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L’Arte salvata in Abruzzo Le attività dei volontari di Legambiente per la tutela e la messa in sicurezza del patrimonio culturale mobile durante l’emergenza sisma Pubblicazione realizzata nell’ambito della campagna L’Arte salvata 2009 speciale Salvalarte protezione civile, campagna nazionale itinerante per la salvaguardia del patrimonio culturale dai rischi naturali Col patrocinio del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

L’Arte salvata in Abruzzo · L’Arte salvata a Napoli, corso di formazione per la salvaguardia del patrimonio culturale dai rischi naturali (novembre 2009) 2 L’Arte salvata

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L’Arte salvata in AbruzzoLe attività dei volontari di Legambiente per la tutela e la messa in sicurezza del patrimonio culturale mobile durante l’emergenza sisma

Pubblicazione realizzata nell’ambito della campagna L’Arte salvata 2009 specialeSalvalarte protezione civile, campagna nazionale itinerante per la salvaguardia del patrimonio culturale dai rischi naturali

Col patrocinio del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

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L’Arte salvata in Abruzzo

Le attività dei volontari di Legambiente per la tutela e la messa in sicurezza del patrimonio culturale mobile

durante l’emergenza sisma

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Pubblicazione realizzata nell’ambito della campagna L’Arte salvata 2009 speciale Salvalarte protezione civile, campagna nazionale itinerante per la salvaguardia del patrimonio culturale dai rischi naturali

Col patrocinio del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

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Indice

1 Premessa

2 L’Arte salvata

3 L’impegno di Legambiente nella messa in sicurezzadel patrimonio artistico e culturale in Abruzzo

3.1 Le opere salvate

• L’Aquila, Basilica di Collemaggio. Recupero dell’organo monumentale

• L’Aquila, Museo Nazionale d’Abruzzo. Recupero del Gonfalone della città

• L’Aquila, Monastero di Santa Chiara. Recupero del fondo librario antico

• L’Aquila, Palazzo Alferi. Recupero di porzioni dell’apparato decorativo in gesso

• Onna. Il ritrovamento di un affresco nella Chiesa di San Pietro Apostolo

• Capestrano, Chiesa di Santa Maria della Pace. Recupero della conocchia

raffigurante la Madonna Addolorata

• L’Aquila, Chiesa di Santa Maria del Suffragio o delle Anime Sante.

Il cantiere-scuola per la rimozione controllata delle macerie

• L’Aquila, Basilica di Collemaggio. Ritrovamento del Crocifisso medievale

3.2 Il racconto dei volontari

4 L’attività del Dipartimento della protezione civile – serviziosalvaguardia beni culturali durante l’emergenza in Abruzzo(a cura del Dipartimento della protezione civile)

5 Le opere salvate e il futuro dei beni culturali colpitidal sisma: il progetto Terra Madre Abruzzo

6 Fenomeni criminosi ai danni del patrimonio culturale:i furti di opere d’arte

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Il 6 aprile scorso la violenta scossa di terremoto che ha colpito l’Abruzzo, e in particolare L’Aquila e la sua provincia, hasconvolto la città e i piccoli paesi vicini provocando vittime e devastazioni. L’evento traumatico del terremoto ha modifi-cato per sempre la vita delle comunità locali, per i gravi lutti, per i danni che hanno colpito la città capoluogo e i piccolipaesi, per i danni al sistema economico di tutta la regione. Ma il terremoto ha colpito anche il ricchissimo patrimonio arti-stico abruzzese, testimonianza della storia, della tradizione, della cultura dell’Abruzzo. Preservare per quanto possibile ilpatrimonio culturale di una comunità per restituirlo, ad emergenza finita, alla fruizione dei cittadini rappresenta uno deimodi per preservare la ricchezza di un territorio, la sua identità culturale, per garantire risorse per una futura rinascita.

Proprio nel settore della tutela dei beni culturali in caso di calamità Legambiente opera da anni con impegno e com-petenza. Legambiente è la prima associazione ambientalista che si è dotata di una struttura di protezione civile pron-ta ad intervenire in caso di eventi calamitosi sia per prestare soccorso e assistenza alla popolazione, sia con una fun-zione specifica nella salvaguardia e nella messa in sicurezza del patrimonio culturale. Già dal 1997, in seguito al sismache colpì Umbria e Marche, Legambiente si è attivata per organizzare e formare squadre di volontari specializzati, pron-ti ad intervenire al fianco del Dipartimento della protezione c ivile, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, deiVigili del Fuoco, delle forze dell’ordine e di tutti gli enti e soggetti che concorrono alla tutela del patrimonio cultura-le in occasione di calamità naturali.

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1 Premessa

L’Aquila, la Chiesa di Santa Maria del Suffragio o delle Anime Sante dopo il sisma del 6 aprile

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In Umbria e Marche oltre 500 volontari di Legambiente si impegnarono per mettere in sicurezza circa mille opere d’ar-te. Cinque anni dopo, in Molise, in due settimane di intervento sono stati delocalizzati e portati in luoghi sicuri 650beni mobili, presenti in 28 chiese e palazzi storici danneggiati dal sisma. I volontari di Legambiente si sono attivatianche nell’estate del 2008 quando un incendio ha distrutto il settecentesco Teatro Vaccaj di Tolentino, in provinciadi Macerata. In quell’occasione sono stati recuperati, censiti e catalogati i frammenti, in prevalenza stucchi e tempe-re, della volta crollata e anche dell’antico sipario.

L’intervento in emergenza per la salvaguardia dei beni culturali è un settore innovativo, importante ma anche com-plesso e delicato. Oggettivamente complesso, poiché si traduce nell’operare su una gamma vastissima di tipologie dibeni, ognuna con le sue peculiarità e fragilità, e un intervento di messa in sicurezza errato può provocare più dannidell’evento calamitoso stesso. Un settore di intervento complesso anche dal punto di vista organizzativo, delle com-petenze e del coordinamento. Infatti, alla salvaguardia del patrimonio culturale concorrono soggetti non sempre abi-tuati ad operare insieme, autorità spesso diverse a seconda della tipologia di bene da tutelare, estranee ai linguaggie alle procedure della protezione civile.

Tali elementi di complessità rendono chiaramente l’idea di come non sia possibile, anche in caso di emergenza, lascia-re spazio all’improvvisazione. L’intervento sui beni culturali richiede una precisa formazione e un corretto addestra-mento che deve basarsi su un percorso di specializzazione di alta qualità, anche e soprattutto per il volontariato.

In questi anni Legambiente ha formato decine di squadre d’intervento specializzate in tutta Italia pronte a prestare ilproprio contributo qualificato in emergenze locali e nazionali a sostegno delle autorità preposte. Le attività di forma-zione promosse e organizzate da Legambiente prevedono sempre momenti dedicati ad esercitazioni pratiche, elemen-to fondamentale per testare le modalità d’intervento e le procedure operative studiate a seconda dei diversi scenaridi rischio. In questi anni Legambiente ha partecipato, inoltre, ad esercitazioni nazionali ed internazionali, come Euro-sot e Mesimex, che non hanno trascurato il fondamentale settore d’intervento relativo ai beni culturali.

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I volontari di Legambiente al lavoro per il recupero dei frammenti della volta del Teatro Vaccaj di Tolentino (agosto 2008)

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In un paese ricco di tesori come il nostro, e al tempo stesso esposto a rischi naturali, è fondamentale organizzare unsistema che in caso di calamità sia pronto e preparato ad intervenire non solo per prestare soccorso e assistenza aicittadini ma anche per salvare i beni delle comunità. Mettere in sicurezza in tempi brevi le opere d’arte, anche quelleminori e poco note, è impegno importante per limitare i danni derivati dagli eventi calamitosi. Inoltre, intervenire pron-tamente per il recupero delle opere significa anche preservarle dall’eventualità di furti e sottrazioni di cui troppo spes-so il nostro patrimonio culturale è vittima, così come mostrano i dati forniti dal Comando Carabinieri Tutela Patrimo-nio Culturale riportati nell’ultimo paragrafo di questa pubblicazione.

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L’Aquila, la Chiesa di San Pietro a Coppito dopo il sisma del 6 aprile

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Operare al fine di restituire al più presto alla fruizione dei cittadini i beni culturali, che rappresentano una ricchezza e unarisorsa per il territorio e le comunità locali, è attività di primaria importanza in un paese tanto ricco di tesori diffusi su tuttoil territorio nazionale. Un anno fa il terribile terremoto che ha colpito L’ Aquila ha procurato danni incalcolabili ad una tra leprincipali città d’arte del paese. In questi anni il nostro sistema nazionale di protezione civile, assieme al MiBAC e a tutti glialtri soggetti che in emergenza concorrono alla tutela dei beni culturali, ha fatto notevoli passi avanti, tanto da divenire ele-mento riconosciuto di una specificità del nostro paese valorizzata a livello internazionale. Alla crescita di questo delicato ecomplesso settore d’intervento ha contribuito certamente anche il volontariato specializzato.

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L’Aquila, la Chiesa di San Pietro a Coppito dopo il sisma del 6 aprile

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L’Aquila, il Castello Cinquecentesco sede del Museo Nazionale d’Abruzzo

Un’operazione di recupero particolarmente complessa eseguita dai Vigili del Fuoco al Castello Cinquecentesco dell’Aquila, sede del Museo Nazionale d’Abruzzo

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Nel quadro di attività per la tutela e la salvaguardia del nostro patrimonio culturale in caso di calamità naturali si inse-risce anche L’Arte salvata, la nuova campagna nazionale itinerante di Legambiente e del Dipartimento della protezio-ne civile, con il patrocinio del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Un’iniziativa che ha l’obiettivo di sen-sibilizzare e informare cittadini e amministrazioni locali sull’importanza di una tutela attenta e costante dei beni cul-turali, sulla necessità di organizzare “in tempo di pace” un sistema definito di enti e soggetti che concorrano in emer-genza alla tutela delle opere d’arte. L’Arte salvata promuove anche iniziative finalizzate alla formazione dei volontari,attraverso la realizzazione di corsi ed esercitazioni; all’informazione dei cittadini con incontri, dibattiti e convegni sul-la condizione del patrimonio culturale nelle diverse tappe regionali; alla formazione dei ragazzi delle scuole. Da un lato, quindi, è obiettivo della campagna porre all’attenzione il problema centrale della salvaguardia del ricco ediffuso patrimonio culturale della Penisola, perché opere d’arte tutelate, conosciute e accessibili per i cittadini sonomeno vulnerabili anche se presenti in zone esposte a rischio. In secondo luogo, è importante far crescere sempre dipiù la collaborazione e la definizione di linguaggi e procedure comuni a tutti i soggetti cui è affidata la tutela del patri-monio artistico in caso di calamità.

