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pubblicazione gratuita anno V numero 21 luglio/agosto 2016 21 contemporaneo vivo suonare musica classica oggi teatro a corte la decima edizione HERE/ NOW duecento artisti alla cavallerizza reale sul filo del circo Contemporaneo MAU museo d’arte urbana

DMAG21 Contemporaneità

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Non si rende l’arte più fruibile inventandosi originali eventi e improbabili format, gratuiti (e quando parlo di evento o format, ovviamente non mi riferisco all’opera dell’artista bulgaro). Non si avvicinano le persone al cospetto di essa, senza averle prima “educate”. L’amore per l’arte va coltivato, è un sentimento che “va maneggiato con cura”, che si deve trasmettere sin dall’infanzia. Bisogna irrorare lentamente il seme della conoscenza, della curiosità, soprattutto, bisogna insegnare a rispettarla, l’arte. Rispettare la bellezza delle arti e coloro i quali ne sono gli artefici: artisti, musicisti, attori. Coloro i quali hanno un talento, lo coltivano con sacrificio e abnegazione e ci regalano “un prodotto” di qualità: l’opera.

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pubblicazione gratuitaanno Vnumero 21luglio/agosto 2016

21contemporaneo vivosuonare musica classica oggi

teatro a corte la decima edizione

HERE/ NOWduecento artisti alla cavallerizza reale

sul filo del circoContemporaneo

MAUmuseo d’arte urbana

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n. 2

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editoreAssociazione Culturale DFT

stampaIndustrie Sarnub spa

Registrazione presso il Tribunaledi Torino n. 49 del 5/10/2012

redazionecorso Vittorio Emanuele II, 3010123 [email protected]

hanno collaboratoa questo numero

Franco Andreone, CaterinaBerti, Ylenia Cafaro, NicolettaDiulgheroff, Luciano Gallo,Chiara Lombardo, Claudia Losini,Niccolò Maffei, Caterina Marini,Federico Minetti, Irene Perino,Francesco Sparacino, FedericaTammarazio, Danilo Zagaria

DMAG è una freepress distribuitanel circuito freecards.La rivista è bimestrale.La redazione non si assumealcuna responsabilitàper eventuali variazionidi programmazione, date, eventi.DMAG è anche onlinewww.d-mag.it

luglio / agosto 2016

direzione editorialeFrancesca Chiappero

art director e graficaFrancesco Gallo / Stille

coordinamento redazionaleRossana Rotolo

DMAG, ovvero dreams magazine.Per noi di DMAG la cultura, i giovani, la meritocrazia, la formazione,la ricerca sono prioritarie: voci passivenel bilancio della società odierna,ma assolutamente attive e fontedi impagabile arricchimento nella società che auspichiamo, che sogniamo.Torino, oggi, registra un incredibilee invincibile attivismo nel settore culturale, soprattutto in ambito giovanile. Esiste un fitto sottobosco di realtà che persegue il nobile obiettivo di fare arte, muovereil pensiero, con tenacia, passionee dedizione, nonostante gli evidenti problemi di natura economica. E’ a questo mondo che il nostro sguardo si rivolge.

“pezzi di sto�a gialla come ricordo”… di cosa stiamo parlando? Ma, ovviamente, di Floating Piers, la passerella galleggiante di Christo, sul Lago d’Iseo. Oltre 55mila visitatori in coda per poter provare l’ebrezza di “camminare sulle acque” e, soprattutto, immancabilmente, immortalare fotogra�camente l’evento, scattare il sel�e d’ordinanza, girare il video da postare su facebook, dire, “io c’ero, ne valeva la pena”.Perché in occasione delle grandi manifestazioni torinesi quali Artissima, notti delle arti contemporanee e a�ni di colpo tutti si scoprono attenti conoscitori di arte e durante l’anno le gallerie del capoluogo, che pure o�rono parte della selezione delle stesse proposte, sono, ahimè, molto spesso deserte?Eventi, �ere, installazioni temporanee, molto spesso gratuiti, “accessibili e fruibili”: arte, cultura per tutti? Non si rende l’arte più fruibile inventandosi originali eventi e improbabili format, gratuiti (e quando parlo di evento o format, ovviamente non mi riferisco all’opera dell’artista bulgaro). Non si avvicinano le persone al cospetto di essa, senza averle prima “educate”. L’amore per l’arte va coltivato, è un sentimento che “va maneggiato con cura”, che si deve trasmettere sin dall’infanzia. Bisogna irrorare lentamente il seme della conoscenza, della curiosità, soprattutto, bisogna insegnare a rispettarla, l’arte. Rispettare la bellezza delle arti e coloro i quali ne sono gli arte�ci: artisti, musicisti, attori. Coloro i quali hanno un talento, lo coltivano con sacri�cio e abnegazione e ci regalano “un prodotto” di qualità: l’opera. Se un musicista suona Bach o Liszt, in concerto, in giacca e cravatta, nella sala del Conservatorio, ingresso € 10, la sua musica “non è fruibile”, è per una ristretta élite. Sarà forse più fruibile se suona Bach nell’ambito di un happening gratuito, in jeans e maglietta?L’arte deve essere conquistata. Ed è giusto che si paghi per avervi accesso: perché è solo così che si può dimostrare il dovuto rispetto per la qualità e la professionalità di coloro che la generano. E’ solo così che riusciremo a mantenere il nostro immane patrimonio artistico, è solo così che daremo il giusto peso e valore al lavoro di tutto l’enorme indotto che il mondo della cultura alimenta.Un consiglio? Un mattino d’estate, presto, all’alba, muniti di uno dei vostri ormai irrinunciabili device, ipod, iphone e a�ni - riproduttori di musica - con le cu�e nelle orecchie, camminate, nel centro di Torino, senza meta, ascoltando Bach…CLASSICO O CONTEMPORANEO?

MUSIC STREAM - bifolchi, marco bugatti 12

SUL FILO DEL CIRCO 10

moving bodies 11

WHAT’S ON IN 20, 21

pillola di lucio, trendtopics,my song n 5, save the date 22

HOROSCOCULT 23

DMAG ENTERTAINMENT

DMAG GREENTHINKING

BAZINGA! - cliquot e racconti edizioni 15

PHILSHAKE - intanto, altrove 16

DMAG STORYTELLING

DMAG PERFORMING ARTS

mau, museo d’arte urbana 11

CONTEMPORANEO VIVO 4

#aLifeInSixTweets - dario castelletti 19

teatro a corte 7

DMAG PORTRAIT

HERE / NOW 8

la donna oltre al mito 6

EXHIBITION - OTTO D’AMBRA 2

DMAG VISUAL ARTS

we are on :

INDICE

F.C.

NATOURS - turismo x conservazione 17

D’AmbraOtto

L’opera Monday Morning offre una perfetta dimostrazione dell’estro tecnico e del talento creativo di uno degli artisti emergenti più versatili e apprezzati del vasto panorama londinese. Illustratore, stampatore e tattoo artist tra i più in voga a Londra, Otto D’Ambra apre, nel 2013, il White Elephant Studio, dopo numerose esperienze in diversi ambiti creativi e la laurea presso l’Accademia di Brera.L’artista invita lo spettatore a osservare la realtà attraverso il suo sguardo attento e critico, dotato di un filtro creativo in grado di creare potenti icone, figure emblematiche che si specchiano in se stesse dando vita a una collezione di postmoderni stemmi araldici, surreali e simbolici al contempo, capaci di rapire immediatamente lo sguardo con la loro estrema raffinatezza tecnica e di trattenerlo offrendogli un nuovo punto di vista, arguto e ironico, su di una società in cui ogni animale è in relazione simbiotica ed evolutiva con gli altri e di cui l’artista stila i nuovi orizzonti ibridi.

OTTODAMBRA.COM

COVER 1A string sectionReckless sleepersNell’ambito dellaRassegna Teatro a Corte16 luglio – Castello di RacconigiPh Guido Calamosca

COVER 2Veronica Capozzoli(Collettivo Lapso Cirk) in 11 Il tempo è una linea verticaleFestival InternazionaleSul Filo del Circo, GrugliascoLunedì 18 luglio,Chapiteau VertigoFoto di Martina Caruso

HOLOSUITE - #milionidipassi experience 18

BY THE EBOOK - flook 14

DMAG INNOVATION

Monday Morning, Otto D’Ambra, 2016, inchiostro su carta, cm 100 x 70

CO

NT

EM

PO

RA

NE

ITÀ

DMAG EXHIBITION EDITORIALE2 3

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Di Caterina Berti

GABRIELE CARCANO, fotografie di Alessandra Tinozzi

C'erano una volta Bach, Berlioz, Beethoven. Poi é arrivato Berio. E adesso? La musica classica è ancora attuale? Gabriele Carcano, giovane interprete torinese, pensa di sì. Oltre a esibirsi in prestigiose sale in tutto il mondo, ha appena inciso il primo disco, in uscita questo mese.Da un anno, ha deciso di insegnare. Ecco perché.

Ciao Gabriele. Chi sei?Sono un pianista, o almeno ci provo. Sì, mi sento uno che prova ad essere un pianista ogni giorno. Partito dall’Italia, ho passato tanti anni in giro e ora vorrei tornare. Sono nato a Torino, dove ho iniziato a studiare musica a 7 anni. La mia non é una famiglia di musicisti, ma per me la musica é sempre stata un'urgenza. Non mi sono mai dovuto chiedere se era quello che volevo fare o meno, ho iniziato e non mi sono mai fermato, giorno dopo giorno. Dopo il Conservatorio mi sono perfezionato all'Accademia di Musica di Pinerolo - dove da poco ho iniziato ad insegnare. Poi sono stato a Parigi, New York e Berlino, dove vivo ancora.

Vivi a Berlino e insegni a Pinerolo?Sì. Insegnare mi piace, è un mestiere di grande responsabilità e una delle cose più difficili che abbia mai fatto. Per il momento mi è ancora possibile farlo viaggiando, ma sto progettando di tornare in Italia.

Vuoi tornare in Italia? Tutti dicono che la cultura qui è in crisi profonda...Sì, ho voglia di provarci, di vedere se è possibile fare quello che faccio anche da qua. Passare tanti anni all'estero ti fa riscoprire le tue radici. Mi sento molto più italiano oggi che all'inizio della mia carriera. Quanto alla crisi del settore culturale, per l'Italia è sicuramente una realtà: spesso i fondi arrivano a progetto già realizzato, si naviga a vista. All'estero la gestione della cultura é senza dubbio più strategica, ma questo non significa che le problematiche legate alla fruizione di musica classica, non ci siano ovunque. L'età media del pubblico, ad esempio, avanza ovunque. Per ovviare a questo, c'è chi riduce l'offerta, chi mediatizza privilegiando esecutori superstar, brani di grande notorietà. In Italia hanno chiuso molte stagioni, ma anche a livello internazionale non sono mancati i problemi: la possibilità che venisse chiusa per sempre anche l'EUYO, la European Union Youth Orchestra è stata più che probabile per lungo tempo. Può sembrare un pessimo periodo – di sicuro non è dei migliori – ma come per tutte le cose, credo che si tratti principalmente e soprattutto di un problema di adeguamento alla contemporaneità.

