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Sociale Turismo Immigrazione, risorsa o problema? In tanti arrivano, pochi si fermano Sport Pillastrini - Sutor: fine di un amore Fermo cerca il suo Re NUMERO 4 • MAGGIO 2011 • COPIA GRATUITA Notizie, Eventi e Curiosità dal Fermano Registrato presso il Tribunale di Fermo con autorizzazione n° 04/2010 del 05/08/2010 Seguici su Facebook e Twitter Seguici su Facebook e Twitter

la provincia di fermo - maggio 2011

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la provincia di fermo maggio 2011

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Sociale

Turismo

Immigrazione,risorsa o problema?

In tanti arrivano,pochi si fermano

SportPillastrini - Sutor:fine di un amore

Fermocercail suo Re

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D I R E T T O R E R E S P O N S A B I L EClaudio TrasattiD I R E T T O R E

Giuseppe [email protected]

C O N D I R E T T O R ERaffaele Vitali

[email protected] N R E D A Z I O N E

Lorenzo Girelli, Daniele Luzi,Vincenzo Marziali, Aaron Pettinari

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H A N N O C O L L A B O R A T OMarco Marilungo, Andrea Vesprini, Samuele Baccifava,

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P R O P R I E T À E D I T O R I A L EClaudio Trasatti

S T A M P AD’Auria Printing SpA

P U B B L I C I T ÀDigitype srl

tel. 0734.673602 fax 0734.641383mobile 348.6549250

M A I [email protected]

S I T O W E Bwww.laprovinciadifermo.com

Testi, foto e disegni contenuti in questa rivista non possono essere riprodotti, anche parzialmente, senza l’autorizzazione dell’Editore.Distribuzione gratuita - Trasporto esonerato da DDT - Registrato presso il Tribunale di Fermo con autorizzazione n° 04/2010 del 05/08/2010.

Chiuso in tipogra�ia il 26 aprile 2011.

diG������� N������

E così anche Ceroni ha avuto il suo momento di notorietà. Mercoledì 20 aprile tutti i giornali online gli dedicano l’aper-tura, così i quotidiani del giorno successivo. Dopo anni e anni di silenzi parlamentari improvvisamente parla, qualcuno dice “a vanvera”, il Pdl si dissocia, Berlusconi non ne sapeva niente. Scoppia il putiferio. C’è da dire che l’onorevole fermano in que-sti giorni è particolarmente “carico”. Sarà il cambio di stagione, saranno le elezioni amministra-tive, ma ce ne ha per tutti. Prima spara a zero sull’Udc fermana, poi sul sindaco Di Ruscio reo di essere andato a cena con Berlusconi e di avergli rovina-to la piazza. Ora alza il tiro: nel mirino addirittura il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale accusati in pratica di fare i garanti della costituzione. “La sovranità deve essere del Parlamento”, ergo non del popolo, tuona il rapagnanese Ceroni in Transatlantico. In verità il popolo, quello delle Marche, si sarebbe aspettato che il suo rappresentante avesse presen-tato, anziché una proposta per abolire i poteri di organi costitu-zionali, una proposta di legge per abolire la tassa sulle disgrazie, che ri-schia seriamente e ingiustamente di com-promettere i conti della Regione. Decisamente poco... onorevole, almeno in questo caso.Valdaso e Valtenna alla conquista del “sacro” Gal. Lunedì 18 aprile c’è stato il rinnovo del Cda ma è saltata la nomina del presidente. Braccio di ferro tra Vallorani Sindaco di M. Rinaldo espressione di tutta la Valdaso e Marinozzi sindaco di Servigliano autocandidato della Valtenna. La Provincia minac-cia di far valere le proprie quote in mancanza di un accordo. È

infatti plausibile che Cesetti voglia stavolta presentare il con-to a Marinozzi per lo sgarbo ricevuto sul Cosif. Corsi e ricorsi storici.Trentadue scranni per 569 aspiranti, ridotti ob torto collo a 564; 30.561 gli aventi diritto al voto, due candidati ineleggibili, tra cui il presidente dell’Asite Laurenzi; venti liste, di cui 8 per la

Rutili, 6 per Brambatti, 3 per Gallucci e una ciascuno per Traini, Romanella, Massucci. Sei, invece sa-

ranno i posti di assessore e non si sa quanti i posti di sottogoverno. Sicuramente

non basteranno a sfamare gli appe-titi di tutti. La Rutili buca il primo

confronto tra i candidati, quello organizzato dal nostro giornale.

Evidentemente non si sentiva ancora pronta. Il corso inten-sivo di preparazione non ha ancora prodotto i suoi frut-ti. In compenso si affaccia prepotentemente dai muri e dalle pareti dei palazzi, non sempre nelle dovute e legit-

time forme e fa proposte di matrimonio elettorale sde-

gnosamente respinte dai desti-natari delle avances. Nel centro

sinistra sembra tutto tranquillo, forse troppo. Qualche fibrillazione

c’è stata a seguito dell’incontro con Luca Telese organizzato da Sel che più che

una iniziativa a sostegno del centro sinistra si è rivelata un formidabile atto di accusa a D’Alema.

La vittoria, nonostante gli autolesionismi della sinistra, sem-brerebbe a portata di mano. Soprattutto dopo l’addio inaspet-tato di Di Ruscio alla politica e il suo atto di accusa a Ceroni e al Pdl. Ma il condizionale è sempre d’obbligo. Quello che succederà al ballottaggio non lo sa nessuno. È l’Udc ad avere il pallino in mano. E a livello locale l’Udc farà la scelta che più le conviene.

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Argomento del mesepag. 6 L’immigrato, rischio o risorsa?pag. 8 Il turismo cerca una identità Artepag. 11 I 50 anni del Fotocineclub Cultura e Spettacolopag. 13 Intervista ad Ascanio Celestinipag. 14 Veregra Street, cresce l’attesapag. 15 Macchini e il suo complesso di Edipo Fatti di Provinciapag. 16 Quattro comuni del fermano al votopag. 18 Alluvione, danni e problemi Fermo - il nostro forumpag. 20 Verso il voto, candidati al confrontopag. 22 Le idee per cambiare la città Montegiorgiopag. 24 Una primavera di musica e parole Monte Uranopag. 25 La scarpa correttiva Montegranaropag. 26 Palestra e palazzetto per non scomparire Porto San Giorgiopag. 28 Un letto d’ospedale al posto di un alberopag. 30 Scoprire il fermano... di corsa Porto Sant’Elpidiopag. 32 La piattaforma del Maccabipag. 33 Nessuna ‘Rifondazione’pag. 36 La Corva cambia volto Sant’Elpidio a Marepag. 37 MayDaypag. 38 Piccolo è bello, artigiani alla riscossa il Fermanopag. 41 Moresco, il monopoli di Mercuripag. 42 Amandola, l’ospedale è salvopag. 44 Autovelox, vecchie polemichepag. 45 Rocca Montevarmine, esproprio in vistapag. 46 Ortensia, il folklore è servito Personaggio del mesepag. 48 Marco Marilungo, l’umorista (quasi) seriopag. 50 La Satirapag. 54 La Movidapag. 55 L’angolo d’Ipag. 57 La ricetta del mesepag. 59 Viaggio del mese Sportpag. 60 La Sutor volta pagina: ecco Druckerpag. 61 Fermana, comunque grandepag. 62 Bocce, un occhio ai giovanipag. 63 Calcio a 5, il trionfo di P. S. Giorgiopag. 64 Paolo Ottavi, ginnasta da Nazionalepag. 66 Ascoli: Fazi e Bellini in campo

S O M M A R I ON°42011

»MAGGIO

• SOMMARIO •

in questoNUMERO

Dalla palestra di Pizzutial nuovo palazzettoMontegranaro si organizzaper tenersi la Sutor

pag. 26-27

Bocce e ginnasticasport da campioniIl Fermano brillanelle discipline ‘minori’

pag. 62 e 64

Ospedali sotto tiroAmandola si salvaCittadella sanitaria,P. S. Giorgio si divide

pag. 28 e 42

Gli artigiani si unisconoper sopravvivereUn outlet di scarpedentro ‘Il Castagno’

pag. 38-39

Candidati a confrontosul futuro di FermoMotodromo, variantie lotti di Casabianca

pag. 22-23

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Lo straniero è una persona e come tale gode di diritti? Lo straniero è fonte di ricchezza e sviluppo? Lo

straniero chi è, cosa fa, cosa produce? Charles Baudelaire una risposta se l’è data, con splendidi versi: “Dimmi, enigma-tico uomo, chi ami di più? Tuo padre, tua madre, tua sorella o tuo fratello? ‘Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello’. I tuoi amici? ‘Usate una parola il cui sen-so mi è rimasto fino ad oggi sconosciuto’. La patria? ‘Non so sotto quale latitudine si trovi’. La bellezza? ‘L’amerei volentieri, ma dea e immortale’. L’oro? ‘Lo odio come voi odiate Dio’. Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero? ‘Amo le nuvole... le nuvole che passano ... laggiù ... le meravigliose nuvole!’».Le nuvole volano lon-tane, senza confini. Quei confini che inve-ce, quando vengono varcati, spaventano i residenti, gli stabi-lizzati, coloro che in un luogo ci hanno messo le loro radici e costruito la casa. È così dovunque, non sembrava essere così nel Fermano. Ma ci si sbaglia-va. Perché è bastata una rapina violenta a un gioielliere, sono bastati alcuni furti in abitazioni, per sentire dire a un sindaco importante come è quello di Porto San Giorgio: “Il nostro territorio non può ospi-tare alcun immigrato in arrivo dal nord Africa pena l’incremento di criticità in tema di sicurezza”. Ecco che torna il bino-mio immigrato-delinquente.“Ma questo concetto non ha ragion d’esse-

re perché – spiega Pasquale Antonelli, se-gretario regionale dell’Anolf Cisl – i numeri dicono tutt’altro. L’incidenza degli immi-grati negli episodi di criminalità è ben al di sotto di quella che riguarda gli italiani”. Tra l’altro, ancor più scalpore hanno suscitato le parole di Agostini perché provengono da una delle città con il più basso numero di residenti o abitanti stranieri. “A Porto San Giorgio la maggioranza degli stranieri residenti sono donne, 626 contro 327 uo-mini – sottolinea Elisabetta Baldassarri, referente del neonato gruppo ‘Welfare e immigrazione’ – solitamente meno incli-

ni a delinquere e più propense ad assistere”. Badanti e company

sono le tipologie classiche degli stranieri sul terri-

torio sangiorgese. Ma si sa, una battuta, una frase ben costruita, un collegamento affretta-to, rapina - immigrato

violento, funzionano di più delle verità.

Poco importa che poi, invece, il territorio viva e

cresca grazie ai non italiani. All’inizio fu la comunità maroc-

china che si insediò nell’interno, tra le colline. Poi, dopo anni di dominio quasi incontrastato nelle aziende, i marocchini hanno lasciato il posto agli orientali. Che non sono solo cinesi. “Molto importante, dal punto di vista economico, è l’appor-to degli indiani. Da alcuni anni – spiega Antonelli – sono diventati fondamenta-li nelle aziende agricole del territorio. Sanno badare agli animali e pure lavora-re i campi. Poi ci sono i cinesi, ma quello

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L’immigrato,

Argomento» del MESE

di Raffaele Vitali

Mentre tutti pensano a dove mettere la crocetta, il territorio va avanti per la sua strada. In attesa di conoscere il nome del sindaco che guiderà il capoluogo della Provincia, gli artigiani proseguono inces-santi, come formichine, il loro lavoro. Tagliano e cuciono, disegnano e realizzano, ma soprattutto, lavorano. Mentre il Tar si prende tempi biblici per decidere se una struttura è stata realizzata come si deve (querelle Il Castagno-Tod’s), ci sono Paesi alle prese con il loro futuro urbanistico, con scelte che cambieranno lo skyline, ma anche l’economia. In attesa di capire se la principale forza sportiva di questo territorio, la Sutor Montegranaro, inizierà a parlare il dialetto anconetano, la Provincia ha di nuovo un presidente di Confindustria. Ci è voluto un anno, ma gli industriali alla fine hanno scelto il loro totem. È Andrea Santori, ex guida dei giovani imprenditori e da un anno traghettatore dopo la caduta di Monaldi. Entra in gioco in un momento chiave, con i cambiamenti politici e i progetti ambiziosi di un territorio incapace di unirsi. Confindustria in questo è un simbolo che il giovane imprenditore dovrà cambiare. La sua aria pacata unita a una conoscenza totale dei giochi interni all’associazione ne fanno l’uomo giusto per compattare un ambiente dilaniato. Cosa vuole Confindustria dalla Provincia di Fermo? Da un anno tutti aspettano la risposta, ora Santori ha in mano un pezzetto di storia da scrivere. In bocca al lupo.

Raffaele Vitali

i l P U N T O

Andrea Santori

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rischio o risorsa?Un pericolo per i politici, un aiuto per famiglie e imprese

è un mondo sommerso che sfugge a ogni logica di controllo anche di noi sindacati”. Questo perché i cinesi vivono in un loro mondo. Tutti parlano di Montegranaro e Monte Urano, ma uno dei veri punti di for-za è Sant’Elpidio a Mare, dove ormai sono diventati il gruppo straniero più numeroso. “Il loro è un mondo estremamente vivace e immobile al tempo stesso. Trovano terreno fertile nel manifatturiero perché sono dei grandi lavoratori, spesso sfruttati dagli ita-liani”. Il lavoro cinese nasconde vantaggi e svan-taggi. Da un lato, i cinesi sono sotto accusa per dumping sociale, in quanto le azien-de che utilizzano il loro lavoro possono spendere meno nella produzione inizia-le delle calzature, ad esempio; dall’altro rappresentano l’avamposto di una terra che attrae commercianti e imprenditori, come ha abilmente sottolineato l’economi-sta Giorgio Prodi in un convegno a Monte Urano. “Prima c’era la Romania, ora la Cina. Inutile negare che le potenzialità di quel territorio sono enormi, anche se la strut-tura micro delle imprese fermane non è la più adatta per affermarsi in quel mercato. Bisogna spendere molti soldi per riuscire ad entrare in quel settore, perché la Cina è lontana e difficile da conquistare”. Il lavoro artigianale non è ancora compreso appieno. Il Made in Italy, tra gli stranieri – in questo caso non delinquenti, ma acquirenti – ha valore solo ad alti livelli. I marchi contano in Cina e quindi, per molte imprese locali, non resta che lavorare per conto terzi. Può bastare per un imprenditore del Fermano o ha più senso partire alla conquista dello straniero-acquirente?Stando ai dettami della politica locale sa-

rebbe meglio fermarsi, chiudersi dentro il proprio anello protetto dalle forze dell’or-dine e accontentarsi. Ma le enclavi, e que-sta è storia, sono sempre destinate a crol-lare. “Non si può avere paura dell’altro in economia. Il problema principale di questo territorio, che poi si tramuta in paura, è che – spiega Prodi – una zona dedita alla

produzione come questa, in cui il costo del lavoro incide molto, diventa meno concor-renziale rispetto ad altre forze del mondo. E allora? Non resta che affermare il proprio marchio attraverso la qualità, perché an-che l’Oriente la cerca”. Se invece ci si limita a respingere la Cina, come tra poco sarà il Vietnam, si perderanno affari milionari considerando che in questo momento per l’Italia, nel campo tessile e manifatturiero,

rappresenta solo il 6% dell’export.Ecco l’altro da conquistare. Ma se l’italiano parte per l’estero, cosa impedisce allo stra-niero di arrivare in Italia? “Un’ondata di persone senza controllo, senza soldi, senza lavoro non portano crescita. E chi lo nega – sottolinea il sindaco Agostini - mette in secondo piano la sicurezza dei cittadini”. I diciottomila immigrati residenti in pro-vincia di Fermo la pensano diversamente. Così come le casse comunali, a cui pagano le imposte, così come l’Inps, a cui versano i contributi. Ma che questi immigrati stiano a raccogliere le verdure nei campi o tagli-no le fodere fa meno notizia di tre albanesi che si picchiano fuori da un locale con un paio di italiani. Come non fa mai notizia che nelle scuole tra Lido San Tommaso e Lido di Fermo ci siano più bambini stranieri che italiani. Qui sta l’errore, nel non saper in-tegrare, creando ghetti e comunità mono-colore. Un maggior servizio di quelle aree, una condivisione di spazi di aggregazione, la ricerca di canali multiculturali e così via potrebbero invece essere il grimaldello per vedere in chi si ha di fronte non più “un al-tro” ma “una persona”.Difficile ma non impossibile, anche per una città come Porto San Giorgio che ha cancel-lato la Consulta degli Immigrati, che ha af-fitti così cari che “non permettono agli stra-nieri di fermarsi”, che però nel silenzio ha il più alto numero di badanti e domestiche che vivono e lavorano in casa con il proprio italiano di turno.L’altro è un delinquente; l’altro è un acqui-rente; l’altro è manodopera; l’altro è uno di famiglia; l’altro è un mercato da conquista-re; l’altro forse è, anche nel Fermano, una semplice persona.

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La crisi non va in vacanza. E il settore turistico ne sa qualcosa. Da qualche anno assistiamo a una contrazione

delle presenze che viene bilanciata dal turi-smo pendolare del fine settimana. Stipendi al palo, disoccupazione e costo della vita in aumento sono le cause di questa situa-zione. “Il nostro turismo balneare - spiega Romano Montagnoli, rappresentante dei concessionari di spiaggia - è essenzialmen-te locale e/o pendolare. Paradossalmente questa crisi ha “costretto” i residenti a non partire e quindi a riversarsi sulle spiagge lo-cali”. Chi ne fa per primo le spese di questa situazione, che sembra premiare gli chalet, è il comparto alberghiero, dove le presen-ze sono diminuite: la permanenza media scesa sotto i 7 giorni e il fatturato in disce-sa. “Questo fatto - dice Milena Sebastiani, assessore al turismo di P. S. Elpidio - non permette al turista di coordinare la propria vacanza in base alle molte opportunità of-ferte, per privilegiare una più classica va-canza-mare dedicata al sole e alla spiaggia”.“Pur di vedere piene le nostre strutture - dice Gianluca Vecchi, presidente dell’Ataf, associazione degli al-bergatori - abbiamo dovuto rivedere i prez-zi al ribasso e questo in contrapposizione ad un aumento generalizzato dei costi. La conseguenza è che spesso non riusciamo a coprire l’ammortamento delle nostre strutture per cui riesce sempre più difficile parlare di riqualificazione delle strutture ricettive”. Vecchi punta l’indice sul fatto che le strut-ture, anziché essere agevolate per lo stato di difficoltà in cui si trovano, vengono pe-

nalizzate da tariffe e imposte ed esprime la netta contrarietà alla possibile applica-zione della Tassa di Soggiorno che rappre-senterebbe un gap negativo per il nostro territorio. “Tutto ciò vanificherebbe gli sforzi che le Istituzioni e le associazioni di categoria fanno per la promozione”. Già la famigerata tassa di soggiorno. Gli operatori turistici non ci stanno perché introdurre la tassa di soggiorno sarebbe come introdur-re una tassa sull’impresa. In questo modo sarebbero le stesse strutture ricettive, per non incidere a loro volta sui turisti, a farsi carico di tale tassa. “Da tempo il Governo parla del turismo come traino all’economia del Paese - ha commentato il presidente della sezione turismo di Confindustria, Fabiano Alessandrini - ma riteniamo che la tassa di soggiorno sia un freno per le

affluenze turistiche. Noi chiediamo alla Provincia e ai Comuni di trovare la soluzione migliore per non ag-gravare la situazione, resa già precaria dalla crisi economica”. Assolutamente con-trario alla tassa anche Felice Chiesa, respon-sabile Union Camping: “E’ iniqua e impropo-nibile. In passato già l’abbiamo contrastata.

A mio avviso introdurre nel nostro territo-rio questa tassa vorrebbe dire far scendere del 20% le presenze turistiche e non solo. Perché questi aggravi fiscali ci porteranno a fare delle scelte. Oggi ho un centinaio di persone come personale. Domani difficile dirlo perché i costi sono molti e da qualche parte si dovrà intervenire”. Ma qual è la tipologia turistica del nostro territorio? “Senza dubbio possiamo par-lare di un turismo family trend - spiega

Troppi ‘GAL’nel pollaioSono state settimane alquanto concita-te quelle passate in attesa di conoscere il nome del nuovo presidente del Gal Fermano, in sostituzione dell’uscente Alessandro Spena. Una volta eletto il Cda, lo scorso 19 aprile, ci si aspettava anche la nomi-na del presidente ma parte pubblica e parte privata non hanno trovato il giu-sto accordo sul nome da sostenere tra quelli autocandidati. Il “duello” sembra essere tra gli esponenti della Valdaso e Valtenna. Da una parte Marcello Vallorani (sindaco di Monte Rinaldo) e dall’altra Maurizio Marinozzi (sindaco di Servigliano). Nelle ultime ore però sta prendendo piede anche l’ipotesi di un outsider (Carmen Mattei della coo-perativa Cogito). Come andrà a finire? Il Presidente della Provincia Cesetti, che nel Gal rappresenta una quota consistente, non vede problemi per la nomina che ci sarà (sicuri? la accendia-mo?) il prossimo 27 aprile - il giornale è stato chiuso il 26 ndr. “Noi aspettia-mo serenamente la decisione che verrà presa. Sono certo che il neoeletto Cda arriverà ad una nomina che sia espres-sione della parte pubblica in maniera ampiamente condivisa”. Nell’attesa della distribuzione delle nuove cariche l’onorevole Ceroni, oltre che proporre modifiche della Costituzione Italiana, si è espresso anche sull’utilità dell’ente chiedendone la chiusura. Immediata è stata la replica dell’ex presidente Spena che ha ricordato come nel corso di que-sti tre anni siano stati raggiunti tutti gli obiettivi fissati dalla programmazione della Comunità Europea. I Gruppi di Azione Locale operano sulla base di un iter rigidissimo imposto dalla CE che non può essere disatteso pena la revo-ca dei finanziamenti concessi. Un iter composto da due fasi: una di program-mazione e l’altra operativa di erogazio-ne delle risorse. E attualmente si è in attesa del via libera per entrare nella fase operativa.

