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Lisa Jane Smith I diari delle streghe La fuga Newton Compton Editori 2 CAPITOLO 1 3 Le voci provenienti dall’alto si stavano avvicinando. Cassie non riusciva a muoversi; sembrava che una coltre grigia fosse scesa sui suoi sensi. Chris la stava strattonando per un braccio. «Andiamo, Cassie! Stanno arrivando!». Ma Cassie stava ascoltando ancora la guida turistica: «Adesso sistematevi sua una fila unica, dobbiamo scendere lungo una stretta scalinata…». Chris stava cercando di trascinare Cassie lontano dalla rampa di scale. «Doug, dammi una mano!» Cassie fece uno sforzo supremo. «Dobbiamo andarcene», disse a Chris. Si tirò su e cercò di parlare con voce autorevole. «Devo vedere Diana… subito». I fratelli si scambiarono un’occhiata, perplessi ma non troppo impressionati. «Ok», disse Chris. Cassie si lasciò cadere, di nuovo sopraffatta dalla coltre grigia. Doug la trascinava e Chris la reggeva per le spalle, e in questo modo percorsero velocemente i tetri e tortuosi corridoi delle segrete. Nonostante il buio, i due fratelli si muovevano come topi, spostandosi sicuri tra i passaggi fino a un’insegna al neon che annunciava: USCITA. Mentre sfrecciavano verso nord, le zucche rotolavano e sobbalzavano sul retro della jeep come teste decapitate. Cassie aveva gli occhi chiusi e cercava di mantenere un

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Lisa Jane SmithI diari delle stregheLa fugaNewton Compton Editori2CAPITOLO 13Le voci provenienti dall’alto si stavano avvicinando.Cassie non riusciva a muoversi; sembrava che una coltregrigia fosse scesa sui suoi sensi. Chris la stava strattonando per un braccio.«Andiamo, Cassie! Stanno arrivando!».Ma Cassie stava ascoltando ancora la guida turistica:«Adesso sistematevi sua una fila unica, dobbiamo scendere lungo una stretta scalinata…».Chris stava cercando di trascinare Cassie lontano dallarampa di scale. «Doug, dammi una mano!»Cassie fece uno sforzo supremo. «Dobbiamo andarcene», disse a Chris. Si tirò su e cercò di parlare con voceautorevole. «Devo vedere Diana… subito».I fratelli si scambiarono un’occhiata, perplessi ma nontroppo impressionati.«Ok», disse Chris. Cassie si lasciò cadere, di nuovo sopraffatta dalla coltre grigia. Doug la trascinava e Chris lareggeva per le spalle, e in questo modo percorsero velocemente i tetri e tortuosi corridoi delle segrete. Nonostanteil buio, i due fratelli si muovevano come topi, spostandosisicuri tra i passaggi fino a un’insegna al neon che annunciava: USCITA.Mentre sfrecciavano verso nord, le zucche rotolavano esobbalzavano sul retro della jeep come teste decapitate.Cassie aveva gli occhi chiusi e cercava di mantenere un

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respiro regolare. L’unica cosa che sapeva era che non poteva dire ai fratelli Henderson cosa stava pensando. Se avesserivelato i suoi sospetti sulla morte di Kori, sarebbepotuta accadere qualsiasi cosa.«Lasciatemi a casa di Diana», disse quando arrivaronoa Crowhaven Road. «No… non c’è bisogno che veniatecon me. Grazie».4«Ok», disse Chris, salutandola. Poi sporse la testa fuoridal finestrino. «Uh, ehi… grazie per avermi aiutato conquel bastardo», disse.«Figurati», rispose Cassie, confusa. Mentre si allontanavano, si rese conto che i due non le avevano chiesto perquale motivo voleva parlare con Diana. Forse erano talmente abituati a fare cose inspiegabili da non meravigliarsiquando qualcuno si comportava in modo strano.Il signor Meade le aprì la porta. Cassie capì che dovevaessere tardi se il padre di Diana era già rincasatodall’ufficio. Mentre Cassie saliva le scale, il signor Meadechiamò sua figlia.«Cassie!». Diana sobbalzò quando vide il voltodell’amica. «Che succede?».Anche Adam, seduto sul letto, si alzò allarmato.«So che è tardi – scusatemi – ma dobbiamo parlare.Sono stata al Sotterraneo delle Streghe...».«Sei stata dove? Prendi, hai le mani gelate. Raccontacitutto dall’inizio», disse Diana, mettendole un maglionesulle spalle.Lentamente, incespicando a volte sulle parole, Cassieraccontò di essere stata a Salem con Chris e Doug. Saltò laparte riguardante il campo di zucche, e andò direttamenteal Sotterraneo delle Streghe dove, sentendo la voce dellaguida turistica, si era accorta del collegamento. Rocce…una frana, un’impiccagione… un collo spezzato.«Ma che significa?», disse Diana, dopo che Cassie ebbefinito il racconto.«Non saprei dirlo con esattezza», ammise Cassie. «Masembra che ci sia un collegamento tra le tre morti e il modo in cui i puritani punivano le streghe».«Il collegamento è l’energia oscura», disse Adam concalma. «Il teschio veniva usato dalla congrega originale,che viveva ai tempi dei processi alle streghe».5«Ma non varrebbe per Kori», protestò Diana. «Abbiamo attivato il teschio solo dopo la sua morte».Adam sbiancò. «È vero, ma io ho trovato il teschio ilgiorno prima che fosse uccisa. Era sotto la sabbia…». Isuoi occhi incontrarono quelli di Cassie, che ebbe un improvviso sussulto.«Sabbia. Per rendere inoffensivo il male», sussurrò, poiguardò Diana. «È scritto nel tuo Libro delle ombre. Bisogna seppellire un oggetto malvagio nella sabbia o nellaterra umida per renderlo inoffensivo. Come hai…». Simorse la lingua. Dio, stava per dire “come hai fatto tu,seppellendo il teschio in spiaggia”.«Come l’ho trovato io», finì la frase Adam. «Sì. E credo di averlo attivato nel momento stesso in cui l’ho disseppellito. Maquesto vorrebbe dire che il teschio ha unpotere incredibile…». La voce gli morì in gola. Cassie siaccorse che stava cercando di ribellarsi all’idea, che nonvoleva crederci. «Ho sentito qualcosa quando l’ho tiratofuori», aggiunse con calma. «Mi sentivo strano, ero stordito. Forse era dovuto all’energia oscura che si stava liberando».Guardò Cassie. «L’energia è arrivata a New Saleme ha ucciso Kori».«Io… non so cosa pensare», disse Cassie miseramente.

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«Per quale motivo l’ avrebbe fatto? Ma ogni volta che abbiamo interagito con il teschio, qualcuno è morto, e inmodi che ricalcano quelli con cui i puritani uccidevano lestreghe. Non può trattarsi di una coincidenza».«Non è così», disse Diana eccitata, «nessuno ha utilizzato il teschio prima della morte di Jeffrey. Era al sicuro…». Fece unapausa e poi proseguì rapidamente. «Be’, avoi due posso dirlo… era al sicuro in spiaggia, dove è ancora sepolto. Ogni tanto vado a controllare che sia sempreal suo posto. Non c’è nessun collegamento».Cassie ammutolì. Il primo impulso fu di urlare: “Qualcuno l’ha usato, il teschio”, ma sarebbe stata una follia.6Non avrebbe mai potuto dirlo a Diana… e ora non sapevache fare. Cominciò ad avvertire un tremore dentro di sé.Oh, Dio, certo che c’era il collegamento.Era come quello slogan: “Usa la pistola, vai in galera”.Usa il teschio, ammazza qualcuno. E lei, Cassie, era responsabile dell’ultima volta che il teschio era stato usato.Era responsabile della morte di Jeffrey.Poi ebbe un altro terribile presentimento. Si accorse chegli occhi grigio blu di Adam erano fissi su di lei. «Lo socosa state pensando», disse lui.Cassie deglutì, immobile.«State cercando un modo per discolparmi», disse. «Nonvi va giù l’idea che io possa aver causato la morte di Kori.Quindi state cercando di screditare questa teoria. Ma nonci riuscirete. C’è chiaramente un collegamento tra il teschio e le tre morti… compresa quella di Kori».Cassie non riusciva ancora a muoversi. Diana gli sfioròuna mano.«Se fosse vero», disse, guardandolo con i suoi intensiocchi verdi, «tu non hai nessuna colpa. Come potevi sapere che la tua scoperta avrebbe fatto del male a qualcuno?Non c’era modo».“Ma io lo sapevo”, pensò Cassie. “O meglio, avrei dovuto saperlo. Sapevo che il teschio era malvagio, sapevoche era capace di uccidere. Eppure l’ho consegnato a Faye. Avrei dovuto oppormi con più decisione, avrei dovutofare di tutto per fermarla”.«Se c’è qualcuno da incolpare», proseguì Diana, «quella sono io. Sono il leader della congrega, è stata mia la decisione diutilizzare il teschio durante la cerimonia. Sel’energia oscura che ha scaraventato a terra Faye in seguito ha ucciso il signor Fogle e Jeffrey, la colpa è mia».«Non è vero», disse Cassie. Non ne poteva più. «È colpa mia… o meglio… è colpa di tutti…».7Lo sguardo di Adam si spostava dall’una all’altra. Poiscoppiò in una risata forzata e si prese la testa tra le mani.«Vogliamo tutti addossarci la colpa. Che assurdità».«Molto patetico», convenne Diana, cercando di sorridere.Cassie si stava sforzando di non piangere.«Credo sia meglio smettere di incolparci, e cominciarea pensare a qualcosa», proseguì Adam. «Se l’energia oscura ha ucciso il signor Fogle e Jeffrey, potrebbe essere ancora làfuori, e potrebbe uccidere ancora. Dobbiamo trovare un modo per fermarla».Continuarono a discuterne per ore. Adam propose di fare altre ricerche al cimitero. Diana pensava che forse sarebbestato meglio continuare a studiare tutti i Libri dellamagia, persino quelli più indecifrabili, per cercare altrenotizie sul teschio e suggerimenti per contrastarlo.«E informazioni su Black John», suggerì Cassie meccanicamente. Diana e Adam convennero. Black John erastato il primo a servirsi del teschio, lo aveva programmato.Forse era ancora influenzato dalle sue intenzioni.Mentre parlavano, Cassie si sentiva… estranea. Alienata. Adam e Diana erano buoni, pensava mentre loro discutevanoconcitatamente, infervorati dalla discussione. Entrambi avevano agito con le migliori intenzioni. Cassie,invece, era diversa. Lei era… malvagia.Cassie sapeva cose che loro due ignoravano. Cose chenon avrebbe mai potuto confessare.Diana fu molto carina quando arrivò l’ora di andarsene.

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«È meglio se Adam ti riaccompagna a casa», disse.Adam e Cassie non aprirono bocca per tutto il tragitto.Arrivati al civico dodici, Adam disse con calma: «Come stai?».Cassie non riusciva a guardarlo. Non aveva mai avutocosì tanta voglia di farsi consolare, di gettarsi tra le suebraccia. Voleva raccontargli ogni cosa su Faye e sul te8schio, sentirgli dire che tutto andava bene, che non era sola. Voleva che Adam l’abbracciasse. E anche lui lo desiderava,Cassie riusciva a sentirlo.«È meglio se vado», disse Cassie con voce tremante.Adam stava stringendo il volante con così tanta forza chesembrava potesse romperlo da un momento all’altro.«Buonanotte», disse Cassie delicatamente, sempre senza guardarlo.Ci fu una lunghissima pausa mentre sentiva che Adamlottava con se stesso. Poi rispose: «Buonanotte, Cassie»,con una voce svuotata di ogni energia.Cassie entrò in casa. Ovviamente non poteva parlareneanche con la mamma o la nonna. Immaginava la scena:“Ciao, mamma, ricordi Jeffrey Lovejoy? Be’, è stato ucciso per colpa mia”. No, grazie.Sapere di essere malvagia la faceva sentire strana. Quelpensiero le restò in testa mentre si coricava, e poco primache si addormentasse, si mischiò a immagini degli occhicolor miele di Faye.Perfida, riusciva quasi a sentire la sua risata roca. Tunon sei cattiva, sei solo perfida… come me.All’inizio il sogno era bellissimo. Cassie si trovava nelgiardino della nonna. Era estate e tutti i fiori erano sbocciati. Sotto la pianta di melissa si era formata una pozza dirugiada. Cassie era stordita dal profumo intenso che la lavanda, il mughetto e il gelsomino emanavano.Si chinò per raccogliere un caprifoglio con fiori minuscoli e morbidi. Il sole le riscaldava le spalle. Il cielo eraterso e immenso. Benché fosse nel giardino della nonna,stranamente non c’erano case nelle vicinanze. Cassie eratutta sola, sotto quel sole radioso.Fu allora che vide le rose.Erano enormi, vellutate e rosse come rubini. Rose delgenere non potevano essere selvatiche. Cassie fece un pas9so, poi un altro. All’interno di un petalo ricurvo e tremolante c’era della rugiada. Cassie aveva voglia di coglierneuna per sentirne l’odore, ma aveva paura.Sentì una risata roca alle sue spalle.«Faye!».Faye sorrise con indolenza. «Avanti, prendila», disse.«Non mordono mica». Cassie scosse la testa. Il cuore lebatteva a mille.«Oh, andiamo, Cassie». La sua voce adesso era tentatrice. «Guarda. Non ti sembra interessante?».Cassie guardò. Dietro le rose stava succedendo qualcosa di incredibile. Era scesa la notte – una notte livida senzaluna e con poche stelle – ma nel punto in cui si trovava leiera ancora giorno.«Seguimi, Cassie», la tentò Faye. «Solo un paio di passi. Ti mostro quant’è facile». La vide andare dietro il cespuglio dirose. Adesso Faye era al buio, il volto nascosto,gli splendidi capelli tutt’uno con le tenebre.«Avanti», le disse Faye delicatamente, inesorabilmente.«Dopotutto, sei già come me – o lo hai dimenticato? Haigià fatto la tua scelta».La mano di Cassie lasciò andare il caprifoglio. Lentamente, molto lentamente, raccolse una rosa. Era di un rosso moltointenso, e così soffice. Cassie la fissò.«Meravigliosa, vero?», mormorò Faye. «Adesso portalaqui».Ipnotizzata, Cassie fece un passo. A terra, tra le tenebree la luce, c’era una linea tremolante d’ombra. Cassie fece

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un altro passo e un improvviso e lancinante dolore alle ditala fece sobbalzare.La rosa l’aveva punta. Il sangue cominciò a scorrerelungo il polso. Le spine erano cremisi, come se fosserostate intinte nel sangue.10Atterrita, Cassie guardò Faye, ma davanti a lei c’eranosolo tenebre. Sentiva unicamente una risatina beffarda.«Forse la prossima volta», disse Faye dall’oscurità.Cassie si svegliò con il cuore che le martellava nel petto, gli occhi fissi nella stanza buia. Quando accese la luce,si aspettava di trovare del sangue sul braccio. Ma nonc’era sangue, e nessuna traccia di punture sulle dita.“Grazie a Dio”, pensò. Era stato un sogno, solo un sogno. Ma non riuscì a riaddormentarsi subito.Fu risvegliata dal telefono che squillava. Osservando laluce che filtrava dalla finestra a est, Cassie si rese contoche aveva dormito fino a tardi.«Pronto?»«Ciao, Cassie», disse una voce familiare.Il cuore di Cassie sobbalzò. Improvvisamente ricordò ilsogno. In preda al panico, si aspettò che la voce roca diFaye cominciasse a parlarle di rose e di tenebre.Ma la sua voce era normale. «È sabato, Cassie. Haipiani per la serata?»«Uh… no. Ma…».«Suzan e Doborah sono da me stasera. Perché non vienianche tu?».«Faye… credevo fossi arrabbiata con me».Faye rise. «Ero un po’… irritata, lo ammetto. Ma è passata. Sono orgogliosa del tuo successo con i ragazzi. Dimostra che ilfascino da strega funziona sempre».Cassie ignorò l’ultimo commento. Poi ebbe un pensieroimprovviso. «Faye, se stai pensando di usare di nuovo ilteschio, scordatelo. Vuoi sapere quant’è pericoloso?».Cominciò a dirle cosa aveva scoperto nel Sotterraneo delleStreghe, ma Faye la interruppe.«Oh, ma chi ci pensa più al teschio!», disse. «Sto organizzando un party. Ci vediamo per le otto, ok? Verrai, ve11ro, Cassie? Altrimenti potrebbero esserci conseguenze…spiacevoli. Ciao ciao!».Ci saranno anche Suzan e Deborah, si disse Cassiementre si avvicinava all’abitazione di Faye. Non lasceranno che mi uccida. Quel pensiero la fece sentire un po’ meglio.Quando aprì la porta, Faye sembrava meno sinistra delsolito. I suoi occhi splendevano di malizia e il sorriso eraquasi gioviale.«Entra, Cassie. Mancavi solo tu», disse.Mentre percorreva il corridoio che portava alla cameradi Faye, Cassie sentiva della musica. La stanza era riccamente ammobiliata, sfarzosa, come il resto della casa. Untelevisore ad alto volume se la giocava con un pezzo diMadonna sparato a palla da uno stereo da favola. Con tuttaquella tecnologia, le numerose candele infilate nei sostegnipiù disparati apparivano fuori luogo.«Spegnete tutto», ordinò Faye. Suzan, imbronciata,puntò un telecomando contro lo stereo; Deborah tolsel’audio al televisore. A quanto pareva, Faye aveva perdonato anche loro.«Adesso», disse Faye rivolgendo un sorriso felino aCassie, «ti spiego tutto. La governante ha la giornata liberae mia madre è a letto, malata…».«Come sempre», la interruppe Deborah. Poi disse aCassie: «Sua madre trascorre il novantacinque per cento

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del suo tempo a letto. La testa».Faye inarcò le sopracciglia e disse: «Sì, be’, a volte puòessere molto comodo, no? Come oggi, per esempio». Tornò a guardare Cassie e riprese a parlare. «E quindi faremoun bel pizza party. E tu ci darai una mano, ok?».Cassie si sentiva incredibilmente sollevata. Un pizzaparty. Aveva immaginato chissà cosa. «Ok», disse.«Allora cominciamo. Suzan ti dirà cosa fare».12Cassie seguì le istruzioni di Suzan. Accesero alcunecandele rosse e rosa, un piccolo fuoco nel camino e dei bastoncini di incenso a base di zenzero, cardamomo e olioessenziale di neroli che sprigionavano un odore penetrantee delizioso.Faye, nel frattempo, stava sistemando dei cristalli in giro per la camera. Cassie riconobbe i granati, le corniole,gli opali di fuoco e tormaline. Suzan indossava una collanadi corniole che si abbinava perfettamente ai suoi capellibiondo paglia. Faye indossava più rubini a stella del solito.Deborah spense le lampade e mise un nuovo CD. Cassie non aveva mai sentito musica del genere. Era un ritmobasso e pulsante, un battito primordiale che sembrava entrarle nel sangue. Cominciò piano, ma con il passare deisecondi diventava sempre più forte.«Bene», disse Faye, tirandosi un poco indietro per contemplare il lavoro svolto. «Niente male. Vado a prendereda bere».Cassie studiò la stanza. Era calda e accogliente, soprattutto se paragonata al freddo pungente di quella serata diottobre. Il fuoco e le candele emanavano un bagliore rosato e la musica insistente riempiva l’aria. Si era creata unaleggera foschia a causa del fumo speziato dell’incenso.“Sembra quasi una fumeria d’oppio”, pensò Cassie, allostesso tempo affascinata e terrorizzata, mentre Faye tornava reggendo un vassoio d’argento.Cassie la guardò. Si aspettava delle bibite analcoliche…o magari qualche birra, conoscendo Deborah. Ma sapevache Faye non avrebbe mai servito qualcosa di così pocoelegante. Sul vassoio c’erano un decanter e otto bicchierinidi cristallo. Il decanter era pieno per metà di un liquidorossastro.«Sedetevi», disse Faye, riempiendo quattro bicchieri erispondendo all’espressione interrogativa di Cassie con unsorriso. «Non è alcolico. Provalo. Oh, andiamo!».13Cassie fece un sorso con molta cautela. Il liquido avevaun sapore dolce e delicato e la riempì di calore.«Cos’è?», chiese guardando il bicchiere.«Oh, un po’ di questo e un po’ di quello. È… stimolante, vero?»«Mmm». Cassie fece un altro sorso.«E ora», sorrise Faye, «possiamo giocare al Ragazzodelle Pizze».Ci una pausa, e poi Cassie disse: «Il Ragazzo delle Pizze?»«Il Ragazzo delle Pizze… o il Fattorino, come vuoichiamarlo», disse Suzan ridacchiando.«Ci divertiamo a guardare i ragazzi che si rendono ridicoli», disse Deborah ridendo sguaiatamente. Avrebbe continuato seFaye non l’avesse fermata.«Non diciamole altro. Dimostriamole come si gioca»,disse. «Dov’è il telefono?». Deborah le passò un cordless.Suzan sfogliò le pagine gialle e le dettò un numero.Faye schiacciò i tasti sul telefono. «Pronto?», disse convoce suadente. «Vorrei ordinare una pizza maxi, con salsiccia piccante, olive e funghi». Poi comunicò il suo indirizzo e ilnumero di telefono. «Esatto, New Salem», disse.«Tra quanto? Va bene, grazie. Arrivederci».Riattaccò e, guardando Suzan, disse: «Avanti col prossimo».Con grande stupore di Cassie, Faye chiamò altre pizzerie.