In che senso?Non si vendono più molti dischi. Come per i concerti, le etichette hanno puntato su pochi grandi nomi. In molti credono che il futuro della musica classica sia invece negli eventi, ma anche gli eventi stanno cambiando forma, tempi e luoghi. Piano City a Milano non è una stagione musicale, è un happening. I concerti del Mantova Chamber Music Festival non durano più di 45 minuti, gli interpreti sono vestiti in modo informale... Formule un po’ diverse che oggi funzionano: l’aumento della partecipazione è esponenziale anno dopo anno.Del resto, l’idea di “concerto” che oggi associamo alla musica classica è nata solo nel 1800, grazie all’avvento dei grandi interpreti - il recital è nato con Paganini, con Liszt. La borghesia era la classe predominante, aveva potere d’acquisto e fame di intrattenimento, il concerto inteso come insieme di tre-quattro pezzi fu inventato per rispondere a questa esigenza. Da allora la sua forma non è più cambiata. Forse oggi risulta inattuale, non più in rapporto con un mondo che è cambiato. Oggi molti mi dicono di sentirsi intimiditi all’idea di andare a sentire un concerto classico, ma forse basta capitare casualmente nel mezzo di un’esecuzione informale in un luogo inaspettato per capire che la musica classica è ancora viva.

L’adeguamento alla contemporaneità di cui parli quindi è solo un problema di forme della fruizione?No. La musica classica è contemporanea in molti altri sensi. Come forma d’arte del passato in grado di parlarci ancora oggi, come forma d’arte che vive e si evolve in questo tempo. La musica è un linguaggio, può essere più o meno complesso. Quello della classica è particolarmente complesso e proprio per questo dà la possibilità di dire molte cose in modo profondo e articolato. È contemporanea la musica scritta da autori recenti, vedi Berio, Boulez, Ligeti… È contemporanea la musica che convince oggi pubblici e interpreti diversi. È contemporanea la musica che ci regala un tempo offline che poche altre forme d’arte sono in grado di dare ai loro spettatori: un tempo di ascolto privilegiato, senza computer, senza telefoni…Infine, è contemporanea la musica che riesce a trasmettere e insegnare un valore sociale: diversi esperimenti hanno dimostrato che studiare musica e suonare insieme migliorano le nostre capacità di collaborare in modo funzionale. Il più famoso forse è quello di Daniel Baremboim, che è riuscito a creare la West-Eastern Divan Orchestra, composta da artisti provenienti da tutto il Medio Oriente – israeliani e palestinesi insieme. José Antonio Abreu ha ideato in Venezuela El Sistema, un modello didattico musicale per i giovani provenienti da situazioni disagiate che si è rivelato un successo mondiale e che ha prodotto eccellenze come l’Orchestra Simon Bolivàr e un direttore come Gustavo Dudamel.

Cosa consigli di ascoltare a chi voglia approcciarsi per la prima volta alla musica classica?Cose diametralmente opposte: un’opera di Puccini, o di Mozart – il Don Giovanni o Le Nozze di Figaro – per la sinfonica Beethoven o i Lieder di Schubert.

E un nome più contemporaneo?Georg Friedrich Haas.

Grazie! Tornando a te: dove ti vedremo prossimamente?Suonerò in Spagna a Luglio, al Kryzyzowa Festival in Polonia, in Germania al Mecklenburg Vorpommern Festival, al Marinsky di Pietroburgo, alla Musashino Hall a Tokyo, al Jerusalem Center for Performing Arts, farò alcune date in Danimarca, Germania e Olanda con il violinista Itamar Zorman e tornerò in Italia il 15 Novembre: suonerò per la Società del Quartetto di Milano alla Sala Verdi del Conservatorio. L’8 Luglio inoltre esce il mio primo disco, dedicato alle opere giovanili di Brahms per Oehms Classic.

GABRIELE CARCANOè nato a Torino nel 1985. Diplomato in pianoforte al conservatorio G. Verdi, si perfeziona all’Accademia di Musica di Pinerolo. Nel 2004 vince il Premio Casella del concorso Premio Venezia e debutta al Teatro La Fenice. Dal 2006 studia con Nicholas Angelich al Conservatoire National Supérieur de Musique. In seguito si sposta a Berlino. Nel 2010 riceve la Del Borletti Buitoni Trust Fellowship, viene invitato da Mitsuko Uchida a partecipare al Festival Musicians from Marlboro. Dal 2015 insegna all’Accademia di Musica di Pinerolo. A luglio esce il suo primo album, dedicato ai lavori giovanili di Brahms per Oehms Classics.

VIVOSuonare musica classica, oggi

contemporaneo

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“I don’t mind living in a man’s world, as long as I can be a woman in it”

Marilyn Monroe

Se quel 5 agosto del 1962, al 12305 di Fifth Helena Drive la morte non avesse bussato alla porta del suo appartamento, il 1 giugno di quest’anno Marilyn Monroe avrebbe compiuto 90 anni. E la sua certezza di non dover temere di vivere in un mondo di soli uomini, forse, sarebbe stata un po’ di più anche nostra.

Sfuggente, imprevedibile e spesso indecifrabile, gli interrogativi sulla sua vita non avranno mai una risposta definitiva. Quello che di vero rimarrà sul suo conto è il racconto che della sua vita fanno gli oggetti a lei appartenuti, in mostra fino al 19 settembre a Torino, all’interno di Palazzo Madama. Abiti, accessori, trucchi, documenti, contratti cinematografici, oggetti di scena e meravigliose ed inedite fotografie sono gli unici testimoni in grado raccontare, in modo obiettivo, l’intimità di una donna che ha cambiato la storia.

Insieme a loro, entriamo in punta di piedi nel backstage della sua vita, di cui noi tutti conosciamo solo l’apparenza, con cui Marilyn ha combattuto fino alla morte. Dal quel tesoro custodito a New York e lasciato in eredità a Lee Strasberg - insegnante di recitazione e proprietario dell’Actors’ Studio nella grande Mela - emerge l’immagine di una donna forte e intraprendente che ha avuto il coraggio di realizzare i sogni di quella ragazzina che, profeticamente, disse: “Un giorno o l'altro diventerò una grande stella del cinema”.

Marilyn Monroe - La donna oltre il mito saprà svelarvi il lato più intimo e determinato di una donna che costruì mattone dopo mattone la sua carriera, usando la sua bellezza, la sua intelligenza e la sua ironia per farsi strada nella società maschilista in cui nacque, diventandone icona e feticcio.

“One of the best things that ever happened to me is that I’m a woman. That is the way all females should feel”, disse. E che questo sia da insegnamento: nulla può fermare una donna determinata. Bella da togliere il fiato, la vedrete sorridere in meraviglioso fotografie inedite e in quelle dei grandi maestri della fotografia come Milton Greene, Alfred Eisenstaedt, George Barris e Bernt Sternha. E in ognuna di quelle immagini vedrete nei suoi occhi la determinazione di una donna che ha fondato una sua compagnia di produzione cinematografica e ha lottato con tutte le sue forze per Essere e non solo Apparire.

In mostra, da non perdere, il quadro di Andy Warhol a lei dedicato, “Four Marilyns”, omaggio del grande artista alla donna più contemporanea che esista ancora oggi. Norma Jeane, la donna oltre il mito, è colei che avrete l’onore di incontrare. E con lei, ammaliati dal suo sorriso, potrete riflettere sull’importanza di avere un obiettivo e lottare, fino alla morte, per raggiungerlo.

la DONNALa fu Norma Jeane Mortenson Baker MonroeDi Irene Perino

Appuntamento fisso dell’estate torinese è Teatro a Corte, festival che porta le migliori compagini del teatro europeo a esibirsi nelle splendide cornici sabaude del Piemonte. Dal 7 al 17 luglio questo mirabile connubio di storia culturale locale e creazione artistica d’avanguardia giunge alla decima edizione. Beppe Navello, direttore della fondazione Teatro Piemonte Europa, illustra i punti di forza del festival e le novità in programma.

Quali sono i valori ormai assodati del festival?Teatro a Corte propone la rivisitazione artistica delle dimore sabaude, splendido passato architettonico, monumentale, artistico e paesaggistico del Piemonte; momento di confronto che dà luogo a dialettiche vivaci, feconde e talvolta critiche. Cerchiamo di essere ovunque, perché la nostra è un’attività intensa e totalizzante: nell’arco di dieci anni abbiamo toccato quasi tutte le dimore sabaude piemontesi.

Le novità di quest’anno?La prima è in realtà una sottrazione, cioè l’assenza di una vetrina dedicata a una specifica nazione. Avevamo intenzione di fare una vetrina iberica: dopo anni di esperienze legate ai paesi nordici, volevamo tornare al sud. Ma abbiamo deciso di rinviare al 2017, anno in cui si terrà la rassegna “Torino incontra la Spagna”. Fra le novità: il ritorno a Venaria con due grandi spettacoli, scelta dovuta alla nostra voglia di attirare più pubblico rispetto a quello che possono ospitare le dimore più piccole come Aglié o Racconigi. Infine, il gemellaggio con Chambord: la promenade di Ambra Senatore è uno spettacolo che attraverso due “vestiti” diversi dati alla stessa idea lega due grandi dimore reali europee.

As The World Tipped presenta al pubblico un problema assai contemporaneo.È uno spettacolo che tratta un tema contemporaneo enfatizzandolo con una grande forma: nuovo circo acrobatico, teatro visuale… è una miscela di stili. Richiede un dispiego di mezzi tecnici molto complicato da realizzare: una parete semovente di ben trenta metri di lato su cui si muovono gli artisti. L’opera vuole essere una riflessione sul futuro del pianeta, destino su cui si dibatte da decenni con toni preoccupati e apocalittici. Proprio perché il tema è totalizzante, lo spettacolo è stato pensato in modo cosmico. È la riproduzione di un universo: un grande planisfero che si muove e che riproduce, seppur fantasticamente, i movimenti di un pianeta che risulta terremotato dall’intervento, spesso irresponsabile, dell’uomo.

Quali forme di spettacolo Teatro a Corte porta in scena?Tutto quanto c’è di avveniristico e di possibile. Andiamo in cerca delle nuove forme ovunque si manifestino. Alcune le abbiamo seguite nel loro formarsi; è il caso delle tecniche digitali, che abbiamo visto perfezionarsi edizione dopo edizione. Abbiamo portato in Italia artisti d’avanguardia in questo campo: Systeme Castafiore, la compagnia 1927, Peeping Tom; e quest’anno ci sarà Billy Cowie a Rivoli. Chiediamo sempre agli artisti di confrontare le forme con i luoghi specifici. Dopo lo sgomento iniziale, nascono stimoli che rendono gli spettacoli unici e irripetibili.

E poi fiabe, il centenario di Gozzano e una partita di calcio…È vero, è un anno in cui ci sono fiabe raccontate in vario modo. Gozzano visse ad Aglié, dimora che negli anni non abbiamo mai abbandonato: per cui ci è parso più che degno di figurare nel festival. Le creazioni site-specific sono sempre importanti e ci piacciono gli artisti che rendono lo spettacolo specifico per il luogo. La Partida è uno di questi, e ci pareva molto adatto a questo periodo di partite ed Europei.