Tra il 2009 e il 2010 l’equipaggio dell’Arte salvata di Legambiente ha realizzato otto tappe in diverse città. Nel corsodelle giornate dedicate alla tutela del nostro ricchissimo patrimonio culturale sono stati realizzati incontri, dibattiti,conferenze stampa e soprattutto corsi di formazione rivolti a volontari di protezione civile.

In particolare con l’Arte salvata si sono realizzati i seguenti eventi principali:

A Napoli, il 6, 7 e 8 novembre 2009, nello splendido scenario della Chiesa Santa Maria delle Grazie, in Piazzetta Mon-dragone, si sono svolti tre giorni di formazione, informazione ed esercitazione pratica di messa in sicurezza del patri-monio storico artistico per cinquanta volontari campani con la collaborazione dell’associazione ‘Loro di Napoli’. Nelpiazzale antistante la chiesa i volontari si sono esercitati su prototipi di tele testando le tecniche di delocalizzazione,imballaggio e catalogazione delle varie tipologie di opere interessate da eventi calamitosi.

A Matera il 19, 20 e 21 novembre 2009 in occasione del cinquantenario dell’alluvione del 23 novembre 1959,che investì la costa jonica lucana e calabrese provocando ingenti danni, sono stati organizzati tre giorni di con-vegno ed esercitazione nell’aera del Metaponto. Obiettivo del convegno è stato non solo quello di rievocare l’e-vento alluvionale di cinquant’anni fa, ma anche e soprattutto quello di analizzare la condizione attuale dellazona costiera lucana in merito al rischio idrogeologico, con attenzione particolare rivolta anche alla vulnerabi-lità e all’esposizione al rischio dei beni storico-artistici e archeologici. All’evento hanno partecipato il Diparti-mento della Protezione Civile Nazionale, la Soprintendenza Archeologica regionale della Basilicata, la RegioneBasilicata, la Provincia di Matera e il Comune di Bernalda.

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L’Arte salvata a Napoli, corso di formazione per la salvaguardia del patrimonio culturale dai rischi naturali (novembre 2009)

2 L’Arte salvata

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A Pisa, il 6 e 7 dicembre 2009 al Museo Nazionale di Palazzo Reale sono stati realizzati due giorni di dibattito ed eserci-tazione sul sistema di protezione civile comunale e provinciale del territorio pisano e sulle tecniche di messa in sicurezzae catalogazione dei beni culturali, organizzati in collaborazione con il Comune di Pisa, la Provincia di Pisa e la Soprinten-denza dei beni storico-artistici. Obiettivo dell’incontro era riuscire a porre le basi per una proficua collaborazione tra glienti e i soggetti a cui è affidata la tutela dei beni culturali perché possano intervenire tempestivamente e correttamenteanche in caso di emergenza. Alla presenza dei funzionari della Soprintendenza i volontari pisani sono stati impegnati nel-la delocalizzazione di tele presenti nel prestigioso sito museale e nella catalogazione di alcuni volumi dell’archivio stori-co del museo.

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Pisa, Museo Nazionale di Palazzo Reale, esercitazione dei volontari di Legambiente per la messa in sicurezza delle opere (dicembre 2009)

Pisa, Museo Nazionale di Palazzo Reale, esercitazione dei volontari di Legambiente per la messa in sicurezza delle opere (dicembre 2009)

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A Verona, il 13 e 14 febbraio 2010 cinquanta volontari veneti hanno partecipato al corso di formazione dedicato alla salvaguar-dia del patrimonio artistico dai rischi naturali. Presso la sede del Centro Servizi Volontariato di Verona, situato nell’ex casermaSanta Marta, sono state organizzate due giornate per presentare le tecniche per la movimentazione, l’imballaggio e la cataloga-zione dei beni culturali. Al termine del corso i volontari sono stati impegnati in una vera e propria simulazione d’intervento sulrecupero delle opere lesionate per provare l’efficacia delle procedure e delle modalità operative apprese durante il corso.

Il 25, 26 e 27 febbraio 2010 a Camerino, Macerata e L’Aquila con L’Arte salvata è stato organizzato un corso di for-mazione a cui hanno partecipato circa cento volontari. Il corso, promosso dal gruppo di lavoro per la salvaguardia deibeni culturali in emergenza (MiBAC, Legambiente, Protezione Civile Nazionale e Regionale), è stato organizzato in col-laborazione con la Provincia di Macerata, con le Università di Macerata e Camerino, con l’Associazione Sistema Musea-le della provincia di Macerata e con la Regione Marche. Nell’ultima delle tre giornate di formazione è stata organiz-zata una visita al centro storico dell’Aquila, nei cantieri aperti per il recupero delle opere e delle macerie di interessestorico-artistico e nei magazzini di ricovero temporaneo per i beni mobili.

Ad un anno dal sisma Legambiente è tornata all’Aquila per fare il punto dopo 12 mesi di intervento per la tutela dei beniculturali in emergenza. Il 26 marzo 2010 presso l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila è stata organizzata un’esercitazionea cui hanno partecipato i volontari di Legambiente e a cui hanno assistito anche gli allievi dell’Accademia e i ragazzi delLiceo artistico della città. Contemporaneamente, sempre nei locali dell’Accademia, nel corso di una conferenza stampa èstato presentato il dossier relativo agli interventi di messa in sicurezza dei beni culturali durante l'emergenza. Alla con-ferenza hanno partecipato il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente; il direttore dell'ufficio Affari della presidenza regiona-le Antonio Sorgi; il viceprefetto vicario dell’Aquila, Graziella Patrizi; il cap. Corrado Catesi, Comando Carabinieri TutelaPatrimonio Culturale; l’ispettrice dalla Soprintendenza per i Beni storico-artistici d’Abruzzo, Anna Colangelo, il funziona-rio del MiBAC Bianca Maria Colasacco e il Comandante dei Vigili del Fuoco, Eros Mannino.

L’Aquila, Accademia di Belle Arti: esercitazione dei volontari di Legambiente per il recupero e l’imballaggio di alcuni prototipi di tela

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Il 9 e 10 aprile 2010 nel complesso badiale di S. Maria in Faifoli, a Montagano, in provincia di Campobasso, si è tenutala tappa molisana della campagna itinerante con un corso di formazione rivolto ai volontari di Legambiente. Anche in Moli-se, i volontari di Legambiente erano stati protagonisti di un intenso intervento d’emergenza per mettere in salvo i beniculturali presenti in strutture danneggiate dal sisma del 2002. Al termine del corso i volontari molisani si sono esercitatisu prototipi di tele simulando un vero e proprio intervento d’emergenza. Hanno collaborato all’organizzazione della tappala Protezione Civile Regione Molise, la Soprintendenza regionale per i beni storico-artistici e il Comune di Montagano.

Il 21 aprile 2010 a Matera, nel suggestivo parco archeologico del Tempio di Apollo Licio, a Metaponto, 70 volontarilucani si sono impegnati in una esercitazione pratica nell’area archeologica con riferimento al rischio idrogeologico. In collaborazione con il Museo Metaponto e la Soprintendenza della Regione Basilicata per i beni archeologici sonostate effettuate operazioni di messa in sicurezza delle zone fortemente esposte al rischio alluvionale e di pulitura deimateriali lapidei presenti in situ.

Montagano (CB), Chiesa di Santa Maria in Faifoli, sede del corso di formazione organizzato durante la tappa in Molise de L’Arte salvata

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L’Arte salvata in Molise, corso di formazione per la salvaguardia del patrimonio culturale dai rischi naturali (aprile 2010)

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In Abruzzo Legambiente, attivata con nota del Dipartimento della protezione civile DPC/VRE/0025474 del 06.04.2009,ha operato da subito sia per prestare soccorso alla popolazione, nell’allestimento dei campi, nella distribuzione deipasti, sia nella delicata opera di recupero, delocalizzazione e messa in sicurezza dei beni culturali presenti in palaz-zi, musei e chiese danneggiati dal sisma.

Fin dai primi giorni dell’emergenza, le squadre specializzate di volontari di Legambiente sono state impegnate negli interven-ti di messa in sicurezza, delocalizzazione e catalogazione dei beni culturali a L’Aquila e negli altri paesi colpiti dal sisma. Le attività svolte dall’Associazione possono essere suddivise in due fasi distinte, una di organizzazione del lavoro, l’al-tra di operatività. Nella prima fase, cosiddetta di avviamento, i volontari hanno collaborato con i funzionari del MiBACe del Dipartimento della protezione civile per l’organizzazione della segreteria, la ricomposizione della banca dati rela-tiva ai beni culturali nelle zone colpite dal sisma, la verifica dell’idoneità delle sedi individuate come magazzini tem-poranei, il reperimento di materiali e mezzi per il recupero delle opere d’arte, ecc.

L’Aquila, il recupero delle oreficerie presso la Curia Arcivescovile L’Aquila, la schedatura delle oreficerie recuperate presso la Curia Arcivescovile nella tenda allestita in piazza Duomo

3 L’impegno di Legambientenella messa in sicurezza del patrimonioartistico e culturale in Abruzzo

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La vera e propria fase operativa di recupero e messa in sicurezza delle opere d’arte ha avuto inizio il 13 aprile con iprimi interventi presso la Curia Arcivescovile a L’Aquila. Da allora a oggi, in quasi un anno di attività, i volontari del-le squadre di Legambiente protezione civile beni culturali hanno contribuito al recupero e alla messa in sicurezza di4.999 opere d’arte catalogate in 3.610 schede di rilievo del danno informatizzate dagli stessi volontari. Le schede,infatti, in alcuni casi comprendono più opere dello stesso gruppo o serie catalogate assieme e descritte in allegatoalla scheda stessa.

Tra le opere recuperate figurano beni di grande importanza e valore, testimonianza della storia, della tradizione e del-la cultura d’Abruzzo, elementi di forte importanza per l’identità delle comunità locali. Le opere salvate comprendono,come sinteticamente illustrato nella Tabella 1, dipinti, sculture, tessuti di pregio, oreficerie tra cui arredi sacri e ogget-ti liturgici e ogni altra tipologia di oggetti di interesse storico-arstico.

