monasteri, Milano, Jaca Book, 1988, p. 278. M. Loi, L’Abbazia Cistercense di Morimondo. Guida artistica, Morimondo, Fondazione Abbatia Sancte Marie de Morimundo, 1996. M. Loi, L’Abbazia Cistercense di Morimondo. “È bello per noi stare qui”. Vita da monaci nel XII secolo, Morimondo, Fondazione Abbatia Sancte Marie de Morimundo, 1996. M. Loi, L’Abbazia Cistercense di Morimondo. “Tutto era tra loro in comune”. Il lavoro nell’esperienza cistercense, Morimondo, Fondazione Abbatia Sancte Marie de Morimundo, 1998. M. Loi, «L’ospitalità attraverso la Regola benedettina, gli statuti cistercensi e l’esemplarità monastica», in Quaderni dell’Abbazia, 1, 2013, pp. 35-47. M. Loi, «In partenza per Santiago e Gerusalemme. Motivi di una mostra», in Quaderni dell’Abbazia, 1, 2014, p. 51. P. Mira, «Abbazia di Morimondo: un motore della fede», in Segno nel mondo, 5, maggio 2008, pp. 56-57. P. Mira, «Bernate Ticino: la canonica del Papa», in Segno nel mondo, 3, marzo 2009, pp. 54-55. P. Mira, «Mille e non più Mille», in Quaderni dell’Abbazia, 1, 2010, pp. 59-70. P. Mira, «Cenni sul tema dell’accoglienza in Sant’Agostino e negli ordini religiosi ispirati alla sua “regola”. La Canonica di Bernate e il suo ospedale», in Quaderni dell’Abbazia, 1, 2013, pp. 93-107. P. Mira, «Il progetto “Strada delle Abbazie. Fede arte e natura nella grande Milano”», in Quaderni dell’Abbazia, 2, 2013, pp. 79-86. P. Mira, «Morimondo, un’abbazia fondata nel 1134 e ancora oggi riferimento culturale e territoriale grazie a un restauro trentennale», in Architettura e Città. Problemi di conservazione e valorizzazione. Atti del Convegno internazionale (La Spezia, 27-28 novembre 2015), edited by A. Marmori, L. Puccini, V. Scandellari, and S. Van Riel, Firenze Altralinea Edizioni, 2015, pp. 491-498. D. Sant’Ambrogio, Le arcate cieche dell’atrio di Sant’Ambrogio e la chiesa di Santa Maria di Calvenzano presso Melegnano, Milano, Società Editrice Libraria, 1910, pp. 1-7.

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Faith and travel: old Franciscan friaries and itinerancy from Italy to Portugal and Brazil

Pier Giorgio Massaretti Università di Bologna – Bologna – Italy

Maria Angélica da Silva, Taciana Santiago de Melo, Náiade Alves Federal University of Alagoas–Maceió – Brazil

Keywords: Franciscanism in Italy, the shared heritage between Portugal and Brazil, architectural reuse.

1. Introduction St. Francis of Assisi sowed the seeds of change in the world. If this statement had a real meaning in the period of the XIII century, it still tells us a lot today in a time when the Pope has adopted his name and issued a papal encyclical which speaks of St Francis’ importance in the modern world while advocating sustainability, concern for ecology and the need to combat excessive consumerism. These are issues that are closely linked to what we usually understand by Franciscanism. Another factor that has kept Franciscanism alive is the current global understanding of the world, since friars were sent on long journeys to every part of the world since mediaeval times. It is for this reason that three centuries after the death of St Francis, they were found in the fleet of Pedro Álvares Cabral which brought them to the lands that would become the country of Brazil. The work of St Francis led to changes with regard to the relationship between religious observance and spatiality. It is well known that he surprised his time by making use of towns as the stage for his missionary activities1. The attention paid to urban spaces led his followers (together with the Dominicans) to be recognized as friars of the town. It is from the perspective of spatiality and itinerancy that Franciscanism will be examined here. Since transculturalism entails a meeting of cultures, an attempt is made to observe how the constructive practices attached to Franciscanism are changed into shifting patterns in time and space. When the principles of the Order itself and the cultural environment surrounding these shifting patterns are taken into account in the context of Italy, Portugal and Brazil, it should be asked if the set of spatial experiences that will be analysed here, will be able to form alliances which can allow us to think in terms of transculturalism as an appropriate way of describing it. Although the written documents were also taken note of, the main arguments were rooted in situ, through contact with the buildings; these were understood as being able to convey the subjective and perhaps intangible principles that can be decoded.

