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Scuola Normale SuperioreClasse di Lettere e FilosofiaAnno Accademico 2001-02
Seminario di logica
La logica modale applicataalla teoria dei sistemi
formali
Il teorema del punto fissoper GL
Relatore:
Francesco Belardinelli
Argomento del seminario:
l’interpretazione dell’operatore di necessita 2
come predicato di dimostrabilita Bew(x) di un
sistema formale S, ovvero lo studio di un par-
ticolare modo di essere di una proposizione A:
il fatto che A sia dimostrabile all’interno di S.
Programma del seminario:
1. La teoria formale dell’aritmetica:
l’aritmetica di Peano (PA)
2. il calcolo modale GL
3. La relazione tra GL e PA:
il teorema di completezza di Solovay
4. Un’applicazione di GL all’aritmetica di Peano:
il teorema del punto fisso.
Problemi affrontati nel seminario:
1. Chiarire il rapporto tra l’operatore di ne-
cessita 2 ed il predicato di dimostrabilita
Bew(x) di PA.
2. Giustificare lo studio di tale rapporto me-
diante l’esposizione di risultati rilevanti di-
mostrabili in PA passando attraverso GL
(Teorema del punto fisso).
Premessa storica: quando si e iniziato a pen-sare all’interpretazione dell’operatore di ne-cessita come “essere un teorema di un certosistema formale”?
K. Godel, Eine Interpretation des intuitionis-tischen Aussagenkalkuls (1933).1) Definizione di una funzione di traduzioneΦ dalle formule del calcolo intuizionista I alleformule del calcolo modale S4.2) Congettura: I dimostra A sse S4 dimostraAΦ.La congettura di Godel e stata dimostratavera da Mc Kinsey e Tarski nel 1948.
La ricerca e stata svolta soprattutto neglianni ’70 e ’80 per opera di:
1. americani:1) Boolos G., The Unprovability of Con-sistency: An Essay in Modal Logic, Cam-bridge University Press, Cambridge, 1979,
e2) The Logic of Provability, CambridgeUniversity Press, Cambridge, 1993.3) Smorynski C., Self-Reference and ModalLogic, Springer-Verlag, New York, 1985.4) Solovay R.
2. russi (Vardanyan, Beklemishev, Dzhaparidze).
3. olandesi (van Benthem, de Jongh).
4. italiani (La scuola di Siena: Magari, Bernar-di, Sambin).
Problema: qual e l’interesse dello studio diquesta particolare modalita?
1. Ruolo rivestito dal concetto di teoremanello sviluppo della logica nel secolo scor-so (Teorema di Completezza delle teorie
del I ordine, i due teoremi di Incompletez-
za).
2. Esigenza di chiarire concettualmente la
nozione di teorema di un sistema formale.
3. Tale studio ha reso possibile la scoperta
di importanti risultati originali (Teorema
del punto fisso per il calcolo GL).
L’aritmetica di Peano PA
Perche prendere in considerazione proprio PA:
Storicamente l’attenzione si e concentrata su
PA. I risultati raggiunti da K. Godel, J. Ross-
er, M. Lob sono stati originariamente dimostrati
per PA
Definizione 1 (Termini e Formule di PA)
Linguaggio LPA=〈VPA, ClPA, CsPA, P 〉:1) VPA = {v1, . . . , vn, . . . },2) ClPA = {⊥,→,=, ∀};3) CsPA = {0, s,+, ×},4) P = {(, )}.
Insieme T dei termini di PA sul linguaggio
LPA:
minimo insieme t. c.:
1. VPA ⊆ T ,
2. 0 ∈ T ,
3. se t ∈ T allora anche s(t) ∈ T ,
4. se t, t′ ∈ T allora anche t + t′, t × t′ ∈ T .
Insieme FPA delle formule di PA sul linguag-
gio LPA:
minimo insieme t. c.:
1. se t, t′ ∈ T allora t = t′ ∈ FPA,
2. ⊥ ∈ FPA,
3. se A, B ∈ FPA allora anche (A → B) ∈FPA,
4. se A ∈ FPA e v ∈ VPA allora anche (∀vA) ∈FPA.
Definizione 1 (Assiomatizzazione di PA)
Tutti gli assiomi della logica classica K,
i seguenti assiomi logici per PA:
1. 0 6= sx,
2. sx = sy → x = y,
3. x + 0 = x,
4. x + sy = s(x + y),
5. x × 0 = 0,
6. x × sy = (x × y) + x.
Schema di assiomi dell’induzione:
7. A(0) ∧ ∀y(A(y) → A(s(y))) → ∀x(A(x))
Regole del calcolo:
8. se PA ` A → B e PA ` A allora PA ` B
(modus ponens)
9. se PA ` A allora PA ` ∀vA (generaliz-
zazione)
Potenza deduttiva di PA:
PA ` ∀x(x = 0 ∨ ∃yx = s(y)),
PA ` ∀x, y(x + y = y + x),
PA ` ∀x, y, z(x + (y + z) = (x + y) + z),
PA ` ∀x, y(x × y = y × x),
PA ` ∀x, y, z(x × (y × z) = (x × y) × z),
PA non si limita a trattare questioni riguardan-
ti i numeri naturali, ma e in grado di fornirci
un gran numero di informazioni su PA stessa
e sulla sua potenza deduttiva. Si associa ad
ogni simbolo primitivo di PA un numero natu-
rale, detto il suo numero di Godel. Φ(⊥) = 1
Φ(→) = 3
Φ(∀) = 5
Φ(=) = 7
Φ(0) = 9
Φ(s) = 11
Φ(+) = 13
Φ(×) = 15
Φ(vi) = 2i + 17
Si presti attenzione al fatto che PA non ma-
nipola direttamente i numeri di Godel degli
elementi sintattici, bensı i numerali corrispon-
denti. Per indicare il numerale corrispondente
al numero di Godel di un elemento sintattico
x useremo la notazione pxq.
