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LA POLEMICA SULL'ORIGINALITÀ DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO Author(s): Ezio Franceschini Source: Aevum, Anno 23, Fasc. 1/2 (GENNAIO-GIUGNO 1949), pp. 52-72 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/25820048 . Accessed: 15/06/2014 02:53 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 188.72.126.47 on Sun, 15 Jun 2014 02:53:58 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

LA POLEMICA SULL'ORIGINALITÀ DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

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LA POLEMICA SULL'ORIGINALITÀ DELLA REGOLA DI S. BENEDETTOAuthor(s): Ezio FranceschiniSource: Aevum, Anno 23, Fasc. 1/2 (GENNAIO-GIUGNO 1949), pp. 52-72Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25820048 .

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LA POLEMICA SULL'ORIGINALIT DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

I

Come noto, da quando il G nestout ha avanzato Pipotesi che la

cosidetta Regula Magistri non dipendente dalia Regola di S. Benedet to, ma viceversa Ia precede nel tempo e ne fonte diretta, la pol mica

arde, c rtese ma forte, fra gli studiosi (e son molti, anche al di fuori

dei benedettini) di quel testo che venne considerato per secoli il Codi ce del monachesimo in Occidente e fu uno degli scritti pi diffusi del

Medioevo latino.

I termini esatti della pol mica sono stati pi volte indicati, insieme con la bibliograf a relativa (1); ma poich essa, in questi ultimissimi

anni, ha assunto un andamento addirittura vertiginoso, con un susseguir si di articoli, di studi, di note, che spesso si ignorano a vicenda, non

sar inutile vedere a qual punto essa ora si trova, limitandoci natural

mente agli elementi essenziali e lasciando cadere tutto ci che ormai

stato superato per unanime consenso, e con esso anche le voci che senza portare alcun nuovo contributo hanrio cercato di turbare, con af

frettate conclusioni, la serenit della discussione (2).

(1) Per il primo periodo, cfr. B. CAPELLE, Aux origines de la R gle de Saint Be no t, in u Recherches de Th ol. anc. et m di v. " XI, 1939, pp. 375-388. Per il piu recente cfr. F. CA VALLERA, O en est la question de la R gle du Ma tre et de ses rapports avec ia R gle de S. Beno t, in " Revue d' Asc tique et de Mystique " XXIV, 1948, pp. 72 79 (su questo articolo ritorneremo piu avanti). Per tutta la questione cfr. E. FRANCESCHINI

Regula Benedict if Neoterici Magistri, Regula Mag ist ri (in corso di pubblicazione nella "Miscellanea Paul Lehmann"), Monaco di Baviera, 1949.

(2) Il DELARUELLE nella prefazione al suo studio su S. Benedetto, in Le christianisme et rOccident barbare, Paris 1945, pp. 369-432, concede che non si tratta di fare di S. Benedetto un semplice plagiario (p. 371). Per il MASAI, cfr. pi oltre.

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LA POLEMICA S LL'ORIGINALITA DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

Ecco dunque, per sommi capi, come si pone il problema. Era, fino a pochi anni or sono, opinione concorde che la Regola di S. Benedetto,

pure riallacciandosi a fonti precedenti, sia orientali, sia occidentali -

tutte bene identif cate e fatte oggetto di studi attenti - fosse sostanzial

mente originale nel suo contenuto, nel singolare equilibrio della codifi cazione della vita mon stica, nella forma stessa, cosi da ben meritare

le famose parole con le quali la indica S. Gregorio Magno (discretione

praecipua, sermone luculenta) e la vener zione di eui essa stata cir

condata da secoli, come document insigne di un pensiero geniale a eui

il monachesimo dell'Occidente deve la sua organizzazione, la sua disci

plina, la sua stessa vita.

Ma dieci anni or sono il Genestout, monaco di Solesmes, avanzava

un'ipotesi che avrebbe dovuto, se provata, sconvolgere del tutto le posi zioni della tradizione. Egli affermava (1) che la Regula Magistrl, creduta

finora opera del VII sec lo d. Cr. e una d lie tante Regole locali che trassero ispirazione e luce dal c dice mon stico di Montecassino, dove va essere riportata al principio del V sec lo e considerata la maggior fonte del pensiero di S. Benedetto che F avrebbe in molti punti trascritta

quasi alla lettera (2).

Quale interesse abbia suscitato Fipotesi del G nestout dimostra an

che il semplice elenco degli studi eui essa ha dato luogo e che indico

qui sommariamente, dividendoli a seconda della posizione che sosten

gono, e rimandando ad un esame pi minuto quelli apparsi nel 1947 e 1948.

A difesa della tesi tradizionale (ant riorit della Regola di S. Bene detto, sua sostanziale originalit , dipendenza da essa della Regola del

Maestro) si sono schierati: J. P REZ DE URBEL, (Le Ma tre et St. Be

noit, in "Revue d'Histoire eccl s." 34, 1938, pp. 756-764; El Maestro, San Benito y Juan Biclarense, in aHispania" I, 1940, pp. 7-42, e II,

1941, pp. 3-52), ). MCCANN (The Rule of the Master, in "Downside Re

view,, 57, 1939, pp. 3-22; The Master s Rule again, "ibid." 58, 1940,

(1) . G NESTOUT, La R gle du Ma tre et la R gle de S. Beno t, in "Revue d'Asc -

tique et de Mystique,, XXI, 1940, pp. 51-112 (ma il pensiero dell'A. era stato gi prima manifestato da altri, cosi che questo suo articolo compare a pol mica gi avanzata).

(2) In realt le concordanze letterali fra i due testi si limitano al Prologo e ai capi toli I-VH Regula Benedicti = I-X Regula Magistri, mentre nella rimanente parte, di gran lunga la maggiore (Regula Benedicti capp. VIII-LXXIII e Regula Magistri cap. XI XCV), ciascuna d lie due Reg le presenta una sua indiscutibile individualit , non menoma

ta dalla somiglianza con Taltra che riaffiora qua e l nei varii capitoli.

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EZIO FRANCESCHINI

pp. 150-159), C. L MBOT (Passage de la Regula Magistri d pendant d'un manuscrit interpol de la R gle b n dictine, in

" Revue B n dictine " 51,

1939, pp. 139-143), A. LAMBERT (Autour de la R gle du Ma tre, in " Re vue Mabillon,, 32, 1942, pp. 21-79), A. LENTINI (// ritmo prosaico nella Regola di S. Benedetto, Montecassino 1942; e S. Benedetto: la Regola, Montecassino 1947: il Lentini dichiara tuttavia di non voler entrare deli

beratamente nella questione, n apporta contributi di nuove osservazioni o ricerche), R. WEBER (Interpolation ou omission? A propos dela R gle de S. Beno t et de celle du Ma tre, in "Revue des tudes latines" 23,

1945, pp. 119-134) e soprattutto B. CAPELLE, uno dei difensori pi tena

ci e pi intelligenti (Cassien, le Ma tre et Saint Beno t, in Recherches de Th ol. anc. et m di vale,, ll, 1939, pp. 110-118; Aux origines de la

R gle de Saint Beno t, "ibid.,, pp. 375-388; Un plaidoyer pour Ia R gle du Ma tre, "ibid.,, 12, 1940, pp. 5-32; Le Ma tre ant rieur S. Beno t? in "Revue d'Histoire eccl sias." 41, 1946, pp. 66-75.