2. The friary and Franciscanism Eminent French historians of the Middle Ages such as Georges Duby and Jacques Le Goff have laid stress on the importance of Franciscanism. Duby regarded Francis as “the great hero of Christian history” (1993, p. 143) and Jacques Le Goff appraises him as “not only one of the protagonists of history but also one of the guiding lights of humanity” (2011, p. 115). At the outset, we have been concerned with ascertaining how the Order which derived from Francis, and was plainly characterized by the renunciation of the ownership of material possessions, was able to organize the building of architectural works. There will be an analysis of some of the examples of Franciscan dwellings which characterize the architectural response of the Order in terms of a migration of spaces – Italy, Portugal and Brazil. This is known from the complexity of the subject but the aim is to carry out an experiment in which 1 On this matter, see the dissertation by Taciana Santiago de Melo, particularly Chapter 1 (MELO, 2016).

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aspects of the architecture and town are compared from a Franciscan perspective. If it is realized that religious architecture and its relation to the town can be understood at a philosophical level, the Franciscan mystique will be placed in evidence. The initial assumption is based on the qualities that common sense attributed to the Saint and to Franciscanism: simplicity, a close bond with nature and austerity. It should be stressed that this reply will be grounded on transculturalism since we set out from the assumption that there is a kind of adaptability that can be anticipated within the realm of an Order that is governed by principles that are always in conflict and constantly being renewed. At the same time, the literature used to classifies the Portuguese attitude as ¨plastic¨, open to forming alliances and likely to respond to adverse circumstances, especially during the Maritme Expansion time, and in the case of their attitude to the American colony which was to be the future Brazil.

3. St Francis - the city and house in Italy The importance of the urban world of the Franciscans – as also of the Dominicans – led Jacques Le Goff (2010, p. 143) to regard the mendicant orders as one of the urban successes of the XIII century, since they were able to support a growth in population, a renewal of trade and the quest for knowledge. There are several reports from primary sources which provide significant facts about the life of St Francis which took place in public spaces such as the case happened in the centre of Perugia (Teixeira et. al. 2008, pp-1098). The figure of Francis was often regarded as the protector of cities, either by means of imaginary episodes or activities carried out by the Saint himself. The Poverello is described as a guardian of the urban world, as in the emblematic passages of the Major Legend which describes how Friar Silvester expelled the demons from Arezzo on the order of the Saint and thus restored peace to the inhabitants of the city (Teixeira et. al. 2008, p. 369). The Order quickly increased the number of its followers and began to make other demands that were far removed from those envisaged by the Saint. In Italy, “the Order became a widespread network and the friars had fixed dwellings in almost all the towns and cities of the diocese as well as in about five hundred large and small boroughs, that were subdivided into fourteen provinces” (Merlo 2005, p. 60). He also summoned the brothers to prepare themselves for journeys throughout the world. And thus one of the pillars of the Franciscan brotherhood was established: a life of itinerancy. Over a period of centuries, this has led to the legacy of the Saint reaching different parts of the world and the creation of the expression Seraphic Orbe. The notion of the friary, fixed dwellings or the claustrum was exchanged for towns, streets and forests. And if absolutely necessary, buildings could be constructed, provided that they were poor. But shortly after his death, the situation altered. The basilica and the immense friary of St Francis began to be built under the instructions of Friar Elias of Cortona, only two years after the saint’s death in 1228. As Braunfels points out: “The monastic idea and the desire to perpetuate his legend pictorially proved mightier than the precepts and admonitions of their founder” (1972, p. 126). At the end of the Middle Ages, the power of the mendicants grew with the towns and cities and there was a Franciscan or Dominican friary in practically all of them, as is shown in the studies of Duby and Le Goff. According to Braunfels, in 1316, if one only takes account of the Franciscan monasteries for monks, there were 567 dwellings in Italy. In France in the same year, there were 247 and in the territories that form modern Germany, 203 (Braunfels 1993, p. 129).