FONDAZIONETPE.ITTEATROACORTE.IT

Beppe NavelloFormatosi al Teatro Stabile di Torino come regista assistente di Mario Missiroli, è stato direttore del Teatro Stabile dell'Aquila e del Teatro di Sardegna. Dal 2001 ha fondato e diretto il festival internazionale Teatro Europeo diventato poi Teatro a Corte. Per TPE, riconosciuta nel 2015 Teatro di Rilevante Interesse Culturale, ha diretto: Cinéma!, un film muto in palcoscenico, Dette d’amour di Eugène Durif; Donne informate sui fatti di Fruttero, con Romina Mondello, Daniela Poggi, Patrizia Zappa Mulas; Il Divorzio di Vittorio Alfieri e Il Trionfo del Dio Denaro di Marivaux. Nel 2016 ripropone a Torino con grande successo di pubblico e critica un kolossal teatrale dedicato ai Tre Moschettieri, in 8 puntate dirette da Navello stesso, Gigi Proietti, Piero Maccarinelli, Andrea Baracco, Robert Talarczyk, Myriam Tanant, Ugo Gregoretti ed Emiliano Bronzino.

contemporaneoCONNUBIO

La decima edizione di Teatro a Corte

oltre il MITO

Di Danilo Zagaria

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USA. New York. US Actress Marilyn Monroe. 1956. © Eliott Erwitt/Magnum Photos/Contrasto

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La Cavallerizza ha un nome fiabesco: fa pensare a un mondo lontano nel tempo e a pratiche e riti ancora più antichi. Alla Cavallerizza c'erano, lapalissianamente, i cavalieri.

Quantomeno gli aspiranti cadetti, perchè la Cavallerizza, prima di ogni riqualificazione - realizzata, contrastata o auspicata - era un'Accademia Militare, dove imparare a “montar a cavallo, correr all'Anello, alle Teste, e al Fachino, a Ballare, a far di Spada, a volteggiare, l’Esercitio di Guerra, et evoluzioni Militari, le Matematiche e il Disegno. Quivi s'insegnerà anche il modo d’attaccar Piazze, e difenderle”.

Dopo quasi due secoli e mezzo la Cavallerizza ha inaugurato una mostra, HERE, a cui hanno partecipato oltre duecento artisti, per raccontare l'aspirazione di trasformare questo spazio in un luogo di cultura e partecipazione.

Perchè parlare di una mostra conclusa, in un magazine cartaceo?È la prima domanda che ci si pone, forse, leggendo questo articolo. La risposta ne è un po' la sua genesi, un po' lo spunto per raccontare le riflessioni che una città, un collettivo e un quartiere stanno esprimendo riguardo la tutela, il recupero architettonico e il reimpiego di uno spazio ibrido, e unico, come è la Cavallerizza Reale.

HERE, in sintesi, è stata una mostra di grandi numeri: oltre seimila visitatori nei nove giorni di apertura hanno percorso i quattro piani in cui 200 artisti hanno allestito le proprie opere in una coralità di linguaggi e risultati che spesso hanno raggiunto anche la cacofonia e la dissonanza di voci differenti. Come è ovvio non tutte le proposte hanno attestato profondità e maturità, ma la loro presenza collegiale ha avuto un significato più profondo: proporre un'alternativa progettuale percorribile rispetto alle soluzioni di riconversione urbana di cui il centro città è ormai pieno.

Gli spazi, sensazionali. Alcuni artisti, sensazionali.Tra le tante opere l'installazione di Daniela Bozzetto, subacquea, sensoriale, mobile, effimera, è poesia. Come l'immagine della dormiente Elvira Sanchez Lopez.Alcune pratiche dialogano tra critica del contemporaneo e ironia, come la camera totalmente rivestita di volantini promozionali di una catena di supermercati, con i prezzi rigrosamente cancellati in nero. La stanza di grafiche, in cui si affermava anche una precisa pratica curatoriale (Verdiana Oberto e Annika Pettini), ha proposto alcuni pezzi davvero interessanti (Fernando Cobelo, ma anche l'Interior Pulchritudo della romana littlepoints).

Tra i partecipanti ci sono artisti più noti, come Salvatore Astore, Maura Banfo, Piero Gilardi, Luigi Mainolfi, Nunzio, Ugo Nespolo, Vedova/Mazzei. A sottolineare come la pluralità di voci e di ricerche possa trovare coesione su un tema così sentito, indipendentemente dal grado di inserimento e riconoscimento autoriale da parte del sistema. Intorno alla mostra un calendario di incontri ha contestualizzato la prospettiva di valorizzazione della struttura attraverso una nuova definizione delle politiche culturali della città. Tra le voci che hanno animato il programma Lisa Parola e Maurizio Cilli, Francesco Poli e Antonio Rava.

Da ciò, il quesito: ridefinire uno spazio storico pubblico nel rispetto delle proprie peculiarità e delle istanze locali, e al contempo nella contingente e cronica mancanza di fondi si può? Rispondere alla complessità di questa domanda presuppone avere chiaro un progetto culturale che nasca con gli enti del territorio e da loro stessi, sostenibile finanziariamente, qualitativamente elevato.La mostra HERE ha rappresentato un richiamo alla necessità di agire nel presente, nell'ora e nel qui (HERE è l'esposizione, NOW la settimana a seguire dedicata a letteratura e musica).Questa scelta lessicale non è un caso. È una precisa volontà, anche semantica, che anima le voci di Assemblea Cavallerizza 14:45.

L'infarinatura filosofica fa accendere due lampadine: Heidegger ed Esistenzialismo. A cui segue una terza: Ernst Jünger. Questo signore nel 1951 pubblicò il Trattato del Ribelle, un saggio sul concetto tutto mitteleuropeo del “prendere il bosco” come metafora della ribellione. I briganti prendono il bosco perché la società li ostracizza, fanno proprio uno spazio per un certo senso “vuoto”.Jünger, a proposito del suo protagonista, il Ribelle, scrive:

Il motto del Ribelle è: "Hic et nunc " – essendo il Ribelle uomo d'azione, azione libera ed indipendente. Abbiamo constatato che questa tipologia può comprendere solo una frazione delle masse, e tuttavia è qui che si forma la piccola élite capace di resistere all'automatismo e di far fallire l'esercizio della forza bruta. È l'antica libertà in veste moderna: la libertà sostanziale, elementare, che si ridesta nei popoli sani ogniqualvolta la tirannide dei partiti o dei conquistatori stranieri opprime il paese. Non è una libertà che si limita a protestare o emigrare: è una libertà decisa alla lotta.

Ernst Jünger, Trattato del Ribelle, Adelphi, 1990

Gli elementi di contatto sono più che evidenti, ma a ognuno il compito di unire i puntini.

Di Federica Tammarazio

here/NOWL'antica regola dell'hic et nuncin una mostra alla Cavallerizza Reale

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Condivido con il direttore artistico Paolo Stratta l’immagine di un giro intorno al mondo che il pubblico potrà fare godendosi questa nuova edizione del Festival Sul filo del Circo: 16 le nazioni presenti, un emozionante viaggio che parte da Grugliasco, città diventata di riferimento per tutto il mondo che ruota attorno al circo contemporaneo.

Quali caratteristiche simili, quali differenze, ci sono tra Grugliasco e altre città europee e del mondo che ospitano scuole di livello legate al circo?Possiamo dire che Grugliasco abbia un solo soggetto simile a livello internazionale ed è Parigi con il progetto dell’Académie Fratellini. Sicuramente esistono scuole, università o festival che sono eccellenti su azioni specifiche ma non su progetti così “rotondi”, di così ampio respiro. Il nodo importante che ci accomuna a Fratellini è l’alternanza formazione lavoro: i nostri allievi della formazione professionale – grazie al dispositivo del fondo sociale europeo - sono tenuti, da contratto formativo, a compiere un’esperienza di tirocinio che possiamo considerare come punto di forza di questa sorta di triangolo d’oro che c’è a Grugliasco che vede come vertici la formazione, la creazione e la promozione di spettacoli.

Che ruolo gioca “Sul Filo del Circo” all’interno di questo triangolo d’oro di Grugliasco?Il Festival è uno dei momenti più alti di valorizzazione di quel dispositivo. All’interno trovano ospitalità compagnie di tutto il mondo e si lavora in maniera netta per lasciare grande spazio alla creatività emergente; quest’anno le giornate del 6 e del 7 luglio, all’interno di CHECKPOINT CIRCUS, sono molto significative. Sei compagnie preselezionate andranno in scena e, grazie alla collaborazione con

Hangar, quindi con la Regione Piemonte, saranno al centro di due momenti in cui numerosi direttori artistici e programmatori del settore dello spettacolo visioneranno i lavori. Questo è sostegno, una spinta che passa attraverso la raccolta di giudizi e rimandi sui primi nuclei artistici che le compagnie e gli artisti sceglieranno di presentare. Inoltre, per l’appuntamento con il pubblico, quello del 6 luglio, ci sarà a condurre la bravissima Giorgia Goldini. E’una scelta che ribadisce la possibilità di guardare alla creatività mondiale unendola alla valorizzazione dei talenti locali.

Consideri la XV edizione come un ulteriore momento di crescita?Sì. E’ un passaggio che stiamo compiendo con la Città di Grugliasco e con le Istituzioni. Un momento importante che ci darà sempre più stabilità; ormai abbiamo raggiunto una certa maturità. Questa XV edizione porta come valori di fondo i caratteri peculiari delle edizioni precedenti: mantiene vivi i binomi “tradizione/innovazione” e “maestro/allievo” cercando – allo stesso tempo- di dare spazio a una nuova indagine profonda sui processi di creazione delle nuove generazioni.

In questa crescita che valore attribuisci al concetto di rete?L’idea di rete è alla base della possibilità di accogliere all’interno del Festival le 16 nazionalità di cui parlavamo all’inizio, ed è contemporaneamente alla base di occasioni importanti per progetti che abbiamo visto nascere. Penso, ad esempio, a W273’’ della Compagnia blucinQue di Caterina Mochi Sismondi che a luglio sarà in programma ad Avignone. Sono molte le reti su cui, in questa edizione, abbiamo scelto di puntare: la rete con il Festival Mirabilia, con Ratataplan, con la Stagione Europea del circo legata a Circus Next, con il Festival di Todi che si terrà a fine agosto e che si aprirà, per la prima volta, al circo contemporaneo.

I numeri e le parole del Festival. Quanto immagini possa crescere il pubblico in questa edizione? Quali sono le 3 parole che useresti per definire il Festival oggi? Quali per l’edizione passata?Se ti devo dare una risposta netta sui numeri di questa edizione, dico che l’obiettivo che ci poniamo è il raggiungimento di 7.500 spettatori; lo scorso anno –con una grossa trasformazione del Festival- abbiamo toccato 5.500 presenze. Per quanto riguarda le parole, per la passata edizione, direi CAMBIAMENTO, RISCHIO e CONDIVISIONE. Quest’anno –proprio ripartendo da quelle parole- dico: CONFERMA, RILANCIO e SOGNO. “Conferma” perché la scommessa rischiosa dell’anno scorso è stata vinta e squadra che vince – format che vince - non si cambia. “Rilancio” perché nel nostro DNA c’è il gene del non accontentarsi mai, la spinta per mettere le asticelle sempre più in alto; quindi, in questa XV edizione, il rilancio di cui parlo è quello di un’ulteriore crescita. E poi chiudo con la parola “Sogno”, perché non abdichiamo mai al diritto di perderci in un sogno che desideriamo far atterrare a Grugliasco nei giorni di Festival. Si tratta di un’atmosfera che fa pulsare l’animo degli spettatori e l’anima del parco, un’energia straordinaria alimentata proprio dalla presenza del circo e dal suo sogno senza fine.