Esempio: il numero di Godel di ∀ e 5, mentre
il numerale corrispondente al numero di Godel
di p∀q e 5.
In PA si dimostra che ∀ non e una variabile.
In PA e definibile una formula V ariabile(x) =
∃i < v(v = 2×i+17), tale che PA dimostra
V ariabile(pxq) sse x e una variabile del lin-
guaggio LPA.
PA ` ¬V ariabile(p∀q).
In modo analogo e possibile definire le seguen-
ti formule:
1) Termine(x), tale che PA dimostra Termine(ptq)sse t e un termine sul linguaggio LPA.
2) Formula(x), tale che PA dimostra Formula(pAq)sse A e una formula sul linguaggio LPA.
3) Dimostrazione(x, y), tale che PA dimostra
Dimostrazione(u, v) sse u e il numero di Godel
di una dimostrazione della formula con nu-
mero di Godel v.
Una volta definito Dimostrazione(x, y) diven-
ta possibile introdurre in PA ilpredicato Bew(x)
come ∃yDim(x, y), cioe Bew(s) e dimostra-
bile in PA sse s e il numerale corrispondente
al numero di Godel di un teorema B di PA
Risultati raggiunti da Godel in “Uber formal
unentscheidbare Satze der Principia Mathe-
matica und verwandter Systeme I”, Monat-
shefte fur Mathematik und Physik, 38, 1931,
pg. 173-198.
Risultato preliminare 1 (Lemma di diagonalizzazione)
Sia P (y) una formula del linguaggio di PA in
cui y e la sola variabile libera. Allora esiste
un’enunciato S del linguaggio di PA tale che
PA ` S ↔ P (pSq)
Teorema 1 (Primo teorema di incompletezza)
Se PA e ω-consistente allora PA ‘e incomple-
ta, esiste cioe una formula γ su LPA tale che
PA non dimostra ne γ ne ¬γ.
La fomula indecidibile γ trovata da Godel non
e altro che il punto fisso del predicato Bew(x);
l’esistenza di una tale formula e assicurata dal
lemma di diagonalizzazione.
Nel 1932 J. B. Rosser ha dimostrato che la
condizione di ω-consistente puo essere inde-
bolita alla semplice consistenza.
Teorema 1 (Secondo teorema di incompletezza)
Se PA e consistente allora la consistenza di
PA non puo essere dimostrata in PA stessa.
Condizioni di derivabilita di Hilbert-Bernays-
Lob:
1. se ` S allora ` Bew(pSq),
2. ` Bew(pS → Tq) → (Bew(pSq) → Bew(pTq)),
3. ` Bew(pSq) → Bew(pBew(pSq)q),
Queste formule sono dette condizioni di deriv-
abilita perche sono condizioni sufficienti per
una formula B(x) e una teoria Z per la di-
mostrazione del secondo teorema di incom-
pletezza.
Un ultimo risultato sul predicato Bew(x).
Teorema 1 (Teorema di Lob) Se PA ` Bew(psq) →S allora PA ` S
Un calcolo modale per l’aritmetica di Peano:
il sistema GL
Nella letteratura si indica il calcolo GL anche
con altre sigle come PRL e K4W Il nome GL
e stato scelto in onore di K. Godel e M. H.
Lob.
Definizione 1 (Formule modali) Linguaggio LGL =
{〈VGL, CGL, P 〉}:1) VGL = {p1, . . . , pn, . . . },2) CGL = {⊥,→, 2},
3) P = {(, )}.
Insieme FGL delle formule modali sul linguag-
gio LGL: minimo insieme t. c.:
1. VGL ⊆ FGL,
2. ⊥ ∈ FGL,
3. se A ∈ FGL allora anche (2A) ∈ FGL,
4. se A, B ∈ FGL allora anche (A → B) ∈FGL.
Definizione 1 (Sottoformula) Sia A una for-
mula modale, definiamo la nozione di sotto-
formula di A come:
1. A e una sottoformula di se stessa,
2. se 2B e una sottoformula di A, allora B
e una sottoformula di A,
3. se B → C e una sottoformula di A, allora
B e C sono sottoformule di A.
Una formula modale B occorre in A sse B e
una sottoformula di A.
Sia A una formula, definiamo per induzione
sulla complessita di A il risultato Ap(B) di
sostituire in A le occorrenze della variabile
proposizionale p con la formula B:
Definizione 1 (Sostituzione) 1. se A = p
allora Ap(B) = B,
2. se A e una variabile proposizionale q 6= p
allora Ap(B) = q,
3. se A = ⊥ allora Ap(B) = ⊥,
4. se A = C → D allora Ap(B) = Cp(B) →Dp(B),
5. se A = 2C allora Ap(B) = 2(Cp(B)).
Per precisare le nozioni di dimostrazione in
GL e di teorema di GL faremo riferimento
alle definizioni della sezione precedente.