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Sei, per la precisione.Faye aveva ordinato sette pizze giganti, tutte con il medesimocondimento.Cassie,leggermentestorditadall’incenso, si chiese se Faye volesse offrire da mangiarea un intero esercito.«Chi stiamo aspettando, il coro della chiesa dei mormoni?», sussurrò a Suzan, che sorrise.«Mi auguro di no. Non ci interessano i coristi».14«Ora basta, Cassie», disse Faye. «Aspetta e lo scoprirai».Quando bussarono alla porta, Faye, Suzan e Deborah silanciarono in salotto per sbirciare dalla finestra. Cassie leimitò. La luce del portico illuminava un ragazzo con unascatola oleosa di cartone in mano.«Mmm», disse Faye. «Non male. Niente di eccezionale,ma non male».«Per me va bene», disse Suzan. «Guardate che spalle!Facciamolo entrare».Cassie seguì le tre ragazze alla porta.«Ciao», disse Faye aprendo la porta. «Ti dispiacerebbeentrare? Ho lasciato la borsa in camera». Davanti a unaCassie sempre più sbalordita, le tre ragazze guidarono ilragazzo nella stanza accogliente e profumata d’incenso. Ilragazzo aveva un’espressione stupefatta e sbatteva ripetutamente le ciglia.Deborah gli prese la pizza dalle mani. «Sai», disse Faye, mordicchiando la penna posata sul libretto degli assegni, «sembriun po’ stanco. Vuoi sederti? Ti va di berequalcosa?».Suzan versò la bevanda rossastra in un bicchiere e poilo porse con un sorriso al ragazzo. Il fattorino si passò lalingua sulle labbra, confuso. Cassie riusciva a capirlo.“Nessun ragazzo al mondo può resistere a Suzan con lacamicetta scollata che gli porge un bicchiere di cristallo”,pensò Cassie. Suzan si chinò un altro poco e il ragazzoprese il bicchiere.Deborah e Faye si scambiarono un’occhiata d’intesa.«Parcheggio la tua auto sul retro», mormorò Deborah ese ne andò.«Mi chiamo Suzan», disse Suzan affondando nel divano imbottito accanto al ragazzo. «E tu?».Deborah era appena tornata quando il campanello dellaporta suonò di nuovo.15CAPITOLO 216«Cavolo», disse Deborah, di nuovo alla finestra del salotto. Il secondo fattorino era magro, aveva capelli lisci e ilviso pieno di brufoli.Faye era già alla porta. «Una pizza? Non abbiamo ordinato nessuna pizza. Non m’interessa chi avete chiamatoper la conferma, noi non la vogliamo». Chiuse la porta infaccia al fattorino che, dopo essere rimasto qualche minutosul portico, se ne andò.Nel frattempo ne era arrivato un altro. Mentre si avvicinava alla porta, il ragazzo alto e biondo con la scatola dicartone si voltò a guardare il rivale che si allontanava.« Questo sì che va bene», disse Faye.Quando accompagnarono il fattorino biondo in camera,Suzan e l’altro ragazzo muscoloso erano avvinghiati suldivano. I due si separarono; il ragazzo sembrava ancora

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confuso. Faye riempì un bicchiere per il nuovo ospite.Nel giro di un’ora, la porta suonò altre quattro volte ealtri due ragazzi furono fatti accomodare nella stanza diFaye. Suzan si divideva tra il ragazzo muscoloso e il nuovo arrivato, un tipo con alti zigomi che diceva di averesangue nativo americano nelle vene. L’ultimo ragazzo –aveva gli occhi castani e sembrava il più giovane di tutti –si sedette accanto a Cassie.«Che strano», disse, guardandosi intorno e facendo unaltro sorso dal suo bicchiere. «È tutto così strano… non soperché sono qui. Ho delle consegne da fare…». Poi aggiunse: « Diamine, sei davvero carina».“Diamine?” , pensò Cassie. Accipicchia, acciderboli.Oh, mio Dio. «Grazie», disse fiaccamente, guardandosi intorno in cerca di aiuto.Ma le altre erano tutte impegnate. Faye, che emanavasensualità da ogni poro, stava facendo scivolare le suelunghe unghie rosse sulla manica del ragazzo biondo. Suzan, seduta sul divano, aveva un ammiratore su ciascun lato.Deborah era seduta sul bracciolo di una sedia eccessi17vamente imbottita, con gli occhi socchiusi e l’espressioneaccigliata.«Posso metterti un braccio sulle spalle?», chiese esitante il ragazzo dagli occhi castani a Cassie.“I ragazzi non sono dei giocattoli”, pensò Cassie, anchese quello in particolare sembrava un orsacchiotto di peluche. Faye li aveva attirati a casa sua per giocarci, e questoera sbagliato… no? Quei ragazzi non erano nel pieno delleloro facoltà, non avevano alcuna scelta.«Mi sono trasferito la scorsa estate dalla South Carolina», stava dicendo il ragazzo. «Avevo una ragazza… maadesso mi sento così solo…».Cassie sapeva come si sentiva. Era un ragazzo carino,aveva la sua stessa età, e i suoi occhi marroni, anche se unpo’ vitrei, non erano male. Cassie non si oppose quando,un po’ goffamente, il ragazzo le mise un braccio sullespalle.Si sentiva stordita. Era colpa dell’incenso… o dei cristalli, pensò. Sembrava che la musica pulsasse dentro dilei. Avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo per quello chestava accadendo in quel momento – era imbarazzata – maanche euforica.Alcune candele si erano spente e ora la stanza era menoilluminata.Cassie avvertiva un calore piacevole sulla spalle. Ripensò alla notte prima, quando aveva desiderato intensamentequalcuno che la consolasse, che l’abbracciasse. Chenon la facesse sentire sola.«Non so perché, ma mi piaci davvero», stava dicendo ilragazzo con gli occhi marroni. «Non ho mai sentito nulladel genere prima d’ora».Perché trattenersi? Era già… cattiva. E poi aveva cosìtanta voglia di stare vicino a… qualcuno.Il ragazzo le si avvicinò per baciarla.18Fu allora che Cassie capì che era sbagliato. Non comequando aveva baciato Adam, ma sbagliato per lei. Non aveva affatto voglia di baciarlo. Ogni cellula del suo corposi stava ribellando, in preda al panico. Sgusciò via dal suoabbraccio come un’anguilla e scattò in piedi.Faye e il ragazzo biondo stavano uscendo dalla stanza.E così Suzan e i due ammiratori.«Spostiamoci di sopra», disse Faye con voce sensuale.«Ci sono più stanze. Un mucchio di stanze».«No», disse Cassie.Faye corrugò la fronte impercettibilmente, poi sorrise eandò da Cassie, parlandole a voce bassa. «Cassie, mi stai

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deludendo», disse. «Dopo la tua performance al ballo,pensavo davvero che fossi una di noi. Eppure questo non èneanche lontanamente immorale in confronto ad altre coseche hai fatto. Puoi farne ciò che vuoi di questi ragazzi, aloro piacerà».«No», ripetè Cassie. «Mi hai detto di venire e sono venuta. Ma non resterò un minuto di più». Gli occhi di Fayeerano penetranti e Cassie faceva fatica a mantenere la voceferma.Faye sembrava irritata. «Oh, d’accordo. Se non vuoispassartela, non posso costringerti. Vai pure».Cassie si sentì sollevata. Rivolse un’ultima occhiata alragazzo con gli occhi marroni e corse alla porta. Dopo ilsogno della notte precedente, aveva avuto così tanta paura… non immaginava cosa avrebbe potuto farle fare Faye.Ma adesso stava tornando a casa.La voce di Faye la bloccò sulla porta. Prima di continuare, attese di avere la completa attenzione di Cassie.«Sarà per la prossima volta», disse.Mentre si allontanava in tutta fretta, Cassie sentiva unformicolio su tutto il corpo. Voleva solo tornare a casa,dove era al sicuro…19«Ehi, aspetta», le urlò Deborah.Cassie si girò malvolentieri e puntò i piedi, come se siaspettasse di essere aggredita.Deborah la raggiunse correndo, il passo leggero e controllato come sempre. I capelli neri le danzavano intorno alviso nascondendole gli occhi. Il mento era sporgente comeal solito, ma non c’era ostilità sul suo volto.«Vado via anch’io. Lo vuoi uno strappo?», disse.Cassie ricordò l’ultimo “strappo” che aveva accettato.Ma non aveva voglia di dire di no a Deborah. Dopo le parole di commiato di Faye, Cassie si sentiva piccola e vulnerabile –un essere indifeso che poteva essere schiacciatofacilmente. Inoltre… Be’, non capitava tutti i giorni cheDeborah facesse un’offerta del genere.«Ok, grazie», disse Cassie dopo una brevissima esitazione. Non le chiese se doveva mettersi il casco, credevache Deborah non avrebbe apprezzato la domanda.Cassie non era mai salita su una moto. Mentre cercavadi montarci su, le sembrava enorme. Ma una volta seduta,si accorse che era sorprendentemente stabile. Non avevapaura di cadere.«Reggiti a me», disse Deborah. Poi, con un boato incredibile, la moto partì.Era una sensazione inebriante – sembrava di volare.“Come le streghe con le scope”, pensò Cassie. Il vento lesoffiava con forza sul volto, lanciandole i capelliall’indietro. Cassie non riusciva a vedere molto, perché lachioma di Deborah le svolazzava davanti agli occhi.Quando Deborah accelerò, Cassie si sentì morire. Eracerta di non essere mai andata così veloce. Il vento era gelido. Stavano sfrecciando nell’oscurità a una velocità troppoelevata per una stradina di campagna. Si lasciarono lecase di Crowhaven Road alle spalle. Cassie non riusciva arespirare né a parlare. Non c’erano che il vento, la strada ela velocità.20“Sto per morire”, pensò Cassie, ma quasi non le importava. Sarebbe valsa la pena di morire per qualcosa di cosìeccitante. Era certa che Deborah non sarebbe riuscita aprendere la curva successiva.«Rilassati!», urlò Deborah, la voce spezzata dal vento.«Tranquilla! Piegati con me!».“Come faccio a rilassarmi quando sfrecciamo a centosessanta chilometri orari in mezzo alle tenebre?”, pensò

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Cassie. Poi capì: doveva arrendersi. E lo fece, si abbandonò al vento e alla velocità. E, come per magia, le cosemigliorarono.Dopo un po’ si accorse che stavano tornando su Crowhaven Road. Superarono la casa di Diana, le altre, anchequella di Cassie, e infine piombarono su uno spiazzoall’estremità del promontorio.La polvere si alzava sui fianchi della motocicletta. Cassie vide la scogliera che incombeva davanti a loro e affondò la testatra le spalle di Deborah. La moto si inclinò leggermente, rallentò e infine si fermò.«Allora», disse Deborah. «Che te ne pare?».Cassie sollevò la testa e costrinse i suoi pugni a rilassarsi. Era gelata dalla testa ai piedi, come se fosse statarinchiusa in un frigorifero. I capelli erano arruffati, e nonsentiva più le labbra, il naso e le orecchie.«È stato meraviglioso», disse a fatica. «Sembrava divolare».Deborah scoppiò a ridere, smontò dalla moto e le diedeuna pacca sulla schiena. Poi l’aiutò a scendere. Cassie nonriusciva a smettere di tremare.«Guarda», disse Deborah avvicinandosi al ciglio dellascogliera.Cassie guardò. In basso, l’acqua scura s’infrangeva eschiumava contro le rocce. Era un bel salto.Ma era anche uno spettacolo meraviglioso. Una lunaquasi piena splendeva sopra la vasta superficie21dell’oceano, formando una lunga scia tremolante di lucesull’acqua, puro argento sopra le tenebre.«Sembra una strada», disse Cassie a bassa voce, sbattendo i denti. «Verrebbe quasi voglia di percorrerla».Lanciò un’occhiata veloce a Deborah, non sapeva comeavrebbe preso le sue parole sognanti. Ma Deborah annuìimpercettibilmente, gli occhi socchiusi fissi sul sentieroargentato.«Sarebbe il viaggio definitivo. Correre a tutta velocitàfino a saltare dal ciglio della scogliera. Credo che fossequesto che volevano le streghe di un tempo», disse. Nonostante il freddo, Cassie avvertì una sensazione di calore.Deborah provava le sue stesse emozioni. In quel momentocapì per quale motivo guidava la moto.«Sarà meglio andare», disse all’improvviso Deborah.Mentre tornavano alla moto, Cassie inciampò e cadde ginocchia a terra. Era incespicata su un mattone o su unapietra.«Dimenticavo: un tempo qui c’era una casa», disse Deborah. «Venne demolita parecchi anni fa, ma qua e là cisono ancora i resti delle fondamenta».«Credo di averne appena trovato uno», disse Cassie. Sistava rialzando strofinandosi il ginocchio, quando vide unapietra accanto al mattone. Era più scura del terreno, eppureluccicava debolmente sotto la luna.Quando la raccolse, scoprì che era levigata e sorprendentemente pesante. E luccicava davvero; rifletteva la lucedella luna come uno specchio.«È ematite», disse Deborah, che era tornata indietro. «Èuna pietra molto potente. Secondo Melanie, infonde unaforza d’acciaio». Si inginocchiò accanto a Cassie, spostandosi ciocche di capelli dagli occhi. «Cassie! È il tuocristallo».Un brivido che sembrava provenire dalla pietra si propagò al corpo di Cassie. Quel pezzo di ematite sembrava22un cubetto di ghiaccio, ma tutto quello che Melanie avevadetto che sarebbe successo una volta trovato il suo cristallo stava accadendo davvero. Le riempiva perfettamente lamano, ci stava in modo naturale. Le piaceva il suo peso.Era suo.Euforica, sollevò la testa per sorridere a Deborah. Sotto

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la fredda luce della luna Deborah le restituì un sorriso orgoglioso.Arrivati al civico dodici, Deborah disse: «Ho saputoche ieri sei passata da Nick».«Oh… mmm», disse Cassie. La visita al garage di Nicksembrava lontana secoli. «Non sono andata proprio dalui», balbettò. «Ci sono capitata per caso…».Deborah scrollò lo spalle. «Come dici tu. Volevo solodirti che a volte ha un caratteraccio. Ma questo non vuoldire che devi mollare. Altre volte è ok».Cassie si bloccò, stupefatta. «Uh… be’… non volevodire… cioè, grazie, ma non volevo…».Non riusciva a trovare un modo per finire la frase, ecomunque Deborah stava ripartendo. «Lascia stare. Ci vediamo. E non perdere la pietra!». La ragazza partì a tuttabirra con i capelli neri che le svolazzavano alle spalle.Tornata a casa, Cassie aveva le gambe deboli per latensione, ed era stanca. Rimase a letto per un po’ conl’ematite in mano, girandola e rigirandola per osservarnela levigatezza. “Infonde una forza d’acciaio”, pensò.Non aveva nulla a che fare con il calcedonio rosa; nonle dava nessuna sensazione di calore o sollievo. Nella suamente il calcedonio era collegato a Adam e ai suoi occhigrigio blu. Adesso la pietra era tornata da Diana, comeAdam.E Cassie aveva una pietra che trasmetteva una stranafreddezza ai suoi pensieri, una freddezza che sembrava arrivarle al cuore. “Infonde una forza d’acciaio”, pensò dinuovo. Le piaceva.23«Secondo Cassie tutte le morti – anche quella di Kori –sono collegate al teschio e ai metodi usati dai puritani peruccidere le streghe», disse Diana rivolta ai membri del circolo riuniti. «È giunto il momento di fare qualcosa».Cassie stava guardando Faye. Era curiosa di vedere lareazione nei suoi occhi quando Diana avrebbe detto chel’energia liberata durante la cerimonia aveva ucciso Jeffrey. Quando Diana arrivò al punto, Faye lanciòun’occhiata a Cassie, ma nei suoi occhi non c’era alcunatraccia di colpa o pentimento. Era uno sguardo di complicità. Lo sappiamo solo noi due, diceva. E io terrò la boccachiusa se tu farai altrettanto.“Non sono così stupida”, pensò Cassie con rabbia. Fayesorrise.Era domenica sera ed erano seduti in spiaggia. Leggendo il suo Libro delle ombre, Diana non aveva scoperto cosa fare congli oggetti maligni come il teschio, e adessostava chiedendo aiuto al circolo.Era la prima volta che tenevano una riunione al completo nelle ultime tre settimane, dal giorno in cui il signorFogle era stato trovato morto. Cassie studiò i volti, le giacche e le maglie spesse – persino gli abitanti del New England siinfagottavano con quelle temperature – e si domandò cosa stesse passando nelle loro teste.Melanie era seria e pensierosa come sempre. Non scartava né accettava a prescindere la teoria di Cassie, ma eradisposta a metterla alla prova empiricamente. Laurel sembrava solo spaventata. Suzan stava esaminando le cucituredei suoi guanti. Deborah era accigliata, e non sembrava disposta a rinunciare all’idea che Kori fosse stata uccisa daun esterno. Nick… Be’, chi poteva sapere cosa pensavaNick? Sean si stava mordicchiando le unghie.I fratelli Henderson erano irrequieti. Per un istante terribile, Cassie temette che avrebbero sfogato la loro adrena24lina su Adam, accusandolo della morte di Kori. Ma poiDoug prese la parola.«E allora che ci facciamo qui?» Datelo a me, quel teschio – me ne occuperò io», disse digrignando i denti.«Sì, diamolo a Doug», intervenne Sean.«Non può essere distrutto, Doug», disse Melanie pazientemente.«Ma davvero?», disse Chris. «Infiliamoci dentro unabomba…».

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«Non succederebbe nulla. I teschi di cristallo non possono essere distrutti, Doug», ripetè Melanie. «È scritto neivecchi testi. Non riusciresti neppure a scalfirlo».«E non c’è posto al mondo dove sarebbe al sicuro»,disse Diana. «Ho sepolto il teschio – ormai posso dirvelo –e ieri ho lanciato un incantesimo per scoprire se il posto èin qualche modo disturbato. È di vitale importanza che ilteschio resti sottoterra».Cassie avvertì una brutta sensazione allo stomaco. Diana si stava guardando intorno, concentrava la sua attenzione suDeborah, Faye e i fratelli Henderson. “Non le verrebbe mai in mente di guardare anche me”, pensò Cassie, equesto la fece sentire ancora peggio.«Perché non possiamo riportarlo sull’isola?», disse Suzan inaspettatamente, dimostrando che dopotutto stavaascoltando.Adam, che fino ad allora era rimasto in silenzio, le rispose con aria insolitamente cupa. «L’isola ha smesso diproteggere il teschio quando è stato dissotterrato».«Tipo una di quelle maledizioni egiziane», disse Laurel. «Una volta entrati nella tomba, te la sei beccata».Adam contrasse le labbra. «Esatto. E noi non abbiamosufficiente potere per lanciare un altro incantesimo di protezione. Questo teschio è malvagio», disse, rivolgendosiall’intero circolo. «Talmente malvagio, che tenerlo sotto lasabbia serve solo a impedire che si attivi. Non c’è modo di25purificarlo», disse guardando Laurel, «e non c’è modo didistruggerlo», aggiunse guardando Chris e Doug, «e nonc’è luogo dove potrebbe essere al sicuro», concluse guardando Suzan.«Allora che facciamo?», chiese Deborah, e Sean squittì:«Che facciamo?»«Lasciamo perdere?», suggerì Faye con un sorriso indolente. Adam le lanciò un’occhiata cupa. Diana intervenne.«Adam pensa che dovremmo metterci di nuovo alla ricerca dell’energia oscura», disse. Poi si rivolse a Cassie.«Tu che ne pensi?».Cassie si infilò le unghie nella mano. Se avessero rintracciato l’energia oscura, sarebbero arrivati alla casa diFaye, l’ultimo punto in cui era stata rilasciata… Faye,guardandola con ostilità, stava cercando di convincerla anon dare il suo assenso. Ma Cassie ebbe un’idea.«Si può fare», rispose con calma a Diana.Lo sguardo di Faye divenne minaccioso, furioso, manon poteva dire nulla.Diana annuì. «Va bene. Tanto vale farlo subito. Il cimitero non è proprio dietro l’angolo, quindi pensavo di cominciarenelle vicinanze. Crowhaven Road andrà più chebene».Mentre camminavano sulla spiaggia, Cassie sentiva cheil cuore le batteva all’impazzata, fino a farle vibrare il petto. Infilò una mano in tasca per toccare il freddo e levigatopezzo di ematite. Forza d’acciaio, ecco di cosa aveva bisogno in quel momento.«Sei impazzita?», le sibilò Faye mentre s’inerpicavanolungo la strada. Affondò con forza le unghie nel braccio diCassie, allontanandola dagli altri. «Lo sai dove ci porteràil pendolo?».Cassie si liberò dalla sua presa. «Fidati di me», disseseccamente.26« Cosa?».Cassie si girò verso la ragazza più alta. «Ho detto, fidatidi me! A differenza tua, so quel che faccio». Detto questo,riprese la marcia. “Forza d’acciaio”, pensò confusamente,impressionata dalla sua stessa risolutezza.Ma quando Diana si fermò a Crowhaven Road – vicinoal numero due, la casa di Deborah – e tirò fuori il peridoto,Cassie si sentì mancare l’aria.Avvertendo la concentrazione delle altre menti, Cassie