Ci sono progetti che nascono già proiettati verso il futuro. Ma il successo dipende dalle solide radici del passato e dalla visione chiara del presente. Uno di questi casi è rappresentato dal MAU, museo di arte urbana, peculiarità e vanto della città di Torino. Caso unico in Italia, in quanto “insediamento artistico permanente all’aperto, collocato all’interno di un grande centro metropolitano”.

La nascita di quest'avventura può essere fatta risalire a due date differenti. La prima è il 1991, anno in cui iniziò un lavoro di riqualificazione del Borgo Vecchio Campidoglio. Un quartiere operaio di fine '800, “non in centro ma neanche in periferia”, collocato tra i corsi Svizzera, Appio Claudio e Tassoni, e le vie Fabrizi e Cibrario. Unico nel suo genere perché ignorato dal Piano Regolatore del 1959, e quindi giunto intatto fino a noi. Il Borgo ha conservato la propria originaria e originale integrità, fatta di case basse, cortili, aree verdi, e vie strette su cui si affacciano numerose attività. Un “paese nella città”.

La seconda data di riferimento è rappresentata dal 1995, quando si decise di allargare la sfera d'intervento anche all'arte. Per raggiungere quest'obiettivo vennero coinvolti i cittadini, in particolare i proprietari di immobili, che concessero alcuni muri esterni per la realizzazione di opere d'arte permanenti. Un'idea originale, un impegno dal basso volto al miglioramento estetico e alla rivalutazione artistica degli spazi comuni, condivisi ma privati. “Un esempio inedito di didattica allargata sull'arte contemporanea”.

Negli anni il MAU ha collezionato una serie d'importanti traguardi. Tra l’estate del 1995 e quella del 1996 sono state realizzate le prime 11 opere. E nel 1998 ne sono seguite altre 17. Il numero totale raggiunto ad oggi è pari a 113 opere murarie e 35 installazioni. Queste ultime si possono ammirare tra le vetrine di via Nicola Fabrizi e corso Svizzera, lungo quella che è ormai denominata Galleria Campidoglio. Facendo rapidamente i conti: si tratta di 148 opere in tutto e 97 artisti coinvolti, grandi nomi e giovani emergenti.

Una citazione a parte la meritano le panchine d'autore. Idea di Vito Navolio, artista e grafico, che ebbe l'intuizione di decorare tutte le panchine di piazza Moncenisio. La qualità oggettiva del risultato e l'approvazione dei semplici fruitori (bambini, adulti, pensionati, in una sola parola: cittadini) hanno fatto sì che le imitazioni, in tutta Torino, si siano sprecate, pur mancando spesso della medesima ispirazione e, ovviamente, genuinità.

MAU è un progetto che finora ha mantenuto le proprie promesse. Ma, per sapere quale sarà il suo futuro, abbiamo interpellato il professor Edoardo di Mauro, presidente e direttore artistico del museo. “Noi vogliamo continuare a crescere, negli ultimi due anni abbiamo realizzato opere anche al di fuori del Borgo, e ora vorremmo entrare nel circuito turistico della città. Una delle opere più recenti, inaugurata lo scorso 20 maggio, è stata installata su una porzione di muro dell'Oratorio della Parrocchia di San Alfonso in via Netro. La Madonna del Deserto, dell'artista padovano Testolin, vuole essere una denuncia, formulata con una iconografia religiosa contemporanea, della violenza sulle donne.Inoltre, tra i progetti futuri vorrei ancora segnalare: laboratori didattici presso il Primo Liceo Artistico e il Polo del Novecento; visite guidate al MAU e al Rifugio Antiaereo di Piazza Risorgimento; stage in convenzione con l'Accademia Albertina; e anche la partecipazione attiva al Salone Off del Libro.

Il MAU è ormai diventato una realtà ufficiale e riconosciuta, ma non per questo ha intenzione di perdere la propria vocazione all'avanguardia né il legame unico con la città. In futuro avrà ancora tante cose da mostrarci.

Moving Bodies Festival è arrivato quest’anno alla sua terza edizione, e animerà il luglio torinese con il suo originale calendario fatto di butoh, arti performative e non solo. Qual è la sua storia?Il Moving Bodies Festival è un’evoluzione del Butoh Festival Dublin, diretto e co-diretto da me e Katrin Neue, che ho voluto trasformare in un festival di tournée nel 2014, gemellandolo poi con Torino nel 2015 e quest’anno. Moving Bodies Festival vuole forse essere un atto affermativo, di possibilità all’interno del quale pratiche artistiche che appaiono lontane si incontrano grazie alla volontà, la presenza, l’ntensita espressiva degli artisti partecipanti.

E il Moving Bodies Festival ora?Il festival è diretto da me e curato con Edegar Starke che vive a Berlino. Il lighting designer che segue ormai dal 2012 il festival è Conleth White, rinomato light designer irlandese. Quest’anno per Torino è stata importante la collaborazione con Elisa Spagone per quanto riguarda la diffusione sul territorio, Thuline Andreoni, Gianluca Bottoni ed Emanuela Bernascone per quanto riguarda l’ufficio stampa, oltre a tutto l’equipe del Teatro Espace, casa del festival a Torino.

Qual è il tuo personale rapporto con il Festival?Il mio ruolo ha spaziato dalla curatrice alla performer passando per la cucina e il volantinaggio. Per me, quasi intimamente, il festival è la mia casa d’arte, il mio studio di pratica, il mio amore per il Butoh e la performance, la mia curiosità e la voglia di espormi con altri artisti di pratiche e tradizioni differenti, attorno a un argomento comune che prende forme e crea, come detto, relazioni e diventa altro. Il festival è il luogo dove cresco e imparo e condivido con gli artisti questo desiderio di avere un luogo dove I processi sono visibili, le contaminazioni reali.

Quest’anno il Moving Bodies Festival vuole dare spazio, oltre al Butoh e alla live art, anche alla commistione di video-film d’arte, arti visive, Performance Art. Uno dei suoi punti di forza è sicuramente la contaminazione.Sì, la contaminazione non è solo artistica ma anche a livello scenico. Ho potuto testimoniare collaborazioni nate proprio all’interno del festival e anche come il festival ha contaminato successivamente il lavoro degli artisti partecipanti come è successo con Elearnor Lawler, Cillian Roche, artisti irlandesi che hanno iniziato a contaminarsi di Butoh!

Se dovessi descriverlo con tre aggettivi, quali sceglieresti?Mutante Desideroso Movimentato

Per l’edizione di quest’anno quali novità avete in programma?Il festival quest’anno si sviluppa su 5 giornate performative e 15 giorni di laboratori con Masaki Iwana Minako Seli Ken Mai, Edegar Starke e Yuri Dini – che se fatti insieme diventano la prima Intensive Summer Practice. Sia a Dubino che a Torino quest’anno siamo tanti artisti. A Dublino 14 tra locali ed internazionali e a Torino 18 artisti torinesi ed internazionali.

Un momento che secondo te ricorderete?Svegliarci il 19 luglio e sentire il vuoto di un mese di festival. Sicuramente avercela fatta. Aver invitato artisti che stimiamo e del cui lavoro siamo molto orgogliosi, di età diverse e di stile diversi che pero’ coerentemente rispondono e accrescono la tematica della “differenza”.

Tutto il programma suMOVINGBODIESFESTIVAL.COM

di Chiara Lombardo

un sogno alla quindicesima edizione

sul filodel CIRCO :

MAU

di Rossana Rotolo

quando arte e tessuto urbano si fondono e sostengono

Museo d' UrbanaArtedi Federico Minetti

Intervista ad Ambra Gatto Bergamasco

MovingBODIESFestival2016

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MINAKO SEKI, foto Esther Suave

DMAG PERFORMING ARTS 10 11 VISUAL ARTS / PERFORMING ARTS

Page 7: DMAG21 Contemporaneità

MUSICSTREAMa cura di Nico

BIFOLCHIMi fai schifo ma ti amo (Audioglobe)I Bifolchi tornano a distanza di appena un anno dal precedente lavoro, e rinnovano l’appuntamento coi titoli strambi: se con l’esordio scimmiottavano Bukowski (Diario di un vecchio porco), con questo nuovo lavoro evitano la citazione, ma mantengono l’ironia titolando Mi fai schifo ma ti amo. L’ironia d’altra parte è sicuramente un tratto caratteristico della band toscana ed emerge chiaramente nelle otto tracce dell’album, e lo si evince soprattutto dai videoclip che hanno realizzato nella loro carriera. Toscanacci fino al midollo, i Bifolchi sdrammatizzano con eleganza temi caldi quali matrimonio, politica, bullismo, feste comandate, e non solo. Un piccolo capolavoro è La Fan degli Afterhours, brano in cui descrivono il prototipo del piccolo borghese 2.0. Il tutto viene abilmente condito con un folk anche questo tipicamente toscano (alla Bandabardò per intenderci), fatto di ritmi in levare, chitarre acustiche cristalline, e riff di chitarre elettriche che si intrecciano con tromboni e giri di basso trascinanti. Un lavoro collettivo, in cui la band ha coinvolto anche alcuni nomi importanti della scena locale maremmana: Matti delle Giuncaie, 21 Grammi, Fabrizio Pocci e Il Laboratorio, Malamanera, La Bottega del Ciarlatano, etc. In definitiva un bel disco, suonato bene e che offre un punto di vista divertente e disimpegnato su temi spesso oggetto di troppe attenzioni morbose.

FACEBOOK.COM/IBIFOLCHI

MARCO BUGATTIRomantico (Autoprodotto)Classe ’78, Marco Bugatti si diploma cantautore alla soglia dei quarant’anni pubblicando un album dal titolo Romantico. Un disco breve e intenso in cui Bugatti mette in mostra una doppia anima: da un lato prosegue il discorso più rock iniziato con i Grenouille, formazione con cui ha pubblicato tre album tra il 2008 e il 2012; dall’altro invece mostra il lato più intimista e sentimentale in cui racconta se stesso. Io sto da Piero… (finchè sopravvivo) e Che lavoro fa Diana appartengono al primo filone più gridato e rabbioso, mentre l’anima più cauta la si ritrova nel brano più riuscito del disco, Vero, una ballata dolce e nostalgica in cui racconta quelle fasi della vita in cui si giunge al termine di un percorso e se ne inizia uno nuovo. Tra queste due anime se ne inserisce una terza più dimessa, quella blues di Mercoledì e di La Fabbrica in cui ritorna il tema del sociale, che anche nei Grenouille era molto presente. Sette tracce in cui l’artista milanese ha messo tutto se stesso a partire dai testi fino ad arrivare alla parte musicale di cui ha curato la registrazione di quasi tutti gli strumenti, aiutato da Fabio Giussani alla batteria e Rudolf Minuto alle chitarre. Un primo passo importante per Marco Bugatti che pone ottime basi per un percorso che si prospetta senza dubbio interessante.