Definizione 1 (il calcolo GL) Tutti gli sche-
mi di assiomi della logica classica K,
tutti gli schemi di assiomi della forma:
1. 2(A → B) → (2A → 2B) (assioma di
distribuzione)
2. 2(2A → A) → 2A (assioma di Lob)
Le regole del calcolo sono il modus po-
nens e la regola di necessitazione:
3. se GL ` A allora GL ` 2A
In quanto segue indicheremo con �A la for-
mula 2A ∧A.
Primo lemma di sostituzione 1
Se GL ` (A ↔ B) allora GL ` (Fp(A) ↔ Fp(B))
Dimostrazione: per induzione sulla complessita
di F .
Un altro importante risultato sintattico che
riguarda GL e la dimostrabilita dell’assioma
caratteristico del sistema S4: GL ` 2A →22A.
GL ` A → ((22A ∧ 2A) → (2A ∧A))
GL ` A → (2(2A ∧A) → (2A ∧A))
GL ` 2A → 2(2(2A ∧A) → (2A ∧A)).
Ponendo B = (2A ∧A), si ha che
GL ` 2(2B → B) → 2B, cioe:GL ` 2(2(2A∧A) → (2A∧A)) → 2(2A∧A).GL ` 2A → 2(2(2A ∧A)).GL ` 2(2A ∧A) → 22A
GL ` 2A → 22A
Questo risultato permette di dimostrare unaseconda versione del lemma di sostituzione.
Secondo lemma di sostituzione 1
GL ` �(A ↔ B) → (Fp(A) ↔ Fp(B))
Dimostrazione: per induzione sulla complessitadi F .
In GL e possibile dimostrare che se GL `�B → C allora GL ` �B → �C; questo risul-tato assieme al secondo teorema di sostituzionefornisce una terza versione di tale teorema.
Terzo lemma di sostituzione 1
GL ` �(A ↔ B) → �(Fp(A) ↔ Fp(B))
Il predicato ‘Bew’ come modalita
Una volta introdotti l’Aritmetica di Peano PA
e il calcolo di logica modale GL non resta che
stabilire una corrispondenza tra il predicato
Bew di PA e il modalizzatore 2 di GL. Questa
corrispondenza ci dara il senso di cosa voglia
dire l’interpretazione come teoria dei sistemi
formali della logica modale.
Definizione 1 Una realizzazione e una fun-
zione ] dall’insieme VGL delle variabili propo-
sizionali del linguaggio LGL di GL all’insieme
delle formule chiuse sul linguaggio LPA di PA.
La traduzione A] di una formula modale A
indotta da una realizzazione ] e definita nel
modo seguente:
1. se A e una variabile proposizionale p allora
p] = ](p),
2. se A = ⊥ allora ⊥] = ⊥,
3. se A = B → C allora (B → C)] = (B] →C]),
4. se A = 2B allora (2B)] = Bew(pB]q).
Osservazioni.
1. Poiche le costanti logiche ⊥ e → appaiono
anche tra i simboli del linguaggio LPA
di PA, ogni traduzione A] di una formu-
la modale A e una formula di PA, in-
dipendentemente dalla scelta della real-
izzazione ].
2. Le clausole (2) e (3) garantiscono che
la traduzione di una combinazione vero-
funzionale di formule modali corrisponda
alla medesima combinazione della traduzione
delle formule stesse.
3. La clausola (4) garantisce che se A] = S
allora (2A)] = Bew(pSq), cioe il risulta-
to di sostituire alla variabile libera x in
Bew(x) il numerale per il numero di Godel
della formula S. La formula Bew(pSq)e interpretata come l’asserzione della di-
mostrabilita di S in PA.
4. La traduzione A] di una formula A e fis-
sata in modo unico dalla realizzazione ],
cio significa che se due realizzazioni ] e ?
coincidono sui valori assegnanti alle vari-
abili proposizionali, allora per ogni formu-
la modale A, A] = A?.
Il problema di stabilire quali leggi modali sianovalide interpretando il 2 come “e dimostrabilein PA che . . . ”, diviene quello di stabilire qualisiano le leggi modali A la cui traduzione A]
sia dimostrabile in PA indipendentemente da]. Una formula modale A con questa carat-teristica e detta sempre dimostrabile.
Definizione 1 (Il calcolo K4LR) Tutti gli sche-mi di assiomi della logica classica K,tutti gli schemi di assiomi della forma:
1. 2(A → B) → (2A → 2B) (assioma di dis-tribuzione)
Le regole del calcolo sono il modus po-nens, la regola di necessitazione:
2. se GL ` A allora GL ` 2A
e la regola di Lob:
3. se GL ` (2A → A) allora GL ` A (regola
di Lob)
Teorema 1 (Teorema di correttezza aritmetica di K4LR)
Se una formula modale A e dimostrabile in
K4LR allora per ogni realizzazione ], PA di-
mostra A], cioe A e sempre dimostrabile.
La dimostrazione e per induzione sulla lunghez-
za della dimostrazione di A in K4LR. Le leg-
gi logiche classiche sono sempre dimostrabili
e il modus ponens e una regola d’inferenza
di entrambi i sistemi formali; percio rimane
da prendere in considerazione solamente l’as-
sioma di distribuzione, la regola di Lob e la
regola di necessitazione. Il primo e la terza
corrispondono, per qualsiasi realizzazione ],
alla seconda e alla prima delle condizioni di
derivabilita di Hilbert-Bernays-Lob, mentre la
regola di Lob corrisponde al teorema di Lob:
se PA ` (Bew(pSq) → S) allora PA ` S.