La tesi del G nestout (anteriorit della Regola del Maestro, dipen denza da essa della Regola di S. Benedetto, infirmata originalit di que

st'ultima) stata a sua volta accettata e sostenuta da M. ALAMO (La R gle de St. Beno t clair e par sa source, la R gle du Ma tre, in

" Re

vue d'Histoire eccl s.,, 34, 1938, pp. 739-755; Nouveaux claircissements sur le Ma tre et St. Beno t, "ibid.,, 38, 1942, pp. 332-360), F. C VALLERA

(La Regula Magistri et la R gle de St. Beno t. Le probl me litt raire, in "Revue d'Asc tique et de Mystique 20, 1939, pp. 225-236; La Regula

Magistri. Sa doctrine spirituelle, "ibid.,, pp. 337-368: in questo secondo ariicolo si parla per solo del contenuto della Regola del Maestro sen za disc teme pi oltre i rapporti con la Regola benedettina), H. VANDER HOVEN (St. Beno t a-t-il connu la R gle du Ma tre? in "Revue d'Histoire eccl s." 40 1944-5, pp. 176-187; Singillatim et non sub una gloria. Qua voulu dire St. Beno t? in "Revue du Moyen Age latin" 1946, pp. 301-8).

Gli argomenti toccati o sviluppati dalle due parti furono naturalmen te moltissimi, e dalla pol mica uscita non solo una conoscenza pi ampia e pi precisa d lie due Reg le, ma di tutto il periodo del primo Monachesimo e della vita religiosa dell'alto Medioevo.

Quanto al problema specifico, le vie d'indagine battute da presso ch tutti gli studiosi su citati furono le seguenti:

a) Studio accuratissimo della Regula Magistri sotto tutti i punti di vista: tradizione manoscritta, contenuto, fonti dichiarate e non dichia

rate, dottrina teol gica e spirituale in essa testimoniata, usi liturgici ri

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LA POLEMICA S LL* ORIGINALITA DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

cordati, prescrizioni monastiche, citazioni bibliche, problema letterario, stranezza di alcune parti (1). Tutto, naturalmente, rivolto alla ricerca di

elementi interni che ne permettessero una datazione s cura.

b) Studio comparativo dei due testi (Regula Benedicti e Regula Magistri), oltre che dal punto di vista del contenuto, anche da quello fi

lol gico, per cercare di determinare, data la loro diversa estensione (2), se la Regola del Maestro sia un' amplificazione di quella di S. Benedetto

o questa, viceversa, una intelligente riduzione di quella (3).

e) Studio, da diversi punti di vista (storico, lit rgico, filol gico, etc.) di singoli passi delle due Reg le per trame conclusioni di pi vasta portata.

Le conclusioni che si possono trarre da tutto questo complesso di

ricerche e di studi, a parte la illustrazione di problemi marginali e co

munque secondari nei riguardi del problema principale, sono essenzial

mente le seguenti:

a) Datazione della Regula Magistri ad poca non posteriore al

600 d. Cr. circa, perch ad essa risale, come stato riconosciuto anche

dai migliori paleografi (per es. dal Lowe), il pi antico c dice che la contiene (sia pure in forma non completa) il Paris, lat. 12.634.

b) Fallimento di ogni tentativo di portare pi indietro in maniera certa questa datazione. Le affermazioni in proposito sono state molte, ma si basano tutte su illazioni puramente personali o su ipotesi non

provate.

(1) Alcune sembrano, infatti, pi capitoli di un romanzo che parti di un c dice di vita mon stica (cfr. la efficacissima e curiosa descrizione del modo di vivere dei monaci giro

vaghi nel cap. I, la descrizione del Paradiso nel X, etc.), cosi che qualcuno si chiesto

se questa Regola sia mai stata praticata in alcun luogo (PEREZ DE URBEL, La R gle, cit.

p. 707). (2) La Regola del Maestro molto pi ampia di quella benedettina: cfr. Tedizione

(senza alcun apparato critico e non senza errori) nel MiGNE, Pair. Lat. t. 88 (cc. 943

1 52); in parte essa pure contenuta nella Concordia Regularum di S. Benedetto di Aniane (MiGNE, Pair. lat. t. 103. cc. 713-1382).

(3) Non uso le parole parafrasi e compendio perch non esprimono esattamente le condizioni dei due testi. 1 quali

- nei capitoli eui si riduce la loro corrispondenza lettera

le - offrono una pressoch id ntica lezione. Si tratta dunque, come indica esattamente il

Weber, o di interpolazioni in uno (Reg. Magistri) o di omissioni nell'altro (Reg. Bene didi). Esatta, quindi, l'osservazione, in proposito, del MASAI (La R gle, etc., cit. pi

avanti, p. 223).

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EZIO FRANCESCHINI

c) Consenso unanime net ritenere indispensabile, prima di affron

tare problemi delicati (per es. quello ling stico, ma non solo quello, come vedremo nel corso di queste pagine), la costituzione di una edi

zione critica della Regula Magistr , il eui testo finora acc ssibile, per chi non possa adire direttamente i codici, solo nella citata edizione del

Migne, del tutto insufficiente aile esigenze della critica moderna.

d) Constatazione che lo studio comparativo dei testi alla ricerca

e identificazione delle interpolazioni o, rispettivamente, delle omissioni, si mostrato inadatto a risolvere la questione dell'ant riorit dell'uno

sull'altro. Esso ha dato luogo ai risultati pi sorprendenti : difatti pi volte i medesimi raffronti sono stati affermati come validi per il soste

gno della loro tesi da entrambi gli avversari.

e) Constatazione che lo studio dei singoli passi pu ottimamente servir a illustrare taluni aspetti del problema, ma non da il diritto di

salire a conclusioni pi generali, data soprattutto la mancanza di un* edi

zione critica della Regola del Maestro e la genesi non bene accertata

delle due Reg le.

Posizione nella sostanza pressocch immutata, dunque, dopo otto

anni di discussioni e dopo ricerche di ogni genere. E questo torna, na

turalmente, a vantaggio dei sostenitori della tesi tradizionale, non dei

loro avversari, come afferma err neamente il Cavallera ("Revue d'Asc t.

et de Myst.,, XXIV, 1948, p. 79) perch evidente che non tocca ai di

fensori dell'anteriorita di S. Benedetto portare argomenti decisivi con

tro la tesi degli avversari , ma proprio a questi ultimi, che sono mossi con un'ipotesi all'attacco della tesi tradizionale, dimostrare che questa

falsa.

