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La sicurezza dei macchinari: dispositivi di interblocco
associati ai ripari e sicurezza funzionale
Relatori: Ing. Moreno Simonetto e Ing. Francesco Lo Giudice
Attenzione: Ogni informazione o esempio applicativo, illustrati in questa documentazione sono da intendersi puramente descrittivi ed hanno solo uno scopo didattico.
PROGRAMMA DELL’INCONTRO
- NORMA UNI EN ISO 13849-1
- VALUTAZIONE DEL RISCHIO
- CALCOLO DEL PL
- ACCENNI ALLA NORMA CEI EN 62061
Concetti relativi ai dispositivi di
sicurezza e al loro impiego(EN 60947-5-1, EN 12100, EN 14119)
Concetti relativi al circuito di sicurezza(EN ISO 13849-1)
- APERTURA POSITIVA DEI CONTATTI
- MODO POSITIVO E MODO NEGATIVO
- DIVERSIFICAZIONE
-TIPOLOGIA E SCELTA DEI DISPOSITIVI DI
INTERBLOCCO (EN 14119)
Prima Parte
Seconda Parte
Safety news
-
0,20
0,40
0,60
0,80
1,00
1,20
1,40
1,60
1,80
2,00
2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
Infortuni mortali sul lavoro in Europa(tassi di incidenza standardizzati per 100.000 occupati)
INFORTUNI MORTALI SUL LAVORO – Statistica europea (2008-2014)
0
100
200
300
400
500
600
Infortuni mortali sul lavoro- 2014
0,0
1,0
2,0
3,0
4,0
5,0
6,0
Infortuni mortali sul lavoro - 2014(tassi di incidenza standardizzati per 100.000 occupati)
INFORTUNI MORTALI SUL LAVORO – Statistica europea (2008-2014)
Quadro normativo
ASPETTI LEGISLATIVI E STRUTTURA NORMATIVA
DICHIARAZIONE
DI CONFORMITA’
APPLICAZIONE DELLE
NORME TECNICHE
DIRETTIVA BASSA TENSIONE
2014/35/UE
DIRETTIVA MACCHINE
2006/42/CE
DIRETTIVA COMPATIBILITA’
ELETTROMAGNETICA 2014/30/UE
DIRETTIVA ATEX 2014/34/UE …
NORME ATEX …
NORME DI PRODOTTO
NORME PER LA SICUREZZA MACCHINE,
NORME ARMONIZZATE
MARCATURA
NORME ARMONIZZATE DIRETTIVA MACCHINE
A
C
EN 12100: Sicurezza del macchinario - Principi
generali di progettazione - Valutazione del
rischio e riduzione del rischio
EN 574: Dispositivi di comando a due mani
EN 13850: Arresto di emergenza
EN 14119: Dispositivi di interblocco dei ripari
EN 23125: Torni
EN 692: Presse meccaniche
EN 693: Presse idrauliche
EN 201: Macchine a iniezione
Norme relative ad alcuni aspetti della
sicurezza (distanze, temperatura,
rumore…)
Trattano i concetti base ed i principi di
progettazione generale per la progettazione
di tutte le macchine
Norme relative a dispositivi di
sicurezza (controlli bimanuali, ripari,
dispositivi di interblocco…)
Norme che trattano
dettagliatamente le
prescrizioni di sicurezza per
particolari macchine (presse,
macchine a iniezione...)
B1
B2
Rispetto delle norme
armonizzatePresunzione di
conformità
EN 62061: Sicurezza funzionale dei sistemi di comando e controllo
elettrici, elettronici ed elettronici programmabili
EN 13849-1: Parte dei sistemi di comando legate alla sicurezza
EN 60204-1: Equipaggiamento elettrico delle macchine
EN 13855: Posizionamento dei mezzi di protezione in funzione delle
velocità di avvicinamento di parti del corpo umano
Apertura positiva e modo positivo
Apertura positiva dei contatti
EN 60947-5-1
Dispositivi per circuiti di comando ed elementi di manovra - Dispositivi
elettromeccanici per circuiti di comando
K.2.1 ausiliario di comando con operazione di apertura positiva (azione diretta)
ausiliario di comando avente uno o più elementi di contatto d'apertura
accoppiati all'attuatore dell'ausiliario tramite elementi non elastici in modo che la
completa apertura dei contatti d'apertura è ottenuta quando l'attuatore viene
mosso attraverso la corsa d'apertura positiva con l'applicazione della forza
indicata dal costruttore.
Quali dispositivi sono dotati di apertura positiva dei contatti?
+
+ =
CONCETTI BASE SULLA SICUREZZA
Modo positivo e modo negativo
EN 12100
6.2.5 Applicare il principio dell’azione positiva di un componente su un altro componente
Se un componente meccanico in movimento trascina inevitabilmente un altro componente,
per contatto diretto o mediante elementi rigidi, si dice che questi componenti sono collegati in
modo positivo.
Al contrario quando un componente meccanico si muove, consentendo così ad un altro
componente di muoversi liberamente (per gravità, l’effetto di una molla, ecc..) il primo non
svolge un’azione meccanica positiva sull’altro componente.
Possibili cause di guasto
Modo PositivoPossibili cause di guasto
CONCETTI BASE SULLA SICUREZZA
Possibili cause di guasto
Modo Negativo
CONCETTI BASE SULLA SICUREZZA
Modo positivo e modo negativo
EN 12100
6.2.5 Applicare il principio dell’azione positiva di un componente su un altro componente
Se un componente meccanico in movimento trascina inevitabilmente un altro componente,
per contatto diretto o mediante elementi rigidi, si dice che questi componenti sono collegati in
modo positivo.
Al contrario quando un componente meccanico si muove, consentendo così ad un altro
componente di muoversi liberamente (per gravità, l’effetto di una molla, ecc..) il primo non
svolge un’azione meccanica positiva sull’altro componente.
Diversificazione
La sicurezza nei sistemi ridondanti viene aumentata con la diversificazione.
Essa si ottiene applicando due interruttori con diversità di progettazione e/o tecnologia, in modo da evitare guasti determinati dalla stessa causa. Esempi di
diversificazione sono: l’utilizzo di un interruttore ad azione positiva accoppiato ad uno ad azione non positiva, da un interruttore a comando meccanico ed
uno non meccanico (es. sensore elettronico) o dall’utilizzo di due interruttori a comando meccanico ad azione positiva ma di diverso principio di
azionamento ( es. un interruttore a chiave FR 693 e un interruttore a perno FR 1896).