Teorema 1 GL dimostra A sse K4LR dimostra
A.
Teorema 1 (Correttezza aritmetica di GL)
Se una formula modale A e dimostrabile in GL
allora per ogni realizzazione ], PA dimostra
A], cioe A e sempre dimostrabile.
Teorema 1 (Completezza aritmetica di GL)
Se una formula modale A e sempre dimostra-
bile allora e un teorema di GL.
Teorema 1 (Adeguatezza aritmetica di GL)
Una formula modale A e dimostrabile in GL
sse e sempre dimostrabile.
Risultato: il calcolo GL ci fornisce una carat-
terizzazione delle proprieta del predicato Bew
in PA.
Utilita: dimostrare fatti importanti riguardo
alla nozione di “dimostrabile in PA” all’inter-
no di GL.
1) Il secondo teorema di incompletezza di
Godel per PA e dimostrabile in PA stesso:
GL ` 2(2⊥ → ⊥) → 2⊥ (assioma di Lob),
GL ` ¬2⊥ → ¬2¬2⊥ (contrapposizione),
PA ` ], PA ` (¬2⊥ → ¬2¬2⊥)] per una qual-
siasi realizzazione ] (correttezza aritmetica di
GL),
PA ` ¬Bew(p⊥q) → ¬Bew(p¬Bew(p⊥q)q). Questo
teorema di PA corrisponde all’asserzione che
se l’Aritmetica di Peano e consistente, allora
la sua consistenza non e dimostrabile in PA
stessa.
2) Il teorema di Lob formalizzato afferma che
per ogni formula S,
PA ` Bew(p(Bew(pSq) → S)q) → Bew(pSq).
GL ` 2(2p → p) → 2p,
PA ` (2(2p → p) → 2p)], per ogni realiz-
zazione ] (correttezza aritmetica),
PA ` Bew(p(Bew(p](p)q) → ](p))q) → Bew(p](p)q).
Poiche ogni formula S = ](p) per qualche re-
alizzazione ], il teorema di Lob formalizzato
vale in PA.
La semantica del calcolo GL
Definizione 1 R e una relazione su W sse
R ⊆ W2.
1) R e una relazione irriflessiva su W sse non
esiste x ∈ W t. c. xRx.
2) R e una relazione transitiva su W sse per
ogni x, y, z ∈ W , se xRy e yRz allora xRz.
3) R e una relazione anti− fondata su W sse
per ogni sottoinsieme non vuoto X di W , es-
iste un elemento R-massimale in X, cioe un
elemento x di X t. c. per ogni y ∈ W non
xRy.
Nota: se R e anti-fondata allora R e an-
che irriflessiva, infatti se valesse xRx allora
{x} sarebbe un sottoinsieme non vuoto di W
senza un elemento R-massimale.
Definizione 1 (struttura) Una struttura e una
coppia ordinata 〈W, R〉 tale che:
1) W e un insieme non vuoto (dominio della
struttura),
2) R e una relazione binaria su W , (relazione
di accessibilita.)
Definizione 1 (valutazione) Sia v∗ una fun-
zione W ×VGL → {V, F}. Definiamo una valu-
tazione v, W×FGL → {V, F} come la funzione
che estende in modo unico v∗ t. c.:
1. se A = p allora v(w, p) = v ∗ (w, p),
2. se A = ⊥ allora v(w, A) = F per ogni
w ∈ W ,
3. se A = B → C allora v(w, A) = V sse
v(w, B) = F o v(w, C) = V ,
4. se A = 2B allora v(w, A) = V sse per ogni
x ∈ W , se wRx allora v(x, B) = V .
In quanto segue useremo w � A per indicare
che (w, A) = V , di conseguenza w 2 A stara
per (w, A) = F . Nel primo caso diremo che la
formula A e vera nel mondo possibile w, nel
secondo caso diremo che essa e falsa in w.
Definizione 1 (modello) Un modello M e una
tripla ordinata 〈W, R, v〉 tale che:
1) 〈W, R〉 e una struttura,
2) v e una valutazione delle formule modali
in W .
Definizione 1 (validita) Una formula A e valida
in un modello M = 〈W, R, v〉, in simboli M �A, sse per ogni x ∈ W , x � A.
Una formula A e valida in una struttura F =
〈W, R〉, in simboli F � A, sse per ogni M
basato su 〈W, R〉 si ha M � A.
Teorema 1 (correttezza di GL) Per ogni for-
mula modale A, se A e dimostrabile in GL al-
lora A e valida in ogni struttura F transitiva
e anti-fondata.
Dimostrazione er induzione sulla lunghezza
della dimostrazione di A in GL.
1) le tautologie della logica classica e l’as-
sioma di distribuzione sono validi in una strut-
tura F qualsiasi.
2) le regole di modus ponens, necessitazione
e sostituzione mantengono la validita nella
struttura.
3) rimane da verificare la validita dell’assioma
di Lob. Per assurdo esiste x ∈ W in un
modello M transitivo e anti-fondato t. c.
x 2 2(2A → A) → 2A, cioe x � 2(2A → A) e
x 2 2A.
Quindi esiste y ∈ W e xRy, y � 2A → A,
y 2 A.
Perche y � 2A → A e necessario che y 2 2A,
percio esiste z ∈ W t. c. yRz, z 2 A. Per
transitivita di R si ha inoltre che xRz e percio
z � 2A → A.