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attendeva che il pendolo cominciasse a oscillare.La catena si tese prima da una parte e poi dall’altra,come un’altalena in un parco giochi. Ma poi, con orrorecrescente di Cassie, cominciò a oscillare tra le due estremità di Crowhaven Road. In basso, verso la strada che avevanopreso la prima volta, quella che portava al cimitero, e in alto, verso la scogliera.Verso casa di Faye.Cassie aveva l’impressione che le sue gambe stesseroaffondando nel terreno. Adesso Faye la stringeva con forza, e non si preoccupava più che gli altri potessero accorgersene.«Te l’avevo detto», disse con veemenza, muovendo appena le labbra. «E adesso, Cassie? Se il pendoloci porta a casa mia, non sarò la sola ad affondare».Cassie strinse i denti e sussurrò: «Pensavo che il pendolo non sarebbe riuscito a rintracciarla. L’energia è uscitadal soffitto al secondo piano, ed è sparita in cielo. Pensavoche a quell’altezza non potesse individuarla».«A quanto pare ti sbagliavi», sibilò Faye.Superarono la casa disabitata al numero tre. Poi quelladi Melanie, di fronte a quella di Laurel. La successiva eral’abitazione di Faye.Cassie credette di svenire. Quasi non si rendeva contoche stava stringendo il braccio di Faye con la stessa forzacon cui Faye stringeva il suo. Attese che il peridoto indicasse la porta della casa di Faye.27Ma Diana non si fermò.Cassie avvertì una forte ondata di sollievo – e di sconcerto. Dove stavano andando? Superarono il numero sette,un’altra casa disabitata. Poi quella degli Henderson e quella di Suzan. Anche quella di Sean – oh, mio Dio, pensòCassie, non staremo andando a casa mia?Ma si lasciarono alle spalle anche il numero dodici. Diana stava seguendo l’oscillazione del pendolo verso lascogliera.Qui il pendolo riprese a muoversi in circolo.«Che sta succedendo?», chiese Laurel, guardandosi intorno con stupore. «Che ci facciamo qui?».Adam e Diana si scambiarono un’occhiata. Poi guardarono Cassie, che avanzò di poco dalle retrovie del gruppo.Cassie li guardò e scrollò le spalle.«Un tempo qui sorgeva il numero tredici», disse Diana.«Dico bene, Adam? La casa che venne abbattuta».«Io ho sentito dire che fu bruciata», disse Adam.«Quando noi non eravamo ancora nati».«No, ti sbagli», disse Melanie. «È successo soltanto sedici o diciassette anni fa – o almeno così ho sentito dire.Ma prima di allora, era stata disabitata per secoli. Letteralmente».«Per quanti secoli?», chiese Cassie a voce troppo alta.Per qualche motivo stringeva con forza il pezzo di ematitenella tasca.I membri della congrega si voltarono a guardarla conocchi che sembravano luccicare debolmente sotto la luna.«Più o meno tre», disse Melanie. «Era la casa di BlackJohn. Nessuno ci ha messo più piede dalla sua morte nel1696».Cassie sentì l’ematite scottarle il palmo della mano.28CAPITOLO 329«Per me è tutto molto strano», disse Laurel, tremando.«Ma cosa ci dice questo?». Diana invitò tutti a rispondere alla sua domanda.«È l’ennesimo collegamento con Black John», disseAdam. «Ma null’altro».«È un buco nell’acqua, come il cimitero», disse Faye,che sembrava sollevata.Cassie aveva la sensazione che si sbagliassero, ma nonera in grado di spiegarne il motivo e così tenne la bocca

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chiusa. C’era dell’altro, qualcosa di terribile, che la preoccupava. Il pezzo di ematite adesso pesava come un frammento diuna stella di neutroni. Proveniva dalle rovine della dimora di Black John, e forse gli era persino appartenuto. E dunquedoveva parlarne a Diana.L’incontro si era concluso. Cassie fece un respiro profondo e andò da Diana.«Non ho avuto modo di parlartene prima», disse. «Mavolevo raccontarti una cosa che mi è successa ieri».«Cassie, non devi dirmi niente. Lo so che non è andatacome mi ha detto Faye».Cassie sbattè le ciglia, spiazzata. «Che ti ha detto, Faye?»«Non c’è bisogno di parlarne. Lo so che non è vero».«Ma si può sapere che ti ha detto?».Diana sembrava a disagio. «Ha detto che ieri sera seistata a casa sua a fare… Be’, una specie di gioco».«Il Ragazzo delle Pizze», scandì chiaramente Cassie.Quando Diana la guardò, fece per spiegarsi: «È un giocoin cui…».«Lo conosco», disse Diana, osservando attentamente ilvolto di Cassie. «Ma sono certa che tu non faresti mai…».«Ne sei certa? Come puoi esserne certa?», urlò Cassie.Non sopportava più la fede cieca di Diana nella sua innocenza. Non capiva che Cassie era cattiva, malvagia?30«Cassie, io ti conosco. So che non faresti mai nulla delgenere».L’agitazione di Cassie stava aumentando. Qualcosadentro di lei era sul punto di esplodere. «Be’, ieri sono stata a casa di Faye e ci ho giocato. E…». Si stava avvicinando alvero motivo della sua angoscia interiore. «E tu nonsai nulla di quello che potrei e non potrei fare. Ho già fattocose…».«Cassie, calmati…».Cassie indietreggiò di un passo, accecata dalla rabbia.«Io sono calma. Non dirmi di calmarmi!».«Cassie, che ti succede?»«Non mi succede niente. Voglio soltanto essere lasciatain pace».Gli occhi verdi di Diana luccicavano. Era stanca. Cassielo sapeva, e anche nervosa. E forse anche lei aveva raggiunto il punto di rottura. «Va bene», disse, conun’asprezza inedita nella sua voce, di solito così dolce. «Tilascerò in pace».«Bene», disse Cassie, con la gola secca e gli occhi arrossati. Non voleva litigare con Diana – ma doveva sfogare il dolore ela rabbia che sentiva dentro. “Non avrei maipensato di sentirmi così male solo perché la gente continuaa dirmi che sono una brava persona quando in realtà nonlo sono”, pensò Cassie.Le sue dita lasciarono il pezzo di ematite mentre si dirigeva verso la scogliera. In basso, le onde mulinavano senza sosta.Faye la raggiunse, portandosi dietro una scia di profumo dolce e muschiato. «Mostramelo».«Eh?»«Voglio sapere cosa stai stringendo in tasca, come seavessi paura che ti scappi».Cassie esitò e poi tirò lentamente fuori la pietra pesantee levigata.31Sempre rivolta verso l’oceano, Faye la esaminò. «Uncristallo di ematite. È raro». Lo spostò sotto la luce dellaluna e rise. «Melanie ti ha mai parlato delle proprietà…insolite dell’ematite? No? Sembra nero, ma se lo tagli ottieni delle sezioni rosse e trasparenti. E la polvere che viene viadalla pietra rende l’acqua che raffredda lo scalpellorossa come il sangue».

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Restituì la pietra a Cassie che la strinse debolmente e laguardò. Non importava da dove veniva, adesso era il suocristallo. L’aveva capito dal primo momento in cui l’avevavisto. Come poteva sbarazzarsene ora?«L’ho trovato tra i resti delle fondamenta della casa»,disse scioccamente.Faye inarcò le sopracciglia. Poi si ricompose. «Mmm.Be’, certo, negli ultimi tre secoli chiunque potrebbe averloperso qui».Una strana sensazione di sollievo euforico s’impossessòdi Cassie. «Sì», disse. «Certo. Chiunque». Rimise il cristallo in tasca, Faye la stava fissando con gli occhi socchiusi. Cassie sirese conto che stava annuendo: dopotutto,non doveva liberarsi del cristallo.Adam stava chiamando a raccolta il gruppo.«Un’ultima cosa, prima che ve ne andiate», disse. Sembrava non essersi accorto della piccola scenata tra Diana eCassie di qualche attimo prima.«Mi è venuta un’idea», disse, quando il circolo gli sistrinse intorno. «Tutto ciò che è collegato all’energia oscura porta alla morte. Il cimitero, il fantasma che Cassie,Deborah, Nick e io abbiamo visto in strada, persino questoposto – una casa diroccata costruita da un uomo ormai deceduto. E… Be’, il prossimo weekend è Samhain».Dal gruppo si levò un mormorio. Adam guardò Cassie edisse: «Halloween, ognissanti, primo novembre. Ma a prescindere da come la si chiami, è la notte in cui i morticamminano sulla terra. E lo so che potrebbe essere perico32loso, ma credo che il giorno di Halloween dovremmo celebrare una cerimonia, qui al cimitero. Per tentare di evo-care qualche spirito». Si girò verso Diana. «Che ne pensate?».Nessuno rispose. Diana sembrava preoccupata, Melaniedubbiosa, Sean apertamente spaventato. Doug e Chrissfoggiavano il loro solito ghigno spavaldo, e Deborah stava annuendo con forza. Faye teneva la testa inclinata da unlato ed era assorta nei suoi pensieri; Nick aveva le bracciaincrociate sul petto e un’espressione dura. Alla fine Suzane Laurel presero la parola.«E il ballo?», disse Laurel e Suzan aggiunse: «Sabatonotte ci sarà il ballo di Halloween e io ho comprato un paio di scarpe nuove».«Ogni Halloween c’è un ballo», spiegò Melanie a Cassie. «È una ricorrenza importante per noi streghe. Maquest’anno Halloween cadrà di sabato, e la stessa sera cisarà il ballo della scuola. Anche se», disse lentamente,«non vedo per quale motivo non possiamo partecipare aentrambi. Potremmo lasciare il ballo della scuola alle undici e mezza e avere comunque il tempo per la cerimonia».«Che dovremmo celebrare qui», disse Diana, «e non alcimitero. Sarebbe troppo pericoloso. Correremmo il rischio di evocare una presenza più forte di quanto desideriamo».Cassie ripensò alla figura indistinta che lei e Adam avevano visto al cimitero. Con un tono un po’ troppo bellicoso, chiese:«E se riusciamo a evocare qualcosa, che facciamo?».«Ci parliamo», disse prontamente Adam. «In passato, aHalloween venivano evocati gli spiriti dei morti per fareloro delle domande. E gli spiriti dovevano rispondere».«È il giorno in cui il velo tra i due mondi è sottilissimo», chiarì Laurel. «I defunti tornano a visitare i propri33parenti ancora in vita». Si guardò intorno. «Credo che lacerimonia vada celebrata».I membri del circolo annuirono, chi con entusiasmo, chicon esitazione.«Esatto», disse Adam. «La notte di Halloween, dunque». Cassie pensò che fosse insolito che a prendere unadecisione del genere fosse Adam, ma poi guardò Diana…sembrava che stesse tenendo a bada un conflitto interiore.Per un attimo Cassie si sentì in pena per lei, ma poi la suainfelicità e il suo conflitto presero il sopravvento. Lasciòl’incontro senza più rivolgerle la parola.

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Nelle settimane prima di Halloween arrivò il vero freddo, anche se le foglie erano ancora bronzee e cremisi. Lacamera di Cassie odorava di canfora per via delle vecchietrapunte che la nonna le aveva messo sul letto. Le ultimeerbe aromatiche erano state raccolte, e la casa era decoratacon fiori autunnali, calendule e astri viola. Ogni giorno, diritorno da scuola, Cassie trovava la nonna in cucina a preparare tonnellate di confettura di mele, al punto che la casaormai sapeva di polpa calda di mele, cannella e spezie.Le zucche comparvero misteriosamente sul portico diogni casa, ma solo Cassie gli Henderson sapevano da doveprovenivano.Con Diana le cose non erano migliorate.Una parte di Cassie, distrutta dal senso di colpa, sapevail motivo. Non voleva litigare con Diana – ma era moltopiù facile non doversi preoccupare per lei. Se non le parlava, se non andava a casa sua, non pensava a quanto Dianaavrebbe sofferto se mai avesse scoperto la verità. I suoisegreti vergognosi non la tormentavano se Diana rimanevaa distanza di sicurezza.E così quando Diana cercò di riappacificarsi con lei,Cassie fu educata ma un po’ fredda. Distaccata. Diana lechiese perché era ancora arrabbiata. Cassie rispose che34non era affatto arrabbiata, e poi perché si dava tanta penaper lei? Detto questo, Diana smise di insistere.A Cassie sembrava di trovarsi all’interno di un gusciosottile ma coriaceo.Pensò a quello che le aveva detto Deborah a propositodi Nick. A volte ha un caratteraccio. Ma questo non vuoldire che devi mollare. Ovviamente non c’era nessuna possibilità che ci riprovasse con Nick. O meglio, la vecchiaCassie non lo avrebbe mai fatto. Ma adesso sembrava esserci una nuova Cassie, una Cassie più forte e più dura –almeno apparentemente. E doveva fare qualcosa, perchéogni notte pensava a Adam e soffriva, e temeva quel chesarebbe potuto accadere se fosse andata al ballo senza accompagnatore.Il giorno prima di Halloween, tornò al garage di Nick.L’auto sembrava sempre uguale. Il motore era soprauna specie di piano d’appoggio fatto di tubi. Nick ci lavorava sotto.Cassie sapeva bene che questa volta non doveva chiedergli cosa stava facendo. Nick le vide i piedi. Poi il suosguardo si spostò verso l’alto. Schizzò via da sotto il pianoe si alzò.I capelli neri erano madidi di sudore. Si pulì la frontecon il dorso della mano, sporca di grasso. Non disse nulla;rimase fermo a guardarla.Cassie parlò senza riflettere. Focalizzando tutta la suaattenzione su una macchia di olio sulla T-shirt di Nick,disse tutto d’un fiato: «Ci vieni al ballo di Halloween?».Seguì un lunghissimo silenzio. Cassie guardava la macchia d’olio mentre Nick la fissava. Cassie sentiva puzza digomma, di metallo riscaldato e di grasso e un leggero odore di benzina. Si sentiva come se fosse sospesa in aria.Poi Nick disse: «No».35Cassie sentì il mondo crollarle sotto i piedi, e scoprì cheper qualche ragione adesso riusciva a guardare Nick infaccia.«Oh», disse con voce piatta. “Stupida, stupida”, pensò.La nuova Cassie era sciocca quanto la vecchia. Non avrebbe dovuto riprovarci.«Non capisco perché tu voglia saperlo», disse Nick. Poiaggiunse: «C’entra per caso Conant?».Cassie s’irrigidì. «Adam? Di che stai parlando? PerchéAdam dovrebbe entrarci qualcosa?», disse, sentendosi avvampare.

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Nick annuì. «Come pensavo. Ti sei presa una bella cotta. Non vuoi che lui lo venga a sapere, e quindi stai cercando unsostituto, vero? O stai cercando di farlo ingelosire?».Cassie aveva il volto in fiamme, ma ancor più bruciaval’umiliazione che sentiva dentro. Non avrebbe pianto davanti a Nick.«Scusa se ti ho fatto perdere tempo», disse e fece perandarsene.«Aspetta», disse Nick. Cassie uscì dal garage nella lucedorata del sole di ottobre, fissando le rosse foglie di acerodall’altra parte della strada.«Aspetta», ripetè Nick, seguendo Cassie fuori dal garage. «A che ora passo a prenderti?», disse.Cassie si voltò e lo guardò.Dio, era bello, ma così freddo… anche in quel momento sembrava freddo e indifferente. Il sole gli illuminava icapelli scuri; il volto sembrava quello di una statua dighiaccio perfettamente scolpita.«Non voglio più andarci con te», gli disse Cassie cupamente, e riprese a camminare.Lui le si mise davanti, senza toccarla. «Scusami se hodetto che vuoi far ingelosire Conant. Era solo…». Si fermò e scrollò le spalle. «Non volevo dirlo. Non so che sta36succedendo, e comunque non sono affari miei. Ma mi piacerebbe andare al ballo con te».“Ho le allucinazioni”, pensò Cassie. “Non c’è altraspiegazione. Nick si è appena scusato… e poi ha detto chegli piacerebbe andare al ballo con me. Devo avere la febbre”.«Allora, a che ora passo a prenderti?», ripetè Nick.Cassie respirava a fatica, e così parlò con voce debole:«Uhm, per le otto. Ci metteremo i costumi a casa di Suzan».«Ok. Ci vediamo là».La sera di Halloween le ragazze di Crowhaven Road sistavano preparando a casa di Suzan. Era una serata diversada quella del ballo di inizio anno. Per prima cosa, Cassiesapeva cosa fare. Suzan le aveva insegnato a truccarsi, e incambio Cassie l’aveva aiutata con il suo costume.Laurel aveva ordinato a tutte di fare un bagno con foglie fresche di salvia, per aumentare i propri poteri psichici. Cassieaveva usato anche del latte di rosa – acqua di rose e olio di mandorle dolci – per ammorbidire e profumarela pelle. La nonna l’aveva aiutata a ideare e preparare ilsuo costume, che consisteva principalmente di sottili stratisovrapposti di mussola.Quando Cassie finì di vestirsi e andò ad ammirarsi allospecchio di Suzan, vide una ragazza slanciata come lafiamma di una candela, di una bellezza evanescente ed eterea, avvolta in un abito che ricordava una nuvola di nebbia. Iriccioli color topazio fumè le incorniciavano il voltodelicato. Mentre si osservava, le guance si colorarono dirosa.Sembrava delicata e sensuale, ma non era un problemaperché sarebbe andata al ballo con Nick. Cassie mise delprofumo dietro le orecchie – non olio magnetico, ma semplice essenza di rose – e si sistemò i capelli profumati37all’indietro. C’era una nota malinconica nei suoi occhi azzurri, dello stesso colore dei fiori di campo, ma non potevafarci niente. Nulla avrebbe potuto eliminarla.Non indossava cristalli per attirare gli uomini; avevasolo l’ematite in una tasca sotto il costume.«Chi sei?», disse Deborah, guardando Cassie riflessanello specchio.«Una musa dell’antica Grecia; è stata mia nonna a mostrarmela in un libro. Più che dee, le muse erano una specie di guidedivine. Ispiravano la creatività degli uomini»,disse Cassie. Si guardò con aria incerta. «Io dovrei essereCalliope, la musa della poesia. C’era anche una musa dellestoria e così via».

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Melanie disse: «Nella versione delle streghe, all’inizioc’era una sola musa: solo in seguito divennero nove. Rappresentava lo spirito delle arti. Forse stasera tu impersonilei».Cassie si voltò a guardare i loro costumi. Deborah erauna rocker, tutta bracciali, borchie e giacca di pelle. Melanie era Sophia, lo spirito della saggezza, con un velo finedavanti al volto e una corona di stelle argentate sulla testa.Suzan aveva accettato il suggerimento di Cassie e si eravestita da Afrodite, la dea dell’amore. Cassie si era ispirataalle stampe di Diana e al libro dei miti greci della nonna.«Si diceva che Afrodite fosse nata dal mare», disse. «Perquesto ci sono le conchiglie».I capelli di Suzan ricadevano sulle spalle, il suo vestitoera bianco come la schiuma del mare. Lustrini iridescenti,perline e piccole conchiglie decoravano la maschera chereggeva in una mano.Laurel era una fata. «Uno spirito della natura», precisò,ruotando su se stessa per mostrare le lunghe e curve ali dalibellula. Sulla testa indossava una ghirlanda di foglie efiori di seta.38«Siete bellissime», disse una voce delicata. Cassie sivoltò trattenendo il fiato. Diana non si era travestita, o meglio, indossava la tunica bianca che metteva alle cerimoniedel circolo. Sembrava avvolta dalla luce che lei stessa emanava ed era bella in un modo indescrivibile.Laurel, con un filo di voce, disse a Cassie in un orecchio: «Diana non lo fa per divertimento. Per noi Halloween è la festapiù magica dell’anno. Diana la sta semplicemente onorando».«Oh», mormorò Cassie. I suoi occhi scivolarono su Faye.“Faye è una strega”, pensò. Del tipo che incute paura airagazzi. Indossava un abito nero senza maniche, una specie di parodia della tunica bianca di Diana. Su entrambi ifianchi, uno spacco fino alle cosce metteva in risalto le suecurve. La stoffa luccicava come seta quando camminava.“Questa sera al ballo ci saranno molti cuori spezzati”,pensò Cassie.Qualcuno suonò alla porta e tutte corsero di sotto, travestiti che svolazzavano e gonne fruscianti, per accoglierei ragazzi. Il circolo sarebbe andato al ballo in gruppo, e ingruppo avevano deciso di andarsene alle undici e mezzo.Benché il suo accompagnatore fosse Nick, la primapersona su cui Cassie posò gli occhi fu Adam. Era bellissimo. Sulla testa aveva una corona di foglie di quercia dacui partivano un paio di corna di cervo di legno; il voltoera coperto da una maschera di foglie e ghiande di quercia.«È Herne, il dio cornuto», disse Melanie. «Una speciedi Pan, un dio della natura. È anche il dio degli animali – èper questo che ha portato Raj con sé».Raj stava tentando di intrufolarsi in casa per dare a Cassie una delle sue calorose e imbarazzanti accoglienze. Adam, oHerne – aveva un aspetto spaventosamente naturale con le corna e le fogli di quercia – lo trattenne.39Le altre stavano prendendo in giro i costumi dei ragazzi. «Sean», disse Laurel, «lo sappiamo che sei magro, nonc’era bisogno di mostrarci le ossa». Sean indossava un costume da scheletro.Chris e Doug avevano strani simboli dipinti sui volti:triangoli rossi e neri e fulmini gialli. I loro capelli eranoancor più scarmigliati del solito. «Siamo Zax», dissero, etutti all’unisono risposero: « Chi?».Chris spiegò: «Zax, il mago. Tira fuori le sigarette dalnulla».«L’hanno visto in un film di fantascienza di qualchetempo fa», chiarì Suzan.Faye intervenne con voce pigra e strascicata. «E tu chi