La diversificazione dei dispositivi porta ad evitare alcune cause di guasto comune e di conseguenza a migliorare il PL di un circuito (UNI EN ISO 13849-1)
CONCETTI BASE SULLA SICUREZZA
EN ISO 14119
ISO 14119: INTRODUZIONE
ISO 14119 in vigore dal 01/10/2013
EN ISO 14119 in vigore dal 02/10/2013
UNI EN ISO 14119 in vigore dal 21/11/2013
La norma UNI EN ISO 14119 sostituisce la UNI EN 1088:2008.
Dispositivi di interblocco associati ai ripari - Principi di progettazione e di scelta
Armonizzate
alla Direttiva
Macchine
2006/42/CE
Norme richiamate all’interno della EN ISO 14119:
• IEC 60947-5-1 Dispositivi elettromeccanici per circuiti di comando• EN ISO 13849-1/2Sicurezza funzionale• EN 62061 Sicurezza funzionale• EN ISO 13855 Posizionamento dei mezzi di protezione in funzione delle velocità di
avvicinamento di parti del corpo umano
• EN ISO 12100 Valutazione del rischio e riduzione del rischio• EN IEC 60204-1 Equipaggiamento elettrico delle macchine
• Fissaggio deve essere affidabile e la rimozione del dispositivo deve richiedere l’utilizzo di un utensile (in modo non removibile quando richiesto)
• L’attuazione meccanica deve avvenire secondo le specifiche dichiarate dal fabbricante del dispositivo (in modo non removibile quando richiesto)
• Il dispositivo di interblocco non deve essere utilizzato come fermo meccanico, a meno che non sia previsto dal fabbricante; in tal caso il fabbricante dovrà dichiarare la massima energia di impatto [J] e l’applicazione dell’interruttore dovrà rispettare tale limite
• Disallineamenti del riparo non devono generare aperture accessibili senza l’intervento del dispositivo (EN 13857, riferimento per dimensioni delle aperture e distanza dal pericolo)
Fissaggio del dispositivo di interblocco
Fissaggio dell’attuatore
• Fissaggio deve essere affidabile e la rimozione del dispositivo deve richiedere l’utilizzo di un utensile (in modo
non removibile quando richiesto)
• Il dispositivo di interblocco non deve essere utilizzato come fermo meccanico, a meno che non sia previsto
dal fabbricante
Attuazione interruttori di posizione mediante cammeNel caso di dispositivi di tipo 1 le camme rotanti o lineari devono:
• Essere fissate in modo che la loro rimozione richieda l’utilizzo di un utensile
• Essere realizzate in modo da non danneggiare l’interruttore di posizione o compromettere la sua durata
meccanica.
EN ISO 14119: REQUISITI PER LA SCELTA E L’INSTALLAZIONE
DISPOSITIVI AD AZIONATORE SEPARATO: L’ALLINEAMENTO
Effettuare un montaggio affidabile del dispositivo e dell’azionatore significa anche garantire un corretto
allineamento nel tempo.
Ecco quali sono gli effetti del disallineamento tra dispositivo ed azionatore:
Ad esempio nei dispositivi di tipo 2 vi è la possibilità di ingresso di particelle (polvere, sfridi di lavorazione) all’interno della testa di azionamento dalla fessura di ingresso dell’attuatore.
Il grado di protezione IP xx infatti si riferisce esclusivamente all’involucro elettrico; l’ingresso diparticelle nell’azionatore può portare al degrado del meccanismo di azionamento e in alcuni
casi a guasti pericolosi della parte meccanica del dispositivo.
Il costruttore del macchinario deve tenere in considerazione tale rischio nella scelta del tipo di
dispositivo, nella scelta del modo di installazione e nell’eventuale esclusione dei guasti.
Valutazioni ambientali per la scelta del dispositivo
• Temperatura di lavoro
• Presenza di polvere
• Umidità, presenza di acqua (getti, immersione, ecc.)
• Vibrazioni, urti
• Igiene e pulizia (settore alimentare, farmaceutico e chimico)
• Influenze magnetiche ed elettromagnetiche
• Presenza di zone classificate secondo la direttiva Atex
ISO 14119: DISPOSITIVI DI INTERBLOCCO
IP xx
Dalla teoria alla pratica…
Cosa succede ai dispositivi meccanici ad azionatore separato in ambienti con polvere o trucioli?
Nelle foto si vedono due esempi di scelta del dispositivo senza tenere
conto delle caratteristiche ambientali.
Ambiente polveroso Presenza di sostanze
aggressive/corrosive
Dalla teoria alla pratica…
SBLOCCAGGIO DI EMERGENZA: requisiti specifici
• Il comando del dispositivo di sblocco deve essere attivabile manualmente, facilmente e deve agire
direttamente sull’elemento di bloccaggio;
• lo sbloccaggio di emergenza deve generare un comando di arresto della macchina;
• il ripristino del dispositivo deve richiedere l’utilizzo di un utensile o altri metodi (ad esempio anche la sostituzione
di parti del dispositivo) , tale requisito può essere assolto dal sistema di comando (attesa forzata, password per
riabilitare la marcia,…)
SBLOCCAGGIO CONTRO L’INTRAPPOLAMENTO: requisiti specifici
• Il dispositivo di sblocco manuale deve essere raggiungibile solo dall’interno della zona pericolosa;
• Il comando del dispositivo di sblocco deve essere attivabile manualmente, facilmente e deve agire
direttamente sull’elemento di bloccaggio;
• lo sbloccaggio di emergenza deve generare un comando di arresto della macchina;
SBLOCCAGGIO AUSILIARIO: requisiti specifici• Il comando del dispositivo di sblocco deve essere attivabile solamente mediante un utensile o altri metodi (ad
esempio a livello di sistema di comando);
• lo sbloccaggio di emergenza deve generare un comando di arresto della macchina;
• il ripristino del dispositivo deve richiedere l’utilizzo di un utensile o altri metodi (ad esempio anche la sostituzione
di parti del dispositivo) , tale requisito può essere assolto dal sistema di comando (attesa forzata, password per
riabilitare la marcia,…)
Nota: un dispositivo di sblocco di emergenza risponde ai requisiti dello sblocco contro l’intrappolamento, pertanto se viene installato all’interno della zona pericolosa può svolgere la funzione di sblocco contro l’intrappolamento
ISO 14119: BLOCCAGGIO DEL RIPARO
Forza di ritenuta: forza di estrazione che il sistema di blocco riesce a contrastare senza essere danneggiato, in modo tale che il suo utilizzo futuro sia garantito e il riparo rimanga in posizione di chiusura.
Il fabbricante dei dispositivi deve dichiarare una forza di ritenuta minore o uguale a FZh.
Il valore di FZh si determina mediante l’esecuzione di un test sui dispositivi per la misurazione della forza massima
prima della rottura (F1max) alla quale viene applicato un fattore di sicurezza S=1,3.