FACEBOOK.COM/MARCO.BUGATTI.GRENOUILLE

DMAG ENTERTAINMENT ENTERTAINMENT12 13

Page 8: DMAG21 Contemporaneità

Com'è la narrativa del futuro? É di carta? É multimediale o ancora fatta soprattutto di parole? Ognuno ha una sua risposta: é fatta di suoni, di immagini, è interattiva... E poi ci sono Guido (Silvestri) e Federico (Moccia) che pensano sia un flook.

Tra le startup presentate a Book to The Future - l'annuale appuntamento "techpublishing" del Salone del Libro di Torino - c'é Flook, una nuova proposta dell'editoria digitale che si é posta la missione di creare l'esperienza di narrativa più immersiva possibile a partire da un device di lettura convenzionale. Me la sono fatta raccontare da Guido Silvestri, CEO del progetto.

Cos'é Flook?Flook é una startup che si occupa di fare flook, ovvero libri multimediali immersivi. "Flook" in effetti è una parola buffa, di per sé non vuol dire nulla ma noi abbiamo deciso che significhi floating book, ovvero "libro che scorre", perché per leggere un flook non serve che scrollare, scorrere.Ogni flook vive nel tempo, è personalizzabile e condivisibile. La startup con cui produciamo i flook ha lo stesso nome, Flook, e si tratta a tutti gli effetti di una casa editrice che però presta la sua formula anche ad altri editori che vogliano produrre i loro libri nel nostro formato.

Cosa vuol dire?Vuol dire che ogni flook è continuamente editabile, sia dall’autore che da chi lo possiede e lo legge. Che ogni flook può essere condiviso con una persona - siamo i primi ad aver creato un eBook che si può a tutti gli effetti regalare - e in fine che offriamo quella che per noi è l'esperienza di lettura più immersiva possibile: per leggerne uno basta scorrerlo con un dito. Un semplice gesto per diversi media.

Ok. Quindi immersivo vuol dire multimediale?Per noi vuol dire multimediale senza interruzioni. Pensa a un libro che ti conquista davvero: lo apri e non lo posi finché non l'hai finito. La multimedialità di oggi, fatta di "per vedere questo, clicca qui", mette a rischio proprio quel tipo di esperienza perché - anche se per poco - chiede al lettore di uscire dal flusso narrativo. Noi abbiamo provato a creare una lettura multimediale non invasiva: un solo gesto, autoplay, un flusso.

E in che senso è personalizzabile?Nel senso che il lettore può cambiare parti della storia. Qui siamo partiti da un'intuizione diversa, quella che riguarda il riconoscersi del lettore in una storia, il pensiero dietro allo “ah! Ma questo sono proprio io!”. Prima di iniziare la lettura, facciamo alcune domande al lettore, gli chiediamo a volte di caricare una sua foto, di indicare una canzone preferita... Nel corso della storia questi elementi verranno riproposti alla persona che sta leggendo, per aiutarlo a renderla più sua. Ogni autore inoltre può decidere di lasciare un numero di parti narrative alla mercé dei suoi lettori: si può inserire o cambiare testo, foto, video e musica.

Si può cambiare tutto? Anarchia letteraria 2.0?In linea teorica sì. Dipende ovviamente dall'autore, ma volendo si potrebbe arrivare ad una situazione in cui l'autore scrive solo un canovaccio che poi rimane completamente personalizzabile. È un formato che si presta particolarmente bene anche alla memoria di viaggio, infatti abbiamo in programma di uscire con una serie di taccuini di viaggio dall’Irlanda: uno scrittore racconterà il suo viaggio e chi lo intraprende dopo di lui potrà inserire le sue foto, se sue memorie, i pensieri che ha avuto facendo il suo stesso percorso.

E quando dici “condivisibile”, intendi dire che è un’esperienza social?No. Anche l’integrazione social è un’interruzione. La lettura è un’esperienza privata, non sociale. Se sto socializzando non sto leggendo. Un po’ come per il cinema: se in sala chiacchiero non sto guardando il film. La nostra condivisione è di tipo più personale: si tratta della possibilità di condividere un libro - magari personalizzandolo - con una persona speciale: un’amicizia, un amore… Non che questo ci precluda la dimensione social di per sé: nella nostra prima uscita, il romanzo “Tu sei ossessione” di Federico Moccia, che è un caro amico e l’altra metà del progetto, i personaggi avevano dei profili social che i lettori potevano esplorare alla fine dei capitoli. Social sì, ma fuori dalla storia.

Una provocazione: ma è davvero necessaria tutta questa personalizzazione? È un imprescindibile della contemporaneità? Non lo so, non credo. Non è imprescindibile, ma è vero che c’è una magia propria del ritrovarsi nelle belle storie e allo stesso tempo c’è una magia unica del ricordare una storia, narrarla e farla propria. Ognuno di noi, leggendo, crea delle memorie legate alla storia. Crea il suo romanzo. Abbiamo voluto lavorare su questo: un modo per aumentare la capacità di un autore di dire ai suoi lettori “vieni con me nella mia storia”.Ci piace anche l’idea di produrre libri, di diventare un luogo d’incontro di talenti: per il libro di Federico abbiamo lavorato con 6 giovani videomaker e altri talenti.

Avete piani per il futuro?Abbiamo appena concluso un accordo in Italia con Brioschi Editore, produrremo un libro per bambini dal titolo “Come faccio a diventare grande”. A settembre arriveremo in Spagna grazie al gigante dell’editoria Planeta. Nel futuro ci piacerebbe esplorare altri generi letterari, altri mercati.

FLOOK PRODUCE ESPERIENZE DI STORYTELLING MULTIMEDIALI PERSONALIZZABILI. UNA CREATURA DI GUIDO SILVESTRI E FEDERICO MOCCIA, FLOOK È DISPONI-BILE COME APP E DA BROWSER AL SITO WWW.THEFLOOK.COM

BY THE EBOOKnuove pagine digitalia cura diCaterina Berti

BAZINGA!un viaggioalla scoperta di nicchie editorialia cura diFrancesco Sparacino

In cima a un’ipotetica classifica delle novità più interessanti del 2016, alla voce “case editrici” non potrebbero mancare questi due nomi: Cliquot e Racconti edizioni.

Cliquot, per la verità, esiste già dal 2014, ma solo quest’anno ha deciso di affiancare titoli in formato cartaceo a quelli in digitale. Racconti edizioni è partita da poco e l’ultimo Salone del libro in un certo senso è stato il suo battesimo.Per entrambe alla base c’è un’idea molto semplice, chiara, forte, di rottura rispetto alla tendenza dell’attuale panorama editoriale. Un’idea che parte dai propri gusti personali e dalla difficoltà di riuscire a soddisfarli.

Federico Cenci, di Cliquot, per esempio, faticava a trovare in libreria la letteratura popolare e di genere, dai romanzi ai fumetti, di cui è appassionato. Così alla fine ha deciso che quel bisogno poteva essere colmato da una nuova casa editrice e, insieme ad Alessia Ciuffreda, Riccardo Fabiani e Lorenza Starace, l’ha creata. Cliquot punta tutto sul recupero di opere del passato adesso introvabili o che comunque meriterebbero una nuova veste. Romanzi, raccolte, o storie a fumetti ingiustamente trascurati, classici mancati e per troppo tempo rimasti nel dimenticatoio. In questo senso lo stesso nome è indicativo. Viene infatti da Chevalier Cliquot, mangiatore di spade di inizio ‘900 che si esibiva nei circhi, in quegli spettacoli (sideshow) che avevano lo scopo di intrattenere il pubblico in attesa dell’evento principale.

Le collane sono tre: Biblioteca, Generi e Segni.In Biblioteca trova spazio, con nuove traduzioni, la narrativa o la saggistica completamente inedita in Italia o fuori catalogo. Sherwood Anderson è finora l’autore di punta, riproposto sia con il romanzo Riso nero (unico titolo cartaceo della collana), sia con la raccolta di racconti L’uomo che diventò donna.Generi è forse la più curiosa e originale tra le collane, pesca nella tradizione di narrativa popolare italiana, tra romanzi e racconti che vanno dal giallo, al fantastico, alla fantascienza, all’horror.Segni parte dagli stessi presupposti, ma si dedica al fumetto e guarda al crowdfunding per riuscire a proporre volumi cartacei accanto all’ebook. Così è stato infatti per Pinocchio di Sandro Dossi e Alberico Motta, che unisce le migliori avventure comparse a metà anni ’70 nei divertenti albi dell’editore Renato Bianconi.

La peculiarità di Racconti edizioni sta già nel nome, casa editrice dedita in tutto e per tutto alla forma breve. La prima, in Italia, a fare una scelta simile, sfidando la convinzione diffusa che le raccolte non vendano. L’obiettivo degli editori Stefano Friani e Emanuele Giammarco è ovviamente dimostrare il contrario e ritagliarsi nel tempo una propria nicchia di affezionati. Perché sia possibile puntano in alto, con edizioni davvero ben curate e una selezione di titoli parecchio ambiziosa. Lo dimostrano già le prime tre uscite – Appunti da un bordello turco (Philip Ó Ceallaigh), Lezioni di nuoto (Rohinton Mistry), Sono il guardiano del faro (Éric Faye) – e lo confermano le anticipazioni sui libri previsti dopo l’estate.

A settembre arriverà Una coltre di verde di Eudora Welty, e l’intenzione è di ripubblicare tutte le raccolte dell’autrice americana. A ottobre sarà il turno dei divertenti racconti di Altaf Tyrewala (autore già presentato in Italia da Feltrinelli), che con Karma clown offre un affresco dell’India lontano da ogni stereotipo. Poi toccherà quindi a James Baldwin, esponente del movimento per i diritti civili in America negli anni ‘60, al texano Stephen Graham Jones, alla raccolta con tutti i racconti di Virginia Woolf e a Viviamo nell’acqua di Jess Walter. Dunque un mix ben assortito di autori cult del ‘900 e contemporanei ancora poco conosciuti o del tutto sconosciuti in Italia. Finora l’attenzione è stata rivolta soprattutto alla letteratura di lingua inglese e francese, ma non c’è alcun limite o vincolo linguistico. E i racconti italiani? Arriveranno anche quelli, bisognerà solo aspettare la seconda metà del 2017.

LE NOVITÀ

Nicola H. CosentinoCristina d’ingiusta bellezzaRubbettino, euro 15

Il giorno delle sue nozze, la bellissima insegnante di piano Cristina Petraglia sparisce. L’auto viene ritrovata poco dopo in mezzo al lago, ma di lei nessuna traccia. È il 23 dicembre 1984 e mentre l’Italia è sconvolta dalla strage del Rapido 904, nel paesino del sud in cui è avvenuta la scomparsa l’attenzione degli abitanti è risucchiata dal mistero di Cristina. Improvvisamente nessuno sfugge al sospetto, ognuno ha le sue verità da nascondere.Giallo, dramma, noir con sprazzi di realismo magico, Cristina d’ingiusta bellezza è soprattutto il lucido, affascinante racconto di una piccola comunità e dei suoi tanti segreti.