Aaron Pettinari

di Giuseppe Nuciari

Il turismo cerca

Argomento» del MESE

Porto S. GiorgioLa notte rosa, 2010

Porto S. GiorgioIl lungomare

AlessandroSpena

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Daniele Gatti amministratore dell’Holiday di P. S. Elpidio -. I maggiori flussi sono infatti rappresentati da famiglie che preferiscono quindi strutture ricettive multiservizi, con animazione, impianti sportivi, spiaggia pri-vata e ristorazione interna, ecco perché stia-mo assistendo in questi anni a un calo di fat-turato delle strutture puramente alberghiere mentre reggono bene i villaggi e i campeggi. La crisi economica di questi anni ha sicura-mente fatto sentire i suoi effetti nel nostro settore, c’è una tendenza sempre maggio-re a una prenotazione last minute, mentre anni fa già a marzo si poteva fare un bilancio della stagione, oggi il cliente prenota 7/10 giorni prima dell’arrivo ad eccezione delle settimane centrali di Agosto. Questo natu-ralmente ci rende difficile fare previsioni. Devo dire però che già dallo scorso anno abbiamo assistito a una lenta ripresa delle richieste, soprattutto nel mese di giugno e luglio”.La ricetta magica per Gatti si chiama “desta-gionalizzazione”, cioè creare eventi nei mesi di bassa stagione che portino reali presenze legate all’evento. Si sta già lavorando su un tipo di incoming di gruppi sportivi, religiosi e culturali. “Dobbiamo fare sistema per le-gare sempre più a questo tipo di eventi pac-chetti che per prima cosa facciano scoprire il nostro territorio ed apprezzarne le mille particolarità e poi che portino presenze alle nostre strutture ricettive”.Per Montagnoli bisogna fare sistema con l’entroterra ed organizzare in rete le case da affittare, visto che i posti letto offerti dagli hotel sono veramente esigui. Per l’Associa-zione Albergatori occorre organizzare tour educational per agenzie italiane e straniere perché è il modo più diretto per mostrare le eccellenze e le strutture ricettive del terri-torio. L’Ataf, dal canto suo, si occupa diretta-mente di accoglienza organizzando a Porto San Giorgio, durante l’estate, mercatini dell’antiquariato, serate danzanti e spetta-

coli vari, animazione in spiaggia. Gestisce anche il punto informativo nei pressi del ca-sello autostradale Sul lato dell’accoglienza, i comuni riviera-schi ripropongono più o meno le iniziati-ve consolidate nel tempo. Porto S. Giorgio punta su le proloco in festa, la notte rosa, la festa del mare, rassegna jazz, le stagioni del pesce (amare il mare). A partire dalla Festa del 1° maggio e fino al mese di settembre, Porto Sant’Elpidio si segnala come una del-le località balneari più attive con iniziative sportive di importanza internazionale, con quelle culturali e quelle più direttamente legate alla conoscenza del territorio, quali le “Passeggiate marchigiane”. Ma forse la vera ricchezza è nell’entroterra, in grado di offrire ambiente, storia e mani-festazioni di grande spessore turistico e cul-

turale. La sfida vera per questa provincia è quella di collegare la costa alla collina, fare un unico territorio e una sola, unica e gran-de offerta turistica.Marca Fermana ha fatto qualcosa, ma può far di più. La Provincia non pare ancora con-sapevole della necessità e della importanza di investire su questo settore. Sta di fatto che questo territorio ha tutte le potenzialità per vivere di turismo. Occorre fare sistema, occorrono idee e buona volontà. “Occorre progettualità in particolare da parte della provincia”, dice Attilio Panichi assessore al turismo di P. S. Giorgio.Non tutti però hanno capito questa esigen-za, compresi gli addetti ai lavori che spesso sembrano andare allegramente ciascuno per conto proprio, salvo poi versare lacrime di coccodrillo.

“ La ricetta èdestagionalizzare „

Daniele Gattiuna identità

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Le mosse che diedero la spinta alla creazione di un circolo fotografico a Fermo erano in corso già nel 1960,

quando alcuni appassionati fermani, con l’aiuto di Luigi Crocenzi, cominciarono a la-vorare per la sua fondazione. C’è una foto-grafia di quell’epoca, scattata da Angelo Del Papa nel suo studio di Piazza del Popolo, che ritrae Crocenzi insieme a Raffaele Gasparrini ed Eriberto Guidi mentre, seduti ad un tavolo, buttano giù le bozze di quello che sarà lo statuto della nuova associazio-ne. La partenza effettiva delle attività del Fotocineclub Fermo avverrà ufficialmente nel gennaio del 1961, quindi esattamente 50 anni fa. Crocenzi aveva già fondato il Centro per la Cultura nella Fotografia, con uffici a Fermo e Milano, per propagandare un nuovo modo di fare fotografia, basato sul racconto per immagini, una letteratu-ra visiva in cui ogni autore era chiamato di esporre il suo pensiero con una preci-sa struttura narrativa, e il Fotocineclub si prese l’impegno di divulgare queste teorie anche nel mondo amatoriale, dove il tipo di fotografia che imperava era ancora quello caratterizzato dalle influenze pittorialiste anteguerra. Furono anni di lotte aspre, nei congres-si e negli incontri culturali, ma il circolo fermano seppe affermarsi subito a livello nazionale con l’organizzazione dei Festival del Reportage e del Racconto Fotografico, dapprima con la spinta e la collaborazione preziosa di Crocenzi, che con le sue entra-ture milanesi riuscì a coinvolgere persona-

lità di primissimo piano della cultura, poi autonomamente, fino alla pubblicazione, nel 1973, di un libro culto nella Storia del-la Fotografia Italiana, un compendio delle esperienze sommatesi negli anni delle mo-stre che, oltretutto, consacrarono nel mon-do professionale dell’editoria autori che il proprio volo lo spiccarono partendo… da Fermo. Altre due opere librarie hanno contribuito a cementare la fama del fotoci-neclub, dedicate ad immagini d’epoca della città e del territorio: “Fermo ieri” e “Fermo, storie di ieri”, addirittura osannate dalla critica nazionale perché era la prima vol-ta che dei fotoamatori davano alle stampe non le proprie foto ma si gettavano in un progetto di ricerca per offrire alla comunità la raccolta visiva della propria storia. Molti hanno replicato questo esempio in tutto il paese nei decenni successivi, ma per molti anni il modello da seguire per tutti è stato quello di Fermo. Altre pubblicazioni curate dal fotocineclub sono state quelle dedicate a Irina Ionesco, al Veregra Street Festival di Montegranaro e al mondo dell’Alzheimer (“La vita nasco-sta”), in collaborazione con l’AFMA, fino al volume edito in occasione del quaran-tennale (“Fermo così”). Memorabili sono rimaste anche alcune mostre organizzate nel corso degli anni, come quella del lavo-ro di Mario Giacomelli sull’ospizio (“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”) che provocò grande sdegno tra i benpensanti per il suo crudo contenuto, quelle di Gianni Berengo Gardin e Pepi Merisio, quelle in cui vennero

esposte in grande formato le fotografie del suo archivio storico locale e i lavori pre-miati nelle edizioni del festival , ben 350 fotografie esposte in occasione del trenta-cinquennale, che ormai rappresentano un patrimonio della cultura nazionale.Il Fotocineclub conta oggi circa sessanta soci, più tre soci onorari: Claudio Marcozzi, Giovanni Marrozzini e Wanda Tucci Caselli (Presidente d’Onore del Circolo Fotografico Milanese). La sua attività, oltre che con l’or-ganizzazione di corsi di ogni tipo, si svolge con serate a tema, ospiti esterni e lavori collettivi su progetti che annualmente si decide di affrontare, sempre cercando di mantenere elevato il livello del dibattito culturale e il confronto che sono alla base della crescita di tutti. La sua sede è cam-biata diverse volte in questi anni, ma l’ap-puntamento settimanale è invariato sin dal 1961: il venerdì alle 21,30. Per festeggiare degnamente i cinquant’an-ni di vita sono in programma diverse ini-ziative, tra mostre e nuove pubblicazioni, con una scaletta ampia di appuntamenti che sapranno mettere in evidenza il ruo-lo importante svolto dall’associazione ed il prestigio guadagnato negli anni, che le è valso l’onorificenza di Benemerito della Fotografia Italiana. Tra queste spicca un omaggio (mostra e libro) ad uno dei suoi presidenti più amati: il dottor Goffredo Petruzzi.

» L’associazione che ha fatto la storia

50 Annidel Fotocineclub Fermo

Per essere aggiornati sulle iniziative:www.fotocineclubfermo.it

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LA BANCA DELTERRITORIO

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In effetti, c’è un bisogno più importante degli altri. Il fatto di potersi annullare, cancellare la propria identità, accet-

tare le regole e, mettersi in fila. Indiana - come recita appunto il titolo dell’ultimo spettacolo che Ascanio Celestini ha pre-sentato recentemente al teatro comunale di Pedaso. Una serie di quaranta “racconti feroci”- come lui stesso li definisce - su quella che oggi viene considerata la per-dita di coscienza. Lo smarrimento del-la responsabilità dell’individuo che non riuscendo più a ragionare in cerchio, si ostina a camminare in fila indiana. Storie, racconti masticati quelli di Celestini. Masticati. Racconti, come quelli scritti, nel corso del tempo, per il programma te-levisivo “Parla con me” e da cui poi sono stati tratti il libro e lo spettacolo teatrale. Una bella fatica, la sua. Lui, abituato com’è, nel mantenere viva la tradizione orale e popolare, sembra non avere dub-bi. “In fondo sono un narratore - precisa l’attore romano - racconto storie”. Ed in tutto ciò, sembra sempre che lo spunto più interessante nella sua attività pro-fessionale sia quello di poter comunque pescare nella propria storia.Tra le cose che gli sono state più vicine. In quella gioventù vissuta da borgataro “de Roma” tra il quartiere Morena e quello di Tor Pignattara e da cui non potrà mai potrà staccarsi. “Perché, in fondo - prosegue Ascanio Celestini - raccontare la propria storia è un pò come parlare con la pro-pria lingua”. Ci si sente a proprio agio. Se ne apprezzano le sfumature. O gli accenti che cambiano. Si riesce, in prati-ca, con più facilità, a seguire il filo della memoria. “Che poi- incalza l’attore - non riguarda mica il passato o il fatto di pote-re dire ‘Com’erano più buoni i pomodori negli anni 50’”. No. “La memoria - pro-segue Celestini - ha una funzione nel presente, ci aiuta a comprenderlo”. Un pò come è successo con tutti i suoi spet-tacoli teatrali. Dalla “Radio Clandestina” alle memorie dello “Scemo di guerra” passando, poi, attraverso tutta quella se-rie di racconti sulla situazione dei mani-comi raccolti nel libro “La Pecora Nera”. Strorie nella storia. Dalla ricostruzione dei fatti alle Fosse Ardeatine, alle vicende personali del nonno paterno, carrettiere a Trastevere e andato poi a lavorare al ci-nema Iris a Porta Pia. Come una sorta di scatole cinesi, l’una dentro l’altra, le sto-

rie. Un saltatempo il suo scrivere, un rac-cogliere interviste, un rimescolare per-corsi e sensazioni per reinterpretarli in un ritmo vocale quasi serrato, senza pau-sa. “Perché ciò che il teatro deve dare” - pecisa Celestini - “sono le suggestioni. Il fatto di poter suggerire storie e portarle, così, alla luce”. A prescindere dal fatto politico. Dal fatto che, comunque, l’impe-gno civile e politico appartenga all’indivi-duo in quanto tale e non solo all’individuo in quanto autore di un testo. Un distin-guo, questo, che per tutta la sua attività di recupero della memoria storica svolta in questi anni, nel 2009 gli è valso anche il “Premio Volponi” assegnatogli presso il Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio per la continua attenzione letteraria alle

tematiche sociali e del lavoro. Un ricono-scimento importante anche per il nostro territorio che, così, ha voluto sottolineare l’interesse ad una promozione culturale alternativa. “Una proposta coraggiosa e controcorrente - conclude sornione Celestini - in un periodo in cui i libri più letti sono quelli acquistati negli autogrill, è quasi normale amministrazione dimen-ticarsi, purtroppo, di alcune voci lettera-rie fuori dal coro come quelle di Luigi Di Ruscio e di Paolo Volponi”. Una disatten-zione, di sicuro, da evitare. Soprattutto attraverso l’escamotage letterario di chi pensa che solo abbandonando il proprio gregge di riferimento, riesca a favorire una vita pensata in modo diverso.

di Samuele Baccifava

INTERVISTA«La memoria serve,ci fa capire il presente»

Ascanio

Celestini

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Montegranaro si accinge a indos-sare, come fa ormai da 13 anni, l’abito buono del Veregrastreet.

Dal 20 al 26 giugno piazze, piazzette, vi-coli del centro storico, finalmente liberi da auto, si trasformeranno in una grande e magica ribalta dove teatranti, musicisti e giocolieri scuoteranno, per sette lunghi giorni, la città - fabbrica dal torpore quoti-diano e la avvolgeranno, come in un sogno, in un magnifica nuvola di colori, suoni e sapori. Veregrastreet è un appuntamento magico capace di restituire gioia, diver-timento e serenità alla vita caotica e di-spersiva di tutti i giorni. Variopinta e mul-tietnica, come sempre, la carovana degli artisti. Sono attese prestigiose compagnie da diverse parti del mondo: Argentina, Australia, Etiopia, India, Belgio, Svizzera, Francia, Germania, Inghilterra, Olanda in rappresentanza del variegato mondo dell’arte di strada. Circo teatro, clownerie, acrobatica, giocoleria, musica si alterne-ranno, sino a tarda notte, nei dieci spazi teatrali che verranno allestiti lungo il per-corso. Veregra street ci ha abituati, di anno in anno, a nuove proposte e nuove solleci-tazioni. Un Festival non statico né ingessa-to nei suoi schemi, ma libero di muoversi e di reinventarsi ogni anno. E’ questo il suo segreto, senz’altro frutto della passione di chi ci lavora. Molte le novità anche questa

edizione a partire dal dopo - festival, uno spazio conviviale con artisti e pubblico per chi vorrà tirare ancora un po’ verso le ore piccole, che verrà allestito al campo dei tigli. Nell’ottica di rete e di contaminazio-ne che il Festival abitualmente propone, quest’anno sono previste due importanti novità. Il progetto Matilde dell’Amat grazie al quale giovani compagnie marchigiane potranno partecipare, a seguito di concor-so di idee, al Veregra street con specifiche produzioni teatrali, e il Festival Giallomare che dedicherà all’evento una cena con de-litto, appositamente scritto e consumato per l’occasione. Il Festival si cala anche quest’anno nel contesto di Openstreet, il progetto europeo di promozione e va-lorizzazione dell’arte di strada di cui Montegranaro è project leader e che vede come coorganizzatori il Festival di Namur (Be), di Brema (D) e la Federazione na-zionale dell’arte di strada. All’interno del Festival troverà quindi spazio il secondo meeting internazionale sull’arte di strada che vedrà la presenza di importanti ope-ratori italiani e stranieri. Rete internazio-nale, ma anche rete nazionale, attraverso un continuo scambio di contatti con altri festival, e locale attraverso il Veregrantour che quest’anno prenderà il via l’8 luglio da Monterubbiano per concludersi la notte di San Lorenzo a Falerone e Smerillo.

Veregra StreetDal 20 al 26 giugno

Montegranaro capitale dell’Arte di Strada

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Lo definisce come “l’inizio di un nuo-vo percorso e la fine di dieci anni di ricerca”. Non solo quindi uno spet-

tacolo ma una tappa che apre, così come chiude, un ciclo. “Complesso di Edipo in Tour”, l’ultimo lavoro di Piero Massimo Macchini, al suo esordio ha fatto il pieno di spettatori e di consensi. Tutto esauri-to a Montegranaro sia la sera della prima che per la replica, andata in scena, scherza Macchini, “vista la numerosa richiesta e la numerosa famiglia dell’attore”. Un grande successo.“Con questo spettacolo sono riuscito a trovare finalmente la mia prospettiva co-mica. Posso davvero assicurare che per un comico, la propria prospettiva , è come per un fornaio il pane! È la linfa vitale – spie-ga - la verità che ti scorre dentro e dalla quale non puoi sfuggire e soprattutto non puoi nascondere, specie se decidi di salire sopra un palco che è notoriamente il luogo meno indicato per nasconderti”.Specie se davanti c’è un teatro pieno. “Concludo lo spettacolo dicendo, ‘stasera avete riso delle mie tragedie e sono le cose più belle che mi siano mai capitate nella vita. Domani ditemi dove siete voi che vengo a ridere io delle vostre”. Non vorrei sembrare troppo “serio” ( ride, ndr) ma posso dire che questo spettacolo comico a 33 anni, e non è un’ età come tante altre, mi mette a nudo realmente. Parlo della mia quotidianità e di quello che la mia vita mi ha fatto vedere negli anni.Mi piace molto questo spettacolo perché ha tante sfaccettature dove ognuno può vedere la sua, la comicità da bar fine a se stessa, la comicità più elevata di osser-vazione, il dramma, la visual comedy, il mimo, un personaggio verosimigliante e così via”. Uno spettacolo che parla “dell’ul-timo di sette figli” ma in cui si ritrovano anche i primogeniti o i figli unici.“Nello spettacolo parlo anche di processi

di crescita importanti come il bisogno di riconoscimento, l’onnipotenza infantile, l’angoscia di separazione e la teoria evolu-tiva di Freud, fase orale, anale e fallica, nel-le quali bene o male tutti ci siamo passati e tutti abbiamo un’esperienza diretta. Sono state due repliche, quelle del debutto, fan-tastiche dove chi mi conosceva ha visto la mia presa di coscienza e chi non mi cono-sceva è diventato un mio nuovo amico”. Se non fosse per colpa di un’agenda già piena di impegni ci sarebbe stata nell’im-mediatezza anche una terza data. Sono tanti, infatti, i progetti in cantiere e a cui Piero Massimo Macchini sta lavorando. “Vorrei continuare una ricerca sul co-mico, sull’improvvisazione e sul clown, poi c’è Improvvivo che forse è il più bel progetto che ho fatto nella mia vita ( lo stesso Complesso di Edipo in tour è pro-dotto da Improvvivo), uno spettacolo con i Digeribili, Il Bagaglione della Marca di Fermo al teatro Dell’Aquila (!!!). E poi vorrei ritornare a fare radio che mi piace-va molto, tanto live, una famiglia, andare a fare le vacanze sessuali, partire con il camper, intervistare Gigi Marzullo, an-dare a fare le terme a Sarnano con mam-ma. E poi tutti i martedì sono a Roma al laboratorio Colorado e tutti i giovedì a Rimini al laboratorio di Zelig”. Non è finita. “Aggiungo, rimorchiare le tardone, ballare latino americano, vedere i film di azione al cinema”. Piero Massimo Macchini mania. “Quest’estate starò in giro in tutta Italia sia con “Complesso di Edipo in tour” che con “BRAINSTORMING, teste nella tempe-sta!” Vedere per credere. E ridere.

Isabella Cardinali

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» Quattro comuniPrimavera di passione politica per chi la fa e momento delle scelte per l’elettorato. Si avvicinano le elezioni amministrative, e non solo per Fermo. Il 15 e 16 maggio sono chiamati a scegliere i sindaci del pro-prio comune anche i cittadini di Petritoli, Ortezzano, Monte San Pietrangeli e Rapagnano. Nei programmi, i problemi che attanagliano un po’ tutti i piccoli co-muni: le scuole, i servizi ai giovani e agli anziani, il turismo, gli incentivi alle attività commerciali.PETRITOLIVigilia elettorale senza emozioni a Petritoli, dove le squadre in campo erano note già da tempo. A scendere per primo nell’arena politica il sindaco uscente, Luca Tomassini, con la lista “Insieme per Per Petritoli”, con un programma basato sul prosieguo delle attività svolte nel passa-to mandato: “Le opere pubbliche fatte in questi cinque anni di mandato hanno tra-sformato Petritoli in un centro di interes-se turistico. Il nostro programma prevede interventi ben mirati di completamento delle opere pubbliche. Abbiamo eliminato le spese superflue e oggi abbiamo un bi-lancio che ci permetterà di essere in linea con i criteri del federalismo municipale. Tutto questo senza dimenticare i servizi socio-sanitari”.Servizi e urbanistica previsti anche nel-le progettualità della lista avversaria, “Petritoli nel Cuore”, appoggiata dal cen-trosinistra con candidato sindaco Paola Pieragostini, volto nuovo della politica, che ha messo l’accento sulla partecipazione: “E’ molto importante il coinvolgimento delle associazione in tutte le decisioni ammini-strative importanti. Le priorità sono i ser-vizi e le problematiche legate agli anziani, alle famiglie in difficoltà e ai giovani, allo sport e alla scuola. Il nostro programma prevede, tra le altre cose, anche di avvia-re lo sviluppo di una zona verde pubblica attrezzata in zona Valmir, comprensiva di parco giochi e impianti sportivi e la coper-tura del palazzetto dello sport”.