SERIE FG
Forza massima prima della
rottura: 2800 N(in accordo con GS-ET-19)
𝑭𝒁𝒉: 2150 N(in accordo con GS-ET-19)
BLOCCAGGIO DEL RIPARO: forza di ritenuta
𝐹𝑍ℎ =𝐹1𝑚𝑎𝑥
𝑆
Il protocollo di prova per la determinazione della forza
FZh è stabilito dallo standard GS-ET-19 ed è richiamato all’interno della norma ISO 14119.
SERIE NG
Forza massima prima
della rottura: 9750 N(in accordo con GS-ET-19)
𝑭𝒁𝒉: 7500 N(in accordo con GS-ET-19)
ISO 14119: BLOCCAGGIO DEL RIPARO
Allegato II valori in tabella posso dare un’indicazione sulle
massima forza statica applicata dall’uomo.
Che forza di ritenuta si deve
considerare nella scelta del dispositivo
che effettua il bloccaggio?
ISO 14119: BLOCCAGGIO DEL RIPARO
TIPO 1Dispositivi di interblocco azionati meccanicamente da
attuatore non codificato (camma)
Nota: la norma inserisce anche gli interruttori a cerniera
all’interno di tale categoria
ISO 14119: BLOCCAGGIO DEL RIPARO
TIPO 2Dispositivi di interblocco azionati meccanicamente da attuatore codificato
TIPO 3 o 4Dispositivi di interblocco azionati senza contatto da attuatore non
codificato (3) o codificato (4)
Tipo 4 - codificato Tipo 3 – non codificato RFID RFID RFID
ISO 14119: BLOCCAGGIO DEL RIPARO
ISO 14119: DEFINIZIONI
BASSO LIVELLO DI CODIFICA:
Attuatori con possibilità di avere da 1 a 9 diverse codifiche.
una sola codifica possibile
MEDIO LIVELLO DI CODIFICA:
Attuatori con possibilità di avere da 10 a 1000 diverse codifiche.
ALTO LIVELLO DI CODIFICA:
Attuatori con possibilità di avere più di 1000 diverse codifiche.
Serie ST, NG e NS
possibili oltre 1.000.000 di combinazioni diverse per il tag
I livelli di codificaAttuatore codificato: attuatore
progettato specificatamente per
essere combinato con uno
specifico dispositivo di interblocco
ISO 14119: INCENTIVO ALL’ELLUSIONE
Inizio
Fine
Applico le misure contro
l’elusione presenti in
tabella 3
Sì
No
Il costruttore del macchinario deve valutare la presenza o meno di
un incentivo all’elusione.
Può risultare molto difficile valutare questi aspetti in quanto non è
sempre prevedibile il comportamento dell’utilizzatore finale del
macchinario.
Per il fabbricante della
macchina può essere
dunque molto pericoloso
dichiarare la totale assenza
di un incentivo all’elusione:
deve essere in grado infatti
di dimostrare che non
esistono motivi che
potrebbero spingere
l’operatore al by-pass della
funzione di interblocco.
C’è un
motivo (vantaggio)
che porta all’elusione
del riparo?
Principi e misure
Dispositivi di tipo 1 Dispositivi di tipo 1: solo cerniere
Dispositivi di tipo 2 e tipo 4 (codifica bassa o media)
Dispositivi di tipo 2 e tipo 4 (codifica alta)
Sistemi a chiave intrappolata (codifica media o alta)
Montaggio fuori portata
XX
Schermatura, ostruzione
Montaggio in posizione
nascosta
Test da circuito di comando
Fissaggio non rimovibile del dispositivo e attuatore
Fissaggio non rimovibile del dispositivo M MFissaggio non rimovibile dell’attuatore M M M MSecondo dispositivo di interblocco e verifica plausibilità
R R
ISO 14119: ELUSIONE DEGLI INTERBLOCCHI
X: obbligo di applicare almeno una delle misure elencate / M: misura obbligatoria / R: misura raccomandata
REQUISITI
ISO 14119: ELUSIONE DEGLI INTERBLOCCHI
I dispositivi di interblocco devono essere scelti e installati in
modo tale da prevenirne in modo ragionevole l’elusione
Sistemi atti a prevenire l’elusione degli interblocchi
Prevenzione contro la sostituzione di attuatori
con oggetti prontamente disponibili
Montaggio fuori portata Schermatura / ostruzione Montaggio in posizione nascosta
Attuatori con basso, medio e alto
livello di codifica
Solo un codice
disponibile
Serie ST, NG e NSPiù di 1.000.000 di
combinazioni
I dispositivi di interblocco devono essere scelti e installati in modo tale da prevenirne in modo
ragionevole l’elusione
Test da circuito di comando• Controllo dello stato della macchina (es: un inusuale successione di stati può rilevare l’elusione)
• Test ciclico (es: all’operatore è richiesto un controllo della protezione. L’assenza del segnale richiesto indica il difetto)
• Controllo di plausibilità utilizzando un interblocco supplementare in modo che l’elusione sia possibile solo con un’azione aggiuntiva.
Rivetti Saldatura CollaViti One-way
Come impedire lo smontaggio degli elementi di interblocco mediante sistemi non removibili.
ISO 14119: ELUSIONE DEGLI INTERBLOCCHI
ISO 14119: ESEMPIO DI MONTAGGIO FUORI PORTATA
ISO 14119: ESEMPIO DI INTERRUTTORE CON SCHERMATURA
EN ISO 14119
Interruttore ad azionatore
separato a bassa codifica
Sistema di schermatura: con un altro azionatore non
riesco a raggiungere la testa dell’interruttore, solo la
staffa del cancello riesce ad azionare il dispositivo
L’azionatore deve essere comunque fissato in modo non rimovibile, in questo caso la staffa
(prolunga) del cancello fa parte dell’azionatore quindi deve essere fissata in modo non rimovibile!