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saresti, Nick? L’Uomo Nero?».Cassie guardò Nick per la prima volta. Non si era travestito; indossava un jeans e un maglione nero. Sembravamolto bello, molto fico.«Io sarei il suo accompagnatore», disse con calma, esenza più degnare Faye di uno sguardo tese una mano aCassie.“A Faye non importa”, si disse Cassie mentre raggiungevano le auto parcheggiate. “Faye non lo vuole più; nonle interessa con chi va al ballo”. Ma si sentiva a disagiomentre Nick la guidava verso la Armstrong. Deborah eLaurel montarono sul sedile posteriore.Davanti alle porte delle case, le zucche scavate sfoggiavano sorrisi selvaggi e fiammelle guizzanti nelle orbite.La serata era tersa.«La notte ideale per i fantasmi», disse Laurel. «Stanottegli spiriti spieranno all’interno delle case. È per questo chelasciamo una candela bianca davanti alle finestre, per guidarli».«E del cibo, così non viene loro la tentazione di entrare», disse Deborah con voce cupa.40Cassie rise, ma non fu una risata del tutto sincera. Nonvoleva che gli spiriti spiassero in casa sua. Quanto a quelloche Laurel aveva detto due settimane prima, sui defuntiche visitavano i parenti ancora in vita, be’, a Cassie nonpiaceva neppure quello. Non conosceva nessuno dei suoiparenti deceduti, tranne suo padre, che probabilmente eraancora vivo. No, molto meglio lasciare in pace i morti.Ma quella notte il circolo aveva intenzione di fare esattamente il contrario.La palestra era addobbata con gufi, pipistrelli e stregheche volavano verso enormi lune gialle. Festoni di cartapesta neri e arancione si allungavano da una parte all’altradel campo di basket. Sulle pareti erano raffigurati scheletridanzanti, gatti con il pelo ritto e la schiena inarcata e fantasmi dall’aria stupita.Tutto era innocuo e divertente. Gli studenti che ballavano e bevevano punch color viola veleno non avevanoidea del pericolo reale che si annidava fuori. Persino coloro che detestavano il circolo non conoscevano la verità.Diana e Adam arrivarono insieme: probabilmentel’ingresso più spettacolare che la New Salem High Schoolavesse mai visto. Diana, con la sua semplice tunica bianca,la gola nuda, la pelle delle braccia fresca e liscia comequella di un neonato e l’aureola di capelli luccicanti che lecadevano sulla schiena, sembrava un raggio di luna avventuratosi per caso all’interno della palestra.E Adam… Adam emanava un fascino, una autorevolezza innata che incuteva rispetto a chiunque fosse abbastanzacoraggioso di guardarlo. Quella sera, nei panni diHerne, era più affascinante del solito. Sembrava davvero ildio delle foreste, pericoloso e malizioso; ispirava rispetto,ma non era ostile. E, soprattutto, aveva un che di selvaggio. Non c’era nulla di addomesticato in lui, appartenevaagli spazi aperti, viveva sotto le stelle. Raj, più simile a un41lupo che a un cane, entro nella palestra al suo fianco, manessuno protestò.«Lo sai cosa succederà questa notte?», sussurrò una voce a Cassie, caldo respiro sulla sua nuca.Cassie disse, senza voltarsi: «Cosa, Faye?»«Be’, la dea Diana e il dio cornuto, impersonati daileader della congrega, stringeranno un’alleanza. Devono…», Faye fece una pausa delicata, «… fondersi, mettiamola così.Per simboleggiare l’unione degli uomini edelle donne».«Vuoi dire che…?».«Potrebbero limitarsi a un atto simbolico», disse Fayecon calma. «Ma chissà perché credo che Adam e Diananon si accontenteranno dei simbolismi».42

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CAPITOLO 443Cassie rimase di sasso. Il cuore sembrava un martellopneumatico, ma era l’unica parte del suo corpo in grado dimuoversi.Adam e Diana… non potevano farlo. Solo che, ovviamente, potevano eccome. Diana stava sorridendo ad Adam,spostandosi i capelli lisci e neri dietro le spalle. Eanche se Cassie non riusciva a vedergli il volto, nascostodalla maschera, era certa che anche lui stava sorridendo.Cassie si voltò, quasi scontrandosi con Nick che le stava portando un bicchiere di punch, e corse in una zonameno illuminata della palestra.Si fermò sotto una lanterna cinese spenta. Nascosta dauna coltre di festoni neri e arancione, cercò di riprendersi,provando a ignorare le immagini che le affollavano lamente.Poi sentì un profumo di legno bruciato e di vento oceanico, e un leggero e indefinibile odore di animale e di foglie diquercia. Adam.«Cassie», disse. Solo questo, come se Herne la stessechiamando in sogno, invitandola a lasciare il suo letto inpiena notte e a danzare tra le foglie autunnali.E poi, con voce più normale, disse: «Cassie, stai bene?Diana ha detto…».«Cosa?», chiese Cassie, con un tono che sarebbe statobrusco se la sua voce non avesse tremato.«È preoccupata per te».«Sto bene!». Cassie si stava sforzando di trattenere lelacrime. «E comunque, sono stufa che la gente parli di mealle mie spalle. Faye dice questo, Diana dice quello… sono stufa».Adam prese le mani di Cassie tra le sue. «Credo», dissecon voce pacata, «che tu sia solo stanca. Tutto qui».“Eccome”, pensò Cassie. “Sono stanca di avere segreti.E sono stanca di lottare. Se sono malvagia, a che serve resistere?”.44Ma in quel momento pensare e agire erano la stessa cosa. Prima che si rendesse conto di quel che stava facendo,strinse le mani di Adam, intrecciando le dita alle sue. Nécon parola, sguardo o azione. “Che sciocchezze”, pensò.“Abbiamo infranto il giuramento già un migliaio di volte.Perché non romperlo una volta per tutte? Almeno possosentirmi in colpa per qualcosa di concreto, e Diana non loavrà per prima”.Era questo il nodo della questione. Diana poteva averequalunque cosa, ma non avrebbe avuto Adam per prima.“Posso riuscirci”, pensò Cassie. All’improvviso la suamente, immune dal dolore lancinante che avvertiva nelpetto, si mise a lavorare in modo freddo e razionale. Adamera un bersaglio facile perché era onesto, mai avrebbe pensato che Cassie fosse pronta a servirsi di qualsiasi mezzoper ottenere quello che voleva.Se fosse scoppiata in lacrime… se gli si fosse avvicinato quel tanto da stringerlo, da abbandonarsi tra le sue braccia… sefosse riuscita a posargli la testa sulle spalle inmodo che lui sentisse il suo profumo… se avesse cominciato a singhiozzare… Adam avrebbe resistito alla tentazione dibaciarla?Cassie credeva di no.C’erano luoghi più appartati all’interno della scuola.L’aula di economia – chiunque era in grado di forzarequella porta – o il magazzino dove venivano conservati itappetini della palestra. Se si fossero baciati, cosa avrebbeimpedito loro di andare in un posto più tranquillo?

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Niente.E Diana, la dolce, stupida e innocente Diana, non si sarebbe mai accorta di nulla. Se Adam le avesse detto di aver portatoCassie a fare due passi per calmarla, Diana gliavrebbe creduto.No, nulla avrebbe fermato Adam e Cassie… tranne ilgiuramento. Com’è che faceva? Possa il fuoco bruciarmi,45l’aria soffocarmi, la terra inghiottirmi e l’acqua sommer-gere la mia tomba. Cassie non lo temeva. Il fuoco già lestava consumando il corpo, l’aria già la stava soffocando –infatti non riusciva a respirare. Nulla poteva fermarla. Glisi avvicinò un altro poco, la testa reclinata come un fiorecon il gambo piegato, le prime lacrime che le bagnavanogli occhi. Sentì la gola che si stringeva, le dita di Adamche si chiudevano sulle sue per la preoccupazione e laconsapevolezza.«Cassie… Dio…», sussurrò Adam.Una violenta ondata di trionfo travolse Cassie. Adamnon riusciva a trattenersi. Sarebbe successo. Alberi e pian-te, quercia e agrifoglio, datelo a me, è lui che io voglio…Che stava facendo?Stava usando la magia su Adam? Voleva attirarlo conparole provenienti da una qualche profonda sorgente diconoscenza dentro di sé? Era un comportamento sbagliato,vergognoso, e non solo perché un membro del circolo nonpoteva lanciare un incantesimo su un altro membro inconsapevole.Era sbagliato per Diana.Diana, che l’aveva accettata come amica quando nessuno le parlava. Che l’aveva difesa da Faye e da tutta lascuola. Anche se in quel momento Cassie non sopportaval’idea di starle vicino, Diana riluceva nella sua mente come una stella luminosa. Se l’avesse tradita, avrebbe traditotutto ciò che era davvero importante nella sua vita.Malvagia o no, Cassie non poteva farlo.Ritrasse le mani dalle forti dita di Adam.«Sto bene», disse con voce debole e incerta.Adam tentò di riprenderle le mani. È questo il problemacon la magia, non sempre puoi fermare ciò che hai iniziato. «Adam, davvero», disse Cassie. Poi, disperatamente,aggiunse: «Diana ti sta aspettando».46Pronunciare quel nome cambiò subito la situazione.Adam si bloccò per un istante e poi riaccompagnò Cassieindietro, come Herne che riportava una ninfa ribelle al circolo. Cassie andò direttamente da Laurel. Di Nick nessunatraccia. Be’, Cassie non poteva certo biasimarlo.Diana stava parlando con Sally Waltman che, nonostante la morte di Jeffrey, sembrava fredda e distaccata. Adame Cassie rimasero con Laurel, Suzan e i rispettivi accompagnatori, e Sean e Deborah. Un’allegra combriccola distreghe. Accanto c’era un gruppetto di esterni.Stava cominciando un pezzo lento. Gli esterni si diressero verso la pista da ballo. Tranne una ragazza.Era poco distante dai membri del club. Era una matricola che Cassie ricordava vagamente di aver visto alle lezioni difrancese. Una ragazza timida, non bella, ma neppurebrutta. In quel momento stava fingendo di non curarsi delfatto di essere stata abbandonata.Cassie provò pena per lei. Povera ragazza. Fino a pocotempo prima, si era trovata nella sua stessa situazione.«Vuoi ballare?». Era la voce di Adam, calda e cordiale– ma era indirizzata all’esterna, non a Cassie. La ragazzas’illuminò, e andò felicemente sulla pista con Adam, lescaglie del suo costume da sirena brillavano e luccicavanosotto le luci. Cassie li osservò allontanarsi con una fitta al

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cuore.Ma non era gelosia. Era amore – e rispetto.«Il cavaliere perfetto», disse Melanie.«Cosa?», disse Cassie.«È in un libro di Chaucer che abbiamo studiato al corsodi inglese. È Adam, il cavaliere perfetto», spiegò Melanie.Cassie riflettè un attimo. Poi si rivolse a Sean. «Ehi,secco, ti va di muoverci un po’?», disse.Sean si illuminò.“Be’”, pensò Cassie muovendosi al ritmo della musicaabbracciata a Sean, “una cosa è certa: questo ballo non ha47nulla a che vedere con il precedente”. Quando aveva ballato con Adam, la palestra le era sembrata un luogo meravigliosoe incantato. Adesso vedeva solo figure di carta e tubi spogli sopra la testa. Almeno Sean, lo Scheletro Fosforescente, nonci stava provando troppo.Dopo, altri ragazzi le chiesero di ballare, ma Cassie andò dritta da Nick, che nel frattempo si era rimaterializzato,e si nascose dietro di lui. Almeno una parte del piano stavafunzionando – i pretendenti indietreggiarono. Tutti la volevano, ma nessuno poteva averla: era una sensazionemolto strana. Nick non le chiese per quale motivo primaera corsa via, e Cassie non gli domandò che fine avessefatto lui.Ballarono qualche pezzo. Nick non provò mai a baciarla.E poi fu tempo di andare. Dopo aver salutato i rispettiviaccompagnatori, esterrefatti e leggermente indignati, imembri del club si radunarono all’uscita. Neppure la deabiondo paglia Afrodite ritardò. I due Zax identici, con gliocchi a mandorla blu e verdi che scintillavano, erano giàfuori. Si incamminarono nelle tenebre. La luna splendevanel cielo; le stelle sembravano bruciare.Sulla scogliera faceva freddo. Deborah e Faye si adoperarono per accendere un fuoco, qualcuno si sedette sui resti dellefondamenta della casa rasa al suolo e qualcun altro andò a prendere roba da mangiare nelle auto. Cassiecredeva che sarebbero stati tutti serissimi, ma il circolo eradi buon umore. Eccitati da quella notte, ridevano e scherzavano, sfidando la pericolosità di quel che avrebbero fatto di lì apoco. Cassie si fece prendere dai preparativi esmise di pensare a quel che sarebbe accaduto.C’era un mucchio di cibo. Semi di zucca secchi (“senzasale”, disse Suzan), pan di zucca e pan di zenzero preparato da Diana, scatole di cioccolatini e ciambelle glassateall’arancia portate da Adam, una ciotola di dolcetti tipici48di Halloween da parte di Suzan, bibite analcoliche, sidrospeziato e un grosso sacchetto di carta che Chris agitavatra le mani.«Noccioline! Per la virilità!», urlò Doug facendo un gesto poco raffinato.«Le nocciole simboleggiano la saggezza», disse Melanie con pazienza, ma i fratelli Henderson continuarono asghignazzare.E poi c’erano le mele: rosse, verdi, gialle. «Mele perl’amore e per la morte», disse Diana. «Soprattutto la nottedi Halloween. La dea Era le reputava sacre».«Lo sapete che i semi della mela contengono cianuro?»,aggiunse Faye sfoggiando uno strano sorriso. Stava sorridendo a Cassie sin da quando era rispuntata da dietro i festoni dicarta in compagnia di Adam. Chinandosi in avantiper prendere un po’ di pan si zenzero, le bisbigliòall’orecchio: «Che è successo? Ti sei fatta sfuggirel’occasione?».«Non è carino fare le sciocche con i ragazzi impegnati», sussurrò Cassie con voce stanca, come se stesse parlando con unabimba di cinque anni.Faye ridacchiò. «Carino? Vuoi che diventi il tuo epitaffio? “Qui giace Cassie, una ragazza… carina”?».

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Cassie si voltò.«Conosco un incantesimo delle mele», stava dicendoLaurel al gruppo. «Sbucciate la mela in modo che la buccia formi una spirale integra e poi ve la gettate alle spalle.Se non si rompe, formerà le iniziali del vostro vero amore».Ci provarono, senza molto successo. Nessuno riuscì aformare una spirale intera, Suzan si tagliò con il coltello diDeborah, e quando Diana riuscì nell’impresa e lanciò labuccia alle sue spalle, non successe nulla.49«Be’, resta il fatto che la dea le considerava sacre», disse Laurel corrucciando la fronte. «E anche il dio cornuto»,aggiunse maliziosamente, guardando Adam.Cassie aveva rotto di proposito la buccia della sua mela; quell’incantesimo la metteva a disagio. E non solo perché a uncerto punto Melanie disse allegramente: «Untempo le streghe finivano impiccate se venivano sorprese alanciare incantesimi simili la notte di Halloween».«Io ne conosco un altro», disse Laurel. «Bisogna lanciare una nocciolina nel fuoco e fare due nomi. Tipo Suzan e DavidDowney», aggiunse maliziosamente. «Se lanocciolina esplode, vuol dire che sono fatti l’uno perl’altra. Se non esplode, tra loro non ci sarà mai niente».«Se mi ama, esplodi e vola; se mi odia, brucia e muori», disse teatralmente Suzan mentre Laurel lanciava unanocciolina nel fuoco. La nocciolina sfrigolò.«Laurel e Doug», ridacchiò Chris, lanciando un’altranocciolina.«Chris e Sally Waltman!», gli fece eco Doug.«Cassie e Nick!».Deborah lanciò la nocciolina sorridendo, anche se Fayenon ci trovava nulla di divertente.«Adam…», disse Faye, prendendo una nocciolina tradue dita e aspettando di avere l’attenzione di tutti. Cassiela guardò, immobile sul mattone su cui era seduta. «… eDiana», finì lanciando la nocciolina tra i ceppi ardenti.Non aveva voglia di guardarla, ma si costrinse a farlo.«Ci sono tante altre tradizioni legate alla notte di Halloween», stava continuando Laurel. «È il giorno in cuivengono ricordati gli anziani, che si avvicinano all’invernodella loro esistenza – o almeno è quello che dice mia nonna Quincey».Cassie stava osservando la nocciolina. Sembrava muoversi a piccoli scatti – ma sarebbe scoppiata?50«Si sta facendo tardi», disse Adam. «Non dovremmocominciare?».Diana si spazzolò le briciole di pan di zucca dalle manie si alzò. «Sì».Cassie distolse gli occhi dal fuoco, ma proprio inquell’istante sentì un colpo simile a uno sparo. Due o trenoccioline erano esplose contemporaneamente, e quandoCassie tornò a guardare il fuoco non riuscì a distinguerequella lanciata da Faye. Era scoppiata – oppure l’avevapersa di vista. Chi poteva dirlo?Subito dopo si chiese che fine avesse fatto la nocciolinalanciata da Deborah – quella su Cassie e Nick. Ma nonriuscì a individuare neppure quella.«Va bene», disse Diana. «Questo circolo dovrà esserepiù potente del solito, perché avremo bisogno di più protezione di quanta ce ne sia mai servita. E occorrerà l’aiuto ditutti». Lanciò un’occhiata a Faye, che rispose con unosguardo di totale innocenza.Diana cominciò a tracciare un circolo intorno al fuococon il suo pugnale dal manico nero. Adesso tutti erano seri, gli occhi fissi sulla lama che stava tracciando un cerchio quasiperfetto. Diana lasciò un varco nell’angolo

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nordest.«Lo chiuderò dopo che saremo entrati tutti», disse Diana. Entrarono uno dietro l’altro e si sedettero sul perimetrointerno del cerchio. Solo Raj rimase fuori, osservando conansia e gemendo lievemente.«E ora», disse Diana, chiudendo l’apertura con un colpo di pugnale, «che nessuno spezzi la catena. Ciò chestiamo per evocare all’interno del circolo è molto pericoloso, ma è nulla in confronto a quel che resterà fuori».«Quanto pericoloso?», disse nervosamente Sean. «Dentro il circolo, cioè».«Se non ci avviciniamo al fuoco, saremo al sicuro»,disse Diana. «Per quanto possa essere forte, lo spirito che51evocheremo non potrà separarsi dalle fiamme. Va bene»,aggiunse velocemente, «adesso invocherò la Torre diGuardia dell’Est. Poteri dell’Aria, proteggeteci!».Guardando il cielo scuro e l’oceano a est, Diana sollevòun bastoncino di incenso acceso e ci soffiò sopra. «Pensateall’aria!»,disseaimembridellacongrega,eall’improvviso Cassie non solo ci pensò, ma l’avvertì, lasentì. Dapprincipio era una brezza leggera proveniente daest, ma poi cominciò ad aumentare d’intensità. Divenneuna raffica, un vento rabbioso che sferzava i loro volti,gettando i capelli di Diana all’indietro come una bandiera.E poi deviò, cominciando a soffiare tra i membri del circolo, accerchiandoli.Diana prese un pezzo di legno in fiamme e si piazzòdavanti a Cassie, seduta nell’angolo più a sud. Facendoleoscillare il pezzo di legno al di sopra della sua testa, disse:«Adesso invoco la Torre di Guardia del Sud. Poteri delFuoco, proteggeteci!».Non ebbe bisogno di dire: «Pensate al fuoco». Cassiegià avvertiva il calore sulla pelle, immaginava lingue difuoco che le lambivano le spalle. Il fuoco si propagò incircolo come se qualcuno avesse fatto esplodere della polvere da sparo.Non è reale, si disse Cassie. Sono solo visualizzazionidi simboli. Ma erano simboli terribilmente concreti.Diana si spostò di nuovo. Dopo aver affondato le dita inun bicchiere di carta, spruzzò dell’acqua sul perimetro occidentale, tra Sean e Deborah. «Invoco la Torre di Guardiadell’Ovest. Poteri dell’Acqua, proteggeteci!».Un’onda verde bottiglia apparve all’improvviso, si innalzò intorno al circolo e formò un muro d’acqua.Infine, Diana si spostò verso nord, guardò Adam e gettòdel sale a terra. «Invoco la Torre di Guardia del Nord»,disse. Le tremava leggermente la voce: lo sforzo dovevaessere tremendo. «Poteri della Terra, proteggeteci!».52La terra tremò sotto i loro piedi.La cosa prese Cassie alla sprovvista, ma l’effetto suglialtri fu di gran lunga maggiore. Nel New England non erano abituati ai terremoti, ma Cassie era californiana. Siaccorse che Sean stava per balzare in piedi.«Deborah, ferma Sean!», gridò.La motociclista afferrò Sean e gli impedì di scappare.Le scosse divennero sempre più violente… e infine, conun rombo di tuono, la terra si aprì. Una voragine, da cuiproveniva una puzza penetrante di zolfo, si era creata intorno al circolo.