ORTEZZANOVita politica movimentata per il piccolo comune della Valdaso. Saltata all’ultimo l’ipotesi di una lista unica con maggioran-za e opposizione, accreditata fino al giorno prima della scadenza, si sono ritrovate ai blocchi di partenza due liste. Da una parte “Insieme per Crescere”, capeggiata da Giusy Scendoni, assessore al turismo della giunta uscente Ciribé, una lista con diversi nomi noti e “che – ha spiegato la candidata sin-daco – si pone sulla scia di continuità con lo scorso mandato; in due anni non siamo riusciti a completare il nostro program-ma che è orientato allo sviluppo del Paese puntando sulle sue eccellenze, sulla tutela dell’ambiente, turismo, cultura e il rilancio attività artigianali. Abbiamo aderito ad un progetto di Centri commerciali naturali e abbiamo presentato un progetto esecutivo per la Casa di Riposo e ci è già stato finan-ziato quello relativo alla messa in sicurez-za della scuola Carboni. Il nostro motto è cuore e cervello.” Scuola, turismo e incen-tivazione delle attività commerciali anche nel programma di “Ortezzano, Sviluppo, Solidarietà e Trasparenza” capeggiata da Gaetano Agostini, consigliere provinciale Idv e già due volte sindaco: “E’ necessaria – ha spiegato -una collaborazione tra comuni diversi per mantenere i servizi esistenti. Un mio vecchio progetto è quello di creare una scuola intercomunale oggi necessaria per risolvere il dramma dei numeri nelle scuo-le. L’amministrazione si fa con i cittadini e le associazioni, che a Ortezzano sono tante”.

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di Vincenzo Marziali

Tra sindaci in cerca di riconferma

Luca TomassiniInsieme per Petritoli

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RAPAGNANOA Rapagnano, Remigio Ceroni si ripresen-ta per il suo quinto mandato, dopo la pau-sa dal 2000 al 2006. I punti principali del programma della sua lista, “Rapagnano 2011”, prevedono l’adeguamento e la messa a norma dell’edificio della scuola media e della palestra, la costruzione di una casa di riposo con finanziamenti pri-vati e la ristrutturazione di Palazzo Pichi e della chiesa di Santa Rosalia. Riprova a sfidarlo Michela Stortoni, già candidata alle ultime elezioni di 5 anni fa, con la lista “L’Alternativa”. “Il nome – ha spiegato la Stortoni - sintetizza il nostro obiettivo: dare ai cittadini rapagnanesi un’alternativa alla “infinita” era Ceroni. Il nostro programma si basa sulla tra-sparenza, l’onesta e l’umiltà. Il dialogo continuo con i cittadini sarà l’impegno prioritario. Avremo particolare cura delle politiche sociali promuovendo attività e laboratori per i ragazzi delle scuole; pro-muoveremo la raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta, visto lo scarsissimo servizio di raccolta differenziata che ab-biamo adesso”.MONTE SAN PIETRANGELIDulcis in fundo Monte San Pietrangeli. Un comune di circa 2000 anime dove, sotto l’apparenza di una vita cittadina regolare, si consumano accese passioni politiche. Tre i candidati sindaci che si danno batta-glia: Giulio Conti, Rossano Carlacchiani e Lorenzo Bracalente, una lotta tutta inter-na al centro destra con la novità della lista

Bracalente, spalleggiata dall’imprendito-re creatore del marchio Nero Giardini.Per Giulio Conti, candidato della lista “Liberi a Casa nostra”, già sindaco in passa-to, sono diverse le priorità: “L’istituzione di un polo scolastico e la realizzazio-ne di un nostro progetto per migliorare la viabilità tra la strada Buonocore e la Mezzina; l’adozione del piano regolatore e l’installazione di un impianto fotovol-taico sul tetto della scuola media”.Priorità simili, ma con ricette diverse per Rossano Carlacchiani, candidato della li-sta “Uniti per Monte San Pietrangeli: “ Il fiore all’occhiello del nostro programma è un progetto chiamato “Made in Italy”; l’obiettivo è quello di far tornare tutta la filiera della produzione manifatturiera a Monte San Pietrangeli per rilanciare la produzione; servirà una collaborazione con tutti gli enti, Provincia , Regione e Ministero del Lavoro, per la quale stiamo lavorando da tempo”.Ma la novità di questa tornata è la lista “Monte San Pietrangeli domani”, che can-dida Lorenzo Bracalente: “Il nostro punto forte è la creazione di un nuovo edificio per la scuola materna. La struttura sorge-rà nei pressi della scuola media, creando un polo scolastico moderno ed attrezza-to. La creazione della scuola renderebbe possibile l’ampliamento della Casa di ri-poso. Sono opere sponsorizzate da Nero Giardini. Credo che non ci saranno pro-blemi per i lavori meno costosi come la manutenzione delle strade di campagna. Altra cosa è la realizzazione del campo sportivo, prima bisogna fare i conti con il bilancio”Un progetto, quello della creazione della scuola e del conseguente ampliamento della casa di riposo, sui cui si sono pro-nunciati anche gli altri due candidati. Conti vorrebbe ampliare la casa di riposo, utilizzando altri spazi già esistenti”, men-tre Carlacchiani prima di ampliare vuole valutare “i presupposti logistici, finanzia-ri e l’aiuto degli enti”.

del Fermano al voto

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Ci siamo lasciati con questa domanda: chi pagherà i danni dell’alluvione? Oramai c’è la certezza: pagheranno i

marchigiani. Ancora una volta le richieste della Regione di poter contare su risorse nazionali è caduta nel vuoto. E’ quanto emerso anche dalla riunione tecnica svol-tasi a Roma lo scorso 19 aprile. Una situa-zione che, al momento, obbliga la Regione a «perseguire in maniera pedissequa - si legge in una nota dell’ente - la strada in-dicata nel decreto e nella direttiva appli-cativa del presidente del Consiglio dei ministri, con la definizione di un manovra di bilancio correttiva per reperire nuo-ve risorse, una maggiore tassazione alle persone e alle imprese, un incremento dell’accise sul carburante”. E’ sempre più probabile la strada del ricor-so alla Consulta, deliberata dall’assemblea regionale con un voto quasi plebiscitario. In precedenza l’Assemblea aveva approvato un’altra risoluzione, decisamente velleitaria, che proponeva l’election day per risparmia-re risorse da destinare all’alluvione. Ma Spacca appare sempre più ostinato e lancia su Facebook la campagna per sensi-bilizzare sulle assurdità della “Tassa sulle disgrazie” che i Marchigiani potrebbero essere i primi a dover pagare. E fa una pro-posta alternativa all’aumento delle accise, ossia la loro riclassificazione. Possibile che ogni giorno si debbano pagare ancora accise per la guerra di Etiopia del 1935? Intanto la provincia di Fermo, con un ordi-ne del giorno approvato il 18 aprile invita Governo e Regione Marche a stanziare ed erogare le risorse necessarie al pagamen-

to degli interventi di somma urgenza già disposti dalle Amministrazioni locali e ad assicurare e, quindi, erogare, le risorse necessarie per finanziare gli interventi ne-cessari al ripristino dei danni subiti dalla Provincia di Fermo, dai Comuni del territo-rio, nonché quelli subiti dalle attività pro-duttive e dai privati, anche adeguando le disposizioni del cd. “mille proroghe 2010” ai principi di solidarietà . E chiama i Consiglieri Regionali eletti nel territorio ad assumere tutte le iniziative necessarie a conseguire gli obiettivi sopra indicati. Intanto sono terminati i lavori di somma urgenza disposti dalla Provincia che hanno interessato la S.P. 8 Brancadoro dove è stata ultimata la messa in sicurezza del ponte sul torrente Ete Morto, in località Casette d’Ete, per l’importo di complessivi 25.770 euro e ripristinato il doppio senso di circolazione; la S.P. 107 Castellano, chiu-sa dal 3 marzo scorso a causa di una frana che ha interessato l’intero versante dove è stata completata la realizzazione di una palificata per il consolidamento del corpo stradale al km 0+500 circa, per comples-sivi 200.000 euro. Analogo intervento di consolidamento della scarpata di valle è in via di ultimazione al km 8+600 circa della S.P. 219 Ete Morto, per un importo com-plessivo di circa 300.000 euro. La provin-cia ha impegnato spese che ammontano complessivamente a € 3.610.980 per gli interventi sulla viabilità e a € 9.386.877 per gli interventi sulle aste fluviali e sul demanio idrico anticipando per conto de-gli enti superiori. Ora giustamente bussa a cassa sperando che qualcuno risponda.

Alluvione,pagano i marchigiani

di Giuseppe Nuciari

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Mucchi di rami, rifiuti, cassette di plastica e tubi. C’è di tutto a più di un mese di distanza tra le pian-

te dei vivai di Casette. Mucchi alti tre metri, compattati dal lavoro dei titolari dell’azienda. Un lavoro fatto nel silenzio e nella solitudine perché qui, a due pas-si dall’Ete e dal Chienti, dopo l’alluvione non si è più visto nessuno.Non finiscono sui giornali, non vengono ripresi dalle televisioni. I mezzi di comu-nicazione sono troppo concentrati sui tavoli istituzionali, sulle richieste degli avvocati dei familiari delle vittime pro-vocate dalla furia del fiume. “La nostra sarà una lotta accanita perché vengano fuori le responsabi-lità. Nella denuncia que-rela – annunciano i legali Maria Antonietta Spalluti e Domenico Valori - abbiamo elencato le autorità che sarebbe-ro dovute intervenire. Sarà poi il magistrato a valutare i fatti». Tra i re-sponsabili, secondo i firma-tari della denuncia, il sindaco di Sant’Elpidio a Mare Alessandro Mezzanotte, il Prefetto, e il presidente Spacca. Una richiesta lecita, quando ci sono tragedie, ma che ha l’obiettivo di dimostrare l’inefficienza delle istituzioni, a cominciare dalla protezione civile, da tutti invece esaltata. Almeno dai priva-ti cittadini che hanno visto all’opera gli uomini in divisa nei giorni successivi la tragedia. Dove non sono arrivati, invece, è rimasto il marcio, lo sporco. Come per i campi

che costeggiano la meravigliosa Santa Croce. Aziende agricole e imprese vanno avanti lo stesso, anche senza che i mezzi del Comune passino a controllare o ad aiutare. “Ce lo siamo detti quasi subito tra noi imprenditori – sottolinea Francesco Berdini – rimbocchiamoci le maniche e facciamo da noi”. L’attenzione, nei giorni successivi all’alluvione, si è concentra-ta tutta sulla quantificazione del danno. Soldi e sempre soldi, che sono impor-tanti ma sono anche una incognita, come dimostrano i dettami romani. Il lavoro da fare per rimettere il territorio in ordine, invece, è immediato a prescindere dal-

le risorse. Tra l’altro, è difficile interagire tra danneggiati.

Non c’è un coordinamen-to comunale, figuriamoci regionale, anche perché ci sono tante zone inte-ressate. Casette è salita agli onori delle cronache a causa dei due morti,

ma i danni alle aziende e alle abitazioni hanno in-

teressato diverse parti della regione. Ora ognuno cerca di

portare l’acqua al suo mulino. “Dopo un po’ di riunioni è finito tutto. Nessuno – conclude Berdini mentre sconsolato guarda i vasi delle sue piante ricoperti da uno strato solido di terra e liquami - si fa più sentire”.L’alluvione è passata, il fango è rimasto fermo come i lavori agli argini. Ma lo spirito, per fortuna, è quello di sempre, quello di un territorio che sa come risol-levarsi tra quei rifiuti che nessuno porta via. Lo sa fare… anche da solo.

di Raffaele Vitali

Prima l’acqua,ora i rifiuti

Il disastro di Casette

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il nostro Forum

C’erano tutti, tutti quelli che aveva-no qualcosa da dire. Estermaria Rutili non era tra questi. Invitata

con largo anticipo ha cercato di svinco-larsi adducendo improbabili impegni po-litici nella capitale. Peccato, Le avrem-mo voluto chiedere perché ad un certo punto FLI ha pensato bene di scaricarla o perché Di Ruscio le ha chiuso la porta in faccia. O come pensa di risolvere i pro-blemi del centro storico e delle periferie Comprendiamo la sua difficoltà. Sono le difficoltà di un candidato privo di espe-rienza. Speriamo che prima o poi a qual-cuno ,se non a noi, dia queste risposte. Brambatti contro tutti, nemmeno poi così tanto... l’immagine del “forum” è alquanto idilliaca e tranquilla attorno al tavolo ovale della Digytipe, quasi da tarallucci e vino, pardon spumante... fi-nale. Evidentemente si dà per scontato il risultato, anche se tutti tengono a preci-sare, alla nostra domanda sulla colloca-zione al ballottaggio, che il problema non è loro ma degli altri perché ognuno con-ta di diventare sindaco. “Quello dell’ap-parentamento è un problema che non ci poniamo” dicono in coro. E di rimando la Brambatti: “Valuteremo al momen-to. Un aspetto fondamentale comunque è il programma”. E non poteva essere diversamente. L’incontro tra i cinque candidati, dopo le presentazioni di rito è scivolato per due ore sotto le domande incalzanti del nostro giornale.Non sono mancati simpatici sipariet-ti come quello con Tano Massucci che

alla domanda sul perché Cesetti non abbia ancora tolto la targhetta nel suo ex ufficio di vice presidente provinciale, ha risposto “forse aspetta che vada io a toglierla”. O quello con Nella Brambatti che alla nostra perfida insinuazione su Di Ruscio come principale alleato della sinistra dopo le ultime esternazioni, ha risposto tra l’ilarità generale un diplo-matico “ma queste sono diatribe che ri-mando al centro destra.. ”.Quattro su cinque si collocano al cen-tro, anche se il solo Massucci riven-dica espressamente tale posizione. Romanella intende queste elezioni come un referendum sulla sua persona e sul-la sua politica dell’ amico in comune (l’acredine con Di Ruscio è palpabile). Per Traini non è una questione di centro, destra o sinistra. La sua lista punta tutto sulla trasparenza e correttezza ammini-strativa, scottato dall’andazzo di questi anni e da accordi trasversali come quel-lo “di via Zeppilli”. Gallucci, stretto tra la politica regionale e nazionale dell’Udc, rivendica localmente la politica delle mani libere e si lamenta che il Pd gli ab-bia chiuso subito la porta in faccia e che si sia spostato tutto a sinistra, togliendo di fatto qualsiasi possibilità di trasferire a Fermo l’alleanza regionale.La cosa evidente è che poche sono le differenze tra le coalizioni moderate e la domanda del perché non siano riusciti a fare un’unica aggregazione cade nel vuoto. Forse, ma questa è una nostra im-pressione, questa frammentazione è do-

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Un votoper cambiare la città

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Vittorio Traini: geometra con 36 anni di professione, rinomato per in-terventi di natura topografica in tutta Italia, in politica dal 1975 col Psdi, assessore comunale nell’88-89 con la giunta De Minicis. Interessi: tea-

tro, musica lirica e soprattutto sport con una forte passione per la juve non posso negare che ero nello stadio Heysel”Gaetano detto “Tano” Massucci: chirurgo in Amandola,

in politica da 20 anni o poco meno, sempre al centro, ha cominciato come consigliere comunale a M. Vidon Combatte, ultimo impegno in provincia come vice presidente con il centro del fermano .Si è sempre

occupato del mondo giovanile nell’ambito delle parrocchie, prima che la politica occupasse tutto il tempo oltre il la-voro. Luciano Romanella: Dopo vent’anni passati nell’editoria

in tutta Italia ,ora amministra i beni di famiglia definendosi una sorta di immobiliarista. Debutta in politica nel 2001, con l’elezione a consiglie-re comunale nel CCD. A metà man-dato fa un gruppo autonomo con 3

fuoriusciti da Forza Italia. Si ricandida con una lista civica di cui non ricorda il nome , arrivando primo tra gli eletti . Assessore allo sport per 2 anni e mezzo prima di essere “cacciato” da Di Ruscio. Appassionato di calcio che ha an-che praticato a buoni livelli e del mondo della notte.Nella Brambatti: insegnante in pensione, presidente del

Conservatorio di Fermo, in politica dal 90 con il PCI, poi assessore alla cultura e sport per mandati diversi. Dice di aver lasciato la politica attiva per questioni di famiglia e professio-nali e di averla ripresa solo da poco

tempo. Pratica sport ma si definisce incostante, comincia e molla subito. E’ invece costante nella lettura e le piace molto viaggiare e la musica.Giampiero Gallucci: geometra libero professionista, in

politica dal 1993 con l’ULP di area socialista. Prima esperienza con l’amministrazione Fedeli come ca-pogruppo consiliare poi rieletto, e assessore ai lavori pubblici per 3 anni. Tiene a precisare che l’opera

più importante che ha seguito è la sistemazione dello sta-dio. Nel 99 viene eletto consigliere provinciale ad Ascoli ; nel 2001 eletto cons. comunale nella lista unione democra-tica, ora è consigliere alla Provincia di Fermo. E’ presidente dell’Azzurra Fermo da 5 anni. Pratica l’enduro e lo sci.

Confronto tra candidati:la Rutili grande assente

vuta a qualche personalismo di troppo.Sui dieci anni Di Ruscio, domanda do-vuta, la critica generale è che il sindaco uscente abbia molto peccato sul meto-do, troppo personalistico, e, da parte dei suoi tre ex alleati ora concorrenti alla successione, che sia stato un periodo a due velocità, il primo con risultati positivi specie nel campo dello sport e l’ultimo praticamente da cancellare. Romanella boccia senza appello il project financing e accusa il sindaco di aver lasciato ope-re incompiute come il terminal e di non aver saputo ricollegare i quartieri della città . Per la Brambatti, Di Ruscio non ha fatto a sufficienza per i bisogni di una cit-tà che si candidava a capoluogo di pro-vincia. Nella scelta delle opere da finan-ziare avrebbe dovuto tener conto di una serie di investimenti che riqualificasse Fermo come città di cultura. Sono stati fatti acquisti ma sono rimasti lì, come il Fontevecchia. Anche Massucci riconosce a Di Ruscio il grande lavoro svolto nel settore del-lo sport, ma punta il dito sulle difficoltà create alla sua amministrazione a segui-to della candidatura a presidente della provincia proprio nel momento in cui la provincia doveva integrarsi con la città capoluogo. Grandissimo errore. Ha cer-cato di affermare un personalismo che è stato deleterio. Quello che ha fatto di bene, negli ultimi anni ha perso valore. E da qui bisogna ripartire.Ester Maria Rutili: non pervenuta.

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I CANDIDATIsi presentano

Page 22: la provincia di fermo - maggio 2011

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Si scherza, si sorride, ma i toni si fanno improvvisamente più seri quando si parla di cose concrete, tangibili, come

possono essere le strade, i palazzi, i par-chi che non ci sono, o l’università che non decolla. I cinque candidati, aspettando le risposte della Rutili, hanno le idee chiare e, in alcuni casi, anche stranamente simili. Ma era logico aspettarselo visto che questi anni, pur tra molte luci, hanno lasciato in-soluti una serie di problemi.1) Il centro storico. Fermo ha un proble-ma, non riesce a portare in piazza più di trenta persone. Come mai? Ci sono so-luzioni? A parte lo scontato sblocco del project financing? Traini, da tecnico consumato, parte subito dalle infrastrutture: “Mancano i par-cheggi, senza non si può andare avanti. Nel mio programma ne prevedo uno sotto il Girfalco, collegato poi con un tunnel da via Veneto”. La linea dei posti auto da creare con-vince anche Gallucci, che si spinge a paragoni effica-ci: “L’Umbria e Perugia in-segnano che senza parcheggi fuori dal centro e impianti di risalita, città storiche come la no-stra non possono essere raggiunte. Più che a un tunnel io punterei sull’area del termi-nal”. Mentre gli altri parlano, Romanella sorride e ne ha le sue ragioni: “Parcheggi per andare dove? In centro ormai non c’è nulla. Sblocchiamo subito il project finan-cing e riportiamo la Provincia in centro, al Fontevecchia. Da quando le scuole sono state spostate fuori, l’area è morta. E poi, diciamolo, se si organizza qualcosa la gen-te viene”. Vero, conferma la Brambatti, che

però sottolinea: “Diamo incentivi ai com-mercianti. Serve un piano per contratti spe-ciali perché gli affitti chiesti sono altissimi. E poi serve un’opera di riqualificazione e di promozione, magari attraverso nuove iniziative culturali”. La cultura, ma anche il ripopolamento: “Basta vantaggi per chi costruisce fuori – tuona pacatamente Massucci – perché se in centro forniamo case e appartamenti, la gente torna”.2) L’università. Pochi iscritti, tutti pen-dolari e la mensa si svuota. Come cam-biare la storia? La Brambatti ‘benedice’ la scelta di Di Ruscio: “Ci ha creduto, ci ha investito e ha creato un corso originale e d’eccellen-za. Ma se il Governo taglia i fondi, i posti

non si creano. Se non si creano posti di lavoro, i ragazzi non si iscrivono.

E poi abbiamo dei problemi di ricettività alberghiera per far

rimanere la gente”. Gallucci confida “in un coinvolgi-mento dei privati, degli im-prenditori per risollevarla. Anche perché è un bene di

tutta la provincia, non solo di Fermo”. Ma una università

non si improvvisa, sottolinea Romanella: “Fermo è arrivata tar-

di. Guardate Camerino e Urbino, loro vivo-no di studenti. Sarà difficile farla crescere”. Se improvvisata, va comunque servita: “Senza parcheggi e alberghi – ribadisce Traini – il centro resta morto e i ragazzi non vengono. E soprattutto gli studenti non si fermano”. Una sola la soluzione per Massucci: “Creare corsi che diano imme-diato accesso al lavoro, altrimenti Fermo sarà la valvola di sfogo di chi non vuole an-dare a studiare fuori”.