Affidabilità dei circuiti di comando
NUOVE NORME : PERCHE’
Pro:- Relativamente semplice da applicare- Approccio deterministico
Contro:- Non considera dispositivi elettronici- Non considera software- Non considera l’affidabilità dei prodotti
Evoluzione delle norme sulla sicurezza macchine
EN 954-1 EN ISO 13849-1
EN 62061Pro:- Si basano sulla valutazione dell’affidabilità dei dispositivi. Approccio probabilistico.- Considerano anche i dispositivi elettronici e programmabili- Considera in modo puntuale anche le Cause di Guasto Comune e la Copertura Diagnostica
Contro:- Le due norme sono a volte in sovrapposizione- Dati di affidabilità “poco affidabili”
Sicurezza del macchinario, parti dei sistemi di comando legate alla sicurezza, principi
generali di progettazione
PL: a,b,c,d,e
Sicurezza funzionale dei sistemi di comando elettrici, elettronici ed elettronici programmabili…
SIL: 1,2,3
IEC 61513Settore centrali
energetiche
NORME SICUREZZA MACCHINE
IEC 61511Settore dei
processi
IEC 62304 Settore medico
Sicurezza del macchinario, parti dei sistemi di comando legate alla
sicurezza, principi generali di progettazione
Categorie: B,1,2,3,4
Sicurezza funzionale dei sistemi di comando elettrici, elettronici ed
elettronici programmabili…
SIL: 1,2,3,4
Nota: con la nuova EN ISO 13849-1:2015 e la nuova EN 62061 (in preparazione) vi sarà
completa sovrapposizione tra le due norme
EN 954-1Sistemi elettrici o ad elettronica semplice
EN ISO 13849-1:2008Sistemi elettrici o ad elettronica
semplice
02/2007Inizio EN ISO
13849-1:2008
EN 62061Sistemi ad elettronica complessa (programmabile)
2005Inizio EN 62061
TEMPISTICHE
12/2011Fine EN 954-1
Note:- L’attività del gruppo di lavoro internazionale congiunto tra ISO e IEC (ISO/TC 199 e IEC/TC 44) è attualmente sospesa.- E’ in preparazione anche un aggiornamento della EN 62061
UNIONE
NORME
06/2015Inizio EN ISO
13849-1:2015
EN ISO
13849-1:2015
OGGI
NORME SICUREZZA MACCHINE
UNI EN ISO 13849-1 vs CEI EN 62061
UNI EN ISO 13849-1 CEI EN 62061
Definisce 5 livelli :
PL: a,b,c,d,e
Definisce 3 livelli:
SIL 1,2,3
Entrambe fanno riferimento allo stesso
parametro:
PFHdProbabilità di guasto pericoloso per ora
Entrambe sono basate su un calcolo
probabilistico dell’affidabilità dei componenti
Focalizzata per valutare l’affidabilità di componenti di controllo
elettromeccanici, meccanici e idraulici
Focalizzata per valutare l’affidabilità di componenti di controllo
elettronico-programmabili
PFHd 10-4 10-5 3x10-6 10-6 10-7 10-8
PLEN ISO 13849-1
SILEN 62061
IEC 61508
a edcb
1 32 (4)Non
previsto
1 guasto ogni
n°anni~1 ~10 ~40 ~100 ~1000 ~10000
UNI EN ISO 13849
Sicurezza del macchinario
Parti di sistemi di comando legate alla sicurezza
Parte 1: Principi generali per la progettazione
Parte 2: Validazione
UNI EN ISO 13849-1: Analisi del richio
ANALISI DEI RISCHIDeterminazione del PL richiesto (PLr)
SGravità del danno
S1: leggero (normalmente reversibile)
S2: serio (normalmente irreversibile o morte)
FFrequenza e/o esposizione al rischio
F1: da rara a poco frequente e/o con breve
tempo di esposizione
F2: da frequente a continua e/o con lungo
tempo di esposizioneNota: F2 se la frequenza di utilizzo > 1 ogni 15’ oppure se il tempo di esposizione totale è > di 1/20 del tempo di operatività della macchina.
PPossibilità di evitare il rischio o di limitare il danno
P1: possibile in certe condizioni
P2: scarsamente possibileNota: Se la probabilità che si manifesti il pericolo è bassa, il livello di PLr può essere ridotto di un livello.
Una volta calcolato il PL richiesto si dovrà
verificare che il PL ottenuto sia ≥ PLr
S F P
PLperformance level (a,b,c,d,e)
ARCHITETTURA CIRCUITALE (CATEGORIA DI SICUREZZA)
(monocanale cat.B-1, monocanale controllato cat.2,
bicanale cat.3-4)
MTTFd
tempo medio di guasto pericoloso
(ricavato da B10d)
DC
copertura diagnostica
CCF
cause di guasto comune
UNI EN ISO 13849-1: Definizioni
Singolo canale categoria B-1 Singolo canale con monitoraggio cat. 2
Doppio canale categoria 3 - 4
I L Oinput output
logica
I1 L1 O1
input
outputlogica
monitoraggio
I2 L2 O2
input
outputlogica
monitoraggio
Mo
nito
rag
gio
inc
roc
iato
I L Oinput output
logica
monitoraggio monitoraggio
TE OTEtest Output test
Categoria 3
MTTFd = low…medium
DCavg = low…medium
CCF≥ 65
PLmax=PLe
Categoria 4
MTTFd = high
DCavg = high
CCF≥65
PLmax=PLe
Differenze tra categoria 3 e 4
Richieste aggiuntive:
Categoria BMTTFd = low…mediumDCavg = non rilevanteCCF≥ non rilevantePLmax=PLb
Categoria 1MTTFd = highDCavg = non rilevanteCCF≥ non rilevantePLmax=PLc
Differenze tra categoria B e 1Richieste aggiuntive:
Categoria 2MTTFd = low…highDCavg = low…mediumCCF≥ 65PLmax=PLdFrequenza di test >100F
UNI EN ISO 13849-1: architetture
L’andamento del tasso di guasto durante la vita
fisica di un sistema complesso è rappresentatodalla curva a «vasca da bagno» (bathtub curve).
La curva identifica tre aree principali:
• l'area dei guasti precoci (o mortalità infantile, dove il tasso di guasto è decrescente con il
tempo),
• l'area della vita fisica (dove il tasso di guasto si mantiene costante rispetto al tempo),
• l'area delle usure generalizzate (o wear out, dove il tasso di guasto diviene crescente molto
rapidamente proprio a causa delle usure).
UNI EN ISO 13849-1: i guasti
Curva a vasca da bagno
La norma UNI EN ISO 13849-1 concentra l’attenzione nella zona centrale, dove il tasso
di guasto risulta con buona approssimazione una costante nel tempo.
Considerando il tasso di guasto dei componenti come una costante ha permesso di
semplificare i calcoli per l’ottenimento del PL.
T10d o al massimo 20 anni
UNI EN ISO 13849-1: i guasti
Il tasso di guasto è espresso con il parametro MTTFd (tempo medio al guasto). Per alcuni dispositivi, dove l’usura è fortemente dipendente dall’attuazione meccanica del dispositivo stesso, il tasso di guasto è espresso con il parametro B10d (numero di cicli affinché il 10% dei dispositivi si guasti in modo pericoloso).
Per i dispositivi che sono in grado di realizzare una propria diagnostica (generalmente dispositivi elettronici) è possibile determinare il loro PL e PFHd.I fabbricanti di tali dispositivi sono in grado di fornire pertanto parametri di affidabilità sotto forma di PL e PFHd.