II

Nel 1947-1948 la pol mica continuata con intensit ancora mag

giore, sulle vecchie, ma anche su .nuove strade d'indagine. Vediamo di

riassumerle brevemente, badando sempre all'essenziale. Valore soltanto storico ha l'articolo gi citato del CAVALLERA (O

en est Ia question, etc., in "Revue d'Asc tique et de Mystique" XXIV, 1948, pp. 72-79) che intende riassumere i dati della pol mica alla luce delle ultime pubblicazioni; e incrinato da un'assenza (forse voluta) di

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LA POLEMICA SULL'ORIGINALITA DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

critica (1), seguita poi da una netta presa di posizione a favore della

ipotesi del G nestout (alla quale, del resto, il Cavallera aveva aderito, come s' visto, fino dal 1939), che lo conduce ad affermare che i difen

sori dell'ant riorit della Regola del Maestro Jianno risposto vittoriosa

mente aile obiezioni loro opposte (p. 78) mentre i difensori dell'ante

riorit di S. Benedetto non hanno potuto portare alcun argomento decisivo

contro la tesi degli avversari (p. 79). Fra gli studi che entra o direttamente nella questione meritano di

essere citati anzitutto quelli dell'iniziatore stesso della pol mica, il GE

NESTOUT. Sono due. Nel primo (Le plus ancien t moin manuscrit de Ia

R gle du Ma tre: le Paris, latin. 12 634, in "Scriptorium,, I, 1946-7,

pp. 129-142) TA. partendo dall'esame atiento del c dice Paris, lat. 12

634, che databile al 600 d. Cr. circa, come abbiamo visto, cerca di

giungere a conclusioni pi generali sulP origine della Regola del Maestro con argomentazioni di carattere storico, paleografico e filol gico. Ma

che esse non abbiano alcun valore realmente dimostrativo e rimangano

pure supposizioni personali hanno ampiamente provato, indipendentemen

te, il LECLERCQ, (Autour dun manuscrit de la R gle du Ma tre in "Re

vue B n dictine,, LVII, 1947, pp. 210-2) e il WEBER (Nouveaux arguments pour Vant riorit du Ma tre?, in "Recherches de Th ol. ancienne et m d."

XV, 1948, pp. 23-26) alie eui osservazioni (che richiamano alla n cessi

ta di non oltrepassare, nelle conclusioni, le premesse) non pu che ade

rire chiunque abbia esperienza del m todo critico in storia come in fi

lolog a. Giudizio, questo, che va ripetuto anche per Paltro studio del

GENESTOUT (Unit de composition de la R gle de St. Beno t et de la R gle du Ma tre d' apr s leur mani re df introduire les citations de V Ecri

ture, in "Studia Anselmiana,, 18-19, 1947, pp. 227-272) davanti alla ser

rata revisione critica che ne ha fatto ancora il WEBER (art. cit., pp. 18

23), rilevando in tutto il procedimento delFautore un grave difetto di

m todo che costringe a fare le pi espresse riserve sulla legittimit delle conclusioni aile quali egli arriva (2).

(1) I risultati del Vanderhoven sono accettati senza discussione (pp. 72-3), e cosi pu re quelli, vedremo quanto criticabili, del Masai, i eui argomenti sono detti decisivi

(pp. 74-5); accolte pure, senza riserve, le conclusioni generali (che vedremo inaccettabili)

del G nestout sui c dice Paris, lat. 12.634 (p. 75) e quelle pi ampie dello stesso autore sui modo dMntrodurre le citazioni della S. Scrittura nelle due Reg le (p. 76).

(2) Al WEBER, che certamente fra quanti discutono il problema uno dei critici pi preparati per severit di m todo, si deve anche un altro studio che, pur riguardando un

particolare (Le chapitre des portiers dans la R gle de St. Beno t et dans celte du

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EZIO FRANCESCHINI

A sostegno della tesi del G nestout sono anche i lavori del MASAI

e del VANDERHOVEN. Il MASAI (La R gle de St Beno t et la "Regula Magistri ", in "Lato

mus VI, 1947, pp. 207-229), che dice di aver pronti altri studi sull'ar

gomento, ha un grave torto iniziale: quello di usare un tono di sufficienza

che non gli rende certo benevolo il le tore, e di mostrare un curioso

godimento personale al pensiero di poter provare che S. Benedetto non

che un volgare plagiario ( Dans un prochain article j'esp re montrer

que l'oeuvre de St. Beno t est un simple remaniementp. 229, le sot

tolineature sono mie) e che alla concezione di un S. Benedetto pensa tore profondo e originale potr essere concesso al massimo qualche anno... di proroga ( Les d fenseurs de la tradition ont profit de cer

taines faiblesses de la d monstration [deiranteriorit della Regola del

Maestro] pour octroyer quelques ann es de sursis la conception d'un

S. Beno t penseur profond et original p. 229): frasi che sono evidente

mente al di fuori di ogni consuetudine critica.

Opuesto tono valso al Masai un severo giudizio del Weber (1) che

, ancora una volta, sostanzialmente esatto.

Esaminiamo infatti le due prove che il Masai stesso dichiara tr s

suffisantes (p. 219) e sulle quali basa le sue dimostrazioni.

a) Nel prologo della Regola di S. Benedetto, dice il Masai, evidentissimo Tuso del cursus nelle finali di frase. Come spiegabile

questo, egli si chiede, dato che il LAURAND (Pour mieux comprendre

l'antiquit classique, Paris 1936, p. 205) assicura di non aver trovato le

clausole nella Regola benedettina? Si spiega, egli risponde, perch le

frasi nelle quali si osserva il cursus si ritrovano tali e quali nella Rego la del Maestro, dalla quale S. Benedetto le ha prese. Ha ragione quindi il Laurand: S. Benedetto ignora le leggi e Tuso del cursus, e se talora

alcune parti del suo testo vi si conformano perch la Regola benedet

tina riproduce in quei casi il testo della Regula Magistri nel quale Tuso

del cursus costante. Poich dunque la Regula Benedicti presenta il

cursus solo nelle parti che ha in comune con la Regula Magistri, questa

Ma tre in "M langes b n dictins Saint-Waindrille 1947, pp. 203-233), sono spiacente di non aver potuto vedere.

(1) Nouveaux arguments, etc., cit. p. 26, nota: Les b vues, petites et grandes, voi

re les contradictions, qu'il (l'articolo del Masai) contient ne d notent pas une connaissan

ce approfondie du sujet trait . Gomme de plus le ton de l'expos n' est pas celui d' une discussion sereine et courtoise, nous pr f rons nous abstenir de l'examiner ici .

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LA POLEMICA S LL* ORIGINALITA DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

fonte di quella. Questa prova dichiarata d'une rigueur toute math -

matique (p. 210). E sarebbe, in realt , grave, se i dati fossero esatti.

Che tali non siano il Masai stesso si sarebbe accorto se avesse esteso

T same, come avrebbe dovuto fare per rendere legittima la conclusione, a tutto il testo d lie due Reg le. Ma per quella di S. Benedetto il lavo ro gi stato fatto, in maniera egregia, in uno studio che purtroppo il

Masai ignora, da A. LENTINI (// ritmo prosaico nella Regola di S. Bene

detto, Montecassino 1942, fase. 23 della Miscellanea Cassinese, pp. Ill); il quale dimostra con T same di molti capitoli (1) scelti in tutto il te sto che le clausole nella Regola di S.Benedetto sono frequentissime... non soltanto finali, ma anche interne (p. 108). Esse si trovano quindi non solo nelle parti che la Regola benedettina ha in comune con la Re

gola del Maestro, ma anche in quella dove i due testi sono del tutto

indipendenti (2). Cade con ci , evidentemente, ogni consistenza ed ogni valore della prima prova del Masai.