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Non è reale, non è reale, si ripetè Cassie. Erano circondati dai fantasmi dei quattro elementi invocati da Diana: ilcerchio di vento, l’anello di fuoco, il muro di acqua e lavoragine nel terreno. Nulla poteva penetrare quelle barriere dall’esterno – e Cassie non era così sicura che fossepossibile uscire, per coloro che erano già dentro.Tremante, Diana andò a sedersi tra Nick e Faye. «Ok»,disse, quasi sussurrando. «Adesso concentratevi sul fuocoe lasciate che la notte faccia il resto. Vediamo se qualcosaverrà a parlarci».Gli occhi di Cassie scivolarono su Melanie, al suo fianco. «Ma se le protezioni non possono essere superatedall’esterno, chi mai potrà venire?», mormorò.«Qualcosa da dentro», sussurrò Melanie, guardando laterra brulla all’interno del circolo. All’interno delle fondamenta della casa.«Oh».Cassie guardava le fiamme cercando di schiarirsi lamente, per accettare qualunque cosa provasse a oltrepassare il velo tra il mondo invisibile e quello visibile. Era lanotte giusta, e quello era il momento giusto.Dal fuoco si levarono alte nubi.53C’era poco fumo, all’inizio, come se il legno fosse umido. Poi il fumo si fece più denso – sempre trasparente,ma più scuro – e formò una nuvola sopra il fuoco.Fu allora che cominciò la trasformazione.Si contorceva e si espandeva, come nuvole che si ammassavano. Mentre Cassie guardava con il respiro bloccato in gola, ilfumo cominciò ad assumere una forma.La forma di un uomo.Indossava abiti antiquati, come se ne vedono nei libri distoria. Un cappello con una cupola a tesa rigida. Un mantello o un cappotto appoggiato sulle ampie spalle. Un colletto dilino rigido e largo. Brache allacciate sotto le ginocchia. Cassie credette di distinguere un paio di scarpesquadrate, ma spesso la parte inferiore delle gambe si confondeva con il fumo. Notò che la figura non si staccavamai dal fuoco, vi rimaneva sempre attaccata tramite un filosottile di fumo.Era immobile, tranne per le volute di fumo che mulinavano incessantemente.Poi cominciò a muoversi verso Cassie.Era l’unica ad avercelo proprio di fronte. Un pensieroimprovviso le balenò nella mente. Quando Adam avevatirato fuori dallo zaino il teschio per la prima volta, le erasembrato che guardasse lei in particolare. E aveva avuto lastessa sensazione durante la cerimonia. Quando Diana aveva rimosso il panno, le orbite vuote sembravano fissaredirettamente Cassie.E adesso anche questa cosa la stava guardando.«Dovremmo fargli una domanda», disse Melanie, mapersino la sua voce, solitamente calma, era titubante. Lafigura fumosa aveva un che di minaccioso, di malvagio.Come l’energia oscura all’interno del teschio, solo più forte. Più immediata.54“Chi sei?”, pensò Cassie. Ma non aveva bisogno di fargli quella domanda. Non c’erano dubbi su chi fosse quellacosa.Black John.Poi sentì la voce di Diana, chiara e calma. «Ti abbiamoevocato perché abbiamo trovato qualcosa che ti appartiene», disse. «Dobbiamo sapere cosa farne. Ci parlerai?».Nessuna risposta. Cassie pensò che la cosa si stesse avvicinando a lei, ma forse era solo un’impressione.«Stanno accadendo cose terribili», disse Adam. «Bisogna fermarle».Non era una sua impressione. Si stava avvicinandodavvero.«Sei tu che controlli l’energia oscura?», chiese improvvisamente Melanie, e la voce di Laurel si sovrappose allasua: «Sei morto! Non hai alcun diritto di interferire con ivivi».«Che problemi hai», chiese Deborah.

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“Troppo in fretta”, pensò Cassie. “Troppe domande”.La figura era sempre più vicina. Cassie era paralizzata,sembrava l’unica a rendersi conto del pericolo imminente.«Chi ha ucciso Kori?», ringhiarono Chris e Doug.«Perché l’energia oscura ci ha portati al cimitero?», intervenne Deborah.«E cosa è successo a Jeffrey?», aggiunse Suzan.La voluta di fumo che collegava quell’essere allefiamme si stava assottigliando. Ora era davanti a Cassie.Aveva paura di guardare quel volto fumoso e indistinto,ma doveva farlo. Quando alzò lo sguardo, credette di riconoscere il volto che aveva visto all’interno del teschio dicristallo.Alzati, Cassie.Le parole, che Cassie sentiva solo nella sua mente, avevano uno strano potere su di lei. Cassie cominciò ad alzarsi.55Seguimi, Cassie.Gli altri stavano ancora facendo domande. In lontananza, Cassie riusciva a sentire un cane che abbaiava debolmente. Lavoce nella sua mente era di gran lunga più forte.Cassie, vieni.Si alzò. L’oscurità mulinante adesso sembrava menotrasparente. Più solida. E poi allungò una mano dai contorni indefiniti.Cassie fece altrettanto.56CAPITOLO 557«Cassie, no!».In seguito Cassie avrebbe capito che era stata Diana agridare. Ma in quel momento quelle parole le giunserocome attraverso una nebbia, lente e strascicate. Senza senso, come l’incessante e folle latrato che proseguiva chissàdove. Le dita di Cassie sfiorarono la mano oscura.Avvertì una scossa simile a quella provocatadall’ematite. Alzò la testa, scioccata, e vide il volto fumoso e turbinante, e lo riconobbe…Poi tutto andò in frantumi.Cassie si ritrovò zuppa d’acqua dalla testa ai piedi. Iceppi ardenti si spensero in un sibilo. La figura si assottigliò fino a dissolversi, come se fosse stata risucchiata dalfuoco. Un fuoco che adesso non era altro che un cumulo diceppi carbonizzati e fradici.Adam era in piedi dall’altra parte del circolo, con un estintore in mano. Raj era alle sue spalle, il pelo rizzato, lelabbra dischiuse sui denti ringhianti.Cassie spostò lo sguardo dalla sua mano agli occhisgranati di Adam. Poi tutto divenne grigio, e svenne.«Sei al sicuro. Resta sdraiata». La voce sembrava giungere da molto lontano, ed era gentile ma autoritaria. “Diana”, pensòdistrattamente Cassie, avvertendo il forte desiderio di stringerle la mano. Ma era troppo faticoso muoversi o aprire gliocchi.«Ecco l’acqua di lavanda», disse un’altra voce, più leggera e frettolosa. Laurel. «Tamponala così…».Cassie sentì il liquido fresco sulla fronte e sui polsi. Unodore dolce e pulito le schiarì un poco la testa.Adesso riusciva a sentire altre voci. «… forse, ma ancora non capisco come abbia fatto Adam. Io non riuscivo amuovermi – ero paralizzata». Deborah.«Anch’io! Era come se fossi ancorato al terreno». Questo era Sean.58«Adam, ti fai dare un’occhiata da Laurel? Per favore?Sei ferito». Era Melanie, e all’improvviso Cassie riuscì adaprire gli occhi. Si mise a sedere e un panno fresco dallafronte le cadde sul grembo.«No, Cassie, non ti muovere», disse Diana, cercando dispingerla di nuovo giù. Cassie stava guardando Adam.I suoi meravigliosi capelli ribelli erano arruffati più del

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solito. La pelle era arrossata, sembrava uno sciatore conuna brutta scottatura, e i vestiti erano sgualciti e umidi.«Sto bene», disse a Melanie, che cercava di convincerlo asedersi su una sedia.«Che è successo? Dove siamo?», disse Cassie. Era stesasu un divano in un salotto modesto. Sapeva che conoscevabene la stanza, ma era troppo confusa per capire dove sitrovasse.«Sei a casa di Laurel», disse Diana. «Non volevamomettere in allarme tua madre e tua nonna. Sei svenuta;Adam ti ha salvato la vita».«Ha superato i quattro circoli di protezione», disse Suzan, con una evidente nota di soggezione nella voce.«Stupido», commentò Deborah. «Ma impressionante».E poi arrivarono le parole strascicate di Faye: «Ha dimostrato una devozione incredibile».Ci fu una pausa di sorpresa. Poi Laurel disse: «Oh, losai che Adam e il senso del dovere sono una cosa sola».«L’avrei fatto anch’ io – e anche Doug – se fossimo riusciti ad alzarci», insistè Chris.«E se ci aveste pensato – cosa in cui non eccellete»,disse Nick, con voce secca e dura, e un’espressione tetra.Cassie stava guardando Laurel mentre tamponava lafaccia e le mani di Adam con un panno bagnato. «È aloe escorza di salice», spiegò Laurel. «Impedisce che le bruciature peggiorino».«Cassie», disse gentilmente Diana, «ricordi cosa è successo prima di svenire?»59«Uh… stavate facendo delle domande – troppe domande. E poi… non so, una voce ha cominciato a parlarmi nella testa.Quell’essere mi stava guardando…». Cassie ebbeun’intuizione improvvisa. «Diana, quando tenemmo la cerimonia nel tuo garage, ricordi in che posizione era il teschiosotto il panno?». Diana annuì. «L’avevi posizionatoin modo che guardasse in una particolare direzione?».Diana sembrava stupita. «Ora che mi ci fai pensare,c’era qualcosa che non mi quadrava. Avevo sistemato ilteschio in modo che, una volta seduta, me lo sarei ritrovatodavanti – ma quando levai il panno, guardava nella direzione opposta».«Nella mia direzione», disse Cassie. «Il che vuol direche qualcuno l’ha spostato… o si è spostato da solo». Sistavano guardando, erano confuse e sconvolte, ma comu-nicavano. Cassie si sentiva vicina a Diana come non succedeva da settimane. Pensò che fosse il momento giustoper cucire il loro rapporto.«Diana», cominciò, ma proprio allora notò qualcosa. Lamaschera di Adam con le corna e le foglie di quercia eraappoggiata su una sedia, e Diana la accarezzava come seavesse bisogno di conforto. Era un gesto automatico – eassolutamente rivelatore. Un forte risentimento le strinse ilcuore. Herne e la dea Diana appartenevano l’uno all’altra,vero? E Diana lo sapeva. Più tardi, quella notte stessa, avrebbero celebrato la loro personale cerimonia, quella dicui le aveva parlato Faye.Cassie alzò gli occhi e scoprì che Faye la stava guardando, con un’espressione piena di ironia. Sorrideva debolmente.«Allora?», stava dicendo Diana. «Cassie?»«Niente». Cassie spostò lo sguardo sul logoro tappetoviola sul pavimento di legno. «Niente. Adesso mi sentomeglio», aggiunse. Era vero, il senso di disorientamentoera quasi sparito, ma non il ricordo di quel volto indistinto.60«Che brutto modo di chiudere Halloween», disse Laurel.«Saremmo dovute restare al ballo», disse Suzan, sedendosi con le gambe incrociate. «Non abbiamo scoperto nulla, eCassie si è fatta male», aggiunse dopo una breve pausa.«Ma abbiamo capito qualcosa. Tipo che il fantasma di

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Black John è ancora in circolazione – ed è malvagio», disse Adam. «Non avrebbe mai risposto a nessuna delle nostredomande».«Ed è potente», disse Diana. «Abbastanza da immobilizzarci». Poi guardò Cassie. «Tranne te. Chissà comemai».Cassie si sentì un po’ a disagio e scrollò le spalle.«Non importa quanto sia forte», disse Melanie. «Trapoco, quando Halloween sarà finito, non avrà più alcunpotere».«Ma non abbiamo scoperto nulla sul teschio. O su Kori», disse Doug, insolitamente serio.«E io non credo neppure che Black John sia – com’èche hai detto prima, Adam? – maligno», intervenne Faye.«Forse semplicemente non gli andava di parlare».«Oh, non dire sciocchezze», cominciò Laurel.Prima che potesse nascere una discussione, Diana disse:«Sentite, è tardi e siamo tutti stanchi. Stanotte non risolveremo nulla. Se Cassie sta bene, credo che dovremmoandarcene tutti a casa a riposare».Ci fu una pausa, e poi cenni di assenso.«Possiamo riparlarne a scuola – o al compleanno diNick», disse Laurel.«Cassie l’accompagno io», disse Nick sulla porta.Cassie gli lanciò un’occhiata veloce. Non aveva dettogranchè mentre era stesa sul divano, ma le era stato vici-no. Era andato lì insieme agli altri per accertarsi che stessebene.61«Allora Deborah verrà con me», disse Melanie.«All’andata l’hai accompagnata tu, vero?»«Posso venire anch’io? Sono stanca morta», disse Diana, e Melanie annuì.Cassie quasi non si accorse degli altri saluti. La sua attenzione era tutta per Adam, diretto a nord con la sua JeepCherokee, e per Diana, diretta a sud con Melanie e Deborah.“Niente cerimonia Herne-Diana questa sera”, pensòCassie, e sentì un’ondata di sollievo. Sollievo – e una leggera felicità meschina. Era sbagliato, era cattivo – ma eraquel che sentiva.Mentre saliva sull’auto di Nick, vide Faye che le stavasorridendo con le sopracciglia inarcate, e prima che se nerendesse conto, Cassie sorrise a sua volta.Il giorno dopo, quando Cassie uscì di casa, rimasescioccata. Gli aceri da zucchero dall’altra parte della stradaerano cambiati. Gli accesi colori autunnali che le avevanoricordato il fuoco non c’erano più. E neppure le foglie. Irami erano tutti spogli.Sembravano scheletri di Halloween.«Nick non ci lascerà fare grandi cose per il suo compleanno di domani», disse Laurel. «Peccato non poter organizzare unvero party a sorpresa».Deborah grugnì. «Se ne andrebbe».«Lo so. Be’, penseremo a qualcosa che non reputi troppo infantile. E…», s’illuminò Laurel, «possiamo fare unafesta unica anche per gli altri compleanni».«Gli altri compleanni?», disse Cassie.Le ragazze la guardarono. Erano riunite nel salottinodella mensa, mentre i ragazzi tenevano impegnato Nick.«Vuoi dire che non sai niente della stagione dei compleanni?», chiese Suzan incredula. «Diana non ti ha dettonulla?».62Diana aprì la bocca ma la richiuse subito. “Non sa come dare a tutti la notizia che noi due non ci parliamo più,almeno non in privato”, pensò Cassie.«Vediamo se ricordo tutto», disse Faye ridacchiando,gli occhi al soffitto. Cominciò a contare sulle dita con le

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lunghe e lucenti unghie scarlatte. «Nick il 3 novembre,Adam il 5 novembre, Melanie il 7 novembre. Il mio – eoh, sì, anche quello di Diana – il 10 novembre…».« Stai scherzando?», la interruppe Cassie.Laurel scosse la testa mentre Faye continuava imperterrita. «Quello di Chris e Doug cade il 17 novembre, quellodi Suzan il 24 e quello di Deborah il 28. Quello di Laurelcade… uhm…».«Il primo dicembre», disse Laurel. «E quello di Sean,l’ultimo, è il 3 dicembre».«Ma è…», la voce di Cassie si spense. Non riusciva acrederci. Nick era più vecchio di Sean di un solo mese? Etutte le altre streghe avevano solo otto o nove mesi più dilei? «Ma tu e Sean siete al mio stesso anno», disse a Laurel. «E il mio compleanno è il 23 luglio».«Chi è nato dopo il 30 novembre è stato costretto a iscriversi all’anno scolastico successivo. E così abbiamodovuto guardare gli altri che andavano a scuola mentre noirestavamo a casa». Si asciugò lacrime immaginarie.«Eppure…». Cassie non riusciva a capacitarsi. «Nonpensate che sia strano? Siete nati tutti nell’arco di un mese».Suzan sorrise maliziosamente. «Quell’aprile facevamolto freddo. I nostri genitori non uscirono mai di casa».« Sembra strano, lo ammetto», disse Melanie. «Ma ilfatto è che quasi tutti i nostri genitori si sposarono la primavera precedente, quindi non c’è nulla di così sorprendente».«Ma…». Cassie continuava a pensare che fosse incredibile, anche se era chiaro che gli altri non ci facevano più63caso. “E perché io sono nata a mesi di distanza da tutti glialtri?”, pensò Cassie. “Forse perché sono per metà esterna”. Scrollò le spalle. Probabilmente Melanie aveva ragione, ecomunque non c’era motivo di preoccuparsi. Lasciarono cadere quell’argomento e tornarono a occuparsi delparty di Nick.Decisero di raggruppare tutti i compleanni della primasettimana – quello di Nick, Adam e Melanie – e fare ununico party il 7 novembre, di domenica.«E...», disse Laurel, quando spiegarono il loro piano airagazzi, «sarà davvero speciale. Non fate domande – ma vigarantisco che sarà unico».«Uh, non ci farete mica mangiare roba sana, vero?»,disse Doug, sospettoso.Le ragazze si guardarono, soffocando una risata. «Be’,per essere sano è sano, o almeno così pensa qualcuno»,disse Melanie. «Dovete avere solo un po’ di pazienza».«Moriremo congelati», disse Sean, terrorizzato.«Non con questo», rise Laurel mostrando un thermos.«Laurel». Adam stava facendo un grosso sforzo per nonridere. «Non m’interessa cosa c’è li dentro – non riuscirà atenerci caldi lì».Una luna argentata, quasi piena, scintillava su un marecolor ossidiana. Adam stava indicando l’acqua.«Non è mica cioccolata», gli disse Deborah, impaziente. «È un mix di nostra creazione».I cinque ragazzi erano in fila dietro Laurel. Avevanoacceso un falò sulla spiaggia, ma il fuoco non poteva nullacontro il vento gelido.«Non ci crederanno mai», disse Faye, e Diana aggiunse: «Mi sa che è meglio mostrarglielo».Laurel svitò il thermos. Cassie fece un respiro profondoe bevve un sorso. Il liquido era caldo e sapeva di medicina– sembrava uno dei peggiori infusi alle erbe di Laurel –64ma nel momento stesso in cui lo buttò giù, una sensazionedi calore le attraversò il corpo. Non aveva più bisogno del

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magione ingombrante. All’improvviso faceva molto caldo.«Al mare, voi mistici», disse Melanie. Cassie non erasicura di cosa volesse dire, ma come le altre si stava liberando dei vistiti di troppo. I ragazzi stavano strabuzzandogli occhi.«La voglio anch’io una festa di compleanno così», disse Sean, mentre Faye si sbottonava la giacca rossa. «Ok?Ok? Voglio…».I ragazzi rimasero leggermente delusi quando scoprirono che le ragazze indossavano il costume da bagno.«Ma noi che facciamo?», disse Adam, avvicinando ilthermos al naso e sorridendo alle ragazze in bikini.«Be’…», sorrise Faye. «Improvvisate».«Oppure…», intervenne Diana, «potreste andare aguardare dietro quella grossa roccia. Potrebbero essercidei costumi da bagno per voi».«Questo sì che è qualcosa di diverso», disse Laurel aCassie poco dopo, felice. Erano tutti in acqua. «Una nuotata di mezzanotte a novembre. Un vero party da streghe».«Sarebbe stato meglio se fossimo stati nudi», commentò Chris, scuotendo la testa bionda come un cane intirizzito.Cassie e Laurel si scambiarono un’occhiata, e poi guardarono Deborah che galleggiava nelle vicinanze.«Ottima idea», disse Deborah, facendo un cenno alle altre ragazze. «Che ne dici di cominciare tu, Chris?».«Aspettate… non intendevo… ehi Doug aiuto!».«Andiamo, ragazze», urlò Laurel. «Chris vuole spogliarsi, ma è un po’ timido».«Aiuto! Ragazzi, aiutatemi!».Ne venne fuori una specie di incrocio tra il nascondinoe il wrestling acquatico. Parteciparono tutti. Nick si lanciòall’inseguimento di Cassie che cercò di fuggire sollevando65grossi schizzi d’acqua. Nick, continuando a nuotare, le arrivò abbastanza vicino da afferrarla.«Aiuto!», strillò Cassie ridendo, cosa che le fece bereaccidentalmente l’acqua salata. Ma nessuno poteva aiutarla. Laurel e Deborah stavano guidando un assalto contro igemelli Henderson, e Adam e Diana erano distanti.Nick si scostò i capelli bagnati dagli occhi – più scuridell’onice sotto i raggi della luna – e le sorrise. Cassie nonlo aveva mai visto sorridere prima di allora. «Arrenditi»,le suggerì.«Mai», disse Cassie, con tutta la dignità di cui era capace, mentre piccole onde le schiaffeggiavano il volto. Nickera bellissimo – ma non voleva che la catturasse davanti atutti. Nick l’afferrò di nuovo e Cassie riprese a strillare incerca di aiuto. All’improvviso una grossa onda si abbattèsu di loro.«Via, sparisci!», disse Faye. I suoi occhi brillavano inmodo selvaggio sotto le ciglia bagnate. «O ti dobbiamocostringere? Cassie, tienilo da dietro mentre io gli sfilo iboxer!».Cassie non aveva idea di come bloccare un ragazzo forte come Nick, soprattutto adesso che era piegata in duedalle risate, ma ci provò comunque. Faye nuotava come undelfino. Nick si divincolò e si allontanò il più velocementepossibile.Cassie guardò Faye, che le stava sorridendo a mezzabocca. Cassie sorrise a sua volta.«Grazie», disse.«Figurati», disse Faye. «Lo sai che farei qualsiasi cosaper un’amica. E noi due siamo amiche, vero Cassie?».Cassie riflettè sulle sue parole. «Credo di sì», disse allafine, lentamente.«Bene. Perché, Cassie, sta per arrivare un momento incui mi serviranno tutti i miei amici. Martedì prossimo cisarà la prossima luna piena e il circolo si riunirà».66