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I volontari di Legambiente controllano le condizioni della tela di Teofilo Patini recuperata tra le macerie del Palazzo della Prefettura

L’Aquila, Palazzo della Prefettura: lo spettacolare recupero di una tela del pittore Teofilo Patini

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Alla categoria indicata con “altre tipologie” appartengono opere di straordinario interesse e importanza e anche oggettiche di consueto non vengono immediatamente ricondotti alla categoria di opere d’arte e che pure, per la loro stessa natu-ra, costituiscono testimonianza della tradizione culturale di una comunità. Per la maggior parte si tratta di opere sacre, tracui croci e crocifissi di diverse epoche e fattura, ma anche di elementi decorativi architettonici in stucco o gesso e di tes-suti di pregio. Tra queste opere figurano, ad esempio, le parti di decorazioni fisse recuperate tra le macerie nella BasilicaSanta Maria di Collemaggio, nella Chiese di Santa Maria Paganica e di Santa Maria del Suffragio o delle Anime Sante.

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Tipologia di bene Numero di schede relative ad opere recuperate

Dipinti 1.362

Sculture 420

Tessuti 332

Oreficeria 398

Altre tipologie 1.098

Totale * 3.610

Tabella 1. Principali tipologie di opere d’arte recuperate

Fonte Legambiente* I dati sono tratti dal database informatizzato che contiene le Schede di rilievo del danno compilate al momento dell’intervento di recupero. La somma dei dati è semprequella del numero complessivo delle schede catalogate che, in alcuni casi, comprendo più opere dello stesso gruppo o serie e quindi non corrispondono al numero complessi-vo di opere salvate che è di 4.999 unità

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Tra queste figura anche il Gonfalone della città dell’Aquila recuperato con un intervento di particolare complessità al Castel-lo Cinquecentesco sede del Museo Nazionale d’Abruzzo, di cui tratteremo nel paragrafo successivo. Nelle opere compresenella categoria “altre tipologie” figura anche una delle mattonelle di rivestimento della Fontana delle 99 cannelle.

Gli interventi finalizzati alla salvaguardia e alla messa in sicurezza delle opere d’arte riguardano per la maggior parte ope-razioni di recupero, delocalizzazione e trasporto nei magazzini temporanei. In altri casi si è deciso di realizzare degli inter-venti di messa in sicurezza in loco. Gli interventi di delocalizzazione hanno riguardato 3.163 opere, gli interventi di mes-sa in sicurezza in loco sono stati 385 e gli interventi di consolidamento e messa in sicurezza di affreschi sono stati 14.

Le opere delocalizzate e messe in sicurezza comprendono beni risalenti a diverse epoche e correnti artistiche e culturali. Comeillustrato nella Tabella 2, le schede di rilievo del danno comprendono, oltre a 1.141 beni mobili non datati e a cui non è attri-buibile una datazione certa, opere che risalgono ad un lunghissimo periodo che va dall’età medievale a quella contempora-nea. Tra le opere salvate figurano elementi architettonici risalenti al V secolo, che decoravano la Chiesa di San Giovanni Bat-tista a Scoppito (AQ). Dal Castello Cinquecentesco dell’Aquila sede del Museo Nazionale d’Abruzzo sono stati invece recupe-rati, per citare solo alcuni esempi, una scultura raffigurante una Madonna con Bambino e un dipinto raffigurante una Madon-na con Bambino e Santi risalenti al XII secolo; sempre dal Museo Nazionale sono stati messi in sicurezza la Croce processio-nale dell’Arcivescovado in bronzo, un dipinto raffigurante la Madonna del Latte del XIII secolo e la Madonna Nera di Costan-tinopoli, del XIV secolo; tra le opere risalenti al XV secolo figurano il dipinto con Madonna col Bambino e Crocefissione diAndrea Delitio e il dipinto con S. Bernardino da Siena di Sano di Pietro collocati al Museo Nazionale, il Cristo crocifisso scul-toreo di Giovanni Di Biasuccio dalla Chiesa di S. Margherita; tra le opere recuperate risalenti al XVI secolo anche un dipinto,posto in salvo nella Chiesa e Convento di Santa Chiara, attribuito a Raffaello.

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Al XVII secolo risalgono il Cristo dipinto da Mattia Preti e il dipinto raffigurante la Maddalena di Jusepe del Ribeira, entram-bi collocati al Museo Nazionale. Al palazzo della Prefettura, immagine emblematica delle devastazioni del terremoto, sonostate recuperate due grandi tele, Bestie da soma e Pulsazioni e palpiti, del pittore Teofilo Patini, risalenti al XIX secolo.Risalgono al XIX secolo anche le stazioni della Via Crucis del Duomo dei Santi Massimo e Giorgio. Gli interventi di recupe-ro hanno riguardato anche la collezione contemporanea del Museo Nazionale d’Abruzzo.

I volontari di Legambiente hanno operato in edifici e beni contenitori di straordinario interesse storico-artistico: dallaBasilica di Santa Maria di Collemaggio, al Museo Nazionale d’Abruzzo nel Castello Cinquecentesco, al Duomo dei SS.Massimo e Giorgio, alla Basilica di San Bernardino, al palazzo dell’Arcivescovado, alla Chiesa del Suffragio o delle Ani-me Sante. Così come illustrato nella Tabella 3 gli interventi sono stati realizzati in 115 edifici religiosi, in 2 musei, in6 edifici pubblici, per un totale di 129 beni contenitori, edifici di interesse storico-artistico lesionati dal sisma.

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Tabella 2. Schede relative ad opere recuperate divise per datazione

Datazione Numero schede

V secolo 5

VIII secolo 1

X secolo 1

XII secolo 2

XIII secolo 17

XIV secolo 26

XV secolo 106

XVI secolo 174

XVII secolo 483

XVIII secolo 664

XIX secolo 379

XX secolo 555

XXI secolo 8

Non datate 1.198

Totale * 3.610*

Fonte Legambiente* I dati sono tratti dal database informatizzato che contiene le Schede di rilievo del danno compilate al momento dell’intervento di recupero. La somma dei dati è semprequella del numero complessivo delle schede catalogate che, in alcuni casi, comprendo più opere dello stesso gruppo o serie e quindi non corrispondono al numero complessi-vo di opere salvate che è di 4.999 unità

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Inoltre, i volontari hanno contribuito al recupero e alla messa in sicurezza di 247.532 volumi provenienti dagli archi-vi e dalle biblioteche dell’Aquila. Gli interventi di recupero sono stati realizzati principalmente nella Biblioteca Arcive-scovile e nella Biblioteca del Convento di Santa Chiara. I volumi recuperati presso la Biblioteca Arcivescovile derivanoprincipalmente da un fondo moderno, mentre presso la Biblioteca di Santa Chiara sono state delocalizzate e messe insicurezza anche cinquecentine, secentine e settecentine. Tra questi volumi anche un antifonario del XVII secolo.

Al Museo Nazionale d’Abruzzo i volontari hanno messo in sicurezza un Corale e un documento manoscritto del XIXsecolo recante un’indulgenza di Papa Pio IX. I volumi della Biblioteca Arcivescovile, sono stati recuperati con il contri-buto dei volontari delle Misericordie, mentre i volontari di Legambiente hanno provveduto all’inserimento dei dati neldatabase informatizzato.

Tipologia di edificio Numero

Edifici religiosi 115

Musei 2

Edifici privati 6

Edifici pubblici 6

Totale 129

Tabella 3. Edifici di interesse storico-artistico nei quali sono stati realizzati recuperi

Il particolare di una statua danneggiata dal sisma

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Opere recuperate 4.999

Schede di rilievo danno informatizzate 3.610

Volumi recuperati 247.532

Numero di volontari 350

Tabella 4. Sintesi

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I volontari che hanno operato in Abruzzo con Legambiente, per la maggior parte giovani restauratori e storici dell’ar-te abruzzesi, hanno raggiunto l’Aquila da tutta Italia. Nei mesi dell’emergenza, sono arrivate squadre dalla Campania,dalla Basilicata, dalle Marche, dalla Liguria, dalla Toscana, dall’Emilia Romagna, dal Lazio, dal Veneto, dal Friuli Vene-zia Giulia, dalla Puglia, dal Piemonte, dalla Lombardia e dall’Umbria.

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Una pianeta fra gli arredi liturgici recuperati e messi in sicurezza dopo il terremoto

Un affresco gravemente lesionato Un’antica carta geografica tra i beni recuperati e messi in sicurezza dopo il terremoto

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I particolari di un’opera recuperata

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Le opere d’arte recuperate nel corso di questi mesi costituiscono un patrimonio di fondamentale importanza per i terri-tori colpiti dal sisma, che speriamo possano essere al più presto riconsegnate alla fruizione dei cittadini. Gli interventidi recupero di questi oggetti d’arte, alcuni dei quali di grande prestigio, realizzati in condizioni di grave difficoltà, sia perl’entità dei danneggiamenti subiti dagli edifici, sia per le scosse di assestamento frequenti nei primi mesi, hanno richie-sto l’impiego di procedure talvolta piuttosto complesse. In queste pagine ospitiamo alcuni casi particolari di opere postein salvo che per il loro valore o per le difficoltà delle condizioni in cui si è svolto l’intervento di recupero rappresentanocasi significativi per descrivere l’operato dei Vigili del Fuoco, dei funzionari delle Soprintendenze e dei volontari.