Parametri per il calcolo del PL della funzione di sicurezza
Come si calcola l’MTTFd di un dispositivo?Per dispositivi soggetti ad usura è necessario conoscere il parametro B10d
- B10d = numero di cicli affinché il 10% dei campioni si guasti in modo pericoloso
- Es: dispositivi idraulici, pneumatici, interruttori elettromeccanici, relè
Dove:nop= numero di operazioni per annodop= giorni lavorativi per annohop= ore lavorative per giornotciclo= tempo ciclo (s)
Dove si trovano i valori di MTTFd (B10d)?
1- Valore fornito dal costruttore del componente (B10d)
2- Valore ricavato da database (vedi allegato C della EN 13849-1 : B10d)
3- in caso di mancanza di dati si ammette un valore massimo di 10 anni
MTTFd = Mean Time To dangerous Failure = Tempo medio prima del guasto pericoloso. - E’ un parametro statistico che definisce la vita media di un prodotto prima di un guasto pericoloso.
- Definisce l’affidabilità di un prodotto.
- Si esprime in anni (vale per prodotti soggetti ad usura e dipende dalla frequenza di utilizzo).
UNI EN ISO 13849-1: calcolo MTTFd
NOTA: per rimanete all’interno della zona centrale della curva a vasca da bagno occorre sostituire i componenti dopo che è
trascorso il tempo T10d, o al massimo dopo 20 anni.
Tabella di riferimento per i valori di
B10d per dispositivi elettromeccanici
UNI EN ISO 13849-1
In norma si suppone che la
percentuale di guasti pericolosi
rispetto ai guasti totali sia del 50%
UNI EN ISO 13849-1: calcolo MTTFd
Il calcolo dell’MTTFd dipende dalla struttura circuitale.
Come si calcola l’MTTFd di un circuito di sicurezza?
D1 D2 Dn
C1
C2
Sistema monocanale
Sistema a 2 canali
Note: -Il massimo valore di MTTFd per canale è di 100 anni-Non sono considerati MTTFd < 3anni
MTTFd=
- low: 3≤ MTTFd <10anni
- medium: 10≤ MTTFd <30anni
- high: 30≤ MTTFd <100anni
MTTFd per canale:
MTTFd : simmetrizzazione dei 2 canali
UNI EN ISO 13849-1: calcolo MTTFd
Diagnostic coverage
- Descrive la qualità dei test
- E’ un parametro espresso in %
- Il valore medio va calcolato come da formula
Parametro DC (copertura diagnostica)
UNI EN ISO 13849-1 Annex E, Table E.1
Come si calcola la Copertura Diagnostica - DC?- Valore ricavato da checklist (vedi allegato E della EN 13849-1)
- Va considerato solo per circuiti in categoria 2, 3 o 4
DC=
- none DC<60%
- low: 60% ≤ DC< 90%
- medium: 90% ≤ DC< 99%
- high: DC ≥99%
UNI EN ISO 13849-1: Copertura diagnostica DC
Funzione di controllo con contatti NC e NO guidati.
NC = contatto di sicurezza
NO = contatto controllato
DC = 99%
ESEMPIO 1 – Plausibility check
Per il calcolo della DC del circuito: vedere esempi e formule nella norma.
ESEMPIO 2 – Direct monitoring
Funzione di controllo (retroazione) con i contatti
ausiliari
NO = contatti di potenza
NC = contatto ausiliario controllato
DC = 99%
UNI EN ISO 13849-1: Copertura diagnostica DC
PLC
Technical report: TR 24119:2015 (introduce dei limiti al n° dei dispositivi elettromeccanici in serie)
Massima DC raggiungibile nella connessione in serie (metodo semplificato)
Note:
-a: Per «frequentemente» si intende >1 manovra per ora
-b: Se il numero di operatori che possono aprire i ripari è >1 allora il numero di ripari azionati frequentemente deve essere aumentato di 1
-c: Il numero di ripari addizionali può essere ridotto di 1 se è rispettata una delle seguenti condizioni:
- quando la distanza minima tra ciascun riparo è >5m
- quando nessuno dei ripari addizionali è raggiungibile direttamente
-d: In ogni caso, se è prevedibile che si verifichi il mascheramento dei guasti (ad es: più ripari vengono azionati nello stesso momento
nelle normali operazioni di servizio) allora la DC è limitata a «nulla»
Nota 2: esiste anche un metodo «regolare» per la determinazione della massima DC raggiungibile che tiene conto del tipo di
connessione, del tipo di cavo e della probabilità di mascheramento del guasto.
UNI EN ISO 13849-1: Copertura diagnostica DC
Numero di ripari azionati frequentemente (ab)
Numero di ripari addizionali (c)
Massima Copertura Diagnostica (DC) raggiungile (d)
0
2 – 4 Media
5 – 30 Bassa
>30 Nulla
1
1 Media
2-4 Bassa
≥5 Nulla
≥1 ≥0 Nulla DC = Nulla
Al massimo PL c!!
FAULT MASKING
Esempio di mascheratura del guasto diretta
Con dispositivi elettromeccanici
PWR
CH1
CH2
Funzione di interblocco di tre cancelli con connessione in serie dei contatti
dei dispositivi di interblocco, e collegamento sullo stesso modulo di sicurezza.
Door 1 Door 2 Door 3
FAULT MASKING
Esempio di mascheratura del guasto diretta
Con dispositivi elettromeccanici
Door 1 Door 2 Door 3
PWR
CH1
CH2
All’apertura della porta n.2 il circuito di ingresso a doppio canale del modulo
di sicurezza viene interrotto dall’apertura dei due contatti normalmente chiusi.
FAULT MASKING
Esempio di mascheratura del guasto diretta
Con dispositivi elettromeccanici
Door 1 Door 2 Door 3
PWR
CH1
CH2
Mantenendo la porta n. 2 aperta, si procede all’apertura della porta n.1. L’eventuale guasto
di uno dei contatti sul dispositivo di interblocco non viene rilevato dal modulo di sicurezza
perché il circuito era già interrotto dal dispositivo della porta n. 2.
FAULT MASKING
Esempio di mascheratura del guasto diretta
Con dispositivi elettromeccanici
Door 1 Door 2 Door 3
PWR
CH1
CH2
Richiudendo la porta n. 1 il guasto non è più visibile (i due contatti sono entrambi
chiusi).
FAULT MASKING
Esempio di mascheratura del guasto diretta
Con dispositivi elettromeccanici
Door 1 Door 2 Door 3
Richiudendo la porta n. 2 il modulo può ripristinarsi in quanto non ha rilevato
alcuna anomalia.