6) La seconda riguarda il capitolo secondo che, almeno parcial mente, molto simile nelle due Reg le. Il Masai paragona il testo della

Regula Benedicti col testo della Regula Magistri per dichiarare T ant rio

rit di quest*ultima, rilevare nella prima la presenza di cant nate rive

latrici (p. 224) e di goffaggini insigni (p. 225), e concludere che il raffronto dei testi permette di seguir senza pena la genesi degli errori

di S. Benedetto (p. 226). Ora il Masai non ignora (p. 228, nota 2) che il P. Mc Cann aveva usato del raffronto dei medesimi testi di questo ca

pitolo II per giungere alla conclusione esattamente contraria alla sua, cio alla dimostrazione delT ant riorit di S. Benedetto. Il che permette di pensare, per lo meno (come abbiamo gi osservato), che su questa strada si pu discorrere alT infinito senza giungere mai ad una conclu

sione che sia veramente decisiva in un senso o nelTaltro (3).

(1) Lc constatazioni fatte dal Masai nell'esame del Prologo (p. 218), erano gi state fatte con molto maggiore ampiezza dal LENTINI (pp. 17-20).

(2) Il Lentini ha notato un contrasto fra l'abbondanza di clausole nel prologo e nei

primi capitoli della Regola benedettina e la scarsezza, almeno di clausole belle, in altri

(per es. nei capp. 8-19). Ma la spiega giustamente con la differenza del contenuto: i pri mi capitoli sono ascetici e formativi, redatti in forma discorsiva, molto adatti all'uso della clausola: la quale non trova invece un campo adatto nei capitoli che contengono semplici

disposizioni disciplinari o tecniche in esposizione molto arida (LENTINI, op. cit. p. 31). (3) Almeno alio stato attuale del testo della Regula Magistri. Con testi sicuramente

stabiliti il m todo dei raffronti uno dei pi usati e dei pi utili nel campo critico.

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EZIO FRANCESCHINI

Dallo studio del Masai non resta dunque che qualche utile appro fondimento di particolari: e, nel lettore, Ia speranza che i prossimi, da

lui promessi (p. 229), siano pi fondati e soprattutto pi seren (1). L'articolo del VANDERHOVEN (Les plus anciens manuscrits de la R -

gle du Ma tre transmettent un texte d j interpol , in a Scriptorium " I, 2,

1947, pp. 193-212) comincia con una simp tica richiesta ( il lettore -

TA. scrive - dovr , come il redattore, fare provvisoriamente astrazione

dall'esistenza della Regola di S. Benedetto. Gli domandiamo questo sforzo l ale e c rtese... p. 193) per permettere a s e agli altri un

esame obiettivo della Regola del Maestro senza Fincubo del tradizio

nale raffronto con S. Benedetto. Ed un vero peccato che, dopo av re egli stesso fermamente tenuto fede a questa premessa nel corso

di tutto l'articolo, Tabbondoni alla fine per scoprire... dove il suo

cuore! (2). A parte questo, il lavoro del Vanderhoven rimane effettivamente nel

campo che si prefisso e studia la Regola del Maestro senza porsi al

tri problemi. 1/ esame si porta particolarmente su quattro brani: il titolo e T introduzione, la Regula quadragesimalis che forma i capp. 51-52-53, la dissertazione sulle due vie che nel cap. 6, e il trattato sui diver si generi di monaci (cap. 1); questi brani sono, secondo TA., interpola zioni venute a inserirsi sui tronco del testo originario della Regula Ma

gistri, il eui testo attuale si presenta, dunque, gi interpolato nei pi antichi codici che lo hanno trasmesso fino a noi, e bisognoso dell cu re di un critico preparato, obiettivo e coscienzioso che lo sottoponga ad un prudente lavoro di epurazione e di eliminazione per giungere alla ri

costituzione del vecchio documento nella sua originalit primitiva. Se il Vanderhoven abbia ragione potra dire soltanto 1'edizione criti

(1) Nella prima parte dell' articolo in esame il Masai afferma, fra T altro, che la par te del I cap. della Regola del Maestro riguardante i monaci girovaghi (ritenuta da tutti non degna di far parte di una Regola mon stica) una interpolazione, perche manca nel pi antico c dice (Paris. 12634) che offre la recensione primitiva del testo. Interpolazione la eui genesi, egli dice, ben visibile : Nel momento in eui leggeva la frase < del testo primitivo) della Regola del Maestro, un lettore o un copista che avena dovuto soffrire

per F indelicatezza dei monaci erranti, si scaid e verso sulla pergamena tutto ci che

aveva sui cuore (p. 213: le sottolineature sono mie). Qui siamo, veramente, nel campo della pi incontrollata fantasia...

(2) il giorno in eui tutti converranno un nimemente che S. Benedetto ha conosciuto

la Regola del Maestro... p. 212. Ho indicato pi sopra il Vanderhoven fra i sostenitori

della tesi del Genestout. Ma qui c' era un patto iniziale col lettore...

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LA POLEMICA 5ULL* ORIGINALIT DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

ca della Regula Magistri che speriamo non si faccia attendere un altro

decennio (1). A sostenere la tesi tradizionale dell'ant riorit di S. Benedetto arri

va invece, dall' esame di uno di quelli che abbiamp detto particolari, ). GAILLARD (Le dimanche dans la R gle de St. Beno t in "Vie spirituel le,, Suppl. 4, 1948, pp. 483-7) che studiando le notizie sui riposo festivo

offerte dalle due Regole giunge alla conclusione che l'insegnamento del

Maestro in proposito pare testimoniare in favore di una concezione

pi evoluta che si tentati di trovare, su questo punto, abbastanza

tarda (p. 487). In Germania ha pubblicato un lungo studio P. FRUMENTIUS RENNER

( Textschichten und Entstehungsphasen der Benediktusregel. Die Magister

regel im Keuzuerh r, in "Benedictus, der Vater des Abendlandes,, Wei

(1) Una nota della Redazione di "Scriptorium,, avverte (p. 208) che prossima una edizione diplom tica della Regola del Maestro, a eura dello stesso Vanderhoven. un pri mo passo di molta importanza. Intanto possiamo accogliere le conclusioni dello studio del

Vanderhoven che egli chiama minori, ma che sono importantissime perch riguardano il

m todo e sono rieche di quel buon senso che parte integrante anche della critica filo l gica. Sono le seguenti: 1) La pi grande circospezione richiesta nelle ricerche sul 1' poca e sui luogo di origine della Regola del Maestro in funzione di certi elementi del suo contenuto : nomi geografici, indizi di storia teol gica o mon stica, termini e usi liturgici, tracee di eresia, estratti di apocrifi di eui si crede conoscere il sec lo d'origine. Importa essere prima di tutto sicuri che questi elementi non appartengono a brani interpolati; per

ch in questo caso quegli elementi indicherebbero 1' poca di un rimaneggiamento, senza

distruggere o contraddire i segni d'arca smo della Regola. 2) Una estrema riserva e una

saggia discrezione s'impongono nel giudizio sullo stile, la lingua, gli sviluppi della Regola del Maestro, quando si tratta di fame materia di argomentazione. Si pu essere tentati di

qualificare la sua lingua nello stesso tempo erudita e grossolana, il suo stile puo sembra

re talora ampolloso e fant stico; i suoi sviluppi possono essere giudicati interminabili,

disordinati e spesso infantili. Non forse prima necessario distinguere prudentemente ci

che appartiene alla prima redazione e ci che stato aggiunto in seguito? Questi inter

venu di mani estranee, di eui 1' autore innocente, spiegherebbero certamente per una

larga parte come il vecchio testo insieme prolisso e sobrio, detestabile e eccellente, va

go e preciso. 3) Al di fuori delle osservazioni paleografiche, sempre illuminatrici, il sem

plice raffronto di un estratto della Regola del Maestro con un passo simile di un altro scritto pu essere fallace e aleatorio. Si corre il rischio, infatti, di scegliere come materia

di paragone ci che - nella Regula Magistri

- potrebbe essere interpolazione tarda e

quindi testo non autentico. 4) Se qualche interpolazione della Regola del Maestro si ritro

va in altri scritti, la data di questi ultimi (se possibile fissarla con certezza) diviene il "terminus ante quern" delle sing le interpolazioni.