L’Aquila, Basilica di Collemaggio.Recupero dell’organo monumentale

Uno dei luoghi simbolo della città dell’Aquila, la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, ha subito gravissimi danni inseguito al sisma del 6 aprile. Sotto le macerie della navata della Basilica è rimasto sepolto anche lo splendido orga-no monumentale originariamente collocato a cavallo tra la navata centrale e quella sinistra. L’organo, costruito tra laseconda metà del XVII e la prima del XVIII secolo, utilizzava, nonostante l’estetica chiaramente barocca, pannelli ligneidorati nella cassa e nella cantoria, probabili elementi di recupero di un altare cinquecentesco.Tra il 4 e l’11 agosto 2009 una squadra di volontari di Legambiente è stata impegnata nella movimentazione delle mace-rie e nel recupero dell’organo. L’intervento era diretto dalla Dott.ssa Colasacco, funzionaria della Soprintendenza BSAE perl’Abruzzo, che si è avvalsa, per il giorno 7 agosto, del contributo del prof. Armando Carideo, collaboratore scientifico edesperto maestro organista che aveva partecipato al restauro dell’organo promosso dalla Soprintendenza alcuni anni fa. Il manufatto è stato diviso in cinque sezioni per la parte esterna decorata (parte frontale della cantoria; parte fronta-le della cassa; parte retrostante della cantoria; parte retrostante della cassa; base decorata a finti cassettoni dell’in-tero organo), in maniera da poter selezionare il materiale recuperato. Sono state recuperate 15 cassette di materiale e 5 scatoloni di elementi lignei riferibili all’interno dell’organo. Il materialeestratto dalle macerie dai Vigili del Fuoco è stato disposto in un locale comunicante con la Basilica rispettando la suddivi-sione pensata e precedentemente concordata. Le parti più grandi sono state collocate nella stanza attigua la Basilica men-tre i frammenti sono stati riposti in alcuni contenitori; le canne ritrovate, infine, sono state disposte lungo la navata destradella Basilica. Si è riusciti ad estrarre dalle macerie anche il somiere di noce (una cassa dove avviene la distribuzione del-l'aria prodotta dal mantice) ed altro materiale riferibile alla parte strumentale dell’organo, che è stato disposto lungo alcu-ni pilastri della navata sinistra della Basilica. Lungo la stessa navata hanno trovato ricovero anche parti delle tavole dipin-te della base e delle parti retrostanti del manufatto e altri pezzi delle canne. L’attività, documentata con fotografie si è con-clusa con la schedatura degli elementi rinvenuti. Tra gli elementi decorativi, occorre evidenziare il recupero della statuinaraffigurante S. Pietro, rinvenuta, nonostante le lesioni e i piccoli distacchi, sostanzialmente non compromessa.

3.1 Le opere salvate

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Volontari di Legambiente recuperano una parte Vigili del Fuoco e volontari cercano frammenti Frammenti lignei dell’organodell’organo monumentale dell’organo monumentale tra le macerie recuperati tra le macerienella Basilica di Collemaggio del transetto della Basilica di Collemaggio

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Liberata dalle macerie, rimosse in maniera controllata, e una volta coperta la porzione della volta crollata con il sisma,la Basilica di Collemaggio ha potuto accogliere gli aquilani nella notte del 24 dicembre per la celebrazione natalizia.

L’Aquila, Museo Nazionale d’Abruzzo.Recupero del Gonfalone della città

Tra gli edifici di interesse storico-artistico danneggiati dal terremoto del 6 aprile vi è anche il Castello Cinquecentescodell’Aquila, sede del Museo Nazionale d’Abruzzo, edificio dal quale sono state delocalizzate molte opere di grande pre-stigio e interesse. Tra queste anche opere particolari che rappresentano, per la loro stessa natura, una testimonianzadella tradizione e dell’identità culturale dell’Abruzzo. Il 23 aprile 2009, ad esempio, i volontari di Legambiente hannopartecipato all’impegnativo recupero e messa in sicurezza del Gonfalone della città dell’Aquila (1579), opera di Giovan-ni Paolo Cardone attivo a L’Aquila tra il 1569 e il 1586, un pittore formatosi nella scuola cinquecentesca del romanoPompeo Cesura che assorbe da una parte gli influssi delle scelte della controriforma e dall’altra il gusto fiammingo.Lo stendardo, una copia di quello portato a Roma dalle confraternite aquilane in occasione del Giubileo proclamatoda Papa Gregorio XIII nel 1575 e originariamente realizzato per la Chiesa di San Bernardino, era stato collocato all’in-terno del Castello, in una teca di cristallo climatizzata. Si tratta di un dipinto su seta rossa, alto 442 cm e largo 315cm, che fortunatamente non è stato danneggiato dalla violenta scossa di terremoto. Sul fronte, l’opera rappresenta

Alcune parti dell’organo recuperate tra le macerie

Alcune fasi di un complesso intervento di recupero presso il Castello Cinquecentesco, sede del Museo Nazionale d’Abruzzo

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nella parte superiore il Cristo che sorregge una croce tra la Vergine ed un angelo in ginocchio, al centro, la città del-l’Aquila sorretta dai quattro Santi protettori (San Massimo, Celestino V, San Bernardino e Sant’Equizio) e, nella parteinferiore, le effigi di due Santi Vescovi, San Francesco, San Bernardino e San Giovanni della Marca. Sul retro del gon-falone è raffigurato lo stemma di San Francesco d’Assisi con cherubini. Le complesse operazioni di recupero di questa importante testimonianza per la storia dell’Aquila hanno impegnato lesquadre d’intervento per circa quattro ore, e sono state possibili grazie all’impegno delle unità SAF (speleo, alpino,fluviali) dei Vigili del Fuoco. Con imbracature da alta quota ed agganciati al braccio di una gru, i Vigili del Fuoco sisono calati negli squarci del tetto del Castello lesionato dal sisma ed hanno estratto lo stendardo dalla teca. L’operaè stata assicurata ad una piattaforma, e trasferita al sicuro nel piano inferiore di un torrione perimetrale del Castellodove si è verificato il suo stato di conservazione che non è sembrato alterato. Le operazioni di imballaggio e messain sicurezza sono state seguite da ispettori della Soprintendenza BSAE e da una restauratrice accreditata di Legam-biente, ugualmente presenti durante il carico dell’opera in un automezzo con rimorchio.

Lo stendardo costituisce una testimonianza particolarmente importante per il capoluogo abruzzese: esso offre unarappresentazione realistica dell’Aquila che consente di conoscere la struttura urbanistica della città e le sue caratte-ristiche architettoniche, prima che un altro terribile terremoto la distruggesse nel 1703.

L’Aquila, Monastero di Santa Chiara. Recupero del fondo librario antico

I volontari delle squadre specializzate di Legambiente protezione civile beni culturali sono intervenuti a sostegno deiVigili del Fuoco e dei funzionari del MiBAC anche negli interventi di recupero del fondo di volumi antichi della biblio-teca del Monastero di Santa Chiara a L’Aquila, rimasto gravemente lesionato. È stato necessario recuperare l’intero fondo antico della Biblioteca, costituito da volumi del XVI, XVII, XVIII secolo, uti-lizzando come ingresso all’edificio le finestre della biblioteca stessa, che affacciavano direttamente su un cortile facil-mente accessibile dal retro del complesso.Valutata l’effettiva consistenza del fondo antico, il gruppo protezione civile beni culturali Legambiente ha provvedutoa reperire un quantitativo idoneo di casse di plastica, forate ai lati e adatte a sistemare i volumi, parallelamente allapredisposizione di tutta la strumentazione necessaria per le operazioni di sgombero, comprensiva delle specificheschede di catalogo dei beni mobili, e pianificando in anticipo il metodo di prelievo dei volumi da adottare, finalizza-to al mantenimento della disposizione rinvenuta. L’elevato rischio di cedimento del complesso, dovuto alle frequenti scosse sismiche ancora in atto e alle gravi lesioniinterne all’edificio, che presentava crolli parziali della copertura, hanno reso impraticabile la struttura da parte deivolontari di Legambiente. Le operazione di recupero sono state eseguite dai Vigili del Fuoco, con il contributo tecni-co per le operazioni di prelievo dalla restauratrice della squadra Legambiente, che ha proceduto fotografando l’interabiblioteca.

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Disposti nelle apposite casse di plastica, i volumi sono stati portati fuori dall’edificio pericolante con una scala mobi-le e il materiale recuperato è stato schedato, fotografato e sistemato adeguatamente nei mezzi di trasporto per esse-re infine inviato nei magazzini di emergenza precedentemente individuati e predisposti. Dopo aver recuperato i volu-mi posizionati ancora nelle scaffalature, si è proseguito nella raccolta dei testi caduti a terra, alcuni dei quali (52 pez-zi), a causa di un allagamento provocato probabilmente dalla rottura di una tubatura d’acqua all’interno della mura-tura, sono stati ritrovati in pessime condizioni. Tra i volumi rinvenuti a terra, sono stati sistemati in casse di plastica i volumi trovati chiusi e non scompaginati. Quel-li trovati aperti, invece, sono stati raccolti senza modificarne la conformazione assunta. Sono stati sollevati e adagia-ti nelle casse grazie all’utilizzo di un supporto rigido usato come base di appoggio. Ognuno di questi volumi è statofotografato per intero e nei suoi elementi maggiormente utili all’identificazione, come il frontespizio e il dorso.

Come previsto dal modello operativo del gruppo di protezione civile beni culturali di Legambiente, e sempre con l’aval-lo dei funzionari del MiBAC, si è provveduto a predisporre il congelamento dei volumi che si presentavano completa-mente o parzialmente imbibiti d’acqua e di quelli che risultavano possedere un alto grado di umidità al fine di blocca-re il degrado in atto. Data la disponibilità di un congelatore collocato nella cucina della mensa della Scuola della Guar-dia di Finanza di Coppito (AQ), ritenuto la locazione più sicura fra quelle disponibili al momento, i volumi, imballati insacchetti di plastica chiusi ermeticamente, sono stati disposti sul posto all’interno del congelatore posizionando ester-namente all’imballo sul piatto anteriore un'etichetta che riporta i dati originali presenti sul dorso del volume.

Una volta posti nel congelatore questo è stato sigillato da un ispettore del MiBAC. I volumi sono stati spostati, dalbasso all’alto e dal centro all’esterno del freezer, più volte nelle ore seguenti, al fine di favorire un congelamento omo-geneo di tutti i volumi, operazione svolta sempre alla presenza dell’ispettore incaricato della rimozione e della predi-sposizione dei nuovi sigilli.