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Fig. 1. Façade of the Basilica of St Francis of Assisi. (source: Photo by the authors, 2013)

and the town of Assisi. (source: Malafarina, 2005. Markings added by the authors)

4. The Portuguese Franciscan buildings In this study, the friaries in Portugal can be compared with those built in Brazil in so far as they reflect the migrations that have occurred across the sea2. The presence of the Franciscans in Portugal dates back to the times of St Francis, around 1217 and there are records of the Saint travelling through the country in 1214 on the occasion of a pilgrimage to Santiago de Compostela. A few decades before the foundation of the first friary in Brazil, following the Council of Trent, the Portuguese Franciscan friaries were divided into 6 provinces and the number of monasteries for monks increased to 111 (Sousa 2006, pp. 586-589). Later, the Franciscan map would accomodate new buildings and by 1834 (in the period of Portuguese exclaustration or abandonment of the monasteries) it reached 8 provinces and 177 houses (Ribeiro 1946, pp. 6-31). There were considerable architectural differences between these buildings in Portugal. At the beginning, when there was a good deal of construction in the 13th and 14th Centuries, they were endowed with a mediaeval character, as in the case of Guimarães, Évora, St Francis of Lisbon, Santarém and others. Some were notable for being projects closely attached to royal houses - a tradition that was in great force in Portugal. Prominent among these is the Palace of Mafra which has a Franciscan friary established within a majestic architectural structure. Another question worth noting is the division between “conventuals” and “observants” which also raised the controversy about the claustrum: the conventuals had as its champion Friar Elias, who was responsible for building the friary and basilica of Assisi. The dispute had arisen since 1340, but it was only in1517 that the two branches became independent. There was also a conflict between these two tendencies in Portugal. The observants had been present in the country since 1392 but from 1517 onwards, became established in several provinces, including St. Anthony on 1568, from which it was initially submitted the custody of Brazil. Also some religious houses can be found in Portugal where the architecture reveals a bond with extreme poverty. Examples of this are the friaries of Sintra and Arrábida.

5. The Franciscan buildings in Brazil: preserving a memory

This long path through history in the context of Portugal can be regarded as a palimpset which did not occur in Brazil where the architectural and urbanization process rooted in Western Europe began after 1500. In some cases the Franciscan friaries practically define the way urban life was fostered. They were set up together with the villages and towns and acted as important agents for the urban development. They began to be built in 1585 and reached the number of 27 during the colonial period. At first they were very simple and covered in straw and branches but soon they became more structured. In general by the XVIII Century they are 2 The study of the Portuguese friaries was the outcome of a post-doctoral degree carried out by one of the authors at the University of Évora, during which she visited about 25 Franciscan friaries in several regions of Portugal.

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more sophisticated, depending on the scale of the place in the urban environment where they were situated. These Franciscan buildings were the preeminent churches in the baroque style in Brazil.

Fig. 2. Palace of Mafra, Portugal and its cloister; Friary of St Anthony, Lisbon, Portugal and the inside part of its church; Friary of Saint Cross of Sintra, Portugal; Friary of Our Lady of Arrabida,

Portugal. (source: Photos taken by the authors, 2006)