A parte quest'ultimo punto, che in realt molto pi complesso e soltintende proble mi pi vasti, le osservazioni del Vanderhoven indicano esattamente gli ostacoli da evitare

nello studio della Regola del Maestro.

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EZIO FRANCESCHINI

hegabe der Abtei St. Ottilien, M nchen 1947, pp. 397-494). Posso dire soltanto, per c rtese comunicazione del prof. B. Bischoff, di Monaco, che TA. cerca di conciliare le due opposte tesi: il Maestro avrebbe fat

to uso della prima jedazione, ora perduta, della Regola di S. Benedetto

(e questa una vecchia ipotesi, gi avanzata anche da altri), di eui sa

rebbe stato contempor neo; S. Benedetto, a sua volta, avrebbe abbon

dantemente rtcorso al testo del Maestro nello stendere, verso la fine

della vita, la seconda redazione della Regula. Ma il lavoro del Renner

mi rimasto purtroppo inaccessibile.

E la stessa cosa debbo dire dello scritto, che trovo citato, ma non sono stato in grado di raggiungere, di A. TORIBIOS RAMOS, San Bento po sterior ao Magister? in "Mensageiro de San Bento" XVII, 1948 (pp.52

58) che ha tutta Taria, dal titolo (che parafrasa uno del Capelle), di aderire alla tesi tradizionale.

Resta da accennare ad un ultimo contributo; ma lo faro con estre a parsimonia perch mi , frutto di un corso tenuto air Univ. Cattoli

ca del S. Cuore durante Y anno 1946-7, ma solo ora in via di pubblica zione nella "Miscellanea Paul Lehmann,, (E. FRANCESCHINI, Regula Be

nedicti, Neoterici Magistri, Regula Magistri, M nchen 1949). Lo studio, che abbandona le vie seguite finora per tentarne una nuo

va, si pu riassumere brevemente cosi:

a) Nel famoso c dice Sangallese 914 della Regola di S. Bene detto che , come ha dimostrato il Traube (1), copia della copia del T aut grafo chiesta e ottenuta a Montecassino da Carlo Magno nel 787 d. Cr., i due copisti Grimalto e Tattone non solo hanno trascritto con

fedelt scrupolosa il testo che avevano davanti (cio il corjice di Carlo

Magno), ma hanno anche segnato ai margini (e distinto nell* interno con

speciali segni diacritici) le correzioni apportate al testo originale di

S. Benedetto da quelli che essi chiamano moderni magistri, cio da co

loro che vollero ricondurre a correttezza classica (nell' ortograf a, nella

grammatica, nella sintassi) il latino del Patriarca di Montecassino, ricco di form proprie del sermo vulgaris.

b) Grazie a questo scrupolo, per noi preziosissimo, dei trascrit tori del c dice di S. Gallo noi siamo dunque in grado oggi di cono

(1) Nella memoria famosa Textgeschichte der Regula S. Benedicti in " Abhandl. der Kgl. Bayer. Akad.,, III CL, XXI Bd., 3 Abt., M nchen 1896 (e seconda edizione, postu ma, a eura del Plenkers nel 1910) che segna una tappa fondamentale nella storia del te sto della Regola di S. Benedetto.

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LA POLEMICA SULL' ORIGINALITA DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

scere esattamente sia la redazione originale della Regola di S. Benedetto sia le correzioni ad essa apportate da coloro che ne vollero ridurre il

testo secundum artem gramaticam (1). Seeondo il Traube questa revisione sarebbe stata inizialmente opera

di un solo autore, di Simplicio, che fu seeondo successore di S. Bene

detto a Montecassino come abate. Anche non accettando il nome di

Simplicio, certo che questo processo di revisione ling istica dovette

cominciare molto presto: Grimalto e Tattone non fanno che fissare, con

le loro note marginali e interlinean, lo stadio in eui esso si trovava al

principio del IX sec lo.

c) Ora, nei passi in eui la Regola del Maestro coincide testual

mente con la Regola di S. Benedetto, il suo testo riproduce le lezioni

originali di essa, oppure le correzioni dei neoterici magist ri!

d) Nei 59 passi esaminati (cio tutti i passi in eui la coincidenza verbale permette il raffronto) il testo della Regola del Maestro concorda

22 volte con la lezione originale di S. Benedetto, 31 con le correzioni

neoteriche, e nei rimanenti passi alterna in uno stesso brano le lezioni

originali con quelle dei moderni magistri.

e) La conclusione pare non possa essere che questa: la Regola del Maestro posteriore a quella di S. Benedetto perch la parte che

in essa concorda con la Regola benedettina porta gi evidenti e chiari

i segni della revisione formale a questa apportata dai moderni magistri. La Regula Magistri fu dunque redatta quando nella Regula Benedicti era

(1) Lo affermano Grimalto e Tattone stessi che inviando la copia da loro trascritta a Reginberto, bibliotecario del monastero di Reichenau, scrivono: Ecce vobis Regulam beati Benedicti egregii doctoris... direximus, sensibus et sillabis nee non etiam litteris a

suprodicto (sic) p tre, ni fallimur, ordinatis minime carentem. Qjiae de illo transscripta est exemplare quod ex ipso exemplatum est c dice quem beatus Pater sacris manibus suis

exarare ob multorum sanitatem animarum curavit. Illa ergo verba quae supradictus Pater

secundum artem, sieut nonnulli autumant, in contextum huius Regulae non inseruit, de all

is Regulis a modernis correctis magistris colleximus (sic) et in campo paginulae e regio ne cum duobus punctis inserere curavimus. Alia etiam quae a Benedicto dictata sunt, et

in neotericis minime inventa, oboelo et punctis duobus consignavimus. Hoc egimus deside

rantes vos utrumque, et secundum traditionem pii Patris <et> etiam modernam habere. Eli

gite vobis quod desiderabili placuerit animo . Il cod. di S. Gallo, in eui anche questa let tera si trova, stato nella parte contenente la Regola reso accessibile a tutti gli studiosi da una pressoch perfetta edizione diplom tica del MORIN (Regulae S. Benedicti traditio codicum mss. Casinensiumr Montiscasini 1900) che lo riproduce pagina per pagina con tutte le varianti e i segni marginali e interlineari.

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EZIO FRANCESCHINI

gia stato iniziato il processo di revisione linguistica e grammaticale.

Percib, accettando il "terminus ante quem,, del cod. Parisinus 12634,

prima del 600 e dopo il 547, anno della morte di S. Benedetto.