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Cassie annuì, ma non capì subito dove Faye volesse arrivare. Ovvio che ci sarebbe stato un incontro. E un altroparty: era il compleanno di Faye e Diana. Avrebbero compiuto entrambe diciassette anni…«L’elezione del leader!», disse Cassie, ingoiando involontariamente un sorso di acqua salata. Guardò Faye conimprovvisa e terribile apprensione. «Faye…».«Esatto», disse Faye. Sotto i raggi della luna sembravauna sirena, in grado di restare a galla senza sforzo. Glisplendidi capelli bagnati le scivolavano sulla schiena comealghe. Gli occhi erano fissi su quelli di Cassie. «Voglio diventare il leader della congrega, Cassie. Io diventerò illeader, e tu mi aiuterai».«No».«Sì. Perché questa volta non scherzo. Ci sono andataleggera con te, ti ho lasciata in pace. Ma ora basta, Cassie.È la cosa che desidero di più al mondo, e tu mi aiuterai.Altrimenti…». Faye si girò a guardare Adam e Diana chestavano nuotando in lontananza.Altrimenti dirò tutto a Diana, e non solo del piacevolescambio di effusioni sulla scogliera. Le racconterò che tu eAdam vi siete baciati al ballo di inizio anno – credevi chenessuno ti avesse visto? E il vero motivo per cui Adam èpassato attraverso quattro circoli di protezione durante lacerimonia di Halloween. E…», si avvicinò a Cassie, gliocchi impassibili come quelli di un falco, «le dirò di comele hai sottratto il teschio e me lo hai consegnato, e chequesto ha causato la morte di Jeffrey».«Le cose non sono andate così! Non te lo avrei mai dato se avessi saputo…».«Ne sei certa, Cassie?». Faye le rivolse un calmo sorriso d’intesa. «Io credo che in fondo noi due siamo moltosimili. Siamo… sorelle. E se martedì non mi voterai, faròin modo che tutti sappiano la verità sul tuo conto. Diròcome sei veramente dentro».67“Malvagia”, pensò Cassie, fissando l’oceano che rifletteva la luce della luna come uno specchio, o un pezzo diematite. Si arrese. Non riusciva a parlare.«Pensaci, Cassie», disse Faye gentilmente. «Hai tempofino a martedì sera per prendere la tua decisione». E poiFaye si allontanò.Martedì sera.La luna piena splendeva sopra il circolo tracciato sulterreno. I membri del club vi erano seduti intorno. Diana,che indossava i simboli della Regina delle Streghe, avevainvocato i quattro elementi e si era zittita. Era Melanie chechiamava il voto, dal più anziano al più giovane.«Nicholas», disse.«Già te l’ho detto», disse Nick. «Non voto. Sono quiperché voi due avete insistito», disse guardando Faye eDiana, «ma mi asterrò».Cassie provava la strana sensazione che tutto quello chestava accadendo fosse irreale. Guardò Nick, bellissimo efreddo. Lui si era astenuto, perché lei non poteva fare altrettanto? Ma sapeva che così non avrebbe accontentatoFaye, a meno che non avesse già la vittoria assicurata. ECassie, come tre sere prima, non aveva idea di chi avrebbevotato. Se solo avesse avuto più tempo…Ma non c’era tempo. Melanie aveva ricominciato a parlare.«Adam».La voce di Adam fu chiara e ferma. «Diana».Da una pila di pietre rosse e bianche che aveva davanti,Melanie prese una pietra bianca. «Anch’io voto Diana,disse, e spostò un’altra pietra bianca.

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«Faye?».Faye sorrise. «Voto me stessa».Melanie spostò una pietra rossa. «Diana».68«Anche io voto me stessa», disse tranquillamente Diana.Una terza pietra bianca. Poi Melanie disse: «Douglas».Doug sfoggiò uno dei suoi sorrisi più selvaggi. «Ovviamente voto per Faye».«Christopher».«Uh…».Chrissembravaconfuso.Nonostantel’espressione accigliata di Faye e gli affannosi consigli diDoug, strizzava gli occhi guardando nel vuoto come sestesse cercando una decisione perduta. Alla fine sembròtrovarla e disse a Melanie. «Ok, Diana».Tutti si voltarono a guardarlo. Lui rispose con unosguardo di sfida. Le dita di Cassie si strinsero con forza intorno al pezzo di ematite in tasca.«Chris, brutto…», cominciò Doug, ma Melanie lo zittì.«Doug, è vietato parlare», disse, e spostò una quartapietra bianca accanto alle due rosse. «Suzan».«Faye».Tre rosse, quattro bianche. «Deborah».«Tu che pensi?», sbottò Deborah. «Faye».Quattro rosse, quattro bianche. «Laurel», disse Melanie.«Diana è sempre stata il nostro leader, e continuerà aesserlo», disse Laurel. «Voto per lei».Melanie spostò una quinta pietra bianca, con un lievesorriso sulle labbra. «Sean».Gli occhi neri di Sean si muovevano nervosamente. «Io…». Faye lo fissava. «Io… io… Faye», disse, e abbassòla testa.Melanie scrollò le spalle e spostò un’altra pietra rossa.Cinque rosse, cinque bianche. Anche se i suoi occhi grigierano seri, stava chiaramente sorridendo. I sostenitori diDiana si erano rilassati, e si stavano scambiando sorrisi dauna parte all’altra del circolo.Melanie si voltò con sicurezza verso l’ultimo membrodella congrega e disse: «Cassandra».69CAPITOLO 670«Cassie», ripetè Melanie.Tutti gli occhi erano puntati su di lei. Cassie riusciva asentire il calore di quelli dorati di Faye su di sé, e capì perché Sean prima si era sentito a disagio. Erano più caldi delmuro di fuoco evocato da Diana durante la cerimonia diHalloween.Distolse lo sguardo, come se fosse costretta a farlo dauna qualche forza superiore. Anche Diana la stava guardando. I suoi occhi erano simili a una pozza d’acqua ricoperta difoglie verdi. Sembrava che Cassie non potesse fare a meno di guardarli.«Cassie?», disse Melanie per la terza volta. Nella suavoce faceva capolino un’esile traccia di dubbio.Ancora incapace di togliere lo sguardo dagli occhi diDiana, Cassie sussurrò: «Faye».« Cosa?», urlò Laurel.«Faye», ripetè Cassie a voce troppo alta. Stava stringendo con forza il pezzo di ematite in tasca. La pietrafredda le stava gelando la mano. «Ho detto Faye, va bene?», disse a Melanie, ma guardando Diana.

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I suoi occhi verdi erano sconcertati. Poi, improvvisamente, si rese conto di cosa era successo, come se qualcuno avessescagliato una pietra in quella tranquilla pozzad’acqua. E quando Cassie si accorse che Diana aveva finalmente compreso, qualcosa dentro di lei morì per sempre.Cassie non ricordava per quale motivo aveva votatoFaye. Non ricordava come era cominciato tutto, come eraarrivata a fare una cosa del genere. Tutto quel che sapevaera che il freddo si stava propagando dalla mano al braccioe al resto del corpo, e che ormai non c’era modo di tornareindietro.Melanie era immobile, stordita, e non aveva ancoraspostato l’ultima pietra rossa. Sembrava essersene dimen71ticata. Fu Deborah a chinarsi in avanti e a spostare la sestapietra rossa.Quel gesto, e la vista delle sei pietre rosse accanto allecinque bianche, resero reale il tutto. L’atmosfera era caricadi elettricità mentre tutti si sporgevano in avanti a guardare.Lentamente, Melanie disse: «Faye è il nuovo leaderdella congrega».Faye si alzò.Non era mai stata così alta e bella come in quel momento.Porse una mano a Diana senza dire una parola. Ma nonera un gesto di amicizia, Faye, con la mano aperta, stavachiedendo qualcosa. Anche Diana si alzò, molto lentamente, e si sfilò il bracciale d’argento.Adam osservava la scena sbalordito. Poi scattò in piedi.« Aspettate un momento…».«È inutile, Adam», disse Melanie con voce vuota. «Lavotazione si è svolta regolarmente. Nulla potrà cambiare lecose».Faye prese il bracciale con le misteriose iscrizioni inrunico e se lo allacciò sul braccio nudo. Risplendeva contro la sua pelle color miele.Diana stava tentando di slacciarsi la giarrettiera con ditatremanti. Laurel, mormorando qualcosa e asciugandosi lelacrime con un gesto rabbioso, le si inginocchiò davantiper darle una mano. Dopo essere riuscita a sfilare la giarrettiera di cuoio verde e seta blu, si alzò con l’aria di volerlalanciare addosso a Faye.Ma Diana gliela prese di mano e la porse a Faye.Faye indossava la stessa tunica nera che aveva al ballodi Halloween, quella con lo spacco sulle cosce. Si allacciòla giarrettiera intorno alla coscia sinistra.Diana si portò le mani alla testa per prendere il diadema. Mentre se lo sfilava, piccole ciocche di capelli, del co72lore del sole e della luna fusi insieme, vi rimasero impigliate.Faye quasi glielo strappò di mano.Poi lo sollevò, come se volesse mostrarlo alla congrega,ai quattro elementi, al mondo, e se lo calcò in testa.La luna crescente risaltava sulla scura criniera dei suoicapelli.Il circolo esalò un respiro collettivo.Cassie non sapeva come era riuscita ad alzarsi, maall’improvviso stava correndo come un fulmine versol’oceano, i piedi che affondavano nella sabbia bagnata.Corse finchè una mano sulla spalla la bloccò.«Cassie!», disse Adam. I suoi occhi la fissavano, comese stessero cercando la sua anima.Cassie si divincolò.«Cassie, so che non volevi farlo! Ti ha costretta, vero?Cassie, dimmelo!».Cassie provò a divincolarsi di nuovo. Perché continuava a tormentarla? All’improvviso si sentiva furiosa con

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Adam e Diana per la fiducia che avevano in lei.«Lo so che ti ha costretta», disse Adam con veemenza.«Non mi ha costretta nessuno!», quasi urlò Cassie. Poismise di resistere. Rimasero a guardarsi, entrambi con ilfiatone.«Sarà meglio che torni indietro», disse Cassie. «Abbiamo promesso di non restare mai più da soli. Ricordi ilgiuramento? Non che ultimamente per te sia stato un grosso problema mantenerlo, vero?».«Cassie, ma che sta succedendo?»«Non sta succedendo niente! Adesso vattene, Adam.Solo che…». Prima che riuscisse a fermarsi, Cassie afferròAdam e lo attirò a sé. E lo baciò. Fu un bacio duro e rabbioso, e quando lo lasciò, Cassie era sbalordita quanto lui.Si guardarono senza dire una parola.73«Torna indietro», disse Cassie, che quasi non riusciva asentire la propria voce a causa del sangue che le pulsavanelle orecchie. Era finita, era tutto finito. Aveva così freddo… non solo sulla pelle, ma dentro, nel profondo, stavagelando. Gelando come ghiaccio nero. Tutto intorno a leiera nero.Aggirò Adam e tornò al falò.«Cassie!».«Torno di là. Per congratularmi con il nuovo leader».Il circolo era in preda al caos. Laurel stava piangendo,Deborah urlava, Chris e Doug sembravano due gatti selvatici sul punto di azzuffarsi. Sean si nascondeva dietro Fayeper tenersi a distanza da una Melanie disgustata. Suzanstava dicendo a Chris e Doug di smetterla di comportarsida ragazzini. In tutto questo, Faye rideva. Solo Nick e Diana erano completamente immobili. Il primo stava fumando insilenzio, lontano dagli altri e li fissava con occhisocchiusi.Diana era rimasta ferma dove Cassie l’aveva lasciataquando era corsa via. Sembrava che non si rendesse contodi quanto le stava accadendo intorno.«Chiudete tutti il becco!», stava urlando Deborah quando Cassie tornò. «Adesso è Faye che comanda».«Esatto», disse Suzan. Chris e Doug si stavano spintonando. Suzan vide Cassie e disse maliziosamente: « Giu-sto, Cassie?».Improvvisamente scese il silenzio. Tutti stavano guardando lei.«Giusto», disse Cassie, con una voce dura come la roccia.Chris e Doug smisero di spintonarsi. Laurel cessò dipiangere. Rimasero tutti immobili mentre Cassie andava apiazzarsi alle spalle di Faye, unendosi al suo gruppo. Mada quella posizione avrebbe anche potuto darle una coltellata nella schiena.74Se Faye era preoccupata, non lo dava a vedere. «Ok»,disse. «Avete sentito Deborah. Sono io il leader. E ora darò il mio primo ordine». Si voltò leggermente verso Cassie. « Tuvai a prendere il teschio. Quanto agli altri… seguitemi al cimitero».« Cosa?», urlò Laurel.«Sono il leader, e userò i miei poteri invece di restarmene seduta con le mani in mano. All’interno del teschioc’è dell’energia, energia che potrebbe tornarci utile. Cassie, sei ancora qui?».Adesso tutti stavano parlando, litigando, urlando minacce. Le cose non erano mai andate così quando il leaderera Diana. Adam gridava, chiedeva a Faye se per caso nonfosse impazzita. Solo Nick e Diana sembravano imperturbabili: Nick osservava la scena e Diana fissava qualcosache solo lei poteva vedere.Melanie stava cercando di riportare tutti alla calma, masenza riuscirci. Una parte distante e distaccata della mentedi Cassie notò che se Diana fosse intervenuta in quel momento, se Diana avesse preso il controllo della situazione,la congrega l’avrebbe ascoltata. Ma Diana non fece nulla.E le urla continuavano a salire d’intensità.«Va’ a prenderlo, Cassie», ringhiò Faye, digrignando i

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denti. «O ci andrò io».Cassie sentì il Potere che le stava crescendo intorno. Ilcielo era tirato come la pelle di un tamburo, come la cordadi un’arpa pronta a essere pizzicata. L’oceano alle suespalle vibrava di forza repressa. Poteva sentirlo nella sabbia sotto i piedi, nelle fiamme guizzanti del falò.Ricordò cosa aveva fatto al dobermann al campo dellezucche, quando aveva sprigionato una qualche specie diforza, concentrata come un raggio laser. Si accorse chestava per accadere di nuovo. Era connessa con tutti gli elementi; il potere aspettava solo di essere liberato.75«Black John ci lascerà il suo potere. Ce lo darà, se glielo chiediamo nel modo corretto», stava urlando Faye. «Loso, ho comunicato con lui. Ma dobbiamo chiederglielo».“Ha comunicato con lui?”, pensò Cassie. La prima volta che le aveva portato il teschio? O successivamente?«Ma perché al cimitero?», stava gridando Melanie.«Perché lì?»«Perché è quel che ha detto lui», sbottò impazientemente Faye. «Cassie, per l’ultima volta! Va’ a prendere il teschio!».Gli elementi erano schierati dietro di lei. Cassie stavafissando la nuca di Faye. Ma poi ricordò qualcosa. Losguardo negli occhi di Diana quando Cassie aveva dato ilsuo voto a Faye… oh, a che sarebbe servito ucciderla ora?Era tutto finito.Cassie girò su se stessa e si diresse verso il luogo doveera sepolto il teschio.«Come fa a sapere dove…», cominciò Melanie, e la risata di Faye la interruppe. Dunque anche il fatto che Cassie avevarubato il teschio non sarebbe più stato un segreto. Diana non aveva mai rivelato a nessuno il punto esattoin cui era sepolto il teschio, neppure ad Adam. Iniziò acorrere perché non voleva sentire il seguito.Scavò in mezzo alle pietre annerite finchè le sue ditasfiorarono il tessuto che avvolgeva il teschio. Poi scavòtutt’intorno e lo tirò fuori dalla sabbia, ancora una voltasorpresa dal suo notevole peso. Cassie tornò barcollandoda Faye.Deborah le corse incontro. «Da questa parte», disse, intercettando Cassie prima che potesse raggiungere il gruppo.«Muoviti!». Si arrampicarono verso la scogliera. Cassie vide la motocicletta di Deborah.«Faye aveva previsto tutto», disse Cassie. Guardò Deborah, e con voce leggermente più alta ripetè: «Faye avevaprevisto tutto!».76«Sì. E allora?». Deborah sembrava perplessa; un bravosoldato abituato a prendere ordini dal proprio superiore.Che importava a Cassie che Faye avesse previsto tutto?«Potrebbe avere delle difficoltà a convincere gli altri a venire al cimitero, ma vuole essere certa che almeno noi cisaremo», le spiegò Deborah.«Non capisco come possa convincere tutti», disse Cassie, guardando il gruppo in basso. Una strana follia sembravaessersi impossessata di alcuni di loro; qualunque cosa stesse dicendo Faye, stava scatenando un putiferio. Suzan si eramessa in marcia, e Doug stava quasi trascinandoChris. Faye stava spintonando Sean.«Siamo in sette; Faye ha detto che è sufficiente», disseDeborah allontanandosi dal ciglio della scogliera. «Andiamo!».La corsa in moto fu identica alla precedente. Deborahguidava alla stessa folle velocità, la luna era ancora piùluminosa. Ma questa volta Cassie non ebbe paura, anchese poteva reggersi a Deborah con una sola mano. L’altrasorreggeva il teschio che aveva in grembo. Un minuto dopo aver raggiunto il cimitero, sentirono il rombo di alcunimotori. Chris, Doug e Suzan stavano arrivando a bordodella Samurai, seguita dalla Corvette di Faye. Il nuovoleader scese dal lato del guidatore e Sean si catapultò fuoridal sedile del passeggero.

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«Seguitemi», disse Faye. Si diresse all’angolo a nordest, con i lunghi capelli che le svolazzavano sulle spalle. Aogni passo, le sue gambe nude e perfette splendevano sottola luna, mostrando la giarrettiera in cui era infilato un pugnale con il manico nero. Quando il terreno cominciò a salire, sifermò.Anche Cassie si fermò, stringendo il teschio al pettocon entrambe le mani, terribilmente consapevole del postoin cui si trovavano. Disposte in fila, separate solo da cumuli di terra, c’erano le tombe del padre di Faye, della77madre di Sean e di tutti gli altri genitori morti di Crowhaven Road. Sean stava piagnucolando, e solo la presa diDeborah gli impediva di darsela a gambe.Faye si voltò. Anche nei momenti peggiori, quella ragazza alta e incredibilmente bella aveva un’autorità spontanea, unacapacità di intimidire gli altri. Adesso che il suofascino era esaltato dai simboli della Regina delle Streghe– il diadema, il bracciale e la giarrettiera – era circondatada un’aura di potere e prestigio.«È il momento», cominciò Faye, «di riappropriarcidell’energia che apparteneva alla congrega originale, e cheBlack John ha rinchiuso nel teschio. Black John vuole chequesto potere sia nostro, per combattere i nostri nemici.Possiamo riprendercelo – ora».Faye estrasse il coltello dal manico nero dalla giarrettiera e tracciò velocemente un cerchio imperfetto sull’erbasecca. «Entrate», disse.“Fa tutto in fretta per non darci il tempo di pensare”,pensò Cassie. Nessuno sollevò obiezioni, sembravano tuttipresi dall’ urgenza creata da Faye. Persino Sean avevasmesso di piagnucolare e guardava Faye rapito.Era uno spettacolo scioccante vederla sollevare il pugnale e invocare rapidamente gli elementi di protezione.“Troppo velocemente”, pensò Cassie, ricordando che tuttii loro sforzi durante la cerimonia di Halloween erano stativani. Ma neppure lei riusciva a parlare; sembrava che fossero saliti su un vagoncino delle montagne russe che nessunoriusciva a fermare. Men che meno Cassie, che erafredda e insensibile…«Cassie, posa il teschio al centro», ordinò Faye. Avevail fiato corto e il suo petto si sollevava e abbassava velocemente. A Cassie sembrava più eccitata di quanto lo fosse statacon Nick, Jeffrey o il tipo della pizza che si eraportato in camera.78Si inginocchiò e posò il teschio, ancora coperto dalpanno, al centro del cerchio tracciato alla bell’e miglio daFaye.«E ora», disse Faye con voce strana e euforica, «è ilmomento di reclamare il potere che avrebbe dovuto esserenostro sin dall’inizio. Invoco gli elementi a testimoniare…».«Faye, ferma!», urlò Adam che stava correndo tra le lapidi.Alle sue spalle c’era il resto della congrega, inclusa Diana, che sembrava ancora in trance. C’era persino Nick,silenzioso e vigile come sempre.Faye afferrò il teschio con entrambe le mani. «Aveteavuto la vostra occasione», disse. «Ora tocca a me».«Faye, fermati un attimo a pensare», disse Adam.«Black John non è tuo amico. Se ha davvero comunicatocon te, qualunque cosa ti abbia detto è una menzogna…».«Sei tu il bugiardo!», replicò Faye con forza.«Chris, Doug, quel teschio ha ucciso Kori. Se liberatedi nuovo l’energia oscura…».«Non ascoltatelo!», urlò Faye. Con le gambe che risaltavano contro il nero della tunica e i capelli ancor più scuri,sembrava una principessa barbara. Cassie si accorse chementre Adam le parlava, Laurel e Melanie la stavano accerchiando.