IL GUASTO DEL CONTATTO DELLA PORTA 1 NON VIENE RILEVATO
PWR
CH1
CH2
FAULT MASKING
Quando è possibile il mascheramento del guasto?
E’ possibile nei dispositivi
elettromeccaniciNon è possibile nei dispositivi elettronici
«intelligenti»
Nota: per i dispositivi d’arresto d’emergenza non si considera il
mascheramento del guasto perché si ritiene altamente
improbabile l’intervento di 2 o più emergenze
contemporaneamente
HP Finecorsa SR FG/FSInt. a
chiave
Dispositivi per arresto
d’emergenza
HX EE1NG
ST
Questi dispositivi sono dotati di un sistema di autocontrollo che
consente loro di avere una copertura diagnostica (DC) del 99%
Questi dispositivi sono «passivi» e la loro copertura
diagnostica è totalmente demandata a dispositivi esterni
NS
Common cause failure
- Descrive la qualità delle misure intraprese per impedire i guasti di causa comune.
- E’ espresso come punteggio. C’è una check-list da verificare
- Per circuiti in categoria 2, 3,4 deve essere CCF ≥ 65 (su max 100)
- Es: separazione dei canali – diversità tecnologica –componenti ben testati – compatibilità elettromagnetica – resistenza a vibrazioni, shock, umidità -protezioni contro le sovratensioni ecc…
Parametro CCF (guasti di causa comune)
UN
I EN
ISO
13
84
9-1
A
nn
ex F
, Ta
ble
F.1
Come si calcola il valore delle Cause di Guasto Comune?1- Vedi allegato F della EN 13849-1
UNI EN ISO 13849-1: Guasti di causa comune CCF
guasti
canale 1
guasti
canale 2CCF
Determinazione del PL con il metodo semplificato
Esempio:- Circuito a doppio canale (categoria 3/4)- MTTFd= high (tra 30 e 100 anni)- Copertura diagnostica bassa DC=low (60%-90%)- Cause di guasto comune ≥ 65 CCF≥ 65
MTTFd=low
MTTFd=medium
MTTFd=high
PL = dCCF ≥ 65
MTTFd
- low: 3≤ MTTFd <10anni
- medium: 10≤ MTTFd <30anni
- high: 30≤ MTTFd <100anni
UNI EN ISO 13849-1: calcolo del PL
Relazioni tra le categorie, DCavg, MTTFd di ogni canale e PL
MTTFd = alto
Circuito a 2 canali (cat.3)
DC = basso
PL=d
Determinazione numerica del PL
Nota: il processo per determinare il PL deve
essere validato secondo quanto prescritto dalla
UNI EN ISO 13849-2
UNI EN ISO 13849-1: calcolo del PL
Nota: per la cat.4 i valori di MTTFd sono ora
limitati a 2500 anni e non più a 100
Esempio:- Circuito a doppio canale (categoria 3/4)- MTTFd= high (tra 30 e 100 anni)- Copertura diagnostica bassa DC=low (tra 60% e 90%)
- Cause di guasto comune ≥ 65 CCF≥ 65
I L Oinput output
logica
Input:
Interruttore di sicurezza SW1
Logica/output:
Teleruttore K1
Dati:dop= giorni lavorativi per anno = 220
hop= ore lavorative per giorno = 24 (3 turni)
tciclo= tempo ciclo = 300s
nop= numero di operazioni per anno (63.360)
B10dSW1 = 2.000.000 catalogo Pizzato
B10dK1 = 1.300.000 (Tabella C.1 ISO 13849-1 )
MTTFd=124 anni 100 anni
(high)
𝑛𝑜𝑝= 63.360
MTTFdSW1= 316 anni
MTTFdK1= 205 anni
PL = c
Attenzione: Ogni informazione o esempio applicativo, illustrati in questa documentazione sono da intendersi puramente descrittivi ed hanno solo uno scopo didattico.
UNI EN ISO 13849-1: esempi
1
𝑀𝑇𝑇𝐹𝑑=
1
𝑀𝑇𝑇𝐹𝑑𝑠𝑤1+
1
𝑀𝑇𝑇𝐹𝑑𝑘1=
1
316+
1
205=
1
124
𝑛𝑜𝑝 = 𝑑0𝑝 ∗ ℎ𝑜𝑝 ∗3600
𝑡𝑐𝑖𝑐𝑙𝑜
𝑀𝑇𝑇𝐹𝑑 =𝐵10𝑑
0,1 ∗ 𝑛𝑜𝑝
Esempio di circuito monocanale
Esempio:- Circuito monocanale (categoria 1)- MTTFd= 100 = high (tra 30 e 100 anni)
Determinazione del PL
MTTFd = alto PL=c
Circuito monocanale (cat.1)
Calcolo “numerico”
Metodo semplificato
PL=c
MTTFd=low
MTTFd=medium
MTTFd=high
UNI EN ISO 13849-1: esempi
Input:
Interruttori di sicurezza
SW1-SW2 (sullo stesso riparo)
Logica
Modulo di sicurezza L1
Output:
Teleruttori K1-K2
(feedback)
MTTFd= 71 anni (high)
Dati:dop= giorni lavorativi per anno = 365
hop= ore lavorative per giorno = 16 (2 turni)
tciclo= tempo ciclo = 240s (1 ogni 4’)
nop= numero di operazioni per anno = 87.600
B10dSW1 = 2.000.000 catalogo Pizzato
B10dSW2 = 5.000.000 catalogo Pizzato
MTTFdL1 = 227 anni (fornito dal costruttore)
B10dK1 = 1.300.000 (Tabella C.1 ISO 13849-1 )
DCavg = 99% (ricavato da check-list)
CCF ≥ 65 (ricavato da check-list)
MTTFdch1= 64,3 anni
MTTFdch2= 77,4 anni PL = e
I1 L1,1 O1
input
output
monitoraggio
I2 L1,2 O2
input
output
monitoraggio
Mo
nito
rag
gio
inc
roc
iato
logica
Attenzione: Ogni informazione o esempio applicativo, illustrati in questa documentazione sono da intendersi puramente descrittivi ed hanno solo uno scopo didattico.