Ci troviamo in z nella stessa situazione in
cui eravamo in y, siamo quindi costretti a
introdurre infiniti x1, . . . , xn, . . . mondi possi-
bili, tutti distinti tra loro per transitivita e
irriflessivita. Per cascuno dei xi si ha xRxi,
xi � 2A → A, xi 2 A. Se consideriamo ora l’in-
sieme X = {w ∈ W |xRw∧w � 2A → A∧w 2 A}si vede chiaramente che e infinito, percio non
esiste in X un elemento R-massimale e quindi
R non e anti-fondata.
Teorema 1 (completezza di GL) Per ogni
formula modale A, se A e valida in ogni strut-
tura transitiva e anti-fondata allora A e di-
mostrabile in GL
Dimostrazione per contrapposizione. Si di-
mostra che se A non e un teorema di GL
allora esiste una struttura transitiva e anti-
fondata e un modello su questa struttura t.
c. M 2 A.
Teorema 1 (adeguatezza di GL) Per ogni
formula modale A, A e valida in ogni struttura
transitiva e anti-fondata sse A e dimostrabile
in GL
Teorema 1 (adeguatezza di GL) Per ogni
formula modale A, A e valida in ogni strut-
tura finita transitiva e anti-fondata sse A e
dimostrabile in GL
Da cio segue inoltre che GL ha la proprieta del
modello finito e quindi e un calcolo decidibile.
Teorema 1 (adeguatezza di GL) Per ogni
formula modale A, A e valida in ogni strut-
tura transitiva, irriflessiva e finita sse A e
dimostrabile in GL
Dimostrazione. Si e gia dimostrato che una
struttura anti-fondata e anche irriflessiva; l’im-
plicazione inversa non e sempre vera, ma lo e
nel caso in cui la struttura F sia transitiva e
finita.
Assumiamo che F non sia anti-fondato. Sia
X un sottoinsieme non vuoto di W t. c. per
ogni w ∈ X esiste x ∈ X e wRx. Si dimostra
per induzione che per ogni n naturale positivo
esiste una successione x1, . . . , xn di elementi
di X t. c. per ogni i < n, xiRxi+1. In una
tale successioni non ci possono essere ripe-
tizioni, cioe se i < j allora xi 6= xj, altrimenti
per transitivita si avrebbe xiRxj contro l’ir-
riflessivita di R. Quindi per ogni n, ci sono
almeno n elementi in X ⊆ W , percio W e
infinito contro l’ipotesi.
Considerare esclusivamente modelli transitivi,
irriflessivi e finiti ci consente inoltre di definire
un’altra importante nozione che ci servira nel-
la dimostrazione del teorema del punto fisso:
il rango ρ〈W,R〉(w) di un mondo w in una strut-
tura 〈W, R〉. Supponiamo che per qualche
wn, . . . , w1, w0 in W , wnR . . . Rw1Rw0, inoltre
se j > i allora per transitivita wjRwi e per irri-
flessivita wj 6= wi. Quindi per ogni w ∈ W , es-
iste un massimo n numero naturale t. c. per
qualche wn, . . . , w1, w0 in W , w = wnR . . . Rw1Rw0;
tale n e il rango ρ〈W,R〉 di w nella struttura
〈W, R〉, o piu semplicemente ρ(w) quando non
ci sia pericolo di confusione.
Osservazioni:
1. L’anti-fondatezza non e caratterizzabile
con una formula del primo ordine, cioe
non esiste nessuna formula del primo or-
dine che sia vera in una struttura 〈W, R〉sse 〈W, R〉 e anti-fondata.
2. L’assioma di Lob 2(2A → A) → 2A e vali-
do in tutte e sole le strutture transitive e
anti-fondate, ma non esiste nessuna for-
mula modale A che sia valida esattamente
nelle strutture anti-fondate.
Il teorema del punto fisso per GL
1) Il teorema del punto fisso e stato dimostra-
to indipendentemente da G. Sambin in:
a) Sambin G., “An effective fixed point theo-
rem in intuitionistic diagonalizable algebras”,
Studia Logica, 35, 1976, pg. 345-361.
b) Sambin G. e Valentini S., “The Modal
Logic of Provability. The sequential approach”,
Journal of Philosophical Logic, 11,1982, pg.
311-342.
e da D. de Jongh.
Definizione 1 una formula A e detta modal-
izzata in p sse ogni occorrenza della variabile
proposizionale p in A e nell’ambito di un’oc-correnza di un modalizzatore 2. Si puo af-fermare in modo equivalente che A e modal-izzata in p sse A e una composizione vero-funzionale di formule del tipo 2D e di variabiliproposizionali distinte da p.
Esempi:1) (2p ∧ q) → (p ∨ r) non e modalizzata ne inp, ne in q, ne in r.2) (2p∧ q) → 2(p∨ r) e modalizzata in p e inr, ma non in q.3) (2p ∧ 2q) → 2p e modalizzata sia in p, siain r, sia in q.
Teorema 1 (teorema del punto fisso) Perogni formula A modalizzata in p, esiste unaformula H che contiene solo variabili propo-sizionali contenute in A e che non contiene p
t. c.
GL ` �(p ↔ A) ↔ �(p ↔ H)
Tale formula H e detta punto fisso di A.