L’Aquila, Palazzo Alferi. Recupero di porzioni dell’apparato decorativo in gesso

Nei mesi di agosto e settembre, i volontari di Legambiente sono intervenuti nello storico Palazzo Alferi, una dimora dimetà Quattrocento di forme gotico-rinascimentali di cui permangono, originali, il portale durazzesco e una delle trefinestre gotiche ad ogiva all’esterno, la ricca loggia, il chiostro, resti delle ampie sale con soffitti in legno decorato euna piccola cappella ad una sola navata all’interno. L’urgenza dell’intervento si era palesata durante un sopralluogoeffettuato con il funzionario del MiBAC per verificare lo stato di conservazione degli apparati decorativi interni che ave-va evidenziato la necessità della messa in sicurezza di alcuni elementi a basso ed alto rilievo in gesso dorato com-promessi da un parziale crollo e da gravi distacchi degli elementi in gesso. Dopo aver documentato e recuperato gli elementi decorativi caduti a terra, si è predisposto un trabattello per consen-tire agli operatori di lavorare in sicurezza ed arrivare all’altezza delle opere rimaste ancorate alla muratura. Successi-vamente è stata realizzata una barella in legno ricoperta di gommapiuma dove alloggiare le figure dopo lo stacco.

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Alcune fasi dell'imballaggio dei volumi appartenenti al fondo librario del Monastero di Santa Chiara

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Lo stacco è iniziato da una figura a tutto tondo raffigurante un putto. Esso si presentava parzialmente distaccato dal-la parete a causa delle sollecitazioni dovute al sisma ma era ancorato con alcuni chiodi in ferro lunghi circa 10 cm. Latesta era evidentemente distaccata dal busto con una lesione che correva per tutta la lunghezza del collo. Si è proce-duto iniziando col delimitare la porzione da staccare dal resto della parete tagliando l’intonaco che non faceva partedella decorazione con uno scalpello. L’operazione di stacco vera e propria è stata realizzata con delle sciabole dellospessore di 4mm inserite tra la muratura e l’intonaco retrostante la figura. Una volta staccato tutto l’intonaco si è pro-ceduto sfilando i chiodi dalla parete che trattenevano la figura ancorata alla muratura. Nella parte sinistra, una volta verificato che alcuni elementi erano ben solidali alla muratura, è stato deciso, concor-dandolo con la Dott.ssa Giovanna Di Matteo, di non rimuovere il corpo del putto in alto rilievo e parte della decora-zione in finto marmo a basso rilievo posta al di sotto dello stesso putto. Le operazioni di stacco sono state quindirealizzate solo sulla porzione di pannello decorativo in argento e mecca non crollato con il sisma e del piccolo pan-neggio in argento meccato del putto che era molto distaccato dalla parete. Si è poi proceduto alla schedatura dei pez-zi staccati, i cui dati sono confluiti nel database insieme tutti quelli relativi ai beni messi in sicurezza dalle squadredi Legambiente, e all’imballaggio degli stessi, lasciati in custodia al proprietario.

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Onna. Il ritrovamento di un affresco nella Chiesa di San Pietro Apostolo

Onna è una delle frazioni del comune dell’Aquila maggiormente colpite dal sisma di aprile. Il paese è stato quasi com-pletamente distrutto e molte, purtroppo, sono state le vittime. Posta al centro della conca forconese, Onna deve ilnome dal termine unda, all'abbondanza di acque dei fiumi che attraversano il suo territorio. Il nome del villaggio com-pare per la prima volta nel 1178, come Villa Unda, in una bolla papale di Clemente III. Già nel mese di aprile erano state delocalizzate dalla Chiesa di San Pietro Apostolo due sculture raffiguranti la Madonna Addo-lorata e S. Antonio Abate. Ad agosto si è nuovamente intervenuti nella chiesa per il recupero degli elementi di interesse cultu-rale presenti tra le macerie esterne ed interne della zona absidale. La chiesa fu costruita nel XIII secolo per volontà dei monaciCistercensi che avevano nel Monastero di Santo Spirito d’Ocre (edificato nel 1226) una delle loro sedi principali nell’aquilano.

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Onna, la Chiesa di San Pietro Apostolo gravemente danneggiata dal sisma del 6 aprile

I volontari di Legambiente realizzano i primi interventi di consolidamento dell’affresco ritrovato nella Chiesa di San Pietro Apostolo

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La datazione medievale trova riscontro nel tesoro nascosto e sconosciuto ritrovato sulla controfacciata proprio inoccasione dell’intervento di recupero. Ad Onna, infatti, l’evento disastroso del terremoto ha consentito di ritrovare unaffresco nascosto proprio dietro a uno dei muri della Chiesa di San Pietro Apostolo crollato in seguito al sisma.Le attività dei volontari di Legambiente hanno riguardato la rimozione di una parte di intonaco nella controfacciatasotto la quale, nascosto tra uno scialbo di cemento spesso circa 2 cm e uno di calce, è stato rinvenuto l’affresco. Permotivi di sicurezza degli operatori, è stata predisposta dai Vigili del Fuoco una copertura con tubi innocenti e onduli-ne. La squadra ha, in una prima fase, proceduto alla numerazione progressiva in singoli elementi dei conci in pietrarimasti integri e non sgretolati dal sisma. Le operazioni di recupero e catalogazione hanno riguardato anche porzionidi ornamento in gesso settecentesche e ornamenti e arredi sacri presenti nella chiesa. Con la direzione e il coordinamento della Soprintendenza, i volontari delle squadre protezione civile beni culturali diLegambiente hanno proceduto, partendo dalla zona inferiore, alla rimozione con strumenti di precisione dello scialbodi calce e hanno riportato alla luce prima il volto della Madonna, in seguito il Cristo e i due angeli. Tale Crocefissio-ne con i dolenti è stata stimata risalente al periodo tra fine del XIV e l’inizio del XV secolo, stilisticamente assimila-bile a dipinti umbri del primo trentennio del Quattrocento. Nei giorni successivi si è provveduto alla messa in sicurez-za e al consolidamento della porzione di affresco, attraverso la sigillatura dei bordi e con iniezioni di consolidamen-to nella struttura muraria. In un secondo momento, si è provveduto alla velinatura della parte affrescata. Sempre nella controfacciata, è stata rinvenuta un’altra porzione di affresco molto danneggiata e in gran parte crollata, raffi-gurante una Madonna, probabilmente databile ad un’epoca precedente alla Crocefissione con i dolenti. I frammenti dell’affre-sco sono stati raccolti e catalogati e sono state consolidate le porzioni di immagine nella parte di intonaco non crollata.

Capestrano, Chiesa di Santa Maria della Pace. Recupero della conocchia raffigurante la Madonna Addolorata

La conocchia, altrimenti detta rocca, era lo strumento, costituito da un bastone ligneo dotato di un ingrossamento ogabbietta, che fin dall’antichità sorreggeva le fibre tessili per agevolare le operazioni del filatore che conservava libe-re le mani durante l’attività della filatura. In Abruzzo lo stesso nome identifica una particolare modalità di vendita all'asta al ribasso di prodotti alimentari edelle conche di grano addobbate. Le pietanze, originariamente e principalmente già cotte, erano vendute, e il ricava-to dato in beneficenza, dopo essere state offerte in dono ad un santuario in specifici giorni di festa. L’utilizzo del ter-mine conocchia in questa accezione si spiega con l'antica usanza di srotolare il breve filo di una conocchia, appunto,fino al suo termine per indicare il tempo di permanenza di un determinato prezzo di aggiudicazione durante l’asta. Nelcaso in cui nessuno dei presenti dava un cenno di assenso, si procedeva alla stessa operazione a un prezzo ribassa-to fino all’aggiudicazione del pezzo. Ma in Abruzzo col termine conocchia si indica anche una particolare scultura vestita. Si tratta di un manichino conun’anima di legno con giunture snodabili (generalmente di pioppo) e imbottita di stoffa che occorreva per conferire unaspetto antropomorfo. Alla struttura di base si applicavano strati sempre più sottili di gesso e panni imbevuti di col-la; la statua poteva essere inoltre colorata e decorata con monili. Nella maggior parte dei casi aveva carattere devo-zionale e veniva utilizzata per scopi processionali.

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Il 2 settembre nella Chiesa di Santa Maria della Pace a Capestrano la squadra di protezione civile beni culturali di Legam-biente ha recuperato, schedato e depositato nel Convento di S. Giovanni da Capestrano, una conocchia del XIX secolo raf-figurante la Madonna Addolorata. Il manichino polimaterico abbina, al legno della struttura, l’argento della corona e delcuore trafitto dalle spade e il tessuto originale broccato che lo abbiglia, arricchito da stelle dorate che alludono alle dodi-ci virtù di Maria (e richiamano le 12 tribù di Israele). Proprio per la leggerezza dei materiali, la conocchia della MadonnaAddolorata viene utilizzata durante le processioni del rito pasquale.

L’Aquila, Chiesa di Santa Maria del Suffragio o delle Anime Sante

Il 25 ottobre 2009, sotto la direzione dei funzionari del Ministero per i Beni e le Attività culturali si è aperto il cantiere-scuola nella Chiesa di Santa Maria del Suffragio o delle Anime Sante, edificio ecclesiastico divenuto simbolo del terremo-to che ha colpito la città di L’Aquila il 6 aprile. La chiesa, quasi totalmente evacuata già a partire dal 15 aprile dai benimobili rimovibili, presentava il pavimento del transetto e della navata centrale parzialmente coperto da materiale di crol-lo e necessitava della rimozione controllata delle macerie.

La conocchia raffigurante la Madonna Addolorata della Chiesa

di Santa Maria della Pace di Capestrano

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I lavori hanno riguardato una sola sezione del crollo e hanno visto collaborare cinque studentesse dell’Institut Natio-nal du Patrimoine francese, accompagnate dal presidente dell’INP dott. Roch Payet, con la squadra di Legambiente,formata da una schedatrice, da uno storico dell’arte, da un imballatore e da una restauratrice.Le operazioni di recupero si sono svolte con la più completa collaborazione tra tutte le parti e si è potuto in questomodo far partecipare perfettamente la delegazione dell’INP a tutte le fasi che compongono un intervento, dalla rimo-zione controllata delle macerie al recupero dei frammenti riscoperti, alla documentazione fotografica e alla schedatu-ra. Il materiale depositatosi sul pavimento in seguito al crollo della cupola e della lanterna che poggiava su di essaè stato suddiviso in aree e selezionato grazie all’utilizzo di un nastro trasportatore. Le macerie, avvicinate al nastro con delle carriole, sono state attentamente scandagliate durante lo scorrimento daglioperatori, che hanno prelevato numerosi frammenti in stucco e stucco dorato. Gli elementi di interesse storico-artisti-co sono stati raccolti in cassette di plastica forata, fotografati, schedati e depositati in loco.