UNI EN ISO 13849-1: esempi
𝑀𝑇𝑇𝐹𝑑 =2
3∗ 𝑀𝑇𝑇𝐹𝑑𝐶1 +𝑀𝑇𝑇𝐹𝑑𝐶2 −
1
1𝑀𝑇𝑇𝐹𝑑𝐶1
+1
𝑀𝑇𝑇𝐹𝑑𝐶2
Esempio di circuito a doppio canale
Esempio:
- Circuito a doppio canale (categoria 3/4)
- MTTFd= 92.7 = high (tra 30 e 100 anni)
- Copertura diagnostica alta DC=high (≥ 99%)
- Cause di guasto comune ≥ 65 CCF≥ 65
MTTFd=
- low: 3≤ MTTFd <10anni
- medium: 10≤ MTTFd <30anni
- high: 30≤ MTTFd <100anni
MTTFd = alto
Circuito a 2
canali (cat.4)DC = high
PL=e
Determinazione ”numerica” del PL
UNI EN ISO 13849-1: calcolo del PL
MTTFd=low
MTTFd=medium
MTTFd=high
PL=e CCF≥65
Determinazione del PL
Determinazione del PL con il metodo semplificato
Input:
Sensore di sicurezza
SS1
Logica
Modulo di sicurezza L1
Output:
Teleruttori K1-K2
(feedback)
Attenzione: Ogni informazione o esempio applicativo, illustrati in questa documentazione sono da intendersi puramente descrittivi ed hanno solo uno scopo didattico.
UNI EN ISO 13849-1: esempi
Esempio di circuito a doppio canale con sensore elettronico RFID
Dati dispositivo:PFHd = 1,2E-11MTTFd = 4077DC = HighSIL= 3PL =e
Dati dispositivo:PFHd = 9,73E-11MTTFd = 1547DC = HighSIL= 3PL =e
Dati:B10d = 1.300.000(Tabella C.1 ISO 13849-1 )
Sottosistema 1
Sottosistema 2
Sottosistema 3
PFHd PFHd PFHd+ +
Input:
Sensore di sicurezza
SS1
Logica
Modulo di sicurezza L1
Output:
Teleruttori K1-K2
(feedback)
Attenzione: Ogni informazione o esempio applicativo, illustrati in questa documentazione sono da intendersi puramente descrittivi ed hanno solo uno scopo didattico.
UNI EN ISO 13849-1: esempi
Esempio di circuito a doppio canale
Dati:dop= giorni lavorativi per anno = 365hop= ore lavorative per giorno = 16 (2 turni)tciclo= tempo ciclo = 240s (1 ogni 4’)nop= numero di operazioni per anno = 87.600B10d = 1.300.000 (Tabella C.1 ISO 13849-1 )MTTFd = 148 anniDC = 99% (ricavato da check-list)CCF ≥ 65 (ricavato da check-list)
PFHd = 1,2E-11 PFHd = 9,73E-11 PFHd = 1,6E-8+ + = PFHd = 1,61E-8PL e
Input:
Sensore di sicurezza SS1
Logica
Modulo di sicurezza L1
Output:
Inverter con STO (Safety Torque Off)
Attenzione: Ogni informazione o esempio applicativo, illustrati in questa documentazione sono da intendersi puramente descrittivi ed hanno solo uno scopo didattico.
UNI EN ISO 13849-1: esempi
Esempio di circuito a doppio canale
Dati dispositivo:PFHd = 1,2E-11MTTFd = 4077DC = HighSIL= 3PL =e
Dati dispositivo:
PFHd = 9,73E-11MTTFd = 1547DC = HighSIL= 3PL =e
Dati dispositivo:
PFHd = 1E-10MTTFd > 14000SIL= 2PL =d
Sottosistema 1
Sottosistema 2
Sottosistema 3
PFHd PFHd+ + PFHd
Input:
Sensore di sicurezza SS1
Logica
Modulo di sicurezza L1
Output:
Inverter con STO (Safety Torque Off)
Attenzione: Ogni informazione o esempio applicativo, illustrati in questa documentazione sono da intendersi puramente descrittivi ed hanno solo uno scopo didattico.
UNI EN ISO 13849-1: esempi
Esempio di circuito a doppio canale
PFHd = 1,2E-11
PL e
PFHd = 9,73E-11PL e
PFHd = 1E-10PL d
= PFHd = 2,09E-10PL d
+ +
Errori applicativi comuni
Input: sensore di sicurezza
RFID (Ple, SIL3, cat4)
Logica
Modulo di sicurezzaOutput:
1 Teleruttore (feedback)
I1 L1,1
O1
input
output
I2 L1,2
input
Mo
nito
rag
gio
inc
roc
iato
logica
Errori comuni: un solo teleruttore
Non c’è una ridondanza negli output. Un singolo guasto
sul teleruttore porta alla perdita della funzione di
sicurezza. Se si incollano i contatti del teleruttore la
macchina non si ferma.
«C’è il modulo di sicurezza in cat. 4 PL e!»
Input:
1 interruttore di sicurezza con 2NCLogica
Modulo di sicurezza
Output:
2 Teleruttori (feedback)
Non c’è una ridondanza
meccanica. Un singolo guasto sulla
testa d’azionamento può portare
alla perdita della funzione di
sicurezza
Spesso l’applicazione non
conforme alla ISO 14119
Errori comuni: ridondanza meccanica?
«La sicurezza è ok, ho
fatto un circuito a
doppio canale!»
E-stop con 2NCLogica
Modulo di sicurezzaOutput:
Teleruttori (feedback)
I1 L1,1 O1
input
output
monitoraggio
I2 L1,2 O2
input
output
monitoraggio
Mo
nito
rag
gio
inc
roc
iato
logica
Funzione di emergenza
e funzione di
interblocco in serie
nello stesso circuito
Interblocc
o
Interblocco
Errori comuni: emergenza e interblocco in serie
Non è un vero e proprio errore, ma è comunque una buona pratica consolidata quella di
separare i circuiti di arresto di emergenza dai circuiti delle funzioni di sicurezza.
Strumenti utili per il calcolo
I sistemi di comando delle macchine secondo le
norme EN ISO 13849-1 e EN ISO 13849-2
Analisi EN ISO 13849-1 e
EN ISO 13849-2 in lingua
italiana che presenta in
particolare tutte le novità
dell’ultima edizione della
norma (2015).
Download gratuito dal
sito dell’INAIL.
PUBBLICAZIONE INAIL
BGIA Report 2008
http://www.dguv.de "bgia re2008e"
• Analisi approfondita EN ISO 13849-1
• 37 esempi di calcolo del PL (circuiti elettrici / pneumatici /
idraulici)
• Sono disponibili gratuitamente i file di progetto per il
software SISTEMA di tutti gli esempi di calcolo
Software di calcolo
Software SISTEMA
- Software per il calcolo di PL, MTTFd, PFH secondo EN ISO 13849-1
- Software gratuito
- Disponibili librerie prodotti Pizzato Elettrica su www.pizzato.it
-Documento con 37 esempi: BGIAReport2008e
http://www.dguv.de/bgia/en/pra/drehscheibe/index.jsp
Calcolatore di PL IFA/BGIA
- Molto semplice da utilizzare
- Gratuito
Strumento di calcolo
UNI EN ISO 13849-2: Validazione
VALIDAZIONE DELLA FUNZIONE DI SICUREZZA
VERIFICA
Ho realizzato il sistema correttamente?