Teorema 1 (unicita del punto fisso) Sia H
un punto fisso per A modalizzata in p. Si di-
mostra che I e un punto fisso per la medesima
formula sse GL ` H ↔ I
Dimostrazione da sinistra verso destra:
GL ` �(p ↔ A) ↔ �(p ↔ H),
GL ` �(p ↔ A) ↔ �(p ↔ I),
GL ` �(p ↔ H) ↔ �(p ↔ I).
Siccome ne H ne I contengono p possiamo
sostituire H per p:
GL ` �(H ↔ H) ↔ �(H ↔ I),
GL ` (H ↔ I).
Da destra verso sinistra:
GL ` (H ↔ I)
GL ` �(p ↔ H) ↔ �(p ↔ I) (primo teorema
di sostituzione).
GL ` �(p ↔ A) ↔ �(p ↔ H),
GL ` �(p ↔ A) ↔ �(p ↔ I).
Le conseguenze del teorema del punto fisso
Con il teorema del punto fisso possiamo di-
mostrare che le seguenti quattro formule sono
dimostrabili in GL:
1. �(p ↔ 2p) ↔ �(p ↔ >)
2. �(p ↔ ¬2p) ↔ �(p ↔ ¬2⊥)
3. �(p ↔ 2¬p) ↔ �(p ↔ 2⊥)
4. �(p ↔ ¬2¬p) ↔ �(p ↔ ⊥)
1) La prima di queste formule ci permette di
derivare il teorema di Lob come corollario del
teorema del punto fisso:
PA ` S ↔ Bew(pSq). Definiamo una realiz-
zazione ] t. c. ](p) = S,
PA ` (p ↔ 2p)],
PA ` 2(p ↔ 2p)],
PA ` �(p ↔ 2p)],
PA ` (�(p ↔ 2p) ↔ �(p ↔ >))] (adeguatez-
za aritmetica di GL),
PA ` �(p ↔ >))],
PA ` (p ↔ >))],
PA ` (S ↔ >), cioe PA ` S.
Il teorema di Lob ha diverse importanti con-
seguenze tra le quali il secondo teorema di
incompletezza di Godel:
PA ` ¬Bew(p⊥q),PA ` Bew(p⊥q) ↔ ⊥,
PA ` ⊥ per il teorema di Lob. Percio PA 0¬Bew(p⊥q).
Con il secondo teorema di incompletezza e la
seconda delle formule elencate all’inizio del-
la sezione e possibile dare una dimostrazione
della versione ipotetica del primo teorema di
incompletezza per PA:
GL ` �(p ↔ ¬2p) ↔ �(p ↔ ¬2⊥).
Per il teorema di adeguatezza algebrica, si
ottiene che per ogni formula S di PA, se
PA ` (S ↔ ¬Bew(pSq)) allora PA ` (S ↔¬Bew(p⊥q)). Se PA ` (S ↔ ¬Bew(pSq))e PA ` S allora PA ` ¬Bew(p⊥q). Con-
traddizione. Se PA ` (S ↔ ¬Bew(pSq)) e
PA ` ¬S allora PA ` Bew(p⊥q). Contro la
non contraddittorieta di PA.
Si possono analizzare alcune formule definite
in modo autoreferenziale eliminando qualsi-
asi ambiguita, tanto da poter determinare le
loro condizioni di verita, teorematicita e de-
cidibilita.
Per la (3) si dimostra che se PA ` (S ↔
Bew(p¬Sq)) allora PA ` (S ↔ Bew(p⊥q)).Quindi S non e vera, non e dimostrabile e
non e nemmeno decidibile. Per la (4) si di-
mostra che se PA ` (S ↔ ¬Bew(p¬Sq)) allora
PA ` (S ↔ ⊥). Quindi S non e vera, non e
dimostrabile, ma e decidibile.
Esistono tre diverse dimostrazioni del teore-
ma del punto fisso per il calcolo GL:
1) Due di queste sono costruttive, forniscono
cioe un algoritmo per poter calcolare il punto
fisso H di una formula A modalizzata in p.
2) La terza e non costruttiva, l’esistenza del
punto fisso viene dimostrata come corollario
del lemma di unicita dei punti fissi e del teo-
rema di definibilita di Beth per GL, che puo
essere a sua volta ricavato dal teorema di in-
terpolazione di Craig per GL.
1a) Delle due dimostrazioni costruttive, la
prima e dovuta a G. Sambin e nella sua for-
ma originaria fa uso prettamente di tecniche
di teoria della dimostrazione. Il metodo che
viene fornito per il calcolo dei punti fissi rende
possibile ricavarli in modo tale che la loro
struttura sia simile a quella delle formule di
partenza.
2) L’altra dimostrazione costruttiva e dovuta
a Z. Gleit e W. Goldfarb ed e la versione se-
mantica di una dimostrazione di G. Boolos.
L’algoritmo fornito da questa dimostrazione
permette di trovare un punto fisso H di gra-
do modale 6 n, cioe in cui vi sono formule
in cui appaiono al massimo n modalizzatori
successivi, dove n e il numero di modalizza-
tori presenti in A. Questa dimostrazione for-
nisce il miglior limite al grado di un punto fis-
so. La dimostrazione fornita dalla Reidhaar-
Olson in:
Reidhaar-Olson L., “A New Proof of the Fixed-
Point Theorem of Provability Logic”, Notre
Dame Journal of Formal Logic, 31, 1990, pg.
37-43,
e una rielaborazione della dimostrazione di G.