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3) Urbanistica. Le scelte sulle incom-piute del sindaco uscente. Scelte anche sull’uso dei mezzi tecnici, a cominciare dalle varianti, passati da strumento sal-tuario a mezzo ordinario.Per uno che era vice presidente della Provincia, quindi spalla di Cesetti che pun-ta alla difesa del territorio, fondamentale è “recuperare quello che c’è”. Un concetto che tornerà spesso tra i candidati, ma che Massucci chiarisce al meglio: “Fermiamoci un momento, riqualifichiamo il centro e le periferie, senza fare nuove palazzine ma usando al meglio l’esistente. Caso mai investiamo in nuove aree produttive”. Per farlo ci si può muovere anche con i nor-mali mezzi, “senza varianti sciagurate che producono interventi a macchia di leopar-do”. Traini non nega la sua delusione per il metodo Di Ruscio che “ha pensato troppo agli amici e non ai veri problemi. Un esem-pio? Ha dimenticato la Pompeiana”. Con voce pacata e sguardo conciliante, Gallucci detta le sue linee guida agli elettori: “Più qualità della vita”. Ma cosa intende, in so-stanza? “Marciapiedi, migliori collegamen-ti con le frazioni e il rilancio del Tirassegno e di Marina Palmense, quartiere da tempo dimenticato in cui si potrebbero inserire attività sportive, tipo un velodromo”. Ma per migliorare la città, secondo la princi-pale concorrente alla poltrona di sindaco, Nella Brambatti, non bastano semplici ac-corgimenti: “Quattro mosse per ripartire: stop alla cementificazione; recupero case con interventi ecosostenibili; puntare sulle aree industriali dismesse, dalla Sadam alla Sagomar. Tutto si può fare, ma non si può costruire tutto su una sola strada, come è successo a Campiglione. E questo è il clas-sico esempio del muoversi con varianti e senza progettualità”. Se la qualità della vita interessa a tutti, per raggiungerla le stra-

de sono diverse: “I veri buchi neri sono Marina Palmense, che io volevo far rivive-re con ‘L’Europa in miniatura’, e l’assenza di parcheggi. Da Lido a Marina non c’è un posto auto per residenti e turisti, è una vergogna. Si parla sempre di Fermo città, ma anche la costa è Fermo”.4) Dal motodromo ai lotti di casa bianca. Chiusura d’obbligo con due dei temi che intereseranno la prosisma legislatura. Da un lato la possibile struttura sporti-va che andrà a conquistare la collina di San Marco alle Paludi, dall’altra il ‘folle’ progetto di quattro torri alberghiere di fronte al mare.Mancando la Rutili, è solo la voce suadente di Nella Brambatti ad uscire dal coro - “sì, vogliamo il motodromo costruito con una logica che non lo renda un qualcosa nel nul-la” - degli altri candidati. Lei, la capofila del centrosinistra, non ci crede: “Non mi pare una vera risorsa lavorativa e a San Marco ci sono già troppe fonti d’inquinamento, a co-minciare dal depuratore. Serve una alterna-tiva di sviluppo”. Alternativa che Romanella elegantemente la invita a cercare: “Se lei e Cesetti studiaste meglio le carte, capireste che non è una colata di cemento”. Cemento che invece tutti vogliono allontanare da Casabianca. I quattro alberghi non convin-cono nessuno, ma neppure Di Ruscio se per questo, quindi bisogna trattare: “Sediamoci e parliamo con i proprietari, neppure loro – sottolinea Romanella che a Casa Bianca è di casa - credo che vogliano quattro alberghi che resteranno sempre vuoti”. Tutti con-cordi, poi quello ch ci si farà, un albergo più appartamenti e spazi pubblici, “lo decidere-mo e lo valuteremo – conclude la Brambatti – insieme ai cittadini”. Assemblea pubblica e condivisione dei problemi, due passi ne-cessari per allontanarsi dal ‘decisionismo’ di Di Ruscio.

solo Nella dice ‘no’

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Cresce la voglia di musica a Montegiorgio. Si è appena conclusa con “Il barbiere di Siviglia” la prestigiosa stagione concer-tistica 2010-2011 al Teatro Domenico Alaleona e già l’assessorato alla cultura sforna un altro evento di forte richiamo, “Montegiorgio in musica”. Dopo la mas-siccia partecipazione di pubblico delle due scorse edizioni, il teatro alza il si-pario per le giovani realtà musicali del territorio, venerdì 6 e sabato 7 maggio. Soddisfatti gli organizzatori della ma-nifestazione, l’assessore alla cultura Michele Ortenzi e il direttore artistico Sergio Peroni, che hanno visto crescere l’entusiasmo intorno alla manifesta-zione e il numero delle adesio-ni, dai 16 gruppi che hanno partecipato nella prima edizione si è passati in-fatti ai 24 partecipanti di quest’anno. “In realtà l’idea nasce nei primi anni novanta – ricorda l’assessore Ortenzi – su iniziativa del gruppo scout di Montegiorgio, poi insie-me ai miei amici e collaboratori Sergio Peroni e Fabio Santilli, condut-tore della serata, abbiamo deciso di ri-prendere l’idea, cercando di migliorarla ogni”. I generi musicali saranno vari e i gruppi che saliranno sul palco propor-ranno sia cover che pezzi scritti e mu-sicati da loro. “Sono giovani che amano scrivere le loro storie, le loro realtà e le loro idee - sottolinea Ortenzi – al con-trario dell’omologazione che molti di-cono essere l’elemento caratterizzante

dei ragazzi di oggi. Manifestazioni come questa sono un’occasione per tutti quei gruppi che hanno voglia di farsi cono-scere, ma spesso faticano a trovare il loro spazio spazio”. Le due serate sa-ranno ad ingresso libero. Ecco i nomi dei 24 artisti:: Rebecca Liberati and Friends, Roberto Mozzorecchia, Tripped Screews, The Glassmoore, Baruck Capellini, Anto e Ric, Saturday Monkey’s, Charlie Big Potatoes, aF.R.O.G. (acou-stic rock or grounge), Green Light, Two Points, Andrea Peroni, Mediterraneo, Federica Simonelli, Max, Snack’s Friend, Room 54, Enzino degli Hemal, New Trio

Quartet, La Stanza, Daniela Curti, Ostinata&Contraria, Charlies

Bontafuzzi and this Orchestra, Lele Rock.

Non solo la musica, ma anche la lettura nel ca-lendario degli eventi culturali del Comune di Montegiorgio. Dal 15 al 22

maggio i più piccoli saran-no impegnati in una setti-

mana all’insegna della lettura e della creatività, con “Librovivo”,

la mostra-mercato del libro per bambini e ragazzi. Ad inaugurare la mostra, alla presenza delle autorità, ci sarà la giova-ne graphic designer fermana Valentina Zagaglia che presenterà il suo primo lavoro, edito da Mondadori, “Le città più belle del mondo. Imperdibile anche l’incontro con Roberto Piumini uno dei maggiori interpreti della letteratura per l’infanzia e ideatore della trasmissione per bambini “L’Albero azzurro”.

Una primavera di musica e parole

Festival per giovanie fiera del libro

di Chiara Fermani

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Una carriera si può costruire anche sul passaparola, su quel mecca-nismo per cui il primo che prova

un prodotto lo consiglia a un altro e così via. Ma se dietro quel prodotto non c’è la qualità, non c’è la mano dell’artigiano, è difficile che quel passaparola non diven-ti immediatamente silenzio. “Quando nel 1997 ho preso in mano l’azienda – raccon-ta Gianni Cirilli della ‘Podosan Medical’ – credevo nel settore delle scarpe corretti-ve, nelle loro potenzialità. Ma è dal 2000 che c’è stata la svolta con l’ingresso nel mondo dell’ortopedia”. Un passaggio com-plicato che, anno dopo anno, ha ‘costretto l’azienda a conduzione familiare a cercare nuovi materiali, nuove forme, nuovi pro-dotti. Insomma, ha dovuto innovarsi. In pochi anni la classica scarpa medica, ri-gida e brutta quanto utile, è diventata un ricordo. Le nuove calzature, in primis da bambino, sono diventate come tutte le altre, belle. Colori, pelli morbide e cuoi come nelle migliori tradizioni. Una evoluzione frutto della passione e della necessità. Per far vivere la piccola azienda di Monte Urano, la famiglia che lavora ogni giorno all’inter-no del laboratorio ha puntato sulle linee moderne e leggere, producendo scarpe utilizzabili e al tempo stesso correttive. “Tanti anni fa le persone venivano da noi e ci chiedevano di realizzare il prodotto in toto, oggi ci sono dei passaggi obbligati. L’ortopedico ci manda una richiesta spe-

cifica chiedendoci, ad esempio, la suola a biscotto, il tacco campanato staccato, la suola il più possibile flessibile. Una volta che noi l’abbiamo realizzata, rispettando anche numero e colore richiesto, gliela rinviamo. Lui inserisce il plantare e poi scatta il collaudo medico”. La scarpa or-topedica è un prodotto medico a tutti gli effetti, con tanto di marchio ‘CE’. Grazie alle capacità e all’inventiva, l’azienda di Cirilli produce 10-15 paia al giorno, fatte quasi del tutto a mano. Quello delle scarpe mediche è un mondo sommerso, di cui si parla poco, quasi a nascondere i problemi. Sono tanti i bambini che ne hanno bisogno – la Podosan produce anche per uomini e donne con vari problemi, alluce valgo in primis – ma oggi, grazie alle calzature pro-dotte dagli artigiani come Cirilli, nessuno se ne accorge più. Nessuno scarponcino rigido, nessuna scarpa grossa e brutta. Il risultato, correttivo, non cambia, ma la normalità del prodotto fa bene anche allo spirito di chi le indossa. Certo, non la ve-dremo al Micam la ‘Podosan Medical’, ma il passaparola tra madri e padri soddisfat-ti può ancora essere molto più potente di bancarelle da migliaia di euro.

di Raffaele Vitali

La scarpa correttiva“Nuovi modelli

e specializzazioniper sopravvivere ”Gianni Cirilli

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Lavori Obbligati

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Tredicimila abitanti sono pochi, sette-mila spettatori sono tanti. Come co-niugare gli abitanti di Montegranaro

agli spettatori presenti sulle tribune del palasport di Ancona in occasione del der-by Sutor-Scavolini ancora nessuno l’ha capito. La squadra di basket della cittadi-na è pronta a lasciare il territorio per in-seguire un sogno di grandezza, ma a che prezzo? La gente di Montegranaro, dopo l’annuncio della società gialloblù, si è di-visa, o meglio ancora si è dibattuta tra di-scorsi, promesse, progetti e accuse. “Se ne vanno perché qui non c’è un palazzetto”; “Se ne vanno perché si sono stufati”; “Se ne vanno perché ad Ancona ci sono spon-sor e soldi che li aspettano”. Reazioni che nascondono, ognuna, un pezzo di verità: Montegranaro vive di basket come dimo-strano i due progetti che nei prossimi anni coinvolgeranno il comune. Il primo, più fattibile e veloce, è la costru-zione di una nuova palestra. Imprenditori lungimiranti e attenti al territorio ci sono anche sulla collina veregrense e uno di questi è Pizzuti della Zeis Excelsa. L’accordo di massima tra amministra-zione comunale e imprenditore c’è. I pro-getti, chiesti a diversi studi, stanno arri-vando e verranno valutati al più presto. L’obiettivo è quello di avere una struttura destinata principalmente ai settori gio-vanili del basket cittadino e alla Sutor, pronta entro la fine dell’anno e in centro. Sono anni che Montegranaro sogna una palestra nuova che sgravi la ‘bombone-ra’ dal super uso che ne sta mettendo a rischio la sopravvivenza. Le casse co-munali, però, sono vuote, o quasi. Quello che il Comune può mettere in campo è il terreno. E così sarà. La zona individuata, nell’area di San Liborio in via Bernardo Rossi, è pubblica, quindi – come imma-ginato al tempo anche dall’ex assessore

allo sport Endrio Ubaldi – può essere messa a disposizione in cambio della re-alizzazione della struttura. Pizzuti, molto attento alle esigenze del territorio e im-pegnato nel sociale, si è detto pronto a realizzarla. Ma gli ostacoli non mancano. A comin-ciare dal modo in cui farla. Se la sinto-nia non dovesse essere totale, al fianco dell’imprenditore potrebbero scendere anche altri imprenditori o la stessa Sutor che, come ha sostenuto il dg Gianmaria Vacirca, “è pronta a fare qualcosa per do-tare la città di una struttura degna per i giovani e gli allenamenti della prima squadra”. Sarebbe un piccolo palaba-sket, con tribune da 500 - 1000 spettatori al massimo, in cui avranno spazio i set-tori giovanili del territorio e, ovviamente, gli allenamenti della squadra gialloblù. Se si muove l’imprenditore, che vuole le cose fatte per bene, si parla di una spe-sa che può raggiungere anche il milio-ne di euro; se a farla dovessero essere amministrazione, Sutor e qualche altro piccolo e volenteroso industriale, con 400mila euro si costruirebbe un prefab-bricato. Vedremo. Di certo, la palestra si farà. Anche se dopo la decisione della Sutor di andarsene in Ancona, in molti in città hanno cominciato ad avanzare dubbi sulla necessità di questa struttura, dimenticando però che una palestra re-sta e serve, a prescindere. Tra l’altro, la tempistica breve di realizzazione la ren-de ancora più appetibile.

Palestra e palazzetto di Raffaele Vitali

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Il secondo progetto è il sogno della città: avere un palazzetto proprio. Premesso che il Comune è bloccato fino a che non si chiuderà la querelle legata ai lavori ini-ziati e mai finiti per il ‘palazzetto di Gianni Basso’, il timore di vedere scomparire il basket di serie A da Montegranaro ha risvegliato le menti. I primi a muoversi sono stati i tifosi che hanno subito avvia-to un gruppo di riflessione su facebook totalmente dedicato al ‘palas del futuro’. Una specie di brain storming – non va dimenticato che tra i tifosi ci sono inge-gneri, commercialisti … - in cui ognuno dà il proprio contributo alla causa. Dal virtuale al reale, ci sono le mosse del Sutor Special Club. Il gruppo di soste-gno creato un anno fa, in cui ogni socio semplice versa mille euro e i top quan-to vogliono, non ha visto di buon grado l’idea di abbandonare il PalaSavelli. Più che altro perché il Ssc è pura espressio-ne del territorio. Quel territorio che la Sutor, andandosene, rischia di perdere. All’interno ci sono imprenditori e politici che, finalmente, hanno deciso di attivar-si per dotare la collina veregrense di un palazzetto degno.Dove farlo, resta il nodo. Sulla carta il Comune, in via ufficiale, ripete sempre che andrà fatto dove in questo momento sono state gettate e sommerse dai detri-ti del tempo le fondamenta del ‘palas di Basso’. Ma la via ufficiale sbatte contro la logica: in quella posizione un palaz-zetto è impensabile. Più facile, una volta

chiusa la battaglia legale, un cambio di destinazione con passaggio da sportivo a commerciale. Per costruire il nuovo palas bisogna guar-dare verso i campi, ma in due direzioni. O verso la provinciale Mezzina oppure, più fattibile, verso il Chienti. Fiume che ha due lati, uno veregrense, l’altro mace-ratese. Entrambi con terreni appetibili, entrambi, del resto, in mano a privati. Se i contadini concedono terre per i pannelli fotovoltaici, figuriamoci se non son pron-ti a incassare un milione di euro per ce-dere un appezzamento e farci realizzare un palazzetto. Le proposte in Comune sono già arrivate, come i primi rifiuti. Qui si parla di investimenti che vanno dai 4 ai 7 milioni di euro. Previsto un milione per comprare il terreno, ne servono almeno 3 per una tensostruttura degna della se-rie A, tra i cinque e i sei per un palazzetto vero, di quelli che resistono nel tempo. Il tutto, tra permessi e lavori, necessita di almeno 3 anni, quindi per tre stagioni il basket a Montegranaro lo vedranno co-munque solo prendendo l’auto.La città, dopo anni di silenzi, si muove e lo fa in maniera determinata, ponendo però una domanda alla Sutor: “Se an-date in Ancona, quanto ci rimanete? Ci garantite che tempo tre anni tornate a giocare qui? E poi, ci garantite che tor-nerete a Montegranaro con una squadra ancora in serie A?”. Non si tratta di avere la palla di vetro, ma di progettare in ma-niera chiara. Se l’idea della società di via Zaccagnini è quella di andare altrove in attesa di avere una propria casa, la città e i tifosi possono anche pensare di strin-gere i denti, ingoiare il rospo A14 e conti-nuare a credere nella squadra. Ma se la società non saprà dare queste certezze, è difficile pensare di investire milioni di euro e fare poi la fine di Osimo, che dopo aver costruito un palazzetto di serie A si è trovata in serie B.

per non scomparireimprenditori pronti a investire

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Pro e Contro

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Posti letto, servizi sanitari, assisten-za. Ma davvero si conosce quello di cui si parla? Forse, passando

qualche ora all’interno di una sala di rianimazione o tra i lungodegenti degli ospedali regionali, ci si renderebbe con-to dello stato in cui vivono. Si capireb-be che un posto letto per pazienti acuti ogni mille abitanti è poco, troppo poco. Si capirebbe che spendere 5mila euro al giorno per tenere un paziente all’inter-no delle sale dell’ospedale regionale è davvero troppo. Lo si capirebbe e allora si valuterebbe con un’altra prospettiva l’idea di costruire una cittadella sanita-ria nel Fermano. La questione è una: è giusto che l’iniziativa sia portata avanti dai privati o dovrebbe pensarci il servizio pubblico? Domanda lecita che però non dà risposta al problema iniziale: l’assen-za di servizi. I medici e gli infermieri, interessati in questo progetto, volano sopra le po-lemiche politiche e tacciono. Nessuna presa di posizione, tolta quella indiretta dell’ospedale Santo Stefano che ha pro-mosso l’operazione cittadella sanitaria a Porto San Giorgio.Dal punto di vista sanitario, è un progetto su cui i tecnici lavorano da cinque anni, anche perché una struttura del gene-re non si improvvisa. I problemi, come sempre, emergono quando il tecnico si confronta con il politico. Quando dal quadro socio – sanitario si passa alla sterile querelle amministrativa. Un ruo-lo fondamentale quello della politica in questo caso, perché Porto San Giorgio non ha un’area con destinazione socio-sanitaria. Ecco che quindi, i proponenti hanno pensato a quel pezzo di collina, di proprietà privata, che domina la città.

Giusto, sbagliato? Certo per un medico un posto vale l’altro, ma per gli ammi-nistratori il problema si pone. Quando bisogna inserire una struttura che si estende su 27mila metri quadrati – po-tenzialmente, visto che il progetto com-pleto nessuno ancora l’ha visto mancan-do autorizzazioni e varianti varie - non

di Raffaele Vitali

Un letto d’ospedaleLa “cittadella sanitaria”

La fortuna non guarda in faccia a nes-suno, arriva e basta. La differenza tra uno scaltro e uno stolto è saper-

la cogliere. Agostini fa parte della prima famiglia. L’ex sindaco Brignocchi pre-sentò nel 2005 un progetto in Regione per ottenere finanziamenti in modo da poter costruire una pista ciclabile. Dopo 5 anni, nel 2010, la Regione dà il suo ok per un finanziamento di 188.482 euro sui 448.500 di spesa. Brignocchi da casa si auto applaude, ma a usarli è il suo suc-cessore, Andrea Agostini.L’attuale sindaco però qualcosa di suo ce lo ha messo: niente ciclabile in collina tra Rocca Tiepolo e Santa Vittoria, ma solo sul lungomare. Cambia il progetto, non la spesa, in modo da non perdere il prezio-so finanziamento regionale. Chi ci guada-gna, alla fine, è Porto San Giorgio che ha primi cittadini litigiosi ma abili a procac-ciare fondi. Non è per quest’anno, ma en-tro la prossima estate il lungomare nord, per iniziare, sarà percorribile in biciclet-ta. “Il progetto esecutivo - spiega il sinda-co Agostini - prevede la demolizione del marciapiede esistente, la costruzione del sottofondo stradale, la realizzazione di una zanella laterale, una fognatura con pozzetti per acque piovane e un cordolo

Agostini punta

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si può sperare che nessuno ponga dei dubbi. Non si può, ma il sindaco Agostini ancora ci spera. Anche perché la richie-sta di presentare il progetto solo dopo aver avuto la variante urbanistica lascia aperti molti problemi. In una società in cui ‘fidarsi è bene, non fidarsi è meglio’ perché dovrebbe essere data carta bian-

ca a dei privati? Nessuno conosce le vere cubature, nessuno sa quali sarebbero le opere compensative date al Comune, nessuno sa esattamente quanti e come sarebbero gestiti i posti letto.Ma sono dubbi urbanistici, perché di voci contro il potenziamento del servizio sanitario, nessuno si è levato. A parte il solito ‘ riadattiamo e miglioriamo quello che c’è’ che nel caso dell’ospedale san-giorgese è proprio poco, la necessità di posti letto che garantiscano un decorso ai malati è chiara a tutti. Tra l’altro, il Santo Stefano di Potenza Picena garan-tirebbe la convenzione con la Regione, e quindi l’accesso gratuito, o quasi, ai pazienti. Ma nulla di tutto questo si può fare senza la variante al Prg, visto che l’area destinata e pensata è agricola, e l’avvallo della Provincia, che deve tene-re presente la Valutazione ambientale strategica (la Vas). Entro maggio po-trebbe sbloccarsi tutto, in un senso o nell’altro. I malumori dell’opposizione – netto il ‘no’ dell’ex sindaco Brignocchi – e di parte della maggioranza – non con-vince l’idea terreno e struttura privata con soldi pubblici – stanno rallentando l’iter di un progetto che, ancora solo a parole, sarà enorme, sarà privato, sarà un danno. ‘Danno’ che si inserisce in una situa-zione sanitaria regionale difficile, che ha ampie ripercussioni su quella della provincia di Fermo. Perché la Regione dovrebbe finanziare la struttura priva-ta anziché potenziare quelle esistenti, anche residenziali come quella che si vuole costruire a Porto San Giorgio, non è chiaro. Prima le carte, poi le battaglie. Pro o contro lo deciderà la città, perché se parlassero medici e pazienti…

al posto di un alberoche serve ma non convince

prefabbricato parallelo alla sede viaria”. Dopo aver finito il lungomare nord, fat-tibile con i 188mila euro di Ancona, si passerà a quello sud e infine al centro. Gloria per l’area al confine con Lido di Fermo, ma anche per il tratto tra porto e Canossiane. “Tra poche settimane – sot-tolinea soddisfatto l’assessore Salvatelli – partirà il rinfoltimento delle scogliere. Un’opera necessaria da 480mila euro che salverà la nostra spiaggia”. Presente e futuro per Porto San Giorgio si incrociano sul lungomare, la perla del-la città che i sindaci di ogni colore difen-dono e migliorano. O almeno ci provano.