NICOLA H. COSENTINO è nato a Praia a Mare (CS) nel 1991, vive tra Roma e Cosenza. È laureato in Scienze Politiche con una tesi sul teatro greco nella resistenza culturale. Giornalista pubblicista, ha collaborato per anni col Quotidiano del Sud. Dal 2014 cura la pagina culturale del blog Venti, di cui è cofondatore, e organizza come direttore artistico il festival di cinema indipendente Brevi d’Autore. Scrive corti per gli altri, ma ogni tanto ne dirige uno. Ha vissuto a Londra, lavorando in una casa editrice.

L’ESORDIO

JOAN DIDIONRun Riveril Saggiatore, pp. 322euro 20

LUCIANO LAMBERTIIl pappagallo che prevedeva il futuroGran Vía, pp. 96euro 10

DANIEL DI SCHÜLERUn’odissea minutaBaldini & Castoldi, pp. 656euro 20

CLAUDIA BRUNOFuori non c’è nessunoEffequ, pp. 224euro 13

Flook: narrativa personalizzabile

La riscossa di letteratura popolaree short stories

Cliquote Racconti

edizioni

DMAG INNOVATION STORYTELLING14 15

Page 9: DMAG21 Contemporaneità

via Mazzini, 3410123 - Torino

+39 [email protected]

concetti a pezzia cura diPhilosophy Kitchenrivista di filosofiacontemporanea

philosophykitchen.com

PHILSHAKE

Di recente Ratigher, un fumettista italiano di incredibile talento, ha cominciato a produrre e pubblicare per Vice una serie di meravigliose tavole dal titolo “intanto, altrove”.Il concept è semplice: le quattro vignette nelle quali ogni tavola è divisa non presentano quattro momenti successivi nella stessa ambientazione, ma piuttosto quattro micronarrazioni simultanee che si sviluppano in scenari incredibilmente lontani nello spazio fra le quali si costruiscono specularità ironiche o interazioni a lunga distanza.

“Intanto, Altrove” è un'ottima metafora della nostra contemporaneità, e soprattutto di ciò in cui essa differisce dalla narrazione del “futuro” che i nostri nonni positivisti e futurologi potevano immaginare come la vicenda di un progresso capace di espandersi omogeneamente, trasformando l'intero scenario in senso razionale. La contemporaneità per come la conosciamo è invece segnata da paradossi decisivi. Il progresso tecnologico esponenziale,

le trasformazioni sociali, economiche e produttive erodono le cornici politiche e teoriche in base alle quali avevamo imparato a interpretare la nostra realtà, e ci obbligano ad un costante stato di allerta, una oscillazione fra la paura della catastrofe e l'attesa del prossimo inatteso balzo in avanti.

Rispetto al tentativo sempre ripetuto da parte di filosofi, sociologi e futurologi vari di creare una ricetta comprensiva, una formula interpretativa efficace che ci dica in fine a che punto siamo e dove stiamo andando, come se fossimo tutti nello stesso punto, e stessimo andando tutti nella stessa direzione, Ratigher ci ricorda che la realtà è sempre infinitamente più ricca del nostro sguardo. Il progresso si muove in centri concentrici, ed assume molte forme, lasciando dietro di sè sacche dimenticate di stagnazione e suscitando non di rado reazioni retrograde.

Per quanto ci piaccia decretare dunque di colpo l'inizio o la fine di un'era, sia essa digitale o globalizzata, postideologica o industriale, non è in questi gesti che sta la possibilità di iniziare a comprendere il mondo che ci circonda. Un approccio più prudente, ma forse anche più sano, è quello di guardare tanto alla geografia che alla storia, dirigendo il nostro sguardo non sulla scoperta, ma sulle sue molteplici applicazioni, non sul sorgere astratto e mitologico di parole d'ordine, ma sul proliferare del reale, che non è mai uno e non si lascia tagliare né rovesciare d'un colpo, ma resiste e si moltiplica sempre. Tanto più importante è ricordare oggi questa istanza di complessità nel momento in cui la struttura delle informazioni che assorbiamo e consumiamo tende a costruire in tutta fretta quadri fin troppo coerenti, spiegazioni rassicuranti, che ci daranno solo l'impressione di aver colto tutto ciò che c'era da cogliere, di aver trovato “il colpevole”, “il problema”, “la soluzione”, mentre intanto, altrove...

di Lorenzo Palombini

Il viaggio, si sa, cambia le nostre abitudini, ed è stato nel tempo causa d’importanti modifiche nel comportamento e nell’impatto della nostra specie sull’ambiente. Oggi non ci sono praticamente più luoghi irraggiungibili e destinazioni un tempo distanti oggi si fanno vicine. Ciò comporta cambi di prospettiva, con la necessità di passare da una concezione locale della conservazione della natura e della biodiversità ad una più globale. Nonostante la crisi economica molti si recano regolarmente in paesi lontani durante le vacanze per visitare, scoprire ed apprezzare nuovi luoghi. Spesso anche per godere della rigogliosa natura che li contraddistingue. Oggi molti italiani, tanto per dire, la seconda casa ce l’hanno in Kenya o a Santo Domingo, mica (solo) a Loano o Rimini! Anche per questo è importante che oggi tutti noi ci prendiamo la responsabilità verso i paesi e i luoghi che visitiamo durante le ferie, con un’attenzione speciale per i popoli che ivi vivono e non solo per i confort dei resort che ci ospitano. Questi paesi sono spesso in difficoltà nel gestire i propri tesori ambientali. Per tanti motivi, fra cui le gravi problematiche economiche, mancanza di tradizione, nonché per la corruzione che spesso pervade vasti settore della pubblica amministrazione.

Non è un fatto secondario che molti degli hotspot della biodiversità mondiale indicati dall’ecologo Norman Myers siano localizzati in paesi esotici: la ricchezza di risorse naturali e di biodiversità allo stesso tempo costituisce una delle maggiori attrattive per i turisti del terzo millennio. E’ pertanto giusto contribuire a salvaguardare queste aree perché allo stesso tempo vuol dire creare nuove opportunità di sviluppo. Se ormai è tempo che metà della Terra sia messa in sicurezza, come auspica Edward O. Wilson, è dunque ora che ci prendiamo questa responsabilità globale. Chi si reca in questi paesi deve pensare non solo a beneficiare delle loro bellezze naturali, ma anche a impegnarsi in progetti di conservazione. I resort turistici hanno questa responsabilità: valorizzare la natura per loro vuol dire, nel breve termine, anche proteggere i propri interessi.

Meglio pertanto scegliere per il proprio viaggio agenzie e complessi che contribuiscono alla salvaguardia degli ambienti in cui operano e privilegiano il rapporto con le popolazioni locali, evitando, quando possibile, i grandi complessi turistici che “isolano” di fatto il turista, senza spiegare quali sono le problematiche ambientali e sociali locali. Ovvero, impegnarsi direttamente in progetti di salvaguardia con attività di volontariato anche in ambito ecologico. Alcuni progetti eco-turistici interessano, fra l’altro, anche nuovi attori.

In Italia, per esempio, il Muse, Museo delle Scienze di Trento, istituzione all’avanguardia nell’esposizione e nella ricerca naturalistica, organizza da anni dei veri e propri eco-tour e delle “summer school” nell’Udzungwa Ecological Monitoring Centre in Tanzania, nonché viaggi ecoturistici in altri paesi africani, fra i principali “punti caldi” della biodiversità mondiale. Il contributo è l’impegno senza confini per la protezione del nostro pianeta. Anche in questa tematica sta una sfida nel nuovo millennio per i musei naturalistici di cui sono appassionato: non solo scoprire e descrivere, ma anche raccontare la natura per conservarla.

percorsi idealiper la conservazionedella biodiversitàa cura diFranco Andreonefrancoandreone.it

NATOURS

Intantoaltrove...,

TURISMOXconservazione

FORESTA DI BAMBÙ, Foto di M. Menegon

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Page 10: DMAG21 Contemporaneità

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a cura di Giuseppina Sansone

Dall’invito a immaginare, Medici Senza Frontiere è passata ai fatti: con #Milionidipassi Experience, l’organizzazione umanitaria porta nelle piazze italiane un’esperienza che permette di vivere, quasi come fossimo lì con loro, la fuga da guerra, violenza e povertà di milioni di persone. Tutto questo grazie alla realtà virtuale: un utilizzo alternativo delle tecnologie immersive, che, nate con una vocazione naturale per l’ambito ludico, sono in questo caso declinate con efficacia per avvicinare il pubblico a questioni di rilevanza sociale.

Il progetto fa parte di una più ampia campagna di sensibilizzazione sulla situazione dei migranti, e nasce con l’intenzione esplicita di realizzare una comunicazione ad alto tasso di coinvolgimento, in grado di superare l’impatto di foto e video visti in TV. Se ormai possiamo guardare i TG senza prestare troppa attenzione alle immagini che scorrono davanti ai nostri occhi, guardando senza vedere davvero, un’esperienza di realtà virtuale ci catapulta invece in un mondo impossibile da ignorare. Quando indosseremo il nostro visore hi-tech, non vedremo una scena, ma saremo letteralmente dentro la scena, una scena tridimensionale che ci porterà nei campi profughi del Sud Sudan e poi a vivere da vicino i viaggi della speranza dalla Siria alla Grecia e lungo i Balcani.

Da un punto di vista tecnico, l’esperienza immersiva è ottenuta grazie a un’installazione multimediale, una serie di video a 360 gradi e un visore per la realtà virtuale. Il video dura circa dieci minuti e non c’è possibilità di interazione, come accade invece nell’immersive journalism, trattato in un numero precedente di questa rubrica. Lo spettatore resta quindi passivo, ma la prospettiva tridimensionale che lo avvolge rafforza notevolmente il senso di presenza e di realtà degli elementi audio-visivi. Qualcuno dice che mancano solo gli odori.

Se vuoi provare in prima persona questa esperienza audio-visiva immersiva, dopo il recente esordio romano, potrai trovare #Milionidipassi a Salerno, Mantova, Ferrara e Genova. L’installazione si sposterà poi in altre città italiane ancora da definire durante tutto il 2017.

Per aggiornamenti sulle prossime tappe e approfondire i dettagli dell’iniziativa, il sito di riferimento è:

MILIONIDIPASSI.IT

Immagina di dover lasciare il tuo paese, il tuo luogo di nascita, la tua casa. Immagina di dover partire per paura che tu, la tua famiglia o i tuoi amici possiate essere uccisi. Immagina di camminare per giorni, settimane o mesi nel deserto o nella neve, o di attraversare il mare agitato dentro un gommone in cerca di un posto sicuro. Questo incubo è la realtà per più di 60 milioni di persone nel mondo, costrette a fare milioni di passi per sopravvivere.