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Il lavoro ha anche portato al ritrovamento, in seguito alla rimozione delle macerie, del lanternino della cupola: que-sto ha permesso di ricostruire ipoteticamente la dinamica del crollo durante il sisma. I lavori dell’equipe, che si sonoprotratti nei giorni seguenti e sono definitivamente conclusi il 10 dicembre con la delocalizzazione delle ultime opereconservate nella chiesa, hanno contribuito alla riapertura dell’edificio ecclesiastico avvenuta il 19 marzo.L’esperienza, positiva sotto ogni profilo, è stata uno scambio proficuo di conoscenze dal punto di vista lavorativodalla quale è nato il desiderio e l’intenzione di una collaborazione e di uno scambio più intenso e a lungo terminetra l’INP, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Legambiente, a testimonianza di come sia possibile e profi-cua la collaborazione sia tra istituzioni di diversi paesi, sia tra enti istituzionali e associazioni.

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L’Aquila, Basilica di Collemaggio. Ritrovamento del crocifisso medievale

La rimozione controllata delle macerie nel cantiere della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, portata avanti con unmetodo di scavo semi-archeologico, ha permesso il rinvenimento di alcuni elementi dell’Organo barocco, di alcunireperti lapidei con funzione architettonica e del Crocifisso medievale in legno policromo caduto a seguito del distac-co del setto murario del transetto sopra l’arco trionfale e seppellito dalle macerie della cupola centrale crollata inseguito all’esplosione dei pilastri. Il crocifisso, eseguito dal Maestro di Visso e collocato originariamente sopra l’arco trionfale, è stato rinvenuto in gior-ni diversi, con testa e arti distaccati dal corpo e in stato fortemente frammentario, dal gruppo di lavoro costituito daiVigili del Fuoco, dai volontari di Legambiente e dai funzionari delle Soprintendenze archeologica e storico-artistica. Una campagna mirata ha permesso di trovare il corpo mentre il 12 ottobre è stato recuperata in quattro frammenti latesta, con la pellicola pittorica originaria. La caduta ha causato distacchi verticali progressivi della pellicola pittoricadal retro della testa e verso il volto ma nonostante l’impatto sembra che lo stato di conservazione sia buono. Comespiegano i funzionari della soprintendenza, infatti, le polveri e i materiali sciolti degli intonaci potrebbero aver creatouna sorta di micro-ambiente asciutto e asfittico privo di elementi di degrado, che hanno protetto i frammenti dell’o-pera. Nelle giornate seguenti sono stati rinvenuti anche frammenti degli arti che rendono probabile il restauro dell’o-pera che il Maestro del Crocifisso di Visso, avvicinato al Maestro della Madonna del Duomo di Spoleto e al Maestrodella Santa Caterina Gualino, intagliò con gusto umbro, impostando un viso triangolare pateticamente connotato conocchi socchiusi, barba accennata e capelli bipartiti suddivisi in ciocche sottili.

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L’esperienza drammatica del terremoto, il desiderio di migliaia di volontari di prestare un contributo concreto per aiu-tare e sostenere chi si è trovato in gravi difficoltà ha sollecitato e liberato energie positive e importanti, soprattuttoda parte di moltissimi giovani, che rappresentano una delle risorse per il futuro del nostro Paese. Anche per quel cheriguarda il settore dei beni culturali, i volontari che hanno voluto concretamente impegnarsi in prima persona a L’A-quila sono stati moltissimi. Legambiente ha accolto e dato spazio a moltissimi volontari, dotati non solo di vogliad’impegnarsi e capacità, ma di competenze tecniche e professionali. Ospitiamo in queste pagine il racconto di alcunidi loro, per la maggior parte giovani abruzzesi, per dare voce alle motivazioni che hanno spinto a voler essere pre-senti in Abruzzo dopo la ferita del terremoto.

La vita di noi ragazzi prima del 6 aprile si svolgeva in una tranquilla quotidianità nonostante le continue scosse sismi-che avrebbero dovuto suscitare incertezze e timori; ma i giorni si susseguivano e il nostro diritto alla vita prevaleva.Poi…la catastrofe! Finita la routine, finita la normalità, finita per molti anche la vita.Storditi, impauriti e con tante incognite davanti, abbiamo ricevuto fin dai primi giorni la disponibilità di tanti giova-ni volontari, pronti a darci una mano e pronti anche a condividere con noi i tanti pericoli legati ai crolli.Da qui è scattata una scintilla, una voglia di riemergere, di non restare passivi, di fare qualcosa per la città, per gliamici e per noi stessi.[…] Quelle chiese che in tempi normali facevano da sfondo alla nostre giornate, sono diventate per noi volontari comescrigni che custodivano capolavori e testimonianze da salvare: la volontà di far rivivere le meraviglie della nostra cit-tà ci rendeva orgogliosi del nostro lavoro.In compagnia dei Vigili del Fuoco, abbiamo affrontato scosse, polvere e macerie; abbiamo recuperato opere prezioseda palazzi signorili, chiese e basiliche, con il cuore in gola e la ferma determinazione di riportare la vita lì dove c’e-ra solo distruzione.Ogni giorno l’impegno diventava sempre più forte; non si trattava di recuperare dalle macerie libri e opere d’arte, mabisognava metterli in sicurezza, catalogarli, proteggerli e trasportarli in luoghi lontani ma sicuri. Avere la capacità ela determinazione di allestire mostre per permettere ai nostri capolavori di essere apprezzati e conosciuti da tutti èstato per noi un altro motivo di orgoglio. Abbiamo imparato ad apprezzare i nostri capolavori proprio quando pensavamo di averli persi; abbiamo imparato anon dare tutto per scontato; abbiamo imparato a rimboccarci le maniche. La partecipazione è diventata la molla che ci ha portato, e ci porta ancora oggi, a farci sentire utili e a scrollarci didosso la polvere delle macerie che avevano coperto non solo la nostra splendida città, ma anche la nostra rimpian-ta routine.

Antonella Magnesio e Riccardo Troiani

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3.2 Il racconto dei volontari

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Il 6 Aprile 2009 ero a Pisa, città dove mi sono spostata e dove vivo da 4 anni per seguire un Master dopo la Laureain Beni Culturali e Ambientali. […] Quella maledetta notte vissuta a 500 km di distanza dalla mia terra e dai miei cari rimarrà indelebile come una del-le più grandi sofferenze della mia vita. Da aquilana e da appassionata di storia dell’arte, ho studiato bene il mio ter-ritorio per anni, ho fatto tante tante foto, la mia passione, che porto con me sempre.Vedere e vivere l’orrore di una città distrutta da un terremoto è stata una sensazione alienante, ero addolorata […] epensavo a cosa sarebbe stato di noi e delle generazioni future che avrebbero conosciuto una L’Aquila diversa. […]intorno a me un territorio che stentavo a riconoscere, i miei vicoli, le mie strade, i monumenti, le mie belle piazze, imiei ricordi, il mio centro storico, i miei punti di riferimento non c’erano più. Ma la disperazione di una casa piena di crepe, le notti passate a non dormire, la paura per le continue scosse e peril domani non mi hanno fatto smettere di pensare a cosa potevo fare per la mia città, io che non ero un ingegneree nemmeno un tecnico o un medico. […]Così ho pensato che l’unico modo per dare il mio contributo fosse nel recupero del grande patrimonio storico artisti-co della città e dei paesi limitrofi, per potere fare qualcosa che mi appartenesse e in un territorio a me caro.Quando sono venuta a conoscenza del recupero beni culturali tramite Legambiente ho immediatamente dato la dis-ponibilità e aver lavorato come volontaria è stata un’esperienza gratificante che mi ha dato la forza di andare avan-ti proprio perché operavo con professionalità all’interno della mia terra. […]Il lavoro che quotidianamente è stato svolto all’interno delle squadre di recupero per me è stato un grosso traguar-do, ho imparato molto sia attraverso la formazione in loco, ma soprattutto dalla collaborazione tra persone prove-nienti da tutta Italia, che per lo stesso amore per i beni culturali lavoravano incessantemente per ore. Recuperare e mettere in sicurezza le opere, fotografarle, portarle via con accuratezza e compilare delle schede concui dopo il Ministero avrebbe potuto lavorare sul patrimonio di opere danneggiate era fondamentale e necessario. Ora che questa esperienza termina io porto con me due grandi doni: la solidarietà delle persone e la grandezza chepuò avere un gruppo di volontari che lavora con capacità e caparbietà senza risparmiarsi.

Loredana Spadolini

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Ho discusso la mia tesi di Specializzazione in Storia dell’Arte moderna pochi giorni dopo il terremoto. La primadomanda che mi hanno posto dopo l’esposizione è stata: “Ma di tutto quello che ci sta spiegando, cosa è rimasto?”.Fortunatamente i beni di cui ho trattato nella tesi hanno subito danni lievi ma sapevo che buona parte del patrimo-nio era stata compromessa. Sono Laura Ambrogi, sono teramana, ho ventinove anni, una laurea in Conservazione deiBeni Culturali e un diploma di Specializzazione. Il 3 maggio sono arrivata a L’Aquila, tra i timori legati alle scosseancora in corso e la voglia di contribuire al recupero delle opere. Ho lavorato fino a novembre, poi mi sono sposa-ta, sono andata in viaggio di nozze, e sono tornata ad aiutare Legambiente che stava ancora operando nel settore.[…] In questi dieci mesi abbiamo cercato di organizzare del materiale che potesse essere facilmente consultabile efruibile, che potesse essere di aiuto ai funzionari del Ministero quando sarebbero tornati a lavorare sul patrimoniodanneggiato. Abbiamo supportato i dipendenti della Soprintendenza nelle ricerche informatiche per velocizzare i tem-pi che, nella situazione precaria in cui si sono trovati ad operare, dovevano essere più stretti possibile. […]

Laura Ambrogi

[…] Sono arrivata per la prima volta all’Aquila il 20 maggio e sostanzialmente non me ne sono ancora allontanata. È diffici-le descrivere l’effetto che questa esperienza ha avuto e continua ad avere su di me. All’inizio avevo bisogno di essere pre-sente ed utile in modo organizzato e funzionale, successivamente mi si è aperto un mondo di relazioni umane che porteròsempre con me. Mi sono resa conto che in un momento tanto critico le persone danno il meglio di sé, riescono a fare coseeccezionali. La cooperazione di individui tanto differenti all’interno della squadra ti offre la possibilità di conoscere e cono-scerti, l’arricchimento è certamente professionale ma soprattutto umano. Le emozioni vissute sono state molteplici: ho sen-tito la vicinanza ed il rispetto per chi ha perso qualcuno o qualcosa, stimato la forza di persone speciali che ho conosciuto,la triste consapevolezza dei danni causati al patrimonio storico artistico, il tutto condito da polvere e lavoro senza sosta.