Sambin ed ha il pregio della chiarezza da-
to dall’approccio semantico pur fornendo un
semplice algoritmo per il calcolo di punti fissi
che nella struttura sono molto simili alle for-
mule di partenza.
Poiche se GL ` �B → C allora GL ` �B →�C, per dimostrare in GL, �(p ↔ A) ↔ �(p ↔H) basta dimostrare �(p ↔ A) → (p ↔ H) e
�(p ↔ H) → (p ↔ A).
Teorema 1 Se H non contiene la variabile
proposizionale p e GL ` �(p ↔ A) → (p ↔ H)
allora GL ` �(p ↔ H) → (p ↔ A)
Dimostrazione Supponiamo per assurdo che
M sia un modello transitivo, irriflessivo, finito
nel quale non sia valida �(p ↔ H) → (p ↔ A);
quindi esiste w ∈ M di grado minimo t. c.
w � �(p ↔ H) e w 2 (p ↔ A).
Se wRx allora x � �(p ↔ H) e siccome x ha
un grado minore di w, x � (p ↔ A).
Definiamo ora una valutazione v′ per la quale
v′(y, q) = v(y, q) per q variabile proposizionale
diversa da p e y 6= w, inoltre v′(w, p) = V sse v(w, p) =
F . Si vede che N = 〈W, R, v′〉 e un modello
transitivo, irriflessivo e finito.
A questo punto applichiamo piu volte il teo-
rema di generazione.
Sia una formula A una composizione vero-
funzionale di proposizioni del tipo 2D e di let-
tere proposizionali q diverse da p. Se M, w �2D allora per ogni x, wRx implica M, x � D;
per il teorema di generazione per ogni x, wRx
implica N, x � D e quindi N, w � 2D.
Siccome M, w � q sse N, w � q, si ottiene che
M, w � A sse N, w � A.
Quindi N, w � p ↔ A e ancora per il teorema
di generazione N, x � p ↔ A, per ogni x, wRx
e percio N, w � �(p ↔ A).
H non contiene p, per il teorema di gener-
azione M, w � H sse N, w � H. Siccome
M, w � p sse N, w 2 p, N, w 2 p ↔ H e quindi
N, w 2 �(p ↔ A) → (p ↔ H).
Per correttezza si ottiene che GL 0 �(p ↔A) → (p ↔ H), ma cio e in contraddizione
con le nostre ipotesi.
Per dimostrare il teorema del punto fisso per
GL e quindi sufficiente dimostrare il seguente
risultato parziale.
Teorema 1 Per ogni formula A modalizzata
in p, esiste una formula H che contiene solo
variabili proposizionali contenute in A e che
non contiene p t. c.
GL ` �(p ↔ A) → (p ↔ H)
Definizione 1 Sia F una formula modale, F
e detta k − decomponibile se per qualche se-
quenza, possibilmente vuota q1, . . . , qk di vari-
abili proposizionali distinte, per qualche for-
mula B(q1, . . . , qk) che non contiene p ma che
contiene ciascuna delle q1, . . . , qk e per qualche
sequenza di formule distinte D1(p), . . . , Dk(p),
ciascuna contenente p,
F = B(2D1(p), . . . , 2Dk(p))
La dimostrazione del teorema del punto fisso
avviene per induzione su k.
k = 0: A e 0-decomponibile, cioe esiste una
formula B che non contiene p e A = B. Si
noti che A non contiene p e quindi puo essere
presa come punto fisso di se stessa.
k → k + 1: supponiamo che ogni formula
k-decomponibile che e modalizzata in p ab-
bia un punto fisso, assumiamo inoltre che A
sia (k +1)-decomponibile e modalizzata in p;
bisogna ora dimostrare che la formula A ha
un punto fisso.
Per le nostre assunzioni A = B(2D1(p), . . . , 2Dk+1(p))
per qualche B, q1, . . . , qk+1 e D1(p), . . . , Dk+1(p).
Per ogni i, 1 6 i 6 k + 1, sia Ai la formula
B(2D1(p), . . . , 2Di−1(p),>, 2Di+1(p), . . . , 2Dk+1(p))
cioe la formula ottenuta sostituendo in A, all’
i-esimo posto, Di(p) con >.
Ciascuna delle Ai e k-decomponibile e modal-
izzata in p e quindi esiste un punto fisso Hi
di Ai.
Consideriamo ora la formula
H = B(2D1(H1), . . . , 2Dk+1(Hk+1))
Dimostreremo che H e un punto fisso di A.
Nei prossimi quattro lemmi M = 〈W, R, v〉 e
un modello finito, transitivo e irriflessivo, w, x, y, z ∈W e 1 6 i 6 k + 1.
Lemma 1 Supponiamo che y � �(p ↔ A) e
che y � 2Di(p). Allora y � Di(p) ↔ Di(Hi) e
y � 2Di(p) ↔ 2Di(Hi)
Dimostrazione
s Se y � 2Di(p), per tutti gli z, yRz implica
z � 2Di(p). Quindi per ogni x, se x = y o yRx
allora x � 2Di(p) ↔ >, cioe y � �(2Di(p) ↔>).
Per il terzo teorema di sostituzione si ottiene
che y � �(A ↔ Ai). Da y � �(A ↔ Ai) e da
y � �(p ↔ A), si ricava che y � �(p ↔ Ai).
Poiche Hi e un punto fisso di Ai, si ha y ��(p ↔ Hi).