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Se ne avvide anche Faye. «Non permetterò che mi fermiate! Questo è l’inizio di un nuovo circolo!».«Ti prego, Faye», urlò Diana disperatamente. Sembravaessersi ripresa.«Per la Terra, l’Aria, il Fuoco e l’Acqua!», esclamò Faye scoprendo il teschio e sollevandolo con entrambe lemani sopra la testa.Argento. La luna piena sembrò incendiare il cristallo.Sopra la testa di Faye sembrava esserci un altro volto, vivido, innaturale e scheletrico, da cui fuoriusciva qualcosa79di oscuro. Qualcosa di più nero di un cielo senza stelle sistava riversando fuori dalle orbite, dalle narici e dai dentidigrignati del teschio. “Serpenti”, pensò Cassie, fissandoipnotizzata la scena. Serpenti, vermi e dragoni, di quelliche hanno scaglie spesse capaci di penetrare il terreno esputano veleno quando respirano. Tutto ciò che è male,tutto ciò che è oscuro, tutto ciò che è malvagio e odioso estrisciante sembrava uscire dal teschio, anche se nulla erareale. Era solo oscurità, solo luce di tenebra.Ci fu un suono come di api che ronzano, solo più fortee letale. Stava aumentando. Faye era sotto quella terribilecascata di oscurità, e nelle orecchie di Cassie il rumoresembrava quello di due rompighiaccio, e da qualche parteun cane stava abbaiando…Qualcuno deve fermarlo, capì Cassie. No, io devo fermarlo. Ora.Si stava alzando quando il teschio esplose.Silenzio, oscurità e null’altro.Cassie sperava che le cose restassero così.Qualcuno al suo fianco gemette.Cassie si mise lentamente a sedere, guardandosi intorno, cercando di capire cosa fosse successo. Il cimiterosembrava un campo di battaglia disseminato di corpi: Adam, a terra con un braccio allungato verso il circolo e Rajal suo fianco; Diana, i lunghi capelli luminosi sporchi difoglie e terra; Nick, che si stava alzando faticosamentescuotendo il capo.Faye giaceva su un velo di seta nera, i capelli scuri lecoprivano il volto. Le mani erano aperte a coppa, ma delteschio nessuna traccia.Qualcuno gemette di nuovo, e Cassie vide Deborah chesi metteva a sedere passandosi una mano sul volto.«Sono morti?», chiese Deborah con voce roca.80«Non lo so», sussurrò Cassie. Le faceva male la gola.Tra tutti quei corpi, si muovevano solo i capelli di Diana,sollevati dal vento, e Nick, che girava con passo malfermointorno al circolo.Ma poi, uno alla volta, anche gli altri cominciarono adare segni di vita. Sean e Suzan si lamentavano. Deborahraggiunse Faye strisciando e le scostò i capelli dal viso.«Respira».Cassie annuì; non sapeva che dire. Adam era chino suDiana, e Cassie distolse subito lo sguardo. Melanie e Laurel erano in piedi, e così Doug e Chris, che avevano l’ariadi due ubriachi appena usciti da una rissa. Sembrava chefossero tutti vivi.Poi Cassie si accorse che Laurel stava indicando qualcosa. «Oh, mio Dio. Il tumulo. Guardate il tumulo».Cassie si voltò e si irrigidì. Non riusciva a crederci. Iltumulo che, a detta di sua nonna, era un deposito di munizioni abbandonato, era aperto. Del lucchetto arrugginitonon c’era più traccia, e la porta di metallo era finita controil blocco di cemento. Ma c’era dell’altro. La parte superiore del tumulo era aperta in due come una prugna troppomatura. Come il bozzolo di un insetto volato via.

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Tutte le lapidi vicino alla recinzione erano inclinate.Quelle più vicine al tumulo, appartenenti ai genitori diCrowhaven Road, erano spaccate, a pezzi. «Divelte», pensò Cassie. Quella parola desueta le era venuta in mente perchissà quale motivo, ma era decisamente appropriata.Dall’interno del tumulo proveniva un cattivo odore.«Vado a dare un’occhiata», mormorò Deborah. Si avvicinò lentamente al tumulo aperto, e Cassie l’ammirò comenon aveva mai ammirato nessuno. Era più coraggiosa dichiunque avesse mai conosciuto. Intontita, Cassie provò aseguirla e finì per rovinarle addosso. Caddero entrambesulle ginocchia davanti all’entrata del tumulo.81All’interno c’era soltanto uno strato di melma, o qualcosa del genere.Poi una luce e un movimento catturarono l’attenzionedi Cassie.In cielo, a nordest. Sembrava un’aurora boreale, soloche tremolava, ed era completamente rossa.«È sopra Crowhaven Road», disse Nick.«Oh, Dio, che sta succedendo?», urlò Laurel.«Sembrano fiamme», mormorò Deborah, con voce roca.«Qualunque cosa sia, sarà meglio andare a controllare»,disse Nick.Adam stava cercando di far rinvenire Diana. Sean e Suzan erano abbracciati, e Chris e Doug sembravano ancoradue ubriachi. Melanie e Laurel erano in piedi, tremanti.«Nick ha ragione», disse Melanie. «Sta succedendoqualcosa. Adam, tu resta qui a occuparti dei feriti».Cassie lanciò uno sguardo a Faye, il loro leader decaduto, distesa a terra. Poi si voltò e seguì Melanie senza direuna parola.Non aveva importanza che i cinque diretti a CrowhavenRoad fino a poco prima avessero fatto parte di due fazioniin lotta. Non c’era tempo per pensare a una cosa da pococome quella. Cassie salì sulla moto di Deborah, e Melaniee Laurel sull’auto di Nick. Gli altri li avrebbero raggiuntiappena possibile – se avessero voluto.Il vento ruggiva nelle orecchie di Cassie, rabbioso come l’oceano. La sensazione di potere che aveva provato inprecedenza, la connessione con i quattro elementi era sparita. Non riusciva a pensare, la sua mente era annebbiata econfusa, come se avesse una brutta influenza. Sapeva solodi dover raggiungere Crowhaven Road.«Non sono fiamme», urlò Deborah. «Non c’è fumo».Metro dopo metro, si lasciavano alle spalle le case buie –quella di Diana e di Deborah, l’edificio georgiano al civico82tre, le case di Melanie, di Laurel e di Faye, la costruzionevittoriana disabitata, quella degli Henderson, di Adam,Suzan e Sean…«È sopra casa tua, Cassie», urlò Deborah.Sì. Cassie l’aveva sempre saputo. Qualcosa dentro di leilo sapeva fin da prima che tutto cominciasse.Un acero risaltava come uno scheletro mero contro laluce rossa che inghiottiva la casa al numero dodici. Manon erano fiamme. Era una specie di luce stregata, un’auracremisi di malvagità.Cassie ricordò quanto aveva odiato quella casa la primavolta che l’aveva vista. L’aveva odiata perché era enormee brutta, con la vernice grigia scrostata, i cornicioni cadenti e le finestre sporche. Ma adesso amava quella casa. Erala vecchia casa della sua famiglia, le apparteneva. E, cosaben più importante, dentro c’erano sua madre e sua nonna.83

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CAPITOLO 784Cassie smontò dalla motocicletta e corse verso la casa.Ma appena entrò nella luce rossa, rallentò. Quella luce leimpediva di muoversi normalmente e di respirare. Era come se l’aria fosse rarefatta.Cassie raggiunse la porta, muovendosi al rallentatore.Era aperta. Dentro, le luci e le lampade del corridoio sembravano deboli e inutili contro il bagliore rosso che sommergevaogni cosa, come torce elettriche in pieno giorno.Cassie vide qualcosa che la lasciò senza fiato.Impronte.C’era del fango sul pavimento di legno di pino. Soloche non era fango. Era una sostanza nera come la pece,dalla quale si alzava un po’ di fumo. Sembrava la melmaprimordiale dell’inferno. Le impronte salivano per le scalee tornavano di sotto.Cassie aveva paura di proseguire.«Che cos’è?», urlò Nick alle sue spalle. Il suo grido, attutito e strascicato, non fece molta strada nell’aria rarefatta.Quando Cassie si voltò, le sembrò di essere in un sogno, come se ogni movimento si svolgesse al rallentatore.«Andiamo», disse Nick incoraggiandola a proseguire.Cassie guardò indietro e vide Deborah, Melanie e Laurelche si muovevano a fatica.Con l’aiuto di Nick, Cassie riuscì ad arrivare in cima alle scale. Qui il bagliore rosso era meno intenso, e di conseguenza erapiù difficile individuare le impronte. MaCassie, che stava procedendo per intuito, ne vide altre davanti alla porta della madre. Era troppo terrorizzata percontinuare.La mano di Nick si posò sul pomello e lo girò. La portasi aprì lentamente. Cassie fissò il letto vuoto.« No!», urlò, e sembrò che la luce rossa afferrasse la parola allungandola all’infinito. Dimenticò la paura e andò –lentamente – al centro della stanza. Il letto era disfatto, manon c’era nessuna traccia della madre.85Cassie si guardò intorno in preda all’angoscia. La finestra era chiusa. Avvertì una forte sensazione di perdita,una premonizione terribile. Le impronte nere e fumanti arrivavano fino al letto. Qualcosa si era fermato accanto asua madre, e poi…«Andiamo di sotto!», stava urlando Nick sulla porta.Cassie si voltò… e gridò di nuovo.La porta si stava richiudendo lentamente. Dietro,nell’ombra, c’era una figura pallida e spettrale.Il secondo urlo le morì in gola quando la figura fece unpasso in avanti, rivelando un volto pallido e tirato e capellineri sciolti su un paio di spalle esili. Indossava una lungacamicia da notte bianca. Era sua madre.« Mamma», urlò Cassie, gettandole le braccia alla vita.“Oh, grazie Dio, grazie Dio”, pensò. Adesso tutto si sarebbe risolto. Sua madre stava bene, sua madre avrebbepensato a ogni cosa. «Oh, mamma, ho avuto tanta paura»,ansimò.Ma c’era qualcosa che non andava. Sua madre non lastava abbracciando. La figura in camicia da notte non davasegni di vita. Era immobile, e quando Cassie fece un passoindietro, si accorse che il suo sguardo era perso nel vuoto.«Mamma? Mamma?», disse scuotendo l’esile e pallidafigura. « Mamma! Che ti succede?».Gli occhi meravigliosi di sua madre erano spenti, comequelli di una bambola. Persi nel vuoto. Le occhiaie neresembravano inghiottirli. Le braccia le cadevano mollemente lungo i fianchi.«Mamma», ripetè Cassie, quasi in lacrime.Nick riaprì la porta. «Dobbiamo portarla fuori di qui»,

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disse a Cassie.«Sì», pensò Cassie. Cercò di convincersi che era colpadella luce, che lontana da quel bagliore rosso sua madre sisarebbe ripresa. Cassie e Nick la presero per le braccia e la86guidarono di sotto. Melanie, Laurel e Deborah li raggiunsero, arrivando da punti diversi.«Abbiamo guardato in tutte le stanze di questo piano»,disse Melanie. «Non c’è nessuno».«Mia nonna…», cominciò Cassie.«Aiutateci a portare la signora Blake di sotto», disseNick.Ai piedi delle scale, le impronte nere giravano a sinistrae si accavallavano in più punti. Un pensiero balenò nellamente di Cassie.«Melanie, Laurel, portate mia madre fuori, lontana dalla luce. Accertatevi che sia al sicuro, ok?». Melanie annuìe Cassie disse: «Vi raggiungerò il prima possibile».«Sta’ attenta», disse Laurel con apprensione.Cassie le osservò portare sua madre fuori; poi si costrinse a distogliere lo sguardo. «Andiamo», disse a Nick eDeborah. «Credo che mia nonna sia in cucina».C’erano le impronte a indicare la strada, ma non si trattava solo di quello. Cassie aveva una sensazione. La sensazioneterribile che sua nonna si trovasse in cucina, e nonera sola.Deborah seguiva le impronte come una cacciatrice.Percorsero tutto il corridoio che portava all’ala vecchiadella casa, quella costruita nel 1693.Nick era dietro Cassie; capì vagamente che i due, lasciandole il posto più sicuro nella fila, la stavano proteggendo. Ma inquel momento non c’erano luoghi sicuri incasa. Nell’ala vecchia la luce rossa sembrava più intensa, el’aria più rarefatta. Cassie avvertiva la fatica che facevanoi polmoni mentre respirava.Oh, Dio, sembravano fiamme. La luce rossa era ovunque e l’aria le bruciava la pelle. Deborah si arrestò di colpo e Cassiequasi le finì addosso. Allungò il collo per vedere sopra le sue spalle, ma gli occhi le lacrimavano.87Sentì le dita di Nick che le stringevano con forza lespalle. Cassie cercò di concentrarsi, strizzando gli occhinella densa luce rossa.La nonna! L’anziana donna era a terra davanti al camino, accanto al lungo tavolo di legno su cui lavorava cosìspesso. Il tavolo era ribaltato di lato, le piantine aromatiche erano tutte a terra. Ma c’era dell’altro, qualcosa che lamente di Cassie rifiutava di registrare. Nick la trattenevamentre Cassie guardava l’essere chinato sul corpo dellanonna.Era carbonizzato, nero, mostruoso. Sembrava che la suapelle fosse coriacea e screpolata. Aveva la forma di unuomo, ma Cassie non riusciva a scorgere occhi, abiti o capelli. Quando l’essere si voltò, Cassie ebbe la breve e terribilesensazione di fissare un teschio luccicante.Ormai li aveva visti. Cassie ebbe l’impressione che lei,Deborah e Nick fossero fusi assieme; Nick la stava stringendo, e Cassie stava stringendo Deborah. Voleva scappare, manon poteva, perché quella donna riversa sul pavimento era sua nonna. Non poteva abbandonarla alla mercèdi quell’essere orripilante.Ma non poteva neppure combatterlo. Non sapeva comecontrastare un essere simile. Inoltre non sentiva più alcuncollegamento con gli elementi; in quel terribile forno cheera la cucina della nonna, erano tagliati fuori dal resto delmondo.Di quali armi disponevano? L’ematite non era più fredda; quando Cassie infilò una mano in tasca, si bruciò. Nonserviva a niente. Aria, Fuoco e Terra erano ostili. Avevanobisogno di qualcosa che quell’essere non fosse in grado di

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controllare.«Pensate all’acqua!», urlò a Deborah e Nick. La suavoce era attutita nell’aria soffocante e opprimente. «Pensate all’oceano – all’acqua gelida… al ghiaccio!».88Mentre pronunciava quelle parole, anche lei cominciò apensareall’acqua.Fredda…azzurra…immensa.All’improvviso ricordò la prima volta che si era affacciataalla scogliera, e il blu dell’acqua era così intenso da toglierle il fiato. L’oceano, di una vastità inimmaginabile, siestendeva davanti ai suoi occhi. Adesso lo ricordava bene:era azzurro e grigio come gli occhi di Adam.Il vento faceva vibrare le finestre; il rubinetto del lavello cominciò a tremare. La lavastoviglie iniziò a riversareacqua sul pavimento. L’acqua usciva sibilando anche dauna perdita in un tubo sotto il lavello.«Adesso!», urlò Deborah. «Prendiamolo!».Cassie sapeva che non era una buona idea. Non eranoabbastanza forti da affrontare quella creatura in uno scontro diretto. Ma Deborah, sempre incurante del pericolo, siera già lanciata in avanti e non ci fu tempo per urlarle unavvertimento o bloccarla. Il cuore di Cassie ebbe un sussulto e le sue gambe si piegarono mentre correva versol’essere nero.Avrebbe potuto ucciderli – un tocco di quelle mani carbonizzate e callose poteva essere fatale – ma si scansò.Cassie non riusciva a credere che fossero ancora vivi e ingrado di muoversi. L’essere si era accovacciato e stava indietreggiando velocemente. Si voltò e fuggì da quella chenel 1696 era l’entrata principale della casa, carbonizzandoil pomello della porta. Si lanciò nelle tenebre e sparì.La porta restò aperta, sbatteva al vento. La luce rossa siestinse. Adesso Cassie riusciva a vedere il freddo baglioredella luna argentata.Fece un respiro molto profondo, felice di potersi riempire di nuovo i polmoni senza avvertire dolore.«Ce l’abbiamo fatta!», rise Deborah, dando una paccasulla schiena a Nick. «Ce l’abbiamo fatta! Quel bastardo èscappato!».89“Se n’è andato”, pensò Cassie. “Se n’è andato spontaneamente. Non abbiamo vinto”.Poi si voltò bruscamente verso Nick. «Mia madre! Eanche Laurel e Melanie… sono fuori!».«Vado a controllare. Anche se credo che per ora sia finita», disse Nick.Per ora. Nick la pensava come lei. Quell’essere non erastato sconfitto, si era solo ritirato.Con le gambe tremanti, Cassie si inginocchiò accantoalla nonna.«Nonna?», disse. Temeva che fosse morta. Ma suanonna, respirava, anche se a fatica. Poi Cassie fu sopraffatta dalla paura che gli occhi, dietro le palpebre raggrinzite,potessero essere spenti come quelli della madre. Ma quando la nonna aprì gli occhi, la vide e la riconobbe subito.Anche se gli occhi erano pieni di dolore, erano coscienti.«Cassie», mormorò. «Piccola Cassie».«Nonna, andrà tutto bene. Non muoverti». Cassie cercòdi ricordare cos’altro bisognava dire a un ferito. Che doveva fare? Tenerla al caldo? Sollevarle i piedi? «Resisti»,disse alla nonna, e poi a Deborah: «Chiama un’ambulanza,presto!».« No», disse sua nonna. Cercò di mettersi a sedere e ilvolto le si contrasse per il dolore. Con una mano nodosa sistrinse la camicia da notte, all’altezza del cuore.«Nonna, non muoverti», disse freneticamente Cassie.

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«Andrà tutto bene, si aggiusterà ogni cosa…».«No, Cassie», disse l’anziana donna. Respirava ancoraa fatica, ma la voce era sorprendentemente decisa. «Nienteambulanza. Non c’è tempo. Devi ascoltare quel che ho dadirti».«Puoi raccontarmelo dopo». Adesso Cassie stava piangendo, ma cercava di mantenere la voce ferma.«Non ci sarà un dopo», ansimò la nonna. Tornò ad adagiarsi a terra, il respiro misurato e lento. Parlava con vo90ce chiara, accarezzando la mano di Cassie. I suoi occhi erano neri, angosciati – e dolci. «Cassie, non mi è rimastomolto tempo, devi ascoltare quel che ho da dirti. È importante. All’interno del camino, sul lato destro, c’è un mattoneallentato. È al livello della mensola. Estrailo e portami quel che c’è dietro».Cassie barcollò fino al camino. Un mattone allentato –non riusciva a vederlo, stava piangendo troppo forte. Locercò a tentoni, graffiandosi contro la superficie ruvidadella malta. Poi qualcosa si mosse.Eccolo. Cassie infilò le dita ai lati e spostò il mattoneavanti e indietro finchè venne via. Lo lasciò cadere e infilòla mano nella cavità scura e fredda.Le sue dita toccarono qualcosa di morbido. Lo ghermìcon le unghie e infine riuscì a prenderlo.Era il Libro delle ombre.Quello che aveva sognato, con la copertina di pelle rossa. Cassie tornò a inginocchiarsi accanto alla nonna.«Non è riuscito a farmi confessare dove lo tenevo nascosto. Non è riuscito a strapparmi una parola», disse suanonna con un sorriso. «È stata mia nonna a dirmi che quello era un buon nascondiglio». Accarezzò il libro e poi lasua mano, rovinata dagli anni, strinse quella di Cassie. «Ètuo, Cassie. Mia nonna lo diede a me e ora io lo consegnoa te. Hai il dono della vista e il potere, come me, come tuamadre. Ma tu non puoi scappare, come fece lei. Tu dovrairestare per affrontarlo».Uno scoppio di tosse la costrinse a interrompersi. Cassie guardò Deborah, che stava ascoltando con attenzione, epoi di nuovo sua nonna. «Nonna, ti prego. Lascia chechiami l’ambulanza. Non puoi arrenderti ora…».«Non mi sto arrendendo! Sto passando il testimone a te.A te, Cassie, così potrai continuare la guerra. Devo farlo,prima di morire. Altrimenti tutto sarà stato inutile. Tutto».Tossì di nuovo. «Non sarebbe dovuta andare così. Quella91ragazza – Faye – mi ha ingannata. Non credevo che si sarebbe mossa così velocemente. Pensavo che avremmoavuto più tempo – ma non è stato così. Adesso ascolta».Fece un respiro doloroso, le sue dita stringevano quelledi Cassie con così tanta forza da farle male, gli occhi nerifissi in quelli della nipote. «Discendi da una lunga dinastiadi streghe, Cassie. Questo lo sai. Ma quello che non sai èche la nostra famiglia ha sempre avuto il dono della vista eun enorme potere. Siamo la famiglia più forte e possiamoprevedere il futuro – ma non sempre veniamo creduti.Neppure da quelli della nostra specie».I suoi occhi scivolarono su Deborah. «Voi ragazzi credete di aver scoperto chissà cosa, vero?». Il volto grinzososi contrasse in un sorriso. «Non rispettate gli anziani, eneppure i vostri genitori. Siete convinti che abbiamo vissuto la nostra esistenza senza fare un accidenti, dico bene?».“Sta vaneggiando”, pensò Cassie. “Non si rende contodi quel che dice”.«Credete che l’idea di riesumare i vecchi testi e di riportare in vita le tradizioni di un tempo sia venuta in mento solo a voi,eh?».Cassie scosse la testa, incerta, ma Deborah, corrucciata,disse: «Non è così?»«No. Oh, piccole mie, non è così. Quando ero una ragazzina, per noi era poco più di un gioco. Ci riunivamo ditanto in tanto: chi aveva il dono della vista parlava delle