Lascio ai critici giudicare quale valore abbia la via da me percor sa. Rinnovo qui, tuttavia, la riserva che nell'articolo ho chiaramente

espressa nel giungere a quelle conclusioni. Poiche non ho avuto la pos sibiliti di controllare direttamente i manoscritti della Regola del Maestro, i'59 passi da me citati debbono, per cib che riguarda il testo di essa,

attendere una conferma per la legittimita' delle loro lezioni dalla futura

edizione critica della Regula Magistri.

Riassumendo, gli anni 1947-1948 hanno visto nuovi attacchi alla te

si tradizionale da parte del O6nestout e dei sostenitori della sua ipotesi.

Ma, ancora una volta, nessuno e riuscito a portare innanzi elementi nuo

vi e decisivi. Dal canto loro i difensori dell'originalita della Regola di

S. Benedetto si mostrano sempre piu forti e piu sicuri.

III

Ma pochi mesi fa e uscito un lavoro che deve essere esaminato a

parte perche, se accettato nella sua tesi fondamentale, pone indiscutibil mente la parola <fine> sulla lunga e complessa polemica. Ne e autore

DOM CAPPUYNS (L'auteur de la "Regula Magistri,,: Cassiodore) e lo

hanno pubblicato le "Recherches de Th6ologie ancienne et m6di6vale,,

(XV, juillet-octobre 1948, pp. 209-268). Come afferma senza esitazioni nel titolo stesso, il Cappuyns ritiene

autore della Regola del Maestro il famoso autore delle Institutiones, Cas

siodoro, fondatore, dopo le altissime cariche ricoperte presso la corte

di tutti i re Ooti, del monastero del Vivarium in Calabria, dove mori

centenario verso la fine del VI secolo. Lo studio e sostanzialmente ba

sato su di un minutissimo raffronto fra la Regula Magistri e le opere di

Cassiodoro, portato sui punti pif varii e sugli aspetti pii diversi. Lo riassumo qui brevemente indicando per ogni gruppo di raffronti

ipunti toccati e le conclusioni che 1' autore ne trae.

I - La Regola e 1' abate. Problemi esaminati: ii nome della Regola, il fondatore e l'abate; il caso dei due abati.

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LA POLEMICA S LL* ORIGINALIT DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

Conclusione : per la sua legislazione sui due abati, per la posizione

originale del suo autore nei riguardi del monastero, per il suo titolo

stesso, la Regola detta del Maestro ci appare come il Codice cassiodo

riano del Vivarium (p. 216).

II - La liturgia. Problemi esaminati: le vigiliae e i nocturni; la lu

cernaria e la vespera; il Deus in adiutorium; Y Oratio dominica e il ro

gus Dei) altri elementi della liturgia; il vigiligallus e Y index] Yhorolo* gium e le candelae o lucernae.

Conclusione: la liturgia di Cassiodoro e del Vivarium - per quan

to ci nota - si ritrova nella Regula Magistri fino nelle particolarit pi

singolari, e specialmente nell' uso del tutto caratteristico di lampade per

p tue e di un orologio idraulico (p. 223).

III - Le occupazioni dei monaci. Problemi esaminati: la lectio di

vina e le conversazioni; gli artifices e gli scriptores; il giardinaggio e

i lavori dei campi.

Conclusione: il modo assai originale con eui Cassiodoro concepi sce e organizza al Vivarium lo studio e il lavoro codificato tale e

quale nella Regula Magistri. Anzi, nelle Institutiones il vecchio fondatore non fa che completare con indicazioni didattiche e bibliografiche delle

prescrizioni legislative che non sono altro che quelle del Maestro (p. 228).

IV - La dottrina. Problemi esaminati : il simbolismo dei numeri ;

Tescatologia e le gioie del cielo; la Grazia e il semipelagianesimo; il timore di Dio; l'obbedienza sine mora; l'obbedienza nel male; Temula

zione e l'uguaglianza monastiche; la vita mon stica e il martino; l'uti

lit del segno della croce.

Conclusioni: il pensiero teol gico e asc tico di Cassiodoro, con

le sue originalit e i suoi punti dubbi sorprendenti, si ritrova perfetta mente condensato nella Regola del Maestro; questa, anzi, Teco fede

le delle opere che precedono immediatamente la fondazione del Viva

rium (p. 239).

V - Le fonti. Punti esaminati: la Bibbia; citazioni esplicite; cita

zioni implicite; alcune brevi sentenze.

Conclusione: tutte le fonti letterarie riscontrabili nella Regula Ma

gistri sono utilizzate nell'opera di Cassiodoro. La lettura della maggior

parte di esse raccomandata ai monaci del Vivarium, e parecchie sono

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Aevum - Anno XXIII - 5

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EZ O FRANCESCHINI

dovute alla penna stessa del fondatore o saranno pi tardi rimaneggiate da lui (p. 247).

VI - La lingua e lo stile. Problemi esaminati: il vocabolario; la

sintassi e lo stile (a parle Tuso del cursus sui quale si annuncia im

minente uno studio di F. Vanderbroucke); genere letterario, espressioni caratteristiche.

Conclusione: i mezzi, il talento, i gusti letterari di Cassiodoro, con

le loro debolezze singolari e le loro qualit notevoli, si riflettono alla

perfezione nella Regola del Maestro.

VII - Il Vivarium, il Maestro e Cassiodoro. Punti esaminati: rela

zioni del monasterium con gli eremiti; gli ospiti collaboratori; relazioni

ecclesiastiche; allusioni politiche; le confidenze del Maestro e Cassiodoro.

Conclusione : il Vivarium, con i suoi recessi per gli eremiti e i

suoi ospiti singolari, il monastero stesso del Maestro; le relazioni

scelte, i ricordi familiari e le confidenze personali di quest'ultimo ci ri

cordano la vita di Cassiodoro (p. 259).

VIII - Il Maestro, S. Benedetto e Cassiodoro. Problemi esaminati:

Cassiodoro e i testi comuni Benedetto - Maestro; le varianti maggiori

(cio le divergenze testuali) Benedetto - Maestro e Cassiodoro; Bene

detto trattato come fonte dal Maestro?

Conclusione: Cassiodoro ha conosciuto, prima del 540, la Regola di

S. Benedetto nella sua forma primitiva. Pi tardi, al Vivarium, egli non

conservera il ricordo preciso che dei testi riprodotti nella Regula Magi str . D'altra parte, le varianti maggiori che dividono quest'ultima dalia

regola cassinese si spiegano con la mentalit e la dottrina propria del

fondatore del Vivarium. Infine, gli elementi che compongono la Regula

Magistr sono trattati alla maniera cassiodoriana con riferimenti esplici

ti, l dove le derivazioni sono abbondanti, alla Regula monachorum di

S. Benedetto (p. 266).

Come si vede, si tratta di una massa imponente di ricerche, di raf

fronti, di argomentazioni. I punti fondamentali della conclusione generale

(pp. 266-268) sono i seguenti.

1 - Verso il 555 d. Cr. Cassiodoro ha dato al suo monastero del

Vivarium un Codice mon stico: questo la Regola del Maestro, da lui

stesso redatta.