Laura Baldini

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Mi presento: sono Laura Zonetti ho 27 anni e sono laureata in Beni Culturali e Ambientali. Nei miei anni di studi ho avuto l’oc-casione di apprezzare approfonditamente le bellezze e la storia di una città alta e fiera che elargiva incantevoli scorci e splen-dide architetture ed opere a chi la visitava. Fin dai primi giorni dopo il sisma del 6 aprile, non sopportando l’idea di sentirmiinutile di fronte alla vista della mia amata città distrutta e sofferente, ho cercato una via per poter contribuire al recupero deipreziosi tesori che essa conteneva. Così è iniziato il mio viaggio con Legambiente. In un primo momento ho messo a disposi-zione le mie conoscenze per contribuire all’individuazione e segnalazione di opere d’arte meno note ma ugualmente prezioseed importanti. In seguito ho partecipato fisicamente al recupero delle opere che venivano tratte in salvo da chiese e palazziormai distrutti la cui vista provocava in me un profondo dolore che veniva colmato soltanto dalla consapevolezza di aver rea-lizzato, insieme ai miei compagni, un piccolo miracolo. La volontà comune di far risorgere la vita dalle macerie e l’entusiasmocon cui si lavorava ci hanno aiutato a superare prove difficili e a creare un legame forte. Non sono mancati lo scherzo e la bat-tuta ma neanche momenti di profonda commozione, come quando andammo a recuperare la statua di una Madonna moltoamata dai suoi fedeli che piangendo ci facevano raccomandazioni e chiedevano rassicurazioni sulla sua sorte. […]

Laura Zonetti

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Ad Onna il terremoto aveva svelato un antico affresco di una straordinaria maestria. Lo abbiamo "soccorso", e resovisibile togliendo i diversi strati di intonaco, di conseguenza siamo stati ricompensati dal suo splendore, i primi frui-tori dopo secoli di buio. Ogni uscita è diversa dall'altra e ti segna in modo altrettanto diverso, a partire dai paesinella periferia della città, fino alla Chiesa delle Anime Sante, il recupero dei libri e il lungo lavoro nella Chiesa di S.Maria Paganica. In questa chiesa ho trascorso diversi giorni di volontariato, e ancora continua a darmi quel sensometafisico della situazione. Il suo contesto è una vera "macchina del tempo". Circondato dai muri che ci lasciano pez-zi di una vecchia costruzione molto più antica e frammenti di affresco, le pareti hanno un'epoca di inizio 800 circa,ma sotto ai piedi c’è la grande quantità di macerie che con il loro "rumore" subito ti riportano a quella notte e alladinamica del crollo. Ora quando vediamo il suo pavimento ci lascia un sorriso di rinascita che ci da la forza per farrivivere questa Città.

Pietro Pisano

Un tipo di esperienza così unica non può che aver arricchito il mio bagaglio culturale e, soprattutto, mi ha fatto anchenotare, con stupore, che in una situazione d’emergenza di questa portata ci sia stato un vivo interesse per la salva-guardia dei propri beni artistici e storici.

Irene Tullj

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Nell’immediatezza dell’evento che il 6 aprile 2009 ha duramente colpito il territorio de L’Aquila e provincia, il Dipartimen-to della protezione civile ha prontamente attivato le procedure d’emergenza, provvedendo alla convocazione dell’Unità dicrisi e del Comitato Operativo, ed inviando sul luogo del disastro la task force di valutazione, supporto e coordinamentocon il fine precipuo di individuare ed istituire in loco la struttura di riferimento del Comitato operativo.

Il Servizio salvaguardia beni culturali del Dipartimento della protezione civile ha contattato, non senza qualche diffi-coltà, i referenti territoriali del Ministero per i beni e le attività culturali per ricevere le prime informazioni riguardoalle conseguenze dell’evento sul patrimonio culturale ed ha inviato i propri funzionari sul posto per garantire il neces-sario supporto ai Soprintendenti locali, al fine di dare avvio alle prime iniziative per fronteggiare l’emergenza.

La collaborazione tra il Dipartimento della protezione civile ed il Ministero per i beni e le attività culturali è ultrade-cennale e le sinergie tra le due istituzioni risultano oramai collaudate nei diversi eventi calamitosi affrontati nel cor-so degli anni, tra i quali non si può non ricordare il terremoto che nel 1997 ha colpito l’Umbria e le Marche. Il risultato di questa lunga cooperazione ha dato i suoi frutti anche nelle attività poste in essere per fronteggiare l’e-mergenza a L’Aquila dove, alle legittime competenze del Direttore Regionale per i beni culturali in Abruzzo - nomina-to referente della Funzione salvaguardia beni culturali nell’ambito della costituita DI.COMA.C - è stata affiancata l’o-peratività dei funzionari del Servizio salvaguardia dei beni culturali del Dipartimento della protezione civile. In tempi brevissimi è stata organizzata la Funzione salvaguardia beni culturali nel cui ambito hanno operato, oltre aifunzionari delle due Istituzioni, il Corpo dei Vigili del Fuoco, le organizzazioni di Volontariato e il C.N.R.. Un ruoloimportante è stato svolto da Legambiente, che sin dalle prime ore dell’emergenza ha attivato i propri volontari spe-cializzati nella salvaguardia dei beni culturali mobili, fornendo un supporto essenziale alla Funzione.

La Funzione ha raccolto le segnalazioni dei beni immobili danneggiati provvedendo alla loro informatizzazione; haorganizzato le squadre di intervento, composte da Vigili del Fuoco, tecnici delle Soprintendenze locali, esponenti del-l’Università e Istituti di ricerca italiani, oltre ai volontari specializzati nei beni culturali; ha coordinato il lavoro dellesquadre medesime che, sulla base delle segnalazioni raccolte, hanno provveduto all’effettuazione dei sopralluoghi attia rilevare, con la compilazione delle apposite schede, i danni arrecati dal sisma al patrimonio culturale.

Con riferimento al recupero dei beni mobili, la prima esigenza affrontata dalla Funzione è stata quella di reperire spa-zi sicuri e adeguati per l’immagazzinamento dei beni mobili da recuperare. In tale contesto, l’esperienza dei volonta-ri di Legambiente e la professionalità dei Vigili del Fuoco, unita alla competenza dei Soprintendenti, è stata determi-nante per il recupero, la catalogazione, l’imballaggio e il trasposto delle numerosissime opere da salvare.Con riferimento ai beni immobili, nella fase successiva ai sopralluoghi effettuati dalle apposite squadre, la Funzioneha provveduto a far eseguire, con il contributo determinante dei Vigili del Fuoco, le opere di puntellamento dei benistessi, garantendo la messa in sicurezza degli immobili e il futuro loro recupero.

Con la nomina dell’Ing. Luciano Marchetti a Vice Commissario delegato per la messa in sicurezza del patrimonio cul-turale ed il recupero dei beni artistici danneggiati dal sisma, avvenuta con Ordinanza del Presidente del Consiglio deiMinistri n.3761 del 1 maggio 2009, le competenze della Funzione salvaguardia beni culturali sono state trasferite allaStruttura appositamente costituita a supporto delle attività del Vice Commissario. Il Servizio salvaguardia beni cultu-rali del Dipartimento della protezione civile ha continuato a svolgere, e svolge tuttora, importante funzione di suppor-to alla Struttura medesima.

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4. L’attività del Dipartimento della protezione civile servizio salvaguardia beni culturalidurante l’emergenza in Abruzzoa cura del Dipartimento protezione civile

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Il lavoro intenso per il recupero e la messa in sicurezza delle opere d’arte deve essere realizzato nella prospettiva diun futuro e possibile ritorno di questi beni di inestimabile valore alla fruizione dei cittadini e delle comunità locali.È per questo motivo che Legambiente, insieme all’ICOM Italia e alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Pae-saggistici d’Abruzzo si è fatta promotrice del progetto Terra Madre Abruzzo. Contemporaneamente alle attività di sal-vaguardia in emergenza il progetto aveva lo scopo di presentare al pubblico alcune sculture raffiguranti la Madonnasalvate tra le macerie del Museo Nazionale d’Abruzzo. Il progetto, il cui nome significativo rievoca l’idea della terramater dispensatrice di vita, vuole simbolicamente rappresentare la rinascita di un territorio straordinario drammati-camente colpito.

Terra Madre Abruzzo rappresenta così una possibilità di superamento dell’emergenza e ha avuto il merito di unire otto isti-tuzioni museali abruzzesi nelle province solo marginalmente colpite dal sisma, che hanno ospitato le sculture delle setteMadonne, rappresentando una sorta di viaggio, di abbraccio ideale alle zone gravemente colpite dal terremoto. Il viaggio delle sette sculture raffiguranti la Vergine ha avuto inizio il 29 giugno scorso: il Museo Civico Archeologi-co di Teramo ha ospitato la Madonna con Bambino risalente ai primi decenni del XV secolo, un’opera lignea policro-ma attribuibile ad un ambito stilistico toscano. Da giovedì 2 luglio al Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara è sta-ta ospitata la Madonna del Latte risalente alla seconda metà del XIII secolo. La tavola dipinta a tempera era origi-nariamente collocata a Montereale, nella Chiesa di Santa Maria in Pantanis. Sempre a Pescara il Museo Casa Nataledi Gabriele D’Annunzio ha custodito la Madonna Adorante di Atessa, una scultura in legno policromo e dorato risa-lente alla prima metà del XV secolo. A Chieti, invece, a partire dal 4 luglio il Museo Archeologico Nazionale La Civi-tella ha ospitato la Madonna Adorante in terracotta risalente alla fine del XV secolo, mentre il Museo NazionaleArcheologico Villa Frigerj la Madonna in trono col Bambino del XIV secolo. Dal 18 luglio a San Buono (CH) il Museoper l’arte e l’Archeologia del Vastese ha ospitato la Madonna con Bambino risalente all’ultimo quarto del XV secolo,uno dei più pregiati manufatti artistici del Rinascimento Abruzzese. Dal 25 luglio la Fondazione Museo Marchetti aFrancavilla al Mare (CH) ha esposto la Madonna lignea col Bambino detta delle Concatelle scolpita da Antonio eDomenico Di Pace e datata 1262.