Per il secondo teorema di sostituzione y �Di(p) ↔ Di(Hi) e y � 2Di(p) ↔ 2Di(Hi).
Lemma 1 x � �(p ↔ A) → �(2Di(p) → 2Di(Hi))
Dimostrazione
Supponiamo che x � �(p ↔ A), e che per
ogni y, se xRy o x = y allora y � 2Di(p).
Se x � �(p ↔ A) allora per ogni y, xRy o
x = y implica y � �(p ↔ A) e per il lemma
precedente y � 2Di(Hi).
Quindi x soddisfa �(2Di(p) → 2Di(Hi)).
Lemma 1 w � �(p ↔ A) → �(2Di(Hi) →2Di(p))
Dimostrazione
Supponiamo che w � �(p ↔ A), e che per
contrapposizione per ogni x, se wRx o w = x
allora x � ¬2Di(p).
Cio significa che esiste y di rango minimo t.
c. xRy e y � ¬Di(p); inoltre per ogni z, se yRz
allora per transitivita wRz e siccome ρ(z) <
ρ(y), z � Di(p), per cui y � 2Di(p).
Poiche w � �(p ↔ A) e wRy, si ottiene y ��(p ↔ A) e per il primo lemma dimostrato
y � Di(p) ↔ Di(Hi). Per contrapposizione
y � ¬Di(Hi) e quindi x � ¬2Di(Hi).
Da ultimo w � �(2Di(Hi) → 2Di(p)).
Lemma 1 w |= �(p ↔ A) → �(2Di(p) ↔2Di(Hi))
Dimostrazione
Il risultato segue dai due lemmi predenti.
Il teorema del punto fisso per GL segue in
modo immediato dal lemma precedente per
ripetute applicazioni del secondo lemma di
sostituzione:
w |= �(p ↔ A) → B(2D1(p), 2D2(p), . . . , 2Dk+1(p))↔ B(2D1(H1), 2D2(p), . . . , 2Dk+1(p))↔ B(2D1(H1), 2D2(H2), . . . , 2Dk+1(p)) ↔ . . .↔ B(2D1(H1), 2D2(H2), . . . , 2Dk+1(Hk+1))
cioe w |= �(p ↔ A) → (A ↔ H).
Osservazioni
1. Il punto fisso H di A e ottenuto sostituen-do le diverse occorrenze di p in A con ipunti fissi Hi delle varie Ai. Quindi si vedechiaramente perche adoperando questa pro-cedura la struttura del punto fisso H esimile a quella della formula di partenzaA.
2. La scelta delle formule B, D1(p), . . . , Dk(p)dalle quali si ottiene A tramite la sosti-tuzione delle variabili proposizionali q1, . . . , qk
di B con le D1(p), . . . , Dk(p), non e deter-
minata in modo unico. Ad esempio, se
A = 22p allora possiamo prendere B(q1) =
q1 e D1(p) = 2p, oppure possiamo pren-
dere B(q1) = 2q1 e D1(p) = p. Diverse
analisi di A possono condurre a dei punti
fissi considerevolmente diversi come com-
plessita, ma naturalmente tutti dimostra-
bili equivalenti in GL.
3. Il nome di ‘teorema del punto fisso’ deri-
va dal fatto che sostituendo H per p in
�(p ↔ A(p)) ↔ �(p ↔ H) si ottiene che
GL ` �(H ↔ A(H)) ↔ �(H ↔ H). Quin-
di GL ` �(H ↔ A(H)).
4. Forniamo un esempio del teorema del pun-
to fisso dando la costruzione di H per
A = 2p ∨ 2¬p. Analizziamo A prenden-
do B = q1 ∨ q2, D1 = p e D2 = ¬p; in
tale modo A1 = > ∨ 2¬p e A2 = 2p ∨ >,
si dimostra per calcolo proposizionale che
A1 = A2 = >. A questo punto si noti che
p non appare in Ai per i = 1,2, quindi
sono punti fissi di esse stesse, cioe Hi =
Ai per i = 1,2. Sostituiamo in A e otte-
niamo che H = 2> ∨ 2¬>, che e equiv-
alente a 2> ∨ 2⊥. Riassumendo, abbi-
amo dimostrato che GL ` �(p ↔ 2p ∨2¬p) ↔ �(p ↔ 2> ∨ 2⊥) Secondo l’in-
terpretazione che abbiamo dato del box
come “dimostrabile in PA”, la variabile
proposizionale p viene realizzata nella for-
mula S di PA che afferma la propria de-
cidibilita. Quindi S viene caratterizzata
in modo autoreferenziale. Cosa possiamo
dire su tale formula S, sul suo grado di
verita e sulla sua dimostrabilita? Il teo-
rema del punto fisso ci consente di elim-
inare l’autoriferimento nella definizione di
S, la si puo caratterizzare come la formu-
la che afferma che in PA o si dimostrano
tautologie o si dimostrano contraddizioni;
tale formula e vera e dimostrabile in PA.
5. Una questione irrisolta:
Il teorema del punto fisso per GL dimostra
che l’essere modalizzata in p e una con-
dizione sufficiente per una formula A per
avere un punto fisso. Non e pero una con-
dizione necessaria. Infatti GL dimostra
che �(p ↔ (2p ∨ p)) ↔ �(p ↔ >), quindi
esistono punti fissi anche di formule non
modalizzate (non di tutte pero. Rimane
un problema aperto determinare condizioni
necessarie e sufficienti perche una formula
abbia un punto fisso.