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Page 17: LA POLEMICA SULL'ORIGINALITÀ DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

LA POLEMICA SULL'ORIGINALIT DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

2 - Dalia Regola di S. Benedetto, che possedeva da prima il 540,

egli ricopi quasi alla lettera i capitoli dottrinali, ordin a modo suo le

prescrizioni, preciso o cambi diversi punti di disciplina, moltiplic le

cerimonie e i riti (era una delle sue principali manie quand* era nel

mondo) e soprattutto diede una larga parte al suo antico programma di studi.

Ma altre conclusioni, di portata assai pi generale, avanza il Cap puyns sulla base delFattribuzione a Cassiodoro della Regola del Maestro.

1. Essa un importante capitolo della storia del celebre monaste ro calabrese, cos come delFattivita religiosa e letleraria del suo fon

datore.

2. Dissipa il mistero della r pida scomparsa del Vivarium, perch il difetto pi evidente della Regola del Maestro che essa non si poteva vivere.

3. Rivela in Cassiodoro un discepolo immediato di S. Benedetto e

un imitatore meticoloso di Montecassino.

4. Aiuta a capire e a spiegare molti passi finora incerti della Re

gola di S. Benedetto.

5. Spiega la considerevole influenza esercitata sull* orientamento

del monachesimo benedettino, per ci che riguarda la vita intellettuale, dalle Institutiones di Cassiodoro, e il fatto che a partir dal sec. IX egli

considerato un monaco benedettino.

6. Riduce infine a certezza Tipotesi della esistenza di una prima edizione della Regola di S. Benedetto nella quale mancavano i capitoli 67-73, ed essi soli, e che offriva varianti testuali notevoli. Di questa

prima edizione la Regola del Maestro testimonianza irrefutabile.

Qjuesti sono i risultati del lavoro del Cappuyns; tali, evidentemen

te, da attirare su di se l'attenzione di tutti i critici come sui lavoro pi

importante apparso da quando la pol mica ha avuto inizio, e tali -

qualora si rivelino validi al vaglio della critica - da porvi definitiva

mente fine.

Vediamo dunque di portare un contributo a questa critica indicando

alcuni punti deboli della tesi del Cappuyns. Le osservazioni pi notevoli che si possono fare, non all'ipotesi,

ma in generale al lavoro del C., mi pare siano due: a) il mancato esa

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EZIO FRANCESCHINI

me di quegli elementi che contrastano, o rendono meno valide, le sue

conclusioni, e che risultano dalia vastissima letteratura pi sopra esami

nata, della quale il C. dimostra piena conoscenza. Si direbbe anzi che

egli, intuita la soluzione del problema nella paternit cassiodoriana della

Regula Magistr - alla quale nessuno finora aveva pensato

- abbia

voluto di proposito tralasciare ogni indizio di possibile dubbio per met

tere in piena luce soltanto gli elementi utili alla dimostrazione della sua

tesi (1) b) la troppo facile identificazione di elementi della Regola del Maestro nei testi delle opere di Cassiodoro, prese come isolato ed

nico termine di confronto.

Non occorre essere profeti per prevedere che le critiche alla tesi

del C. - la quale si presenta oggi come il nuovo obiettivo della con

tesa - si orienteranno in questa duplice direzione.

Ecco qualche esempio che dia ragione della critica fatta: 1) Perch

nessuno degli studiosi aveva pensato airitalia come possibile luogo di

origine della Reg. Magistr , anzi quasi tutti Tavevano esclusa pensando chi alla Dacia, chi alla Spagna, chi alla Francia? Perch nel cap. I, do

ve si parla dei quattro generi di monaci, ad un certo punto si leggono sui girovaghi le seguenti parole: Sic festinant, quasi ab aliquo impel lantur; quasi eos iam expectent aliorum hospitum prandia praeparata. Et

non longe ab ipso monasterio si invenerint cellulam monachi, repausantes dicunt se porro a finibus advertir Italiae; et noviter aliquid , etc. (Ml GNE, Patr. lat. 88, c. 953 A 8-12). Da questa frase alcuni hanno conclu so che qui si parla delFItalia come di una regione molto lontana: il te

sto, quindi, al quale il brano appartiene non pu essere originario dal

ritalia. La conclusione certo affrettata (perch la frase a finibus

pu significare non dalle contrade ma dagli estremi confini e in

questo senso pu benissimo essere usata, per dare la sensazione della

lontananza, da chiunque si trovi in qualunque parte d'Italia: anzi in boc ea a monaci che vivessero, per es., nell*Italia m ridionale o centrale, essa potrebbe molto efficacemente indicare le regioni nordiche della

regione padana), ma non era giusto non nominarla neppure. Tanto pi che essa sarebbe superata definitivamente, e non per induzioni sui signi ficato della parola, qualora venisse dimostrata vera Tipotesi del Masai

(1) Perci non possiamo accettare la troppo recisa affcrmazione dell' . che, indi

cando come scopo del suo lavoro la raccolta delle indicazioni pi ovvie che costringono a identificare Cassiodoro e il Maestro soggiunge di non aver incontrato nessuna vera

difficolt (all'identificazione) nel corso della sua ricerca (art. cit, p. 211).

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LA POLEMICA SULL'ORIGINALIT DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

e del Vanderhoven (cfr. sopra) che ritengono tutto il racconto reguar dante i girovaghi una interpolazione inseritasi posteriormente sui testo

primitivo. 2) Nel cod. Paris, lat. 12205 (sec. VII ex.) che contiene inte

gralmente la Regula Magistri il testo di questa preceduto da quattro brevissime Regole introduttive recanti il titolo complessivo di Regula sanctorum Patrum Serapionis, Macharii, Paonuthi et alii Macharii ripetu to anche alla fine della Regola del Maestro: Explicit regula sanctorum

Patrum.

Qjieste quattro Regolett che gi S. Benedetto di Aniane (sec. IX) considero come documenti a parte, sono, seeondo il Cappuyns parte

integrante della Regula Magistri, il titolo esatto della quale , perci ,

Regula sanctorum Patrum (art. cit. p, 213). Ma precedentemente il Van

derhoven aveva dichiarato le medesime Reg le evidentemente estranee

alla Regola del Maestro, pure essendovi fra i due documenti (4 Regole

Regola del Maestro) numerosi tratti comuni sia per ci che riguarda la

dottriita spirituale, sia per ci che riguarda la disciplina mon stica (art. cit. p. 194); di conseguenza il titolo Regula sanctorum Patrum attribuito

dal cod. Paris, alla Regola del Maestro non apparterrebbe al testo ori

ginale: i quattro abati "titolari,, avrebbero avuto semplicemente Fonore di ricoverare sotto i loro celebri nomi la Regula Magistri. Due tesi an

titetiche, come si vede, ciascuna delle quali non potra prescindere, per

affermarsi, dallo studio delFaltra. 3) Nella Regula Magistri una deter

minata preghiera detta, con espressione caratteristica di eui non si ha

testimonianza in alcun testo anteriore, rogus Dei. Che rogus si debba

collegare col verbo rogare, nessun dubbio; ma pensare a Cassiodoro come coniatore del vocabolo solo perch notevole nei suoi scritti

F uso costante del verbo rogare come sin nimo di supplicare Deo co

sa che lascia per lo meno perplessi. 4) La Regola del M. usa un altro

singolare vocabolo per indicare il monaco che ha il compito di avvertire, usando una specie di gong, F abate e la comunita del succedersi delle ore canoniche: oigiligallus. Il Cappuyns confessa di non averio trovato in Cassiodoro, ma richiama alcune espressioni di lui nel Commento ai