Mi domando se l’amore è nelle pieghe di una gonna o se è sparso per il cielo, intonava Adriano Celentano. Un amore di gonna sfiziosa, sbarazzina e femminile è il capo che desidero proporvi come l’happy dress dell’estate 2016. Il fruscio di una gonna nuova, ampia e colorata, volutamente leziosa, creata su misura per vestire un attimo di felicità ha un suono dolcissimo. Quale gonna vi farà desiderare di essere indossata? La mia scelta per voi ricade su una gonna a corolla in stampa floreale del brand Preppy V, specializzato nella creazione di raffinati capi sartoriali su misura. In un mondo dove la moda detta le regole del vestire Preppy V di Vera Beltrami, veste le donne creative che adorano inventarsi lo stile. Quando indossarla? Conoscete lo spirito che anima questa rubrica e se state leggendo siete tra quelle donne disposte a dare piccole scosse alla routine in nome di un vestito, proprio come me. Allora è il caso di fare la valigia per il week end al mare e ti infilarci dentro la vostra gonna, da abbinare in modo divertente alla camicia a righe. La meta è Cervo un borgo ricco di fascino e di mistero incastonato sulla costa ligure in provincia di Imperia. Vicoli stretti, carrugi, scalinate che si arrampicano lungo il fianco della collina e conducono fino alla piazzeta Giovanni Battista, di fronte alla Chiesa dei Corallini a picco sul mare azzurro. Un luogo poetico che sabato 9 luglio alle 21.30 ospiterà la serata finale del Premio Strega 2016. Avete l’happy dress, avete il luogo ed anche l’occasione. Non vi resta che scegliere una persona speciale con la quale condividere l’attimo di felicità.

FACEBOOK.COM/PREPPYV WWW.CERVO.COM

HAPPY DRESSLa felicità sta tutta in un vestito!

DARIO CASTELLETTI

41 anni, direttore di Radio Flash, giornalista più radio che televisivo.Nel nome il destino: Dario è anagramma di radio.

#Passioniil Toro e la Sardegna

#sogniio con il mio Defender e le persone che amo in giro per il mondo.Ah, e lo scudetto del Toro...

#vanitàcredo siano talmente innocue che francamente mi vergogno a citarle

#debolezzeil gelato di Gasprin

#rimpiantiforse avrei dovuto insistere di più con la carriera televisiva

#contemporaneitàun mondo a due velocità, molti evolvono ma purtroppo troppi sono imbrigliati in una devoluzione della quale nemmeno se ne rendono conto

Un viaggio virtuale nella realtà dei migranti conMedici Senza Frontiere

MilionidipassiExperience#

MEDICI SENZA FRONTIERE, www.milionidipassi.it

DMAG INNOVATION PORTRAIT18 19

Page 11: DMAG21 Contemporaneità

WHAT’S

milano

onIN

torino15 LUGLIOSAMARIS IN CONCERTOpiazza OmbreChiaverano (To)

L'unica data italiana dei Samaris. Dopo anni di tour internazionali, il trio nordeuropeo si è imposto per una sintesi estetica che unisce suggestioni dream pop a testi malinconici ispirati da poesie islandesi del diciannovesimo secolo, con melodie magiche legate alla tradizione folk locale.Il terzo album, appena uscito, conferma il loro stato di grazia con una ritmica marcata e landscape sonori affascinanti soprattutto in una dimensione live.

16 LUGLIODALLE ALPI A TORINO. UN VIAGGIO DI ANDATA E RITORNO DI UOMINI E PIETREpiazza Vittorio AmedeoCesana Torinese (To)

Uno spettacolo teatrale realizzato nell'ambito del progetto Fatti di pietra di Pentesilea e Municipale Tetro.Una storia in cui scavare. Attese che si intrecciano e vite che cambiano forma. Un'umanità sfaccettata composta da persone apparentemente forti e immobili, come montagne, ma in fondo perennemente scalfite. Presenze umane - come pietre - modellate dal vento, dalla pioggia, dallo scorrere dei fiumi e dalla mano di altri uomini.

FINO AL 27 LUGLIODIZIONARIO DELL'INDICIBILEC.A.P.corso Palestro 3 bis, Torino

Un ciclo di spettacoli che interrogano il contemporaneo con risposte dislocate su frequenze diffuse: drammaturgia nova, corpi moltitudini, spazi mobili, sonorità inaudibili alla ricerca del limite.La rassegna prova a individuare i gruppi torinesi che realizzano una seria e rigorosa ricerca nel campo delle arti performative contemporanee, proponendo i loro risultati scenici e provando ad impostare un dialogo per comprendere il campo di applicazione delle ricerche in atto. Ogni serata sarà accompagnata dall'opportunità per chiunque di leggere il testo di una nuova opera o presentare uno studio scenico di ricerca.

FINO AL 30 LUGLIOSUL FILO DEL CIRCOParco culturale Le Serrevia Tiziano Lanza 31Grugliasco (To)

La principale manifestazione nazionale di Circo Contemporaneo, organizzata dalla Città di Grugliasco in collaborazione con Cirko Vertigo. 26 spettacoli, 16 titoli differenti, 11 prime nazionali e oltre 150 artisti provenienti da tutto il mondo. Una programmazione che tiene conto delle evoluzioni dei linguaggi del circo attuale, mantenendo al contempo l’attenzione alle produzioni di artisti e compagnie già affermate. Il 15 e 16 luglio le uniche date italiane dei canadesi Machine de Cirque, straordinari acrobati e giocolieri protagonisti di uno spettacolo imperdibile e ricco di sorprese.

SULFILODELCIRCO.COM

DAL 26 AL 28 AGOSTOTODAYS FESTIVAL 2016spazio211, Ex Fabbrica IncetTorino

Torna anche quest'anno l'appuntamento con la musica rock in città.Il programma del festival propone nomi importanti, tra cui i due headliner John Carpenter e M83.Il compositore e maestro del cinema horror presenta dal vivo brani estratti dai due volumi di Lost Themes. Anthony Gonzalez propone invece il nuovo album Junk, un disco che spazia dallo shoegaze all’ambient, fino al synth pop e alt-rock dei 90s.

DAL 4 LUGLIO AL 18 SETTEMBREMARIO MERZ. LA NATURA È L'EQUILIBRIOFondazione Merzvia Limone 24, Torino

Per questo progetto sono state selezionate accuratamente una decina di opere importanti eseguite dalla metà degli anni settanta agli anni duemila, tra cui disegni, pitture, neon, igloo e installazioni. Alle opere sono abbinati e riportati sul muro alcuni testi che provengono da appunti, da libri dell’artista, o estratti da sue interviste.La mostra vuole creare sì una riflessione espositiva fatta di immagini, ma anche e soprattutto una narrazione poetica, un racconto immaginario di un artista eclettico che è stato anche un po’ scrittore, matematico, e biologo.

FINO AL 13 LUGLIORITMO DELLA CITTÀ 2016Villa Simonetta, Politecnico,Orto Botanico Città Studi, Milano

Il motto “Il Jazz sei tu” invita tutti a prendere parte a questa bellissima iniziativa con qualsiasi strumento: la fotografia, il ballo, il cibo, il teatro e, naturalmente, la musica!I concerti si tengono in varie zone della città a partire dall’headquarter in Villa Simonetta, sede della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado, che ospita concerti con Joe Chambers, Marilyn Mazur, Giovanni Falzone e Cyro Baptista. Inoltre, concerti di pianoforte sono ospitati al Politecnico e all’Orto Botanico. Quest'ultimo è anche il palcoscenico di performance canore, danza e ballo. FINO AL 14 LUGLIO

MARE FORZA VENTIAuditorium Piero Calamandrei dello Studio Legale La Scalavia Correggio 43, Milano

A coronamento di oltre 10 anni di successi professionali nella foto sportiva di yachting, i fotografi Francesco Rastrelli e Roberta Roccati hanno selezionato una collezione di immagini tratte dalle maggiori regate nel Mediterraneo.Un excursus suggestivo di cinquanta scatti che immortalano, con la medesima ammirazione, i piccoli Optimist dei Velisti in erba, le classi metriche olimpiche, così come le imponenti Signore del Mare e i moderni catamarani dell’America’s Cup.

FINO AL 18 LUGLIOMILANESIANAMilano

Diciassettesima edizione del festival ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi che, quest’anno, è dedicato al tema della vanità, affrontato tra letteratura e musica, cinema e scienza, arte, filosofia e teatro.La manifestazione è ricca di eventi e incontri da non perdere, corredati dalla presenza di ospiti prestigiosi italiani e internazionali. Da segnalare Jonathan Coe, John Coetzee, Jean-Jacques Annaud, Michael Cunningham, Francesco De Gregori, Morgan, Laura Morante, Ramin Bahrami, Michel Houellebecq e Arisa.

LAMILANESIANA.EU

FINO AL 31 AGOSTOMILANIFESTO:I FILM GIRATI A MILANOSpazio Oberdanviale Vittorio Veneto 2, Milano

Una mostra che parla di Milano attraverso il cinema, con una selezione di manifesti di film girati in città negli anni ‘60 ‘70 ‘80, tutti provenienti dalla importante collezione privata di Vito Elia. Durante il mese di luglio vengono proiettati anche tre film con la metropoli lombarda come protagonista e tutti tratti da opere letterarie: La vita agra (Carlo Lizzani, dal romanzo di Luciano Bianciardi), Milano calibro 9 (Fernando Di Leo, da Giorgio Scerbanenco) e I cannibali (Liliana Cavani, dall’Antigone di Sofocle).

FINO ALL'1 SETTEMBREESPOSIZIONE DELLE SCULTURE D'ACQUA DI GIACOMINI DESIGNTriennale di Milanovia Emilio Alemagna 6, Milano

Tradizione scultorea, tecnologia avanzata e artigianalità tipica del Made in Italy .Con una ricerca esclusiva sulle forme e sui materiali, le opere sono realizzate in titanio e acciaio, ispirate alle forme della natura e in serie limitata. Fino a settembre è possibile ammirare le installazioni di tre pezzi della serie Snake, Cliff e Swan. Le sculture sono accompagnate da un suggestivo ologramma, presso gli spazi dei due bar del museo.

FINO AL 15 LUGLIOCINEMA IN GIARDINOGiardino delle Culturevia Emilio Morosini 8, Milano

Venerdì 8 luglio si proietta Ma che bella sorpresa, commedia di Alessandro Genovesi con protagonisti Claudio Bisio e Frank Matano. Mentre la settimana seguente, venerdì 15 luglio, è il turno de Il nome del figlio di Francesca Archibugi. Titoli che raccontano la società italiana con ironia e sarcasmo.Le proiezioni sono a ingresso gratuito e iniziano alle ore 21.30. Se si arriva con un po’ di anticipo si può scegliere comodamente il posto e viene anche offerto un bicchiere di pop corn.