r. vit.

su bici e scogli

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Sarà una grande festa, di sport e non solo, quella che da venerdì 13 a do-menica 15 maggio abbraccerà oltre

42 chilometri del lungomare fermano per la 29a edizione della “Maratona del Piceno Fermano”. Un evento che richia-merà atleti da ogni angolo del mondo, con la partecipazione già confermata di diversi maratoneti spagnoli, finlandesi e di molte altre nazioni europee, senza di-menticare i grandi favoriti per la vittoria finale, tutti del continente africano: non mancheranno infatti corridori dall’Eri-trea, dal Kenya, dall’Etiopia. La gara, inserita nel calendario inter-nazionale Fidal, sarà valida anche come Campionato Italiano Maratona Uisp. Ma oltre all’aspetto competitivo, il comita-to organizzatore presieduto da Bruno Andreani ha voluto dare spazio anche a chi corre per semplice diletto, mettendo in calendario anche una mini-maratona sulla distanza di 10 chilometri ed una passeggiata libera di 4 chilometri. “Cominceremo questo weekend – ha det-to Andreani – con l’apertura del Villaggio Maratona, all’Arena Europa: qui troverà spazio un grande stand di oltre 800mq nel quale marchi sportivi, Comuni e aziende potranno esporre i loro prodotti e promuovere la loro immagine fino alle 18 di domenica”. All’interno del Villaggio, poi, il comitato ha voluto inserire tutta

una serie di attività ed eventi per rende-re ancora più piacevole il soggiorno di quanti arriveranno per questa maratona. Venerdì sera l’esibizione della cover band ‘Roxy Bar Mario’ in piazza Silenzi, sabato alle 9 spazio ai bimbi con ‘Maratonando’, che coinvolgerà tutte le scuole primarie e medie inferiori del Fermano, con esi-bizione dei paracadutisti sulla spiaggia; ancora, nel pomeriggio la diretta ra-diofonica di una giornata all’insegna di esibizioni, sfilate e convegni. In serata ‘Corriamo a ballare’, con la partecipazio-ne di tre scuole di ballo che rappresen-teranno i te Comuni toccati dal percorso: ‘Black Star R&R’ di Porto san Giorgio, ‘Tutto Danza’ di Fermo e ‘Cris Dance’ di Porto Sant’Elpidio. “Contiamo di avere oltre 4.000 partecipanti, considerando tutte e tre le gare podistiche: la speranza è che le condizioni meteorologiche siano clementi” ha spiegato Andreani. Ma per il territorio si tratterà anche di una vetrina di primissimo spessore, con centinaia di atleti che alloggeranno nella fascia tra Porto San Giorgio e Porto Sant’Elpidio, anche grazie ad una serie di convenzioni volute dall’organizzazione. “Siamo la se-conda maratona in Italia come ‘antichità’ – ha concluso il presidente del comitato – e anche per questo motivo le richieste di partecipazione sono in crescita rispetto agli anni precedenti”.

La Santa Vittoria di PignòPignò. È forse un nuovo giocatore brasi-liano destinato al Milan? Niente di tutto questo, amici miei, era un singolare per-sonaggio vissuto nella graziosa Santa Vittoria in Matenano. Pignò era un ciabat-tino popolare, conosciuto anche nei paesi vicini: da Servigliano a Montelparo, fino a Montefalcone. Confezionava scarpe per tutti, sportivi, donne, uomini e bambini: tanto che quando visitava le case dei contadini finiva per sostarvi diverse ore, per eseguire il suo richiesto mestiere. Alla fine della giornata si metteva in tasca qualche soldo e portava a casa un po’ di prodotti agricoli. Pignò tor-nava quindi a Santa Vittoria all’imbrunire, con canestri e sacchi pieni di ogni ben di Dio. Era un omone alto, che superava di molto il quintale di peso, era di carattere allegro e sorrideva sempre. Parlava con tutti, tranne che con i pret. In gioventù era stato anarchi-co, ma poi era diventato amico e collabora-tore di Peppe Squarcia, socialista, che teneva comizi, sempre anticlericali. Divenne così so-cialista anche lui, braccio destro di Squarcia durante le campagne elettorali a Fermo, Montegiorgio, Falerone, Amandola e Ascoli. Una volta Squarcia si fece accompagnare per un comizio alle Loggette di Piazza del Popolo, a Fermo. Arrivarono in anticipo e si recarono al Caffè Belli, che era già gremito di socia-listi e simpatizzanti in attesa del discorso. Squarcia conosceva la golosità di Pignò e al-lora lo affidò alla pasticcera. Mai scelta fu più infelice. A colpi di manone si divorò 10 paste e a Squarcia non restò che pagare acconten-tandosi dei profumi allettanti delle famosa pasticceria Belli. Bruno Squarcia

La manifestazione spegne 29 candeline

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C’era una volta una grande rivalità fra il basket elpidiense e quello montegranarese fatta di infuocati

derby nelle categorie minori. Il tempo poi cancella le vecchie ruggini e negli ultimi anni, soprattutto con l’avvento della “gestione Vacirca” i destini cesti-stici delle due città calzaturiere si sono più volte incrociati. Risale allo scorso anno la proposta del general manager della Sutor di realizzare nel territorio di P.S.Elpidio un impianto multifunzionale per ospitare le partite interne di cam-pionato. Nel frattempo si sono realizza-te iniziative molto più concrete come ad esempio il progetto “Prins” che lega il settore giovanile della Sutor con quello della Sporting P.S.Elpidio e l’organiz-zazione del “Torneo della Calzatura”, il quadrangolare pre-campionato che ha visto sfidarsi sul parquet del palas elpi-diense Sutor, Virtus Bologna, Scavolini Pesaro e Tercas Teramo. Non va inoltre dimenticato che numerosi sono gli im-prenditori elpidiensi che sostengono la società montegranarese e altrettanti i supporter che si recano al PalaSavelli a sostenerla. Negli scorsi giorni i rapporti fra amministrazione elpidiense e Sutor hanno avuto una improvvisa escala-tion. Il primo input è venuto dal sindaco Andrenacci che nel bel mezzo della que-relle con Porto San Giorgio ha invitato la dirigenza sutorina a considerare, previo adeguato ampliamento, il palazzetto di Via Ungheria come futura possibile sede delle partite interne. Qualche giorno

dopo si è svolto in Municipio un incon-tro fra lo stesso Andrenacci, l’assessore allo sport Milena Sebastiani e Vacirca, accompagnato dall’amministratore de-legato Cannella e dal responsabile per lo sviluppo delle politiche societarie Crovetti. In merito a quanto discusso cu-cite le bocche dell’amministrazione, più loquace Vacirca: “Ho ribadito una mia vecchia idea e cioè che la Sutor possa supportare il Comune nel migliorare e valorizzare la piattaforma polifunziona-le sul lungomare nord, trasformandola in tempi brevi in una vera e propria are-na all’aperto capace di ospitare anche eventi di assoluta rilevanza”. Secondo indiscrezioni però si sarebbe parlato anche di altro. Ci sarebbe infatti in ballo l’organizzazione di un amichevole pre-campionato “di lusso” con il Maccabi Tel Aviv, una delle squadre più prestigiose e blasonate d’Europa, da disputarsi proprio nella rinnovata arena all’aper-to. L’amministrazione avrebbe inoltre dato la completa disponibilità per far svolgere gli allenamenti della Sutor nel palas elpidiense. Andrenacci ha più volte ribadito che perdere la Sutor per il territorio sareb-be un clamoroso autogol. Un nuovo pa-lazzetto incastonato tra l’ormai prossi-mo casello autostradale e il desiderato (dal sindaco) Polo del Lusso andrebbe a completare lo sviluppo di un’area, quel-la a sud della città, cruciale per il futuro di P.S.Elpidio... chissà se Andrenacci ne avrà parlato con i dirigenti della Sutor?

La piattaforma del Maccabidi Lorenzo Girelli

Le manovre per avere il grande basket

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Le dimissioni dell’assessore all’ambien-te e all’urbanistica Alberto Procaccini non provocheranno scossoni nello

scenario politico elpidiense. All’interno del direttivo cittadino di Rifondazione Comunista, il partito nel quale era sta-to eletto, sembra prevalere la linea della permanenza nelle file della maggioranza e al suo interno verrà probabilmente scel-to il nuovo assessore (il consigliere Enrico Vergari e la coordinatrice Anna Maria Mancinelli i nomi più gettonati). Più che le dimissioni, a far notizia è stato il pesante j’accuse che Procaccini ha pronunciato mo-tivando le sue dimissioni. Un attacco diretto allo stesso Andrenacci ed alla sua politica urbanistica definita “bulimica”. Ma andiamo con ordine. Due sono i temi che hanno provo-cato le dimissioni di Procaccini. Da una parte l’esito della vicen-da Ecoelpidiense “conclusasi in Consiglio Comunale- ha di-chiarato l’ex assessore- con un accordo transattivo in aperto contrasto con gli obiettivi che l’Amministrazione si era data e che ha por-tato a una sostanziale privatizzazione della gestione della raccolta dei rifiuti solidi ur-bani”. La seconda e decisiva divergenza riguar-da la materia urbanistica gestita, secondo Procaccini, attraverso “proposte di sviluppo urbanistico estemporanee, sistematicamen-te in contrasto con gli strumenti urbanistici vigenti, attivate attraverso varianti “ad hoc” e sempre annunciate a mezzo stampa senza alcun coinvolgimento dell’assessore com-

petente che più volte ha manifestato forti perplessità quando non aperta contrarietà”. Procaccini si riferisce agli annunciati centri commerciali/poli del lusso e parchi acquati-ci. “Questo metodo- ha concluso Procaccini- prende il nome di promozione immobiliare e non può essere mascherato per sviluppo equilibrato del territorio e tanto meno per occasione di crescita economica per la cit-tà”. Dichiarazioni pesanti che sembrano provenire più che da un ex assessore da un componente dell’opposizione. Malgrado ciò Andrenacci non sembra par-ticolarmente turbato: “Probabilmente le cose non hanno funzionato a causa del tem-po limitato che Alberto ha dedicato al suo

impegno di assessore. La sua assenza, dovuta ad impegni di lavoro, ha comportato che alcu-ne tematiche sono state portate avanti dal sottoscritto insieme alla maggioranza. Non nego che su alcuni sviluppi relativi alle scelte urbanistiche Procaccini fosse scettico ma posso affer-mare con assoluta onestà che

fino a quando è rimasto in giunta le que-stioni sono state dibattute”. Dal canto suo Procaccini ha confermato di rimanere tra le fila di Rifondazione: “Il mio impegno nel partito sarà rivolto ad ottenere un chiari-mento all’interno della maggioranza sulle tematiche che mi hanno portato alle dimis-sioni”. Insomma prevale in definitiva la ra-gion di stato. Andrenacci può dormire son-ni tranquilli, almeno per quanto riguarda la sua maggioranza.

Lorenzo Girelli

Nessuna ‘Rifondazione’Procaccini, dimissioni indolori

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La frazione Corva è la zona di Porto Sant’Elpidio maggiormente coinvolta dai lavori per l’ampliamento dell’au-

tostrada A14 a tre corsie. La parte est del quartiere è infatti attraversata dall’omo-nima galleria artificiale (140 metri di lunghezza) che per essere adeguata alla nuova viabilità ha reso necessario l’alle-stimento di un imponente cantiere. Distesa com’è lungo il crinale della collina che sovrasta il centro cittadino, la Corva non ha mai conosciuto il traffico caotico della strada statale né tantomeno il pas-saggio continuo di mezzi pesanti. Da circa un anno però i residenti non solo ne hanno fatto conoscenza ma hanno sperimentato in prima persona i danni che il passaggio per le vie del quartiere di autoarticolati e bitumiere dirette verso il cantiere hanno provocato al manto stradale. Situazione che ha creato anche fastidiosi disagi: la polvere, in tempi di secca, e il fango che nelle tante giornate piovose dell’ultimo inverno ha spesso ricoperto le strade. Malgrado ciò va detto che la situazione di criticità è stata ben gestita dall’azione coordinata di associazione di quartie-re, amministrazione comunale, Società Autostrade e impresa Matarrese, la ditta incaricata all’esecuzione dei lavori. Su se-gnalazione dell’associazione di quartiere non sono mancati, in corso d’opera, inter-venti di sistemazione del manto stradale, marciapiedi e tombini e di pulizia delle strade effettuati a titolo gratuito dall’im-presa stessa. Nel frattempo lo stato dei lavori del cantiere induce all’ottimismo. Entro fine mese infatti termineranno le operazioni in superficie e si passerà alla demolizione della vecchia galleria e alla successiva ricostruzione lavorando all’in-terno del tunnel. Ciò comporterà una no-tevole diminuzione del transito di mezzi

pesanti all’interno del quartiere. Già da qualche giorno intanto il traffico veicola-re è stato deviato sulla nuova strada che attraversa il Fosso dell’Albero e sfocia nel centro città nella zona di Villa Murri. La nuova arteria andrà a sopperire alla chiusura per circa un anno di Via Monte Grappa (coinvolta anch’essa dai lavori per la galleria), fino ad ora l’unico accesso di-retto verso il centro.La strada in questione, duramente osteg-giata da un agguerrito comitato di citta-dini residenti nella zona in cui va sfociare perché accusata di saturare il traffico e di aumentare conseguentemente il tasso d’inquinamento, immediatamente dopo la chiusura di Via Monte Grappa è stata effet-tivamente teatro di lunghe file a causa del difficile raccordo con la viabilità del cen-tro città. Questi disagi hanno in parte of-fuscato i benefici che oggettivamente offre al quartiere Corva. Fin d’ora consente una migliore mobilità ciclo-pedonale da e ver-so il centro città rispetto alle pendenze da “passo dolomitico” di Via Monte Grappa. Inoltre, una volta terminati i lavori e ripri-stinata Via Monte Grappa (agosto 2012), saranno due i collegamenti verso il centro città: un fattore fondamentale per suppor-tare la prevista espansione urbanistica del quartiere.

La Corvacambia volto

I residenti per un anno senza via Montegrappa

di Lorenzo Girelli

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Cresce l'attesa per la seconda edizione del MayDay, la manifestazione orga-nizzata dall'associazione GamLab

che nel weekend del 21 e 22 maggio tra-sformerà il centro di Sant'Elpidio a Mare in un grande palcoscenico in cui i protago-nisti saranno i giovani, l'arte e la musica. Nel bel mezzo dei preparativi incontriamo il vicepresidente dell'associazione Matteo Santarelli e insieme a lui cerchiamo di sco-prire il segreto del successo della manife-stazione. Com'è nata l'associazione GamLab e qual è lo "spirito" del May Day?“L’associazione è nata dalla considerazione che a Sant’Elpidio non c’era più un even-to dedicato a noi giovani. Stimolati dalla partecipazione a decine di manifestazio-ni organizzate da comuni limitrofi e non, abbiamo scelto di metterci in gioco, tanto che “MayDay” era la richiesta di aiuto che chiedevamo e chiediamo tutt’ora per non far invecchiare il nostro paesetto”.L'edizione dello scorso anno ha avuto uno straordinario successo: ve l'aspettavate?“No. Una risposta secca e decisa, per dire che mai nessuno poteva immaginare le cir-ca 5mila presenze registrate! Felici dell'af-fluenza, ma consapevoli dei tanti partico-lari organizzativi tralasciati da “novellini” come eravamo e come siamo tutt’ora.La vostra associazione è composta to-talmente da ragazzi. Che approccio hanno avuto nei vostri confronti le isti-tuzioni?Ad esser sincero non è stata facile portare il nostro progetto sulle scrivanie dei vari politici. Presentarsi con la faccia sbar-

bata da ragazzi 27/28enni non ti aiuta-va. Nessuno ti dava una briciola del suo tempo e soprattutto di fiducia. Dopo il successo della prima edizione siamo stati considerati sotto un altro punto di vista. Mi ricordo che passeggiando in centro un giorno un signore ci ha chiamati addirittu-ra i“salvatori di Sant’Elpidio”.Cosa ci riserverà l'edizione di quest'anno?“Il tema di quest'anno sarà il riciclo e, non a caso, la giornata si chiamerà “MayDay Reused 2011”. L'idea è quella di sensibi-lizzare il territorio e gli abitanti sul con-cetto del riciclo come strategia volta a recuperare il materiale di scarto riutiliz-zandolo e rendendolo parte integrante di un nuovo ordine. Tanti saranno gli artisti che porteranno le loro opere incentrate su tale tema e 15 saranno i gruppi musi-cali che si alterneranno durante le 2 gior-nate, tra cui, grazie alla collaborazione con Sant’Elpidio Jazz Festival, l'antepri-ma italiana del nuovo cd del vibrafonista Marco Pacassoni e il concerto gratuito di Alessandro Mannarino”.

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È nato arF

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Il mercato ha bisogno di marchi, di sim-boli, di nomi. Difficile competere al fian-co di loghi ormai consolidati come Nike,

Hogan, Prada, Bikkembergs e Primigi, so-prattutto se sei un artigiano che produce tra le 15 e le duecento paia di scarpe al giorno. Ma l’artigiano non è solito lamentarsi e ab-battersi. La sua forza sta nell’inventiva e nel lavoro, fisico e mentale. Da un lampo di genio è nato ‘Arf’, Artigiani Riuniti del Fermano, consorzio di imprese che alle calzature abbina anche la pellette-ria. Un consorzio nato sull’amicizia. “Inutile negarlo, se non fosse per il rapporto che lega noi soci fondatori – sottolinea Gianfranco Campanari, presidente di Arf – non sarem-mo mai riusciti a far decollare questo pro-getto”. Spesso negli affari si cerca di non legarsi a persone con cui si hanno rapporti extra lavorativi, ma ci sono anche le ecce-zioni. Cinque mesi fa sei artigiani si sono ritrovati attorno a un tavolo e si sono guar-dati negli occhi: “Così non possiamo andare avanti. Dobbiamo trovare una soluzione per sopravvivere e, possibilmente, crescere”. Una soluzione che andasse oltre i mercatini estivi in cui si ritrovano abitualmente. Detto e fatto, ecco spuntare l’ipotesi Arf, che, in parte anticipa, la rete di imprese Urania, creata a Monte Urano. Inizialmente, in Arf, ognuno ha pensato che fosse meglio mante-nere il proprio nome, il marchio singolo, la propria identità. Poi, mese dopo mese, i fon-datori si sono fatti conquistare dal progetto e hanno capito l’importanza dell’unione. “Siamo partiti con la scatola del consorzio, siamo arrivati – sottolinea Campanari – a si-glare le suole delle scarpe con il simbolo Arf. Ora siamo già una quindicina e siamo pronti ad ampliarci, ad accogliere altri soci”. Ma per entrare nel consorzio si deve dimostrare di avere requisiti precisi, a cominciare dal fare prodotti di qualità, completamente Made in Italy, e di non avere più di 5 dipendenti.