Salmi: Venite exultemus... Velut quidam praeco iudicis, excitator po

puli, gallus ecclesiae orantes invit t ut de somno huius saeculi evigilan tes laudes Domino debeant iucunda exultatione conci ere . Ora non ci

sono in questo passo motivi maggiori di richiamo di quanti non ve ne

siano, per es., nelFinno Aeterne rerum conditor di S. Ambrogio. 5) In

pi punti il Cappuyns dichiara che le Institutiones di Cassiodoro non sono altro che un corollario della Regula Magistri ( complemento intel

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EZ O FRANCESCHINI

lettuale della Regola pp. 213, 224, 267) nel quale il vecchio fondatore del Vivarium non fa altro che completare con indicazioni didattiche e

bibliografiche alcune prescrizioni legislative della Regula M. (art. cit.

p. 228). Ora non credo vi sia alcun conoscitore delle Institutiones che

si rassegni a vederle in funzione di quell* ammasso informe di notizie e

prescrizioni mal connesse che la Regola del Maestro. Anche se fra i due

testi vi sono rapporti evidenli, le Institutiones non cessano di essere la

dichiarazione pi esplicita del programma cult rale di Cassiodoro, nella

eui attivit oceupano un posto aut nomo, indipendente da qualunque formulazione programmatica che possa apparire nella Regola del Mae

stro (1). Altri esempi potrebbero essere addotti : e certo lo fara la critica di

quanti si oceuperanno del problema. Se tuttavia debbo esprimere la mia

opinione, essa questa: pens che la tesi del Cappuyns, pure ridotta a

pi scarne proporzioni e dentro limiti pi precisi, possa rivelarsi, nella

sostanza, valida e accettabile.

La limitazione maggiore che io proporrei la seguente: la Regula

Magistr veramente il c dice mon stico del Vivarium. Essa tuttavia

non fu redatta da Cassiodoro stesso, ma da qualcuno dei monaci presen t aile sue "istruzioni,,.

Nella Regola del Maestro il Magister non abbas e neppure mo

nachus: il nome serve dunque mirabilmente ad indicare Cassiodoro che

fond il Vivarium senza essere n abate n monaco (in questa afferma

zione concordano il Van de Vyver e il Cappuyns, cfr. art cit p. 258). Ma per quanto egli possa essere stato un grande ambizioso e fiero di

esserlo come lo chiama il C., sia pure riferendosi alla sua vita pubbli ca (p. 237), la sua vanita non pu averio spinto fino a tal punto da

chiamarsi da s Magister e da porsi in quella forma dialogica (del re

sto in pura funzione di retorica, perch il dialogo appare solo dai titoli) come Maestro ispirato da Dio (Respondet Dominus per Magistrum) di

fronte alio scolaro.

La Regula Magistr contiene gli insegnamenti di Cassiodoro (Magi

ster) ai siioi monaci, raccolti da uno di loro. Cosi mi pare meglio si

possano spiegare le caratteristiche del testo: le sue disarmonie, la man

canza di proporzioni, le ripetizioni, la sua forma stessa. I quali difetti

(1) Non parlo dcgli argomenti tratti dalia lingua e dallo stile della Reg. M. perch il Cappuyns promette (art. cit. p. 247) di trattarne in un lavoro a parte. Si pu tuttavia

rimanere dubbiosi sui valore dell'elenco di vocaboli citati a p. 248.

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LA POLEMICA SULL'ORIGINALIT DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

indicano che siamo in presenza di un materiale informe, non riordinato

da una stesura definitiva, quale appunto il materiale che si raccoglie di s lito dalia viva voce di un insegnante.

Cosi si spiegherebbe molto meglio anche il fatto che fra la Reg.

Magistri e gli scritti di Cassiodoro non si trovano mai concordanze ad

litteram. Disgraziatamente per noi - dice il Cappuyns, constatando il

fatto - Cassiodoro si fa un punto d'onore di variare le sue formule. E raro che da un* opera alle altre esse siano assolutamente identiche.

Egli ha, a questo riguardo, il talento dei grandi scrittori (art. cit. p. 211). Giusta Tosservazione; ma la spiegazione diventa molto pi semplice

qualora si faccia derivare la Regola del M. da un insegnamento orale, il quale pu spesso ripetere gli stessi concetti ma non ripete mai le stesse formule.

Cosi acquisterebbero un valore ancora pi chiaro le parole con le

quali Cassiodoro alla fine delle Institutiones si rivolge ai suoi monaci :

Quapropter omnes quos monasterii saepta concludunt, tam Patrum re

gulas quam praeceptoris proprii iussa s rvate et libenter quae vobis%sa lubriter imperantur efficite, quia magnae remunerationis est praemium sine

aliquo murmure praeceptis salutaribus oboedire (in CAPPUYNS, art. cit.

p. 213). Il proprius praeceptor, dice il Cappuyns, manifestamente Tabate . Io non direi che Y abate, direi che il Maestro, indicato qui con un sin nimo che, per av re un significato meno solenne di Magister, Cassiodoro pu bene usare per indicare se stesso. Patrum regulae

=

le quattro Regolette (quale che sia la loro origine), praeceptor = Ma gister: sarebbe cosi indicato anche materialmente il c dice mon stico del Vivarium, e di esso sarebbe testimonianza il cod. Parigino 12 205

dove le Regolette e la Reg. del Maestro si susseguono nell' ordine.

Questa Tipotesi che - nella sostanziale accettazione della tesi del

Cappuyns -

pens si possa avanzare. Con la quale non discordano i

risultati del mio studio sopra citato (pp. 62-64) che pone la Regola del Maestro immediatamente posteriore alla Regola di S. Benedetto.

Il raccoglitore delle prescrizioni di Cassiodoro che confluirono

nella Regula Magistri avrebbe fatto uso - nella parte iniziale corrispon dente alla Regula Benedicti - di un testo di quest'ultima che gi con

teneva delle correzioni formali: non del testo benedettino puro, dunque. A meno che non si voglia supporre lo stesso Cassiodoro autore delle

correzioni e fare cosi di lui il princeps di quei correttori che i copisti del c dice di S. Gallo chiameranno poi neoterici o moderni magistri: ma a questo sembra validamente opporsi la constatazione della relativa

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Page 22: LA POLEMICA SULL'ORIGINALITÀ DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

EZIO FRANCESCHINI

limitatezza d lie correzioni apportate al testo e del permanere in esso

di molte lezioni genuine che non si vede come Cassiodoro non avrebbe

sottoposto allo stesso processo di correzione.

Concordo tuttavia sia col Cappuyns sia con tutti gli studiosi pi re

centi nel ritenere che a nessuna soluzione certa si potra arrivare prima che sia costituita un* edizione rigorosamente critica della Regula Magistr .

Chi si accinger alFopera dara agli studiosi il solo mezzo che permetta di porre fine a questa pol mica f conda, come si visto, di risultati,

per il fervore suscitato e le ricerche compiute, ma le eui conclusioni ri

marranno, fino allora, provvisorie.

Qjueste note non possono dunque terminare che con un augurio sincero a chi si accinger air ardua impresa.

Ezio FRANCESCHINI

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