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Page 12: DMAG21 Contemporaneità

a cura di Luciano Gallo

RIFLESSIONI SEMISERIE SU VITA,MORTE E MIRACOLI

la

diLUCIOPILLOLA

Contemporaneità:insieme dei fenomeni culturali, sociali, di costume, dell’epoca presente.Dunque si dovrebbe parlare di cosa succede in città? e nel mondo? ANNAMO BENE!Intanto, per rimanere in casa, c’è da segnalare che Torino, così come Roma, per elencare gli esempi più eclatanti, si è risvegliata grillina.Improvvisamente, persone che fino a ieri andavano alle cene in bianco della Signora Bentivoglio d'Afflitto, ai vari cocktail cultural – mondani - istituzionali, ai diversi festival cittadini (jazz, cinema, settembre musica, salone del gusto, street-food, terramadre, salone del libro, cioccolatò, etc,) in cui non mancavano mai di farsi il selfie rituale da postare sui social, si sono scoperte arrabbiatissime con il sistema torinese , con la scarsa iniziativa dell’amministrazione pubblica, e l’hanno scaricata.Anche il Falò di San Giovanni ha fatto lo stesso. Il fuoco, così come le persone, ha seguito il vento, ed è caduto nella nuova direzione, al cospetto della sindaca neo eletta alla sua prima uscita pubblica.Contemporaneamente, in Inghilterra, il referendum indetto per decidere se uscire dall’UE, ha visto la vittoria di chi voleva abbandonare il Vecchio Continente, con il crollo immediato di tutte le borse. Ovviamente chi ha perso non è affatto d’accordo e c’è già una ridicola petizione online per ribaltare il risultato del voto, come se si fosse in una partita di ping-pong e si potesse giocare “la bella”…Quasi in simultanea, in Spagna Mariano Rajoy sopravvive ad un'altra elezione e, anzi, è il vincitore relativo delle politiche spagnole a scapito del super favorito Pablo Iglesias di Podemos che si piazza solo al terzo posto, con buona pace di tutti gli “indignados” che a quanto pare lo sono un po’ meno di prima.Papa Francesco si fa l’ennesima “gaffe” nominando la parola genocidio durante la visita in Armenia e scatena l’ira dei turchi che in tema di conflitto con gli armeni nel 1915 parlano solo di 500 mila vittime e non di 1,5 milioni… come se cambiasse qualcosa.In America un ricco signore sta facendo una campagna presidenziale in cui, tra le varie dichiarazioni che ci riportano i giornali, ne spicca una in cui afferma che costruirà un muro alla frontiere con il Messico e deporterà tutti i mussulmani.Alcuni amici mi hanno detto che negli ultimi articoli è venuta fuori una nota malinconica, che poco si addice ad una rubrica sciocca come la pillola, tuttavia trovo difficile restar leggero su un tema come la contemporaneità, comunque uno la pensi sui fatti che avvengono.Tutto questo conflitto, anche quando si potrebbe stare in pace, anche quando si potrebbe festeggiare una vittoria, un risultato, mette un po’ di ansia...Generalmente io l’ansia la combatto cucinando, e mangiando ciò che cucino…sto ingrassando!...avete alternative da proporre?

Scrivetemi sulla pagina facebookPillola di Lucio

Atic181 è un progetto nato a Barcellona nel 2015 dalle menti creative di Katja e Miguel, rispettivamente italiana e spagnolo. Atic 181 sono borse e sacchetti colorati, freschi e attuali, semplici ma di carattere, inimitabili perché dipinti a mano. L'intero processo produttivo è realizzato artigianalmente con un’attenta cura ad ogni dettaglio. Le originali creazioni sono prodotte nei migliori materiali naturali come la pelle conciata al vegetale e canvas di cotone100%.

ATIC181.COM

28 - 29 - 30 - 31 LUGLIO 2016

VIALFRÈ (TO)

SAVEtheDATE

ARFF 2016

Luglio, col festival che ti voglio. ARFF, acronimo che sta per Apolide Rock Festival, dove Apolide sostituisce Alpette, la sua patria natia, è un’istituzione consolidata nel panorama piemontese da 13 anni. Ha rischiato di chiudere, ha affrontato problemi, ha lottato per sopravvivere e ha trovato da un anno un nuovo, bellissimo scenario: l’area naturalistica Pianezze a Vialfrè, comoda da raggiungere per chiunque si sposti in macchina.La natura del festival, che lo voleva Free, si è modificata nel tempo e questa è la prima edizione a pagamento: 20 euro per 4 giorni di musica di alta qualità, con nomi italiani conosciutissimi e chicche internazionali. Quest’anno l’headliner è la francese Jain, che salirà sul mainstage insieme a Il teatro degli orrori, Calcutta, Andy Butler degli Hercules & Love Affair, Heymoonshaker, Cosmo, Aucan, IOSONOUNCANE e -davvero- tantisismi altri. Durante il giorno, il palco Soundwood ospiterà i djset e i live di Fiodor, Gianni Covello, Gue &Lo2, FM Harlock, Luskaet, Diogenes, N.O.N, Santhiago, Riccardo Plan, Sonambien, Exit, Degio’s, Stom is yes & under, Philippe Renard e Ai lati.Ma ARFF è anche spazio per dibattito e cultura: la Boobs Area è un luogo di relax, dove nei quattro giorni si alterneranno scrittori, live acustici all’ora di colazione e performance.Inoltre c’è un’ampia zona ristorazione, dei veri bagni (sembra buffo a dirsi, ma a un festival anche questo fa la differenza), e un vasto bosco dove è stata attrezzata una zona camping.Quindi, #prendiferie: ci vediamo a Vialfrè.

www.apolide.netfacebook.com/apoliderockinstagram.com/apolidefestivalTicket : bit.ly/Apolide16

MY SONG N.5una raccolta personale acontenuto sentimentalea cura diClaudia Losini

a cura di Caterina Marini

topicsTREND

QUELLE HIT DELL’ESTATE…

…Che non sentirai (forse) in radio. Quindi scordatevi tutti i vari Alvaro Soler, Enrique Iglesias, Fedez e chi più ne ha più ne metta. Qui al massimo trovate, come hit nostalgia, le Las Ketchup con “Asereje”.Che poi pensateci: non ci sono più le hit estive di una volta, non c’è più il Festivalbar, ormai dopo il “Pulcino Pio” anche la moda del tormentone ha subito un processo di declino inarrestabile.Quindi vediamo di riesumare un po’ la tendenza, mettendo quelle che per me dovrebbero essere le canzoni da ballare al mare.

JOLLY MARE- Hotel RivieraLe vacanze a Rimini, cartoline con tramonti e belle donne in topless, le sale giochi e quelle stanze d’hotel che odorano di anni 80. Jolly Mare è un revival pazzesco, ti fa sentire la nostalgia per la noia della riviera a fine luglio. Ma state attenti: vi farà anche ballare, e non come alla Baia Imperiale.

THEGIORNALISTI - PromiscuitàVa beh, questa dovrebbe essere infilata da subito nella categoria “Grandi Classici Italiani”. Praticamente scontato un posto in questa playlist.

HAIM - ForeverQuesto è già un gruppo da hit radiofonica, mea culpa. Però è inutile, quando ascolti questa canzone è subito estate.

KAYTRANADA - TogetherIl sound perfetto per sorseggiare un cocktail fresco su una terrazza a Lisbona.

TAME IMPALA - The less I know the betterLa canzone per limonare. Psichedelica e sensuale al punto giusto.

CLAP! CLAP!- AshikoCosa vi aspettate da un uomo che sforna solo bombe di prima qualità? Dovrebbe infiammare i palchi di qualsiasi festival estivo e non solo, dovrebbero passarlo in filo diffusione in tutte le località tropicali mondiali, dalle 22 in avanti.

a cura di Nicoletta Diulgheroffper info [email protected]

HOROSCOCULT

Arietele prime due settimane di luglio stressanti e complicate, sia in ambito lavorativo sia in quello affettivo-relazionale: meglio organizzarsi per le vacanze dalla metà in poi quando torna il sereno; agosto senza nubi soprattutto per la prima decade, bene la terza, ancora fatiche per i nati tra 4 e 6 aprile.

Toroun'accoppiata di mesi dalle facce opposte: luglio forse il più antipatico e frustrante di tutto l'anno. Attenzione alle risposte intempestive, a distrazione e sbadataggine, dettati da ansie abbandoniche. Agosto invece placa e premia, promettendo un clima perfetto per vacanze rigeneranti o rilassanti, speciali per alcuni.

Gemelliluglio, dalla seconda metà, dà segnali di miglioramento e di alleggerimento, sicuramente per i nati in maggio, che tirano un sospiro di sollievo e meglio di tutti gli altri sapranno affrontare un agosto poco estivo e molto nervoso. Per tutti il consiglio è di assecondare i cambiamenti e non essere rigidi.

Cancroanche se per i nati tra 13 e 17 luglio ancora ci sono freni, e per quelli nati tra 8 e 10 luglio è sempre in atto una trasformazione profonda, luglio e agosto rappresentano per tutti un periodo che esalta i progetti e le relazioni: luglio è creativo e seducente, agosto godurioso e rilassante, di più per la terza decade.

Leonead eccezione dei nati della terza decade, a cui fino ai primi 10 giorni di agosto si consiglia ancora prudenza nelle azioni, reazioni e relazioni, per nati in prima e seconda decade luglio e più ancora agosto sono mesi ottimi, costruttivi e appaganti. Anche per i nati a fine segno il cambio di passo arriva in agosto!

Vergineluglio garantisce umore buono, lucidità e chiarezza di obiettivi per tutti, tranne forse per i nati tra 1 e 4 settembre, ancora alle prese con stanchezze e frustrazioni. Promesse di occasioni pratiche e amorose, forma eccellente per i nati in settembre ad agosto. Tensioni e fatiche per gli altri, irritati e nervosi in agosto.

Bilanciadopo la prima metà di luglio, faticosa ed emotivamente stressante, le tensioni sembrano allentarsi, complice un progressivo alleggerimento del senso del dovere. Agosto rilancia alla grande i progetti e promette risultati; solo i nati tra 7 e 9 e tra 15 e 17 ottobre hanno ancora da remare controcorrente.

Scorpioneun inizio di luglio intenso, e che appaga, grazie alla progressiva sistemazione di tante questioni, affettive o di lavoro, unita a passionalità intensa combinata con fiducia e sicurezza, che premia soprattutto i nati 7 e 12 novembre. L'affaticamento della terza decade scompare in un agosto davvero eccellente per tutti.

Sagittarioda metà luglio in avanti ripresa di entusiasmi e voglia di conquiste, e rivedono un po' di appagamento i nati della seconda decade. Meno vacanziero, da vivere con attenzione, agosto, che “chiude” un po' gli orizzonti avventurosi sia geografici sia affettivi. Per la prima decade, però, è l'ultimo di fatica frustrante.

Capricornonella prima quindicina di luglio, soprattutto per la terza decade, sembra tornare un clima di fatica, e le vacanze appaiono una chimera. In generale però è garantita la tenuta della capacità di resistenza e se ci si affida di più ai desideri e meno ai doveri, agosto premia, e promette vacanze belle e avventurose.

Acquarioluglio non è esattamente il mese top dell'anno, e stanchezza psico-fisica e eccessi di distrazione lo rendono insidioso e poco adatto a vacanze rilassanti, di più per la terza decade. Anche le relazioni non filano lisce. Migliora nettamente lo scenario in agosto, che vede in forma il corpo e leggero lo spirito.

Pescise luglio finalmente apre più di uno spiraglio per ritrovare forma, passione e fiducia, in un periodo che ancora limita e incupisce i nati tra 7 e 12 marzo e stressa quelli tra 28 febbraio e 2 marzo, agosto invita ad accontentarsi e a gestire al meglio difficoltà di relazioni amicali e amorose, senza pretendere la luna.

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