Another point to bear in mind is the wide diversity of the religious orders. In Brazil, the four main ones were the Benedictines, Jesuits, Franciscans and Carmelites. But it is worth noting that there was a wide diversity of orders in Portugal. Until the Council of Trent (1545-1563), for example, there were 21 Orders. Another question which, to some extent, affects all the four orders that formed the large majority in Brazil, is the assumption that they handled issues concerned with architecture and urbanism in a practical and functional way so as to meet the requirements of the particular place. It involved merging constructive and decorative techniques with those of the local people. This took place through practices that can already be described as transcultural: sensitive to the conditions of the land, they were not reluctant in using any materials available and in making use of local manpower. Another constructive adaptation was the powerful and expressive features of stone which are found in many Portuguese friaries were replaced here by the wood largely obtained from the tropical forests. Comparing within the Province of St Anthony itself (from which the Franciscan religious houses in Brazil derived in their early stages), it is possible to find tangential points, such as the simplicity of the facade, the presence of a churchyard with a cross and a certain “human scale” with regard to the proportions of the building. It should be noted that there is a similarity between the religious houses already mentioned – from Alverno, Sintra and Arrábida and a Brazilian one. The friary of Vila Velha, which like those ones, is perched on a crag and has its architectural design moulded in stone. Today, the Brazilian house still retains its position of solitude, although it is completely embedded in the town of Vila Velha.

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Fig. 3. Friary of Our Lady of Penha, Vila Velha (ES), Brazil.

(source: http://www.franciscanos.org.br/?p=81021, 2015. Accessed in: Nov. 2016); Surroundings of the friary. (source: Google Maps, 2016)

But broadly speaking, an almost hegemonic model for an architectural solution can be observed. Features in common can be seen between the friary of Assisi, moving on to those in Portugal that were visited and the Brazilian religious houses (despite the considerable difference in scale), with regard to the planning (also with some adaptations), construction rules and philosophical conception of the building. They remained faithful to the classical principles of balance, proportion and modularity.

Fig. 4. Part 1: From left to right, a photo montage of the facades of the friaries of Penedo (AL), Cairu (BA), São Francisco do Conde (BA), Igarassu (PE), Sirinhaém (PE), São Cristóvão (SE), Cachoeira (BA), Marechal Deodoro (AL), Olinda (PE), Igarassu (PE), Salvador (BA. Hospício), Ipojuca (PE),

Pau d’Alho (PE), Salvador (BA) and Recife (PE). Part 2: From left to right, photo montage of the facades of the friaries of Cabo Frio (RJ), Angra dos Reis (RJ), São Sebastião (SP), Itu (SP. where currently only the cross survives), São Paulo (SP), Bom

Jesus da Coluna (RJ), Penha (ES), Santos (SP), Rio de Janeiro (RJ), Itanhaém (SP), Vitória (ES), Taubaté (SP). (source: Photos taken by the authors, s/d)

Variety in unity can be regarded as the connecting thread which binds the friaries analyzed here, to their urban sites. In view of the fact that the Portuguese perhaps sought to adapt themselves to the geographical and cultural conditions they encountered in their expansion overseas, it must be admitted that the Franciscan dwellings achieve a harmony “in the aesthetic sense of existing in another place which is perhaps what we intimately judge to be inherent in the ideas of architecture carried out in Brazil by the Portuguese, and Brazilians, including Indians and people of African origin” (Campello 2001, p. 57). The work of the Franciscans in the colony proved “to be amenable to the limited materials and to allow itself to be produced by the natural and social environment – by being merged with the tropical conditions and able to absorb the contributions made by the local people and other ethnic groups – and interacting with them in a direct, simple and sensitive manner.” (Campello 2001, pp. 57-58). Thus, the Franciscan groups analyzed in Brazil are an example of where popular

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and intellectual culture are intertwined but also where the Portuguese influence also redesigns other patterns with the same thread. However with the current decline of the orders, the alternative strategy of reusing the buildings, is a path that is now being followed. This is the case of two projects that have been undertaken for the religious houses located in Marechal Deodoro and Penedo, both in the State of Alagoas, Brazil, where the authors were engaged in planning museums based on the concept of remaining faithful to the principles of Franciscanism, through simple means, with discreet interventions that narrate the transcultural exchanges which has led to the building of Franciscan religious houses in Brazil, as discussed in this article.

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