Insomma, essere una microimpresa. Primo obiettivo è stata la creazione di un outlet. Impossibile pensare a uno spazio all’inter-no dell’outlet brand village ‘Il Castagno’ se non ci fosse stata questa unione di forze. “Il Castagno non è stata subito ‘la scelta’. È ca-pitato. C’era il locale adatto per quello che volevamo fare. Ampi parcheggi, una strut-tura commerciale già funzionante e con un bacino di clientela definito. A noi non inte-ressano le polemiche. All’economia reale non servono le polemiche”. Saggezza da ar-tigiano, ma anche lungimiranza come quel-la mostrata dal presidente della Provincia, Fabrizio Cesetti che ha subito ‘benedetto’ il progetto, puntandoci come futura promo-zione della Provincia. In cinque mesi l’Arf si è consolidato, fino ad inaugurare il punto

di Raffaele Vitali

Creato il primo outlet ‘Arf’, non re-sta che portarci la gente. La scel-ta del Castagno, anche se non

immediata, apre a diverse soluzioni in-teressanti. E questo nonostante la que-relle in corso tra la struttura e il suo pre-stigioso vicino, lo spaccio Tod’s di Della Valle. In attesa delle decisioni del Tar sui ricorsi presentati dall’industriale di Casette contro la struttura e i permessi concessi dal Comune di Sant’Elpidio, ‘Il Castagno’ continua la sua vita come se niente fosse e si amplia. Gli artigiani del fermano hanno fatto la loro mossa, ma per vincere la partita hanno bisogno di un alleato potente che si nasconde die-tro il gonfalone elpidiense. Sono in corso trattative, molto ben avviate e via di defi-nizione, per un accordo di collaborazione tra Comune e consorzio di artigiani per portare clienti nel punto vendita. Questa

Pullman carichi

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vendita, e già guarda oltre confine. In pochi giorni il Consorzio ha attirato l’attenzione di imprenditori di Dubai e dell’Australia che sono venuti a conoscere da vicino questa nuova realtà. Il loro obiettivo è di creare un collegamento diretto con il consorzio degli artigiani fermani in modo da poter vende-re le calzature e gli accessori prodotti nel Fermano anche nei loro mercati. Venderli, chiaramente, con il simbolo ‘Arf’ impresso su scatole e suole. Quanto è importante il nome lo spiega in poche parole, Nello Vitali (Calzaturificio Manuscia) che dal 1973 pro-duce scarpe da bambino di qualità. “Curo molto i dettagli, uso solo pelle e cuoio eppu-re, le scarpe prodotte all’estero continuano a dominare sul mercato. E non è solo una questione di costi, quanto l’assenza di un

nome affermato, di una griffe di tenden-za”. Vitali ha insistito con il suo marchio, e in quarant’anni ‘Manuscia’ si è affermato a livello italiano in diverse regioni, ma non è mai diventato un ‘nome’. “Molte mamme comprano solo se ci sono quelle firme o quel certo logo senza dare il minimo peso a un prodotto che esce proprio dalle mie mani di artigiano”. Ora il simbolo ce l’ha anche lui: ‘Arf’. Basterà? Gli artigiani ci credono e man-dano un segnale forte anche all’Anci, l’asso-ciazione dei calzaturieri, che è sempre divi-sa su tutto e incapace di creare una rete. I piccoli, grazie all’amicizia, ce l’hanno fatta e stanno tentando una strada nuova Ora non resta che tramutare l’amicizia in business. E se il buongiorno si vede dal mattino… pic-colo è comunque bello.

artigiani alla riscossaUn outlet comune per promuoverele eccellenze del territorio calzaturiero

estate saranno organizzati pullman che dai campeggi della costa porteranno i turisti fino all’outlet ‘Arf’. “Sappiamo che non si fermeranno solo qui da noi e che potranno andare da Prada, alla Tod’s o in tutti gli altri negozi del centro. Faremo in modo di organizzare anche delle tappe culinarie negli agriturismo attivi nella zona. E se altri Comuni ci chiederanno di ampliare il giro, ci organizzeremo”. Una sottolineatura, quella di Gianfranco Campanari, che chiude ogni possibile polemica su una scelta di campo del sin-daco Alessandro Mezzanotte. L’economia va oltre le polemiche, ricordano gli arti-giani. E, soprattutto, i turisti che vanno al mare a Porto Sant’Elpidio o sulla costa fermana servono a Sant’Elpidio a Mare, a prescindere dal lato della strada in zona Brancadoro, in cui decideranno di spen-dere i loro soldi.

di turisti dal mare a ‘Il Castagno’

Pane, olio e pasta: territorio in vetrina

Le idee non mancano agli artigiani e così, mentre si struttura il primo out-let, già sono pronte nuove iniziative.

Dopo aver coinvolto la Provincia, i soci di Arf hanno bussato alle porte della camera di Commercio e il presidente Graziano Di Battista ha aperto. Ora si stanno studiando nuove formule per far crescere il consor-zio, che punta anche sui fondi del ‘Progetto Colombo’. Con Di Battista il discorso si è allargato ad altri prodotti, che non son solo scarpe. “Quello che però io ci tengo sem-pre a sottolineare - chiosa Campanari - è che le calzature sono il passepartout per il mondo, poi vengono gli altri prodotti, le al-tre eccellenze del fermano”. E siccome di questi prodotti ce ne sono in abbondanza nella neonata provincia, ecco la seconda idea: creare un outlet, sempre al Castagno o altrove, dove vendere olio, pane, pa-sta. Sempre dando priorità alle scarpe, ma ampliando il giro. In questa maniera i pullman che partiranno dai campeggi, oltre che ai piedi, potranno pensare pure allo stomaco. Si creerebbe un vero circu-ito tra quei prodotti che la stessa camera di Commercio cerca in ogni occasione di promuovere. Che sia la Bit o il Micam, il marchio Arf potrebbe così prendere piede e diventare un grimaldello dei piccoli nel mondo dei grandi.

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“Non sarà il deus ex machina che risolverà tutti i proble-mi di Moresco, ma un modo

per valorizzare e rivitalizzare il paese”: è questo, secondo il sindaco di Moresco Amato Mercuri, l’obiettivo del progetto presentato ai cittadini dall’amministrazio-ne comunale in una assemblea pubblica. Un’assemblea necessaria, visto il botta e risposta che ha movimentato, negli ultimi mesi, la vita del piccolo comune affacciato sulla Valdaso. Materia del contendere la volontà dell’am-ministrazione comunale di costruire un complesso di nuovi appartamenti, volontà non condivisa da una parte dei cittadini e dalle associazioni. “Il progetto presentato - ha spiegato il sin-daco Amato Mercuri - prevede un nuovo complesso di costruzioni che dovrebbe sorgere sotto il teatro di Santa Sofia, in un’area completamente verde. Vista la vicinanza al centro storico, abbia-mo adottato una progettualità che non vuole assolutamente intaccare né il pae-saggio né il centro: le case saranno a basso impatto ambientale, con le stesse curvatu-re della scarpata. E’ prevista la sistemazione dei giardi-ni sui tetti delle costruzioni e, tra l’altro, anche la sistemazione della chiesa di San Lorenzo e la valorizzazione del percorso ciclo-pedonale. In definitiva, l’idea e quel-la di coniugare l’antico e il moderno e non danneggiare il centro storico”. Una progettualità che ha accolto alcuni

spunti scaturiti dall’assemblea, alla quale ha partecipato anche Olimpia Gobbi, ex assessore provinciale alla Cultura della giunta Rossi e membro dell’Associazione per la Tutela della Valdaso, che però non è dello stesso avviso del primo cittadino: “Il progetto che è stato presentato prevede la costruzione di 15 appartamenti a ridosso di una zona a tutela integrale e, per quan-to voglia minimizzare l’impatto, rimane un intervento non indifferente come cu-batura, che non risponde alle esigenze del territorio. Potrebbe essere sostituito con la ristrut-turazione di tante case del centro storico. Il fatto che sia stata convocata un’assem-blea pubblica - ha poi sottolineato - è sta-ta una cosa positiva, ma ritengo che certe decisioni, proprio perché così rilevanti, dovrebbero essere prese nella più ampia condivisione possibile, cioè attraverso un referendum”. Una consultazione popolare che, con tutta probabilità, non ci sarà.

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Il monopoli di Mercurinuove case in pieno centro

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Amato Mercuri

“Un intervento chenon risponde alleesigenze del territorio”Olimpia Gobbi

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Alla fine tutto si riduce ad una que-stione di numeri: la delibera di giunta regionale numero 17, la de-

termina di attuazione numero 240, i 35 posti letto per lungodegenza, i 10 per il day surgery, gli 80 milioni di euro di tagli previsti a livello nazionale per la nostra regione, il ridimensionamento successivo a 40 milioni. Tutte cifre che compongono il complicato, e ancora irrisolto, mosaico della sanità nel Fermano, ed in particolare ad Amandola. Già, perché proprio in que-sto Comune del comprensorio si è accesa la miccia della contestazione, guidata dal primo cittadino Giulio Saccuti, quando sono tornate a circolare le ennesime in-discrezioni sul possibile ridimensiona-mento del nosocomio amandolese. Voci che poi sono diventate realtà, quando la delibera 17 della giunta regionale ha vi-sto la luce, confermando gli antichi timo-ri: nel documento dei primi di gennaio, infatti, si prevedeva la riconversione degli ospedali di Polo (come appunto quello di Amandola) con servizi di tipo territoriale-residenziale. La prima reazione del sindaco Saccuti è stata energica: “Riconsegno la fascia a Spacca”. E visto che da palazzo Raffaello non arrivavano risposte, ecco allora che si è passati ai fatti con la convocazione di un consiglio comunale aperto con tut-ti i Comuni della Comunità Montana. In quell’occasione è stato approvato un ordi-ne del giorno contro la riconversione che poi anche gli altri Comuni hanno votato. Neanche il tempo di dare un segnale, però,

che il secondo numero di questa storia si è concretizzato: a firma del direttore gene-rale dell’Asur, Piero Ciccarelli, ecco arriva-re la determina 240 che sanciva di fatto la ‘sforbiciata’ per l’ospedale di Amandola. A questo punto, sarebbero rimasti solo 35 posti letto per la lungodegenza e 10 per il day surgery. Un coro di proteste si è sol-levato nei confronti dei vertici regionali, accusati di voler privare la zona monta-na di un elemento essenziale per la sua sopravvivenza, condannando così tutta questa fascia di territorio a spopolarsi. Interventi all’insegna della necessità di fare economia, visti i tagli che il Governo centrale ha inflitto alla sanità: questa la tesi difensiva della Regione. Ma Saccuti su

L’assessore regionale Mezzolani blocca di Daniele Luzi

“Non si possono colpire semprele zone svantaggiate

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e salva l’ospedale

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A tavola con le specialità di una volta

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questo aspetto si è dimostrato parecchio perplesso: “Dove sta l’economicità di que-sto intervento? Io ho chiesto di vedere i numeri che la dimostrassero, ma non ho avuto risposta”. E infatti, a sostegno delle convinzioni del primo cittadino, viene in soccorso anche una piccola statistica: nel 2010 ad Ascoli sono stati portati a termi-ne 969 interventi chirurgici con un orga-nico di nove chirurghi, a Fermo 977 con dodici chirurghi e ad Amandola 679 con appena quattro. Con una Rsa già pronta (40 posti letto) ma ancora chiusa. Vista l’immobilità della situazione, Saccuti ha organizzato una trasferta ad Ancona per parlare con Ciccarelli e Mezzolani: due incontri distinti, con risultati oppo-sti. “Ciccarelli – ha spiegato Saccuti – ha detto che il progetto era quello. Punto e basta. Invece il confronto con Ruta e Mezzolani si è rivelato ben più prolifico”. Decisamente, perché dopo lo spiegamento di fasce tricolore a palazzo Raffaello (era-no presenti tutti i sindaci della Comunità Montana, insieme a quelli di Servigliano, Sarnano, Monte San Martino e Penna San Giovanni e all’assessore provinciale Renzo Offidani) la Regione finalmente si è mossa. Tanto che l’assessore Almerino Mezzolani (presente all’incontro insieme al dirigente del servizio Salute Carmine Ruta, al presidente della Commissione re-gionale sanità Francesco Comi, all’asses-sore Antonio Canzian e al vicepresidente regionale Paolo Petrini) ha bloccato la de-termina 240. Un passo indietro sostanzia-le, che apre nuovi scenari per la salvezza

dell’ospedale di Amandola. “A questo pun-to si riparte dalla delibera 17 – ha detto Saccuti – e dal paragrafo nel quale si parla di salvaguardia delle zone svantaggiate. L’incontro con Mezzolani è stato molto positivo, è andato anche meglio di quan-to ci aspettavamo”. Promesse? “Nessuna – ha ammesso il primo cittadino aman-dolese – però abbiamo previsto una serie di incontri per decidere insieme quale potrebbe essere la soluzione migliore per il nostro ospedale. Aspettiamo quindi di confrontarci con i vertici regionali già in questo mese di maggio, sempre tenendo alta la guardia: noi siamo sempre pronti a salire sui pullman e a tornare a palazzo Raffaello”.L’apertura regionale è stata det-tata anche dalla possibilità di poter fare i conti su 40 milioni di euro di tagli piut-tosto che sugli 80 inizialmente annunciati dal Governo: una boccata d’aria che po-trebbe essere decisiva per Amandola.ALTRI GUAI. Ma se Amandola trema per il suo ospedale, altre piccole realtà non pos-sono dormire sonni tranquilli in attesa del ridimensionamento. È il caso di Petritoli e della sua Potes (Postazione Territoriale dell’Emergenza Sanitaria), che rischia di rimanere ‘infermieristica’ senza così fare il salto e diventare ‘medicalizzata’ (la differenza, come dicono le parole stesse, sta nella presenza o meno di un medi-co). Anche a Montegiorgio e Sant’Elpidio a Mare c’è poco da stare tranquilli: qui infatti dovrebbero sparire due punti di pronto intervento, che diventerebbero Case della salute.

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La ‘foto’ più odiata dagli italiani

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Autovelox

Saranno rimasti sorpresi anche loro, i sindaci di Montefortino, Monterubbiano e Moresco, quando

i nomi dei loro piccoli paesi dell’entro-terra fermano sono finiti sui giornali. All’interno di una lista bella lunga, certo, ma comunque alla ribalta nazionale per una storia non certo meritevole. Quello degli autovelox truccati è stato un caso che ha fatto parecchio discutere nelle scorse settimane, dopo l’operazione del-la Guardia di Finanza di Brescia e il ser-vizio televisivo de ‘Le Iene’ che ha dato ampio risalto alla questione. Alla fine, le Fiamme Gialle della città lombarda han-no stabilito che il titolare della società al centro delle indagini era riuscito in diversi casi ad ottenere appalti per i suoi autovelox con molte amministrazioni comunali. Questi autovelox, però, non erano omologati. Nell’elenco dei Comuni coinvolti, dunque, alla fine sono spunta-ti anche Montefortino, Monterubbiano e Moresco. “Si tratta di una storia di tanti anni fa, se non ricordo male della metà degli anni ‘90 – ha detto Amato Mercuri, primo cit-tadino di Moresco – e questa società ha avuto l’appalto per gli autovelox per un periodo di tempo molto ristretto, circa un anno. Anche noi ci siamo incuriositi nel momento in cui la notizia è saltata

fuori – ha ammesso Mercuri – e abbiamo provato a cercare negli archivi qualche documento che chiarisse un po’ la situa-zione. Comunque, sono sicuro che il con-tratto venne stipulato in assoluta buona fede: comunque, ricordo che fino al 2005 abbiamo ricevuto richieste di pagamento da parte di questa società, alle quali però non abbiamo mai risposto”. Sulla stessa linea il sindaco di Monterubbiano, Francesco Pagliarini: “Questa vicenda risale ad una quindici-na di anni fa e più che altro ne ho sentito parlare. So che è durata appena qualche mese, nonostante ci siano stati degli stra-scichi burocratici negli anni a seguire. Da quell’esperienza qui in paese non ci sono più autovelox, anche se come Unione dei Comuni della Valdaso disponiamo dei te-lelaser”. Il primo cittadino di Montefortino, Domenico Ciaffaroni, ha confermato il fatto che negli anni successivi alla rescis-sione del contratto (anche qui stipulato nella prima metà degli anni ‘90) sono ar-rivate lettere per sollecitare pagamenti che comunque l’amministrazione ha sem-pre rigettato. “Peccato per l’immagine del nostro paese”, ha concluso Ciaffaroni, che dal 1994 non ha più autovelox.

Daniele Luzi

Mercuri Pagliarini Ciaffaroni

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Rocca Montevarmine

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Rocca Montevarmine, il Comune di Carassai è deciso a dare scacco mat-to a Fermo. La prima mossa è stata

fatta. Lo scorso 30 marzo, il consiglio provinciale di Ascoli Piceno ha approvato all’unanimità la delibera che accoglie la richiesta avanzata dal Comune di Carassai per la fornitura di un supporto giuridico-amministrativo per la costituzione di una Stu, Società di Trasformazione Urbana. Cos’è una Stu? E’ una società per azioni a capitale misto pubblico-privato, che può essere costituita tra Comuni, con la parte-cipazione di regioni e province, e soggetti privati, col fine di realizzare interventi di trasformazione urbana attraverso un’attività di acquisizione preventiva delle aree da trasformare, di progetta-zione, di realizzazione degli interventi, di com-mercializzazione delle aree riqualificate e di gestione degli even-tuali servizi pubblici. Più semplicemente, è lo strumento che, nelle intenzioni del Comune di Carassai, dovrebbe permette-re di espropriare a Fermo i terreni e tutti i beni immobili del comprensorio di Rocca Montevarmine. L’intenzione del sindaco Tiziana Pallottini è chiara: avvalersi dell’appoggio della Provincia di Ascoli per togliere a Fermo qualsiasi voce in capitolo sulla riquali-ficazione dell’area, dopo la disastrosa esperienza del Project Financing andato

in fumo poco più di un anno fa. In che modo? L’iter procedurale prevede che l’Amministrazione comunale, individua-ta l’area da trasformare (in questo caso la Rocca), stabilisca di farlo attraverso la costituzione di una Stu, attribuisca a que-sta la missione e fissi i criteri da seguire nella trasformazione che viene progetta-ta ed attuata dalla società. Per realizza-re il progetto (che ricalcherebbe quello bocciato da Fermo), la Stu può procede-re ad espropri delle proprietà su cui an-dranno ad essere realizzati gli interventi. In questo caso, ad essere espropriati dal Comune di Carassai sarebbero i 670 etta-

ri di terreni e gli oltre 40 casolari di proprietà del Comune di

Fermo.Di fatto, Comune di

Carassai e Provincia di Ascoli divengono la componente pubblica della società. Restano da individuare i sog-

getti privati, che do-vranno essere trovati

mediante una gara ad evi-denza pubblica. Spetterà a

loro sborsare i 10-12 milioni di euro necessari ad acquisire le

proprietà immobiliari del comprensorio della Rocca. I tempi per completare l’iter sono piuttosto lunghi: se tutto dovesse procedere senza intoppi, la società non vedrebbe la luce prima di un anno. Ma nel frattempo, a Fermo, difficilmente re-steranno a guardare. Il prossimo sindaco ha già del lavoro pronto sulla scrivania.

Ascoli prepara l’esproprioPrimo problema per il futuro sindaco di Fermo

di Marco Ripani

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7 R A PA G N A N ONuovo Teatro ComunaleSabato 21 maggio 2011, ore 21“Un soprano all’opera con la canzone”ConcertoPatrizia Biccirè (Soprano)Mario Benotto (Pianoforte)Serata con buffetper i 150 anni dell’Unità d’Italia

7L’ A����������� C�������� R���� presenta un nuovo appuntamento con lo spettacolo che il soprano Patrizia Biccirè propone insieme al pianista Mario Benotto per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

Una scelta di canzoni italiane che vanno dal primo novecento agli anni ottanta in un programma che, attraverso una rilettura in chiave classica di alcuni successi della musica leggera e di alcune canzoni regionali in lingua, fra le quali naturalmente le canzoni napoletane, strizza l’occhio al mondo dell’opera lirica da cui sia il soprano che il pianista provengono.Quasi per gioco interverrà in punta di piedi un gruppo di vocaliste non professioniste creato per l’occasione.Durante l’intervallo al pubblico sarà offerto un variegato buffet.

7

Evento

P������� B������

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Attori per caso, per gioco, per pas-sione: i componenti del gruppo fol-cloristico 'Ortensia' di Ortezzano

anche quest'anno si sono improvvisati attori ed hanno portato a casa il primo premio al Festival internazionale indet-to dalla Federazione Italiana Tradizioni Popolari a Cava de' Tirreni. Un gruppo che è nato nel 2001 e conta una cinquan-tina di componenti, con tutte le fasce d'età rappresentate al suo interno: si va infatti dai 3 agli 85 anni. I balli e i canti della tradizione, con un occhio di riguar-do al saltarello, sono al centro dell'atti-vità del gruppo, che raccoglie persone da tutto il circondario: da Ortezzano a Monterinaldo, da Santa Vittoria in Matenano a Petritoli, senza dimenticare Ponzano, Fermo e Ripatransone. “Abbiamo partecipato per il quinto anno consecutivo al Festival organizzato dalla federazione alla quale siamo affiliati – ha detto entusiasta il presidente, Mario Borroni – e per la seconda volta siamo ar-rivati primi. Ci era già capitato di trion-fare, nel 2008, con il video 'La notte di Natale'”. Quest'anno il tema scelto dalla Fitp per il cortometraggio da presentare in occasione della sesta edizione della “Rassegna del documentario etnografi-

co” era “Ritualità canore, musicali e co-reutiche nelle tradizioni matrimoniali”. Sui 23 gruppi partecipanti (tra cui uno greco e uno messicano), 'Ortensia' ha sbaragliato la concorrenza con “Moglie e buoi dei paesi tuoi”. “Si tratta di una produzione che abbiamo realizzato in-teramente a nostre spese – ha spiegato Borroni – e tutti i nostri associati hanno partecipato in modo diverso: chi come attore, chi come regista e altri ancora come sceneggiatori. Maria Teresa Curti e Cristiana Tirabassi si sono occupati di scrivere la storia, mentre Emanuela Angelini e il professor Luigi Rossi si sono occupati della ricerca storica, fondamen-tale per una simile produzione”.Ma l'attività del gruppo non si esaurisce con la partecipazione alla kermesse del-la Fitp: “Siamo impegnati – ha concluso il presidente - soprattutto con gli spet-tacoli della tradizione. Durante tutta questa estate, infatti, porteremo in giro per l'Italia l'ultima nostra 'fatica' che si intitola 'Da lo scartozzà a lo ciattà' e nella quale viene fatto un excursus dagli anni '20 ad oggi sull'evoluzione delle modalità di socializzazione dei ragazzi, i quali pri-ma si conoscevano nei campi, lavorando, e invece adesso si affidano ad Internet”.

di Daniele Luzi

il folklore è servitoPrimo posto al Festival di Cava de' Tirreni

Ortensia,

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conquista il lungomare

La Danza

Da 18 anni l’associazione culturale Giselle Danza e Musica Academy, fondata e diretto da Lola e Joe Artid Fejzo, predica la danza nel

fermano, forte dei suoi tanti allievi e delle numerose attività artistiche e formative. Un’accademia che negli anni ha ottenu-to numerosi riconoscimenti, a conferma della bontà del suo lavoro. Lavoro che l’accademia ha deciso di portare diretta-mente in mezzo alla gente, con l’evento di luglio che animerà il lungomare di Porto San Giorgio e che offrirà la possibilità di partecipare a dei corsi di studio ed allo spettacolo “Galà di Danza”. Uno stage che però sarà diverso da tutti gli altri, già solo per la sua durata: du-rante tutta la settimana Joe Artid e Lola Fejzo regaleranno ancora una volta la possibilità di veder realizzato un sogno a molti giovani danzatori e che metteranno in pratica la massima del direttore arti-stico Renato Greco, direttore artistico del Teatro Greco di Roma: “se la gente non va a teatro è il teatro che deve andare dalla gente”. Per realizzare tutto questo

Joe e Lola hanno scelto di collaborare con maestri “sconosciuti” al grande pub-blico televisivo per eludere dall’evento commerciale dove il protagonista è solo il maestro ospite. A dare lezione dal 11 al 17 luglio si al-terneranno: Alex D’Orsay (sbarra a ter-ra), Ludmil Cakalli (classico), Francesca Frassinelli (contemporaneo), Fabia Witkamp (hip hop), Mario Camacho (gra-ham), Michelle Pogliani (cunningham), Evgeniya Kozhukhanova (dance di carat-tere ), Marina Volkova (classico vaganova) e Kledi Kadiu (modern jazz), forse il volto più noto al grande pubblico.