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sue preveggenze, chi aveva il potere di guarigione ci spiegava il valore delle erbe medicinali e cose del genere. Fula generazione dei vostri genitori a dare vita a una vera epropria congrega».«I nostri genitori?», esclamò Deborah incredula. «Mase i miei hanno così paura della magia che se gliene parlovomitano! I miei genitori non farebbero mai…».92«Adesso è così», disse con calma la nonna mentre Cassie cercava di zittire Deborah. «Adesso è così. Hanno dimenticato –si sono costretti a dimenticare. Dovevano farlo, per sopravvivere. Ma le cose erano differenti quandoerano ragazzi. Avevano qualche anno più di voi, i ragazzidi Crowhaven Road. Tua madre, Deborah, aveva più omeno diciannove anni, e la madre di Cassie solo diciassette. Fu allora che l’Uomo in Nero fece la sua comparsa aNew Salem».«Nonna…», sussurrò Cassie. Sentiva brividi di freddocorrerle lungo la spina dorsale. La cucina, che fino a pochiattimi prima sembrava un forno, adesso era gelida. «Oh,nonna, ti prego…».«Non vuoi sapere. Lo so. E ti capisco. Ma dovete ascoltarmi entrambe. Dovete sapere con chi avete a che fare».Con un altro colpo di tosse, la nonna di Cassie cambiòleggermente posizione. Gli occhi diventarono opachi per iricordi. «Era l’autunno del 1974. Un novembre così freddonon lo si vedeva da decenni. Non lo dimenticherò mai,fermo davanti alla porta di casa mia, mentre si scrollava laneve dagli stivali. Mi disse che si stava trasferendo al numero tredici, e aveva bisogno di un fiammifero per darefuoco alla legna che aveva con sé. Quella casa non avevariscaldamento, era disabitata da quando lui l’aveva abbandonata la prima volta».« Quando?», chiese Cassie.«Nel 1696. Da quando si era imbarcato, ed era morto.Quando la sua nave era affondata». La nonna annuì senzaguardare Cassie. «Sì, era Black John. Ma allora non lo sapevamo.Quantesofferenzaavremmoevitatosel’avessimo saputo… ma è inutile pensarci». Accarezzò lamano di Cassie. «Gli prestammo dei fiammiferi, e i ragazzi della strada lo aiutarono a ricostruire la vecchia casa.Era poco più grande degli altri, e tutti lo ammiravano. Adoravano i suoi viaggi, le storie straordinarie che raccon93tava. Ed era affascinante – era così che riusciva a nascondere il suo cuore malvagio. Tutti vennero ingannati, persino io.Non so quando cominciò a parlare ai ragazzi dei vecchitempi. Abbastanza presto, immagino. E i ragazzi avevanovoglia di ascoltare. Se noi genitori provavamo a ostacolarli, venivamo accusati di essere vecchi e noiosi. A dire laverità, non tutti si opposero con fermezza. Le vecchie tradizioni avevano anche lati positivi, e inoltre non sapevamocosa lui avesse in mente».Cassie era scossa dai brividi, ma non poteva muoversi.Riusciva solo ad ascoltare la voce della nonna, l’unicosuono nella cucina oltre al leggero sibilo dell’acqua chescorreva.«Scelse i ragazzi più promettenti e creò le varie coppie.Le cose andarono proprio così, anche se noi genitori nonne sapevamo niente. Creò delle coppie, e riuscì a farlasembrare una scelta logica anche ai ragazzi. Arrivò al punto di rompere coppie che avevano già deciso di sposarsi –tua madre, Deborah, stava per sposare il padre di Nick, malui decise altrimenti. Diede tua madre allo zio di Nick, enessuno si oppose. La sua influenza era tale che poteva fare quel che voleva.I matrimoni vennero celebrati secondo i rituali più tradizionali. A marzo ne vennero celebrati dieci. E noi idiotiche festeggiavamo. Tutti quei ragazzi felici, che non litigavano mai. “Com’erano fortunati”, pensavamo! Erano

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una numerosa comunità di fratelli e sorelle. Be’, tropponumerosa per una sola congrega, ma non ci facemmo caso.Il loro rispetto per le tradizioni ci rendeva felici. Amaggio celebrarono il fuoco di Beltane e a metà estateraccolsero erba scacciadiavoli e vischio. E a settembre, ridendo e scherzando, celebrarono la festa di John Barleycorn, ilpersonaggio della tradizione che rappresenta il94raccolto. Non immaginavano cosa avesse in mente l’altroJohn.Erano in arrivo dei figli, un altro motivo per festeggiare. Ma a ottobre alcune delle donne più anziane cominciarono apreoccuparsi. Le ragazze incinte erano pallide esembravano stremate. La povera Carmen Henderson erapelle e ossa tranne per il pancione. Sembrava che avesse ingrembo due cuccioli di elefante. A Samhain non c’eragranchè da festeggiare, le ragazze erano troppo deboli.E il 3 novembre tutto ebbe inizio. Tuo zio Nicholas,Deborah, quello che non hai mai conosciuto, mi mandò achiamare perché sua moglie aveva le doglie. Aiutai Sharona dare alla luce Nick, tuo cugino. È sempre stato un lottatore, non dimenticherò mai come strillava quel giorno. Mac’era dell’altro, qualcosa che non avrebbe dovuto essercinegli occhi di un neonato. Ci pensai tornando a casa. Eraun potere che non avevo mai visto in vita mia.E due giorni dopo accadde di nuovo. Elizabeth Conantdiede alla luce un bambino con i capelli dello stesso coloredel vino di Bacco e occhi blu come il mare. Il bambino mifissò. Anche in lui riuscivo ad avvertire il potere».«Adam», sussurrò Cassie.«Esatto. Tre giorni dopo, Sophie Burke – mantenne ilsuo cognome anche da sposata – cominciò ad avere le contrazioni. La bambina, Melanie, era come gli altri. Sembravaavere due settimane e invece era nata da pochi minuti, emi vedeva come io riuscivo a vedere lei.I neonati più forti erano Diana e Faye. Lo loro mammeerano sorelle e partorirono nello stesso istante, in due caseseparate. Una bimba era luminosa come la luce del sole,l’altra era scura come la mezzanotte, ma erano in qualchemodo connesse. Già allora la cosa era evidente».Cassie pensò a Diana e un dolore le trafisse il petto. Allontanò quel pensiero e continuò ad ascoltare. La voce della nonnasembrava più debole.95«Povere creature… non avevano nessuna colpa. Voinon avete nessuna colpa», disse l’anziana donna, concentrandosi improvvisamente su Deborah e Cassie.«Nessuno può incolparvi di niente. Il 3 dicembre nacque l’ undicesimo bambino. Avevano tutti qualcosa di strano. Lemamme non volevano ammetterlo, ma a gennaioera ormai impossibile negarlo. Quelle minuscole creaturepotevano evocare i Poteri, e in un modo o nell’altro ottenevano tutto quello che volevano. Avevamo paura di loro».«Lo sapevo», sussurrò Cassie. «Lo sapevo che c’eraqualcosa di strano dietro tutte queste nascite nell’arco diun mese… lo sapevo».«Anche i loro genitori lo sapevano, anche se ne ignoravano il significato. Se non sbaglio, fu il padre di Adam acapire ogni cosa. Undici neonati, disse, e capì che con undodicesimo avrebbero potuto dare vita a una congrega. Machi mancava? Ovvio, l’uomo che aveva programmato lanascita di quei neonati, l’uomo che sarebbe diventato il loro leader. Black John era tornato per dare vita al circolopiù potente che questo paese avesse mai visto – ma per lagenerazione successiva, disse il padre di Adam. La generazione dei neonati.All’inizio nessuno gli credette. Alcuni genitori eranospaventati, altri semplicemente stupidi. E qualcuno non si

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capacitava di come avesse fatto Black John a tornare dallatomba dopo tutti quegli anni. Questo è un mistero ancorasenza risposta.Poco alla volta, però, qualcuno cominciò a convincersi.Il padre di Nick, che aveva visto la sua futura sposa maritarsi con il fratello più giovane. E Mary Meade, la madredi Diana, che era tanto intelligente quanto bella. Persino ilpadre di Faye, Grant Chamberlain, un uomo freddo… sapeva che la figlioletta era in grado di dare fuoco alle tendesenza toccarle, e sapeva che questo non era normale. Riu96scirono a convincere qualcun altro, e in una fredda notte, ilprimo febbraio, ne andarono a parlare con lui».97CAPITOLO 898La nonna di Cassie scosse la testa. «A parlare! Se fossero venuti da noi, o dagli anziani, li avremmo messi inguardia. Io, la nonna di Laurel, la nonna di Adam, la prozia di Melanie, Costance… avremmo potuto dir loro qualcosa, forsesaremmo riuscite a salvarli. Ma fecero di testaloro, senza parlarne a nessuno. Il primo febbraio, il giornodi Imbolc, più della metà del gruppo che lui aveva creatoandò a sfidarlo. E di quel gruppo nessuno fece ritorno».Alcune lacrime stavano scendendo lentamente sullevecchie guance rugose. «Furono i più coraggiosi, i più forti, che andarono incontro alla morte. Si salvarono soloquelli troppo spaventati o stupidi per accorgersi del pericolo. Mi dispiace, Deborah, ma è la verità». Cassie ricordòche entrambi i genitori di Deborah erano vivi. «I ragazzimigliori di Crowhaven Road andarono a battersi controBlack John la sera dell’Imbolc», disse la nonna.«Ma come?», mormorò Cassie. Stava pensando alletombe allineate al cimitero. «Come sono morti, nonna?»«Non lo so. Dubito che qualcuno lo sappia, a menoche…». La nonna si fermò e scosse la testa, brontolandoqualcosa. «Vedemmo delle fiamme in cielo, e poi scoppiòuna tempesta. Un uragano proveniente dal mare. Le anziane radunarono i bambini che stavano accudendo e i genitoriche non avevano seguito il resto del gruppo, e riuscironoa metterli in salvo. Il giorno dopo scoprimmo che la casaal numero tredici era stata rasa al suolo da un incendio, etutti coloro che erano andati a sfidare Black John eranomorti.La maggior parte dei corpi non è mai stata ritrovata.Immagino che vennero risucchiati in mare. Ma trovammoun corpo carbonizzato al numero tredici. Sapevamo cheera lui per via dell’anello al dito, una pietra nera scintillante che lui chiamava magnetite. Non ricordo il nome moderno.Lo portammo al vecchio cimitero e lo seppellimmonel bunker. Charles Meade, il padre di Diana, piazzò il99blocco di cemento davanti all’entrata. Pensavamo che seera riuscito a tornare una volta, avrebbe potuto riprovarciin futuro, e volevamo impedirglielo. Subito dopo, i genitori sopravvissuti nascosero i Libri delle ombre e fecero delloro meglio per tenere i propri figli lontani dalla magia.Stranamente, molti di loro dimenticarono cos’erano ingrado di fare. Credo fosse dovuto al fatto che non potevano ricordare senza perdere il lume della ragione. Eppure èstrano che abbiano dimenticato fino a questo punto».La voce era sempre più debole, ma la donna afferrò conforza il polso di Cassie. «Ascoltami, piccola Cassie. È importante. Non tutti hanno dimenticato, alcuni di noi nonpotevano. Ho dato a mia figlia il nome di una profetessa, elei ha fatto lo stesso con te, perché la nostra famiglia ha dasempre il dono della seconda vista. Tua madre non sopportava quel che il suo dono le mostrava, e così lasciò NewSalem, scappò fino alla costa opposta. Ma io decisi di restare, e da allora ho visto avverarsi tutte le mie premonizioni, unadopo l’altra. Nonostante gli sforzi dei genitori,

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quei neonati erano diversi dai loro coetanei. Erano semprestati attratti dai Poteri e dalle vecchie tradizioni. Sono diventati forti – e qualcuno è diventato malvagio.L’ho visto succedere con i miei occhi, e ho sentitoBlack John ridere nella mia mente. Il suo corpo bruciò, malo stesso non accadde con il suo spirito. È rimasto semprein attesa, tra il vecchio cimitero e il terreno dove un temposorgeva il numero tredici. Stava aspettando la sua congrega, quella che aveva creato, quella composta dai ragazziche aveva contribuito a far nascere. Stava aspettando chediventassero maggiorenni. Stava aspettando che lo riportassero indietro.Sapevo che sarebbe successo – e sapevo che solo unapersona avrebbe potuto combatterlo. Tu, Cassie. Hai laforza della tua famiglia, il dono della visione e il Potere.Ho supplicato tua madre affinchè tornasse a casa, perché100sapevo che senza di te per i ragazzi di Crowhaven Roadnon ci sarebbe stato scampo. Si sarebbero schierati con lui,come avevano fatto i loro genitori, e lui sarebbe diventatoil loro signore e padrone. Solo tu puoi impedire che questoaccada».«È per questo che tu e la mamma non vi parlavate»,disse Cassie meravigliata. «Per causa mia».«Litigammo furiosamente. Lei voleva proteggerti, e iosapevo che per proteggere te avremmo perso tutti gli altri.Il tuo destino era già scritto prima che nascessi. E la cosapeggiore è che non potevamo parlartene – è quel che diceva la profezia. Dovevi venire a New Salem senza saperenulla e trovare da te la tua strada, una sorta di innocentesacrificio. E ci sei riuscita. Hai fatto tutto quello che volevamo. Sarebbe arrivato anche il momento in cui ti avremmospiegato ogni cosa… ma Faye ci ha precedute. Comeci è riuscita?»«Io…». Cassie non sapeva come dirglielo. «L’ho aiutata io, nonna», disse alla fine. «Abbiamo trovato il teschiodi cristallo che apparteneva a Black John. Era pieno di energia, e ogni volta che ce ne servivamo, qualcuno moriva.E poi…». Cassie fece un respiro profondo. «E poi, stasera,Faye ci ha detto di portare il teschio al cimitero. E quandolo ha scoperto… non so… è uscita quella roba oscura…».La nonna di Cassie stava annuendo. «Black John era ilsignore delle arti oscure. Esattamente come l’Uomo in Nero originale, il signore della morte. Ma, Cassie, capisciquel che sto dicendo?». Facendo uno sforzo supremo,l’anziana donna cercò di mettersi a sedere per guardare lanipote negli occhi. «Posizionando il teschio nel cimitero eliberando quell’energia, lo avete riportato indietro. Adessoè qui, è tornato. Non sotto forma di spirito o di fantasma,ma come uomo. Un uomo in carne e ossa. Avrà un aspettodiverso la prossima volta che si mostrerà in giro, avrà avu101to il tempo di sistemarsi. E cercherà di ingannarvi». Si accasciò a terra per la stanchezza.«Ma, oh, nonna – è libero per colpa mia. Mi dispiace.Mi dispiace tanto…». Gli occhi di Cassie si riempirono dilacrime.«Non lo sapevi. Ti perdono. E ormai quel che è fatto èfatto. Ma devi essere pronta per affrontarlo». Gli occhidella donna si chiusero. Respirava a fatica, un rantolo terribile.«Nonna!», disse Cassie, scuotendola in preda al panico.I vecchi occhi si riaprirono lentamente. «Povera Cassie.Non è un compito facile. Ma tu hai la forza, se cerchi dentro di te. E ora hai anche questo». Spinse debolmente ilLibro delle ombre tra le mani di Cassie. «La saggezza della nostra famiglia, le profezie. Leggilo. Impara. Risponderà adalcune delle tue domande ancora senza risposta. Troverai la tua strada…».«Nonna! Nonna! Ti prego…».Gli occhi della nonna erano ancora aperti, ma adesso

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erano velati, come se non fossero più in grado di vedere.«Non ho motivo di restare ora che ti ho raccontato tutto…ma c’è dell’altro. Devi sapere…».«Cassie!». La voce arrivava dalla porta, e spaventòCassie al punto da farla voltare di scatto. Era Laurel, il suovolto da elfo era pallido per la preoccupazione. «Cassie,che sta succedendo qui? Stai bene? Chiamo un dottore?».Stava fissando la donna sul pavimento.«Laurel, non ora!», ansimò Cassie. Stava piangendo,ma continuava a stringere con forza le mani nodose dellanonna. «Nonna, ti prego, non andartene. Ho paura, nonna!Ho bisogno di te!».Le labbra della nonna si stavano muovendo, ma ne uscìsolo un suono debolissimo. «…non aver paura, Cassie.Non c’è nulla di spaventoso nel buio se hai il coraggio diaffrontarlo…».102«Ti prego, nonna, ti prego. Oh, no…». Cassie lasciòcadere la testa sul petto della nonna e cominciò a singhiozzare. Le mani dell’anziana donna non stavano piùstringendo quelle di Cassie. «Hai detto che c’eradell’altro», pianse. «Non puoi andartene…».La nonna disse qualcosa di incomprensibile e Cassiepensò si trattasse della parola “John”. Poi l’anziana donnaaggiunse: «…nulla muore per sempre, Cassie…».Il petto si sollevò un’ultima volta contro la fronte diCassie e si fermò.Fuori, la luna gialla spendeva bassa nel cielo.«La Luna del Cordoglio», disse dolcemente Laurel. «Ècosì che viene chiamata».Cassie pensò che fosse un nome azzeccato, ma adesso isuoi occhi erano asciutti. C’erano altre lacrime dentro dilei, ma avrebbero dovuto aspettare. Aveva qualcosa da fare prima di poter riposare e piangere ancora. Il raccontodella nonna non aveva risposto a tutte le sue domande,c’era ancora tanto da scoprire – ma prima, doveva fare unacosa.C’erano delle auto parcheggiate in strada. La congregaera quasi al completo. Cassie vide Sean, Suzan, gli Henderson, Adam e Diana. Ma non la persona che stava cercando.«Melanie e Nick hanno portato tua madre da Costance,la zia di Melanie», disse con esitazione Laurel. «Hannopensato che per stanotte è il posto più sicuro dove stare.Era ancora un po’ disorientata – ma sono certa che si riprenderà».Cassie deglutì e annuì. Lei non ne era così certa, nonera più certa di nulla. Sapeva solo quello che doveva fareadesso.Non aver paura, Cassie. Non c’è nulla di spaventosonel buio se hai il coraggio di affrontarlo.103Affrontalo. Affrontalo senza paura.Poi Cassie vide la persona che stava cercando.Faye era in ombra, dietro i fanali accesi delle auto. Latunica e i capelli neri erano tutt’uno con l’oscurità che lacircondava, ma il volto pallido e i monili d’argento che indossava risaltavano nel buio.Cassie le andò incontro senza esitare. Avrebbe potutocolpirla, strangolarla, ucciderla. Ma le disse solo: «È finita».«Cosa?». Gli occhi di Faye luccicarono per un istante,gialli come la luna. Sembravano stanchi, turbati – e pericolosi. Come candelotti di dinamite sul punto di esplodere.«È finita, Faye», ripetè Cassie. «I ricatti, le minacce…

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è tutto finito. Non sono più tua prigioniera».Le narici di Faye si dilatarono. «Ti avviso, Cassie, nonè il momento di farmi innervosire. Sono sempre il leaderdella congrega. Il voto è stato corretto. Non puoi cambiarlo…».«Non voglio cambiarlo… per ora. Ti sto solo dicendoche non hai più alcun potere su di me. È finita».«È finita quando lo decido io!», ruggì. Cassie si accorseche Faye era sul punto di scoppiare, che il suo umore eradavvero pessimo. Ma non importava. Forse era anche meglio così, farla finita con tutto.«Non sto scherzando, Cassie», proseguì Faye infervorata. «Se ti metti contro di me, io farò altrettanto…».Cassie fece un respiro profondo e disse: «Fa’ pure».Non c’è nulla di spaventoso nel buio se hai il coraggiodi affrontarlo…«Ok», disse Faye a denti stretti. «Lo farò».Si voltò e si diresse da Adam e Diana, stretti in un abbraccio. Cassie vide che Adam stava sorreggendo Diana, eper un attimo ebbe un sussulto al cuore. Ma doveva farlo.Nonostante il giuramento, nonostante il dolore che avrebbe provato Diana, doveva farlo.104Faye si voltò un’ultima volta per guardare Cassie. Unosguardo che diceva senz’ombra di dubbio “te ne pentirai”.Cassie, improvvisamente in preda al panico, si chiese seavesse ragione. Se ne sarebbe pentita? Forse sfidare Fayeproprio in quel momento non era stata la scelta più saggia.Forse sarebbe stato meglio aspettare, pensarci ancora…Ma Faye stava guardando Diana con un’espressione dimalizioso trionfo. La congrega non era felice delle decisione che Faye aveva preso quella notte, ma era pur sempre illeader e nessuno poteva cambiare la situazione. Fayeavrebbe dato inizio al suo regno vendicandosi delle persone che odiava di più.«Diana», disse. «Ho una sorpresa per te».[ Continua…]105INDICEp. 3Capitolo 116Capitolo 229Capitolo 343Capitolo 457Capitolo 570Capitolo 684Capitolo 798Capitolo 8106