5. Le opere salvate e il futuro dei beni culturali colpiti dal sismaIl progetto Terra Madre Abruzzo

La Madonna Adorante in legno policromo e dorato del XV secolo La Madonna col Bambino in legno intagliato e policromato, primi decenni del XV secolo

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La mostra è stata anche occasione di sviluppo di una rete di solidarietà per la Salvaguardia dei Beni Culturali che hagenerato altre forme d’arte associata, come il concerto tenutosi all’auditorium del Museo Preistorico di Celano Paludicon un ensemble di trenta musicisti provenienti da diverse orchestre d’Italia che insieme hanno suonato 3.32, branocomposto dal Maestro Francesco Traversi per ricordare l’ora della devastante scossa del 6 aprile. Una rete di solida-rietà che ha unito volontari, professionisti, giovani studenti stretti accanto alla comunità abruzzese non solo per l’im-mediato recupero e messa in sicurezza delle opere rivenute dalle macerie del sisma, ma anche per sostenere il ricom-pattamento di un tessuto culturale profondamente in crisi, e che ha reso possibile la realizzazione di un progetto par-ticolarmente ambizioso nella condizione d’emergenza.

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La Madonna del Latte, tempera su tavola, Alcuni volontari di Legambiente trasportano L'esposizione Madonna Adoranteseconda metà del XIII secolo in una cassa di legno la Madonna del Latte del XV secolo

La Madonna Adorante in terracotta, fine XV- inizi XVI secolo

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A questo progetto, così come alle attività di recupero e messa in sicurezza delle opere d’arte hanno dato un contribu-to fondamentale un gruppo di oltre cinquanta giovani volontari abruzzesi, laureati nei Beni Culturali, restauratori, sto-rici dell’arte, archeologi, che hanno dato vita al Circolo Legambiente Protezione Civile Beni Culturali Abruzzo. Il 30 settembre, a chiusura della prima parte del percorso espositivo che vede come protagoniste le opere salvate dalsisma, le sculture sono tornate al Museo di Preistoria a Celano Paludi dove nel frattempo è stato allestito, grazie allacollaborazione tra Istituto Centrale del Restauro, Opificio delle Pietre Dure e Centro di Patologia del Libro, e al contri-buto del Comitato Regionale dei Geometri della Toscana, un laboratorio di restauro che Legambiente e ICOM hannoreso aperto al pubblico per permettere, a studenti e professionisti, di seguire le fasi del restauro delle opere. Fruttodi questa esperienza è anche il cambiamento di nome e di funzione del Museo di Preistoria di Celano Paludi riconver-tito in deposito attrezzato fruibile per la conservazione e restauro delle opere salvata dal sisma de L’Aquila.

La Madonna in trono col Bambino, La Madonna col Bambino in legno intagliato e policromato risalente legno intagliato e policromato, XIV secolo al XV secolo nel "laboratorio aperto" di restauro

realizzato nell'ambito del progetto Terra Madre Abruzzo Particolare di una delle statue raffiguranti la Madonna nel “laboratorio aperto” di restauro realizzato nell’ambito del progetto Terra Madre Abruzzo

Il “laboratorio aperto” e l’esposizione delle statue presso il Museo di Celano

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Particolare di una delle statue raffiguranti la Madonna nel “laboratorio aperto” di restauro realizzato nell’ambito del progetto Terra Madre Abruzzo

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È nato Musè Nuovo Museo Paludi di Celano – Centro di Restauro, un museo che ha come mission quella di unire ilpassato con il presente, l’istituzionalità del nome museo con la modernità della domanda “cosa è museo?”. Il laboratorio aperto per il restauro delle sculture salvate dal Museo Nazionale d’Abruzzo con questa seconda fase delprogetto Terra Madre Abruzzo diviene così occasione per superare la terribile tragedia che ha colpito L’Aquila e la suaprovincia, opportunità di sviluppo di un’esperienza nuova e unica nel suo genere, che mira a mantenere il legame trale opere d’arte, il territorio e la comunità. Un passo concreto di Legambiente per continuare a tutelare il patrimonio culturale abruzzese dopo l’intervento speci-fico di messa in sicurezza dei beni storico artistici, archivistici e librari. Un progetto per ridare alle comunità le opererestaurate e per contribuire a mantenere saldo il legame tra i cittadini e le opere, affinché non restino dimenticate neimagazzini temporanei dove in emergenza sono state ricoverate.

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Fasi del restauro di una delle statue nel "laboratorio aperto" di Terra Madre Abruzzo

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Una situazione d’emergenza come quella che si verifica in caso di un evento calamitoso è momento delicato anche perl’eventualità che opere d’arte presenti in strutture danneggiate, in paesi probabilmente evacuati e in cui non è pre-sente il consueto controllo sociale, siano rubate, trafugate, sottratte per sempre al bene della collettività. Anche perquesto motivo è importante intervenire prontamente per mettere in sicurezza i beni culturali mobili e portarli in luo-ghi sicuri. E anche per questo motivo, il sistema nazionale di protezione civile italiano, insieme a tutti gli enti e sog-getti che concorrono alla tutela dei beni culturali, prevede un intervento il più possibile rapido ed efficace per la sal-vaguardia del nostro patrimonio storico-artistico.

Tuttavia, il nostro ricchissimo patrimonio è spesso vittima di attività criminali di diversa natura: furti, sottrazioni, sca-vi clandestini, falsificazioni. Ogni anno il Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri redige un rapporto disintesi relativo all’attività di contrasto di tali fenomeni criminosi da parte dell’Arma, da cui sono stati tratti i dati chedi seguito riportiamo.

In relazione alla regione Abruzzo i Carabinieri hanno registrato nel corso del 2009 14 furti di opere d’arte di cui 11 inchiese e tre ai danni di privati. Questi 14 furti hanno riguardato un totale di 59 oggetti trafugati, di cui 30 provenien-ti da chiese e 29 da edifici privati. Tra gli oggetti sottratti figurano: 10 armi artistiche; 11 oggetti di ebanisteria; 24oggetti liturgici; 4 dipinti; 1 scultura; 1 vaso e 8 beni di varia natura. Questo dato rappresenta un fatto di particolareimportanza: nel corso del 2008 i furti di oggetti di interesse storico-artistico in Abruzzo registrati dai Carabinieri era-no stati 21. Nonostante la grave calamità che ha colpito l’aquilano, l’intervento tempestivo nel settore dei beni cultu-rali ha avuto anche l’importante funzione di limitare l’attività criminosa.

Sempre nel corso del 2009, in Abruzzo, sono stati realizzati 376 sequestri di beni provenienti da scavi archeologiciclandestini, il sequestro di un’opera trafugata e 3 relativi ad opere false. Diciannove persone sono state deferite all’au-torità giudiziaria.

A livello nazionale, secondo i dati forniti dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale nel 2009 si è potutanotare, rispetto al 2008, una generale riduzione dei furti di opere d’arte (-14,5% circa); un forte decremento degliscavi clandestini accertati (-76% circa); una persistenza del fenomeno della falsificazione, così come risulta dall’ele-vato numero delle persone deferite all’Autorità Giudiziaria (+424%); un lieve ma significativo aumento dell’attività dicontrasto, in termini sia di persone deferite all’Autorità Giudiziaria (+ 2%) sia di varietà delle tipologie di reati per-seguiti.

Nel complesso i furti di opere d’arte registrati dai Carabinieri sono stati 1.031 nel 2008 e 882 nel 2009. Nella tabellaseguente il numero di furti ai danni del patrimonio artistico in ogni regione. Le regioni più colpite dal fenomeno deifurti di opere d’arte sono, sia nel 2008 che nel 2009, il Lazio, la Lombardia e la Toscana:

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6. Fenomeni criminosi ai danni del patrimonio culturale: furti di opere d’arte, scavi clandestini, falsificazioni

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La maggior parte dei furti di opere d’arte vengono consumati ai danni di privati e chiese, meno colpiti sono general-mente gli enti e i musei, come mostrato nella tabella seguente:

Per offrire un’idea di quanto sia imponente il mercato relativo alle attività criminose ai danni del patrimonio artisticoe culturale è sufficiente notare come nel corso del 2009 i Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale abbiano “eseguitosequestri di beni culturali per un valore stimato di oltre 165 milioni di euro (esclusi i reperti archeologici restituiti damusei/gallerie e collezionisti stranieri o di non quantificabile valore commerciale, nonché i falsi)”. Nel 2008, il valorestimato superava di poco i 183 milioni di euro.

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2008 2009

LAZIO 158 LAZIO 137

LOMBARDIA 132 TOSCANA 107

TOSCANA 127 LOMBARDIA 106

PIEMONTE 123 PIEMONTE 95

CAMPANIA 84 CAMPANIA 86

EMILIA ROMAGNA 78 EMILIA ROMAGNA 70

SICILIA 63 SICILIA 51

VENETO 48 UMBRIA 39

LIGURIA 48 LIGURIA 37

UMBRIA 40 VENETO 33

MARCHE 34 MARCHE 31

PUGLIA 22 PUGLIA 30

ABRUZZO 21 CALABRIA 18

CALABRIA 12 ABRUZZO 14

BASILICATA 11 TRENTINO A. A. 10

FRIULI V. G. 11 BASILICATA 5

SARDEGNA 9 SARDEGNA 5

TRENTINO A. A. 6 FRIULI V. G. 5

MOLISE 3 MOLISE 2

VALLE D’AOSTA 1 VALLE D’AOSTA 1

TOTALE 1031 TOTALE 882

Fonte: Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Attività operativa 2009

Fonte: Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Attività operativa 2009. Elaborazione: Legambiente

2008 2009

Furti ai danni di privati 472 Furti ai danni di privati 400

Furti ai danni di chiese 443 Furti ai danni di chiese 392

Furti ai danni Enti pubblici e privati 95 Furti ai danni Enti pubblici e privati 75

Furti ai danni di musei 21 Furti ai danni di musei 15

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