Allo stage dell’accademia seguiranno poi gli spettacoli del Firmum International Festival “Crystal Of Dance”, che si svol-gerà all’aperto all’Arena Europa. A chiu-dere in grande stile la manifestazione, domenica alle 22, ci penserà la rassegna “Dance Jam Station”.Per tutte le informazioni è possibile visi-tare il sito internet all’indirizzo:www.crystalofdance.com.

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Come sei diventato Marco Marilungo e chi è stato il tuo maestro ispiratore? Il mio è stato un percorso volto ad esplo-rare varie metodologie di comunicazione. Anche se avevo scoperto sin da giovane di avere un certo talento per il disegno, compresi subito che disegnare non sareb-be bastato, anche perché i miei amici se la cavavano molto meglio di me. Ritenni che oltre all’esercizio del disegno biso-gnava curare il messaggio che si voleva esprimere e vedevo nei disegni di Iacovitti prima e di Edika poi, questo sunto tra di-segno e contenuto che mi ha fortemente influenzato. Come nasce una vignetta?Non succede mai che, improvvisamen-te ispirato, faccio una vignetta. La creo perché spinto da un incarico, ma anche per partecipare ai numerosi concorsi di Humor cartoons che si svolgono nel mon-do. Quindi l’esecuzione è fortemente lega-ta al giudizio di un committente o di una giuria ed è estremamente soggetta a vin-coli di argomento, di dimensione e di tec-nica. Avere molti vincoli dà la possibilità di concentrarsi su una prima idea che poi sviscerata, rielaborata cambiando i punti di vista, porta al progetto della vignetta. In seguito il disegno a mano e la rielabora-

zione digitale fanno il resto.Perché la vignetta e non il fumetto?Le vignette mi hanno dato sin da subito più soddisfazione. Pensate, la prima vignetta che pubblicai nel 1992 su “Cuore” venne disegnata in 2 ore e pubblicata quasi a tutta pagina in 200.000 copie; non solo, la stessa vignetta venne rilanciata nel giro di pochi giorni su altre testate tra le quali l’autorevole “Die Zeit” per 2 milioni di let-tori. Tutto ciò mi fece molto riflettere.Cosa ti senti di consigliare ad un aspiran-te vignettista?Per prima cosa vignettista o disegno sa-tirico sono termini molto generici e a chi volesse diventare vignettista oggi l’uni-ca cosa che mi sento di suggerire è che il disegno satirico non è un dipinto che può nascere e morire su una parete, esso nasce con un messaggio rivolto ad un pubblico, quindi diventa disegno satirico solo se ha un minimo di diffusione e deve trasferire un messaggio univoco e global-mente comprensibile. Infine aggiungo che il riscontro economico non è assicurato, altre sono le soddisfazioni che può gene-rare.Quindi quella del vignettista non è la tua attività principale?Ovviamente no, sono docente a contratto

MarcoMARILUNGOL’umorista (quasi) serio

di Giuseppe Nuciari

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di Tecniche di Animazione Digitale presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata e presso il Centro Sperimentale di Design di Ancona dove insegno “Disegno dal Vero”; collaboro con l’agenda Smemoranda da ormai 14 edizioni, ma soprattutto sono uno dei titolari di uno studio grafico specializzato nella realizzazione di produzioni multimediali e internet, la Empix Multimedia srl.Sono stato uno dei pionieri della grafica web, infatti dal 1996, quando internet era un privilegio per pochi, ero già operativo come web designer. Internet mi ha sin da subito affascinato per il concetto di moltiplicazione digitale dei contenuti e per la multimedialità, ovvero l’utilizzo, nella costruzione grafica, dell’aspetto sonoro, del video ma soprattutto dell’animazione che ho ampliamente sviluppato in questi anni creando svariate mascotte animate

per varie produzioni multimediali, riassunte nella home del mio sito www.marilungo.com.Grazie alla conoscenza della tecnica dell’animazione nel 2000 feci la mia prima vignetta animata e, anche se non esiste-vano ancora i social network, nel giro di poche settimane il mio sito passò da circa 100 a 8000 visite alla settimana.Di cosa ti occupi oggi?Oggi mi occupo, tra l’altro di produzioni multimediali didattiche commissionate soprattutto da enti pubblici. In queste pro-duzioni il compito più difficile è quello di riuscire a comunicare concetti complessi semplificando notevolmente i contenuti. Utilizzando la tecnica dell’animazione in-terattiva il prodotto finale risulta sempre accattivante e di facile fruizione; inoltre

cerco sempre di inserire quella punta di ironia che rende più simpatico il contenu-to. Ti occupi anche di iniziative per i più pic-coli?Certamente, molte sono le mie iniziative in seno alla Empix Multimedia rivolte a bam-bini e ragazzi. Molte sono produzioni mul-timediali comportamentali ed educative, un riassunto delle quali lo trovate nel sito www.empix.it. Da due anni sto curando il laboratorio del fumetto multimediale per i “Teatri del Mondo” di Porto Sant’Elpidio. Comunque il progetto più importante è quello dei Cartoni animati realizzati con i disegni dei bambini, progetto realizzato in vari circoli didattici d’Italia che ha avu-to ogni volta una accoglienza calorosa da parte di genitori, maestre ed alunni. Sappiamo che hai molto a che fare con il mondo della calzatura, c’è spazio anche lì per la satira?Ho curato la realizzazione di decine di siti di marchi di calzature. Ovviamente non c’è molto spazio per quel tipo di satira che fino ad ora ho cercato di illustrare, ma anche qui mi sono messo alla prova nella creazione di una linea di ballerine per un marchio di calzature del nostro distretto. Ho proposto di decorare le calzature con personaggi cartoonistici, e nell’ultima edizione del Micam ha suscitato parecchio interesse. Soprattutto ha fatto scalpore una mia zeppa forse poco indossabile ma ironica.Progetti per il futuro?Chiaramente collaborare sempre più stret-tamente con “LaProvinciadiFermo.com” e poi in seno alla Empix Multimedia siamo già attivi nella costruzione di contenuti mul-timediali per Smartphone, strumento che darà un impulso maggiore alla diffusione vi-rale di contenuti multimediali. Sicuramente sarà un nuovo formidabile strumento di dif-fusione del disegno satirico.

Biografia... in pillole

Gli umoristi sono sempre molto seri. Almeno così dice lui.

Ma è proprio così? Dai dati di wikilea-ks emerge un profilo completamente diverso di Marco Marilungo Pictor, san-giorgese (nessuno è perfetto), 40 anni, umorista, satiro, disegnatore affetto da multimedialità acuta. Eccolo:• ha quasi 900 amici su facebook ma 3 nella vita reale;• è fortemente ateo, ma crede ai preti;• ai clienti quando dice che un lavoro è quasi finito, 2 volte su 3 non è nemmeno iniziato;• lavora molto di notte fino a che il son-no non lo fa collassare;• se qualcuno gli chiede di che segno è gli risponde “scoiattolo”;• una volta ha riso ad una barzelletta di Berlusconi;• se è concentrato su un lavoro dimen-tica di fare pranzo, ma gli capita rara-mente;• alla moglie non ha mai regalato un anello. Gli ha fatto credere che nessu-na pietra al mondo poteva essere al suo livello;• frase famosa: “se le stelle potessero parlare, non le sentiremmo, perché... sono davvero parecchio lontane...”

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...il vero piacere di riscaldarsi Grazie presidente e colleghi con-siglieri. Che dire dell’Helios? Diciamo quando è successa quella

disgrazia ha toccato il cuore a tutti di-ciamo, ha toccato il cuore della città, è molto difficile perché ti puoi pure emo-zionare perché ha toccato un qualcosa che ti appartiene, tutti hanno una sto-ria, come dicevano gli altri consiglieri, però le polemiche, bisogna combattere questo atto diciamo io lo chiamo quasi criminale all’unanimità e questo è un segno. Io ringrazio il Sindaco che l’ha portato in Consiglio, è il minimo e poi per quello che si è adoperato perché il Sindaco sta in mezzo a quei lavori con la maschera lì, stava lì in mezzo, poteva far vedere io comando dall’alto, invece è andato in mezzo alla gente per poter risolvere i problemi. Però certo dob-biamo essere su queste problematiche molto più diciamo sinceri in tutto, nel senso più trasversali. Quando si parla di interessi, la cultura della città di Fermo aveva diciamo la cultura, è stata ripor-tata l’università, io non lo chiamo atto

vandalico, qualche sbandato, ci saranno le forze dell’ordine che diranno se è do-loso, è un atto molto grave e deve vedere tutti diciamo i consiglieri che rappresen-tano la città all’unanimità condannare questo atto diciamo criminale perché

L'incendio dell'ex cinema Helios di Silvio Dionea

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Perché dico questo?

r Non c’è accordo sul nuovo pre-sidente del Gal. E’ proprio vero che quando ci sono troppi GAL non si fa mai giorno.r In gioco per il Gal anche il sindaco di Servigliano Marinozzi. Dove si gioca, lui c’è sempre. r Anche Marcello Vallorani detto “il fotovoltaico cumanista” lotta per la pre-sidenza Gal. Con lui un Gal più...solare.r Presidenza GAL : Si lotta tra Valdaso, Valtenna e Val...lorani.r Programma del centro destra: La Rutili si è dichiarata favorevole all’Ester...nalizzazione dei servizi.r La Rutili dice di non voler essere solo Ester...iorità.r Il prossimo ruolo di Ceroni: mini-stro dell’Ester.r Finalmente la CONFINDUSTRIA ha il suo santo protettore: San tori.r Nel Pdl si nota l’assenza di Trasatti. Ha preso per... Monti?r Esperide candidato dal PDL. E’ il

Cesetti in crisi... d’identità!

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non ci possiamo permettere quello che è successo. Ma anche la solidarietà va all’imprenditore che viene ad investire a Fermo, dal mio punto di vista l’ammini-strazione oggi deve collaborare con gli industriali benefattori che vogliono inve-stire sulle loro città. È diversa, può darsi erano altri tempi, un conto è la storia del Cinema Nuovo che lì sono diventati uffici ed un conto quando un imprenditore vie-ne a Fermo che ti dice io qui ci faccio un auditorium, sala cultura, sala convegni o addirittura ci potrebbe anche rifare il ci-nema, non mi sembra che dalla stampa ho visto tutti concordi su questa situazio-ne come quando il privato veniva qui per investire o chissà perché, mi sembrava di stare negli anni ’85 quando Della Valle voleva venire ad investire, purtroppo, per volontà politica o meno lui ha investito a Sant’Elpidio a Mare. Ma ci fossero gli in-dustriali tipo Della Valle! Su questo allu-vione che c’è stato, Della Valle ha messo a disposizione una cifra, stava sulla stam-pa, non so di che entità per quelle 43 per-sone, 50 persone sfollate. Sull’alluvione è un benefattore come un benefattore po-trebbe venire anche questo imprenditore che ha comprato l’Helios. Venisse questo

imprenditore sulla nostra città. Io faccio un appello a chiunque amministra questa città, quando vengono i benefattori non ci deve essere colorazione politica oppu-re sospetti perché il Comune non poteva sistemare, ha acquistato Fonte Vecchia dove io sono pienamente d’accordo che lì è stato fatto un affare, però bisogna fare un progetto e trovare i fondi europei. Se un privato viene ad acquistare un altro immobile di quella portata, bisogna es-sere contentissimi perché abbiamo la

certezza che lo restituisce alle ammi-nistrazioni comunali per usufruirne per la cultura, per convegni ecc., non è che lì ci si fanno altre cose o che paventava qualcuno di piazza, addirittura qualcuno paventava ma qui non è che ci si posso-no fare gli appartamenti. Ma voglio dire

uno che fa il consigliere comunale, non si deve permettere a fare questi passaggi ma nemmeno per scherzo perché o va a vedere la delibera o va a vedere una con-venzione, è inutile che ci diciamo…perché dopo questo potrebbe stimolare che ci sia la contrarietà, no? Un’amministrazione fa una convenzione con un privato che a me sembra che sia stato un benefattore per questa città, per quelle idee che vuole portare ecc., ben venga, dopo tutte quelle critiche per quello stabilimento che sta creando su questi banchi ci sono state, non è che non ci sono state, allora siamo sempre rispettosi con chiunque venisse ad investire su una città, su un paese, un benefattore che ti regala magari centina-ia e centinaia diciamo o qualche milione, 2.000.000 di € per darti una struttura e ridarla a servizio della città. Che voglia-mo di più? Basta dirgli grazie e basta…... Perciò concludo dicendo che questo atto vandalico criminale vada condannato da tutti anche con qualche altra iniziativa di piazza al Teatro dell’Aquila, ovunque sia per dire perché su questi posti diciamo chi tocca Caino, questo è un colpo, dicia-mo, alla cultura di Fermo per la città che è una città di cultura.

...Massimo!r Orso non si ricandida. E’ tempo di letargo.r Il Pd si rinnova. In pensione i pa-dri...arrivano i figli. Per il PD la famiglia è al primo posto.r FLI inaugura la nuova sede a Fermo con Bocchino. Vietato ai minori.r Ceroni attacca di nuovo l’Udc, definendola Unione Dei Costruttori. Si lamenta forse perché l’Udc non ha co-struito anche la Casa della...libertà?r Energie nuove, questo è lo slogan della Rutili. Infatti nelle sue liste ci sono Silvio Dionea, Massimo Cotone, Manfredi Colarizi, Romagnoli Edgardo, tutti candi-dati di primo pelo.r Il Duo Pizza&Pomodoro, Giuliano Marcello (ai testi) e Silvio Dionea (alla dizione), si separa. Uno va con la lista Fermo Libera, l’altro va con la lista del-la... spesa.r Il presidente dell’Asite Laurenzi è ineleggibile. Solo una crisi mistica alla

base della sua candidatura: vuole pren-dere i... Voti.r La Brambatti è fiduciosa. Sarà per-ché ha Fortuna dalla sua parte?r Anche Gallucci è fiducioso. Con Api si...vola!r Romanella non ha ancora detto con chi si schiererà al ballottaggio. Avremo RomaNella Brambatti, SilvioDioNella o NellaRaccichini? Ne vedremo delle Nelle.r Come riempire di nuovo il palazzo

in Ancona? Con un nuovo derby... ma anconetano: quello con Jesy in Legadue.

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Teatro

7 FERMOAuditorium San MartinoSabato 7 maggio 2011 ore 21:15La storia grottesca di un pazientequalunque: IOMonologo teatrale tratto dall'omonimo libro di Alfredo BarbizziInterpreta Cristiana Castelliingresso libero

7 FERMOTeatro dell’AquilaGiovedì 12 e Venerdì 13 maggio 2011ore 21MI SCAPPA DA RIDERE, con M. Hunziker

Musica C lassica

7 FERMOTeatro dell’Aquila21 - 28 maggio 2011XVIII Concorso Violinistico Internazionale "Andrea Postacchini"Centro Culturale “Antiqua Marca Firmana”Direttore Generale:Giulio Vinci GigliucciDirettore Artistico:M° Domenico Ciabò Cipriani

Musica E vento

7 SANT’ELPIDIO A MAREMAY DAY 21 - 22 maggio 2011Sabato 21 Maggio - dalle ore 18:30Charro Electra • Rinomatti • Kiko&Of�icineKolaFree Shop • Spaghetti a DetroitDomenica 22 Maggio - dalle ore 10:30Manzella Quartet • Turkish CafèMarco Pacassoni quartet • ImprovivvoGiorgio Montanini • BSI-Oblicione quartetAlessandro Mannarino

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Il nostro viaggio fra i gruppi musicali del Fermano prosegue con una delle realtà più in auge del momento: gli

“Spaghetti a Detroit”. La band elpidiense propone un repertorio, tutto da ascoltare e da ballare, in cui i classici brani swing della tradizione italiana e internaziona-le vanno ad incontrarsi con ritmiche di stampo sudamericano e hits degli anni '60/'70 rivisitate in chiave ska e rockste-ady, per arrivare al folk ed ai cantauto-ri che contraddistinguono il panorama musicale italiano. Qualche riferimento... Renato Carosone, Fred Buscaglione, Vinicio Capossela, Sergio Caputo, Renzo Arbore, Adriano Celentano, Giuliano Palma & The Bluebeaters, Fabrizio De Andrè, Ivan Graziani, Alessandro Mannarino... Il gruppo nasce nel 2006 e fin dalle prime uscite ottiene un ottimo riscontro da parte del pubblico che dimo-stra di apprezzare il repertorio proposto rivelatosi coinvolgente e mai banale. Alla fine del 2007 gli “Spaghi” si presentano con la loro formazione attuale. Ai mem-bri originari Lorenzo Girelli (voce e chi-

tarra) e Gianluca Palma (percussioni) si aggiungono Tullio Gualtieri (tastiere), Ivo Falasca (basso) e Giuseppe Rizzo (batte-ria). Con questa line up la band trova i giusti equilibri ed i risultati non tardano ad arrivare. Dal 2008 infatti il gruppo è uno dei più richiesti per animare le sera-te nel territorio ed è riuscito ad allargare il suo raggio d'azione all'intera regione Marche e nel vicino Abruzzo “esportan-do” quello che può essere considerato il leitmotiv delle esibizioni degli Spaghetti a Detroit: ottima musica e divertimento. Da non perdere l'esibizione che terran-no il 21 maggio al May Day di S.Elpidio a Mare.

La stagione estiva bussa ormai alle porte e gli chalet della nostra riviera iniziano a proporre le prime serate.

A Porto Sant’Elpidio c’è però chi ha bru-ciato tutti sul tempo aprendo i batten-ti addirittura lo scorso 2 aprile: stiamo parlando dello chalet “Amici”. Il piccolo stabilimento balneare sito sul lungo-

mare Faleriense e gestito dal 2009 dalla triade De Simoni-Mandolesi-Marozzini è senza dubbio uno dei locali di punta dell’intero litorale elpidiense. Merito si-curamente di una ricchissima program-mazione musicale che parte dal mese di aprile e arriva fino a settembre con ben due appuntamenti live alla settimana, il giovedì e il sabato. Con l’esplodere del-la stagione estiva, a partire dal mese di giugno, si aggiungerà poi l’appuntamen-to con l’happy hour in spiaggia “Beach on the Beach”. “La nostra clientela va dalla famiglia in vacanza che viene a prendere il sole al 18enne che vuole “far serata”- commentano i gestori. Il segreto del no-stro locale? Buona birra, buona musica e tanto sano divertimento”. Non resta che provare...per credere!

Chalet

‘Amici’l’Estate è vicina!

Gruppi Emergenti Spaghetti a Detroit

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Cinema

7 FERMOCinema Sala degli Artistilunedì 2 maggio 2011, ore 21:30THE PRESTIGEChristopher Nolan, 2006(Gran Bretagna, USA) 128 Min

lunedì 9 maggio 2011, ore 21:3013Géla Babluani, 2010(USA) 97 Min

lunedì 16 maggio 2011, ore 21:30CRANKMark Neveldine, Brian Taylor, 2006(USA) 84 Min

La posta in giocoSerate di cinema giocato dal vivo

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Attraverso la grande finestra del cinema è possibile indagare sul rapporto delle persone con il gioco, anche quello estremo in cui la posta in palio è la vita stessa. La maschera, la competizione, la fortuna, la vertigine abitano l'universo del giocatore quanto quello della messa in scena. Con l'accompagnamento di Luigi Coccia e Giampaolo Paticchio il film stesso si farà spazio Iudico e lo spettatore sarà chiamato a trasformarsi in narratore e giocatore dal vivo, duran-te le serate.

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Finite le riprese di “Un medico in famiglia” Tresy Taddei, nell’attesa della prima uscita del film “L’Erede”

che la vede protagonista, si sta conce-dendo una pausa dal lavoro e dagli im-pegni nella “sua” Montegranaro accanto al papà Ulisse e alla mamma Tiziana. Un momento di riposo, in attesa di co-minciare a pianificare quelli che saran-no i futuri progetti, per ricaricare le energie e per dedicarsi agli affetti più cari. Attrice, nata a cresciuta in una delle famiglie circensi più note in Italia, la fa-miglia Takimiri, Tresy ha mosso i suoi primi passi davanti al pub-blico proprio sotto il tendone dove si esibiva e dove ha riscosso i pri-mi applausi. Poi c’è stata la televisione, il cinema, ci sono stati i premi e i Festival. Abruzzese di origine ma marchigiana d’adozione. Fermana per l’esattezza. La sua famiglia ha deciso infatti di mettere le radici a un passo dal comune calzaturiero, “in que-sta terra meravigliosa di cui parlo sem-pre con grande orgoglio”, rivela.“Abbiamo finito con le riprese di Un Medico in Famiglia i primi di aprile – rac-conta Tresy – così si è chiusa anche la

settima edizione che è stata per me par-ticolarmente bella”.Non solo per le emozioni che girare que-sta fiction le ha ancora una volta regala-to ma anche perché “ho avuto modo in questa edizione di portare il mondo del circo in televisione. Hanno partecipato al film anche mia madre, mia cugina, c’è stata la possibilità di far conoscere

ancora di più il mondo del circo e quando questo accade per me

è una grande, grandissima, emozione”. Sorride Tresy

mentre parla e gli occhi raccontano la serenità e la dolcezza di questa ragazza che avrebbe anche potuto montarsi la testa, c’è chi lo fa per

molto meno, ma che è riuscita invece a conser-

vare la propria autenticità. “Piacerebbe molto – confessa

– fare ancora qualcosa in televisio-ne, o al cinema, dedicato al mondo del circo”. Intanto sta per uscire l’Erede, una produzione italiana con regia di Michael Zampino, girato in Abruzzo e Marche. Tresy nel film interpreta Angela, una del-le protagoniste. “E’ stata una esperienza molto bella, sono molto soddisfatta di questo lavoro”. Che, presto, sarà al cen-tro di un evento anche nel Fermano.