VALIDAZIONE
Ho realizzato il sistema corretto?
La norma EN ISO 13849-1 è collegata ad una parte 2:
Parti dei sistemi di comando legate alla sicurezza
Parte 2: Validazione
Cosa si intende per validazione?
La validazione serve a dimostrare che la combinazione delle parti legate
alla sicurezza (SRP/CS) scelte per realizzare la funzione di sicurezza rispetti
la specifica dei requisiti di sicurezza per ciascuna funzione di sicurezza.
Analisi del rischio
Definizione delle funzioni di sicurezza da implementare
Specifica dei requisiti di
sicurezza per ciascuna
funzione di sicurezza
Progettazione dei sistemi di
sicurezza
Validazione dei sistemi di
sicurezza
Ciclo di vita SRP/CS semplificato
Specificare ad esempio:• Tipo di funzione• Evento iniziatore• Reazione e comportamento al guasto dell’alimentazione• Stato sicuro• Modo operativo• Frequenza della richiesta• Tempo di risposta• Priorità su altre funzioni• Caratteristiche ambiente di lavoro
VALIDAZIONE DELLA FUNZIONE DI SICUREZZA
VALIDAZIONEDocumenti in ingresso
Piano di validazione
Documenti in uscita
• Report test
• Report calcolo PL/PFHd
• Report collaudo
Il software di calcolo SISTEMA genera un
report contenente l’evidenza del calcolo
della PFHd e la stima del PL dei sistemi di
sicurezza realizzati.
Il piano di validazione è un documento
che contiene tutte le informazioni
necessarie per realizzare correttamente
la validazione:
Cosa fare
Come fare
Chi deve fare
VALIDAZIONE DELLA FUNZIONE DI SICUREZZA
CEI EN 62061: cenni
Esempio
Frequenza Fr= 5 +ProbabilitàPr= 4 +Evitabilità Av= 3 =Classe Cl=12
Severità Se=3
Valutazione SIL2
Analisi dei rischiDeterminazione del SIL richiesto
Parametri
- Se: Severità del danno- Fr: Frequenza di utilizzo- Pr: Probabilità che si verifichi l’evento pericoloso- Av: Possibilità di evitare l’evento pericoloso
CEI EN 62061 (cenni)
Il metodo di analisi del rischio della norma CEI EN 62061 risulta più oggettivo rispetto a quello presente
nella UNI EN 13849-1, soprattutto nella scelta della frequenza di esposizione.
SIL - Safety integrity level (1, 2, 3)
ARCHITETTURA CIRCUITALE (CATEGORIA DI SICUREZZA)
(monocanale, bicanale, con diagnostica, senza diagnostica)
λd
Tasso di guasto pericoloso
DCcopertura diagnostica (come EN 13849-1)
CCFcause di guasto comune (β) Nota: a differenza della EN 13849-1, nella norma EN 62061 il parametro β è contenuto all’interno delle
formule di calcolo della PFHd del sottosistema.
Parametri richiesti per il calcolo del SIL
CEI EN 62061 (cenni)
𝜆𝑑 =1
𝑀𝑇𝑇𝐹𝑑
M
FAQ
I finecorsa / elettrovalvole / contattori sottostanno a requisiti SIL o PL?No. Il SIL e il PL non sono applicabili a componenti singoli.
Ci sono analogie tra PL e SIL?Tramite il valore PFH è possibile stabilire una relazione tra PL e SIL. (v. Fase 4: „Determinazione del Performance Level raggiunto“).
Quale grado di copertura diagnostica è possibile prevedere per contattori e relè con apertura guidata dei contatti elettrici?In conformità a entrambe le norme, è possibile prevedere un DC del 99% in considerazione dei contatti con apertura guidata.Una funzione diagnostica con appropriata reazione al guasto rappresenta un prerequisito.
E’ prevista una probabilità di anomalia/guasto o un valore PFHD per componenti soggetti ad usura (es: dispositivi elettromeccanici)?No, l’utilizzatore può determinare un valore PFH per componenti soggetti ad usura sulla base dell’applicazione specifica utilizzandoil valore B10d in relazione al numero di cicli di lavoro.
Qual è la differenza tra MTBF (Mean Time Between Failures) e MTTF (Mean Time To Failure) ?L’MTBF descrive il tempo che intercorre tra 2 guasti, a differenza dell’MTTF che invece descrive l’intervallo di tempo prima che si verifichi il primo guasto. La relazione tra MTBF e MTTF è la seguente:
MTBF = MTTF + MTTRdove MTTR è il tempo necessario per la riparazione del guasto.In generale MTTF >> MTTR e quindi solitamente MTBF≈MTTF.
UNI EN ISO 13849-1 & CEI EN 62061 FAQ
Performance level(EN 13849-1)
Probabilità di guastipericolosi per ora (1/h)
SIL secondo EN IEC 62061
b 3∙10-6≤ PFHd≤10-5 SIL1
c 10-6≤ PFHd≤3∙10-6 SIL1
d 10-7≤ PFHd≤10-6 SIL2
e 10-8≤ PFHd≤10-7 SIL3
Cosa significa la lettera „d” in MTTFd?
„d” sta per „dangerous” –> l’MTTFd descrive l’intervallo di tempo prima che si verifichi il primo guasto pericoloso.
Posso applicare la EN 13849-1 nell’integrazione di dispositivi elettronici programmabili complessi?
Sì. Tuttavia, per il software del sistema operativo e per le funzioni di sicurezza secondo il PL „e“, è necessario tenere in considerazione i
requisiti della IEC 61508-3.
Cosa si può fare se il costruttore non fornisce alcun dato tecnico relativo ai componenti?
La EN ISO 13849-1 e la EN 62061 includono entrambe valori di riferimento per i componenti di utilizzo comune. Dove possibile, è comunque
preferibile utilizzare sempre i dati forniti dal costruttore dei componenti stessi.
I software applicativi devono essere certificati? Se „sì”, secondo quale norma?
No. Non è obbligatoria nessuna certificazione secondo entrambi gli standard. Tuttavia, è possibile che sia necessario certificare le
macchine (ad es. presse) secondo l’Allegato IV della Direttiva Macchine. I requisiti relativi alla produzione di software sono riportati sia nella
EN 62061 sia nella EN ISO 13849-1.
UNI EN ISO 13849-1 & CEI EN 62061 FAQ
Thanks for your attention