TresyTADDEI“Porterò il circo al cinema”

di Isabella Cardinali

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“Pillastrini esonerato”. Con tre ri-ghe di comunicato è finita la storia tra Stefano Pillastrini, allenatore

della Sutor nonché ‘Cittadino onorario di Monteragnaro’, e la società gialloblù. Tiziano Basso, presidente, Edo Trapè, vice, e Marco Cannella, amministratore dele-gato, hanno detto basta. Non si poteva più andare avanti con un allenatore che nelle ultimi giornate di campionato aveva inanel-lato solo una serie infinita di sconfitte, die-ci per la precisione. Dieci, come le vittorie consecutive di Fabrizio Frates un anno fa. Dieci, come i punti segnati da Maestranzi nelle ultime partite. Che brutto numero, questo dieci. Non porta bene a Montegranaro, tanto meno se indossi una casacca gialloblù.Quando venne presentato, un anno fa, scrissi: “Avrà oggi l’abi-lità di rigenerare Antonutti, di portare Cinciarini in Nazionale e di far diventare Maestranzi il lea-der che ogni grande squadra so-gna?”. Ha raggiunto due compiti su tre, solo con Tony ha fallito. Eppure, la società l’ha scaricato molto tempo fa. Il presente non fa sconti a nessuno, neppure a chi ha fatto conoscere al PalaSavelli le lunghe leve di Marquinhos, neppure a chi, insieme a Childress – caro Randy non farti rivedere nel veregrense – ha sollevato quella bellissima coppa nel 2006, neppure a chi creò il mito di Montegranaro grazie ai suoi ‘Pillaboys’, giovani, italiani e pieni di talento, ma che ovunque avrebbe-ro fatto panca, ma non con lui. Nessuno sconto, solo un lungo e logorante braccio di ferro per convincerlo ad andarsene. Ma 300mila euro non li regala nessuno, neppu-re il coach a cui i tifosi urlavano ‘Santo subi-to’ e a cui, invece, nella sua ultima partita in

completo Fabi hanno dedicato un impietoso “se sei un uomo ti dimetti”. Lui è rimasto al suo posto fino a quando non è arrivata la decisione: “Pillastrini esonerato”. Era atte-so quel comunicato, da tutti. Un incubo, per il coach ma anche per la Sutor. Questo è lo stesso allenatore che a febbraio ha portato la squadra a Torino fino alle semifinali di Coppa Italia. In quel momento, come nel 2006, al palazzetto si sentiva solo un coro: “Pillastrini olé”.Lo sport ha la memoria corta e delle re-gole precise. Se perdi, vai a casa. Non si può dare torto alla società. Dieci sconfitte sono una enormità. Ma una attenta rifles-

sione sulle mosse manageriali dovrà farla. Lo staff tecnico non ha saputo isolare la squadra da quanto accadeva fuori: caos PalaSavelli, derby in Ancona, nuovi dirigenti che scrivono tan-to e vecchi che non parlano più. Pilla qui ha fallito, perché i gioca-tori si sono persi. E di certo non si sono ritrovati durante un ritiro draconiano “privo di contatti con il mondo esterno e interno alla

Sutor”. Sono state queste le ultime parole del coach che ha fatto la storia della Sutor e che nella storia rimane ma come alle-natore esonerato. C’eravamo tanto amati, c’eravamo. Perché oggi il cuore pulsa per Sharon Drucker, il coach israeliano che guiderà la squadra fino al termine della stagione: “Accetto questa sfida e chiedo a tutti – ha esordito Drucker - la massima compattezza per essere un’unica forza che scende in campo per centrare la salvezza”. Gruppo e non singoli. Appena arrivato ha già capito tutto. Si vedrà se la squadra, in cui ogni giocatore va per conto suo, la pen-serà come lui.

di Raffaele Vitali

La Sutor volta paginaFuori Pilla, dentro l’israeliano Drucker

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Lo scorso anno il campionato di Eccellenza Marche si chiu-se con la vittoria eccellente del-

la Sambenedettese, nobile decaduta. Quest’anno i nomi altisonanti erano ad-dirittura due: Ancona 1905 e Fermana. E chi si aspettava che i biancorossi faces-sero terra bruciata dietro di loro come era capitato nella stagione precedente ai rossoblù rivieraschi si sbagliava di grosso. Fermana, Tolentino ed Elpidiense Cascinare, con queste ultime due squa-dre a ‘mollare il colpo’ nell’ultima parte di stagione, hanno te-nuto testa alla coraz-zata di Lelli. I numeri parlano fin troppo chiaro: la Samb vin-se il campionato con 81 punti, con 15 lun-ghezze di vantaggio sul-la seconda della classe. In questa stagione sarebbe arri-vata solo terza, perché sia Fermana che Ancona quella cifra l’hanno superata alla 36a giornata. Anche sulle sconfitte la Samb aveva fatto peggio, incassando cinque ko durante tutta la stagione.Questo prologo era necessario, per ce-lebrare due squadre che si sono date battaglia sul campo a colpi di sorpassi e controsorpassi, con la sorpresa dello scontro diretto all’ultima giornata che il sorteggio ha voluto riservare alle asso-lute protagoniste di questo campionato. Atto finale che l’Ancona giocherà con il

pass per la serie D già in tasca, avendo trionfato in Coppa Italia. Abbiamo chie-sto a mister Cornacchini una valutazio-ne sulla stagione dei suoi, a prescindere dall’esito finale, che sia la promozione diretta o i play off. “Un campionato stra-ordinario, non c’è che dire, devo ringra-ziare fino all’ultimo questo gruppo ecce-zionale” afferma il tecnico dei canarini. Che alla domanda sui possibili rimpian-

ti per i punti lasciati indietro in caso di mancata promozio-

ne diretta, rivendica con forza i risultati ottenuti

dai suoi ragazzi: “Non perdiamo di vista quanto abbiamo fat-to, i punti che abbia-mo collezionato. Non posso avere nessun

rimpianto”. Neanche quello di aver trovato

sulla propria strada uno squadrone come l’Ancona?

“Ecco, l’unico potrebbe esse-re quello” conferma il mister. E se

alla fine sarà la lotteria dei play off a decidere le sorti della Fermana, quale squadra Cornacchini vorrebbe evitare? “Guardando i punti che ha fatto con le squadre che sono in cima non posso che dire il Tolentino. Forse è stata la forma-zione che più di tutte si è lasciata sfuggi-re questo campionato, perché con le pri-me della classe ha sempre fatto punti, hanno un attaccante come Tonici e una rosa molto competitiva”.

di Daniele Luzi

Fermana,comunque grande

Il tecnico: “Vada come vada, stagione super”

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Uno sport poco conosciuto so-prattutto tra i giovani ma che a Montegranaro continua a regalare

risultati importanti: la Bocciofila anche in questa stagione, infatti, ha raggiun-to una tranquilla salvezza nel massi-mo campionato della categoria 'Raffa', con diverse giornate d'anticipo. Allora, se gli obiettivi sul campo da gioco ven-gono raggiunti senza troppa difficoltà, ecco che l'attenzione del presidente della Bocciofila, Giampietro Catini, si allarga fino a comprendere le nuove generazioni, con una serie di iniziative che vogliono avvicinare i più giovani a questo sport: “In questo momento – ha spiegato Catini- stiamo portando avanti un progetto con il Comune e le scuole, che si rivolge ai ragazzini della 2a e 3a elementare. Con loro vogliamo dare corpo ad un programma che prevede l'unione dell'attività motoria al gioco delle bocce, da realizzare qui nella no-stra bocciofila sotto l'occhio attento di alcuni istruttori”. Perché, in effetti, le bocce stanno di-ventando sempre meno uno sport per ragazzi: “Effettivamente – ha ammesso il presidente – anche noi non possiamo dire di averne molti allo stato attuale. Prima ce n'erano di più, e anche forti, ma poi hanno deciso di lasciar perde-

re. Comunque, il nostro tesserato più giovane ha 22 anni e questo ci fa ben sperare”. Dai ventenni agli over 70, alla Bocciofila Montegranaro trovano spa-zio un centinaio di tesserati e oltre 50 giocatori di tutte le categorie (A, B, C, D), con i cinque che disputano il cam-pionato di A in cima alla lista: Matteo Angrilli, Fernando Rosati, Francesco Tosoni, Alvaro Montecassiano e Daniele Ombrosi, sotto l'occhio del direttore tecnico Antonio Di Chiara e seguiti dal primo tifoso Massimiliano Achilli. “Quest'anno abbiamo disputato una grande prima parte di stagione – ha raccontato Catini – poi nel ritorno sia-mo un po' calati: comunque l'obiettivo della salvezza è stato raggiunto con ampio margine e questo è già motivo di soddisfazione”. Da Lecce a Bergamo, Montegranaro ha saputo recitare un ruolo di tutto rispetto tra le dieci squa-dre presenti al campionato di serie A categoria 'Raffa'. Ma oltre a questo, Montegranaro è protagonista anche con una gara a livello nazionale che si svolge regolarmente alla bocciofila nel mese di novembre e che è rivolta a tutte e quattro le categorie, alla quale pren-dono parte squadre da tutta Italia e che rappresenta un vero fiore all'occhiello per la società del patron Catini.

Bocce,un occhio ai giovani

Salvezza tranquilla per Montegranaro

di Daniele Luzi

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Calcio A CINQUE

Alla fine è stato confermato il ri-sultato del campo: il ricorso del Grande Toro Fermo è stato re-

spinto e il Porto San Giorgio ha potuto festeggiare la promozione in serie B. Un finale di stagione entusiasmante, con l’ultima giornata che ha regalato un dop-pio ribaltone: il pareggio del Grande Toro Fermo contro il Chiaravalle, la sconfitta di Corinaldo contro l’Audax Sant’Angelo e la vittoria del campionato per Porto San Giorgio, che ha battuto per 8-4 la Riviera Samb. Un risultato tanto bello quanto inaspet-tato per la squadra del patron Ivano Perosino, giunto al decennale della sua presidenza: “Noi abbiamo giocato la nostra ultima gara con il solo pensiero di vincerla, e con un orecchio teso agli altri campi” ha spiegato il presidente. Che poi è passato ad analizzare una sta-gione sorprendente: “La sconfitta del Corinaldo non me l’aspettavo: per loro era quasi una passerella, giocavano in casa e comunque hanno perso. Noi sia-mo riusciti a portare a casa un campio-nato investendo meno dello scorso anno e all’inizio della stagione potevo pensare che il terzo posto, ma non di più, fosse alla nostra portata”. Invece il Porto San Giorgio ha concluso davanti a tutti, pur tra molte difficoltà: “Abbiamo dovuto fare a meno del nostro pivot Marconi Sciarroni praticamente per tutto il cam-pionato – ha detto Perosino – ma chi ha giocato al suo posto non lo ha fatto rim-piangere”. Adesso bisogna rimboccarsi le mani-che, perché la serie B impone una se-rie di obblighi: “Stiamo già lavorando per il prossimo anno, perché la nostra

palestra non è omologata per la B e so-prattutto dobbiamo allestire l’under 21, obbligatoria, per non incappare in san-zioni. Per questo abbiamo preso contatti con tre società della zona per costruire il settore giovanile”.L’altra faccia della medaglia è quella tri-ste del Grande Toro Fermo, che ha visto rigettato il proprio ricorso e ha quindi abbandonato il sogno della promozione diretta. Una delusione mista a rabbia che ha spinto la società del presidente Leandro Mosca a schierare le giovanili nelle partite di play off. “Ci aspettavamo che il ricorso non venisse accettato, non perché le motivazioni non ci fossero ma per il fatto che alla Figc prima di pren-dere una decisione diversa dalle solite ce ne passa...”. L’episodio incriminato era la rete del 2-2 del Chiaravalle, che secondo il Grande Toro era stato realiz-zato a gioco fermo: “L’hanno visto tutti e c’erano anche le riprese televisive: per rispetto dei ragazzi abbiamo deciso di fare ricorso. E comunque – ha concluso Mosca – questo non toglie che la squa-dra, ripescata dalla C2, abbia disputato un grande campionato anche se resta l’amaro in bocca”. d.l.

Respinto il ricorso del Grande Toro Fermo

Porto S. Giorgio,è serie B

Basket B e C dilettanti Brindano le fermane, pronte al via per i playoff

Tutte ammesse ai play-off le squadre fer-mane che partecipano ai campionati di serie Be C dilettanti. La Officine Creative P.S.Giorgio ha chiuso la regular season con 20 vittorie e si è classificata quinta, come previsto già da qualche giornata. Al primo turno dei play-off, in programma il 1°maggio, si scontrerà, con fattore campo sfavorevole, con la Naturino Civitanova per un derby marchigiano che si preannun-cia scoppiettante. Una gara per cui coach Domizioli conta di recuperare Temperini e Berdini (nella foto), assente nell’ultima partita. In C dilettanti la Nuova Stilauto P.S.Elpidio, trascinata da Boffini (foto) ed un team giovane, ha sperato fino all’ultimo di arrivare tra le prime quattro ma alla fine ha pagato la sconfitta nella penultima gior-nata in quel di Lugo. Avversario dei quarti di finale sarà così Novellara, gara-1 sem-pre il 1°maggio, che potrà contare sul fat-tore campo. Stagione prolungata anche per la Dino Bigioni Montegranaro che, pur bat-tendo la capolista Imola nell’ultima gior-nata, non è andata oltre al settimo posto. Sarà quindi un play-off durissimo contro Mirandola, indicata da molti come la vera favorita per il salto di categoria.

Aaron Pettinari

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Paolo BerdiniFrancesco Boffini

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Per Paolo Ottavi la gara internaziona-le di ginnastica artistica che il 3 set-tembre si svolgerà al ‘Palasavelli’ di

Porto San Giorgio sarà qualcosa di più di un semplice appuntamento preparatorio in vista dei Mondiali di ottobre: sarà un momento per mettersi in mostra con la maglia azzurra nella sua città, nella qua-le ha mosso i primi passi a livello sportivo e nella quale vive tuttora.Ottavi, come si è avvicinato a questo sport? “Per caso. Da piccolo ero un vero scal-manato e la leggenda narra che il pro-fessor Vincenzo Garino, attuale presiden-te del Comitato regionale Federazione Ginnastica d’Italia, mi vide al mare a Porto San Giorgio. Ero lì che facevo ca-priole e non mi fermavo un attimo e allora lui si avvicinò ai miei genitori e li consigliò di portarmi in palestra. Avevo sei anni e tutto nacque così”.Da qui il tesseramento, che dura anco-ra oggi, con la storica società fermana Nardi Juventus. “Per fortuna qui a Fermo c’è una grande tradizione per quello che riguarda la ginnastica artistica, sin dai tempi di Jury Chechi. La zona tra Fermo e Porto San Giorgio - ha aggiunto Ottavi - è stata spesso un punto di ritrovo per atleti di spessore, perché la palestra che abbia-mo qui non ha nulla da invidiare a quelle,

magari più conosciute, di Roma e Milano. Anche per questo continuo a prepararmi qui, a casa mia, sotto la guida del mio al-lenatore Marco Fortuna”. Per Ottavi, classe 1986, sarà la seconda volta davanti ai suoi concittadini, dopo una gara del campionato italiano nel 1997 nella categoria ‘Allievi’: di certo avrà dalla sua parte parenti ed amici che non vor-ranno perdersi questa sua esibizione pri-ma del Mondiale. “Questo al ‘Palasavelli’ – ha spiegato il ginnasta sangiorgese - sarà l’ultimo appuntamento prima del Campionato del mondo: a fine maggio saremo impegnati nei Campionati ita-liani, poi ci ritroveremo qui il 18 agosto per preparare la trasferta in Giappone, se verrà confermata Tokio come sede dei Mondiali. L’obiettivo sarà quello di en-trare tra le prime sedici squadre per poi giocarsi la qualificazione a gennaio per le Olimpiadi di Londra”. Ottavi si cimenterà in tutte e sei le spe-cialità, anche se il giovane atleta san-giorgese sa già che sarà difficile acce-dere come singolo alle finali. Nonostante un palmares di tutto rispetto, visto che Ottavi è il campione italiano in carica e può contare su una doppia partecipazione ai Campionati del Mondo, in Danimarca nel 2006 e a Rotterdam nel 2010. Ma la sue serie di successi non si ferma al tito-

lo italiano o alle prestigiose presenze ai Mondiali: per lui, infatti, anche una me-daglia d’oro a squadre ai Giochi delMediterraneo nel 2009 e le buone prove agli Europei, sia in questo anno (dodice-simo agli anelli) sia a Birmingham (sesto posto come risultato di squadra e quinto nella finale agli anelli).

PaoloOTTAVI

di Daniele Luzi

Il ginnasta sangiorgese brilla in Azzurro

Il Mondiale si prepara in casa

Gara internazionale al PalaSavelli

L’appuntamento del 3 settembre al ‘Palasavelli’ vedrà protagonista la nazio-nale italiana di ginnastica artistica, impe-gnata in una sfida contro Olanda, Russia e Messico. Si tratta dell’ultimo evento preparatorio in vista dei Mondiali previ-sti per ottobre a Tokio, in Giappone; la sfida di Porto San Giorgio seguirà l’altro importante impegno per Ottavi e tutta la squadra azzurra: i Campionati italiani di fine maggio. Dopo la pausa, poi, gli atleti della Nazionale si daranno appuntamen-to proprio tra Fermo e Porto San Giorgio per preparare la gara del PalaSavelli, ma in particolare l’appuntamento inter-nazionale di Tokio.

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Obiettivo salvezza

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Via Palatroni, spazio a Fazi e Bellini. Dopo l’uscita di scena, con tanto di accuse di scarsa volontà al presi-

dente Benigni, di quello che fino ad oggi era stato il referente dell’unica cordata disposta ad acquistare l’Ascoli Calcio, ecco che per la cessione della società si aprono nuovi orizzonti. Relativamente nuovi, per-ché l’editore ElidoFazi e l’industriale farmaceutico Francesco Bellini erano già all’interno del gruppet-to di ‘buoni intenzionati’ che, or-mai da qualche mese, hanno espresso la volontà di sal-vare la società di corso Vittorio: Bellini sin da subito, Fazi in un secon-do momento, ma sta di fatto che adesso sono le loro le facce di riferimen-to per i tifosi bianconeri, che aspettano con trepida-zione di conoscere il futuro della loro squadra del cuore. E sta tornando in auge anche il nome di Massimo Ubaldi, che dopo lo strappo ini-ziale sembra stia tornando a lavorare sot-totraccia per rientrare nella cordata. Proprio nel bel mezzo di questi sviluppi è arrivato il lunghissimo comunicato del patron Benigni, voluto per “fare chiarez-za”, nel quale il presidente spiega le sue ragioni paragonando l’Ascoli ad una bella villa che alcune persone vorrebbero ac-quistare pretendendo però che il venditore continuasse a pagare il mutuo. Il concetto principale delle esternazioni del patron è

che “nessuno ha mai offerto alcuna cifra al presidente Roberto Benigni per rilevare la società (e lo comprovano i documenti scritti). Né è vero che qualcuno abbia of-ferto di ‘accollarsi’ una parte dei debiti. In una società di capitali, come è l’Ascoli Calcio, ci si ‘addossano’ dei debiti solo quando gli stessi vengono garantiti da fi-deiussioni personali. E nessuno si è mai offerto di fare questo ”. Benigni si rivolge a quelli che definisce “immemori ed ingrati”,

ricordando quanto lui fece 16 anni fa per salvare l’Ascoli. E non

manca nemmeno la stocca-ta al sindaco Castelli: “Le figure istituzionali che decidono di ‘metterci la faccia’ sono ben gradite se l’intento unico è quel-lo di semplificare alcuni

passaggi di una trattativa; ma se lo scopo è quello di

creare confusione, sobilla-re le persone, sollevare inutili

polveroni, creare allarmismi con te-lefonate ad alte cariche sportive, allora non stanno certo aiutando l’Ascoli Calcio, ma anzi lo stanno mettendo in situazione ulteriore di difficoltà. Il bene vero si dimo-stra non con le chiacchiere ma con i fatti, ad esempio liquidando finalmente somme pretestuosamente contestate”. Intanto per i bianconeri è arrivato anche l’ennesi-mo e ultimo punto di penalizzazione che complica la marcia verso la salvezza, che senza le ‘sforbiciate’ della Disciplinare ora sarebbe solo una formalità.

di Daniele Luzi

Fazi e Bellini, tocca a voiPalatroni lascia, potrebbe tornare Ubaldi

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t e l e f o n o 0734 . 673602

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Alocco Belà Bianchini Capponi A. M. Capponi P. Catalini

Cerolini Ciarrocchi Cognigni Franchellucci Gattafoni Girotti

Levantesi Maurizi Miglioli Moriconi PalloniMonterubbianesi

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